![]() |
![]() |

Sommario del 11/08/2009
Messaggio del Papa per il Bicentenario dell'indipendenza dell'Ecuador: i cristiani si impegnino per una società giusta e solidale
◊ In un telegramma all'arcivescovo di Quito, mons. Raúl Eduardo Vela Chiriboga, Benedetto XVI assicura un particolare ricordo nelle sue preghiere per il popolo dell’Ecuador, in occasione delle celebrazioni, tenutesi ieri, del Bicentenario d'indipendenza del Paese. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Benedetto XVI esprime la propria vicinanza spirituale alla popolazione dell’Ecuador. Nel telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Papa prega perché il Signore “diffonda abbondantemente i doni della sua grazia agli amati figli di questa nobile terra”. Fedeli ai grandi valori umani e cristiani – aggiunge il Santo Padre – gli ecuadoriani “contribuiscano a costruire ogni volta una società più fraterna, giusta e solidale”. Il Santo Padre chiede anche che di fronte alla grandezza del compito che deve affrontare, la popolazione dell’Ecuador sia sostenuta dalla “fede nell’Ausilio Divino”, poichè l'uomo non è capace di gestire il proprio futuro senza contare sul sostegno di Dio, suo “inizio e compimento”.
Durante la Santa Messa nell’ambito delle celebrazioni per il Bicentenario dell’indipendenza, l’arcivescovo di Quito, mons. Raúl Eduardo Vela Chiriboga, si è soffermato sull’Enciclica “Caritas in veritate”: l’enciclica – ha detto il presule - promuove “il benessere delle nazioni attraverso lo sviluppo e il lavoro, con onestà e responsabilità, in un ambiente nel quale domina la giustizia e il diritto, pilastri dell’autentica pace che tutti cerchiamo”. In vista del Bicentenario dell’indipendenza, i vescovi dell’Ecuador hanno pubblicato un documento nel quale chiedono che “la politica si fondi sulla morale e sull’etica”. “Occorre affrontare con ottimismo il futuro – aggiungono - individuando ciò che unisce e allontanando ciò che divide”. “La democrazia - auspicano infine i vescovi - abbia “come colonne portanti la verità, la giustizia, la libertà e la pace”.
"Caritas in veritate" è una bussola per ridefinire il sistema economico mondiale: la riflessione del presidente di Banca Etica, Fabio Salviato
◊ La crisi economica deve diventare “un’occasione di discernimento e di nuova progettualità. In questa chiave, fiduciosa piuttosto che rassegnata, conviene affrontare le difficoltà del momento presente”: è uno dei passaggi della Caritas in veritate, che sottolinea la necessità di riprogettare il cammino dell’economia mondiale alle prese con una delle peggiori crisi della storia. Proprio l’Enciclica sociale di Benedetto XVI può diventare una bussola per riorientare l’economia verso la realizzazione di un umanesimo integrale. E’ quanto sottolinea il presidente di “Banca Etica”, Fabio Salviato, intervistato da Alessandro Gisotti:
R. – Indubbiamente, l’Enciclica “Caritas in veritate” rappresenta una bussola che ci può illuminare in questa fase di individuazione di un nuovo sistema economico e finanziario.
D. – Il Papa incoraggia una “civilizzazione dell’economia” e avverte che nell’era della globalizzazione, non si può pensare più ad un sistema fondato esclusivamente sul binomio Stato-mercato. Una sua riflessione in particolare, dunque, sul ruolo della società civile …
R. – Sì, è estremamente importante. L’Enciclica mette in rilievo questi tre pilastri fondamentali su cui si deve basare un nuovo sistema economico e finanziario: Stato-mercato-società civile. E’ un richiamo alla società civile affinché rappresenti veramente un settore nuovo, innovativo. Ma anche affinché il variegato mondo della società civile promuova la diffusione, la comunicazione, il “contagio” degli elementi valoriali che rappresenta. Quindi, un riconoscimento ma anche uno stimolo molto importante alla società civile, affinché diventi centrale nella ridefinizione del sistema economico-finanziario.
D. – L’economia – sottolinea la “Caritas in veritate” – ha bisogno dell’etica per il corretto funzionamento, ma – aggiunge il Papa – “di un’etica amica della persona”. Come concretizzare questa esortazione?
R. – E’ importante applicare l’etica alla persona. La grande novità è che si chiede un cambiamento culturale fondato sulla centralità della persona. Quindi, attraverso la risposta dei bisogni della persona, la lotta alla povertà, il rispetto dell’ambiente si va verso una ridefinizione di questo sistema economico e finanziario.
D. – Il latino non è certo la lingua di Wall Street. Eppure, “Caritas in veritate” è già un best-seller, letto con attenzione da leader politici e anche da operatori finanziari in tutto il mondo. Dunque, la Dottrina sociale della Chiesa è sempre feconda e attuale …
R. – Credo che il Santo Padre ci abbia offerto veramente non solo un’illuminazione ma un grande regalo, una bussola, per gli operatori economici e non solo: per chi ha responsabilità nel mondo della politica, nel mondo della finanza, della società civile, rappresenta un punto di riferimento centrale e dà delle indicazioni, oserei dire, quasi di carattere tecnico su come dovrà essere costruita, o ricostruita, dopo questa fase di crisi, di difficoltà, il nuovo sistema economico-finanziario. Quindi, indubbiamente un documento per chi crede, ma anche per chi non crede, di riferimento: un richiamo all’unità, ad interrogarsi, a ridefinire quella che è la situazione attuale di un sistema che lotta per la massimizzazione del profitto e che invece deve inserire il profitto all’interno di criteri di eticità, nell’intero sistema economico-finanziario.
