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Sommario del 24/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'udienza generale: la fede non nasce da un mito né da un'idea ma dall'incontro con il Risorto, nella vita della Chiesa. L'auspicio per la pace nel Caucaso
  • Nomine
  • Di fronte alle violenze di questi giorni è urgente promuovere la tolleranza religiosa: l'appello di mons. Tomasi al Consiglio per i Diritti Umani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Aperta l'Assemblea generale ONU. Il cardinale Maradiaga: necessarie più risorse contro la povertà
  • Il cattolico Taro Aso nominato nuovo premier del Giappone
  • Dibattito sul testamento biologico dopo le dichiarazioni del cardinale Bagnasco: intervista con mons. Sgreccia
  • Incontro ecumenico in Libano dei vescovi amici dei Focolari. Il cardinale Vlk: un'esperienza di unità nonostante le differenze
  • La guerra dimenticata in Congo. Pangea: è genocidio
  • Riparte a Roma la missione dei giovani nel centro storico
  • Chiesa e Società

  • Emergenza alluvioni in India: 200 vittime, migliaia di sfollati
  • Il tifone Hagupit travolge il sud est asiatico
  • Violenze anticristiane in India: il cardinale Gracias chiede il rispetto della libertà religiosa
  • Parlamento europeo: votata una risoluzione contro le violenze in Orissa. Il saluto di Barlomeo I
  • Sri Lanka: appello dei vescovi per le vittime della guerra civile
  • Filippine: le sofferenze dei cristiani nelle isole del sud
  • Medici Senza Frontiere soccorre le popolazioni stremate dagli scontri armati in Somalia e Congo
  • Kenya: preoccupazione per il rispetto dei diritti umani
  • Sudafrica: i vescovi chiedono ai politici più attenzione al bene comune
  • Senegal: l'arcivescovo di Dakar chiede ai leader religiosi maggiore impegno per la pace
  • Cile: militari sotto accusa per il sequestro di un sacerdote scomparso negli anni ‘90
  • Amnesty International esprime soddisfazione per il rilascio di sette prigionieri in Myanmar
  • Iraq: incontro tra il cardinale Delly e il leader del partito sciita
  • Mosca: venerdì la presentazione del nuovo libro del cardinale Bertone
  • Il Primate anglicano Williams a Lourdes: "Maria è la prima missionaria"
  • Al via la Campagna per la vita negli USA
  • Cina: sono 158 su 200 i non cristiani presenti al corso di catechismo della cattedrale di Xi Kai
  • Spagna. Intervento del cardinale Rouco Varela su vita, famiglia, lavoro e povertà
  • Nel segno dell'ecumenismo il 24.mo Colloquio internazionale di Mariologia
  • A Bucarest l’annuale incontro europeo dei delegati per la pastorale universitaria
  • Paraguay: organizzato il primo Congresso nazionale di pastorale sociale
  • Isole Salomone: il ringraziamento dei giovani dopo la GMG di Sydney
  • Diffusa la classifica sull’indice di percezione della corruzione nel mondo
  • La tratta delle donne nigeriane al centro di una conferenza del PIME a Milano
  • Ad ottobre il corso per operatori della carità promosso da Caritas romana e Lateranense
  • 24 Ore nel Mondo

  • Al via domani a Venezia la Conferenza Europea degli Enti locali per la pace in Medio Oriente
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'udienza generale: la fede non nasce da un mito né da un'idea ma dall'incontro con il Risorto, nella vita della Chiesa. L'auspicio per la pace nel Caucaso

    ◊   La nostra fede non nasce da un’idea ma dal personale incontro con Gesù risorto: è quanto ha detto stamani Benedetto XVI nel corso dell’udienza generale in Piazza San Pietro. Il Papa ha continuato la sua catechesi sulla vita di San Paolo. Ai saluti un auspicio per la pacificazione nel Caucaso. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Benedetto XVI ha parlato nella sua catechesi dei rapporti tra Paolo e gli Apostoli, segnati sempre da profondo rispetto e nello stesso tempo da “quella franchezza” che all’Apostolo delle Genti “derivava dalla difesa della verità del Vangelo”. Particolarmente significativo il suo incontro con Pietro, “la roccia su cui si stava edificando la Chiesa”. E dagli Apostoli riceve la conferma della sua missione evangelizzatrice presso i pagani. San Paolo – afferma il Papa – riporta con fedeltà tutte le informazioni ricevute dagli Apostoli e nelle sue Lettere sono importanti soprattutto i passi relativi all’Ultima Cena e alla Risurrezione:

     
    “Le parole di Gesù nell’Ultima Cena (cfr 1 Cor 11,23-25) … hanno avuto un notevole impatto sulla relazione personale di Paolo con Gesù. Da una parte attestano che l'Eucaristia illumina la maledizione della croce, rendendola benedizione (Gal 3,13-14), e dall'altra spiegano la portata della stessa morte e risurrezione di Gesù”.

     
    San Paolo sottolinea con forza che “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio”: Qui il Papa fa una citazione:

     
    “Vale la pena ricordare il commento col quale l’allora monaco agostiniano, Martin Lutero, accompagnava queste espressioni paradossali di Paolo: ‘Questo è il grandioso mistero della grazia divina verso i peccatori: che con un mirabile scambio i nostri peccati non sono più nostri, ma di Cristo, e la giustizia di Cristo non è più di Cristo, ma nostra’ (Commento ai Salmi del 1513-1515). E così siamo salvati”.

     
    Il Papa ricorda quindi che nell’originale kerygma, la morte e sepoltura del Cristo sono segnalate da un verbo al passato: “morì e fu sepolto”, mentre per la risurrezione si dice al presente: “è risuscitato”:

     
    “La forma verbale «è risuscitato» è scelta per sottolineare che la risurrezione di Cristo incide sino al presente dell'esistenza dei credenti: possiamo tradurlo con ‘è risuscitato e continua a vivere’ nell’Eucaristia e nella Chiesa”.

     
    San Paolo ricorda come Cristo risorto sia apparso a Pietro, ai dodici, a più di 500 fratelli e infine anche a lui come a un aborto. Predichiamo lo stesso Vangelo, afferma San Paolo, che opera sempre in stretta comunione con gli altri Apostoli:

     
    “L'importanza che egli conferisce alla Tradizione viva della Chiesa, che trasmette alle sue comunità, dimostra quanto sia errata la visione di chi attribuisce a Paolo l’invenzione del cristianesimo: prima di evangelizzare Gesù Cristo, il suo Signore, egli l’ha incontrato sulla strada di Damasco e lo ha frequentato nella Chiesa, osservandone la vita nei Dodici e in coloro che lo hanno seguito per le strade della Galilea”.

     
    Paolo da persecutore dei cristiani era diventato dunque un ardente evangelizzatore di quella fede nel Messia crocifisso che gli aveva sconvolto l’esistenza sulla via di Damasco. Dunque nessuna invenzione, ma al contrario l’annuncio di un fatto:

     
    “La nostra fede non nasce da un mito, né da un’idea, bensì dall’incontro con il Risorto, nella vita della Chiesa”.

     
    Al termine della catechesi, rivolgendosi ai fedeli della Repubblica Ceca ha ricordato che domenica prossima la Chiesa festeggerà in questo Paese la solennità di San Venceslao, Patrono principale della Nazione ceca. Benedetto XVI ha invitato i cattolici cechi a custodire la loro eredità spirituale, tramandandola intatta alle nuove generazioni. Salutando invece i fedeli portoghesi ha esortato i cristiani a mostrare a tutti che la felicità su questa terra è amare Gesù Cristo.

     
    Infine, ha rivolto il suo saluto a un gruppo di giovani dell’Associazione Rondine-Cittadella della pace di Arezzo, tra cui - ha ricordato – “alcuni provenienti dal Caucaso'': si tratta infatti di uno Studentato internazionale che quest’anno vede riuniti ragazzi russi, georgiani, abkhazi e osseti. E l’Associazione ha presentato al Pontefice un progetto di incontro per tutti i giovani della regione caucasica:

     
    ''Cari amici, auspico che questo vostro incontro contribuisca ad affermare una giusta cultura di convivenza tra i popoli e a promuovere l'intesa e la riconciliazione".

     
    (applausi)

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato prelato segretario della Pontificia Accademia di Teologia padre François-Marie-Léthel, dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi.

    Il Papa ha nominato capo ufficio nella Congregazione per i Vescovi mons. Rafael Biernaski, finora aiutante di studio dello stesso dicastero.

    Il Santo Padre ha nominato consultori dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice i reverendi: mons. Nicola Bux, docente presso la Facoltà Teologica Pugliese; don Mauro Gagliardi, docente presso il Pontificio Ateneo "Regina Apostolorum"; don Juan José Silvestre Valor, docente presso la Pontificia Università della Santa Croce; il padre carmelitano Uwe Michael Lang, officiale della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; il padre benedettino Paul C.F. Gunter, docente presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo.

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    Di fronte alle violenze di questi giorni è urgente promuovere la tolleranza religiosa: l'appello di mons. Tomasi al Consiglio per i Diritti Umani

    ◊   E' urgente promuovere la tolleranza religiosa nel mondo: è l'appello lanciato davanti al Consiglio per i Diritti Umani a Ginevra dall'arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all'Ufficio ONU della città elvetica. Sempre in questi giorni, mons. Tomasi è intervenuto anche all’Assemblea dei membri dell’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale, sempre a Ginevra. Il servizio di Fausta Speranza:

    L’intensificarsi di manifestazioni violente di intolleranza religiosa in diverse regioni geografiche è sotto gli occhi della comunità internazionale, ha ricordato mons. Tomasi sottolineando che si tratta di palesi violazioni dei più elementari diritti della persona di qualunque fede sia. E mons. Tomasi ha messo in guardia sul fatto che “l’impunità di questi crimini, che spesso si verifica, fa passare il messaggio che le aggressioni violente o addirittura l’eliminazione fisica di persone di un’altra religione siano accettabili”. Sessant’anni fa la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo voleva sostenere l’opposto, difendendo “il diritto di ognuno alla libertà di pensiero, coscienza e religione”. La Santa Sede ha espresso preoccupazione per la discriminazione ai danni delle minoranze religiose, che siano maltrattamenti sociali, pregiudizi politici o violenze. Mons. Tomasi ha usato parole a favore di qualunque pronunciamento in materia raccomandando però che non ci si fermi a “discorsi retorici” ma che piuttosto ogni Stato assicuri “un’azione concreta a tutti i livelli: legislazione nazionale, sistema giudiziario, governo, sistema educativo, media, persino a livello delle stesse comunità di fede”. Mons. Tomasi, inoltre, ha sottolineato che “leggi sulla blasfemia possono essere armi da usare contro nemici personali o come scusa per provocare violenza”.

