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Sommario del 18/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI su Pio XII: con coraggio non risparmiò sforzi per salvare il più gran numero possibile di ebrei. Interviste con padre Gumpel e mons. Hofmann
  • Il Papa invita la Bosnia ed Erzegovina a superare le divisioni del passato e lancia un appello alla comunità internazionale a sostenere il Paese balcanico
  • Altre udienze
  • Il cardinale Antonelli presenta l'Incontro mondiale delle famiglie che si terrà a gennaio in Messico
  • Il cardinale Bertone in visita in Croazia a 10 anni dal viaggio pastorale di Giovanni Paolo II
  • Cerimonia di congedo del comandante delle Guardie Svizzere Elmar Mäder
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L'ombra del '29 dietro la crisi finanziaria mondiale. In Italia è recessione
  • Appello di Amnesty: no all'export di armi nei Paesi a rischio di violazioni dei diritti umani
  • Anno Paolino nel deserto siriano: la testimonianza del padre gesuita Paolo Dall'Oglio
  • Dante Alighieri nell'Ottocento musicale, al centro della Sagra musicale umbra
  • Torna a Palestrina "La decapitazione di Sant'Agapito" del Caravaggio
  • La Chiesa ricorda San Giuseppe da Copertino, patrono degli studenti e degli aviatori
  • Chiesa e Società

  • Giornata Internazionale della Pace: sms e video per sostenere il lavoro dell’Onu
  • L’arcivescovo di Delhi: le violenze anticristiane, un rischio per la democrazia
  • Sri Lanka: la comunità cattolica corre in soccorso della popolazione colpita dal conflitto
  • Indonesia: per la Chiesa la legge anti-pornografia in realtà introduce la sharia
  • Ad Haiti e Cuba gli uragani mettono in ginocchio popolazione ed economia
  • Bolivia: nuovo appello dei vescovi contro le violenze
  • Messico: messaggio dei vescovi sulla sicurezza nazionale dopo gli attentati a Michoacán
  • Zimbabwe: i vescovi chiedono al nuovo governo di coalizione di affrontare la crisi umanitaria
  • Padre Pizzaballa: "resta difficile la situazione per i cristiani in Terra Santa"
  • La Chiesa polacca chiede la restituzione dei beni "rubati" durante il regime comunista
  • Inghilterra: domani giornata di preghiera e di digiuno per gli obiettivi del Millennio
  • Stati Uniti: settimana interreligiosa di mobilitazione contro la povertà
  • Paralimpiadi di Pechino: uno sport speciale per la pace anche grazie al Sud del mondo
  • Cardinale Scola: agli studiosi del diritto canonico il compito di riflettere tra divino e leggi umane
  • Seconda edizione del pellegrinaggio dei nonni in Irlanda
  • Missioni Cattoliche italiane: il 'grazie' del cardinale Barbarin
  • Per i vescovi di Piemonte e Valle d'Aosta "false le notizie" sul Summorum Pontificum
  • Pompei: parte sabato il primo Pellegrinaggio nazionale delle Famiglie per la Famiglia
  • A 6 anni dal terremoto in Molise, il cardinale Bagnasco inaugura un nuovo centro a Larino
  • A Roma, la mostra “Giusti dell’Islam”: storie di musulmani che sfidarono il nazismo
  • Manifestazione ecumenica a Milano in onore di Sant’Ambrogio
  • A Cagliari la 60.ma edizione del premio radiofonico e televisivo Prix Italia
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Israele è Tzipi Livni il nuovo leader del partito Kadima
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI su Pio XII: con coraggio non risparmiò sforzi per salvare il più gran numero possibile di ebrei. Interviste con padre Gumpel e mons. Hofmann

    ◊   “L’alto profilo umano e spirituale” di Pio XII è stato ricordato dal Papa nel discorso ai partecipanti al Simposio promosso dalla Fondazione Pave the Way sul Servo di Dio Pio XII, incontrati stamattina a Castel Gandolfo. Pave the Way è stata fondata dall’ebreo americano Gary Krupp per favorire i rapporti e il dialogo tra le religioni. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    “Si rimane conquistati dall’esemplarità della sua vita e dalla straordinaria ricchezza del suo insegnamento”: con queste parole Benedetto XVI ricorda la figura del Papa che ha vissuto “il difficile periodo del secolo scorso che ruota attorno al secondo conflitto mondiale” e che oggi è Servo di Dio. “Non sempre sono stati posti nella giusta luce i veri aspetti della sua multiforme azione pastorale”, ha spiegato Benedetto XVI parlando ai partecipanti al Simposio, che si è concluso ieri a Roma, voluto espressamente dalla Fondazione Pave the Way per presentare “tanta documentazione inedita basata sulle dichiarazioni di testimoni oculari, che smentisce le accuse di indifferenza, antisemitismo e connivenza con i regimi totalitari rivolte a Pio XII”. “Avete analizzato senza preconcetti gli eventi della storia, unicamente preoccupati di ricercare la verità”, ha sottolineato Benedetto XVI, ricordando “l’infaticabile azione pastorale e umanitaria di Pio XII”. Il 50esimo anniversario della morte, avvenuta il 9 ottobre 1958, è “un’importante opportunità – ha spiegato il Papa - per approfondirne la conoscenza, per meditarne il ricco insegnamento e per analizzare compiutamente il suo operato”. “Tanto si è scritto e detto di lui in questi cinque decenni – ha aggiunto - e non sempre sono stati posti nella giusta luce i veri aspetti della sua multiforme azione pastorale”. Di Pio XII ha detto inoltre Benedetto XVI che “si apprezza la saggezza umana e la tensione pastorale che lo hanno guidato nel suo lungo ministero e in modo particolare nell'organizzazione degli aiuti al popolo ebraico”. Grazie al “vasto materiale raccolto dalla Fondazione Pave the Way” – ha sottolineato il Papa il Simposio ha offerto alla pubblica opinione “la possibilità di conoscere meglio e più compiutamente ciò che Pio XII ha promosso e compiuto a favore degli ebrei perseguitati dai regimi nazista e fascista”. “Si apprende allora che non risparmiò sforzi, ovunque fosse possibile, per intervenire direttamente oppure attraverso istruzioni impartite a singoli o ad istituzioni della Chiesa cattolica in loro favore”, ha detto Benedetto XVI ricordando come il Simposio abbia evidenziato “i non pochi interventi da lui compiuti in modo segreto e silenzioso proprio perché, tenendo conto delle concrete situazioni di quel complesso momento storico, solo in tale maniera era possibile evitare il peggio e salvare il più gran numero possibile di ebrei”. Una coraggiosa e paterna dedizione che del resto è stata riconosciuta ed apprezzata durante e dopo il tremendo conflitto mondiale da comunità e personalità ebraiche che non mancarono di manifestare la loro gratitudine, ha spiegato il Papa ricordando “l'incontro che Pio XII ebbe, il 29 novembre del 1945, con gli 80 delegati dei campi di concentramento tedeschi, i quali in una speciale udienza loro concessa in Vaticano, vollero ringraziarlo personalmente per la generosità dal Papa dimostrata verso di loro, perseguitati durante il terribile periodo del nazifascismo”. Ai membri della Fondazione Pave the Way, dunque, il caro saluto del Papa con un ringraziamento in particolare al presidente della Fondazione, Gary Krupp.

    L’impegno a far emergere la verità storica su Pio XII, Fabio Colagrande ha parlato con il padre gesuita Peter Gumpel, relatore della Causa di Beatificazione di Pio XII:

     
    R. – I fatti sono stati pubblicati. Io stesso ho dato, non centinaia, ma moltissime interviste. Sono state pubblicate molte cose sul Pontificato di Pio XII. Hanno riportato per chi voleva leggerlo tutto quello che lui ha fatto per salvare centinaia di migliaia di ebrei. C’è tutto il materiale. Quindi, io sono molto contento che un’organizzazione non cattolica, non settaria, faccia molto per la pace tra i popoli, tra le varie fazioni che sono in lotta ed anche tra le varie religioni, e lo faccia di sua iniziativa e non per iniziativa della Chiesa cattolica, in questo progetto di dare maggiore pubblicità a ciò che Pio XII ha veramente fatto. I fatti che sono stati riportati non sono nuovi, ma non sono noti o sono ignorati. Quindi, questa è un’ottima iniziativa che con tutto il cuore appoggio, proprio perché sono stato giudice di investigazione e relatore nominato da Papa Giovanni Paolo II per la Causa di beatificazione di Papa Pio XII. Io ho studiato per molti anni queste cose, le conosco, e mi sono sempre meravigliato che non si voglia prendere atto di certe cose. Questo vale in modo particolare per il famoso museo Yad Vashem, a Gerusalemme, dove è esposta una fotografia di Pio XII non come criminale di guerra, ma come una persona che non ha fatto niente, con delle iscrizioni veramente offensive per noi cattolici.
     
    D. – Quali sono queste iscrizioni?

     
    R. – Queste iscrizioni danno l’impressione che lui non abbia mai fatto niente, che lui fosse un politico e non volesse urti con i nazisti. Tutte queste cose, frase per frase, sono sbagliate. E non è solo mia opinione. Il più famoso storiografo ebreo, un britannico, sir Martin Gilbert, che è considerato dagli ebrei stessi il più competente storiografo della Shoa, dell’Olocausto, è andato lì indignato. Ieri, in questo raduno, abbiamo ascoltato una sua intervista, dove dice che ogni singola frase è una falsificazione della storia.

     
    D. – La documentazione verrà inviata poi proprio al museo dello Yad Vashem a Gerusalemme?

     
    R. – Ma io mi domando, naturalmente, se avrà qualche effetto. Me lo auguro con tutto il cuore, ma sono scettico. E le dico che lo Yad Vashem è privo di logica. Da un lato dicono: “Finchè noi, con i nostri propri studiosi, non avremo esaminato ogni singolo documento che si trova negli archivi segreti vaticani, noi non possiamo giudicare”. Questa è una cosa. Ma nonostante ciò loro hanno già giudicato e hanno già condannato e questo è privo di logica e dal punto di vista storico è del tutto inaccettabile.

    Sul significato di questa udienza con il Papa, Fausta Speranza ha sentito il commento di mons. Norbert Hofmann, segretario della Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo:

    R. – Il significato è per me molto grande, anzitutto perché il Papa Benedetto XVI ha detto per la prima volta qualcosa in pubblico sulla figura di Pio XII e poi perché l’udienza è stata chiesta da una Fondazione istituita da un ebreo. Sappiamo, infatti, che Pio XII è una figura contestata da alcuni ambienti ebraici, ma sappiamo anche che Gary Krupp ha promosso un Simposio per riabilitare la figura di Pio XII, attraverso testimonianze e attraverso fatti storici, perché Pio XII ha veramente aiutato a salvare tanti ebrei durante il periodo difficile della Seconda Guerra Mondiale. Il significato è, quindi, duplice: un ebreo in favore di Pio XII e Benedetto XVI che si pronuncia pubblicamente, per la prima volta, sulla figura di Pio XII.