“L’Eucaristia ci impegna verso i poveri”. Così, il cardinale Arinze, Inviato Speciale del Papa alla IX Plenaria dei vescovi dell'Asia, a Manila
◊ La centralità dell’Eucaristia e l’attenzione ai poveri: al centro delle parole del cardinale Francis Arinze, Inviato speciale del Papa alla IX Assemblea Plenaria della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche, che si è aperta oggi a Manila. “Vivere l’Eucaristia in Asia” è il tema della Plenaria, che proseguirà fino al 16 agosto. Sulla riflessione del cardinale Arinze nell’omelia della Messa di apertura, ci riferisce nel servizio Fausta Speranza:
“Nell’incredibile sviluppo economico e tecnologico, l’Asia vede il suo popolo povero e sofferente, oppresso e represso, senzatetto e bisognoso”. Così, il cardinale Arinze invita a considerare il contesto in cui la Chiesa vive nel continente che raccoglie il 60% dell’umanità e che purtroppo è stato colpito da diversi disastri naturali. L’Eucaristia è il bene spirituale della Chiesa ed è un bene che ci trasforma. “Vivere la Santa Eucaristia – dice esplicitamente – significa portare Gesù ai poveri dell’Asia”. “L’Eucaristia ci impegna verso i poveri”. La Beata Madre Teresa di Calcutta e le sue suore “vivono la forza trasformatrice dell’Eucaristia”. E’ questa forza trasformatrice – dice l’Inviato del Papa – che deve spingere a “cercare i modi per aiutare i poveri a uscire dalla loro condizione di povertà e a vivere una vita umana il più possibile degna”. “Dio non vuole – afferma il cardinale Arinze citando la Gaudium et Spes – che alcuni si impossessino delle cose buone di questo mondo, creando un’oasi di godimento ed eccessivo consumo, mentre la maggioranza resta in un deserto di bisogno e di miseria”.
L’altro punto centrale messo in luce dal cardinale Arinze è “l’importanza dell’unità della comunione fra il Papa e i vescovi, e poi tra vescovi stessi, sacerdoti, laici, consacrati”. E c’è poi il rapporto con gli altri: “Con altri cristiani che non condividono ancora la piena unità cattolica e con molte altre persone di altre religioni”. In riferimento all’Eucaristia, il cardinale Arinze è chiaro: “La celebrazione eucaristica non è un servizio ecumenico” ma è “una celebrazione che richiede comunione ecclesiastica piena”. Dunque la possibilità di amministrare la Comunione a un cristiano la cui famiglia religiosa non aderisce completamente al cattolicesimo è rara e strettamente subordinata alle condizioni stabilite dalla Chiesa nei suoi documenti ufficiali. Quando si tratta di musulmani, indù, buddisti o fedeli di altri religioni è evidente l’impossibilità della Comunione. Il cardinale Arinze tiene a raccomandare di non invitarli alle celebrazioni senza le dovute spiegazioni. Inoltre sottolinea che “l’evangelizzazione non è proselitismo”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Iracheno con gli iracheni: intervista del direttore e dell'incaricato dell'edizione francese de "L'Osservatore Romano" all'arcivescovo Fernando Filoni, sostituto per gli affari generali della segreteria di Stato, il cui libro sulla Chiesa in Iraq è stato tradotto in francese.
Restituite alla Chiesa caldea tre scuole cattoliche dopo la lunga confisca: intervista di Nicola Gori al cardinale Emmanuel III Delly, patriarca di Babilonia dei Caldei.
In rilievo, nell'informazione internazionale, la nuova condanna inflitta ad Aung San Suu Kyi: l'Unione europea annuncia ulteriori sanzioni al Myanmar.
Con gli occhi puntati dove confluisce la storia: in cultura, Timothy Verdon sulla Basilica di San Pietro e Roma, città dell'Apocalisse.
Anima assente e sacrificio tra le opacità del crepuscolo: Giovanni Colombo sul prete secondo Grazia Deledda e Marino Moretti.
Da Garibaldi a Gianni Agnelli passando per i 50 anni dei teddy boys: Raffaele Alessandrini ripercorre la storia dei blu jeans.
Michael Baxandall e il mistero di Piero della Francesca: Marco Testi recensisce "Parole per le immagini", un saggio postumo su testo e pittura a un anno dalla morte dello storico dell'arte.
In Myanmar, nuova condanna per Aung San Suu Kyi: 18 mesi agli arresti domiciliari
◊ La leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi è stata condannata ad altri 18 mesi di arresti domiciliari. La sentenza originaria emessa dal tribunale speciale del regime del Myanmar era stata di tre anni di lavori forzati, ma il verdetto è stato immediatamente commutato dal leader della giunta militare birmana. La 64enne premio Nobel per la pace era stata accusata di aver ospitato senza autorizzazione un cittadino americano, introdottosi nella villa di sua iniziativa, e di aver così violato i termini degli arresti domiciliari, cui era sottoposta dal 1989. La sentenza ha suscitato un coro di proteste internazionali e la promessa da parte dell’Unione Europea di inasprire le sanzioni contro la giunta. Stefano Leszczynski ha intervistato Cecilia Brighi, sindacalista della Cisl ed esperta dell’area:
R. - E' purtroppo la fine naturale di questa vicenda: tutti sapevamo che Aung San Suu Kyi sarebbe stata condannata ed è uno schiaffo alle istituzioni internazionali, ai governi, al popolo birmano che chiede da sempre la liberazione di Aung San Suu Kyi che è stata fino adesso agli arresti domiciliari in violazione di tutte le norme internazionali. Quindi, è una sentenza che tutti ci aspettavamo. Nulla di nuovo sotto il sole, purtroppo.
D. – Una situazione che, se non cambierà, è destinata a ripetersi tra 18 mesi?
R. – E’ ovvio ma questo dipende dai governi e dalle Nazioni Unite. Va detto che la giunta militare ha dato anche un grande schiaffo alle Nazioni Unite quando a Ban Ki-moon, che recentemente è andato in missione in Birmania, non è stato concesso di parlare e di vedere Aung San Suu Kyi. Quindi, c’è stata già un’indicazione precisa di come la giunta militare continui a voler ignorare le istituzioni. Lo fa perché sia Cina che Russia, ma anche l’India, hanno forti interessi politici ed economici in Birmania e quindi sostengono attivamente la giunta militare.
