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Sommario del 13/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Fuggite l'idolatria del denaro, del potere e del sapere! L'esortazione di Benedetto XVI all'Esplanade des Invalides. E poi: "Mai Dio chiede all'uomo di sacrificare la sua ragione!"
  • Il Papa all’Institut de France: la cultura francese particolarmente importante per il mio percorso intellettuale
  • Benedetto XVI agli intellettuali francesi: il fondamento della cultura dell’Europa è la ricerca di Dio, ma per molti oggi Dio è diventato il grande Sconosciuto
  • Il commento di padre Lombardi al discorso del Papa al mondo della cultura
  • La calorosa accoglienza dei giovani a Nôtre Dame. Il Papa: "non abbiate paura di annunciare Cristo!"
  • Essere antisemiti significa essere anticristiani: così il Papa alla comunità ebraica francese
  • La celebrazione dei Vespri presieduta dal Papa nella Cattedrale di Notre Dame
  • Il Papa oggi a Lourdes per le prime tre tappe del Cammino del Giubileo
  • Appello del cardinale Martino all'Europa: più solidarietà con gli immigrati africani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Al via la 63.ma edizione della Sagra musicale umbra
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Orissa: denunciate altre violenze contro i cristiani
  • UNICEF: in calo la mortalità infantile, ma le cifre restano allarmanti
  • Romano Prodi alla guida del nuovo Comitato ONU-Unione Africana per le missioni di pace
  • Uganda: le vittime delle mine antiuomo lottano per reintegrarsi nella società
  • Europa: i Movimenti per la vita raccolgono firme per la Petizione sulla dignità della persona umana
  • Stati Uniti: cattolici, ortodossi ed ebrei in difesa del matrimonio
  • La "reciprocità" al centro del seminario di COMECE e CEC dedicato a islam e cristianesimo in Europa
  • Lituania: a Šiluva si celebra il IV Centenario delle apparizioni della Vergine
  • Argentina: il Papa e la Chiesa locale esortano i fedeli a partecipare alla colletta nazionale
  • Viaggio ad Auschwitz promosso dalla Comunità di Sant'Egidio con centinaia di giovani europei
  • Emergency lancia il Manifesto per l'accesso alle cure per tutti
  • Italia: a Napoli la giornata per il creato
  • A Venezia le celebrazioni per i mille anni della basilica di Torcello
  • La diocesi di Milano festeggia i 50 anni della fondazione del Santuario di Nostra Signora d’Europa
  • Si sono aperte stamani a Palermo le celebrazioni per il XV anniversario della scomparsa di don Puglisi
  • 24 Ore nel Mondo

  • Le truppe russe si ritirano dall’ovest della Georgia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Fuggite l'idolatria del denaro, del potere e del sapere! L'esortazione di Benedetto XVI all'Esplanade des Invalides. E poi: "Mai Dio chiede all'uomo di sacrificare la sua ragione!"

    ◊   Oltre 250 mila persone hanno partecipato questa mattina alla Messa celebrata dal Papa all'Esplanade des Invalides, a Parigi. Benedetto XVI è stato accolto con grande affetto e gioia dalle migliaia di fedeli che poi hanno seguito il rito in uno spirito di profondo raccoglimento. Nella sua omelia il Pontefice ha invitato a fuggire dall'idolatria del denaro, del potere e anche del sapere. L'idolo è un inganno - ha spiegato - perché Cristo è il solo Salvatore, il solo che indica all'uomo la strada verso la felicità. Quindi il Papa ha ricordato che mai Dio ci chiede di fare a meno della ragione perché mai la ragione entra in contraddizione con la fede! Il servizio della nostra inviata a Parigi Francesca Sabatinelli:

     
    Dal cuore di Parigi, dalla splendida Esplanade des Invalides, Benedetto XVI lancia all’immensa folla in ascolto, l’appello di San Paolo: “Fuggite dall’idolatria”. Anche il mondo contemporaneo, dice, si è creato i propri idoli, imitando magari a sua insaputa, i pagani dell’antichità, distogliendo l’uomo dal suo vero fine, dalla felicità di vivere eternamente con Dio. La domanda che ogni uomo onesto con se stesso si deve porre, incita il Papa, è cosa sia importante nella sua vita:

     
    “L’idole est un leurre, car elle détourne son serviteur de la réalité pour …".
    L’idolo è un inganno, dice Benedetto XVI, perché distoglie dalla realtà chi lo serve per confinarlo nel regno dell’apparenza. Non è questa una tentazione propria della nostra epoca che è la sola sulla quale possiamo agire efficacemente? Tentazione di idolatrare un passato che non esiste più, dimenticandone le carenze, tentazione di idolatrare un futuro che non esiste ancora, credendo che l’uomo, con le sue sole forze, possa realizzare la felicità eterna sulla terra.

     
    Denaro, sete dell’avere, del potere e persino del sapere, sono gli idoli dell’oggi, ciò che distoglie l’uomo dal suo fine vero. Il Papa però poi ricorda come San Paolo alla sua condanna radicale dell’idolatria non associ mai quella della persona dell’idolatra. E’ la ragione che ci deve evitare di confondere il peccato con il peccatore, sempre suscettibile di conversione e perdono:

     
    “Jamais Dieu ne demande à l’homme de faire le sacrifice de sa raison! …".
    Mai Dio domanda all’uomo di fare sacrificio della sua ragione! Mai la ragione entra in contraddizione reale con la fede! L’unico Dio ha creato la nostra ragione e ci dona la fede, proponendo alla nostra libertà di riceverla come un dono prezioso. E’ il culto degli idoli, prosegue il papa, che distoglie l’uomo da questa prospettiva e la ragione stessa può forgiarsi degli idoli. Domandiamo dunque a Dio di aiutarci a purificarci da tutti gli idoli per accedere alla verità del nostro essere e del suo Essere infinito.

     
    La comunione di fede e ragione è il mezzo per giungere a Dio, continua Benedetto XVI, soprattutto la fede, attraverso l’Eucaristia, “rivelazione straordinaria che ci viene da Cristo, trasmessa dagli Apostoli e da tutta la Chiesa da quasi duemila anni”. Con la parole, con i gesti, non si accetti mai che si appanni la fede nel Cristo risorto, presente nell’Eucaristia:

     
    “Élever la coupe du salut et invoquer le nom du Seigneur, n’este-ce pas …".
    Alzare il calice della salvezza ed invocare il nome del Signore non è forse precisamente il mezzo migliore di fuggire dagli idoli? Celebrare l’Eucaristia significa perciò riconoscere che Dio solo è in grado di donare la felicità in pienezza, di insegnare i veri valori, i valori eterni che non conosceranno mai tramonto.

     
    Solo Dio, è la parola del Papa, insegna a fuggire gli idoli, miraggi del pensiero. In conclusione il Pontefice si rivolge ai giovani, a coloro che si interrogano sulla propria vocazione sacerdotale o religiosa. Anche a loro come ai ragazzi ieri sera a Nôtre Dame Benedetto XVI chiede di non avere paura di donare la propria vita a Cristo, di rispondere alla sua chiamata. Niente rimpiazzerà mai il ministero dei sacerdoti nella vita della Chiesa, dice loro il Papa, mentre agli uomini di buona volontà ripete di fuggire il culto degli idoli e di non smettere di fare il bene.

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    Il Papa all’Institut de France: la cultura francese particolarmente importante per il mio percorso intellettuale

    ◊   Prima della grande Messa all’Esplanade des Invalides, Benedetto XVI ha vissuto stamani un momento dal sapore famigliare all’Institut de France di Parigi. In questa storica istituzione culturale francese, nata nel 1795, si può dire infatti che il Papa è di casa. Nel 1992, l’allora cardinale Joseph Ratzinger è stato nominato membro associato dell’Accademia delle Scienze morali e politiche, che ha sede appunto presso l’Istituto assieme ad altre quattro Accademie. “Non potevo venire a Parigi senza salutarvi personalmente”, ha esordito il Papa nel breve incontro. Una cerimonia nella quale è stata inaugurata una targa commemorativa, che riporta l’incipit del Vangelo di Giovanni.

    Il Pontefice ha sottolineato “i vincoli profondi” che lo legano alla cultura francese per la quale, ha detto, “provo una grande ammirazione”. Ha poi confidato che, nel suo percorso intellettuale, “il contatto con la cultura francese ha avuto una particolare importanza”. Il Papa ha avuto parole di apprezzamento per un Colloquio sull’identità mutevole dell’individuo promosso da due Accademie dell’Istituto assieme a due Accademie Pontificie e all’Institut Catholique parigino. Questa iniziativa, ha detto il Papa, “potrebbe proseguire al fine di esplorare insieme gli innumerevoli sentieri delle scienze umane e sperimentali”. (A.G.)