     
    Ci sono poi le parole che l'osservatore permanente ha pronunciato, sempre a Ginevra ma in un’altra Assemblea. Si tratta dell’Assemblea dei membri dell’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale. Su questo tema, mons. Tomasi ha ribadito che la Santa Sede è particolarmente attenta alle dimensioni etiche e sociali che coinvolgono e segnano la persona e le sue azioni. Si riconosce certamente nel concetto di proprietà intellettuale il caratteristico valore di innovazione e creatività, di intelligenza in tutti i suoi aspetti, così come si riconosce il dovere di tutelare tutto ciò. Mons. Tomasi, però, ha aggiunto parole a favore di “un equilibrio nelle normative che tenga conto dei Paesi più poveri e che possa valorizzare le loro specificità e identità”. Accennando alle problematiche ancora aperte in materia di proprietà intellettuale, mons. Tomasi ha voluto sottolineare la responsabilità anche di chi opera in questo campo di “contribuire per una sempre più pacifica e equa comunità internazionale”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In rilievo, in prima pagina, l'apertura della 63.ma assemblea generale delle Nazioni Unite: Ban Ki-moon chiede un rafforzamento dell'ONU per affrontare le sfide mondiali, mentre Sarkozy propone un summit sulla crisi finanziaria.

    Nell'informazione internazionale, un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo "Stati Uniti e Pakistan, la questione della sovranità".

    La globalizzazione senza giustizia è una tragedia per l'umanità: in anteprima, nella pagina culturale, la prefazione del Metropolita di Smolensk e Kaliningrad, Kirill Gundaev, al libro del cardinale Tarcisio Bertone "L'etica del bene comune nel pensiero sociale della Chiesa", che verrà presentato venerdì a Mosca, e ampi stralci del testo del segretario di Stato.

    Nell'informazione religiosa, un articolo sul pellegrinaggio comune, anglicano e cattolico, a Lourdes, e il testo della conferenza del cardinale Walter Kasper sul ruolo di Maria per l'unità della Chiesa.

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    Oggi in Primo Piano



    Aperta l'Assemblea generale ONU. Il cardinale Maradiaga: necessarie più risorse contro la povertà

    ◊   Si è aperta ieri, al Palazzo di Vetro di New York, la 63.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite. L’evento avrebbe dovuto mettere al centro la lotta alla povertà in Africa: ma non è stato così. Ce ne parla da New York Elena Molinari:

     
    La crisi finanziaria americana e le sue ripercussioni mondiali hanno rubato, all’Africa, la scena dell’ONU. La povertà nel continente africano era infatti uno dei temi forti nell’agenda della 63.ma Assemblea generale, ma George Bush, Nicolas Sarkozy e gli altri capi di Stato che si sono alternati ieri al Palazzo di Vetro, hanno dedicato i loro interventi ai mercati. Il presidente americano, ha garantito alla comunità internazionale il proprio impegno per stabilizzare al più presto la situazione, e solo allora ha citato la lotta al terrorismo, chiedendo nuove sanzioni contro Corea del Nord e Iran; quindi ha criticato la Russia, per non voler rispettare l’ordine mondiale. Il presidente francese ha invece chiesto alla comunità internazionale di costruire un capitalismo più regolato, e ha auspicato la convocazione di un vertice mondiale sulla crisi entro fine anno. Molto critico sulla eccessiva libertà dei mercati, è stato anche il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, mentre il presidente brasiliano Lula da Silva ha puntato il dito contro i pochi responsabili - a suo avviso gli americani – che fanno ora sentire il peso delle loro azioni su tutto il resto del mondo. La preoccupazione per la salute di Wall Street ha fatto passare in secondo piano anche il presidente iraniano Ahmadinejad, che ha però promesso di resistere a ogni pressione perché l’Iran rinunci al nucleare.

     
    Durante i lavori di questa Assemblea generale dell’ONU si dovrebbe dunque fare il punto sui cosiddetti Obiettivi di Sviluppo del Millennio, lanciati nel 2000 per ridurre entro il 2015 povertà e pandemie nel mondo. Gli ultimi dati parlano invece di un aumento dei poveri nei cinque continenti: in particolare le persone senza cibo stanno raggiungendo il miliardo. Ma cosa dovrebbe fare di più la comunità internazionale per rispettare gli impegni presi? Charles Collins lo ha chiesto al presidente della Caritas Internationalis, il cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo della capitale dell’Honduras,Tegucigalpa:

     
    R. – E’ soprattutto necessario che le Nazioni Unite considerino che senza sviluppo non è facile poter arrivare a questi Obiettivi del Millennio. E’ necessario destinare maggiori risorse allo sviluppo, mentre, allo stesso tempo, le Nazioni in via di sviluppo devono impegnarsi fortemente nella lotta alla corruzione. Il ruolo della Chiesa è certamente quello di continuare, attraverso la sua dottrina sociale, a far prendere coscienza ai popoli – così come diceva Paolo VI nell’Enciclica “Populorum Progressio”, più di quaranta anni fa – che lo sviluppo è il nuovo nome della pace e che senza sviluppo non sarà possibile arrivare alla pace nel mondo. Io mi auguro che si riescano a compiere passi concreti per ridurre la povertà entro l’anno 2015.

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    Il cattolico Taro Aso nominato nuovo premier del Giappone

    ◊   E’ il cattolico Taro Aso il nuovo primo ministro giapponese. Il Parlamento lo ha votato oggi a larga maggioranza su Ichiro Ozawa, leader dell'opposizione. La nomina di un cattolico alla guida del governo rappresenta una grande novità in un Paese scintoista e buddista, dove la comunità cattolica conta solo un milione di fedeli su un totale di 128 milioni di abitanti. Nel 1979 fu Masayoshi Ohira il primo cattolico a capo dell’esecutivo di Tokyo. Sono molti i politici nipponici che hanno studiato in scuole cattoliche, e tra questi Taro Aso. Giancarlo La Vella ne ha parlato con mons. Giuseppe Pittau, gesuita, da anni in missione in Giappone:

    R. – Il primo ministro Aso, da buon politico giapponese, rispetta la Costituzione e quindi rispetta anche la religione come libertà dovuta a tutti.

     
    D. – Qual è l’influsso della Chiesa cattolica nella società giapponese?

     
    R. – L’influsso della Chiesa cattolica è dovuto soprattutto alle scuole, non perché il numero degli studenti cattolici sia elevato, ma perché è considerata un’educazione seria, che non solo educa sul fronte intellettuale e scientifico, ma soprattutto alla vita sociale, alla vita morale, alla vita nel rispetto delle tradizioni del Giappone.

     
    D. – Mons. Pittau, come è stata accolta in Giappone la nomina a premier di Taro Aso?

     
    R. – La stampa giapponese non ha quasi menzionato il fatto che Aso sia cattolico. Alcuni hanno menzionato che è cristiano. Quindi, una posizione che rispetta i principi cristiani, ma non parla di una denominazione. Un uomo serio, che ha tanta esperienza, e cui auguriamo che possa veramente risolvere i problemi che ancora dividono la Cina e il Giappone o la Corea e il Giappone. Si sono fatti dei passi molto grandi, ma c’è ancora da fare.

     
    D. – Qual è il rapporto della società giapponese con l’impegno religioso, con la spiritualità?

     
    R. – Il Giappone è una nazione libera, pacifica, quindi la parte politica ha mantenuto il principio di distinzione tra religione e politica. La gente ha tempi fissi per una pratica profonda religiosa, come per esempio a Capodanno, nel momento della morte, della nascita dei bambini e soprattutto nel matrimonio. Quindi, ciò che rappresenta la parte vitale.

     
    D. – Come si esprime in Giappone la piccola comunità cattolica?

     
    R. – Nella partecipazione alla vita nazionale. E’ una Chiesa piccola, ma generosa, con tanti martiri che, con la loro vita, hanno mostrato che più che più che la vita stessa, la fede ha un valore assoluto.

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    Dibattito sul testamento biologico dopo le dichiarazioni del cardinale Bagnasco: intervista con mons. Sgreccia

    ◊   La Chiesa accetta una legge sul “fine vita” a protezione del paziente ma che non consacri alcuna forma di eutanasia mascherata o di abbandono terapeutico. Mons. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, torna sulle parole pronunciate lunedì scorso a Roma dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, in apertura del Consiglio permanente: il teologo risponde a quanti, soprattutto della stampa, possono averci letto una apertura della Chiesa nei confronti del cosiddetto testamento biologico, inteso come volontà del paziente di decidere anticipatamente di interrompere la propria alimentazione e idratazione in caso di malattia grave. Ascoltiamo mons. Sgreccia in questa intervista di Francesca Sabatinelli:

    R. – Non si è accolta l’idea del cosiddetto “testamento di vita”, perché questa parola non figura nelle dichiarazioni del cardinale Bagnasco. Il concetto di “testamento di vita” comprende il diritto di rifiutare il sostegno vitale finale e, quindi, anche l’alimentazione e l’idratazione. Il cardinale Bagnasco ha detto, invece, che l’alimentazione e l’idratazione non devono essere sottratti mai al paziente. Ciò che si deve offrire al malato in fase finale rimane quello che è stato insegnato finora: ha diritto ad avere l’alimentazione e l’idratazione e ad avere le terapie necessarie; può rifiutare le terapie proporzionate e gli accanimenti terapeutici. Queste dichiarazioni non equivalgono al “testamento di vita”.

