Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 02/08/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Angelus: i sacerdoti come i santi siano totalmente innamorati di Cristo. Ai polacchi ricorda l'anniversario dell'eroica insurrezione di Varsavia
  • Concerto a Castel Gandolfo alla presenza di Benedetto XVI
  • Oggi in Primo Piano

  • Pakistan: bruciati vivi almeno otto cristiani. Il Papa: riconoscere libertà e diritti ai cristiani perseguitati
  • Il cardinale Bagnasco: amarezza per la RU486. Società meno umana dove prevale il diritto del più forte
  • Migliaia di pellegrini alla Porziuncola per il Perdono di Assisi
  • Anno Sacerdotale: la testimonianza del cappellano del carcere di Poggioreale
  • Dibattito e perplessità per la nascita di una Tv dedicata ai bimbi da 0 a 3 anni
  • Chiesa e Società

  • Orissa: prosciolti gli estremisti indù accusati delle violenze anticristiane
  • Croce Rossa: popolazione di Gaza sull'orlo del collasso
  • Onu: mancano i soldi per gli aerei umanitari
  • Brasile: si è spento padre Vicente Burnier, primo sacerdote non udente dell'America Latina
  • Irlanda: Messa in diretta televisiva da Lough Derg, antico luogo di pellegrinaggio
  • Unitalsi: a Lourdes per leggere la Bibbia giorno e notte
  • Vince un film sul perdono al Fiuggi Family Festival
  • 24 Ore nel Mondo

  • Afghanistan: uccisi sei militari dell'Isaf
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Angelus: i sacerdoti come i santi siano totalmente innamorati di Cristo. Ai polacchi ricorda l'anniversario dell'eroica insurrezione di Varsavia

    ◊   I santi, modello dei sacerdoti, e l’Eucaristia, vero pane di vita, sono stati gli argomenti al centro dell’Angelus odierno del Papa a Castel Gandolfo. Nei saluti ai fedeli polacchi, Benedetto XVI ha poi ricordato il 65.mo anniversario dell’eroica insurrezione di Varsavia contro i nazisti. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il Papa, nel suo primo Angelus a Castel Gandolfo dopo il soggiorno in Valle d’Aosta, ha sottolineato che “l’Anno Sacerdotale che stiamo celebrando costituisce una preziosa occasione per approfondire il valore della missione dei presbiteri nella Chiesa e nel mondo”. Ha quindi additato ai sacerdoti come modelli i Santi che la Chiesa ricorda in questi primi giorni di agosto: Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, “grande maestro di teologia morale e modello di virtù cristiane e pastorali, sempre attento alle necessità religiose del popolo”. San Francesco per l’odierna festa del Perdono di Assisi: ogni sacerdote – ha affermato Benedetto XVI - “deve costantemente nutrire” quell’ardente amore per la salvezza delle anime, che contraddistinse il poverello di Assisi. San Francesco ottenne questo speciale Perdono dal Papa Onorio III nel 1216, dopo aver avuto una visione, mentre si trovava in preghiera nella chiesetta della Porziuncola:

     
    “Apparendogli Gesù nella sua gloria, con alla destra la Vergine Maria e intorno molti Angeli, gli chiese di esprimere un desiderio, e Francesco implorò un 'ampio e generoso perdono' per tutti coloro che 'pentiti e confessati' avrebbero visitato quella chiesa. Ricevuta l’approvazione pontificia, il Santo non aspettò nessun documento scritto, ma corse ad Assisi e, giunto alla Porziuncola, annunciò la bella notizia: 'Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!'. Da allora, dal mezzogiorno del 1° agosto alla mezzanotte del 2, si può lucrare, alle consuete condizioni, l’indulgenza plenaria anche per i defunti, visitando una chiesa parrocchiale o francescana”.

     
    Il 4 agosto ricorre poi la memoria di San Giovanni Maria Vianney. Proprio per commemorare il 150° anniversario della sua morte il Papa ha indetto l’Anno Sacerdotale. “Di quest’umile parroco, che costituisce un modello di vita sacerdotale non solo per i parroci ma per tutti i sacerdoti” – ha detto il Pontefice - mi riprometto di parlare nella catechesi dell’Udienza generale di mercoledì prossimo. Quindi ha citato altri due santi:

     
    “Il 7 agosto, poi, sarà la memoria di San Gaetano da Thiene, il quale soleva ripetere che 'non con l’amore sentimentale, ma con l’amore dei fatti si purificano le anime'. Ed il giorno dopo, l’8 agosto, la Chiesa ci additerà come modello San Domenico, del quale è stato scritto che 'apriva bocca o per parlare con Dio nella preghiera o per parlare di Dio' ”.

     
    Il Papa ha poi ricordato “la grande figura" di Paolo VI, di cui il 6 agosto ricorre il 31° anniversario della morte, avvenuta proprio a Castel Gandolfo:

     
    “La sua vita, così profondamente sacerdotale e ricca di tanta umanità, rimane nella Chiesa un dono di cui ringraziare Dio. La Vergine Maria, Madre della Chiesa, aiuti i sacerdoti ad essere tutti totalmente innamorati di Cristo, seguendo l’esempio di questi modelli di santità sacerdotale”.

     
    Nei saluti nelle altre lingue il Papa riferendosi al Vangelo odierno ha ricordato l’invito di Gesù: “datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna”. Lui è infatti il "vero Pane della vita che ridona coraggio e fiducia e fortifica la nostra fede".

     
    Infine rivolto ai fedeli polacchi ha ricordato il 65.mo anniversario dell’insurrezione di Varsavia, iniziata il primo agosto 1944, costata la vita a migliaia di persone per liberare la Polonia dall’occupazione nazista:
     
    Z heroizmu Powstańców
    Dall’eroismo degli Insorti e dalla fortezza della nazione - ha affermato Benedetto XVI - nacque la Polonia libera. Il sacrificio della loro vita porti frutti di pace e di prosperità alla vostra Patria. Dio benedica la Polonia e ciascuno di voi”.

