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Sommario del 12/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI in Francia come "testimone di un Dio che ama e salva" affronta il tema della laicità positiva. I giovani, la sua "preoccupazione più grande"
  • L'incontro del Papa con i giornalisti sull'aereo in volo per la Francia. Intervista con padre Lombardi
  • Grande attesa tra i pellegrini per l’arrivo di Benedetto XVI domani pomeriggio a Lourdes. Qui, ha detto il Papa, possiamo cogliere l’amore premuroso di Maria per i suoi figli sofferenti
  • Il Papa nomina mons. Salvatore Pappalardo nuovo arcivescovo di Siracusa
  • Il cardinale Martino conclude a Fatima il primo Congresso di pastorale sociale promosso dai vescovi portoghesi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Dopo la Bolivia anche il Venezuela espelle l'ambasciatore USA
  • Zimbabwe: accordo tra Mugabe e Tsvangirai
  • Grande successo di pubblico alle Paralimpiadi di Pechino
  • Chiesa e Società

  • India: la polizia impone il silenzio alle suore di Madre Teresa aggredite dai militanti indù
  • Appello dei Salesiani a seguito delle violenze contro i cristiani in India
  • Pakistan: è allarme per migliaia di sfollati
  • Sri Lanka: i cattolici raccolgono fondi per i senzatetto
  • E' emergenza umanitaria nelle Filippine dopo il passaggio del ciclone Nuri
  • Filippine: la presidente Arroyo rinnova l'impegno a favore della vita
  • I cattolici cinesi donano al Papa una statua della Madonna di Sheshan
  • Stati Uniti: iniziative dei vescovi in vista delle elezioni presidenziali
  • Chicago: migliaia di persone partecipano ai funerali dell'Imam della pace W. Deen Mohammed
  • Brasilia: imponente marcia per la vita
  • Argentina: il contributo della Chiesa alla formulazione della nuova legge sulla radiofonia
  • Città del Messico: il dialogo ebraico-cattolico affronta i temi della difesa della vita e della giustizia
  • Bruxelles: i contadini africani presentano le loro soluzioni alla crisi alimentare
  • Medici Senza Frontiere: garantire assistenza umanitaria a chi fugge dalle guerre del Corno d’Africa
  • Sudafrica: giornalisti africani a confronto sulle nuove tecnologie
  • I giovani delle Isole Salomone ricordano la GMG di Sidney con un torneo sportivo dedicato a Benedetto XVI
  • Funerali di Stato ieri a Madrid per le 154 vittime dell'incidente aereo di Barajas
  • Settimana Biblica italiana: saluto al presidente della CEI per il Sinodo sulla Parola di Dio
  • Congresso Acli: "italiani sempre più poveri e meno proiettati al futuro"
  • Italia: l'Arsenale della pace dal presidente Napolitano a 25 anni dalla fondazione
  • Giovani georgiani, russi, abkhazi e osseti raccontano insieme il Caucaso nello Studentato Internazionale di Rondine
  • Domani la Clericus Cricket, una partita a favore dei cristiani in India
  • Un convegno a Genova ricorda la figura e l'opera pastorale del cardinale Siri
  • 24 Ore nel Mondo

  • Almeno 14 persone morte in un attacco missilistico in Pakistan
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI in Francia come "testimone di un Dio che ama e salva" affronta il tema della laicità positiva. I giovani, la sua "preoccupazione più grande"

    ◊   Benedetto XVI ha iniziato oggi il suo viaggio pastorale in Francia in occasione del 150.mo anniversario delle apparizioni di Lourdes. Il Pontefice è arrivato stamani poco dopo le 11.00 all’aeroporto di Orly accolto con grande cordialità dal presidente francese Nicolas Sarkozy. Il servizio della nostra inviata Francesca Sabatinelli.
     
    Benedetto XVI è per la prima volta da Papa, in Francia, Paese “molto spesso" al centro della sua preghiera. Nel suo saluto pronunciato all’Eliseo davanti al presidente Sarkozy e alle autorità francesi, il Santo Padre traccia subito il profondo significato del suo viaggio in una terra della quale non si può dimenticare “tutto ciò che essa ha apportato alla Chiesa nel corso di venti secoli”. Il 150.mo delle apparizioni a Lourdes è l’asse portante di questa visita nata per – spiega – unirsi “ai pellegrini del mondo che in questo anno convergono verso il santuario mariano”. Questo viaggio è l’occasione per il Papa di rivisitare Parigi, città ben conosciuta dal cardinale Ratzinger, e di ribadire, ricordando le parole del presidente Sarkozy a Roma nel dicembre scorso, le profonde radici cristiane dell’Europa e della Francia, Paese che “fin dalle sue origini ha ricevuto il messaggio del Vangelo” e la cui Chiesa vi ha svolto “un ruolo civilizzatore”. Ai rapporti tra Chiesa e Stato, al problema delle relazioni tra sfera politica e sfera religiosa, temi al centro delle riflessioni di molti francesi, la risposta, spiega il Papa, è stata offerta da Cristo quando disse: “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”:

    “L’Église en France jouit actuellement d’un régime de liberté. …“.
    La Chiesa in Francia gode attualmente di un regime di libertà. La diffidenza del passato si è trasformata poco a poco in un dialogo sereno e positivo, che si consolida sempre di più".

