Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 29/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Invochiamo con fiducia l'aiuto e la protezione degli Angeli: così il Papa nel saluto di congedo alle comunità civili e religiose di Castel Gandolfo. Domani il rientro in Vaticano
  • Iniziata a Castel Gandolfo la visita "ad Limina" dei presuli di Kazakhstan, Kyrghizistan e Uzbekistan
  • Il Papa al concerto dei Wiener Philharmoniker il 13 ottobre nella Basilica di San Paolo fuori le Mura
  • Festa alla Radio Vaticana nel giorno del suo patrono, l'Arcangelo Gabriele. Il cardinale Nicora: la comunicazione sia un avvenimento di salvezza
  • Missione del cardinale Martino in Cile e Guatemala
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • "L'abolizione della pena capitale, grande scelta di vita": così il cardinale Martino al Congresso promosso dalla Comunità di Sant'Egidio
  • Referendum costituzionale in Ecuador: vincono i fautori del "Socialismo del XXI secolo"
  • Il Myanmar ad un anno dalle repressioni della giunta militare: intervista con Paolo Pobbiati di Amnesty International
  • Chiesa e Società

  • L'Unione Europea condanna le violenze anticristiane in India
  • India: uccisi altri tre cristiani
  • L’episcopato vietnamita difende il vescovo di Hanoi, accusato dalle autorità di incitare disordini
  • Sri Lanka. La Chiesa denuncia: il governo impedisce gli aiuti alimentari a 150 mila sfollati
  • Filippine: la solidarietà della Chiesa per i carcerati
  • Cina: visita di sacerdoti, religiose e seminaristi ai terremotati di Si Chuan
  • Preoccupazione della Chiesa irachena dopo la decisione del Parlamentto di abrogare l'articolo sulla rappresentatività delle minoranze
  • Congo: i missionari denunciano le atrocità dei ribelli di Nkunda nel Kivu
  • A Belgrado incontro delle commissioni europee di "Giustizia e Pace" per "risanare le ferite dei conflitti"
  • L'arcivescovo di San Salvador: a rischio le economie dei Paesi latinoamericani che usano il dollaro
  • USA: il cardinale Rigali ribadisce il "no" della Chiesa all'aborto
  • Australia: il 5 ottobre a Melbourne una Giornata di preghiera per la difesa della vita
  • Spagna: insediamento del nuovo Ordinario Militare, mons. Juan del Rio Martín
  • Francia: campagna di comunicazione dei vescovi sui lasciti testamentari
  • Il rapporto tra prevenzione dei cambiamenti climatici e nuove opportunità di lavoro al centro di una ricerca dell’ONU
  • Gorizia: da giovedì, teologi, filosofi e scienziati a confronto sul senso della natura umana
  • Australia: convention della stampa cattolica del Pacifico
  • Simposio della Chiesa sud-coreana su San Paolo
  • Convegno ecumenico nella Basilica di San Paolo fuori le Mura
  • Il cardinale Bertone alla cerimonia di apertura dell’anno accademico dell’Università Salesiana il 15 ottobre
  • Lourdes: mercoledì concerto conclusivo del Festival Internazionale di Musica Cristiana
  • Il cardinale Vallini: "offrire il perdono al giovane che ha ferito un parroco di Roma"
  • 24 Ore nel Mondo

  • Sono liberi e in buona salute i turisti sequestrati 10 giorni fa in Egitto
  • Il Papa e la Santa Sede



    Invochiamo con fiducia l'aiuto e la protezione degli Angeli: così il Papa nel saluto di congedo alle comunità civili e religiose di Castel Gandolfo. Domani il rientro in Vaticano

    ◊   Il Papa ha incontrato questa mattina le comunità religiose e civili di Castel Gandolfo per il tradizionale saluto di congedo al termine del periodo trascorso nella sua residenza estiva nella cittadina laziale. Nel pomeriggio il saluto ai dipendenti delle Ville Pontificie. Domani il rientro in Vaticano. L’incontro, che si è svolto nella festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, ha dato l’occasione al Pontefice di invitare i fedeli a invocare con fiducia l’aiuto degli Angeli. Il servizio di Sergio Centofanti.
     
    Il Papa ringrazia di cuore le comunità religiose e civili nonché la popolazione di Castel Gandolfo per l’accoglienza ricevuta in questi mesi estivi. Benedetto XVI si era trasferito nella cittadina laziale il 2 luglio scorso – come ha detto ieri all’Angelus - per avere la possibilità di riposare e lavorare meglio nei mesi più caldi. Il suo grazie è andato anche alle varie forze di sicurezza e agli avieri del 31° stormo dell’Aeronautica Militare per gli spostamenti in elicottero e in aereo. Cogliendo poi lo spunto dell’odierna Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, ha ricordato che ognuno di loro svolge “una peculiare missione nella storia della salvezza”:
     
    “Cari fratelli e sorelle, invochiamo con fiducia il loro aiuto, come pure la protezione degli Angeli custodi, la cui festa celebreremo fra qualche giorno, il 2 ottobre. L’invisibile presenza di questi Spiriti beati ci è di grande aiuto e conforto: essi camminano al nostro fianco e ci proteggono in ogni circostanza, ci difendono dai pericoli e ad essi possiamo ricorrere in ogni momento”.

     
    “Molti santi – ha proseguito il Papa - intrattenevano con gli Angeli un rapporto di vera amicizia, e numerosi sono gli episodi che testimoniano la loro assistenza in particolari occasioni”:

     
    “Gli Angeli vengono inviati da Dio ‘a servire coloro che erediteranno la salvezza’, come ricorda la Lettera agli Ebrei (1,14), e pertanto ci sono di valido ausilio nel pellegrinaggio terreno verso la Patria celeste”.

    inizio pagina

    Iniziata a Castel Gandolfo la visita "ad Limina" dei presuli di Kazakhstan, Kyrghizistan e Uzbekistan

    ◊   E’ iniziata questa mattina nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, e proseguirà fino a sabato prossimo in Vaticano, la vista ad limina dei vescovi di Kazakhstan, Kyrghizistan e Uzbekistan. Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina un primo gruppo di presuli kazaki per fare il punto sulla situazione delle piccole comunità cattoliche radicate nelle tre Repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale. Alessandro De Carolis ne traccia un profilo storico ed ecclesiale in questa scheda:

    Non è facile essere cattolici in Kazakhstan, Kyrghizistan e Uzbekistan. In quest’ultima delle tre Repubbliche dell’Asia centrale, i cui vescovi da oggi si alterneranno nell’incontrare Benedetto XVI, dieci anni fa una legge ha duramente penalizzato l’attività della già minuscola Chiesa - lo 0,02 della popolazione totale, al 90% musulmana - imponendo fortissime limitazioni ai missionari, vietando l'insegnamento religioso nella scuola elementare e secondaria, censurando ogni tipo di materiale religioso importato. Qualche gradino sopra questa soglia di repressione è il Kazakhstan, dove i cattolici sono oltre 200 mila (l’1,5%) e dove tuttavia non sono mancate negli ultimi anni pressioni per l'introduzione di norme più restrittive. Anche il confinante Kyrghizistan annovera restrizioni: quelle, tra le altre, imposte dalla burocrazia ai sacerdoti che complicano non poco l’attività pastorale di una Chiesa che ha dimensioni simili a quella uzbeka.

     
    Non è facile essere cattolici in Asia centrale, eppure il c’è il coraggio di esserlo. L’arma è quella del dialogo interreligioso con il predominante islam, ma anche dialogo con gli ortodossi. I rapporti sono generalmente buoni, in Kazakhstan cattolici e ortodossi collaborano in modo strutturato. Vescovi e sacerdoti della regione hanno chiaro, oltre alla promozione del dialogo, l’importanza di rispondere alla secolarizzazione lasciata in eredità dal regime sovietico. Ma c’è un’insidia, quella portata dal proselitismo aggressivo di alcune sette cristiane e dai fondamentalisti islamici: “ali” estreme di un contesto sociopolitico che, proprio per difendersi da questi eccessi, ha reso quasi impraticabile il diritto alla liberta religiosa. Rivolgendosi due anni fa al nuovo ambasciatore del Kyrghizistan presso la Santa Sede, Maratbek Bakiev, Benedetto XVI aveva insistito sulla “protezione dei diritti fondamentali dei cittadini”. “Il popolo del Kirghizistan - erano state le sue parole - conosce bene l’importanza della libertà religiosa e comprende che se la dimensione spirituale della persona è repressa o perfino negata, l’anima di una nazione è schiacciata”.

     
    Anima che conobbe in realtà il cristianesimo in tempi remoti. Specie in terra kazaka l’arrivo del cristianesimo si fa risalire al II secolo, quando prigionieri di guerra romani, in parte cristiani giunsero nella cittadina di Merve (al confine tra l'Uzbekistan e il sud Kazakhstan) dopo una sfortunata battaglia contro i Persiani. E fu nella stessa Merve che più tardi, nel 334, venne stabilita una sede episcopale. Ma il nome dell’antichità che spicca per le sue imprese evangelizzatrici è quello del vescovo Giovanni da Montecorvino, uno dei più grandi missionari-diplomatici del XIII e XIV. Inviato in Asia dal Papa Nicolò IV nel luglio dell’anno 1289 insieme con altri francescani giunse a Pechino dove conquistò la benevolenza del principe di Tenduk, convertendolo al cattolicesimo. Fu lui che fece tradurre la Bibbia in lingua mongola e in centinaia di migliaia si contano le conversioni nell’area. Più recente è la storia della Chiesa in Uzbekistan e Kyrghizstan, nata pochi anni fa, in pratica dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica (sebbene il cristianesimo fosse presente in Uzbekistan già nel IX secolo e l'arrivo del primo sacerdote cattolico in terra uzbeka risalga al 1902). Nel cuore cristiano e non solo dell’Asia centrale contemporanea resta invece la visita pastorale di Giovanni Paolo II in Kazakhstan, tra il 22 e il 25 settembre di sette anni fa.

    inizio pagina

    Il Papa al concerto dei Wiener Philharmoniker il 13 ottobre nella Basilica di San Paolo fuori le Mura

    ◊   Sarà Benedetto XVI l’ospite d’eccellenza del settimo Festival internazionale di Musica e Arte sacra, che si svolgerà a Roma dal 12 ottobre al 30 novembre prossimi. Promosso dalla Fondazione “Pro Musica e Arte Sacra”, l’avvenimento è stato presentato questa mattina in conferenza stampa. Il Papa sarà presente al secondo concerto che vedrà l’esecuzione dei Wiener Philarmoniker. I particolari nel servizio di A.V.:

    L’annuncio, lieto e solenne ai nostri microfoni, viene dal cardinale Angelo Comastri, presidente onorario della Fondazione “Pro Musica e Arte Sacra”. La presenza, quest’anno, di Benedetto XVI al concerto dei Wiener Philharmoniker, il 13 ottobre nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, assieme ai Padri sinodali che partecipano al Sinodo sulla Parola di Dio. Evento quanto mai significativo, nell’anno del Giubileo paolino, dedicato a un uomo - spiega il cardinale Comastri - che ha saputo far suonare le corde del cuore e della teologia. Paradigma dell’adulto convertito, l’Apostolo Paolo, nella metafora proposta dal cardinale, ha saputo armonizzare le dissonanze della sua vita precedente di persecutore di cristiani nell’incontro con Gesù risorto, intonandosi sulla nota della carità e dell’amore, che è la nota prevalente di Dio. La musica sacra è, in questo senso, armonia che guida a una bellezza interiore, e il Festival la valorizza iscrivendola in quei luoghi di culto per cui fu scritta all’origine, dedicando l’apertura e il concerto conclusivo al sommo teologo della musica, Johann Sebastian Bach, e alle sue composizioni più astratte e metafisiche, “L’arte della fuga” e “L’offerta musicale”. Il cartellone presenta un ampliamento temporale di offerte, e geografico, aprendosi ai nuovi territori della contemporaneità, accanto ai sommi capolavori classici come il “Voices Requiem” di Brahms e la “Harmoniemesse” di Haydn. Festival nel Festival, dal 17 al 20 novembre, la rassegna organistica, che parte dalla felice esperienza del Festival europeo d’organo.

    inizio pagina

    Festa alla Radio Vaticana nel giorno del suo patrono, l'Arcangelo Gabriele. Il cardinale Nicora: la comunicazione sia un avvenimento di salvezza

    ◊   Si è celebrata stamane con una Messa nella cappella dell’Annunciazione di Palazzo Pio, sede della nostra emittente, la Festa di San Gabriele, patrono della Radio Vaticana. Alla celebrazione eucaristica, presieduta dal cardinale Attilio Nicora, presidente dell’APSA, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, ha fatto seguito come ogni anno il conferimento di alcune onorificenze a nostri colleghi, che si sono distinti nel loro lavoro a servizio della Chiesa. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Come l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele a Maria “manifesta la volontà buona di Dio”, così la comunicazione in un’ottica cristiana – ha sottolineato nella sua omelia il cardinale Nicora - deve perseguire lo stesso scopo:

    “Non sia una mera esercitazione tecnologica e culturale, ma sia in qualche modo un avvenimento di salvezza”.
     
    Si tratta di convertire i cuori ad un altro modo di concepire la vita e le cose – ha sottolineato il porporato - dove ogni dono, ogni favore, ogni grazia è destinata a tradursi in servizio, in disponibilità.

    “La logica del mondo è la pretesa, la logica della fede è il servizio”.

    In gioco sono i doni di Dio:

    “Se la nostra libertà è malata e deviata, è ripiegata in maniera egocentrica, allora quello che non è cosa nostra ma in realtà è dono di Dio, diventa una pretesa per noi come se fosse realtà nostra, da giocare polemicamente verso gli altri, innescando una logica di confronti, di commisurazioni, di dispute senza fine: 'perché a me sì e a lui no? Perché a lui di più e a me di meno? Toccherebbe a me essere promosso e non a lui; sono qui da anni e perché deve succedere che quello mi passa davanti?'”.
     
    Parole che sono riecheggiate nella mente e nel cuore della comunità di lavoro della Radio Vaticana che, dopo la Messa, si è raccolta nella Sala Marconi di Palazzo Pio, per festeggiare insieme ai colleghi insigniti di onorificenze, che quest’anno sono andate a Maria Lena Lehtinen, finlandese, da oltre 25 anni in servizio nel programma scandinavo, nota giornalista anche nel suo Paese, e ad Aleksander Kowalsky, redattore del programma polacco, esperto in materie teologiche e bibliche.
     
    Sottolineando il periodo di sviluppo dinamico della Radio Vaticana, il direttore dei Programmi, padre Andrea Koprowski, ha evidenziato il prezioso lavoro svolto in occasione del viaggio di Benedetto XVI in Australia dalla redazione dedicata al Sito della Radio Vaticana, a servizio di tutti i media nel mondo, nella copertura di questo evento eccezionale e così anche dalla redazione francese, in preparazione della visita del Papa in Francia.

    Un grazie infine padre Koprowski ha rivolto a tutti quanti hanno contribuito a sviluppare le pagine web della Radio Vaticana, rivolte in particolare agli utenti dell’Africa e dell’Asia, pagine in continuo ampliamento e miglioramento. Infine una menzione allo sviluppo delle Video-News, in collaborazione con il Centro Televisivo Vaticano e alla sperimentazione di nuove trasmissioni video ed audio digitali (T-DMB) e sulla web tv.

    inizio pagina

    Missione del cardinale Martino in Cile e Guatemala

    ◊   Il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, inizia oggi un viaggio in Cile e Guatemala per illustrare le risposte della dottrina sociale cristiana alle grandi sfide della giustizia, della solidarietà e delle migrazioni. La visita si concluderà il 4 ottobre. Episcopato, laici impegnati, mondo universitario, imprenditori, politici di Cile e Guatemala incontreranno il porporato a Santiago del Cile, Valparaiso (Cile) e Città di Guatemala per discutere e approfondire questi grandi temi alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Una decina saranno i discorsi che il cardinale Martino terrà nella sede della Conferenza episcopale cilena, nelle Università Cattoliche di Santiago e di Valparaiso, e a Città di Guatemala su temi come “Giovani e giustizia sociale: la vocazione al pubblico servizio”, “La sfida delle migrazioni nel mondo globalizzato”, “La globalizzazione della solidarietà e la giustizia”, “Le Università Cattoliche e la loro missione nell’elaborazione e nell’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa, “Impegno delle Commissioni Giustizia e Pace e sfide attuali”. Nella settimana della visita cardinalizia nei due Paesi dell’America Latina non mancheranno i momenti liturgici come la celebrazione eucaristica nel Santuario di Sant’Alberto Hurtado a Santiago, le cene di lavoro come quella con i dirigenti dell’Unione Sociale degli Imprenditori Cristiani sempre nella capitale cilena, gli incontri di categoria come quelli con i giovani dei movimenti apostolici e i volontari cileni nel Santuario di Sant’Alberto e con i dirigenti sindacali del Cile nel Centro di Studi Sociali di Santiago, nonché la presentazione del Compendio della dottrina sociale della Chiesa nell’Auditorium del Collegio Salesiano Don Bosco di Città di Guatemala e nel santuario dell’Adorazione Perpetua della capitale guatemalteca. Momento di particolare intensità pastorale sarà la visita del cardinale Martino, nel pomeriggio del 1° ottobre, ad un gruppo di famiglie povere della periferia della capitale cilena, che con l’aiuto di giovani cattolici di Santiago stanno costruendo le loro abitazioni definitive in sostituzione delle baracche.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Lucetta Scaraffia sul "secolo delle religioni" che prende lo spunto dall'ultimo numero della rivista di politica internazionale "Aspenia", presentato domani a Roma. Nell'occasione si svolgerà un incontro al quale parteciperanno il cardinale Tarcisio Bertone, Massimo D'Alema e Giulio Tremonti. In cultura, un saggio di Remi Brague, contenuto nella rivista, sul rapporto tra fede e democrazia in una società dove lo Stato ha rinunciato al compito di educare i cittadini.

    "La festa è finita", dal Congresso statunitense un messaggio a Wall Street: in evidenza, nell'informazione internazionale, la crisi finanziaria. Accordo sul piano di salvataggio mentre in Europa si avvertono i primi contraccolpi.

    Marcello Filotei intervista Antonio Paolucci sull'opera di Giovanni Bellini, in mostra alle Scuderie del Quirinale.

    L'uomo che voleva gli occhi castani: Luca Pellegrini ricorda Paul Newmann e il suo modo diverso di essere divo.

    Maria Maggi sulla fisica "creativa" di Giuseppe Bassani, scomparso pochi giorni fa: era l'ultimo maestro della grande scuola di Fermi e Rubbia.

    L'intimo legame tra la fede e le opere d'arte: il "Premio Capri San Michele" e il mondo della cultura cattolica. 

    Nell'informazione religiosa, Raffaele Alessandrini ricorda padre Gino Concetti, morto questa notte, per quasi mezzo secolo collaboratore e redattore de "L'Osservatore Romano". Una Messa in suo suffragio sarà celebrata il 2 ottobre alle 8 nella parrocchia vaticana di sant'Anna.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    "L'abolizione della pena capitale, grande scelta di vita": così il cardinale Martino al Congresso promosso dalla Comunità di Sant'Egidio

    ◊   L’abolizione della pena di morte è “una grande scelta di vita”: è quanto afferma il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, in un messaggio al terzo Congresso internazionale dei ministri della Giustizia che si è svolto oggi a Roma sul tema: “Dalla moratoria all’abolizione della pena capitale”. Il porporato sottolinea che la pena capitale è “uno strumento che sempre più rivela non solo la sua contrarietà ai grandi valori cristiani che sottostanno ai diritti universali dell’uomo, ma anche la sua totale inefficacia”. Al Congresso, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, è intervenuto l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Ce ne parla Isabella Piro:
     
    “La pena di morte non è mai necessaria, neanche di fronte a crimini orrendi o al genocidio”: lo ha ribadito con forza mons. Marchetto, ricordando che “la Chiesa cattolica guarda con estremo favore e con grande speranza alla mobilitazione internazionale” per l’abolizione della pena capitale. Una pena definita “senza appello e senza funzione di riabilitazione del condannato”. La moratoria appare quindi, ha continuato il presule, “come il primo passo necessario per quei Paesi che hanno bisogno di dotarsi di strumenti del diritto appropriati e di offrire radici più profonde o anche inedite, ad una cultura della vita”.

     
    Quindi, mons. Marchetto ha citato l’Africa, ricordando che in quel continente i Paesi abolizionisti sono arrivati a 13, mentre sono 23 quelli che applicano una moratoria de facto. Una “porzione significativa, forse decisiva” dei 141 Paesi al mondo esenti dalla pena capitale, ha detto il presule, ribadendo che il movimento abolizionista “deve e può divenire una conquista stabile, oltre l’instabilità politica”.

