![]() |
![]() |

Sommario del 06/08/2009
Festa della Trasfigurazione. Il Papa: la vera bellezza è l'amore di Dio che illumina anche l'oscuro mistero della morte
◊ La Chiesa celebra oggi la Festa della Trasfigurazione del Signore. Un evento – ha spiegato più volte Benedetto XVI – che ci invita a seguire Gesù sulla via della Croce aprendo “gli occhi del cuore sul mistero della luce di Dio” che vince “il potere delle tenebre del male”. Il servizio di Sergio Centofanti.
Come Pietro vorremmo tutti chiedere al Signore di vivere sul Tabor. “Quando si ha la grazia di provare una forte esperienza di Dio – sottolinea Benedetto XVI - è come se si vivesse qualcosa di analogo a quanto avvenne per i discepoli durante la Trasfigurazione: per un momento si pregusta qualcosa di ciò che costituirà la beatitudine del Paradiso”:
“Si tratta in genere di brevi esperienze, che Dio a volte concede, specialmente in vista di dure prove. A nessuno, però, è dato di vivere ‘sul Tabor’ mentre si è su questa terra. L'esistenza umana infatti è un cammino di fede e, come tale, procede più nella penombra che in piena luce, non senza momenti di oscurità e anche di buio fitto. Finché siamo quaggiù, il nostro rapporto con Dio avviene più nell'ascolto che nella visione; e la stessa contemplazione si attua, per così dire, ad occhi chiusi, grazie alla luce interiore accesa in noi dalla Parola di Dio". (Angelus del 12 marzo 2006)
Sul Tabor, Pietro, Giacomo e Giovanni contemplano la gloria del Figlio di Dio:
"Qui è il punto cruciale: la trasfigurazione è anticipo della risurrezione, ma questa presuppone la morte. Gesù manifesta agli Apostoli la sua gloria, perché abbiano la forza di affrontare lo scandalo della croce, e comprendano che occorre passare attraverso molte tribolazioni per giungere al Regno di Dio”.(Angelus del 17 febbraio 2008)
Gesù – come dice il Salmo - è “il più bello tra i figli dell'uomo” ma è anche misteriosamente colui che – afferma Isaia - “non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi”. Cristo – rileva il Papa – ci mostra che “la vera bellezza è l'amore di Dio” che “sa trasfigurare anche l'oscuro mistero della morte nella luce irradiante della risurrezione”. “Per entrare nella vita eterna – allora – bisogna ascoltare Gesù” seguendolo sulla via della croce. Ascoltarlo come Maria:
“Ascoltarlo nella sua Parola, custodita nella Sacra Scrittura. Ascoltarlo negli eventi stessi della nostra vita cercando di leggere in essi i messaggi della Provvidenza. Ascoltarlo, infine, nei fratelli, specialmente nei piccoli e nei poveri, in cui Gesù stesso domanda il nostro amore concreto. Ascoltare Cristo e ubbidire alla sua voce: è questa la via maestra, l'unica, che conduce alla pienezza della gioia e dell'amore”. (Angelus del 12 marzo 2006)
In fondo – spiega il Papa – “la Trasfigurazione di Gesù è stata sostanzialmente un’esperienza di preghiera”. “Pregando Gesù si immerge in Dio” che è amore, è luce è la vita stessa. Di qui il forte appello di Benedetto XVI a tutti i fedeli:
“La preghiera non è un accessorio, un optional, ma è questione di vita o di morte. Solo chi prega, infatti, cioè chi si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna, che è Dio stesso”. (Angelus del 4 marzo 2007)
Paolo VI, Pastore mite e fermo per amore della Verità: le parole di Benedetto XVI su Papa Montini, nel 31.mo anniversario della scomparsa
◊ Trentuno anni fa, la morte di Papa Montini: era la sera del 6 agosto 1978, Festa della Trasfigurazione. Nell’occasione, una solenne Eucaristia sarà celebrata, oggi pomeriggio alle ore 17.00, dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per lo Stato della Città del Vaticano, all’Altare della Cattedra della Basilica di San Pietro. Umile testimone del Vangelo, Paolo VI portò a compimento il Concilio Vaticano II e guidò la Chiesa con saggezza e lungimiranza assumendo, per amore della Verità, decisioni anche impopolari. In questo servizio di Alessandro Gisotti ripercorriamo alcune riflessioni di Benedetto XVI sul suo amato predecessore Paolo VI:
Un Pastore mite e fermo che guidò la Barca di Pietro in anni burrascosi, tenendo lo sguardo fisso su Cristo. Per Benedetto XVI, Paolo VI è un Pontefice “indimenticabile”. A Papa Montini, Joseph Ratzinger è legato da un affetto particolare: fu proprio Paolo VI a nominarlo arcivescovo di Monaco di Baviera e a crearlo cardinale. Ma qual è stato il “segreto dell’azione pastorale di Paolo VI” a cui attinse lungo tutto il suo Pontificato? “L’amore per Cristo”, risponde Benedetto XVI nell’udienza all’Istituto Paolo VI, il 3 marzo 2007:
“In effetti, il segreto dell'azione pastorale che Paolo VI svolse con instancabile dedizione, adottando talora decisioni difficili e impopolari, sta proprio nel suo amore per Cristo: amore che vibra con espressioni toccanti in tutti i suoi insegnamenti. Il suo animo di Pastore era tutto preso da una tensione missionaria alimentata da sincero desiderio di dialogo con l’umanità. Il suo invito profetico, più volte riproposto, a rinnovare il mondo travagliato da inquietudini e violenze mediante 'la civiltà dell’amore', nasceva da un totale suo affidamento a Gesù, Redentore dell’uomo”.
Uomo di pace, impegnato coraggiosamente nel dialogo ecumenico, Paolo VI dà inizio ai viaggi apostolici internazionali. Ma è soprattutto ricordato come il Papa che ha portato a compimento il Concilio Vaticano II e che ha guidato la Chiesa negli anni difficili del post Concilio. Un merito “quasi sovrumano”, afferma Benedetto XVI, che si apprezza sempre più man mano che il nostro sguardo sul passato “si fa più largo e consapevole”:
“Se infatti fu Giovanni XXIII a indirlo e a iniziarlo, toccò a lui, suo successore, portarlo a compimento con mano esperta, delicata e ferma. Non meno arduo fu per Papa Montini reggere la Chiesa nel periodo post-conciliare. Non si lasciò condizionare da incomprensioni e critiche, anche se dovette sopportare sofferenze e attacchi talora violenti, ma restò in ogni circostanza fermo e prudente timoniere della barca di Pietro”. (3 marzo 2007)
Del Magistero di Paolo VI ricordiamo alcune pietre miliari come le Encicliche Humanae Vitae e Populorum Progressio. La prima ribadisce che la libertà va coniugata alla verità di fronte al dono inestimabile della vita umana. Nel 40.mo anniversario della pubblicazione, nel 2008, Benedetto XVI ricorda il contesto difficile in cui maturò la decisione di Papa Montini di dedicare un’Enciclica all’amore coniugale responsabile:
"Quel documento divenne ben presto segno di contraddizione. Elaborato alla luce di una decisione sofferta, esso costituisce un significativo gesto di coraggio nel ribadire la continuità della dottrina e della tradizione della Chiesa. Quel testo, spesso frainteso ed equivocato, fece molto discutere anche perché si poneva agli albori di una profonda contestazione che segnò la vita di intere generazioni”. (10 maggio 2008)
Profetica anche la Populorum Progressio del 1967 in cui Paolo VI sottolinea che lo sviluppo è il “nuovo nome della pace”. Ma uno sviluppo senza Dio, avverte Papa Montini, è uno sviluppo disumanizzato:
“In questo testo più volte citato nei documenti successivi, quel grande Pontefice già asseriva con forza che lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Infatti, esso "per essere sviluppo autentico, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo".