     
    D. – Mons. Sgreccia, si ritiene che sia arrivato comunque il momento di pensare ad una legge che possa evitare di scivolare poi in derive di vario genere?

     
    R. – Sì, ma non perché questo fosse necessario. Si accetta un discorso di una legge, perché si impone a causa non di una scelta della Chiesa, ma di sentenze di tribunali che impongono di fare delle chiarificazioni.

     
    D. – Una spinta forte è stata data dal caso Englaro…

     
    R. – Sì. Per evitare queste fughe verso l’eutanasia compare la necessità di una legge, ma si tratta di una legge di difesa del paziente dall’eutanasia e non di una legge di accoglienza del “testamento di vita”.

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    Incontro ecumenico in Libano dei vescovi amici dei Focolari. Il cardinale Vlk: un'esperienza di unità nonostante le differenze

    ◊   Si è concluso ieri l’incontro ecumenico internazionale dei Vescovi amici del Movimento dei Focolari che quest’anno si è tenuto in Libano. Vi hanno partecipato presuli da 16 Paesi di 4 continenti, appartenenti a 16 diverse Chiese cristiane. Si è trattato del 27.esimo incontro di questo tipo: quest'anno il tema era: “E la Parola si fece carne”. In concomitanza con l’Anno Paolino i vescovi si sono recati anche in Siria dove hanno visitato i maggiori luoghi legati all’Apostolo delle Genti. A Damasco hanno fatto visita alla Moschea degli Ommayadi. Già scelta la località del prossimo incontro: sarà Wittemberg, in Germania, in occasione dei 500 anni dalla pubblicazione delle tesi di Martin Lutero. Ma per un bilancio dei lavori appena terminati sentiamo, al microfono di Adriana Masotti, il cardinale Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga e coordinatore dell’incontro:

    R. – Il tema era “E la Parola si fece carne”. E dato che non siamo un gruppo che fa teologia, ma siamo un gruppo che vive, che incarna e, quindi, con la nostra vita vogliamo che si realizzi la parola più importante di Gesù: “Amatevi, come io vi ho amato”, è proprio questo che ci siamo sforzati di realizzare fra di noi. Abbiamo vissuto così una profonda unità, nonostante le diversità, nonostante ci siano delle differenze teologiche tra le confessioni, ma noi vogliamo vivere, vogliamo realizzare, vogliamo “fare carne” – potremmo dire – ciò che abbiamo in comune.

     
    D. – In attesa, quindi, di una unità più piena, anche attraverso la condivisione dell’Eucaristia, la Parola può rappresentare questo punto di incontro tra tutte le Chiese cristiane?

     
    R. –Proprio in questo viene sempre fuori il dolore che non possiamo essere "uno" attraverso l’altare. E visto che stiamo vivendo veramente in una profonda unità fraterna, si sente di più il dolore di non poter ancora celebrare l’Eucaristia insieme. Gesù ha fatto questa unità tra terra e cielo sulla Croce e noi allora dobbiamo accettare questa croce dell’unità ancora non piena, ma vogliamo, così facendo, cercare di aiutare la realizzazione dell’unità piena.

     
    D. – In questo ambito di dialogo di vita verso l’unità fra cristiani, che cosa c’entrano la visita alla Moschea,che avete voluto fare, e l’incontro con le autorità musulmane?

     
    R. – Gesù ha pregato affinché tutti "siano uno" e non soltanto i credenti che credono in Lui. E dato che in questo luogo sono presenti fedeli musulmani e che anche loro credono in un Dio, in spirito di unità siamo andati da loro per mostrare loro che siamo "uno", siamo andati con amore cercando di vedere ciò che di positivo loro hanno: una fede in Dio. E’ uno sforzo enorme per realizzare ciò che siamo convinti sia la volontà di Dio, che tutti siano "uno".

     
    D. – C’è stata una bella risposta a questo gesto?

     
    R. – Siamo rimasti sorpresi di quanto siano stati aperti. Ci hanno accolto con molto rispetto e con amore. Certamente non possiamo e non vogliamo analizzare il contesto politico, perché noi siamo andati per mostrare loro la fratellanza.

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    La guerra dimenticata in Congo. Pangea: è genocidio

    ◊   Violenza in aumento e migliaia di sfollati in Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. A denunciare l’allarmante situazione umanitaria è Medici Senza Frontiere, che nella città di Masisi sta ancora curando i feriti degli ultimi scontri. Ma nel Paese africano si fanno i conti anche con altre emergenze: nel Congo ex Zaire, infatti, nel solo 2007 sono stati oltre 30.000 gli stupri perpetrati. A denunciarlo è la Fondazione Pangea Onlus, attiva nella zona dal 2005, attraverso il sostegno a donne indigenti, ragazze madri, malate di HIV. Ascoltiamo Luca Lo Presti, presidente di Pangea Onlus, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – E’ veramente drammatico, perché la guerra nella Repubblica Democratica del Congo, specie nella parte orientale, è veramente una guerra dimenticata. Si parla di genocidio, si parla di stupro di massa, si parla di una guerra di interessi, di profitti per speculatori, ricercatori di diamanti e di coltan. Ricordiamo che in quella zona del Congo proprio lo stupro è un’arma di guerra, è una situazione ormai abituale. Un ricercatore delle Nazioni Unite mi diceva addirittura, esterrefatto, che diventa una situazione quasi di carattere culturale, di annientamento della personalità e delle etnie, per cui queste truppe non governative che combattono questa guerriglia perpetrano stupri di massa in villaggi proprio per annientare la psicologia e la personalità delle persone. E’ veramente una situazione drammatica che la comunità internazionale dovrebbe affrontare e sulla quale bisognerebbe intervenire, perchè si parla di milioni di persone costrette alla fuga dopo questi quattro anni, nei quali è stato sottoscritto un accordo di pace. Noi, come Fondazione Pangea, ci adoperiamo perché la situazione migliori. Lavoriamo proprio con le donne vittime di questa guerra, vittime di questa violenza, perché la vita possa ripartire anche in queste condizioni dove sembra improbabile, per non dire impossibile.

     
    D. – Come avviene il vostro lavoro?

     
    R. – Abbiamo aperto proprio dei centri donna, all’interno dei quali cerchiamo di ridare tutte quelle cose che ad una persona servono perché la sua vita possa ripartire e si possa ristrutturare e abbiamo anche aperto proprio un ambulatorio per le visite ginecologiche e per l’assistenza a queste donne, che subiscono violenza e che scappano dalla guerra.

     
    D. – Danni fisici, psicologici, ma anche sociali, ma come si può ripartire?

     
    R. – Assistendo queste donne, ridando loro la fiducia. Il lavoro che si fa non è solo sul soggetto donna, ma è sul soggetto mamma. Quindi, vuol dire generatrici di speranza, di reddito per le nuove generazioni che sono i bambini.

     
    D. – Purtroppo per il Congo, in particolare per il Kivu, si parla ancora di violenze e di sfollati. Qual è l’appello di Pangea alla comunità internazionale?

     
    R. – La comunità internazionale questa situazione la conosce molto bene. Le Nazioni Unite e gli osservatori internazionali sono in quelle zone di guerra. Occorre che tutti noi non ci si dimentichi che il mondo è grande e non è fatto solo di casa nostra e che queste situazioni si ripercuotono poi come un’onda d’urto su tutta la popolazione mondiale.

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    Riparte a Roma la missione dei giovani nel centro storico

    ◊   Si è svolta oggi a Roma, presso la chiesa di Santa Agnese in Agone, la conferenza stampa di presentazione della Missione dei giovani di Roma ai loro coetanei, intitolata "Gesù al centro". L’iniziativa, giunta alla sua quinta edizione, si terrà dal 26 settembre al 5 ottobre ed è promossa dal Servizio diocesano per la pastorale giovanile, insieme al Pontificio Seminario Romano Maggiore e alla Consulta diocesana delle Aggregazioni Laicali. Al microfono di Antonella Palermo, don Maurizio Mirilli, del Servizio di pastorale giovanile, ci spiega i motivi di soddisfazione degli organizzatori:

    R. – Perché è andata bene negli anni passati e soprattutto perché si è creata una grande solidarietà, una grande comunione, un grande affetto e una grande stima reciproca tra associazioni, movimenti, parrocchie che negli anni passati hanno collaborato per questa missione e perché continuiamo a creare una mentalità e a spingere sul discorso missionario - sul quale anche Papa Benedetto XVI insiste tanto, così come prima anche Giovanni Paolo II – invitando i giovani ad uscire fuori dalle loro realtà per incontrare altri giovani e per testimoniare la loro fede.

     
    D. – Quale è stata finora la partecipazione e cosa vi aspettate da questa nuova edizione?

     
    R. – I numeri ci dicono sostanzialmente questo: anzitutto circa 400 giovani, insieme ad una ventina di seminaristi, saranno in giro nelle scuole e nelle piazze del centro storico di Roma. Ci aspettiamo che i giovani che saranno contattati si rendano conto che la Chiesa ha un volto giovane, che la Chiesa si preoccupa di loro, che la Chiesa scende in piazza per andargli incontro, perché gli vuole bene. Questo è il primo grande obiettivo.

     
    D. – Come sarà articolata questa missione?

     
    R. – Ci saranno varie attività: sostanzialmente, durante la mattina, si andrà nelle scuole e ci saranno poi, nel pomeriggio, momenti di animazione e questo principalmente in Piazza del Popolo e in Piazza Navona. Il cuore sarà, infatti, proprio Piazza Navona, dove allestiremo un “Villaggio dell’Incontro”. Abbiamo deciso di chiamarlo così perché, oltre al palco dove soprattutto la sera ci saranno incontri e degli spettacoli, ci saranno anche cinque stand che saranno utilizzati proprio per incontrare i giovani. Ci saranno, dunque, varie realtà che permetteranno di incontrare questi giovani. La sera, poi, ci saranno gli spettacoli e l’invito anche a pregare, con una preghiera che sarà sempre attiva dalla mattina alla sera.