D. – Cosa può fare in effetti l’Unione Europea nei confronti di questa situazione?
R. - Intanto, l’Unione Europea ha attivato lo scorso anno una serie di sanzioni economiche e poi bisognerebbe introdurre tra le sanzioni l’impossibilità di lavorare nel settore petrolifero.
L'Europa non sia indifferente al dramma dei migranti: l'appello di "Fortress Europe"
◊ Sono riprese all'alba di stamani le ricerche dell'immigrato che, da ieri, risulta disperso al largo di Pantelleria. L'uomo si era lanciato in mare a circa tre miglia dalla costa, tentando di raggiungere a nuoto la riva, dopo una traversata in gommone con altri otto compagni di viaggio. Non si arresta dunque il dramma dell’immigrazione irregolare. Soltanto nel mese di luglio - secondo i dati dell’osservatorio sull’emigrazione, "Fortress Europe" - sono morti 14 migranti nel tentativo di raggiungere le coste europee. Per un’analisi della situazione migratoria nel Mediterraneo, Linda Giannattasio ha raccolto il commento di Gabriele Del Grande, fondatore di "Fortress Europe":
R. – Bisogna guardare l’area complessiva nel Mediterraneo. Sicuramente in Italia c’è stata una diminuzione consistente del numero degli arrivi via mare. Il che non significa che il fenomeno sia bloccato. Ricordiamoci che parliamo di un grande mare – il Mediterraneo – dove comunque è facile trovare uno spiraglio per passare. Per cui le traversate nel Mediterraneo continuano verso la Spagna, ad esempio, continuano dalla Turchia verso la Grecia, verso la Bulgaria e continuano dall’Est Europa. Molte persone di quei Paesi entrano in Europa via terra. Un modo o l’altro si trova, soprattutto, quando poi si tratta di rifugiati, di persone che non hanno niente da perdere. Poi c’è Israele, che è diventata una nuova meta, soprattutto per i sudanesi, che transitano dall’Egitto appunto per entrare in Israele e chiedere asilo politico.
D. – Si è parlato spesso della necessità di distinguere tra coloro che hanno lo status di rifugiato e chi non lo ha. Cosa può fare l’Europa?
R. – Innanzitutto, rispettare il diritto d’asilo e le convenzioni internazionali. Pensiamo al fatto che in nome del contrasto all’immigrazione clandestina in Italia stiamo respingendo tutti quanti in Libia. Queste persone le stiamo respingendo in alto mare, le mandiamo in Libia senza identificarle, senza prendere delle domande d’asilo, e in Libia poi le mandiamo in carcere, lì dove le persone vengono detenute a tempo indeterminato, quando sono persone verso cui ci sarebbero degli obblighi internazionali, convenzioni che sono state firmate dall’Italia e da tutti i Paesi europei, e che invece vengono violate.
D. – C’è poi chi non ha lo status di rifugiato politico, ma cerca lavoro lontano dal suo Paese...
R. – Le persone che vengono a cercare lavoro in realtà non sono disperate. I disperati rimangono nel loro Paese, perché è molto costoso il viaggio per venire in Europa, per trovare un lavoro che sia pagato decisamente meglio che non nel proprio Paese di origine. Queste sono persone di cui l’Italia, di cui l’Europa ha bisogno. C’è una reale necessità di manodopera straniera e non c’è, però, un meccanismo che permetta di fare incontrare la domanda e l’offerta del lavoro. Ed il fenomeno sbarchi è soltanto una conseguenza di questo meccanismo che non funziona.
Al via a Colle Don Bosco, nel torinese, il raduno europeo del Movimento Giovanile Salesiano. Con noi, il coordinatore italiano, Michele Zecchin
◊ Sono i paesaggi medievali della provincia di Torino a far da sfondo al “Confronto Giovani”, raduno europeo del Movimento Giovanile Salesiano al via oggi al Colle Don Bosco. Più di 300 ragazzi, accomunati dal carisma del padre fondatore Don Bosco, alterneranno, fino a domenica prossima, momenti di preghiera e testimonianze dell’azione evangelizzatrice salesiana in Europa. Il servizio di Mariella Pugliesi:
Era dal 2004 che i giovani animatori salesiani di tutta Europa non avevano l’occasione di incontrarsi. Nei luoghi dove vissero e operarono Don Bosco e Madre Mazzarello, i giovani salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice inizieranno un cammino comune, guidato dalla gioia di operare, pensare ed agire come un’unica famiglia salesiana, che ha come missione il percorso spirituale ed educativo della gioventù. Il coordinatore nazionale del Movimento giovanile salesiano italiano, Michele Zecchin, si sofferma sullo spirito e le finalità dell’evento:
"L’obiettivo del confronto europeo è quello di far conoscere i giovani delle diverse parti d’Europa e condividere idee, valori, momenti di formazione, conoscere ciò che fanno nelle varie realtà d’Europa e trovare delle progettualità future per poter collaborare a livello europeo, ognuno nelle proprie nazioni. Ancora, avere un filo rosso che accomuni tutto quanto il Movimento Giovanile Salesiano a livello europeo. Il confronto avviene proprio qui nel Colle, nei luoghi salesiani, dove Don Bosco è nato, ha vissuto, ha operato e ha fatto grandi cose. Noi, come giovani del Movimento Giovanile Salesiano, siamo molto legati a questi luoghi".