     
    (applausi)

    inizio pagina

    Concerto a Castel Gandolfo alla presenza di Benedetto XVI

    ◊   Johann Sebastian Bach, Wolfgang Amadeus Mozart e Benjamin Britten: saranno loro i protagonisti del concerto che oggi alle 18.00 l’Orchestra da Camera bavarese di Bad Bruckenau terrà in onore di Papa Benedetto XVI nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. In apertura, il saluto di don Kilian Kemmer, decano della prefettura di Hochstadt, nell’arcidiocesi tedesca di Bamberg, in chiusura le parole del Papa agli artisti e al direttore, l’oboista Albrecht Mayer. Ce ne parla Gabriella Ceraso:

    (musica)

     
    Linguaggio universale della bellezza, veicolo privilegiato di conoscenza, arte dal profondo valore spirituale: è la musica nelle parole di Benedetto XVI, pianista e conoscitore raffinato di quella che ha più volte definito “la sua compagna di viaggio”. Quale modo migliore, dunque, che un concerto con gli autori tra i più amati dal Pontefice – Mozart e Bach – per salutare il ritorno a Castel Gandolfo dopo il periodo trascorso nella bella Valle d’Aosta, che ha tenuto però il Papa forzatamente lontano dalla tastiera?

     
    Protagonista assoluto e insolito sarà l’oboe, in un clima festoso costruito dalla scelta del programma. E il nome di Albrecht Mayer, quando si parla di oboisti, è d’obbligo. Sarà il giovane maestro tedesco, primo oboe dei Berliner Philarmoniker, cresciuto nel coro della cattedrale di Bamberga, a dirigere l’orchestra da camera bavarese di Bad Bruckenau, in un percorso prima come oboe d’amore nel concerto BWW 1055 in La maggiore di Bach, innamorato del timbro bucolico di questo strumento tanto da usarlo in circa 60 lavori, e poi come oboe solista, nel concerto in Do maggiore KW 314 di Mozart: autore che è riuscito ad elevare lo strumento al massimo delle sue capacità espressive in grazia e poesia. E per i più attenti, nel finale anche un cenno al “Ratto del serraglio”.

     
    Tra i due lavori, incursione nel Novecento con la deliziosa “Simple Synphony” dell’appena 21.enne inglese Benjamin Britten, in cui confluiscono anche – rielaborati – brani giovanili: idee originali – dice l’autore, introducendo la partitura – che meritano di essere conservate. Dunque, semplicità non nel senso di facile esecuzione, ma di chiarezza nella struttura, elemento caratteristico insieme alla trattazione giocosa del materiale, in cui ritornano spesso spunti di danza. Tanti particolari che, di certo, l’attento Pontefice non mancherà di cogliere sorprendendo probabilmente – come ha già fatto tante volte – gli addetti ai lavori.

     
    (musica)

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Pakistan: bruciati vivi almeno otto cristiani. Il Papa: riconoscere libertà e diritti ai cristiani perseguitati

    ◊   Orrore in Pakistan: almeno otto cristiani, tra cui un bambino e quattro donne, sono stati bruciati vivi da un gruppo di fondamentalisti islamici nei pressi di Gojra, nella provincia del Punjab. Motivo dell’aggressione sarebbe la profanazione del Corano da parte di un ragazzo cristiano: il ministro pakistano per le Minoranze, definendo pretestuosa e falsa l’accusa, ha denunciato il fatto che la polizia non ha protetto a sufficienza la piccola comunità cristiana. Gli assalitori hanno devastato decine di case e dato alle fiamme due chiese. Decine i feriti, tra cui alcuni in gravi condizioni. Il Papa nell’intenzione missionaria di agosto invita a pregare proprio per i “cristiani che sono discriminati e perseguitati … a causa del nome di Cristo” affinché vengano loro “riconosciuti i diritti umani, l’uguaglianza e la libertà religiosa” in modo che “possano vivere e professare liberamente la propria fede”. Sui fatti del Punjab ascoltiamo il direttore dell’Agenzia Missionaria AsiaNews, padre Bernardo Cervellera. L’intervista è di Sergio Centofanti.

    R. – A Gorja è successo che almeno 3 mila musulmani, fomentati dai loro mullah e anche scandalizzati da queste voci di gesti di blasfemia che sarebbero avvenuti alcuni giorni prima, hanno messo a ferro e fuoco la parte cristiana del villaggio, dove vivevano circa 2-3 mila cristiani. Alcuni cristiani sono rimasti intrappolati dentro le case e sono bruciati vivi. Di questi abbiamo il nome di sette persone, tra cui un bambinetto di due anni e alcune donne. Non abbiamo però il nome di tutte le persone bruciate, che sarebbero otto. Alcuni rapporti dicono nove: probabilmente, ce ne saranno anche altre! Tutto il villaggio è andato distrutto, almeno 50 case di cristiani sono state distrutte. Altri sono fuggiti e sono rimasti nella foresta e sulle montagne vicine finché i loro parenti sono arrivati nella notte e li hanno raccolti con le loro macchine.