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    Benedetto XVI agli intellettuali francesi: il fondamento della cultura dell’Europa è la ricerca di Dio, ma per molti oggi Dio è diventato il grande Sconosciuto

    ◊   L’Europa ha bisogno di Dio, di cercarlo ed ascoltarlo. E’ questa ricerca il vero fondamento di ogni cultura: ieri sera, al Collége des Bernardins di Parigi, Benedetto XVI ha sviluppato il suo pensiero sull’umanesimo europeo. Lo ha fatto con un appassionato discorso davanti a 700 rappresentanti del mondo della cultura francese, tra cui alcuni esponenti dell’UNESCO. Nel suo articolato intervento, il Papa ha richiamato la straordinaria esperienza del monachesimo occidentale che proprio ricercando Dio ha formato una nuova cultura per i popoli dell’Europa. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Con il suo discorso agli esponenti della cultura francese, Benedetto XVI ha compiuto un viaggio avvincente alle origini della teologia occidentale e alle radici della cultura europea. Una lectio magistralis in cui il Papa ha ribadito che, oggi come nel Medioevo, è la ricerca di Dio il vero fondamento della civiltà europea. Il Papa ha sviluppato il suo pensiero prendendo spunto da una riflessione sulla natura del monachesimo occidentale. I monaci, ha rammentato, in un periodo di grandi sconvolgimenti permisero la sopravvivenza della vecchia cultura e la formazione di una nuova. Eppure, “la loro motivazione era molto più elementare”:

     
    “Leur motivation était beaucoup plus simple…
    Il loro obiettivo era: quaerere Deum, cercare Dio. Nella confusione dei tempi in cui niente sembrava resistere, essi volevano fare la cosa essenziale: impegnarsi per trovare ciò che vale e permane sempre, trovare la Vita stessa. Erano alla ricerca di Dio”.

     
    “Dietro le cose provvisorie – ha costatato – cercavano il definitivo”. Essendo cristiani, questa “non era una ricerca verso il buio assoluto”. Dio stesso “aveva spianato una via” e questa via era la sua Parola che “nei libri delle Sacre Scritture era aperta davanti agli uomini”:

     
    “La Parole de Dieu elle-même nous introduit dans un dialogue avec Lui …”.
    La Parola di Dio introduce noi stessi nel colloquio con Dio. Il Dio che parla nella Bibbia ci insegna come noi possiamo parlare con Lui. Specialmente nel Libro dei Salmi Egli ci dà le parole con cui possiamo rivolgerci a Lui, portare la nostra vita con i suoi alti e bassi nel colloquio davanti a Lui, trasformando così la vita stessa in un movimento verso di Lui.

     
    Certo, ha rilevato il Papa, riprendendo Gregorio Magno, la Parola di Dio “trafigge il cuore di ciascun singolo”. Tuttavia, questa “Parola non conduce a una via solo individuale”, ma “introduce nella comunione con quanti camminano nella fede”. Il cristianesimo, ha detto ancora, “non è semplicemente una religione del libro in senso classico”, giacché nelle parole percepisce “la Parola, il Logos stesso”. E per questo, la Bibbia “esclude tutto ciò che viene chiamato fondamentalismo”. Benedetto XVI ha rivolto così il pensiero al legame tra Spirito e libertà, tema illuminato negli scritti di San Paolo. “Lo Spirito liberatore – ha spiegato – non è semplicemente la propria idea”, lo Spirito “è Cristo, e Cristo è il Signore che ci indica la strada”. Questa tensione tra legame e libertà, ha affermato il Pontefice, “ha profondamente plasmato la cultura occidentale”. E oggi si pone “come sfida di fronte ai poli dell’arbitrio soggettivo, da una parte, e del fanatismo fondamentalista, dall’altra”:

     
    “Si la culture européenne d’aujourd’hui comprenait désormais …”.
    Sarebbe fatale, se la cultura europea di oggi potesse comprendere la libertà ormai solo come la mancanza totale di legami e con ciò favorisse inevitabilmente il fanatismo e l’arbitrio. Mancanza di legame e arbitrio non sono la libertà, ma la sua distruzione.

     
    Benedetto XVI non ha mancato di ricordare un’altra componente del monachesimo: il lavoro manuale che appare come un’espressione particolare della somiglianza degli uomini con Dio, “un collaborare con il Creatore”. Ed ha evidenziato che senza questa cultura del lavoro lo sviluppo dell’Europa sarebbe impensabile. Il Papa è così tornato alla sua riflessione iniziale sulla ricerca di Dio, “l’atteggiamento di fondo dei monaci”, “il guardare oltre le cose penultime e mettersi in ricerca di quelle ultime, vere”. Come i monaci anche i cristiani della Chiesa nascente consideravano il loro annuncio come “una necessità intrinseca che derivava dalla natura della loro fede”. “Per loro – è stata la riflessione del Papa – la fede non apparteneva alla consuetudine culturale, che a seconda dei popoli è diversa, ma all’ambito della verità che riguarda ugualmente tutti”. Lo schema fondamentale dell’annuncio cristiano “verso l’esterno”, ha indicato il Papa, si trova nel discorso di San Paolo all’Areopago di Atene:

     
    “Paul n’annonce pas des dieux inconnus …”.
    Paolo non annuncia dei ignoti. Egli annuncia Colui che gli uomini ignorano, eppure conoscono: l’Ignoto-Conosciuto; Colui che cercano, di cui, in fondo, hanno conoscenza e che, tuttavia, è l’Ignoto e l’Inconoscibile.

     
    La situazione di oggi, ha proseguito, è in molte cose assai analoga a quella che trovò San Paolo ad Atene. “Le nostre città – ha costatato - non sono più piene di are ed immagini di molteplici divinità. Per molti, Dio è diventato veramente il grande Sconosciuto”. Ma, ha aggiunto, “come allora dietro le numerose immagini degli dèi era nascosta e presente la domanda circa il Dio ignoto, così anche l’attuale assenza di Dio è tacitamente assillata dalla domanda che riguarda Lui”. Quaerere Deum, “cercare Dio e lasciarsi trovare da Lui: questo oggi non è meno necessario che in tempi passati”:

     
    “Une culture purement positiviste, qui renverrait dans le domaine subjectif ...”.
    Una cultura meramente positivista che rimuovesse nel campo soggettivo come non scientifica la domanda circa Dio, sarebbe la capitolazione della ragione, la rinuncia alle sue possibilità più alte e quindi un tracollo dell’umanesimo, le cui conseguenze non potrebbero essere che gravi. Ciò che ha fondato la cultura dell’Europa, la ricerca di Dio e la disponibilità ad ascoltarLo, rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura.

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    Il commento di padre Lombardi al discorso del Papa al mondo della cultura

    ◊   “Un discorso molto ampio, non ad effetto, che richiede ascoltatori attenti e desiderosi di percorrere un itinerario intellettuale guidati dall’analisi del Papa”. Così commenta il discorso tenuto da Benedetto XVI agli esponenti del mondo della cultura, il nostro direttore padre Federico Lombardi. Sentiamolo, al microfono di Gabriella Ceraso, in riferimento ai passaggi più importanti delle parole del Papa:

    R. – Il Papa riflette sul posto fondamentale che la ricerca di Dio ha avuto nella fondazione della cultura europea e sul posto che quella ricerca di Dio continua ad avere in ogni vera cultura. Questo è un discorso che il Papa sviluppa, riflettendo soprattutto sulla cultura monastica e fa vedere come la cultura monastica è animata dalla ricerca di Dio e questa ricerca porta all’amore per le lettere, porta all’amore anche per le scienze profane, porta allo sviluppo della musica per la dignità del meditare e del lodare il Signore, all’inserimento nell’armonia della Creazione, porta a sviluppare l’interpretazione complessiva delle Sacre Scritture e quindi a superare una lettura puramente letterale e quindi fondamentalistica. E poi, anche l’altra grande componente della cultura monastica è quella del lavoro: ora et labora. Una cultura del lavoro che si inserisce nel grande piano dell’opera di Dio Creatore, che è un lavoro però responsabile nei confronti della creazione. Ecco: queste grandi tematiche fanno vedere come la motivazione fondamentalmente religiosa e di fede con cui nasce la grande cultura europea – perché poi la cultura monastica è quella unificante e fondante proprio anche per la cultura del continente europeo – sia essenziale per l’identità dell’Europa e sia quindi rischioso, anzi, da evitare assolutamente, di emarginare o di escludere la dimensione religiosa e la domanda su Dio dalla nostra cultura odierna. Dio rimane per molti aspetti, per il mondo di oggi, un grande sconosciuto ma è Colui che i cristiani annunciano come Colui che è la ragione universale, Colui che apre il senso della Creazione e della Storia e quindi permette di sviluppare anche un vero umanesimo. Tagliarsi fuori dalla domanda su Dio apre invece ad un grande rischio per il futuro dell’umanità. Ecco, questi sono temi che il Papa ha già toccato e sviluppato in molte occasioni. Mi pare che il contributo nuovo di questo grande discorso sia proprio l’analisi, la presentazione ragionata del ruolo della ricerca di Dio nel formarsi della grande cultura unificante del nostro Continente nei secoli del Medioevo, in cui veramente l’identità dell’Europa viene a formarsi.

