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Sommario del 22/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Innamorati di Cristo per servire gli uomini: così il Papa definisce i vescovi, chiamati ad una testimonianza personale di santità per avere l'indispensabile autorevolezza morale
  • Dal Papa i vescovi dell'Uruguay in visita ad Limina: intervista con il presidente della Conferenza episcopale
  • La Beatificazione di Vincenza Maria Poloni, apostola della misericordia. Il commento del vescovo di Verona Giuseppe Zenti
  • Vescovi e fedeli anglicani in pellegrinaggio a Lourdes. Il cardinale Kasper: un evento "miracoloso"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • India: uccisi altri due cristiani, chiese distrutte: è caccia al missionario
  • Latte adulterato in Cina: contaminati 53mila bambini
  • Strage di Castel Volturno. Suor Giaretta: rompere il muro dell'omertà
  • Il Rinnovamento nello Spirito a Pompei per le famiglie: la riflessione di mons. Liberati
  • Chiesa e Società

  • Violenze anticattoliche anche in Vietnam
  • La diocesi di Madrid condanna gli attentati dell’ETA
  • Domani la Messa con il cardinale Bertone per i 40 anni dalla morte di San Pio da Pietrelcina
  • A Venezia una Messa a 30 anni dalla morte di Papa Luciani
  • Si parla di Africa alla 63.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite
  • Appello delle Ong cattoliche per la crisi alimentare in Kenya
  • Manifestazioni per la pace nello Sri Lanka del Nord
  • Filippine: dopo gli scontri a Mindanao cristiani e musulmani ricostruiscono una convivenza
  • Indonesia: “Papua, terra di pace”: campagna della Chiesa locale per la riconciliazione
  • L’arcivescovo di San Salvador chiede di inserire nell'agenda del vertice iberoamericano il tema della famiglia
  • Venezuela: il Consiglio dei Laici respinge le ultime 26 leggi emanate dal presidente
  • Concluso in Argentina il seminario dedicato al rapporto fede e impegno politico
  • Brasile: più facile reperire i farmaci per combattere l’AIDS
  • Argentina: il 4 ottobre pellegrinaggio dei giovani al Santuario di Lujàn
  • Il Patriarca Alessio II in visita in Austria dal 20 al 23 dicembre
  • Da oggi fino a venerdì a Cornwall si tiene l’Assemblea plenaria dei vescovi del Canada
  • Canada: celebrata in Québec la Domenica della Catechesi
  • Taiwan: dedicata ai giovani la Giornata dell'immigrazione
  • Al via in Francia gli incontri conviviali ecumenici
  • Il primo cattolico della Mongolia entra in seminario
  • Debutta a Roma il 18 ottobre il musical dedicato alla figura di Don Bosco
  • “Gesù al centro”: mercoledì la conferenza stampa della missione dei giovani a Roma
  • 24 Ore nel Mondo

  • Arrestati due terroristi in Pakistan per l'attentato all'Hotel Marriot di Islamabad
  • Il Papa e la Santa Sede



    Innamorati di Cristo per servire gli uomini: così il Papa definisce i vescovi, chiamati ad una testimonianza personale di santità per avere l'indispensabile autorevolezza morale

    ◊   Il vescovo deve essere innanzitutto un innamorato di Cristo, modello di perfezione evangelica, immerso nell’ascolto della Parola di Dio per annunciarla in ogni occasione opportuna e non opportuna: è quanto ha detto oggi Benedetto XVI incontrando i partecipanti al convegno per i nuovi Vescovi promosso in questi giorni a Roma dalle Congregazioni per i Vescovi e per le Chiese Orientali. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il Papa descrive la figura del vescovo nella cornice di due eventi: l’Anno Paolino e l’ormai prossimo Sinodo sulla Parola di Dio. Innanzitutto addita ai vescovi San Paolo come modello, in particolare per il suo “grande amore per Gesù Cristo”:

     
    “Dal momento del suo incontro col Maestro divino sulla via di Damasco, la sua esistenza fu tutta un cammino di conformazione interiore ed apostolica a Lui tra le persecuzioni e le sofferenze (cfr 2 Tm 3,11). San Paolo stesso si definisce un uomo ‘conquistato da Cristo’ (cfr Fil 3,12) al punto da poter dire: ‘Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me’ (Gal 1,20); ed ancora: ‘Sono stato crocifisso con Cristo. Questa vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me’ (Gal 2,20). L'amore di Paolo per Cristo ci commuove per la sua intensità”.

     
    L’amore per Cristo significa amore per la Parola di Dio che “deve avere una sua indiscussa centralità nella vita e nella missione del vescovo”:

     
    “L'Esortazione apostolica Pastores gregis ricorda che ‘prima di essere trasmettitore della Parola, il Vescovo, insieme con i suoi sacerdoti e come ogni fedele, ... deve essere ascoltatore della Parola’ ed aggiunge che ‘non c'è primato della santità senza ascolto della Parola di Dio che della santità è guida e nutrimento’ (n. 15). Vi esorto, pertanto, cari Vescovi, ad affidarvi ogni giorno alla Parola di Dio per essere maestri della fede ed autentici educatori dei vostri fedeli; non come coloro che mercanteggiano tale Parola, ma come coloro che con sincerità e mossi da Dio e sotto il suo sguardo parlano di Lui (cfr 2 Cor 2,17)”.

     
    Il Papa, citando ancora San Paolo, invita i vescovi ad affrontare la “grande sfida del secolarismo” con la forza della Parola di Dio, “fedeli nel custodire puro e integro il deposito della fede, radicati nella comunione ecclesiale”:
     
    “‘Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina... vigila attentamente’ (2 Tm 4,2.5). Alla luce di tali parole dell'Apostolo, non smettete di impegnarvi con il ‘consiglio, la persuasione, l'esempio, ma anche con l'autorità e la sacra potestà’ (LG, n. 27) per far progredire nella santità e nella verità il gregge a voi affidato”.

     
    Il vescovo – ha proseguito il Papa - deve essere un "uomo di Dio", perché non si possono servire gli uomini senza essere prima "servi di Dio". Il suo primo impegno spirituale è quello di progredire nella perfezione evangelica per acquisire di fronte agli uomini “quell'indispensabile autorevolezza morale e quella prudente saggezza che si richiede a chi è posto a capo della famiglia di Dio”:

     
    “Tale autorevolezza è oggi quanto mai necessaria. Il vostro ministero sarà pastoralmente fruttuoso soltanto se poggerà sulla vostra santità di vita: l'autorevolezza del Vescovo - afferma la Pastores gregis - nasce dalla testimonianza, senza la quale difficilmente i fedeli potranno scorgere nel Vescovo la presenza operante di Cristo nella sua Chiesa (cfr n. 43)”.

     
    Benedetto XVI esorta quindi i vescovi ad avere cura dei sacerdoti e ad essere loro vicini:

     
    “Cercate di promuovere una vera fraternità sacerdotale che contribuisca a vincere l'isolamento e la solitudine, favorendo il sostegno vicendevole. E’ importante che tutti i sacerdoti avvertano la paterna vicinanza e l'amicizia del Vescovo”.

     
    Infine, l’appello ad essere “animatori e guide dei giovani” che spesso si scoprono “affascinati dal Vangelo”:

     
    “Non mancate di proporre ai ragazzi e ai giovani la scelta di una donazione piena a Cristo nella vita sacerdotale e religiosa. Sensibilizzate le famiglie, le parrocchie, gli istituti educativi, perché aiutino le nuove generazioni a cercare e a scoprire il progetto di Dio sulla loro vita”.

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    Dal Papa i vescovi dell'Uruguay in visita ad Limina: intervista con il presidente della Conferenza episcopale

    ◊   Il Papa ha ricevuto oggi il primo gruppo di Vescovi uruguayani per la visita ad Limina. L’Uruguay, ex colonia spagnola indipendente dal 1825, conta oltre tre milioni di abitanti, il 40% dei quali di origine italiana. Sulle sfide pastorali presenti in questo Paese latinoamericano ascoltiamo il presidente della Conferenza episcopale mons. Carlos Collazzi, vescovo di Mercedes, al microfono di Davide Dionisi:
     
    R. - Il contesto è molto simile a quello dell’America Latina, ma l’Uruguay è un Paese originale a causa di una presenza massiccia di immigrati. I nostri cognomi sono italiani, spagnoli, tedeschi. Rispetto al resto del continente non abbiamo indigeni, per certi versi siamo molto simili all’Europa. Per molti cittadini latinoamericani andare in Uruguay, vuol dire andare in America, cioè approdare in un luogo dove il futuro è assicurato. Arrivando qui, ognuno ha portato con sé testimonianze della cultura di appartenenza e questa è una delle particolarità del nostro Paese. L’altra specificità riguarda la diffusione di una mentalità laicista e secolarista, anche se gli uruguayani hanno un senso religioso molto forte. Questo per noi è grande motivo di sofferenza ma, al tempo stesso, rappresenta la grande sfida.

     
    D. - La Chiesa in America Latina sta affrontando questioni cruciali come la difesa della vita e della famiglia. Qual è la situazione in Uruguay?

     
    R. - La vita e la famiglia sono al momento le altre nostre priorità. Ma credo che siano questioni aperte ovunque. Per quel che riguarda il dibattito attuale sulla depenalizzazione dell’aborto, la Chiesa ha fatto sentire la sua voce chiara e forte. Confidiamo anche nell’impegno del presidente della Repubblica, medico di professione, che ha dichiarato in più occasioni che nel caso in cui il parlamento varasse leggi pro-aborto, lui porrebbe il suo veto. E un veto presidenziale ad una legge, comprometterebbe di certo il proseguimento del suo iter. Aggiungo che la sua non è una posizione confessionale. Anche in occasione dell’incontro con la Commissione permanente della Conferenza episcopale, il presidente ha ribadito che non avrà alcuna esitazione a continuare sulla sua strada. La Conferenza episcopale in più occasioni si è espressa non solo sull’interruzione della gravidanza, ma anche sulle coppie omosessuali.

     
    D. - Quale è la situazione delle vocazioni?

     
    R. - Si è sempre detto che la mancanza di sacerdoti e di religiosi è un problema che interessa l’Uruguay, ma abbiamo un numero di vocazioni sempre costante. Non registriamo cali e in questo è evidente che il Signore non ci fa mancare il suo aiuto. Siamo certamente bisognosi di preti. In più occasioni ci siamo avvalsi del prezioso supporto dei sacerdoti fidei donum. Per alimentare la pastorale vocazionale, è necessario puntare sulla pastorale giovanile. In questo ci aiuta la scuola cattolica che conta un numero considerevole di allievi, nonostante abbia molte difficoltà. Non dimentichiamo che non riceve alcuna sovvenzione dallo Stato, così i genitori per far studiare i propri figli da noi sono costretti a pagare interamente le rette. E’ cresciuto in questi anni il diaconato permanente che non sostituisce certamente i preti, ma con la propria identità è riuscito a lavorare al nostro fianco facendoci raggiungere traguardi importanti.