     
    Benedetto XVI spiega che la buona volontà è reciproca. Alcuni territori di dialogo sono aperti, occorre percorrerli, e partendo dall’espressione di “laicità positiva”, usata da Sarkozy, il Papa è convinto che, “in questo momento storico, in cui le culture si intrecciano tra loro sempre più, sia necessaria una nuova riflessione sul vero significato e sull’importanza della laicità”:
     
    “Il est en effet fondamental, d’une part, d’insister sur la distinction entre le politique …
    E’ fondamentale da una parte, insistere sulla distinzione tra l’ambito politico e quello religioso al fine di tutelare sia la libertà religiosa dei cittadini che la responsabilità dello Stato verso di essi e, dall’altra parte, prendere una più chiara coscienza della funzione insostituibile della religione per la formazione delle coscienze e del contributo che essa può apportare, insieme ad altre istanze, alla creazione di un consenso etico di fondo nella società".
     
    Il Papa si sforza di essere seminatore di carità e di speranza, in una società come quella di oggi che ne ha bisogno perché afflitta da “poche aspirazioni spirituali e poche certezze materiali”. Benedetto XVI non nasconde le sue preoccupazioni, la più grande rivolta ai giovani: per loro è sempre più difficile trovare un orientamento, soffrono di una perdita di riferimenti nella vita familiare, sperimentano i limiti di un comunitarismo religioso condizionante. Ma l’ansia del Papa si rivolge anche alla situazione sociale del mondo occidentale, “segnata purtroppo da una tacita progressione della distanza tra ricchi e poveri”. Le giuste soluzioni però ci sono, il Papa le indica: l’azione della Chiesa, che “cerca di provvedere alle necessità immediate”, ma accanto deve esserci lo Stato, istituzione alla quale spetta di “legiferare per sradicare la ingiustizie”. E’ anche il momento, prosegue, di proteggere e rispettare il pianeta, di fare “proposte più costruttive per garantire il benessere delle generazioni future”. Per la Francia, in qualità di presidente di turno dell’Unione Europea, questi mesi sono l’occasione di testimoniare l’attaccamento ai diritti dell’uomo e alla loro promozione per il bene dell’individuo e della società:

     
    “Lorsque l'Européen verra et expérimentera personnellement que les droits …”.
    Quando il cittadino europeo vedrà e sperimenterà personalmente che i diritti inalienabili della persona umana, dal concepimento fino alla morte naturale, come anche quelli relativi all’educazione libera, alla vita familiare, al lavoro, senza dimenticare naturalmente i diritti religiosi, quando dunque, il cittadino europeo si renderà conto che questi diritti, che costituiscono un tutto indissociabile, sono promossi e rispettati, allora comprenderà pienamente la grandezza dell’edificio dell’Unione e ne diverrà un attivo artefice".

     
    In questi tempi tutto questo non è facile, il momento è incerto, in particolare, di fronte al pericolo del riemergere di vecchie diffidenze, tensioni e contrapposizioni tra Nazioni:

     
    “La France, historiquement sensible à la réconciliation des peuples …
    La Francia, storicamente sensibile alla riconciliazione tra i popoli, è chiamata ad aiutare l’Europa a costruire la pace dentro i suoi confini e nel mondo intero".

     
    E’ dunque importante, conclude il Papa, promuovere un’unità che non può e non vuole divenire uniformità, ma che è capace di garantire il rispetto delle differenze nazionali e delle diverse tradizioni culturali, che costituiscono una ricchezza nella sinfonia europea, nella coscienza che "la stessa identità nazionale non si realizza se non nell'apertura verso gli altri popoli e attraverso la solidarietà con essi".

     
    Nel suo discorso di benvenuto al Papa, il presidente Sarkozy definisce la sua visita un evento eccezionale per tutti i cattolici francesi e riprende i concetti espressi a San Giovanni in Laterano spiegando il perché del suo richiamo ad una laicità positiva. Dialogare con le religioni è legittimo per la democrazia e rispettoso nei confronti della laicità. Dalle religioni, e dunque dal cristianesimo, non può non partire una riflessione non soltanto su Dio, ma anche sull’uomo e dunque sulla società, sulla natura. Sarebbe una follia, precisa Sarkozy, privarcene e una colpa contro la cultura e il pensiero. La laicità positiva è la risposta in un momento di ripiegamento su se stessi, in un’epoca in cui le democrazie si trovano di fronte alla sfida di dover rispondere ai problemi che si presentano. La laicità positiva, la laicità aperta, è un invito al dialogo, alla tolleranza e al rispetto, un incoraggiamento per le religioni, come per tutte le correnti di pensiero. In conclusione, il presidente ribadisce l’importanza delle religioni per rispondere ai bisogni di speranza degli uomini. La ricerca di spiritualità non è un pericolo per la democrazia, non è un pericolo per la laicità.

