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Sommario del 30/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI al rientro in Vaticano. Ieri pomeriggio, il saluto ai dipendenti delle Ville Pontificie
  • Guardare in positivo alle nuove tecnologie: l’arcivescovo Claudio Maria Celli sul tema della prossima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali
  • Domenica prossima il Papa apre il Sinodo sulla Parola di Dio: intervista con il segretario generale, mons. Nikola Eterović
  • Mons. Migliore all'ONU: le Nazioni Unite non sono un "governo mondiale" ma un organismo chiamato a difendere la dignità dei più deboli
  • Da ieri e fino al 4 ottobre, il cardinale Martino in Cile e Guatemala per illustrare le risposte della Dottrina sociale cristiana alle grandi sfide del mondo di oggi
  • Il cardinale Angelo Comastri parla del settimo Festival di Musica e Arte Sacra che vedrà la presenza di Benedetto XVI: la musica è una "inondazione" della bellezza di Dio
  • Dottrina sociale della Chiesa e diritti umani i temi della XXII Settimana sociale dei Cattolici trevigiani, inaugurata ieri da mons. Gianpaolo Crepaldi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il tracollo di Wall Street dopo il "no" della Camera statunitense al piano di risanamento voluto da Bush. Il parere dell'economista, il prof. Leonardo Becchetti
  • Una legge sulla "fine della vita" e l'accoglienza degli immigrati al centro della conferenza stampa di mons. Betori, che ha presentato i lavori del Consiglio permanente della CEI
  • L'appello del vescovo di Asmara, mons. Tesfamariam: senza una vera pace, il Corno d'Africa rischia di patire duramente le calamità ambientali
  • La morte del teologo e giornalista, padre Gino Concetti. I funerali oggi pomeriggio a Grottammare, nelle Marche. Il ricordo di padre Gianfranco Grieco
  • Chiesa e Società

  • Negli Stati Uniti, i vescovi americani propongono 5 mosse per uscire dalla crisi finanziaria
  • Resta alta la tensione in India: ancora violenze contro i cristiani in Orissa
  • Il cardinale Crescenzio Sepe a Mosca per incontrare il Patriarca Alessio II ed il metropolita Kirill
  • Intervento del cardinale Carlo Caffarra in un incontro a distanza di due anni dal discorso di Benedetto XVI a Ratisbona
  • Per la Chiesa filippina il lavoro migrante disgrega le famiglie
  • Turchia: una delegazione di vescovi tedeschi in pellegrinaggio a Tarso
  • Mons. Sabbah sottolinea il grande contributo di Ehud Olmert per la pace in Medio Oriente
  • L’UNICEF denuncia il rapimento, da parte di un gruppo ribelle, di 90 bambini nella Repubblica Democratica del Congo
  • In Uganda, conferenza per chiedere il bando delle armi a grappolo
  • Kenya: concluso il convegno dell'Ufficio internazionale per l'educazione cattolica
  • In Spagna, più di 20 mila adesioni alla campagna “Diritto di vivere”
  • Il rapporto tra Chiesa e mass media al centro dell’Assemblea delle Conferenze episcopali d’Europa
  • Comunicato di Caritas Europa sulle politiche riguardanti l’energia e il clima
  • A Ginevra, incontro promosso dall’Organizzazione mondiale della sanità sul trattamento della malnutrizione
  • Fondazione Migrantes: rapporto 2008 degli italiani nel mondo
  • Il nipote di Gandhi incontra i giovani di Rondine per parlare di non violenza
  • Irlanda: due Giornate dedicate alla salute mentale ed ai bambini missionari
  • Stati Uniti: a San Francisco una copia della Porziuncola di Assisi
  • Le società bibliche degli Stati Uniti regalano una Bibbia multilingue al Papa e ai membri del prossimo Sinodo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Strage di fedeli in un tempio indù in India: almeno 180 persone morte nella calca
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI al rientro in Vaticano. Ieri pomeriggio, il saluto ai dipendenti delle Ville Pontificie

    ◊   Poche ore separano ormai Benedetto XVI dal suo rientro nel Palazzo apostolico in Vaticano. Alle 17 di oggi, decollerà l’elicottero papale dall’eliporto delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo e circa un quarto d’ora dopo atterrerà in quello vaticano. Dopo il congedo di ieri mattina dalle comunità civili e religiose della cittadina castellana, nel pomeriggio il Papa si è intrattenuto con i dipendenti delle Ville Pontificie esprimendo la propria gratitudine per la grande dedizione mostrata durante il suo soggiorno. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Un incontro breve ma all’insegna di un affetto che ogni anno si rinnova, in mille modi, verso la persona del Papa e all’insegna di una gratitudine che il Papa non dimentica mai di esprimere pubblicamente. Così anche ieri, Benedetto XVI si è rivolto al personale delle Ville Pontificie mettendo in risalto “il quotidiano e solerte servizio” dimostrato da tutti in questo periodo. “Passeggiando per i viali delle Ville - ha osservato - ho avuto modo di apprezzare l’attenzione che ponete nel vostro lavoro. Ugualmente, sento il bisogno di ringraziare il personale che si dedica con solerzia alla cura del Palazzo apostolico”:

     
    “Mi rendo conto che la mia presenza vi domanda spesso un supplemento di impegno, e questo comporta non pochi sacrifici a voi e anche alle vostre famiglie. Vi ringrazio di cuore per la vostra generosità, e chiedo al Signore di ricompensarvi di tutto. Vi assista Egli con la sua grazia e accompagni con il suo paterno amore voi e i vostri familiari, ai quali vi prego di recare il mio cordiale saluto”.

    Nel ricordare la festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, celebrata ieri, il Papa ha affidato il personale delle Ville alla loro protezione, “perché - ha concluso - possiate svolgere le vostre diverse attività con serenità e spirituale profitto”.

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    Guardare in positivo alle nuove tecnologie: l’arcivescovo Claudio Maria Celli sul tema della prossima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali

    ◊   “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”. Questo il tema indicato ieri dal Papa per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, giunta alla 43.ma edizione, che sarà celebrata in Italia il 31 maggio 2009, mentre il messaggio del Santo Padre in vista della ricorrenza sarà reso noto - come di consueto - il 24 gennaio, festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Roberta Gisotti ha intervistato l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali:

    R. - Anzitutto, il Papa dà una lettura positiva di ciò che sta avvenendo. Vale a dire che le nuove tecnologie sono sostanzialmente utili per instaurare, per aumentare le nostre relazioni sociali. Qui, però, c’è un fenomeno che emerge ugualmente con una certa chiarezza: da un lato questi mezzi portano ad allentare i tradizionali confini geografici e culturali, dall’altro c’è il fatto che questi mezzi fanno perdere ai soggetti il senso del territorio in cui abitano o del gruppo sociale in cui operano. Lei pensi, ad esempio, al cellulare: il cellulare è diventato veramente una condizione quasi imprescindibile del nostro vivere. C’è la frenesia di essere connesso. Allo stesso tempo, però, siamo più preoccupati della connessione che non dei contenuti che possiamo dare attraverso queste relazioni che si instaurano. Ecco, allora, che il Papa, senza parlare di rischi o di limiti, propone questa problema in tono positivo e ci dice che proprio in queste relazioni, offerteci ampiamente dai nuovi mezzi di comunicazione, bisogna promuovere una cultura di dialogo, di rispetto, di amicizia.

     
    D. - Nuove tecnologie, eccellenza, dalle quali - è vero - ci sentiamo spesso travolti e con la sensazione sovente di subirle. E’ forse, quindi, mancata fino ad oggi una riflessione seria da parte degli studiosi e degli stessi operatori della comunicazione?

     
    R. - Sì. La Chiesa stessa è molto attenta a questo fenomeno. Abbiamo pensato che nel marzo prossimo inviteremo tutti i responsabili dei mezzi di comunicazione delle Conferenze episcopali per una settimana di studio, di approfondimento, per vedere insieme con professori del mondo accademico ed anche operatori dei media cosa queste realtà pongono come problematiche umane e quindi non solamente come ricchezza o come possibilità. La Chiesa, che è maestra di umanità, si domanderà che cosa fare, come essere presenti e, quindi, come disegnare le nuove prospettive di una pastorale ecclesiale dei mezzi di comunicazione.

     
    D. - Eccellenza, lei crede che sia necessario anche vincere un certo timore verso i nuovi media?

     
    R. - Il Papa ha uno sguardo positivo, di profondo apprezzamento per i media. Poi, è innegabile, dovremmo vedere come questi media pongono dei nuovi quesiti al nostro comportamento e qui, ancora una volta, riermergono le dimensioni antropologiche e le dimensioni etiche di questa nostra presenza nel campo dei media.

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    Domenica prossima il Papa apre il Sinodo sulla Parola di Dio: intervista con il segretario generale, mons. Nikola Eterović

    ◊   Tutto è ormai pronto per l’apertura del Sinodo dei Vescovi che si svolgerà dal 5 al 26 ottobre in Vaticano sul tema: “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Benedetto XVI presiederà la Messa inaugurale domenica prossima alle 9.30 nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Partecipano all’evento 253 Padri sinodali, 41 esperti, 37 uditori, delegati fraterni di 10 Chiese e comunità ecclesiali. Ascoltiamo, in proposito, il segretario generale del Sinodo, mons. Nikola Eterović, intervistato da Isabella Piro:
     
    R. - Il tema del Sinodo è "La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa", dunque i Padri sinodali devono mettersi in ascolto religioso della Parola di Dio, riflettere su che cosa è la Parola di Dio, o meglio, Chi è la Parola di Dio, e per noi è Gesù Cristo: celebrare questa Parola nella vita della Chiesa, nella liturgia, nella preghiera, annunciarla nella catechesi, nell’evangelizzazione, celebrarla in altri Sacramenti, soprattutto nell’Eucaristia. E poi, annunciarla ai vicini e ai lontani, dunque essere inviati nel mondo, dove uno lavora, cominciando dalla propria famiglia, dall’ambiente sociale e anche, in senso proprio, in missione, nei Paesi e presso le persone e i popoli che ancora non conoscono Gesù Cristo, la Buona Novella.

