Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 08/08/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • La Chiesa ricorda San Domenico, predicatore straordinario. Benedetto XVI: l'annuncio del Vangelo indispensabile per ogni cristiano
  • Il Papa nomina mons. Antonini nunzio in Serbia
  • La Fondazione Populorum Progressio in favore dei popoli indigeni di America Latina e Caraibi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Matrimonio e convivenze: la riflessione del cardinale Antonelli e del prof. Dalla Torre dopo una sentenza della Cassazione
  • Sicurezza stradale. Mons. Negri: norme severe per salvare la vita
  • Don Sturzo a 50 anni dalla morte: vivo il suo richiamo al legame tra morale e politica
  • Istituti per minori in Italia: nel sud ancora attivi
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Il presidente dei vescovi del Perù risponde alle accuse di un ministro. Minacce di morte contro mons. Barreto
  • Il cardinale Bergoglio: povertà e ingiustizie in Argentina nascoste dalla Tv
  • Ban Ki-moon chiede agli Stati di difendere i diritti dei popoli indigeni
  • Leader tribali del Delta del Niger indicono la 'Giornata della non violenza'
  • Francia: disastro ecologico vicino al Parco nazionale della Camargue
  • Intervento del cardinale Levada alla convention dei Cavalieri di Colombo
  • Mons. Eterovic interviene ad una conferenza dell'American Bible Society
  • Taiwan: sale l’attesa per la Giornata della Gioventù
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: i talebani smentiscono la morte del loro leader
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Chiesa ricorda San Domenico, predicatore straordinario. Benedetto XVI: l'annuncio del Vangelo indispensabile per ogni cristiano

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria liturgica di San Domenico di Guzmán, che il Papa ha definito “modello” per la Chiesa, nell’Angelus di domenica scorsa. Fondatore dell’Ordine dei Frati Predicatori, meglio noti come Domenicani, San Domenico nasce in Spagna nel 1170. Dopo una vita spesa interamente al servizio dell’annuncio del Vangelo e della carità verso i più deboli, muore nel 1221 a Bologna. Nel 1234 viene canonizzato da Gregorio IX che di lui ebbe a dire: “Conosco un uomo, che seguì in tutto e per tutto il modo di vivere degli Apostoli”. L’Ordine dei Domenicani conta oggi più di 600 case con oltre 6000 membri. Il servizio di Alessandro Gisotti:
     
    “Apriva bocca o per parlare con Dio nella preghiera o per parlare di Dio”: in questo detto, tramandato nei secoli, troviamo la cifra della vita umile e straordinaria di San Domenico di Guzmán. Un predicatore capace di coniugare fede e ragione, carità e verità. Nella sua adolescenza, mentre si prepara alla teologia, viene a contatto con le miserie causate dalle continue guerre e dalla carestia. Decide allora di vendere ogni bene superfluo per aiutare i poveri. D’altro canto, la grazia che più insistentemente chiede a Dio è proprio quella di una carità ardente. Terminati i suoi studi, viene inviato a predicare il Vangelo alle popolazioni della Francia meridionale, in balia degli eretici catari. L’esigenza di porre la Parola di Dio al centro della vita di ogni cristiano, così ardentemente sottolineata da San Domenico, non ha perso di attualità. Ecco l’esortazione di Benedetto XVI all’apertura del Sinodo sulla Parola di Dio, il 5 ottobre scorso:
     
    “Avvertiamo tutti quanto sia necessario porre al centro della nostra vita la Parola di Dio, accogliere Cristo come unico nostro Redentore, come Regno di Dio in persona, per far sì che la sua luce illumini ogni ambito dell’umanità: dalla famiglia alla scuola, alla cultura, al lavoro, al tempo libero e agli altri settori della società e della nostra vita”.

     
    Una Parola che va annunciata per le vie del mondo. E San Domenico, fedele al suo motto “predicare e camminare” lo fa instancabilmente. Dopo due viaggi missionari in Danimarca, Innocenzo III lo chiama a predicare nell’Albigese dove si impegna a sconfiggere l’eresia e a conquistare quante più anime possibili. Devotissimo della Vergine, insegna ai fedeli a meditare sui Misteri dell’Incarnazione: è il primo germe del Rosario. Negli anni, crescono gli amici che si stringono attorno a Domenico che matura la decisione di dare alla Predicazione forma stabile e organizzata. E’ il 22 dicembre del 1216 quando Onorio III dà l’approvazione ufficiale all’Ordine dei Frati Predicatori. Lo zelo missionario di Domenico e dei suoi seguaci fa risuonare l’imperativo che San Paolo rivolge a se stesso: “Guai a me se non annuncio il Vangelo”. Un dovere non meno urgente oggi, come sottolinea il Pontefice:
     
    “Diviene allora indispensabile per i cristiani di ogni continente essere pronti a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in loro (cfr 1 Pt 3,15), annunciando con gioia la Parola di Dio e vivendo senza compromessi il Vangelo”. (5 ottobre 2008)

     
    Uomo di preghiera e di studio, si impegna con fervore per un dialogo fecondo tra fede e ragione. Sforzo che culminerà nell’opera del suo figlio spirituale San Tommaso D’Aquino. Non a caso, San Domenico invia i suoi Frati predicatori soprattutto a Parigi e a Bologna, principali centri universitari del tempo. E quell’intuizione è oggi particolarmente presente nel Magistero di Benedetto XVI:
     
    “La fede suppone la ragione e la perfeziona, e la ragione, illuminata dalla fede, trova la forza per elevarsi alla conoscenza di Dio e delle realtà spirituali. La ragione umana non perde nulla aprendosi ai contenuti di fede, anzi, questi richiedono la sua libera e consapevole adesione". (Angelus 28 gennaio 2007)

     
    Sfinito dal lavoro apostolico e dalle penitenze, San Domenico muore il 6 agosto del 1221 nel suo amato convento di Bologna. Ai suoi frati che lo circondavano con devozione filiale e ammirazione lascia questo testamento spirituale: “Abbiate la carità, conservate l’umiltà, accumulatevi i tesori della santa povertà”.

    inizio pagina

    Il Papa nomina mons. Antonini nunzio in Serbia

    ◊   Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Serbia, mons. Orlando Antonini, arcivescovo titolare di Formia, finora nunzio apostolico in Paraguay. Mons. Antonini è nato 64 anni fa a Villa Sant’Angelo, in provincia dell’Aquila. Ordinato sacerdote a 41 anni è stato consacrato vescovo nel 1999.

    inizio pagina

    La Fondazione Populorum Progressio in favore dei popoli indigeni di America Latina e Caraibi

    ◊   La Fondazione Populorum Progressio ha approvato 193 progetti in favore delle comunità indigene ed afroamericane dell’America Latina e dei Caraibi per un valore complessivo di oltre 2 milioni e 100 mila dollari. La decisione è stata presa durante l’annuale riunione del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Populorum Progressio tenutasi dal 27 al 31 luglio a Paderborn, in Germania. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    I progetti, finanziati in gran parte dalla Conferenza episcopale italiana, riguardano i settori della sanità, dell’educazione scolastica e della formazione professionale. Durante la riunione sono state prese in esame le situazioni politiche, economiche ed ecclesiali di diverse nazioni con speciale attenzione all’Honduras e a quei Paesi che stanno vivendo momenti di tensione sociale. “Gli indigeni e i campesinos – si legge nel comunicato della Fondazione Populorum Progressio - rappresentano un’alta percentuale della popolazione in America Latina”. “Il rapido processo di urbanizzazione del continente e l’imposizione della cultura post-moderna hanno isolato questi popoli dal contesto sociale e dallo sviluppo al quale altri hanno potuto accedere”. Hanno in tal modo subito una vasta emarginazione e la mancanza di protezione, perdendo ingiustamente, molte volte, la proprietà delle loro terre. “Gli sforzi della comunità ecclesiale in difesa e in aiuto di queste popolazioni – si legge ancora nel documento - sono stati largamente sostenuti dai Pontefici”. Questo impegno prosegue adesso con altri 193 progetti orientati allo sviluppo integrale di popolazioni bisognose di protezione. La Fondazione Pontificia “Populorum Progressio”, istituita nel 1992, è un segno della carità del Santo Padre verso i popoli indigeni e i campesinos dell’America Latina e dei Caraibi.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Chi rappresenta i palestinesi: in prima pagina, Luca M. Possati sulle radici di un conflitto, le ragioni di una leadership.

