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Sommario del 09/08/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all’Angelus: i lager nazisti e il nichilismo contemporaneo conseguenza della negazione di Dio. I martiri ci mostrano che l’amore vince la morte
  • L'arcivescovo Amato all’Università cattolica americana “Notre Dame”: per ritrovare la sua anima, l’Europa deve dirsi cristiana
  • Oggi in Primo Piano

  • La drammatica condizione degli sfollati del Kivu: con noi, Francesca Fontanini dell'Acnur
  • Un anno dopo la guerra tra Russia e Georgia, continuano le violazioni dei diritti umani: la denuncia di “Amnesty International”
  • 64 anni fa il bombardamento atomico di Nagasaki. Sulla minaccia del nucleare, la riflessione del prof. Zichichi
  • Al via oggi il pellegrinaggio dei giovani francescani europei verso Santiago di Compostela
  • Giovani del Movimento dei Focolari in India per testimoniare che il dialogo tra fedi è possibile
  • I ragazzi della Comunità missionaria di Villaregia riuniti in provincia di Rovigo per il MeetinGiovani
  • Anno Sacerdotale: la testimonianza di don Felicolo, dallo scoutismo al sacerdozio
  • Chiesa e Società

  • Venezuela: preoccupazione dei vescovi per alcuni eventi della vita politica
  • Giovani e migrazioni al centro della 12.ma assemblea dei vescovi dell'Africa occidentale
  • Filippine, la lotta dei religiosi cattolici contro gli abusi su donne e minori
  • A Giakarta un summit per la democrazia in Myanmar
  • Sri Lanka: pellegrinaggio alla Madonna di Madhu all'insegna della pace
  • 6 settembre, Giornata europea della cultura ebraica in 28 Paesi
  • Parte oggi la "Settimana nazionale della famiglia" nelle parrocchie brasiliane
  • Papua Nuova Guinea, una "Casa per ragazze" con le missionarie di Vanimo
  • Una rete di teatri antichi per il Mediterraneo
  • Tre milioni e mezzo di visitatori in due anni per il portale della Città del Vaticano
  • 24 Ore nel Mondo

  • Iran: i pasdaran chiedono di processare il leader dell'opposizione Mussavi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all’Angelus: i lager nazisti e il nichilismo contemporaneo conseguenza della negazione di Dio. I martiri ci mostrano che l’amore vince la morte

    ◊   L’eroismo dei martiri cristiani ci mostra che l’amore di Dio vince il male e la morte: così, Benedetto XVI all’Angelus domenicale, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Il Papa ha offerto ai fedeli la sua riflessione su alcuni Santi che, come Edith Stein e San Massimiliano Kolbe, sotto il regime nazista, hanno testimoniato la propria fede in Cristo sino al martirio. Quindi, ha esortato gli uomini di oggi a non dimenticare Dio. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    I lager nazisti, simboli estremi del male, come il nichilismo contemporaneo, mostrano quali terribili rischi corre l’uomo quando dimentica Dio: è quanto sottolineato da Benedetto XVI all’Angelus, incentrato su alcune figure di Santi Martiri che la liturgia ricorda in questi giorni. In particolare, il Papa si è soffermato su Santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, “nata nella fede ebraica e conquistata da Cristo in età adulta” e San Massimiliano Kolbe, “figlio della Polonia e di San Francesco d’Assisi”, grande apostolo della Vergine, entrambi uccisi nel lager di Auschwitz:

     
    “I lager nazisti, come ogni campo di sterminio, possono essere considerati simboli estremi del male, dell’inferno che si apre sulla terra quando l’uomo dimentica Dio e a Lui si sostituisce, usurpandogli il diritto di decidere che cosa è bene e che cosa è male, di dare la vita e la morte”.
     
    Purtroppo, ha rilevato il Papa, “questo triste fenomeno non è circoscritto ai lager”. Essi, ha affermato, “sono piuttosto la punta culminante di una realtà ampia e diffusa, spesso dai confini sfuggenti”:

     
    “I santi, che ho brevemente ricordato, ci fanno riflettere sulle profonde divergenze che esistono tra l’umanesimo ateo e l’umanesimo cristiano; un’antitesi che attraversa tutta quanta la storia, ma che alla fine del secondo millennio, con il nichilismo contemporaneo, è giunta ad un punto cruciale, come grandi letterati e pensatori hanno percepito, e come gli avvenimenti hanno ampiamente dimostrato”.
     
    Ha quindi spiegato quanto sia radicale la differenza di prospettive tra un umanesimo cristiano e un umanesimo che rinnega Dio:

     
    “Da una parte, ci sono filosofie e ideologie, ma sempre più anche modi di pensare e di agire, che esaltano la libertà quale unico principio dell’uomo, in alternativa a Dio, e in tal modo trasformano l’uomo in un dio, ma è un dio sbagliato, che fa dell’arbitrarietà il proprio sistema di comportamento. Dall’altra, abbiamo appunto i santi, che, praticando il Vangelo della carità, rendono ragione della loro speranza; essi mostrano il vero volto di Dio, che è Amore, e, al tempo stesso, il volto autentico dell’uomo, creato a immagine e somiglianza divina”.
     
    Tutti i Santi, specialmente i martiri, ha detto il Papa, sono “testimoni di Dio che è amore”, di quella carità “che ama sino alla fine e non tiene conto del male ricevuto, ma lo combatte con il bene”:

     
    “Da essi possiamo apprendere, specialmente noi sacerdoti, l’eroismo evangelico che ci spinge, senza nulla temere, a dare la vita per la salvezza delle anime. L’amore vince la morte!”

     
    Ed ha invocato la Vergine Maria affinché aiuti tutti i fedeli, e soprattutto i sacerdoti, a seguire l’esempio dei Santi che hanno testimoniato la fede sino al martirio:

     
    “È questo l’unico modo per offrire alle istanze umane e spirituali, che suscita la crisi profonda del mondo contemporaneo, una risposta credibile ed esaustiva : quella della carità nella verità”.

     
    Tra i Santi che si festeggiano in questi giorni, il Pontefice non ha mancato di ricordare anche Santa Chiara d’Assisi, “ardente di amore divino nella quotidiana oblazione della preghiera e della vita comune”, San Ponziano Papa, Sant’Ippolito sacerdote e san Lorenzo diacono. Quindi, salutando i pellegrini di lingua francese ha chiesto di pregare per le vocazioni sacerdotali, mentre parlando ai fedeli polacchi ha espresso la sua vicinanza a quanti in questo mese di agosto si recano in pellegrinaggio a Częstochowa e agli altri Santuari mariani.

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    L'arcivescovo Amato all’Università cattolica americana “Notre Dame”: per ritrovare la sua anima, l’Europa deve dirsi cristiana

    ◊   Nell’economia come nella politica, l’Europa ha bisogno di ritrovare la sua anima cristiana: è l’esortazione dell’arcivescovo prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Angelo Amato, in una lezione tenuta all’università cattolica statunitense "Notre Dame", nello Stato dell’Indiana, pubblicata dall’Osservatore Romano. “Un’Europa cristiana – ha sottolineato il presule – rispetterebbe i diritti di tutti i cittadini, credenti e non credenti, cristiani e non cristiani”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “L'Europa se vuole ritrovare la sua anima, la sua identità, i suoi fondamenti e la verità delle cose deve dirsi cristiana”: è il pressante appello rivolto agli europei dall’arcivescovo Angelo Amato, che parlando agli studenti americani dell’Università “Notre Dame” si è soffermato sull’“apostasia dal cristianesimo”, che caratterizza oggi il Vecchio Continente. “Nell'Europa contemporanea – ha rilevato il presule - l'emancipazione da Dio e la negazione della sua legge produce comportamenti pratici biasimevoli”. Ed ha aggiunto: “Come per l'economia e la politica, anche per la biomedicina e la biotecnologia, una ricerca sganciata dall'etica permette all'uomo di disporre impunemente della vita di altri esseri umani, soprattutto dei più deboli e indifesi”.