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    La calorosa accoglienza dei giovani a Nôtre Dame. Il Papa: "non abbiate paura di annunciare Cristo!"

    ◊   I giovani francesi accolgono con entusiasmo Benedetto XVI. Ieri sera il festoso incontro sul sagrato della Cattedrale di Nôtre Dame. Ce ne parla la nostra inviata a Parigi Francesca Sabatinelli:

    Li ha ritrovati, dopo Sydney, quegli stessi giovani che lo hanno seguito per la GMG australiana dicono di amare questo Papa che chiede loro di “non aver paura”. Erano circa in 15mila ieri sera sul sagrato di Nôtre Dame, in molti altri erano riuniti lungo la Senna, sui ponti, attorno alla Cattedrale, l’arrivo di Benedetto XVI è stato accolto da ovazioni, esplosioni di gioia, canti. Hanno aspettato la celebrazione dei Vespri per sentire la sua parola, sono rimasti poi tutta la notte vegliando in attesa della messa di questa mattina. Il Papa aveva già parlato di loro, ieri mattina, nel suo discorso all’Eliseo, quando si era detto preoccupato per questi ragazzi per i quali oggi è sempre più difficile trovare un orientamento, che soffrono di una perdita di riferimento nella vita familiare. “Non abbiate paura” ha, dunque, detto loro ieri sera Benedetto XVI, insignendoli di un grande incarico, a loro che sono “nell’età della generosità”:

     
    “Il est urgent de parler du Christ autour de vous, à vos familles ...".
    E’ urgente parlare di Cristo attorno a voi, alle vostre famiglie e ai vostri amici, nei vostri luoghi di studio, di lavoro o di divertimento.

     
    Il Papa li ha incoraggiati a trovare le parole adatte per portare la Buona Novella ai giovani della loro età e anche agli altri. “Essi conoscono le turbolenze degli affetti, la preoccupazione e l’incertezza di fronte al lavoro ed agli studi. Affrontano sofferenze e fanno l’esperienza di gioie uniche”. “Rendete testimonianza di Dio, ha continuato il Pontefice, perché in quanto giovani fate pienamente parte della comunità cattolica in virtù del vostro battesimo e in ragione della comunione di fede”.

     
    La Chiesa conta su di voi, ha detto ancora il Papa che ha elencato ai ragazzi i pericoli di oggi: “le discussioni e le contese all’interno delle comunità di credenti, la seduzione esercitata dalle pseudo-sapienze religiose o filosofiche, la superficialità della fede e la morale dissoluta”. E in conclusione ha affidato loro due tesori: lo Spirito Santo e la Croce:

     
    “L’Esprit ouvre l’intelligence humaine à de nouveaux horizons ...".
    Lo Spirito apre all’intelligenza umana nuovi orizzonti che la superano e le fa capire che l’unica vera sapienza risiede nella grandezza di Cristo. Per i cristiani la Croce è simbolo della sapienza di Dio e del suo amore infinito rivelatosi nel dono salvifico di Cristo morto e risorto per la vita del mondo.

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    Essere antisemiti significa essere anticristiani: così il Papa alla comunità ebraica francese

    ◊   Ieri pomeriggio, alla vigilia dello shabbat, il Papa ha salutato i rappresentanti della comunità ebraica francese nella sede della nunziatura apostolica. Un incontro molto cordiale: Benedetto XVI ha sottolineato che cattolici ed ebrei a motivo di ciò che li unisce e a motivo di ciò che li separa, hanno “una fratellanza da fortificare e da vivere”, legame che costituisce “ un continuo invito a conoscersi meglio e a rispettarsi”. Quindi ha ribadito che “la Chiesa cattolica si sente impegnata a rispettare l’Alleanza conclusa dal Dio di Abramo, d’Isacco e di Giacobbe” in quanto anche essa “si situa nell’Allenza eterna dell’Onnipotente, i cui disegni sono senza pentimento, e rispetta i figli della Promessa, i figli dell’Alleanza, come suoi amati fratelli nella fede”.

    Benedetto XVI ha ripetuto con forza le parole di Pio XI: “Spiritualmente, noi siamo semiti”. “La Chiesa perciò – ha aggiunto - si oppone ad ogni forma di antisemitismo, di cui non v’è alcuna giustificazione teologica accettabile” nella consapevolezza che “essere antisemiti” significa “anche essere anticristiani”. Il Papa ha poi reso ancora una volta un “commosso omaggio a coloro che sono morti ingiustamente e a coloro che si sono adoperati perché i nomi delle vittime restassero presenti nel ricordo” ed esclama: “Dio non dimentica!”. Infine, Benedetto XVI ha voluto “richiamare il ruolo eminente svolto dagli Ebrei di Francia per l’edificazione dell’intera Nazione e il loro prestigioso apporto al suo patrimonio spirituale” donando “grandi figure al mondo della politica, della cultura, dell’arte”.

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    La celebrazione dei Vespri presieduta dal Papa nella Cattedrale di Notre Dame

    ◊   Durante la celebrazione ieri dei Vespri con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi e i diaconi nella Cattedrale di Notre Dame, Benedetto XVI si è soffermato sulla presenza di Dio in mezzo agli uomini e sulla forza salvifica della Parola. “Lungo l’intero arco della giornata – ha detto il Papa – la Parola di Dio diviene materia di preghiera di tutta la Chiesa, la quale vuole così testimoniare la propria fedeltà a Cristo”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    (musica)

     
    Benedetto XVI scorge nella Cattedrale di Notre Dame il “segno vivo della presenza di Dio in mezzo agli uomini”, che si innalza nel cuore della città. E’ un inno “vivente di pietra e di luce a lode di questo atto unico della storia dell’umanità”: la Parola di Dio che entra nella storia degli uomini. Nella Cattedrale di Notre Dame – aggiunge Benedetto XVI – si sono svolti grandi eventi religiosi e civili. In questo scrigno per l’umanità, arricchito dal talento di architetti, pittori scultori e musicisti, riecheggiano ancora oggi liturgie che celebrano la Parola. Ma la bellezza dei riti – osserva il Papa – “non sarà mai abbastanza ricercata, abbastanza curata, abbastanza elaborata, poiché nulla è troppo bello per Dio, che è la Bellezza infinita”:

     
    "Nos litugies de la terre ne pourront jamais être …".
    Le nostre liturgie terrene non potranno essere che un pallido riflesso della liturgia, che si celebra nella Gerusalemme del cielo, punto d’arrivo del nostro pellegrinaggio sulla terra.

     
    Il cammino verso la Città Santa non sarebbe possibile se non lo si facesse nella Chiesa. Coloro che nella Chiesa predicano la Parola, sono strumenti dello Spirito: “Dio – afferma il Papa – ha l’umiltà di passare attraverso di noi per diffondere la sua Parola. Diveniamo la sua voce, dopo aver teso l’orecchio verso la sua bocca. Poniamo la sua Parola sulle nostre labbra per darla al mondo”. Benedetto XVI si rivolge quindi ai seminaristi, destinati a diventare “depositari” della Parola:

     
    "Entretenez toujours en vous le gout de la Parole de Dieu …".
    Trattenete sempre in voi il gusto della Parola di Dio! Imparate, grazie ad essa, ad amare tutti coloro che si troveranno lungo la vostra strada. Nessuno è di troppo nella Chiesa, nessuno! Tutti possono e devono trovarvi il proprio posto!

     
    Ai diaconi il Papa ricorda la loro vocazione ad essere collaboratori efficaci dei vescovi e dei sacerdoti: ponete il Vangelo – afferma Benedetto XVI – al centro della vostra vita. Il Santo Padre esorta poi i sacerdoti a non aver paura di consacrare una parte considerevole del loro tempo alla lettura e alla meditazione della Scrittura. “Quasi a vostra insaputa – afferma il Papa – la Parola letta e meditata nella Chiesa agisce in voi e vi trasforma”. Se diviene “compagna” della vostra vita, sarà “consigliera di buone azioni” e “conforto nelle preoccupazioni e nel dolore”. Ai religiosi e alle religiose Benedetto XVI ricorda che la Parola del Signore è l’unica ricchezza, “la sola che supererà i secoli e il velo della morte”. La vostra obbedienza – aggiunge – è un ascolto e obbedendo, “volgete l’anima verso Colui che è la Via, la Verità e la Vita”.