     
    D. - Cosa sta facendo la Chiesa in Uruguay per dare attuazione al documento di Aparecida?

     
    R. - Dopo Aparecida, la Chiesa in Uruguay ha tracciato le linee guida dei suoi orientamenti pastorali. Abbiamo applicato concretamente quanto emerso dalla Conferenza studiando bene la realtà dove tali principi andavano promossi. Ogni cristiano deve diventare discepolo o missionario e il nostro compito è quello di risvegliare la missione evangelizzatrice della Chiesa. Il nostro riferimento biblico è, e rimane, la strada di Emmaus.

     
    D. - In conclusione, cosa si aspettano i vescovi uruguayani da questa visita ad Limina e dall'incontro con Benedetto XVI?

     
    R. - Ci aspettiamo che Pietro, oggi Benedetto XVI, ci confermi nella fede. Arriviamo qui a Roma con un atto forte di fede, veniamo da molto lontano ma sappiamo che il Santo Padre ci è molto vicino. La visita ad Limina è una espressione forte della comunione della Chiesa. Nutriamo molte aspettative su ciò che il Papa ci dirà per confermare la nostra missione come pastori.

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    La Beatificazione di Vincenza Maria Poloni, apostola della misericordia. Il commento del vescovo di Verona Giuseppe Zenti

    ◊   “Senza la misericordia la nostra civiltà è più povera. Con la misericordia è più ricca e umana”: con queste parole il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, l’arcivescovo Angelo Amato, ha sintetizzato l’insegnamento di madre Vincenza Maria Poloni proclamata Beata ieri pomeriggio nella celebrazione eucaristica presieduta a Verona dal vescovo Giuseppe Zenti. La nuova Beata, infatti, è la fondatrice dell’Istituto delle Suore della Misericordia di Verona. Il servizio di Fausta Speranza.

    E’ stata “modello della intramontabile carità cristiana”, ha detto l’arcivescovo Amato ricordando che la nuova Beata è vissuta nella prima metà dell’Ottocento, un secolo in cui “la Chiesa di Verona è stata benedetta da una straordinaria costellazione di santi e sante, la cui opera e il cui nome è ancora vivo e presente tra noi”. “Una quotidianità esemplare”, prima in famiglia poi come fondatrice delle opere per bisognosi, è il punto di forza della comprovata “eroicità delle virtù” di madre Vincenza Maria Poloni che fondò insieme con il Beato Carlo Steeb, le Sorelle della Misericordia di Verona, anche per offrire ricovero a donne anziane o ammalate, che tanto impegno profuse nell’Ospedale cittadino per l’assistenza medica e spirituale agli allora abbastanza frequenti malati di colera. L’arcivescovo Angelo Amato ha voluto sottolineare la sua capacità di “atti concreti di sottomissione e di umiliazione” e poi due tratti caratteristici della sua personalità: a fronte di molti fatti, pochissime parole, tanto che non restano suoi scritti ma tante testimonianze orali delle sue opere; e poi un “atteggiamento di alta professionalità nel lavoro”. La santità, infatti, - ha spiegato mons. Amato – non solo sviluppa le virtù teologali della fede, speranza e carità, ma si manifesta anche mediante virtù umane altamente esemplari, come fortezza, perseveranza, competenza, umiltà, precisione nell’adempimento dei doveri del proprio stato”. Ma qual è stata l’atmosfera alla Beatificazione di ieri e come la cittadinanza sente la figura e l’insegnamento della nuova Beata Vincenza Maria Poloni? Lo abbiamo chiesto al vescovo di Verona, mons Giuseppe Zenti:

     
    R. – La Beata era poco conosciuta, è stata fatta conoscere recentissimamente; però, la risposta non soltanto dei veronesi, ma anche delle diocesi in cui le Sorelle sella Misericordia operano, si sono fatte vive più che mai. Si calcola che fossero 8-10 mila persone, in questa Beatificazione, ed è stata conosciuta - proprio in questi tempi – come un carisma che noi vedevamo già attuato dalle sue figlie spirituali, le Sorelle della Misericordia, ma come una donna di altissimo valore, che si è dedicata agli ultimi anima e corpo. Il clima di ieri è stato, direi, una grazia, vissuta insieme, molta serenità, un silenzio profondissimo durante tutto il rito, una vibrazione autentica dell’animo - favorita anche da un bel coro e dall’insieme di chi partecipava.

     
    D. – Eccellenza, un’intramontabile carità cristiana, atti concreti di sottomissione e di umiliazione, un atteggiamento di alta professionalità nel lavoro; ecco, è facile, oggi, capire parole come “sottomissione” e “umiliazione”, soprattutto rispettarle e viverle nella propria vita, in una società che tende alla superefficienza?

     
    R. – Effettivamente sono parole molto pesanti, che si capiscono soltanto in una generosità di dedizione che non teme neppure le umiliazioni. Quindi, prima dell’umiliazione, ci sta la dedizione, che non si ferma di fronte a nessun ostacolo, affronta tutti i sacrifici; per così dire, quella stessa strada che ha percorso Gesù, che non si è fermato neppure di fronte alla prospettiva della Croce, tanto era dedicato al Padre per la salvezza dell’umanità. Oggi più che mai bisogna proprio insegnarlo alle giovani generazioni, che i motivi del vivere valgono più del vivere, e che se uno abbassa troppo la guardia - anche nella formazione, nel senso della generosità, con tutti i sacrifici e le umiliazioni che sono connessi – non educa di fatto, non si educa.

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    Vescovi e fedeli anglicani in pellegrinaggio a Lourdes. Il cardinale Kasper: un evento "miracoloso"

    ◊   E’ iniziato oggi a Lourdes un pellegrinaggio di vescovi anglicani della Chiesa d’Inghilterra e di circa 400 fedeli laici, organizzato dalla “Society of Mary”, nell’ambito della “Missione della Chiesa per l’unità”, una delle dodici missioni giubilari di Lourdes, in occasione dei 150 anni delle Apparizioni. All’evento partecipano l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, primate della Comunione anglicana, e il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Philippa Hitchen ha intervistato il porporato su questa significativa esperienza ecumenica:
     
    R. – E’ la prima volta che un gruppo composto da anglicani e cattolici di Inghilterra compiono un pellegrinaggio a Lourdes. E questo evento si potrebbe quasi dire “miracoloso”, proprio come Lourdes stessa è conosciuta per i suoi miracoli. Questo per me è veramente molto significativo: si tratta di un evento spirituale e non teologico, ma è anche vero poi che la spiritualità è il centro, è il cuore dell’ecumenismo. Credo che la Madonna ci aiuterà e ci accompagnerà in questo nostro pellegrinaggio ecumenico.

     
    D. – Nella recente conferenza di Lambeth, lei ha affrontato i nuovi problemi nel dialogo anglicano-cattolico, soprattutto relativi alla decisione della Chiesa di Inghilterra di proseguire nell’ordinazione delle donne vescovo. Come possiamo vedere questo “miracolo di Lourdes”, come lei stesso lo chiama, accanto a questi seri problemi che persistono?

     
    R. – Noi siamo ovviamente decisi a continuare il dialogo, ma il dialogo ha un altro carattere adesso. Vogliamo comunque continuare e soprattutto vogliamo continuare questo dialogo spirituale e anche questo è un passo spirituale. Il fatto che tanti anglicani vogliano venire a Lourdes significa che sono molti gli anglicani a sentirsi vicini alla Chiesa cattolica e alla devozione mariana. Per noi questo è un segno molto positivo e vogliamo cercare di supportare ed incoraggiare queste tendenze che ci sono nella Chiesa anglicana. Questo è certamente un passo in questa direzione, così come molto significativo è anche il fatto che è presente lo stesso arcivescovo di Canterbury. Due o tre anni fa abbiamo realizzato un documento comune, l’ultimo della Commissione internazionale fra la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana, proprio sulla Madonna, “Maria, grazia e speranza”. Questo è un documento molto positivo perché mostra un accordo - certamente non un accordo pieno, ma di un alto grado di unità - relativo alla Madonna. Questo è molto significativo proprio perché nel passato erano molto divergenti le posizioni sulla devozione mariana.

     
    D. – Lei parla di un dialogo diverso adesso rispetto agli anni passati. Ci può accennare in qualche modo cosa questo potrà significare nei prossimi mesi?

     
    R. – A questo non posso rispondere concretamente, perché c’è una Commissione informale che discute di queste cose e non abbiamo ancora i risultati di questa discussione. Ci sono però due questioni importanti relative a questo: anzitutto dobbiamo comprendere chi partecipa a questo dialogo, perché sono molte le tendenze dell’anglicanesimo oggi e dobbiamo, quindi, capire chi prenderà parte a questo dialogo e soprattutto dobbiamo capire se la Chiesa episcopaliana americana ne farà parte o meno, perché questo rappresenta un punto importante; in secondo luogo, è necessario comprendere quale sia lo scopo di questo dialogo, perché finora lo scopo era quello di tendere all’unità piena, ma ora che ci sono vescovi donne questo è difficile e forse anche impossibile. E’, quindi, necessario riflettere sugli scopi concreti di questo dialogo ed è proprio su tutto questo che vogliamo riflettere e prendere delle decisioni nei prossimi mesi.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Giuseppe Fiorentino sull'appello di Benedetto XVI all'Angelus, durante il quale ha richiamato l'attenzione sulle situazioni di povertà estrema che ancora una volta sembrano relegate nel dimenticatoio.

    Nell'informazione internazionale, in evidenza il Pakistan, nuovamente nella morsa del terrorismo.

    Il frate, le stimmate e il ragazzino: in cultura, Giuseppe Tamburrano racconta padre Pio a quarant'anni dalla morte. Secondo lo storico, presidente della Fondazione Nenni, è prevenuto e infondato il libro di Sergio Luzzatto "Padre Pio, miracoli e politica nell'Italia del Novecento".

    Anna Foa sul Festival di letteratura ebraica in svolgimento a Roma.

    La relazione di Angelo Maffeis in occasione del XV Seminario Urbinate dell'Istituto superiore di scienze religiose "Italo Mancini" sul tema "Karl Barth in prospettiva ecumenica (a quarant'anni dalla morte)".