Proprio questa Enciclica, spiega Benedetto XVI, è la bussola della “Caritas in veritate”. Come 40 anni fa, è l’esortazione che accomuna i due Pontefici, c’è bisogno di uno sviluppo che rispetti la dignità dell’uomo.
Sui tratti salienti del Pontificato di Paolo VI, Luca Collodi ha raccolto la riflessione del cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali:
R. - Prende l’eredità da Giovanni XXIII per condurre e attuare il Concilio. Poi c’è la visione mondiale di Paolo VI, col viaggio in Terra Santa, con la prima visita di un Papa all’Onu, in Kenya, a Bogotà: la visione internazionale. E soprattutto l’insegnamento della “Ecclesiam suam”: la Chiesa che si fa dialogo col mondo, e poi la “Populorum progressio”, che affronta i grandi problemi della globalizzazione economico-sociale nel mondo. Una serie di cose che ne danno una originalità, una esemplarità nell’azione del Pontificato.
D. - Come definirebbe il suo Pontificato?
R. – Dopo Giovanni XXIII che ha aperto, con l’idea del Concilio e della “Pacem in terris”, le grandi prospettive per la Chiesa contemporanea, Paolo VI è un po’ colui che si prende il carico, il fardello dell’attuazione del Concilio. E’ un po’ il cireneo del Concilio: porta la croce con convinzione però nello stesso tempo con la consapevolezza del peso delle responsabilità che il Concilio comportava per la Chiesa.
Tra le novità del Pontificato di Paolo VI il ruolo assegnato al laicato: è quanto sottolinea il teologo Marco Vergottini, docente di “Introduzione alla Teologia” presso la Facoltà Teologica di Milano, al microfono di Luca Collodi:
R. - Io credo che Paolo VI abbia puntato a riabilitare la figura dei laici, anzitutto riconoscendo che essi sono membra vive della Chiesa Popolo di Dio e quindi anche a reclamare per loro la totalità dell’annuncio del Vangelo, ma insieme riaffermandone la partecipazione la non estraneità al mondo, alla cultura, alla società. Mi pare che queste due istanze, quella dell’evangelizzazione e quella del rapporto tra cristianesimo, storia ed epoca, siano le due chiavi per riuscire a ripensare il ruolo dei laici.
D. – Un Papa estremamente moderno e attuale…
R. – Io direi proprio di sì. Forse l’idea che potremmo ancora cogliere è quella di ripensare a cosa vuol dire la fede, l’essere cristiano. Da un lato c’è la dimensione personale della fede, dall’altra c’è la dimensione ecclesiale dell’annuncio cristiano, della fede cristiana. Infine, c'è anche la dimensione etica perché appunto il cristiano è colui che fa. Diceva Paolo VI: “L’uomo dei nostri giorni ascolta più volentieri i testimoni che i maestri e se ascolta i maestri è perché questi sono prima testimoni”.
Sul Concilio Vaticano II e la Populorum Progressio, eredità feconda lasciata da Paolo VI alla Chiesa, Luca Collodi ha intervistato lo storico Alberto Monticone, membro del Comitato Scientifico dell’Istituto Paolo VI:
R. – L’evento più importante per la Dottrina sociale della Chiesa del secolo scorso è stato il Concilio Vaticano II e a me pare che ci sia proprio una duplice relazione tra il Concilio e Paolo VI in riferimento alla Dottrina sociale. La prima relazione è che Paolo VI applica la lettura dei “segni dei tempi” nella “Populorum progressio”. C’è proprio il suo sguardo, il suo accorgersi di che cosa sta cambiando, di quali sono le novità che emergono, di quali sono le attese del mondo nuovo. Una seconda relazione con il Concilio è proprio l’applicazione del criterio del rapporto tra Chiesa e mondo, sia alla luce della “Lumen gentium” sia della “Gaudium et spes”: un rapporto nuovo che si fa evangelizzatore ed umanitario nello stesso tempo.
D. - Leggendo la Populorum Progressio e la Caritas in veritate di Benedetto XVI si colgono delle analogie chiare…
R. – Non c’è dubbio. Le risorse del mondo, cioè la ricchezza vera del mondo, non sono proprietà riservata di uno o dell’altro popolo ma c’è questo bisogno di una carità - che io chiamerei “comunitaria” - che deve rispondere all’equità della ottimizzazione e della ripartizione delle risorse. Eppure, c’è una visione positiva della globalizzazione da parte di Paolo VI, che è in termini di una carità e “agape”, come ha detto anche Benedetto XVI nella sua prima Enciclica. (Montaggi a cura di Maria Brigini)
Nomine
◊ Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Jérémie (Haiti), presentata da mons. Joseph Willy Romélus, per raggiunti limiti di età. Gli succede il padre gesuita Gontran Décoste, professore e direttore spirituale nel Seminario Maggiore "Notre-Dame d’Haiti" a Port-au-Prince. Padre Gontran Décoste è nato il 24 aprile 1957 a Saint Jean du Sud, nella diocesi di Les Cayes, ed è stato ordinato sacerdote il primo luglio 1984 per la diocesi di Les Cayes.
Sempre ad Haiti, il Santo Padre ha nominato il vescovo di Hinche mons. Simon Pierre Saint-Hillien, della Congregazione della Santa Croce, finora vescovo titolare di Lamdia ed ausiliare di Port-au-Prince. Mons. Simon Pierre Saint-Hillien è nato il 6 luglio 1951 a Les Gonaïves, nella diocesi omonima, ed è stato ordinato sacerdote il 28 dicembre 1980. Eletto vescovo di Lamdia e nominato ausiliare di Port-au-Prince il 10 dicembre 2002, è stato consacrato il 22 febbraio successivo.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, Giandomenico Picco sulla "Caritas in veritate".
In rilievo, nell'informazione internazionale, l'Iran, dove l'opposizione rilancia la sfida ad Ahmadinejad.
Santi, eroi, bottegai e tartufi; i sacerdoti di Fogazzaro e Verga: in cultura, "Il sacerdote nella letteratura del primo Novecento" di Giovanni Colombo.
Un volto tra la natura e il divino; l'uomo e la mediazione culturale: l'intervento di Marc Leclerc alla decima edizione del convegno "Tonalestate 2009", intitolato quest'anno "Come l'uom s'etterna. L'evoluto selvaggio".