     
    D. – Che cosa dice la legge sulla blasfemia, in Pakistan?

     
    R. – In pratica, si può essere arrestati e anche condannati a morte se semplicemente si viene accusati di blasfemia: non è necessario che sia dimostrata la verità dell’accusa. Basta l’accusa di una o due persone. Tutto questo rende la legge uno strumento molto facile nelle mani di chi vuole avere delle vendette. Infatti, nella maggior parte dei casi viene usata proprio contro i cristiani – o anche contro gli indù – semplicemente per rubare i terreni a queste persone, per una vendetta personale, magari … Quindi, è una legge molto, molto ingiusta! I cristiani da anni chiedono che venga eliminata o che vengano precisati i termini entro cui far avvenire le cose. Perché cosa succede? Che cristiani e persone di altre religioni vengono arrestate, la polizia spesso – per il fatto che questi sono accusati di blasfemia contro il Corano o contro Maometto – le tortura, le picchia e qualche volta le fa morire in prigione e addirittura ci sono state esecuzioni sommarie di folle che vanno nelle prigioni, prendono questi poveri malcapitati e li ammazzano sul posto.

     
    D. – Secondo gli ultimi dati, i cristiani sono la comunità più perseguitata nel mondo – si parla di 200 milioni di cristiani perseguitati …

     
    R. – Sì, è vero, perché se guardiamo soprattutto all’Asia almeno 35-36 Paesi hanno limitazioni nella libertà religiosa. Queste limitazioni vanno dal non poter esprimere il proprio Credo, al non avere la libertà di muoversi fino al fatto che non hanno il diritto nemmeno di avere una cappella, un’icona, un crocifisso eccetera. Tutto questo, quindi, li porta ad essere oggetto di violenze continue, fino alla morte. Devo dire che nei Paesi islamici questa cosa è un po’ più fomentata, anche per il fatto che i cristiani vengono visti un po’ come rappresentanti del mondo occidentale, contro il quale il fondamentalismo musulmano sta conducendo una “guerra santa”; ma in altre parti, invece, anche se i cristiani sono lì da secoli, sono semplicemente presi di mira perché risvegliano la coscienza delle persone, affermano i diritti dell’uomo, come in India – per esempio – aiutano una rivoluzione sociale per la dignità dei paria e degli intoccabili … E quindi, insomma, sono visti dal potere come una forza inquietante …

    inizio pagina

    Il cardinale Bagnasco: amarezza per la RU486. Società meno umana dove prevale il diritto del più forte

    ◊   “Ho avuto una reazione di tristezza, di amarezza e di preoccupazione” perché una libertà di scelta che si pretende assoluta, cioè indipendente dai diritti altrui, fa prevalere “il diritto del più forte”: così “la società è meno umana”: è quanto ha detto il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, in un’intervista al quotidiano Avvenire, commentando la decisione dell'Aifa, l’Agenzia del Farmaco, di autorizzare la commercializzazione della pillola abortiva RU486 in Italia. Per il Movimento per la Vita dietro il prodotto ci sono interessi ideologici e commerciali che, tra l’altro, non tengono conto del fatto che la mortalità delle donne per aborto farmacologico è dieci volte maggiore di quella per aborto chirurgico. Pareri negativi anche da molti psicologi. In particolare i Centri di Aiuto alla Vita denunciano le gravi conseguenze derivanti da questa forma di “aborto fai da te” che consegna le donne alla loro solitudine. Ascoltiamo la dottoressa Eva Vergani, psichiatra del direttivo nazionale del Movimento per la Vita, al microfono di Paolo Ondarza:

    R. - Oggi questo strumento di aborto in realtà vanifica tutto quello che può essere un intervento di solidarietà e di sostegno rispetto all’accoglienza del figlio. Non sono parole, ma partono dall’esperienza proprio immediata e concreta. In questi giorni nascerà una bella bimba: questa bimba nasce da una mamma che è contenta di averla, dopo molto travaglio. Qualche mese fa questa donna andò a cercare la RU486: andò all’estero, ma nel consultorio non le si poté prescrivere la RU486 perché era superato di un giorno il termine. Prenotò l’aborto chirurgico e in quel breve intervallo si inserirono altri contatti, altre persone, altre presenze che le fecero vedere una possibilità diversa che passava attraverso l’accoglienza del figlio. Questa bimba nasce in questi giorni.

     
    D. - E se invece avesse trovato la pillola, probabilmente non avrebbe più cercato un aiuto, un sostegno psicologico ...

     
    R. – Ma no! Io non ho avuto in terapia donne che hanno abortito con la RU486. Certo, la documentazione che ho io è quella di un dramma vissuto fortemente in quel tempo di attesa dell’aborto, del tempo nel quale non c’è ritorno: e questo è un dato che va tenuto presente. Io ho parecchie situazioni di donne che sono scese dal lettino. Anche nei nostri ospedali viene detto fino all’ultimo momento: puoi tornare indietro. Quindi, vuol dire che è possibile, questa cosa. Invece, chi torna indietro di lì? Allora, io colgo soltanto alcuni elementi che mi dicono che viene aggravato l’isolamento – sicuramente! – perché fai tutto per conto tuo; viene indotto – di più! – un comportamento di occultamento di quello che stai facendo, quindi di isolamento maggiore; viene portata, l’esperienza, in un modo drammatico, nell’attesa di due o tre giorni. Ecco, io vorrei che qualcuno mi spieghi come questi elementi possano essere a favore della donna. Vedo, invece, che c’è di mezzo sicuramente un interesse dal punto di vista economico, dal punto di vista delle cause farmaceutiche; e vedo un interesse molto forte da parte dei medici e dei ginecologi.