     
    Il Papa si rivolge infine ai rappresentanti delle altre Chiese cristiane e comunità ecclesiali chiedendo al Signore di far crescere il senso dell’unità della Parola:

     
    "Pas d‘Église sans unitè autour du Christ rédempteur …".
    Non vi è Chiesa senza unità attorno a Cristo Redentore, non vi sono frutti di redenzione senza amore a Dio e al prossimo.

     
    (musica)

     
    Dopo la celebrazione dei Vespri e il saluto ai giovani dal sagrato della cattedrale di Notre Dame, il Papa si è affacciato dal balcone della nunziatura apostolica per salutare i fedeli radunati davanti alla residenza pontificia. "La vostra accoglienza - ha detto - commuove il Papa!". "Sono felice - ha aggiunto - di unirmi domani alla folla di pellegrini di Lourdes per celebrare il Giubileo delle Apparizioni della Vergine". "I cattolici in Francia - ha affermato Benedetto XVI - hanno più che mai bisogno di rinnovare la loro fiducia in Maria, riconoscendo in lei il modello del loro impegno a servizio del Vangelo".

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    Il Papa oggi a Lourdes per le prime tre tappe del Cammino del Giubileo

    ◊   C'è grande attesa a Lourdes, dove il Papa arriva oggi pomeriggio verso le 18.00. Occasione di questo 10.mo viaggio apostolico internazionale è proprio il 150.mo anniversario delle Apparizioni di Maria nella cittadina francese. Benedetto XVI compirà le prime tre delle quattro tappe del cammino del Giubileo: la visita alla chiesa parrocchiale del Sacro Cuore dove venne battezzata Bernadette, al "Cachot" dove la veggente visse con la famiglia, e alla Grotta della Apparizioni. In serata il Pontefice, dalla terrazza inferiore della Basilica di Lourdes, si rivolgerà ai fedeli a conclusione della processione "aux flambeaux". Tra di loro tanti giovani giunti per accudire i malati. Ma cosa li spinge a questa esperienza? Davide Dionisi lo ha chiesto a padre Saverio Zampa, responsabile del servizio giovani del Santuario di Lourdes:

    R. – Credo che la motivazione sia che Lourdes offre intanto uno spazio e un’occasione unica per potersi rendere utili a qualcuno, e specialmente agli ammalati. Magari vengono una prima volta a Lourdes come pellegrini, o col gruppo parrocchiale, o per curiosità, ne hanno sentito parlare, e poi decidono: e questo è un passaggio importante, perché decidono liberamente, serenamente, guardando gli altri magari, per poter fare qualcosa di più. Ed è importante perché qui, ai giovani, vengono affidate persone che hanno bisogno di loro, e questo gli fa un grande bene; hanno delle energie, sono generosi, hanno delle risorse, quindi la possibilità di esprimerle - da questo punto di vista – ma anche delle motivazioni religiose. Un appello che hanno sentito forte, nel profondo del loro cuore, e che li spinge a fare qualcosa che non ha nessuna logica: prendere le ferie, pagarsi il viaggio, pagarsi anche l’alloggio a Lourdes per fare servizio. Non ha senso, guardato da un’altra ottica, e invece loro lo fanno.

     
    D. – Qual è l’esperienza che un giovane trasmette dopo aver, appunto, vissuto qui a Lourdes, a contatto con la sofferenza?

     
    R. – Quando tornano, raccontano quello che hanno sentito, quello che hanno visto; poi l’esperienza che loro danno, soprattutto, è che si sono sentiti bene, si sono sentiti in pace e hanno già deciso di ritornare.

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    Appello del cardinale Martino all'Europa: più solidarietà con gli immigrati africani

    ◊   Le comunità cristiane devono continuare ad impegnarsi nel processo di promozione del dialogo, a partire da quello fondamentale tra le Chiese d’origine e quelle di accoglienza dei migranti. E’ quanto si legge nel messaggio del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Il documento, a firma del cardinale Renato Raffaele Martino e dell'arcivescovo Agostino Marchetto, rispettivamente presidente e segretario del dicastero, è stato diffuso in occasione dell’incontro annuale, incentrato sul tema “I migranti africani in Europa e nella Chiesa”, dei direttori nazionali per la pastorale dei migranti europei che si chiuderà domani a Vienna. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Nell’aridità dei numeri e delle cifre sul flusso di immigrati provenienti dall’Africa si concentrano storie drammatiche di persone che rischiano la vita per arrivare in Europa. Lo scorso anno sono stati almeno 31 mila, con piccole imbarcazioni, a cercare di raggiungere le Isole Canarie dalle coste dell’Africa. Più di 6 mila hanno perso la vita nella traversata. Questo movimento di popoli – si legge nel messaggio del Pontificio Consiglio – “interpella pure la Chiesa e la sua responsabilità pastorale”. L’adesione al Signore chiama i credenti ad amare il prossimo, a seguire “ la regola d’oro della carità” e ad animare “un senso di responsabilità non più limitato ai membri del proprio gruppo comunitario”. Non si tratta di un richiamo astratto ma di un “ imperativo morale” a compatire e soccorrere “chiunque si trovi in difficoltà, affine o estraneo, autoctono o immigrato, concittadino o straniero”. Bisogna evitare che “la ragione diventi sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana”. Ricordando che non c’è futuro per un Paese o una cultura chiusa o contraria ad influssi esterni, si deve affermare “la centralità della persona umana”. Verso questa centralità si orienta il cristianesimo, che ha dato il suo alto contributo – si conclude nel documento - al “miglioramento della condizione umana, concorrendo a creare società più libere e prioritarie” e promuovendo “la dignità umana, la tolleranza e la libertà di coscienza e di culto”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un editoriale a firma del direttore Giovanni Maria Vian dal titolo “Fuggire gli idoli per cercare Dio”.

    L’omelia di Benedetto XVI durante la Messa all’Esplanade des Invalides a Parigi.

    La celebrazione dei Vespri a Nôtre Dame: l’omelia del Papa e il saluto ai giovani presenti. L’indirizzo di omaggio dell’arcivescovo di Parigi cardinale André Vingt-Trois.

    Il discorso di Benedetto XVI ai rappresentanti della cultura francese nell’incontro al Collège de Bernardins di Parigi. Il saluto del cancelliere dell’Institut de France, Gabriel de Broglie. Un commento alle parole del Papa del Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone.

    Il testo della conferenza stampa di Benedetto XVI con i giornalisti a bordo dell’aereo verso la Francia.

    Servizi dell’inviato Mario Ponzi.

    Nell’informazione internazionale, cresce la tensione tra America latina e Stati Uniti: vertice sudamericano lunedì in Cile. In primo piano anche la crisi dei mutui: riunione straordinaria della Fed a New York.

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    Oggi in Primo Piano



    Al via la 63.ma edizione della Sagra musicale umbra

    ◊   Mancano poche ore al concerto inaugurale che questa sera, a Perugia, terrà a battesimo la 63.ma edizione della Sagra musicale umbra, che ieri ha vissuto un’anteprima fra le vie dell’antico centro di Spello. Si tratta di uno degli appuntamenti artisti e musicali più importanti del panorama culturale italiano. Sotto la direzione del nuovo direttore artistico, il maestro Alberto Batisti, la Sagra è dedicata quest’anno alla figura e al tempo di Dante Alighieri. Fino al 26 settembre, ogni sera, Perugia e alcune fra le più caratteristiche città dell’Umbria saranno teatro di raffinati concerti e di eventi culturali ispirati alla “Divina Commedia” e all’epoca medioevale in senso ampio. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    (musica)

     
    Monumento musicale, grandioso testamento spirituale in musica, o - più semplicemente - capolavoro. In poco meno di duecento anni dalla sua prima assoluta, avvenuta a San Pietroburgo il 7 aprile 1824, la Missa Solemnis di Ludwig van Beethoven ha coagulato attorno a sé gli aggettivi migliori dei critici, che ravvisano nella partitura del grande compositore tedesco i crismi di un’assoluta eccellenza musicale, declinata nelle cinque parti che compongono l’Ordinario della Messa, dal Kyrie all’Agnus Dei. Fu la seconda Messa scritta da Beethoven, ma la sola che egli stesso definì il suo “lavoro migliore”. E proprio alla Missa Solemnis sarà la grande cornice artistica con la quale si aprirà l’edizione 2008 della Sagra musicale umbra, giunta al suo 63.mo appuntamento e che ieri ha vissuto un’anteprima tra le vie della cittadina di Spello dove, fra le antiche mura del centro storico, è stata protagonista la spiritualità popolare espressa dai canti devozionali umbri interpretati dalle Confraternite di Gubbio, Colfiorito e Costacciaro. Tra gli stucchi e gli ori dello splendido Teatro Morlacchi di Perugia invece sarà la bacchetta del maestro Gustav Kuhn a dirigere stasera gli elementi dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, coadiuvati dall’Accademia corale del Festival del Tirolo e dalle voci di importanti solisti. Un’esecuzione alla quale il maestro Kuhn si avvicina, ci spiega, con grande rispetto:

     
    Dal cuore al cuore” disse Beethoven spiegando quest’opera. Io direi anche “dal sentimento al sentimento”. E’ questa la cosa più importante di questa partitura. Ma per me forse la cosa più importante è il senso di un’opera che non si rivolge solo all’intelletto, pur tenendo sempre presente il grande rispetto che si deve a questa partitura che - diciamo – è tra le più importanti per Beethoven. Tutto ciò è sempre presente quando si dirige questo pezzo.