     
    Una "biopolitica" “che non fa riferimento alla legge naturale – ha avvertito - può permettere, ad esempio, l'annientamento dei feti, la manipolazione degli embrioni considerati semplice materiale biologico, la clonazione, l'ibridazione, la contraccezione, l'eutanasia”. Ancora, ha constatato con rammarico, “la vita perde la sua inviolabilità e l'essere umano smarrisce la sua identità. Si intacca, poi, la stessa nozione di 'famiglia' come comunità composta dal padre, dalla madre e dai figli” e “si permette il ‘matrimonio’ non più solo tra uomo e donna e si ammette l'adozione di bambini anche da parte di coppie omosessuali”. Tuttavia, ha affermato mons. Amato, questo esperimento in corso oggi in Europa, “e cioè vivere come se Dio non esistesse - non sta dando i frutti promessi”. E ciò “anzitutto perché il secolarismo, che sta alla base dei diritti civili, non si autogiustifica senza un riferimento forte al bene e al vero. Il secolarismo resta senza fondamento. Mentre, il cristianesimo, con l'idea dell'uomo immagine di Dio, apporta alla società il valore incommensurabile della dignità personale, senza la quale non c'è né libertà, né uguaglianza, né solidarietà, né giustizia”.

     
    Mons. Amato evidenzia che l’assenza di un riferimento a Dio e alle radici cristiane nella Costituzione europea ne “sfigura l’identità” e dimentica che, come insegna la storia del secolo scorso, “la libertà umana, sganciata da Dio e dalla sua legge, conduce ad un dogmatismo che, alla fine, umilia l’uomo, sopprimendone la libertà”. La Chiesa cattolica, ha ribadito, “non si appiattisce sull’agenda del secolarismo ideologico e politico, ma continuamente sollecita un atteggiamento di laicità positiva, che valorizzi l’apporto del cristianesimo”. L’Europa, è l’esortazione del presule, “deve ricordare che all’inizio e in tutto il corso della sua storia c’è il Vangelo”. “La tradizione cristiana dell’Europa – ha rammentato – ha amalgamato nella croce di Cristo la ratio dei Greci, il diritto delle genti dei Romani e le leggi di Mosè”. “Se vuole unificarsi, se vuole affermarsi come civiltà dei diritti umani fondamentali”, ha concluso mons. Amato, l’Europa deve dirsi cristiana.

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    Oggi in Primo Piano



    La drammatica condizione degli sfollati del Kivu: con noi, Francesca Fontanini dell'Acnur

    ◊   Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha espresso apprezzamento per l'importante incontro dei giorni scorsi, a Goma, tra il presidente rwandese Kagame e il suo omologo congolese Kabila. Per Ban Ki-moon si tratta di un passo fondamentale per riportare la pace nella regione. Un obiettivo quanto mai urgente: migliaia di congolesi, infatti, stanno fuggendo, impauriti e sottoposti a violenze e soprusi, nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo. Dopo il Nord anche il Sud Kivu è purtroppo diventato scenario della guerra che il governo ha iniziato contro i guerriglieri delle Forze democratiche di Liberazione del Rwanda. Valutare il numero delle vittime e portare soccorsi è molto difficile. Per una testimonianza su questo drammatico movimento di massa, Gabriella Ceraso ha intervistato Francesca Fontanini, portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) nell’area:

    R. – Nel Nord Kivu già avevamo assistito ad un movimento di circa 400 mila persone dall’inizio dell’anno, mentre nel Sud Kivu, già negli ultimi tre mesi, abbiamo registrato un movimento di circa 120 mila persone. Abbiamo problemi di logistica e anche di sicurezza che non ci permettono di raggiungere i diversi territori della regione del Sud Kivu. Quindi, il numero delle vittime di questi conflitti può essere maggiore.

     
    D. – Come avvengono questi spostamenti?

     
    R. – Le persone si spostano per precauzione; in più, lasciano le proprie case durante la notte e poi ritornano durante il giorno per proteggere i loro campi, perché la maggior parte di queste popolazioni vive di rendimento agricolo.

     
    D. – Voi denunciate gravi violazioni dei diritti umani. Quali?

     
    R. – Gli stessi sfollati ci hanno riportato casi di violenza sessuale, casi di detenzioni irregolari, tasse che devono pagare illegalmente sia alle forze ribelli sia alle forze della Repubblica Democratica del Congo e c’è un alto tasso di impunità.

     
    D. – Esigenze immediate?

     
    R. – Le necessità sono cibo, aiuto alle persone vittime di violenza sessuale, interventi in materia di salute e per assicurare un rifugio.

     
    D. – Le persone che riuscite a soccorrere, come vivono, quali sono le loro prospettive?

     
    R. – Le prospettive al momento non sono positive, perché si tratta anche di persone che hanno paura di rivivere certe terribili esperienze che hanno già sperimentato nel passato. E in più, non hanno molta fiducia verso le autorità statali perché in queste zone mancano tribunali, corti dove loro eventualmente possano fare appello … Per questo sono al momento, purtroppo, molto dipendenti dall’aiuto internazionale. Diciamo che ci sarebbe bisogno dello Stato. Vivono in costante paura e non vedono via d’uscita a breve termine.

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    Un anno dopo la guerra tra Russia e Georgia, continuano le violazioni dei diritti umani: la denuncia di “Amnesty International”

    ◊   Ad un anno dalla guerra tra Russia e Georgia nessuno ha pagato per le numerose violazioni del diritto internazionale commesse durante il conflitto. Ad affermarlo “Amnesty International” in un rapporto che fa il punto anche sul "futuro incerto" che gli sfollati del conflitto hanno davanti a loro. Ma quali le responsabilità accertate? E soprattutto quali le violazioni dei diritti umani commesse un anno fa? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Paolo Pignocchi, coordinatore per l’Europa orientale di “Amnesty International”:

    R. – Le violazioni che in questi frangenti si perpetuano purtroppo sulla popolazione civile sono le classiche di un conflitto, quindi bombardamenti indiscriminati, sparizioni, esecuzioni extragiudiziali… Naturalmente i responsabili di questo sono sia le forze georgiane, che non presero misure adeguate per proteggere la popolazione civile, ma anche le forze russe, che oltre che di inazione sono colpevoli sicuramente di aver partecipato, insieme alle forze georgiane, a quello che è stato il conflitto di un anno fa.

     
    D. – Qual è ad oggi la situazione delle oltre 192 mila persone che fuggirono da quel conflitto?

     
    R. – Le situazioni sono diverse. Delle 192 mila persone, 30 mila georgiani hanno trovato una sistemazione diversa, per il momento, anche se è una sistemazione che dipende assolutamente dagli aiuti umanitari ancora oggi. Riguardo ai 38.500 ossetini, molti, salvo circa 4 mila, hanno fatto rientro nelle proprie case, ma circa 18.500 sfollati che sono fuggiti dall’Ossezia del sud rischiano di esserlo ancora per molto tempo.

     
    D. – C’è anche il problema delle mine dislocate sul territorio. C’è effettivamente un problema legato alla sicurezza?

     
    R. – C’è un problema legato alla sicurezza che dipende da molti motivi, da molti fattori. Le armi lasciate sul territorio, anche se il conflitto è stato breve, sono sicuramente un pericolo, un pericolo per i bambini che percorrono quei territori, per gli anziani, per gli adulti, e, soprattutto, quello che definiamo noi adesso il pericolo più grosso è l’insicurezza che regna nell'area. Ad un anno di sostanziale silenzio rispetto alla questione, noi ci troviamo di fronte ancora a dei crimini non risolti: prima di tutto, quindi, l’impunità dilagante, ma soprattutto questo confine ancora incerto, che genera insicurezza e paura nella popolazione civile, memore di quello che è successo un anno fa.