     
    D. - Un interesse che potrebbe portare un giorno la pillola RU486 anche sul banco delle farmacie?
     
    R. – Io non credo, perché c’è la drammatica esperienza della Cina: senza che si sia mai saputo perché, dopo un po’ di anni la Cina fece marcia indietro e la tolse dal prodotto di banco. Ora, non è che la Cina sia così favorevole all’accoglienza del figlio, lo sappiamo bene. Perché tornò indietro? Io immagino che tornò indietro perché c’era una mortalità molto alta.

    inizio pagina

    Migliaia di pellegrini alla Porziuncola per il Perdono di Assisi

    ◊   Oltre 10 mila pellegrini, provenienti da tutto il mondo, sono in queste ore a Santa Maria degli Angeli per ricevere alla Porziuncola il Perdono di Assisi, la “Grande Indulgenza” come chiedeva San Francesco per i suoi poveri. Ieri l’apertura ufficiale della festa: stamani la Messa solenne presieduta da mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno. Il presule ha definito il Perdono di Assisi una “manifestazione della delicatezza e tenerezza di Dio”. Nel pomeriggio arrivano i 1500 giovani, provenienti da tutta Italia e da altre nazioni europee, che hanno partecipato alla 29.ma edizione della Marcia Francescana. Ce ne parla Alessandra De Gaetano.

    Avere una vita illuminata dalla Parola di Dio. Questo il senso della 29.ma edizione della marcia Francescana, dal titolo “Dà parola ai tuoi passi”. Un cammino di preghiera, condivisione e fraternità per incontrare Gesù, come sottolinea padre Francesco Piloni, responsabile della pastorale giovanile e vocazionale della provincia dei frati dell’Umbria:

     
    “Quest’anno, per noi, c'è la sottolineatura forte della Parola di Dio. Come la Parola di Dio ha formato, ha convertito, ha preparato ad una risposta generosa il cuore di Francesco, permette a questi giovani, oggi, e anche a noi, frati e suore pellegrini con loro, di lasciarci ulteriormente formare per arrivare a scelte come sono state quelle di Francesco capaci, dopo 800 anni, di dire la fedeltà di Dio”.
     
    Ma che significa vivere questa esperienza? Ascoltiamo le testimonianze di alcuni marciatori:

     
    “Mi aspettavo una bellissima esperienza, però sinceramente qui è molto di più; è stato proprio un incontro con il Signore: non me l’aspettavo! Abbiamo avuto anche la giornata penitenziale, è stata proprio una liberazione donare tutto, magari anche le ferite che si hanno, i pesi che ci sono nel cuore … da anni che non riuscivo a togliermeli! E’ stata una liberazione, e adesso è bello per me poter arrivare ... per una vita comunque per il Signore!”.

    “L’idea era quella di pregare non soltanto dal mento in su, insomma: non soltanto con testa e bocca, ma di pregare con tutto il cuore, di riuscire a mettere nelle mani di Dio non soltanto alcuni aspetti della propria vita, ma tutti. Quindi, dormire, svegliarsi, camminare, sudare, avere vesciche ai piedi, condividere esperienze non sempre godibilissime con i compagni di viaggio … Insomma, era quella di coinvolgere anche in maniera diretta la fisicità nella preghiera”.
     
    Un altro volto della marcia è vivere l’esperienza del servizio, un’attività di supporto durante il cammino:

     
    “Negli anni passati abbiamo fatto l’esperienza della marcia, ed è stata per noi un vero incontro con il Signore. Per questo, un po’ tutti abbiamo scelto veramente di ri-donare quello che abbiamo ricevuto: amore gratuito. Vedere i volti che arrivano alle tappe stanchi, e aspettarli, attenderli con un canto, veramente accompagnarli come in un abbraccio, in ogni giorno, in ogni momento della giornata!”.

    inizio pagina

    Anno Sacerdotale: la testimonianza del cappellano del carcere di Poggioreale

    ◊   Trovare il volto di Cristo nei peccatori, essere per loro una figura di misericordia e di speranza, condividere con i detenuti situazioni di sconforto e di disagio: sono solo alcune delle missioni portate avanti ogni giorno dai cappellani carcerari. Su questo tema si sofferma l’odierna rubrica dedicata all’Anno Sacerdotale. Ma cosa significa essere un cappellano carcerario? Isabella Piro lo ha chiesto a don Franco Esposito, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Carceraria della diocesi di Napoli e cappellano della Casa di detenzione di Poggioreale:

    R. – Anzitutto, credo che il cappellano debba essere l’espressione della Chiesa presente in questa realtà che non è altro che una porzione di Chiesa che vive un momento particolarmente difficile. Come dice San Paolo, è il membro debole del corpo a cui la Chiesa deve prestare particolare attenzione. Il cappellano, nel momento più importante della sua presenza, che è quello della celebrazione dell’Eucaristia, ci rende presente il segno del Cristo che è il segno della salvezza, dell’Eucaristia, però nello stesso tempo è anche il segno di questa comunità particolare che si presenta davanti a Gesù. Quindi, celebrare l’Eucaristia nel carcere è sentirsi concretamente un peccatore insieme con questa comunità di peccatori che si presenta al Padre in Gesù per chiedere salvezza. Io poi faccio pure il cappellano alle suore di clausura e veramente senti che la presenza di Gesù è sempre quella, è la stessa, sia nel convento delle claustrali che nel padiglione degli ergastolani.

     
    D. - Dal punto di vista umano e spirituale cosa le insegna il contatto quotidiano con i detenuti?

     
    R. – Insegna la grande verità del Vangelo: “Io ero in carcere e siete venuti a visitarmi”. E’ un toccare con mano la presenza di Gesù, saperlo nella fede presente in questi fratelli, dal punto di vista spirituale; dal punto di vista umano è essere attenti a tutti i bisogni dei detenuti e tenere presente che il carcere non è un’isola, ma fa parte di tutto un contesto, di una società, a cominciare dalle famiglie di ogni detenuto. Per esempio, a Napoli noi abbiamo realizzato un’interessante iniziativa che si chiama “La parrocchia adotta un detenuto”, cioè la parrocchia mette l’avvocato a questo detenuto e si impegna a sostenere la famiglia; chiaramente il detenuto si impegna a non prendere nessun aiuto dagli amici esterni, cioè le organizzazioni camorristiche. Questo significa proprio spezzare dei legami e far sì che veramente all’interno della comunità ecclesiale si senta l’attenzione e l’aiuto per il riscatto di queste persone.