    Nell'informazione religiosa, la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco al Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana.

    Un articolo sulla conclusione della visita del cardinale Tarcisio Bertone in Croazia.

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    Oggi in Primo Piano



    India: uccisi altri due cristiani, chiese distrutte: è caccia al missionario

    ◊   In India continua l’ondata di violenze contro i cristiani. Due fedeli sono stati uccisi in Orissa, e molte chiese sono state oggetto di atti vandalici. I cristiani sono accusati di spingere tribali e dalit a conversioni forzate o dietro pagamento. Le violenze sono iniziate il 23 agosto scorso dopo l’uccisione di un leader radicale indù. Il servizio di Virginia Volpe:

    Non si fermano gli attacchi e le violenze contro i cristiani in India. In Orissa due uomini sono stati uccisi e tagliati a pezzi. Uno di loro era stato fermato nel distretto di Kandhamal sabato scorso da un gruppo di estremisti indù mentre con la moglie cercava di scappare verso un campo di rifugio. La sua casa è stata incendiata. L’altra vittima era di Nilungia. Il suo corpo è stato tagliato a pezzi, messo in un sacco di juta e gettato in uno stagno. Secondo stime dell’All India Christian Council, citato dall'agenzia AsiaNews, nel solo Stato dell’Orissa sono stati uccisi 37 cristiani, compresi 2 pastori protestanti; bruciate oltre 4 mila case di cristiani; costretti alla fuga più di 50 mila fedeli. Di questi solo 14 mila sarebbero in campi profughi approntati dal governo. Altre decine di migliaia sono dispersi nella foresta. Il primo obiettivo dei radicali indù sono i sacerdoti, le suore e le loro famiglie. Essi vengono attaccati e spesso costretti a convertirsi all’induismo. Sacerdoti e suore presenti nei campi devono nascondere la loro identità. Dall’Orissa la violenza si è diffusa in altri Stati: Chhattisghar, Madhya Pradesh, Karnataka e Kerala. Ieri mattina la chiesa del Santo Nome di Gesù a Bangalore è stata assalita da vandali. Una statua della Madonna è stata sfigurata lanciandovi contro delle pietre. Il giorno prima sempre a Bangalore, è stata saccheggiata la chiesa di San Giacomo. I vandali hanno dissacrato le Ostie e danneggiato mobili e panche. Un’altra chiesa a Siddapura (distretto di Kodagu) ha subito danni alle finestre. In Kerala, due chiese fra le più antiche dell’India sono state saccheggiate. Ieri, una statua del Cristo della chiesa di Protasio e Gervasio (XVII secolo) è stata rotta e gettata giù dal piedistallo. La chiesa appartiene al rito siro-malabarico. Anche la vicina cattedrale dei Giacobiti, la Mar Sabore Afroth Church ha subito danni: le finestre sono state rotte e alcune reliquie di S. Paulos Mar Athanasius distrutte. La chiesa dei Giacobiti è stata edificata nell’825.

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    Latte adulterato in Cina: contaminati 53mila bambini

    ◊   Sono oltre 53mila i bambini in Cina che, finora, sono stati sottoposti a cure per aver consumato latte in polvere contaminato dalla melamina, una componente chimica che è stata utilizzata per alterare il valore proteico del latte. Questa sofisticazione in Cina ha già provocato la morte di quattro neonati. Intanto, in molti paesi asiatici si prendono provvedimenti per fermare l'importazione di prodotti considerati a rischio. Non è la prima volta che prodotti destinati all’alimentazione umana e animale provenienti dalla Cina sono al centro di scandali dovuti ad adulterazioni dannose per la salute. Al dott. Paolo Aureli, dell’Istituto Superiore di Sanità, Stefano Leszczynski ha chiesto se era ipotizzabile una sofisticazione di questo tipo:

    R. – Non direi che era facilmente ipotizzabile una sofisticazione del latte con la melamina; si aveva notizia del fatto che la melamina era stata, nel passato, utilizzata per la preparazione di mangimi destinati agli animali. Da qui a chiudere l’equazione dicendo che sicuramente l’avrebbero potuta utilizzare anche per il latte, ce ne vuole, anche alla luce del fatto che a seguito dell’uso della melamina nella produzione dei mangimi destinati agli animali c’erano stati dei casi di avvelenamento degli animali che avevano utilizzato quei mangimi.

    D. - Perché è stata usata, in Cina, la melamina? Perché è stato inquinato il latte, in sostanza?

    R. – A suo tempo, l’uso della melamina - nella preparazione dei mangimi - è stato legato alla necessità di integrare i contenuti di azoto del mangime, e quindi di fornire una fonte di azoto al mangime alternativa ad altre economicamente più costose.

    D. – Lo scandalo, che in Cina si è allargato un po’ a tutti i prodotti caseari e ai tipi di latte, ha colpito soprattutto i bambini…

    R. – Soprattutto perché in Cina il latte viene utilizzato proprio per l’alimentazione dell’infanzia. Nella dieta cinese, l’uso dei derivati del latte è estremamente contenuto, e soltanto negli ultimi anni si sta diffondendo l’abitudine a consumare derivati del latte - come yogurt e dessert – un po’ sulla scia e la moda dei Paesi occidentali.

    D. – Nonostante la rigidità dei controlli alle importazioni in Europa, è possibile che del latte di questo tipo, proveniente dalla Cina, sia arrivato nell’Unione Europea?

    R. – La rigidità dei controlli che l’Unione Europea impone è legata soprattutto alla necessità di garantire al consumatore europeo una qualità pari a quella dei prodotti commerciati nell’Unione stessa; dunque, l’ammissione di un’impresa, proveniente da un Paese terzo, alla commercializzazione dei prodotti alimentari in Europa è subordinata al rispetto verificato dalle autorità e dagli ispettori europei delle regole europee vigenti.

    D. – E’ giustificato l’allarme di chi si sia recato in Cina durante le Olimpiadi, per quanto riguarda la possibile assunzione di latte sofisticato?

    R. – Non saprei che cosa le autorità cinesi hanno potuto scoprire, quali sono i prodotti che, durante le Olimpiadi, sono stati offerti o sono stati immessi sul mercato.

    D. – Che Lei sappia in Europa, in passato, era mai avvenuto nulla del genere?

    R. – Se ci riferiamo specificatamente al problema della melamina, in Europa questa storia non si era mai verificata; cioè, alimenti destinati all’uomo contenenti melamina non sono mai stati scoperti, né si è mai potuto, dalle indagini sui prodotti alimentari, evidenziare la presenza di questa sostanza.

    D. – Quindi la dannosità di questa sostanza, la melamina, è universalmente riconosciuta…

    R. – Si, si. Il livello di tossicità e gli effetti conseguenti all’assunzione o all’esposizione a questa sostanza, è ben nota.

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    Strage di Castel Volturno. Suor Giaretta: rompere il muro dell'omertà

    ◊   Eseguito un arresto nel casertano in relazione alla strage di immigrati africani compiuta nei giorni scorsi a Castel Volturno. Si tratta di un uomo, già ai domiciliari, ritenuto vicino al clan camorristico dei Casalesi, che sarebbe uno degli autori del sanguinoso attentato. Le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli, mentre il Consiglio dei ministri di domani deciderà sull’eventuale impiego dell’esercito. Da più parti, intanto, continuano ad arrivare appelli alla cittadinanza a rompere il muro dell’omertà ed a collaborare con gli inquirenti. Così suor Rita Giaretta, intervistata da Massimiliano Menichetti, del centro Casa-Rut di Caserta, che lotta contro la criminalità sottraendo dalla strada giovani donne abbandonate al proprio destino:

    R. – E’ fondamentale - non vedo altra via – rompere questo muro dell’omertà. Dall’altra parte, però, comprendo le forti paure che hanno.

     
    D. – In che senso? Perché?

     
    R. – Perché si sono sentiti soli, nel senso che non hanno mai percepito una presenza delle istituzioni, dello Stato, in maniera forte, vicina, partecipativa.

     
    D. – Perché la camorra è ancora così radicata nel territorio, secondo lei?

     
    R. – Perché è riuscita, come dire, con le sue reti, ad entrare nei punti strategici: imprenditoria, politica, quindi, in quei settori che per certi aspetti si avvalgono di questa presenza, di questa loro forza, per poi portare avanti anche degli interessi. Combattere la camorra vuol dire anche smascherare tante connivenze, compromessi.

     
    D. – La strage di giovedì ha ucciso sette persone, sei immigrati. Si accerterà se si è trattato di un regolamento di conti per droga. Sono seguiti disordini. Gli immigrati hanno paura, lo diceva lei, anche la popolazione ha paura...

     
    R. – Adesso è il momento di un forte lavoro di dialogo, di mediazione. Dobbiamo aiutare tutti. Non dobbiamo creare scontri, trovare il nemico, dobbiamo aiutarci anche a comprendere le paure che ognuno vive. E’ insieme che riusciamo a combattere e a vincere anche la criminalità, a vincere la camorra, altrimenti continuiamo a restare frammentati, divisi, ognuno chiuso nella propria paura, non riuscendo ad essere vincenti. Questo è un appello anche allo Stato. Era necessario l’aumento delle forze dell’ordine, di una presenza forte dello Stato, però attenti, in questo momento, a non colpire ancora o unicamente i migranti, quelli che stanno lavorando onestamente a giornata per sopravvivere, perchè con questi controlli adesso si può prendere dentro di tutto. Quindi, presenze e interventi molto mirati.

     
    D. – Cosa può fare la Chiesa?

     
    R. – La Chiesa ha quel grande compito di offrire speranza, dire che la vita, il valore della vita delle persone è tutto il bene che Dio è venuto a portare su questa terra.

     
    D. – Voi in concreto vi occupate poi di vittime della tratta...

     
    R. – Vediamo che per noi è fondamentale offrire questi percorsi di liberazione. Vediamo quante ragazze riescono a riprendere con speranza una vita nuova. Capiamo, dall’altra parte, quanto è forte anche la criminalità organizzata.

     
    D. – Qual è dunque il suo auspicio nella lotta contro la camorra per riscattare persone che soffrono?

     
    R. – Tutti dobbiamo sentirci chiamati in causa: istituzioni, Chiesa, scuola, famiglie, cittadini. Qui è una grande battaglia a livello culturale e formativo. Credo che sia possibile sconfiggere la criminalità e sconfiggere in questo caso specifico la camorra, ma lo dobbiamo volere, con tutte le nostre forze e impegnarci fino in fondo.