     
    L’imponenza di questa opera è ben presente anche in Benedetto XVI, del quale è nota la competenza e la passione per la musica classica. Il 29 luglio 2005, poco prima della GMG tedesca, al Papa fu dedicata un’esecuzione della Missa Solemnis nel Duomo di Colonia. Riferendosi a questa partitura, Benedetto XVI l’ha definita “una toccante testimonianza sempre nuova di una fede che cerca, che non si lascia sfuggire Dio e che attraverso la preghiera dei secoli lo raggiunge nuovamente”. Un giudizio che anche il maestro Kuhn ribadisce dal punto di vista artistico:

     
    Secondo me, si capisce benissimo perché Beethoven pensasse che questo fosse il pezzo sommo del suo lavoro: perché è riuscito ad esprimere i sentimenti più importanti, ma anche i più complessi dell’essere umano. E’ una partitura incredibile.

     
    (musica)

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   Questa Domenica la Chiesa celebra la Festa della Esaltazione della Santa Croce: la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù, parlando a Nicodèmo, afferma che è necessario che il Figlio dell’uomo sia innalzato, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Quindi aggiunge:

    “Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento di don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

    “Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza” (Ef 3, 17-19). Le quattro dimensioni che abbracciano tutto, sono già secondo Ireneo, quelle manifestatesi nella Croce di Cristo. La Croce abbraccia tutto e in essa si compiono le nozze di Cristo con l’umanità decaduta. Tutto si riassume nella “economia del legno” che tanta parte ha nell’Antico Testamento.

    Quando hai smarrito il centro, il centro gravitazionale della tua esistenza e di quel che sei, riparti dalla Croce. E’ San Bonaventura a suggerirlo. Similmente si fa con il centro del cerchio: per reperirlo si traccia una croce. Da questo punto di vista, la croce è anche la chiave, quel che consente l’accesso al Mistero di Dio.
    Però, ci ammonisce Giovanni della Croce, molti sono quelli che desiderano i frutti che dalla Croce provengono, ma pochi quelli che sono disposti effettivamente a prendere la “propria croce”.


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    Chiesa e Società



    Orissa: denunciate altre violenze contro i cristiani

    ◊   A dispetto delle rassicurazioni fornite dal governo dell’Orissa, che in un documento consegnato alla Corte Suprema indiana definisce la situazione “sotto controllo”, continuano le violenze dei fondamentalisti indù contro i cristiani. Secondo Sajan George, responsabile del Global Council of Indian Christians (GCIC) con base a Bangalore, si avverte un clima di “tensione” nella zona, tanto che il governo locale ha proibito ogni “ingresso nel distretto di Kandhamal” e ha “rimandato le elezioni amministrative”. L’attivista cristiano - riferisce l'agenzia AsiaNews - denuncia il dramma dei rifugiati, che sono stretti tra due fuochi: “Molti fedeli – racconta Sajan George – vogliono rientrare nelle loro case perché temono i raid dei fondamentalisti indù, che hanno preso d’assalto i campi profughi intimando agli sfollati di riconvertirsi all’induismo. Fra quelli che hanno deciso di tornare ai villaggi d’origine, invece, resta alto il timore di nuove violenze, danneggiamenti alle proprietà, sequestri e uccisioni”. Secondo il leader del GCIC i vertici del Sangh Parivar – organizzazione che raccoglie le associazioni nazionaliste indù – avrebbero preparato una “lista di almeno 140 cristiani colpevoli dell’assassinio di Swami Laxamananda Saraswati e di altri cinque suoi seguaci” senza fornire peraltro “nessuna prova del loro coinvolgimento”. La lista è stata distribuita fra i fondamentalisti indù ai quali è stato chiesto di “punire i cristiani” nel caso in cui il governo “non faccia giustizia”. Una minaccia che ha contribuito ad aumentare il “panico” all’interno della comunità cristiana, già martoriata dalle violenze delle scorse settimane e sulla quale pende la concreta possibilità di nuove violenze. Secondo il Global Council of Indian Christians infatti, nei giorni scorsi sono stati ritrovati altri quattro cadaveri ed i fondamentalisti indù avrebbero attaccato altri sei villaggi nella zona di Kurtamgarh, vicino a Balliguda. Inoltre giovedì scorso alcune famiglie cristiane sono state assaltate da gruppi di fanatici: le persone si sono salvate, ma le loro case e i beni personali sono andati perduti. (R.P.)

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    UNICEF: in calo la mortalità infantile, ma le cifre restano allarmanti

    ◊   Nel 2008 la mortalità infantile ha toccato il picco più basso di sempre, scendendo sotto i 10 milioni di morti rispetto ai 13 milioni del 1990. A renderlo noto è il Rapporto 2008 sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio (MDG), diffuso dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF). Il documento, pur continuando a sottolineare la drammaticità di queste cifre, spiega come dal 1990 a oggi la mortalità infantile sia diminuita complessivamente del 27%. Naturalmente restano ancora delle differenza geografiche: un bambino nato in un paese in via di sviluppo è 13 volte più esposto al rischio di morte, nei suoi primi anni di vita, rispetto a un coetaneo dei paesi industrializzati. La polmonite è la prima causa dei decessi, mentre il numero delle vittime del morbillo è drasticamente diminuito grazie all’introduzione del vaccino. Come riportato dall’agenzia Misna, la malnutrizione è la causa di oltre un terzo delle morti di bambini con meno di cinque anni, il 37% dei quali sono neonati sotto i cinque mesi di vita. I progressi maggiori dal 1990 ad oggi sono stati realizzati in America Latina, nei Caraibi (meno 53%) e in Asia orientale (meno 52%), mentre nell’Africa sub-sahariana la mortalità infantile è diminuita del 22%. Ancora complessa la situazione dell’India dove, nonostante gli importanti progressi economici, resta molto alto il tasso di mortalità tra i bambini al di sotto dei cinque anni. (D.B.)

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    Romano Prodi alla guida del nuovo Comitato ONU-Unione Africana per le missioni di pace

    ◊   L’ex-presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, guiderà per conto delle Nazioni Unite, un nuovo Comitato congiunto incaricato si sostenere le missioni di pace dell’Unione Africana. La creazione di questo organo UA-ONU era stata decisa in una risoluzione approvata lo scorso aprile dal Consiglio di Sicurezza e, oltre a Prodi, ne faranno parte James Dobbins degli Stati Uniti, Jean-Pierre Halbwachs delle Mauritius, Monica Juma del Kenya, Toshi Niwa del Giappone e l’iraniano Behrooz Sadry. “Il Comitato avrà il compito di esaminare le lezioni del passato e gli attuali sforzi di pace dell'Unione africana e analizzare le possibili opzioni per migliorare la prevedibilità, sostenibilità e la flessibilità delle sue risorse per le operazioni di pace chieste dal Consiglio di sicurezza”, si legge nella nota diffusa dal portavoce del segretario generale dell’ONU. I membri del Comitato incontreranno Ban Ki Moon il 15 settembre e dovranno presentare il loro primo rapporto al Consiglio di Sicurezza entro la fine dell’anno. Secondo indiscrezioni raccolte dalla MISNA, il primo fascicolo dovrebbe riguardare la Somalia dove la forza UA attualmente dispiegata è giudicata da tutti insufficiente. Nella risoluzione istitutiva del Comitato, comunque, si riconosce la necessità di sostenere finanziariamente le operazioni regionali di mantenimento della pace, soprattutto quelle dell’Unione africana (UA), che da tempo lamenta difficoltà di budget, logistiche e organizzative. (S.G.)