Tutte le attività in programma, compresi i pellegrinaggi nei luoghi salesiani del Colle Don Bosco, Torino e Mornese saranno scanditi dallo slogan: “Testimoni di Cristo nello spirito di Don Bosco”. Ancora Michele Zecchin:
"Essere testimoni di Cristo, come chiede anche Benedetto XVI, per noi è molto importante. Quello che la Chiesa ci propone di fare, cerchiamo sempre di farlo volentieri e nel migliore dei modi. Il nostro sguardo di riferimento è sempre Don Bosco, nostro padre, maestro ed amico. Il tema verrà sviluppato principalmente nei quattro ambiti cari a Don Bosco: il tema della casa e della testimonianza, quello della Chiesa, quello del cortile e quello della scuola. E ad esempio per parlare del tema della casa e della testimonianza, durante le giornate, faremo dei lavori di gruppo e avremo delle testimonianze di alcuni giovani che lavorano in alcune case, in case famiglia. Uno dei temi di questo confronto è proprio quello di poter trovare delle soluzioni, delle modalità per incontrare i giovani. Cercheremo di ascoltare i giovani, i giovani europei, le loro problematiche e cosa incontrano nelle loro attività quotidiane e di animazione. La santità consiste nello stare molto allegri - diceva Don Bosco - non bisogna fare cose straordinarie: quindi, credo, un sorriso, invitare un giovane a giocare nel proprio oratorio, accoglierlo nella propria casa un pomeriggio per giocare assieme, portarlo in un gruppo di amici per condividere alcune tematiche. L’accoglienza, la fraternità e il senso di comunione devono essere le prime cose per “agganciare”, “prendere” un giovane, accedere a quel punto del suo cuore, dove c’è sicuramente del bene, come diceva Don Bosco".
La Chiesa celebra oggi Santa Chiara d'Assisi, la "pianticella di Francesco", esempio di ardente amore divino
◊ La Chiesa celebra oggi la Festa di Santa Chiara di Assisi, che il Papa ha ricordato all'Angelus di domenica scorsa definendola esempio "ardente di amore divino" nella preghiera e nella vita comune. Era la notte dopo la Domenica delle Palme del 18 marzo 1212, quando Chiara, figlia di una nobile famiglia di Assisi, si recò di nascosto alla Porziuncola, dove era attesa da Francesco e dai suoi frati, per vestirsi del saio francescano e votarsi alla povertà. Esempio di fermezza e nobiltà d’animo, venne canonizzata nel 1255, due anni dopo la morte, da Papa Alessandro IV. Sulla figura e l'eredità spirituale della Santa, Alessandra De Gaetano ha intervistato suor Maria Rita Sola Vaggione, superiora generale dell’ordine delle Suore Apostoliche di Rieti:
(musica)
R. – Mi piace riferirmi ad un’immagine con la quale viene spesso ricordata: "La pianticella di Francesco". Quindi, un albero che è cresciuto su una radice piantata da Francesco, che è l’amore a Cristo povero e crocifisso, che si dona totalmente. L’esperienza di Chiara, quindi, è stata una donazione totale a questo amore che Chiara ha vissuto nella pienezza della sua femminilità, perché è diventata madre e sorella non soltanto delle sue suore, delle sorelle povere di San Damiano, ma anche di Francesco e dei suoi frati. Quindi, direi proprio un’esperienza religiosa di maternità, non soltanto nei confronti della sua comunità, ma anche dei frati minori. Io vedo Santa Chiara come un vaso di alabastro, completamente vuoto, per poter però essere riempito dalla luce di Dio.
D. – Il privilegio della povertà è stato voluto ed incarnato da Chiara e da Francesco, fratelli in Gesù Cristo. Qual è il senso della povertà per Santa Chiara?
R. – Un modo di vivere che la distanzia da quella che era la caratteristica della vita consacrata del tempo, che era il possedere, l’avere. Invece, Chiara voleva proprio non avere nulla, non possedere nulla e ha lottato tutta la vita per questo, per essere libera. Chiara è stata una donna estremamente libera e creativa nell’amore di Dio, proprio grazie a questo spogliarsi per avvicinarsi all’umanità di Gesù, che si è voluto spogliare per salvarci.
D. – Quale eredità ha lasciato Santa Chiara alle sorelle, alla Chiesa, al mondo...
R. – Un’eredità molto importante, quella di una donna che ha vissuto in pienezza, non solo la sua vita consacrata, ma la sua femminilità. Un’eredità di cui ancora oggi possiamo far tesoro tutti, non soltanto noi suore francescane, clarisse, clarisse apostoliche, ma tutta la Chiesa.
D. – Da 51 anni Santa Chiara è stata proclamata patrona della televisione. Perchè? Cosa accadde nella notte del 1252?
R. – Ha ricevuto il dono di poter partecipare alle celebrazioni del Natale che stavano svolgendo i frati minori, pur rimanendo inferma nel suo giaciglio, quel giaciglio che l’ha vista inferma per 27 anni. Quindi, è riuscita con questo dono particolare a superare le barriere dello spazio. E ancora oggi penso che Santa Chiara sia presente con miracoli, soprattutto spirituali.