Un articolo di Louis Godart dal titolo "Il mistero del disco di Festo": da quando fu scoperta nel 1908 l'epigrafe è stato oggetto, inutilmente, di migliaia di tentativi di decifrazione.
Viaggio di sola andata dal buio alla luce: Daniele Estivill su realismo e sacralità nella pittura di Adam Kisleghi Nagy.
Luca Pellegrini sull'omaggio tributato dal Festival internazionale del cinema di Locarno a "La dolce vita" a mezzo secolo dal primo, famoso ciak.
Paolo VI nella luce della Trasfigurazione: nell'informazione religiosa, l'omelia di monsignor Marcello Semeraro a Castel Gandolfo nel trentunesimo anniversario della morte di Papa Montini.
Pakistan: la protesta dei cristiani contro le violenze integraliste
◊ "I cristiani hanno parità di diritti in Pakistan e lo Stato ha la responsabilità di proteggerli". Lo ha detto il primo ministro pachistano, Gilani, in visita a Gojra, nel Punjab, dove otto persone di fede cristiana sono state arse vive, sabato scorso, in un attacco condotto da una folla di integralisti islamici col pretesto che un ragazzo aveva dissacrato il Corano. Il primo ministro ha anche accennato alla necessità di rivedere leggi che creano tensioni tra esponenti di varie religioni, senza parlare apertamente di legge sulla blasfemia. Il governo locale ha avviato un'inchiesta sulle violenze che sarebbero state provocate da un gruppo legato ad al Qaeda. Centinaia di pakistani di religione cristiana - circa un migliaio secondo la polizia - hanno protestato ieri per le strade di Lahore reclamando giustizia e la fine delle violenze contro i cristiani. Ma ci sono anche altri episodi da denunciare, come spiega nell’intervista di Emer McCarthy, Peter Jakob, segretario della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale pakistana:
R. – Two people, two members in...
L’altro ieri, due uomini sono stati uccisi durante una lite in una fabbrica di scarpe, scoppiata dopo essere stati accusati di aver insultato il Corano. Erano musulmani. Queste due persone sono state uccise per gli stessi motivi per cui sono scoppiati gli attacchi a Gojra, ed erano musulmani. E ieri una donna musulmana è stata denunciata per lo stesso motivo, per aver infangato il Corano, nella provincia di Sindh.
D. – Lei sta parlando della famigerata legge sulla blasfemia. Come pensa che la Commissione nazionale per la giustizia e la pace cercherà di affrontare questo problema?
R. – First of all the kind of relief...
Prima di tutto tramite una serie di aiuti economici a sostegno delle comunità colpite, che sono stati annunciati dal primo ministro e dal governo federale. A Gojra è iniziata oggi poi l’inchiesta sugli eventi accaduti. Un giudice della Corte Suprema è arrivato ieri per dare avvio alle indagini. Come misura governativa per rispondere a tutto questo è un inizio, ma non è abbastanza. La società civile pakistana sta organizzando una serie di incontri e di proteste pacifiche, e ce ne sarà una a Lahore, venerdì, per decidere un’azione futura. Stiamo cercando di creare un movimento contro questa legge. E la società civile si sta impegnando affinché questa legge sia abrogata. Insieme, la Chiesa cattolica e protestante pakistana, hanno annunciato celebrazioni commemorative per le vittime delle recenti violenze, che si terranno nelle chiese di tutto il Paese nella prossima settimana.
Ma di fronte a tanta ferocia l’Europa cosa sta facendo e cosa potrebbe fare? Fausta Speranza lo ha chiesto a Mario Mauro, presidente della delegazione dei deputati Pdl al Parlamento Europeo:
R. - Di significativo finora si è vista la presa di posizione del governo italiano, soprattutto del ministro Frattini, che si è detto indignato per quanto sta accadendo e sta concretamente facendo pressioni sul governo pakistano.
D. – Che cosa può fare l’Europa concretamente contro violenze così disumane, così ingiustificate?
R. – Intanto, non dimentichiamo che l’Europa è fortemente impegnata in ambito Nato e in ambito Onu sul teatro Afghanistan; e il teatro Afghanistan e il teatro Pakistan sono intimamente connessi perché è di tutta evidenza che l’inconsistenza dal punto di vista del potere e l’inconsistenza dal punto di vista numerico della comunità cristiana in Pakistan lascia pensare a un “parlare a nuora perché suocera intenda”. Mi spiego. E’ chiaro che gli estremisti pakistani fomentano l’odio per intervenire su quello che è il contenuto della vicenda politica pakistana nel suo complesso dove il controllo sostanzialmente dell’ortodossia islamica altro non è che il modo con cui si accede al potere, il modo con cui si gestisce un potere che - non dimentichiamolo - è titolare anche della bomba atomica, quindi un potere nucleare, il potere di un grande Paese, un Paese di 170 milioni di abitanti, un Paese implicato in un contrasto storico con un vicino ancora più grande e ancora più poderoso, l'India. E’ chiaro, quindi, che attaccare i cristiani nella stessa maniera con cui viene vissuta questa cosa dagli estremisti indù è un modo per giustificare le proprie ambizioni di potere e la propria strategia di potere, il proprio progetto di potere nei confronti dell’intero Pakistan.
D. – Dunque tutto si può dire, purtroppo, meno che siano violenze isolate di estremisti, di fanatici. C’è una regia dietro, c’è un disegno…
R. – C’è una grande regia che mira a un progetto di potere ben definito, che pensa quindi, essendo forte con i deboli e debole con i forti, di potersi assicurare al più presto questo risultato. Questo però non ci deve far dimenticare il vero problema. Il vero problema è sempre di natura ideologica. Quando si consolida una visione della realtà che mette il potere al centro di tutto e l’uomo è una variabile irrisoria di questo scenario, sicuramente questo ha delle conseguenze nefaste perché quando si afferma l’ideologia come metro della realtà, e l’ideologia è un prendere in considerazione la realtà prescindendo da alcuni suoi fattori essenziali, evidentemente questo deforma profondamente lo scenario. In questo, la vicenda della libertà religiosa è come una cartina al tornasole del progetto di bene che la politica sta sviluppando in certe aree, perché quando viene a mancare la libertà religiosa vuol dire che il potere capisce che l’uomo, cercando la felicità, cerca di mettersi in contatto con qualcosa che trascende il potere, e questo restituisce verità e dignità alla vita dell’uomo. Allora, il potere si scatena e si scatena colpendo con ferocia, pensando così di mortificare quella possibilità di umanità più profonda che c’è nel cuore di ognuno. Questa è veramente una stagione molto triste per il destino non solo della libertà di culto, della libertà religiosa, ma per il destino delle democrazie e delle esperienze di convivenza e di pace nel mondo.
