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Sommario del 28/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Angelus ricorda Giovanni Paolo I a trent'anni dalla morte: ci ha insegnato la virtù essenziale della vita cristiana, l'umiltà
  • Proclamato Beato il sacerdote polacco Michał Sopoćko, confessore di Santa Faustina Kowalska: il suo esempio ci invita ad essere misericordiosi sullo stile di Dio
  • Gendarmeria Vaticana in festa per il Santo Patrono Michele Arcangelo. Annunciato l'ingresso del Vaticano nell'Interpol
  • Un anno alla guida dell'Osservatore Romano: intervista con il prof. Vian
  • Oggi in Primo Piano

  • La Chiesa si raccoglie in preghiera nel 30.mo anniversario della scomparsa di Papa Luciani
  • Ecuador a rischio crisi per il referendum sulla nuova Costituzione
  • Testimoni di speranza nelle università: il messaggio conclusivo dell’ Incontro Europeo dei delegati di pastorale universitaria a Bucarest
  • Giovani del Caucaso ripartono da Rondine Cittadella della Pace per riportare la riconciliazione nei propri Paesi
  • Giornata Mondiale del Cuore: come prevenire ictus e infarto
  • Premio Capri-San Michele ad un volume edito dalla LEV sull'emergenza educativa
  • Chiesa e Società

  • Cristiani in piazza a New Delhi per chiedere la fine delle violenze degli estremisti indù
  • I vescovi brasiliani chiedono giustizia per le torture avvenute durante la dittatura
  • America Latina: l'associazione Libera apre un sito per le vittime dei crimini di Stato
  • Domani, a Roma, il congresso internazionale contro la pena di morte organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio
  • Crescerà in Ungheria la "foresta climatica vaticana"
  • Cina e Italia commemorano i 400 anni dalla morte di padre Matteo Ricci
  • Treviso: al via la XXII Settimana sociale dei cattolici
  • Milano: il PIME dedica a San Paolo i "mercoledì dell'ottobre missionario"
  • “Non abbiate paura”: stasera a Lecce la prima rappresentazione del musical su Giovanni Paolo II
  • Portogallo: i bambini ascoltano la Bibbia con un nuovo audiolibro
  • La scomparsa di mons. Vytautas Kazlaukas, per 40 anni responsabile del Programma lituano della Radio Vaticana
  • Si è spento Paul Newman
  • 24 Ore nel Mondo

  • Accordo sul nucleare tra India e Stati Uniti: preoccupazione per la corsa al riarmo atomico in Asia

  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Angelus ricorda Giovanni Paolo I a trent'anni dalla morte: ci ha insegnato la virtù essenziale della vita cristiana, l'umiltà

    ◊   L’umiltà è la virtù che sintetizza l’essenziale del cristianesimo: lo ha detto stamani Benedetto XVI all’Angelus, a Castel Gandolfo, ricordando il 30.mo anniversario della morte di Giovanni Paolo I che ricorre proprio oggi. Il servizio di Sergio Centofanti.
     
    Benedetto XVI rievoca la figura di Papa Luciani spiegando le letture dell’odierna liturgia. Nella parabola dei due figli inviati dal padre a lavorare nella sua vigna è mostrata la differenza tra chi si riconosce peccatore e fa la volontà del Padre e la superbia di chi si crede giusto:
     
    “Con questa parabola Gesù ribadisce la sua predilezione per i peccatori che si convertono, e ci insegna che ci vuole umiltà per accogliere il dono della salvezza”.

     
    Citando la Lettera ai Filippesi invita a guardare all’umiltà di Cristo che, “spogliatosi della gloria divina per amore nostro, si è fatto uomo e si è abbassato fino a morire crocifisso”:

     
    “Il verbo utilizzato - ekenôsen - significa letteralmente che Egli ‘svuotò se stesso’ e pone in chiara luce l’umiltà profonda e l’amore infinito di Gesù, il Servo umile per eccellenza”.

     
    Questi testi biblici – ha precisato – rimandano al motto episcopale scelto da Giovanni Paolo I: Humilitas. “Una sola parola che sintetizza l’essenziale della vita cristiana e indica l’indispensabile virtù di chi, nella Chiesa, è chiamato al servizio dell’autorità”:

     
    “In una delle quattro Udienze generali tenute durante il suo brevissimo pontificato disse tra l’altro, con quel tono familiare che lo contraddistingueva: ‘Mi limito a raccomandare una virtù, tanto cara al Signore: ha detto: imparate da me che sono mite e umile di cuore … Anche se avete fatto delle grandi cose, dite: siamo servi inutili’. E osservò: ‘Invece la tendenza, in noi tutti, è piuttosto al contrario: mettersi in mostra’ (Insegnamenti di Giovanni Paolo I, p. 51-52). L’umiltà può essere considerata il suo testamento spirituale. Grazie proprio a questa sua virtù, bastarono 33 giorni perché Papa Luciani entrasse nel cuore della gente”.

     
    Nei suoi discorsi – ha proseguito - Giovanni Paolo I “usava esempi tratti da fatti di vita concreta … e dalla saggezza popolare. La sua semplicità era veicolo di un insegnamento solido e ricco” tanto da essere “un impareggiabile catechista, sulle orme di san Pio X, suo conterraneo e predecessore prima sulla cattedra di san Marco e poi su quella di san Pietro”:

     
    “‘Dobbiamo sentirci piccoli davanti a Dio’, disse in quella medesima Udienza. E aggiunse: ‘Non mi vergogno di sentirmi come un bambino davanti alla mamma: si crede alla mamma, io credo al Signore, a quello che Egli mi ha rivelato’ (ivi, p. 49). Queste parole mostrano tutto lo spessore della sua fede. Mentre ringraziamo Dio per averlo donato alla Chiesa e al mondo, facciamo tesoro del suo esempio, impegnandoci a coltivare la sua stessa umiltà, che lo rese capace di parlare a tutti, specialmente ai piccoli e ai cosiddetti lontani”.

     
    Dopo l’Angelus il Papa, che ha ricordato che martedì prossimo lascerà la sua residenza estiva di Castel Gandolfo per rientrare in Vaticano, ha parlato del nuovo Beato proclamato oggi in Polonia, padre Michał Sopoćko, confessore e guida spirituale di Santa Faustina Kowalska: “per suo suggerimento la Santa descrisse le proprie esperienze mistiche e le apparizioni di Gesù Misericordioso nel suo ben noto Diario. Anche grazie ai suoi sforzi venne dipinta e trasmessa al mondo l’immagine con la scritta ‘Gesù, confido in Te’”. “Per questa beatificazione – ha aggiunto - si rallegra, nella casa del Padre, il mio amato predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II. È stato lui ad affidare il mondo alla Divina Misericordia “.

     
    Benedetto XVI ha quindi salutato i volontari del Movimento dei Focolari, venuti a Castel Gandolfo da vari Paesi, e li ha incoraggiati “a testimoniare sempre la forza trasformatrice del Vangelo”. Rivolgendo poi il suo “augurio a tutti gli studenti che da poco hanno iniziato l’anno scolastico” ha espresso “apprezzamento per la campagna della Società di San Vincenzo De' Paoli intitolata ‘Fatemi studiare, conviene a tutti’”, iniziativa – ha detto - che “si propone di prevenire la povertà dell’analfabetismo". Infine ha concluso l'incontro di preghiera con queste parole:

     
    “A tutti auguro un buon mese di ottobre, mese del santo Rosario, durante il quale, a Dio piacendo, mi recherò in pellegrinaggio al Santuario di Pompei, domenica 19. Buona domenica!”

     (Applausi)

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    Proclamato Beato il sacerdote polacco Michał Sopoćko, confessore di Santa Faustina Kowalska: il suo esempio ci invita ad essere misericordiosi sullo stile di Dio

    ◊   Come ha ricordato il Papa all'Angelus, oggi è stato proclamato Beato il sacerdote polacco Michał Sopoćko, confessore di Santa Faustina Kowalska e promotore del culto Divina Misericordia. La Messa è stata celebrata questa mattina nella piazza antistante la chiesa della Divina Misericordia a Białystok: il cardinale arcivescovo di Cracovia Stanislao Dziwisz ha tenuto l'omelia. La formula di beatificazione è stata affidata all’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, rappresentante del Santo Padre. Il Vangelo – ha osservato il presule – non è un impedimento alla felicità umana, anzi è il libro della gioia, della vita che vince la morte”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    (Musica)

     
    Michał Sopoćko – ha detto l’arcivescovo Angelo Amato - è un “esempio convincente dell’eterna bellezza della sequela Christi”. “Essere cristiani – ha aggiunto - significa essere nella verità, nella libertà, nella gioia; significa essere sale della terra e luce del mondo”. “In qualsiasi condizione ci troviamo e qualunque cosa facciamo – ha spiegato - la nostra vita è una imitatio Christi, che riecheggia la bontà e la misericordia del Signore Gesù”.

     
    Da una così elevata proposta di vita cristiana scaturisce soprattutto una domanda: come imitare Michał Sopoćko nell’esercizio della virtù della misericordia? Il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi ha invitato a seguire l’insegnamento del sacerdote polacco soprattutto nelle relazioni familiari: “Nelle famiglie – ha detto - ogni giorno c’è bisogno di misericordia; ogni giorno la sposa deve avere compassione verso lo sposo e viceversa, riconfermando continuamente la loro reciproca fedeltà. Ogni giorno i genitori devono essere magnanimi nel perdonare i propri figli, nel sopportare le loro disobbedienze e le loro mancanze”. “Ma anche i figli – ha osservato l’arcivescovo – devono essere pazienti con i loro genitori”.

     
    Ognuno in famiglia, sul lavoro, in società, dovunque e sempre – ha quindi spiegato il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi – “può esercitare la misericordia, il perdono, la comprensione: la nostra società ha bisogno di cittadini onesti, buoni, generosi, compassionevoli”. E’ forte anche il messaggio del Beato Michał Sopoćko ai sacerdoti: egli – ha affermato l’arcivescovo Angelo Amato – li invita “ad essere pazienti, miti, perseveranti nelle catechesi, disponibili nell’indispensabile ministero del perdono nel Sacramento della riconciliazione”. Nella complessità della cultura contemporanea la Chiesa ha bisogno di “sacerdoti che sappiano essere maestri di vita spirituale, guide esperte nel discernimento di ciò che è buono e di ciò che è giusto”. Spetta ai sacerdoti – ha fatto notare il presule – “dispensare la misericordia divina sulle miserie umane”, “mostrare la verità del Vangelo alla nostra umanità spaesata”; “spetta a loro guidare i giovani alla luce e alla gioia della verità che è Gesù Cristo per diventare buoni cristiani e onesti cittadini”.

     
    Il Beato Michał Sopoćko – ha aggiunto l’arcivescovo Angelo Amato – ha avuto inoltre il merito di guidare alla santità una giovane suora, suor Faustina Kowalska. Dopo un lungo discernimento prudenziale e dopo accurata analisi teologica, il sacerdote polacco giunse alla convinzione dell’autenticità delle rivelazioni sul culto della Divina Misericordia. Il cuore misericordioso di Gesù - ha concluso – ha forgiato due apostoli della carità divina e invita “anche noi ad essere testimoni di perdono, donato e ricevuto, grati a questi due apostoli, che hanno diffuso il messaggio evangelico non solo nella loro nobile patria polacca, ma in tutta la Chiesa e in tutto il mondo”.

     (Musica)

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    Gendarmeria Vaticana in festa per il Santo Patrono Michele Arcangelo. Annunciato l'ingresso del Vaticano nell'Interpol

    ◊   Celebrata ieri pomeriggio nelle Ville Pontificie di Castel Gandolfo, davanti ad oltre 500 persone tra cui autorità civili e militari,  la festa di San Michele Arcangelo, Patrono della Gendarmeria Vaticana.  Presenti, tra gli altri, il cardinale Tarciso Bertone, segretario di Stato, il presidente del Governatorato della Città del Vaticano, cardinale Giovanni Lajolo, il segretario generale mons. Renato Boccardo, i cardinali Raffaele Farina, Jean-Louis Tauran, Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, esperto di araldica che ha curato il nuovo stemma della Gendarmeria, mons. Piero Marini, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici internazionali e il vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro. Al termine dell'evento è giunto il Papa per un breve saluto. Annunciato dal comandante del Corpo della Gendarmia, dott. Domenico Giani, l’ingresso dello Stato della Città del Vaticano nell’Interpol. Il servizio di Luca Collodi.

    Entro il 10 ottobre prossimo, a San Pietroburgo, il segretario generale del Governatorato, mons. Renato Boccardo firmerà un protocollo di adesione della Gendarmeria Vaticana all’Interpol, l’Organizzazione che riunisce i Corpi di Polizia internazionali. Va ricordato che già da due anni, la Gendarmeria partecipa con un suo rappresentante ai lavori dell’OCSE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Mentre è allo studio un “accordo di cooperazione con la Polizia italiana”, ha sottolineato il comandante della Gendarmeria Domenico Giani alla presenza del sottosegretario della presidenza del Consiglio Gianni Letta, dettato dalla recrudescenza dei fenomeni criminali”. Benedetto XVI ha raggiunto il parco antico delle Ville di Castel Gandolfo per un breve saluto, esprimendo il suo “sincero ringraziamento per la competenza e la dedizione” con le quali i gendarmi svolgono il loro servizio alla Chiesa. Il segretario di Stato, cardinale Bertone, ha ricordato le sue lezioni di religione tenute alla Guardia Palatina poi abolita da Paolo VI, sottolineando la “sua amicizia di lunga data” con i gendarmi. La festa della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano accompagnata da un concerto della  Banda del Corpo è iniziata con la celebrazione della Santa Messa presieduta dal cardinale Lajolo e dal cappellano mons. Giulio Viviani. Con la  benedizione e la consegna del nuovo Stendardo del Corpo, simbolo di unità e dedizione al Papa, la cerimonia è proseguita con la proiezione di un filmato riguardante la storia e le attività della Gendarmeria. Divisi in pattuglie e piantoni, la Gendarmeria vigila 24 ore su 24 sul territorio vaticano,  con “riservatezza e dedizione” garantendo “la sicurezza” di tutti alle udienze e alle celebrazioni papali. “Situazioni, spiega il comandante Domenico Giani, che richiedono personale qualificato ed il supporto delle tecnologie più avanzate”. Sul territorio italiano, la protezione del Santo Padre, è garantita in collaborazione con l’Ispettorato generale di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano. Fuori dall’Italia, la Gendarmeria collabora con la polizia dei vari Paesi che ospitano il Papa. Recentemente sono stati istituiti due reparti per il contrasto al terrorismo, in grado di intervenire direttamente in caso di situazioni ad alto rischio.

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    Un anno alla guida dell'Osservatore Romano: intervista con il prof. Vian

    ◊   Domani ricorre il primo anniversario della nomina, da parte del Papa, del prof. Giovanni Maria Vian a direttore responsabile de L’Osservatore Romano. Storico del cristianesimo, 56 anni, il prof. Vian è l’undicesimo direttore del quotidiano della Santa Sede. Roberto Piermarini gli ha chiesto un bilancio di quest’anno:

     
    R. - Una grande soddisfazione, perché lavorare a “L’Osservatore Romano” è bello, oltre che impegnativo. Ma è soprattutto una grande responsabilità, al servizio del Papa, della Santa Sede, di tutta la Chiesa.

     
    D. – “L’Osservatore Romano” di Giovanni Maria Vian per cosa si vuole contraddistinguere?

     
    R. – E’ un giornale che vuole sviluppare alcune caratteristiche, che erano già presenti nella sua storia - che è una storia molto lunga, 147 anni - secondo le indicazioni date dal Papa e dal segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone; un respiro internazionale più ampio, da tutti i punti di vista, cioè proprio l’informazione generale, l’informazione culturale e l’informazione religiosa, continuando a essere il giornale del Papa e quindi un’informazione che documenti in modo completo l’attività del Romano Pontefice e della Curia, ma anche degli organismi pontifici, delle rappresentanze pontificie nel mondo, e che nello stesso tempo cerchi di farlo combinando questo suo compito di documentazione con la natura di organo proprio di stampa, quindi giornalistica.

     
    D. – Quali le critiche più ricorrenti alla linea del giornale, quali gli elogi più significativi?

     
    R. – Critiche sono state all’inizio rivolte al fatto che è sembrata sparire l’informazione italiana e romana. In realtà non è così, perché l’informazione italiana è ben presente nell’informazione internazionale e nell’informazione internazionale religiosa, com’è presente un’attenzione molto spiccata per Roma, in quanto diocesi del Papa.

     
    D. – E gli elogi più significativi?

     
    R. – Piace questa veste più ariosa. Il giornale si legge più facilmente, è un giornale più semplice, di sole otto pagine. Piace, appunto, l’attenzione al panorama internazionale; piacciono le interviste che stiamo utilizzando in maniera molto più intensa che non in passato; piace il dibattito culturale, che si è fatto molto intenso; e infine lo spazio che abbiamo dato alle firme femminili. E questo, ci tengo a dirlo, su richiesta esplicita del Papa e del cardinale segretario di Stato.

     
    D. – Come si pensa di potenziare la distribuzione del quotidiano?

     
    R. – Stiamo cercando vari modi per essere presenti. Abbiamo molto sviluppato, intanto, il nostro sito all’interno di quello della Santa Sede, che - a noi piace ricordarlo - è un sito eccellente. Larga parte del giornale, la prima parte, la più importante, è tutta presente, ogni giorno, già la sera, con tutte le foto del giornale, a colori e ormai anche un archivio che comincia a diventare importante. Abbiamo, oltre gli editoriali del direttore, anche tutti i commenti usciti in prima pagina, che sono commenti autorevoli ed interessanti, e tutte le interviste.

     
    D. – Cosa cambierà ancora nel giornale, ecco, guardando un po’ al futuro dell’Osservatore Romano?

     
    R. – Da questo punto di vista, certamente potenzieremo ancora di più il sito, proprio per una richiesta esplicita del segretario di Stato, anche perché è questo il modo in cui oggi vengono utilizzati di più i giornali. Cercheremo anche di informare sempre di più e sempre meglio non soltanto per quanto riguarda l’attività della Santa Sede, ma l’attività internazionale e l’attività della Chiesa cattolica, delle altre confessioni cristiane, delle altre religioni. Abbiamo aperto il giornale, ancora di più, a firme non cattoliche.

     
    D. – Ha avuto modo di sapere cosa ne pensa il Papa di questa nuova veste dell’Osservatore Romano?

     
    R. – Il Papa segue con attenzione l’informazione e segue con attenzione anche il suo giornale. All’inizio, quando lo abbiamo semplificato e abbiamo molto ridotto le foto, ci ha detto proprio esplicitamente che forse qualche foto in più era meglio metterla. Ed è questo che ci ha poi indotti a questa maggiore attenzione all’uso delle immagini - e non soltanto di fotografie, ma anche di riproduzioni di opere d’arte - in un modo che sia informativo e non soltanto illustrativo.

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    Oggi in Primo Piano



    La Chiesa si raccoglie in preghiera nel 30.mo anniversario della scomparsa di Papa Luciani

    ◊   Tutta la Chiesa ricorda oggi Giovanni Paolo I nel 30.mo anniversario della morte, avvenuta il 28 settembre 1978 dopo appena 33 giorni di Pontificato. Una celebrazione liturgica di suffragio è stata presieduta questa mattina nella Basilica di San Marco, a Venezia, dal patriarca Angelo Scola. Il cardinale Albino Luciani, nativo di Canale d’Agordo nel bellunese, è stato patriarca di Venezia dal 1969 al 1978, quando ascese al soglio pontificio. Ma qual era lo stile caratteristico di Papa Luciani? Luca Collodi lo ha chiesto a mons. Ovidio Poletto vescovo di Concordia-Pordenone:
     
    R. - Questo suo stile catechistico che rivelava come lui vivesse il Vangelo, e lo vivesse nella ferialità e in tutte le sue conseguenze, senza riduzioni. Un’altra caratteristica che poi mi ha lasciato sempre un ricordo esemplare è anche la sua fermezza nelle decisioni. Più volte questa fermezza gli costò anche qualche incomprensione e qualche sofferenza, ma se lui coglieva che, per esempio, un prete in una certa situazione fosse a rischio, non tentennava, interveniva immediatamente. Vi potrei riferire più di qualche episodio, anche in riferimento alla mia esperienza personale: mentre gli esponevo delle difficoltà, ha preso in considerazione attenta queste difficoltà, e poi subito ha preso posizione, che è stata una svolta benefica per la mia vita. Altro aspetto della sua personalità – che io porto con me, non solo come ricordo che mi incoraggia anche nel mio ministero episcopale, ma anche direi come immagine che non si può cancellare – è la sua disponibilità alla fatica. Pur avendo anche qualche problema di salute, non si è mai sottratto alla fatica, anche da un punto di vista di aggiornamento culturale. Noi sapevamo che si alzava molto presto la mattina e dedicava ore allo studio e da questo fatto abbiamo tratto beneficio soprattutto al tempo del Concilio ma questo retroterra culturale tante volte non viene sottolineato. La sua conoscenza teologica gli permetteva anche poi di riuscire a sbriciolare, per così dire, anche i temi più complessi, in modo che potessero essere gustati anche da un uditorio più semplice.

     
    E per un ricordo di Giovanni Paolo I, Luca Collodi ha raccolto anche la testimonianza di mons. Ettore Fornezza, delegato patriarcale dell’isola di Torcello, a Venezia, e canonico della Basilica di San Marco, per 9 anni aiutante dell'allora patriarca Albino Luciani:
     
    R. – Io sono stato da lui accolto in seminario all’età di 30 anni. In occasione di un incontro con i chierici di Venezia, quando è stato nominato patriarca, siamo andati a trovarlo – ero appena entrato, da un mese, in seminario – e ha accolto tutti i seminaristi, chiamandoli per nome, chiedendo cosa facevano, in quale classe erano. Io ero l’ultimo e non mi ha neanche guardato. Alla fine dell’incontro, dopo una mezz’oretta, si sono tutti alzati per uscire, lui li ha salutati tutti e mi ha detto “Lei è l’autista?” E io ho risposto: “No, Eccellenza, io sono una vocazione adulta. Spero, se possibile – vediamo se riesco – di fare tutto il percorso per diventare sacerdote”. “Con me diventerai sacerdote”, questa è stata la sua risposta. Lui mi ha dato la sicurezza, mi ha consacrato prete e mi ha poi chiamato ad essere l’aiutante di segreteria.

     
    D. – Si parla molto della semplicità, ma anche della severità di questo Papa...

     
    D. – La semplicità era il suo stile. La severità non si vedeva, perché lui con il suo sorriso attirava tutti. Lui voleva sempre che tutte le cose serie fossero sempre osservate fino all’ultimo, soprattutto le cose dogmatiche, le cose che riguardavano la vita religiosa, sacerdotale e della Chiesa. Quindi, era molto severo. Però dopo, quando incontrava tutti, arrivava sempre il sorriso.

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    Ecuador a rischio crisi per il referendum sulla nuova Costituzione

    ◊   Ecuador oggi alle urne per un cruciale referendum sulla nuova Costituzione voluta dal presidente Rafael Correa che intende portare il Paese – come lui stesso ha detto - nel socialismo del XXI secolo. Ma la nazione è spaccata e il voto sull’approvazione o meno dei 444 articoli della nuova carta costituzionale potrebbe innescare una grave crisi sociale e politica non meno preoccupante di quella boliviana. Tra i cambiamenti più rilevanti c’è la concentrazione dei poteri sulla carica presidenziale, che ha suscitato le dure proteste di quanti temono l’instaurazione di una forma latente di totalitarismo. Ambigui anche i nuovi articoli sul rispetto della vita, criticati dai vescovi. Il servizio di Luis Badilla.

    Sia Rafael Correa in Ecuador sia Evo Morales in Bolivia, con un’Assemblea costituente ampiamente favorevole, sono riusciti a far approvare un nuovo testo costituzionale al quale, però si oppongono vasti settori sociali e politici. Oggi, Morales, dopo una crisi molto pericolosa che ha lasciato in 18 mesi decine di vittime, sembra più convinto che occorre dialogare e cercare accordi con le opposizioni anche perché una Costituzione è un solenne patto politico che riguarda la convivenza di tutti e non solo di una parte. Il medesimo problema si pone oggi al presidente Correa in Ecuador. È probabile, come dicono i sondaggi, una vittoria del leader ecuadoriano. Va ricordato però che in Venezuela, nel caso del referendum per la Costituzione bolivariana del presidente Chávez, i sondaggi anticiparono una vittoria che poi nelle urne si tramutò in una seria sconfitta. Ad ogni modo, se fosse approvata la nuova Costituzione dell’Ecuador, la ventesima dalla sua indipendenza dalla Spagna, si aprono ugualmente due grandi incognite: la prima riguarda la percentuale dei 10 milioni di elettori che si recherà alle urne e ciò potrebbe condizionare pesantemente il risultato del referendum. L’altra incognita è sostanziale: coloro che non condividono il testo costituzionale, sia il suo impianto generale e il suo spirito nonché gli articoli specifici su materie di grande importanza e che, ovviamente, non dipendono dal conteggio dei voti a favore o contro, difficilmente accetteranno un qualsiasi risultato elettorale e porranno una questione simile a quella che in questi mesi ha spaccato la Bolivia, e cioè, il bisogno di un dialogo per definire con ampio consenso sociale, politico e culturale le questioni che riguardano lo Stato, la persona, la vita, la famiglia, ecc. Una tale delicata prospettiva è apparsa ancora più evidente in questi ultimi giorni. In Ecuador, in realtà poco si è discusso sul contenuto dei 444 articoli del testo costituzionale. Da più parti si è fatto di tutto per far passare l‘idea, non vera e gravemente fuorviante, che nel fondo si tratta di un “referendum” sul presidente Rafael Correa. Una tale impostazione, frutto di rischiose manipolazioni, invece di risolvere i problemi potrebbe innescare un’ altra crisi, in una nazione come l’Ecuador dove le fragilità delle istituzioni hanno portato il Paese ad avere nell’arco di cinque anni 10 presidenti.

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    Testimoni di speranza nelle università: il messaggio conclusivo dell’ Incontro Europeo dei delegati di pastorale universitaria a Bucarest

    ◊   Favorire un lavoro di rete tra le pastorali universitarie in Europa per diventare testimoni di speranza nelle università. E’ il messaggio dell’ Incontro Europeo dei delegati di pastorale universitaria terminato oggi a Bucarest, in Romania. All’ incontro hanno partecipato circa 60 delegati provenienti da tutte le Conferenze episcopali d’Europa. Il servizio di Marina Tomarro.

    La VII Giornata europea degli universitari, che si terrà il prossimo 14 marzo presso l’Aula Paolo VI in Vaticano, e l'Incontro europeo degli studenti universitari, che avrà luogo a Castel Gandolfo dal 30 luglio al 2 agosto 2009, con il tema “Nuovi discepoli di Emmaus: da cristiani in università”: questi sono gli avvenimenti principali delle pastorali universitarie europee per questo nuovo anno accademico. Un impegno che dovrà coinvolgere tutti come spiega Ferenc Janka vice-segretario generale del CCEE, il Consiglio delle Conferenze Episcopale d'Europa:

    "Dobbiamo organizzare la prospettiva della pastorale universitaria cioè il cammino che stiamo per prendere. Identificare i soggetti, i gruppi componenti della realtà della pastorale universitaria come gli studenti, i professori, gli stessi cappellani, collaboratori, laici consacrati e i giovani che prendono la responsabilità e poi anche coinvolgere i vescovi incaricati sul campo della pastorale universitaria".

    E durante il meeting si è posta una particolare attenzione verso la crisi della cultura e della modernità. Ancora il reverendo Ferenk Janka:

     
    "La crisi della nostra cultura è una relazione deficitaria tra la comunità e l’individuo. Allora se vediamo che noi stessi siamo nella situazione di poter influenzare la società e la società comprende la responsabilità verso gli individui, possiamo andare avanti. Il ruolo di Cristo è che non solo l’uomo cerca Dio ma Dio stesso, il Logos, è venuto a cercare noi è divenuto uomo e questo è quello che ci dà la speranza".

    Questo incontro, infine, è stato soprattutto un'occasione di confronto diretto tra le diverse realtà delle pastorali universitarie in Europa.

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    Giovani del Caucaso ripartono da Rondine Cittadella della Pace per riportare la riconciliazione nei propri Paesi

    ◊   Vogliono portare nel mondo la pace a partire dai giovani: sono gli studenti dell’Associazione “Rondine Cittadella della Pace”, piccolo borgo in provincia di Arezzo, che mercoledì scorso hanno incontrato il Papa in Piazza San Pietro al termine dell'udienza generale. Si tratta di uno studentato internazionale, laboratorio di formazione per giovani provenienti da territori afflitti da guerre. La delegazione di Rondine è stata accompagnata in Vaticano da tre rappresentanti dell’Episcopato toscano: il vescovo di Arezzo Gualtiero Bassetti, il vescovo di Montepulciano Rodolfo Cetoloni e il vescovo di Fiesole Luciano Giovannetti. Il servizio di Chiara Calace:

    “Saluto i giovani dell’Associazione ‘Rondine Cittadella della Pace’, di Arezzo, tra i quali ci sono alcuni provenienti dal Caucaso. Cari amici, auspico che questo vostro incontro contribuisca ad affermare una giusta cultura della convivenza pacifica fra i popoli e a promuovere l’intesa e la riconciliazione”.

     
    Questo il saluto di benvenuto del Santo Padre che, mercoledì scorso, ha incontrato in Piazza San Pietro gli studenti dell’Associazione “Rondine Cittadella della Pace”. I giovani caucasici presenti - provenienti da Georgia, Abkhazia, Cecenia e da altre zone che hanno vissuto o stanno vivendo la guerra – hanno portato al Papa il saluto dalle loro terre ed assieme al loro saluto hanno portato anche un progetto dell’Associazione proprio per promuovere la pace. Ascoltiamo dalle parole del presidente dell’Associazione, Franco Vaccari, il progetto di pace in Caucaso:
     
    "Nel momento in cui ci siamo soffermati insieme con il Santo Padre, abbiamo presentato questo progetto, questa idea, che è nata dal primo giorno della crisi caucasica: la forza dei giovani di convocare una conferenza di tutti i giovani dei popoli del Caucaso. Noi vorremmo convocarli tutti alla Verna. Lo abbiamo detto al Santo Padre e il Santo Padre ha esultato di fronte a questo, ci ha benedetti e incoraggiati, asserendo che La Verna è un luogo di alto significato e che proprio lì si può fare la pace".
     
    Quindi una importante iniziativa che è partita proprio dai giovani. Ma ascoltiamo le testimonianza di uno di quei giovani che quest’estate hanno vissuto la guerra nel Caucaso. Riva, 24 anni, viene da Mosca e vive in Italia proprio presso l’Associazione Rondine:

     
    "Sono tornata il secondo giorno della guerra, quando si capiva già che sarebbe stata una guerra. Sono scesa dal pullman, mi sono avvicinata a Rondine e una delle prime persone che ho incontrato era uno studente georgiano. Quando l'ho visto, la prima cosa che gli ho detto, perché avevo grande paura di incontrarlo, è stata questa: “Io sono venuta con la pace” e lui mi ha detto: “Sì, questo lo capisco” e mi ha abbracciato subito. Siamo venuti a Rondine non come nemici ma come amici".

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    Giornata Mondiale del Cuore: come prevenire ictus e infarto

    ◊   Si celebra oggi la Giornata Mondiale del Cuore: un'occasione per conoscere meglio i rischi delle malattie cardiovascolari e dell’ipertensione e dunque per fare prevenzione. Ma come sta il cuore degli italiani rispetto ai cittadini di altri Paesi d’Europa? Eliana Astorri lo ha chiesto al prof. Filippo Crea, direttore dell’Istituto di cardiologia dell’Università Cattolica Sacro Cuore e direttore dell’Unità coronarica del Policlinico Gemelli di Roma:

    R. – Il cuore degli italiani sta meglio del cuore degli abitanti del nord Europa, rispetto alla Scozia, alla Finlandia, o la Svezia. Abbiamo un’incidenza di malattie cardiache, malattie coronariche, più bassa, però esistono anche da noi ed anche da noi rimangono la più frequente causa di mortalità e di ricoveri in ospedale.

     
    D. – Questo per una condizione ambientale diversa o diversa alimentazione?

     
    R. – Nelle malattie vascolari, sia l’infarto che l’ictus, il 90 per cento delle cause sono da attribuire ad aspetti ambientali. Quindi, questa più bassa incidenza di eventi vascolari nell’Europa meridionale, in Italia, in Francia, in Grecia in particolare, è da attribuire certamente a fattori ambientali.

     
    D. – Ci può elencare le patologie del cuore più comuni?

     
    R. – Sono due quelle che sono più frequenti e che più spaventano: l’infarto e l’ictus.

     
    D. – Cosa dobbiamo fare per mantenere sano il nostro cuore?

     
    R. - Quello che io noto, è che nella prevenzione primaria, chi vuole ridurre il rischio cardio-vascolare, non si concentra su quelle tre cose che sono veramente alla portata di tutti, se ci pensano e se lo vogliono, e che sono: il fumo – e lì non servono misurazioni – il peso, che è fondamentale - e lì serve una bilancia - e poi un’attività fisica regolare. L’attività fisica regolare è una medicina che funziona in maniera raffinatissima, la natura è sempre raffinata quando si tratta di meccanismi protettivi. Durante l’attività fisica, aumenta la velocità del sangue nelle arterie e questo semplice evento stimola la sintesi di proteine che proteggono la parete delle arterie dal danno, dal fumo, dal sovrappeso, ecc. Quindi, l’attività fisica è una medicina a costo zero e non ha effetti collaterali. Perciò, chi vuole fare prevenzione deve innanzitutto mettere in atto questi tre accorgimenti: non fumare, usare la bilancia - o il buon senso che sono equivalenti - e fare un’attività fisica regolare, che alla fine è anche piacevole.

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    Premio Capri-San Michele ad un volume edito dalla LEV sull'emergenza educativa

    ◊   L'opera “Eclissi dell’educazione?” edito dalla Libreria Editrice Vaticana (LEV) ha vinto il Premio Capri – San Michele 2008 per la sezione Attualità. Il riconoscimento è stato consegnato, ieri ad Anacapri, all'autore, il sacerdote Piero Sapienza, e al direttore della LEV don Giuseppe Costa. L'Editrice Vaticana già altre volte ha ricevuto questo premio. Ricordiamo nel 1991 "Giovanni Paolo II per la pace nel Golfo" di Papa Wojtyla e nel 2007 "Quasi un eremita nel tormentato '900" di Ernesto Preziosi. Sul significato di questo premio Angela Ambrogetti ha intervistato don Giuseppe Costa:

    R. – Il Premio è legato allo sviluppo dell’editoria cattolica di questi ultimi anni, soprattutto, ma risale a 25 anni fa. E’ un osservatorio interessante sui fermenti e sulle novità dell’editoria cattolica in genere. Per la Libreria Editrice Vaticana è importante, perchè sottolinea il fatto che la Libreria non vuole essere distante dai problemi dell’oggi e l’educazione è il problema principale.

     
    D. – Lei viene da una grande esperienza nell’editoria cattolica, che cosa ha oggi l’editoria cattolica di più o di meno rispetto all’editoria laica?

     
    R. – Intanto esiste un problema comune, sia per l’editoria laica che per l’editoria cattolica: lo scarso, a volte, investimento sulle grandi idee. Si è molto limitati nel fare grandi progetti per via della crisi economica. L’editoria cattolica dovrebbe fare la differenza culturale sia raccordando costi e ricavi, ma soprattutto guardando alle idee.

    Il libro, vincitore del Premio Capri – San Michele, affronta dunque la scottante questione dell’emergenza educativa. Ascoltiamo l’autore, don Piero Sapienza, sempre al microfono di Angela Ambrogetti:

    R. – Il Papa parla delle difficoltà dell’educazione e le lega alla cultura relativistica, quindi al relativismo gnoseologico, etico, ed anche alla crisi antropologica. Mi sembrava che Rosmini avesse risposto, perché Rosmini parlava agli uomini del suo tempo di una forte crisi educativa, che era legata anch’essa alla crisi dei valori oggettivi e alla crisi antropologica. E così allora, approfondendo il pensiero di Rosmini, cercando di vedere anche le sue ricadute nel mondo attuale, mi è sembrato proprio di trovare le risposte, non però prefabbricate, ma più che altro un metodo e uno stile di ricerca, per dire dove e come si possono trovare oggi le risposte per affrontare e superare l’emergenza educativa.

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    Chiesa e Società



    Cristiani in piazza a New Delhi per chiedere la fine delle violenze degli estremisti indù

    ◊   Sono circa quattrocento i cristiani che stamani si sono riuniti in un parco di New Delhi per pregare insieme e chiedere al governo maggiori tutele contro le aggressioni degli estremisti indù. Un portavoce della Conferenza episcopale cattolica indiana, Dominic Emmanuel, ha parlato di profonda delusione per il disinteresse mostrato dalle autorità, sia a livello centrale che locale, nei confronti della loro situazione. Dallo scorso 24 agosto, quando a seguito dell’uccisione di un leader radicale indù nello Stato dell’Orissa, scoppiarono le violenze a sfondo religioso, gli attacchi nei confronti dei cristiani si sono moltiplicati senza sosta. Gli estremisti – ha denunciato Emmanuel – hanno ucciso almeno 40 persone e ne hanno costrette oltre 50 mila ad abbandonare le proprie abitazioni. Quasi 150 inoltre gli edifici cristiani – chiese e orfanotrofi compresi – distrutti negli assalti, esplosi soprattutto negli Stati meridionali del Paese e nello Stato centrale del Madhya Pradesh. L’ultimo episodio risale a giovedì scorso, quando nel distretto di Kandhamal, i fondamentalisti hanno dato alle fiamme la casa delle Missionarie della Carità, ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta. Dure le parole pronunciate stamani, in un’intervista televisiva, dall’arcivescovo di New Delhi, mons. Vincent Michael Concessao, che ha denunciato lo scarso impegno dei politici, a cominciare da quelli cristiani, in questa grave situazione. (A cura di Silvia Gusmano)

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    I vescovi brasiliani chiedono giustizia per le torture avvenute durante la dittatura

    ◊   “Perdono non è sinonimo di impunità” e, per questo, la Conferenza episcopale brasiliana (CNBB) ha chiesto l'apertura totale degli archivi della dittatura militare che ha governato il Paese per oltre venti anni (1964-1985) e la punizione dei torturatori. “Dobbiamo perdonare perché senza perdono non ci sono né riconciliazione né pace – ha commentato il presidente della CNBB, mons. Geraldo Lyrio Rocha, durante un'udienza alla Commissione di Amnistia del ministero di Giustizia – Ma impunità no. È necessario che si conoscano i colpevoli, per quanto è possibile, giusto e legale”. La Commissione – informa l’ANSA – è incaricata di giudicare i processi di indennizzo ai religiosi che furono perseguitati durante il regime militare, tra i quali sacerdoti, pastori protestanti e arcivescovi. “I processi ai torturatori equivarranno ad una richiesta di perdono dello Stato a coloro che furono incarcerati e torturati", ha aggiunto il presule, spiegando: “La riconciliazione autentica presuppone che tutto venga a galla, compreso ciò che avvenne dietro le quinte crudeli della tortura e che non deve essere dimenticato”. (S.G.)

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    America Latina: l'associazione Libera apre un sito per le vittime dei crimini di Stato

    ◊   Un nuovo sito per dare voce ai familiari delle vittime dei crimini di Stato avvenuti in America Latina. Si chiama "www.liberande.it" ed è un portale a cura di “Libera”, nell'ambito del progetto che l'associazione realizza in Colombia e nella regione andina, grazie al sostegno della provincia di Milano e dell'assessorato alla Partecipazione, pace e cooperazione internazionale. Il progetto avrà come partner privilegiato il Movimento nazionale di vittime di crimini di Stato. Obiettivo del sito – informa il SIR – è documentare e analizzare la realtà colombiana dando voce non solo ai familiari delle vittime, ma anche alle organizzazioni popolari, ai movimenti sociali, alle ONG per i diritti umani. Un lavoro di analisi e documentazione che si prefigge di mettere in luce ed evidenziare anche le corresponsabilità politiche di fenomeni che non si limitano al Sud del mondo. Il progetto prevede la costituzione di un Osservatorio andino come spazio di analisi, di documentazione e informazione delle diverse realtà locali e la creazione di un ponte di scambio tra esperienze della società civile colombiana e italiana, attraverso la partecipazione a reciproci momenti di confronto e soprattutto attraverso la formazione di volontari italiani da inviare come osservatori a protezione dei testimoni. (S.G.)

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    Domani, a Roma, il congresso internazionale contro la pena di morte organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio

    ◊   “Dalla moratoria all’abolizione della pena capitale”, questo il titolo del III Congresso internazionale dei ministri della Giustizia che si svolgerà domani a Roma su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio. La moratoria è stata approvata il 18 dicembre dello scorso anno dall’Assemblea Generale dell’ONU a forte maggioranza. E un contributo diretto e rilevante è venuto anche della Comunità di Sant’Egidio. Per la prima volta l’abolizione della pena capitale è entrata tra gli obiettivi della comunità internazionale. Per intervenire sul tema, giungeranno al Palazzo Rospigliosi di Roma, da 16 Paesi del mondo, ministri della Giustizia, parlamentari e responsabili delle Corti Supreme di Giustizia. Un momento di discussione molto importante ed efficace, come dimostra il fatto che, dopo il Secondo Congresso Internazionale di Roma 2007, il Gabon ha abolito la pena capitale ed è stato il Paese che ha introdotto alla Terza Commissione ONU il testo della Risoluzione della Moratoria. (V.V.)

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    Crescerà in Ungheria la "foresta climatica vaticana"

    ◊   Scatta l'operazione "inquinamento zero" per il Vaticano. Inizieranno, infatti, a novembre i lavori di impianto in Ungheria dei 125.600 alberi che formeranno la "foresta climatica" in grado di neutralizzare le emissioni di gas serra prodotte oltretevere lo scorso anno. Lo riferisce all’Osservatore Romano, David Gazdag, amministratore delegato della KlimaFa, la società magiara che - insieme alla statunitense Plankton - nel luglio del 2007 ha deciso di offrire alla Santa  Sede questa zona boschiva destinata ad assorbire 10 mila tonnellate di anidride carbonica. Il Vaticano diventa così a tutti gli effetti il primo Stato al mondo "a emissioni zero" di CO2. "L'area scelta per impiantare la foresta climatica vaticana – spiega Gazdag - fa parte di una superficie più ampia che si estende per 250 ettari e che ospiterà una foresta destinata ad assorbire complessivamente 82 mila tonnellate di anidride carbonica. Per la crescita dell’intera foresta occorreranno 20 anni; 170 mila euro, la spesa prevista per l’area vaticana. Di recente anche altri Paesi hanno deciso di seguire questa strada, a cominciare dalla Norvegia che prevede di raggiungere la neutralità relativa all'anidride carbonica entro il 2030. L’iniziativa segue i ripetuti appelli di Benedetto XVI al rispetto e alla difesa del creato e si accompagna ad altri interventi promossi dal Vaticano per contrastare l'inquinamento in modo efficace. Tra questi l’allestimento, entro la fine del 2008, di un impianto fotovoltaico sulla copertura dell'Aula Paolo VI, in grado di fornire in un anno 300 mwh (megawatt ora) grazie all'energia solare. Pulita, gratuita e praticamente illimitata. (S.G.)

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    Cina e Italia commemorano i 400 anni dalla morte di padre Matteo Ricci

    ◊   “Primo cittadino mondiale della terra”, “Pioniere dello scambio culturale”, “il primo uomo che ha avviato la relazioni culturali tra l’Europa e la Cina”. Sono solo alcune delle definizioni attribuite al grande missionario gesuita padre Matteo Ricci, umanista, filosofo, letterato, geografo e astrologo, profondamente stimato da tutti i cinesi, non solo dai cattolici. Per commemorare i 400 anni della sua morte, che cadranno nel 2010, infatti, Cina ed Italia hanno organizzato due conferenze che si terranno rispettivamente a maggio ed ottobre 2009 a Roma e Pechino, sul tema “Matteo Ricci – un europeo in Cina”. Numerose, inoltre, le iniziative promosse per riscoprire lo spirito di questo grande uomo che ha conquistato l’Oriente. Padre Ricci – ricorda la Fides – nacque a Macerata il 6 ottobre 1552 e, nel 1571, entrò nella Compagnia di Gesù, dove maturò la vocazione missionaria. Dopo un periodo sulla costa indiana, ordinato sacerdote nel 1582, partì per la Cina. Risale al 1601, la sua visita alla Corte Imperiale dei Ming a Pechino e la conseguente costruzione della famosa chiesa che ancora oggi è la Cattedrale di Pechino, dedicata all’Immacolata Concezione. Morì nella capitale cinese l’11 maggio 1610 e fu sepolto in un terreno al centro della città donato personalmente dall’Imperatore Wan. (S.G.)

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    Treviso: al via la XXII Settimana sociale dei cattolici

    ◊   Inizia domani, a Treviso, la XXII Settimana sociale dei cattolici sul tema “L’uomo oltre la Carta. Quali diritti per quale antropologia a sessant’anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”. Il primo appuntamento – informa Avvenire – è per le 20,30 all’Auditorium San Pio X: introdurrà la serata il vescovo di Treviso Andrea Bruno Mazzocato, mentre la relazione sarà del vescovo Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Al secondo appuntamento (martedì 30 settembre) parteciperà il presidente nazionale delle ACLI, Ernesto Olivero. Lunedì 6 ottobre sarà la volta del docente di relazioni internazionali, Antonio Papisca e di Franco Pozzebon, portavoce dei “Comuni per la pace” della Marca trevigiana. Infine, martedì 7 ottobre, è in programma un dibattito con Mario Marazziti (portavoce della Comunità di Sant’Egidio) e don Giancarlo Perego (responsabile del Centro documentazione Caritas italiana-Migrantes). (S.G.)

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    Milano: il PIME dedica a San Paolo i "mercoledì dell'ottobre missionario"

    ◊   Verso quali luoghi San Paolo, il primo grande missionario, si dirigerebbe oggi per annunciare il Vangelo? Per rispondere a questa domanda, il Pontificio Istituto Missioni Estere e l’Arcidiocesi di Milano hanno organizzato un ciclo di quattro incontri dal titolo: “Paolo e i nuovi areopaghi della missione”. L’appuntamento – informa il SIR – è nella città meneghina, alle ore 21 di tutti i mercoledì di ottobre, presso l’Auditorium del PIME. “Gli incontri – spiegano gli organizzatori – focalizzeranno, in occasione dell’Anno Paolino, quattro luoghi o situazioni chiave per l’evangelizzazione oggi”. Si parte il primo ottobre con la metropoli, “ambiente che sempre più contraddistingue la presenza dell’uomo nel mondo contemporaneo”; il secondo mercoledì sarà invece dedicato alla riflessione sull’incontro tra popoli e culture: “quale volto richiede alla missione il mondo di oggi?”. La terza serata affronterà il tema del pluralismo religioso: “che cosa significa evangelizzare senza per questo disprezzare la fede dell’altro?” Infine, grazie alla testimonianza di un vescovo proveniente dal Guatemala, si parlerà del rapporto tra missione e martirio. Agli appuntamenti interverranno, tra gli altri, mons. Joseph Buti Thlagale, arcivescovo di Johannesburg (Sudafrica); fratel Gioacchino Campese, missionario scalabriniano; mons. Alvaro Ramazzini, vescovo di San Marcos (Guatemala). (S.G.)

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    “Non abbiate paura”: stasera a Lecce la prima rappresentazione del musical su Giovanni Paolo II

    ◊   E' atteso per stasera a Lecce il debutto di "Non abbiate paura", opera musicale su Giovanni Paolo II. A ospitare la rappresentazione, il politeama Greco della città salentina. Il musical, scritto e diretto da don Giuseppe Spedicato, parroco di Sant'Antonio abate e Maria SS. del Pane a Novoli, verrà messo in scena dal gruppo teatrale "San Francesco d'Assisi". L’opera è divisa in due atti e parte dagli anni della giovinezza di Karol Wojtyla, con il racconto della vita sotto il regime comunista, il duro lavoro e lo studio in seminario, fino alla chiamata al sacerdozio, e la nomina a vescovo e cardinale. Subito dopo, il conclave e l’elezione al soglio pontificio, i numerosi viaggi, le testimonianze e le tante esperienze di vita, che hanno disegnato il mondo e la storia degli ultimi decenni. Momenti fondamentali le GMG e il rapporto con i giovani del mondo, con lui fino al giorno della sua morte. “Il musical non è una biografia ma la fotografia di un Papa grande che ha cambiato la storia del mondo; da questo musical esce un gigante della storia”. Così l’arcivescovo di Lecce, mons. Cosmo Francesco Ruppi, in un messaggio, riportato dal SIR, e indirizzato ai giovani protagonisti del musical e al loro parroco e regista. (V.V.)

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    Portogallo: i bambini ascoltano la Bibbia con un nuovo audiolibro

    ◊   "Dio parla ai suoi figli" è il titolo dell’audiolibro realizzato dalla Fondazione cattolica portoghese AIS, Ajuda à Igreja que sofre (Aiuto alla Chiesa che soffre), per agevolare la catechesi infantile. L'opera, che si compone di tre cd rom per una durata totale di otto ore, consente di presentare ai bambini 99 testi biblici scelti, mediante una modalità comunicativa attuale, dinamica e attraente. "In pieno Anno Paolino - hanno affermato i responsabili della sezione portoghese dell'AIS - è del tutto coerente che si commemorino i duemila anni della nascita dell'Apostolo delle Genti, e si cerchi di imitare il suo esempio evangelizzatore, ricorrendo a strumenti comunicativi nuovi e più adatti ai nostri tempi". Inoltre, "un'altra ragione simbolica di questa realizzazione ha a che fare con la prossimità temporale del Sinodo dei Vescovi", che verterà sul tema: "La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa". Dal 1979 uno dei progetti maggiormente seguiti dall'AIS è proprio quello di riuscire a dotare milioni di bambini di tutto il mondo di un esemplare della Bibbia adatto a loro. "Questo audiolibro - ricorda la Fondazione - realizza una prova tangibile di volontà e solidarietà missionaria, dato che, ad esempio, consentirà a dieci bambini del Congo di ricevere il messaggio cristiano nella loro lingua materna, lo tshiluba". "Occorre tener presente - hanno concluso i responsabili AIS - che in Africa ed in Asia le nostre piccole Bibbie sono purtroppo i primi ed unici libri posseduti da questi bambini, che servono loro anche da manuali di alfabetizzazione nelle misere scuole delle comunità". (V.V.)

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    La scomparsa di mons. Vytautas Kazlaukas, per 40 anni responsabile del Programma lituano della Radio Vaticana

    ◊   Si è spento venerdì scorso a Kaunas, in Lituania, mons. Vytautas Kazlaukas, per quasi quattro decenni responsabile del Programma lituano della Radio Vaticana. Nato nel 1919, tre settimane fa aveva compiuto 89 anni. Ordinato sacerdote nel maggio del 1944, dopo una breve esperienza pastorale da viceparroco, seguì i numerosi profughi lituani che abbandonavano il Paese per sfuggire al regime comunista. Nel 1945 si iscrisse alla Facoltà di teologia dell’Università di Innsbruck. Arrivato a Roma nel 1946, ha continuato gli studi alla Pontificia Università Gregoriana, iniziando anche a collaborare con la Radio Vaticana. Qui, i programmi nella sua lingua erano iniziati nel novembre del 1940, interrotti due anni più tardi, e ripresi subito dopo la guerra, nel giugno del ’46, grazie all’iniziativa dei sacerdoti lituani stabilitisi a Roma. Ad occuparsi di queste trasmissioni nel 1950 è stato chiamato don Vytautas Kazlauskas che ha diretto la redazione fino al 1988, fino, dunque, alla vigilia del crollo del regime comunista in Lituania. Nel 1990 mons. Kazlauskas è tornato nel suo Paese spendendo gli ultimi anni della vita al servizio dei bambini orfani. Con l’aiuto degli sponsor (tra i quali la catena commerciale Nico del Nord Italia), la fattoria in cui era nato mons. Kazlauskas è stata trasformata in un villaggio per bambini, nel quale in una quindicina di case, gestite come delle vere famiglie, hanno trovato ospitalità più di cento orfani. Le esequie si terranno a Kaunas domani, nel giorno dell'Arcangelo Gabriele, Patrono della Radio Vaticana. (A.M.)

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    Si è spento Paul Newman

    ◊   E’ stato dato l’annuncio ieri, con discrezione, della morte, all’età di 83 anni, di Paul Newman, avvenuta dopo una lunga sofferenza che non ha mai intaccato il suo fascino d’attore e la sua privata dignità di uomo e di padre. Dedito alla carriera, alla famiglia e ad una beneficenza che lo pongono in un capitolo particolare della storia del cinema e dell’America. Per questo non ci vorremmo far cogliere dalla tentazione di parlare dei suoi occhi blu cobalto che hanno occupato le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Forse avremmo ragione, se davvero sembra abbia una volta dichiarato quale sarebbe dovuto essere il suo epitaffio: “Qui riposa un uomo che divenne finalmente qualcuno quando i suoi occhi diventarono castani”. Non lo diventarono mai, quegli occhi incredibili, del colore desiderato, ma Paul Newman lo si ricorderà come l’emblema di un “divo” inimitabile, discreto e originale nelle sue scelte di vita e di cinema. A partire da Cleveland, dove nacque nel 1925 occupandosi nella gioventù del negozio paterno e da dove presto partì prima verso il Connecticut per gli studi universitari, poi verso l’Actor’s Studio New York per calcare i primi palcoscenici e lì conoscere la moglie di tutta una vita, Joanne Woodward, con lui sempre, ogni istante, ogni giorno, fino alla fine, per cinquant’anni di fedeltà anche questa mai vistosamente, platealmente vissuta e messa in piazza. Una carriera iniziata con un flop indimenticabile, nel 1954, Il calice d’argento (una bizzarria epica intorno al sangue di Cristo e al calice per contenerlo) seguito da una carriera inappuntabile culminata con il suo unico Oscar nel 1986 per Il colore dei soldi, e nel mezzo una serie di pellicole sempre interessanti, alcune veri capolavori. Paul Newman è stato prima di tutto un cuore generoso, un padre sofferente, un attore posato, dalla dignità e dallo stile rari negli ambienti di Hollywood. Rari e oggi, se non per pochi, quasi scomparsi. Tanto quanto Marlon Brando, in quei decenni suo antagonista sullo schermo e nella gara al fascino e al glamour, è diventato icona di una trasgressione tentatrice e sorniona, così Paul la sua trasgressione l’ha vissuta non con le donne, il denaro, il potere, ma limitandola a quattro ruote soltanto, ossia guidando lui stesso bolidi capaci di dargli quella adrenalinica velocità che la vita di famiglia e una carriera equilibrata e strategicamente lineare, suddivisa tra kolossal e impegno, non gli avrebbero mai concesso. Poi, la famiglia, per lui fonte di dolore e di amore insieme: dal primo matrimonio nacque Scott, deceduto per overdose nel 1978. Da quel momento tragico nacque il suo desiderio di indirizzare tutto questo suo successo, e denaro e fama al bene per gli altri. Fonda la Newman’s Own che dal 1982, producendo salse con il suo bel viso sull’etichetta – in questo caso una bellezza diventata socialmente utile – è riuscita a distribuire milioni di dollari per scopi educativi e umanitari, creando campi estivi per bambini malati terminali. Capace anche negli ultimi anni di rendere coerente alla sua professione l’aspetto fisico, dandogli un senso, un valore in cui la vecchiaia non rimane soltanto il segno degli anni che passano o della maturità raggiunta o della malattia vissuta, ma un diverso modo d’essere attore. Anche questo, in qualche modo, potrebbe diventare un ricordo scolpito nel suo epitaffio e che vorremmo rileggere negli anni che ci aspettano. (A cura di Luca Pellegrini)

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    24 Ore nel Mondo



    Accordo sul nucleare tra India e Stati Uniti: preoccupazione per la corsa al riarmo atomico in Asia
     

    ◊   Materiali nucleari all’India in cambio di ispezioni internazionali dei loro reattori civili. È quanto sancisce un accordo di cooperazione nucleare tra Washington e New Delhi approvato ieri dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. La misura, se approvata anche dal Senato, segnerebbe una svolta nella politica USA in materia, a più di 30 anni dalla sospensione del commercio nucleare civile tra i due Paesi. Ma se da un lato il presidente Bush esorta il Senato ad approvare rapidamente un accordo che “rafforzerà i rapporti con l’India”, dall’altro si levano molte voci critiche che paventano il pericolo di una corsa al riarmo nucleare in Asia.

    Pakistan
    Prosegue l’offensiva dell’esercito pakistano contro i guerriglieri filo-talebani nel turbolento distretto nord-occidentale di Bajur. Nelle ultime 24 ore le forze di sicurezza hanno ucciso oltre 30 miliziani legati ad Al Qaida, tre i militari rimasti sul terreno. Secondo l’esercito, nei combattimenti, iniziati da quasi due mesi, sono morti circa 1000 guerriglieri e 62 soldati. Sempre nell’ovest del Paese, a Quetta, è stata avvertita una forte esplosione in una strada molto trafficata della città. Secondo le prime informazioni ci sarebbero diversi feriti. Si registra, infine, il rapimento di un ingegnere polacco che si trovava in una zona a nord della capitale Islamabad. Uccise le due sue guardie del corpo.

    Afghanistan
    Grande sgomento in Afghanistan per l’omicidio di Malalai Kakar, la poliziotta più celebre del Paese. La donna è stata assassinata questa mattina davanti la sua abitazione a Kandahar. Il Figlio che l'accompagnava è stato ferito. Quarantenne, madre di sei figli, Kakar era stata minacciata in più occasioni dai talebani, i quali hanno fatto immediatamente pervenire una rivendicazione telefonica dell’omicidio.

    Sri Lanka
    Non si fermano le violenze in Sri Lanka: venticinque ribelli delle Tigri Tamil e cinque soldati sono rimasti uccisi in una serie di attacchi nei pressi della roccaforte dei miliziani a Kilinochchi. Lo ha annunciato l'esercito di Colombo.

    Crisi finanziaria statunitense
    L’amministrazione e il Congresso statunitensi a un passo dall’accordo per l’approvazione del piano di salvataggio della finanza americana da 700 miliardi. Lo stallo nelle trattative è stato superato nella notte. Decisive le modifiche richieste da democratici e repubblicani per evitare che il costo dell’operazione gravi eccessivamente sui contribuenti. La Camera dovrebbe votare il piano in giornata, mentre il Senato dovrebbe dare il via libera domani. Il punto nel servizio di Marco Guerra:

    I nodi principali sono stati sciolti nelle ultime ore della giornata di ieri e nella notte la speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha annunciato che è stato trovato un pre-accordo sul maxpiano da 700 miliardi di dollari proposto dal governo. I vari punti devono essere ancora formalizzati e il negoziato oggi prosegue tra i quattro rappresentanti di entrambi i partiti, ma la struttura portante della misura messa a punto dal segretario al Tesoro Paulson rimane intatta. Il governo avrà quindi a disposizione 700 miliardi per risanare l’alta finanza. Le modifiche richieste da democratici e repubblicani limiteranno il costo dell’operazione che graverà sui contribuenti. Sembra, infatti, che gli “asset malati” delle società finanziarie non saranno passati a diretto carico dello Stato ma verranno assicurati pagando una polizza al Tesoro. Sono poi state già incluse nel pacchetto le richieste dei democratici di rafforzare i controlli e limitare i compensi dei dirigenti delle aziende che usufruiranno degli aiuti. Grande la soddisfazione di Paulson che ha parlato di notevoli progressi, mentre ieri Bush, per allontanare le polemiche sull’eccessivo costo della manovra, ha precisato che le spese finali saranno inferiori del previsto, perché molti asset che il governo comprerà aumenteranno di valore nel tempo. Adesso l'obiettivo è quello di arrivare ad un'intesa definitiva entro la giornata per evitare una brusca riapertura dei mercati lunedì.

     
    Elezioni in Europa
    Oltre sei milioni di austriaci sono oggi chiamati al voto per le elezioni legislative anticipate. Dopo il crollo della grande coalizione tra socialdemocratici e popolari, durata solo due anni, si prevede un netto avanzamento dei partiti dell’estrema destra. Per la prima volta al voto anche i sedicenni. Alle urne anche il land tedesco della Baviera dove è attesa una contrazione dei cristiano sociali della CSU che potrebbero perdere la maggioranza assoluta. Infine legislative anche in Bielorussia. La consultazione rappresenta un banco di prova per il presidente Lukashenko e per il Paese che tenta di avvicinarsi agli standard democratici europei. L'opposizione intanto ha già protestato per presunte irregolarità e ha organizzato una manifestazione per stasera.

    Cina-UE: scandalo del latte contaminato
    L'Unione Europea ha proibito l'importazione dalla Cina dei prodotti derivati dal latte destinati ai bambini e ha imposto controlli sistematici per tutti i prodotti cinesi che "contengono oltre il 15% di prodotti derivati dal latte". La decisione è arrivata ieri dopo il dilagare dello scandalo del latte contaminato dalla melamina, che in Cina ha intossicato oltre 50 mila neonati, causandone il decesso in almeno 4 casi. Sullo scandalo è intervenuto anche il premier cinese, Wen Jiabao, assicurando che i prodotti derivati dal latte saranno presto sicuri e affidabili "sia per i cinesi che per i consumatori in tutto il mondo".

    Somalia Tre navi da guerra, due dell'Unione Europea e una statunitense, hanno circondato i pirati somali responsabili del sequestro di un cargo ucraino che trasporta 33 carri armati e vari armamenti destinati all'esercito del Kenya. Secondo alcune autorità locali somale le navi militari sono molto vicine al cargo ucraino con a bordo 17 ucraini, tre russi e un cittadino lettone. Ieri i sequestratori avevano chiesto 35 milioni di dollari di riscatto. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 272

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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