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    Chiesa e Società



    Emergenza alluvioni in India: 200 vittime, migliaia di sfollati

    ◊   Continua l’emergenza alluvioni in India, dove negli ultimi tre giorni hanno perso la vita circa 200 persone a causa delle forti piogge e dello straripamento di numerosi fiumi. Nello Uttar Pradesh, popoloso stato del nord del Paese, domenica sono morte 103 persone e 200 mila sono state costrette a fuggire dalle loro case per trovare rifugio nei 2000 centri di accoglienza temporanei allestiti in tutto lo Stato. Nelle zone montuose del nordest, in Himachal Pradesh, sono 50 le vittime causate dal crollo di numerose abitazioni a causa delle frane. Mentre in Orissa, stato sulla costa orientale, lo straripamento del fiume Mahanadi, il più grande dell’India orientale, ha ucciso 29 persone e sfollato quasi 300 mila abitanti. La situazione ricorda quella in corso in Bihar per lo straripamento ad agosto del fiume Kosi, conseguenza del cedimento di sbarramenti in territorio nepalese e indiano, che ha provocato la deviazione di molti corsi d’acqua e l’allagamento di vasti territori del nord, con mezzo milione di sfollati e oltre 100 vittime. Secondo stime ufficiali, riportate dall’agenzia Misna, da giugno sarebbero in tutto il paese 1088 le vittime delle alluvioni. (D.B.)

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    Il tifone Hagupit travolge il sud est asiatico

    ◊   Centinaia di migliaia di persone evacuate; migliaia di navi messe al riparo; otto morti nelle Filippine; decine di feriti ad Hong Kong: è il primo provvisorio bilancio del passaggio del tifone Hagupit nel sud-est asiatico e sulle coste del Guangdong. Dopo l'India le intense precipitazioni mettono in ginocchi altri Paesi asiatici. Il tifone – con venti fino a 200 km orari – ha colpito ieri le Filippine, stanotte il territorio di Hong Kong, stamane le coste del Guangdong, in Cina. Più di 100 mila persone sono state evacuate dalla regione meridionale della Cina, si legge in un comunicato dell’agenzia AsiaNews, e più di 50 mila navi sono state richiamate nei rifugi dei porti. Intanto piogge torrenziali sono previste per tutta la giornata colpendo Guangdong, Guangxi e l’isola di Hainan. A Hong Kong durante la notte il vento e le piogge hanno sradicato alberi, causato allagamenti e fatto decine di feriti. All’aeroporto sull’isola di Lantau molti voli sono stati cancellati. Stamane l’Osservatorio di Hong Kong ha diminuito il segnale di pericolo, permettendo la riapertura della borsa e di molte attività di commercio. Nelle Filippine, almeno 14 minatori sono rimasti intrappolati in una miniera per l’estrazione dell’oro, per l’allagamento di una galleria causato dalle piogge. Il dipartimento per i disastri nazionali ha annunciato che 4 persone sono annegate; 3 sono state seppellite da uno smottamento e una è morta colpita da un fulmine nel nord del Paese. A causa di frane e allagamenti, alcune aree sono isolate, senza elettricità e linee telefoniche. In Vietnam le autorità prevedono che Hagupit colpisca le coste del nord nella serata di oggi. (V.V.)

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    Violenze anticristiane in India: il cardinale Gracias chiede il rispetto della libertà religiosa

    ◊   “La preghiera e il dialogo sono le armi per vincere l'ondata di anticristianesimo che sta attraversando l'India” ha affermato il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza Episcopale Indiana. “Non riesco a spiegare questa campagna di odio contro i cristiani”, ha confessato in un’intervista a L’Osservatore Romano. “In India tutti si dicono scossi per gli avvenimenti in Orissa. Ma solo dopo che la Corte suprema ha emanato direttive e svolto alcune indagini il governo locale è parso svegliarsi”. “La preghiera, anche per coloro che ci odiano, resta la nostra principale arma”, ha rivelato il cardinale. Accanto alla preghiera, “è vitale, fondamentale” il dialogo, e “solo un vero dialogo interreligioso permetterà di eliminare ogni possibile causa di tensione e di disaccordo tra gruppi religiosi ed etnici in India”. “Abbiamo un obiettivo chiaro – ha dichiarato il cardinale Gracias –: nessuno vada a letto affamato; nessuna dignità sia offesa; nessun diritto delle minoranze, compresa la libertà religiosa, sia negato; nessun povero sia abbandonato”. Ritenendo “parola di Dio e speranza” “le grandi prospettive per l'India”, il porporato ha quindi alluso al tema del prossimo Sinodo dei Vescovi, che inizierà il 5 ottobre in Vaticano, definendolo un argomento “provvidenziale”. “Spero che dopo il Sinodo tutti comprenderemo meglio che la parola di Dio è un messaggio di amore diretto a ciascuno di noi”, ha spiegato, osservando che l'incontro potrà donare all'India “una più profonda comprensione della Scrittura” in grado di rimuovere “equivoci e pregiudizi”. E si manifestano preoccupazioni per la sorte dei cristiani in India anche negli Stati Uniti: la commissione sulla libertà religiosa internazionale, organo di controllo sulle politiche adottate dal governo USA, ha inviato una lettera al presidente americano George W. Bush chiedendogli di intervenire per fermare la violenza in India. “La risposta del governo indiano rimane inadeguata”, si legge nell’appello che chiede a Bush di utilizzare il suo incontro di domani con il premier indiano Manmohan Singh per premere per un intervento immediato. Intanto la situazione nel Paese è ancora critica: una persona è stata uccisa oggi e una dozzina sono state ferite durante uno scontro a fuoco tra la polizia e una folla di indù che chiedevano la liberazione dei loro leader arrestati per gli attacchi contro i cristiani. (V.V.)

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    Parlamento europeo: votata una risoluzione contro le violenze in Orissa. Il saluto di Barlomeo I

    ◊   Oggi, in seduta plenaria, il Parlamento europeo ha varato un’ampia risoluzione in vista del summit UE – India, che si terrà a Marsiglia il 29 settembre prossimo. La risoluzione tratta il prolungamento del rapporto strategico fra Europa e India (“le due democrazie più grandi del mondo”) dando particolare attenzione all’economia, la politica internazionale, i problemi sociali dell’India. Un paragrafo della risoluzione è dedicato alle violenze subite dai cristiani in Orissa. Il testo esprime “profonda preoccupazione” per gli attacchi, chiede assistenza e sostegno per le vittime, domanda compensazioni per le Chiese e i privati colpiti dalle distruzioni. La risoluzione sottolinea pure la necessità che tutti i colpevoli delle violenze siano portati davanti alla giustizia e domanda al governo centrale e alle autorità nazionali di “proteggere pienamente” la minoranza cristiana. Sempre oggi il Parlamento di Bruxelles ha anche ricevuto la visita di Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, che ha rivolto un indirizzo di saluto all’assemblea. Nel suo discorso - riferisce l'agenzia Asianews - il patriarca ha parlato del valore della religione per l’Europa e la Turchia, della capacità di costruire ponti culturali grazie alle fedi religiose, nell’anno che il Parlamento europeo dedica al dialogo interculturale. (R.P.)

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    Sri Lanka: appello dei vescovi per le vittime della guerra civile

    ◊   Non si placa la guerra civile in atto nello Sri Lanka e la Conferenza episcopale del Paese lancia un appello ai contendenti affinché venga “rispettata la vita dei civili” e garantiti i corridoi umanitari per “i profughi”. In un comunicato diffuso al termine di una riunione tenuta lo scorso 22 settembre, i vescovi hanno denunciato le continue sofferenze di migliaia di sfollati a causa del decennale conflitto tra l’esercito governativo e i ribelli delle Tigri Tamil. Nel documento - sottoscritto da mons. Joseph Vianney Fernando, vescovo di Kandy e presidente della Conferenza episcopale del Paese - vengono apprezzati gli sforzi compiuti dal governo per assicurare “cibo e beni di prima necessità ai rifugiati”, ma si ricorda anche la condizione di “migliaia di persone costrette a vivere sotto gli alberi”. “I problemi nei trasporti - affermano i vescovi - causano enormi difficoltà nella consegna delle merci fra cui cibo, medicine e carburante. Molti bambini non possono andare a scuola e numerosi innocenti sono morti a causa dei bombardamenti”. La Conferenza episcopale dello Sri Lanka invita per questo le parti in lotta a rispettare “le leggi sui diritti umani e luoghi pubblici come ospedali, scuole e chiese”. “Una pace duratura – conclude il documento dei vescovi, riportato dall’agenzia AsiaNews – potrà essere raggiunta solo attraverso un accordo politico che riconosca dignità umana e piena uguaglianza fra i cittadini”. (D.B.)

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    Filippine: le sofferenze dei cristiani nelle isole del sud

    ◊   Emarginati, impoveriti, sfollati, a volte rapiti da gruppi estremisti come Abu Sayyaf. E’ la situazione dei cristiani dell’isola di Basilan (una esigua minoranza) e nell’arcipelago delle Sulu, corona di isole nell’estremo Sud delle Filippine. Lo riferisce all’Agenzia Fides il missionario Pime padre Sebastiano D’ambra, da decenni impegnato per il dialogo islamo-cristiano nelle Filippine meridionali, iniziatore dell’Movimento per il dialogo “Silsilah”, con sede a Zamboanga city, sull’isola di Mindanao. In un recente viaggio nell’Isola di Basilan, padre D’ambra ha raccolto e ascoltato le sofferenze, le povertà, i traumi delle famiglie cristiane che vivono nella zona. Racconta di averle incoraggiate a “perdonare e ad amare i nemici”, secondo lo spirito del Vangelo, cercando di costruire relazioni amichevoli con i vicini. “Cristiani e musulmani delle Filippine Sud dovrebbero alzare insieme la voce per chiedere la pace, lavorare insieme e avere il coraggio di condannare ogni forma di violenza fisica e psicologica”, afferma il missionario, in quanto essi condividono la stessa terra e una sorte comune: tutta la popolazione dell’area all’estremo Sud di Mindanao e nell’arcipelago delle Sulu è infatti oggi sottoposta a una forte pressione dato l’innalzarsi del livello di scontro fra le forze dell’esercito filippino e i movimenti ribelli di matrice islamica. “Si tratta del peggior conflitto nell’area dal 2003 ad oggi”, afferma la Croce Rossa Internazionale, sottolineando il numero crescente di vittime civili e l’aumento degli sfollati, che hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni a causa della guerra. Secondo le organizzazioni umanitarie, sono 500mila gli sfollati interni che soffrono carenza dei beni di prima necessità a causa dell’escalation della violenza. L’allarme è stato lanciato da alcune settimane ma non ha avuto risposte concrete: secondo le organizzazioni, la crisi umanitaria è imminente. (R.P.)