     
    D. - Ci saranno “presenze eccellenti”, possiamo dire, come il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I o il rabbino capo di Haifa, Cohen. Un segnale importante per il dialogo interreligioso…

     
    R. - Senz’altro, perché con i fratelli ebrei noi condividiamo la stima, la venerazione nei riguardi della Sacra Scrittura. Le nostre radici provengono da là, e Gesù Cristo ci dà la chiave interpretativa anche delle Scritture, interpretando quello che i profeti, i patriarchi hanno detto nei suoi riguardi. Dunque, la presenza di un rabbino che ci spiegherà come gli ebrei celebrano la Parola di Dio per noi è importante. D’altra parte la Bibbia, insieme con il Battesimo, è uno dei punti che uniscono i cristiani, nonostante le divisioni. Quindi, la Parola di Dio è importante per tutti i cristiani, per tutte le Chiese, le comunità cristiane. Il rappresentante illustre delle Chiese ortodosse, il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, sarà presente, anche personalmente, in un incontro di preghiera e di riflessione sulla Parola di Dio nel ricordo di San Paolo, perché si tratta anche della commemorazione dell’Anno Paolino.

     
    D. - In che rapporto si pone il Sinodo rispetto al Concilio Vaticano II?

     
    R. - Il Sinodo è nato nell’ambiente del Concilio Vaticano II, il 15 settembre 1965, e il Concilio ha avuto fine l’8 dicembre dello stesso anno, così del Sinodo dei Vescovi si parla nei due documenti del Concilio Vaticano II. Poi, per noi è molto importante il legame con la Dei Verbum, la Costituzione dogmatica sulla Rivelazione: anche i documenti preparatori della’Assemblea sinodale, i Lineamenta e l’Instrumentum Laboris, fanno continuamente riferimento alla Dei Verbum. Bisogna dunque vedere com’è stato applicato questo grande documento del Concilio Vaticano II nella vita della Chiesa.

     
    D. - Qual è l’attenzione all’Africa, da parte del Sinodo dei Vescovi?

     
    R. - Nel 2009, ci sarà la seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi; il Santo Padre, Benedetto XVI, insieme con la Chiesa, è molto attento alla Chiesa in Africa, piena di dinamismo, di grande crescita non solo quantitativa, ma anche qualitativa. Un segno è anche la presenza del segretario speciale nella persona dell’arcivescovo di Kinshasa, mons. Laurent Monsengwo Pasinya. L’Africa porta nuovo dinamismo, nuova vitalità a tutta la Chiesa - ovviamente anche con i suoi problemi - e penso che pure lì ci sarà uno scambio di doni: la Chiesa universale che riceve aspetti positivi della Chiesa in Africa, e la Chiesa universale che contribuisce anche alla Chiesa in Africa, nel crescere e nello svilupparsi in piena armonia cattolica.

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    Mons. Migliore all'ONU: le Nazioni Unite non sono un "governo mondiale" ma un organismo chiamato a difendere la dignità dei più deboli

    ◊   Il principio di protezione del proprio Paese dalle turbolenze della natura, dalle calamità naturali o dalle altre insidie che mettono in pericolo la vita umana sul pianeta diviene spesso un pretesto per azioni militari o di sfruttamento, che ignorano invece il dovere della solidarietà. Un dovere per il quale l’ONU è chiamata a battersi e impegnarsi ad ogni latitudine, pena l'offuscamento del suo ruolo. Sono questi alcuni dei concetti sui quali l’osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, l’arcivescovo Celestino Migliore, ha basato ieri il proprio intervento durante i lavori della 63.ma Assemblea generale del Palazzo di vetro. Elencando le sfide e le crisi che hanno colpito a vario livello il mondo nel 2008 - da quella finanziaria a quella alimentare, passando per i conflitti armati - il presule si è soffermato sulla “responsabilità della comunità internazionale di intervenire in situazioni in cui i singoli governi non sono in grado o disposti a garantire la protezione dei propri cittadini”. Tuttavia, ha stigmatizzato, “in passato, il termine ‘protezione’ troppo spesso è stato usato come pretesto per l'espansione e l'aggressione”. E “nonostante i molti progressi nel diritto internazionale, questa stessa comprensione e pratica continuano ancora oggi tragicamente”.

    Mons. Migliore ha ricordato all’assemblea dell’ONU le parole di Benedetto XVI pronunciate in quello stesso consesso lo scorso aprile. Parole con le quali la responsabilità della protezione è stata auspicata come un principio condiviso da tutti i governi “per governare le popolazioni e disciplinare i rapporti" fra loro. Chi al contrario, ha proseguito l’osservatore vaticano, ancora oggi si ripara dietro tale principio piegandolo a scopi violenti ne distorce il significato. “La responsabilità di proteggere - ha spiegato mons. Migliore - non dovrebbe essere considerata soltanto in termini di intervento militare, ma soprattutto come necessità per la comunità internazionale di unirsi di fronte alla crisi", di "trovare mezzi e avviare negoziati, sostenendo la forza morale del diritto e per la ricerca bene comune”.

    E qui, il presule ha esortato le Nazioni Unite ad essere fedeli alla vocazione che le ha originate, che non è quella - ha affermato - di “essere un governo mondiale”, quanto quella di ascoltare le voci spesso “ignorate” dei malati di AIDS, o dei perseguitati per motivi politici o religiosi, o delle vittime di vecchie e nuove schiavitù che invocano “azioni, impegni e risultati”. “La posta in gioco - ha detto mons. Migliore - non è solo la credibilità di questa Organizzazione di essere leader a livello mondiale ma, cosa ancora più importante, la capacità della comunità umana di fornire cibo e sicurezza e di proteggere i diritti umani fondamentali, in modo che tutti i popoli abbiano la possibilità di vivere liberi dal timore e dal bisogno e di difendere così la propria dignità”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Da ieri e fino al 4 ottobre, il cardinale Martino in Cile e Guatemala per illustrare le risposte della Dottrina sociale cristiana alle grandi sfide del mondo di oggi

    ◊   Episcopato, laici impegnati, mondo universitario, imprenditori, politici di Cile e Guatemala incontreranno il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il cardinale Renato Raffaele Martino, a Santiago del Cile, Valparaiso (Cile) e Città di Guatemala per discutere e approfondire le grandi sfide sociali di oggi, dalla povertà alle discriminazioni, dalla solidarietà alla giustizia, dall’impegno politico alla pace, alla salvaguardia dell’ambiente e all’equa distribuzione delle risorse, nella prospettiva e alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Proseguendo nello sforzo del dicastero e suo personale di diffondere il messaggio sociale cristiano, che da anni lo ha portato in decine e decine di Paesi dei cinque continenti, il porporato per una settimana si reca nei due Paesi dell’America Latina, allo scopo di sensibilizzare intellettuali, operatori pastorali, personalità del mondo culturale, politico e imprenditoriale ai grandi principi dell’insegnamento sociale cristiano che possono contribuire a risolvere i problemi e i drammi dell’uomo contemporaneo.

    Una decina saranno i discorsi che il cardinale Martino terrà nella sede della Conferenza episcopale cilena, nelle Università Cattoliche di Santiago e di Valparaiso, e a Città di Guatemala su temi come “Giovani e giustizia sociale: la vocazione al pubblico servizio”, “La sfida delle migrazioni nel mondo globalizzato”, “La globalizzazione della solidarietà e la giustizia”, “Le Università Cattoliche e la loro missione nell’elaborazione e nell’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa, “Impegno delle Commissioni Giustizia e Pace e sfide attuali”. Nella settimana della visita cardinalizia nei due Paesi dell’America Latina non mancheranno i momenti liturgici come la celebrazione eucaristica nel Santuario di Sant’Alberto Hurtado a Santiago, le cene di lavoro come quella con i dirigenti dell’Unione Sociale degli Imprenditori Cristiani sempre nella capitale cilena, gli incontri di categoria come quelli con i giovani dei movimenti apostolici e i volontari cileni nel Santuario di Sant’Alberto e con i dirigenti sindacali del Cile nel Centro di Studi Sociali di Santiago, nonché la presentazione del Compendio della dottrina sociale della Chiesa nell’Auditorium del Collegio Salesiano Don Bosco di Città di Guatemala e nel santuario dell’Adorazione Perpetua della capitale guatemalteca.

    Momento di particolare intensità pastorale sarà la visita del cardinale Martino, nel pomeriggio del 1° ottobre, ad un gruppo di famiglie povere della periferia della capitale cilena, che con l’aiuto di giovani cattolici di Santiago stanno costruendo le loro abitazioni definitive in sostituzione delle baracche. Il presidente di Giustizia e Pace rientrerà a Roma la sera del 4 ottobre, giusto in tempo per partecipare l’indomani alla Cappella papale di apertura del Sinodo dei vescovi in Vaticano.