     
    Il presule ha poi aggiunto che “la Chiesa difende da sempre la sacralità della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, come valore universale”. Di fronte a questa “acquisizione della coscienza”, allora, “la pena di morte appare sempre più strumento inaccettabile, prima ancora che inutile e dannoso”. E poiché il progetto divino è quello di una “civiltà dell’amore e della vita”, i cristiani – ha continuato mons. Marchetto - non possono accettare che “sia negata all’uomo la speranza della redenzione”. Chi ha commesso un crimine, per quanto efferato, deve avere la possibilità “di essere perdonato, pur subendo una grave pena riparatrice, e vivere nella speranza”, perché i cristiani “non possono non credere nella forza e nella grazia del pentimento, che trasforma il cuore e la vita”. L'arcivescovo ha rivolto infine un plauso particolare alla Comunità di Sant'Egidio per il suo "lavoro costante, capillare, a livello internazionale, volto a favorire, presso le istituzioni, i governi e l’opinione pubblica e le persone comuni, una sensibilità più aperta alle esigenze di una giustizia 'che va oltre', rispettosa cioè della vita umana, anche dei condannati”.

     
    E durante il Congresso è stato lanciato un nuovo forte appello a passare dalla moratoria universale della pena capitale, approvata l’anno scorso all’ONU, all’abolizione. Oggi è stata anche l’occasione per chiedere di fermare un’esecuzione prevista a breve negli Stati Uniti. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    Si salvi la vita a Troy Davis, la sua esecuzione sarebbe un’ennesima ferita alla giustizia e una vergogna. A lanciare l’appello per un afroamericano condannato a morte negli Stati Uniti, per un delitto del quale non esistono né prove né testimoni, è la comunità di Sant’Egidio che continua la sua lotta contro la pena capitale, a meno di un anno dall’approvazione all’ONU della risoluzione per una moratoria nell’uso della pena di morte. Sant’Egidio parla attraverso il III Congresso internazionale dei ministri della Giustizia: rappresentanti di 16 Paesi riuniti a Roma per un confronto che, si spera, possa portare ad un allargamento del fronte delle Nazioni che hanno eliminato le esecuzioni dai loro ordinamenti giuridici. Ad oggi sono 62 quelle che mantengono la pena di morte, 135 quelle che l’hanno abolita nella legge o nella pratica. Un mondo senza pena di morte è possibile, spiega Mario Marazziti, portavoce di Sant’Egidio, e non è meno sicuro. Un messaggio che, dice, viene affidato a uomini e donne coraggiosi. Ascoltiamo Marazziti:

     
    R. – Questi uomini e donne coraggiosi sono anche uomini e donne nei governi, ministri della giustizia, nelle corti supreme di giustizia. E’ una contaminazione, è un lavoro che noi facciamo anche di aiuto nell’iniziativa parlamentare, anche per far capire che le difficoltà di un Paese per abolire la pena di morte non sono tanto differenti da quelle di chi ha fatto questo percorso ed oggi ha una forma più alta di giustizia e non vede l’aumento del crimine.

     
    D. – E’ passato meno di un anno dall’approvazione della moratoria. Adesso, che cosa ci aspetta nei prossimi mesi? Traguardi, forse, ancora più difficili?

     
    R. – Adesso, all’ONU, a novembre e dicembre ci sarà una risoluzione che riafferma quella dello scorso anno, che chiede intanto più pubblicità, più comunicazione, più nitidezza su questo percorso perché è contenuto nel primo rapporto sulla pena di morte che il segretario generale dell’ONU ha fatto, il 15 settembre. Direi che si va verso il fatto che ogni due anni ci sarà un grande dibattito, culturale, civile, politico, che porterà, progressivamente, a restringere il numero dei Paesi che usano la pena capitale e a far aumentare il numero dei Paesi che firmeranno il secondo protocollo opzionale alla convenzione per i diritti civili e politici, che è l’unico documento abolizionista vincolante e che alcuni Paesi hanno firmato ma non ancora ratificato. In sintesi: diminuisce lo spazio culturale per la pena di morte, si comincia ad immaginare un mondo in cui non si usa più questa scorciatoia militare che copre, a volte, il fatto che non si risolvono tanti problemi sociali.

    inizio pagina

    Referendum costituzionale in Ecuador: vincono i fautori del "Socialismo del XXI secolo"

    ◊   Vittoria del sì nel referendum che si è tenuto ieri in Ecuador sulla nuova Costituzione voluta dal presidente Rafael Correa per introdurre nel Paese andino il "socialismo del XXI secolo". Circa il 64% degli elettori (con l’80% delle schede scrutinate) ha approvato la nuova Carta costituzionale, contro il 28% dei no. Non è stato ancora reso noto il dato ufficiale dell’affluenza, ma alle urne dovrebbero essersi recati circa 7 milioni dei 10 milioni di aventi diritto. Il servizio di Luis Badilla.
     
    Le operazioni di voto si sono svolte senza incidenti, alla presenza delle missioni di osservatori dell'Organizzazione degli Stati Americani, dell'Unione Europea, del Parlamento Andino e del "Centro Carter". Il presidente Rafael Correa non ha atteso la conferma dei risultati definitivi per celebrare la vittoria. È comparso in televisione dalla città portuale di Guayaquil, uno dei bastioni dell'opposizione: “Ce l'abbiamo fatta anche qui, questa è una vittoria storica”, ha detto davanti alla sede della prefettura. Jaime Nebot, del partito social-cristiano e sindaco di Guayaquil e leader del “no” alla Costituzione ha riconosciuto subito la vittoria del presidente precisando che “occorre attendere i risultati finali sui votanti” e ribadendo al tempo stesso “totale apertura al dialogo per trovare le soluzioni migliori sulle questioni che una minoranza rilevante del Paese non condivide”. “La nostra, ha poi rilevato, non è un’opposizione al presidente bensì al suo progetto di introdurre il Paese nel socialismo del 21.mo secolo e perciò nulla cambia rispetto a quanto abbiamo detto prima del voto”. A molti contenuti di questo progetto politico e, in particolare al testo di numerosi articoli della nuova Costituzione che riguardano la vita, la famiglia, il matrimonio, la libertà religiosa e la libertà d’insegnamento, la Chiesa cattolica e altre confessioni cristiane si oppongono con fermezza e da mesi tramite la raccolta di firme, oltre 800mila, e dichiarazioni specifiche nonché atti religiosi, hanno chiesto una riflessione profonda per non sottoporre al gioco delle maggioranze e minoranze temi che oltrepassano la dialettica elettorale, ritenuti dall’Episcopato “principi non negoziabili”. Il progetto di Correa, ora sancito dal voto popolare, comprende una radicale riforma agraria con espropriazione e ridistribuzione delle terre; il controllo statale rigido su settori strategici come il petrolio, l'estrazione mineraria e le telecomunicazioni; l'assistenza sanitaria gratuita per tutti gli anziani; l'unione civile delle persone omosessuali; pene ridotte e tolleranza per l'uso individuale di stupefacenti. L’opposizione denuncia anche il pericolo di forme totalitarie latenti con la concentrazione dei poteri nelle mani del presidente che potrà essere riletto anche per due mandati successivi e avrà il controllo diretto sulla politica monetaria in sostituzione della banca centrale. Il capo di Stato avrà anche il potere di sciogliere le Camere. Le prossime settimane saranno fondamentali per capire dove sta andando l’Ecuador, soprattutto cosa accadrà quando dai nuovi principi costituzionali si passerà alle leggi attuative.

    inizio pagina

    Il Myanmar ad un anno dalle repressioni della giunta militare: intervista con Paolo Pobbiati di Amnesty International

    ◊   In Myanmar iniziava un anno fa la dura repressione della giunta al potere nei confronti di monaci buddisti, attivisti e comuni cittadini per le manifestazioni in favore dei diritti umani. Nella capitale Yangon si è tenuta, ieri, una marcia di protesta pacifica di circa 100 monaci. Il segretario dell’ONU, Ban Ki-moon, è tornato a chiedere la libertà per il premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, leader del partito d’opposizione la “Lega nazionale per la democrazia”, agli arresti domiciliari da oltre 10 anni. Intanto, nei giorni scorsi, sono stati rilasciati dal regime “per buona condotta” oltre 9 mila prigionieri, tra i quali 7 detenuti per reati politici. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Paolo Pobbiati, presidente di Amnesty International Italia.

    R. – Una buona notizia ma si deve sottolineare che questi sette prigionieri d’opinione appartenenti alla Lega nazionale per la democrazia, inseriti nel gruppo dei detenuti graziati, rappresentano circa l’1 per cento del totale dei prigionieri di opinione in Myanmar.

     
    D. – Il dato è ad effetto: 9002 prigionieri liberati per buona condotta, 7 per reati di opinione...

     
    R. – Non è la prima volta, in questi anni: più volte il regime birmano ha aperto le porte delle carceri per liberare detenuti comuni. Mentre molto raramente queste misure sono state applicate anche nel caso di prigionieri politici.

     
    D. – Perché si verificano liberazioni così consistenti: si tratta di gesti di clemenza o ci sono altri motivi?

     
    R. – Ci sono problemi di sovraffollamento nelle carceri. Poi molti di questi detenuti vengono riciclati nelle milizie filogovernative.

     
    D. – Dietro le sbarre in Myanmar ci sono ancora 2100 prigionieri politici...

     
    R. – E’ una situazione drammatica che si trascina da anni e vediamo che è in aumento.

     
    D. – Un anno fa, il 26 settembre del 2007, iniziava la dura repressione proprio in Myanmar delle manifestazioni antigovernative condotte dai monaci buddisti. Cosa è cambiato in un anno?

     
    R. – In Myanmar è cambiato molto poco. Le libertà che venivano richieste allora non sono di fatto arrivate. Anzi, è aumentato il numero di persone che oggi si trovano in carcere, solo per aver chiesto nel Paese, in maniera pacifica e non violenta, delle riforme in una direzione democratica. Ricordiamo che Aung San Suu Kii, premio Nobel per la pace, si trova ancora agli arresti domiciliari.