    Un’apostasia che sprofonda l’Europa; cattolicesimo e secolarismo nell’età contemporanea: in cultura, la lezione tenuta dall’arcivescovo Angelo Amato ai docenti e agli studenti dell'università di Notre Dame nell’Indiana (Stati Uniti).

    La sofferenza mai placata di un veterano del Gulag: Marta Dell’Asta ricorda Lev Razgon, nel decimo anniversario della morte.

    In battaglia a braccia distese e mani aperte: Fabrizio Bisconti sul linguaggio dei gesti e dei segni nell'iconografia paleocristiana.

    Nell’informazione religiosa, Mario Ponzi intervista il direttore Massimo Bufacchi sui vent’anni dell’Ufficio del lavoro della Sede Apostolica.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Matrimonio e convivenze: la riflessione del cardinale Antonelli e del prof. Dalla Torre dopo una sentenza della Cassazione

    ◊   “Questa sentenza rappresenta un duro colpo per la famiglia”. Così il giurista Giuseppe Dalla Torre, rettore dell’Università Lumsa di Roma sulla sentenza della Corte di Cassazione che risolvendo un caso di furto tra ex conviventi, ha giudicato appropriato applicare le norme previste per il matrimonio, equiparando di fatto la famiglia alla mera convivenza. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato.

    R. – E’ una sentenza certamente sorprendente. La Corte poteva giungere a conclusioni analoghe senza doversi necessariamente rifare al modello della famiglia, senza equiparare la famiglia cosiddetta di fatto alla famiglia vera, quella fondata sul matrimonio, partendo dalla considerazione della convivenza – che si era protratta nel tempo – e quindi dei rapporti di fiducia e di affidamento tra i conviventi stessi. E’ grave perché la Corte di Cassazione prende lo spunto da un caso che non riguarda il diritto di famiglia per fare un discorso di carattere più generale.

     
    D. – L’articolo 29 della Costituzione stabilisce che famiglia è quella fondata sul matrimonio…

     
    R. – C’è una differenza sostanziale, anche dal punto di vista del fatto oltre che dal punto di vista del diritto: mentre il matrimonio è l’atto di volontà pubblico, formale, con cui le due parti si assumono i doveri – oltre che i diritti – che durano nel tempo, nel caso della convivenza di fatto c’è una precarietà che può durare anche per lunghissimo tempo ma che non impegna nessuna delle due parti.

     
    D. – La Cassazione ribadisce: il diritto non può non tener conto dell’evoluzione della società e aggiunge: famiglia e matrimonio hanno un significato diverso rispetto agli anni passati, in sostanza, quando sono stati inseriti nel codice. Un'affermazione preoccupante...

     
    R. – Direi assolutamente di sì, per il fatto che il matrimonio è un istituto – come dice lo stesso articolo 29 della Costituzione – che ha le sue radici prima del diritto positivo. Quindi, da questo punto di vista, il diritto positivo non può che modellarsi su quel paradigma e non viceversa. Che certi fenomeni esistano, lo sappiamo. Che abbiano una qualche consistenza lo sappiamo, ma che nel sentire comune matrimonio, famiglia o mera convivenza di fatto siano la stessa cosa, direi che proprio non è.

     
    D. – La Cassazione orienta il diritto. E' un colpo alla famiglia?

     
    R. – E’ un grave colpo alla famiglia. Non è la prima volta che la Cassazione ha queste sbavature nella sua giurisprudenza. Ci sono dei casi nei quali è giuridicamente ed anche socialmente giusto intervenire in situazioni che nascono da una convivenza di fatto, ma la via da seguire è quella indicata, a suo tempo, dalla Corte Costituzionale con molta saggezza: intervenire per riconoscere situazioni singolari e fattispecie tipiche, senza però un’equiparazione al matrimonio e alla famiglia.

     
    Ma cosa si può fare per aiutare le famiglie che oggi appaiono sempre più deboli e in crisi? Luca Collodi lo ha chiesto al cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia:

    R. – Oggi le sofferenze delle persone dovute alle separazioni, ai divorzi e a tutte le forme di precarietà della coppia, le esigenze dell’educazione dei figli, specialmente considerando quell’emergenza educativa di cui ha parlato anche il Santo Padre, la coesione sociale messa a rischio da tanti aspetti della nostra convivenza, mi pare che queste cose chiederebbero di rafforzare il patto coniugale, il matrimonio e di rendere più forte ed esplicita la coscienza, la consapevolezza del ruolo pubblico della famiglia. Vedo quindi con preoccupazione questo slittare progressivamente verso una privatizzazione ulteriore della famiglia, quasi un’irrilevanza della famiglia per la società.

     
    D. – Da parte di alcuni spesso si fa leva anche sul fatto che cambiano i tempi e quindi si può anche interpretare in modo diverso il significato del matrimonio...

     
    R. – Le indagini sociologiche, anche recenti, in diversi Paesi, mettono in evidenza tutta una serie di benefici che la famiglia cosiddetta tradizionale porta alla società e, viceversa, i numerosi danni che le pretese nuove forme di famiglia – come la famiglia monoparentale e le convivenze di fatto – portano alla società.

     
    D. – Perché il rapporto del matrimonio è differente da un rapporto di convivenza?

     
    R. – Direi che contraendo un matrimonio si prende un impegno che è pubblico, non solo davanti alla Chiesa ma soprattutto davanti alla società. Quindi chi si prepara al matrimonio si dovrebbe preparare più seriamente, sapendo di andare a prendere un impegno, di fare un patto pubblico solenne e, una volta che c’è una comunione di vita nata da questo patto di matrimonio, bisognerebbe sentire una maggiore responsabilità. Credo che l’opinione pubblica, i media e le pubbliche autorità dovrebbero avere la preoccupazione e l’attenzione di sostenere il matrimonio proprio in questa prospettiva di un’educazione alla responsabilità. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    Sicurezza stradale. Mons. Negri: norme severe per salvare la vita

    ◊   Estate, tempo di vacanze, tempo di viaggi. Oggi in particolare si registra un traffico intenso sulle strade italiane. Così si moltiplicano gli appelli alla prudenza: inviti lanciati anche dalla Chiesa perché il rispetto delle norme vuol dire rispetto della vita. Ascoltiamo in proposito il vescovo di San Marino-Montefeltro, Luigi Negri, al microfono di Luca Collodi:

     
    R. – L’importanza per la Chiesa dell’educazione stradale è l’importanza di uno strumento che certamente non è decisivo, ma può avere un influsso molto importante su quella rieducazione dell’uomo al senso della sua vita. Mi sembra che queste nuove disposizioni indichino quella valenza pedagogica di una legge, che è stata preoccupazione fondamentale del pensiero politico di San Tommaso d’Aquino. I valori non si impongono con la legge, ma le leggi certamente costituiscono una trama di rapporti, di occasioni, entro i quali i valori possono essere custoditi e al limite anche incrementati. Quello che è grave è che oggi la società vive un momento di grave disaffezione verso se stessa. L’uomo è come se non avesse più il senso del suo esistere, il senso della propria vita e il suo valore. Tutto ciò che può custodire e promuovere questo è certamente un fatto altamente positivo.