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    Il cardinale Angelo Comastri parla del settimo Festival di Musica e Arte Sacra che vedrà la presenza di Benedetto XVI: la musica è una "inondazione" della bellezza di Dio

    ◊   E’ intitolata all’Anno Paolino la VII edizione del Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra, organizzata dalla fondazione Pro Musica e Arte Sacra nelle basiliche patriarcali e nelle chiese storiche di Roma. Una manifestazione che intende richiamare nei luoghi di culto il più vasto pubblico attraverso concerti prestigiosi e restauri, e che quest’anno avrà un ospite d’eccellenza. Ascoltiamo l’intervista di A.V. al cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per lo Stato della Città del Vaticano e presidente onorario della Fondazione Pro Musica e Arte Sacra:

    “L’annuncio bello è la presenza del Santo Padre al concerto che si terrà nella Basilica di San Paolo, lunedì 13 ottobre al quale parteciperanno anche tutti i padri sinodali, presenti al Sinodo straordinario sulla Parola di Dio”.

    E’ affidato al cardinale Angelo Comastri, il messaggio più atteso nel presentare la manifestazione: Benedetto XVI assisterà all’esecuzione della Sesta Sinfonia di Bruckner, interpreti d’eccellenza, i Wiener Philharmoniker, diretti da Christoph Eschenbach. Un ulteriore attestato dell’amore del Pontefice per la grande musica e un omaggio al Festival internazionale di Musica e Arte Sacra, che intitola la sua VII edizione al Giubileo Paolino. Continua il porporato, che a San Paolo ha dedicato il suo ultimo libro:

    R. - E’ molto bella la presenza del Santo Padre a questo concerto nella Basilica di San Paolo nell’Anno paolino. Questo anno è dedicato ad un uomo che ha saputo far suonare le corde del cuore e della teologia, ed è l’apostolo Paolo. Un uomo che ha una storia straordinaria che ancora oggi commuove. Paolo è il paradigma dei convertiti. La storia del cristianesimo è piena di conversioni, ma la storia di Paolo si può dire riassuma tutti i tormenti ed anche tutti gli entusiasmi di coloro che trovano Dio nella vita adulta e restano affascinati dal mistero di Dio. Per questo, Paolo è un uomo da riscoprire, è un uomo al quale bisogna continuamente ritornare, per capire che anche noi siamo chiamati a fare un cammino di conversione e la conversione è la vera intonazione della vita. Quando si è convertiti a Dio, allora tutto si armonizza dentro di noi e Dio è Gesù Cristo perché Dio si è fatto vicino ed avvicinabile in Lui. Ed è soltanto incontrando Gesù Cristo che si fa l’esperienza di Dio, che si sente l’abbraccio di Dio, si ritrova l’equilibrio interiore, si armonizzano - si può dire - tutte le forze interne dell’uomo e la vita si intona sulla nota della carità, la nota dell’amore che è la nota prevalente di Dio. Allora, questo concerto nell’Anno paolino è un invito a tutti a guardare verso Paolo per andare con lui verso Cristo.

     
    D. - Quale funzione ha la musica sacra in questa particolare occasione?

     
    R. - La musica è uno strumento, è una bellezza che si traduce in note. E allora è un invito a tutti a togliere le brutture che ci sono nella vita personale, tutte le brutture che ci sono nel mondo e nella storia nella quale noi viviamo. La musica è un’inondazione di Dio perché non esiste bellezza vera, autentica, che non parta da Dio. In questo senso, la musica, indubbiamente, è anche un apostolato: bisogna però che ognuno di noi interiorizzi il messaggio che viene dalla musica, che non si limiti a dire “è bello, è piacevole”, ma quello che è bello renda belli anche gli ascoltatori: entri nell’anima e tolga ogni sporcizia, ogni stonatura, ogni bruttura e avvenga il restauro della vita.

     
    D. - Questo Festival, secondo lei, contribuisce anche ad un ripristino della musica sacra, colta, classica, nella liturgia?

     
    R. - Certamente, il Festival ha una sua autonomia rispetto alla liturgia. E’ un invito a riscoprire la bella musica e a far capire che esiste una splendida musica sacra che non deve essere dimenticata. Nata in altri tempi, nata anche in altre circostanze, è pur sempre un patrimonio che, rivisitato e riascoltato, ci rieduca a riformulare oggi una musica sacra adatta per la liturgia di oggi.

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    Dottrina sociale della Chiesa e diritti umani i temi della XXII Settimana sociale dei Cattolici trevigiani, inaugurata ieri da mons. Gianpaolo Crepaldi

    ◊   Il vero pericolo oggi per i diritti umani è l’arbitrio individualistico e può essere fronteggiato validamente ancorando la difesa e la promozione di tali diritti alla legge naturale, intesa come disegno impresso dal Creatore al nostro essere da assumere liberamente e da condurre avanti. Lo ha affermato il segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il vescovo Gianpaolo Crepaldi, aprendo ieri sera a Treviso, nel Veneto, la XXII Settimana sociale dei Cattolici trevigiani sul tema: Dottrina sociale della Chiesa e diritti umani. Ribadendo che la fonte dei diritti non è mai un consesso umano, pur autorevole che sia, ma la dignità della persona umana, il presule ha ricordato che la giustizia da sola non è sufficiente perché siano rispettati i diritti. Nella società più perfetta e più giusta - come sottolineato da Benedetto XVI nella Deus caritas est - ci sarà sempre bisogno dell’amore fraterno, una risorsa che la società ed anche lo Stato non sanno produrre. Di qui la necessità di un’anima religiosa, senza la quale i diritti umani, una volta intravisti ed anche ufficialmente sanciti, perdono di vigore mentre l’umanità pare non abbia la forza morale per attuarli. Con l’eclissi di Dio - ha quindi rilevato mons. Crepaldi - anche la verità e la carità perdono forza, ma i diritti umani ne hanno fondamentale bisogno.

    Esaminando poi quali nuove sfide si pongono ai cristiani a sessant’anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha evidenziato tra l’altro la necessità di difendere e promuovere il diritto alla libertà religiosa, evitando sia la concezione della laicità come neutralità, che è impossibile, sia evitando l’indifferenza religiosa, che pone tutte le religioni sullo stesso piano, mentre ci sono religioni che non rispettano i diritti umani. In particolare, sul diritto alla vita, da recuperare nel senso più pieno, mons. Crepaldi ha posto in rilievo l’incongruenza di battersi per la salvaguardia della natura e non per la tutela dell’embrione, di lottare contro lo sfruttamento delle donne sul lavoro e non contro le violente politiche di pianificazione delle nascite, di distinguere tra la povertà del feto umano sacrificato alla selezione eugenetica e quella dei bambini denutriti nelle molte aree povere del pianeta.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, la crisi finanziaria. I politici bocciano il piano di salvataggio e affossano i mercati. Atteso un nuovo discorso del presidente Bush mentre Wall Street fa registrare una delle più gravi perdite della storia.

    Nell'informazione internazionale, intervento dell'arcivescovo Celestino Migliore, capo delegazione della Santa Sede, alla 63 sessione dell'assemblea generale dell'Onu sugli obiettivi di sviluppo del Millennio.

    In cultura, l'intervento del cardinale Tarcisio Bertone all'incontro, a Roma, sul tema "Il secolo delle fedi", in occasione della presentazione dell'ultimo numero della rivista di politica internazionale "Aspenia".   

    Anticipazione dell'introduzione all'opera inedita di Romano Guardini "L'uomo. Fondamenti di un'antropologia cristiana", che uscirà nel gennaio 2009, presso la Morcelliana, in prima edizione mondiale e come volume III/I dell'Opera Omnia: è il lavoro di una vita che l'autore, nonostante l'impegno, non ha mai potuto portare a termine.

    Silvia Guidi presenta la "Guida essenziale alla Sacra Bibbia" di Pietro Principe. La sintesi dell'intervento che il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, pronuncerà all'incontro di presentazione del manuale, il 10 ottobre nella Sala Marconi di Radio Vaticana.

    Nell'informazione religiosa, Mario Ponzi intervista l'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, sui diversi aspetti legati al tema della prossima Giornata mondiale: "Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia".

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    Oggi in Primo Piano



    Il tracollo di Wall Street dopo il "no" della Camera statunitense al piano di risanamento voluto da Bush. Il parere dell'economista, il prof. Leonardo Becchetti

    ◊   Dopo la bocciatura della Camera statunitense al piano di salvataggio da 700 miliardi di dollari, che ha provocato ieri una delle perdite più gravi della storia di Wall Street, oggi la Commissione Europea è intervenuta chiedendo che Washington "si assuma le proprie responsabilità e mostri senso dello Stato” nel tentativo di salvare dal crack le compagnie americane e di riflesso il mercato globale. Mentre dunque la crisi finanziaria “accesa” dal crollo dei mutui subprime vive ore di tensione e di attesa, in vista del prossimo intervento del presidente americano George W. Bush, la preoccupazione per questo stato di cose si allarga all’esterno del mondo delle Borse contagiando i cittadini. Luca Collodi ne ha parlato con il prof. Leonardo Becchetti, docente di Economia politica all’Università romana di Tor Vergata:
     
    R. - La fiducia nel sistema finanziario, la fiducia generalizzata, è un bene pubblico molto importante e nel momento in cui continua questa situazione di crisi e di incertezza questa fiducia, che era un elemento totalmente psicologico, può essere messa in crisi. Quindi, c’è il rischio che si scatenino delle ondate di panico, del tutto giustificate. L’importante quindi è risolvere in maniera chiara e decisa questa crisi, rapidamente, cosa che purtroppo le notizie di oggi non ci indicano. E’ necessario - lo abbiamo già detto più volte, da tanti giorni - da una parte preparare questo fondo di salvataggio e, dall’altra, far capire che le regole di supervisione sulle banche stanno cambiando, cosa sulla quale il precedente della crisi svedese del ’92 ci dovrebbe illuminare.

     
    D. - Ma è possibile fare un paragone idoneo tra la crisi degli anni ’20-’30 e la crisi attuale? Il mondo era diverso allora...