Carceri sovraffollate: Italia condannata dalla Corte europea per i diritti dell'uomo
◊ L'Italia è stata condannata dalla Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo a risarcire, con mille euro, un detenuto bosniaco per i danni morali subiti a causa del sovraffollamento della cella in cui è stato recluso per alcuni mesi nel carcere romano di Rebibbia. Intanto il ministero di Grazia e Giustizia ha diffuso le stime, aggiornate a luglio, delle presenze negli istituti penitenziari, un dato che ha superato le 63.500 unità. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Patrizio Gonnella presidente dell’associazione, per i diritti del sistema penale, Antigone.
R. - Un dato grave, preoccupante. Fortunatamente c’è un giudice a Strasburgo che si è accorto della situazione del sovraffollamento italiano, che ormai è in palese violazione dei diritti fondamentali della persona. Lì, si sono accorti che vivere in meno di tre metri quadri per persona è una situazione che assomiglia alla tortura.
D. - Sembra sempre molto difficile tutelare i diritti dei detenuti. Come si risolve questo annoso problema? E’ sufficiente costruire nuove carceri? Cosa serve?
R. – Il piano di edilizia presentato è privo di copertura finanziaria, non è sufficiente da un punto di vista culturale e da un punto di vista pratico. Oggi le carceri sono piene di persone che hanno problemi sociali, problemi psichici e problemi economici. Dobbiamo restituire il carcere a chi veramente è un pericolo per la società, ai grandi crimini e ai grandi criminali, e per il resto rimettere in piedi una rete di welfare.
D. – Come possiamo concretizzare questo aspetto?
R. – Per esempio, le tossicodipendenze: iniziare a creare strutture sul territorio che intercettino i giovani che fanno uso di droghe per evitare che arrivino a commettere reati per procurarsene. Sono migliaia gli ingressi in carcere d’immigrati, solo perché non erano a posto con il permesso di soggiorno, e così via. Che venga intercettato chi ha problemi di disagio psichico presso le comunità, presso le case di accoglienza, presso le case famiglia. Bisogna rimettere in piedi quelle politiche di protezione sociale che ormai tutti hanno abbandonato, destra e sinistra.
D. – Cosa rispondere a chi dice in questo momento: “Però non bisogna liberare le carceri perché c’è sovraffollamento”?
R. – Dovremmo preoccuparci di riservare le carceri per i fatti più gravi, altrimenti il costo sociale sarebbe troppo elevato. Meglio investire sulla sicurezza collettiva attraverso progetti di recupero sociale, aiutando queste persone a reinserirsi, dando i soldi alle associazioni, alle cooperative, alle parrocchie. Aggiungo che oggi abbiamo troppi pochi educatori nelle carceri: uno in media ogni 140/150 detenuti. I detenuti crescono, gli educatori no.
D. – Anche da questo punto di vista andrebbe rafforzata questa linea?
R. – Produrre maggiori educatori, investire maggiormente nella presenza della cooperazione, il terzo settore dei mediatori culturali, far sì che non si abbia paura di chi entra nelle carceri per portare una speranza.
Creazione ed evoluzione al centro di Tonalestate: intervista col prof. Galleni
◊ Prosegue tra il Passo del Tonale, in provincia di Trento, e Ponte di Legno, in provincia di Brescia, la decima edizione di Tonalestate: tra i temi al centro dell’evento, l’evoluzionismo e i suoi rapporti con la dottrina cattolica. Padre David Gutiérrez, responsabile del Programma in lingua spagnola della Radio Vaticana, ne ha parlato con il prof. Ludovico Galleni, docente di zoologia ed etica ambientale all'Università di Pisa e studioso di Theilard de Chardin:
R- La difficoltà tra il darwinismo e la teologia cattolica, di fatto, non c’è, basta rifletterci. Non c’è con l’evoluzione. Anzi, pochi sanno che nell’ambiente culturale inglese la strada viene aperta da due grandi figure del mondo cattolico: il cardinale Wiseman e il cardinale Newman. L’evoluzione non è un problema, è un modo particolare di Dio di creare il mondo, e anche questo aspetto apparentemente difficile, di un’evoluzione che procede anche a tentoni, è il segno che questo universo è caratterizzato dalla libertà, quella libertà che è l’aspetto fondamentale, perché è proprio la creatura libera che è necessaria nell’economia dell’universo, perché possa liberamente accettare la proposta di alleanza del Creatore. Oggi l’evoluzione è più una risorsa e non è più un problema.
D. - La sintesi tra Creazione ed evoluzione si trova già nel teologo gesuita Teilhard de Chardin…
R. – Il punto teologico fondamentale è l’aspetto della Creazione: Dio creò il cielo e la terra. Allora, ciò che è fondamentale è la Creazione. Che poi la Creazione si sia svolta non con un "montaggio" preciso degli animali direttamente da Dio, ma attraverso un lungo percorso evolutivo, come dice Teilhard de Chardin, permette di capire meglio i piani di Dio. Lasciamo studiare alla scienza ciò che c’è tra "l’Alfa e l’Omega", tra la Creazione e il momento della seconda venuta di Cristo, che sono valori teologici, e lasciamo ad alcune figure, ad esempio Teilhard, trovare le sintesi. L’evoluzione parte dal momento "Alfa", muove verso la complessità e la coscienza. Una volta che c’è la coscienza, che c’è l’uomo, ecco la proposta dell’alleanza, ecco il muoversi verso il punto "Omega": la seconda venuta di Cristo. A questo punto i frammenti si ricostruiscono in una sintesi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
La Comunità Missionaria di Villaregia dà il via al MeetinGiovani 2009
◊ Musiche e danze dal mondo ma anche momenti di spiritualità alla terza edizione del MeetinGiovani 2009. Da oggi più di 1500 giovani provenienti da vari Paesi si incontreranno a Porto Viro, in provincia di Rovigo, in un grande abbraccio fraterno contro le barriere culturali. “Scatena la vita” è il motto che scandirà tutte le giornate del raduno internazionale organizzato dalla Comunità Missionaria di Villaregia. Il servizio di Mariella Pugliesi:
Arrivano dal Perù e dal Brasile, dalla Costa d’Avorio e dall’Europa. I ragazzi, uniti dall’amore verso Dio e dalla voglia di stare insieme, sono pronti per quattro giorni di amicizia, solidarietà e conoscenza tra i popoli. La fondatrice Maria Luigia Corona descrive così lo spirito del MeetinGiovani:
R. – Daremo uno sguardo alla bellezza della vita e alla sofferenza della vita, alle catene che paralizzano, che rallentano la freschezza, la gioia, la crescita, e scopriremo che qualcosa ha la forza di liberarsi e quel qualcosa è l’amore, l’amore per la persona. Ed insieme prenderemo l’impegno, non soltanto di permettere al Signore di sciogliere le nostre catene, ma insieme prenderemo l’impegno di sciogliere le catene degli altri. In questo senso, “scateniamo la vita” ha anche il sapore di un impegno per i giovani. Naturalmente assieme alla verità, quello che scatena la vita, che scatena la gioia, che fa riscoprire la bellezza di credere, la bellezza di essere amici, la bellezza di essere fratelli senza frontiere, è la stessa esperienza di incontro, perché gli stimoli offerti dalla Verità uniscono anche i momenti interattivi, momenti di interculturalità proprio all’insegna di uno sguardo amoroso, di uno sguardo di amicizia, che considera ricchezza la diversità.