     
    D. – Voi avanzate anche delle richieste concrete alle autorità locali?

     
    R. – Noi chiediamo immediatamente che si attivi un processo di lotta contro l’impunità verso chi ha commesso queste gravi violazioni dei diritti umani. Quindi, siccome ad oggi nessuno è stato sottoposto a processo, né da parte georgiana né da parte russa, chiediamo che immediatamente la riconciliazione, la pace - se come speriamo questa deve essere - passi attraverso un percorso in cui si identificano delle responsabilità precise. Evidentemente, poi, chiediamo che, nella loro agenda, tutti gli elementi che hanno contribuito a creare questa situazione, a generare vittime e violazioni, mettano al primo posto il rispetto dei diritti umani e il rispetto del diritto umanitario.

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    64 anni fa il bombardamento atomico di Nagasaki. Sulla minaccia del nucleare, la riflessione del prof. Zichichi

    ◊   E’ urgente mettere al bando le armi nucleari: è l’appello rivolto oggi alla comunità internazionale dal sindaco di Nagasaki, Tomihisa Taue, nel giorno in cui viene commemorato il 64.mo anniversario del bombardamento atomico della città giapponese da parte degli americani, durante la Seconda Guerra Mondiale. Nagasaki fu rasa al suolo tre giorni dopo la prima bomba atomica sulla città di Hiroshima. A distanza di molti anni il dibattito sul nucleare e sulla corsa agli armamenti atomici è ancora estremamente attuale. Sulle minacce del nucleare utilizzato a scopi bellici, Annarita Mariani ha intervistato il prof. Antonino Zichichi:

    R. – La minaccia nucleare è sempre presente quando è in mano a delle persone irresponsabili.

     
    D. - Che cosa significa per un Paese possedere le armi nucleari?

     
    R. – Significa dare sfogo alla follia politica, perché l’arma nucleare è un’arma di distruzione come difficilmente si può riuscire a immaginare. Anche se Hiroshima e Nagasaki insegnano, non dobbiamo dimenticare che Hiroshima e Nagasaki sono state distrutte da due bombe atomiche a fissione, non a fusione. La bomba H è migliaia di volte più potente di quella di Hiroshima.

     
    D. – E’ una prospettiva reale quella ipotizzata da alcuni esperti secondo cui sarebbe possibile costruire un’arma nucleare in un anno anche in Paesi come l’Iran?

     
    R. – Bisogna sapere - e questo non lo sa nessuno - quali siano i livelli di competenza in questi Paesi perché tecnologicamente parlando noi non conosciamo quali siano i livelli della tecnologia in Iran. Se lei mi dice di fare una previsione su quanto ci voglia per un esperimento qui a Ginevra, io rispondo che in meno di tre anni non si può realizzare. Bisogna conoscere esattamente come stanno le cose: dal punto di vista tecnologico una bomba si può benissimo preparare in meno di sei mesi.

     
    D. - Cosa intendiamo quando parliamo di energia nucleare e cosa intendiamo invece con armamenti nucleari?

     
    R. – Le armi nucleari sono il fuoco nucleare di guerra, l’energia nucleare è il fuoco nucleare di pace. La scelta tra tecnologia di pace e tecnologia di guerra non è scientifica, è culturale. Se trionfasse nel mondo la cultura dell’amore, della fratellanza, dell’amicizia tra i popoli, smetterebbero i grandi, i piccoli e tutti i Paesi del mondo di costruire strumenti di guerra. Non dobbiamo confondere una grande scoperta scientifica che è il fuoco nucleare con le sue applicazioni belliche.

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    Al via oggi il pellegrinaggio dei giovani francescani europei verso Santiago di Compostela

    ◊   Era il 1214 quando San Francesco si recava in pellegrinaggio in Spagna sulla tomba dell’apostolo Giacomo. A quasi 800 anni di distanza e in attesa delle celebrazioni, nel 2010, dell’Anno Santo Compostelano, un migliaio di giovani francescani del Vecchio Continente ripercorrono quell’antico cammino verso Santiago. Sono i partecipanti al 2° Meeting francescano europeo: l’iniziativa che ha preso il via oggi si concluderà il prossimo 15 agosto e prevede un ricco calendario di attività, tra celebrazioni, momenti di festa e spazi di formazione intorno ai valori della fede, della pace, dell’attenzione agli ultimi e della salvaguardia del Creato. Attesi al meeting il ministro generale dei frati minori, padre Josè Rodriguez Carballo e l’arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras, il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga. Paolo Ondarza ha intervistato uno degli organizzatori, fra Lorenzo Assolani:

    R. - Il meeting francescano è incentrato sul riscoprire i valori francescani, specialmente quello dell’ “itineranza” e dell’essere pellegrini, forestieri in questa terra. Francesco ha aperto il Vangelo e ha trovato in quelle parole: “Andate e annunciate al mondo il mio Vangelo. Non portate con voi né bastone, né bisaccia, né sandali”. Andare con una totale fiducia, è questo che vogliamo rivivere: un andare mettendo la nostra vita nelle mani del Signore.

    D. – La meta del cammino è Santiago da Compostela, termine di un cammino - voi dite - ma anche l’inizio di una vita nuova. Perché?
     
    R. – L’inizio di una vita nuova, perché il tutto non si fermerà in quei sei giorni in cui diventeremo dei pellegrini, ma daremo la possibilità ai giovani di continuare questa testimonianza nei loro ambienti di vita.

     
    D. - “Buen camino, buena gente”: l’augurio del Cammino di Santiago è anche un augurio tipicamente francescano e chiunque cammina sogna un giorno di arrivare… Il camminare trasforma ogni camminatore in un cercatore di infinito...

     
    R. - Siamo pieni di tante cose eppure viviamo ogni giorno dei vuoti, perché a volte manca l’essenziale. Noi in questo cammino vorremmo far cogliere l’essenziale. Possiamo vivere con poco, l’importante è che in quel poco entri la presenza del Signore.

     
    R. - Questo meeting può essere anche l’occasione per riscoprire le radici cristiane e, perché no, francescane dell’Europa…

     
    R. – Noi siamo circa 800 e ci ritroviamo da tutte le parti d’Europa. Per noi italiani forse sembra una cosa poco importante, ma per gli altri è un’opportunità grandissima. E’ difficile a volte incontrarsi insieme per poter esprimere anche i nostri valori.

     
    D. – Due sono i pilastri, i testimoni: San Giacomo e San Francesco. San Francesco che si fece pellegrino proprio verso Santiago…

     
    R. – Sarà sicuramente bello riscoprire un percorso francescano ma anche la visita di un luogo sacro. San Giacomo dice nella sua Lettera: “Avrete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”. Noi vogliamo carpire, portare dentro di noi questa testimonianza.

     
    D. - Quanto è importante per questi giovani la riflessione attorno ai temi del rispetto per il Creato, tra l’altro al centro del Messaggio del Papa per la prossima Giornata della Pace?

     
    R. – Il cammino in sé ha anche questa finalità: dare la possibilità ai giovani di valorizzarsi, di amarsi, di volersi bene e va da sé che poi tutto ciò che è attorno a noi diventa una lode, diventa quel cantico che San Francesco innalzava perché vedeva anche nel sole, nella luna, nei campi, un fratello e una sorella da rispettare. Quando noi entriamo nell’ottica di Dio, il nostro cuore e i nostri occhi vedono quella presenza del Signore che ci chiede quella salvaguardia, quel rispetto laddove noi siamo chiamati ad essere custodi del Creato.