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    Il Rinnovamento nello Spirito a Pompei per le famiglie: la riflessione di mons. Liberati

    ◊   Grande partecipazione sabato scorso al primo pellegrinaggio nazionale delle Famiglie per la famiglia promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo a Pompei. Al microfono di Fabio Colagrande ce ne parla l’arcivescovo prelato di Pompei Carlo Liberati:
     
    R. – Questa assemblea di preghiera attorno alla Madonna da parte del Rinnovamento nello Spirito è stato un voler sottolineare l’importanza della preghiera, e della preghiera del Rosario in modo particolare, per una rinascita della famiglia, per una ricostituzione del nucleo familiare intorno alla fedeltà, intorno alla indissolubilità del matrimonio, intorno al progetto educativo, intorno alla tenerezza che dobbiamo usare per i genitori e per i figli e per un progetto per il futuro, perchè la famiglia oggi è l’istituzione ecclesiale e sociale più insidiata della storia.

     
    D. – Quali le principali insidie?

     
    R. – Ci sono le leggi dell’aborto, del divorzio, i Pacs, che sono insidie legislative, che mineranno l’istituto fondamentale della famiglia, che anche la nostra Costituzione italiana riconosce come cellula fondamentale della società. Per noi la famiglia non è soltanto un patto legislativo, per noi è un sacramento. E’ il primo dei sette sacramenti della Chiesa, in cui il ministro non è più il sacerdote, i ministri, cioè i datori della grazia, sono gli sposi: loro si scambiano la grazia santificante. Questa grazia santificante è determinante per la comunione di tutto il cammino di fede della vita. Se noi non riscopriamo che questo cammino di fede è impostato e basato sull’Eucaristia e sulla preghiera, scuole fondamentali nella preghiera e nel Santo Rosario, per l’educazione al dono di sé, all’oblatività, se sarà necessario fino all’immolazione della propria vita, se non riscopriamo questo da un punto di vista ecclesiale ed educativo noi abbiamo perso la battaglia per la salvezza del matrimonio.

     
    D. – Mons. Liberati, nella sua omelia sabato scorso, lei ha voluto sottolineare l’importanza che ad organizzare un tale pellegrinaggio fosse stato un movimento ecclesiale come il Rinnovamento nello Spirito, e ha anche, in qualche modo, ribadito il ruolo che questi movimenti hanno oggi nella Chiesa...

     
    R. – Il Rinnovamento nello Spirito è un movimento da appoggiare assolutamente in questo rinnovamento della famiglia italiana e in questa riscoperta del sacramento del matrimonio, perché il Rinnovamento nello Spirito sottolinea il ruolo dello Spirito Santo nella nostra vita. Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Lo incontriamo dal giorno del Battesimo e ci prende per mano nel cammino della vita. E’ lui che ci porta l’Eucaristia, è lui che ci anima nella preghiera, è lui che ci dà la spinta nel bene, è lui che ci dà il desiderio del bene, è lui che ci sostiene nello sforzo del bene, in un mondo così ormai sconquassato da tanti pericoli, da tante tentazioni e da tanti mali. Il Rinnovamento nello Spirito sottolinea questo ruolo dello Spirito del Padre e del Figlio, quindi lo Spirito di santità all’interno della nostra vita, come itinerario di fede, come cammino di santità, cosa di cui spesso ci dimentichiamo e che abbiamo quasi paura di ricordare ai nostri fedeli.

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    Chiesa e Società



    Violenze anticattoliche anche in Vietnam

    ◊   Minacce a chi stava pregando, una cappella distrutta, una statua della Madonna oltraggiata con lancio di olio di macchina. E’ il bilancio del raid che un centinaio di picchiatori, presenti 500 agenti di polizia, ha compiuto stanotte ad Hanoi contro i fedeli della parrocchia di Thai Ha, per una veglia di preghiera. L’accaduto - riferisce AsiaNews - è la replica di quanto era avvenuto venerdì notte, quando un gruppo di picchiatori, sempre alla presenza della polizia, ha attaccato i fedeli, saccheggiato la cappella di San Gerardo e l’altare usato per celebrare messe all’aperto, distrutto statue ed immagini. Ieri, intanto il capo del municipio di Hanoi, Nguyen The Thao, ha minacciato di punire l’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngo Quang Kiet, che ha inviato una lettera di protesta al presidente della Repubblica Nguyen Minh Triet, al primo ministro ed al capo della Commissione per gli affari religiosi, nella quale “accusava il governo” della città di violare la legge sulla proprietà. Secondo l'arcivescovo i due terreni di proprietà della chiesa - il complesso che ospitava la nunziatura, vicino alla cattedrale di San Giuseppe ed il terreno della parrocchia di Thai Ha e del monastero dei Redentoristi - sarebbero stati illegalmente sottratti dal governo e non donati dai Redentoristi come sostengono le autorità di Hanoi. La reazione dei cattolici all’uso che si vuol fare dei loro terreni è stata sempre pacifica. Oggi, infine, un appello urgente per la difesa dei diritti umani e religiosi dei cattolici vietnamiti è stato lanciato dalla Federation of Vietnamese Catholic Mass Media, che raccoglie varie testate religiose fuori dal Vietnam. (R.P.)

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    La diocesi di Madrid condanna gli attentati dell’ETA

    ◊   Una ferma condanna per gli attentati e una fervida preghiera per le vittime: così l’arcivescovato di Madrid replica agli attacchi dell’ETA che tra sabato e domenica hanno colpito la Spagna, in particolare le zone di Vitoria e Ondárroa, provocando almeno un morto e numerosi feriti. In una nota diffusa oggi, i presuli esprimono “ancora una volta il proprio dolore e la propria condanna di fronte a questi nuovi attentati dell’ETA, innalzando a Dio una preghiera per l’eterno riposo delle vittime, la guarigione dei feriti e perché conceda consolazione e coraggio ai familiari”. I vescovi madrileni ricordano inoltre che “non deve esserci alcun dubbio in nessuno dei nostri fedeli e nella coscienza di chiunque che il terrorismo dell’ETA, come qualunque altro terrorismo, è un atto immorale gravissimo, intrinsecamente malvagio e assolutamente da condannare. Gli attacchi terroristici – continuano i presuli – non ammettono “collaborazione né giustificazione alcuna, sia esplicita sia implicita, socio politica o culturale, e quindi nessuna giustificazione di natura etica o morale”. L’arcivescovato della capitale spagnola, inoltre, incoraggia i responsabili pubblici e tutti i cittadini a considerare in primo luogo che le condizioni per eliminare le radici del terrorismo si verificheranno solo proponendo “senza ritardi ed esitazioni una rinascita morale e un’attenzione ai bambini e ai giovani attraverso un’educazione cristiana che li conduca all’incontro con Dio vivente, che è Amore e pienezza dell’uomo”. Infine, conclude la nota, i vescovi di Madrid esortano tutti i fedeli “a perseverare nella preghiera affinché cessi e scompaia definitivamente il terrorismo e tutti i germi della violenza, il Signore converta i terroristi, conceda protezione a coloro che ne sono minacciati e doni a tutti quella Pace che sono Lui può darci”. (I.P.)

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    Domani la Messa con il cardinale Bertone per i 40 anni dalla morte di San Pio da Pietrelcina

    ◊   Una veglia di preghiera apre stasera la festa liturgica e le celebrazioni per i quarant’anni dalla morte di San Pio da Pietrelcina, che ricorrono domani domani. I fedeli, che saranno accolti sul sagrato della nuova chiesa a San Giovanni Rotondo dalle 18 - riferisce l'agenzia Sir - potranno pregare fino a notte inoltrata. Dopo l’adorazione della Croce, presieduta da mons. Domenico D’Ambrosio, vescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e delegato della Santa Sede per il Santuario e le Opere di san Pio, si svolgerà una solenne concelebrazione eucaristica al termine della quale sarà rievocato il “beato transito”. Domani mattina il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, celebrerà la messa e nel pomeriggio benedirà il nuovo reparto di Fisica riabilitativa dell’ospedale Casa sollievo della sofferenza. Sempre nel pomeriggio, dopo la solenne celebrazione eucaristica presieduta da mons. D’Ambrosio, ci sarà la processione della statua di san Pio per le vie della città. (R.P.)

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    A Venezia una Messa a 30 anni dalla morte di Papa Luciani

    ◊   Una messa per ricordare i “trent’anni dalla scomparsa di Papa Luciani”. Si svolgerà domenica 28 settembre, alle ore 10.30, nella basilica di San Marco, per iniziativa del Patriarcato di Venezia, e sarà presieduta dal Patriarca, card. Angelo Scola. Vi parteciperà anche il movimento di Comunione e Liberazione (Cl) del Veneto, presente tra i concelebranti sarà infatti don Julian Carròn, presidente di Cl. Per Cl quello con Papa Luciani è un “appuntamento ormai tradizionale: da lui si va per ringraziare, chiedere protezione, implorare grazie per sé e per le persone care; negli anni scorsi il ricordo annuale aveva toccato molti dei luoghi cari al ‘Papa del sorriso’”. Il 27 giugno 2008 la Congregazione per le Cause de Santi ha firmato il decreto di validità sugli atti dell’inchiesta diocesana sulla beatificazione. Nel luglio 2008 la Santa Sede si è pronunciata a favore di una prossima beatificazione, supportata da una guarigione improvvisa di un malato terminale devoto a Giovanni Paolo I. (R.P.)

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    Si parla di Africa alla 63.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite

    ◊   La necessità di trasformare “una visione” in scelte politiche concrete, con l’obiettivo di favorire la crescita economica e ridurre in modo radicale la povertà: sono i temi al centro dell’Incontro di alto livello per lo sviluppo dell’Africa in programma oggi al Palazzo di Vetro di New York. Alla vigilia dell’apertura ufficiale della 63.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite, il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon fa il punto su progressi e fallimenti. “La maggior parte delle economie africane - si legge in un rapporto che sarà presentato in occasione dell’Incontro, riportato dall’agenzia Misna - crescono più rapidamente di quanto facessero 10 anni fa e di quanto non avvenga in molte altre regioni in via di sviluppo”; per raggiungere entro il 2015 i cosiddetti “Obiettivi del millennio” fissati dalle Nazioni Unite – sostiene però Ban Ki-moon – è necessario “raddoppiare gli sforzi”. Nella sua analisi, il segretario generale chiama in causa sia i governi africani che i “donatori” internazionali. Sebbene tre anni fa i paesi industrializzati del G8 si fossero impegnati a raddoppiare gli aiuti per il continente entro il 2010, i dati ufficiali mostrano aumenti molto modesti; la situazione del commercio resta critica soprattutto a causa dell’intransigenza degli Stati Uniti e dei paesi dell’Unione Europea, che non rinunciano a finanziamenti miliardari per sostenere le produzioni agricole nazionali. Responsabili del ritardo africano, però, sono anche le amministrazioni locali. Sono solo sei, ad esempio, i governi del continente che hanno rispettato l’impegno assunto nel 2003 di devolvere per lo sviluppo agricolo il 10% delle spesa pubblica. Secondo Ban Ki-moon, il ritardo africano nel settore chiave delle infrastrutture è stato causato da inefficienze e politiche sbagliate. (V.V.)