     
    D. – Concretamente, che cosa bisognerebbe fare nell’immediato?

     
    R. – E' necessario che le Nazioni Unite condannino in maniera inequivocabile questa giunta e che lo facciano insieme con i partner asiatici, soprattutto quelli che fanno parte dell’Asean, la comunità economica del sud-est asiatico. Le pressioni devono essere fatte coinvolgendo tutti gli attori regionali che possono avere voce in capitolo per quanto riguarda la situazione del Myanmar; si deve portare anche la Cina ad avere una posizione meno accondiscendente nei confronti di questo Paese e cercare di conseguire dei risultati concreti.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    L'Unione Europea condanna le violenze anticristiane in India

    ◊   Dalla complessità di tematiche al centro del vertice Unione Europea-India, tenutosi oggi a Marsiglia, è emersa anche la questione della sicurezza dei cristiani nel Paese asiatico. L’Unione Europea ha espresso “la propria condanna per i recenti attacchi contro i cristiani in Orissa e nel distretto di Kandhamal”. Si stima siano stati almeno 37 i cristiani uccisi in seguito a violenze condotte da estremisti indù. Si deve garantire - si legge nella risoluzione presentata dall’Unione Europea - “un’immediata assistenza e supporto alle vittime”. E’ anche urgente – si sottolinea nel testo - “che tutti i responsabili delle violenze vengano rapidamente assicurati alla giustizia”. Per il vicepresidente del Parlamento Europeo, Mario Mauro, la difesa della libertà religiosa nel mondo è un obiettivo prioritario: “sulla libertà religiosa – spiega – si fonda una democrazia”. Per tutelare questo diritto, il Parlamento europeo aveva già approvato il 15 novembre dello scorso anno una risoluzione che condanna tutti gli atti di violenza contro le comunità cristiane chiedendo ai governi dei Paesi, teatro di persecuzioni, di prevedere garanzie adeguate ed effettive nel campo della libertà religiosa. Al vertice odierno di Marsiglia l’India è stata rappresentata dal primo ministro Manmohan Singh e l’Unione Europea dal presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy. Il summit è stato anche l’occasione per affrontare grandi temi su scala planetaria, come ad esempio il clima, l’energia e la situazione alimentare mondiale. (A.L.)

    inizio pagina

    India: uccisi altri tre cristiani

    ◊   Ancora violenze contro i cristiani in India: i corpi senza vita di tre persone sono stati trovati ieri nel fiume vicino a Kandhamal, il distretto che è divenuto da oltre un mese l’epicentro delle violenze contro i cristiani in Orissa. I corpi sono quelli di una coppia e di una donna che nei giorni scorsi erano scomparsi dopo aver distribuito vaccini a un villaggio vicino. Un sacerdote che si trova in quella zona ha inoltre riferito all’agenzia AsiaNews che gli attacchi rientrano in un preciso piano anticristiano condotto da estremisti indù. “I fuoricasta e tribali cristiani – ha spiegato il sacerdote - vengono minacciati se non si convertono all’induismo”. “I cristiani – ha aggiunto - devono firmare un documento nel quale si afferma che la loro riconversione è avvenuta in piena libertà; se non accettano di firmare, sono torturati e uccisi”. Se diventano indù – ha precisato il sacerdote - sono costretti comunque a pagare una multa”. “Come segno di conversione, devono anche distruggere statue cristiane, assaltare chiese e perfino uccidere altri cristiani che resistono alla riconversione”. I cristiani che rifiutano la conversione sono fuggiti nelle foreste o nei campi di rifugio. Vi sono circa 25 mila persone in 17 campi. “Le violenze – ha precisato inoltre il sacerdote - avvengono alla luce del giorno, nelle città, sulle strade principali, senza che la polizia intervenga”. Sostegno alla Chiesa indiana è stato espresso infine dai vescovi dell’intero Continente asiatico: “Preghiamo il Dio dell’amore e della pace, attraverso l’intercessione della Beata Vergine Maria, affinché la violenza possa fermarsi”. Nel messaggio i presuli lanciano infine un forte appello alle autorità del governo indiano perché fermino le aggressioni e condannino i responsabili”. (A.L.)

    inizio pagina

    L’episcopato vietnamita difende il vescovo di Hanoi, accusato dalle autorità di incitare disordini

    ◊   In Vietnam la Conferenza episcopale sottolinea in una nota che l’arcivescovo di Hanoi, mons. Ngô Quang Kiêt, ed i sacerdoti della parrocchia di Thai Ha “non hanno fatto nulla contro la vigente legge canonica della Chiesa”: è senza tentennamenti la risposta che i vescovi vietnamiti hanno dato al presidente del municipio di Hanoi, Nguyen The Thao, che aveva chiesto “una severa punizione” e “l’allontanamento” di mons. Ngô Quang Kiêt. La nota inviata anche al presidente della Repubblica ed al primo ministro – rende noto l’agenzia AsiaNews - risponde ad una lettera di Nguyen The Thao del 23 settembre, nella quale si accusano vescovo e religiosi di “incitare disordini, disgregare la nazione, violare e ridicolizzare la legge ed istigare altri a violarla”. L’episcopato vietnamita, in un’altra dichiarazione, evidenzia altri problemi del Vietnam, come gli ingiusti espropri di beni di individui e di chiese, la corruzione che pervade il Paese, l’ingiustizia contro il debole ed i credenti, la repressione contro la gente e le religioni e l’abuso della forza da parte delle autorità. (A.L.)

    inizio pagina

    Sri Lanka. La Chiesa denuncia: il governo impedisce gli aiuti alimentari a 150 mila sfollati

    ◊   In Sri Lanka, centinaia di sacerdoti, suore e laici di vari gruppi hanno partecipato alla veglia di preghiera ecumenica, organizzata dal Movimento di solidarietà cristiana, per dare una risposta cristiana alla crisi umanitaria a Wanni. La Commissione Giustizia e Pace della diocesi di Jaffna ha denunciato il totale abbandono degli oltre 150 mila profughi della zona. I profughi – riferisce AsiaNews - sono privi di tutto, perché “quando sono fuggiti d’improvviso, hanno lasciato nelle abitazioni anche le loro riserve di cibo”. Mancano di cibo, medicine e vestiti e, privi di riparo stabile, dormono lungo le strade e sotto gli alberi. Nella zona un chilogrammo di cibo costa circa 1.000 rupie, circa 10 dollari. Il cibo – fa notare la Commissione Giustizia e Pace - è usato come mezzo di pressione sulla popolazione. Ma non è nemmeno sicuro andare nelle zone controllate dall’esercito, perché è già successo che molti giovani e uomini “scompaiano”, magari perché ritenuti fiancheggiatori o potenziali aderenti al movimento ribelle. (A.L.)

    inizio pagina

    Filippine: la solidarietà della Chiesa per i carcerati

    ◊   Promuovere “solidarietà” e “programmi di recupero” per i detenuti e rendere più efficiente il “sistema giudiziario del Paese”. È quanto chiede la Conferenza episcopale al governo, per migliorare le condizioni di oltre 180mila prigionieri rinchiusi nelle “sovraffollate” carceri delle Filippine e “snellire le fasi processuali”, per arrivare con maggiore velocità alla sentenza. “Un sistema giudiziario efficiente e rispettoso dei diritti dei detenuti – sottolinea mons. Pedro Arigo, vescovo di Puerto Princesa e capo della Commissione episcopale per la cura pastorale dei carcerati – è un prerequisito per combattere la criminalità e per costruire una società in cui le persone vengano rispettate nella loro interezza”. I vescovi - riferisce l'agenzia Asianews - denunciano una “crescita esponenziale nella popolazione carceraria” registrata negli ultimi anni. Essa ha contribuito a peggiorare le “condizioni di vita dei prigionieri”, prolungare la “durata dei processi”, diminuire la possibilità di essere “difesi nel corso del dibattimento in aula” e, soprattutto, impedisce il “recupero del detenuto” e il successivo “reinserimento nel tessuto sociale”. La Chiesa filippina ha indetto una “settimana per le carceri” che prenderà il via il prossimo 20 ottobre: essa intende sensibilizzare il Paese sulle condizioni dei prigionieri, pregare per loro e promuovere iniziative che li aiutino ad affrontare la condanna e a ritornare, espiata la pena, nella società civile. Per aiutare detenuti e familiari, Caritas Manila offre assistenza legale, istruzione per i figli e progetti di aiuto dedicati a famiglie che hanno un parente in carcere. (R.P.)

    inizio pagina

    Cina: visita di sacerdoti, religiose e seminaristi ai terremotati di Si Chuan

    ◊   Oltre 40 religiose provenute da 5 diocesi del Si Chuan - la zona colpita dal terremoto del 12 maggio 2008 – guidate dal direttore del ritiro spirituale, don Luke Tsui Kam Yiu della diocesi di Hong Kong , hanno visitato la zona più colpita dal sisma insieme a sacerdoti, seminaristi ed alcuni laici del Si Chuan. Hanno partecipato alla santa Messa celebrata nella cappella provvisoria offerta da Jinde Charities nelle vicinanze del luogo dove sorgeva la famosa chiesa di Bai Lu, costruita dai missionari delle Missioni Estere di Parigi nel 1908, esattamente 100 anni fa. Durante il sisma la chiesa è crollata in soli 8 secondi, ripiegandosi su sé stessa. Qui sorgeva il più antico seminario cattolico, dedicato all’Annunciazione, che era considerato anche la culla cattolica del sud-ovest della Cina. Ora lo stato cinese si è messo a disposizione per la ricostruzione. Dopo 8 giorni di ritiro spirituale, le religiose hanno condiviso con i cattolici terremotati la loro esperienza di fede, messa alla prova dal terribile disastro naturale, ma anche quella di una fede rinnovata dalla calorosa solidarietà mondiale, soprattutto da quella di Benedetto XVI. Il Si Chuan è una provincia che rappresenta un concentrato di etnie. La quarantina di religiose che hanno partecipato al ritiro spirituale appartenevano infatti ad una decina di etnie diverse. Come conferma un sacerdote del luogo ripreso dall'agenzia Fides, ciò “dimostra anche che la nostra evangelizzazione è ben accolta da tutti”. Dopo la preghiera per la popolazione colpita dal terremoto, il rettore del seminario della provincia di Si Chuan ha consegnato a nome di tutti al parroco don Zhang, una piccola offerta in segno di solidarietà. In realtà gli aiuti cattolici alle vittime del terremoto del 12 maggio non si sono mai fermati. Il 23 settembre tre volontari di Singapore, accompagnati dai volontari di Jinde Charities che lavorano sul luogo, hanno vissuto due giorni con i ragazzi delle scuole, per aiutarli a dimenticare la tragedia, concentrandosi sugli studi del nuovo anno scolastico. Ancora oggi i volontari di Jinde Charities, l’ente caritativo cattolico che ha coordinato gli aiuti e si è occupato anche di trasmettere le offerte del Papa ai terremotati, sono impegnati negli aiuti ai sinistrati a pieno ritmo. Come confermano le autorità locali “sappiamo che i cattolici sono sempre con noi”. (R.P.)

    inizio pagina

    Preoccupazione della Chiesa irachena dopo la decisione del Parlamentto di abrogare l'articolo sulla rappresentatività delle minoranze