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    Il Papa invita la Bosnia ed Erzegovina a superare le divisioni del passato e lancia un appello alla comunità internazionale a sostenere il Paese balcanico

    ◊   Stamane l’udienza del Papa alla nuova ambasciatrice della Bosnia ed Erzegovina presso la Santa Sede, la signora Jasna Krivosic-Prpic, 58 anni, sposata, tre figli, una laurea in Lingue, una specializzazione in giornalismo, con un’esperienza lavorativa alle spalle in campo finanziario. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    Benedetto XVI plaude ai progressi fatti nella Bosnia ed Erzegovina per consolidare i gesti di riconciliazione ed incoraggia la comunità internazionale a proseguire negli sforzi per assistere questo Paese; Paese che per la sua particolare posizione geografica “contiene una ricca miscela” di culture ed etnie differenti, “preziosi patrimoni”, che tuttavia – ha ricordato il Papa – “tragicamente” sono state nel corso della storia sovente “fonte di disaccordi e frizioni”. Peraltro ciascuno dei tre popoli che hanno formato questo Paese “sa fin troppo bene” che tali differenze sono state “causa di conflitti e guerre”. “Nessuna persona desidera la guerra” – ha rimarcato il Santo Padre – “nessun genitore desidera conflitti per i propri figli”, “nessun gruppo civile o religioso ricorrerebbe alla guerra o all’oppressione”. E “tuttavia, così tante famiglie nella Bosnia ed Erzegovina hanno patito sofferenze dovute a tali calamità”. Benedetto XVI ha chiesto dunque di ascoltare comunque “la voce della ragione”. “Ogni individuo – ha detto - sostenuto dalla speranza che noi tutti desideriamo per noi stessi e per le generazioni future, può trovare la forza di superare le divisioni del passato”.

     
    “Confido – ha aggiunto il Santo Padre – che nell’accettare i fatti della storia regionale e le gravi lezioni degli anni recenti, si troverà coraggio per costruire un futuro con un forte senso di solidarietà”. E per questo possono giocare un ruolo decisivo le famiglie anzitutto e poi la scuola, e le altre istituzioni dello Stato, chiamate ad esaltare i principi che sono al cuore di tutte le democrazie. In particolare, il Papa ha raccomandato di affermare la giustizia sradicando la corruzione e le altre forme di criminalità attiva, di supportare un sistema giudiziario indipendente e imparziale, e di garantire eguali opportunità di occupazione. Si è detto sicuro Benedetto XVI che le riforme costituzionali allo studio dell’attuale Governo raccoglieranno le legittime aspirazioni di tutti i cittadini della Bosnia Erzegovina, “garantendo sia i diritti individuali che dei gruppi sociali, al tempo preservando i comuni valori morali ed etici che legano tutti i popoli e rendono i leader politici responsabili”. Ha assicurato il Papa l’ambasciatrice della Bosnia ed Erzegovina che la Chiesa locale continuerà ad assistere lo Stato “nel raggiungimento degli obiettivi di riconciliazione, pace e prosperità”.

     
    Il Papa si è detto infine fiducioso che possano stringersi ancor più i rapporti di cooperazione esistenti tra la Bosnia ed Erzegovina e la Santa Sede, grazie all’Accordo di Base siglato a Sarajevo nel 2006, che facilita il diritto di stabilire luoghi di culto e di intraprendere opere ecclesiali, e allo stesso tempo offre un esempio positivo di principi democratici che stanno radicandosi nel Paese balcanico.

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    Altre udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo un altro gruppo di presuli della Conferenza episcopale di Panama, in visita "ad Limina".

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    Il cardinale Antonelli presenta l'Incontro mondiale delle famiglie che si terrà a gennaio in Messico

    ◊   La preparazione al prossimo Incontro mondiale delle famiglie, che si terrà a Città del Messico dal 16 al 18 gennaio 2009, è stata oggi illustrata ai giornalisti presso il Pontificio Consiglio per la famiglia. Presente il cardinale Ennio Antonelli, nuovo presidente del dicastero vaticano, in procinto di lasciare definitivamente la sua arcidiocesi di Firenze. Tema dell'Incontro Mondiale: "La famiglia, formatrice ai valori umani e cristiani". Il servizio di Pietro Cocco.

    Ripartire dalla famiglia. E’ questa l’idea guida che sta dietro al VI Incontro mondiale delle famiglie che si svolgerà a gennaio in Messico. Il desiderio infatti è che questo appuntamento possa rilanciare una maggiore attenzione all’interno della Chiesa e della società nei confronti delle famiglie. E’ in questo nucleo, ha detto il cardinale Antonelli, che ancora oggi si costituiscono i rapporti fondamentali della persona umana, quelli tra uomo e donna, tra genitori e figli, tra individui diversi. E’ nella famiglia che si deve imparare a conciliare libertà e soidarietà, comunione e rispetto delle differenze. L’incontro di Città del Messico cercherà di raccontare tutto questo, attraverso la testimonianza di alcune famiglie che parteciperanno alla grande Festa conclusiva accanto al Santuario di Nostra Signora di Guadalupe. Ma anche con il Congresso teologico-pastorale che nei tre giorni precedenti discuterà degli elementi di forza e di debolezza delle famiglie oggi nel mondo. E delle politiche familiari e degli indirizzi legislativi che possono sostenerla o danneggiarla. Certo, non possiamo nascondere la verità del Vangelo sulla famiglia, ha risposto il cardinale Antonelli ad una domanda dei giornalisti sulle crisi familiari e la presenza di divorziati e risposati in tante comunità cristiane. Ma soprattutto vogliamo essere accanto alle famiglie, intensificare la pastorale familiare, mostrare, con coppie che vivono la bellezza del matrimonio cristiano, che se la montagna è alta, ciascuno può compiere i passi di cui è capace per salire. E noi intendiamo essere loro di aiuto. E in proposito ha citato una delle iniziative di sostegno alle coppie in difficoltà, tra le varie esistenti nella Chiesa: l’associazione Retrouvaille, presente in Italia ed in altri Paesi del mondo, che la prossima settimana terrà un incontro internazionale a Roma.

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    Il cardinale Bertone in visita in Croazia a 10 anni dal viaggio pastorale di Giovanni Paolo II

    ◊   Si svolgerà da oggi al 21 settembre una visita in Croazia del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Questa sera nella Cattedrale di Spalato, il cardinale presiederà una celebrazione eucaristica per i 1.700 anni della fondazione della città e il 10.mo anniversario della visita di Giovanni Paolo II. Da Spalato, il porporato si sposterà a Zagabria, dove sono previsti incontri con il presidente croato Stjepan Mesic e con il primo ministro Ivo Sanader. Nell’agenda del viaggio figurano anche la benedizione della prima pietra per la nuova sede della Conferenza episcopale nazionale, un incontro con i vescovi e la partecipazione ad una veglia di preghiera con i giovani nella Cattedrale di Zagabria. A chiusura della visita, il 21 settembre alle ore 11.00, il cardinale Bertone presiederà una solenne Eucaristia nella Piazza della Cattedrale per commemorare il 10.mo anniversario della beatificazione del cardianle Stepinac, avvenuta durante la seconda visita pastorale in Croazia di Giovanni Paolo II.

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    Cerimonia di congedo del comandante delle Guardie Svizzere Elmar Mäder

    ◊   Alla presenza del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone si è svolta nel pomeriggio di martedì 16 settembre, nel cortile d'onore della Guardia Svizzera Pontificia, la cerimonia di congedo del comandante del Corpo, colonnello Elmar Theodor Mäder. Nell'occasione il cardinale Bertone ha rivolto un saluto a Mäder, comunicandogli la nomina a gentiluomo di Sua Santità da parte di Benedetto XVI. Il comandante ha ricordato i dieci anni di lavoro trascorsi «al servizio del Papa e della Chiesa» e ha rinnovato la fiducia nello spirito di responsabilità e nelle capacità del Corpo, che derivano non solo da motivazioni professionali ma anche da convinzioni di fede. Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, i cardinali Agustoni, Castrillón Hoyos, Cacciavillan, Cottier, Foley, Lajolo e Farina; gli arcivescovi Filoni, Mamberti e Harvey; i vescovi De Nicolò e Boccardo, i monsignori Caccia, Parolin, Nwachukwu, Gänswein e de Raemy, cappellano della Guardia Svizzera Pontificia; rappresentanti del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina un articolo di Alain Besançon sulla visita del Papa in Francia.

    In evidenza, nell’informazione internazionale, la crisi economica: da Wall Street si diffonde il panico, intervengono le Banche centrali.

    In cultura, Raffaele Alessandrini sui cento anni della Federazione nazionale della stampa italiana.

    Un articolo di Claudia Di Giovanni dal titolo “Il cinema partì dall’Inferno”: due film di inizio Novecento sulla cantica di Dante alla Sagra musicale umbra.

    Alfredo Tradigo illustra tre mostre dedicate a Matile di Canossa.

    E il pianista dissoluto divenne padre Agostino Maria: Cristiana Dobner ripercorre l’itinerario di conversione di Hermann Cohen.

    Nell’informazione religiosa, intervista di Nicola Gori al presidente della Conferenza episcopale del Panamá.

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    Oggi in Primo Piano



    L'ombra del '29 dietro la crisi finanziaria mondiale. In Italia è recessione

    ◊   La crisi finanziaria americana continua a scuotere i mercati mondiali. Ma dopo un avvio incerto, salgono le borse europee, in seguito all'annuncio da parte delle banche centrali internazionali di un intervento congiunto per assicurare liquidità ai mercati. La Federal riserve inietterà 180 miliardi di dollari. Gli indici di Londra, Milano, Francoforte e Parigi hanno intanto fatto segnare un leggero rialzo, come pure la borsa asiatica di Hong Kong. In Italia, la Confindustria annuncia: siamo in recessione. La ripresa forse nel 2009. La crisi finanziaria in atto ha comunque messo in evidenza la vulnerabilità dell’intero sistema economico. Federico Piana ha chiesto all’economista Riccardo Moro come sia stato possibile arrivare a questo punto:

    R. – Credo che potremmo ordinare alcune considerazioni. La prima: perché il sistema è vulnerabile? Sono stati usati degli strumenti finanziari straordinariamente raffinati in una situazione di regolamentazione molto leggera o addirittura in una situazione di assenza di regole: come ad esempio la vicenda dei mutui subprime, laddove con il termine mutui subprime si intendono quei mutui dati a persone che non sono in grado di offrire le garanzie. Il secondo elemento è quello della sfiducia. Quando nasce la sfiducia tutti cominciano ad aver paura e cominciano a vendere o a chiedere di avere i propri soldi: ed ecco allora che si vedono quelle scene che abbiamo visto fuori delle banche e che erano le scene tipiche del ’29. La sfiducia ha quindi invaso i mercati e non solo le banche ma anche evidentemente i singoli operatori, le singole famiglie che hanno iniziato le corse a vendere ed ecco che abbiamo i risultati delle Borse.

     
    D. – Perché il Tesoro statunitense è interessato al salvataggio di alcune istituzioni finanziarie, come ad esempio l’AIG?

     
    R. – C’è stata una attenzione, che non è pessima dal mio punto di vista, ad intervenire da parte del Tesoro americano nei confronti degli operatori che avevamo maggiore legame con il cittadino. Il problema è che tre interventi, tutti estremamente consistenti e cioè quelli con la Spear quest’estate, quello con i due fondi qualche settimana fa e quello con la AIG, questo grande gruppo assicurativo, di ieri – evidentemente non bastano a dare fiducia al mercato e a tenere un po’ tranquille le “animalità”, come direbbe Max Weber, di chi ha un qualche minimo ruolo ed anche solo il piccolo risparmiatore, nel mercato finanziario. Credo che sia molto importante avere tanta calma e tanto sangue freddo.

     
    D. – Questa crisi, quali conseguenze potrebbe avere sulle famiglie?

     
    R. – Alcune ricadute le ha già: la Lehman Brothers aveva emesso delle obbligazioni qualche tempo fa, estremamente tranquille e ad un tasso di interesse che aveva appena lo 0,5 o lo 0,4 per cento più dei nostri BOT e CCT, che da tutti gli indicatori internazionali erano considerati un investimento senza preoccupazioni e che sono state comprate anche da molti operatori e da molte famiglie italiane.

     
    D. – Sarà veramente l’economia reale a salvare la situazione?

     
    R. – Sì, questo è molto vero. Ciò che ha creato la crisi è stato questo insieme dei cosiddetti derivati e cioè di titoli emessi sulla base di altri titoli. E’ vero che dovremmo ora tornare ad un sistema bancario che è legato fondamentalmente all’economia reale e al servizio della produzione. Oggi con i sistemi dei derivanti, con questi sistemi sempre più raffinati, abbiamo un sistema finanziario, che è sostanzialmente auto-referenziato, molto più consistente e molto più grande per numeri di quello dell’economia reale, ma che ha mostrato – ripeto ancora una volta, usando questa parola – la sua vulnerabilità.

     
    D. – Siamo di fronte ad una crisi come quella del 1929?

     
    R. – I paragoni sono sempre un po’ bislacchi. La situazione mi sembra seria. Io ero forse meno pessimista qualche tempo fa, ma mi sembra che la situazione sia ora molto seria. Non credo che questo significhi che andremo ad avere una produzione industriale che andrà in ginocchio, come accaduto nel ’29. E’ probabile che si abbiano, però, delle ricadute di una certa consistenza. Si ridisegnerà, più che altro, il mondo anche dal punto di vista delle proprietà finanziarie.

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    Appello di Amnesty: no all'export di armi nei Paesi a rischio di violazioni dei diritti umani

    ◊   I governi impediscano i trasferimenti di armi laddove vi sia il rischio sostanziale che esse possano essere usate per compiere gravi violazioni dei diritti umani. E’ l’appello lanciato da Amnesty International alla vigilia della riunione, in ottobre, in cui gli Stati membri dell’ONU decideranno se progredire sulla via di un Trattato sul commercio delle armi. Ma quali sono i principali esportatori di armi? Debora Donnini lo ha chiesto a Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia:
     
    R. – I principali esportatori di armi - riferiti all’anno 206 - sono tutti Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza: quindi gli Stati che contano, gli Stati che hanno una parola sui destini dell’umanità, sulla pace e sulla sicurezza sono poi anche gli stessi Stati che quella pace e quella sicurezza la mettono a rischio attraverso commerci di armi, che sono commerci intanto legali e - in secondo luogo - controllati ed autorizzati dai governi. C’è, quindi, una piena responsabilità dei governi ed è per questo che Amnesty chiede loro che si sia questa norma inderogabile per cui non si mandino armi verso quei Paesi, nei quali verranno probabilmente utilizzate per compiere violazioni dei diritti umani.

     
    D. – Ma quali sono i Paesi in cui le armi sono usate in violazione dei diritti umani?

     
    R. – Certamente i casi più evidenti sono quelli del Darfur, oltre che dell’Iraq o della Colombia. In Darfur noi abbiamo due Stati certamente membri permanenti del Consiglio di sicurezza - Cina e Russia - che inviano armi senza soluzione di continuità, elicotteri, aerei, munizioni, pistole e fucili. C’è poi un terzo Stato membro permanente del Consiglio di sicurezza - gli Stati Uniti, insieme anche alla Gran Bretagna, e siamo quindi già a quattro - che dal 2003 ha inondato di armi l’Iraq, con l’obiettivo di riarmare e riorganizzare le forze di sicurezza di Baghdad, ma con il risultato di averle fatto finire anche nelle mani dei gruppi armati o sul mercato nero: e questo per assenza di controlli o per comportamenti dubbi di intermediari. Questi casi sono la prova provata, la più evidente, che se si va verso un Trattato che non contenga una norma precisa, che è quella di vietare trasferimenti verso Paesi in cui le armi verranno usate per violare i diritti umani, questo Trattato rischierà di essere inefficace.

     
    D. – Questa vostra richiesta verrà accolta oppure no?

     
    R. – Noi siamo fiduciosi che passi. Da un lato è inconcepibile continuare ad assistere -voltandosi da un’altra parte – al fatto che ogni giorno vengono uccise almeno mille persone in media – e ripeto ogni giorno - a causa dell’uso di armi da fuoco per compiere violazioni dei diritti umani. Dall’altro c’è da dire che la mobilitazione della società civile, delle Organizzazioni per i diritti umani, la campagna promossa da Amnesty International, il voto di 153 Stati membri dell’ONU nel dicembre del 2006, il fatto che fra questi Stati membri che hanno votato a favore ci sono anche grandi esportatori di armi – penso al Brasile, ma penso anche alla stessa Italia – probabilmente dimostra che c’è una consapevolezza che sta crescendo su quando danno in vite umane, in termini di insicurezza, in termini di instabilità stanno provocando i commerci irresponsabili di armi. Quindi siamo ottimisti, ma certo è che non si possono lasciare i rappresentanti dei governi chiusi da soli in una sala a discutere su questo Trattato, perché ci sarebbe poi il rischio che questo Trattato possa essere annacquato o comunque rimanga inefficace.

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    Anno Paolino nel deserto siriano: la testimonianza del padre gesuita Paolo Dall'Oglio

    ◊   Padre Paolo Dall’Oglio, gesuita, guida una comunità nel deserto siriano. E’ il monastero di Mar Musa el Habashi, 80 km a sud di Damasco. Collegato alle antiche vie del pellegrinaggio verso Gerusalemme, il monastero venne fondato da una comunità di monaci bizantini nel VI secolo. La comunità di Mar Musa prega e lavora per testimoniare, in terra islamica, la possibilità di una vita quotidiana comune tra cristianesimo e Islam. Luca Collodi ha chiesto a padre Paolo Dall’Oglio quanto è stato importante per la fede di San Paolo, del quale si celebrano quest’anno i 2mila anni dalla nascita, l’esperienza del deserto: 

    R. – Non era un uomo del deserto: Paolo era un uomo delle città. Ha incontrato Gesù sulla via di Damasco e poi, ci viene detto, è andato a stare con gli arabi, quindi forse ha avuto la sua esperienza di deserto, dove ha rimeditato tutta la sua conoscenza biblica alla luce dell’incontro con il Risorto e poi si è ri-immesso sulle strade. In questo senso è stato discepolo, perché Gesù è stato nel deserto con Giovanni Battista e dal deserto è partito nella sua missione tra la gente.

     
    D. – Qual è l’importanza dell’Anno Paolino per un Paese come la Siria, a maggioranza musulmana?

     
    R. – San Paolo era prima uno che viveva una relazione di esclusione, di negatività nei confronti dei non ebrei e di attitudine negativa nei confronti della Chiesa nascente all’interno del popolo ebraico. Diventato Paolo, con l’incontro con Gesù, è diventato un uomo innamorato delle genti. A me pare che nella Siria di oggi, la Chiesa che è plurale, che è una Chiesa di una ricchezza ecumenica straordinaria, può – nella sua pluralità – essere una Chiesa di armonie e anche una Chiesa innamorata dei non cristiani per mostrare questo Cristo che ama ciascuno e tutti. Quindi, in questo senso è proprio San Paolo del farsi tutto a tutti, questa grande chiamata a noi tutti, di saperci aprire con amore al pluralismo degli uomini: al pluralismo culturale e anche religioso.

     
    D. – Il cristianesimo, secondo lei, è destinato a diventare una minoranza?

     
    R. – No. Il cristianesimo non si rassegna ad essere minoranza, perché vuole che il Cristo crocifisso attiri tutti, che Dio sia tutto in tutti: in questo senso non si rassegna ad essere minoranza. Però, capisce sempre meglio che il modo di Gesù di attirare tutti a sé è quello di essere mite ed umile di cuore. E quindi, dobbiamo ritornare discepoli.

     
    D. – In un Paese come la Siria, tollerante verso le religioni – il cristianesimo è una minoranza – come si può coniugare l’identità cristiana, l’identità cattolica con il dialogo tra le religioni?

     
    R. – Dal Concilio Vaticano II in poi, l’identità cattolica implica un impegno di dialogo con le religioni. Non è un problema di “coniugare”, è un problema di esercitare il nostro cattolicesimo anche secondo il modulo del dialogo interreligioso.

     
    D. – La Siria può essere un esempio?

     
    R. – La Siria è un esempio che non deve diventare un’eccezione, quindi bisogna fare attenzione nella compagine internazionale a non entrare in logiche di conflitto che possono rendere questo secolo veramente drammatico e tragico.

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    Dante Alighieri nell'Ottocento musicale, al centro della Sagra musicale umbra

    ◊   La figura di Dante Alighieri nell’Ottocento musicale è stata al centro della giornata di ieri, 17 Settembre, alla Sagra Musicale Umbra di Perugia. Nel pomeriggio l’incontro con il musicologo Quirino Principe e a seguire il concerto con un ospite d’eccezione, Chiara Muti. Il servizio di Silvia Mendicino.

    Non solo musica alla sagra musicale umbra. Ieri pomeriggio presso l’oratorio di Santa Cecilia a Perugia si è tenuta la conferenza del noto musicologo italiano Quirino Principe. Tema dell’incontro “Il mito di Dante nella musica dell’Ottocento”. Qual è dunque la natura dei riflessi musicali dell’ispirazione dantesca nel secolo romantico? Lo chiediamo a Quirino Principe:

     
    R. – Il secolo XIX è il secolo della grande riscoperta – in certi casi scoperta – europea di Dante: molte nazioni straniere, soprattutto quelle germanofone e anglofone, compresi gli Stati Uniti, sono molto più avanti rispetto all’Italia e anticipano il risveglio che c’è stato in Italia soltanto nella seconda metà dell’Ottocento con la figura di Carducci. Nel secolo XIX occorre distinguere almeno due modelli possibili: uno è il modello Giuseppe Verdi, “Laudi della Beata Vergine” su un testo che parafrasa molto maldestramente i versi iniziali del canto XXXIII del Paradiso; l’altro è il modello, invece, delle grandi concezioni sinfonico-corali, come quella di Liszt, la “Dante-Synphonie”, o dello stesso Liszt, la grande avventura affidata al solo pianoforte di un grande affresco monocromatico di tipo narrativo.

     
    D. - Maestro, in Italia solo qualche compositore minore si rivolge a Dante. Quali sono secondo lei i motivi?

     
    R. – Capire perché nella musica italiana, nella cultura italiana in generale Dante sia stato così presto trascurato, dimenticato anche se celebrato alla lontana, ma molto alla lontana, è sempre stato un problema. Non dimentichiamo che la cultura italiana ha tradito Dante!

     
    La giornata di ieri si è conclusa sempre a Perugia con il concerto al Teatro Morlacchi. Sul podio Vittorio Bresciani. L’orchestra veneta “G. F. Malipiero” ha eseguito la Sinfonia Dante per soprano e coro femminile di Franz Liszt. Il concerto ha portato sul palco un ospite d’eccezione, una voce d’arte: Chiara Muti, impegnata nella recitazione dei versi di Dante in un originale allestimento multimediale con elaborazioni grafiche e digitali tratte dalle celeberrime illustrazioni di Gustave Doré. La serata si è aperta con un’altra opera famosa dedicata a Francesca da Rimini, immortale figura femminile di cui Dante ci narra nel quinto canto dell’Inferno. La Francesca da Rimini, fantasia da Dante per orchestra op. 32 è un capolavoro di Ciajkovskij. Esecuzione di alta levatura. Intensa e raffinata la voce di Chiara Muti. Uno spettacolo molto suggestivo in cui recitazione, musica e immagini si sono intrecciate con grande fascino e armonia.

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    Torna a Palestrina "La decapitazione di Sant'Agapito" del Caravaggio

    ◊   Il restauro del Sant’Agapito di Caravaggio torna a Palestrina, dove sarà al centro di un convegno il prossimo 20 settembre. Le iniziative sono state presentate questa mattina nella sede della Radio Vaticana. C’era per noi, Paolo Ondarza:

    (musica)

     
    Torna a Palestrina e sarà esposta nel Museo Diocesano di Arte Sacra La decapitazione di Sant’Agapito del Caravaggio. L’opera, identificata nel 1967 dallo studioso d’arte Maurizio Marini sarà al centro del convegno “Luce su Palestrina” che avrà luogo nella cittadina laziale il prossimo 20 settembre, in concomitanza con l’esposizione al pubblico della tela caravaggesca restaurata. Illustri storici e accademici si confronteranno nel corso del convegno sulla controversa lettura iconografica del quadro e sulla sua provenienza: se, infatti, Marini vi lesse il “Martirio di San Gennaro” dipinto da Caravaggio a Napoli, oggi Maurizio Calvesi, accademico dei Lincei recentemente insignito del premio Balzan, ritiene che il santo dipinto sia Sant’Agapito, patrono di Palestrina e che l’opera sia stata realizzata da Caravaggio per i principi Colonna, signori del feudo predestino:

     
    “Quando ho letto l’articolo di Maurizio Marini che lo identificava con San Gennaro, non mi sorprese affatto questa identificazione perché è quella che viene più spontanea. Essendo io frequentatore di Palestrina, ho detto: questo dovrebbe essere Sant’Agapito, perché un giovane santo decollato a Palestrina, chi è?

     
    La diatriba interpretativa nasce dall’analoga forma di martirio subita da entrambi i santi: la decapitazione. Il quadro raffigura la violenza dell’istante in cui l’eroe cristiano viene ucciso, ma non solo: alle immagini cruente degli schizzi di sangue e della testa tagliata si oppone la serenità nell’espressione del volto del santo. “E’ una provocazione forte alla fede e alla ragione per credenti e non”, ha detto mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina:

     
    “Vogliamo far vedere che quei martiri qui sono veri come sono veri quelli di oggi: maltrattati, bistrattati, sconosciuti, misconosciuti. Portando a galla questo nostro patrimonio, ci rinvigoriamo di più ed apprezziamo di più anche coloro che oggi danno la vita per la fede”.

     
    Il convegno e la collocazione dell’opera nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Palestrina si inseriscono nelle celebrazioni per il IV centenario della morte del pittore secentesco.
     (musica)

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    La Chiesa ricorda San Giuseppe da Copertino, patrono degli studenti e degli aviatori

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria di San Giuseppe da Copertino, sacerdote francescano conventuale vissuto nel 1600, venerato come Patrono degli studenti e degli aviatori. Il Papa ha concesso l’indulgenza plenaria per il mese di settembre a quanti partecipano alle celebrazioni nel Santuario di Osimo, dove riposa il corpo del Santo. Sulla figura di San Giuseppe da Copertino ascoltiamo il servizio di Sergio Centofanti.

    Giuseppe Maria Desa nasce nel 1603 a Copertino, in provincia di Lecce, in una stalla del paese, come Gesù. Il padre, per aver fatto da garante ad un amico per un affare poi fallito, era caduto in miseria e aveva dovuto vendere la casa. Rimasto presto orfano del papà, Giuseppe vive tempi durissimi con la mamma e i suoi cinque fratelli. Viene avviato ai lavori manuali più vari, ma appare inetto e distratto. Lui vuole diventare sacerdote. E’ accolto da vari conventi che lo cacciano subito perché ignorante e maldestro. “Quando mi hanno tolto la tonaca – disse una volta – è stato come se mi avessero tolto la pelle”. Riesce, aiutato di nascosto da un frate, ad entrare dai francescani conventuali: il suo compito è quello di custodire il mulo. Si fa chiamare “frate asino”. Per diventare sacerdote deve sostenere esami difficilissimi per lui, che è quasi un illetterato. Si affida a Maria che chiama “la Mamma mia”. Li supera miracolosamente. Un teologo dirà che non ha mai sentito ragionamenti tanto profondi. E lui replica: quando predichi ripeti: “Signore, tu sei lo Spirito e io la tromba. Ma senza il tuo fiato, nulla rimbomba”. Durante una Messa va in estasi e resta sospeso per aria, un fenomeno che si ripeterà spesso. Lo definiscono il Santo dei voli. Folle di pellegrini cominciano a seguirlo tanto da destare i sospetti dell’Inquisizione. E’ denunciato come eretico, interrogato e costretto all’isolamento. Subisce tutto con obbedienza e mitezza. Scagionato da ogni accusa gli viene intimato di seguire una vita ritirata. Dirà: “il patire per amore di Dio è un favore singolarissimo, che il Signore concede a coloro che ama”. E poi ancora: “o sei oro o sei ferro: se sei oro, la sofferenza ti purifica; se sei ferro la sofferenza ti toglie la ruggine”. I patimenti e le fatiche lo debilitano. Ma lui dice: “morirò quel giorno che non prenderò ‘lo Pecoriello’, ovvero l’Agnello, l’Eucaristia. E così avvenne ad Osimo, in provincia di Ancona, in seguito ad una malattia, il 18 settembre del 1663, dopo una vita vissuta nella povertà e nella gioia secondo questo suo motto: “Chi ha la carità, è ricco e non lo sa; chi non ha la carità, ha una grande infelicità”.

     
    Ma quale messaggio ci lascia San Giuseppe Copertino? Sergio Centofanti lo ha chiesto all’arcivescovo di Ancona-Osimo Edoardo Menichelli:
     
    R. – Il messaggio di una santità semplice, di una santità feriale, direi una santità possibile, fatta di una obbedienza piena e nella semplicità del cuore. Due suoi atteggiamenti credo che siano proponibili anche nel mondo di oggi, per recuperare uno stile di santità nel quotidiano: la presenza di Dio e l’amore di Dio che si fa preghiera e la consapevolezza che l’Uomo ha una volontà … lui dice: “L’unico dono che l’uomo possiede è la volontà, ma lo deve correggere perché solo correggendo la volontà si adorna la vita di opere sante”. E questo è un messaggio secondo me molto semplice ma molto attuale nel contesto umano, sociale e religioso in cui viviamo.

     
    D. – Tanti studenti si rivolgono a San Giuseppe da Copertino. E’ iniziata in questi giorni la scuola: che augurio vuole rivolgere a tutti gli studenti?

     
    R. – Guardi, da anni sono abituato a scrivere un messaggio agli studenti per l’inizio dell’anno scolastico. Quest’anno il messaggio ha un titolo un po’ curioso: “Andare a scuola per disimparare”. Disimparare nel senso di imparare tutte quelle cose che sono contrarie ad una logica del mondo, alla cultura dell’apparenza. Cioè, la scuola deve aiutare i giovani a disimparare ciò che non va imparato!
     

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    Chiesa e Società



    Giornata Internazionale della Pace: sms e video per sostenere il lavoro dell’Onu

    ◊   Un sms, un video, una email o una semplice foto. È attraverso questi “nuovi media” che le Nazioni Unite intendono richiamare l’attenzione della collettività sulla Giornata Internazionale della Pace, in programma il prossimo 21 settembre. Con il lancio della campagna “Un sms per la pace”, l’Onu invita, chiunque ne abbia voglia, a scrivere un breve testo sul telefonino o un messaggio di posta elettronica dedicato al tema della pace nel mondo e di inviarli al sito peaceday2008.org. I testi ricevuti verranno letti personalmente dai capi di Stato riuniti in occasione del vertice dell’Assemblea Generale del 23 settembre. Chi vorrà potrà inoltre inviare foto o brevi video, sempre inerenti alla pace, al sito internet iReport del gruppo Cnn, che li pubblicherà il 21 settembre. “Per sensibilizzare le persone nel mondo – ha spiegato il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon - le Nazioni Unite hanno promosso il lancio di una campagna via sms. Il 21 settembre, Giornata Internazionale della Pace, mi appello ai leader mondiali e a tutte le persone affinché uniscano le proprie forze contro i conflitti, la povertà, la fame e per la tutela dei diritti umani per tutti”. La Giornata Internazionale della Pace è stata adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con l’intento di rappresentare “un giorno in cui commemorare e rafforzare gli ideali di pace tra i popoli e le nazioni del mondo”. Nello stesso giorno verrà celebrata la “Giornata universale del cessate il fuoco e di non violenza”. (D.B.)

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    L’arcivescovo di Delhi: le violenze anticristiane, un rischio per la democrazia

    ◊   Le violenze e il terrore in corso in Orissa e in altri stati dell’India non sono soltanto un problema di rispetto delle minoranze, ma coinvolgono il futuro della democrazia del Paese. Lo afferma l’arcivescovo di Delhi, mons. Vincent Michael Concessao in un’intervista all'agenzia AsiaNews. “L’India era riconosciuta come una Nazione vivace, capace di radunare molte etnie, religioni e linguaggi. Lo dico con tristezza: in gioco vi è proprio l’immagine dell’India come democrazia”. Oltre alle violenze che si registrano in Orissa, Karnataka, Madya Pradesh, Kerala, mons. Concessao cita anche alcuni soprusi ad opera dei fondamentalisti indù a Delhi. Proprio ieri un gruppo dell’Hindutva ha occupato un terreno davanti alla chiesa di Prabhu Prakash Girija, a Trilokpuri, nella zona est di Delhi. E delle persecuzioni dei cristiani in India si è parlato anche in Germania durante la riunione del comitato direttivo del Comitato centrale dei cattolici tedeschi. Il presidente del Comitato, Hans Joachim Meyer ha aspramente criticato l’indifferenza dell’opinione pubblica tedesca che, a suo dire, “praticamente ignora questi crimini”. (V.V.)

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    Sri Lanka: la comunità cattolica corre in soccorso della popolazione colpita dal conflitto

    ◊   Continua l’impegno umanitario della comunità cristiana nello Sri Lanka, paese dell’Asia sud-orientale sconvolto da una profonda guerra civile. A testimoniare l’opera di sacerdoti, religiosi e laici che ogni giorno soccorrono la popolazione coinvolta nel conflitto, è stata suor Christobel Wijesekera, della congregazione delle Francescane Missionarie di Maria. La suora ha spiegato all’agenzia Fides, come ogni giorno religiosi e religiose si adoperino per organizzare incontri di preghiera e di dibattito, ma anche allestendo operazioni sul campo, visitando i feriti e gli sfollati, portando loro conforto, consulenza psicologica e aiuti materiali. Tra le ultime iniziative organizzate c’è stata la visita nella zona di Mannar: una delegazione di religiosi si è recata nella chiesa di Madhu, il santuario mariano colpito nel corso dei combattimenti, portando sostegno e solidarietà ai cristiani del luogo, che hanno sempre chiesto alle parti in lotta di tenere l’area al di fuori del conflitto. (D.B.)

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    Indonesia: per la Chiesa la legge anti-pornografia in realtà introduce la sharia

    ◊   La Chiesa cattolica indonesiana è contraria all’approvazione della legge sulla pornografia, al vaglio del Parlamento chiamato a deciderne l’approvazione il prossimo 23 settembre. Attraverso un comunicato congiunto diffuso dalla Commissione di Giustizia e Pace e dalla Commissione per i laici della Conferenza episcopale (Kwi), ripreso dall'agenzia Asianews, i vescovi del Paese “condannano con fermezza ogni tentativo di far passare la legge in Parlamento”. La nuova legge sulla pornografia – come denunciato da ambienti culturali, religiosi e artistici – con il pretesto di introdurre una “moralizzazione dei costumi” e una “regolamentazione dei programmi e delle pubblicazioni” a sfondo sessuale, in realtà finirebbe per distruggere “l’unità nazionale”, cancellare le “differenze culturali e religiose” e, soprattutto, introdurre la sharia – la legge islamica – nel Paese. Il comunicato delle commissioni episcopali, firmato da padre John Edy Purwanto e padre Edy Sanasi Osc, rispettivamente segretario della Commissione per i laici e della Commissione di giustizia e pace, esprime “profonda preoccupazione” e sottolinea la “sfida”attraversata dalla nazione, chiamata a compiere un passo decisivo nel “cammino verso la democrazia”. “La disgregazione sociale e la violenza settaria, favoriti dall’introduzione della legge anti-pornografia – sono entrambe in contraddizione con il concetto di democrazia”. “La legge – continua il comunicato – è lontana dallo spirito con il quale è stata scritta la Costituzione, che invita alla pluralità e tutela ogni minoranza in ogni angolo del Paese”. Critiche alla legge piovono anche dall’intellighenzia del Paese, che bocciano il tentativo di fare passare la legge durante il Ramadan “un atto di mera pornografia”, puntando sulla scarsa attenzione del pubblico in un momento così particolare dell’anno. (R.P.)

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    Ad Haiti e Cuba gli uragani mettono in ginocchio popolazione ed economia

    ◊   A tre settimane dal passaggio dell’uragano Gustav che ha colpito Haiti, le equipe di Medici Senza Frontiere (MSF) continuano ad assistere la popolazione. Mentre l’acqua si sta ritirando nella città di Gonaives, la più colpita, alcune aree restano ancora inaccessibili. MSF sta rafforzando il team per le cliniche mobili, e ha installato diversi punti per la distribuzione dell'acqua a Gonaives: ogni giorno sono distribuiti un totale di 150mila litri di acqua. Nella parte nord di Haiti, dove è difficile avere accesso a causa dei danni provocati dalle inondazioni, MSF ha consegnato farmaci ai dispensari e ai centri di salute di Anse Rouge, Bombardopolis, Mole Saint Nicolas, Jean Rabel e Tortue Island. E alla grave emergenza umanitaria causata dall’uragano, si somma la crisi economica: “Le tempeste sono arrivate nel periodo dei raccolti – ha dichiarato Joanas Gué, neo-ministro haitiano dell’Agricoltura – abbiamo perso tutti i fagioli coltivati in montagna, i platani del sud est e gran parte del mais”. “E non solo – ha continuato - fonti ufficiali stimano per il momento, al ribasso, le perdite economiche in 180 milioni di dollari, oltre 400 i morti e più di un milione gli alluvionati”. Anche Cuba è stata messa in ginocchio dal passaggio di Gustav e dell’altro uragano, Ike. I danni causati ammontano ad almeno cinque miliardi di dollari con 444.000 case danneggiate e oltre 63.000 totalmente distrutte. Inoltre sono state devastate le piantagioni di platano, di zucchero e di agrumi. Ma non mancano gli episodi di solidarietà: all’indomani del disastro la Conferenza episcopale cubana ha reso noto un messaggio, firmato dall’arcivescovo di Santiago di Cuba, mons. Dionisio Guillermo Garcìa Ibànez, in cui ringrazia tutte le persone di buona volontà che hanno dato esempio di generosità accogliendo gli sfollati e inviando aiuti. (V.V.)

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    Bolivia: nuovo appello dei vescovi contro le violenze

    ◊   “No alla violenza, sì all’intesa!”. Questo il titolo del documento diffuso dalla Conferenza episcopale della Bolivia, al termine della riunione di due giorni del Consiglio permanente. I vescovi si dicono preoccupati per lo scontro sociale sempre più grave nel Paese. Nel documento si afferma che “La Bolivia sta vivendo in questi momenti un processo politico di forte cambiamento, e perciò occorre uno sforzo congiunto per superare la povertà e rispondere ai problemi delle persone più bisognose”. Constatano i presuli: “La Nazione è oggi minacciata da crescenti livelli di scontro e violenza tra fratelli che, con atteggiamenti di intolleranza, odio, xenofobia e razzismo, tentano di imporre la loro visione”. A fronte di questa situazione, forte l’appello: “Nel nome di Dio cessi la violenza e tutti, autorità e popolo, rendiamoci capaci di avviare un cammino di crescita integrale, fondato su valori della giustizia, della verità, della libertà e della solidarietà”. Tutto il Paese è infatti convocato a una Giornata Nazionale di preghiera per la pace prevista per venerdì. Intanto continuano le violenze: l’episcopato di San Ignacio di Velasco ha denunciato pochi giorni fa un’aggressione contro lo stesso vescovo della Diocesi mons. Carlos Stetter e alcuni lavoratori della Radio Juan XXIII da parte di gruppi di giovani armati e in stato di ebbrezza. In una lettera indirizzata a mons. Luis Morgan Casey, presidente della Commissione Episcopale di Pastorale Sociale e Caritas Bolivia, la Caritas America Latina e Caraibi ha espressa vicinanza e solidarietà al popolo boliviano. I firmatari - riferisce l'agenzia Fides - chiedono a Dio l’aiuto per la Bolivia in questo tempo difficile, affinché si riescano “a percorrere fraternamente strade di dialogo sincero e di rispetto tra tutti, generando veri spazi di intesa che annullino ogni spirale di violenza” e si possa accrescere la “dignità dell’essere persone, cittadini e credenti, capaci di ascoltarsi e ritrovarsi perché desiderose di costruire insieme una Patria per tutti i boliviani. I giovani della Bolivia, i vostri figli - continua la lettera - meritano un futuro di pace dove la concordia e la fraternità siano alla base della convivenza nelle vostre città”. Aumentare gli scontri, d’altra parte, contribuirà solamente ad aumentare “il dolore nei cuori e nelle famiglie”. (V.V.)

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    Messico: messaggio dei vescovi sulla sicurezza nazionale dopo gli attentati a Michoacán

    ◊   Dopo gli attentati dei giorni scorsi a Michoacán, nello stato di Morelia, i Vescovi del Messico hanno manifestato dolore e vicinanza ai familiari delle vittime in un documento dal titolo “Il Messico ha bisogno di tutti noi”. Nel testo l’Episcopato condanna gli atti di terrorismo e di violenza perpetrati “contro la popolazione locale e di tutto il Messico”, rivolgendo al contempo un forte appello alla ragione e al rispetto della pace delle garanzie di libertà e giustizia nella Patria comune. Mentre sottolineano che lo spargimento di sangue “non sarà mai la via per ascoltare e risolvere le rivendicazioni di coloro che seminano terrore nel Paese, soprattutto quando si tratta di gesti che colpiscono i civili, le famiglie messicane e persone innocenti”, i presuli invocano l’applicazione dell’ “Accordo nazionale per la Sicurezza” e la ricerca di iniziative per la prevenzione del crimine e della violenza. Si rende necessaria – si legge ancora nel testo - “una chiara strategia di coordinamento nazionale, che permetta la sinergia di tutti i corpi di polizia sotto un unico comando e disponga delle informazioni necessarie circa l’identità dei membri delle forze di sicurezza e di quanti hanno commesso crimini o militino nei ranghi della delinquenza organizzata. Alle autorità, ai parlamentari e ai politici di ogni formazione si chiede inoltre di vegliare con determinazione all’applicazione del citato Accordo per la Sicurezza. Nell’epilogo del documento i Vescovi si rivolgono alla Vergine di Guadalupe, Madre di tutti i messicani, chiedendole aiuto e conforto per i familiari delle vittime mortali e dei feriti; la comune Patrona ottenga a tutti – questo l’auspicio finale - “la convinzione che siamo chiamati da Dio a convivere in armonia e in pace”. (M.V.)

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    Zimbabwe: i vescovi chiedono al nuovo governo di coalizione di affrontare la crisi umanitaria

    ◊   La prima emergenza che deve affrontare il nuovo di governo di coalizione in Zimbabwe è la crisi umanitaria che attanaglia il Paese. Lo ha detto il Segretario generale della Conferenza episcopale locale, padre Frederick Chiromba, commentando la firma dell’accordo che dovrebbe sancire la fine della crisi politica innescata dalle contestate elezioni presidenziali dello scorso mese di marzo. “L’emergenza più immediata - ha detto il sacerdote presente lunedì alla cerimonia ufficiale della firma - è di fare arrivare il cibo alla gente. C’è un grande bisogno di aiuti alimentari, perché alla disastrosa crisi economica si è aggiunto adesso un cattivo raccolto. Inoltre, mancano le medicine negli ospedali e c’ è la situazione degli oltre tre milioni di profughi che si sono rifugiati nei Paesi vicini”. Tra le priorità fissate dall’intesa siglata dal Presidente Mugabe e dal leader dell’opposizione Tsvangirai, dopo otto settimane di negoziati mediati dal presidente sudafricano Thabo Mbeki - riferisce l'agenzia Cisa - vi è il ripristino della stabilità e della crescita economica. Padre Chiromba ha ammonito che questa ripresa non sarà possibile se non accompagnata da un processo di riconciliazione nazionale e dal risanamento delle coscienze traumatizzate dalle violenze di questi anni. Un processo cui la Chiesa cattolica in Zimbabwe intende dare il suo contributo: “La Chiesa – ha detto padre Chiromba - ha sempre svolto un ruolo cruciale, pensando innanzitutto ai bisogni della gente e continuerà a farlo mentre preghiamo e speriamo che ora la vita qui cambierà in meglio”. La firma dell’accordo - ha evidenziato in conclusione il Segretario della Conferenza episcopale - è solo l’inizio di un lungo e difficile processo. Un giudizio sostanzialmente condiviso dalle altre Chiese cristiane che in questi giorni hanno espresso un cauto ottimismo sul processo in corso. (L.Z.)

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    Padre Pizzaballa: "resta difficile la situazione per i cristiani in Terra Santa"

    ◊   “La situazione per i cristiani in Terra Santa resta difficile, soprattutto nei Territori palestinesi occupati”: è quanto ha affermato padre Pierbattista Pizzaballa OFM, custode di Terra Santa. Il religioso è intervenuto, nei giorni scorsi, all’assemblea generale dell’Associazione Svizzera di Terra Santa, che si è svolta a Lucerna. In particolare, padre Pizzaballa ha sottolineato come i giovani cristiani di Terra Santa “non vedano altro futuro se non l’emigrazione”. Tuttavia, ha aggiunto, qualche segnale positivo c’è, poiché “i pellegrini hanno nuovamente trovato la strada verso il luoghi sacri”, soprattutto negli ultimi due anni, “e donano un barlume di speranza a Betlemme e nei dintorni”. Il frate francescano - riferisce l'agenzia Apic - ha poi sottolineato la necessità di distinguere “la situazione dei cristiani che vivono nello Stato di Israele e di quelli che si trovano nei Territori occupati. Nel primo caso, il numero dei fedeli è rimasto stabile, anche se le percentuali sono in calo, poiché, in linea di massima, le famiglie musulmane hanno cinque figli, quelle di religione ebraica tre ed i cristiani due”. “La situazione economica - ha continuato padre Pizzaballa – non è facile, ma è nettamente migliore rispetto a quella dei territori occupati, in cui l’emigrazione cristiana è molto forte”. Secondo il Custode di Terra Santa, sono soprattutto i giovani di ceto medio a trasferirsi all’estero per trovare mezzi di sussistenza sufficienti. (I.P.)

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    La Chiesa polacca chiede la restituzione dei beni "rubati" durante il regime comunista

    ◊   “La Chiesa polacca non cerca affatto di ripristinare il possesso di quello che è stato - nel senso ampio della parola - nazionalizzato dopo la seconda guerra mondiale. La Commissione patrimoniale chiede di restituire alla Chiesa quello che le è stato rubato” – ha detto il portavoce della Conferenza episcopale polacca. Mons. Józef Kloch ha incontrato i giornalisti a Varsavia per rispondere alle numerose domande sorte dopo le recenti pubblicazioni sulla stampa polacca riguardo alla restituzione dei beni ecclesiastici. “Anche se la legge del 1950 garantiva che presso le parrocchie potevano rimanere terreni fino ai 50 ettari, in seguito funzionari troppo zelanti li sottraevano, semplicemente li sequestravano, li rubavano” – ha dichiarato il portavoce dell’Episcopato. Ha ricordato che la Commissione patrimoniale si occupa del problema da 17 anni. “Purtroppo, l’Agenzia di Immobili Agrari non esegue in modo adeguato i suoi compiti, se i lavori durano tanto tempo – ha detto mons. Kloch. – Né si può dire che vada restituita ara per ara, ettaro per ettaro, visto che 22 are nel centro di Varsavia non equivalgono a 22 are in un luogo remoto, per esempio vicino alla frontiera slovacca. Perciò argomentare che la Chiesa ha già ricevuto più di quello che le spettava è, diciamolo francamente, falso ed erroneo. Bisogna restituire l’equivalente del valore di un determinato immobile, e non ara per ara o ettaro per ettaro” – ha aggiunto il portavoce dell’Episcopato polacco. Il Gruppo Parlamentare della Sinistra ha annunciato che in questa stessa settimana ricorrerà al Tribunale Costituzionale per esaminare la conformità con la Costituzione polacca della legge sui rapporti dello Stato con la Chiesa cattolica, specialmente delle norme che riguardano l’attività della Commissione patrimoniale. Secondo i deputati della Sinistra quest’ultima istituzione va abolita. “Ovviamente, se un qualsiasi raggruppamento politico vuole appellarsi al Tribunale Costituzionale contro una qualsiasi legge, può farlo nei limiti del diritto. Questo, nessuno glielo vieta” – ha commentato mons. Kloch. (V.V.)



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    Inghilterra: domani giornata di preghiera e di digiuno per gli obiettivi del Millennio

    ◊   Domani i cattolici inglesi sono chiamati ad una giornata di preghiera e digiuno a favore della realizzazione degli “obiettivi per lo sviluppo del Millennio”. A lanciare l’iniziativa è il card. Cormac Murphy-O’Connor, primate della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, in vista del summit delle Nazioni Unite sui Millenniun Goals che si aprirà il 25 settembre a New York. “Il card. Murphy -O’Connor – si legge in una nota – ha invitato la comunità cattolica a raccogliersi in una giornata di preghiera e digiuno per focalizzare l’attenzione sulla necessità di fare maggiori progressi negli aiuti, stabiliti nel 2000, verso le popolazioni mondiali più povere e svantaggiate”. “All’inizio di quest’anno – ha detto il Primate inglese – sono stato profondamente toccato, in Sud Africa, dalla povertà, dalle sofferenze e dalle malattie che la maggior parte della popolazione locale sopporta. Molti di questi dolori possono essere alleviati”. Di qui, l’invito del card. Murphy-O’Connor a continuare a “fare pressioni sulle autorità internazionali perché contribuiscano a porre fine alla povertà nel mondo”. “Attualmente – continua - non siamo al punto di concretizzare i nostri impegni, ma occorre mantenere le promesse fatte dai governi”, perché “abbiamo i mezzi per realizzare gli obiettivi per lo sviluppo del millennio. Ora occorre la nostra volontà”. Infine, il Primate inglese ricorda che “mentre la Chiesa è in prima linea nel lavorare con i sofferenti, questa volta si tratta di una sfida per l’intera comunità internazionale. Non possiamo fallire di fronte alla responsabilità che abbiamo nei confronti del benessere dell’umanità”. (I.P.)

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    Stati Uniti: settimana interreligiosa di mobilitazione contro la povertà

    ◊   Una settimana interreligiosa di mobilitazione nazionale per richiamare l’attenzione della campagna elettorale sull’emergenza povertà negli Stati Uniti. È l’iniziativa lanciata da una ventina di gruppi e organizzazioni religiose cristiane, musulmane ed ebraiche, tra cui “Catholic Charities USA”, l’associazione che riunisce le oltre 1.400 agenzie caritative cattoliche del Paese. La settimana di mobilitazione, intitolata “Lottare contro la povertà con fede”, si è conclusa martedì con una seduta di preghiera davanti al Campidoglio a Washington, in cui i leader religiosi hanno voluto ricordare ai dirigenti politici e ai candidati alle presidenziali che i poveri e gli emarginati meritano la stessa attenzione dei crack finanziari a Wall Street. A muovere l’iniziativa - ha spiegato all’agenzia Cns il Presidente dei Catholic Charities USA padre Larry Snyder - è stata la volontà di unire gli sforzi delle comunità religiose americane per sensibilizzare e mobilitare i propri fedeli contro la povertà, una realtà in drammatica crescita negli Stati Uniti, dove i poveri sono 38 milioni. L’auspicio – ha detto padre Snyder - è che la voce di tanti possa indurre, a livello nazionale e locale, a politiche di maggiore sostegno ai più indigenti. (L.Z.)

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    Paralimpiadi di Pechino: uno sport speciale per la pace anche grazie al Sud del mondo

    ◊   E’ stato il Brasile, 11° nella classifica generale con un totale di 47 medaglie tra cui 12 ori, il paese del Sud del mondo che ha ottenuto il miglior risultato alle Paraolimpiadi di Pechino, uficialmente chiuse ieri tra i commenti entusiastici della stampa specializzata internazionale che le ha giudicate le meglio riuscite e le più seguite dal pubblico locale e dalle reti televisive internazionali. Il segretario generale dell'Onu Ban Ki moon ha sottolineato con convinzione il contributo alla pace e a un mondo migliore offerto da questa edizione cinese. A conquistare il posto in cima al medagliere generale - riferisce l'agenzia Misna - è stata la Repubblica popolare cinese con 211 medaglie (89 ori) seguita dall’Inghilterra, con 102 medaglie inclusi 42 ori e dagli Stati Uniti con 99 medaglie (36 ori). L’atleta più vincente è stato il nuotatore brasiliano Daniel Dias con quattro ori, altrettanti argenti e un bronzo; il primato individuale dei soli “ori” è dell’australiano Matthew Cowdrey, con cinque “primi posti”. Grazie soprattutto alla notorietà di Oscar Pistorius e delle sue protesi al carbonio - che tanto dibattito hanno suscitato a più riprese sulla stampa internazionale anche per il suo desiderio di essere autorizzato a partecipare a qualsiasi tipo di competizione - il Sudafrica è stata la squadra africana di maggior successo, salendo 21 volte sul podio; affermazioni importanti anche quelle di Tunisia (21 medaglie), Algeria (15), Egitto (12), Nigeria (nove) Marocco (sette), Kenya (cinque), Angola (tre) e Namibia (una). A fare meglio tra i paesi mediorientali è stato l’Iran, con 14 medaglie di cui cinque ori; due atleti iracheni sono tornati in patria con due vittorie, un argento e un bronzo ottenuti nel sollevamento pesi. Sin dalla prima edizione del 1948, nel parco di un ospedale londinese, con il nome di “Stoke Mandeville Games” e la partecipazione di appena 14 atleti, i giochi per i disabili ne hanno promosso il riconoscimento anche oltre il mondo dello sport; a Pechino hanno gareggiato quasi 4000 atleti provenienti da 145 nazioni. La prossima edizione si svolgerà nel 2012 a Londra. (R.P.)

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    Cardinale Scola: agli studiosi del diritto canonico il compito di riflettere tra divino e leggi umane

    ◊   Si è aperto ieri a Venezia il XIII Convegno internazionale di Diritto canonico sul tema “Lo Ius divinum nella vita della Chiesa”. A dare il via ai lavori l’intervento del card. Angelo Scola, patriarca di Venezia, gran cancelliere della Facoltà di Diritto canonico San Pio X. “Il posto della legge e del diritto di Dio nelle vita di oggi – ha detto il cardinale - ha bisogno di essere mostrato sotto nuova luce”. “Se nell’ambito giuridico – ha continuato il porporato - fiorisce uno dei linguaggi più diffusi del quotidiano incontro tra uomini nelle società plurali, ai cultori della scienza canonistica spetta il compito di riflettere sul legame tra divino e leggi umane”. Al convegno, che si svolge nel Palazzo Ducale della città lagunare, sono presenti più di 250 studiosi provenienti da tutto il mondo. (V.V.)

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    Seconda edizione del pellegrinaggio dei nonni in Irlanda

    ◊   Domenica scorsa, in oltre 7mila hanno partecipato al Pellegrinaggio dei Nonni al santuario irlandese di Knock, nella contea di Mayo. L'iniziativa, avviata per la prima volta lo scorso anno e suggerita da una nonna, Catherine Wiley, continua ad essere un successo e si inserisce bene nell'anno che la Chiesa cattolica irlandese ha deciso di dedicare al tema della vocazione. Proprio "la vocazione ad essere nonni" è stato il tema guida della giornata, che ha visto la benedizione dei malati e la celebrazione della Messa da parte del vescovo vescovo di Killala, mons. John Fleming. Il presule ha parlato del ruolo unico dei nonni all'interno della famiglia come "story tellers", ovvero "narratori di storie" che garantiscono la continuità del messaggio cristiano. Un messaggio, ha detto il vescovo ripreso dall'agenzia Sir, "che nella Chiesa Cattolica irlandese di oggi, rischia di essere dimenticato e di non essere passato ai più giovani col risultato che perdiamo la speranza e la forza di resistere". "Siete voi che conoscete il passato dal quale veniamo e la fede cristiana che abbiamo ereditato", ha detto mons. Fleming ai nonni. Il presule ha concluso leggendo la preghiera che Benedetto XVI ha scritto proprio per questo pellegrinaggio, "Maria, madre di tutti i viventi, continua a proteggere i nonni e ad accompagnarli nel loro pellegrinaggio terreno e, con le tue preghiere, concedi che tutte le famiglie possano un giorno essere riunite nella tua patria, il paradiso dove aspetti tutta l'umanità per il grande abbraccio di una vita senza fine". La giornata è stata anche rallegrata da una canzone dedicata ai nonni scritta dal sacerdote cantautore Liam Lawton e dalla musica di tre cori locali. (A.M.)

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    Missioni Cattoliche italiane: il 'grazie' del cardinale Barbarin

    ◊   Oltre un centinaio di cittadini italiani partecipanti a Lione, in Francia, al convegno sul tema “Nella diversità percorsi di condivisione e solidarietà” - promosso dalle Missioni Cattoliche Italiane d’Europa, in collaborazione con la Fondazione Migrantes – si sono ritrovati ieri sera nella cattedrale della città, dedicata a San Giovanni, per partecipare ad una solenne celebrazione eucaristica, presieduta dall’arcivescovo della città, il card. Philippe Xavier Ignace Barbarin che ha ringraziato i missionari italiani in emigrazione, religiosi e religiose, laici ed operatori del sociale, impegnati a fianco degli italiani che vivono e lavorano all’estero. Nella cattedrale di Lione si è cantato e pregato in lingua italiana. A salutare il cardinale Ignace Barbarin, a nome di tutti - scrive l'agenzia Sir - è stato don Michele Morando, direttore dell’Ufficio per la pastorale degli italiani nel mondo della Fondazione Migrantes che ha ricordato la storica presenza della comunità italiana in questa città. Secondo il “Rapporto Italiani nel Mondo” della Migrantes in Francia risiedono circa 350mila cittadini italiani che hanno conservato la cittadinanza. In Europa gli italiani sono oltre 2 miliori e 500mila con una maggiore presenza in Germania – circa 600mila – e in Svizzera con circa 500mila italiani. (R.P.)

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    Per i vescovi di Piemonte e Valle d'Aosta "false le notizie" sul Summorum Pontificum

    ◊   “La Conferenza episcopale regionale del Piemonte e Valle d’Aosta smentisce decisamente quanto pubblicato ieri dal quotidiano La Stampa relativo al vescovo di Alba mons. Dho e al vescovo di Novara mons. Corti: né loro né altri hanno mai chiesto riunioni della Conferenza per discutere del Motu Proprio di Benedetto XVI Summorum Pontificum sull’uso dell’antico messale latino precedente a quello promulgato da Paolo VI in seguito alla riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II”. È scritto in una nota diffusa oggi, al termine della riunione autunnale ordinaria della Conferenza episcopale regionale del Piemonte e Valle d’Aosta, che si è svolta ieri e oggi a Pianezza. La Conferenza episcopale piemontese esprime in particolare “piena solidarietà a mons. Corti, conoscendo il suo impegno paziente e costante per una retta applicazione del Motu Proprio, rispettandone la lettera e lo spirito”. Durante la riunione - riferisce l'agenzia Sir - i vescovi si sono occupati anche dei seminari, dei problemi dell’immigrazione, dell’istituzione dell’Osservatorio giuridico regionale. Di fronte ai problemi dell’immigrazione i presuli ribadiscono il loro impegno “per una cultura che sappia coniugare legalità e accoglienza, dicendo no decisamente ad ogni atteggiamento che possa favorire l’insorgere di sentimenti di rifiuto o peggio tentazioni di nuovi razzismi”. (R.P.)

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    Pompei: parte sabato il primo Pellegrinaggio nazionale delle Famiglie per la Famiglia

    ◊   Prenderà il via sabato 20 settembre, a Pompei, il primo Pellegrinaggio nazionale delle Famiglie per la Famiglia. La manifestazione è promossa dal Rinnovamento nello Spirito Santo (RNS), che in Italia conta oltre 200mila aderenti, in più di 1.900 gruppi e comunità, con la collaborazione della Prelatura pontificia di Pompei, del Pontificio Consiglio per la famiglia, dell’Ufficio nazionale CEI per la pastorale della Famiglia e dei Comuni di Pompei e Scafati. Al pellegrinaggio, un percorso di 3 km, da Scafati sino alla basilica di Pompei, prenderanno parte circa 10 mila pellegrini provenienti da tutta Italia. Tra gli interventi previsti si segnalano quelli di mons. Carlo Liberati, arcivescovo prelato di Pompei e delegato pontificio, di mons. Gennaro Pascarella, vescovo di Pozzuoli, e di don Sergio Nicolli, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la Pastorale della Famiglia. “Il primo Pellegrinaggio nazionale delle Famiglie per la Famiglia – ha spiegato Salvatore Martinez presidente del RNS - vuole essere un evento spirituale e di popolo, che precede appartenenze e rappresentanze. Un gesto di preghiera nel quale nonni, genitori e figli, testimoniano la bellezza della famiglia cristiana e non mancano di gridarlo al mondo con gioia. L’evento rappresenta anche una corale preparazione alla visita pastorale di Papa Benedetto XVI a Pompei, che cadrà ad un mese dal pellegrinaggio”. (D.B.)

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    A 6 anni dal terremoto in Molise, il cardinale Bagnasco inaugura un nuovo centro a Larino

    ◊   E’ stato il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, a inaugurare ieri pomeriggio a Larino, in Molise, il nuovo Centro pastorale parrocchiale della parrocchia della Chiesa della Beata Maria Vergine delle Grazie. “Un evento – si legge in un comunicato ripreso dall'agenzia Sir - che, a sei anni dal terremoto che colpì il Basso Molise e a due dall’inizio dei lavori di ricostruzione del Centro, segna una tappa importante nel difficile cammino della ricostruzione non solo materiale, ma anche sociale e quotidiana della comunità”. Il taglio del nastro è stato salutato con gioia dalla popolazione, che numerosa si è raccolta attorno al nuovo centro insieme alle autorità religiosi e civili del territorio. Il nuovo centro – ha detto il card. Bagnasco – “È un segno della Chiesa che fa sentire al cuore della gente, là dove vive, là dove opera, la paternità e la vicinanza di Dio” “Desiderio unico della Chiesa”, ha proseguito l’arcivescovo – è “servire per amore di Dio e degli uomini”. “Ed anche questa struttura che inauguriamo oggi è prova della volontà di servire la propria gente, là dove vive”. Il cardinale ha poi voluto esprimere la sua gratitudine a quanti hanno contribuito, permettendo – ha detto - “di rimarginare le ferite del terremoto, donando alla comunità un’opera ancora più bella e funzionale di prima”. (R.P.)

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    A Roma, la mostra “Giusti dell’Islam”: storie di musulmani che sfidarono il nazismo

    ◊   Far conoscere al pubblico italiano le storie di quei musulmani che durante le persecuzioni naziste salvarono la vita a persone ebree. E’ questo l’obiettivo della mostra itinerante “Giusti dell’Islam”, promossa dal Centro PIME di Milano, che si apre oggi a Roma. L’esposizione, rende noto il Sir, sarà allestita all’interno del monastero delle benedettine di Santa Cecilia, a Trastevere, e ricorderà, con foto e immagini, i 70 musulmani che figurano tra i circa 22mila “Giusti tra le nazioni” censiti dallo Yad Vashem, il memoriale della Shoah a Gerusalemme. La mostra sarà inaugurata con una tavola rotonda dal titolo “I giovani e le sfide del dialogo nell’Italia di oggi”, alla quale prenderanno parte Anas Bereigheche, dei Giovani musulmani d'Italia, Chiara Finocchietti, del Settore giovani di Azione Cattolica, e Daniele Nahum, dell’Unione dei giovani ebrei italiani. Tra le iniziative in programma, fino al primo ottobre, anche un dibattito sul tema “Ebrei, cristiani e musulmani: storie di una convivenza possibile”. (D.B.)

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    Manifestazione ecumenica a Milano in onore di Sant’Ambrogio

    ◊   La chiesa russo ortodossa del Patriarcato di Mosca, che ha grande venerazione per Sant’Ambrogio ed ha eretto a Milano una parrocchia dedicata al suo nome (ha avuto a disposizione dall’arcivescovo cardinale Dionigi Tettamanzi la chiesa di San Vito al Pasquirolo) , ha patrocinato ieri una conferenza internazionale sull’attività catechetica e pedagogica di sant’Ambrogio in relazione ai problemi educativi dei giorni nostri. All’importante evento ecumenico, organizzato dal parroco, arciprete Nikola Mahar, hanno collaborato l’editrice “Spirito e Lettera” di Kiev e la Fondazione “Giuseppe Lazzati” di Milano che lo ha ospitato nella sala di Largo Corsia dei Servi . Vi hanno partecipato l’arcivescovo Filip di Poltava e Myrgorod, latore di un messaggio dell’arcivescovo Volodymyr, metropolita di Kiev e dell’Ucraina; l’igumeno Filip Vasiltsev di Roma in rappresentanza anche dell’arcivescovo Innokentji di Chersoneso (che ha la giurisdizione della Chiesa russo ortodossa per l’Italia) del quale ha letto un messaggio. E il messaggio del cardinale Tettamanzi è stato letto da don Gianfranco Bottoni, responsabile dell’ufficio ecumenismo e dialogo della Curia arcivescovile di Milano. Fra i partecipanti, mons. Giordano Ronchi del Duomo di Milano, il console generale di Ucraina a Milano Ruslan Fufalko, il prof. Alfredo Canavero presidente della Fondazione Lazzati, padre Romano Scalfi, presidente della Fondazione “Russia Cristiana”, una ventina di sacerdoti russo ortodossi provenienti, con numerosi fedeli, da altrettante città italiane. La conferenza si è conclusa nella basilica di Sant’Ambrogio dove, i partecipanti sotto la guida dell’arcivescovo Filip, hanno cantato in suo onore l’inno ”akafist”. (A cura di Graziano Motta)


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    A Cagliari la 60.ma edizione del premio radiofonico e televisivo Prix Italia

    ◊   È in pieno svolgimento a Cagliari la 60.ma edizione del Prix Italia, fondato nel 1948 a Capri. È il più antico e prestigioso premio dedicato alla radio e alla televisione, nato in un anno importante per l’Italia e per il mondo: è l’anno in cui fu promulgata la Costituzione Italiana, e in cui l’Onu approvò la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. Inizialmente dedicato unicamente ai programmi radiofonici, dal 1957 ospita anche i programmi televisivi, e da alcuni anni anche i programmi realizzati per Internet. Per questo importante decennale, il Prix Italia torna a Cagliari, che l’aveva già ospitato nel 1985, e vede la partecipazione di 44 paesi da tutti e cinque i continenti. Quest’anno ha visto inoltre il ritorno in concorso di due Paesi, l’India e il Brasile, e, per la prima volta, la partecipazione della Cina. La Radio Vaticana è presente a questa 60.ma edizione con un programma in concorso nella sezione Dramma Radiofonico, dedicato alla figura di San Francesco di Paola, e con due membri all’interno delle giurie: Jean Charles Putzolu nella giuria della sezione Web e Pierluigi Morelli nella sezione Musica. E proprio alla grande musica è stata dedicata la Cerimonia Inaugurale del Prix Italia, con un concerto tenutosi martedì scorso presso il Teatro Lirico di Cagliari, in cui si è esibita l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, diretta da Wayne Marshall, che con il trombettista Paolo Fresu ha eseguito musiche di George Gershwin e Duke Ellington. (Da Cagliari: Rosario Tronnolone)

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    24 Ore nel Mondo



    In Israele è Tzipi Livni il nuovo leader del partito Kadima

    ◊   Un nuovo governo per Israele, da varare ''il più presto possibile''. Questa l’intenzione della leader di Kadima, l’attuale ministro degli Esteri Tzipi Livni, vincitrice delle primarie del partito tenutesi ieri. Un’affermazione di misura la sua, sull’ex capo di Stato maggiore, Shaul Mofaz – soli 400 voti di differenza - che porterà comunque la Livni a prendere il posto del dimissionario Ehud Olmert, coinvolto in uno scandalo finanziario. Il risultato uscito dalle urne renderà però ora più difficile la formazione del nuovo governo. Salvatore Sabatino ha raccolto il commento di Giorgio Bernardelli, esperto di politica mediorientale:

    R. – Ci si aspettava una vittoria molto più netta per Tzipi Livni; adesso bisognerà capire cosa succederà all’interno del partito Kadima, nel senso che Mofaz ha riconosciuto, sì, la vittoria, ma la signora Livni dovrà comunque fare i conti con lui, adesso.

     
    D. – Si può parlare di una sorta di continuità tra la politica della signora Livni e quella del suo predecessore, Olmert?

     
    R. – Certamente! Tzipi Livni è ministro degli Esteri in carica del governo Olmert. Anche se tra i due c’è sempre stata rivalità, soprattutto sul piano del negoziato di pace è una scelta di continuità.

    D. – Proprio sul fronte dei negoziati israelo-palestinesi, che influenza avrà questa elezione?

     
    R. – Credo che tenga aperta la porta al negoziato. Mofaz avrebbe avuto una posizione molto più dura, molto più di chiusura e la Livni continuerà a negoziare, però l’accordo non è oggi a portata di mano.

     
    D. – La stampa israeliana, questa mattina, annunciando la sua vittoria, accosta Tzipi Livni a Golda Meir, la donna premier che governò il Paese tra il 1969 ed il 1974: due donne forti, determinate. Ma chi è Tzipi Livni? Ci puoi tracciare un profilo?

     
    R. – Intanto, è una personalità giovane della politica israeliana: ha 50 anni. Però, è un personaggio che viene da una famiglia che ha avuto una storia importante all’interno di Israele. I genitori di Tzipi Livni erano due personalità molto in vista nello schieramento della destra israeliana, gli antesignani di quello che oggi è il Likud. Tzipi Livni è un avvocato che ha avuto una buona popolarità in Israele al suo ingresso in politica e tuttora viene data come il personaggio di Kadima più popolare all’interno dell’elettorato israeliano.

    Yemen-attentato
    All’indomani dell’attentato davanti all’ambasciata statunitense costato la vita a 16 persone, nello Yemen è ancora stato di allerta. Le autorità hanno arrestato 25 presunti militanti di Al Qaeda che avrebbero realizzato l’attacco, rivendicato ieri da un gruppo che si definisce “Jihad islamica nello Yemen”. Le Nazioni Unite hanno condannato l’atto terroristico “nei termini più forti”.

    Iraq-cronaca
    Cresce il numero delle vittime americane in Iraq. Sette soldati USA sono rimasti uccisi nello schianto del loro elicottero a 100 km da Bassora. L’esercito statunitense ha aperto un’inchiesta sull’incidente. Si tratta del peggiore incidente occorso in Iraq dall'agosto dell'anno scorso quando precipitò, nel nord del Paese, un BlackHawk da trasporto e morirono quattordici soldati.

    Afghanistan-cronaca
    Perdite anche in Afghanistan. Un soldato della NATO è morto nel corso di uno scontro a fuoco con militanti islamici nell’est del Paese asiatico. Non si conosce la nazionalità del militare.

    Pakistan-politica
    Agitazione in Pakistan dove gli avvocati hanno annunciato l’astensione da qualsiasi udienza in segno di protesta contro il mancato reintegro dei giudici della Corte suprema da parte del governo. Sale intanto la tensione con gli Stati Uniti: il ministero degli Esteri pakistano ha affermato di non essere stato informato dagli americani dei loro attacchi di ieri e dei voli effettuati stamattina nel Paese. Ha ribadito poi che tutti dovrebbero rispettare la sovranità altrui. Infine sono stati liberati circa 300 bambini, presi in ostaggio dai talebani in una scuola governativa del distretto di Nord Dir, nella parte occidentale del Pakistan.

    Georgia-NATO-USA
    L’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ha rinunciato per il momento a inviare in Georgia altri osservatori. Intanto è previsto per oggi l’incontro di due giorni a Londra tra i ministri della Difesa dei Paesi della NATO. Al centro del colloquio i futuri sviluppi dell’Alleanza Atlantica dopo il conflitto russo-georgiano; in primo piano i meccanismi di difesa in caso di attacco a uno dei Paesi alleati. La riunione è stata preceduta da pesanti dichiarazioni di Mosca che ha accusato la NATO di portare avanti “un clima di guerra fredda” all’interno dell’Alleanza Atlantica. Sempre oggi è atteso un discorso al Senato del segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, sulle relazioni con la Russia e le conseguenze della crisi in Georgia. Secondo alcune fonti, gli USA starebbero pensando a nuove sanzioni nei confronti di Mosca.

    Ucraina-politica
    Incertezza politica in Ucraina dopo che la premier Iulia Timoshenko ha detto che non si dimetterà. La crisi si era aperta due giorni fa con l’annuncio in Parlamento della fine della coalizione arancione cui era seguita l'apertura delle consultazioni per la formazione di un nuovo governo. Ieri il premier ha accusato il presidente Viktor Iushenko di aver peggiorato i rapporti con Mosca in modo deliberato ed ha affermato che il suo blocco politico è pronto per il voto anticipato “ anche se – ha detto – non porterà alla stabilità nel Paese”.

    Cipro-riunificazione
    Alla presenza di osservatori ONU, a Nicosia, sono ripresi i colloqui tra il presidente greco-cipriota Dimitris Christofias ed il leader turco-cipriota Mehmet Ali Talat. Al centro di questo secondo incontro c’è la riunificazione di Cipro, divisa dal 1974 dopo l'intervento militare turco nella zona nord dell'isola.

    Alitalia-crisi
    Conto alla rovescia per il destino di Alitalia. E’ attesa per il pomeriggio la risposta delle nove sigle sindacali al piano della Compagnia aerea italiana. Il presidente di CAI, Colaninno, ha già annunciato che senza un consenso condiviso l’offerta verrà ritirata, a quel punto per Alitalia si prospetta il fallimento. Intanto i sindacati sembrano divisi: Cgil, ANPAC, Unione Piloti, ANPAV, AVIA e SDL hanno messo a punto una contro-proposta che sarà presentata oggi al governo.

    Somalia-pirati
    In Somalia sono salite a due le imbarcazioni sequestrate negli ultimi giorni. Ieri i pirati avevano attaccato una barca greca, con a bordo un equipaggio di 25 filippini, a circa 200 miglia a largo di Mogadiscio. Non ci sono dettagli invece sull’altro natante bloccato nell’Oceano Indiano. Sgominato un altro attacco ad una nave greca, battente bandiera liberiana, che fortunatamente è stato respinto. Da gennaio sono 55 le navi attaccate, almeno 11 imbarcazioni sarebbero ancora sotto sequestro.

    Cina-scandalo latte
    E’ salito a 4 il numero dei bambini morti a causa del latte contaminato in Cina. L’ultimo decesso è avvenuto nella provincia dello Xinjiang. Nell’intero Paese i bimbi intossicati dal latte alterato dalla presenza di melamina, sostanza tossica usata per la produzione di plastiche, sono oltre 6 mila. Le autorità stanno effettuando controlli, al momento sono 18 le persone arrestate. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 262

     
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