Anche padre Luigi Prandin, il sacerdote missionario fondatore della Comunità di Villaregia, sottolinea coma l’alto valore di questa esperienza sia fonte di arricchimento per i ragazzi:
R. – Ci sembra che i giovani sentano il bisogno anche di un’amicizia universale e sentano la bellezza di incontrare altri giovani. Credo che loro, tornando a casa, si porteranno questi valori e non li distruggeranno facilmente. Certi giovani vengono anche da Paesi molto poveri, non soltanto poveri di cibo, ma anche poveri di scuole, poveri di studio e, quindi, anche poveri intellettualmente. Ma quando vedono queste cose sognano, desiderano e fanno di tutto per poter incontrare questi valori nel giovane che si spegne, che si brucia, nel giovane che cerca questi valori.
La Chiesa venezuelana difende il diritto alla libertà di espressione
◊ La Chiesa cattolica venezuelana si unisce alla protesta espressa dalla maggior parte dei leader politici dell'opposizione per la soppressione della frequenza di trentaquattro emittenti radio private. La decisone è stata adottata, alcuni giorni fa, dalla Commissione nazionale delle telecomunicazioni (Conatel). La procedura amministrativa viene motivata con l'affermazione che le emittenti operavano in una dimensione di illegalità dovuta, a seconda dei casi, alla morte del titolare, alla vendita della concessione, al non rinnovo del permesso o all'aver dichiarato intempestivamente il cambio del titolare. La Camera venezuelana dell'industria e della radiodiffusione (Cvir) ha criticato l'intervento governativo adombrando anche un attentato alla proprietà privata con il pretesto di soffocare la voce di coloro che dissentono dal progetto politico presidenziale. Il cardinale Jorge Liberato Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, ha sottolineato che la misura governativa adottata “viola i diritti alla difesa e alla libertà di espressione” e ha ammonito che gli effetti della chiusura delle trentaquattro emittenti radiofoniche private si ripercuotono nella vita quotidiana di molta gente “schietta e umile che è gravemente penalizzata per il solo fatto di lavorare in una emittente che tiene un atteggiamento critico e non di piena sottomissione al Governo”. I vescovi venezuelani avevano già manifestato preoccupazione per gli annunci di decreti e norme in materia di mezzi di comunicazione sociale. “Lo Stato — sottolineavano i presuli — deve essere garante del diritto della libertà di espressione, uno dei diritti umani fondamentali, che permette lo sviluppo integrale dell'uomo, lo conduce alla ricerca della verità e costituisce un mezzo per la partecipazione e la difesa della democrazia”. Il presidente venezuelano Chavez da parte sua vuole portare il Paese nel cosiddetto socialismo del XXI secolo. (L.Z.)
Il cardinale Cipriani: ispirarsi al Vangelo nelle scelte politiche
◊ Cercare, trovare Cristo nel quotidiano, in tutti gli aspetti della vita ordinaria. È questa la straordinarietà alla quale è chiamato ogni uomo di buona volontà. Allora in tutte le azioni umane, anche nella vita politica, occorre ricercare quell'illuminazione che viene dalla Chiesa e dal suo magistero. Ciò, al fine di poter leggere i segni del tempo e operare nella verità e per la verità ponendo al centro il bene integrale della persona. Questa, in sintesi, la riflessione del cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, che riprende alcuni dei temi dell’omelia della Messa e del Te Deum celebrati per il 188.mo anniversario dell'indipendenza del Perú. Il porporato ha sottolineato che quando l'azione politica viene a confrontarsi con principi morali che non ammettono deroghe o qualsivoglia eccezione e compromesso, allora l'impegno dei cattolici si carica di responsabilità. Nel caso delle leggi in materia di aborto e di eutanasia, occorre tener presenti le esigenze etico-morali fondamentali e irrinunciabili, così da tutelare il diritto primario alla vita a partire dal suo concepimento fino al suo termine naturale. Il cardinale Cipriani ha messo anche in guardia circa le idolatrie antiche e nuove che offuscano l'orizzonte dell'esistenza: materialismo, consumismo, edonismo, assolutizzazione del potere economico e politico. Idolatrie che appiattiscono l'uomo alla mera dimensione terrena e possono rallentare se non impedire il “salto di qualità nella verità che salva e fa liberi”. “La sfida della fraternità — ha concluso — è ciò che darà anima a questo grande Paese. Non solo la condivisione di cose materiali, ma quella dimensione più profonda di amore per il prossimo, che non è un fattore produttivo, ma un essere umano, una creatura di Dio”. (E.V.)
La Chiesa anglicana esprime solidarietà ai cristiani vittime di violenza in Pakistan
◊ Preoccupazione e solidarietà per le violenze subite dalla comunità cristiana in Pakistan, sono state espresse dalla Chiesa anglicana. Citando il ministro della Giustizia nel Punjab – la regione pakistana più colpita dagli attacchi contro i cristiani – l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, ha spiegato che queste atrocità “non sono opera di musulmani autentici, ma rappresentano un abuso della fede genuina e un danno alla sua rispettabilità, oltre che un insulto nei confronti dell'umanità. E meritano una condanna esplicita”. Da qui l’appello dell’arcivescovo al Governo del Pakistan “a non risparmiare gli sforzi, non soltanto nel cercare di fare giustizia sulla scia di questi terribili eventi, ma anche nel continuare a costruire una società nella quale tutte le religioni siano rispettate e nella quale i più vulnerabili abbiano la garanzia di essere protetti dalla legge e rispettati come cittadini”. Solidarietà ai cristiani del Pakistan è stata espressa, inoltre, dal segretario generale della Catholic Bishops' Conference of India (Cbci), arcivescovo di Gandhinagar, Stanislaus Fernandes, in un messaggio inviato all'arcivescovo di Lahore. Intanto la Chiesa cattolica – si legge sull’Osservatore Romano – ha attivato dei canali di dialogo per cercare la strada della pace e il giudice dell'Alta Corte di Giustizia di Lahore, Iqbal Hameedur Rehman, ha raggiunto Gojra per avviare un'inchiesta ufficiale, su ordine del premier Yousaf Raza Gilani. L'Assemblea nazionale pachistana, inoltre, ha adottato una mozione all'unanimità di condanna del massacro di Gojra, chiedendo alle autorità del Punjab di trovare i colpevoli e punirli secondo la legge. (S.G.)
Allarme malaria in Cambogia: oltre 100 vittime in sei mesi
◊ L’anticipo della stagione delle piogge e il ritardo nella distribuzione delle zanzariere, scatena l’allarme malaria in Cambogia: in sei mesi - informa Asianews - 103 morti e 27mila contagi. I casi di decesso sono cresciuti del 58 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008. Doung Socheat, direttore del Centro nazionale di parassitologia, riferisce che sono state allestite circa 400mila zanzariere da letto, ma solo 200mila sono state consegnate alle famiglie. La pubblicazione dei dati ufficiali in Cambogia segue di alcuni giorni la diffusione di uno studio, secondo cui alcune varietà della malaria sono diventate molto più resistenti ai trattamenti medici. La ricerca, apparsa sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine, mostra che certi parassiti resistono all’artemisina, il farmaco più diffuso per la cura della malattia. “Non si tratta di una resistenza totale al 100 per cento” precisa Arjen M. Dondorp, ricercatore thailandese, ma “è comunque un fatto molto preoccupante perché è il primo grande passo verso la completa resistenza”. (S.G.)