     
    D. – Mons. Negri, come nella vita anche alla guida di un’auto si ha la voglia talvolta di trasgredire...

     
    R. – ... per affermare incondizionatamente i propri istinti che costituiscono l’unica reale alternativa della mentalità comune a quella capacità di dominio di sé e dei propri istinti, in cui già Aristotele faceva consistere l’inizio della moralità umana.

     
    D. – Guidare un’auto può avere anche aspetti morali...

     
    R. – Può avere degli aspetti morali, non soltanto perché in essa può esprimersi quel senso profondo di sé, del valore della propria vita, del valore della vita degli altri, ma morale anche perché può aiutare a realizzare opere di alta moralità, come la carità, come l’aiuto alla sanità e quant’altro.

     
    D. – Servono delle pene più severe per far rispettare quanto ci siamo detti fino ad ora?

     
    R. – Secondo me sì, perché la severità - Tommaso D’Aquino ci ha insegnato anche questo - se proporzionata, rende comunque l’uomo più attento, più sensibile, forse anche un po’ impaurito nel senso buono. Il permissivismo o delle pene irrisorie certamente facilitano questa istintività che travolge tutto.

     
    D. – La Parola di Dio come può illuminare la strada, la mobilità umana?

     
    R. – La Parola di Dio illumina ogni strada, nel senso che tenta di ricondurre tutte le possibili strade umane. L’unica strada che l’uomo è chiamato a percorrere è quella del ritorno al Padre. Quindi, io credo che costituisca una fonte di chiarezza, di criteri esatti, per valutare la varietà delle strade in cui l’uomo si inoltra nella sua vita, la varietà delle sfide che riceve dalle strade che intraprende. Se non c’è la strada, o se l’uomo non è aiutato a capire quale sia la strada, anche le altre strade risultano sostanzialmente precarie e di difficile realizzazione. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    Don Sturzo a 50 anni dalla morte: vivo il suo richiamo al legame tra morale e politica

    ◊   Moriva 50 anni fa don Luigi Sturzo, il fondatore, nel 1919, del Partito popolare italiano, che segnò l’ingresso in politica dei cattolici italiani e diede il via alla nascita della Democrazia cristiana. Il suo pensiero oggi crea ancora dibattito e con noi lo ricorda lo storico Francesco Malgeri, uno dei primi borsisti dei corsi di Scienza Storica e Politica dell’Istituto Sturzo, fondato quando il sacerdote era ancora in vita, e di cui oggi il professor Malgeri è consigliere. L’intervista è di Francesca Sabatinelli:

    R. – Al termine di questo corso ha ricevuto i borsisti. Li accoglieva nel suo studiolo al convento delle Canossiane, sulla via Appia; ci faceva andare quattro alla volta per non affaticarsi eccessivamente. Ricordo il suo invito a studiare le cose cui eravamo più predisposti, l’interesse per chi era meridionale: questi sono alcuni aspetti che ricordo del mio rapporto – sia pure breve – con Luigi Sturzo.

     
    D. – Si è parlato spesso del don Luigi Sturzo profetico. Qual è la profezia di oggi?

     
    R. – Certamente il richiamo ad un’attenzione alla morale, il rapporto tra morale e politica non andava disgiunto. L’immagine del politico ancorato ad un contesto di valori che vanno rispettati, altrimenti si corre il rischio della degenerazione del sistema politico. Sturzo ha anche portato il mondo cattolico ad accettare la democrazia, ad essere espressione anche di difesa della democrazia in momenti difficili: penso a tutta la vicenda del regime fascista di fronte al quale Sturzo ha pagato di persona questa sua coerenza.

     
    D. – Se sono stati fatti degli errori storici sulla figura di Sturzo, quali sono stati a suo giudizio?

     
    R. - Spesso si è cercato di sottolineare un aspetto della sua vicenda trascurando il quadro generale della sua posizione. Penso, per esempio, alla sua battaglia nel secondo dopoguerra contro gli enti di Stato, contro lo statalismo e l’indebita presenza dello Stato nella vita economica del Paese; tutto, in questo contesto, si collocava in un ambito dove la libertà del mercato rappresentava un elemento fondamentale nell’organizzazione della vita di un Paese. Questa posizione è stata vista da alcuni come una posizione di retroguardia, da altri come una posizione più legata ad una visione liberista che in Sturzo non può essere colta nel senso tradizionale del liberismo, ma egli in qualche modo la correggeva, anche alla luce di quello che è l’insegnamento della scuola sociale della Chiesa, con un’attenzione alla realtà sociale che è presente nella vita economica di un Paese.

    inizio pagina

    Istituti per minori in Italia: nel sud ancora attivi

    ◊   A tre anni dalla chiusura obbligatoria degli istituti per minori, sono tre le strutture ancora attive in Italia, concentrate al Sud, in Sicilia e in Puglia. Quindici, in totale, i minori accolti. Questi i dati del monitoraggio 2009 del Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza. Entro dicembre 2006 - secondo la legge di riforma 149 del 2001 - gli istituti avrebbero dovuto cessare di esistere o essere riconvertiti in comunità. Per un’analisi della situazione Roberta Rizzo ha intervistato Mariagrazia Benassi, consigliere nazionale dell’Anfaa, Associazione Nazionale Famiglie adottive e affidatarie.

    R. – Non è un dato corretto perché gli istituti sono molti di più. Più che diventare comunità questi si sono riconvertiti in maniera piuttosto grossolana: il numero dei minori è sempre quello, solo che sono stati suddivisi in comunità. Il principio che sottende alla gestione del complesso è quello dell’istituto, perché se ci sono dieci comunità con dieci bambini siamo a 100 bambini in un unico edificio. La comunità non può avvicinarsi in questo modo al modello di famiglia.

     
    D. – Cosa prevedeva la legge?

     
    R. – Nel 2006 si sarebbero dovuti chiudere questi enormi istituti dove il minore era un numero - si parla appunto di istituti che ospitavano anche più di 100 bambini - ed inserire questi bambini in delle comunità che potevano ospitare un massimo di circa dieci bambini. Ogni regione avrebbe dovuto poi legiferare in materia. Ciò significa quindi dare una dimensione di famiglia, inserita però nel tessuto sociale.