     
    R. - Il mondo era molto diverso, il mondo oggi è globale e non ci sono solo gli Stati Uniti, ma ci sono molte altre potenze economiche. C’è una grandissima liquidità in giro per il mondo. Il rischio di prosciugare questa liquidità, come accadde nel ’29, è assolutamente più limitato, proprio perché i centri di potenza economica sono molto più dispersi e diffusi nel globo, basti pensare ai Paesi asiatici, all’Europa, a tante altre risorse finanziarie che abbiamo che sono sparse in giro per il pianeta.

     
    D. - Questo è il quadro generale, prof. Becchetti. Ma torniamo alla Giornata di ieri, quando la Camera americana non ha appoggiato il piano del presidente Bush e i mercati poi hanno perso: questa crisi nasce negli Stati Uniti d’America, perchè in quel Paese sta circolando moltissimo denaro virtuale, non concreto...

     
    R. - Sì, le faccio un esempio con ciò che le banche d’affari hanno fatto: hanno comprato dei titoli del valore di 100, avendo un capitale di 5 e prendendo a prestito per 95. Quindi, di fatto, hanno un debito molto elevato. Una parte di questi titoli hanno perso di valore perché erano fondati su una risorsa molto aleatoria, rappresentata dal merito di credito di una serie non ben chiara di clienti, che erano i clienti che avevano sottoscritto mutui subprime. Quindi, praticamente questa carta che valeva 100, adesso vale 40 o 50, e le banche d’affari si trovano con un debito superiore ai loro asset e con una patrimonializzazione molto scarsa. Ciò le ha mandate in crisi e purtroppo il volume del real credit è molto elevato e corrisponde praticamente al PIL mondiale.

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    Una legge sulla "fine della vita" e l'accoglienza degli immigrati al centro della conferenza stampa di mons. Betori, che ha presentato i lavori del Consiglio permanente della CEI

    ◊   Accoglienza agli immigrati che non trascuri la sicurezza; una legge sul testamento biologico che non apra all’autodeterminazione del singolo. Sono queste due delle affermazioni rese questa mattina dal segretario generale uscente della Conferenza episcopale italiana, mons. Giuseppe Betori, che ha presentato i lavori del Consiglio permanente della CEI. Il presule ha anche ricordato il termine del suo incarico, il 20 ottobre, giorno in cui verrà sostituito dal neosegretario dei vescovi italiani, mons. Mariano Crociata, vescovo di Noto. A seguire la conferenza stampa c’era per noi Francesca Sabatinelli:
     
    Sì ad una legislazione di "fine vita" ma non al testamento biologico, mons. Giuseppe Betori, segretario della Conferenza episcopale italiana, torna sul dibattito dei giorni scorsi e ribadisce la posizione della Chiesa italiana. A chi vede nella CEI un cambiamento di rotta rispetto al passato, il vescovo spiega come sia stato determinato dall’uso della legge e dal rischio di derive legato a pronunciamenti giudiziari. Non c’è più sicurezza, spiega, e aggiunge: la volontà del paziente non può diventare una decisione. No quindi all’autodeterminazione del paziente:

    “Tale volontà non è una volontà decisionale in ordine al proprio fine vita, diventa però quella volontà con cui si confronta il medico nell’accertare quale sia la migliore cura per la persona, senza eccedere né verso derive eutanasiche né verso l’accanimento terapeutico”.

    La posizione assunta dalla CEIi non ha provocato rotture, aggiunge mons Betori, ma solo creato un dibattito all’interno del mondo cattolico. Il documento finale dei vescovi riassunto dal segretario torna anche sulla questione immigrazione: apertura all’accoglienza non deve significare un venire meno all’attenzione verso la sicurezza. Fondamentale è però per i vescovi favorire i ricongiungimenti familiari, strumento necessario, spiega ancora il segretario della CEI, per l’integrazione degli immigrati nella società italiana:

    “Resta saldo il fatto che noi riteniamo il ricongiungimento familiare uno strumento positivo per la costruzione di una società che integra gli immigrati al proprio interno e quindi abbatte i pericoli di disordini e tutto quello che è appunto la crescita dell’insicurezza nel Paese. Occorre anche però riconoscere allo Stato italiano, come pure all’Unione Europea, il dovere di difendersi dagli abusi e dalle anomalie che potrebbero crearsi qualora il fenomeno non fosse adeguatamente normato”.

    I vescovi hanno preso in esame molti dei temi nell’agenda italiana, ma senza per questo entrare nel merito dell’azione del governo:

    “Il Consiglio episcopale permanente non è che si riunisca per dare la 'pagella' al governo, ma per prendere atto che ci sono dei problemi nel Paese, in cui sottolinea alcuni valori, alcuni principi, alcuni punti di riferimento”.

    Sulla riforma scolastica, la CEI ribadisce la sua preoccupazione: sia nel passato che nel presente, il discorso della scuola non è partito da esigenze educative dei ragazzi ma dal contesto economico. L’elemento economico non deve prendere il sopravvento sul momento educativo. In conclusione, mons Betori precisa come le firme per l’otto per mille non siano diminuite nonostante una campagna in tal senso che, dice, “ha fallito, non ha scalfito la fiducia verso la Chiesa cattolica”.

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    L'appello del vescovo di Asmara, mons. Tesfamariam: senza una vera pace, il Corno d'Africa rischia di patire duramente le calamità ambientali

    ◊   E’ allarme carestia per il Corno d’Africa, che comprende Etiopia, Eritrea e Somalia. L'ONU ha lanciato recentemente l’allarme, chiedendo di stanziare 700 milioni di dollari per aiutare le persone che vivono nell’area. A questa grave situazione umanitaria si aggiungono i numerosi conflitti che caratterizzano tutta la regione e in particolare la mai sopita crisi tra Etiopia ed Eritrea. Sul ruolo che la comunità internazionale è chiamata a svolgere in favore della pace, in questa parte dell’Africa, Stefano Leszczynski ha intervistato mons. Menghisteab Tesfamariam, vescovo di Asmara:

    R. - Il nostro lavoro principale è quello di pregare per la pace. Poi, per quanto possiamo, cerchiamo di far capire che la pace è a vantaggio di tutti. La pace è un diritto di tutte le persone che devono vivere in pace. Così vuole Dio, così vuole la Chiesa: che tutte le persone di tutte le nazioni stiano in pace e collaborino anche tra loro. Dunque, noi vorremmo chiedere alla comunità internazionale di non dimenticarsi di fare tutto quello che può per realizzare la pace nella zona. Tutta la zona è afflitta da questa situazione di conflitto, di tensione, e quindi le persone, invece di concentrarsi sul lavoro - su come produrre il cibo, o sul progresso, diciamo, della propria vita - sono costrette a star lì a custodire i confini o a fare cose simili.

     
    D. - Spesso la guerra, la fame, la mancanza di prospettive, sono motivo per una forte emigrazione soprattutto dei più giovani...

     
    R. - Per me è un impoverimento per il Paese, perché quando si perdono i giovani si perde anche un po’ il cervello della popolazione perché quelli che lasciano, non sono gente così, diciamo, di solito è gente brava quindi vorremmo che venga la pace, che possano rimanere nel proprio Paese ed aiutare il progresso del Paese.

     
    D. - La popolazione ha forse la sensazione di essere un po’ abbandonata dalla comunità internazionale, in questi ultimi anni?

     
    R. - Sì, noi ci sentiamo un po’ abbandonati o isolati, nel senso che la comunità internazionale ha aiutato a raggiungere un accordo tra i due Paesi, per esempio, nel 2000, formando una commissione dei confini, e la commissione ha preso la sua decisione. Ma poi, sembra che la decisione sia rimasta lì in sospeso e non ci sia stata una prosecuzione come doveva esserci. Pare che la comunità internazionale si sia ritirata: possono essere molte le ragioni, però il mio appello è di non darsi per vinti ma di continuare in tutti i modi affinché venga la pace.

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    La morte del teologo e giornalista, padre Gino Concetti. I funerali oggi pomeriggio a Grottammare, nelle Marche. Il ricordo di padre Gianfranco Grieco

    ◊   Ieri mattina, si è spento all'età di 81 anni, a Grottammare, padre Gino Concetti, noto teologo e giornalista, che aveva anche collaborato con la Radio Vaticana. Da qualche mese, era ritornato nelle Marche presso l’Oasi Santa Maria dei monti, struttura francescana dove ha maturato la sua vocazione. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Francescano dell’Ordine dei Frati Minori, padre Gino Concetti è nato a Grottammare, in provincia di Ascoli Piceno, l’11 ottobre del 1926. Dopo gli studi elementari, ginnasiali e liceali, si è iscritto all’Istituto teologico francescano. Padre Gianfranco Grieco, che ha condiviso con padre Gino più di 36 anni di lavoro al servizio della Santa Sede, ricorda le sue doti umane e le sue capacità giornalistiche:

    "Padre Gino è stato un grande figlio del serafico padre San Francesco. Abbiamo condiviso questo itinerario di lavoro al servizio della Santa Sede e del Papa. E’ stato un religioso esemplare. Ha amato l’Ordine francescano, conformando la sua vita di silenzio, di umiltà, di preghiera. Lui, con la sua capacità di teologo e di giornalista, aveva anche la capacità di scrivere e non soltanto bene, ma di scrivere anche in fretta. Tutti carismi, questi, che ha messo al servizio della Chiesa e al servizio dell’Ordine Serafico".