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    Appello delle Ong cattoliche per la crisi alimentare in Kenya

    ◊   È emergenza fame in Kenya: quasi 5 milioni di persone sono a rischio malnutrizione, soprattutto nelle aree aride e nelle baraccopoli delle grandi città del Paese. Lo confermano fonti della Chiesa locale e diverse ong cattoliche che hanno rivolto un pressante appello per aiuti alimentari urgenti alle popolazioni colpite. L’allarme era stato lanciato la settimana scorsa da un rapporto del Gruppo per la sicurezza alimentare in Kenya (Kfssg), che riunisce rappresentanti del governo, agenzie ONU, Ong internazionali e locali. Secondo il rapporto , reso noto dall’Ufficio ONU per il coordinamento degli affari umanitari, “il numero degli abitanti delle baraccopoli che per queste ragioni non avrà abbastanza cibo è fra i 3,5 e i 4,1 milioni, rispetto ai 3 milioni del 2007”, mentre si stima che “senza un sostegno esterno, 1 milione 380mila abitanti delle aree rurali non sarà in grado di procurarsi nemmeno il minimo indispensabile”. Questa cifra, si legge nel documento, “comprende anche i 300mila sfollati a causa delle violenze post-elettorali d’inizio anno che, sebbene rientrati o in via di trasferimento dai campi hanno ancora bisogno di assistenza”. Insieme all’instabilità che ha segnato la vita politica del Kenya in questi ultimi mesi, alla crisi hanno contribuito la siccità e il conseguente aumento del prezzo dell’acqua. A tutto questo si è aggiunta una grave epidemia di peste dei piccoli ruminanti che ha colpito molti allevamenti, unica fonte di sostentamento per una parte consistente della popolazione keniota. Fonti ecclesiali locali e la CAFOD, l’agenzia dei vescovi inglesi per gli aiuti ai Paesi d’oltremare, confermano che la situazione è particolarmente drammatica in alcune aree e che gli aiuti governativi non sono sufficienti a coprire il fabbisogno. Secondo queste stesse fonti, la crisi alimentare sta inoltre fomentando le tensioni interetniche, già alte nel Paese. (L.Z.)

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    Manifestazioni per la pace nello Sri Lanka del Nord

    ◊   Centinaia di cattolici hanno partecipato ieri alla marcia per la pace a Jaffna, nello Sri Lanka nordorientale, chiedendo l’immediata fine della guerra. Durante la marcia, organizzata dalla Commissione giustizia e pace della diocesi di Jaffna in occasione della Giornata mondiale della pace proclamata dalle Nazioni Unite, i fedeli hanno recitato il rosario e hanno camminato fino al santuario di St. Antony a Manipay per la celebrazione eucaristica, pregando che cessino uccisioni, sparizioni e combattimenti. Padre Jeyaseharam, responsabile della Commissione, ha ricordato che la preghiera e il rosario esprimono unità con le popolazioni sofferenti e ha invitato i fedeli a incontrarsi per recitare il rosario “per la liberazione della popolazione” da questi mali. “Nella zona di guerra ci sono circa 150mila sfollati, privi di riparo, alimenti, assistenza di qualsiasi tipo”, ha ricordato all’agenzia AsiaNews mons. Joseph Rayappu, vescovo di Mannar. “Nella recente escalation degli scontri tra esercito e ribelli Tigri Tamil Eelam, il fuoco indiscriminato dell’artiglieria – ha proseguito – causa molte vittime innocenti, come due bambini di 2 mesi e 2 anni il 30 agosto. Atterriti dai bombardamenti di artiglieria e aerei e dagli scontri a fuoco, questa gente si sposta di continuo per fuggire dalle battaglie”. “La situazione – ha detto ancora - è molto peggiorata er la recente partenza dalla zona, per ragioni di sicurezza e dietro ripetuta insistenza del governo, degli enti umanitari che riforniscono gli sfollati di farina, zucchero, legumi”. Nei negozi della zona il costo degli alimenti è molto alto e i fuggitivi, pescatori e contadini, non hanno denaro né la possibilità di trovare lavoro. “Per questo i fedeli hanno raccolto oltre 2 milioni di rupie – ha concluso mons. Rayappu - e abbiamo dato a ogni famiglia dapprima mille rupie, ma poi soltanto 500 per soddisfare le molte richieste. Ci sono almeno 5mila famiglie della sola diocesi di Mannar che ancora non hanno ricevuto sostegno economico”. (V.V.)

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    Filippine: dopo gli scontri a Mindanao cristiani e musulmani ricostruiscono una convivenza

    ◊   Cristiani e islamici di Mindanao cercano di ricostruire una convivenza quotidiana, dopo gli assalti dei ribelli del Fronte islamico Moro (Milf) negli ultimi due mesi. “Una convivenza pacifica è possibile, nonostante la crisi nella regione”, spiega all'agenzia AsiaNews Josie Toico, musulmana di Muntay, villaggio della zona di Kolambugan, in Lanao del Nord. Qui ad agosto, quando i ribelli del Milf hanno occupato molti villaggi a maggioranza cristiana, è fuggito il 70% delle famiglie cristiane, riparando nella vicina città di Ozamiz. L’esercito ha risposto con attacchi massicci ed è ripreso un conflitto che dura da 40 anni. A Muntay non ci sono stati incidenti e chi è fuggito è ora tornato, ma c’è come una distanza tra cristiani e islamici. Per questo le autorità hanno convocato un dibattito pubblico nella comunità, nel quale tutti hanno concordato che qui cristiani e islamici non debbono combattersi, ma agire per mantenere la pace nonostante la crescente tensione della provincia. Hanno sottoscritto un impegno nel dialetto locale Visayan per vietare qualsiasi tipo di arma e condividere ogni notizia utile per la sicurezza. “Siamo stati tutti d’accordo – sintetizza Dimalapang, di etnia Maranao e membro di una delle famiglie islamiche di Muntay – che il conflitto è tra esercito e gruppi del Milf. Noi non ne siamo parte. Se qui verranno ribelli Moro o gruppi cristiani armati, ne informeremo i capi villaggio e parleremo con loro per dissuaderli da colpire chiunque”. In caso di violenze, cristiani e islamici si daranno reciproca accoglienza". Toico conclude che “noi tutti, islamici e cristiani, vogliamo solo vivere in pace nella nostra comunità”. Intanto a Muntay sono ospitati profughi fuggiti dalle città di Tangkal e Munai. (R.P.)

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    Indonesia: “Papua, terra di pace”: campagna della Chiesa locale per la riconciliazione

    ◊   Una marcia pacifica per le vie della città, per chiedere a tutti i cittadini uno sforzo di buona volontà e di operare insieme per la riconciliazione nella Papua indonesiana: è quanto ha chiesto la Chiesa locale, in un’iniziativa tenutasi ieri, a Jayapura, guidata da mons. Leo Laba Ladjar, vescovo della città. Alla marcia hanno partecipato sacerdoti, religiosi di diverse congregazioni, fedeli laici, che hanno coinvolto cittadini comuni, di tutte le religioni, uniti sotto lo slogan “Papua, terra di pace”, che dà il nome a una campagna di riconciliazione che attraversa tutta la regione. La campagna invita tutti i cittadini della Papua – provincia nell’estremo oriente dell’arcipelago indonesiano, detta anche “Irian Jaya” – a unirsi per invocare e operare concretamente per la pace, in una regione tormentata da conflitti, da violazioni dei diritti umani, da discordie sociali che ne impediscono il progresso e lo sviluppo umano. Gli organizzatori chiedono verità, mutuo rispetto, giustizia, fine dell’impunità, trasparenza nel governo, tutti valori basilari per lo sviluppo della regione. La campagna - riferisce l'agenzia Fides - è portata avanti in Papua soprattutto grazie all’impegno del movimento francescano, fatto da religiosi e laici attivi nelle diverse diocesi della Papua, che promuovono instancabilmente buone relazioni e si fanno mediatori nei conflitti, specialmente attraverso le Commissioni “Giustizia e Pace” della Chiesa locale. Mons. Leo Laba Ladjar ha affermato: “La testimonianza che vogliamo portare dovrebbe costruire una pacifica comunione convivenza fra tutti i gruppi etnici, religiosi e culturali, e fra i diversi partiti politici. Le divisioni portano conflitti. Gli sforzi per la comunione e la pace aiuteranno il nostro popolo a superare questo pericolo”. Il Vescovo ha invitato tutti a preparare spiritualmente e con concreti gesti di pace l’iniziativa del 5 febbraio 2009, in cui si celebra la speciale “Giornata per la Pace in Papua”, a livello civile e religioso. La Papua indonesiana è da anni sede di scontri fra l’esercito indonesiano e i movimenti indipendentisti. La gente locale accusa la polizia di abusi dei diritti umani, di uccisioni extragiudiziali e torture. In Papua la popolazione è all’80% cristiana protestante, 15% cattolica, con piccole percentuali di musulmani e animisti. La gente confida molto nell’aiuto delle Chiese per la riconciliazione, per la difesa dei diritti umani e lo sviluppo del paese. (R.P.)