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    Giovani del Movimento dei Focolari in India per testimoniare che il dialogo tra fedi è possibile

    ◊   “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”: la Regola d’oro è al centro del Congresso mondiale dei “Ragazzi per l’Unità”, l’anima giovane dei Focolari, che si svolge in questi giorni a Coimbatore, nello Stato indiano del Tamil Nadu. In particolare, i giovani focolarini stanno vivendo un’esperienza di condivisione con i coetanei indù dell’istituzione gandhiana “Shanti Ashram”. All’evento partecipano, inoltre, teenager musulmani e sikh. Per una riflessione sul significato di questo Congresso, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente in India, Paola Monetta, giovane del Movimento dei Focolari:

    R. – Il significato più profondo sta proprio nel fatto che insieme abbiamo testimoniato che l’unità è possibile, il dialogo è possibile, la pace è possibile, perché se viviamo insieme la Regola d’oro testimoniamo che siamo fratelli e sorelle.

     
    D. – Quali sono gli elementi forti di questo dialogo tra giovani che provengono da luoghi, culture e religioni così diverse?

     
    R. – Il nostro dialogo è il dialogo della vita. Noi cerchiamo di vivere insieme il più possibile con ragazzi, giovani di altre religioni, di altre culture prima di tutto, per poter testimoniare poi insieme. Allora, concretamente siamo venuti qui a Coimbatore, che è un piccolo paesino nella grande e immensa India, e abbiamo condiviso l’alloggio, i pasti. Quindi, abbiamo imparato molto dalla loro cultura, anche arricchendoci. Abbiamo condiviso momenti di sport e condivideremo nei prossimi giorni le visite ai villaggi rurali poveri, dove lo "Shanti Ashram" porta avanti delle azioni di recupero e di educazione per i bambini. Quindi, andremo ad aiutare, a condividere i momenti più difficili della vita di questa famiglia nei posti rurali, per farcene carico, per conoscere, perché conoscendo possiamo amare meglio.

     
    D. – Quali frutti ci si può attendere da questa esperienza?

     
    R. – Io vedo già dei frutti e prevedo dei frutti a più livelli. A livello personale, perchè una volta tornati, noi "Ragazzi per l’unità", ognuno nel proprio paese, avremo nell’anima questa esperienza forte di unità, che ci farà sentire sempre, d’ora in poi, cittadini del mondo. Tutte le città del mondo adesso sono cosmopolite e dobbiamo condividere con persone di altre culture. Adesso avremo il cuore più largo e riusciremo di più a comprendere e a farci “uno”. Io sento questo: che riusciremo di più ad impegnarci collettivamente per una giustizia sociale più forte, per tutti i cittadini del mondo.

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    I ragazzi della Comunità missionaria di Villaregia riuniti in provincia di Rovigo per il MeetinGiovani

    ◊   Si chiuderà stasera con il concerto della cantante nicaraguense Sara Torres la terza edizione del MeetinGiovani della Comunità Missionaria Villaregia, iniziato il 6 agosto a Porto Viro, in provincia di Rovigo. Il motto scelto per l’incontro, “Scatena la vita”, sottolinea l’intento dei giovani di Villaregia di liberare la vita di ogni persona dalle catene della paura, dell’ingiustizia e della lontananza da Dio. Il servizio di Mariella Pugliesi:

    Danze etniche, laboratori di pittura e momenti di preghiera hanno fatto da cornice agli autentici rapporti di amicizia, nati tra i ragazzi provenienti da diversi Paesi del Mondo. Enrico, giovane vicentino di 26 anni, è uno degli organizzatori del raduno missionario internazionale:

     
    R. – L’ho preparato con uno spirito di donazione della mia esperienza, della mia fede, per gli altri giovani, per quelli che non hanno ancora incontrato questa speranza che ho io nel cuore. Sicuramente, i valori che si possono trarre da un’esperienza così sono valori forti, che uno si porta per la vita: sono i valori della fraternità universale. Comunichiamo insieme e il mondo è la nostra casa.
     
    Anche Simona, 24enne, piena di entusiasmo, arrivata dalla Sardegna, ha arricchito la sua vita con questa esperienza, che consiglia a tutti i giovani:

     
    R. – Il giovane è colui che è capace di libertà, di grandi cose, di grandi ideali, ma se nessuno lo aiuta in questo il giovane non vola come dovrebbe. C’è una diversità che diventa ricchezza, una diversità che non è paura dell’altro, che non è barriera, che non è timore, perché anche con i mass media, con tutto quello che sentiamo, a volte c’è paura del diverso. Invece qui si percepisce come il diverso ti completi. A tavola ho vissuto l’esperienza di pranzare con i brasiliani, con i peruviani, e sento proprio forte la gioia di potermi arricchire da questo confronto. Anche se le situazioni sono diverse c’è qualcosa che ci accomuna nel profondo. Direi che il giovane è fatto per volare in alto e quindi, forse, consiglierei al giovane di non smettere di sollevare il suo sguardo, di non accontentarsi di quello che ha intorno, di guardare sempre avanti. A me l’esperienza del Meeting, in questi giorni, mi sta veramente dando questo.

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    Anno Sacerdotale: la testimonianza di don Felicolo, dallo scoutismo al sacerdozio

    ◊   Oggi lavora al fianco di tanti immigrati, confrontandosi con culture ed etnie differenti, ma nel suo bagaglio di esperienze ci sono tante attività parrocchiali, pastorali al fianco dei giovani e soprattutto lo scoutismo. Per la nostra rubrica sull’Anno Sacerdotale, vi raccontiamo oggi l’esperienza di don Pierpaolo Felicolo, sacerdote da oltre dieci anni, vicedirettore dell’ufficio per la pastorale delle migrazioni del vicariato di Roma. Al microfono di Tiziana Campisi, don Pierpaolo racconta come è nata la sua vocazione sacerdotale:

    R. – Non mi bastava più la vita che facevo. E’ stato un riflettere costantemente, una necessità mia interiore - che non so fino a che punto si riesce ad esprimere bene - di stare con il Signore, orientando ogni mio gesto della vita quotidiana nello stare con Lui.

     
    D. – Come si è sviluppato il suo percorso personale?

     
    R. – Prima con lo scoutismo, quindi l’incontro con certe domande, con il prossimo. Poi, seguito da alcuni sacerdoti, vedevo l’esempio e la vita che conducevano e, sempre più, è nata questa domanda in me. Lavorando, vivendo, facendo volontariato, stando con i miei amici è cresciuta questa domanda del bisogno di vivere totalmente con il Signore e con i fratelli, per i fratelli.

     
    D. – Dubbi, incertezze, difficoltà... come li ha superati?

     
    R. – Questi ci sono sempre! C’è una comprensione diversa ogni giorno che passa. Le fatiche, le incomprensioni, i dubbi, le domande sono superate innanzitutto da un accompagnamento spirituale forte e autorevole, in un confronto con amici seri e fidati, sacerdoti. E poi mi metto soprattutto davanti a Dio. Io penso che oggi la mia vita nel quotidiano sia sempre riempita dalla presenza del mistero, questo mistero da cogliere, da vivere, stando alla presenza del Signore. Quindi, Dio che illumina con il suo Mistero, con la sua presenza questo mio agire. L'importanza della preghiera. Io vedo che se prego o non prego non è assolutamente la stessa cosa. Ogni azione, quindi, che sia illuminata dalla preghiera, anche le domande, le fatiche e le incomprensioni, sempre aprendomi alla Scrittura, sempre fermandomi un po' davanti al Signore. Il Signore poi dà la forza per superare le fatiche, le stanchezze e le incomprensioni.