     
    Ordinato sacerdote il 24 settembre del 1953, padre Gino Concetti ha conseguito nel 1957 il dottorato in Teologia al Pontificio Ateneo Antonianum di Roma. Dal 1964 al 1997 - ricorda "Avvenire" - è stato professore di Teologia morale, sociale e politica nella Facoltà teologica dell’Antonianum. Ancora padre Gianfranco Grieco:

    "Padre Gino era un uomo che non stava soltanto in una biblioteca, che non scriveva soltanto articoli. L'ho conosciuto anche per le confidenze fraterne e francescane. Non si è mai sganciato non soltanto dal rapporto con la comunità cristiana, ma anche dal rapporto che ha avuto con la comunità accademica, essendo stato per tantissimi anni professore di tutte queste materie nella Pontificia Università dell’Antonianum".

    Padre Gino Concetti ha iniziato l’attività giornalistica nel 1951. Dal 1969 al 2005, è stato redattore del quotidiano della Santa Sede “L’Osservatore Romano”. Ha pubblicato oltre trenta opere di attualità di carattere morale, sociale e politico. Tra i temi trattati ci sono l’eutanasia, l’AIDS, la sessualità, la pena di morte, la clonazione umana e la prostituzione. I funerali si terranno oggi nella Chiesa di Santa Maria dei Monti a Grottammare.

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    Chiesa e Società



    Negli Stati Uniti, i vescovi americani propongono 5 mosse per uscire dalla crisi finanziaria

    ◊   I vescovi statunitensi propongono alcune misure da applicare, orientamenti da seguire e principi da rispettare per superare la crisi finanziaria che sta colpendo gli Stati Uniti. In una lettera inviata ai leader governativi e ripresa dall’agenzia Zenit, il vescovo William Francio Murphy della diocesi di Rockville Centre, presidente del Comitato per la giustizia interna e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale, ha esortato a prendere in considerazione cinque principi chiave: si devono innanzi tutto prendere in considerazione le “dimensioni umane e morali” della crisi finanziaria negli Stati Uniti avendo come obiettivo fondamentale “la salvaguardia della vita e della dignità umane”. Si deve quindi agire con “responsabilità” e applicare misure che affrontino e modifichino gli atteggiamenti, le pratiche e gli errori di valutazione che hanno portato alla crisi. Un'altra priorità è quella di tenere presente che è un dovere di giustizia e verità “non permettere che i bisogni umani fondamentali restino insoddisfatti”. In questo percorso “solidarietà e bene comune” sono le vie da seguire per rispondere alla crisi. “Il principio della solidarietà, in particolare, ci impegna inoltre a perseguire il bene comune, non la ricerca del guadagno personale o del vantaggio economico”. La sussidiarietà, quinta ed ultima chiave indicata dal vescovo, “dà agli attori e alle istituzioni private la responsabilità di accettare i propri doveri”. Il presule si richiama infine all'Enciclica Centesimus Annus, in cui si dice che la tradizione cattolica chiede una società basata sul lavoro e sulla partecipazione. Una tradizione – aggiunge - che non è direttamente contro il mercato, ma chiede che questo sia adeguatamente controllato dalle forze della società e dallo Stato per assicurare che i bisogni fondamentali dell’intera società siano soddisfatti. (A.L.)

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    Resta alta la tensione in India: ancora violenze contro i cristiani in Orissa

    ◊   In India resta alta la tensione nel distretto di Kandhamal, nello Stato orientale dell’Orissa, dove oggi si sono verificati nuovi incidenti tra gruppi di radicali indù e cristiani. Secondo la stampa locale due comunità nella zona di Gresinghia si sono scontrate provocando il ferimento di almeno 12 persone. Secondo fonti della polizia riportate dalla stampa, ma ancora non confermate ufficialmente, i due gruppi si sarebbero affrontati anche con armi da fuoco. Il giornale ‘Times of India’, principale quotidiano del Paese, riporta anche la notizia della morte di tre persone nei disordini di questa mattina. Sono ancora da confermare anche le informazioni relative a nuovi incendi appiccati ad alcune abitazioni e ad almeno una chiesa nella zona di Raikia e Udayagiri. Incidenti – rende noto l’agenzia Misna - si sono verificati anche ieri, nonostante i numerosi appelli alla pace da parte di esponenti di spicco delle comunità locali. Le forze di sicurezza stanno cercando di riportare la calma nelle remote zone del distretto di Kandhamal interessate dai disordini, ma i numerosi blocchi stradali creati lungo le principali arterie della zona rallentano le operazioni. Un responsabile amministrativo del distretto di Kandhamal, Krishan Kumar, ha reso noto, intanto, che si sta lavorando per la creazione di commissioni composte da rappresentanti di tutti i gruppi religiosi e delle comunità. Le commissioni dovranno recarsi in ogni villaggio della zona per invitare la gente “alla pace e all’amicizia”. Per quanto riguarda infine il bilancio delle violenze, ancora provvisorio, fonti locali parlano di almeno 59 cristiani uccisi. Sono 177 le chiese distrutte e danneggiate. Più di 4300 le case incendiate e 13 le scuole distrutte. (A.L.)

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    Il cardinale Crescenzio Sepe a Mosca per incontrare il Patriarca Alessio II ed il metropolita Kirill

    ◊   Da oggi il Cardinale Crescenzio Sepe è a Mosca, dove resterà sino al 3 ottobre prossimo, ospite del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II. Si tratta di un evento – si legge nel comunicato della diocesi partenopea – “che si può definire senz’altro storico, innanzitutto per la Chiesa di Napoli, al cui pastore è stato concesso un privilegio senza precedenti; per la prima volta ufficialmente, un vescovo, cardinale di Santa Romana Chiesa, è stato invitato dal capo della Chiesa ortodossa russa”. Durante la permanenza moscovita, l’arcivescovo incontrerà stasera il metropolita Kirill, e domani il Patriarca Alessio II. E’ un evento – si legge nel comunicato dalla diocesi napoletana – che “avviene nello spirito dell’incontro interreligioso mondiale celebrato a Napoli nel mese di ottobre dello scorso anno, nel cui ambito il cardinale Sepe fece dono della Chiesa Santa Maria del Buon Morire alla comunità religiosa russa di Napoli, consegnando le chiavi personalmente al metropolita Kirill”. Il gesto, molto apprezzato in Russia dalla gerarchia ortodossa, è considerato “non solo espressione di autentica amicizia spirituale e umana ma anche una testimonianza concreta del processo ecumenico e del dialogo interreligioso”. Il cardinale Sepe, “con il cuore aperto alla speranza di sempre più intensi e proficui rapporti di comunione e di preghiera tra le due Chiese – si precisa infine nel comunicato - porta in dono al Patriarca Alessio II una reliquia di San Gennaro, molto conosciuto e venerato anche dagli ortodossi, ed un autografo del Santo Padre Benedetto XVI”. (A.L.)

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    Intervento del cardinale Carlo Caffarra in un incontro a distanza di due anni dal discorso di Benedetto XVI a Ratisbona

    ◊   “Potremmo dire che questo è l’atteggiamento veramente filosofico: guardare oltre le cose penultime e mettersi in ricerca di quelle ultime, vere”. Le parole del Santo Padre nell’incontro con il mondo della cultura al Collegio dei Bernardini a Parigi sono state il filo conduttore dell’intervento svolto al Centro San Domenico di Bologna dal cardinale Carlo Caffarra nell’ambito di un incontro promosso a distanza di due anni dal discorso di Benedetto XVI a Ratisbona. “È ragionevole guardare oltre le cose penultime e mettersi in ricerca di quelle ultime” ha detto l’arcivescovo “perché è ragionevole chiedersi se esista una risposta adeguata, soddisfacente, piena alla nostra domanda di felicità. Il desiderio della felicità, di una pienezza di essere, non nasce semplicemente da una mancanza, ma da un possesso accaduto e non più reale. Nasce da una presenza, non da una assenza”. Il cardinale Caffarra si è soffermato infine sull’ affermazione del Paleologo: “non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio”. La ragione umana, ha ricordato l’arcivescovo “è l’organo di trasmissione in noi della Sapienza divina che conduce l’uomo al suo fine ultimo. Chi fa “collassare” la ragione dentro la prigione delle strutture finite dello spazio e del tempo agisce certo contro la ragione impedendole di esplicarsi in tutta la sua potenzialità, ma agisce per ciò stesso contro l’amore di Dio che desidera comunicarsi all’uomo ed esserne corrisposto”. Il fondamento ultimo della propria soggettività e la costituzione di questa fondazione, ha concluso il cardinale “è una scelta che implica l’impegno totale della libertà. Chi è più ragionevole, don Chisciotte o Sancho Panza?”. (Da Bologna: Stefano Andrini)

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    Per la Chiesa filippina il lavoro migrante disgrega le famiglie

    ◊   Il governo filippino deve ripensare in maniera profonda la sua politica di promozione del lavoro migrante, perché esso mina dalle fondamenta una delle istituzioni più importanti della società civile, la famiglia, e ne favorisce la disgregazione. È la denuncia della Conferenza episcopale filippina ripresa dall'agenzia Asianews, che chiede all’esecutivo di creare “maggiori opportunità di lavoro in patria, piuttosto che favorire politiche migratorie”, le quali minacciano le “basi della società e la famiglia, su cui essa si fonda”. Padre Edwin D. Corros, segretario esecutivo della Commissione per la pastorale dei migranti, esprime una “preoccupazione particolare” per i bambini, la categoria più colpita dalla fuga all’estero dei genitori in cerca di lavoro. “Il governo è bravissimo a promuovere politiche sui lavoratori migranti – sottolinea p. Corros – ma quando si tratta di metterle in pratica dimostra tutta la sua debolezza”. I lavoratori filippini all’estero sono circa 10 milioni e proprio a Manila, nei giorni scorsi, si è svolto un convegno su migrazione e sviluppo, con la partecipazione dell’Unicef – il fondo Onu dedicato all’infanzia – che ha dato particolare risalto alla condizione dei bambini filippini i cui genitori lavorano all’estero. Anche l’organizzazione delle Nazioni Unite sottolinea che la migrazione deve essere solo “una delle opzioni disponibili”, e i benefici spesso “non superano i problemi o i disagi che essa comporta”. Vanessa Tobin, vice-direttore dei programmi Unicef, sottolinea in particolare la “migrazione al femminile” e conferma che essa “complica” ulteriormente la vita dei minori, costretti a “crescere senza la madre”. Secondo il fondo Onu ci sono tra i 3 e i 6 milioni di bambini filippini i cui genitori lavorano all’estero. Essi crescono con la sensazione di essere stati “abbandonati”, non riescono a comprendere le ragioni della scelta fatta dai genitori e i presunti “benefici economici che permetterebbe”. Fra i più grandi, invece, si riscontra un “risentimento” verso il padre o la madre, dovendosi sobbarcare l’impegno di prendersi cura di eventuali fratelli o sorelle minori. (R.P.)