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    Medici Senza Frontiere soccorre le popolazioni stremate dagli scontri armati in Somalia e Congo

    ◊   Medici Senza Frontiere (MSF) conferma ancora una volta la sua attiva presenza nelle zone dell’Africa teatro di combattimenti. Nella Repubblica Democratica del Congo, per sfuggire agli scontri tra diversi gruppi armati nel nord della provincia del Kivu, circa 12 mila residenti della città di Masisi sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni per trovare rifugio nei boschi. Nonostante la situazione caotica, MSF è riuscita a portare avanti le attività dell'ospedale presente in città, tra cui quelle del centro nutrizionale che ospita 54 bambini malnutriti. L’organizzazione umanitaria sta inoltre valutando la situazione e la richiesta di assistenza in seguito a segnalazioni di stupri perpetrati da uomini armati. “Questa situazione è l’ennesimo esempio della violenza e della insicurezza cui è sottoposta la popolazione del Kivu settentrionale - ha spiegato Anna Halford, coordinatore di Masisi -. Nonostante l’accordo di pace raggiunto a gennaio, la lotta è aumentata in termini di intensità e di violenza. I civili coinvolti negli scontri sono di nuovo costretti ad abbandonare le loro case in gran numero”. Mentre in Somalia, da venerdì scorso, a causa degli scontri sempre più intensi a Mogadiscio, si è verificato un drammatico aumento nel numero dei feriti ricoverati all’ospedale di MSF a Daynile, appena fuori dalla città. Dei 65 pazienti giunti al pronto soccorso da venerdì, 53 erano vittime di gravi ferite causate dai combattimenti e provocate da colpi di mortaio e colpi di arma da fuoco. Molti pazienti necessitavano di un intervento chirurgico immediato. Tra i feriti c’erano 13 donne e 12 bambini sotto i 16 anni. Dopo una relativa diminuzione nel numero dei ricoveri all’ospedale di Daynile in luglio e agosto, l’attuale aumento fa seguito all’intensificarsi dei combattimenti nelle zone residenziali densamente popolate di Mogadiscio. (D.B.)

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    Kenya: preoccupazione per il rispetto dei diritti umani

    ◊   Circa 500 persone sarebbero state uccise in Kenya da veri e propri “squadroni della morte”, legati ai servizi segreti locali. Lo afferma un rapporto della Commissione nazionale per i diritti umani in Kenya. Le vittime - riporta l'agenzia Fides - sarebbero in gran parte appartenenti alla setta dei “Mungiki”, che è a sua volta responsabile di gravi crimini in diverse aree del Paese ed in particolare negli slum di Nairobi. Il rapporto afferma che alcune delle vittime prima di venire uccise sono state torturate e mutilate. Le “squadre della morte” avrebbero avuto la copertura di alcuni alti esponenti politici, ma su questa parte il rapporto non offre prove certe, perché i testimoni chiave non sono stati ancora inseriti in un apposito programma di protezione. Per il resto il documento appare circostanziato: vi sono i nomi delle vittime, le circostanze del loro rapimento, le targhe dei veicoli della polizia utilizzati nel sequestro, la data dell'esecuzione e il luogo dove sono sono stati gettati i loro corpi. Vi sono anche le testimonianze delle famiglie che hanno pagato un forte riscatto per liberare un loro figlio arrestato. La polizia ha smentito di essere implicata in attività illecite di alcun genere. La questione del rispetto dei diritti umani da parte delle forze militari e di polizia era stata sollevata anche nel corso delle attività di repressione del Sabaot Land Defence Force (SLDF), un gruppo di guerriglia attivo nell'area del Mount Elgon. Alcune organizzazioni umanitarie internazionali avevano affermato che vi erano stati casi di tortura e di uccisioni extragiudiziarie di prigionieri. Anche il SLDF si era reso responsabile di gravi crimini: dal 2006 ad oggi circa 600 persone sono state uccise dalle guerriglia e diverse altre rapite e torturate. La Chiesa cattolica ha da tempo chiesto un'indagine indipendente sui fatti del Mount Elgon e di cercare la via del dialogo per mettere fine alle violenze dei Mungiki. (R.P.)

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    Sudafrica: i vescovi chiedono ai politici più attenzione al bene comune

    ◊   Maggiore attenzione al bene comune del Sudafrica: è quanto chiede ai politici la Conferenza episcopale del paese (SACBC), in una nota a firma del presidente, l’arcivescovo Buti Tlhagale OMI. L’appello dei vescovi arriva a pochi giorni dalle dimissioni del capo di Stato, Thabo Mbeki, sfiduciato dall’ANC, African national congress, il partito di maggioranza attualmente al governo. “È giunto il momento per i nuovi leader – scrivono i presuli – di concentrarsi sulle necessità ed i bisogni più urgenti della popolazione, specialmente dei poveri”. I vescovi sudafricani auspicano quindi che, quando sarà il momento, la nuova leadership dell’ANC sappia agire “con la stessa umiltà e la stessa responsabilità” mostrata dal presidente Mbeki, del quale – assicurano i presuli – “non verranno dimenticati i successi raggiunti, specialmente nello scrivere con fermezza, nell’agenda internazionale, gli interessi e le speranze del Sudafrica”. Quindi, la SACBC invita a mantenere un clima politico calmo, poiché “le minacce, gli insulti e gli attacchi personali, l’uso di un linguaggio violento non possono essere utili all’interesse nazionale”. “Allo stesso modo – sottolineano i vescovi – gli esponenti politici che vengono visti attaccare la magistratura, la Costituzione, ed altri organi indipendenti dello Stato, per tentare di manipolarli o minacciarli, devono comprendere che stanno attaccando le vere fondamenta della nostra giovane democrazia”. La SACBC chiede poi alla classe politica di “lavorare per la ricostruzione della fiducia nella leadership del Paese, superando le divisioni divenute evidenti negli ultimi mesi. Bisogna stabilire una nuova unità, e ciò deve essere ottenuto senza un clima da ‘caccia alle streghe’’. Di qui, il richiamo dei vescovi sudafricani contro “la corruzione, il nepotismo e i vantaggi personali che non hanno posto in una democrazia. Speriamo e crediamo che il governo dimostrerà un nuovo impegno nello sradicare questi mali, che divergono decisamente dall’impegno nazionale di costruire una vita migliore per tutta la popolazione”. Per questo, la SACBC “unisce la propria voce alla richiesta di una commissione giudiziaria che porti avanti un’inchiesta sull’accordo per le armi, che è stato giustamente descritto come ‘un cancro’ che divora la società”. Infine, in vista delle elezioni generali in programma per il prossimo anno, i presuli ricordano che “è dovere di ogni cittadino fare attenzione alla situazione politica e votare in modo da promuovere il bene comune di tutti”. (I.P.)

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    Senegal: l'arcivescovo di Dakar chiede ai leader religiosi maggiore impegno per la pace

    ◊   I leader religiosi devono lavorare insieme nell’Africa occidentale per contribuire di più alla ricerca della pace nei loro territori: lo ha detto l’arcivescovo di Dakar, il cardinale Théodore Adrien Sarr, intervistato dalla Panapress. “E’ un cantiere che mi sforzerò di promuovere personalmente” ha aggiunto il porporato auspicando che cristianesimo, islam e religioni tradizionali avviino dei comitati di sensibilizzazione per promuovere la pace. “Se siamo ben organizzati – ha affermato l’arcivescovo di Dakar – contribuiremo alla pace più di quanto non abbiamo fatto fino ad ora”. Per il porporato è necessario proseguire il dialogo interreligioso e lavorare per arricchire le relazioni fra le due religioni. Il cardinale Sarr ha inoltre sottolineato che cristianesimo, islam e religione tradizionale hanno dei valori in comune, minacciati tuttavia dalla globalizzazione. Solidarietà, rispetto dell’altro, amore per la vita, senso dell’uomo: sono questi i valori che legano cristianesimo, islam e religione tradizionale, “e che – ha spiegato il porporato – possono aiutarci a prendere coscienza dei valori tradizionali”. Per il cardinale Sarr il coinvolgimento delle religioni nel consolidamento della pace deve completare il lavoro che incombe sui dirigenti politici. “Insieme – ha aggiunto il porporato – le nostre religioni possono volgersi verso gli uomini politici per interpellarli su alcuni valori e dire loro che lo sviluppo deve essere basato sulla cultura”. “Ridestando le coscienze – ha concluso l’arcivescovo di Dakar – dobbiamo poter contribuire ad una vera prevenzione dei conflitti ed a porre fine alle violenze quando situazioni di crisi ne abbiano fatto esplodere”. (T.C.)