(musica)
Quito: seminario del Celam sulla difesa dell'ambiente alla luce della "Caritas in veritate"
◊ Dal 3 all’8 agosto, convocati dal Dipartimento “Giustizia e Solidarietà” del Celam, si sono incontrati a Quito, Ecuador, i delegati di 18 Conferenze episcopali dell’America latina e dei Caraibi per riflettere sulle grandi sfide ecologiche e sulla difesa del Creato. A conclusione del seminario i partecipanti hanno pubblicato un documento per ribadire l’impegno dei cristiani della regione in difesa dell’ambiente minacciato da gravi squilibri e abusi che mettono a repentaglio la vita stessa. Tra le preoccupazioni più urgenti sottolineate: l’effetto serra e le emissioni di gas nocivi e al tempo stesso il divario che divide poveri e ricchi, due “situazioni che di per sé denunciano che il modello di vita non è più sostenibile”. Nel ricordare che, tuttora, nonostante le buone intenzioni, il 25% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse del pianeta, i partecipanti sottolineano con la “Caritas in Veritate”: "Cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità. Nei Paesi ricchi nuove categorie sociali si impoveriscono e nascono nuove povertà. In aree più povere alcuni gruppi godono di una sorta di supersviluppo dissipatore e consumistico che contrasta in modo inaccettabile con perduranti situazioni di miseria disumanizzante". Si tratta, osserva il documento, di un “modello falso” perché basato unicamente ed esclusivamente sulla concezione dell’uomo come “un essere-economico”, quasi fosse solo una macchina “per produrre o per consumare”. La stessa economia, ricordano, spesso è concepita per fare uso dell’uomo come una qualsiasi risorsa dei processi produttivi e non come il centro e il fine ultimo della crescita che, per di più, è proposta soltanto come aumento dei beni materiali. I partecipanti al seminario inoltre riflettono anche su altre sfide non meno pressanti come quella dell’accesso all’acqua e ai servizi sanitari di base così come quella sul cibo, non garantito a oltre un miliardo di persone. Al riguardo il documento si appella agli insegnamenti di Benedetto XVI nella "Caritas in Veritate" che scrive: "Il diritto all'alimentazione, così come quello all'acqua, rivestono un ruolo importante per il conseguimento di altri diritti, ad iniziare, innanzitutto, dal diritto primario alla vita. È necessario, pertanto, che maturi una coscienza solidale che consideri l'alimentazione e l'accesso all'acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni [65]. È importante inoltre evidenziare come la via solidaristica allo sviluppo dei Paesi poveri possa costituire un progetto di soluzione della crisi globale in atto, come uomini politici e responsabili di Istituzioni internazionali hanno negli ultimi tempi intuito. Sostenendo mediante piani di finanziamento ispirati a solidarietà i Paesi economicamente poveri, perché provvedano essi stessi a soddisfare le domande di beni di consumo e di sviluppo dei propri cittadini, non solo si può produrre vera crescita economica, ma si può anche concorrere a sostenere le capacità produttive dei Paesi ricchi che rischiano di esser compromesse dalla crisi". I partecipanti si congedano ricordando che si tratta di “sfide che interpellano la voci profetiche delle chiese locali, chiamati allo sviluppo di una nuova spiritualità (…) che possa essere stimolo e fondamento per un cambiamento radicale degli stili di vita” in difesa della vita umana, del Creato e dei beni che Dio ha messo a disposizione di tutti i suoi figli. “Perciò, si osserva, l’educazione ai valori del Vangelo in ogni tappa dello sviluppo integrale della persona dovrebbe permettere la trasformazione della mentalità imperante (…) verso atteggiamenti più sensibili e critici nell'uso dei beni naturali e culturali”. (A cura di Luis Badilla)
Ad Amsterdam il Congresso mondiale delle organizzazioni cattoliche per la famiglia
◊ Si è aperto ieri ad Amsterdam il quinto Congresso mondiale delle organizzazioni cattoliche pro famiglia sul tema “Modern families: Traditional Values” (Famiglie moderne: valori tradizionali). L’evento si concluderà domani. Nel suo discorso inaugurale, il sottosegretario al Pontificio Consiglio per la famiglia, mons. Carlos Simon Vasquez, ha detto che soltanto la famiglia “può garantire una formazione autentica nel rispetto dei valori”. Parlando a nome del cardinale Ennio Antonelli, presidente del dicastero vaticano, il prelato ha affermato che le associazioni pro-famiglia “sono oggi un bisogno urgente”. “La Chiesa non può mettere le famiglie sullo stesso piano degli individui e dello Stato”, ha aggiunto. " La famiglia naturale, che è la fonte e il tesoro della società, deve essere sostenuta a ogni livello", ha spiegato. Mons. Vasquez inoltre ha ricordato molti passaggi dell’Enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI sottolineando che solo la famiglia “può garantire una formazione autentica nei valori umani, perché assicura l'altruismo e la continuità temporale, che sono essenziali nell’educazione”. Il Congresso è una rete internazionale di organizzazioni pro-famiglia, formata da esperti e persone di più di 60 Paesi che vogliono difendere l'importanza della famiglia come istituzione sociale. È stato fondato nel 1997 a Rockford, Illinois, dal centro Howard per la famiglia, la religione e la società. Le sessioni precedenti del Congresso si sono tenute a Praga (1997), Ginevra (1999), Città del Messico (2004) e Varsavia (2007). (V.V.)
Brasile: iniziativa del Movimento contro la corruzione elettorale
◊ Il sito della Conferenza dei vescovi cattolici del Brasile ha diffuso la notizia che il Movimento per la lotta contro la corruzione elettorale ha organizzato, per il 7 settembre a San Paolo, una campagna pubblica con lo scopo di raggiungere 300mila firme per presentare al Congresso della nazione un progetto di legge di iniziativa popolare sulla trasparenza dei governanti e, in particolare, sulla condotta di vita prima dell'ingresso in politica. "La campagna vuole impedire che chi è stato condannato per gravi crimini si possa candidare e modificare l’attuale legislazione già piuttosto blanda", ha affermato il giudice Marlon Reis. Questa campagna è iniziata nell’aprile del 2008, su iniziativa dell’Assemblea generale della Conferenza dei vescovi cattolici del Brasile. Gilberto Cardoso Sousa, coordinatore della Commissione brasiliana Giustizia e Pace ha dichiarato: “Stiamo pianificando come coinvolgere altri Stati del Brasile, con lo scopo di raggiungere presto le 300mila firme”. Se questa proposta di legge venisse approvata, quasi un terzo dei membri dell’attuale Parlamento brasiliano non potrebbero ripresentarsi alle prossime consultazioni elettorali, nel 2010. (V.V.)
Allarme siccità in Kenya: riunione d'emergenza del governo
◊ Mancanza d’acqua e scarsità di cibo per abitanti e bestiame in tutto il Kenya sono il tema di una riunione d’emergenza organizzata dal governo di Nairobi. I partecipanti all’incontro hanno discusso le conclusioni di un rapporto governativo che traccia un quadro allarmante della situazione alimentare in Kenya. Secondo i più recenti dati diffusi dal ministero dell’Agricoltura, il raccolto di mais sarà quest’anno inferiore di un terzo rispetto al fabbisogno annuale e la produzione di riso la metà di quella dell’anno precedente, a causa della brevità della stagione delle piogge. Secondo l’agenzia Misna, la siccità ha costretto allo spostamento circa 150.000 persone da Ijara e Wajir, due distretti del nord est, mentre a Takaba e Dandu, sempre nel nord-est, gli animali soffrono la sete al punto che il 75% degli allevatori non riesce più ad ottenere latte dal bestiame. Anche nella provincia di Rift Valley e Kenya centrale, normalmente tra le regioni più produttive del Paese, secondo i dati contenuti nel rapporto governativo, la sicurezza alimentare degli abitanti sarebbe seriamente a rischio a causa della siccità. Per evitare ulteriori problemi nella distribuzione dell’acqua, il ministro dell’Energia, Kiraitu Murungi, ha annunciato un razionamento dell’erogazione di elettricità prodotta dalle centrali idroelettriche. (V.V.)