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    Uganda: le vittime delle mine antiuomo lottano per reintegrarsi nella società

    ◊   Il gruppo dei sopravvissuti alle mine anti-uomo di Gulu-Amuru – due distretti dell’Uganda – conta 876 persone, tutte rimaste gravemente colpite a seguito dell’esplosione di un ordigno. Per loro reinserirsi nel proprio Paese, tornato recentemente alla pace, è particolarmente difficile. Questa la testimonianza di una delle attiviste del Gruppo, Irene Laker Odwar, raccolta dall’agenzia News from Africa e diffusa da Redattore Sociale: “La maggioranza delle vittime è molto giovane. Per noi manca l'assistenza medica ed è impossibile lavorare. Alcuni dei nostri familiari e membri della comunità non ci vogliono: credono che portiamo più seccature che altro”. Ad alcuni di questi problemi, soprattutto sul fronte sanitario e lavorativo, dati i ritardi del governo, fanno fronte associazioni umanitarie, ma la loro azione non è sufficiente. Il Nord Uganda è appena emerso da due decenni di conflitto armato fra l’LRA (sedicente Esercito di Liberazione del Signore) e il governo, un conflitto che ha devastato la regione e ha costretto almeno due milioni di persone a fuggire dalle loro case per vivere negli accampamenti. Secondo la Campagna Internazionale per Bandire le Mine Antiuomo (ICBL) in numerose zone del Paese la minaccia degli ordigni inesplosi è ancora grave e, anche se il numero delle vittime, soprattutto nei villaggi, è ad oggi sconosciuto, si sa che il 30% sono bambini. (S.G.)

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    Europa: i Movimenti per la vita raccolgono firme per la Petizione sulla dignità della persona umana

    ◊   “Affermiamo il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale e i diritti della famiglia come nucleo fondamentale della società e dello Stato, fondato sul matrimonio di un uomo e di una donna che hanno il diritto dovere di educare i figli”. Questo il nucleo essenziale della Petizione per la dignità della persona umana destinata ad essere sottoscritta in molti Paesi europei in vista del 10 dicembre 2008, giorno in cui compirà 60 anni la Dichiarazione dei Diritti dell'uomo. L’iniziativa è dei i movimenti europei in difesa della vita e della famiglia (Fefa) ed è nata l'11 dicembre 2007 quando il presidente dell’MPV italiano, Carlo Casini, ha presentato la petizione a Strasburgo, ottenendo l’approvazione unanime di circa 40 rappresentanti delle analoghe associazioni per la vita provenienti da quasi tutti i 27 Paesi dell'Unione. Un secondo appuntamento si è tenuto l'11 maggio 2008, prima dell'incontro con Benedetto XVI con le delegazioni dei Movimenti per la vita di Italia, Germania, Polonia, Malta, Belgio, Slovacchia, Croazia, Norvegia. In quell'occasione il Papa richiamò l'urgenza e il valore dell'impegno a favore della vita e contro l'aborto. La Petizione, che dovrà essere sottoposta al Parlamento europeo, chiede che, nelle Carte universale ed europea sui Diritti dell’uomo, laddove si proclama il diritto alla vita vengano aggiunte le parole “fin dal concepimento”. Questo in contrasto con la scelta della UE di finanziare la distruzione di embrioni umani a scopo sperimentale, scelta di cui si chiede la sospensione. Si può sottoscrivere il documento compilando un modulo disponibile presso le diverse associazioni pro vita e, in Italia, anche on-line sul sito http://www.mpv.org. La consegna delle firme avverrà a Bruxelles il 17 dicembre 2008 e sarà solo una prima scadenza: i Movimenti per la vita dei Paesi europei propongono di continuare la Petizione per tutto il 2009. Tra le proposte, anche quella della delegazione italiana di avere almeno un giorno all'anno senza aborti. Oltre le firme, in quell'occasione, verrà anche consegnato il Premio per la Vita dedicato a Madre Teresa di Calcutta. (S.G)

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    Stati Uniti: cattolici, ortodossi ed ebrei in difesa del matrimonio

    ◊   “Creati ad immagine di Dio”: si intitola così la nota pubblicata da cattolici, ebrei ed ortodossi degli Stati Uniti in difesa del matrimonio, inteso come unione tra un uomo ed una donna. In un comunicato a firma di mons. Willam Murphy, vescovo di Rockville Centre, del rabbino Fabian Schonfeld della Sinagoga ‘Giovane Israele’ di New York, e dei membri della Consulta della Conferenza episcopale statunitense, dell’Unione ortodossa e del Consiglio dei rabbini d’America, i leader religiosi desiderano affermare il loro “impegno comune al comandamento di Dio Onnipotente, che ha creato l’uomo e la donna ad immagine divina, così che potessero partecipare, come maschio e femmina, come consorti ed uguali, alla procreazione dei figli e alla costruzione della società”. Quanto alla richiesta che “unioni di persone dello stesso sesso siano classificate come matrimonio”, continua la nota, “i difensori di questa posizione affermano che l’agire diversamente sarebbe una discriminazione contro gli omosessuali”. E su questo punto gli esponenti religiosi precisano: “Noi riconosciamo che tutte le persone condividono in ugual modo la dignità della natura umana e sono autorizzate ad essere tutelate su questo aspetto. Ma ciò non giustifica la creazione di una nuova definizione per un termine come ‘matrimonio’, il cui significato tradizionale è di vitale importanza per il progresso di un interesse sociale fondamentale”. Infatti, si legge ancora nel documento, “il disegno di Dio per la continuità della vita umana, sia secondo la legge naturale, sia secondo la Bibbia, ruota chiaramente attorno all’unione tra maschio e femmina, prima come marito e moglie e poi come genitori”. Di qui, l’osservazione che “l’obiettivo primario del matrimonio, quale è la riproduzione e la crescita della famiglia, è ben lontano dalle unioni tra persone dello stesso sesso, che non possono partecipare allo stesso modo a questa funzione essenziale”. Certo, affermano i leader delle tre religioni, “altre persone potrebbero reclamare il diritto di stabilire relazioni private tra uomini e donne dello stesso sesso, ma la classificazione legale di simili rapporti come matrimoni sminuisce lo speciale ‘status’ di nozze eterosessuali”. E “poiché il futuro di ogni società dipende dalla capacità di riprodursi secondo la legge naturale e di porre le generazioni future in un ambiente stabile – continua la nota – è compito dello Stato proteggere il matrimonio tradizionale e la famiglia per il bene della società”. Gli esponenti religiosi, infine, si appellano alle rispettive comunità di fede affinché considerino attentamente “le tradizioni di lunga data degli ebrei e dei cristiani che vedono la natura del matrimonio come fondata sull’impegno di un uomo e di una donna, desiderosi di costruire una famiglia per contribuire al bene comune dell’umanità”. (I.P.)

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    La "reciprocità" al centro del seminario di COMECE e CEC dedicato a islam e cristianesimo in Europa

    ◊   Può essere la reciprocità il principio che regola i rapporti tra Paesi musulmani e Unione Europea? Differenti risposte sono giunte dal IV e ultimo seminario organizzato presso il Parlamento UE dalla COMECE (Commissione degli episcopati della Comunità europea) e dal CEC (Consiglio ecumenico delle Chiese), dedicati a “Islam, Cristianesimo ed Europa”. Circa cento i partecipanti, tra cui anche numerosi funzionari delle istituzioni politiche comunitarie. A porre l’accento sul significato dell’11 settembre e sull’accresciuta importanza da allora del dialogo interculturale e interreligioso, è stato l’intervento di Tuomo Melasuo, dell’Istituto di Ricerca per la Pace di Tampere-Tapri (Finlandia). “La responsabilità internazionale delle comunità religiose – ha sottolineato lo studioso – non dovrebbe essere sottovalutata ed esse dovrebbero piuttosto mostrarsi unite nella promozione del dialogo”. Ha specificato, invece, la differenza tra musulmani e islam, l’imam Abduljalil Sajid, presidente del Consiglio musulmano per l’Armonia razziale e religiosa e a capo del gruppo che promuove l’Anno del Dialogo Interculturale 2008. I musulmani che vivono in Europa, ha infatti spiegato l’imam, hanno il diritto di praticare la loro fede a prescindere dalla mancanza di libertà religiosa nei loro Paesi di origine ed ha ribadito il ruolo centrale della legge e della giustizia internazionale nei rapporti tra Ue e Paesi arabi. Di diversa opinione padre Edouard Divry, domenicano e delegato diocesano per il dialogo interreligioso di Montpellier, che ha sostenuto la necessità di ogni relazione di basarsi, da un punto di vista morale, sulla reciprocità, un principio che, tuttavia, deve distinguersi dai due eccessi della vendetta e della passività, per diventare viceversa una virtù politica internazionalmente riconosciuta. (S.G.)