    ◊   Si tratta di “un’ingiustizia nei nostri confronti, per la nostra rappresentatività e la nostra partecipazione alla società del nuovo Iraq democratico”. Così il patriarca caldeo di Baghdad, cardinale Emmanuel III Delly, commenta la decisione del Parlamento iracheno di abrogare l’art. 50 della legge elettorale dei consigli provinciali e relativo alla rappresentatività delle minoranze irachene all’interno degli stessi consigli. In una lettera inviata a diverse autorità irachene e ripresa dal Sir il cardinale sottolinea che “grande è stato il colpo per l’abrogazione da parte del parlamento dell’articolo 50 della Iraqi Provincial Election Law”. L’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, ricorda inoltre che “la Carta delle Nazioni Unite, firmata dal governo dell’Iraq, prevede il rispetto delle minoranze; chiediamo ai responsabili del nuovo Iraq – spiega il presule - di includere le minoranze etniche e religiose”. Secondo mons. Philip Najim, procuratore caldeo presso la Santa Sede, il rischio è quello di creare dei “cittadini di serie B” con conseguenze legate anche “alla stabilità del Paese intero”. “Le minoranze – osserva mons. Najim - devono avere diritti e doveri per poter collaborare con le componenti maggioritarie”. “Preoccupazione” per le sorti della minoranza cristiana e delle altre comunità non islamiche che vivono in Iraq è stata espressa infine dal candidato democratico alle prossime presidenziali statunitensi, Barack Obama. Il senatore sottolinea come “le minoranze cattoliche caldee, siro-ortodosse, assire, armene, protestanti, così come quelle degli Yezidi e Mandei, abbiano pagato un prezzo alto del conflitto iracheno” e come “continuino a subire un alto numero di abusi e minacce”. “A questo - conclude – ora si aggiunge la difficoltà di essere rappresentati nelle istituzioni del Paese”. (A.L.)

    inizio pagina

    Congo: i missionari denunciano le atrocità dei ribelli di Nkunda nel Kivu

    ◊   “Uno dei limiti della mediazione offerta dalla comunità internazionale è quello di aver provincializzato ed etnicizzato il conflitto del Kivu, quando le vere sfide sono di tipo nazionale e internazionale: la sovranità di uno Stato, l’intangibilità delle frontiere, il traffico clandestino delle armi, il commercio illegale dei minerali”. Lo afferma in una nota inviata all'Agenzia Fides, la “Rete Pace per il Congo” promossa da alcuni missionari che operano nel Kivu. La nota sottolinea che esiste un “funesto programma di annessione, di saccheggio delle risorse naturali della Repubblica Democratica del Congo e di sterminio della sua popolazione” da parte Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP) di Laurent Nkunda . “Nkunda - ricorda la nota - benché, con le sue truppe, abbia commesso ogni tipo di estorsione e di crimine contro le popolazioni congolesi nella Provincia Orientale e nei due Kivu, non è mai stato perseguito, malgrado il mandato di arresto emesso contro di lui dal governo congolese. Ben al contrario, oggi dispone, senza essere minimamente disturbato, di una porzione di territorio congolese (il Masisi e il Rutchuru) su cui ha instaurato tutti i segni visibili della balcanizzazione: dogane, posti di controllo, bandiera del CNDP. Nelle zone controllate dai suoi uomini, le tasse sono prelevate a suo nome ed enormi guadagni gli provengono dal commercio illegale delle risorse minerarie della regione”. La popolazione dell'est della RD del Congo è vittima di una politica occidentale che tende a mettere sullo stesso livello di uguaglianza dirigenti del Paese e ribelli, esercito nazionale e gruppi armati. Nel passato, all'epoca del dialogo inter-congolese, se ne cercava la giustificazione nella mancanza di legittimità popolare del potere costituito. Ma ora le cose sono cambiate. Ora la RD del Congo ha non solo una Costituzione approvata da un referendum popolare, ma anche delle istituzioni sorte da elezioni libere, trasparenti e democratiche, come riconosciuto dalla stessa comunità internazionale. In base a quale diritto i dirigenti di un Paese sovrano possono essere trattati alla stessa stregua di un capo di milizia o di un fuori legge? Perseguendo questa politica, si è protetto Nkunda contro un governo che ha ricevuto, tuttavia, la legittimità popolare” conclude la nota dei missionari. La crudeltà della guerra del Kivu è denunciata anche da un rapporto di Amnesty International che afferma che per ogni due bambini liberati, cinque sono rapiti e costretti ad essere bambini-soldato. Molti dei bambini reclutati di recente sono ex combattenti che erano stati riaffidati alle loro famiglie, dopo essere stati liberati dai gruppi armati che li avevano rapiti in precedenza. (R.P.)

    inizio pagina

    A Belgrado incontro delle commissioni europee di "Giustizia e Pace" per "risanare le ferite dei conflitti"

    ◊   “Risanare le ferite e le memorie delle guerre. La Serbia di fronte al fardello del passato”: è questo il tema del seminario internazionale iniziato ieri a Belgrado e che si concluderà domani, promosso dalla Conferenza delle Commissioni europee “Giustizia e Pace”. L’apertura del Seminario è stata affidata al vescovo Leo Schwarz, presidente della Conferenza, mentre ha introdotto i lavori il segretario generale dell’organismo, Jörg Lüer. Temi delle sessioni: “La discussione serba circa la propria identità. Cause del conflitto con i croati e gli albanesi”; “Il rispetto per le vittime, primo passo verso la pace. Memorie dolorose e loro impatto sulla situazione attuale. Incontro con i sopravvissuti e i protagonisti, visita ai luoghi”; “La Serbia e il suo percorso di pace con i vicini e con se stessa”. I membri delle Commissioni “Giustizia e Pace” dei diversi episcopati si incontrano periodicamente per condividere esperienze, problemi e avviare iniziative di collaborazione a livello europeo. Ogni anno viene lanciata un’azione concertata su un particolare tema. (R.P.)

    inizio pagina

    L'arcivescovo di San Salvador: a rischio le economie dei Paesi latinoamericani che usano il dollaro

    ◊   “Dobbiamo essere prudenti con le nostre spese, lavorare molto e soprattutto proteggere e difendere il lavoro di tutti. Questa nostra prudenza in un momento così difficile deve essere anche la prudenza che caratterizza l’opera dei governanti nella buona amministrazione delle cose che possediamo e che abbiamo affidato a loro”. Così, ieri, durante la sua tradizionale conferenza stampa della domenica, mons. Fernando Sáenz Lacalle, arcivescovo di San Salvador, ha voluto commentare, con preoccupazione, le possibili conseguenze negative sull’economia salvadoregna e di altri Paesi latinoamericani, della crisi finanziaria statunitense. Ricordando che il Salvador, come per esempio l’Ecuador, il Guatemala e altre nazioni, usano come moneta propria il dollaro, l’arcivescovo ha sottolineato: “Siamo sulla stessa barca e perciò è dovere nostro comportarci con prudenza, saggezza e sobrietà amministrative sia a livello delle famiglie sia come nazione e sistema. Il fatto che il dollaro sia la moneta salvadoregna, con ciò che accade in questi giorni all’economia USA, “rende il Salvador un Paese vulnerabile e così come in altri momenti, ha precisato mons. Sáenz Lacalle, ci ha dato dei benefici e vantaggi"; "oggi - ha aggiunto - può provocare dei danni". “Siamo di fronte ad un problema, quello statunitense, che supera le nostre forze. Dobbiamo superare insieme questa fase difficile così come abbiamo vissuto ore felici. Dobbiamo pregare il Signore affinché ci aiuti in queste ore d’incertezza e preoccupazione”. Pensando al futuro, tenendo conto soprattutto del periodo elettorale, mons. Sáenz Lacalle ha molto insistito sulla necessità di una “maggiore sobrietà da parte di tutti: persone, famiglie, imprenditori e politici”. Proprio in questi giorni nel Paese si discute sulle spese elettorali dei partiti e sul debito estero nazionale e sul deficit commerciale. La stampa locale vede oggi nelle dichiarazioni di mons. Sáenz Lacalle un invito a prendere sul serio la situazione e la crisi del Paese. (L.B.)

    inizio pagina

    USA: il cardinale Rigali ribadisce il "no" della Chiesa all'aborto

    ◊   L’approvazione negli Stati Uniti del Freedom of Choice Act ostacolerebbe “tutti i sinceri sforzi del governo di ridurre il numero delle interruzioni di gravidanza”. E’ quanto scrive, in una lettera rivolta ai membri del Congresso l’arcivescovo di Philadelphia, cardinale Justin Rigali, aggiungendo che il provvedimento introdurrebbe una sorta di aborto “on demand”, su richiesta. Il porporato sottolinea l’ambivalenza della norma che crea un “fondamentale diritto” ad abortire nel corso di tutti i nove mesi della gravidanza, incluso il diritto di abortire un bambino pienamente sviluppato nelle settimane finali di gestazione per imprecisati motivi di salute, in modo che nessun organismo statale, e a nessun livello, possa “rifiutarsi o interferire”. Nella lettera, ripresa dal quotidiano della Santa Sede 'L’Osservatore Romano', il cardinale ricorda poi che “entrambi i partiti hanno basato il loro consenso sullo sforzo di trovare la maniera di ridurre l’aborto nella nostra società”. L’arcivescovo di Philadelphia ha quindi sollecitato tutti i membri del Congresso ad opporsi al Freedom of Choice Act e a tutte le disposizioni legislative che possono promuovere l’aborto in modo che “si possa avviare una seria e sincera discussione su come ridurre la tragica incidenza dell’aborto nella nostra società”. (A.L.)

    inizio pagina

    Australia: il 5 ottobre a Melbourne una Giornata di preghiera per la difesa della vita

    ◊   Una reale minaccia alla vita nascente e un pericolo anche per gli ospedali cattolici. Così l’arcivescovo di Melbourne, mons. Denis Hart, ha definito la legge sull’aborto che sarà votata il 7 ottobre nell’Assemblea Legislativa locale dello Stato Victoria (Australia meridionale) e che permette l’interruzione volontaria di gravidanza entro le prime 24 settimane di gestazione. In una Lettera Pastorale indirizzata a tutta la comunità cristiana, il presule ha indetto una speciale Giornata di Preghiera per la Vita, invitando a una mobilitazione generale per opporsi a una legge che “non fornisce alcuna protezione alla vita nascente e non offre nemmeno alcun sostegno per le donne che vanno incontro a gravidanze non programmate o difficili”. L’arcivescovo ha scritto, inoltre, una lettera ufficiale ai membri dell’Assemblea Legislativa invitandoli a non approvare la nuova normativa sull’aborto per una fondamentale questione di rispetto dei diritti umani, del bambino e della donna. Esiste un pericolo rilevante per tutte le strutture sanitarie cattoliche, ha poi rilevato: infatti, se approvato, il provvedimento metterà in seria difficoltà i medici obiettori di coscienza, costringendoli ad agire contro la legge. E questo è un problema reale, in quanto gli ospedali cattolici gestiscono circa un terzo delle nascite nello Stato Victoria. La Giornata di Preghiera per la Vita - informa l’agenzia Fides - si terrà il 5 ottobre, alla vigilia del voto dell’Assemblea, in tutta la diocesi, nelle parrocchie e nelle associazioni. Prevede, tra le altre iniziative, una veglia di preghiera alla presenza del vescovo, che si svolgerà a mezzogiorno nella Cattedrale di St Patrick. (S.G.)