Solidarietà: giovani dell'Azione Cattolica di Trapani in Abbruzzo
◊ L’Azione Cattolica diocesana di Trapani ha raccolto l’invito della Chiesa aquilana per animare le attività estive dedicate ai ragazzi abruzzesi inviando due gruppi di giovani in Abruzzo per almeno sette giorni. L'esperienza del "campo-servizio", oltre ad essere un segno di speranza per chi ne beneficia, è anche un’eccezionale esperienza educativa per chi si rende disponibile. Per questo servizio estivo, l'Azione cattolica si è adoperata per assicurare ai volontari anche tende e vitto. Il primo gruppo di giovani trapanesi arriverà nella città dell’Aquila il 15 agosto e sarà accolta dallo staff della trasmissione televisiva di Rai uno “A sua immagine” che realizzerà un servizio con i giovani volontari. Ad accompagnare i ragazzi in questa azione di solidarietà ed accoglienza ci sarà l’assistente diocesano don Filippo Cataldo. Dal 22 al 29 agosto un secondo gruppo di volontari farà la staffetta con il primo. Questi giovani partono con la consapevolezza di rappresentare la Chiesa di Trapani e hanno iniziato questa loro esperienza partecipando alla celebrazione eucaristica, presieduta da mons. Francesco Miccichè, vescovo della città siciliana, che ha benedetto i 18 partecipanti al campo, in occasione della chiusura dell’anno Laurentino presso la Parrocchia di San Lorenzo Levita di Xitta. (V.V.)
Filippine, la terra ai contadini poveri: una battaglia vinta dai vescovi
◊ La battaglia della Chiesa cattolica per i contadini senza terra delle Filippine ha permesso l’estensione della legge sulla riforma agraria (Carp). È quanto spiega ad AsiaNews suor Julie G. Macasieb, della Congregazione delle Suore della Provvidenza e attivista sociale. Il 7 agosto il presidente filippino Gloria Arroyo ha firmato l’atto che permetterà a milioni di agricoltori poveri del Paese di sfruttare i terreni per il proprio fabbisogno e a finalità di commercio. “Il coinvolgimento della Chiesa cattolica per la causa dei contadini – aggiunge la religiosa – era una questione di giustizia sociale e parte del cambiamento della società”. Senza le pressioni esercitate dai vescovi e dagli attivisti cattolici “i parlamentari non avrebbero avuto alcun interesse ad estendere il Carp”, conferma la suora, la quale aggiunge che i vescovi “continueranno a seguire da vicino le modalità di applicazione” perché non vi siano irregolarità. Mons. Angel Lagdameo, presidente della Conferenza episcopale filippina, conferma l’attenzione della Chiesa perché “i 150 miliardi di pesos (poco più di due miliardi di euro) vengano effettivamente distribuiti ai veri beneficiari”. Una somma di denaro che servirà all’acquisto e alla distribuzione di terra. Secondo il presule la normativa garantirà “una migliore qualità di vita per i contadini poveri”. (V.V.)
Emmaus Italia festeggia 60 anni, il 26 e 27 settembre a Torino
◊ Due eventi per celebrare a Torino la fondazione di Emmaus Italia, a sessant'anni dalla nascita della prima comunità del movimento internazionale fondato dall'Abbé Pierre. Sabato 26 e domenica 27 settembre, dalle 9 alle 19, nei capannoni del villaggio Olimpico (via G. Bruno, 181), sarà allestito un grande mercatino dell’usato e del collezionismo di mobili e oggetti vari, con la partecipazione delle comunità Emmaus Europe. Servirà a sostenere un programma di accesso all’acqua per gli abitanti del lago di Nokuè (Benin) e una cooperativa di donne Rom per la produzione di marmellate dagli avanzi del mercato ortofrutticolo. Il 26 settembre, alle ore 21, al teatro Carignano, si svolgerà una serata intitolata “Amico fragile”, dedicata a Fabrizio De Andrè e all’Abbè Pierre e a tutti gli esclusi. Partecipano Dori Ghezzi, don Luigi Ciotti, Andrea Olivero. “Dare fiducia alle persone per ritrovare insieme la gioia di vivere – ricorda Renzo Fior, presidente di Emmaus Italia - è la strada percorsa in questi 60 anni”. In Italia Emmaus ha 13 gruppi, riferisce l'agenzia Sir, e nel mondo oltre 400. Il movimento è nato alla fine degli anni ’40 dall’incontro tra l’Abbé Pierre e George, un ex ergastolano. I due decisero di aiutare insieme i senzatetto di Parigi. L’attività classica di Emmaus è il recupero e il riciclaggio di materiale usato, che consente alle comunità di autofinanziarsi. (V.V.)