     
    D. – Lei è felice?

     
    R. – Penso che stando con il Signore e vivendo con i fratelli senti una grande gioia interiore. E’ il Signore che mi fa sentire la felicità, è Lui che me la fa sentire, anche nei momenti in cui io non penserei mai di viverla. Sono felice? Io direi di sì. Sono in ricerca, non soltanto della felicità, ma dell’incontro con Lui, perché penso che la vera felicità sia incontrare il Signore, guardarlo un giorno faccia a faccia, contemplare e stare alla sua presenza. Ci sono dei momenti molto belli della mia vita. Lo vivo anche nel ministero, con tanti laici, nella parrocchia in cui collaboro, nel ministero che vivo come vice direttore dell’Ufficio pastorale delle migrazioni, accanto a tanti migranti da tante parti del mondo, nella città di Roma. La felicità la sento accompagnando gli altri, ma soprattutto quando il Signore accompagna me, mi aiuta ad accompagnare gli altri e ci accompagna insieme. Questa presenza di Dio mi fa sentire la felicità e penso che sia la felicità dell’uomo.

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    Chiesa e Società



    Venezuela: preoccupazione dei vescovi per alcuni eventi della vita politica

    ◊   La Conferenza episcopale del Venezuela ha pubblicato l’altro ieri con la firma dei quattro presuli membri della presidenza, sotto la guida dell’arcivescovo di Maracaibo mons. Ubaldo R. Santana Sequela, una breve dichiarazione per fare il punto sulla situazione del Paese proprio nel momento in cui cominciano le vacanze estive. Un periodo che - scrivono i vescovi - “dovrebbe essere uno spazio per il riposo e la distensione” e dunque un’occasione “per rinnovare la speranza, la voglia di vivere e lavorare per il bene personale e collettivo”. Nonostante questi auspici, i vescovi dichiarano di “constatare con preoccupazione”, però, come le vacanze di quest’anno siano iniziate sotto il segno dell’ “approvazione frettolosa e senza dibattito di nuove leggi e ordinamenti, la chiusura di numerose radioemittenti e il ricorso alla violenza da parte di gruppi che agiscono senza controllo”. Inoltre - osservano i presuli venezuelani - il Paese ha continuato ad assistere a numerose perquisizioni senza motivo così come all’applicazione di multe, atti in cui il denominatore comune è l’uso della forza. Nel campo internazionale, i vescovi rilevano poi “le tensioni che si sono create per via dei conflitti con l’Honduras e la Colombia”. “Tutte queste situazioni - precisa la dichiarazione - sono causa di inquietudine e angoscia fra la popolazione”. La chiusura di numerose radiostazioni - si legge nel comunicato - “mette in dubbio il pluralismo e la libertà d’espressione che la legge garantisce. D’altra parte, la misura colpisce centinaia di venezuelani e venezuelane che resteranno senza un’occupazione e senza un futuro per le loro famiglie”. I presuli denunciano anche l’approvazione, in prima lettura, della Legge organica sul sistema educativo nazionale perché fatta “da un giorno all’altro (…), senza dibattito e senza tener conto del contributo fornito tempestivamente da parte di diverse organizzazioni della società civile. Tutto ciò “mina la partecipazione cittadina, serena e dialogante, e naturalmente ostacola il bene comune della società”. Con riferimento alla continua polemica delle autorità venezuelane nei confronti di quelle della Colombia, che ormai va avanti da diversi anni, i vescovi ritengono che “questo conflitto ostacoli la convivenza pacifica desiderata dai due Paesi e la tranquillità” di tantissimi “colombiani che vivono e lavorano in Venezuela” (…), mettendo in “pericolo la sopravvivenza di migliaia di persone e famiglie che vivono dello scambio commerciale tra le due nazioni”. Infine, la Conferenza episcopale del Venezuela “chiede a tutti, al governo e ai cittadini, di agire per aprire spazi di dialogo e intesa, centrando l’attenzione sui problemi più urgenti della popolazione”. Concludendo la propria esortazione, i presuli citano come urgenti necessità da curare: l’insicurezza dei cittadini, l’instabilità nel campo lavorativo e “il rispetto del tempo vocazionale inteso come quel tempo che serve per alimentare lo spirito con i valori superiori della carità e dell’amicizia”. (A cura di Luis Badilla)

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    Giovani e migrazioni al centro della 12.ma assemblea dei vescovi dell'Africa occidentale

    ◊   "Amate la cultura della vostra gente. Dopo gli studi tornate a casa e contribuite allo sviluppo delle vostre nazioni". È l’appello lanciato ai giovani africani dalla 12.ma assemblea plenaria dei vescovi dell’Africa occidentale anglofona (Aecawa) - che comprende i vescovi cattolici di Gambia, Sierra Leone, Liberia, Ghana e Nigeria - conclusasi ieri a Banjul, in Gambia, sul fenomeno della “migrazione dei giovani nell’Africa occidentale”. Un tema, questo, considerato particolarmente importante oggi, nel momento in cui all’associazione anglofona si sta unendo la controparte francese, per la formazione di una Conferenza Episcopale Regionale dell’Africa occidentale (Recowa), che abbracci l’intera regione. “Sappiamo che l’immigrazione è un fenomeno universale, che richiede dialogo e preghiera – scrivono i vescovi nel loro comunicato finale – e siamo consapevoli che esistono vari tipi di migrazione". Da questa, infatti, possono scaturire elementi positivi, che contribuiscono allo sviiluppo dell’esistenza umana, a vari livelli. Ma la migrazione può avere anche conseguenze negative, come la criminalità, l’allontanamento dalla famiglia, il traffico di esseri umani o la prostituzione. Il tema della migrazione, quindi – proseguono i vescovi – richiede un’azione seria e comune da parte dei governi dell’Africa Occidentale, della Chiesa e dei giovani stessi”. “Come membri del nuovo Recowa – prosegue il comunicato - ci impegniamo a stimolare sacerdoti e religiosi affinchè facciano emergere l'orgoglio dei nostri cittadini, perché apprezzino ciò che hanno nel proprio Paese”. Tra i temi affrontati nel documento, anche la disoccupazione giovanile in Africa. La Chiesa, in accordo con i governi – raccomandano i vescovi - deve sradicare la disoccupazione e creare lavoro sia nelle zone rurali che in quelle urbane, evitando così l’abbandono delle proprie terre da parte dei giovani. La politica e la Chiesa dovrebbero creare programmi culturali, educativi e sportivi per fare in modo che i giovani apprezzino il proprio bagaglio culturale, e le tradizioni della regione dell’Africa Occidentale. "Sentiamo il bisogno – sottolineano nel comunicato finale – di creare le condizioni economiche e politiche che permettano alle nuove generazioni di seguire le proprie aspirazioni". Chiaro, infine, il messaggio rivolto proprio ai giovani: dopo gli studi tornate nel vostro Paese, non fuggite all’estero senza documenti o per vie clandestine, e soprattutto non fatelo mai per ragioni sbagliate come la droga, la prostituzione, la criminalità. (L.G.)

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    Filippine, la lotta dei religiosi cattolici contro gli abusi su donne e minori

    ◊   Combattere gli abusi sessuali sui minori e lo sfruttamento delle donne. È l’appello lanciato dai religiosi e dalle organizzazioni cattoliche al presidente delle Filippine, Gloria Macapagal Arroyo, perché applichi con urgenza la procedura per la votazione dell'House Bill No. 84, il disegno di legge che punisce le violenze su donne e minori. Abusi in crescita negli ultimi anni – come rileva l’Osservatore Romano - dovuti in particolare all’aumento delle violenze in famiglia e al crescente sfruttamento di migliaia di giovani coinvolti nella terribile piaga del turismo sessuale. Nelle Filippine sono sempre di più i religiosi cattolici locali e i missionari esteri che combattono in difesa di donne e bambini. Padre Shay Cullen è uno di loro. Missionario di nazionalità irlandese, è impegnato da oltre trent’anni nella lotta contro lo sfruttamento dei minori. La sua missione è a Olongapo City, a nord di Manila, una città per la quale passa la maggior parte del turismo diretto a Angeles City, uno dei principali centri asiatici di prostituzione. È qui che padre Cullen ha dato vita alla fondazione People’s Recovery, Empowerment Development Assistance (Preda). Con lui, i volontari della fondazione intervengono per recuperare i minori sessualmente abusati e assicurare loro la giusta protezione. Secondo i dati del National Child Abuse Neglect Data System, sono infatti oltre 1.700 i casi di abusi registrati nel 2007. Un numero in aumento, un fenomeno da combattere, anno dopo anno. (L.G.)