     
    D. – Perché ha scelto di diventare sacerdote?

     
    R. - Per rispondere sicuramente a una chiamata misteriosa del Signore, nata proprio dal bisogno di essere accanto a Gesù che è presente nelle realtà più povere. Forse ho scelto la parte più semplice, più facile, quella di avere la sicurezza che accanto ai piccoli, ai poveri a quelli che non contano, a quelli che sono i peccatori più facilmente, vivo l’esperienza dell’incontro con Gesù.

     
    D. - Oggi sceglierebbe nuovamente questa strada?

     
    R. – La sceglierei mille volte!

     
    D. – Qual è, quindi, il suo augurio per questo Anno Sacerdotale in corso?

     
    R. – Il mio augurio per tutti sacerdoti è che l’attenzione al Cristo sofferente possa sempre farci rinnovare la nostra risposta e credo che possiamo riscoprire la radicalità del Vangelo di cui dobbiamo assolutamente farci testimoni poi nella vita.

    inizio pagina

    Dibattito e perplessità per la nascita di una Tv dedicata ai bimbi da 0 a 3 anni

    ◊   Suscita dibattito in Italia la nascita di una “Baby Tv”, dedicata ai bimbi da 0 a 3 anni, proposta dal canale Fox su Sky. Tanti gli interrogativi posti da esperti di media, associazioni di genitori e medici. Roberta Gisotti ha intervistato il prof. Gianni Bona, vicepresidente della Società italiana di pediatria (Sip):

    D. – Ci si chiede se questa Tv indurrà i genitori a lasciare ancora più tempo i figli in tenera età davanti alla scatola magica, certi di farlo in sicurezza…

     
    R. – Si può fare una considerazione generale: al di sotto dei tre anni non è facile identificare un tipo di messaggio che possa essere veicolato dai bambini senza che ne traggano poi delle conseguenze che possono anche essere negative. Questo rimane sicuramente una grande incognita, anche perché se, come sembra, sono messaggi molto brevi, questi messaggi possono determinare degli effetti, permettetemi di dire, devastanti se vengono mal compresi da un bambino piccolo.

     
    D. – Di questa Tv si dice con orgoglio che non avrà pubblicità, ma si è poi saputo che il marchio “Baby Tv” sarà presente nei negozi che vendono prodotti per l’infanzia…

     
    R. – Qualunque genitore credo che dovrà valutare quelli che possono essere gli effetti indiretti, cioè di qualche tipo di pubblicità occulta che possa nascere da certe visioni e dall’effetto di queste visioni su un bambino che ha meno di tre anni.

     
    D. – Questo tempo a disposizione dovrà essere comunque limitato nel tempo. Il rischio poi di avere una televisione che va in onda 24 ore su 24 potrà indurre gli adulti a lasciare i bambini incustoditi per ore e ore…

     
    R. – Il fatto di cominciare ancora più precocemente non può assolutamente escludere la possibilità di creare ancora più precocemente una sorta di dipendenza che noi riteniamo tale quando non consente al bambino o al giovane di esporsi per meno di due ore al giorno.

     
    D. – Spesso si sente dire da genitori, nonne e babysitter che il bambino non mangia se non gli si accende la televisione. Anche questo può provocare dei problemi?

     
    R. – Diciamo che questo crea ancor più dipendenza e secondo un duplice aspetto: crea una dipendenza dalla televisione e, in qualche modo, un collegamento della televisione al cibo. Per cui è doppiamente negativo, perché fa aumentare l’introito alimentare e nello stesso tempo fa aumentare l’esposizione ad un mezzo che comunque, pur con tutti gli aspetti educativi che contiene, non è certo l’ideale.

     
    D. – Quindi è d’obbligo la prudenza ed il buonsenso?

     
    R. – Direi più che mai, perché al di là delle funzioni educative che può avere uno strumento come la televisione, credo che in questi estremi – come quello di cui stiamo parlando – debba essere valutato con una prudenza ancora superiore rispetto a quella che abbiamo tutti i giorni verso i bambini più grandi.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Orissa: prosciolti gli estremisti indù accusati delle violenze anticristiane

    ◊   Il tribunale di Kandhamal, città dello stato indiano dell'Orissa, ha prosciolto 16 fondamentalisti indù che - secondo le accuse - nell’agosto 2008, presero parte agli attacchi contro la comunità cristiana che causarono 40 vittime secondo il governo e oltre 100 secondo altre fonti. Erano stati arrestati con l’accusa di omicidio, possesso di armi e altri reati. Con le sentenze di stamani, si torna dunque al punto di partenza: per i pogrom anti-cristiani che dall’agosto al febbraio scorsi hanno distrutto oltre 300 villaggi, quasi 5000 case e circa 250 chiese, è stata emessa una sola condanna. In carcere per 4 anni è finito un uomo accusato di aver appiccato un incendio. Le violenze, lo ricordiamo scoppiarono lo scorso 23 agosto, all’indomani dell’assassinio del leader estremista indù Laxamananda, omicidio imputato dai suoi seguaci ai cristiani. La rappresaglia costrinse 50 mila persone alla fuga - molte sono ancora rifugiate nelle foreste - e si accanì anche contro religiosi e religiose, con stupri e violenze di ogni genere. Nei mesi successivi esponenti del Partito comunista-maoista, fuorilegge, si sono costituiti, confessando l’omicidio del leader indù, ma l’odio anticristiano in Orissa e in altre zone dell’India non si è fermato, come dimostra l’omicidio di padre James Mukalel, missionario nello Stato del Karnataka, avvenuto lo scorso 30 luglio. La Chiesa, intanto, porta avanti iniziative di riconciliazione e si prepara a celebrare, il prossimo 23 agosto la Giornata per la Pace e l’Armonia, mentre domani, nella diocesi di Belthangady, si apre il Congresso missionario per promuovere la testimonianza dell'amore cristiano anche nella persecuzione. (A cura di Silvia Gusmano)