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    Cile: militari sotto accusa per il sequestro di un sacerdote scomparso negli anni ‘90

    ◊   Rinviati a giudizio tredici ufficiali dell’esercito e della marina cileni con l’accusa di aver sequestrato e fatto sparire il sacerdote anglo-cileno Miguel Woodward durante la dittatura del generale Augusto Pinochet (1973-1990). Su ordinanza del giudice Maria Elena Quezada della Corte di appello di Valparaiso sono stati anche eseguiti i primi sei arresti, mentre si aspetta di provvedere alla reclusione degli altri sette imputati perché al momento sono imbarcati. Il provvedimento è il seguito di un processo avviato lo scorso aprile contro tre vice-ammiragli, due capitani di marina e un tenente dell’esercito anche loro accusati di aver preso parte all’omicidio del sacerdote. All’uscita dalla Corte d’appello di Valparaiso la sorella del sacerdote, Patricia Woodward, ha ricordato all'agenzia Misna che il fratello “fu sequestrato, torturato, umiliato nell’università tecnica Santa Maria occupata dall’esercito, poi presso l’Accademia di guerra e infine portato a bordo della nave scuola Esmeralda”. La vittima morì a causa delle torture: padre Miguel Woodward, legato al movimento Unidad popular del presidente Salvador Allende (morto nel "golpe" del settembre 1973) era stato arrestato a Valparaiso il 21 settembre 1973, dieci giorni dopo il colpo di stato dei militari. (V.V.)

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    Amnesty International esprime soddisfazione per il rilascio di sette prigionieri in Myanmar

    ◊   Amnesty International saluta con grande soddisfazione il rilascio, avvenuto in Myanmar, di sette prigionieri di coscienza. Tra le persone tornate in libertà c’è anche il giornalista U Win Tin, noto dissidente e figura di primo piano del principale partito di opposizione, la Lega nazionale per la democrazia (LND) di Aung San Suu Kyi, che era in prigione dal 1989 e versava in cattive condizioni di salute. Nonostante la soddisfazione per queste scarcerazioni, l’organizzazione per i diritti umani resta preoccupata per la sorte di circa 2100 prigionieri politici che si trovano tuttora dietro le sbarre. (D.B.)

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    Iraq: incontro tra il cardinale Delly e il leader del partito sciita

    ◊   Un plauso agli sforzi che il governo iracheno sta compiendo per promuovere sicurezza e stabilità nell’intero Paese. È questo il messaggio che il patriarca caldeo, cardinal Emmanuel III Delly, ha rivolto martedì ad Abdul Aziz al-Hakim e Ammar al-Hakim, presidente e vice presidente del Supreme Islamic Iraqi Council (SIIC), il partito sciita che ha il più alto numero di seggi nel parlamento iracheno. Come spiega l’agenzia Sir, durante l’incontro, avvenuto in un momento in cui si denunciano sempre maggiori intimidazioni ad opera delle milizie islamiche nei confronti dei cristiani, sono stati ricordati i legami storici che il Paese ha con la comunità cristiana. (D.B.)

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    Mosca: venerdì la presentazione del nuovo libro del cardinale Bertone

    ◊   "L'etica del bene comune nel pensiero sociale della Chiesa". È questo il titolo del libro del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone che verrà presentato venerdì a Mosca, all'interno dell'Università di Stato delle Relazione Internazionali del ministero degli esteri russo (MGIMO). Il volume, con prefazione del Metropolita Kirill Gundaev del Patriarcato di Mosca, è pubblicato in russo e in italiano dalla Libreria Editrice Vaticana e realizzato in collaborazione con la Associazione Internazionale "Sofia Idea Russa Idea d'Europa" e l'Università MGIMO. "Questo libro è un evento storico – ha spiegato il curatore Pierluca Azzaro al Sir – perché è il primo caso di una pubblicazione ufficiale "a quattro mani". È un manifesto per una concreta azione comune, che si basa su questo assunto di principio: benessere spirituale e benessere materiale stanno in piedi insieme o cadono insieme". All’incontro saranno presenti esponenti della Chiesa cattolica, di quella russo-ortodossa e rappresentanti del mondo politico, diplomatico ed economico della Federazione russa e della Repubblica italiana. (D.B.)

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    Il Primate anglicano Williams a Lourdes: "Maria è la prima missionaria"

    ◊   “Maria ci appare qui come la prima missionaria” e “ci ricorda che la missione non inizia con la trasmissione di un messaggio fatto di parole, ma con un viaggio verso un’altra persona con Gesù nel nostro cuore”. Lo ha detto questa mattina l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, commentando la visita di Maria a Elisabetta nel sermone pronunciato a Lourdes in occasione della Messa internazionale. Per l’arcivescovo - riferisce l'agenzia Sir - “il nostro primo e principale compito è portare Gesù con noi, con gratitudine e fede, in ogni nostra azione”. Due gli esempi citati, tratti dal mondo cattolico e da quello ortodosso: come Santa Teresa d’Avila – ha suggerito Williams – “potremmo piuttosto semplicemente tenere sempre con coi un’immaginetta o una croce in tasca, così da rimanere costantemente ‘in contatto’ con il Signore”, oppure potremmo seguire “la guida della tradizione spirituale ortodossa ripetendo silenziosamente: ‘Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore’”. Per l’arcivescovo di Canterbury, “è molto attraente pensare alla missione come a qualcosa da compiere allo stesso modo con cui facciamo altre cose, dove tutto dipende dalla programmazione e dalla valutazione di come stiamo procedendo” e può sorgere la tentazione di “pensare tutta la vita della Chiesa in questi termini”. Di fronte a questo rischio, ammonisce l’arcivescovo Williams, “la missione di Maria ci dice che esiste sempre una dimensione più profonda, radicata in Cristo che è all’opera sconosciuto e silenzioso, andando oltre nel profondo del cuore di ognuno”; “vivendo con fede nel cuore della Chiesa, in mezzo ai suoi disastri, tradimenti e confusioni, continuando a dare se stesso senza riserve”. “Tutto ciò che chiamiamo missione – ha ammonito il primate – dipende da questo”. “La vera missione – ha aggiunto – è pronta a lasciarsi sorprendere da Dio” come Elisabetta che pur conoscendo tutta la storia di Israele “è rimasta sorpresa quando il bambino le è sussultato in grembo”. I vicini e gli insegnanti di Bernadette, e i sacerdoti della parrocchia, ha concluso l’arcivescovo, “sapevano tutto ciò che ritenevano necessario conoscere sulla Madre di Dio” eppure “sono stati sorpresi da questa adolescente che aveva difficoltà ad esprimersi, debole e marginale”. (R.P.)

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    Al via la Campagna per la vita negli USA

    ◊   L’Arcivescovo di Denver, mons. Charles J. Chaput, ha approvato l’adesione dell’arcidiocesi alla Campagna denominata “40 giorni per la Vita" (“40 Days for Life”) fatta di preghiera e digiuno, incoraggiando tutti i cattolici ad unire la loro preghiera con quella degli altri partecipanti in oltre 170 città di tutto il Paese. I 40 giorni di preghiera iniziano oggi - precisa l'agenzia Fides - e si concluderanno domenica 2 novembre. Alcune intenzioni di preghiera avranno come oggetto le prossime elezioni del Paese e l’impegno dei politici nella difesa e nella protezione della vita umana, in particolare della vita dei non nati. La Campagna di preghiera consta di tre parti: una novena, diversi momenti di digiuno durante i 40 giorni, ed una testimonianza di preghiera pacifica davanti alla clinica abortiva Planned Parenthood Clinic di Denver. Tutte le parrocchie di Denver si sono impegnate a partecipare alla Campagna, insieme a diverse associazioni cattoliche come “Fellowship of Catholic University Studente”, “Educating on the Nature and Dignity of Women”, “Catholic Homeshoolers” arcidiocesana, diverse scuole ed Università, tra cui “Regis University” e “Machebeuf High School”. (R.P.)

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    Cina: sono 158 su 200 i non cristiani presenti al corso di catechismo della cattedrale di Xi Kai

    ◊   Come avviene per ogni stagione, il corso autunnale di catechismo organizzato dalla cattedrale di Xi Kai, nella diocesi di Tian Jin, si è aperto il primo settembre con oltre 200 alunni iscritti. Ma la cosa straordinaria - riferisce l'agenzia Fides - è che ben 158 iscritti sono non cristiani, e tale percentuale segna un record senza precedenti. Secondo il parroco “è merito del Signore, perché ha ascoltato la nostra preghiera per la missione parrocchiale; ed è merito dei fedeli perché hanno seguito la raccomandazione del Signore ‘Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura’; è merito anche delle nuove tecnologie della comunicazione sociale che abbiamo utilizzato nell’evangelizzazione”. Durante i 35 incontri previsti, la parrocchia ha preparato anche una presentazione della storia della cattedrale e della comunità cattolica. Dopo due mesi di studio, i partecipanti al corso cominciano ad assistere insieme alla Messa domenicale per sensibilizzarsi sulla liturgia. All’apertura del corso il parroco ha incoraggiato tutta la comunità ad accogliere sempre a braccia aperte e ad accompagnare questi fratelli e sorelle, portando avanti così la missione dell’evangelizzazione verso gli altri che non hanno ancora potuto conoscere Cristo. (R.P.)