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    A Giakarta un summit per la democrazia in Myanmar

    ◊   Un piano per la “riconciliazione nazionale” in Myanmar, ma anche il primo tentativo di movimento unitario e condiviso dall’intera popolazione birmana dagli anni della lotta per l’indipendenza dell’ex Birmania. Un movimento che vede protagonisti partiti pro-democrazia e gruppi etnici, in un vertice che si terrà a Giakarta il 12 e il 13 agosto, all’indomani della sentenza del processo a carico della Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi. A rendere nota l’iniziativa è l’agenzia Asianews, che riferisce quanto annunciato dal Movement for Democracy and Rights for Ethnic Nationalities, movimento di cui fanno parte membri del partito di opposizione birmano Lega nazionale per la democrazia (Nld) e minoranze etniche del Paese. Tra gli obiettivi principali del vertice di Giakarta, quello di favorire il dialogo con la dittatura al potere in Myanmar, offrendo “una strategia di uscita sostenibile per i militari”. Gli organizzatori, auspicando un coinvolgimento ad ampio respiro in una società caratterizzata da divisioni e conflitti interni, vogliono promuovere “un futuro di democrazia fondato sul potere civile, non militare, perché – dicono - il Myanmar può avviare una fase di riforme democratiche senza sollevamenti di massa e recriminazioni”. L’11 agosto, intanto, è attesa la sentenza del processo a carico di Aung San Suu Kyi e la stessa leader dell’opposizione è “pronta al peggio”. La Nobel per la pace, imprigionata dalla dittatura per aver ospitato un cittadino americano nella sua abitazione, ha affermato che la decisione della corte è già “dolorosamente ovvia”. Per la donna, che ha trascorso agli arresti 14 degli ultimi 20 anni, si prospetta una condanna fino a un massimo di cinque anni, tanti quanti ne bastano per impedirle di partecipare alle prossime elezioni politiche del 2010. (L.G.)

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    Sri Lanka: pellegrinaggio alla Madonna di Madhu all'insegna della pace

    ◊   Pace e riconciliazione nazionale. Saranno questi i temi del prossimo pellegrinaggio annuale al Santuario della Madonna di Madhu, nello Sri Lanka - in programma il 15 agosto, per la Solennità dell’Assunzione - al quale la Chiesa locale si sta preparando con speciali preghiere dedicate alla pace in tutte le diocesi. Quest’ultima, infatti, sarà l'intenzione di preghiera centrale sia nei giorni della vigilia, sia nella fase del pellegrinaggio (che molti fedeli compiono a piedi), ma anche durante le celebrazioni che si terranno al Santuario. Dopo un accordo fra la Chiesa cattolica srilankese e il governo - spiega l’agenzia Fides - è stata scongiurata l’ipotesi di un rinvio o di un annullamento del pellegrinaggio, che avrebbe potuto essere cancellato per motivi di sicurezza. Il Santuario, infatti, era stato coinvolto nei mesi scorsi nel conflitto fra esercito nazionale e ribelli tamil e la statua della Vergine era stata trasferita per precauzione. Le autorità governative si sono però impegnate a rendere perfettamente agibile l’area del Santuario, bonificandola dalle mine antiuomo e da altri ordigni bellici disseminati nella zona. Inoltre, il percorso che conduce alla chiesa non sarà più intralciato da posti di blocco e da altre misure di sicurezza che hanno reso difficile il cammino dei pellegrini. Quest’anno ci si aspetta per l’evento un grande flusso di fedeli, contrariamente a quanto avvenne lo scorso anno, quando a causa dei bombardamenti e degli scontri, solo 500 pellegrini riuscirono a compiere la visita al Santuario di Madhu. (L.G.)

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    6 settembre, Giornata europea della cultura ebraica in 28 Paesi

    ◊   Domenica 6 settembre, il 17 Elul 5769 del calendario ebraico, in 28 Paesi si celebrerà la Giornata Europea della Cultura Ebraica. La manifestazione, giunta al suo primo decennale e promossa dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, sarà “un’occasione per scoprire la presenza ebraica e le testimonianze culturali che le comunità ebraiche hanno lasciato in tutta Europa”, spiegano gli organizzatori. Tema dell'evento, riferisce l’Agenzia Sir, saranno quest’anno le feste e le tradizioni ebraiche. 59 le località coinvolte: in ciascuna di esse, sinagoghe, luoghi di culto e di incontro, quartieri che hanno vissuto la presenza di comunità ebraiche saranno aperti alla visita. Com'è nella tradizione della Giornata, poi, una città viene indicata come ideale "capofila" delle località coinvolte. Quest'anno la prescelta è Trani, località pugliese che per un millennio è stata il punto di riferimento per tutte le comunità ebraiche nel Mezzogiorno d'Italia: un percorso illustre, interrotto nel 1541, quando l'editto di espulsione dal Regno di Napoli, emanato dal re spagnolo Ferdinando, colpì gli ebrei del Sud d'Italia. I programmi di ogni località saranno consultabili su: www.moked.it/giornatadellacultura. (L.G.)

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    Parte oggi la "Settimana nazionale della famiglia" nelle parrocchie brasiliane

    ◊   Le parrocchie brasiliane celebrano a partire da oggi la “Settimana nazionale della famiglia”, dedicata al tema “Famiglia, Chiesa domestica, via del discepolato”. Una scelta tematica che lega l’annuale iniziativa all’ “Anno catechistico nazionale”, aperto dai vescovi brasiliani nel mese di aprile. Nel presentare il sussidio elaborato per la “Settimana”, il presidente della Commissione episcopale per la vita e la famiglia, l'arcivescovo Orlando Brandes, ha evidenziato la missione di “Chiesa domestica” svolta dai genitori nella trasmissione della fede ai figli - che vedono nel padre e nella madre i loro primi catechisti - e l’intenzione dei vescovi di approfondire il rapporto tra famiglia e catechesi nel corso dell’ “Anno catechistico”. Da parte sua, padre Luiz Antônio Bento, segretario esecutivo della Commissione episcopale, ha messo in luce l’intenzione della Chiesa di valorizzare l’importanza fondamentale della famiglia - particolarmente segnata dalle profonde e rapide trasformazioni della società e della cultura - anche attraverso le speciali liturgie, le catechesi e i diversi incontri organizzati nell’ambito della “Settimana”. In questa stessa ottica si colloca il “Manifesto in favore della famiglia” diffuso dall’episcopato del Brasile nel corso dell’ultima assemblea generale, in cui i presuli invitano i mezzi di comunicazione, gli operatori sanitari, il sistema educativo, le imprese, le istituzioni pubbliche e tutte le Chiese a promuovere i valori familiari e ad agire come “amici della famiglia”.

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    Papua Nuova Guinea, una "Casa per ragazze" con le missionarie di Vanimo

    ◊   Restituire dignità alle giovani donne maltrattate. È la missione della “Casa per ragazze” di Vanimo, la diocesi più povera e remota di Papua Nuova Guinea. Un luogo dove queste possono rifugiarsi “per trovare riparo dalle violenze fisiche e psicologiche”, come spiegano le suore della congregazione delle “Serve del Signore e della Vergine di Matara”, che hanno realizzato il progetto con il sostegno di Acs (Aiuto alla Chiesa che soffre). “Qui le donne vivono in uno stato di oppressione e abbandono, la società non ha alcun rispetto della loro dignità” – riferisce ad Acs suor Maria, a Vanimo dal 2002. Tra i loro compiti, riferisce l’agenzia Sir, la realizzazione di un catechismo nella lingua pidgin – la più diffusa tra la popolazione - la formazione dei catechisti nei villaggi in mezzo alla giungla, l’insegnamento del catechismo a bambini, giovani e adulti, e l’assistenza alle donne al momento del parto. Ma le religiose si dedicano soprattutto alla cura spirituale delle ragazze alle quali, spiega suor Maria, “cerchiamo di dare la consapevolezza della propria dignità che deriva loro direttamente da Dio”. Suor Maria fa sapere come il progetto voglia, infatti, offrire una speranza a queste donne, che “non hanno alcun accesso all’istruzione, si sposano bambine e spesso sono vittime di abusi sessuali o sono sottomesse ai propri mariti. Donne e madri che portano l’intero peso dell’educazione dei figli e del mantenimento della famiglia”. (L.G.)