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    Turchia: una delegazione di vescovi tedeschi in pellegrinaggio a Tarso

    ◊   Una delegazione di 10 vescovi tedeschi, guidata dal card. Joachim Meisner, è partita ieri per un pellegrinaggio di cinque giorni a Istanbul e Tarso. Al viaggio - riferisce l'agenzia Sir - partecipa anche il vescovo ausiliario di Amburgo, mons. Hans-Jochen Jaschke, attivo nel dialogo con l’unione turco-islamica in Germania. “Questo non è un viaggio per informarci sulla situazione dei cristiani, è un pellegrinaggio”, ha puntualizzato Meisner osservando che durante la visita “naturalmente si coglie come stanno i cristiani in Turchia”. “Non si intende in alcun modo provocare”, ha aggiunto mons. Robert Zollitsch, presidente dei vescovi tedeschi. “Deve essere possibile per i cristiani compiere un pellegrinaggio e celebrare la messa nella chiesa di Tarso adibita a museo”. “Saremo discreti”, ha assicurato mons. Jaschke. “ma diremo anche chiaramente che siamo vescovi cattolici e che facciamo visita al nostro Paolo in un suo luogo storico e che vorremmo andare in pellegrinaggio nella Turchia che vorrebbe avvicinarsi all'Europa”. “Un centro per i pellegrini a Tarso potrebbe allentare anche in Germania le controversie sulla costruzione di moschee”, ha osservato Jaschke, mettendo tuttavia in guardia da un atteggiamento di reciprocità: “ci vuole intelligenza sia da parte politica che da parte dei cristiani e dei musulmani - ha aggiunto - la libertà di religione non è una minaccia per il proprio Paese ma una opportunità”. (R.P.)

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    Mons. Sabbah sottolinea il grande contributo di Ehud Olmert per la pace in Medio Oriente

    ◊   “Ehud Olmert è il politico israeliano che più di tutti ha contribuito al cammino verso una pace negoziata con i palestinesi. E l’accordo è stato vicino” prima che scoppiassero gli scandali che lo hanno coinvolto. A parlare è il patriarca emerito di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah che in un’intervista al Sir, affronta i temi più caldi della crisi israelo-palestinese. “Vedremo Tzipi Livni come opererà, se proseguirà sulla strada giusta, potremmo arrivare alla pace”, aggiunge mons. Sabbah. Il patriarca si dice “concorde” con la visione della Livni per la quale “il problema non riguarda il possesso del territorio ma il terrorismo. Più tarderemo a trovare la soluzione, più cresceranno l’umiliazione, la povertà, più i terroristi troveranno terreno fertile”. “Se domina la pace – afferma mons. Sabbah - le persone perdono interesse verso le posizioni estremiste”. Altro scenario positivo è il dialogo tra Israele e Siria: “sarebbe un risultato eccellente verso la riconciliazione della regione, e dei Paesi arabi, con Israele. Israele otterrà la sicurezza con l’intero mondo arabo non appena troverà la pace con la Palestina”. (A.L.)

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    L’UNICEF denuncia il rapimento, da parte di un gruppo ribelle, di 90 bambini nella Repubblica Democratica del Congo

    ◊   “Il rapimento e l’utilizzo di bambini nei gruppi armati” é "un crimine di guerra e un crimine contro l'umanità”. E’ quanto ribadisce il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) dopo nuovi episodi legati al turpe fenomeno dei bambini soldato. L’unicef denuncia, in particolare, che nel nordest della Repubblica democratica del Congo, i ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore (LRA) hanno rapito almeno 90 bambini. Si presume - riferisce il Sir - che i bambini siano stati portati nelle basi dei ribelli nascoste nella foresta al confine tra Repubblica Democratica del Congo e Uganda. “Questi bambini - spiega l’Unicef - sono stati presi con la forza dalle loro scuole e si teme che ora saranno costretti a combattere in prima linea o a servire i generali ribelli, mettendo a rischio la loro vita”. Oltre al rapimento dei 90 bambini, l’agenzia dell’ONU ha denunciato l’uccisione di almeno tre civili, l'incendio di case e il saccheggio dei centri sanitari. (A.L.)

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    In Uganda, conferenza per chiedere il bando delle armi a grappolo

    ◊   Diplomatici di oltre 40 Paesi africani si sono incontrati ieri a Kampala, in Uganda, per intensificare la lotta contro le bombe a grappolo. L'obiettivo - riferisce l'agenzia Misna - è di promuovere la sottoscrizione di un trattato internazionale per bandire l’uso di questo tipo di ordigni. “L’impegno dell’Africa – ha detto Robert Mtonga, portavoce per l’Africa della Coalizione internazionale contro le bombe a grappolo – è stato fondamentale per assicurare la stesura di un accordo che vieti l’uso di queste armi: adesso gli Stati africani devono rimanere uniti e garantire che tutti i governi seguano la strada intrapresa e firmino la Convenzione”. Redatto in primavera a Dublino dai rappresentanti di oltre 100 Paesi, il testo finale della Convenzione impegna i governi aderenti a dinterrompere definitivamente l’uso, la produzione e la vendita delle bombe a grappolo; il documento dovrebbe essere firmato a dicembre ad Oslo. (A.L.)

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    Kenya: concluso il convegno dell'Ufficio internazionale per l'educazione cattolica

    ◊   La Chiesa cattolica in Africa ha contribuito consistentemente allo sviluppo umano del continente, attraverso i suoi programmi educativi: lo ha detto il nunzio apostolico in Kenya, l’arcivescovo Alain Paul Lebeaupin, a conclusione del convegno dell’Ufficio internazionale per l’educazione cattolica che si è svolto a Nairobi, dal 22 al 26 settembre. Al termine dei lavori, che hanno visto la presenza di oltre 30 delegati provenienti sia dall’Africa che dall’Europa, i partecipanti hanno rilasciato un comunicato in cui si ribadisce la necessità di preparare più insegnanti, amministratori e cappellani che abbiano un’attenzione speciale all’Africa. “Estendiamo il nostro sostegno – si legge nella nota – alle scuole cattoliche in Africa, membri della nostra organizzazione, così come estendiamo il nostro apprezzamento e la nostra attenzione agli altri appartenenti alla nostra associazione, nei diversi continenti del mondo”. I partecipanti al convegno si congratulano quindi per “gli sforzi compiuti dalle scuole cattoliche in Asia, Europa, Nord Africa e Medio Oriente, nel mantenere sempre alta ed accesa la torcia dell’educazione cattolica anche in circostanze diverse”. Riaffermando, poi, l’impegno di rafforzare l’identità cattolica nelle scuole e la qualità del compito educativo, i partecipanti al convegno hanno ricordato che tutto ciò avverrà nell’ambito del piano decennale dell’organizzazione, intitolato “Educazione e condivisione”. (I.P.)

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    In Spagna, più di 20 mila adesioni alla campagna “Diritto di vivere”

    ◊   Più di 20.000 adesioni in sei giorni alla campagna lanciata da “Diritto di vivere”, la piattaforma promossa nei giorni scorsi da HazteOir, associazione nata per esprimere il parere della gente su tanti temi di attualità, come il diritto alla vita. Anche sulla rete la risposta è stata confortante: in sei giorni 103 blog hanno aderito alla piattaforma “Diritto alla vita” (http://derechoavivir.org), inserendo nel proprio sito il banner della campagna. Molti accessi anche per il sito che presenta la piattaforma “Diritto di vivere”: solo il 26 settembre – rende noto il Sir - si è registrato un picco di 31.082 pagine visitate. Hanno aderito all'iniziativa anche 24 associazioni per i diritti umani. L'ultima a comunicare il suo appoggio è stata, domenica scorsa, Convivenza civica catalana. Intanto, il Comitato indipendente di esperti creato da “Diritto di vivere” ha iniziato i lavori che culmineranno con la presentazione di tre relazioni sull'aborto dal punto di vista giuridico, bio-medico e sociale. Questo gruppo di lavoro è formato da sedici giuristi, scienziati, medici ed attivisti di appoggio alle donne vittime dell'aborto. Le relazioni saranno presentate anche al Governo ed ai gruppi parlamentari, per far conoscere ai legislatori e alla società la realtà dell’aborto e le sue implicazioni. (A.L.)