     
    D. – Cosa vuol dire la riconversione degli istituti in comunità?

     
    R. – Bisogna vedere cosa s’intende per “riconversione”. Se devo ristrutturare l’edificio e farlo diventare una comunità, non va bene. Devo aiutare e far sì che possano sorgere delle comunità che siano inserite in un contesto sociale ed istituire, in tutte le regioni, un’anagrafe di quei minori che si trovano nelle comunità, per poter poi pianificare degli interventi ad hoc. Come dice la legge 149, del 2001, “il minore ha diritto a vivere in una famiglia; nella sua famiglia d’origine oppure in una affidataria o adottiva”. E’ ovvio che i costi della permanenza di un minore in comunità sono piuttosto alti, perché c’è una certa struttura da mantenere e ci sono degli operatori, che vanno anche selezionati. I comuni dovrebbero investire molto nella sensibilizzazione dell’affidamento familiare.

     
    D. – La chiusura degli istituti è di natura essenzialmente formale?

     
    R. – Direi di sì. Dal nostro punto di vista è ancora così. La nostra denuncia è che si facciano realmente delle vigilanze, le quali spettano alla Procura e al Tribunale dei minorenni.

    inizio pagina

    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 19.ma Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia continua a proporci il discorso di Gesù a Cafarnao in cui il Signore afferma di essere “il pane disceso dal cielo”. Di fronte alle mormorazioni della folla Gesù ribadisce:

    “Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia”.

     
    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

    L'uomo «fatto di terra» (Sal  9, 39) e, dopo il peccato, destinato a tornare alla terra (Gn 3, 19), tende a vivere la sua vita senza il Cielo. I più audaci possono anche supporre che ci sia un Cielo, ma che cosa esso possa effettivamente avere a che fare con la terra sfugge ad ogni presa e ad ogni slancio meramente terreno.

     
    Quando Gesù quel giorno disse: «Io sono il pane disceso dal Cielo» e si vide alzare una barriera di terrigna incredulità, il cuore della sua affermazione era che il Cielo, il mistero di Dio, era lì, presente in mezzo a loro. In Lui il Cielo non era più separato dalla terra, Perciò la terra della loro concreta umanità tornava, in Lui, ad avere un Cielo. Era l'annuncio della fine dello squallore di una terra senza Cielo, di una umanità senza Dio.

     
    I tre movimenti del "venire a Lui", del "credere in Lui" e del "mangiare" il pane che Egli è, sono tre passi di riapertura della terra al Cielo, dopo che il Cielo si è aperto alla terra. (1) Non si può andare a Cristo se non si è attirati dal Padre (Gv  6, 44). (2) Non si può credere in Lui se non sotto l'azione dello Spirito Santo (1 Cor  12, 3). (3) Non si può aver parte al suo Corpo e al suo Sangue senza essere trasformati e conformati a Lui.

     
    Tutto questo Gesù lo chiama con un nome che non appartiene più alla terra: «vita eterna». Andare a Lui, credere in Lui, mangiare il Pane disceso dal Cielo sono per noi, qui ed ora, la «vita eterna».

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Il presidente dei vescovi del Perù risponde alle accuse di un ministro. Minacce di morte contro mons. Barreto

    ◊   Il presidente della Conferenza episcopale peruviana, l’arcivescovo di Trujillo, Miguel Cabrejos Vidarte, ha espresso la propria profonda deplorazione per le accuse rivolte dal ministro della Giustizia contro un esponente della Chiesa cattolica, indicato “come istigatore” degli scontri del giugno scorso nella regione amazzonica di Bagua, in cui hanno perso la vita – ha detto - “fratelli poliziotti e indigeni”. Il presule ha smentito decisamente quanto affermato dal ministro nel corso della riunione del Comitato Onu per l’eliminazione della discriminazione razziale, a Ginevra lo scorso 3 agosto, perché "non corrisponde alla realtà dei fatti. La Chiesa - ha aggiunto - non ha mai avuto nessuna partecipazione alle operazioni e tantomeno alla conclusione di questi tragici eventi". Il presidente dell’Episcopato ha ricordato anzi di aver "condannato quanto stava accadendo insieme con il Difensore del Popolo" e di aver lanciato "un appello a mettere fine alle violenze, chiedendo l’immediata attenzione umanitaria ai feriti così come il ristabilimento dei canali del dialogo che non avrebbero mai dovuto essere mai interrotti”. Mons. Cabrejos Vidarte ricorda inoltre che l’allora primo ministro, Yehude Simon, aveva fatto visita alla sede dell’Episcopato “per chiedere l’appoggio dei vescovi per la soluzione del conflitto”. Dopo questa richiesta, osserva il presule, la Chiesa ha rinnovato il suo appello contro la violenza in favore della ricerca di un’intesa tra il governo e i gruppi indigeni che contestavano l’applicazione di accordi internazionali in materia di estrazione del petrolio nella regione amazzonica. Al tempo stesso l’Episcopato aveva accettato di far parte della commissione per il dialogo voluta dal governo con lo scopo di trovare una soluzione pacifica coinvolgendo tutte le parti: Chiesa locale, istituzioni territoriali e statali e leader delle tribù amazzoniche che temevano e temono l’esproprio delle proprie terre e gravi danni ambientali. Il presidente dell’Episcopato parla anche di un sacerdote del Vicariato di Jaén, che dopo i tragici fatti di giugno, sulla base di testimonianze raccolte tra le popolazioni del luogo ha denunciato la possibile esistenza di una fossa comune. “Si tratta, osserva mons. Cabrejos Vidarte, di una circostanza smentita, ma ad ogni modo questa dichiarazione non può essere interpretata come una istigazione alle violenze” avvenute in giugno. “La Chiesa cattolica peruviana – ha proseguito – ha sempre condannato ogni forma di violenza e al tempo stesso ha promosso il dialogo e la ricerca di soluzioni pacifiche ai conflitti in tutte le 11 giurisdizioni ecclesiastiche dell’Amazzonia. E’ questa regione una realtà che la Chiesa conosce molto bene” - conclude il presidente dell’Episcopato - rilevando infine “che nessuno può negare il ruolo dei cattolici alla costruzione della nazione e il loro contributo alle profonde radici sociali" di un popolo che rispetta e ama la Chiesa. Intanto un’altra notizia scuote la comunità cattolica peruviana: l’arcivescovo di Huancayo, nel nord del Paese, mons. Pedro Barreto Jimeno, che coordina un tavolo per il dialogo sulle questioni ambientali, ha ricevuto minacce di morte in quanto accusato di essere “nemico dei lavoratori” per il suo impegno ecologista. Le minacce sono state pubblicate alcuni giorni fa su diversi quotidiani nazionali e locali e firmate da sindacati dell’industria metallica “Doe Run” della città di La Oroya. Già in passato mons. Barreto era stato oggetto di attacchi simili: per questo, il 13 giugno scorso, tre sindacati gli avevano inviato una lettera di solidarietà e di condanna di queste minacce. Alcune frange sindacali ritengono che l’opera dell’arcivescovo in difesa dell’ambiente, in una regione devastata da un’industria mineraria selvaggia, metta a repentaglio i posti di lavori. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Il cardinale Bergoglio: povertà e ingiustizie in Argentina nascoste dalla Tv