Kenya: quattromila condanne a morte commutate in ergastoli
◊ Apprezzamento di Amnesty International per la decisione delle autorità keniane di commutare in ergastolo oltre quattromila condanne a morte. In una dichiarazione trasmessa dalla radio di Stato, la Kenya Broadcasting Corporation, il presidente Mwai Kibaki, ha infatti affermato che “la prolungata permanenza nel braccio della morte provoca angoscia e sofferenza non necessarie, traumi psicologici e ansia. E può costituire un trattamento inumano”. Il presidente Kibaki ha inoltre chiesto al governo di avviare uno studio per determinare se la pena di morte abbia o meno avuto efficacia nella lotta contro il crimine, precisando peraltro che questa commutazione di massa non significa che la pena di morte verrà abolita. La pena capitale in Kenya è prevista per i reati di rapina a mano armata e omicidio. Nel Paese, tuttavia, non si registrano esecuzioni da 22 anni. Piers Bannister, esperto di Amnesty International sulla pena di morte, ha auspicato che lo studio sollecitato dal presidente dimostrerà che la pena di morte non ha alcun particolare potere deterrente, brutalizza le società in cui è imposta ed è spesso inflitta nei confronti di innocenti”. “E'il momento - ha concluso - che il Kenya si aggiunga alla lista dei 139 Paesi che hanno abolito la pena di morte per legge o nella pratica”. (S.G.)
Usa: aperta l'Assemblea annuale dei Cavalieri di Colombo
◊ Sostegno alle vocazioni, opere di carità, servizio di volontariato e attività politica. Questi i campi in cui i Cavalieri di Colombo si sono impegnati nell’ultimo anno, gli stessi, d’altronde su cui sono stati al fianco della Chiesa sin dalla loro nascita, nel 1882. Il resoconto 2009 è stato presentato martedì scorso a Phoenix, in Arizona, dal presidente dell’Ordine, Carl Anderson, all’apertura dell’Assemblea annuale. Con circa un milione e 800 mila iscritti, i Cavalieri di Colombo rappresentano una delle più grandi organizzazioni laiche del mondo cattolico e la loro missione principale è operare al fianco e in supporto dei vertici della Chiesa. A cominciare, appunto, dalle vocazioni. Sono quasi cinquemila gli uomini e le donne che, lo scorso anno, sono stati aiutati moralmente ed economicamente dall’Ordine, lungo il loro percorso vocazionale. Sul fronte della carità, invece, il Presidente ha sottolineato come, a dispetto della grave crisi economica globale, l’organizzazione ha incrementato gli aiuti finanziari del 3,5 per cento. In aumento anche le ore dedicate al servizio di volontariato, in tutto quasi 70 milioni. Infine, l’attenzione al mondo della politica, con i numerosi emendamenti presentati in tema di famiglia e di diritto alla vita. Al meeting è intervenuto anche il presidente della Conferenza episcopale statunitense e arcivescovo di Chicago, cardinale Francis George, che si è soffermato sulle ingiustizie dell’economia globale e sulla necessità di conciliare regole del mercato e legge morale, sostenendo con forza lo sviluppo dei Paesi poveri. (S.G.)
Usa: cresce il ruolo delle associazioni cattoliche nella protezione civile
◊ L’organizzazione Catholic Charities statunitense ha firmato con il Department of Health and Human Service, ente dell’amministrazione federale di Washington, un contratto per fornire assistenza alle vittime di uragani e di altri disastri naturali che periodicamente colpiscono gli Stati Uniti. Il contratto ha una durata di 5 anni ed ha un valore potenziale di oltre 100 milioni di dollari. Il presidente di Catholic Charities, padre Larry Snyder, ha dichiarato che l’accordo raggiunto con l’agenzia federale consentirà alla sua organizzazione di operare immediatamente per soccorrere le vittime di disastri naturali sul territorio degli Stati Uniti. Chi verrà assistito dal personale di Catholic Charities - riferisce l’Osservatore Romano - potrà continuare a ricevere aiuto fino a 18 mesi successivi l’inizio della calamità. Il personale dell’organizzazione ha maturato una grande esperienza di soccorso alle vittime in occasione degli uragani Katrina e Rita nel 2005. Padre Snyder ha precisato che l’agenzia federale ha scelto di stipulare il contratto di assistenza alle vittime di disastri naturali con la sua organizzazione grazie alla prova di grande efficienza e senso di umanità data dal personale di Catholic Charities nel corso degli aiuti forniti, lo scorso anno, alle vittime degli uragani che hanno colpito la Lousiana e il Texas. (A.L.)
Appello di mons. Fisichella ai giovani: vivete intensamente!
◊ “Penso che la libertà - che è una conquista - debba confrontarsi sia con la verità, piccola fatica quotidiana, sia con la capacità di un impegno che tante volte può richiedere qualche sacrificio ed un po’ di disciplina: i risultati che si possono ottenere sono molto importanti per la vita dei giovani!”. Così mons. Rino Fisichella, Presidente della Pontifica Accademia ‘Pro Vita’, che proprio ai giovani dedica una riflessione pubblicata dall’agenzia Fides. Il mondo giovanile di oggi – spiga il presule – è diviso in entusiasti, alla ricerca di valori fondamentali, e in delusi, vittime della “trappola dell'effimero” e dell’equivoco “sul vero senso della dignità, della libertà e della felicità, che ognuno di noi necessariamente desidera avere”. A questi ultimi mons. Fisichella ricorda l'invito lanciato da Benedetto XVI a Sydney, in occasione dell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù: non siate ingannati dalla voce delle sirene! Laddove le sirene, ribadisce il presidente dell’Accademia ‘Pro Vita’ sono le illusioni e la felicità a basso prezzo. “Vivere intensamente la vita – chiarisce subito dopo – significa poter dare un senso profondo a quelle domande fondamentali che ognuno di noi si pone”: chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Ed è in Cristo “l'uomo nuovo della nostra vita, l'uomo che ha realizzato pienamente in se tutti i tratti più importanti e fondamentali dell'umanità” – conclude mons. Fisichella – che i giovani possono trovare la risposta. (S.G.)