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    Lituania: a Šiluva si celebra il IV Centenario delle apparizioni della Vergine

    ◊   La devozione mariana a Šiluva, in Lituania, risale agli inizi del cristianesimo in Lituania, che si fanno coincidere con il battesimo del Granduca Jogaila nel 1387. Meno di un secolo dopo, nel 1457 venne costruito un tempio alla Madonna e iniziarono i pellegrinaggi dei fedeli. Con la Riforma di Lutero, tuttavia, la chiesa di Šiluva subì molte peripezie e alla fine del ‘500 fu demolita. L’apparizione della Beata Vergine, di cui oggi e domani si celebra il IV centenario, alla presenza dell’Inviato Speciale del Santo Padre, il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Köln, avvenne pochi anni più tardi. Era 1608, quando alcuni giovani pastori videro, nell’area dell’antico tempio demolito, una giovane, con un bambino in braccio, che piangeva tristemente. Al rettore del seminario calvinista, chiamato dai giovani, la donna spiegò: “Piango poiché la gente era solita adorare mio Figlio in questo luogo, ma ora essi arano e seminano”. Quindi la giovane scomparve. Si aprì un’indagine e seguirono eventi miracolosi che permisero alla Chiesa cattolica di verificare l’autenticità dell’apparizione e di rientrare in possesso del terreno per costruirvi una cappella, subito divenuta meta di pellegrinaggi. L’attuale chiesa fu costruita tra il 1760 e il 1773 in stile barocco tardivo, e Papa Paolo VI le conferì il titolo di “Basilica Minore” nel 1974. L’attuale cappella di Nostra Signora “Salus Infirmorum” venne edificata sulla roccia dell’apparizione agli inizi del XX secolo. Nelle cinque decadi di dominio sovietico, il Santuario contribuì significativamente alla conservazione della fede, nonostante i tentativi delle autorità di bloccare l’ingresso ai pellegrini e, oggi, a quattro secoli di distanza, la località lituana continua ad irradiare il messaggio dell’apparizione, un messaggio con un forte richiamo all’unità dei cristiani. Giovanni Paolo II vi si è recato nel 1993, mentre Benedetto XVI ha voluto benedire nel 2006 le due nuove corone d’oro per l’effigie miracolosa della Vergine e del Bambino. (S.G.)

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    Argentina: il Papa e la Chiesa locale esortano i fedeli a partecipare alla colletta nazionale

    ◊   “Il tuo aiuto mi dà speranza”: è questo il tema della 39.ma edizione della Colletta nazionale, organizzata dalla Chiesa argentina per oggi e domani. E un appello ai fedeli perché partecipino generosamente all’iniziativa arriva da mons. José Maria Arancedo, arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz. “Questa colletta – afferma il presule all'agenzia Aciprensa – ci parla di uno spirito di comunione solidale per il Paese. Lo spirito di comunione e l’impegno solidale sono due aspetti che si nutrono della stessa certezza: tutti gli uomini sono fratelli”. Di qui, l’invito di mons. Arancedo a non pensare a se stessi come esseri umani “isolati dagli altri”, secondo un atteggiamento “proprio di una cultura individualistica, che logora i rapporti di solidarietà”. Per questo, continua il presule, l’appello alla generosità degli argentini “ha l’obiettivo di ottenere un aiuto concerto e cerca di ricreare i principi di una cultura solidale”. Quanto al tema scelto per la Colletta di quest’anno, mons. Arancedo sottolinea che si tratta di “un appello a sostenere la speranza dei nostri fratelli più bisognosi, che purtroppo sono molti, talvolta più di quelli che pensiamo”. Infatti, ricorda il presule, in Argentina la povertà raggiunge quasi il 30% della popolazione, mentre l’indigenza sfiora il 12%: In un messaggio inviato ai promotori della “Campagna”, Benedetto XVI chiede “un deciso impegno nel promuovere la laboriosità, l’onestà, lo spirito di partecipazione, il rispetto della giustizia e dei diritti umani come esigenza e testimonianza dei valori evangelici che rendano possibile una società più giusta, pacifica e solidale”. Il Papa esorta inoltre a “rendere viva la dottrina sociale della Chiesa così da rafforzare i legami di fraternità e collaborazione tra le diverse regioni, e contribuire a ridurre le situazioni di disuguaglianza tra i cittadini di uno stesso Paese”. (I.P.)

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    Viaggio ad Auschwitz promosso dalla Comunità di Sant'Egidio con centinaia di giovani europei

    ◊   Una marcia della memoria lungo i binari di Birkenau e un appello contro il razzismo e l'antisemitismo. Sono alcuni dei momenti più significativi del viaggio-pellegrinaggio promosso in questi giorni dalla Comunità di Sant’Egidio, sul tema: “Per un mondo senza violenza: giovani europei ad Auschwitz contro il razzismo e l’antisemitismo”. Tra i partecipanti, numerosi membri delle Comunità dell’Europa dell’Est e 500 universitari da Ucraina, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Russia, Slovacchia, Polonia, Germania, Italia e Georgia. Nei mesi precedenti - informa una nota diffusa dal SIR - sono stati organizzati in numerose scuole incontri di sensibilizzazione sui temi della Shoah, dell’antisemitismo e del razzismo, insieme ad una riflessione su preoccupanti episodi recenti in numerosi Paesi coinvolti nell’iniziativa. Quest'anno, tra l'altro, ricorrono i settant'anni della proclamazione delle leggi razziali in Italia. Il convegno è iniziato mercoledì scorso a Cracovia con la testimonianza di David Brodman, rabbino Capo di Savyon (Israele), sopravvissuto al campo di concentramento di Terezin. Ieri, la visita ad Auschwitz e, nel tardo pomeriggio, la marcia della memoria lungo i binari di Birkenau. Al termine, di fronte al monumento alle vittime del nazifascismo, dopo aver deposto due corone di fiori in ricordo degli ebrei e degli zingari, è stato proclamato nelle diverse lingue l’Appello contro il razzismo e l’antisemitismo. (S.G.)

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    Emergency lancia il Manifesto per l'accesso alle cure per tutti

    ◊   “I governi si impegnino a garantire l'accesso alle cure per tutti, senza vincoli di tipo economico o condizionamenti legati a sesso, razza, religione”. E' quanto afferma un manifesto che l'ONG Emergency - riunita fino a domani, a Riccione, nel settimo congresso nazionale dei volontari - propone ad autorità sanitarie ed organizzazioni umanitarie, chiedendo loro l’adesione. Tre i principi che sono alla base del documento: uguaglianza, qualità e responsabilità sociale nell’erogazione dei servizi sanitari. Emergency, associazione fondata da Gino Strada con l’obiettivo di soccorrere le vittime di guerra in zone del mondo disastrate o teatro di conflitti, è giunta al suo 14.mo anno di attività. Tre milioni le persone curate finora, migliaia i volontari all’opera in tutto il mondo. L’ultima iniziativa – informa l’Ansa –, la fondazione di un ospedale a Leon, in Nicaragua, Paese che nel passato è stato tormentato dalla guerra civile e che ora vive in uno stato di estrema povertà. La struttura presentata ieri da Strada sarà dedicata a donne e bambini. (S.G.)

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    Italia: a Napoli la giornata per il creato

    ◊   Si celebra oggi a Napoli, la III Giornata per la salvaguardia del creato, per iniziativa della Conferenza episcopale italiana e dell'arcidiocesi partenopea. "La scelta di Napoli - spiega don Tonino Palmese, direttore dell'Ufficio diocesano per la difesa del creato, per la giustizia e la pace di Napoli -, da un lato, manifesta la vicinanza della Chiesa italiana a quella napoletana per l'emergenza rifiuti". "Dal punto di vista pastorale - prosegue don Palmese - mi riferisco al fatto che in questi mesi la Chiesa napoletana ha pregato per la risoluzione dell'emergenza rifiuti e ha promosso la raccolta differenziata in oltre cinquanta parrocchie, invitando anche i giovani della diocesi a partecipare a un concerto di solidarietà per l'ambiente e la promozione della differenziata". Il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, presentando la giornata, ha ricordato la "straordinaria bellezza di Napoli" e il contributo della Chiesa per valorizzarla. (R.P.)

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    A Venezia le celebrazioni per i mille anni della basilica di Torcello

    ◊   Sarà ufficialmente inaugurato domani, alla presenza del patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, l’anno di celebrazioni per il Millenario della basilica di Torcello. L’iniziativa punta a valorizzare un sito di straordinario valore storico, artistico ed ecclesiale visitato ogni anno da oltre 200 mila persone. “Celebrare i mille anni della basilica di Torcello – si legge in un comunicato del Patriarcato di Venezia, riportato dall’Osservatore Romano – significa valorizzare ed approfondire la coscienza, a vari livelli, del grande patrimonio di arte e di fede ivi presente, ma anche ripercorrere la storia degli insediamenti nella nostra laguna, che nelle sue testimonianze e soprattutto nei preziosi mosaici hanno lasciato segni capaci di parlare, ancora oggi, a persone di diverse culture”. (D.B.)