    ◊   I cattolici argentini hanno celebrato ieri una delle feste religiose più sentite nel Paese, quella di San Gaetano, cofondatore dell'Ordine dei Chierici Regolari Teatini. Nel corso dell’omelia della Santa Messa commemorativa, l’arcivescovo di Buenos Aires, cardinale Jorge Bergoglio, ha esortato i fedeli a cercare, insieme con il Santo sacerdote “giustizia, pane e lavoro”. San Gaetano, figlio prediletto di Gesù, ha osservato il porporato, ci insegna a “cercare insieme, per tutti”, in particolare a cercare “per coloro i cui volti sofferenti ci feriscono perché è un’ingiustizia che nella nostra Patria, benedetta da Dio, a tanti manchi il lavoro e il pane”. “Quando abbiamo il coraggio di guardare fino in fondo il volto di coloro che soffrono si verifica un miracolo: ci appare il volto di Gesù”. Perciò - ha esortato il cardinale Jorge Bergoglio - vi invito a non aver paura di guardare negli occhi le persone che soffrono. Vedremo il volto di Cristo e Lui ci trasmetterà la sua forza e la sua pace. (…) Guardando questi volti il nostro cuore, come dice San Paolo, si riempirà con i ‘sentimenti di Gesù’. Sarà il momento di metterci alla ricerca della giustizia, del pane e del lavoro, con la fame e la sete dei veri cristiani”. L’arcivescovo di Buenos Aires, seguendo le riflessioni del documento di Aparecida, ha dedicato buona parte delle sue meditazioni al grave problema dell’esclusione sociale che tanto preoccupa la Chiesa argentina. “Il nostro, a volte è un mondo crudele”, ha sottolineato il porporato “poiché prima esclude il volto dell’altro e poi, non lo ascolta, e infine lo disprezza e lo abbandona come un qualcosa che avanza. Nella nostra città c’è gente che ha un posto, che sta dentro, ma c’è anche gente che non conta, che viene lasciata da parte”. Spesso, osserva l’arcivescovo, la Tv ci nasconde i volti reali delle persone e ci mostra ciò che si desidera e che comunque non disturba. “La Tv ci mostra mille cose e alla fine ciascuno di noi vede ma non sente. I volti reali sono un’altra cosa. Nella vita tutto è diverso perché ci guardiamo in volto e ora passiamo davanti a San Gaetano perché vogliamo che ci guardi negli occhi. Noi vogliamo contemplare il suo volto per vedere il volto di Gesù, che accanto al nostro Santo patrono, ci mostra il volto degli altri”. Alle riflessioni del cardinale Bergoglio sulla dura realtà dei più poveri e “senza volto” nella società del consumo, dell’iniquità e dello spettacolo, hanno fatto eco le parole del portavoce dell’Episcopato argentino, padre Jorge Oesterheld, che ha invitato tutti a “non coprire il sole con le mani” e quindi a prendere coscienza, come invita Benedetto XVI, del bisogno di affrontare e combattere lo “scandalo della povertà” e di assecondare i sentimenti più nobili del popolo argentino “che non desidera abituarsi alla povertà e all’ingiustizia come se fossero fatti normali e scontati”. “Oggi - ha concluso - siamo di fronte ad una povertà nuova, differente che abbiamo identificato nell’esclusione; fenomeno sociale che determina chi serve e chi non serve, chi sta dentro e chi sta fuori, chi ha diritti e chi non ha diritti”. Per il portavoce, come già ha segnalato l’Episcopato, occorre che tutti, governo, partiti, istituzioni e associazioni territoriali, aprano un “dialogo serio per vedere come affrontare insieme la lotta contro la povertà e l’esclusione. Non è ammissibile discutere sulla povertà mentre nelle nostre strade ci sono bambini e giovani che non mangiano”. (L.B.)

    inizio pagina

    Ban Ki-moon chiede agli Stati di difendere i diritti dei popoli indigeni

    ◊   “Agire con urgenza e determinazione per porre fine alla disparità tra il riconoscimento formale dei diritti dei popoli indigeni e la reale situazione di fondo”. È l’appello lanciato ai governi dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel suo messaggio - ripreso dalla Misna - per la Giornata internazionale dei popoli indigeni che si celebra domani. L’esortazione del segretario delle Nazioni Unite parte proprio dalla costatazione che in molti Paesi i nativi “restano tra le popolazioni più emarginate, che sopportano in modo sproporzionato la povertà e un accesso inadeguato all’istruzione”. “Molti affrontano la discriminazione e il razzismo su base quotidiana”, ha spiegato Ban Ki-moon. “Troppo spesso - ha aggiunto - le loro lingue subiscono censure o sono minacciate dall’estinzione, mentre i loro territori vengono sacrificati per lo sfruttamento minerario e la deforestazione”. A tal proposito Ban Ki-moon ha poi ricordato l’adozione della Dichiarazione dell’Onu sui diritti dei popoli indigeni da parte dell’Assemblea Generale nel 2007. La Giornata internazionale cade inoltre in concomitanza con il 20.mo anniversario della Convezione 169 dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo/Oil), l’unica legislazione internazionale che riconosce e protegge i diritti territoriali delle comunità native e tribali (siglata da appena 20 Paesi). Il tema di quest’anno riporterà l’attenzione sulla diffusione dell'Aids: “E’ fondamentale – ha sottolineato Ban Ki-moon - che i popoli indigeni abbiano accesso alle informazioni e alle infrastrutture necessarie per la ricerca, la cura e la protezione”. Non meno importante infine è il risvolto culturale legato alla difesa dei diritti dei nativi. Come spiega Ban Ki-moon nel suo messaggio “i popoli indigeni del mondo – 370 milioni in 70 Paesi – sono i custodi di alcune delle zone biologicamente più diverse sulla terra; parlano la maggior parte delle lingue del mondo e il loro sapere tradizionale, la diversità culturale e i modi di vivere sostenibile ne fanno un contributo inestimabile per il patrimonio comune del mondo”. (M.G.)

    inizio pagina

    Leader tribali del Delta del Niger indicono la 'Giornata della non violenza'

    ◊   Registra sviluppi molto positivi il processo di pacificazione del Delta del Niger. I leader di vari gruppi etnici della regione meridionale della Nigeria, ricca di risorse petrolifere, hanno indetto per il prossimo 11 agosto la 'Giornata della non violenza'. L’iniziativa segue di poche settimane la decisione del governo di Abuja di offrire un'amnistia per coloro che si sono macchiati di crimini nella regione. Ad abbassare ulteriormente la tensione ha contribuito, nel frattempo, la liberazione di uno dei leader del Mend, Henry Okah, e la proclamazione da parte dei guerriglieri di un periodo di cessate il fuoco per favorire il dialogo. Per anni la turbolenta regione nigeriana è stata scossa dagli scontri tra il governo federale e il Mend, il movimento per l'emancipazione del Delta del Niger che rivendica una diversa ridistribuzione delle ricchezze ricavate dalle risorse minerarie della zona. La 'Giornata della non violenza' e' stata promossa dal Niger Delta Elders and Leaders Forum (Ndelf), associazione che comprende il capo dell'etnia Ijaw, Edwin Clark, due rappresentanti per ciascuno dei Sei stati del sud-est della Nigeria e altre 40 personalità della regione. (M.G.)