Celebrata la festa della Trasfigurazione sul Monte Tabor
◊ I cattolici di Galilea, riuniti in preghiera questa mattina nel santuario del Monte Tabor, hanno festeggiato la solennità della Trasfigurazione nella basilica che si staglia come un altare sulla Santa Montagna, il Tabor. Alto circa 580 metri e distante pochi chilometri da Nazareth, è uno dei monti più belli di Galilea e si erge nella pianura di Esdrelon. Fu teatro nella storia di diverse battaglie e distruzioni, a partire da quella ricordata nel Libro dei Giudici. Nel santuario, già ieri sera, i fedeli delle parrocchie greco-cattoliche di Galilea hanno celebrato la solennità della Trasfigurazione, mentre stamattina alla solenne celebrazione eucaristica, presieduta dal custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, e svoltasi in lingua araba, hanno partecipato molte famiglie e giovani delle parrocchie latine, cui si sono uniti pellegrini e religiosi. Al termine della Messa, i fedeli si sono recati in processione al sacello, sito sulla strada di ingresso al santuario, la cappella detta “Descendentibus”, che ricorda l’ingiunzione del Signore ai discepoli di non raccontare l’accaduto. Questa Santa Montagna, venerata anche dagli arabi musulmani, è tradizionale meta di pellegrinaggio fin dai primi secoli dell’era cristiana, quando vi sorsero piccoli romitaggi. Qui Sant’Elena fece edificare una chiesa dedicata alla Trasfigurazione con due cappelle ai profeti Mosè ed Elia, che si conservano anche nella Chiesa attuale. Nella maestosa basilica, costruita su disegno dell’architetto Barluzzi, su resti bizantini e crociati, e consacrata nel 1924, ricorre quest’anno un secolo dalla posa della prima pietra, che avvenne nel VII centenario della venuta di San Francesco d’Assisi in Terra Santa. (Dal Monte Tabor, Sara Fornari)
Decodificato il genoma del virus Hiv 1, causa dell'Aids
◊ Per la prima volta è stata decodificata la struttura dell’intero genoma del virus Hiv 1, responsabile, come il virus Hiv 2, della sindrome dell'Aids. Il risultato, riportato dall’ultimo numero di Nature, pubblicato oggi, si deve a un gruppo di ricerca americano coordinato da Kevin Weeks dell’Università della North Carolina e, secondo gli autori, apre la strada ad ulteriori ricerche che potrebbero accelerare lo sviluppo di farmaci antivirali. Avere a disposizione la mappa del Dna di questo virus ha grandi implicazioni per la comprensione delle strategie di diffusione del virus Hiv 1, più presente in Europa, America e Africa centrale, a differenza dell’Hiv 2, localizzato soprattutto in Africa e Asia. L’Hiv 1, spiegano gli autori, trasporta le sue informazioni genetiche attraverso un singolo filamento di Rna, anziché attraverso due filamenti del Dna. Lo studio ha numerose implicazioni, sia per sviluppare nuovi farmaci sia “per comprendere - sottolinea Weeks - altri ruoli nel genoma dell’Rna che sono importanti per il ciclo di vita di questi virus”. Non solo: grazie alla decodifica, gli scienziati guidati da Weeks hanno cominciato anche a comprendere quali sono i trucchi che il genoma usa per aiutare il virus a non essere individuato nel corpo umano. (S.G.)
Strage di civili in Afghanistan: 21 morti, tra cui donne e bambini
◊ Un’ennesima strage ha sconvolto l’Afghanistan: almeno 21 civili, tra cui donne e bambini, sono morti in seguito allo scoppio di una bomba nascosta lungo il ciglio di una strada. L’attentato è avvenuto in una regione meridionale del Paese, roccaforte dei talebani. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
A due settimane dalle cruciali elezioni del prossimo 20 agosto, la provincia meridionale di Helmand, teatro di una lunga offensiva delle truppe statunitensi e britanniche contro le milizie talebane, è sullo sfondo di un nuovo, drammatico attentato. Un ordigno piazzato sul ciglio della strada è stato fatto esplodere al passaggio di un gruppo di civili che si stavano recando ad una cerimonia nuziale. In base alle prime ricostruzioni, le vittime erano a bordo di un rimorchio legato ad un trattore investito dalla deflagrazione. Secondo diversi osservatori, si tratta di un’ennesima azione terroristica compiuta dai talebani per destabilizzare il Paese prima delle elezioni. Ma anche in questo scenario segnato dalla violenza si possono raggiungere, nel breve periodo, confortanti risultati. E’ quanto sostiene l’ambasciatore britannico in Afghanistan, secondo il quale almeno due terzi dei ribelli che combattono con i talebani possono essere convinti a schierarsi con le forze internazionali. Il diplomatico esprime anche un cauto ottimismo sull’esito delle elezioni presidenziali del 20 agosto. A suo giudizio, circa il 70 per cento degli elettori “potrà votare” anche nella provincia di Helmand, la più turbolenta del Paese. Il nuovo segretario della Nato, Anders Fogh Rasmussen, arrivato ieri a Kabul, ha dichiarato infine che l’Afghanistan ha bisogno di una soluzione complessiva, che non preveda solo l'opzione militare ma che coinvolga in pieno la società civile, per chiudere il lungo e sanguinoso conflitto.
Russia-Georgia
Ad un anno dalla guerra tra Georgia e Russia per il controllo dell’Ossezia meridionale la regione continua a rimanere in uno stato di tensione molto forte. Nei giorni scorsi si sono verificati incidenti lungo la linea di confine tra Georgia ed Ossezia del Sud, ormai sotto il controllo militare di Mosca. Una situazione che coinvolge anche i rapporti tra il Cremlino e la Casa Bianca, con quest’ultima alleata del governo di Tiblisi. Per un quadro della situazione in quest’area del Caucaso sentiamo Paolo Quercia, analista del Centro militare di studi strategici, intervistato da Stefano Leszczynski.
R. – Sicuramente gli effetti distorti nelle relazioni tra questi due Paesi sono ancora in vigore. Sostanzialmente, però, vengono stemperati all’interno di un bilaterale molto più ricco di questioni anche più strategiche e importanti della questione georgiana o caucasica. Soprattutto il dossier della proliferazione nucleare è molto più a cuore alla nuova amministrazione Obama, probabilmente, degli assetti geopolitici nel Caucaso. Quindi, continua una rilevanza di questa questione irrisolta, ma rimane comunque un aspetto secondario nei rapporti tra le due superpotenze.
D. – Su tutta questa situazione si estende sempre più l’ombrello della Nato. Come mai continua, pur sapendo che genererà nuove tensioni?
R. – C’è stata la visita di Biden in Ucraina, oltre che in Georgia. Proprio questi due Paesi sono la spina nel fianco dell’allargamento della Nato visto da Mosca. La strategia americana continua a mantenere una porta aperta per questi Paesi. E’ una strategia di lungo periodo che continua ad essere ribadita. Ma non vedo anche da parte statunitense interessi forti ad accelerare questo processo.
D. – In relazione alla questione dell’Ossezia meridionale, c’è effettivamente il pericolo che la situazione possa nuovamente esplodere o la presenza russa in Ossezia meridionale ormai è una garanzia?
