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Sommario del 04/08/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Ad agosto il Papa invita a pregare per rifugiati e sfollati. Padre La Manna del Centro Astalli: il loro dramma dovrebbe risvegliare le coscienze
  • Il cardinale Hummes ad Ars per celebrare l'odierna festa di San Giovanni Maria Vianney. Il porporato esorta i sacerdoti a mantenere lo sguardo fisso su Gesù
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L’arcivescovo di Lahore, mons. Saldanha, dopo le violenze anticristiane in Pakistan: abolire la legge sulla blasfemia
  • Congresso di Al Fatah a Betlemme. Abu Mazen chiede ai palestinesi di essere uniti e tenaci
  • L’uomo e il suo anelito all’infinito al centro di "Tonalestate 2009". Tra i relatori il cardinale Re che si sofferma con noi sul tema dell'iniziativa
  • Anche i non credenti hanno bisogno dei sacerdoti: la riflessione del prof. Andreoli
  • Il turismo opportunità di evangelizzazione: il commento di don Lusek
  • Chiesa e Società

  • Thailandia: seminario sul dialogo interreligioso promosso dagli episcopati dell'Asia
  • "Russi e ucraini popoli fratelli". L'appello alla pace del Patriarca di Mosca Kirill
  • Regno Unito: la Conferenza episcopale denuncia le carenze della politica sull'immigrazione
  • Nepal: minacce di morte a sacerdoti cattolici
  • India: l'aiuto degli ospedali cattolici del Kerala alle donne che vogliono annullare la sterilizzazione
  • Da Forlì, un ponte di solidarietà con i bambini della Colombia
  • La testimonianza di padre Moretti, responsabile della missione "sui iuris", in Afghanistan
  • Domani, a Manila, i funerali di Corazon Aquino. Messa di suffragio in Vaticano
  • 24 Ore nel Mondo

  • Afghanistan: i talebani intensificano gli attaccchi in vista delle elezioni. Pioggia di razzi su Kabul
  • Il Papa e la Santa Sede



    Ad agosto il Papa invita a pregare per rifugiati e sfollati. Padre La Manna del Centro Astalli: il loro dramma dovrebbe risvegliare le coscienze

    ◊   Nell’intenzione di preghiera per il mese di agosto, Benedetto XVI invita tutti i fedeli a invocare il Signore “perché sia più avvertito dalla pubblica opinione il problema di milioni di sfollati e rifugiati e si trovino soluzioni concrete alla loro situazione spesso tragica”. Su questa intenzione di preghiera si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli, Servizio dei gesuiti per i rifugiati:

    R. – Siamo contenti che il Santo Padre ci sostenga, invitandoci a pregare per i 42 milioni di rifugiati che ci sono nel mondo. Questo dovrebbe risvegliare le coscienze di quanti hanno la responsabilità ed il potere di cambiare le sorti di questo mondo. Sorti che ci preoccupano fortemente come credenti, perché i diritti delle persone vengono calpestati anche se si parla sempre di un’attenzione verso di loro. In Italia, in questo momento, con il nuovo decreto sicurezza, siamo profondamente preoccupati per le sorti dei rifugiati. Viene riconosciuto loro il diritto all’asilo politico in quanto firmatari della Convenzione di Ginevra, però di fatto glielo neghiamo perché impediamo loro di arrivare e quindi di fare richiesta.

     
    D. – Milioni di persone, ogni anno, sono costrette a lasciare le loro case e a cercare protezione in un altro Paese: sono vittime di persecuzioni, violenze e guerre di cui sappiamo anche molto poco. Dalle loro storie quale insegnamento possiamo ricavare?

     
    R. – Il primo insegnamento è quello di un forte credo nella speranza e nella vita. Non possiamo considerarci non responsabili di quanto sta accadendo nel nostro mondo. Anche con le nostre scelte quotidiane possiamo avallare questo modo di fare o possiamo dire ‘no’. Possiamo volere che questo mondo cambi, in modo da consentire a tutti di vivere in pace e di professare la propria fede nella propria terra, nella propria cultura e con la famiglia, mantenendo il proprio lavoro.

     
    D. – Il Papa prega perché il dramma di sfollati e rifugiati sia avvertito dall’opinione pubblica. E’ realmente possibile diffondere una coscienza solidale globale?

     
    R. – E’ possibile. Tutto il nostro impegno è indirizzato verso questo. Ci sembra che molti abbiano messo al primo posto, nella loro vita, altre priorità rispetto a ciò che è veramente importante: la vita stessa, nel rispetto della dignità dei nostri fratelli che soffrono.

     
    D. – Proteggere sfollati e rifugiati è quindi una sfida mondiale che spesso non trova soluzioni adeguate. Quali risposte possono dare gli Stati e i singoli cittadini?

     
    R. - L’accoglienza: riconoscere l’altro nella propria dignità di persona, riconoscerlo come fratello. Da questo sforzo inizia la possibilità di entrare in relazione con chi è in difficoltà. Comincia la possibilità di comprendere che in questo nostro mondo ci sono delle guerre, anche se ci sembrano lontane. Questo non può lasciarci indifferenti. Ci rattrista poi il fatto che l’Unione Europea diventi sempre più una fortezza concentrata sul contrastare il fenomeno degli arrivi piuttosto che preoccuparsi delle persone, accogliendole e capendo cosa non sta funzionando. Si devono aiutare rispettando la vita delle persone che sono costrette a venire in Italia e in Europa.

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    Il cardinale Hummes ad Ars per celebrare l'odierna festa di San Giovanni Maria Vianney. Il porporato esorta i sacerdoti a mantenere lo sguardo fisso su Gesù

    ◊   “L’efficacia del ministero sacerdotale dipende soprattutto dalla perfezione spirituale dei preti”: così, il cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, che ha celebrato stamani una Messa solenne nella diocesi di Belley-Ars. Il porporato si è recato in Francia per presiedere le celebrazioni nell’odierna memoria liturgica di San Giovanni Maria Vianney, noto come Curato d’Ars e Patrono dei sacerdoti. Quest’anno le celebrazioni assumono un significato particolare, in concomitanza dell’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI per commemorare i 150 anni dalla morte del Santo. Dopo la Messa di stamani, le celebrazioni ad Ars in onore di San Giovanni Maria Vianney proseguiranno nel pomeriggio, con una processione della reliquia del cuore del Santo, a cui farà seguito, nella stessa Basilica d’Ars, la celebrazione solenne dei Vespri. Il servizio di Isabella Piro:

    Cosa dice all’uomo contemporaneo San Giovanni Maria Vianney? Questa la domanda posta ai fedeli dal cardinale Cláudio Hummes, durante la sua omelia. La risposta, ha aggiunto, è nella vita di questo Santo, “ricca di insegnamenti”: il Curato d’Ars è, infatti, modello di fede, di preghiera costante, di una spiritualità profonda e solida, esempio di penitenza, di umiltà e di povertà. Ammirevole la sua scelta di porre la celebrazione della Santa Messa al centro della vita parrocchiale ed esemplare il suo amore per i poveri, la sua carità pastorale che lo portava ad incontrare tutti i suoi parrocchiani, nessuno escluso.