    inizio pagina

    Francia: disastro ecologico vicino al Parco nazionale della Camargue

    ◊   Una chiazza nera di due ettari di superficie al centro della riserva naturale di Coussouls de Crau, vicino al Parco nazionale della Camargue. È il drammatico risultato della fuoriuscita di quattromila metri cubi di petrolio da una falla nell'oleodotto Francia-Germania. L’incidente, avvenuto nell'area delle Bocche del Rodano, non lontano da Arles, nel sud della Francia, è stato definito senza mezzi termini “una catastrofe ecologica” da parte del segretario di Stato francese all'Ecologia, Chantal Jouanno. Ancora poco chiare le cause della rottura che si è prodotta alle 7,57 di venerdì mattina. Secondo un testimone, una guardia del parco, dalla falla usciva un getto di petrolio di 3-4 metri. La magistratura ha aperto un'inchiesta ma il ministro Jouanno ha già puntato il dito contro le responsabilità della Societé du Pipeline Sud-Europeen (Spse), che rifornisce raffinerie e impianti petrolchimici in Francia, Svizzera e Germania. L'oleodotto risale al 1971, mentre la riserva è stata creata nel 2001 su un'area di 7.400 ettari che ingloba il delta fossile del fiume Durance e una fauna molto diversificata. Si tratta di un’area ad altra protezione, uno zona umida tra le meglio conservate in Europa, con stagni di acqua salata che ospitano centina di specie di uccelli fra cui il fenicottero rosa. Secondo il responsabile della riserva Laurent Tatin, citato dai media francesi, lo sversamento potrebbe causare "la distruzione dell'ecosistema e avere un impatto negativo su alcune specie particolari". È partita quindi la corsa contro il tempo delle autorità francesi per salvare per salvare questo patrimonio ecologico d’inestimabile valore. (M.G.)

    inizio pagina

    Intervento del cardinale Levada alla convention dei Cavalieri di Colombo

    ◊   Il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha esortato i Cavalieri di Colombo a “proclamare la Parola di Dio e a testimoniare con la propria vita la fedeltà a Cristo, in una società come quella statunitense che, pur ricca di riferimenti religiosi, nei fatti diventa sempre più secolarizzata”. L’occasione è stata la 17.ma convention dei Cavalieri di Colombo, svoltasi dal 4 al 6 agosto a Phoenix, in Arizona. Il cardinale Levada – rende noto l’Osservatore Romano - ha incoraggiato a lavorare con “tutte le persone di buona volontà” per migliorare la sorte dei meno fortunati e a non smarrire la propria identità cristiana. “Dobbiamo testimoniare la nostra convinzione - ha detto il cardinale - che nonostante i grandi risultati scientifici e tecnologici l'America sarà sempre un pezzo di terra sterile senza il ristoro della Parola di Dio”. Il tema della testimonianza è stato anche al centro dell'intervento che il cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago e presidente della Conferenza episcopale statunitense, ha tenuto martedì scorso sull’enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate. Il porporato ha richiamato l'importanza d'esercitare la carità in ogni comportamento, nella sfera personale come in quella pubblica. "Il tema principale dell'enciclica - ha detto - è che vi è una sola dottrina cattolica, che racchiude insieme l'insegnamento morale e quello sociale, la salvaguardia della vita e della dignità umana, la difesa del matrimonio e della famiglia, la tutela dei poveri, l'esercizio dell'attività economica, la giustizia e la pratica della solidarietà". I Cavalieri di Colombo - in collaborazione con la diocesi di Phoenix e l'arcidiocesi di Città del Messico - hanno dato vita, a partire da giovedì, al primo congresso mariano internazionale dedicato alla Vergine di Guadalupe. “La centralità di Nostra Signora di Guadalupe per i cristiani - ha detto Anderson - è evidente in Sud America come nel Nord America. E il suo messaggio è attuale oggi, come lo è stato per quasi cinquecento anni”. Al congresso ha inviato un messaggio anche il presidente statunitense Barack Obama, il quale ha sottolineato come l'opera meritoria svolta dai Cavalieri di Colombo "ricorda che tutti noi abbiamo un ruolo da svolgere nella costruzione di un futuro migliore". Il congresso si conclude oggi presso il "Jobing.com Arena" con il festival Guadalupano. E’ prevista la partecipazione di almeno ventimila persone provenienti dagli Stati Uniti e dal Messico. (A.L.)

    inizio pagina

    Mons. Eterovic interviene ad una conferenza dell'American Bible Society

    ◊   In tutti gli ambienti ecumenici sale l’attesa per la pubblicazione del documento post sinodale sulla Parola di Dio. L'arcivescovo Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ha avuto modo di rilevare la crescente curiosità soprattutto tra i protestanti americani. Invitato dall'American Bible Society per partecipare nei giorni scorsi ad una conferenza sul Sinodo dal titolo "Cammino a Emmaus”, l'arcivescovo Eterovic Eterovic ha potuto cogliere proprio la particolare attenzione che l'assise ha suscitato negli Stati Uniti. All’iniziativa tenutasi presso l'Università Cattolica Notre Dame di New York sono stati invitati in particolare i rappresentanti della grande famiglia dei cattolici di lingua spagnola d'America, vista la grande attenzione con la quale la loro comunità - che rappresenta ormai oltre il 40% dei cattolici in America - ha seguito gli sviluppi del Sinodo sulla Parola. Un interesse che - ha detto l'arcivescovo citato dall’Osservatore Romano - "si è notato da come hanno seguito e vissuto la conferenza stessa". Il convegno assume ancora più significato se si considera che la stessa American Bible Society, durante i trascorsi lavori sinodali, aveva donato al Papa un'edizione poliglotta della Bibbia, realizzata con le collaborazioni della Segreteria generale del Sinodo e della Libreria Editrice Vaticana. Benedetto XVI aveva poi donato, a ciascuno dei Padri sinodali, un esemplare di questa edizione. I lavori sono stati inaugurati dal cardinale Francis Eugene George, arcivescovo di Chicago e presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, e conclusi dal cardinale Theodore Edgar McCarrick. Per il segretario generale del Sinodo la partecipazione alla conferenza è stata anche un'occasione per verificare l'impatto che, su realtà diverse, ha avuto il Sinodo sulla Parola. "Innanzitutto - ha detto - mi ha stupito la grande attenzione mostrata proprio dalla comunità cattolica di lingua spagnola a proposito della Parola di Dio. Impressionante la diffusione di copie della Bibbia tradotta in spagnolo negli Stati Uniti. E non solo: si registra una grande diffusione anche in Messico, anzi in questo Paese si tratta di una iniziativa datata nel tempo, e che oggi fa registrare un'importante crescita". Da non trascurare poi l'attenzione della comunità protestante americana. Non a caso l'incontro è stato organizzato dall'American Bible Society, una società originariamente esclusivamente protestante e che via via è andata aprendosi alla collaborazione con i cattolici proprio nella diffusione della Parola. "Significativo – aggiunge monsignor Eterovic - il fatto che per questo importante incontro abbiano scelto la più prestigiosa università cattolica d'America”. Si registra inoltre che alla vigilia della conferenza il segretario generale del Sinodo è stato ospite della comunità protestante. Domenica 26 luglio ha guidato una meditazione sulle letture della XVII domenica dell'anno nel corso di un incontro al quale hanno partecipato anche numerosi cattolici della diocesi di New York. Nel pomeriggio ha poi tenuto una conferenza per i cattolici sul tema "Il Sinodo dei vescovi e la comunione nella Chiesa". Nella sede dell'American Bible Society l'arcivescovo Eterovic ha parlato anche del significato ecumenico del Sinodo dei vescovi. "Ho voluto innanzitutto far notare - ha ricordato - che dal 1985, in occasione del ventesimo anniversario del concilio Vaticano II, rappresentanti ecumenici, per volontà di Giovanni Paolo II, partecipano al Sinodo. Una consuetudine che ha conosciuto poi nel tempo diverse evoluzioni, da osservatori a delegati fraterni, sino ad arrivare alla partecipazione, all'ultimo Sinodo, del Patriarca ecumenico Bartolomeo, il quale tra l'altro ci ha offerto una bella riflessione sul significato della Parola di Dio che tutti ci unisce. Unisce tutti i cristiani, ma soprattutto unisce i cattolici e gli ortodossi". Un discorso risultato estremamente significativo in un ambiente, quello dell'American Bible Society che pur non essendo un ente ecclesiale, tra le sue finalità ha quella di “far sì che ogni persona possa incontrarsi nella Bibbia e riconoscersi nella Parola di Dio per iniziare un cammino ecumenico verso l'unità". Proprio per facilitare questo cammino l'istituzione si è aperta alla collaborazione con i cattolici. "In questo modo - ha detto infine l'arcivescovo Eterovic - contano di poter mettere a disposizione di un sempre maggior numero di persone interessate a questo cammino, sempre più strumenti utili per conoscersi meglio”. (M.G.)