    inizio pagina

    Croce Rossa: popolazione di Gaza sull'orlo del collasso

    ◊   La popolazione della Striscia di Gaza è “sull'orlo del collasso. Vive in condizioni di estrema fragilità sociale e di scarsa igiene sanitaria”. Lo afferma Francesco Rocca, commissario straordinario della Croce Rossa Italiana, appena rientrato da una missione nei territori Palestinesi, dove l'organizzazione, in collaborazione con la Mezzaluna Rossa Palestinese, gestisce centri psicosociali per l'infanzia e l'adolescenza. “La situazione - spiega Rocca - è molto critica. Un milione e mezzo di persone vive in condizioni sociali e sanitarie molto difficili. Non hanno accesso all'acqua potabile, non hanno fognature, tutto viene scaricato in mare, facendo aumentare così l'inquinamento. È poi in crescita l'uso di stupefacenti”. Fra l'altro - prosegue il comunicato diffuso dall’Ansa – “l'aver ridotto lo spazio per la pesca accresce le difficoltà economiche dei pescatori e ciò non giova all'intera economia. E a fronte di un aumento di bisogni, non sono aumentati i transiti”. In questo contesto, sottolinea ancora il commissario straordinario, “il mercato sommerso la fa da padrone, i tunnel sono attivi. Attraverso questi arriva un po’ di materiale ed anche la benzina”. La popolazione di Gaza “chiede aiuto ed attenzione alla comunità internazionale. Un'attenzione umanitaria, ma anche politica”. (S.G.)

    inizio pagina

    Onu: mancano i soldi per gli aerei umanitari

    ◊   A rischio l’assistenza del Programma alimentare Mondiale (Pam), Agenzia dell’Onu, nelle zone più povere del mondo, a partire dall’Africa. La mancanza di fondi, infatti, potrebbe portare al blocco degli aerei che trasportano gli aiuti umanitari, già da questo mese. A lanciare l’allarme, diffuso dall’Osservatore Romano, il Servizio aereo umanitario dell’Onu (Unhas) che, tramite il direttore del settore aviazione del Pam, Pierre Carrasse, fa presente che sui propri mezzi, oltre al cibo, si trasportano farmaci e personale medico. Se non verranno immesse nuove risorse, dal prossimo 15 agosto potrebbe essere sospeso il collegamento con il Ciad e due settimane più tardi sarà la volta dell’Africa occidentale. Solo in Ciad, gli aerei dell’Onu portavano circa 4 mila operatori umanitari al mese a sostegno di oltre 250 mila rifugiati del vicino Darfur e di altri 180 mila sfollati interni al Paese. Già lo scorso febbraio sono stati bloccati i voli per la Costa d’Avorio, mentre quelli diretti in Niger, dopo la recente sospensione, saranno ripristinati grazie ad una donazione del Fondo Comune per gli aiuti d’emergenza dell’Onu. Dei 160 milioni di dollari previsti dall’Unhas per le spese del 2009, ne sono giunti solo 40. Colpa delle inadempienze di diversi Paesi membri. (S.G.)

    inizio pagina

    Brasile: si è spento padre Vicente Burnier, primo sacerdote non udente dell'America Latina

    ◊   Sordo dalla nascita, ma apostolo e annunciatore della Buona Novella tra chi non sente. Si può condensare in questa immagine la vita del brasiliano Vicente Burnier, il terzo sordo al mondo arrivato al sacerdozio. Nei giorni scorsi – si legge su Avvenire - l’anziano prete è morto all’età di 88 anni nella sua città, Juiz de Fora nel Minas Gerais. Era attualmente il decano dei sacerdoti sordi e il primo in America Latina ad esercitare questo tipo di ministero. Grazie a una dispensa di Pio XII nel 1951 fu ordinato presbitero. Durante tutto l’arco della sua vita, è riuscito a fondare 18 servizi pastorali per i sordi in Brasile e tre fuori dal suo Paese. Tra gli altri servizi vi è stato quello di assistere, con un ministero permanente, i non udenti e di essere tra l’altro un eccellente archivista presso la sua diocesi. L’eccezionalità di monsignor Burnier è stata anche quella di essere un poliglotta: conosceva ben cinque lingue. “Ora Vicente Burnier – ha ricordato nell’omelia del funerale il vescovo di Juiz de Fora, Gil Antônio Moreira – in cielo si sta ascoltando le canzoni degli angeli e intercede per noi presso Dio”. (S.G.)

    inizio pagina

    Irlanda: Messa in diretta televisiva da Lough Derg, antico luogo di pellegrinaggio