     
    In suo onore, ha detto il cardinale Hummes, è stato indetto l’Anno Sacerdotale, con il quale la Chiesa vuole dire ai preti che ringrazia Dio per la loro presenza, che li ammira e li ama, li sostiene nella preghiera e li aiuta concretamente nell’impegno sacerdotale. Un Anno speciale, dunque, come sottolinea lo stesso porporato al microfono di Cristiane Murray, collega della redazione brasiliana:

     
    Quest’Anno Sacerdotale ha davanti a sé come modello il Santo Curato d’Ars per tutti i sacerdoti nel mondo. Il suo significato è grande per tutti i sacerdoti in questo tempo; anche se siamo un po’ lontani, in un’altra cultura, in un’altra epoca storica, il suo messaggio è sempre molto valido. Dopo Ars voglio fare anche un pellegrinaggio ad altri Santuari in Francia per pregare per i sacerdoti del mondo per i frutti dell’Anno Sacerdotale. Andrò a Lisieux per pregare con Santa Teresa chiedendo che lei continui la sua intercessione costante per i sacerdoti. Santa Teresa, quando è entrata nel monastero, ha detto che lo faceva per pregare per i sacerdoti. Poi anche al Sacré-Coeur de Montmartre a Parigi perché il Sacro Cuore di Gesù ha una speciale importanza per i sacerdoti stessi. Infine, anche a Lourdes per pregare per i sacerdoti malati.

     
    Quindi, nella sua omelia, il prefetto della Congregazione per il Clero ha guardato all’epoca attuale: “Il relativismo della nostra cultura post-moderna occidentale – ha detto – ha oscurato gli orientamenti che la nostra coscienza e la luce della fede ci indicano”. “Tante persone – ha aggiunto il porporato – oggi vagano come greggi senza pastore e restano in attesa della parola salvifica del Vangelo”. Per questo, il cardinale Hummes ha ribadito che essere sacerdoti vuol dire essere missionari, essere inviati per l’annuncio della Buona Novella a tutti gli uomini, a partire dai più poveri. Di qui, l’appello del porporato perché i sacerdoti partecipino della carità pastorale di Cristo, poiché solo colui che, come il Curato d’Ars, mantiene lo sguardo fisso su Gesù, pregando senza sosta e con un amore incondizionato, potrà divenire un Buon Pastore che dona la vita per gli altri.

     
    Poi, il porporato ha ricordato l’importanza del Sacramento della riconciliazione che deve essere compiuto – ha detto – “con fede, spirito di sacrificio, amore pastorale” mettendolo a disposizione delle persone “con grande generosità”, perché “il Figlio di Dio si è fatto uomo per riconciliarci con Dio e tra noi”.

     
    A conclusione della sua omelia, il cardinale Hummes ha posto in risalto il ruolo della famiglia nella nascita delle vocazioni: “Le statistiche francesi – ha affermato – rivelano che molti seminaristi provengono da famiglie profondamente cristiane”. Per questo, i nuclei familiari devono essere “vere Chiese domestiche, focolai ardenti di fede e d’amore, in cui pregare insieme”. In questo contesto, un incoraggiamento è stato rivolto ai genitori: “Non abbiate paura che il Signore scelga uno dei vostri figli per farne un sacerdote – ha detto il cardinale Hummes - Anzi: osate domandare a Dio la grazia di una vocazione sacerdotale in famiglia. Scoprirete così che donare un prete alla Chiesa è una vera benedizione”.

     
    Molti di questi temi sono stati ripresi dal prefetto della Congregazione per il Clero nel Messaggio mensile di agosto rivolto a tutti i Presbiteri. Il porporato è tornato a parlare della crisi delle vocazioni, soprattutto nel mondo occidentale, segnato “da un relativismo che rifiuta ogni affermazione di una verità assoluta e trascendente, rovina i fondamenti della morale e si chiude alla religione”. Un relativismo, ha continuato il cardinale Hummes, accompagnato dal soggettivismo individualista che porta, alla fine, al nichilismo. A poco vale il progresso scientifico e tecnologico, ha ribadito il porporato, se esso non pone al centro il bene dell’uomo e se rimane privo di un umanesimo integrale.

     
    Di fronte a questo laicismo, tuttavia, ha concluso il cardinale Hummes, i presbiteri non devono cedere al pessimismo e chiudersi “nelle trincee della resistenza”, ma devono rispondere alla chiamata urgente della missione “ad gentes”. La società attuale non va né temuta, né condannata, ma salvata: essa contiene i semi del Vangelo che i sacerdoti devono diffondere in tutto il mondo, con gioia ed entusiasmo, sicuri della presenza del Signore.

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    Nomine

    ◊   In Pakistan, il Papa ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Islamabad-Rawalpindi, il reverendo Rufin Anthony, rettore del seminario maggiore Christ the King di Karachi e vicario generale di Faisalabad.

    Benedetto XVI ha nominato capo ufficio nella Congregazione per la Dottrina della Fede il padre Hermann Geissler, finora aiutante di studio nel medesimo dicastero.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Due Papi e la Trasfigurazione: in prima pagina, Robert Imbelli sulla “Caritas in veritate”.

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Nilo d’Egitto o Nilo d’Africa?: non si intravedono accordi tra i Paesi rivieraschi nel contenzioso sulle risorse idriche”.

    Non è un nuovo caso Galileo: in cultura, Roberto Colombo su Chiesa e ricerca di cellule staminali umane per uso terapeutico.

    Nell’informazione religiosa, la sintesi dell’omelia del cardinale Claudio Hummes ad Ars per la festa di San Giovanni Maria Vianney.