Usa: iniziative per riavvicinare i fedeli al Sacramento della Confessione
◊ Alcune recenti statistiche negli Stati Uniti dimostrano che il numero delle confessioni tra i cattolici è in costante calo ma il clero, piuttosto che sentirsi scoraggiato per la disaffezione dei fedeli verso questo Sacramento, cerca nuove strade per avvicinarli nuovamente alla pratica. Uno studio condotto nel 2008 dal "Center for Applied Research in the Apostolate", presso la Georgetown University, a Washington, ha messo in evidenza che i tre quarti dei cattolici non partecipano mai al Sacramento della Riconciliazione o, se lo fanno, si confessano una sola volta all'anno o anche meno. La diocesi di Colorado Springs ha cercato di risolvere il problema della scarsa frequentazione dei fedeli presso il confessionale delle chiese parrocchiali in un modo originale: aprire una cappella negli ambienti di un centro commerciale dove i visitatori possano raccogliersi in preghiera e anche partecipare alla Messa e confessare i propri peccati. La cappella di Colorado Springs, si legge su L’Osservatore Romano, è gestita da cinque frati francescani cappuccini che a turno accolgono i visitatori della struttura. Nella cappella presso il centro commerciale sono passati migliaia di fedeli nel corso di otto anni di attività. Si calcola che alla liturgia del pomeriggio abbiano partecipato oltre 72.000 fedeli mentre a quella di mezza giornata il numero totale dei credenti abbia superato i 16.000. Un'altra iniziativa per riportare i fedeli statunitensi alla pratica del Sacramento della Confessione è stata avviata in Illinois e intitolata "24 hours of Grace". Si tratta di tenere alcune parrocchie aperte ventiquattro ore al giorno predisponendo i turni dei religiosi che prestano il loro servizio. Questa iniziativa a ciclo annuale viene inaugurata all'inizio del tempo pasquale per invitare i cattolici a frequentare la parrocchia in ogni momento, sia di giorno che di notte per confessarsi e prendere parte alla Messa. (V.V.)
Decine di morti in Asia per il passaggio del tifone Morakòt
◊ Morte e devastazione nell’est asiatico per il passaggio del tifone 'Morakòt' e nel Pacifico per la tempesta tropicale 'Etau'. Finora il bilancio è di almeno 80 morti, la maggior parte dei quali a Taiwan e nelle Filippine. Paura in Giappone, poi, per il forte sisma di magnitudo 6.4 della scala Richter. Il servizio di Marco Guerra:
Il tifone 'Morakòt' e le piogge torrenziali non danno tregua alle province costiere della Cina, alle Filippine e a Taiwan. In quest’ultimo Paese si registra il bilancio più pesante con 38 vittime accertate e inondazioni, frane e crolli che hanno letteralmente messo sotto una coltre di fango tutto il sud dell’isola. I soccorritori hanno ingaggiato una corsa contro il tempo per trarre in salvo gli abitanti del villaggio di montagna Hsiaolin. La località è stata completamente sommersa da una frana e secondo una tv locale sarebbero già stati tratti in salvo 260 abitanti rimasti sotto le macerie. Grave anche la situazione nelle Filippine dove Morakòt ha causato la morte di 21 persone. In Cina le vittime sono sette ed oltre un milione gli sfollati. Si registrano ingenti danni alle infrastrutture: sei blocchi di appartamenti sono crollati la notte scorsa in seguito ad una frana a Pengxi. Il Giappone, invece, dopo il passaggio della tempesta ‘Etau’ che nei giorni scorsi ha provocato 13 vittime, è stato colpito da una forte scossa di terremoto nella zona di Tokyo. Il bilancio è di una vittima e 90 feriti. Immediatamente lanciato l'allarme tsunami che è subito rientrato.
Afghanistan
Il presidente uscente afghano, Hamid Karzai, resta il favorito alle elezioni rispetto agli altri candidati. La conferma ad un secondo mandato arriverà solo al secondo turno. È quanto emerge a nove gironi dal voto da un sondaggio effettuato da un istituto americano. Secondo la società demoscopica il suo principale rivale, l'ex ministro degli esteri Abdullah Abdullah arriverà al 25 per cento mentre gli altri candidati seguono con percentuali minori. Intanto, in vista dell’apertura delle urne, prosegue l’escalation di attacchi dei talebani. Ieri in un agguato ad un convoglio militare nella provincia di Ghazni, nel sud del Paese, sono rimasti uccisi tre soldati afghani e un membro della coalizione internazionale. Sempre nel sud almeno 12 miliziani integralisti ed un soldato polacco sono rimasti uccisi in scontri e raid aerei.
Iran
Sono 69 i morti a causa dei disordini seguiti alle contestate elezioni iraniane di giugno e non 26 come riportato nel bilancio ufficiale delle autorità. A sostenerlo è un alleato del leader dell'opposizione, Hossein Mussavi, che ha consegnato al Parlamento un dossier con i nomi delle vittime per l'apertura di un'indagine indipendente. Il rapporto include anche i nomi di 220 detenuti. Intanto le autorità iraniane hanno proposto una misura di libertà condizionata per Clotilde Reiss - la ricercatrice francese sotto accusa per spionaggio a Teheran - nell'ambasciata della Francia a Teheran fino alla fine del suo processo.
Pakistan
Continuano ad essere discordanti le notizie sull’uccisione del leader dei talebani in Pakistan, Baitullah Mehsud. Secondo la Casa Bianca, il fondamentalista sarebbe rimasto ucciso in seguito ad un'operazione condotta con un aereo statunitense senza pilota il 5 agosto scorso. Ma i talebani si dicono pronti a dimostrare che il leader Mehsud è ancora vivo. Intanto nel Sud Waziristan si registra l’ennesimo raid di un drone statunitense su obbiettivi talebani che, secondo la tv pakistana, ha causato almeno 10 vittime e numerosi feriti. A Peshawar è poi scattato lo stato di massima allerta, dopo che tre razzi hanno colpito diverse parti della città ai confini con l'Afghanistan, provocando tre vittime. Infine, fonti della polizia hanno reso noto dell’avvio di un’inchiesta sull'operato dell'ex presidente Pervez Musharraf, per aver ordinato in passato l'arresto di giudici suoi oppositori.
Cecenia
Orrore in Cecenia. A meno di un mese dal rapimento e dall’uccisione di Natalia Estemirova, giornalista e collaboratrice della ong russa ‘Memorial’, sono stati ritrovati stamani alla periferia di Grozny i corpi senza vita di Zarema Sadulaieva, responsabile della ong ‘Salviamo la generazione’, e di suo marito. I due, secondo le prime ricostruzioni, sarebbero stati uccisi a colpi d’arma da fuoco, proprio mentre in Daghestan veniva assassinato un altro reporter. Sulla situazione in Cecenia e nel Caucaso, ascoltiamo Luigi Geninazzi, inviato ed esperto di Caucaso del quotidiano Avvenire, intervistato da Giada Aquilino:
R. - E’ il chiaro segnale che l’ambigua normalizzazione voluta da Putin e portata avanti con il pugno di ferro da Ramzan Kadyrov a Grozny non funziona. E’ stata una normalizzazione costruita soprattutto su una veloce e spettacolare ricostruzione della città di Grozny, ma anche su tanti sequestri, omicidi, sul metodo della violenza più efferata, sul controllo delle bande attraverso la logica della vendetta e della combutta con tanti clan. Tutto questo è durato poco, forse, e non è mai stata una vera normalizzazione.