    ◊   Stamani, per la prima volta, la “RTÉ television”, emittente irlandese, ha trasmesso in diretta televisiva la Messa da Lough Derg, uno dei più antichi luoghi di pellegrinaggio dell’Europa occidentale, quattro miglia a nord del villaggio di Pettigo nella contea di Donegal (diocesi di Clogher). Station Island, la località che ospita il luogo del pellegrinaggio - informa il Sir - è spesso definita “il purgatorio di San Patrizio”. Esprime soddisfazione mons. Joseph Duff, vescovo di Clogher e presidente della Commissione per le comunicazioni della Conferenza episcopale irlandese: “La Messa televisiva da Lough Derg consentirà agli spettatori di condividere la spiritualità di questo luogo sacro” ed “è in linea con il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle comunicazioni, che ha incoraggiato l’uso dei nuovi media per diffondere il Vangelo”. “Lough Derg è uno speciale luogo di pace e sfida personale, noto nella tradizione cristiana irlandese dai tempi di San Patrizio – spiega mons. Duff -. Se un tempo il pellegrinaggio a Lough Derg era più incentrato sulla fatica fisica, oggi i pellegrini vi vedono un’opportunità di grazia lontano dallo stress e dagli impegni della vita moderna”. Secondo il presule, Lough Derg “si identifica con la missione universale della Chiesa” e “ci rammenta che siamo tutti membri di una comunità, in cerca di pace e riconciliazione nelle nostre vite”. (S.G.)

    inizio pagina

    Unitalsi: a Lourdes per leggere la Bibbia giorno e notte

    ◊   Ben 130 ore di lettura, sei giorni e cinque notti, 1.400 “voci”, compresi i minorenni con almeno nove anni d’età e accompagnati dai genitori. Queste le cifre di “Lourdes: la Bibbia giorno e notte”, la lettura integrale e continua della Bibbia che si svolgerà nella cittadina pirenaica dal 26 settembre al primo ottobre ideata dall’Unitalsi in collaborazione con il Santuario mariano e il vescovo della diocesi di Tarbes e Lourdes, Jacques Perrier. Un momento – spiega Avvenire – voluto in concomitanza con il pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi al quale prenderanno parte 15 mila persone. “Da Lourdes – spiega Antonio Diella, presidente dell’associazione – la lettura fatta da persone di ogni età e in particolare da volontari e ammalati sarà segno di unità e pace per tutti”. Non ci saranno solo lettori italiani: vi parteciperanno anche quelli di altre nazionalità presenti con i rispettivi pellegrinaggi, come quello francese dei malati di cancro. Chi vorrà iscriversi potrà farlo grazie al sito internet unitalsilabibbiagiornoenotte.it: sarà possibile scegliere il brano da leggere, la lingua, il giorno e l’orario. (S.G.)

    inizio pagina

    Vince un film sul perdono al Fiuggi Family Festival

    ◊   “As We Forgive”, pellicola di Laura Waters Hinson e storia di due donne rwandesi a confronto con gli uomini che hanno massacrato le loro famiglie durante il genocidio del 1994, vince la seconda edizione del Family Festival di Fiuggi, conclusosi ieri nella cittadina laziale. ''Il motivo della nostra scelta - spiega Alessandro D'Alatri, presidente di giuria - nasce dai valori espressi e dalla qualità di questo documentario che affronta i temi, oggi largamente attuali, della ferita familiare e del perdono”. Grande la soddisfazione degli organizzatori per il successo di questa seconda edizione di un Festival che è nato per potenziare il target family sia nel panorama dei festival sia in quello cinematografico in genere. Obiettivo del progetto, che si sta strutturando come società di distribuzione e, in futuro, anche di produzione, è far circolare le pellicole in concorso che non arriveranno nelle sale e che, trattano temi generalmente esclusi dal settore. Di particolare interesse – segnala l’Osservatore Romano – “Consuming kids”, documentario sulle strategie delle grandi aziende di marketing americane per catturare l’attenzione dei bambini al di sotto dei tre anni, già considerati “responsabili d’acquisto”. Temi eticamente sensibili anche nel film francese “Versailles” sulla marginalità e l’esclusione sociale, o nel film italiano “Piccole storie di bambini” sulle scuole di calcio aperte dall’Inter in alcuni Paesi poveri in favore dei minori svantaggiati. “Ma la cosa più bella – ha sottolineato il direttore artistico Andrea Piersanti – è il sentimento di gioia presente nelle sale”. Grande, infatti, l’affluenza di bambini e anziani, tutti insieme in un clima di festa e gioco ormai scomparso dal consumo cinematografico standard. (S.G.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Afghanistan: uccisi sei militari dell'Isaf

    ◊   Sei militari delle forze internazionali in Afghanistan (Isaf) sono stati uccisi tra oggi e ieri sera in differenti scontri nel sud e nell'est del Paese. Lo ha reso noto oggi la stessa Isaf a Kabul. Il servizio di Virginia Volpe:

    Nel primo incidente, avvenuto in una imprecisata località dell'Afghanistan meridionale, due soldati sono morti quando il loro veicolo ha toccato un ordigno esplosivo collocato al bordo di una strada. Nel secondo un militare dell'Isaf è morto in uno scontro a fuoco con i talebani in una zona montuosa nell'est del Paese. Infine, sempre nell’est, hanno preso la vita tre militari statunitensi, mentre combattevano contro un commando armato. Dall'inizio di agosto, dieci esponenti dell'Isaf hanno perso la vita in Afghanistan. Commentando questi episodi, e le altre quattro vittime militari annunciate ieri, il generale Eric Tramblay, portavoce dell'Isaf ha detto ai giornalisti: “Ieri é stato un durissimo giorno per l'Isaf perché abbiamo perso molti soldati che si stanno battendo per fornire sicurezza alla popolazione afghana”. Sempre ieri le fonti militari internazionali avevano reso noto che tre soldati statunitensi ed un francese erano morti. Le perdite di militari stranieri in Afghanistan a luglio, sono state 75 e hanno raggiunto il record assoluto dalla cacciata dei talebani nel 2001. Più di 100 mila soldati stranieri sono schierati nel Paese in due forze internazionali, l'Isaf della Nato e l'Operazione Enduring Freedom a guida statunitense.