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    Oggi in Primo Piano



    L’arcivescovo di Lahore, mons. Saldanha, dopo le violenze anticristiane in Pakistan: abolire la legge sulla blasfemia

    ◊   E’ tornata la calma a Gojra, la cittadina pakistana, teatro nei giorni scorsi di un terribile attacco contro la comunità cristiana da parte di fondamentalisti islamici. Al momento la polizia sta interrogando duecento persone sospettate di aver partecipato all’escalation di violenza, che ha causato la morte di otto civili innocenti, tra cui un bambino di 7 anni. Dal canto suo, il Consiglio ecumenico delle Chiese ha chiesto alle autorità pakistane di impegnarsi a proteggere la minoranza cristiana. Per una testimonianza sulla difficile situazione in cui vivono i cristiani del Pakistan, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence John Saldanha:

    R. – Due to the fact that Islam has been stressed as the only religion, therefore …
    Dato che l’Islam è stato definito l’unica religione, noi siamo trattati come cittadini di seconda categoria nel nostro stesso Paese. Per questo, a fasi cicliche, siamo oggetto di attacchi da parte di forze estremiste. Nonostante che molti musulmani siano moderati per loro stessa natura, ci sono però estremisti che insistono sul fatto che l’Islam debba essere predominante nell’intera società e che la Sharia debba essere l’unica legge valida. Per questo ci ritroviamo come cittadini di seconda categoria. Di tanto in tanto, poi, viene "rispolverata" la legge sulla blasfemia e applicata a noi: questa legge viene utilizzata in maniera scorretta, tant’è vero che spesso la gente viene accusata di avere detto o fatto qualcosa contro il Corano, e questo mette in agitazione il popolo che inizia ad aggredire e compiere atti di violenza.

     
    D. – Ovviamente, i cristiani ora vivono nella paura. Lei pensa che esista un piano per eliminare la minoranza cristiana in Pakistan?

     
    R. – No, no: I don’t think so. What I think is just that they want to show that they are …
    No, non credo. Penso che vogliano semplicemente dimostrare che sono loro a comandare, che sono forti e potenti e che sono in grado di sottomettere i cristiani. Non credo che vogliano eliminarli, no! Non sarebbe nemmeno possibile …

     
    D. – Qual è la sua speranza e quali le sue aspettative, in relazione ad un intervento del governo, delle autorità pubbliche?

     
    R. – We do expect that they will take prompt action and they will control also the use …
    Ci aspettiamo che intervengano rapidamente e che controllino anche l’utilizzo degli altoparlanti. In ogni villaggio ci sono gli altoparlanti sulla moschea, e attraverso gli altoparlanti si istiga agli attacchi o a queste azioni di persecuzione dei cristiani. Spero che mettano sotto controllo questi strumenti. E poi, la stessa legge sulla blasfemia: si è dimostrato una volta di più che questa legge è stata usata sostanzialmente contro i cristiani. Anche contro i musulmani, ma soprattutto contro i cristiani. Per questo noi ci rivolgeremo al giudice affinché questa legge sia abolita perché troppo spesso se ne fa un uso improprio. Troppa gente soffre a causa di questa legge sulla blasfemia. Lo ripeto ancora una volta: in questi incidenti che si sono verificati negli ultimi due anni, la legge è stata usata come pretesto per attaccare i cristiani.

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    Congresso di Al Fatah a Betlemme. Abu Mazen chiede ai palestinesi di essere uniti e tenaci

    ◊   Se ''sapremo essere uniti e tenaci'', il popolo palestinese avrà il suo Stato. Con queste parole, il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen (Mahmud Abbas), ha aperto oggi a Betlemme il congresso del suo partito, Fatah. Pur criticando i rivali di Hamas che controllano la Striscia di Gaza, Abu Mazen ha comunque indicato gli avversari politici come una realtà ''che esiste ed è parte del popolo palestinese''. Si è quindi impegnato a cercare ancora con loro un cammino di unità. Dell’importanza del congresso in corso, il primo in 20 anni di Al Fatah, Stefano Leszczynski ha parlato con Marcella Emiliani, docente di Sviluppo Politico del Medio Oriente all’Università di Bologna-Forlì:

    R. – E’ evidente che fintanto che Al-Fatah e Hamas non arriveranno ad una qualche forma di accordo per un “power sharing”, cioè una divisione del potere all’interno della politica palestinese, non solo le cose non procederanno con Israele, ma quel che forse è ancora peggio per la vita quotidiana delle persone è che non arriverà il flusso d’aiuti, promesso sia dai Paesi arabi sia dall’Occidente. Aiuti che servono innanzitutto per la ricostruzione di Gaza, ma anche poi per il funzionamento dell’Autorità Nazionale Palestinese.

     
    D. – All’apertura di questo congresso, il presidente dell’Autorità Nazionale palestinese ha teso la mano ad Hamas pur criticandola duramente. In questo senso non c’è stata un’apertura da parte di Hamas. C’è sempre questo contrasto: da un lato si vuole arrivare ad un risanamento dei rapporti e dall’altro ci si scontra con l’estremismo che appare una caratteristica per identificarsi politicamente in maniera molto chiara…

     
    R. – Anche i più moderati tra Hamas su un punto non sono disponibili a cedere ed il punto è quello di cedere le armi all’Autorità Nazionale palestinese. Hamas ha delle proprie formazioni armate che non sono obbligatoriamente terroristiche. Mi spiego: sono state concepite per difendersi tanto da Israele quanto eventualmente da Al Fatah. Quindi ha il controllo degli apparati di sicurezza, quello che mette in rotta di collisione Al Fatah ed Hamas. Hamas ha anche detto che se Al Fatah insisterà su questo punto potrebbe arrivare a non riconoscere più in Abu Mazen il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese.

     
    D. – Visto dal punto di vista di Israele, questa spaccatura interna ai palestinesi è più favorevole da un punto di vista politico, o è controproducente per Israele?

     
    R. – No, tanto più se resta primo ministro Netanyahu, perché la spaccatura è estremamente funzionale agli interessi israeliani; perché un’eventuale non volontà di andare ad una pace con i palestinesi può essere presentata come un’impossibilità, visto che il campo palestinese è così profondamente diviso. Lo slogan con cui Israele è andato avanti negli ultimi anni è: “Io tratterei pure con i palestinesi, ma chi è il mio interlocutore?” Quindi anche per non fornire un alibi ad Israele sarebbe estremamente opportuno che i palestinesi arrivassero a mettere in piedi l’equivalente di un governo di unità nazionale, che almeno togliesse questo alibi ai governanti israeliani.