    inizio pagina

    Spagna: insediamento del nuovo Ordinario Militare, mons. Juan del Rio Martín

    ◊   Il servizio di assistenza religiosa nelle Forze Armate “non deve essere sentito come un impedimento della legittima e necessaria separazione tra la Chiesa ed il governo”: questo il passaggio centrale dell’omelia pronunciata sabato scorso da mons. Juan del Rio Martín, nuovo Ordinario Militare per la Spagna. Nel giorno della presa di possesso del nuovo incarico, il presule ha presieduto la Santa Messa nella Chiesa delle Forze Armate, a Madrid. Ad assistere al rito, numerosi rappresentati ecclesiastici, tra cui il presidente della Conferenza episcopale spagnola, card. Antonio María Rouco Varela, ma anche esponenti del governo, come il Ministro della Difesa, Carme Chacón. “La dimensione religiosa – ha detto mons. del Rio Martín – non deve essere sottovalutata, né messa a tacere nella sfera pubblica”. “La storia dimostra – ha continuato il presule – che quando questo succede, si finisce per rovinare la vita degli uomini e dell’intera nazione”. Ribadendo, poi, che ogni cittadino ha il diritto di “essere ascoltato dai ministri della confessione che professa”, il nuovo Ordinario Militare ha ricordato che la fede in Dio “non è fonte di guerra, ma di pace” e che, per tanto, ciò che insidia la popolazione sono “gli idoli della moda creati dalle ideologie e la manipolazione della religione”. Infine, mons. del Rio Martín ha espresso il suo cordoglio per le vittime dei recenti attacchi dell’ETA, avvenuti una settimana fa, nelle zone di Vitoria e Ondárroa, ed ha offerto “aiuto e consolazione” ai familiari dei caduti, “in un momento di prova e sofferenza”. Nominato Ordinario Militare il 30 giugno scorso, mons. Juan del Rio Martín è stato Vescovo di Jerez de la Frontiera ed attualmente è Presidente della Commissione per i Mezzi di Comunicazione Sociale della Conferenza episcopale spagnola. (I.P.)

    inizio pagina

    Francia: campagna di comunicazione dei vescovi sui lasciti testamentari

    ◊   Parte oggi e si concluderà il 26 ottobre la campagna di comunicazione della Conferenza episcopale francese sui lasciti testamentari alla Chiesa. L’iniziativa ha come titolo “Donate alla Chiesa” e, spiega una nota, nasce in seguito ad un’inchiesta condotta nel 2006 in tutte le diocesi francesi: “È parso necessario – si legge nel documento ripreso dall'agenzia Apic – ricordare ai cattolici che la Chiesa ha bisogno del loro contributo e che essa è autorizzata a ricevere donazioni”. La campagna di informazione non riguarda gli aspetti tecnici delle donazioni, ma “evoca, in maniera positiva, l’avvenire e la missione della Chiesa”. Inoltre, essa verrà portata avanti tramite annunci sulla stampa nazionale e nelle singole diocesi. Attualmente, spiega ancora la nota, “l’insieme delle diocesi di Francia raccoglie ogni anno circa 65 milioni di euro di lasciti. L’inchiesta condotta nel 2006 ha permesso di fare il seguente calcolo: l’ammontare totale dei lasciti testamentari è globalmente regolare e stabile ed essi equivalgono al 15% delle principali risorse diocesane”, come la colletta, le offerte per la Messa e per le celebrazioni di battesimi, matrimoni e funerali. A tutto questo, si aggiungono le entrate non ricorrenti ed eccezionali, come le donazioni e le sottoscrizioni. (I.P.)

    inizio pagina

    Il rapporto tra prevenzione dei cambiamenti climatici e nuove opportunità di lavoro al centro di una ricerca dell’ONU

    ◊   Si intitola “Lavoro Verde: professioni dignitose in un mondo sostenibile e a bassa emissione di carbone”. E’ lo studio condotto dalle Nazioni Unite per analizzare la relazione tra “economia verde” e mondo del lavoro. Dalla ricerca emerge soprattutto un dato: prevenire i cambiamenti climatici potrebbe generare milioni di nuove opportunità di lavoro. Nello studio si intende dimostrare, in particolare, come gli sforzi profusi per combattere il riscaldamento del globo e per ridurre l’emissione dei gas serra, “stiano portando alla creazione di nuovi lavori ecologicamente compatibili in diversi settori”. Un altro effetto di questa tendenza – si ricorda nella ricerca - è “l’aumento degli investimenti economici nel campo delle energie rinnovabili”. Non mancano poi analisi su prospettive future legate ad una considerazione: diversi Stati, a causa dell’attuale crisi finanziaria, saranno presto chiamati ad erogare miliardi di dollari per stabilizzare le loro economie. In questo contesto, secondo il direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) Achim Steiner, si può cogliere una grande opportunità: immaginiamo – fa notare il direttore dell’UNEP – che alcuni degli incentivi messi a punto in questo delicato momento possano essere finalizzati, non tanto al mantenimento delle economie del ventesimo secolo, “quanto all’investimento in progetti legati alle nuove economie del ventunesimo secolo”. Il rapporto sottolinea anche l’importanza di facilitare “l’accesso agli investimenti per i Paesi in via di sviluppo e di accrescere l’efficienza energetica nell’ambito del mondo edile e industriale”. L’auspicio espresso infine dall’ONU è che i cambiamenti culturali si traducano “in una maggiore consapevolezza delle problematiche ambientali e nella creazione di posti di lavoro degni”. (A.L.)

    inizio pagina

    Gorizia: da giovedì, teologi, filosofi e scienziati a confronto sul senso della natura umana

    ◊   Human Beings: Philosophical, Theological and Scientific Perspectives è il tema del convegno internazionale che si terrà dal 2 al 5 ottobre prossimo a Gorizia e a cui prenderanno parte intellettuali ed esperti di diversi campi del sapere per un confronto sul senso della natura umana, sulla razionalità e il libero arbitrio. Domande antiche alle quali hanno dato nei secoli risposte diverse filosofi, teologi e, più di recente, studiosi di scienze naturali. Temi annosi ma, al tempo stesso, attuali, se si considera la possibilità sempre più concreta di riscrivere la natura umana tramite le biotecnologie. Obiettivo dell’iniziativa è quello di realizzare una proficua interazione tra discipline filosofiche, scientifiche e teologiche in materia. Il Convegno Internazionale è patrocinato dal Ministero degli Esteri italiano e vedrà tra gli ospiti illustri il filosofo di Oxford Anthony Kenny, che presenterà il proprio approccio alla questione della natura umana. La sua proposta consiste nel mostrare l’attualità di una prospettiva decisamente “classica”, cioè quella di Aristotele, e nel far vedere come la mente non sia una cosa, ma un’abilità, o una funzione, che viene veicolata attraverso il cervello. Importante anche l’intervento dello studioso del Pittsburgh Theological Seminary Ronald Cole-Turner che indicherà come tracciare un confine netto tra l’uomo e l’animale, in un’epoca in cui l’ingegneria genetica si appresta a rendere tale confine sempre più sfumato. Previsti anche gli interventi del cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani; del cardinale Raffaele Farina, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana; di mons. Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per l'Interpretazione dei Testi Legislativi; di mons. Marcelo Sanchez Sorondo, Prelato Segretario della Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino e di mons. Dino De Antoni, arcivescovo di Gorizia. Tra i promotori dell’iniziativa lo “Xavier Tilliette International Institute for Theology and Philosophy in a scientific world”, l’istituto internazionale di ricerca che si ispira in parte all’opera del pensatore gesuita francese Xavier Tilliette e, al tempo stesso, intende sviluppare, in dialogo critico, le più recenti ricerche degli stessi Kenny e Cole Turner. (A cura di Davide Dionisi)

    inizio pagina

    Australia: convention della stampa cattolica del Pacifico

    ◊   E’ un’associazione che da oltre 50 anni opera per la cooperazione, lo scambio, lo sviluppo della stampa cattolica nell’Oceania e nell’Asia orientale: la “Australasian Catholic Press Association”(ACPA) tiene da mercoledì al 3 ottobre la sua convention annuale a Brisbane per fare il punto dell’informazione religiosa nell’area del Pacifico e per capire come e se la stampa cattolica stia progredendo, nell’affrontare i principali problemi e sfide. L’ACPA, fondata nel 1956, conta oltre 90 membri fra i giornali soprattutto in Australia, Nuova Zelanda, isole del Pacifico, ma anche in paesi dell’Asia sudorientale. La sua finalità - riferisce l'agenzia Fides - è promuovere lo sviluppo dei mass media cattolici nel Pacifico, in accordo con le indicazioni del Concilio Vaticano II e in collaborazione con associazioni cristiane simili, di altre confessioni. L’appartenenza all’ACPA è aperta a giornali, riviste, siti web cattolici che hanno una funzione informativa, soprattutto sulle questioni relative all’Oceania e all’Asia Orientale, alla presenza dei cristiani nelle Chiese del continente, ai loro rapporti con il mondo contemporaneo. La convention che si tiene a Brisbane, è un’occasione di incontro, discussione e verifica: si parlerà delle nuove tecnologie di comunicazione; delle modalità utili a raggiungere il pubblico più giovane; delle opportunità offerte dai nuovi pulpiti dell’evangelizzazione, come i weblog; della specifica formazione dei laici alla comunicazione sociale; della necessaria presenza di strumenti di informazione nelle diocesi e nei movimenti ecclesiali; del coordinamento e della rete fra i mass-media cattolici nell’area del Pacifico. (R.P.)

    inizio pagina

    Simposio della Chiesa sud-coreana su San Paolo

    ◊   Come rendere presente il carisma e lo slancio missionario tipico di San Paolo in terra di Corea?: è stato questo l’interrogativo di fondo del simposio celebrato dalla Chiesa coreana in occasione dell’Anno Paolino. Nel corso del simposio, tenutosi a Seul - riporta l'agenzia Fides - mons Paul Choi Deok-ki, presidente della commissione episcopale per l’Evangelizzazione, ha sottolineato: “Una misura della vitalità della Chiesa è la sua capacità di evangelizzare”, esortando la Chiesa coreana a tenere desta la sua passione per la missione. “In occasione dell’Anno Paolino è necessario imparare il lavoro missionario da San Paolo, che è stato il missionario più grande, animato da una passione ardente per la missione”, ha aggiunto. Fra gli altri interventi al simposio, il prof. Damian Kim Young-nam, docente all’Università Cattolica di Corea, ha presentato una relazione sullo spirito missionario tipico dell’Apostolo, affermando che “l’anima della Chiesa coreana è lo spirito del martirio. Il Signore ha effuso la sua abbondante grazia sulla Chiesa in Corea che è stata istituita dai martiri coreani. Ma non dobbiamo dimenticare che la grazia divina ci è stata data per condividerla con i nostri vicini”. Nel corso del simposio si è ricordato l’impegno della Chiesa coreana a vivere l’Anno di San Paolo all’insegna della comunione ecumenica, coinvolgendo le Chiese sorelle, dando nuovo vigore al dialogo e potenziando la collaborazione in tutti i campi, specialmente quello della carità”. (R.P.)

    inizio pagina

    Convegno ecumenico nella Basilica di San Paolo fuori le Mura

    ◊   Dal 2 al 5 ottobre prossimi si terrà a Roma nell'Abbazia benedettina di San Paolo fuori le Mura un simposio ecumenico internazionale dal titolo "La giustificazione nella Bibbia". L'incontro è organizzato dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani insieme con la Federazione Luterana Mondiale, il Consiglio Metodista Mondiale e l'Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate. Saranno circa 15 gli studiosi provenienti da tutto il mondo che si confronteranno sul tema presso il luogo dove riposano le spoglie mortali dell'Apostolo Paolo nell'anno in cui la Chiesa intera celebra il suo bimillenario della nascita. La comunità monastica benedettina accoglie così un altro momento importante nel cammino per il dialogo ecumenico. Da poco si è infatti concluso il Colloquio ecumenico internazionale paolino, giunto al 40.mo anno, che ha visto studiosi da tutto il mondo confrontarsi sul tema dell'unità in Paolo. In alcune dichiarazioni a Zenit, il padre abate di San Paolo fuori le Mura, dom Edmund Power, ha detto: "Come comunità monastica siamo onorati di poter ospitare questo simposio e partecipare così all'attività in favore della promozione dell'unità dei cristiani, attività così importante per la Chiesa e così cara a Papa Benedetto XVI”. “La nostra Abbazia benedettina – ha continuato – si impegna proprio su mandato del Papa a favore del dialogo ecumenico non solo con la preghiera quotidiana, ma anche con incontri e iniziative culturali di alto livello come questa”. “L'ospitalità, poi, che è un sacro dovere umano, è particolarmente sottolineata nella Regola di San Benedetto e potrei dire che il nostro servizio ecumenico nasce in maniera naturale dalla spiritualità benedettina”. “La cornice temporale dell'incontro – ha concluso – è l'Anno Paolino e credo che sia provvidenziale confrontarsi sulla 'giustificazione' nel luogo dove si vive la memoria dell'Apostolo Paolo, vista la centralità del tema nel suo pensiero". (A.L.)

    inizio pagina

    Il cardinale Bertone alla cerimonia di apertura dell’anno accademico dell’Università Salesiana il 15 ottobre

    ◊   “Università ed educazione oggi”. Questo il tema della prolusione con cui il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone inaugurerà il prossimo 15 ottobre l’anno accademico 2009-2009 dell’Università Pontificia Salesiana, giunta quest’anno al 59.mo anniversario di fondazione. Come è ormai tradizione – si ricorda in una nota ripresa dal Sir – la giornata di inaugurazione dell’Anno Accademico si aprirà con la celebrazione eucaristica presso la chiesa parrocchiale di Santa Maria della Speranza presieduta da don Adriano Bregolin, vicario del rettore maggiore. Successivamente, nell’Aula Paolo VI dell’università lo stesso don Bregolin presiederà il solenne Atto accademico durante il quale il rettore dell’università, don Mario Toso, presenterà la sua relazione introduttiva. A seguire, la prolusione del cardinale Bertone. La mattinata si concluderà con la consegna della medaglia ai docenti emeriti, la premiazione degli studenti meritevoli e la proclamazione dell’apertura dell’anno accademico. (A.L.)

    inizio pagina

    Lourdes: mercoledì concerto conclusivo del Festival Internazionale di Musica Cristiana

    ◊   È giunto alla tappa conclusiva del proprio Tour 2008, il Festival Internazionale di Musica Cristiana "Il Mondo canta Maria", evento promosso dall'emittente Radio Kolbe SAT in collaborazione con l'UNITALSI Nazionale. L’appuntamento – rendono noto gli organizzatori – è per mercoledì primo ottobre alle ore 14,30 presso la Chiesa di Santa Bernardette di Lourdes, in Francia. In questi anni al Festival sono intervenuti molti artisti d'ispirazione cristiana sia italiani che stranieri, che hanno saputo trasmettere oltre che alla propria proposta musicale, valide testimonianze di fede. Il Tour 2008 è iniziato con il tradizionale concerto del 30 aprile a Thiene, al quale sono seguite le serate di Schio, Asiago, Jesolo, Vicenza e Pisticci. La presenza internazionale nelle varie tappe è stata garantita da artisti di assoluto valore come gli americani Bob Halligan e Annie Karto e il britannico Junior Robinson. Per l’ultima serata sono attesi il cantautore milanese Roberto Bignoli, il giovane francescano Frà Leonardo Civitavecchia e la cantante Tiziana Manenti. (S.G.)

    inizio pagina

    Il cardinale Vallini: "offrire il perdono al giovane che ha ferito un parroco di Roma"

    ◊   “So bene quanto sia difficile perdonare, ma se vogliamo testimoniare ed educare alla speranza, come la Chiesa di Roma si è impegnata a fare in questo anno pastorale, non possiamo esimerci dall’offrire il nostro perdono al giovane fratello che ha colpito don Canio e le altre persone”. E’ il “cuore” della lettera che il card. Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, ha scritto all’indomani del ferimento del parroco di Santa Marcella, mons. Canio Calitri, e di altre persone da parte del giovane Marco Luzi. La lettera è stata letta ai fedeli di Santa Marcella durante le messe domenicali di ieri. “Solo l’amore è in grado di sconfiggere l’odio e solamente il perdono può ricostruire un tessuto di relazioni interpersonali fondato sul rispetto reciproco”, ha scritto il card. Vallini, esprimendo il suo “affetto” e la sua “vicinanza” ai parrocchiani di Santa Marcella, dopo il “tragico episodio che ha provocato un forte turbamento nei cuori degli abitanti della nostra città”. “Offriamo al Signore la sofferenza di don Canio, degli altri feriti e di quanti sono rimasti provati da questo episodio”, esorta Vallini, affinché diventino “frutti di salvezza per la vostra comunità parrocchiale e per la Chiesa di Roma”. (R.P.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Sono liberi e in buona salute i turisti sequestrati 10 giorni fa in Egitto

    ◊   Sono tutti liberi e in buona salute gli ostaggi rilasciati stamani in Egitto. Il gruppo di turisti sequestrato lo scorso 19 settembre è stato liberato “da attività ancora non raccontabili compiute in collaborazione con le autorità egiziane”, secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri, Franco Frattini. Il rilascio degli ostaggi, ha aggiunto, è “il risultato di una collaborazione internazionale della quale dobbiamo essere davvero grati alle autorità degli altri Paesi che hanno lavorato con noi”.

    Ancora un attacco all'esercito in Libano
    Un'autobomba è esplosa questa mattina al passaggio di un pullman militare a Tripoli, nel nord del Libano, uccidendo almeno quattro persone, tra cui tre soldati. Trenta i feriti. Lo scorso agosto, almeno 10 militari e cinque civili avevano perso la vita in un attentato simile nella medesima zona, teatro peraltro di violenze nelle scorse settimane tra musulmani sunniti e alawiti, poi conclusesi con un accordo di pace. Sulle ragioni della nuova azione contro i militari, che nel 2007 furono impegnati anche nella crisi al campo profughi palestinese di Nahar el-Bared, Giada Aquilino ha intervistato Roger Bouchaine, direttore dell’Osservatorio geopolitico mediorientale:

    R. - Questo è un attentato di matrice islamica ed è un attentato contro l’esercito. Rientra nella serie della continua aggressione dei Salafiti, delle correnti jihadiste salafite in Libano, che continuano ad attaccare l’esercito libanese.

     
    D. - Perché colpire proprio i militari?

     
    R. - Chiaramente, l’attacco è contro l’esercito perché l’esercito è quello che ha compiuto l’attacco contro Nahr al-Bared e che ha arrestato dei Salafiti attualmente sotto processo e al centro di una discussione per un’amnistia. È un fare pressione all’esercito, ai Servizi segreti e allo Stato per alimentare il braccio di ferro tra i salafiti e lo Stato.
     
    D. - Quindi, adesso, che sviluppi si possono attendere?

     
    R. - Dobbiamo tornare a quello che è accaduto qualche ora prima a Damasco. Il problema più serio è che il Libano sta per diventare, o è diventato, un altro territorio, un’altra piazza per i salafiti. Non solo il Libano, ma anche la Siria che, con la sua trattativa con gli americani per riprendere un ruolo in Medio Oriente, ha interrotto il sostegno ai gruppi che transitavano nel suo territorio per l’Iraq o per la Jihad in Medio Oriente. La Siria aiutava questi gruppi per mantenere in Libano la tensione, per eseguire degli attentati in Libano e per mantenere la tensione in tutto il Medio Oriente. La Siria ha perso il controllo di questi gruppi e questi, come hanno sempre fatto nella storia, prima vengono creati da un padrone e poi la loro prima ribellione è contro il padrone stesso. In Siria notiamo che questo ultimo attentato rientra in un’escalation che comprende lo stesso attentato a Tripoli.

    Medio Oriente
    In cambio della pace Israele deve essere pronto a ritirarsi dalle alture del Golan, da quasi tutta la Cisgiordania e da porzioni di Gerusalemme est: lo afferma il premier israeliano dimissionario, Olmert, in una lunga intervista concessa a Yediot Ahronot in occasione del capodanno ebraico, che inizia stasera. Olmert non esita a compiere una profonda autocritica per le posizioni nazionaliste mantenute in passato: ad esempio, quando si espresse contro gli accordi di Camp David firmati nel 1978 dal premier, Menachem Begin (Likud), e dal presidente egiziano, Anwar Sadat. Ma dopo decenni di incertezze gli israeliani, a suo parere, devono adesso puntare verso accordi di pace con i loro vicini basati su un ritiro quasi completo dai territori occupati nel 1967. Questo, conclude, “è il momento delle decisioni”. E ci sono le prime reazioni all'intervista di Olmert, che registrano irritazione sia da destra che da sinistra.