     
    Iraq
    Almeno cinque persone sono rimaste uccise da un’autobomba esplosa in un mercato nel centro di Haditha, nella parte occidentale dell’Iraq. Lo hanno riferito fonti di polizia. I feriti sono circa 34. Haditha si trova lungo la strada tra Baghdad e il confine siriano nella provincia di Anbar, tradizionale roccaforte degli estremisti sunniti.

    Iran
    La tv di Stato iraniana ha confermato che tre cittadini americani, due uomini e una donna, sono stati arrestati in Iran, vicino al confine iracheno. I tre avrebbero passato la frontiera con l'Iran a Ahmad Awa, circa 90 km a nord-est dalla città irachena di Suleimaniyah, in una zona impervia ma frequentata da turisti stranieri. Gli Stati Uniti hanno chiesto alla Svizzera, che rappresenta gli interessi americani in Iran, di informarsi presso le autorità iraniane per avere una conferma dell'arresto. Intanto è iniziato a Teheran il processo contro un centinaio di "ribelli" arrestati durante le manifestazioni di protesta dopo le elezioni presidenziali del 12 giugno scorso. L'ex presidente riformista Mohammad Khatami ha denunciato il processo, definendolo ''contrario alla Costituzione, alla legge e ai diritti dei cittadini'', in un comunicato pubblicato oggi dal suo ufficio.

    Nigeria
    Più di 700 persone sono rimaste uccise durante gli scontri avvenuti nel nord della Nigeria nei giorni scorsi tra le forze di sicurezza e un gruppo di seguaci della setta islamica Boko Haram. Questo è il numero ufficiale delle vittime, reso noto da fonti militari. In un primo tempo sembrava che il numero delle vittime fosse di circa 300 persone.

    Spagna
    Gli inquirenti spagnoli hanno diffuso a Maiorca nomi e foto dei presunti responsabili dell'attentato di venerdì, chiedendo ai cittadini di collaborare alle indagini. Più di 1.600 agenti sono impegnati nell'"Operazione Gabbia" alla ricerca dei terroristi dell'Eta. Sebbene la polizia sia convinta che i terroristi siano ancora sull'isola, la bomba esplosa aveva un timer, che se collocato la notte prima dell'attentato avrebbe permesso loro di fuggire. È questa le tesi sostenuta da alcuni giornali spagnoli, come El Pais e ABC. Nonostante l’esplosione oggi cominciano a Maiorca le loro vacanze estive re Juan Carlos e la regina Sofia. Cresce intanto in Spagna l'allerta per il timore di nuovi attentati nel 50.mo della fondazione dell'Eta. Celebrati i funerali dei 2 agenti uccisi.

    India
    Centomila persone evacuate in India. Secondo fonti stampa, a causa delle esondazioni del fiume Bagmati, nello stato orientale del Bihar, sono migliaia i senzatetto. Oltre 200 i villaggi inondati. I maggiori disagi nei pressi di Tajpur, nel distretto di Sitamrhi. Numeri ufficiali non sono ancora stati forniti, ma sembra che ci siano almeno una decina di morti tra i quali alcuni bambini trasportati via dalla furia delle acque. Diverse le vie di comunicazione interrotte, sia terrestri che ferroviarie. Situazione opposta nello Stato confinante del Jharkhand, colpito dalla siccità e dove in 11 dei 24 distretti è stato dichiarato lo stato di emergenza.

    Filippine
    Omaggio a Corazon Aquino, ex presidente delle Filippine, morta all'età di 76 anni. Migliaia di persone, vestite di giallo, il colore dei suoi sostenitori, si sono raccolte in mattinata davanti alla scuola cattolica di La Salle Greenhills, a Manila, per l'ultimo saluto all'ex capo di Stato che ha riportato la democrazia nel Paese. Il feretro è esposto proprio nella scuola. I funerali saranno celebrati il 5 agosto in forma privata.

    Israele
    Migliaia di persone hanno sfilato a Tel Aviv per denunciare l'attacco alla comunità omosessuale, dopo la sparatoria in un locale frequentato da gay. Il bilancio è di 2 morti e circa 15 feriti. L'aggressore, un uomo armato di fucile, ha aperto il fuoco all'impazzata poi si è dato alla fuga. Le vittime sono un giovane di 24 anni e una ragazza di 17. Alcuni dei feriti sono gravi. Chiusi per precauzione altri locali gay della zona, mentre è iniziata la ricerca del killer. Una dura condanna all'attacco è giunta anche dal rabbinato di Gerusalemme.

    Indonesia
    Un velivolo con a bordo almeno 16 persone, tra cui due bambini e tre membri dell’equipaggio è scomparso dai radar mentre sorvolava la regione indonesiana di Papua. Lo ha riferito l'aviazione civile, secondo cui l'aereo, un Twin Otter, stava compiendo un volo regolare, quando il segnale con la torre di controllo si è interrotto. La zona sorvolata è una giungla impenetrabile e nel passato i velivoli caduti non sono mai stati ritrovati.

    Malaysia
    In Malaysia migliaia di oppositori (forse 10 mila) sono scesi in piazza nella capitale Kuala Lumpur per chiedere l'abolizione di una controversa legge che prevede la detenzione senza processo. La polizia li ha affrontati usando gas lacrimogeni e idranti e arrestando quasi 600 manifestanti. A guidare la protesta il leader dell'opposizione, Anwar Ibrahim, secondo il quale la legge è stata impiegata come strumento contro gli oppositori politici. In base alla legge contestata, l'Internal Security Act, sono tuttora in carcere 12 persone sospettate di legami con il gruppo terroristico islamico Jemaah Islamiyah (Ji). Ma secondo molti osservatori, la norma è stata utilizzata anche contro gruppi oppositori politici, fra cui lo stesso Anwar. (Panoramica internazionale a cura di Virginia Volpe)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 214

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina