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Sommario del 27/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Appello del Papa per un turismo responsabile, non consumista, che rispetti l'uomo, le culture e l'ambiente
  • “Le molte sfide per l’Europa” nel discorso del Papa al nuovo ambasciatore della Repubblica Ceca
  • Altre udienze
  • Domani sarà proclamato Beato padre Michał Sopoćko, confessore di Santa Faustina Kowalska e promotore del culto Divina Misericordia
  • Intervista con il cardinale Bertone a conclusione del suo viaggio in Croazia
  • La Gendarmeria vaticana festeggia il Patrono San Michele Arcangelo
  • Urgenze dell’economia globale: editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Camminare insieme per incontrare Cristo: così ai nostri microfoni il nuovo segretario generale della CEI Mariano Crociata
  • Convegno su fede e scienza a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana
  • Oggi e domani migliaia di musei aperti gratuitamente nel vecchio continente per le Giornate Europee del Patrimonio
  • Memoria di San Vincenzo de’ Paoli: nei poveri vedeva il volto di Cristo
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Estremisti indù incendiano e distruggono la casa delle suore di Madre Teresa
  • La Nuova Zelanda si mobilita contro le violenze anticristiane in India
  • Il tifone Hagupit colpisce il Vietnam
  • Austria: il vescovo di Graz chiede più impegno per la vita
  • Belgio: l’episcopato approva la volontà del governo di giungere a una soluzione per i sans-papiers
  • Appello dell'ONU all'Europa per l'accoglienza dei profughi iracheni
  • Il cardinale Scola ricorda Papa Luciani a 30 anni dalla sua morte
  • L'Associazione nazionale San Paolo Italia in pellegrinaggio alla Tomba dell’Apostolo delle Genti
  • Hong Kong: primo incontro di preghiera per l’Anno Paolino organizzato dalle suore di S. Paolo di Chartres
  • Lanciata a Piura, in Perù, la Grande Missione “Resta con noi Signore”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Autobomba a Damasco: 17 le vittime, tutte civili
  • Il Papa e la Santa Sede



    Appello del Papa per un turismo responsabile, non consumista, che rispetti l'uomo, le culture e l'ambiente

    ◊   Il Papa invita ad un turismo responsabile che bandisca il consumismo e l’uso indiscriminato dei beni della terra dando spazio alla solidarietà verso i più poveri. L’esortazione è giunta oggi durante un incontro a Castel Gandolfo in occasione dell’odierna Giornata mondiale del turismo che si svolge sul tema dei cambiamenti climatici. Il Papa ha ricevuto il cardinale Renato Martino e l’arcivescovo Agostino Marchetto, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, e alcuni rappresentanti del Centro Turistico Giovanile e dell’Ufficio Internazionale del Turismo Sociale. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Nel suo discorso di saluto al Papa, il cardinale Martino ha ricordato che “il turismo è uno dei fattori che contribuiscono al surriscaldamento del globo per l’inquinamento provocato dai mezzi di trasporto e dalle strutture di accoglienza e per l’uso smodato delle risorse naturali, con sfruttamento anche dell’uomo”. Il porporato ha invitato gli oltre 900 milioni di turisti nel mondo a combattere una dimensione egoistica del turismo attraverso la percezione del “senso del limite” e optando per una “austerità gioiosa”. Benedetto XVI, da parte sua, ha parlato “di valorizzazione responsabile delle risorse del creato, immenso dono di Dio all’umanità”:

     
    “L’umanità ha il dovere di proteggere questo tesoro e di impegnarsi contro un uso indiscriminato dei beni della terra. Senza un adeguato limite etico e morale, il comportamento umano può infatti trasformarsi in minaccia e sfida. L’esperienza insegna che la gestione responsabile del creato fa parte, o così dovrebbe essere, di un’economia sana e sostenibile del turismo. Al contrario, l’uso improprio della natura e l’abuso inferto alla cultura delle popolazioni locali danneggiano anche il turismo. Imparare a rispettare l’ambiente insegna pure a rispettare gli altri e se stessi”.

     
    “Il degrado ambientale – ha proseguito il Papa - può essere frenato solo diffondendo un’adeguata cultura comportamentale, che comprenda stili di vita più sobri”. Inoltre, la Chiesa sostiene il cosiddetto turismo sociale, “che promuove la partecipazione delle fasce più deboli e può essere così un valido strumento di lotta contro la povertà e tante fragilità, fornendo impieghi, custodendo le risorse e promuovendo l’uguaglianza”:

     
    “Tale turismo rappresenta un motivo di speranza in un mondo in cui vi sono accentuate distanze fra chi ha tutto e quanti soffrono fame, carestie e siccità. Auspico che la riflessione occasionata da questa Giornata Mondiale del Turismo, grazie al tema proposto, riesca ad influenzare positivamente lo stile di vita di tanti turisti, in modo che ciascuno dia il proprio contributo al benessere di tutti, che risulta essere in definitiva quello di ognuno”.

     
    Benedetto XVI infine si rivolge ai giovani:

     
    “Compete anche alle nuove generazioni promuovere un turismo sano e solidale, che bandisca il consumismo e lo spreco delle risorse della terra, per lasciare spazio a gesti di solidarietà e di amicizia, di conoscenza e di comprensione. In questo modo il turismo può diventare strumento privilegiato di educazione alla pacifica convivenza”.

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    “Le molte sfide per l’Europa” nel discorso del Papa al nuovo ambasciatore della Repubblica Ceca

    ◊   “Le molte sfide per l’Europa di oggi” e il ruolo della Chiesa per tutte le società, al centro del discorso del Papa al nuovo ambasciatore della Repubblica Ceca, Pavel Vošalík, ricevuto stamane per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Fausta Speranza:

    Alla Repubblica Ceca che sarà nel prossimo anno presidente di turno dell’Unione Europea per sei mesi, il Papa parla delle “molte sfide che si pongono all’Europa, in particolare in un momento in cui le sue nazioni – dice - aspirano a costruire una più stabile comunità internazionale per le future generazioni”. “Per farlo – avverte Benedetto XVI – i leader europei sono chiamati a riconoscere che la felicità umana e il benessere non possono essere ottenuti attraverso le sole strutture”. Piuttosto – spiega il Papa – “la realizzazione di una vera cultura all’altezza della nobile vocazione dell’uomo richiede l’armoniosa cooperazione delle famiglie, delle comunità ecclesiali, scuole, mondo degli affari, organizzazioni e istituzioni di governo”.

     
    Per questo – sottolinea con decisione il Papa – “tutte le società traggono beneficio quando alla Chiesa viene riconosciuto il diritto di esercitare il ruolo di amministratrice di beni materiali e spirituali insito nel suo ministero”. E il Papa guardando in particolare alla Repubblica Ceca, afferma che “ci sono segni di progresso su questo tema ma molto deve ancora essere fatto”. Il Papa si augura che “le apposite Commissioni istituite da governo e parlamento per risolvere le questioni legate alle proprietà della Chiesa lavorino con onestà, giustizia e vera considerazione della capacità della Chiesa di contribuire al benessere dello Stato”. E il Papa sottolinea l’attesa per una soluzione per il futuro della cattedrale di Praga. Ricorda il lavoro della Chiesa e della Caritas nazionale sottolineando i positivi frutti della cooperazione tra realtà dello Stato e quelle della Chiesa. Benedetto XVI apprezza il riconoscimento da parte del nuovo ambasciatore della Repubblica Ceca del ruolo che il Vangelo ha avuto nel portare speranza al popolo ceco nei tempi dell’oppressione. E si dice fiducioso che, nella presidenza di turno dell’Unione Europea, la Repubblica Ceca darà un contributo all’impegno a far convivere “unità e diversità, sovranità nazionale e azione condivisa, progresso economico e giustizia sociale nel continente”. Il Papa, infine, esprime sincere condoglianze per la tragica morte dell'ambasciatore della Repubblica Ceca presso lo Stato pachistano, Ivo Žd’árek, ucciso nel recente sanguinoso attentato a Islamabad.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, anche il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

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    Domani sarà proclamato Beato padre Michał Sopoćko, confessore di Santa Faustina Kowalska e promotore del culto Divina Misericordia

    ◊   Sarà proclamato Beato, domani, il sacerdote polacco Michał Sopoćko, confessore di Santa Faustina Kowalska e promotore del culto Divina Misericordia. La celebrazione eucaristica, che si terrà nella piazza antistante la chiesa della Divina Misericordia a Białystok sarà presieduta dall’arcivescovo della città polacca, mons. Edward Ozorowski. La formula di beatificazione è affidata all’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, rappresentante del Santo Padre. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    (Musica)

    Nella storia dell’umanità e della fede è stata lunga la via che ha portato a presentare Dio come Padre di Misericordia. E’ stato un percorso illuminato soprattutto da Santa Faustina Kowalska e da tanti altri che hanno seguito i suoi insegnamenti. Tra questi, c’è il confessore di suor Faustina, padre Michał Sopoćko, sulla cui figura si sofferma mons. Krysztof Nitkiewicz, sottosegretario alla Congregazione per le Chiese orientali e postulatore del processo di beatificazione del sacerdote polacco:

    “E’ stato un sacerdote pio e zelante, esperto formatore dei seminaristi; è stato padre spirituale, docente sia nel seminario, sia nell’università. E’ conosciuto, soprattutto, come confessore spirituale di Santa Faustina Kowalska. Per primo, ha creduto nelle sue visioni riguardanti il culto della Divina Misericordia e poi ha dato un importantissimo contributo alla diffusione di tale culto”.

    Durante il periodo in cui Santa Faustina Kowalska soggiornava a Vilnius, tra il 1933 ed il 1936, padre Michał Sopoćko fu infatti per lei un aiuto insostituibile nel discernimento delle esperienze e delle visioni interiori. Fu proprio lui a suggerirle di scrivere il diario nel quale suor Faustina sottolinea con queste parole lo straordinario contributo del sacerdote nella realizzazione delle richieste del Signore Gesù:

    “Vedendo la sua dedizione per questa causa, ammiravo la sua pazienza ed umiltà. Vedo che la Divina Provvidenza lo aveva preparato a compiere quest’opera della Misericordia, ancora prima che io pregassi Dio per questo”.

    La vita di Santa Faustina Kowalska – ha scritto padre Michał Sopoćko tracciando la biografia della suora - è stata scandita da una profonda e straordinaria unione con Dio: tramite lei - aggiunge il sacerdote - “il Signore manda al mondo il grande messaggio della Misericordia Divina e mostra un esempio di perfezione cristiana fondata sulla fiducia in Dio e sull’atteggiamento misericordioso verso il prossimo”. Un messaggio che oggi si riverbera nel mondo seguendo vie tracciate anche da padre Michał Sopoćko. E’ quanto sottolinea mons. Krysztof Nitkiewicz:

    “Ha poi fondato sempre sulla scia della Divina Misericordia la Congregazione delle suore di Gesù misericordioso e l’istituto secolare della Divina Misericordia. Il cardinale Karol Wojtyła, arcivescovo di Cracovia, futuro Papa Giovanni Paolo II, conosceva di persona don Sopoćko, conosceva ed apprezzava il suo operato”.

    Una visibile sintesi degli elementi essenziali della devozione della Divina Misericordia è riprodotta nell’immagine di Gesù misericordioso. Il quadro è opera di un artista polacco, Eugeniusz Kazimirowski, al quale padre Michał Sopoćko ha affidato il compito di ritrarre l’immagine così descritta nel suo diario da suor Faustina:

    “Vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste. Dopo un istante, Gesù mi disse: Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù, confido in Te”.

    L’immagine ricorda l’essenziale dovere cristiano, cioè l’attiva carità verso il prossimo, rinsaldando l’unione tra l’orazione fiduciosa e la pratica di atti di misericordia. L’istituzione della festa della Divina Misericordia, la prima domenica dopo Pasqua, è stato poi un altro degli obiettivi prioritari della vita di padre Michał Sopoćko. L’incrollabile fiducia nel Signore, preziosa eredità lasciata dal sacerdote, risplende anche oggi nelle sue parole:

    “La Misericordia Divina è infinita, non la esaurirà né il numero, né la pesantezza dei peccati; non la può limitare la vigliaccheria, la perfidia, la debolezza umana. E’ come un oceano di cui non si riesce a vedere l’altra sponda. Chi ha fiducia nella Divina Misericordia non perirà mai”.

    Padre Michał Sopoćko è morto il 15 febbraio del 1975, giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Faustino, quasi a ricordare che la sua vita, tracciata sulle orme di Santa Faustina Kowalska, è indissolubilmente legata alla Divina Misericordia.

     
    (Musica)

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    Intervista con il cardinale Bertone a conclusione del suo viaggio in Croazia

    ◊   “Un dialogo leale e aperto con le autorità politiche per promuovere sempre di più il bene comune della nazione” è stato auspicato dal segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, in occasione della visita di quattro giorni in Croazia, conclusasi domenica scorsa. Spalato e Zagabria sono state le due tappe di questo viaggio internazionale del porporato per le celebrazioni del decennale della seconda visita di Giovanni Paolo II nel Paese. Nelle due città croate il cardinale Bertone è stato accolto da una vivace comunità cattolica e a livello politico ha avuto incontri con il presidente Stiepan Mesic e con il primo ministro Ivo Sanader con il quale ha affrontato il futuro ingresso della Croazia nell’Unione Europea. Ma ascoltiamo lo stesso cardinale Bertone in questa intervista congiunta rilasciata al responsabile dei Servizi Informativi Centrali della nostra emittente Roberto Piermarini e al vice-direttore dell’Osservatore Romano, Carlo Di Cicco:

    D. - Eminenza, come mai la sua visita in Croazia – a differenza dei suoi precedenti viaggi – si è conclusa con un’importante comunicato della Conferenza episcopale?

     
    R. - Nelle altre visite non abbiamo fatto dei comunicati speciali. In questo caso, dopo il colloquio con il presidente della Repubblica, Egli stesso ha ritenuto di pubblicare una nota e di comunicarla anche al sottoscritto e alla Conferenza episcopale. Per un completamento delle informazioni sulla visita - che come sono solito fare con le Chiese locali ha previsto l’incontro specifico con la Conferenza episcopale, con le autorità politiche e l’incontro con i giovani - la Conferenza episcopale ha ritenuto di diramare un comunicato, toccando alcuni argomenti discussi dai vescovi croati e rispondendo soprattutto anche alla domanda se la Chiesa e la Conferenza episcopale siano favorevoli all’integrazione europea della Croazia. Si era parlato di un certo “euroscetticismo” degli ecclesiastici croati. Su questo tema abbiamo allora precisato che la Conferenza episcopale, nella sua totalità e all’unanimità, è favorevole all’integrazione europea, ma - come ho detto al presidente della Repubblica e al primo ministro, come ha ripetuto la stessa Conferenza episcopale, come ripetono i Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI - senza però svendere il patrimonio storico, culturale e religioso tipico della nazione croata, come di tutte le altre nazioni europee con profonde radici cristiane. Abbiamo, quindi, precisato nel comunicato l’importanza anche del tema dell’integrazione europea e l’impegno della Conferenza episcopale e delle comunità cattoliche per camminare verso questa meta, alle condizioni che sono state ben delineate.

     
    D. - Esistono problemi nei rapporti tra Stato e Chiesa che lei ha potuto affrontare nei colloqui con le autorità civili incontrate nel suo viaggio?

     
    R. - Di per sé non ci sono grandi problemi, anzi il presidente della Repubblica ha definito i rapporti ottimi. Io ho parlato di un eccellente livello dei rapporti fra Chiesa e comunità politica in Croazia. I rapporti sono regolati da quattro accordi che vengono seguiti nell’itinerario di esecuzione da una Commissione bilaterale. I rapporti sono positivi anche in campo concreto: nel riconoscimento del ruolo della Chiesa in campo sociale e in campo culturale; così come negli aiuti che la Chiesa riceve nel portare avanti le sue iniziative socio-formative. Certamente gli Istituti educativi non sono ancora quelli che erano prima dell’occupazione del regime comunista, ma stanno crescendo e sta crescendo anche la capacità della Chiesa di offrire un servizio educativo. Pensiamo poi al problema dei seminari, della nuova università cattolica, dei terreni per la costruzione di chiese e di opere annesse alle chiese e alle parrocchie. Ho benedetto la prima pietra della nuova sede della Conferenza episcopale. La sede dell’università cattolica è posta in un grande complesso, che era una scuola dell’esercito. Direi, quindi, che i rapporti sono positivi. Naturalmente c’è la libertà di parola degli uni e degli altri, dei vescovi e delle autorità civili e ci sono dei problemi specifici che, come in ogni parte del mondo si presentano nella concreta vita quotidiana. Soprattutto quando la Chiesa è attenta ai diritti delle persone e ai diritti delle comunità qualche problema specifico sorge su quei punti, che sono eticamente più sensibili e che sono irrinunciabili per la Chiesa.

     
    D. - La sua visita ha riproposto all’attenzione la situazione della regione balcanica. Come mai la Santa Sede continua a seguire questa regione con tanta premura e che cosa è cambiato nella regione rispetto al passato decennio?

     
    Si sta vedendo sempre più chiaramente che la regione balcanica è uno snodo molto importante, prima di tutto per l’Europa, ma anche per tutto il mondo. Può essere una polveriera. Lo è già stata se pensiamo alla guerra che ancora di recente ha afflitto le nazioni che ne fanno parte. Una guerra che ha fatto tanto soffrire le persone e le famiglie, ha distrutto tante opere, tante strutture, tanta parte del patrimonio artistico e storico di queste nazioni. La regione dei Balcani esige la convivenza non solo di etnie molto particolari diverse fra di loro, ma anche, ed è una sfida, la convivenza pacifica interreligiosa. Pensiamo esattamente alla confessione cattolica, a quella ortodossa - talora con obbedienze distinte - e alla religione musulmana. Quindi è un banco di prova per una convivenza pacifica, per una collaborazione e per i diritti di cittadinanza condivisi dagli appartenenti a queste diverse etnie, a queste diverse confessioni, a queste diverse religioni.

     
    D. - Quale convinzione si è fatta – ed ha riferito al Papa - sulla condizione della popolazione in Croazia e l’azione della Chiesa in quella regione?

     
    R. - Ho avuto un’impressione assai positiva. Pensiamo alle regioni che compongono la Croazia, pensiamo alla Dalmazia, alla riorganizzazione delle sedi vescovili da parte della Santa Sede, della Slavonia per esempio, con la possibilità di un rapporto positivo con la Serbia, dal punto di vista religioso e anche dal punto di vista delle circoscrizioni ecclesiastiche cattoliche. Perciò ho incontrato una comunità cattolica molto viva, molto bene avviata, con progetti pastorali significativi da parte della Conferenza episcopale. Ho visto la Conferenza episcopale molto unita, proprio nei progetti pastorali precisi. Tra l’altro abbiamo appena nominato il presidente della Conferenza episcopale come nuovo Metropolita di Djakovo-Osijek, nella Slavonia. I progetti toccano un itinerario bene articolato di iniziazione cristiana, un progetto per la famiglia, e poi anche un’attenzione al problema educativo ed al problema della formazione dei seminaristi. Tra l’altro c’è un buon numero di seminaristi; ho visitato infatti due seminari: il seminario di Spalato e quello di Zagabria. Quindi ho trovato delle comunità locali vive che si sono espresse con la partecipazione della popolazione a tutte le celebrazioni che ho presieduto: alle manifestazioni pubbliche, all’incontro dei giovani e poi alla grande Messa domenica scorsa nella piazza principale di Zagabria. La Chiesa è viva, molto unita al Papa secondo una antichissima tradizione che è stata confermata dalla fedeltà eroica del cardinale Luigi Stepinac, perché non bisogna dimenticare che in Croazia ho celebrato il decennale della beatificazione di questo grande uomo di Chiesa, degno di ammirazione proprio per la sua fedeltà.

     
    D. - Tra i suoi interventi appare di particolare importanza il discorso all’Università croata. Come mai in un contesto così differente lei si è richiamato al discorso di Benedetto XVI al mondo della cultura francese?

     
    R. - Mi è parso necessario, direi doveroso da parte mia, perché è naturale che nei miei interventi citi i Papi e i loro grandi discorsi. In modo particolare cito gli interventi di Benedetto XVI a cui sono particolarmente vicino e affine proprio per la collaborazione che ho avuto con Lui per tanti anni. Ma mi è parso importante e necessario parlando in una università cattolica in Croazia e a Zagabria - in cui si è voluto ricostituire un centro di cultura superiore che era impensabile anche solo dieci o venti anni fa – citare due discorsi di Benedetto XVI: il discorso del Papa in Francia, a Parigi, al mondo della cultura e il discorso non pronunciato all’Università della Sapienza di Roma. Sono due discorsi fondamentali che gettano uno sguardo, come in un affresco, sui problemi del rapporto fede e cultura, tra fede e scienza; Parola di Dio, vita ed esperienza quotidiana. Ho ripreso questi temi e il discorso all’inaugurazione della nuova Università cattolica è stato attentamente ascoltato e recepito ed ha avuto echi anche nell’opinione pubblica croata soprattutto nel mondo della cultura e della scienza. Questo è un fatto positivo che può rilanciare la missione della università in Croazia, soprattutto nel campo dell’educazione e formazione dei giovani, delle giovani leve del futuro religioso, sociale e politico del Paese.

     
    D. - Ora che pare concluso il ciclo dei suoi viaggi all’estero nel 2008, si può rilevare che anche in Croazia ha tenuto fede a un aspetto importante: l’incontro con i giovani. Perché questa costante?

     
    R. - E’ vero che nei miei viaggi ho visto comunità giovanili entusiaste, piene di buona volontà, assetate di messaggi forti. Ricordo l’incontro in Bielorussia, un incontro veramente entusiasmante che mi ha toccato profondamente. Sono salesiano - anche la Radio e alcuni giornali della Croazia mi hanno intervistato ponendo la domanda come mai un salesiano è diventato segretario di Stato - e come salesiano non posso dimenticare i giovani. Ho tenuto presente anche che la Conferenza episcopale e la diocesi di Zagabria, hanno avviato una missione giovani, un progetto di pastorale giovanile che vuole formare e lanciare giovani cristianamente formati nella società. Pensiamo anche alla formazione socio-politica per avere una classe politica cattolica, proiettata verso il bene comune del Paese e con criteri di comportamento e di giudizio, cioè con indirizzi corrispondenti alla dottrina sociale della Chiesa.

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    La Gendarmeria vaticana festeggia il Patrono San Michele Arcangelo

    ◊   La Gendarmeria vaticana, oggi pomeriggio presso le Ville Pontificie di Castel Gandolfo, festeggia il proprio Patrono, San Michele Arcangelo, con una Messa, un concerto e la cerimonia della consegna del nuovo Stendardo del Corpo. Al termine della manifestazione è previsto un breve saluto del Papa. Nell’occasione sarà divulgato il nuovo Regolamento organico di disciplina per il Corpo e verrà ufficialmente sancito l’ingresso dello Stato della Città del Vaticano ad Interpol. Ma sugli eventi di questo pomeriggio ascoltiamo, al microfono di Philippa Hitchen, il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato:

    La manifestazione inizierà con la celebrazione di una Messa e al termine della Messa verrà benedetto lo Stendardo che sarà consegnato ai gendarmi; lo stendardo è il simbolo visibile dell’unità e dell’impegno che questi uomini, padri di famiglia, hanno qui al servizio del Papa. Avremo il piacere di avere con noi, al termine della cerimonia, anche il cardinale segretario di Stato e il sostituto della Segreteria di Stato, e poi, coronamento di questa cerimonia, sarà la presenza del Papa che scenderà tra di noi. Il Papa rivolgerà a noi, confidiamo, due brevi parole di incoraggiamento e la Sua benedizione, perché il servizio dei gendarmi è un servizio altamente motivato, non solo per la tutela dell’ordine e per la sicurezza dei cittadini, ma anzitutto per la tutela della sacra persona del Sommo Pontefice, perché all’interno del Palazzo vaticano il Papa è tutelato dalla Guardia Svizzera, ma al di fuori, nello Stato del Vaticano e ancora di più al di fuori del Vaticano, chi tutela la sacra persona del Sommo Pontefice sono i gendarmi, che lo seguono sempre in tutti i viaggi internazionali. E’ un lavoro che richiede professionalità, impegno fisico e intellettuale ogni giorno, e richiede anche una motivazione spirituale, perché loro sanno che sono al servizio della Chiesa e del Papa.

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    Urgenze dell’economia globale: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Gli impegni economici assunti tempestivamente per il salvataggio del sistema finanziario americano, e di riflesso internazionale, sono impressionanti nelle loro dimensioni. Intervenendo alle Nazioni Unite nel dibattito di verifica sulla attuazione della Dichiarazione del Millennio contro la povertà, la fame, l’ignoranza e le malattie, il rappresentante vaticano, mons. Migliore, ha osservato che lo sforzo per salvare dalla crisi le economie più sviluppate è superiore di molte volte all’intero aiuto internazionale mondiale. Senza togliere nulla all’urgenza di superare questa crisi, ciò pone una domanda naturale: ma allora, non si può e non si deve fare di più per salvare le economie e promuovere lo sviluppo dei Paesi più poveri? Né si può dimenticare che le risorse necessarie per sollevare i più poveri sono assai piccole in confronto alle spese militari mondiali o alle spese dei popoli ricchi per soddisfare bisogni non primari. Queste riflessioni possono sembrare scontate o perfino ingenue, ma in realtà sono essenziali in una visione lungimirante degli stessi interessi generali dell’umanità, che guardi a uno sviluppo pacifico ed equilibrato a vantaggio di tutti. Il Papa ha concluso il suo appello su questo tema all’Angelus di domenica 21 settembre: “Questo impegno, pur esigendo in questi momenti di difficoltà economiche mondiali particolari sacrifici, non mancherà di produrre importanti benefici sia per lo sviluppo delle nazioni che hanno bisogno di aiuto estero, sia per la pace e il benessere dell’intero pianeta”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Intervista al cardinale Tarcisio Bertone dopo la visita in Croazia.

    Un articolo di Luigino Bruni sulla realtà delle banche di fronte all'attuale crisi finanziaria.

    Nell'informazione internazionale, in rilievo il primo faccia a faccia televisivo tra i candidati alla Casa Bianca.

    In cultura, le relazioni dell'arcivescovo Angelo Amato e di Luigi Mezzadri al convegno - a Marina di Sibari - sul tema "Il Volto di Cristo: verità, via, vita".

    Una sintesi della conferenza di Valerio Massimo Manfredi dedicata al museo e alla biblioteca di Alessandria d'Egitto. La conferenza s'inserisce nell'ambito di "Artelibro. Festival del libro d'arte 2008", in corso a Bologna.

    Michele Lenoci ricorda, a cento anni dalla nascita, la filosofa Sofia Vanni Rovighi.

    Tre giorni per capire i meccanismi della paura: Silvia Guidi sul primo World Social Summit, svoltosi a Roma.   

    Centoventicinquemila alberi in Ungheria: nell'informazione religiosa, un articolo di Francesco M. Valiante sull'inizio,  a novembre, delle operazioni di impianto della "foresta climatica vaticana" destinata ad assorbire diecimila tonnellate di anidride carbonica.

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    Oggi in Primo Piano



    Camminare insieme per incontrare Cristo: così ai nostri microfoni il nuovo segretario generale della CEI Mariano Crociata

    ◊   Avverrà il 20 ottobre il passaggio di consegne tra mons. Giuseppe Betori, finora segretario generale della Conferenza episcopale italiana, designato arcivescovo di Firenze, e mons. Mariano Crociata, che gli succede nell’incarico alla CEI. Mons. Crociata, che lascia la guida della diocesi di Noto, ha sempre mostrato profonda sollecitudine verso gli immigrati e attenzione nei confronti del dialogo con le altre religioni, soprattutto l’islam. E’ la prima volta che un segretario generale della CEI viene dal profondo sud, dalla Sicilia. E’ un segnale di unità della Chiesa, spiega al microfono di Francesca Sabatinelli lo stesso mons. Crociata:

    R. - E’ la conferma di quello che le Chiese d’Italia, riunite con i loro vescovi in Conferenza, hanno voluto sempre fare: camminare insieme, come Chiese di un territorio nazionale, identificato da una cultura peraltro fortemente segnata dalla fede cristiana.

     
    D. – Il 20 ottobre, passaggio di consegne tra lei e mons. Betori, segnerà l’inizio della sua vita romana. Lei, a se stesso, cosa auspica?

     
    R. – Una cosa molto semplice: di corrispondere alle esigenze di questo servizio. Io capisco che viene subito in mente la domanda: quali cose vuole portare avanti? Ecco, sottolineo questo non voler portare avanti nulla di particolare perché non porto qualcosa di mio, il mio compito è collaborare. Questo non vuol dire che non abbia un mio sentire, ma il bagaglio della mia sensibilità deve sposarsi col cammino di tutti e fondersi, con un’attenzione a condurre, a far conoscere meglio, far capire meglio che cosa è credere, essere Chiesa ed incontrare Cristo per camminare insieme. E questo intendimento pastorale forte, lo ritengo non solo una convinzione personale ma proprio ciò che è meglio corrisponde al mio essere prete, vescovo, e a quello che poi penso la Conferenza chieda.

     
    D. – Mons. Crociata, è noto il suo impegno per gli immigrati, un impegno molto forte che Lei porterà anche a Roma?

     
    R. – Certamente; è un po’ l’esperienza delle Chiese di Sicilia. Se vogliamo c’è una sensibilità anche personale, però lo vedrei collocato in un’attenzione ecclesiale complessiva, che evidentemente deve poi porre l’attenzione, in maniera specifica, su quest’aspetto, come del resto, per esempio, ancora una volta, il presidente Bagnasco ha ricordato nella sua prolusione al Consiglio permanente di questa settimana.

     
    D. – Tra le tante persone, associazioni, che si sono congratulati con lei ci sono anche gli intellettuali musulmani. Vedono questa sua nomina come un importante passo per il dialogo...

     
    R. – Da questo punto di vista specifico, la stampa ha voluto, diciamo così, accentuare una competenza specifica che non deve essere esagerata perché si colloca all’interno di un percorso accademico che è stato primariamente attorno alla teologia. Indubbiamente ho maturato una qualche conoscenza e una qualche sensibilità nei confronti della religione islamica che mi rende attento, che rispecchia il cammino della Chiesa in Italia che, nel nuovo contesto pluriculturale e plurireligioso, dell’Italia di oggi, grazie soprattutto all’immigrazione, si è fatta attenta a questa differenza religiosa e quindi al dialogo necessario all’accoglienza, al confronto, ma anche ad una presenza che non trascura mai le esigenze dell’annuncio.

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    Convegno su fede e scienza a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana

    ◊   Una sintesi tra scienza e fede non solo è possibile, ma è ora più che mai necessaria. È quanto è emerso dal convegno promosso ieri e oggi, a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana, dall’Ambasciata tedesca presso la Santa Sede. Tema dell’incontro: “L’importanza della scienza oggi. Fede e ragione sul banco di prova”. Ad aprire i lavori, l’arcivescovo Rino Fisichella che ha ribadito l’importanza di una “ricerca libera, ma non libertaria”. Il servizio è di Silvia Gusmano.
     
    “Instaurare un dialogo tra uomini di scienza, filosofi e teologi”, così come auspicato dal rettore della Gregoriana, padre Gianfranco Ghirlanda, è il primo obiettivo indicato da tutti i partecipanti al convegno, al di là delle differenti visioni culturali e metodologiche. “La scienza - ha affermato ieri con forza il presidente della Pontificia Accademia per la vita, mons. Fisichella - è “una conquista positiva”, ma deve “porre l’uomo al centro del suo investigare” e guardarsi da un uso distorto delle sue scoperte. “I pericoli e i problemi – ha spiegato, infatti, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per al promozione dell’unità dei cristiani – nascono quando una delle due, tra scienza e fede, pretende l’assoluta indipendenza”. E anche se il grado di affidabilità della conoscenza tecnica “oggi è molto alto”, come ha ricordato il fisico Henry Blome, secondo il teologo evangelico Daniele Garrone, per “le spiegazioni ultime la scienza deve raccogliere la sfida di tornare alla fede”. Non è dunque un rapporto a distanza quello che lega teologi e scienziati, uniti piuttosto dall’obiettivo di trovare la verità. Così, il direttore della Specola Vaticana, padre José Gabriel Funes:

     
    “Credo che si debbano aiutare a vicenda. Non la scienza in sé, ma il modo di pensare scientifico, con il suo metodo critico, potrebbe aiutare il nostro ragionare nella fede. Dall’altra parte, la fede potrebbe dare all’uomo e alla donna un senso dell’esistenza più grande di quello che offre la scienza”.
     
    Sulla stessa linea il vescovo Marcelo Sánchez Sorondo, Cancelliere della Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali:

     
    “Esiste una visione sapienziale dove i diversi saperi si possono integrare. E c’è oggi, più che mai, una ricerca di questa visione. Non è possibile lasciare che ognuno faccia la sua sintesi personale senza alcun punto di riferimento. Non vedo nessuna opposizione, anzi credo che oggi abbiamo la possibilità di stabilire nuovi ponti, a partire dalla stessa antropologia cristiana, secondo la quale l’uomo è parte della natura, ma ha in sé qualcosa di diverso da essa. Cristo, infatti, ci fa conoscere Dio proprio incarnandosi nell’uomo”.

     
    La scienza, dunque, “non ha tutte le risposte” e, ha concluso il fisico Antonino Zichichi, “per capire il mondo, bisogna porre domande rigorose a Colui che lo ha creato”.

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    Oggi e domani migliaia di musei aperti gratuitamente nel vecchio continente per le Giornate Europee del Patrimonio

    ◊   Si svolgono oggi e domani le "Giornate Europee del Patrimonio" sul tema: "Il Patrimonio europeo per il dialogo interculturale”. Si tratta di una manifestazione promossa dal Consiglio d’Europa, che gode attualmente l’adesione di oltre 40 Paesi del Continente. Anche la Santa Sede partecipa all’evento: domani sarà consentito l’accesso gratuito ai Musei Vaticani e a tutte le Catacombe di Roma normalmente aperte al pubblico. Da oggi fino al 28 ottobre presso la Catacomba di San Callisto resterà aperta la mostra fotografica sul tema: "Usi e testimonianze funerarie della Roma tardoantica: sepolture cristiane, pagane e giudaiche a confronto". In Italia, grazie al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in partnership con il FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano e la Società Autostrade per l’Italia, oltre mille siti culturali saranno aperti al pubblico gratuitamente. Chiara Calace ha intervistato per noi il direttore generale culturale del FAI, Marco Magnifico:

    R. – Il FAI è una fondazione italiana che da 30 anni cerca di urlare agli italiani “Svegliatevi! Il nostro patrimonio storico, culturale, artistico, paesaggistico, naturistico è il più bello del mondo; svegliatevi, conoscetelo, proteggetelo, aiutatelo, finanziatelo, date una mano a voi stessi, perché questo patrimonio è la vostra identità". In queste Giornate Europee del Patrimonio ci affianchiamo al Ministero dei Beni Culturali, grazie anche alla partecipazione di Società Autostrade per l’Italia, per aprire gratuitamente al pubblico dei monumenti che sono sempre aperti. Vede, gli italiani sono sempre distratti e per cui questi monumenti ci sono sempre, vivono con noi tutti i giorni della nostra vita, da quando siamo nati a quando moriremo, ma noi non ce ne accorgiamo.

     
    D. – Si sta, quindi, cercando di valorizzare il patrimonio culturale italiano anche a livello europeo?

     
    R. – Questa è una grande iniziativa che in tutta Europa vedrà aperti gratuitamente 30 mila monumenti, perché l’Europa giustamente riconosce nel suo patrimonio storico ed artistico le proprie radici. In tutta Europa, qual è il Paese che ha di più? Rispondete voi….

     
    D. – Quali sono le altre iniziative a livello europeo del FAI assieme al Ministero dei Beni Culturali?

     
    R. – Il FAI è nato per valorizzare, proteggere, stimolare gli italiani attorno al nostro patrimonio, il patrimonio italiano. Naturalmente il rapporto con l’Europa è molto importante, perché il FAI è nato sull’esempio del National Trust inglese, che è la più grande organizzazione di tutela del mondo, con 3 milioni e 300 mila soci: una cosa smisurata! Noi ne abbiamo solamente 80 mila, ma speriamo davvero anche di smuovere la partecipazione e la coscienza degli italiani intorno a questo tesoro, perché è il nostro tesoro. Una persona che non si cura del proprio tesoro è una persona sventata.

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    Memoria di San Vincenzo de’ Paoli: nei poveri vedeva il volto di Cristo

    ◊   Oggi la Chiesa ricorda San Vincenzo de’ Paoli, patrono di tutte le associazioni di Carità. Sergio Centofanti ci traccia un profilo di questo Santo.

     
    San Vincenzo de’ Paoli nasce nel 1581 in Francia da una povera famiglia di contadini. Fino a 15 anni non fa altro che lavorare nei campi e badare ai porci. Ma è ambizioso e vuole fare carriera: diventa sacerdote sperando di trarre vantaggi economici. Nel 1605 durante un viaggio in mare, la sua nave viene attaccata dai pirati turchi: fatto schiavo vive tra i galeotti per due anni. Un’esperienza che lo segna per sempre: una volta liberato si dedicherà per sempre ai più poveri, con una particolare attenzione per i detenuti. Fonda due congregazioni: le Figlie della Carità e i Preti della Missione, i cosiddetti Lazzaristi. Il carisma di San Vincenzo è quello di aver organizzato la carità. Tra l’altro cerca di eliminare l’accattonaggio avviando al lavoro i mendicanti. In ognuno di loro vede Cristo che dice: «Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio». San Vincenzo entra nei sentimenti di Gesù che volle nascere povero e ha curato e consolato i poveri fino a dire che il bene o il male che noi faremo ai poveri lo terrà come fatto alla sua persona divina. “Dio ama i poveri – affermava San Vincenzo - e, per conseguenza, ama quelli che amano i poveri… Così – aggiungeva - abbiamo ragione di sperare che, per amore di essi, Dio amerà anche noi”.

     
    Per il Santo il servizio dei poveri deve essere preferito a tutto. “Se nell'ora dell'orazione avete da portare una medicina o un soccorso a un povero – diceva - andatevi tranquillamente. Offrite a Dio la vostra azione, unendovi l'intenzione dell'orazione. Non dovete preoccuparvi e credere di aver mancato, se per il servizio dei poveri avete lasciato l'orazione. Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Iddio, ossia un'opera di Dio per farne un'altra. Se lasciate l'orazione per assistere un povero, sappiate che far questo è servire Dio. La carità è superiore a tutte le regole, e tutto deve riferirsi ad essa. E` una grande signora: bisogna fare ciò che comanda”. Muore nel 1660, quasi ottantenne. In una lettera aveva scritto: “Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcun timore della morte. Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo i più abbandonati. Essi sono i nostri signori e padroni”.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 26.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù racconta ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo la parabola dei due figli, cui il padre chiede di andare a lavorare nella sua vigna. Il primo risponde affermativamente, ma poi non ci va; il secondo risponde di non averne voglia, ma poi, pentitosi, ci va. Quindi Gesù dice:

    “In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. E` venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli”.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento di don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

    (musica)

     
    L'insegnamento di questa pagina evangelica può essere suddiviso in due parti. Nella prima si insegna il «fare la volontà del Padre». Questo insegnamento va contro un cristianesimo idealistico, spiritualistico e quindi aleatorio. «Fare la volontà del Padre» non equivale a dire 'sì', ad acconsentire verbalmente e mentalmente a quel che il Signore ci chiede. Scambiare l'autoimmedesimazione e l'autoconvinzione con il «fare la volontà del Padre» è un errore fatale. Il cristianesimo non si risolve in un atto interiore, in un moto dello spirito: non è pura interiorità.
     
    D'altro canto, e qui sopravviene il secondo insegnamento, complementare al primo, non si può «fare la volontà del Padre» se non credendogli e quindi dandogli credito, consegnandogli l'integrità della nostra fiducia, nella certezza che Egli è «il veritiero». «I pubblicani e le prostitute gli hanno creduto».
     
    Allora si potrà comprendere come l'irrealismo e l'ineffettualità di coloro che dicono di sì, ma non vanno a lavorare, è radicato nel difetto di realismo e quindi di verità della relazione col Padre.
     
    Il fondo della questione non è il rapporto tra il dire e il fare, ma la qualità della relazione col Padre. La verità dello stare alla presenza è regolativo rispetto alla verità dei nostri moti interiori.
     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Estremisti indù incendiano e distruggono la casa delle suore di Madre Teresa

    ◊   Continuano le violenze contro i cristiani in India. Lo scorso 25 settembre i fondamentalisti indù hanno assalito e dato alle fiamme la casa delle Missionarie della Carità, ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta, nel villaggio di Sukananda, distretto di Kandhamal. Verso le 11 di sera, una folla di 700 persone si è riversata per le strade – violando il coprifuoco imposto dalle autorità – armata di asce, spade e bastoni di ferro, e ha preso d’assalto l’edificio e tutto ciò che lo circondava nel raggio di 5 acri. Hanno anche distrutto la chiesa locale, scatenando la loro furia devastatrice fino alle 2 del 26 mattina. “Nella casa non c’era nessuno – ha dichiarato ad AsiaNews suor M. Suma, superiora regionale dell’ordine – perché da quando sono scoppiate le violenze contro i cristiani ci siamo trasferite nella dimora di Bhubaneshwar insieme alle ragazze dalit e tribali alle quali davamo alloggio e riparo”. Ieri suor M. Suma ha incontrato il governatore dello Stato dell’Orissa, Muralidhar Chandrakant Bhandare, al quale ha confidato che l’attacco è opera di “forze demoniache” che operano nella regione; l’amministratore si è detto “d’accordo” con la suora. Solidarietà alle suore arriva anche dall’arcivescovo di Cuttack Bhubaneswar, mons. Raphael Cheenath, che definisce le religiose di Madre Teresa come “missionarie di frontiera” e per questo maggiormente esposte ai rischi. E ieri la Conferenza episcopale indiana ha diffuso una dichiarazione firmata dal suo presidente, il cardinale Varkey Vithayathil sulle violenze contro i cristiani. Per la prima volta, i vescovi accusano ufficialmente gruppi dell’attivismo radicale Hindutva ed esigono giustizia dal governo centrale e dagli altri Stati. Il motivo: salvaguardare la civiltà indiana della tolleranza e garantire l’opera dei cristiani a favore dei poveri e dei fuori casta e per la riconciliazione sociale. (V.V.)

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    La Nuova Zelanda si mobilita contro le violenze anticristiane in India

    ◊   Anche dalla Nuova Zelanda arriva sostegno e solidarietà ai fedeli cristiani vittime di attacchi. Nelle isole del Pacifico è partita una campagna di preghiera in favore dei fedeli indiani, sottoposti alle pressioni di fondamentalisti indù in diversi Stati dell’India. Nei giorni scorsi i cristiani di Auckland, appartenenti a tutte le confessioni, sono scesi in piazza pacificamente, hanno vegliato e pregato, sensibilizzando l’opinione pubblica e invitando tutti i cittadini di buona volontà a unirsi nella mobilitazione non-violenta in favore dei cristiani indiani. I leader delle Chiese della Nuova Zelanda hanno anche inviato una lettera aperta al presidente e al premier della Federazione indiana, dicendosi “scioccati e amareggiati per gli episodi di violenza anticristiana”. La lettera, riportata dall’agenzia Fides, chiede ai leader politici di mostrare “coraggio e determinazione nel perseguire gli autori delle distruzioni e dei massacri” e “di non restare muti spettatori mentre tali crimini violano la libertà e la sicurezza garantite dalla Costituzione indiana”. Alla campagna di preghiera dei fedeli del Pacifico si associa un’iniziativa di solidarietà concreta, attraverso una raccolta di fondi da inviare alla Chiesa indiana per la ricostruzione delle chiese e delle case distrutte. (V.V.)

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    Il tifone Hagupit colpisce il Vietnam

    ◊   Almeno 25 persone hanno perso la vita nel nord del Vietnam, a causa delle inondazioni provocate dal tifone Hagupit. Migliaia, inoltre, le abitazioni distrutte e i terreni coltivati sommersi dall’acqua. Il bilancio – hanno reso noto stamani fonti istituzionali – potrebbe aggravarsi nelle prossime ore quando verranno ripristinate le comunicazioni con i villaggi più isolati della zona. Sette per ora i dispersi e oltre 20 i feriti. La provincia maggiormente colpita è quella di Son La, dove si contano sette vittime, mentre nella vicina Lang Son sono rimasti uccisi anche due bambini di nove e due anni. Per far fronte all’emergenza, il governo ha mobilitato 5.300 militari. Il tifone è giunto in Vietnam giovedì scorso dopo aver colpito Filippine e Hong Kong, mettendo a rischio circa 1,5 milioni di persone. Al momento, tuttavia, ha perso di forza ed è classificato come tempesta tropicale. (S.G.)

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    Austria: il vescovo di Graz chiede più impegno per la vita

    ◊   Sarà istituito un fondo per le donne in attesa. Lo ha annunciato nei giorni scorsi mons. Egon Kapellari, vescovo della diocesi di Graz, in Austria. Il denaro, inizialmente 50.000 euro all'anno, rappresenta "un frutto concreto dell'«Anno per la vita» in Stiria", ha affermato il presule nel discorso d'inaugurazione della settimana delle parrocchie della diocesi di Graz-Seckau, pronunciato presso il castello di Seggau. Il vescovo ha ricordato il messaggio della Giornata dei cattolici mitteleuropei del 2004 a Mariazell: "I cristiani sono amici della vita nata e non ancora nata, di quella sviluppata e di quella con disabilità, della vita che finisce e di quella eterna", ha aggiunto, ricordando che nonostante quanto già fatto per la tutela e la promozione della vita, "con l'iniziativa «Anno per la vita» si è voluto intensificare ulteriormente gli sforzi". Nel suo intervento, Kapellari ha menzionato anche il problema della crisi delle vocazioni e della discussione sul celibato. "Non intendo minimizzare i problemi e rispetto il parere di chi invoca modifiche alle condizioni di ammissione al sacramento dell'Ordine", ha detto, sottolineando al contempo che "riflettere profondamente sul celibato e sulla vita dedicata a Dio rappresenta una sfida proprio nell'era attuale del mondo occidentale". "Questo celibato è un segno di fedeltà e di trascendenza dal mondo all'interno di una società sconvolta dalla disintegrazione di numerose unioni nel matrimonio e nella famiglia", ha spiegato, invitando a considerare l'opposizione alle proposte di abolire il celibato sacerdotale "come un comportamento istintivamente profetico della Chiesa universale nei confronti dello spirito dei tempi". (V.V.)

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    Belgio: l’episcopato approva la volontà del governo di giungere a una soluzione per i sans-papiers

    ◊   Soddisfatti i vescovi del Belgio per la scelta del Governo di non trattenere più i bambini e le loro famiglie irregolari in centri d'accoglienza chiusi. Il dramma dei "sans-papiers" è da sempre a cuore dell'episcopato belga che, in una nota diffusa nei giorni scorsi dal Sir, accoglie positivamente "la volontà dei nostri governanti di raggiungere una soluzione globale che faccia uscire i sans-papiers dal disagio provocato dall'incertezza e che permetta una politica di regolarizzazione realistica, giusta e generosa". Nella loro dichiarazione i presuli affermano di "comprendere che ciò non può essere fatto improvvisando"; per questo fanno appello a tutti i politici affinché "non perdano di vista l'urgenza umanitaria della situazione". Ai sans-papiers che sono impegnati in uno sciopero della fame per denunciare la situazione, i vescovi chiedono di sospendere la loro azione e "con vigore" lanciano un monito ai "rappresentanti politici perché si assumano le responsabilità di questo problema". (V.V.)

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    Appello dell'ONU all'Europa per l'accoglienza dei profughi iracheni

    ◊   La protezione e l’accoglienza dei rifugiati costretti alla fuga da Paesi in guerra deve essere una priorità per la comunità internazionale. A ribadirlo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) che, informa l’agenzia Fides, ha sollecitato i Ministri della Giustizia e degli Affari Interni dell’Unione Europea, a riaffermare il loro impegno nell’accoglienza protezione dei rifugiati iracheni e ad accordarsi sull’istituzione di un programma comune di reinsediamento. Nel 2007, 38.500 iracheni hanno fatto richiesta di asilo nei 27 Stati membri dell’UE. Si stima che oltre 2 milioni di iracheni vivano oggi in Siria, Giordania e altri Paesi della regione. L’auspicio dell’ACNUR è che queste persone possano far ritorno a casa a più presto, ma dal momento che mancano le condizioni di stabilità e sicurezza necessarie, si chiede ai Paesi di asilo di estendere la protezione anche ai profughi provenienti dall’Iraq centro-meridionale e di evitare qualsiasi rimpatrio forzato. Tra i rifugiati, inoltre, si contano numerosi cristiani. La situazione è grave a Mosul, a Baghdad e Bassora, dove le comunità cristiane continuano a essere oggetto di minacce e violenza. I pochi cristiani rimasti a Mosul stanno organizzandosi per spostarsi in altre regioni o all'estero. Molti fuggono in direzione della provincia autonoma del Kurdistan. Intanto l’assistenza umanitaria si fa più gravosa, mentre la situazione generale del Paese non accenna a migliorare. (V.V.)

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    Il cardinale Scola ricorda Papa Luciani a 30 anni dalla sua morte

    ◊   “Anni complessi”, della contestazione anche ecclesiale, e “anni difficili perché segnati da circostanze nuove” e “di problematica decifrazione”. Così il patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, ha definito il periodo del ministero patriarcale che Albino Luciani ha svolto nella diocesi dalla fine del 1969 all’agosto 1978. Intervenuto questo pomeriggio nel capoluogo lagunare al convegno internazionale “Albino Luciani dal Veneto al mondo”, promosso in occasione del 30.mo anniversario della morte del futuro Giovanni Paolo I, che ricorre domani, il cardinale Scola si è soffermato su una difficile vicenda di cui l’allora patriarca fu protagonista. “Nella sua qualità di pastore della Chiesa veneziana e di figura eminente della Chiesa italiana – ha spiegato il porporato - Luciani dovette sovente esporsi. Fu soprattutto nell’aprile del 1974, in occasione del referendum sul divorzio, che prese posizione non nominando un successore all’assistente della FUCI che si era dimesso, e sciogliendo la Comunità studentesca di San Trovaso che si era pronunciata a favore del mantenimento della legge”. Egli “non tollerò che si esprimessero pubblicamente contro la dichiarazione ufficiale dei vescovi italiani sul referendum”, e “si produsse in tal modo una «significativa frattura» che certamente segnò gli anni successivi della vita diocesana”. Per il cardinale Scola, le scelte dell’allora patriarca “furono dettate dall’amorevole cura del pastore”. A caratterizzarlo era, per il porporato, “un affettivo ed effettivo senso di appartenenza alla Chiesa vissuto con profonda gratitudine” e “un’acuta consapevolezza della natura missionaria del popolo di Dio”. Per il patriarca Albino era l’evangelizzazione “il compito prioritario della Chiesa”, e ciò richiedeva che essa fosse “particolarmente attenta alla realtà storicamente determinata dell’uomo” e affrontasse “con grande equilibrio” il “rapporto con il potere politico”. “La Chiesa deve insegnare, anche con i fatti, che l’autorità civile va rispettata – affermava -, ma nello stesso tempo deve denunciarne gli eventuali abusi”: queste riflessioni dell’allora patriarca, secondo il cardinale “sembrano in qualche modo anticipare i contenuti della III Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi del 1974” e “la conseguente, insuperata Esortazione apostolica di Paolo VI Evangelii Nuntiandi”. “Appartenenza ecclesiale e coscienza missionaria – ha concluso il patriarca di Venezia - vissute come l’esito, non privo di dramma, di due virtù che il Servo di Dio esercitò in modo eccellente: l’umiltà e l’obbedienza”. (V.V.)

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    L'Associazione nazionale San Paolo Italia in pellegrinaggio alla Tomba dell’Apostolo delle Genti

    ◊   L’ANSPI (Associazione nazionale San Paolo Italia) che riunisce centinaia di migliaia di giovani negli oratori e circoli parrocchiali di ogni diocesi, ha inaugurato oggi il primo di una serie di pellegrinaggi che ha in programma al sepolcro dell’Apostolo per l’Anno Paolino. Ne sono stati protagonisti centinaia di suoi aderenti e loro familiari della Campania, provenienti dalle zone di Nocera, Sarno, Sorrento e Castellammare di Stabia che hanno affollato il transetto della Basilica Ostiense. Ad essi ha dato il saluto, a nome anche del presidente dell’ANSPI mons. Antenore Vezzosi, don Mirko Perletti, assistente spirituale per Roma e la regione laziale. Egli ha salutato e ringraziato il cardinale Salvatore De Giorgi che ha presieduto una solenne celebrazione eucaristica e che, memore del suo primo rapporto, da parroco, con l’ANSPI, nell’omelia ha rivolto ai giovani preziose raccomandazioni per vivere e testimoniare le virtù cristiane indicate da San Paolo. E i giovani, invocando l’Apostolo loro patrono, hanno pregato “perché ogni oratorio diventi ponte tra la strada e la Chiesa e ogni ragazzo o giovane possa fare coraggiosa e fruttuosa esperienza di Gesù Signore” . Hanno quindi offerto alla Basilica due ampolle, per l’acqua e il vino per le celebrazioni eucaristiche, in segno di comunione spirituale. Alla celebrazione ha collaborato la Corale ANSPI Santa Maria delle Grazie di Sarno, diretta da Angela Pappacena, e due giovani artisti, la violinista Giusy Adiletta e l’organista Giovanni Lucibello. L’ANSPI ha prodotto per l’Anno Paolino lo spettacolo “Sulla via di Damasco” il musical di Michele Paulicelli “per educare, riflettere e divertire” che interpretato da giovani sta riscuotendo un grande successo in tutte le regioni italiane.  (A cura di Graziano Motta)

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    Hong Kong: primo incontro di preghiera per l’Anno Paolino organizzato dalle suore di S. Paolo di Chartres

    ◊   Promuovere e incoraggiare il pellegrinaggio dei fedeli è il motivo dell’iniziativa promossa nella parrocchia di Cristo Re per l’Anno Paolino dalle suore di S. Paolo de Chartres a Hong Kong. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese), la parrocchia è stata scelta dalla diocesi di Hong Kong come una delle mete di pellegrinaggio dell’Anno Paolino. Per rispondere a questa esigenza pastorale, le suore hanno promosso e organizzato un incontro mensile di preghiera che si svolgerà ogni terzo venerdì del mese, fino al giugno 2009, per celebrare insieme ai fedeli di Hong Kong i 2000 anni della nascita dell’Apostolo delle Genti ed approfondire il suo messaggio. Oltre alla preghiera, alla celebrazione eucaristica e alla possibilità di confessarsi, le suore hanno preparato anche un incontro di condivisione su temi precisi legati alla vita di San Paolo, un per ogni mese. Il tema del primo incontro del ciclo, rende noto l’agenzia Fides, è stato “La svolta della vita”, ed ha preso spunto dall’incontro di Saulo con Cristo Risorto sulla via di Damasco. (V.V.)

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    Lanciata a Piura, in Perù, la Grande Missione “Resta con noi Signore”

    ◊   Alla presenza di migliaia di persone, con una solenne Santa Messa concelebrata in onore di Nostra Signora della Mercede, mercoledì scorso a Piura si è dato inizio alla Grande Missione arcidiocesana che ha per tema “Resta con noi, Signore”. La celebrazione è stata presieduta da mons. José Antonio Eguren Anselmi, arcivescovo metropolita di Piura, e concelebrata da un gran numero di sacerdoti dell’arcidiocesi. Secondo quanto riportato dall’agenzia Fides mons. Eguren Anselmi ha dichiarato che questa Missione “vuole portare il nome e la persona viva del Signore Gesù nei cuori e nelle vite di tutti i piurani, senza eccezione, facendo in modo che tutti confessino Cristo come la via, la verità e la vita”. Sebbene siano molte le sfide poste dalla società ai settori familiare, educativo, lavorativo, religioso, nel documento di studio della Missione l’arcivescovo afferma che “siamo anche coscienti della grande ricchezza da sempre costituita dalla fede e dal fervore religioso del nostro popolo cattolico, nonostante i problemi e le difficoltà”. E si dice convinto che lo Spirito Santo, come nei tempi passati, “mostrerà ai missionari di oggi la strada da seguire, il cosa dire ed il come dirlo”. Per l’arcivescovo si tratta precisamente del “lascito dello zelo apostolico delle grandi figure” della storia dell’evangelizzazione nel Paese, quelle che hanno portato ad “assumere con rinnovato ardore l’opera della nuova evangelizzazione”. “San Paolo, nel cui Anno Giubilare inauguriamo questa Grande Missione, ci aiuti ad essere testimoni convincenti dell’amore di Dio, disposti a vivere, lavorare, soffrire e morire per Cristo e la Sua Chiesa”, conclude mons. Eguren nella presentazione della Missione. Secondo quanto previsto nel programma, a novembre si darà inizio alle scuole vicariali dei missionari che dureranno 6 settimane. A gennaio 2009 cominceranno le scuole parrocchiali, mentre il 12 aprile 2009, Domenica di Pasqua, si darà inizio alla tappa di realizzazione vera e propria della Grande Missione. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Autobomba a Damasco: 17 le vittime, tutte civili

    ◊   Un grave attentato ha scosso stamani Damasco. Una potente autobomba è esplosa sulla strada che porta all'aeroporto della capitale siriana. Il bilancio parla di 17 morti e decine di feriti, tutti civili. Secondo rappresentanti del governo siriano, si tratta di un grave attacco allo Stato, di cui, per ora, non è possibile attribuire la responsabilità. “Solidarietà al popolo siriano e determinazione nel rafforzare l'impegno comune nella lotta contro ogni forma di terrorismo" sono state espresse dal ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. Sul clima in cui è avvenuto quest’episodio, Giancarlo La Vella ha sentito Eric Salerno, corrispondente in Medio Oriente per Il Messaggero:

    R. - E’ difficile fare grandi ipotesi; possiamo descrivere una situazione che è in evoluzione, negli ultimi mesi e anni. Intanto bisognerebbe capire chi sono questi civili che sono morti, perché l’attentato è avvenuto vicino all’aeroporto - che è vicino anche a una postazione militare strategica -, però è avvenuto anche vicino a una moschea sciita, un mausoleo molto importante, luogo di pellegrinaggio, e bisogna capire se, in qualche modo, possa rientrare, quest’attentato, in un conflitto strisciante tra sunniti e sciiti.

     
    D. – Il recente avvio di negoziati con Israele può aver destabilizzato il clima politico, in Siria?

     
    R. – Certamente il negoziato non piace a qualcuno; questo vale per ambienti più radicali. Al momento non sappiamo se l’Iran, che critica questi negoziati, ma che è considerato uno dei maggiori alleati della Siria, in questo momento, ha voglia e può avere una mano in una cosa del genere, oppure se questo è un segnale mandato da Hezbollah o dall’Iran. L’Iran sicuramente non vuole restare isolato, nemmeno Hezbollah, e teme che un accordo tra Israele e Siria possa, in qualche modo, isolare ancora di più Ahmadinejad e la sua politica molto radicale.

    Medio Oriente
    Un pressante appello per la pace in Medio Oriente è giunto ieri dal Quartetto – composto da Usa, Ue, Russia e Onu -, riunitosi ai margini dell'Assemblea Generale dell'Onu. L’obiettivo è quello di indurre israeliani e palestinesi a fare ''tutti gli sforzi necessari'' per tentare di raggiungere un accordo entro l'anno. Il servizio di Graziano Motta:

    I rappresentanti del quartetto per il Medio Oriente si sono pronunciati a favore della conferenza , proposta dal Cremlino e da tenersi a Mosca, per discutere dei progressi compiuti nei recenti negoziati israelo-palestinesi, e per stimolare un accordo, sollecitando le parti a fare tutto il possibile per conseguirlo entro la fine dell’anno. In un comunicato, hanno espresso inquietudine per il proseguimento delle costruzioni degli insediamenti ebraici di Cisgiordania e invitato sia gli israeliani che i palestinesi a non compiere azioni che possano compromettere le trattative. Hanno quindi condannato ogni atto terroristico contro Israele e chiesto l’impegno dell’autorità palestinese a lottare contro il terrorismo. Il quartetto viene così a confermare l’interesse della comunità internazionale per un avvenire d’ intese e di pace, che però è minacciato dai fondamentalisti: infatti, il leader dell’Hezbollah libanese, sceicco Hassan Nasrallah, ha ribadito che la lotta armata è il solo mezzo per recuperare le terre arabe di Palestina e i luoghi santi islamici.

    Risoluzione ONU su Iran
    Il Consiglio di sicurezza dell'Onu è pronto ad approvare una nuova risoluzione sull'Iran che, senza imporre ulteriori sanzioni, conferma quelle già in vigore e ribadisce la volontà della comunità internazionale di risolvere la questione del programma nucleare di Teheran attraverso la diplomazia. La svolta è arrivata dai ministri degli Esteri del gruppo '5+1', che comprende USA, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia, più la Germania, riunitisi a sorpresa a New York. Ce ne parla Elena Molinari:

    Un incontro inatteso questo sul nucleare di Teheran, soprattutto dopo che nei giorni scorsi un primo consulto a sei sull’Iran era stato annullato per la decisione russa di non prendere parte. Le tensioni fra Washington e Mosca sull’invasione della Georgia sembrano ora dunque rendere impossibile un’intesa sull’Iran, ma ieri è stato proprio il ministro degli Esteri russo Lavrov il primo ad annunciare il progetto di risoluzione. Il testo è un esercizio di equilibrismo diplomatico, da un lato conferma le attuali incertezze all’interno dei membri permanenti del consiglio dopo la crisi georgiana, dall’altro indica la volontà di Mosca di continuare a collaborare con la comunità internazionale. Per il ministro degli Esteri italiano Frattini la risoluzione deve essere asciutta ma completa e deve confermare la volontà di sanzioni effettive e credibili.

     
    Pakistan
    Ancora violenze nelle turbolenti regioni occidentali del Pakistan, dove imperversa l’attività dei miliziani talebani. Ventotto persone - tre militari e 25 ribelli - sarebbero morte negli scontri avvenuti in una zona al confine con l'Afghanistan. In questi giorni l’esercito di Islamabad e i capi tribù locali hanno rilanciato un’alleanza in chiave anti talebana per fronteggiare la recente impennata di attacchi degli integralisti islamici.

    Crisi finanza USA
    Proseguono i negoziati tra il congresso e l’amministrazione statunitense sul piano di salvataggio del sistema finanziario USA. Nonostante un accordo di massima, ieri i repubblicani hanno respinto il piano da 700 miliardi, con cui il segretario al Tesoro Paulson intende salvare le banche in crisi di Wall Street, giudicandolo troppo costoso per i contribuenti. Dal canto suo il presidente Bush ha di nuovo esortato il Congresso ad approvare quanto prima l’accordo, ma, secondo la tv americana ABC, un voto del Senato è improbabile prima di mercoledì prossimo.

    Dibattito Obama – McCain
    Economia, guerra in Iraq e politica estera: sono state queste le tematiche al centro del primo faccia a faccia televisivo tra i due candidati alla Casa Bianca, il democratico Barack Obama e il repubblicano John McCain, svoltosi ieri sera a Oxford, in Mississippi. Il tema centrale doveva essere la politica estera e di sicurezza, ma inevitabilmente la crisi dei mercati finanziari ha fatto irruzione nel dibattito. Nell’acceso scambio di battute non è emerso un 'vincente' e secondo diversi analisti il primo dei tre dibattiti in programma si è chiuso con un sostanziale pareggio.

    Cina: latte contaminato
    Continua a dilagare lo scandalo del latte contaminato proveniente dalla Cina, dove i bambini intossicati sarebbero 10 mila in più rispetto alle stime fornite dalle autorità di Pechino, che parlano di oltre 50 mila casi. Dopo l’Europa, intanto, anche il Giappone è pronto ad imporre lo stop ai prodotti cinesi. Ad Hong Kong invece rinvenute tracce di melamina anche in confezioni di cereali per bimbi.

    Turisti rapiti
    Si fa sempre più complessa la vicenda degli 11 turisti europei rapiti il 19 settembre nel sud dell’Egitto, a seguito del rincorrersi di notizie contraddittorie sulla reale località della loro detenzione. Secondo un gruppo di osservatori sudanesi, al momento il gruppo potrebbe essere in Ciad. Nella notte il governo della Libia aveva smentito che il gruppo si fosse spostato dal Sudan in territorio libico, come invece affermato precedentemente dalle autorità di Kartoun.

    Somalia
    I pirati somali hanno chiesto un riscatto di 35 milioni di dollari per il rilascio della nave ucraina sequestrata giovedì con a bordo 33 carri armati ed altre forniture militari per il Kenya. Pirati somali che intanto continuano a colpire nel golfo di Aden: l'Ufficio marittimo internazionale oggi ha registrato il sequestro di un’imbarcazione greca. Per fronteggiare la piaga della pirateria, la nave guardacoste 'Intrepido' della flotta russa del mar Baltico si sta dirigendo verso le coste somale per partecipare alle operazioni di controllo delle acque.

    Austria
    È una vigilia nel segno dell’incertezza quella che vive oggi l’Austria chiamata al voto domani per il rinnovo del parlamento. Le elezioni anticipate sono state indette dopo il crollo della grande coalizione di maggioranza sostenuta da socialdemocratici e popolari, durata meno di due anni. I sondaggi prevedono un testa a testa tra queste due formazioni e una netta avanzata dei due partiti di estrema destra. Alle urne sono chiamati 6,3 milioni di cittadini, tra i quali per la prima volta anche coloro che hanno compiuto 16 anni.

    Russia-Venezuela
    Il presidente russo Dmitri Medvedev mostra i muscoli in occasione della visita al Cremlino del presidente venezuelano Hugo Chavez. Medvedev ha infatti annunciato una radicale ristrutturazione dell’arsenale militare russo, con una particolare attenzione alla questione della deterrenza nucleare. Dichiarazioni che non sembrano impressionare la Casa Bianca secondo la quale i rapporti di forza tra i due Paesi non muteranno. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

    L’ennesima visita in Russia in tre anni: Ugo Chavez cerca di saldare il fronte anti-statunitense, dopo aver firmato ieri accordi per migliorare la cooperazione energetica con la Cina, il presidente venezuelano ha ottenuto da Mosca un credito di un miliardo di dollari Usa per comprare altre armi di fabbricazione russa, forse dei sottomarini. Finora, il valore degli acquisti si aggira sui 4, 4 miliardi: carri armati, caccia, kalashnikov, equipaggiamento militare sofisticato. La settimana scorsa, un paio di bombardieri strategici russi sono atterrati in Venezuela, e prossimamente le marine dei due Paesi terranno esercitazioni navali in comune nel Mar dei Caraibi. Dai tempi della fine della guerra fredda, unità militari russe non si spingevano così lontano, Chavez - che ha appoggiato l’intervento del Cremlino in Georgia e il riconoscimento di Alsazia ed Ossezia del sud – ha visto a Mosca, in serata, il premier Putin, ed oggi incontrerà sugli Urali il presidente Medvedev.

     
    Italia
    Piano di salvataggio Alitalia sempre più vicino alla quadratura del cerchio. Dopo 14 ore di serrata trattativa a Palazzo Chigi, nella notte, anche i piloti hanno firmato l’accordo con la CAI, la Compagnia Aerea Italiana. Via libera anche dai sindacati confederali ed UGL. Lunedì si chiuderà sugli assistenti di volo, mentre resta aperto il nodo sulla partnership internazionale. Il punto della situazione nel servizio di Giampiero Guadagni:

    Si stanno dunque diradando le nubi sul futuro di Alitalia. Dopo il sì della CGIL arriva anche il via libera dei piloti: per loro, una decurtazione di stipendio al massimo del 6-7%, che potrà essere recuperata con incrementi di produttività. Confermato il contratto unico, all’interno del quale però i comandanti saranno inquadrati come dirigenti. Passi avanti anche per gli assistenti di volo: una sigla, l’ANPAV, ha già firmato, le altre scioglieranno la riserva lunedì. Il piano della CAI prevede 12.500 dipendenti, con 3250 esuberi che avranno forti ammortizzatori sociali; la CAI, inoltre, potrà inserire nel prossimo triennio mille precari, attingendo tra il personale che negli ultimi 35 mesi ha lavorato nei gruppi Alitalia ed Air One con un contratto a tempo determinato. Altra importante novità sarà l’ingresso di un vettore straniero con una quota minoritaria; nei giorni scorsi Air France ha formalizzato il proprio interesse, ma nelle ultime ore prende piede l’ipotesi della tedesca Lufthansa. (Panoramica internazionale a cura Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 271

     
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