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    L’arcivescovo di San Salvador chiede di inserire nell'agenda del vertice iberoamericano il tema della famiglia

    ◊   “La famiglia in quanto cellula fondamentale della società non può essere esclusa dall’agenda del prossimo vertice iberoamericano”. Così, ieri, nella sua tradizionale conferenza stampa dopo la Santa Messa, l’arcivescovo di San Salvador mons. Fernando Sáenz Lacalle, ha voluto sottolineare l’importanza della questione dal punto di vista politico in uno degli appuntamenti più importanti dei paesi di lingua spagnola e portoghese. Ricordando il tema centrale del XVIII Vertice Iberoamericano che si svolgerà in San Salvador dal 29 al 31 ottobre – “Gioventù e sviluppo” – mons. Sáenz Lacalle ha rilevato che “difficilmente le grandi questioni dei giovani possono oggi essere analizzate senza tenere conto del focolare famigliare, dei diritti e doveri dei genitori e del primo ambiente umano e sociale ove si forgia la personalità di ogni individuo”. “È importante far sapere ai governi, e ai leader del vertice - ha aggiunto l’arcivescovo di san Salvador - che lo sviluppo dei giovani ha come base la famiglia e perciò chiediamo che in queste discussioni si tenga conto della centralità della realtà familiare”. Riflettendo più in generale sulle condizioni dello sviluppo autentico, l’arcivescovo ha voluto insistere sull’urgenza e sul bisogno di “dare alla famiglia un sostegno adeguato per metterla in condizioni di adempiere alla sua alta missione di formare i giovani”. In riferimento alla bozza della Dichiarazione finale del Vertice, mons. Sáenz Lacalle ha lamentato che nel documento, almeno per ora, “non c’è traccia sulla famiglia tranne quando appare come un qualsiasi rapporto tra lo Stato e il mondo dei giovani e degli adolescenti”. Al riguardo ha rilevato con forza che lo “Stato e il governo sono realtà importanti ma secondarie” poiché spetta “alla famiglia il ruolo e la missione inderogabile di formare i propri figli e introdurli nel tessuto sociale collettivo”. Nella capitale salvadoregna, fra un mese s’incontreranno i Capi di stato e di governo di 20 Nazioni dell’America latina di lingua spagnola e portoghese. Inoltre, come è tradizione dal primo vertice, ai lavori prenderanno parte il Re di Spagna, il Presidente del Portogallo e osservatori di altre nazioni della regione. (A cura di Luis Badilla)

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    Venezuela: il Consiglio dei Laici respinge le ultime 26 leggi emanate dal presidente

    ◊   Il Consiglio Nazionale dei Laici (CNL) del Venezuela, attraverso un comunicato rivolto all’opinione pubblica - ripreso dall'agenzia Fides - ha espresso il suo rifiuto verso le ultime 26 leggi emanate dal Presidente della Repubblica ed ha illustrato la sua posizione in vista delle prossime elezioni del 23 novembre. In quella data infatti, avranno luogo in Venezuela le elezioni regionali per scegliere 22 governatori e 328 sindaci, oltre ai membri dei consigli legislativi e ai consiglieri comunali del Consiglio Metropolitano di Caracas e del Municipio Metropolitano di Alto Apure. Il CNL dichiara in primo luogo che, con lo stesso spirito che ha portato i Vescovi venezuelani a considerare “moralmente inaccettabile” la riforma costituzionale proposta ai venezuelani lo scorso anno e analizzate le ultime 26 leggi emanate dal Presidente della Repubblica, sente il dovere di spiegare che “con queste leggi si vuole legittimare ciò che è stato respinto il 2 dicembre, senza rispettare la decisione della maggioranza del Paese venezuelano, violando così di nuovo la dignità ed i diritti umani fondamentali, non soltanto per via dei contenuti delle leggi, quanto per il fatto che esse sono state emanate in modo irregolare, antidemocratico. Questa imposizione violenta la volontà popolare e nega il diritto alla partecipazione cittadina, riconosciuto dalla nostra Costituzione, che costituisce uno dei pilastri di tutti gli ordinamenti democratici ed una delle migliori garanzie di permanenza della Democrazia”. Il CNL aggiunge, inoltre, che queste leggi “favoriscono una maggiore ideologizzazione istituzionale ed un esagerato controllo del cittadino e dei suoi beni, dell’amministrazione pubblica, delle istituzioni e dell’economia; spingono ad un maggiore centralismo e alla concentrazione del potere. Tutto questo si oppone ai valori e ai principi fondamentali del Vangelo e della Dottrina Sociale della Chiesa: il rispetto della dignità della persona umana, della verità, della libertà, della giustizia, del bene comune, della solidarietà, della sussidiarietà, della libera e responsabile partecipazione nella costruzione democratica di una nazione e nell’instaurazione di una convivenza fraterna e pacifica, illuminata dal precetto evangelico dell’Amore”. Nel comunicato viene quindi manifestato il desiderio di uno Stato “che promuova la giustizia sociale e favorisca il bene comune per tutti i cittadini; che non condizioni i diritti alla vita, all’abitazione, al lavoro, alla salute, all'educazione; che vegli ed assista tutta la popolazione, senza discriminazione alcuna; che fermi l’ondata di insicurezza e di odio sociale”. Per questi motivi, il CNL respinge le leggi promosse dal Dirigente Nazionale e invita tutti “a lavorare per la riconciliazione e la convivenza pacifica tra tutti i venezuelani e a partecipare liberamente e responsabilmente alle prossime elezioni del 23 novembre. (R.P.)

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    Concluso in Argentina il seminario dedicato al rapporto fede e impegno politico

    ◊   “La nostra pastorale oggi ha delle sfumature un po’ diverse dal passato nel senso che alla Chiesa argentina non interessa tanto la dimensione di massa dell’opera evangelizzatrice, quanto la sua profondità e intensità. Perciò i vescovi danno fondamentale importanza alla politica in quanto forma particolare della carità”. Così, il Presidente della Commissione episcopale per la pastorale sociale, mons. Alcides Jorge Pedro Casaretto, vescovo di San Isidro, ha chiuso ieri, nella città di Còrdoba, il seminario organizzato per riflettere sui “contributi che dalla fede si possono e devono dare alla politica, in quanto servizio al bene comune”. Ricordando che l’Argentina, così come molti altri Paesi dell’America Latina, si avvicina alle grandi celebrazioni del bicentenario dell’indipendenza, mons. Casaretto, ha affermato che “la grande sfida di oggi è poter giungere a queste feste affermando che nella nostra società non ci sono più persone escluse”. Il seminario, al quale erano presenti numerosi esperti laici ed ecclesiastici e che aveva come scopo individuare gli elementi essenziali per un “ri-pensamento della politica dalla luce della fede”, si proponeva indicare specifici “contributi per servire il bene comune”. In questo contesto, mons. Casaretto ha difeso la “necessità di irrobustire le istituzioni della democrazia così come i partiti politici” non dimenticando mai “che sono mezzi per cercare consensi attraverso un dialogo aperto e sincero; dialogo che – ha spiegato il prelato – deve essere sempre ritenuto lo strumento principale in ogni circostanza”. Il vescovo argentino ha inoltre precisato che oggi occorre “lottare contro ogni forma di esclusione sociale, contro l’iniquità che lacera molte delle nostre società, anche perché a questo male spesso se ne aggiungono altri non meno penosi come il gioco d’azzardo, le droghe e altre dipendenze che avviliscono la persona”. "L’esperienza insegna - ha precisato - che in Argentina non siamo tanto di fronte a problemi di natura ideologica quanto a sfide di tipo esistenziale e ciò risalta ancora di più il fatto reale e concreto che Cristo è una risposta alla nostra vita”. Infine, ricordando il “permanente bisogno di riconciliazione”, mons. Casaretto ha chiuso il suo intervento dicendo: “Vogliamo incitare i giovani a prendere parte attiva nella politica ricordando loro che non si tratta di una cosa brutta; anzi, è un servizio di carità per cercare consensi nella prospettiva dell’interesse comune, del bene dell’intera società e non di una sua parte”. (L.B.)

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    Brasile: più facile reperire i farmaci per combattere l’AIDS

    ◊   Con due nuove decisioni il Brasile continua a dare il buon esempio nella lotta per l'accesso ai farmaci per le terapie contro la sindrome da immunodeficienza umana acquisita (SIDA/AIDS). Il ministro della Salute Jose Temporado ha annunciato, rende noto l'agenzia Misna, che nei prossimi mesi il Paese comincerà a produrre la versione generica di un importante farmaco antiretrovirale, l'Efavirenz. Il medicinale lo scorso anno era stato dichiarato dal governo di "interesse pubblico" e si era aperta così la via alla sua produzione fuori dal brevetto della casa farmaceutica produttrice, Merck & Co. La seconda e non meno importante decisione giunge dall'Ufficio brevetti nazionale che nei giorni scorsi ha respinto la richiesta di registare il brevetto per il farmaco aniretroviarle Tenofivir da parte dell'azienda americana Gilead sciences. La scelta dell'ufficio è stata di respingere la domanda poiché il farmaco è stato giudicato una combinazione di principi già noti e non un'innovazione, come richiesto dalla legge brasiliana; contro la concessione del brevetto si erano schierate le organizzazioni non governative brasiliane e il laboratorio farmaceutico governativo. In Brasile il tasso di diffusione dell’AIDS si è stabilizzato da alcuni anni allo 0,5 per cento, mentre calano i casi di nuove infezioni e le morti. (V.V.)

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    Argentina: il 4 ottobre pellegrinaggio dei giovani al Santuario di Lujàn

    ◊   “Madre, insegnaci ad ascoltare”: sarà questo il tema della 34.mo pellegrinaggio dei giovani argentini al Santuario di Nostra Signora di Luján. L’evento religioso si svolgerà il prossimo 4 ottobre ed è stato organizzato dal Vicariato episcopale della gioventù e dalla Commissione arcidiocesana della devozione popolare, relativi all’arcidiocesi di Buenos Aires. Come è tradizione, al termine del pellegrinaggio, domenica 5 ottobre, nel Santuario verrà celebrata una Messa solenne, presieduta dall’arcivescovo di Buenos Aires, card. Jorge Mario Bergoglio. Per preparare spiritualmente i fedeli a questo appuntamento, gli organizzatori hanno invitato gruppi di giovani e di missionari a condividere, nei giorni precedenti, un’esperienza di fede con gli abitanti dei rispettivi quartieri. Tra gli appuntamenti già fissati, c’è quello del 27 settembre, quando un piccolo altare con l’immagine della Vergine di Luján verrà allestito agli angoli delle strade, nelle piazze, nelle stazioni di servizio, nei supermercati e nei negozi della capitale argentina. Accanto all’icona, verrà posto anche un quaderno per annotare le intenzioni di preghiera dei partecipanti al pellegrinaggio. (I.P.)

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    Il Patriarca Alessio II in visita in Austria dal 20 al 23 dicembre

    ◊   “Nel segno dell'ecumenismo”: così si svolgerà la visita in Austria del patriarca di Mosca Alessio II, prevista dal 20 al 23 dicembre prossimi. Ad affermarlo il vescovo ortodosso russo di Vienna, vescovo Hilarion (Alfejew), citato dal SIR. Durante la presentazione del programma della visita del Patriarca, il vescovo ha rivelato il “grande interesse” suscitato dall’evento anche nella stessa Russia. Numerosi vescovi russi accompagneranno il Patriarca. I risvolti ecumenici della visita di Alessio II comprendono, tra l’altro la visita del Patriarca all’abbazia di Klosterneuburg il 21 dicembre e la partecipazione ad un concerto dell’Avvento nella Basilica, cui sono invitati tutti i rappresentanti cristiani che, al termine, incontreranno il Patriarca. Anche gli esponenti delle altre Chiese ortodosse presenti in Austria prenderanno parte alle celebrazioni che si svolgeranno a Vienna e a Klosterneuburg: tra questi, il metropolita Michael Staikos, il metropolita ortodosso rumeno della Germania e dell’Europa Centrale, Serafiim (Joanta) e il vicario episcopale della Chiesa ortodossa rumena Nicolae Dura. Hanno assicurato la loro presenza anche il primate dell’Ungheria, card. Peter Erdö, che parteciperà in veste di Presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE), e il vescovo anglicano di Gibilterra ed Europa, Geoffrey Rowell. (V.V.)

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    Da oggi fino a venerdì a Cornwall si tiene l’Assemblea plenaria dei vescovi del Canada

    ◊   Si apre oggi l’Assemblea plenaria dei Vescovi del Canada, a Cornwall, nell’Ontario. Nel corso delle sessioni, che si concluderanno venerdì, i circa 90 vescovi partecipanti rifletteranno su questioni attinenti l’azione della Chiesa cattolica nel Paese e sul piano internazionale. I presuli discuteranno inoltre della presenza al prossimo Sinodo dei Vescovi dei sei rappresentanti canadesi e ascolteranno una breve relazione di ogni vescovo delegato e del suo sostituto. Verranno inoltre presentate le relazioni di consigli, organismi e commissioni appartenenti alla Conferenza episcopale canadese, in particolare quella del Comitato organizzatore del Congresso Eucaristico Internazionale di Québec. Nel quadro del Bimillenario di San Paolo, due autorevoli biblisti - il domenicano Michel Gourgues e il gesuita Scott Lewis - svolgeranno un contributo su alcuni aspetti dei testi paolini. Oltre a numerosi osservatori e invitati di diverse confessioni religiose, la Plenaria accoglie per la prima volta nella sua storia il Capo nazionale dell’Assemblea delle Prime Nazioni, Phil Fontaine. (V.V.)

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    Canada: celebrata in Québec la Domenica della Catechesi

    ◊   I fedeli cattolici del Québec hanno celebrato ieri per la prima volta la Domenica della Catechesi, un’iniziativa promossa dall’Assemblea dei vescovi cattolici della provincia canadese (AECQ), in collaborazione con il raggruppamento dei responsabili diocesani della formazione alla vita cristiana (RFVC) e l’Ufficio della Catechesi del Québec. Il tema scelto per questa prima edizione è stato: “Prendo appuntamento con la catechesi”. L’obiettivo era di mobilitare le forze vive delle comunità cristiane in Québec e di sensibilizzarli sull’importanza della catechesi per tutte le fasce di età. Inoltre l’iniziativa si proponeva di richiamare l’attenzione dei fedeli sulle attività catechistiche delle loro parrocchie e di offrire idee e spunti di riflessione ai responsabili parrocchiali. Sono ormai cinque anni che le diocesi di Québec sono impegnate a promuovere nuovi percorsi catechistici e di approfondimento della fede rivolti ai fedeli praticanti, con una grande mobilitazione di energie. Secondo un sondaggio effettuato nell’estate del 2007 la maggior parte delle circa 1.500 parrocchie della provincia organizzano corsi di catechismo per bambini e adolescenti. Un lavoro che impegna in tutto circa 10mila catechisti e che sembra incontrare l’apprezzamento dei fedeli. (L.Z.)

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    Taiwan: dedicata ai giovani la Giornata dell'immigrazione

    ◊   “Giovani immigrati” è il tema scelto per la 9.a edizione della Giornata dell'immigrazione, che si celebrerà a Taiwan domenica prossima. Come si legge nella lettera ripresa dall'agenzia Fides, firmata da mons. Bosco Lin Chi-Nan, Vescovo di Tainan, obiettivo della Giornata “non è soltanto quello di favorire lo sviluppo culturale ed economico di Taiwan, ma è anche quello di fare in modo che la nostra società prenda coscienza di dover esprimere gratitudine e riconoscimento agli immigrati, soprattutto agli immigrati lavoratori. E’ una nostra fortuna poterli accogliere, aiutandoli nel loro percorso di fede, per dimostrare così l’aspetto ecumenico della Chiesa: siamo tutti popolo di Dio”. Inoltre mons. Lin ha incoraggiato ancora una volta tutti i membri della comunità cattolica a partecipare attivamente a questa iniziativa. Secondo le ultime statistiche dell’aprile scorso, oggi a Taiwan ci sono oltre 367.000 immigrati lavoratori e circa 357.000 mogli straniere provenienti dal Continente e dal sud-est Asiatico. Tali cifre aumentano ogni anno. Quindi si richiede “una adeguata politica del lavoro per non mettere a rischio l’occupazione locale, evitando lo sfruttamento dei datori di lavoro locali”. Diciannove anni fa, il 6 febbraio 1989, la Conferenza Episcopale Regionale di Taiwan lanciò la prima “Lettera sugli immigrati”, nella quale incoraggiava la societа taiwanese ad aprirsi agli immigrati, che hanno dato un grande contributo allo sviluppo economico dell’isola, trasformando le parrocchie in luogo di preghiera e di vita sociale degli immigrati, formando il Gruppo degli Immigrati per la pastorale ed il servizio sociale. Nell’aprile 1996 la Conferenza episcopale regionale di Taiwan ha deciso che nella 4.a domenica di settembre, si celebri la Giornata degli immigrati. Dal momento che la società taiwanese è sempre più multietnica, multiculturale e multireligiosa, l’iniziativa assume con il passare degli anni un significato sempre più attuale e importante. (R.P.)

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    Al via in Francia gli incontri conviviali ecumenici

    ◊   “Un momento di convivialità e accoglienza, dove si esprime la gioia di ritrovarsi”; è così che l’arcivescovo di Parigi, il card. André Vingt-Trois, ha definito i percorsi “Alpha”, gli incontri che iniziano oggi in Francia e finiranno venerdì. Sono quattrocentotrenta iniziative in tutte le diocesi del Paese, cui partecipano cattolici e appartenenti alle altre confessioni per riscoprire e approfondire la comune fede cristiana. I percorsi di evangelizzazione dal 2000 hanno coinvolto cinquantamila persone in Francia e undici milioni in tutto il mondo. Durante gli incontri, cui possono partecipare anche i non credenti, si utilizzano le diverse esperienze dei presenti per offrire punti di discussione sulla fede. In date diverse l’iniziativa si svolge, tra gli altri, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Canada. Gli incontri sono solo una prima tappa, dicono gli organizzatori, di un percorso più profondo che ogni cristiano deve percorrere per rendere sempre più forte la propria fede. (V.V.)

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    Il primo cattolico della Mongolia entra in seminario

    ◊   Si chiama Enkh-Baatar ed è un giovane laureato di 21 anni il primo cattolico della Mongolia a entrare in seminario per diventare sacerdote. Originario della capitale Ulaanbaatar e da poco laureato in biochimica presso l’Università Internazionale della Mongolia, Joseph, questo il suo nome di battesimo, è partito il 28 agosto per andare a studiare al seminario della diocesi coreana di Daejeon. “Avrei voluto entrare in seminario già dopo la maturità, ma la mia famiglia e anche il vescovo, mi hanno suggerito di andare prima all’università”, racconta all’agenzia Ucan. Dopo la laurea è giunto finalmente il via libera di mons. Wenceslao Padilla, Superiore della Prefettura Apostolica di Ulaanbaatar. Sempre all’Ucan, il vescovo di origini filippine ha spiegato in un'intervista che la priorità della Chiesa locale in questo momento non è tanto la promozione delle vocazioni, quanto piuttosto il consolidamento della fede dei nuovi battezzati. La Chiesa in Mongolia, Paese di tradizione buddista con qualche centinaio di cattolici, è infatti molto giovane: la sua presenza risale all’agosto 1992, quando, venne aperta la Missione di Ulan Bator, affidata ai Missionari di Scheut e, elevata nel 2002 a Prefettura Apostolica di Ulaanbaatar. L’opera di apostolato delle diverse Congregazioni religiose presenti nel Paese, apprezzata anche dalle autorità locali, sta dando i suoi frutti, come indica la crescita costante dei convertiti al cattolicesimo e l’interesse manifestato da un numero crescente di giovani fedeli per il sacerdozio e la vita consacrata. Ma appunto, ad interessare la Chiesa locale non è tanto la crescita quantitativa, quanto la qualità e maturità della fede dei cattolici mongoli. Questo - ha puntualizzato mons. Padilla - non esclude a priori che le vocazioni vadano incoraggiate, tenendo però ben presenti le esigenze locali. La Santa Sede e la Mongolia intrattengono relazioni diplomatiche dal 4 aprile del 1992. Dalla fine del regime comunista, i rapporti con le autorità sono complessivamente buoni. (L.Z.)

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    Debutta a Roma il 18 ottobre il musical dedicato alla figura di Don Bosco

    ◊   “Don Bosco il Musical”, prodotto da Elia Faustini, entra in scena nei teatri d’Italia. Alla vigilia della celebrazione del 150.mo anniversario della Fondazione della Congregazione Salesiana - ufficialmente annunciata per il 2009 dal rettore maggiore, don Pascual Chavez - debutta lo spettacolo dedicato a questa straordinaria figura. La prima è prevista per il 18 ottobre, al Teatro Olimpico di Roma. Ad interpretare don Bosco sarà Marcello Cirillo, con la regia di Piero Castellacci. I testi sono stati scritti da Renato Biagioli e dallo stesso regista, che spiega al Sir: “Abbiamo deciso di intraprendere questa nuova avventura, perché don Bosco è un personaggio attualissimo, un prete che educava ai valori, un grande uomo con un cuore semplice e umiltà infinita”. L’opera è firmata, per la parte musicale, dai compositori Alessandro Aliscioni, conosciuto come autore di vari ed importanti spettacoli musicali, e Achille Oliva, già coautore del musical, dello stesso regista Castellacci, “Forza venite gente”. Gli organizzatori dell’iniziativa ricordano il messaggio lasciato da don Bosco ai giovani: “Io ero una persona come te. Ho voluto dare un senso pieno alla mia vita: la vita, questo grande dono che Dio ci ha dato, bisogna spenderla, e spenderla bene. La spenderai bene non chiudendoti nell’egoismo, ma aprendoti all’amore, all’impegno per chi è più povero di te”. (V.V.)