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    L’uomo e il suo anelito all’infinito al centro di "Tonalestate 2009". Tra i relatori il cardinale Re che si sofferma con noi sul tema dell'iniziativa

    ◊   L’uomo e il suo cammino tra bene e male sono al centro della decima edizione di Tonalestate, che ha preso il via oggi, come ogni anno, al Passo del Tonale in provincia di Trento. Una kermesse di incontri e dibattiti sulle potenzialità dell’uomo, a 200 anni dalla nascita di Darwin. Vedrà fino al 7 agosto la partecipazione di uomini di cultura e di Chiesa. Tra questi, nella giornata di oggi, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi; il gesuita Marc Leclerc dell’Università Gregoriana e lo scrittore e critico letterario messicano Julio Hubart. Titolo di Tonalestate 2009 è l’espressione di Dante: “Come l’uomo s’etterna?” che è anche lo spunto della riflessione del cardinale Giovanni Battista Re, nell’intervista di padre David Gutierrez del programma spagnolo della nostra emittente:

    R. - Dante quando incontra il suo maestro, Brunetto Latini, suo grande professore, grande maestro, ha parole di grande apprezzamento per l’insegnamento ricevuto e come lode al suo maestro gli dice: lei mi ha insegnato come l’uomo s’etterna, cioè come l’uomo diventa eterno. Dante lì, probabilmente, intendeva sottolineare che resterà nei secoli il ricordo, la fama. L’uomo è un essere fragile, è un essere piccolo ma è un uomo anche grande, grande per l'intelligenza e per la libertà, per essere stato fatto da Dio a Sua immagine e somiglianza. Io vorrei parlare dell’uomo che ha attese e aspirazioni che vanno al di sopra di sé, che vanno in alto; attese e aspirazioni che nessuna realtà terrena può pienamente soddisfare. Citerò anche Pascal che dice che "l'uomo supera se stesso" proprio per questo elemento spirituale che c’è nell’uomo.

     
    D. – Eminenza, oggi è il 4 di agosto, memoria di San Giovanni Maria Vianney. Un suo pensiero su questo grande Santo, ricordando che il Papa ha indetto l’Anno Sacerdotale…

     
    R. – Una volta mentre stava per arrivare ad Ars, e stava andando a piedi perché era l’unico modo per raggiungere la piccola parrocchia, incontrò un ragazzo e gli domandò la strada. Questo ragazzo, dopo avergli indicato anche una scorciatoia che portava ad Ars, disse di essere di Ars e allora il futuro Curato d’Ars disse a quel ragazzo: "Grazie tu mi hai indicato la strada che porta ad Ars, io che d’ora in poi sarò il tuo parroco ti indicherò la strada per il cielo, ti indicherò il cammino che porta alla salvezza eterna". Una frase che esprime bene tutta la tensione della vita di questo Santo sacerdote che ha fatto della Chiesa la casa in cui viveva. Andava in chiesa al mattino prima che sorgesse il sole e passava la sua giornata in chiesa, i primi anni a pregare a lungo e dopo a confessare. Ma è stato un Santo anche attivo, perché ha fondato opere sociali, una in favore di un orfanotrofio e si è preoccupato di formare le persone che sarebbero state le educatrici in tale orfanotrofio. Ha anche promosso iniziative a favore delle missioni e delle famiglie povere. La sua attività ha avuto anche una dimensione sociale, ma soprattutto è stata un’attività religiosa, un’attività strettamente sacerdotale.

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    Anche i non credenti hanno bisogno dei sacerdoti: la riflessione del prof. Andreoli

    ◊   “Non sono credente, ma voglio bene ai preti. Tutti devono voler loro bene. Sono figure importanti per tutti”: è quanto afferma lo psichiatra Vittorino Andreoli, che alla figura del sacerdote ha dedicato una lunga e approfondita indagine. Un viaggio durato un anno, le cui tappe sono state pubblicate settimanalmente sulle pagine del quotidiano “Avvenire”. L’indagine risulta ancora più interessante e attuale alla luce dell’Anno Sacerdotale in corso, fortemente voluto da Benedetto XVI. Ma perché un intellettuale non credente è così interessato alla figura del sacerdote? Padre Vito Magno lo ha chiesto allo stesso Vittorino Andreoli:

    R. – Perché è un personaggio del tempo presente di questa società e anzi ha acquisito ora un significato ancora più importante rispetto al passato poiché è una delle poche figure che rappresenta una coscienza che sembra staccata dalla logica di questo mondo che è tutto legato al successo e al denaro. Insomma, è uno specchio in cui sia i credenti che i non credenti possono specchiarsi e quindi meditare.

     
    D. - Tra i non credenti appunto anche lei…

     
    R. – Io credo che bisogna fare una netta distinzione tra l’ateo e il non credente. L’ateo è colui che non solo non crede in Dio, ma nega anche che esista e quindi in qualche modo ritiene che chi ci crede sia un illuso o uno che compie degli errori di valutazione. Il non credente si differenzia dal credente semplicemente perché gli manca l’esperienza diretta di Dio e quindi per dirla alla Pascal “non basta voler credere per credere”, è importante quell’incontro ma quell’incontro può accadere fra un minuto e allora la distanza fra credenti e non credenti è di un attimo.

     
    D. – E’ riuscito a capire tutto del prete o c’è qualcosa di inafferrabile nella sua figura?

     
    R. – No, non ho affatto capito tutto. Io sono stato solo affascinato e non ho concluso il mio interesse per il prete, ma vorrei incontrarlo, conoscerlo di più. Insomma, è per me sempre una figura che merita grande attenzione.

     
    D. - Di lui cosa ha scoperto facendo l’inchiesta?

     
    R. – Ho scoperto cosa vuol dire vivere la fede e imitare quell’uomo straordinario, quell’uomo Dio che è stato Cristo. Quindi ho potuto vedere l’interesse per l’uomo e non per il denaro, l’interesse per fare il bene anche se qualche volta non lo si compie completamente o si fanno degli errori. Insomma, mi sembra che anche come uomo il prete abbia una visione, una logica che è affascinante.

     
    D. - Concretamente cosa si aspetta la società dal prete?

     
    R. - Innanzitutto, io credo che il prete non sia solo un testimone di Cristo rivolto ai cristiani ma che sia una figura di particolare interesse per i non credenti e questo mi pare che sia in logica con il messaggio del pastore che deve cercare le pecore che non sono nel gregge. Io credo che oggi il compito del sacerdote sia completamente nuovo, proprio perché probabilmente si accorge anche lui - come credo di accorgermi io - che c’è un grande bisogno di sacro nei giovani, negli adulti; che c’è un senso di smarrimento, perché non è possibile che tutto il senso dell’uomo venga quantificato in denaro, in cose, in un successo che poi scompare nel giro di qualche giorno. Quindi, si sta accorgendo che in questo mondo certamente più difficile, più complesso, egli ha un ruolo che credo in parte conosca e che in parte invece deve scoprire. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il turismo opportunità di evangelizzazione: il commento di don Lusek

    ◊   Bisogna “pensare a un turismo diverso, capace di promuovere una vera conoscenza reciproca, senza togliere spazio al riposo e al sano divertimento”: è l’esortazione di Benedetto XVI contenuta nella sua ultima Enciclica Caritas in veritate. Parole quanto mai attuali in questo periodo estivo contraddistinto dai viaggi e dal tempo libero. Al microfono di Luca Collodi, la riflessione di don Mario Lusek, direttore dell'Ufficio Pastorale Sport Turismo e Tempo Libero della Cei, per il quale "la Chiesa fin dal 1969 ha espresso la sua attenzione pastorale all'evoluzione del fenomeno turistico nel suo aspetto spirituale, sociale ed economico".