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    Spagna. Intervento del cardinale Rouco Varela su vita, famiglia, lavoro e povertà

    ◊   “Non c’è altra luce né altra forza per affrontare il futuro con spirito attento e sereno e con il cuore illuminato dalla speranza che rinforza e incoraggia, che quella del rinnovamento del nostro ‘sì’ alla legge dell’amore di Dio, che ci offre come novità appassionante il Vangelo di Gesù Cristo”. Così ha parlato l’arcivescovo di Madrid, cardinale Rouco Varela nella sua tradizionale riflessione domenicale dedicata all’apertura dell’annuale Corso pastorale dell’arcidiocesi. All’inizio della sua allocuzione, intitolata “La legge dell’amore è la legge delle leggi”, l’arcivescovo di Madrid, ha elencato alcuni dei principali “interrogativi e sfide che gli avvenimenti della storia quotidiana pongono a ogni persona e all’intera società. In concreto, il porporato ha citato “la crisi economica, l’educazione dei figli e i dibattiti sul diritto alla vita”. Sulla realtà economica odierna il porporato si è dichiarato preoccupato poiché “gli effetti della crisi hanno toccato le famiglie in questioni essenziali come il posto di lavoro, l’alloggio e il sostentamento dignitoso”. Rilevando la gravità di questi effetti il cardinale Rouco Varela ha ricordato che colpiscono, in particolare, le famiglie numerose o con anziani e malati, oppure gli immigranti. Le famiglie spagnole, secondo l’arcivescovo di Madrid, però hanno anche altre preoccupazioni ed inquietudini come quelle che riguardano “i contenuti” dell’educazione, “la sua qualità pedagogica nonché l’orientamento religioso e morale degli insegnamenti che ricevono i loro figli”. In riferimento alla materia obbligatoria introdotta nel curricolum scolastico conosciuta come “EpC”, educazione per la cittadinanza, il porporato ritiene che “lede uno dei diritti fondamentali, non subordinabile nella sua sostanza a nessuna istanza umana” e pone ostacoli “all’adempimento soddisfacente di un obbligo fra i più sacri (per la famiglia): l’educazione integrale dei propri figli”. Questo compito trova ulteriori ostacoli, secondo il cardinale Rouco Varela, se si tiene conto che bambini e giovani “ricevono in modo massiccio delle proposte culturali dannose per lo sviluppo della personalità e per la retta formazione della loro coscienza”; dunque, sono i genitori le prime vittime di tali ostacoli, poiché essi rendono difficile “il loro impegno di primi educatori”. Infine il porporato ha rilevato fra i motivi di preoccupazione, “l’apertura di nuovi e preoccupanti dibattiti su questioni centrali riguardo il concetto di essere umano e di società, come ad esempio il diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale, le fondamenta etiche e antropologiche del matrimonio e della famiglia”. Aumento della povertà e incertezza sul futuro, ostacoli al dovere dei genitori in quanto primi responsabili dell’educazione dei figli e relativizzazione di realtà non disponibili quale la vita, la famiglia e il matrimonio, sono tutti “dati di un quadro che viene fuori dall’esperienza quotidiana, sfidando ambiti delle nostre responsabilità familiari, sociali e pastorali”, ha aggiunto il cardinale Rouco Varela: di fronte a questa situazione “da dove ci può venire la luce e la forza per affrontarla con speranza?” La risposta, “nasce dalla fede nel Vangelo di Gesù, Figlio del dio Vivente, scritta nell’intimo del suo essere, e rivelata e potenziata con la sua Parola, Parola fatta carne. Ed è la legge di Dio che è la legge dell'amore". (A cura di Luis Badilla)

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    Nel segno dell'ecumenismo il 24.mo Colloquio internazionale di Mariologia

    ◊   Sarà mons. Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il clero, ad aprire il 24.mo Colloquio internazionale di mariologia, sul tema, “Maria segno e modello della nuova umanità riconciliata in Cristo”, che si svolgerà dal 28 al 30 settembre nell’ambito del 150° anniversario della ricostruzione del santuario diocesano di S. Maria delle Grazie, a Torre Ruggiero, a Catanzaro, e della ricomparsa della Fonte prodigiosa. Questi eventi si sono verificati in concomitanza con le apparizioni della Madonna di Lourdes nel 1858, per cui il santuario diocesano è definito anche “la piccola Lourdes della Calabria”. Il Colloquio si propone di approfondire a livello scientifico e interdisciplinare gli aspetti più attuali della figura di Maria seguendo i vari approcci delle scienze teologiche. Maria, spiegano i promotori, “è modello di una nuova umanità perché in lei si riflette il progetto iniziale di Dio sull'uomo senza le inclinazioni e le fratture del peccato; è modello di una società riconciliata perché attraverso la sua operosa mediazione si può ricucire il tessuto della nostra terra incarnando i valori del perdono, dell'accoglienza e della solidarietà”. Di tutto questo un segno sarà la celebrazione ecumenica di riconciliazione con la comunità valdese che si terrà il 30 settembre, a conclusione del Colloquio.

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    A Bucarest l’annuale incontro europeo dei delegati per la pastorale universitaria

    ◊   Sono molti i temi al centro dell’annuale incontro dei direttori nazionali della pastorale universitaria delle Conferenze episcopali europee che prenderà il via venerdì a Bucarest, in Romania. Una due giorni, per la prima volta, aperta ai rappresentati di diversi movimenti e associazioni ecclesiali legati alla pastorale universitaria e promossa dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), su invito di mons. Joan Robu, arcivescovo di Bucarest e presidente della Conferenza episcopale rumena. Ampio spazio sarà dedicato al cammino di preparazione degli universitari - illustrato da mons. Lorenzo Leuzzi, segretario della Commissione “Catechesi, scuola, università” del CCEE - verso la prossima Giornata mondiale della Gioventù che si terrà a Madrid, in Spagna, nel 2011. Inoltre si discuterà dell’andamento del processo di Bologna, al centro del quale c’è la riforma dell'istituzione universitaria a livello europeo e, infine, su alcune iniziative dell'Ufficio di pastorale universitaria del vicariato di Roma per l'anno pastorale 2008-2009. Parte dell'incontro sarà anche dedicato ai lavori di preparazione della VII Giornata Europea degli Universitari, in programma a marzo 2009, e l'Incontro europeo degli studenti universitari a Roma dal 27 luglio al 2 agosto del prossimo anno, eventi patrocinati dal CCEE. (B.C.)

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    Paraguay: organizzato il primo Congresso nazionale di pastorale sociale

    ◊   Presso la casa di ritiri Emmaus ad Asuncion, è in corso il primo Congresso nazionale degli operatori di Pastorale Sociale a motivo della commemorazione dei cinquanta anni della creazione della Pastorale Sociale in Paraguay. Il tema centrale dell’incontro è: “Le sfide dell’impegno sociale della Chiesa in Paraguay”. Il Congresso - riporta l'agenzia Fides - conta sulla presenza del presidente della Caritas dell’America Latina e dei Caraibi, Mons. Fernando Bargalló, che parlerà dell’impegno sociale della Chiesa in America Latina. Il tema permetterà di aprire un ampio spazio di dibattito con diversi membri della Pastorale Sociale. Partecipano all’avvenimento circa 120 delegati di diverse diocesi, che oltre ad assistere ai dibattiti, cureranno uno stand espositivo sulla storia della pastorale sociale nelle rispettive diocesi. Durante il Congresso si cercherà di dare risposta alla domanda sul ruolo che la comunità ecclesiale deve sviluppare in questa congiuntura speciale che attraversa il Paese. La Chiesa vuole inoltre approfittare di questo anniversario per celebrare con tutti, la gioia per il lavoro realizzato, durante questi 50 anni, al servizio dei poveri e degli esclusi della società paraguaiana. Era l’anno 1958 quando nacque questa istituzione, quasi contemporaneamente alla nascita della Conferenza dei vescovi (1956), come prima grande iniziativa sociale della Chiesa a livello nazionale. Attualmente, la Pastorale Sociale conta su 13 Coordinamenti diocesani, con operatori pastorali volontari, in maggioranza donne e giovani, presenti in tutte le località, che rispondono alle necessità primarie e sviluppano azioni di promozione su iniziativa propria o in collaborazione con altre organizzazioni. (R.P.)

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    Isole Salomone: il ringraziamento dei giovani dopo la GMG di Sydney

    ◊   I giovani delle Isole Salomone, che in 400 hanno partecipato, per la prima volta nella storia, alla GMG di Sydney, hanno “un cuore grato, colmo di lode verso Dio e di grazie verso il Santo Padre”: è quanto hanno affermato nel corso di una solenne Eucarestia di ringraziamento celebrata nei giorni scorsi presso la parrocchia del Sacro Cuore, nella capitale Honiara. Per la celebrazione - riferisce l'agenzia Fides - sono convenuti i giovani di tutte le parrocchie, molti di quelli che hanno partecipato alla GMG e molti altri che hanno condiviso spiritualmente la loro esperienza. I giovani hanno trascorso tre giorni di ritiro insieme, meditando i messaggi lanciati da Papa Benedetto XVI nel corso della GMG, ricordando le giornate vissute, raccontando le proprie esperienze. L’arcivescovo di Honiara, mons. Adrian Smith, ha detto ai presenti: “Sono stato molto orgoglioso di vedere i nostri giovani pellegrini delle Salomone vivere con autentico spirito cristiano l’evento della GMG, anche di fronte alle difficoltà che hanno incontrato. Non posso dimenticare i giovani invitati dal vescovo di Lismore a guidare la liturgia, che hanno cantato e danzato armoniosamente in chiesa”. L’arcivescovo ha ringraziato quanti hanno reso possibile, con il loro contributo logistico, economico e organizzativo, il pellegrinaggio dei giovani delle Salomone a Sydney, per un’esperienza che resterà scolpita per sempre nei loro cuori e costituisce un punto fermo per rilanciare la Pastorale giovanile nell’arcipelago. (R.P.)

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    Diffusa la classifica sull’indice di percezione della corruzione nel mondo

    ◊   Cile e Uruguay per l’America latina e Botswana per l’Africa sono i Paesi meno corrotti dei rispettivi continenti: lo sostiene una classifica sull’indice di percezione della corruzione (Corruption perception index, CPI) diffusa, come ogni anno, da Trasparency international, organizzazione non governativa (ONG) che ha sede a Berlino ed è presieduta dalla canadese Huguette Labelle, "chancellor" dell’Università di Ottawa ed ex-responsabile della Canadian International Development Agency (Cida) dal 1993 al 1999. In questa speciale graduatoria, riportata dall’agenzia Misna, e compilata dall’Università tedesca di Passau su commissione di "Trasparency international", Cile e Uruguay sono appaiate al 23.mo posto insieme alla Francia mentre il Botswana si trova al 36mo. All’ultimo posto la Somalia, divisa in varie entità da anni di guerra e violenze, preceduta di poco da Myanmar, Iraq, Haiti e Afghanistan. In buona posizione si trovano anche le Isole Mauritius (41), Costa Rica e Capo Verde (47), Sudafrica (54) che precedono l’Italia al 55.mo posto. Nelle prime tre posizioni Danimarca, Svezia e Nuova Zelanda, diciottesimi gli Stati Uniti. (V.V.)