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    “Gesù al centro”: mercoledì la conferenza stampa della missione dei giovani a Roma

    ◊   Il Servizio Diocesano per la Pastorale giovanile di Roma, insieme al Pontificio Seminario Romano Maggiore, e i giovani di alcune parrocchie, associazioni, movimenti e nuove comunità appartenenti alla Consulta diocesana delle aggregazioni laicali organizza, nel centro storico della città, la Missione dei giovani "Gesù al centro", giunta ormai alla sua V edizione, che si terrà dal 26 settembre al 5 ottobre 2008. Le iniziative saranno presentate in una Conferenza stampa mercoledì prossimo alle ore 11.30 presso la chiesa di S. Agnese in Agone a piazza Navona. Interverranno don Maurizio Mirilli del Servizio di Pastorale giovanile, il dott. Ermes Luparia, della Società del Divin Salvatore, diacono e Direttore del Centro per la promozione della Famiglia “Mater Salvatoris“, sulle iniziative della Tenda dell'Incontro nella quale i giovani saranno accolti da sacerdoti, seminaristi, medici cattolici, membri del GRIS (Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa), Salvatoriani, e giovani artisti di strada della Comunità Shalom che presenteranno il Villaggio della Gioia di Piazza San Lorenzo in Lucina. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Arrestati due terroristi in Pakistan per l'attentato all'Hotel Marriot di Islamabad

    ◊   Il Pakistan è sconvolto dall’attentato all’Hotel Marriot di Islamabad, costato la vita ad almeno 60 persone. Oltre 300 sono, invece, i feriti. Due sospetti terroristi sono stati arrestati dalla polizia pachistana. Sarebbero legati ad al Qaeda e uno dei due era già ricercato per un tentativo di uccisione dell'ex presidente pachistano Pervez Musharraf. In mattinata la conferma che il presidente pachistano Asif Ali Zardari, il premier Yusuf Raza Gilani e alcuni capi militari avrebbero dovuto cenare all'Hotel Marriott di Islamabad sabato scorso, ma all'ultimo minuto è intervenuto un cambio di programma che ha salvato loro la vita. Dopo il terribile attacco, le autorità di Islamabad hanno ribadito la linea dura nei confronti del terrorismo. Ce ne parla Francesca Marino, esperta di questioni asiatiche per la rivista di geopolitica Limes, intervistata da Giada Aquilino:

    R. – Il Pakistan ha rafforzato la lotta contro il terrorismo, perché è sempre più colpito al suo interno. Nel Waziristan c’è una situazione preesistente al 2001 e alla lotta al terrorismo. Il Waziristan fa parte di quell’area che sta a cavallo tra l’Afghanistan e il Pakistan. In queste aree si rifugiano taleban oltre confine e arabi appartenenti al nucleo originario di Al Qaeda.

     
    D. – Nel suo primo discorso ufficiale il presidente Zardari aveva avvertito anche che non sarebbero state tollerate violazioni della sovranità territoriale. Nelle ultime ore, forze di Islamabad hanno aperto il fuoco contro elicotteri statunitensi. Si rischia una crisi tra due alleati nella lotta contro il terrorismo?

     
    R. – La crisi diplomatica è già in atto. Gli Stati Uniti attaccano il Waziristan per sconfiggere le forze di Beitullah nel sud. Da notare per inciso che nessuno attacca Quetta, dove si dice risieda allegramente il mullah Omar. Bisogna vedere se e quanto questa crisi sia reale, perchè sembra che questa strategia, e, quindi, il via libera agli attacchi americani su suolo pakistano, sia stata, in realtà, decisa mesi fa, durante il viaggio del premier Gilani negli Stati Uniti, assieme al via libera all’elezione del presidente Zardari.

     
    150 operai sequestrati in Afghanistan
    In Afghanistan un commando di sospetti talebani ha rapito oltre 150 operai di un’impresa edile. L’episodio, avvenuto nella provincia di Farah, risale a ieri ma è stato reso noto soltanto oggi. Tutti erano impegnati nella costruzione di caserme e altre strutture appaltate dall’Esercito. Al momento della cattura viaggiavano a bordo di tre pullman, bloccati lungo la strada. Per ottenere il rilascio le autorità sono in contatto con gli anziani delle tribù locali.

    Turchia - 13 neonati morti in ospedale
    Almeno 13 neonati sono morti nelle ultime 24 ore in un ospedale di Smirne in Turchia. Ancora da chiarire le cause dei decessi. La polizia ha avviato un’inchiesta, mentre la stampa locale ipotizza un’infezione batterica o virale.

    Egitto: rapiti 11 turisti stranieri
    In Egitto 11 turisti stranieri sono stati rapiti nella città meridionale di Assuan. Tra di loro ci sarebbero 5 italiani, 5 tedeschi e un romeno. Secondo le prime informazioni, diffuse dai media locali, i rapitori avrebbero chiesto un riscatto. Anche la Farnesina ha confermato il coinvolgimento degli italiani, precisando che l’unità di crisi lavora a stretto contatto con le autorità egiziane. A seguire la vicenda anche il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che in una nota ha auspicato la pronta liberazione dei connazionali.

    Giappone
    In Giappone l’ex ministro degli Esteri, il cattolico Taro Aso, è stato eletto presidente del partito Liberlademocratico (LPD) e si avvia a diventare il 92.mo premier del Paese. La notizia ha destato molta attenzione non solo fra i cittadini giapponesi ma anche nella stampa internazionale. Il motivo – sostiene l’agenzia Fides - è da ricercare nella sua appartenenza alla comunità cattolica, che in Giappone conta un milione di fedeli su 127 milioni di abitanti. Aso non ha rimarcato la sua appartenenza religiosa, sottolineando che la priorità per il Paese è la crescita economica e, in politica estera, rinsaldare la stretta alleanza con gli Stati Uniti.

    Corea del Nord - Nucleare
    La Corea del Nord ha chiesto la rimozione dei sigilli e delle telecamere poste dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) all’impianto di Yongbyon, l’installazione nucleare che si era impegnata a smantellare. Lo ha detto il numero uno dell’AIEA, Mohamed El Baradei, mentre un diplomatico locale riferisce che i sigilli sono già stati rimossi, così come riporta l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap.

    Israele consultazioni
    Consultazioni serrate per il capo dello Stato Israeliano, Shimon Peres, che, all’indomani delle dimissioni del primo ministro Ehud Olmert, sta incontrando i leader delle maggiori formazioni politiche in vista della formazione di un nuovo esecutivo. Gli analisti ritengono che entro stasera l’incarico sarà affidato al ministro degli Esteri Tzipi Livni, eletta in settimana alla guida del partito Kadima. I pareri fino ad ora sono discordanti. Il laburisti hanno suggerito il nome del loro rappresentante, Ehud Barak, mentre il Likud ha avanzato due alternative: o un governo guidato da Benyamin Netanyahu, oppure elezioni anticipate.
     
    Alitalia
    Senza un piano credibile per il rilancio di Alitalia, giovedì prossimo l’ENAC sospenderà o revocherà la licenza di volo. E’ quanto affermato dal presidente dell’Ente nazionale per l’aviazione civile, Vito Riggio, nell’incontro di oggi con il commissario straordinario Augusto Fantozzi. Quest’ultimo ha annunciato che fino al 30 settembre Alitalia è sul mercato. Pubblicato infatti un bando per raccogliere l’interesse di soggetti in grado di garantire la continuità del servizio per uno o più rami del gruppo. Favorevoli opposizione e sindacati, ma il governo ha ribadito che l’unica proposta è quella della cordata italiana.
     
    Gran Bretagna
    In Gran Bretagna, a Manchester, prosegue il congresso del partito laburista. Il premier Gordon Brown continua a confrontarsi con i suoi avversari interni che hanno messo in discussione la sua leadership. In un’intervista Brown ha peraltro ammesso di aver commesso alcuni errori ma ha tuttavia respinto l’idea delle dimissioni.

    Slovenia
    In Slovenia l’opposizione di centro-sinistra, guidata dall'eurodeputato socialdemocratico Borut Pahor, ha vinto di stretta misura le elezioni politiche di ieri e ora si avvia ad ottenere l’incarico di formare il nuovo governo. Il partito democratico dell’attuale primo ministro Janez Jansa si è fermato al 29% e con i suoi alleati non riesce a conquistare la maggioranza relativa.

    Somalia
    Almeno 19 persone sono rimaste uccise in Somalia da colpi di mortaio sparati da una base militare contro alcune aree civili della capitale Mogadiscio. Lo riferiscono fonti locali precisando che è arrivato a 29 morti il bilancio delle violenze nelle ultime 24 ore. Intanto nel Puntland, un blitz della polizia ha portato alla liberazione della coppia, un tedesco e una somala, rapita sabato scorso.

    Missione Chavez all’estero
    Al via la missione all’estero del presidente venezuelano Hugo Chavez. Ieri sera è arrivato a Cuba per incontrare il presidente Raul Castro e il fratello Fidel, suo amico. Si tratta della prima tappa di un tour che lo porterà anche in Cina, Russia, Francia e Portogallo e durante il quale è prevista la conclusione di accordi nei settori dell’energia, delle infrastrutture, dell’informatica e della cooperazione militare. Intanto navi russe della flotta del nord si stanno dirigendo verso il mare dei Caraibi, dove, dal 10 al 14 novembre, sono in programma esercitazioni congiunte con le unità navali del Venezuela.

    Timoshenko: annuncio visita in Russia
    Il primo ministro ucraino Iulia Timoshenko ha annunciato l’intenzione di recarsi presto a Mosca per negoziare con la parte russa un accordo strategico di lungo termine sulle forniture di gas russo all’Ucraina. Nei giorni scorsi la premier, in polemica con il presidente ucraino Viktor Iushenko - che ha abbandonato la coalizione democratica - aveva sottolineato che le posizioni fortemente antirusse espresse dal capo di Stato in relazione alla crisi georgiana non avrebbero aiutato il negoziato sul gas.

    Bielorussia
    In Bielorussia l’opposizione ha indetto una manifestazione nella capitale Minsk la sera del prossimo 28 settembre, lo stesso giorno in cui sono in programma le elezioni legislative, per protestare contro quella che definisce “la frode elettorale”. Fra le ragioni del corteo il rifiuto delle commissioni elettorali di ammettere membri dell’opposizione in qualità di osservatori ma anche l’impossibilità di trovare tipografie disponibili a stampare volantini e manifesti.
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 266

     
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