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    La diocesi di Milano festeggia i 50 anni della fondazione del Santuario di Nostra Signora d’Europa

    ◊   Hanno preso il via ieri, a Motta di Campodolcino, in provincia di Sondrio, le celebrazioni dei 50 anni dalla fondazione del Santuario di Nostra Signora d’Europa, inaugurato il 12 settembre 1958 dall’allora arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI. L’iniziativa si è aperta con il seminario di studi “Idee e proposte per un’alleanza per il bene comune”: una discussione incentrata sui temi della precarietà del lavoro, dell’adeguamento del welfare e dell’immigrazione. I lavori proseguiranno oggi con un ricordo di mons. Luigi Re che per primo, durante la seconda guerra mondiale, per scopi educativi utilizzò la casa posta ai piedi del Santuario. L’ulteriore apertura del Centro ecumenico europeo per la pace ha fatto del luogo il crocevia di incontri tra fedeli appartenenti a confessioni cristiane diverse. Domani, come riporta l’agenzia Sir, il momento conclusivo delle celebrazioni: la benedizione del Santuario da parte dell’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, che alle 11 celebrerà la messa giubilare. (D.B.)

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    Si sono aperte stamani a Palermo le celebrazioni per il XV anniversario della scomparsa di don Puglisi

    ◊   Circa 200 persone, stamani a Palermo, hanno partecipato al corteo che dal Policlinico ha raggiunto la tomba di don Pino Puglisi, il parroco del quartiere Brancaccio ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993. Si sono aperte oggi, infatti, le manifestazioni in suo ricordo e si chiuderanno lunedì con la celebrazione della Messa solenne in Cattedrale. Dopo la commemorazione e le preghiere al cimitero di Sant’Orsola, stasera è prevista l’inaugurazione della mostra fotografica “Caritas” a lui dedicata, nel centro Polifunzionale sportivo di Brancaccio. Alle 21, sempre al centro polivalente, concerto del gruppo Gospel project. Domani, poi, alle 10 esibizione delle fanfare dei carabinieri, dell'Associazione nazionale bersaglieri e della banda musicale della Croce Rossa. “Non vogliamo che cali l'attenzione su don Puglisi – ha spiegato Antonio Di Liberto, vicepresidente del centro Padrenostro -. In questi anni la comunità è cresciuta ma negli ultimi tempi ci sentiamo un po' abbandonati dalle istituzioni. Abbiamo bisogno dello Stato per continuare a coltivare il ricordo e l'esempio di padre Puglisi con attività rivolte ai giovani del quartiere”. (S.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Le truppe russe si ritirano dall’ovest della Georgia

    ◊   Dando seguito agli accordi raggiunti lo scorso 8 settembre con l’Unione Europea, la Russia ha iniziato il ritiro delle proprie truppe dall’ovest della Georgia. È stato smantellato il campo militare allestito vicino al porto strategico di Poti, che contava una settantina di soldati con il compito di controllare il traffico marino, verso la regione secessionista dell’Abkhazia. Operazioni di ritiro anche negli altri tre campi strategici russi che occupavano l’ovest del Paese. La conferma è arrivata direttamente da un portavoce del governo georgiano. La Russia sta quindi rispettando l'accordo raggiunto tra il presidente di turno della UE, Sarkozy, e il capo di Stato russo Medvedev: negli impegni presi dal governo di Mosca c’è quello di smantellare entro lunedì le cinque postazioni militari sulla linea Poti-Senaki e di ritirare il resto delle sue forze dalla Georgia entro il 10 ottobre.

    Bolivia
    I capi di Stato dei Paesi membri dell'Unione delle nazioni sudamericane (UNASUR) si riuniranno lunedì a Santiago del Cile per esaminare la crisi politica che sta sconvolgendo la Bolivia. Lo ha comunicato ieri sera, a Caracas, il presidente venezuelano Hugo Chavez. Nella notte, intanto, si sono conclusi gli incontri tra il governo boliviano e il rappresentante del Consiglio nazional-democratico (CONALDE), formato dai prefetti dei dipartimenti ribelli. Ottimismo è emerso da entrambe le parti sulla possibilità di veri e propri colloqui. Affrontati alcuni dei punti di contrasto: dalle royalties sulle risorse naturali alla nuova costituzione filoindigena che il presidente boliviano Evo Morales vorrebbe fare approvare e alla quale si oppongono invece i prefetti ribelli. Ieri il presidente Morales ha decretato lo stato d'assedio nel dipartimento di Pando, dove mercoledì 15 persone, quasi tutti contadini, sono stati massacrati a colpi d'arma da fuoco.

    Cisgiordania
    Quattro persone ferite e danni materiali non quantificati: è questo il bilancio dell’attacco compiuto da decine di coloni ebraici dell’insediamento di Yitzhar, in Cisgiordania, nel vicino villaggio arabo di Asira Al Kabaliya. Secondo quanto si apprende, la rappresaglia israeliana sarebbe nata dopo che un bimbo della loro comunità era stato ferito con un coltello da un palestinese che si era infiltrato a Yitzhar. Il minore è stato ricoverato in un ospedale vicino a Tel Aviv, e le sue condizioni non sono gravi.

    Afghanistan
    Altre tre persone, oltre al governatore della provincia afghana di Logar, Abdullah Wardak, sono morte nell'attentato compiuto questa mattina vicino a Kabul, apparentemente di marca talebana. Wardak, ex comandante di una fazione armata che aiutò gli USA nel 2001 a rovesciare il governo dei talebani, nonchè ex ministro nel governo del presidente Hamid Karzai prima di diventare governatore del Logar, è il secondo governatore provinciale ad essere assassinato in un attentato in anni recenti.

    Iraq
    Nove peshmerga, ovvero membri delle forze di sicurezza del Kurdistan iracheno, sono stati uccisi, e diversi altri sono stati feriti, da un ordigno fatto esplodere al loro passaggio nella città di Khanagin, nella provincia mista sunnita-sciita di Diyala, nei pressi del confine con l'Iran. Attacchi contro i peshmerga sono rari, ma proprio a Khanaqin negli ultimi tempi si erano registrate tensioni a causa della loro presenza, poco gradita alla maggioranza della popolazione locale, e dopo la richiesta del consiglio municipale di annettere la città alla confinante regione autonoma del Kurdistan iracheno.

    Uragani
    L'uragano "Ike" ha raggiunto la città di Houston nel Texas. La forza del vento è stimata intorno ai 160 km orari, con raffiche fino a 217 km orari che creano preoccupazioni per i danni soprattutto agli edifici più alti. Secondo la CNN, oltre 4 milioni di persone nell'area metropolitana di Houston sono al momento senza energia elettrica, per il passaggio di "Ike", che resta un uragano di categoria 2 e si è abbattuto sulla costa con venti a un soffio da categoria 3. La perturbazione ha un diametro di circa mille chilometri ed è grande quanto l'intero Texas. Sono già molte le zone in cui si registrano allagamenti. Quella interessata dall'uragano è una delle zone a più alta concentrazione di raffinerie petrolifere, molte delle quali sono state chiuse per precauzione. Chiuso anche il Centro Spaziale della NASA a Houston.

    Collisione tra treni a Los Angeles
    Almeno dieci persone sono morte, ma il loro numero potrebbe crescere, e una sessantina sono rimaste ferite, alcune delle quali gravemente, nell'incidente ferroviario avvenuto a Chatsworth, alla periferia di Los Angeles, dove un treno passeggeri e un treno merci si sono scontrati frontalmente. Il bilancio delle vittime secondo quanto riferito dai soccorritori potrebbe crescere. Non si conoscono ancora le cause dell'incidente.

    Messico
    La polizia messicana ha rinvenuto ieri i cadaveri di 24 persone vittime di un massacro compiuto da sconosciuti in una zona boscosa denominata La Marquesa nel municipio di San Isidro Tehualtepec (Stato messicano di Mexico). Lo riferiscono i media di Città del Messico. Secondo un primo resoconto del raccapricciante ritrovamento, 15 dei cadaveri sono stati decapitati, mentre tutte le vittime avevano mani e piedi legati, gli occhi bendati, e la ferita di un colpo di pistola dietro la nuca. Il direttore della Pubblica sicurezza di Ocoyoacac, Carlos Roberto Contreras Valdes, ha indicato che gli agenti sono stati orientati da una telefonata anonima verso il posto dove si trovavano i 24, aggiungendo che a quanto sembra i killer li avrebbero uccisi in un altro luogo per poi trasportarli nel bosco. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 257

     
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