    R. – Questo è uno dei cavalli di battaglia che portiamo avanti proprio per una nuova cultura del turismo e del viaggiare, cioè al centro c’è sempre la persona, l’uomo e quindi l’interesse della Chiesa è verso l’uomo anche quando si mette in movimento, quando viaggia per motivi di fede, per motivi turistici, culturali o di lavoro. Ci interessa proprio l’uomo in quanto tale e per questo siamo attenti soprattutto ad un fenomeno, come questo, che sta assumendo proporzioni incredibili: se pensiamo che più di un miliardo di persone si mette in movimento per motivi turistici, significa proprio che è interessata un’infinità di persone. In questo senso ci interessano due atteggiamenti: quello educativo e quello culturale. Quello educativo è di imparare proprio l’arte del viaggiare e quello culturale di proporre una nuova cultura del viaggio, in cui anche la mobilità, anche il trovarsi per strada deve assumere sicuramente un significato diverso.

     
    D. – Don Lusek possiamo dire con certezza che per la Chiesa oggi il turismo è diventato un’opportunità di evangelizzazione?

     
    R. – Non c’è dubbio! Se noi abbiniamo l’accoglienza nei confronti dei viandanti non solo dello spirito, ma anche i curiosi a livello culturale, noi abbiamo una ricchezza incredibile che è il patrimonio della Chiesa italiana. In Italia, il 70 per cento dei beni culturali sono di natura ecclesiastica e quindi noi possiamo offrire un turismo di qualità che è abbinato anche a quello ambientale. L’attenzione alla salvaguardia del Creato è proprio il tema scelto dal Santo Padre per la prossima Giornata mondiale della Pace. Noi abbinando la cultura, l’ambiente, la qualità della vita possiamo offrire un modo di fare vacanza veramente diverso, alternativo e a misura d’uomo.

     
    D. – Oltre che un fatto sociale il turismo è anche un fenomeno ormai economico, forse troppo. Da questo punto di vita la Chiesa che cosa pensa?

     
    R. – Sicuramente la Chiesa quando si occupa di questo settore, si occupa anche di un turismo sobrio, rispettoso, punta sui borghi ospitali, sulle comunità ospitali. D'altronde l’ospitalità è una tradizione della Chiesa stessa. La Bibbia è piena di racconti di ospitalità e la tradizione della Chiesa ha messo proprio sulla strada dell’uomo una infinità di punti di ristoro, di incontro e di dialogo. Le antiche strade di movimento erano strade di pellegrini che poi sono diventate strade di commerci e il pellegrinaggio non è stato di ostacolo al commercio, tutt’altro, forse hanno favorito uno scambio maggiore ed anche una ricchezza condivisa.

     
    D. – Che rapporto c’è tra il turismo e la teologia?

     
    R. – L’uomo è nomade per natura, è viandante per natura, è curioso, non sta mai fermo. L'uomo ha bisogno di muoversi e quindi nella storia sacra, nella teologia, vediamo che le grandi epopee, anche del popolo di Israele, sono un viaggio, pensiamo all’esodo. L’esperienza di Abramo è un altro viaggio, l’uscita dalla propria terra alla ricerca di un approdo che non è mai definitivo. Il viaggio diventa metafora di una vita che ha una meta e sempre un oltre e l’oltre per l’uomo di fede è sempre Dio, la ricerca dell’assoluto che è fatta appunto anche di percorsi, di itinerari, di soste, a volte anche forzate - come può essere il dolore, la fatica dell’andare avanti – ma sempre con una speranza: la speranza di quell’oltre che è poi la felicità piena dell’uomo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Thailandia: seminario sul dialogo interreligioso promosso dagli episcopati dell'Asia

    ◊   “La vocazione della Chiesa al dialogo: il ruolo speciale dei vescovi”. Su questo tema si sono riuniti, in Thailandia, i presidenti delle Commissioni episcopali asiatiche per il Dialogo Interreligioso, su iniziativa della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc) attraverso l’Ufficio per gli affari ecumenici e interreligiosi (Oeia). Il seminario si è svolto a Bangkok dal 21 al 25 luglio e ha alternato momenti collettivi a lavori di gruppo più ristretti. Ad introdurre i lavori del convegno è stato mons. Fernando Capalla, vescovo di Davao, nelle Filippine e presidente dell’Oeia, mentre le relazioni di fondo sono state svolte dal gesuita Francis Xavier D’Sa. Quest’ultimo ha guidato il gruppo attraverso un processo ermeneutico volto alla comprensione dell’ “Altro”, inteso come Persona, come Cultura e come Religione. Il pericolo - ha sottolineato il prelato – è sempre quello di confrontarsi con l’Altro partendo dal proprio background culturale, laddove, al contrario, bisogna guardare al diverso da noi, dalla sua stessa prospettiva, “indossando i suoi panni”. Particolare attenzione è stata riservata all’analisi dell’Enciclica di Giovanni Paolo II “Redemptoris Missio”, laddove definisce “le altre religioni una sfida positiva per la Chiesa” e “il dialogo interreligioso parte integrante della missione evangelizzatrice della Chiesa”. Grande apprezzamento per il lavoro del Seminario è stato espresso dai 29 partecipanti (provenienti da 11 Paesi) che si sono salutati con l’auspicio di rincontrarsi per corsi di approfondimento su Buddismo e Islamismo, spesso conosciute in maniera superficiale. (S.G.)