    inizio pagina

    Taiwan: sale l’attesa per la Giornata della Gioventù

    ◊   A meno di due settimane dalla Giornata della Gioventù di Taiwan 2009 si registrano gli ultimi appelli rivolti ai ragazzi e alle ragazze dell’isola a ritrovarsi insieme dal 19 al 22 agosto per partecipare a questo grande evento nazionale. “Penso, Parlo, Seguo Gesù - Young” è il tema dell’iniziativa che invita a trasmettere l’amore del Signore con atti concreti. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, il programma dell’evento prevede, tra l’altro, un momento di comunione diocesana, la condivisione della storia dell’evangelizzazione, il workshop della fede, la Via Crucis vivente, la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione, un concerto, esperienze pratiche e momenti di Evangelizzazione. Anche la Conferenza Episcopale Regionale di Taiwan ha dato grande importanza all’evento. Mons. Thomas Chung, direttore del Gruppo giovanile della Commissione per l’Evangelizzazione della Conferenza Episcopale, ha pubblicato una lettera intitolata “Giovani, gioia della diocesi e speranza della Chiesa”. Nel messaggio viene espresso un forte sostegno alla pastorale giovanile: “E’ necessario anzitutto incoraggiare e formare i nostri giovani a partecipare agli incontri internazionali dei giovani, come la Giornata Mondiale della Gioventù e la Giornata Asiatica della Gioventù. In secondo luogo, serve a preparare e ad organizzare la formazione e gli incontri giovanili nazionali come la Giornata della Gioventù di Taiwan”. “Oggi più che mai - aggiunge il presule - la Chiesa ha bisogno dei giovani e reciprocamente anche i giovani hanno bisogno della Chiesa. Dobbiamo far sì che i giovani di oggi diventino protagonisti nella Chiesa di oggi”. “Un fondo specifico per le necessità dei giovani - spiega il vescovo - si rende necessario. Non è solo per il futuro dei giovani, ma anche per il futuro della Chiesa e del Paese”. Intanto è ormai tutto pronto ad ospitare la Giornata della Gioventù nella diocesi di Tai Chung, una delle più attive del Paese con i suoi oltre 36 mila fedeli e 54 parrocchie. (M.G.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: i talebani smentiscono la morte del loro leader

    ◊   Continua il giallo sulla morte di Baitullah Meshud, il capo dei talebani pakistani che sarebbe stato ucciso tre giorni fa da un missile partito da un drone statunitense. Inizialmente uno dei collaboratori di Meshud aveva confermato la versione pakistano-americana: il leader, considerato il nemico pubblico numero uno, si trovava sul tetto della casa del suocero insieme con la moglie quando è stato colpito da uno strike mirato di un aereo senza pilota. Il ministro degli Esteri di Islamabad, Shah Mehmood Qureshi, ha dichiarato ieri di essere “abbastanza sicuro” che Meshud sia stato ucciso, così come comunicato dall’intelligence nazionale. Ma uno dei più stretti collaboratori del leader, il comandante Hakimullah Mehsud, probabilmente designato a succedergli alla guida dei talebani nel Paese, ha smentito alla Bbc la notizia della morte, bollandola come “propaganda nemica”. Le autorità militari pakistane avevano già dichiarato morto Baitullah Meshud due anni fa.

    Il mandato britannico in Afghanistan sarà ancora lungo
    “La missione militare in Afghanistan potrebbe durare per altri 40 anni”, ha detto al Times di Londra il nuovo comandante dell’esercito britannico, il generale David Richards, che entrerà in servizio il prossimo 28 agosto. Il generale ha spiegato che il ruolo delle forze armate “evolverà” ma che il processo di costruzione del Paese sarà ancora lungo.

    Italia: la Gazzetta ufficiale pubblica il regolamento sulle cosiddette ronde
    Oggi in Italia la Gazzetta ufficiale pubblica il regolamento per la costituzione delle cosiddette ‘ronde’. E’ certo il divieto di portare armi (compresi oggetti contundenti e bombolette con spray urticante), di muoversi con mezzi di trasporto, di fare giri di ispezione con cani al guinzaglio. Si parla di un massimo di tre persone, con piu' di 25 anni, ma il ministro Maroni ha annunciato l’abbassamento a 18. Dall’opposizione pareri negativi. Ferrero del Prc fa appello ai sindaci perché fermino un’iniziativa che nel migliore dei casi – dice – “produrra' solo guasti e confusione”. Poi c’è la bocciatura del sindaco di Napoli, Iervolino, che giudica le ronde "inutili e improduttive". E il parere contrario del sindacato Siulp di Polizia che invita a ricordare “il vero problema: il taglio di 3 miliardi di euro al comparto difesa-sicurezza delle forze dell’ordine”. Di cosa può rappresentare l’entrata in vigore delle ronde Fausta Speranza ha parlato con Marco Tarquinio, editorialista e vicedirettore di Avvenire:

    R. – Da un punto di vista simbolico potremmo dire che segna l’istituzionalizzazione di un sentimento di diffidenza e di preoccupazione. E’ un momento di passaggio che induce a perplessità e vigilanza.

     
    D. – Nel percorso che c’è stato, dal primo momento del decreto legge all’interno del pacchetto sicurezza ad oggi, al momento della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, dobbiamo dire che qualcosa è stato rivisto…

     
    R. – Sì, qualcosa è stato rivisto. Sembrerebbe, sulla carta, che sia stato sgombrato il campo dal rischio che si creino strutture di tipo paramilitare. Niente divise, niente simboli di partito, no alla militanza in un partito per gli aderenti alle associazioni di volontariato di sicurezza e nessuna retribuzione – questo è importante perché le risorse devono rimanere destinate alle forze dell’ordine regolari -. Questi sono aspetti potenzialmente positivi. Tra gli aspetti che invece lasciano ancora perplessi, se sarà confermato il dato dell’abbassamento dell’età da 25 a 18 anni degli aderenti a queste associazioni di volontariato di sicurezza, c’è un potenziale di immaturità delle persone che potrebbero far parte di questi pattugliamenti notturni, partecipare ad essi, che ci darà da riflettere.

     
    D. – Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, della maggioranza, approva il provvedimento ma raccomanda: “Non parliamo di giustizia fai da te, non le chiamiamo ronde” e poi dice che vanno contestualizzate in un contesto di volontariato sociale. Che dire a proposito di questo?