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    Una rete di teatri antichi per il Mediterraneo

    ◊   Un cartellone di spettacoli e una rete di teatri mediterranei per un grande progetto che abbracci le sponde del Mare Nostrum. In una due giorni di lavori a Siracusa, il Centro regionale di Restauro della Regione Sicilia ha presentato "Artea", parte integrante di un progetto europeo più ampio da 2.700.000 euro che mette in relazione Egitto, Marocco, Tunisia e Giordania con 14 regioni italiane, per la promozione della cultura e del territorio attraverso i tesori artistici e ambientali. "Artea" coinvolge Tunisia, Lazio, Calabria e Sicilia, attraverso i rispettivi teatri di Bulla Regia, Ferento, Scolacium e Akrai di Palazzolo Acreide. Il progetto, finanziato con quasi 900 mila euro, prevede la messa in rete delle indagini per la conservazione e la mappatura dei teatri antichi, in vista anche, entro l'anno prossimo, di un cartellone unico di spettacoli messi in scena nei siti archeologici. Il curatore del progetto, Roberto Garufi, ha spiegato che questo “è il reale avvio della Carta del Rischio del Mediterraneo attraverso uno dei suoi capisaldi, ovvero la conservazione e il corretto uso dei teatri antichi. Il Centro di restauro ha fornito una banca dati dei siti di eccellenza ai diversi Paesi del Mediteraneo, ma contiamo di integrarla con i rilevamenti via satellite per valutare le condizioni di pericolosità dei luoghi in relazione a possibili disastri, non solo ambientali, ma anche umani, come guerre o atti terroristici''. Un progetto analogo è "Athena" - finanziato con 1.800.000 euro dei fondi Euromed Heritage e cofinanziato dalla fondazione Cyark di San Francisco - che invece coinvolgerà entro il 2012 i teatri antichi di Petra e Jerash (Giordania), di Cartagine (Tunisia), di Tipasan (Algeria) e di Merida (Spagna), e li metterà in relazione con il Teatro Greco di Siracusa. Questa volta il cartellone di spettacoli in costruzione sarà "ritagliato su misura" a seconda dei diversi teatri.

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    Tre milioni e mezzo di visitatori in due anni per il portale della Città del Vaticano

    ◊   Il portale istituzionale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano (www.vaticanstate.va) compie due anni. Lanciato nel 2007, era stato ideato nel 2005 “con l’intento di costituire un bacino di informazioni per presentare lo Stato, la sua organizzazione, le attività e i servizi”, come spiega il responsabile della redazione e della gestione dei contenuti, Eugenio Hasler. Il portale è diviso in cinque differenti sezioni, tante quante sono le lingue nelle quali è possibile consultarlo. I visitatori sono stati poco meno di tre milioni e mezzo, gli accessi circa 2.800 al giorno e in totale sono state 31 milioni le pagine consultate. Al primo posto fra i visitatori del sito ci sono gli italiani, più del 20 per cento del totale, seguiti da statunitensi, tedeschi e spagnoli. Le pagine più cliccate sono quelle collegate alle sei webcam: quella che inquadra la tomba di Giovanni Paolo II, quella che dalla cupola della Basilica di San Pietro mostra la piazza, quella che dà sul Colonnato, quella che dai Giardini vaticani inquadra la Cupola di San Pietro, quella che mostra il palazzo del Governatorato e quella di Castel Gandolfo. Le sezioni di maggior successo sono invece le parti dedicate all’Ufficio filatelico e numismatico e quelle delle note generali dello Stato. Il sito è usato dagli utenti per ottenere ogni tipo di informazione sullo Stato Vaticano, dalle Poste alla farmacia, dalle istituzioni alle normative. E’ possibile anche fare un tour nei Giardini vaticani, nelle Ville pontificie di Castel Gandolfo, nella Basilica di San Pietro e in altri edifici. Dal sito si arriva poi agli altri portali dei media vaticani. Attraverso la sezione “shop”, ancora in costruzione, sarà possibile l’acquisto anche di monete e francobolli del Vaticano.

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    24 Ore nel Mondo



    Iran: i pasdaran chiedono di processare il leader dell'opposizione Mussavi

    ◊   I pasdaran iraniani vogliono un processo contro i due candidati dell’opposizione e l’ex presidente riformista Khatami. Un alto comandante delle Guardie della Rivoluzione iraniana, Yadollah Javani, ha dichiarato all’agenzia di stampa nazionale "Irna" che Mohammad Khatami, Mir Hossein Mussavi e Mehdi Karrubi devono essere “'giudicati e puniti” per il loro ruolo nei disordini di Teheran seguiti alle elezioni che hanno confermato Mahmoud Ahmadinejad alla guida del Paese. Il comandante dei pasdaran è convinto che i tre siano i “principali sospettati di essere dietro la rivoluzione di velluto in Iran”. I governi europei hanno criticato duramente le sessioni giudiziarie iraniane, la seconda si è aperta ieri, contro gli imputati per i disordini postelettorali. Alla sbarra ci sono anche due dipendenti delle ambasciate di Francia e Regno Unito. La presidenza di turno dell’Ue ha chiarito che qualsiasi azione contro cittadini europei o rappresentanze diplomatiche sarà vista come un atto contro l’intero blocco europeo.

    Incidente sul fiume Hudson
    E’ di nove vittime il bilancio definitivo dell’incidente fra un elicottero e un piccolo aereo Piper a New York, avvenuto ieri a mezzogiorno (ora locale) sopra il fiume Hudson. Le vittime sono cinque turisti italiani, a bordo dell’elicottero della "Liberty Tours", i due passeggeri dell’aereo e i piloti dei due velivoli. Ignote per ora le cause dello scontro: secondo i testimoni la visibilità era molto buona e “l’aereo sembrava fuori controllo”. “E’ il più terribile scontro tra un elicottero e un aereo sopra Manhattan mai accaduto nella storia”, ha detto il sindaco della città, Michael Bloomberg.

    Accordo raggiunto in Madagascar
    Dopo diversi giorni di negoziati a Maputo, in Mozambico, i due leader al centro della crisi politica malgascia hanno raggiunto un accordo per un periodo di transizione di 15 mesi, nel corso del quale saranno indette le elezioni. Il presidente uscente, Marc Ravalomanana, era stato costretto all’esilio dal leader dell’opposizione, Andry Rajoelina, che lo accusava di aver usato fondi pubblici a scopo personale. Ravalomanana ha fatto sapere che “per l’interesse della nazione” non parteciperà personalmente al governo di unità del periodo di transizione.

    L’Eta rivendica gli ultimi attentati
    A più di una settimana di distanza, l’Eta, l’organizzazione terroristica basca, ha rivendicato gli attentati che hanno colpito a luglio l’isola spagnola di Maiorca, oltre alle esplosioni avvenute a Burgos e Durando. In un comunicato inviato al giornale basco "Gara", l’Eta si è dichiarata responsabile anche dell’attacco che - due mesi fa a Bilbao - ha ucciso un ispettore di polizia, Eduardo Puelles Garcia, che l’organizzazione accusa di essere stato “un torturatore”.