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    Il rapporto tra Chiesa e mass media al centro dell’Assemblea delle Conferenze episcopali d’Europa

    ◊   La finalità è di analizzare la percezione che i mezzi di comunicazione hanno della Chiesa in Europa. L’occasione è l’incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) ad Esztergom, in Ungheria, che si apre stasera con una celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi. Invitati dal cardinale Péter Erdő, primate d’Ungheria e presidente della Conferenza episcopale d’Europa, i partecipanti affronteranno fino a venerdì prossimo anche il tema della collaborazione tra i vescovi europei e i presuli africani e quelli latino americani. Nell’ambito del dialogo ecumenico – ricorda Avvenire – sarà presentato il programma del primo Forum cattolico – ortodosso a Trento, previsto dall’11 al 14 dicembre prossimi. L’incontro, al quale parteciperanno rappresentanti ortodossi e cattolici, sarà incentrato sul tema “La famiglia: un bene per l’umanità”.(A.L.)

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    Comunicato di Caritas Europa sulle politiche riguardanti l’energia e il clima

    ◊   La Caritas ha individuato nelle politiche legate all’energia e al clima le aree chiave per promuovere un’adeguata azione in favore dei poveri. Il presidente della Caritas Internationalis, cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, è intervenuto la scorsa settimana a New York sottolineando le priorità per rispondere agli Obiettivi di sviluppo del Millennio fissati dalle Nazioni Unite. I Paesi industrializzati – si legge nel comunicato di Caritas Europa - devono mantenere il loro impegno a ridurre le emissioni di gas serra. “Anche se il cambiamento climatico riguarda tutti – si precisa nel documento - i poveri soffrono molto più dei ricchi”. (A.L.)

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    A Ginevra, incontro promosso dall’Organizzazione mondiale della sanità sul trattamento della malnutrizione

    ◊   E’ dedicato al tema della “gestione dietetica della malnutrizione moderata” l’odierno vertice a Ginevra promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Secondo l’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF), l’incontro può promuovere “un impatto ancora più grande sulla qualità degli aiuti alimentari e dei programmi nutrizionali per neonati e bambini”. MSF chiede agli esperti dell’OMS di cogliere questa occasione per elevare il livello degli standard degli aiuti alimentari e dei programmi per il trattamento della malnutrizione. Nelle aree cronicamente colpite dalla malnutrizione, come il sud dell’Asia, la zona sub-sahariana del Sahel e il Corno d’Africa, molte famiglie – ricorda il Sir – non possono permettersi il cibo e “si nutrono di poltiglie di cereali che sono carenti di molti nutrimenti essenziali”. Nessun’altra patologia è causa di mortalità o di malattie infantili quanto la malnutrizione che porta alla morte ogni anno 3,5 milioni di bambini sotto i cinque anni nei Paesi in via di sviluppo. In questo drammatico scenario, si deve anche sottolineare che i programmi per evitare che i bambini possano arrivare agli stadi terminali della malnutrizione, non sono quasi cambiati negli ultimi 30 anni. Le Nazioni Unite hanno già fatto raccomandazioni chiare circa il trattamento della malnutrizione acuta, ma soltanto il 5% dei bambini bisognosi riceve il trattamento adeguato. MSF crede che la sfida stia nel trattare i bambini con cibo ad alto valore nutrizionale prima che si ammalino in modo irrimediabile. (A.L.)

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    Fondazione Migrantes: rapporto 2008 degli italiani nel mondo

    ◊   “Il ‘Rapporto Italiani nel Mondo’ è un’operazione di recupero e valorizzazione”: così Franco Pittau, di Caritas Migrantes e direttore scientifico della pubblicazione, ha aperto la presentazione del III Rapporto della Fondazione della Conferenza episcopale italiana. “Centrale – secondo Pittau – è far conoscere, riannodare i fili e presentare com’è cambiato il volto degli italiani nel mondo. Mons. Piergiorgio Saviola, direttore generale della Fondazione Migrantes, pur evidenziando una certa frattura con chi negli anni Cinquanta e Sessanta – anni di maggior flusso – si è insediato all’estero, ha parlato di necessità della ricerca, della continuità, legami che non devono essere dimenticati e sfide nuove per la pastorale. Oggi sono quasi quattro milioni gli italiani all’estero, che hanno conservato la cittadinanza ed il diritto di voto: il 56,7% sono in Europa; il 37,9% in America; il 3,4% in Oceania; e poi Africa ed Asia, con percentuali intorno all’1%. Il Paese con più connazionali è la Germania, 600 mila persone, e poi Argentina e Svizzera. La regione con più emigrati la Sicilia, ancora 600 mila persone. Dal Sud è emigrato il 36,2% della popolazione residente all’estero; dalle isole il 19,4%; e poi Nord-Est, Centro e Nord-Ovest con flussi intorno al 15%. Dal 1861 sono stati 28 milioni gli emigrati che hanno cercato all’estero una possibilità di vita. Secondo Migrantes, pur essendosi interrotti negli anni Settanta i grandi esodi, l’emigrazione continua ancora oggi anche sotto la forma della “fuga di cervelli”, ovvero giovani qualificati che trovano fuori dal confine possibilità di realizzazione. Secondo il Rapporto, più della metà degli italiani fuori dal Paese sono giovani, sotto i 35 anni, e di questi il 30% sono minorenni. Sfide, dunque, di recupero e di valorizzazione pastorale - hanno ribadito – tutt’ora aperte e non solo appartenenti ad un lontano passato. (Dall’Auditorium Migrantes in Roma: Massimiliano Menichetti)

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    Il nipote di Gandhi incontra i giovani di Rondine per parlare di non violenza

    ◊   Arun Gandhi, nipote del Mahatma Gandhi, sarà in Italia per trasmettere ai giovani gli insegnamenti del nonno e parlare di non violenza. L’evento accadrà giovedì prossimo 2 ottobre, Giornata mondiale della non violenza, allo studentato internazionale di Rondine Cittadella della Pace (in provincia di Arezzo). Titolo dell’incontro, aperto a tutti: “Quello che ho imparato da mio nonno”. Qui ragazzi e ragazze provenienti da varie parti del mondo interessate da guerre e conflitti, in particolare dal Caucaso (Georgia, Abcasia, Ossezia, Inguscezia, Cecenia), Mosca, Balcani (Serbia, Bosnia, Macedonia), Sierra Leone e Medio Oriente (Israele, Palestina e Libano) studiano e convivono seguendo un programma di formazione alla pace e al dialogo di circa due anni. Arun Ghandi - riferisce l'agenzia Sir - è nato nel 1934 a Durban (Sudafrica) ed è il quinto nipote del 'Mahatma'. Cresciuto nel periodo dell'apartheid sudafricano, imparò dal nonno a "capire la non-violenza imparando a conoscere la violenza" e a "trasformare il proprio nemico" attraverso l'amore e la sofferenza. Trasferitosi in India con la moglie Sunanda, ha lavorato per 30 anni per il quotidiano 'The Times of India' e ha dato vita a progetti umanitari a carattere sociale ed economico per i più deboli. Autore di vari libri, Arun tiene da anni conferenze in centri universitari o altre istituzioni di tutto il mondo. (R.P.)

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    Irlanda: due Giornate dedicate alla salute mentale ed ai bambini missionari

    ◊   La salute mentale e bambini missionari. Sono i temi cui sono dedicate, in Irlanda, la Giornata per la vita, del 5 e quella dell’infanzia del 10 ottobre. Obiettivo della Giornata della vita - scrive l'agenzia Sir - è aumentare, all’interno della comunità cattolica, la sensibilità per i bisogni di coloro che sono toccati dalla malattia mentale, per i loro parenti, amici e per chi li aiuta attraverso anche la diffusione di informazioni sull’aiuto che le varie comunità parrocchiali e il servizio sanitario nazionale possono offrire. Nella lettera pastorale firmata dai Vescovi si ricorda che “è dovere di tutti aiutare chi soffre di malattie mentali”. A promuovere la giornata di preghiera per l’infanzia, il 10 ottobre, è, invece, la Società dei bambini missionari attiva in Irlanda da ben 155 anni. Il suo motto è “I bambini aiutano altri bambini” e, per questo motivo, i più piccoli vengono incoraggiati a pregare per i loro coetanei meno fortunati che vivono in paesi di missione e a condividere con loro quello che hanno. Si tratta di una iniziativa che ha avuto lo scorso anno molto successo. (R.P.)

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    Stati Uniti: a San Francisco una copia della Porziuncola di Assisi

    ◊   Un anno di progetti e lavori, 160 metri quadrati di affreschi, 15 metri quadrati per la pala d’altare: con questi numeri, è stata inaugurata sabato scorso, nella città statunitense di San Francisco, una copia della “Porziuncola” di Assisi. A volere la riproduzione della piccola chiesetta in cui morì San Francesco di Assisi, è stata il vicesindaco di San Francisco, Angela Alioto, devota la francescanesimo. Ad aprire per primo la “nuova Porziuncola” - riferisce l'agenzia Apcom - è stato il card. William Joseph Levada, già arcivescovo di San Francisco e attuale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede; quindi, è iniziata la messa solenne presieduta dall’attuale arcivescovo di San Francisco, mons. Georg Hugh Niederauer, e celebrata nel Santuario nazionale di San Francesco, accanto al quale la cappella francescana è stata costruita. La prima pietra della nuova costruzione è stata trovata nelle fondamenta della Porziuncola originaria, dopo il terremoto del 1997, ed è stata poi donata alle autorità di San Francisco dai frati minori di Assisi Il compito di custodire la neo-Porziuncola sarà affidato alla confraternita dei Cavalieri di San Francesco, gemellata con la confraternita di Santa Maria degli Angeli della cittadina umbra. Da sottolineare, infine, che Benedetto XVI ha concesso l’indulgenza plenaria a quanti pregheranno nella nuova cappella per i prossimi tre mesi. In seguito, l’indulgenza si potrà ottenere ogni 2 agosto (Solennità del Perdono ad Assisi), ogni 4 ottobre (Solennità di San Francesco), un giorno a scelta durante l’anno da parte dei singoli pellegrini e in occasione dei grandi pellegrinaggi organizzati da gruppi di fedeli. (I.P.)