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    "Russi e ucraini popoli fratelli". L'appello alla pace del Patriarca di Mosca Kirill

    ◊   “Oggi la mia ardente preghiera è che i fratelli non si guardino mai attraverso il mirino di un'arma da fuoco, che non sollevino mai la mano gli uni verso gli altri. Niente separa i fratelli tanto quanto il sangue versato”: questo è l'appello lanciato, domenica scorsa, a russi e a ucraini, dal Patriarca di Mosca Kirill, in visita a Sebastopoli, la città della Crimea che ospita le flotte navali delle due ex repubbliche sovietiche. Kirill ha invitato le due nazioni a evitare qualsiasi conflitto armato e a cooperare pacificamente. Kirill – si legge sull’Osservatore Romano – si è recato a Sebastopoli per commemorare il santo profeta Elia, del quale ricorreva la festa, nella cattedrale di San Vladimiro dove, secondo la tradizione, fu battezzato il principe Vladimiro, artefice della successiva evangelizzazione del principato russo di Kiev. Nel suo sermone, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie ha invitato i presenti a pregare il Signore affinché “dia alla nazione la forza di preservare l'unità spirituale, di custodire la fede ortodossa, con i suoi tesori e valori spirituali”. Dopo la Divina liturgia, Kirill si è rivolto ai rappresentanti, russi e ucraini, della flotta di stanza a Sebastopoli ringraziandoli per il loro lavoro: “La nostra fede - ha detto - è il solo vincolo spirituale che unisce i popoli al di là delle frontiere politiche e delle nazionalità”. Dopo Sebastopoli, annullando gli appuntamenti in Ucraina occidentale, per motivi di sicurezza - la regione è abitata in gran parte da ortodossi fedeli al Patriarcato di Kiev che proclama la sua autonomia da Mosca – le autorità hanno fatto rientrare Kirill nella capitale. (S.G.)

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    Regno Unito: la Conferenza episcopale denuncia le carenze della politica sull'immigrazione

    ◊   “Mancanza di leadership politica sulla questione dell’immigrazione”. Questo il vuoto che mons. Patrick Lynch, responsabile del settore immigrazione della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, riscontra attualmente nel Regno Unito; un vuoto, ha aggiunto, che “può essere riempito dalla Chiesa”. Parlando al XXXI convegno dei gruppi Giustizia e Pace, a Swanwick, il presule ha spiegato come il mondo sia passato dall’industrializzazione alla tecnologia e alla globalizzazione. “Le società e i mercati sono globali, la forza lavoro è mobile e, al tocco di un bottone, migliaia di dollari possono essere inviati da un lato del mondo all’altro - ha detto il vescovo Lynch in un intervento ripreso dal settimanale cattolico “Universe” - e gli immigrati e le loro famiglie sono tra coloro che soffrono per il risultato di questi cambiamenti”. Secondo il presule, le nuove regole sull’immigrazione del Regno Unito che prevedono un sistema di punti per calcolare chi ha diritto di rimanere, stanno cambiando il tipo di immigrazione. “Col nuovo sistema diminuiranno i lavoratori non qualificati che avranno diritto a entrare nell’Unione Europea e c’è preoccupazione perché gli immigrati poveri vengono esclusi se non dimostrano di avere una certa quantità di soldi in banca prima di arrivare”. Oltre trecento attivisti sono arrivati da tutto il Paese per prendere parte al convegno durante il quale si è discusso del modo in cui i media trattano il tema immigrazione, di come la Chiesa dovrebbe accogliere gli immigrati e del bisogno dei richiedenti asilo di un permesso di lavoro. (L.Z.)

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    Nepal: minacce di morte a sacerdoti cattolici

    ◊   “Lascia il Paese al più presto o preparati a morire”. Questa la minaccia rivolta a numerosi sacerdoti cattolici presenti in Nepal da indù fondamentalisti, non identificati. Padre Pius Perumana, responsabile del Centro Pastorale Vianney a Godavari, contattato da "AsiaNews", ha raccontato che, nei giorni scorsi, ignoti - per telefono - gli hanno dato un mese di tempo per lasciare il Nepal, se non vuole subire gravi conseguenze. Il sacerdote ha presentato denuncia, ma non risulta che le autorità abbiano adottato alcuna misura di protezione per il Centro pastorale. L’uomo ha detto di appartenere all’Esercito per la difesa del Nepal, gruppo estremista indù guidato da R.K. Mainali, sospettato di essere responsabile dell’assassinio di padre John Prakash e della bomba alla Chiesa dell’Assunzione a Kahtmandu del 23 maggio per la quale è stata arrestata una donna membro del gruppo. Stesse minacce sono state rivolte a frate Benjamin Pampackel, superiore della Scuola cattolica Don Bosco a Lubhu, ad appena 8 chilometri da Kathmandu, e a padre Lawrence Manivar, che lavora presso la Scuola San Saverio. Padre George Padingarakudyil è il parroco della Chiesa dell’Assunzione, dove a maggio una bomba ha causato morti e feriti, al momento non ha ricevuto minacce, ma sottolinea che dall’attentato la chiesa è sorvegliata dalla polizia armata. E aggiunge: “Da allora il numero dei fedeli assidui non è diminuito, né è venuta meno la loro fede. Molti hanno superato il trauma tramite la fede”. La preoccupazione tra i fedeli, tuttavia, rimane alta, anche perché si ha notizia che anche i protestanti hanno ricevuto minacce per cui sono già state avviate delle indagini”. (S.G.)

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    India: l'aiuto degli ospedali cattolici del Kerala alle donne che vogliono annullare la sterilizzazione

    ◊   I vescovi del Kerala “daranno un aiuto alle donne che vogliono capovolgere la loro sterilizzazione”. Lo ha affermato padre Jose Kottayil, segretario della Commissione per la famiglia della Conferenza episcopale del Kerala (Kcbc), in India. E ha aggiunto: “Vogliamo abbassare il prezzo di questa operazione negli ospedali amministrati dalla Chiesa, da 40 mila a 10 mila rupie”. La sterilizzazione maschile e soprattutto femminile – informa "AsiaNews" – è praticata in India fin dagli anni ’60 come metodo per il controllo della popolazione e negli anni ’70 veniva praticata anche con la violenza; ora viene proposta con incentivi economici. La fascia di popolazione presa di mira è sempre la stessa: i poveri, le minoranze, i musulmani e i cristiani. La facilitazione per tornare indietro dalla sterilizzazione, offerta dalla Kcbc, è uno dei modi in cui la Chiesa keralese si preoccupa di incoraggiare famiglie cristiane a fare più figli. A causa della pubblicità nelle scuole e nella società, e all’emarginazione governativa per chi ha più di due figli, negli ultimi 50 anni la popolazione cattolica del Kerala è diminuita dal 24% al 19%. Nel 2006 la Chiesa locale ha pubblicato una lettera pastorale esortando i fedeli ad avere più bambini. Questa proposta ha creato tensioni con lo Stato keralese che invece vuole attuare programmi di controllo delle nascite per mantenere attorno al 2% la crescita della popolazione. L’anno scorso i vescovi hanno contestato un progetto di legge per il controllo delle nascite che propone di penalizzare, con una multa di 10 mila euro, chi ha un terzo figlio. Tali famiglie, inoltre, non avrebbero potuto usufruire dell’educazione gratuita e delle cure negli ospedali governativi. La legge avrebbe punito anche coloro che esortavano ad avere più figli. (S.G.)