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    La tratta delle donne nigeriane al centro di una conferenza del PIME a Milano

    ◊   “Mai più schiave - Stop alla tratta di ragazze nigeriane per lo sfruttamento sessuale” è la conferenza che si apre domani a Milano presso la sede del PIME, Pontificio Istituto Missioni Estere. “L’obiettivo - spiegano gli organizzatori all’agenzia Sir - è di dire con forza che qualcosa si può e si deve fare per prevenire e contrastare il fenomeno”. La conferenza rientra nell’ambito della manifestazione “Carovana missionaria della pace” organizzata dalla rivista Mondo e Missione. Momento importante della conferenza sarà la partecipazione di suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, responsabile dell’ufficio “Tratta donne e minori” dell’Unione delle superiore maggiori d’Italia (USMI), impegnata dal 1993 nella lotta contro il traffico di esseri umani. La religiosa è una delle massime esperte mondiali del fenomeno e coordina il servizio di oltre 250 sorelle. Un impegno che le è valso il premio “Donna coraggio 2007” dal Dipartimento di Stato americano. Rientra nella manifestazione, la mostra fotografica: “Mai più schiave” che documenta, attraverso le foto di Silvia Morara e i testi di Anna Pozzi, il percorso umano delle donne a partire da Lagos, in Nigeria, e soprattutto Benin City, per poi proseguire sulle strade italiane e concludersi con il ritorno a casa oppure con l’accoglienza nelle comunità dove queste ragazze provano a ricostruirsi una vita in Italia. (B.C.)

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    Ad ottobre il corso per operatori della carità promosso da Caritas romana e Lateranense

    ◊   Prende il via il 15 ottobre prossimo e terminerà a giugno 2010 il corso accademico per operatori della carità promosso dalla Caritas di Roma in collaborazione con l'Istituto Superiore di Scienze Religiose “Ecclesia Mater” dell'Università Lateranense. “Un corso – ha spiegato mons. Guerino Di Tora, direttore della Caritas diocesana di Roma - che affianca alla preparazione professionale quella formazione del cuore alla quale Benedetto XVI invita gli animatori delle Caritas e di tutte le organizzazioni di volontariato. Un percorso formativo per approfondire la fede, la carità e le ragioni del proprio servizio”. Il corso è rivolto ai volontari, responsabili dei servizi socio-assistenziali e aperto a coloro che sono interessati ad approfondire le tematiche affrontate. La formazione è impostata su una metodologia pastorale legata ai temi della carità ed approfondisce sia gli aspetti teologico-pastorali - la carità nella pastorale, nella dottrina sociale della Chiesa, la dimensione della carità nella cristologia e nella teologia – accanto agli aspetti sociali con i quali gli operatori vengono in contatto durante il servizio in particolare la povertà e le nuove povertà. Il cardinale Agostino Vallini, vicario della diocesi di Roma, nel presentare le iniziative dell’Ecclesia Mater, ha sottolineato come “nella grande visione di Dio sul mondo, che ha il suo centro in Gesù Cristo, ci è chiesto di proclamare, annunciare, rilanciare la Parola di Dio attraverso quella sfida educativa che, tra le molteplici forme e strumenti di espressione, annovera la formazione teologica”.(B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Al via domani a Venezia la Conferenza Europea degli Enti locali per la pace in Medio Oriente

    ◊   ''Facciamo pace in Medio Oriente. Ricostruiamo la speranza''. Questo lo slogan scelto dagli organizzatori della terza Conferenza Europea degli Enti locali per la pace in Medio Oriente in programma da domani al 27 settembre al Palazzo Ducale di Venezia. L’evento, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, vedrà la partecipazione, tra gli altri, degli enti locali palestinesi e israeliani, tra i quali i sindaci di Betlemme, di Nazareth e di Gaza. Ma qual è il segnale che parte da Venezia? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Flavio Lotti, direttore del Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani:
     
    R. – Il problema è quello di un’Europa che vuole fare i conti con le sue responsabilità storiche e che al contempo vuole dire basta a questo conflitto che, apparentemente, non ha fine e al quale invece dobbiamo assolutamente dire basta. Questo conflitto non soltanto continua ad allungare una scia di sangue, ma trascina davvero il mondo intero nel pericolo dello scoppio di una guerra nucleare.

     
    D. – Tra attesa ed azione, - lei dice - noi scegliamo comunque l’azione concreta. Ma in che modo?

     
    R. – Con tante iniziative, piccoli progetti talvolta, ma di grande, grande qualità. Innanzitutto, c’è una grande emergenza umanitaria tra i palestinesi, alla quale va data una risposta. Non possiamo tollerare che i fondamentali diritti delle persone in Terra Santa continuino ad essere calpestati in questo modo. E poi, contemporaneamente, tante azioni di dialogo, di messa in comunicazione tra queste due società, che hanno la possibilità e la responsabilità di convivere.

     
    D. – Secondo lei, che cosa possono fare insieme oggi israeliani, palestinesi ed europei?

     
    R. – Innanzitutto, riconoscersi come persone, ripartire dalla necessità di rispettare i fondamentali diritti della persona e dei popoli. Dobbiamo riconoscere che israeliani e palestinesi dovranno vivere sempre in quella terra e hanno diritto di godere entrambi degli stessi diritti, degli stessi doveri e della stessa dignità.

    Misure di sicurezza a Gerusalemme
    Le autorità di sicurezza israeliane hanno alzato lo stato di allerta a Gerusalemme dopo che ieri un giovane palestinese alla guida di auto ha investito un gruppo di soldati, ferendone una ventina, prima di essere ucciso da un ufficiale dell'esercito dello Stato ebraico. Il gesto è stato lodato da Hamas ma la famiglia del ragazzo esclude l’attentato politico, sostenendo che si sia trattato di un semplice incidente stradale. La tensione resta alta anche lungo il confine con la Striscia di Gaza, dove nella notte sono morti cinque palestinesi per il crollo di una galleria che collegava i Territori all’Egitto, per aggirare il blocco delle merci posto dagli israeliani. I tunnel illegali sono usati soprattutto dalle organizzazioni estremistiche per contrabbandare armi ed esplosivi.

    Egitto
    Sono tutti in ottima salute gli 11 turisti stranieri – di cui 5 italiani, 5 tedeschi ed una romena - e le otto guide locali rapiti venerdì scorso in una zona desertica al confine tra Sudan ed Egitto. Lo ha assicurato il ministro del Turismo egiziano. Dal governo sudanese arriva intanto la conferma che le forze di sicurezza hanno circondato l'area dove sono trattenuti gli ostaggi e che non saranno fatte azioni che possano metterli in pericolo. Secondo alcune indiscrezioni, l’ultima richiesta di riscatto dei rapitori sarebbe di poco più di 6 milioni di euro, ma la trattativa prosegue nel massimo riserbo come richiesto da Il Cairo e da Roma.

    Pakistan
    Le operazioni dell’esercito pakistano contro i miliziani integralisti nell'area occidentale del Paese continueranno "fino all'eliminazione di tutte le canaglie''. Lo ha dichiarato oggi alla stampa il ministro degli Interni pachistano, Rehman Malik, a margine della sua visita a Peshawar, capoluogo della turbolenta Provincia di Nord Ovest, ai confini con l'Afghanistan, dove da mesi si registra una recrudescenza degli scontri tra l'esercito pachistano e i militanti filo-talebani. Intanto non si ferma la violenza sul terreno: oggi l’ennesimo attacco suicida ha provocato tre morti e 11 feriti nella provincia sud occidentale del Belucistan.

    Afghanistan
    Ancora violenze in Afghanistan. Cinque poliziotti sono morti in due distinti attacchi alla stessa stazione della polizia in un quartiere occidentale di Kabul.

    Corea del Nord
    La Corea del Nord fa un passo indietro nella collaborazione con la comunità internazionale e proibisce agli ispettori dell'AIEA di entrare nella centrale di Yongbyon, il suo impianto nucleare principale. Lo ha riferito una fonte dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica. I sigilli alla centrale di Yongbyon sono stati rotti e si teme che l'attività riprenderà quanto prima.

    Immigrazione
    Nelle acque del canale di Sicilia prende forma l’ennesima tragedia dell’immigrazione irregolare. Una decina di cadaveri sono stati avvistati dalla marina maltese a 30 miglia dalla costa, ma le operazioni di ricerca sono state momentaneamente sospese per il maltempo. Secondo le autorità de La Valletta il probabile naufragio sarebbe avvenuto nella notte tra venerdì e sabato scorsi. Le cattive condizioni meteo di questi giorni non fermano quindi i viaggi della speranza: oggi a Lampedusa sono sbarcati altre 65 persone, tra cui 13 donne.

    La strage in Finlandia
    In Finlandia è polemica sull’ampia diffusione delle armi, il giorno seguente la strage di 10 persone avvenuta per mano di un giovane che ha aperto il fuoco nella propria scuola. Il Paese scandinavo ha il tasso di armi da fuoco per abitante tra i più alti al mondo. Il premier finlandese, Matti Vanhanen, ha annunciato intanto l'apertura di un'inchiesta per capire perché la polizia non abbia trattenuto l’autore della strage, dopo averlo interrogato in merito ad alcuni video messi su internet che lo ritraevano mentre sparava.

    Alitalia
    Si riapre un margine di trattativa tra il Governo italiano e la CAI per il salvataggio di Alitalia. Stamani il presidente e l'amministratore delegato di Compagnia Aerea Italiana, Roberto Colaninno e Rocco Sabelli, si sono recati a Palazzo Chigi dove hanno incontrato il sottosegretario Gianni Letta. L'incontro, spiegano fonti governative, avrebbe portato a "nuovi passi avanti" sulla via dell'accordo. Intanto, a Fiumicino si è svolta un'assemblea di tutti i lavoratori dell'Alitalia favorevoli al piano CAI, organizzata da CISL, UIL e UGL. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 268

     
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