D. - Ci si trova di fronte ad un’escalation di violenza generalizzata nel Caucaso o è un momento particolare?
R. – Di fatto tutto il Caucaso, ad un anno della guerra tra Russia e Georgia, ormai è fuori controllo, non solo la Cecenia. Pensiamo a quanto sta succedendo nelle repubbliche vicine, in Daghestan, in Inguscezia, dove uccisioni, sequestri, uccisioni di civili, continuano praticamente in modo quasi quotidiano. Come vediamo, purtroppo, a pagarne il prezzo più alto sono la popolazione civile e quelli che in prima linea, giornalisti e attivisti, si battono per il rispetto dei diritti umani. E’ successo alla Politkovskaja tre anni fa, è successo un mese fa a Natalia Estemirova, e adesso a questi due giovani militanti dell’organizzazione “Salviamo la Generazione”. Volevano salvare le giovani generazioni di questa terra e invece non sono riusciti a salvare se stessi: sono stati uccisi con il solito metodo, da gente che probabilmente rimarrà impunita.
Russia-Ucraina
L’Ucraina mette a rischio le forniture di gas per l’Europa. Sono le accuse del presidente russo, Medvedev, che punta il dito contro Kiev intenzionata, a suo dire, a rompere i rapporti bilaterali, innanzitutto nel settore dell’energia. Mosca ha deciso intanto di sospendere l’invio di un nuovo ambasciatore in Ucraina.
Congresso al Fatah
Cambio di guardia ai vertici del comitato centrale di al Fatah. È quanto emerge dalle votazioni per il rinnovo della dirigenza tenutesi durante il congresso del movimento palestinese in corso a Betlemme. Il più votato risulta Marwan Barghuti, detenuto in Israele con una condanna all'ergastolo per omicidio. Barghouti, 50 anni, è una figura molto popolare tra i palestinesi che in passato vi avevano visto il possibile successore di Yasser Arafat. La sua elezione è considerata da molti analisti una provocazione che conferma le posizioni radicali di una parte del partito.
Missione Clinton in Africa
Aung San Suu kyi "non avrebbe mai dovuto essere processata né condannata". Lo ha affermato il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, durante una visita nella Repubblica democratica del Congo commentando la sentenza odierna sul Nobel. Il segretario di Stato americano ha lanciato dal Paese africano un appello contro gli stupri, esortando il governo di Kinshasa a fare di più. Il segretario di Stato americano è impegnato in una missione di 11 giorni in sette Paesi dell'Africa, che si concluderà il 14 agosto con tappe in Liberia e Capo Verde.
Terremoto Abruzzo
A poco più di quattro mesi dal terremoto in Abruzzo, proseguono la ricostruzione e gli aiuti alle popolazioni colpite dal sisma. Intanto il Consiglio di Stato ha stabilito che tutti i comuni della provincia dell’Aquila hanno diritto all’esenzione dai contributi fiscali. Un altro appoggio fondamentale per i terremotati continua a venire dalla Caritas, impegnata in prima linea sin dall’inizio dell’emergenza. Danilo Feliciangeli, coordinatore Caritas per l’emergenza Abruzzo, fa un bilancio della situazione al microfono di Marco Bruno:
R. – La situazione è ancora complicata, e chiaramente la situazione climatica poi non aiuta perché lo sbalzo climatico qui sta causando anche problemi di salute. Con l’avvicinarsi dell’autunno c’è questa fase di confusione perché non si capisce bene chi potrà beneficiare della casa, chi dovrà trovarsi una sistemazione autonoma. Quindi la situazione, da questo punto di vista, è ancora molto confusa. Questo genera smarrimento e disagio nelle persone.
D. - La terra continua a muoversi, come sta la gente?
R . – Questo sta causando uno sfinimento dal punto di vista psicologico. Purtroppo la paura è tanta e ad ogni scossa la paura si rinnova. Proprio quando sembra che non ci siano più ne torna una quasi a ricordare che il terremoto è presente. Quindi a livello psicologico questo incide moltissimo sulla ripresa della quotidianità.
D. - La gente cosa cerca da voi?
R. - In molti casi solamente di parlare, di sfogarsi, di confidarsi. La preoccupazione maggiore è sicuramente il lavoro e la casa.
D. - La Caritas di cosa si sta occupando?
R. - Il nostro programma comprende quattro filoni di interventi principali. Uno riguarda tutto il discorso dell’ascolto e della 'lettura' del territorio attraverso la presenza diffusa di volontari tra la gente per cercare di rispondere anche a tutti quei bisogni quotidiani di assistenza. Da questa vicinanza nascono poi altri tre filoni progettuali. Il primo è la costruzione e la ricostruzione di ciò che il terremoto ha distrutto. Principalmente la ricostruzione di scuole, la costruzione di strutture dove svolgere attività sociali e anche attività pastorali. Si devono quindi costruire edifici che siano in grado di ospitare 4, 5 famiglie. L’ultimo filone di interventi è quello sulla progettazione per la riabilitazione socio-economica di questo territorio. Nel frattempo, si sta lavorando con un programma di animazione socio-pastorale grazie alla presenza di oltre mille volontari che si stanno dedicando ad attività di animazione con i bambini, con gli anziani e con giovani adolescenti.
D. – Quali sono i prossimi obiettivi?
R. – Sicuramente uno degli obiettivi principali che ci stiamo ponendo in questa fase è quello di cercare di capire come evolverà la situazione. Si deve capire cosa potremo fare dopo che le tendopoli saranno smantellate. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 223
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.