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    Le società bibliche degli Stati Uniti regalano una Bibbia multilingue al Papa e ai membri del prossimo Sinodo

    ◊   In occasione del Sinodo dei vescovi, che si terrà dal 5 al 26 ottobre prossimi sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, le Società bibliche degli Stati Uniti regaleranno il prossimo 7 ottobre a Benedetto XVI e a tutti i membri dell’assise sinodale una Bibbia multilingue. In questa edizione – rende noto l’agenzia Zenit - l’Antico Testamento viene presentato in cinque lingue: ebraico-aramaico, greco, latino, inglese e spagnolo. Quattro sono poi le lingue per il Nuovo Testamento: greco, latino, inglese e spagnolo. La “Bibbia poliglotta”, approvata dalla American Bible Society e dalla Libreria Editrice Vaticana, ha un carattere ecumenico: i suoi testi, tutti con l’imprimatur e il nihil obstat della Chiesa cattolica, provengono infatti dal Consiglio delle Chiese Protestanti e dalle Società Bibliche Unite. “E’ dunque enorme – ha spiegato Mario Paredes, membro del comitato presidenziale di collegamento delle Società Bibliche degli Stati Uniti - il valore simbolico che questa iniziativa rappresenta nel compito ecumenico, il compito di tutti i credenti in Cristo: impregnare il mondo dei valori del Vangelo”. “Al di là delle nostre storie di fondazione, al di là delle nostre tradizioni e delle nostre differenze a livello dottrinale, liturgico e delle varie espressioni religiose – ha aggiunto - la Bibbia poliglotta conferma, rende possibile, aumenta e arricchisce un accordo comune tra tutti i cristiani e un'intenzione rilevante nell’interesse ecumenico del pontificato di Benedetto XVI: la centralità che la Parola di Dio deve avere nella nostra storia personale, ecclesiale e sociale”. A Washington la Bibbia verrà presentata al termine del Sinodo: il 28 ottobre nella Nunziatura Apostolica, nel corso di un ricevimento offerto dal nunzio Apostolico, l’arcivescovo Pietro Sambi. L’American Bible Society, fondata 192 anni fa, è l’organizzazione interconfessionale più antica degli Stati Uniti. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Strage di fedeli in un tempio indù in India: almeno 180 persone morte nella calca

    ◊   In India, è stata una vera e propria strage quella provocata dalla calca in un tempio indù nello stato orientale del Rajastan. Diverse fonti stimano almeno 180 morti ed oltre 250 feriti, ma il bilancio è ancora provvisorio. Intanto, sui media indiani si rincorrono diverse testimonianze sulle circostanze che avrebbero determinato il letale parapiglia tra i fedeli. Ci riferisce Maria Grazia Coggiola:

    Ad un mese e mezzo dalla tragedia del Tempio di Naina Devi, nello Stato himalayano dell'Himachal Pradesh, una ressa di pellegrini si è di nuovo trasformata in una strage. E’ successo a Jodhpur, popolare meta turistica del Rajastan: nel forte che appartiene ancora al maraja locale sorge il famoso tempio di Chamunda, frequentato da migliaia di persone e particolarmente affollato in questi giorni per l’inizio della festività religiosa induista di Navaratri. Quando si è scatenata la ressa mortale, nel luogo sacro c’erano circa 10 mila persone. Sarebbe stato il crollo di un muro a provocare il panico tra l’enorme folla di fedeli, in attesa di presentare le offerte alle divinità, ma potrebbe essere stata anche la falsa notizia di una bomba a scatenare il fuggi fuggi generale e a causare la caduta del muro. Dopo gli attentati a catena ai mercati di New Delhi dello scorso 13 settembre, e l’ultimo attacco esplosivo in un rione della capitale sabato scorso, è salita la tensione e la paura di nuove azioni, soprattutto in coincidenza con le grandi festività religiose di ottobre.

    Afghanistan
    Il presidente afghano, Hamid Karzai, ha invitato il mullah Omar, leader dei talebani, a tornare in patria e si è impegnato personalmente a proteggerlo dalle truppe internazionali, pur di metter fine all’attività della guerriglia integralista. L’apertura del capo di Stato afghano segue di poche ore il messaggio diffuso su internet dallo stesso mullah Omar, in cui leader fondamentalista garantisce la sicurezza alle forze straniere che si ritireranno dall’ Afghanistan. In caso contrario, ha aggiunto, gli “invasori” saranno sconfitti come avvenne con i sovietici nel 1989. Sul terreno, intanto, non si fermano le violenze: tre soldati della coalizione a guida statunitense (Enduring Freedom) sono rimasti uccisi ieri nel sud del Paese per l’esplosione di un ordigno al passaggio del veicolo sul quale viaggiavano. Al momento, non è stata ancora resa nota la nazionalità delle vittime. L’impennata di attacchi dall'inizio dell'anno ha causato la morte di 219 soldati stranieri della Forza ISAF.
     
    Nucleare Corea del Nord
    E' arrivato oggi in Corea del Sud l'inviato americano sul programma nucleare nordcoreano, Christopher Hill, che domani si recherà a Pyongyang per tentare di riprendere i negoziati multilaterali tra sei Paesi (Giappone, Stati Uniti, Corea del Nord e Corea del Sud, Russia e Cina) sul processo di denuclearizzazione della Corea del Nord. Circa un anno fa, il Paese accettò di abbandonare il programma nucleare in cambio di aiuti energetici internazionali, ma il 24 settembre scorso le autorità nord coreane hanno espulso gli osservatori dell'Agenzia internazionale sull'Energia atomica (AIEA).
     
    Georgia
    L'Alto commissario per la Politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea, Javier Solana, è giunto oggi a Tbilisi, alla vigilia del graduale dispiegamento degli osservatori militari inviati da Bruxelles nelle cosiddette "zone-cuscinetto" a ridosso di Abkhazia e Ossezia del sud, a rimpiazzo dei militari russi. Solana incontrerà il presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, e i responsabili dell'UE che partecipano alla missione, della quale fanno parte 200 osservatori civili di 22 Paesi dell’Unione. Tuttavia, secondo il portavoce del contingente russo di stanza in territorio sud-osseto, per il momento gli osservatori non potranno entrare nelle zone-cuscinetto, ma si limiteranno a controllare i confine meridionali dell’area. In base agli accordi sottoscritti dal presidente russo, Medvedev, e mediati dal presidente di turno dell’UE, il francese Sarkozy, il ritiro dei soldati di Mosca dal territorio georgiano dovrà avvenire fra il primo e il 10 ottobre.
     
    Bielorussia elezioni
    Le elezioni in Bielorussia sono state non democratiche. È il parere dell’OSCE, Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che però riconosce alcuni miglioramenti rispetto al passato. Nelle consultazioni di domenica scorsa, vinte dalla formazione del presidente Lukashenko, l’opposizione non ha ottenuto alcun seggio. Prudenza da parte di Bruxelles, che ha chiesto al governo bielorusso di stabilire un dialogo con l'OCSE.
     
    Italia-Camorra
    Centosette arresti e sequestro di beni per oltre 100 milioni di euro. È il bilancio di della vasta operazione della notte scorsa, condotta dalla Polizia italiana nel casertano contro il clan camorristico dei Casalesi. Catturati anche tre latitanti autori della strage di Castel Volturno. Le ordinanze di custodia cautelare hanno colpito capi e gregari del clan Schiavone di Casal di Principe, attivo anche nel basso Lazio con ramificazioni in Italia e all'estero. In una conferenza stampa, il ministro degli Interni, Roberto Maroni, ha detto che è stato inferto un colpo durissimo ai Casalesi ed ha poi assicurato che “la guerra dello Stato andrà avanti fino a quando non sarà vinta".

    Germania
    Terremoto politico in Baviera: dopo il tracollo di domenica nelle regionali tedesche, il leader locale del Partito cristiano-sociale, Erwin Huber, si è dimesso. Il suo schieramento, alleato della CDU della cancelliera, Angela Merkel, aveva perso la maggioranza assoluta dopo 46 anni.

    Turisti rapiti
    Sono già rientrati nei rispettivi Paesi d’origine gli 11 turisti rapiti in Egitto il 19 settembre assieme ad 8 guide locali. I 5 italiani, 5 tedeschi ed una rumena erano stati liberati ieri in tarda mattinata. Ancora confuse le fasi del sequestro, con spostamenti avvenuti tra Libia, Sudan e Ciad. Ma è giallo anche sulle modalità del loro rilascio.

    Somalia
    Sarebbe stato un alterco tra i pirati più moderati e quelli su posizioni più radicali ad aver causato la sparatoria bordo del cargo ucraino sequestrato sei giorni fa a largo del golfo di Aden. Tre i sequestratori somali rimasti uccisi. A renderlo noto è il programma di assistenza marittima per l'Africa orientale. Un esponente dello stesso organismo ha poi confermato le dichiarazioni rilasciate da un portavoce della quinta flotta americana, secondo il quale le armi a bordo della "Faina" erano in realtà dirette nel sud del Sudan. Fonti ufficiali di Kiev e del Ministero della difesa kenyano smentiscono però queste illazioni, ribadendo che il carico era destinato all’esercito di Nairobi. Per il rilascio della nave, che trasporta tra l'altro 33 carri armati di fabbricazione sovietica, è stato chiesto un riscatto di 20 milioni di dollari. Il cargo continua comunque ad essere seguito a vista da tre navi militari, tra le quali la statunitense USS Howard. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra) 
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 274

     
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