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    Da Forlì, un ponte di solidarietà con i bambini della Colombia

    ◊   Un ponte di solidarietà tra Forlì e i bambini della Colombia. È l’iniziativa promossa dai medici di otorinolaringoiatria dell’Ausl forlivese e dall’associazione “Il Ponte onlus”, con il progetto “Salud” che ha da poco concluso la sua prima missione. L’obiettivo – informa l’agenzia "Redattore Sociale" – è aiutare i piccoli colombiani con malformazioni, “vittime collaterali” della guerra al narcotraffico. Per estirpare le piantagioni di coca, infatti, nel Paese sudamericano vengono usati anche diserbanti tossici lanciati dagli aerei. Sostanze che però possono provocare ustioni, malformazioni come il labbro leporino e la palatoschisi e altre gravi malattie. Per questo, in collegamento con la fondazione colombiana “Que canten los ninos”, è stata organizzata e promossa una missione sanitaria nella cittadina di Ibaguè, a tre ore dalla capitale Bogotà, che ha coinvolto diversi medici. “In pochi giorni – racconta uno di loro, il professor Vicini – abbiamo fatto oltre 200 visite e 38 operazioni chirurgiche a bambini con varie malformazioni e menomazioni: tutte problematiche provocate dai diserbanti tossici anti-cocaina. Per ognuno è stata redatta una cartella clinica, che permetterà di seguire i pazienti in futuro. Ad aspettarci, nella sede della fondazione colombiana, c’erano più di 400 persone”. “Una collaborazione che ha funzionato – commenta Riccardo Ferreri, il delegato dell’associazione "Il Ponte" – il nostro impegno, fin da ora, è organizzare un nuovo viaggio”. (S.G.)

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    La testimonianza di padre Moretti, responsabile della missione "sui iuris", in Afghanistan

    ◊   “Sì, questa è un po’ una chiesa catacombale, con la differenza che qui viene liberamente chi vuole, con spirito aperto di solidarietà e grande partecipazione”. Così il sacerdote barnabita padre Giuseppe Moretti, 70 anni, si è espresso domenica scorsa prima di celebrare la Messa nella piccola chiesa della Madonna della Divina Provvidenza, unico edificio di culto cattolico presente in Afghanistan. Le sue parole, raccolte dall’Ansa e diffuse dall’Osservatore Romano, descrivono con efficacia la situazione, le condizioni, il clima spirituale della testimonianza cristiana in una terra di frontiera. Ad affidargli la responsabilità di questa missione, creata "sui iuris", fu Papa Giovanni Paolo II. La chiesa, una piccola costruzione bianca di una ventina di metri per quindici, opera all'interno del recinto dell'ambasciata italiana, una posizione che pesa. Padre Moretti, presente in Afghanistan già dagli anni Settanta, spera, infatti, che un giorno si possa costruire una chiesa proprio nel centro di Kabul. “Minacce qui non ne abbiamo avute – racconta – ma la chiusura verso di noi è totale e le prospettive di raggiungere gli afghani risultano essere veramente minime. Il clima, poi, non è certo favorito dalle tragiche notizie provenienti dal Pakistan, dove la violenza contro i cristiani divampa”. Alla celebrazione eucaristica nella piccola chiesa intitolata alla Madonna della Provvidenza hanno preso parte circa cento fedeli, domenica scorsa, uomini e donne, distribuiti in una trentina di banchi. Molte i volti asiatici, qualcuno di colore, un generale olandese, un addetto militare tedesco, vari giovani e suore di Madre Teresa di Calcutta e dell'ordine delle Piccole sorelle. Padre Moretti, nel descrivere l'interno della piccola chiesa, tiene a evidenziare una lapide posta a sinistra dell'entrata. Su di essa sono scolpiti i nomi di tredici militari italiani morti in questi anni. "Manca ancora - dice padre Moretti - il nome del quattordicesimo, Alessandro Di Lisio". (S.G.)

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    Domani, a Manila, i funerali di Corazon Aquino. Messa di suffragio in Vaticano

    ◊   Si terranno domani a Manila, in forma privata, i funerali di Corazon Aquino, l’ex presidente delle Filippine, spentasi lo scorso 31 luglio. Migliaia di persone, vestite di giallo - il colore politico della leader che sconfisse la dittatura - hanno accompagnato ieri la sua salma sino alla cattedrale dove si svolgerà la cerimonia. Il feretro, avvolto nella bandiera filippina e adornato con nastri bianchi e gialli, ha attraversato le vie della capitale lungo un percorso durato quasi cinque ore. E sempre domani, alle ore dieci, verrà celebrata una Messa in suffragio di Corazon Aquino nella Chiesa di Sant’Anna in Vaticano. A presiedere la funzione sarà padre Ruperto Santos, rettore del Pontificio collegio filippino. (S.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Afghanistan: i talebani intensificano gli attaccchi in vista delle elezioni. Pioggia di razzi su Kabul

    ◊   In Afghanistan, con l’avvicinarsi delle elezioni, si intensificano gli attacchi dei talebani. Oggi i ribelli hanno condotto un’azione senza precedenti a Kabul, facendo piovere nove razzi sulla zona delle ambasciate. Ma le violenze proseguono anche in tutte le altre aree del Paese. Il servizio di Marco Guerra:

    I talebani alzano il tiro con un attacco al cuore della capitale. I nove razzi lanciati su Kabul prima dell’alba hanno raggiunto la zona delle ambasciate ed il quartier generale dell’Isaf. Il bilancio parla di un bambino ferito e di pochi danni materiali, ma la spettacolare azione dimostra ancora una volta la capacità di movimento dei miliziani e la loro ferma volontà di boicottare le elezioni presidenziali del 20 agosto prossimo. Più sanguinoso, invece, l’attentato di un kamikaze contro un funzionario dei servizi di informazione nella provincia meridionale di Zabul che ha causato nel complesso cinque morti. Secondo diversi analisti, l’escalation di violenze è destinata ad intensificarsi per tutto il periodo pre-elettorale anche se nello scorso mese di luglio si è registrato il più alto numero di vittime dall’inizio dell’intervento militare del 2001. L’Afghanistan è stato inoltre al centro del primo Consiglio Atlantico guidato dal nuovo segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. L’incontro in Belgio, cui hanno partecipato gli ambasciatori dei 28 Stati membri ed il nuovo comandante supremo delle forze Nato, l'ammiraglio James Stavridis, si è concentrato sui cambi di comando del contingente internazionale nel Paese asiatico.