    Precipitato un elicottero noleggiato da un’equipe di ONU e UA in Darfur
    Un elicottero noleggiato da un’equipe per il mantenimento della pace sotto l'egida dell'ONU si è schiantato nella regione del Darfur, nell'ovest del Sudan. Due persone sono morte e due risultano disperse. L'elicottero, appartenente a una società privata, era stato noleggiato da una forza mista ONU-Unione Africana nel Darfour (MINUAD), per trasportare viveri destinati a una delle sue equipe nello Stato del Sud Darfur.

    Algeria
    Dopo un Ramadan relativamente calmo, segnato da sporadici attacchi terroristici, un attentato suicida ha insanguinato ancora una volta la Cabilia alla vigilia dell'Aid El Fitr: ieri sera, subito dopo la rottura del digiuno, un kamikaze a bordo di un’auto carica di esplosivo si è lanciato contro una caserma militare a 40 km ad est di Algeri. Nell'esplosione, sono morte almeno tre persone e altre sei sono rimaste ferite. Si tratta del primo attentato dinamitardo compiuto durante il mese sacro dell'Islam dopo i cinque attacchi suicidi che in agosto hanno provocato la morte di oltre 100 persone. Tutti gli attacchi sono stati rivendicati da Al Qaida per il Maghreb Islamico.

    Afghanistan
    La leadership dei taleban ha smentito le informazioni riportate ieri dall'Observer sull'esistenza di un negoziato con le autorità dell'Afghanistan ed ha ripetuto il suo impegno a combattere per obbligare le truppe straniere a lasciare il Paese. Ieri, il domenicale inglese aveva parlato di “colloqui senza precedenti” di un inviato dei taleban, impegnato in una spola tra Kabul, le basi talebane in Pakistan, l'Arabia Saudita e le capitali europee. Intanto, il "signore della guerra" afghano, Hekmatyar, ha rivendicato in un video la paternità dell'attacco compiuto contro i militari francesi lo scorso 18 agosto non lontano da Kabul, costato la vita a dieci soldati.

    Misure contro la crisi mutui in Europa
    La legge sul salvataggio di Wall Street va “alle radici della crisi” e manda il messaggio che gli Stati Uniti “vogliono seriamente riportare forza e fiducia nei mercati”. Lo ha detto il presidente George Bush in un breve discorso alla Casa Bianca, prima del voto della Camera sul pacchetto da 700 miliardi di dollari sul quale ieri è stato negoziato un accordo. Intanto, nelle ultime ore la crisi dei mercati finanziari è arrivata pesantemente in Europa, con salvataggi a raffica in Belgio, Gran Bretagna e Germania, mentre in generale l'intero comparto bancario e assicurativo è sotto fortissima pressione in Borsa in vista di possibili, nuove notizie negative. La Banca centrale europea (BCE) ha annunciato che lancerà un'operazione speciale di rifinanziamento per aumentare la liquidità nel sistema bancario dell'Eurozona. Questo anche per frenare il crollo dei servizi finanziari franco-belga Dexia che stamani in Borsa a Bruxelles perdeva il 33 per cento. Domani, il presidente francese Sarkozy riunirà all’Eliseo i vertici delle compagnie assicurative francesi proprio per fare il punto della situazione. Su questa crisi dei mercati finanziari, Alessandro Guarasci ha sentito l’economista Alberto Quadrio Curzio:
     
    R. - L’intervento della BCE, di mettere liquidità nel sistema, è in linea con quanto la BCE sta facendo da un anno ed è una linea corretta nell’ambito delle competenze istituzionali della stessa Banca centrale europea.

     
    D. - Professore, secondo lei i mercati finanziari europei sono a rischio?

    R. - Per quanto riguarda i rischi del sistema bancario e finanziario europeo, io credo che esso sia molto più solido di quello americano e tuttavia non indenne da effetti di contagio e non indenne da una crisi di fiducia che potrebbe generarsi. Io spero che i singoli governi intervengano con efficacia anche attraverso forme di intervento diretto su banche singole o su compagnie finanziarie, assicurative. Ma credo anche che l’Europa, in quanto soggetto istituzionale unitario, dovrebbe darsi degli strumenti adeguati per interventi di portata generale. Io avevo proposto la costituzione di un fondo comunitario europeo utilizzando come deposito le riserve auree delle banche centrali per interventi di grande dimensione e di urgenza.

     
    D. - I comuni cittadini, i comuni risparmiatori, quali rischi corrono in questo periodo?

    R. - Il rischio del panico è un rischio incontrollabile e che nessuno può rassicurare. Se si generalizza questo atteggiamento, non sappiamo dove andremo a finire. Riferendomi in via specifica all’Italia, reputo di poter affermare che si tratta di un mercato solido, con delle banche solide, delle compagnie solide: questo perché in passato la vigilanza della Banca d’Italia è sempre stata molto, molto attenta. E ha maturatio anche un’esperienza in alcune vicende di fallimenti bancari dove è riuscita a proteggere, in modo adeguato, se non completo, tutti i risparmiatori.

    Austria
    I risultati provvisori delle elezioni anticipate di ieri in Austria confermano il trend delle proiezioni: gravi perdite dei partiti di governo, forte avanzata dei due partiti dell'estrema destra. Aventi diritto al voto erano 6,3 milioni fra i quali, per la prima volta, i giovani a partire da 16 anni. La SPOE (socialdemcoratici) resta il primo partito con il 29,7% (contro il 35,34 nel 2006). In forte rimonta invece i due partiti di estrema destra: la FPOE guadagna sette punti e arriva al 18% (11,05%), la BZOE quasi triplica arrivando all'11% (4,11%). I Verdi perdono leggermente diventando la quinta forza in parlamento: 9,8% contro l'11,4% del 2006.

    Germania
    Disastro elettorale della CSU, ala bavarese della CDU di Angela Merkel, alle elezioni regionali di ieri in Baviera, nelle quali ha perso il 17% dei suoi voti rispetto al 2003 e anche la maggioranza assoluta. Il risultato, dunque, riporta ad una coalizione, probabilmente tra CSU e liberali FDP. Il partito - che sotto la guida di Franz Josef Strauss e del suo allievo, Edmund Stoiber, deteneva da decenni la maggioranza assoluta - con il suo 43,5% resta comunque la prima forza nella regione. I principali candidati per una coalizione sono i liberali, rientrati nel parlamento regionale dopo 14 anni di assenza. Ma i veri vincitori di questa tornata elettorale possono essere considerati i Freie Waehler, una lista indipendente costituita intorno alla ex consigliera provinciale della CSU, Gabriele Pauli.

    Immigrazione
    Altri due sbarchi di migranti all'alba di stamani a Lampedusa. Una barca in legno con 32 extracomunitari, tra cui otto donne, è stata intercettata a 18 miglia dall'isola da una motovedetta della Guardia costiera. Altri 35 immigrati sono stati bloccati invece a terra, dagli uomini della Capitaneria, sulla spiaggia della Guitgia, proprio davanti al porto. Ieri, altri 88 migranti avevano raggiunto Lampedusa su due barconi, mentre sette erano stati bloccati al largo di Pantelleria.

    Bielorussia
    Nessun esponente dell'opposizione risulta eletto nel nuovo parlamento bielorusso, stando ai risultati parziali dello spoglio del voto di ieri. In base agli ultimi dati resi noti dalla commissione elettorale centrale, con 100 circoscrizioni scrutinate su 110, 99 deputati su 110 sono già stati eletti e nessuno di questi appartiene all'opposizione, che ieri sera ha radunato quasi mille manifestanti nella centrale piazza d'Ottobre della capitale Minsk, definendo le elezioni una farsa e denunciando numerosi brogli. L'affluenza è stata del 75,3%. Le elezioni di ieri sono considerate in Occidente come un banco di prova della volontà del presidente, Aleksander Lukashenko, chiamato dagli USA “l'ultimo dittatore d'Europa” e tradizionale alleato di Mosca, di avvicinarsi alle democrazie occidentali.

    Questione georgiana
    La Procura generale sudosseta ha annunciato che presto, forse già la prossima settimana, dichiarerà il presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, un ricercato a livello internazionale. Lo riferiscono le agenzie. “L'ufficio della Procura generale sudosseto sta definendo le accuse contro Saakashvili, che presto sarà dichiarato ricercato internazionale”, ha annunciato il responsabile dell'ufficio Taimuraz Khugaiev. “Questo potrebbe essere fatto la prossima settimana”, ha aggiunto, precisando che “un mandato d'arresto per includere il presidente georgiano nelle lista dei ricercati internazionali sarà consegnato alle corrispondenti strutture degli Stati che hanno riconosciuto l'indipendenza dell'Ossezia del sud”. Vale a dire, per ora, Russia e Nicaragua. Nelle scorse settimane, Tskhinvali aveva accusato il leader georgiano di crimini di guerra e genocidio etnico per il suo attacco militare in agosto alla regione secessionista.
     
    Uragani
    L'uragano Kyle ha colpito domenica sera la costa orientale del Canada, toccando la parte meridionale della provincia della Nuova Scozia, e si è trasformato in tempesta tropicale. Lo hanno annunciato i servizi meteorologici canadesi.

    Arrestate 22 persone in Cina per lo scandalo del latte
    La polizia cinese ha messo in stato di fermo 22 persone coinvolte nella fabbricazione e vendita della melamina e nella contaminazione del latte. Si tratta prevalentemente di titolari di pascoli, fattorie da allevamento e centri di acquisto del latte nella provincia dello Hebei. Uno dei sospettati ha affermato di produrre “la polvere ricca di proteine” dalla fine dell'anno scorso. Le indagini sono ancora in corso, ma durante le ispezioni in pascoli e fattorie la polizia ha sequestrato 222,5 chili di melamina soltanto a Shijiazhuang, capitale dell'Hebei.

    Sri Lanka
    È di due feriti il bilancio dell'esplosione di un piccolo ordigno questa mattina nel centro di Colombo, la capitale di Sri Lanka. “Si è trattato di un piccolo ordigno di circa cento grammi che è saltato sotto un minibus parcheggiato”, ha detto un portavoce della polizia, precisando che due persone sono state ricoverate per ferite leggere. La polizia sospetta che la bomba sia stata piazzata dai separatisti del movimento delle Tigri per la liberazione del Tamil Eelam.

    Iniziative per il clima in Australia
    In una lettera aperta al premier laburista, Kevin Rudd, ed ai suoi ministri per l'ambiente e per il cambiamento climatico, i più autorevoli esperti australiani di clima invocano una linea dura contro le emissioni di gas serra, con una riduzione di almeno il 25% sotto i volumi del 1990 entro il 2020, e con il sostegno ad un accordo globale severo, per prevenire i pericoli di una crisi climatica. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 273

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.

    inizio pagina