    Primi arresti per clandestinità sul suolo italiano
    Ieri a Sanremo sono stati compiuti i primi due arresti per reato di clandestinità, introdotto dal pacchetto sicurezza: si tratta di due marocchini di 25 e 31 anni. Secondo il dispositivo, approvato dal Parlamento a luglio ed entrato ieri in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, l’immigrazione clandestina è punibile con multe e con l’espulsione dal territorio nazionale. Il pacchetto prevede anche l’istituzione delle associazioni di volontari per la sorveglianza, le cosiddette “ronde”.

    Muore un migrante in Algeria
    Un uomo è morto e almeno 11 persone sono disperse in seguito allo scontro tra un’imbarcazione della guardia costiera e una barca che trasportava migranti al largo del porto di Annaba, in Algeria. Secondo le autorità locali, l’incidente è avvenuto dopo che tre imbarcazioni di migranti avevano rifiutato di fermarsi. Sarebbero oltre 70 le persone che hanno tentato di scappare via mare dal Paese negli ultimi due giorni.

    Pakistan-talebani
    Secondo le autorità di Islamabad uno dei leader talebani in Pakistan è morto negli scontri per la successione a Beitullah Meshud, il ricercato numero uno del Paese, che sarebbe stato ucciso in un raid americano. Si tratterebbe del comandante Hakimullah Mehsud, uno dei più stretti collaboratori del capo talebano, che ieri aveva smentito alla Bbc l’uccisione del leader. Oggi almeno 11 persone sono morte negli scontri a fuoco fra l’esercito governativo e le milizie talebane nel nordovest del Pakistan.

    Un soldato inglese ucciso in Afghanistan
    Un soldato britannico è morto per l’esplosione di un ordigno nella provincia meridionale afghana di Helmand, roccaforte talebana. Dall’inizio del mese sono già 20 i militari stranieri uccisi. La sorveglianza delle forze armate straniere nel Paese è stata aumentata in vista delle elezioni, in programma per il 20 di agosto. Intanto, l’Inghilterra ha annunciato il ritiro della sua squadra nazionale di badminton dai Campionati mondiali - che inizieranno lunedì a Hyderabad, in India – in seguito alle minacce ricevute dal gruppo terroristico islamista pachistano Lashkar-e-Taiba, lo stesso considerato responsabile dell’attentato di Mumbai dello scorso novembre.

    Un milione di sfollati in Cina
    Quasi un milione di persone hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni sulla costa sudorientale della Cina per l’arrivo del tifone "Morakot" e 35 mila imbarcazioni hanno dovuto tornare a riva. Nei giorni scorsi, "Morakot" ha fatto cadere su Taiwan quasi 2 metri e mezzo di acqua, causando l’alluvione più grave degli ultimi 50 anni nelle regioni meridionali del Paese. Almeno 29 persone sono state dichiarate disperse e una è stata trovata morta.

    Frana nel nord dell’India
    Nello Stato settentrionale indiano dell'Uttarakhand, 43 persone sono morte in seguito a una frana che ha coinvolto almeno tre villaggi nel distretto di Pithoragarh. A provocare la frana sono state le forti piogge dei giorni scorsi. Secondo la polizia locale altre 50 persone sarebbero intrappolate. Il bilancio delle vittime è destinato ad aumentare: nuove piogge sono previste, nelle prossime ore, e i soccorsi sono resi più difficili a causa dell’interruzione delle vie di comunicazione con i centri abitati colpiti.

    Israele
    Israele ha richiamato a Gerusalemme il proprio console generale a Boston, Nadav Tamir, perché fornisca “chiarimenti” al ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman. In un memo destinato a uso interno (poi entrato in possesso dell’emittente israeliana "Channel 10 TV") Tamir criticava l’esecutivo di Gerusalemme. “Il modo in cui stiamo conducendo le relazioni con il governo americano sta causando a Israele un danno strategico – aveva scritto Tamir nella sua relazione - La distanza creata fra noi e l’Amministrazione Obama ha chiare implicazioni sulla deterrenza israeliana”. Le critiche del diplomatico fanno riferimento alla decisione del premier, Benjam Netanyahu, di respingere la richiesta del presidente americano, Barack Obama, di “congelare” la costruzione degli insediamenti nella West Bank. Intanto ieri un colpo di mortaio lanciato dalla Striscia di Gaza verso Israele è esploso vicino al valico di Karni, dove doveva transitare un convoglio di 90 autocarri carichi di merci per Gaza. Le autorità militari hanno confermato che non ci sono state vittime né danni. Un incidente analogo era avvenuto il 16 luglio scorso.

    Attentato in Mauritania
    Un attentatore suicida si è fatto esplodere, ieri sera, davanti all’ambasciata francese della capitale mauritana, Nouakchott. Due guardie sono rimaste ferite. Non ci sono state rivendicazioni, ma le autorità locali avevano attribuito la responsabilità degli ultimi attentati che hanno colpito il Paese ad Al Qaeda nel Maghreb, l’organizzazione terroristica islamista attiva negli Stati dell’Africa nordoccidentale. Tre giorni fa Mohamed Ould Abdel Aziz - che un anno fa era salito al potere con un colpo di Stato – aveva giurato come presidente dopo aver vinto le elezioni.

    Putin
    Dieci anni al potere: un record per l’attuale premier russo Vladimir Putin, che riceve il suo primo incarico alla guida dell’esecutivo di Mosca nel 1999. Poi nel 2000, forte anche del consenso popolare per la campagna cecena, diviene il primo presidente dell’era post-eltsiniana. Nel 2007 alla scadenza del secondo mandato, Putin indica come suo successore alla presidenza Dimitri Medvedev e torna a ricoprire la carica di premier. Sulla figura di Putin, Stefano Leszczynski ha intervistato Fulvio Scaglione, vicedirettore di "Famiglia Cristiana" ed esperto di questioni russe:

     
    R. – Putin è diventato primo ministro dieci anni fa e quando diventò primo ministro tutti si domandarono chi fosse. Moltissimi scrissero anche che era una figura pallida, messa lì e destinata a durare poco, com’era capitato ad altri nel decennio eltsiniano. In realtà Putin, prima di arrivare al premierato, era stato due volte ministro, segretario del Consiglio di sicurezza e - carica importantissima – amministratore dei beni presidenziali, oltre che, come tutti sanno, vicesindaco di San Pietroburgo. La mia teoria, da sempre, è che Putin sia stato preparato al raggiungimento dei massimi livelli del potere da ambienti che poi, non a caso, sono quelli che in questo decennio hanno dominato la scena politica russa: l’alleanza tra i rappresentanti del settore dell’energia e quelli delle forze di sicurezza.

     
    D. – Putin continua ad essere un leader politico che piace ai russi…

     
    R. – Teniamo presente che negli otto anni in cui Putin è stato primo ministro, il tenore di vita dei russi, in termini reali, è cresciuto del 10 per cento e questo indubbiamente lo ha favorito. In secondo luogo, Putin ha portato stabilità nella vita dei russi, limitando anche i diritti civili e la libertà di stampa, cose che non possono essere nascoste. Non dimentichiamo poi la questione della Cecenia: Putin, con un pugno d’acciaio, ha risolto la questione cecena. E la stragrande maggioranza dei russi sulla questione cecena era ed è con Putin.

    Sri Lanka
    Dai risultati preliminari sull’esito delle elezioni locali nel nord dello Sri Lanka, le prime dopo una guerra durata vent’anni fra esercito governativo e milizie separatiste, emerge la vittoria nella città di Vavuniya del partito che sostiene i ribelli delle Tigri Tamil, la "Tamil National Alliance". Il partito al governo, "United People's Freedom Alliance", si è aggiudicato invece Jaffna, la città più grande dell’area.(Panoramica internazionale a cura di Valentina Fizzotti)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 221

     
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