     
    Corea del Nord
    L’ex presidente statunitense, Bill Clinton, è da questa mattina in Corea del Nord. Al centro della missione, definita “privata” dalla Casa Bianca, c'è il rilascio delle due giornaliste americane condannate da PyongYang a 12 anni di lavori forzati per essere entrate illegalmente in territorio nordcoreano. Ad accogliere l'ex presidente statunitense c'erano funzionari di alto livello, come il vice ministro degli Esteri ed il capo negoziatore del nucleare. Secondo alcuni media, l'ex presidente sarà ricevuto anche dal leader Kim Jong-Il. Potrebbero esserci inoltre delle alte probabilità per Bill Clinton di tornare negli Stati Uniti al fianco delle due giornaliste arrestate a marzo.

    Iran
    Si prospettano altri cambiamenti ai vertici del governo e nuove proteste nella Repubblica islamica d’Iran. Dopo l’investitura di ieri di Ahmadinejad alla guida del Paese, il presidente rieletto avrebbe intenzione di sostituire il ministro degli Esteri Mottaki con uno dei suoi vice presidenti. Intanto il leader dell'opposizione Mehdi Karroubi, che con Moussavi ha guidato le proteste delle ultime settimane, annuncia di non voler collaborare in futuro con un governo considerato illegittimo.

    Iran: americani arrestati
    Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha chiesto ieri chiarimenti all’Iran sull’arresto, la scorsa settimana, di tre americani, forse turisti, bloccati da Teheran dopo aver sconfinato dal Kurdistan iracheno. Ferma la richiesta di un loro immediato rilascio.

    Attentati in Iraq
    A pochi giorni delle festività sciite nella città irachena di Kerbala, due attentati hanno causato altre vittime. Almeno due poliziotti ed un civile sono stati uccisi e altre otto persone sono rimaste ferite per l'esplosione di un'autobomba guidata da un attentatore suicida a nord di Falluja, ad ovest di Baghdad. Un soldato iracheno è morto ed altri due sono stati feriti ad ovest di Mossul. Oltre 21 mila soldati iracheni saranno schierati nella città di Kerbala, a sud di Baghdad, in occasione della tradizionale ricorrenza sciita della nascita dell'imam Mahdi. Migliaia di pellegrini si recheranno in commemorazione anche sulla tomba di Hussein, il martire nipote di Maometto.

    Niger referendum
    Il Niger al voto oggi per il referendum costituzionale sul prolungamento del mandato presidenziale di Mamadou Tandja, al governo dal 1999. Una consultazione popolare che non ha mancato di provocare forti tensioni nel Paese africano ricco di petrolio e uranio. Il servizio di Giulio Albanese:

     
    Tandja ha concluso il suo secondo mandato quinquennale lo scorso 22 dicembre ma intende far approvare per via referendaria una nuova Costituzione che gli consenta una proroga di altri tre anni e la possibilità di candidarsi per un nuovo mandato. L’atmosfera politica è rovente nel Paese africano. Le opposizioni hanno infatti lanciato ripetuti appelli alla popolazione per far fallire la consultazione referendaria, denunciando un vero e proprio colpo di Stato. Nei giorni scorsi il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, ha invitato la popolazione del Niger ad astenersi da ogni forma di violenza, ribadendo il proprio sostegno ad un processo globale per risolvere pacificamente la crisi politica attuale nel rispetto dei principi democratici del Paese.

     
    Sudan
    È di almeno 185 vittime il bilancio degli scontri fra tribù rivali nella parte meridionale del Sudan. I combattimenti hanno coinvolto l'etnia Murele e quella dei Lo Nuer. Da New York il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, ha condannato le violenze chiedendo alle autorità locali di individuare i responsabili e di prendere le misure necessarie per proteggere la popolazione civile. Tre mesi fa un’altra ondata di violenze aveva provocato 250 vittime.

    Australia
    L’Australia nel mirino del terrorismo internazionale. Quattro persone sono state arrestate oggi a Melbourne per presunti legami con un gruppo integralista somalo a sua volta legato ad al Qaeda. Era in fase di progettazione un attacco suicida contro una base militare.

    Thailandia
    Un aereo della compagnia Bangkok Airways è uscito fuori dalla pista e al momento dell'atterraggio si è schiantato contro la torre di controllo dell'aeroporto dell'isola thailandese di Koh Samui. Nell’incidente ha perso la vita il pilota del velivolo e sono rimasti feriti sette passeggeri che, secondo le autorità, non versano in gravi condizioni.

    Georgia
    Preoccupazione dell’Unione Europea per la tensione tra Russia e Georgia. La presidenza svedese di turno ha invitato ieri le parti ad abbassare i toni, mentre Mosca, ad un anno dalla guerra, ha annunciato l’inizio di esercitazioni militari preventive in Ossezia del sud, la regione separatista al centro del conflitto armato dell’agosto scorso. Alta tensione anche tra la Georgia e l’Ossezia del sud. I 2 Paesi si sono accusati a vicenda di aver condotto attacchi armati la notte scorsa.

    Influenza A-H1N1
    Al confine tra gli Stati Uniti ed il Messico sono stati riscontrati due casi di resistenza dell’influenza A-H1N1 al Tamiflu, il principale antivirale utilizzato sino ad ora nel contagio del nuovo virus. La notizia, diffusa dall'Organizzazione panamericana della sanità, non è preoccupante secondo l'Organizzazione mondiale della sanità perché si tratta di avvenimenti sporadici. La raccomandazione per la terapia dei pazienti contagiati rimane l’antivirale. Secondo le rilevazioni dell'European Centre for Disease Prevention and Control sono oltre 188 mila le persone infettate nel mondo e 1.265 i decessi.

    Missione diplomatica Osa in Honduras
    L’Organizzazione degli Stati Americani invierà in Honduras una delegazione per una nuova missione tentando di giungere ad una soluzione della crisi politica honduregna, aperta con la destituzione del presidente Manuel Zelaya. L’obiettivo è di far accettare al governo de facto di Roberto Micheletti, l’accordo di San José. L'intesa prevede il rientro di Zelaya in Honduras per la formazione di un governo di unità nazionale, un’amnistia politica per coloro che lo hanno deposto e l’anticipo ad ottobre delle elezioni programmate a novembre.

    Inchiesta sul traffico di organi in Serbia e Albania
    Da oggi una missione-inchiesta in Serbia e Albania del Consiglio d'Europa cercherà di far luce sull'eventuale traffico di organi umani prelevati a prigionieri portati dal Kosovo in Albania nel 1999. L’incarico è stato affidato al parlamentare svizzero Dick Marty che incontrerà i ministri degli Interni e della Giustizia, i procuratori di Stato, i parlamentari, i rappresentanti delle Ong e in particolare le organizzazioni che rappresentano le famiglie delle persone scomparse, serbi rapiti nel nord dell’Albania. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Mariella Pugliesi)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 216

     
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