     
    R. – Che possa trattarsi di una forma di volontariato sociale, questo è possibile e sarebbe anche auspicabile, nella misura in cui un’attività di vigilanza ausiliare che affianca quella delle forze dell’ordine, ma non la sostituisce in alcun modo, dovesse rivelarsi un modo per essere responsabili del proprio territorio, allora un’iniziativa di questo tipo verrebbe guardata con simpatia e con favore. Se invece dovesse trattarsi di una forma di presa sul territorio, di controllo, con un marcato significato anche politico, a questo punto dovrebbero essere avanzati di nuovo tutti quei dubbi e quelle perplessità che erano già state messe in campo. Dovremo cercare di capire bene come queste associazioni si costituiranno, se saranno cioè associazioni “per” qualcosa, nella tradizione italiana, o saranno associazioni “contro” qualcosa. Questa sarebbe una rivoluzione negativa che non possiamo permetterci e non dovrebbe essere tollerata.

     
    La Libia minaccia sanzioni per i pescherecci italiani che sconfinano
    Tripoli annuncia la linea dura sui pescherecci italiani che sconfinano nelle acque territoriali libiche: “Sequestro delle quantità di pesce a bordo”, “sequestro di tutte le attrezzature di pesca”, “pagamento di sanzioni pecuniarie che potrebbero raggiungere il valore dello stesso peschereccio”. In un comunicato dell’ambasciata libica a Roma si spiega che “i termini generali” sullo sfruttamento delle risorse marine del Paese sono stati definiti durante la visita del leader Muammar Gheddafi in Italia, in un memorandum d’intesa. Secondo il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, “la Libia ha voluto dare all'Italia un segnale” quando l'altro ieri alcuni pescherecci italiani entrati in acque libiche “sono stati rilasciati senza pagare sanzioni”, ma “è ovvio che la Libia voglia però richiamare al fatto che le regole debbano essere rispettate, come noi pretendiamo in Italia che rispettino le nostre”.

    Iran: seconda sessione del processo ai manifestanti
    Si è aperta a Teheran la seconda sessione del maxiprocesso contro le persone coinvolte nelle proteste post-elettorali iniziate a giugno dopo la vittoria di Mahmoud Ahmadinejad. Fra gli imputati c’è un’insegnante francese e un dipendente iraniano dell’ambasciata britannica. Sono accusati di spionaggio, violenze e attentato alla sicurezza nazionale e rischiano dai cinque anni di reclusione alla pena di morte. La prima sessione si era svolta la scorsa settimana. L’opposizione giudica le udienze “un processo spettacolo”. La polizia antisommossa ha disperso i parenti degli imputati che si erano radunati davanti al tribunale.

    Indonesia
    In un’operazione durata oltre dieci ore in un villaggio al centro dell’isola di Giava, la polizia indonesiana ha ucciso un uomo ritenuto il ricercato numero uno del Paese. Noordin Mohammad Top, di 41 anni, fino a poco tempo fa fra i leader dell’organizzazione terroristica Jemaah Islamiah, legata ad al Qaeda, era asserragliato in un’abitazione. E’ sospettato di essere stato l’ideatore delle stragi più gravi che hanno colpito l’Indonesia: fra queste l’attentato suicida a una discoteca di Bali nel 2002, nel quale morirono oltre 200 persone, o l’attacco all’Hotel Marriott nel 2003, colpito nuovamente poche settimane fa. Noordin era al terzo posto nella lista degli uomini più ricercati del mondo stilata dall’Fbi. Per accertarsi della sua identità le autorità di Giacarta hanno chiesto l’esame del Dna sul corpo.

    Cala la disoccupazione americana e salgono le Borse
    Ieri Wall Street ha chiuso con il risultato migliore dall’inizio dell’anno – il Dow Jones ha guadagnato l’1,23 per cento - dopo la diffusione dei nuovi dati sulla disoccupazione negli Stati Uniti. Nel mese di luglio hanno perso il lavoro almeno 247 mila persone contro le 443 mila del mese precedente e il tasso di disoccupazione è sceso dello 0,1 per cento al 9,4 per cento, il primo calo dall’aprile del 2008. “Il peggio della recessione potrebbe essere passato”, ha commentato il presidente americano, Barack Obama. Dopo una partenza tentennante, trainate dall’entusiasmo dei mercati americani, anche le piazze europee hanno chiuso in positivo.

    Torna l’ambasciatore del Venezuela in Colombia
    Il presidente venezuelano, Hugo Chávez, ha disposto il ritorno dell’ambasciatore di Caracas in Colombia. La rappresentanza diplomatica era stata ritirata qualche giorno fa come segnale di protesta contro la decisione del presidente colombiano, Alvaro Uribe, di chiedere agli Stati Uniti un aiuto militare per combattere il narcotraffico. Secondo l’accordo, che dovrebbe essere firmato presto, gli Stati Uniti avranno l’utilizzo di sette basi dell’esercito di Bogotà. I Paesi dell’area hanno protestato contro l’accordo, che, secondo Caracas, rappresenta “un’aggressione”.

    Sudafrica - Clinton
    Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha incontrato oggi a Durban il presidente sudafricano, Jakob Zuma, per rafforzare i legami fra gli Stati Uniti e la nazione africana. A Cape Town dovrebbe vedere l’ex presidente de Klerk, insignito del Premio Nobel per la pace con Nelson Mandela, che Clinton ha incontrato ieri a Johannesburg.

    Oggi: giura il primo giudice donna della Corte Suprema
    Si svolge oggi presso il palazzo della Corte Suprema americana a Washington il giuramento di Sonia Sotomayor, primo giudice donna ispanico e terza donna nella storia dell’Alta Corte. La sua nomina era stata confermata giovedì dal Senato americano con 68 voti a favore e 31 contrari.

    Medvedev scrive a Sarkozy
    “La comunità internazionale non può ignorare l’esistenza indipendente di Abkhazia e Ossezia del sud”, ha scritto il presidente russo, Dmitri Medvedev, in una lettera all’omologo francese, Nicolas Sarkozy, nel primo anniversario del conflitto russo-georgiano. Nella missiva Medvedev ha sottolineato il “grande contributo” nella risoluzione della guerra di Sarkozy, all’epoca presidente di turno dell’Unione europea. Medvedev oggi è a Vladikavkaz, in Ossezia del nord, per premiare i soldati e i medici russi che si sono distinti durante le operazioni di un anno fa. Intanto il presidente della Georgia, Mikhail Saakashvili, ha dichiarato al quotidiano britannico Times che il premier russo, Vladimir Putin, “è determinato a ucciderlo per le sue ambizioni di restaurare l’ex impero sovietico”.

    Confermato Mahmoud Abbas alla guida di Fatah
    Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas - conosciuto come Abu Mazen – è stato rieletto alla guida del partito di maggioranza Fatah. L’assemblea non ha votato perché Abbas, leader di Fatah da cinque anni, era l’unico candidato.

    Si aggrava il bilancio del naufragio al largo delle isole Tonga
    Si aggrava il bilancio del naufragio del battello Pacific Princess Ashika, avvenuto nella notte fra mercoledì e giovedì al largo di Nuku'alofa, capitale delle isole Tonga, nel Pacifico centrale. Da un nuovo controllo alla lista dei passeggeri il numero dei dispersi è salito a 87. Le autorità nutrono scarse speranze di ritrovare qualche naufrago ancora in vita. (Panoramica internazionale a cura di Valentina Fizzotti)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 220

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano. 

    inizio pagina