R.- No, non è una garanzia da questo punto di vista, in quanto proprio le provocazioni possono venire anche da parte russa, non soltanto da parte degli autoproclamati governi locali. Anche perché la leadership osseta, se così possiamo chiamarla, ha anche una serie di rivendicazioni irrendetiste di territori che fanno parte della Georgia, ma che secondo loro dovrebbero far parte dell’autoproclamata Repubblica di Ossezia. Quindi le motivazioni di tensione sul campo sono numerose. Forse il ruolo della Russia adesso è di mantenere le posizioni raggiunte, non di produrre nuove forme di destabilizzazione.
In Kenya, incontro tra il segretario di Stato Usa e il presidente somalo
Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, incontra oggi a Nairobi, in Kenya, il presidente somalo, Sheikh Sharif Sheikh Ahmed. Al centro dei colloqui ci sono il conflitto con i ribelli islamici e questioni riguardanti lo sviluppo, la lotta alla povertà e il contrasto all’Aids. Sulla situazione in Somalia, ascoltiamo al microfono di Lidia O’Kane, della nostra redazione in lingua inglese, mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio:
R. – L’attuale situazione è estremamente difficile, soprattutto a partire dal mese di maggio quando ci sono stati degli scontri aperti tra i cosiddetti estremisti islamici e forze dell’attuale governo di transizione che hanno portato almeno altri 250 mila abitanti di Mogadiscio a dover lasciare la città.
D. – Quale significato ha per la Somalia il tour diplomatico in Africa del segretario di Stato americano Hillary Clinton?
R. – Lo vedo come un’opportunità in più per l’attuale governo di avere un certo sostegno internazionale. Ma il sostegno internazionale non sarà sufficiente se in Somalia non ci sarà uno sforzo ulteriore anche da parte della popolazione di resistere agli elementi estremisti e nel dare un appoggio più aperto a questo governo, nato da un grande sforzo per la riconciliazione.
Assassinato il ministro dell’informazione del Puntland
Ancora in Somalia: ieri sera è stato ucciso il ministro dell'Informazione della regione autonoma del Puntland. Al momento, l’assassinio non è stato rivendicato. Il sospetto è che dietro questo omicidio ci siano estremisti islamici o bande di pirati che controllano la zona costiera del Puntland.
Naufragio di un traghetto al largo delle isole Tonga
Ci sono molte donne e bambini tra i 50 dispersi a largo delle isole Tonga, nel Pacifico in seguito al naufragio di un traghetto. L'imbarcazione, in servizio fra la capitale dell'arcipelago Nuku'alofa e le altre isole, trasportava 49 passeggeri e 30 membri d'equipaggio. Le cause del naufragio rimangono da accertare.
Incidente in Pakistan
E' di almeno 34 morti il bilancio dell'incidente di un pullman che è precipitato in un fiume, nel nord del Pakistan. Il mezzo è uscito di strada nei pressi della nota meta turistica di Gilgit. I soccorsi non sono ancora riusciti a recuperare i corpi delle vittime.
Anniversario della bomba atomica su Hiroshima
Sono passati 64 anni dal primo attacco atomico della storia. Era il 6 agosto del 1945 quando un ordigno nucleare lanciato da un bombardiere statunitense rase al suolo Hiroshima. Tre giorni dopo un’altra bomba atomica colpì la città di Nagasaki. Il 15 agosto arrivò poi la resa del Giappone che sancì la fine della Seconda Guerra Mondiale. Ricordando quei tragici eventi il sindaco di Hiroshima, Tadatoshi Akiba, ha lanciato un appello per l’abolizione totale delle armi atomiche entro il 2020. Il servizio di Stefano Vecchia:
Dopo 64 anni dal lancio della prima atomica della storia su un obiettivo civile, Hiroshima ricorda oggi le sue quasi 264 mila vittime tra morti e sopravvissuti con i segni indelebili dell’olocausto nucleare. Nel parco, che nel cuore della città ricorda il tragico evento, 50 mila persone hanno partecipato alla cerimonia commemorativa, osservando un minuto di silenzio alle 8.45 locali, ora esatta dell’esplosione. Il sindaco della città nel suo breve discorso ha ricordato non solo la tragedia che colpì il Giappone il 6 agosto 1945, ma anche la necessità che il mondo ricordi questa data, come pure la successiva del 9 agosto, in cui fu Nagasaki ad essere annientata dall’atomica per riflettere, condannare, ma soprattutto per accelerare il disarmo nucleare. Tadatoshi Akiba ha espresso in questo senso apprezzamento per l’appello del presidente statunitense, Barack Obama, ad un mondo libero dalla minaccia nucleare. Non è un anniversario qualunque quello di oggi. All’interno del mausoleo della bomba sono stati posti recentemente i nomi di 5635 nuove vittime, riconosciute legalmente dopo un’aspra battaglia giudiziaria, in parte non ancora conclusa, ma che ha riacceso in Giappone il dibattito sull’uso della tecnologia atomica per scopi bellici. Alcuni settori politici, infatti, vorrebbero sviluppare questa energia come parte della capacità difensiva del Paese, in particolare rivolto a contrastare la minaccia nord coreana.
Impiccagioni in Iran
Una dura condanna per le 24 esecuzioni dello scorso 30 luglio in Iran arriva dalla presidenza svedese dell'Unione Europea che esprime, con un comunicato, la propria preoccupazione per il ricorso frequente nel Paese alla pena capitale. L’Ue – si legge nel documento - continuerà ad esortare le autorità iraniane ad abolire completamente la pena capitale e si impegnerà per una moratoria sulle esecuzioni come chiesto dalle risoluzioni dell'Assemblea Generale dell'Onu.
Appello di Ban Ki-moon per la liberazione di Aung San Suu Kyi
Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha nuovamente esortato la giunta militare del Myanmar a liberare i prigionieri politici, tra cui Aung San Suu Kyi. Il Premio Nobel per la pace, simbolo della lotta per i diritti umani nel suo Paese, rischia fino a cinque anni di carcere per violazione degli arresti domiciliari. La sentenza del processo contro Aung San Suu Kyi è attesa per il prossimo 11 agosto.
Guerra commerciale tra Venezuela e Colombia
Proseguono gli scontri diplomatici tra Venezuela e Colombia. Il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha bloccato l’importazione di 10 mila auto dalla Colombia e l'espulsione di un’azienda colombiana dal settore energetico. Tali misure arrivano dopo l'intenzione del presidente colombiano, Alvaro Uribe, di concedere sette basi militari agli Stati Uniti. Nei giorni scorsi Chavez aveva richiamato l'ambasciatore a Bogotà in seguito alle accuse secondo cui il Venezuela avrebbe fornito armi ai ribelli colombiani delle Forze armate rivoluzionarie (Farc).
Scontri tra polizia e universitari in Honduras
Lanci di gas lacrimogeni e cariche della polizia dell'Honduras contro una manifestazione studentesca in favore del presidente deposto, Manuel Zelaya. Gli scontri sono avvenuti stamattina a Tegucigalpa davanti alla sede universitaria. A San Pedro Sula, seconda città del paese, si sono poi svolte altre marce a sostegno di Zelaya. Ieri l’ex presidente honduregno ha dichiarato che Washington potrebbe risolvere la crisi senza difficoltà.(Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Mariella Pugliesi)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 218
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.