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    L'incontro del Papa con i giornalisti sull'aereo in volo per la Francia. Intervista con padre Lombardi

    ◊   Sull'aereo che lo portava in Francia il Papa ha tenuto il tradizionale incontro con i giornalisti. Quattro le domande: il colloquio, durato 15 minuti circa, si è svolto in francese. Ce ne parla il nostro direttore, padre Federico Lombardi, raggiunto telefonicamente da Sergio Centofanti:

    R. – La prima domanda partiva dalla famosa frase di Giovanni Paolo II alla Francia: “Francia, sei fedele alle promesse del tuo battesimo?”, e ha posto la questione al Papa se la Francia a causa della sua laicità, stia perdendo o no la sua identità cristiana. Nella sua risposta, il Papa ha parlato del tema di una laicità positiva, di un rapporto positivo tra Stato e Chiesa al servizio delle stesse persone e del bene comune. La seconda domanda è stata di carattere più personale, sul rapporto tra il Papa e la cultura francese: quali sono gli autori che gli sono più cari, quali sono i suoi ricordi della Francia … E qui, il Papa ha ricordato molte delle grandi personalità della cultura francese, in particolare di quella cristiana, che nel corso della storia hanno segnato e arricchito tutta la storia del pensiero cattolico e quindi ha messo bene in rilievo il suo rapporto intimo con la cultura francese. Ha ricordato de Lubac, ha ricordato Congar, ha ricordato tantissimi dei grandi teologi e pensatori francesi, antichi e moderni. Un'altra domanda molto interessante è stata quella sul Motu Proprio “Summorum Pontificum” e sulle preoccupazioni dei cattolici francesi sul significato di questo documento, che non sia un ritorno indietro rispetto alle grandi intuizioni del Concilio Vaticano II. La risposta del Papa è stata estremamente serena e rassicurante. Ha messo in rilievo come la sua intenzione sia stata quella di una accoglienza, un senso di tolleranza nei confronti delle persone che sono molto legate ad una forma di liturgia e di spiritualità che ha avuto una lunghissima storia fino al Concilio Vaticano II e alla sua riforma liturgica e alla legittimità di tenere presente anche nel momento attuale questa componente, questa forma di preghiera che non è assolutamente in contraddizione con quella della riforma liturgica del Vaticano II. Quindi una risposta del tutto serena e positiva, che fa vedere anche la complementarietà e il possibile reciproco arricchimento delle due forme della liturgia latina. Infine, una domanda sullo spirito con cui il Papa si mette in pellegrinaggio verso Lourdes. Il Papa ha ricordato di essere già stato, da cardinale, a Lourdes per un grande congresso mariologico, e ha ricordato anche che la sua spiritualità, la sua storia personale è legata alla figura di Santa Bernardette e quindi l’atteggiamento di grande devozione e di umiltà nel rivolgersi alla Madre del Signore con cui egli si mette in cammino insieme a tutto il popolo cristiano, in particolare ai piccoli, ai sofferenti che si rivolgono con fiducia alla Vergine. Quindi, sono state quattro risposte, quelle del Papa, che hanno dato veramente un tono, una ispirazione a coloro che desiderano seguire il Santo Padre, comprendendo veramente lo spirito del suo pellegrinaggio e della sua visita in Francia.

     
    D. – Come si presenta quindi a questo punto il viaggio del Papa in Francia?

     
    R. – Mi sembra che si presenti sotto i migliori auspici: il Papa è stato accolto con molta gentilezza e cordialità dal presidente francese e certamente trova un clima di attesa, un clima di rispetto e anche un clima di affetto da parte dei credenti, da parte della Chiesa che è qui in Francia.

     
    Questa visita sarà per i francesi l’occasione per conoscere Benedetto XVI che in Francia non si è mai recato da Papa. A questo proposito Francesca Sabatinelli ha intervistato Isabelle de Gaulmyn, corrispondente a Roma del quotidiano cattolico francese La Croix:

    R. - Devo dire che in Francia Benedetto XVI non è ben conosciuto, perché ha ancora la reputazione del "custode della fede"; non lo conoscono bene. Devono capire che devono leggere questo Papa, devono leggere i testi. Spero che, con questo viaggio, i francesi avranno l’occasione di capire che questo Papa parla all’intelligenza e che è sempre molto interessante.

     
    D. – Il Papa va in una Francia che sta ricercando un diverso rapporto tra laicità e fede; che momento è, questo, per la Chiesa francese e per i laici francesi?

     
    R. – Mi sembra che la Francia di Sarkozy e la Francia in generale non è più il Paese del rifiuto della religione; la laicità francese è certamente il nostro patrimonio ma il discorso di Sarkozy al Laterano ha mostrato che si può essere laici senza per questo negare i valori del patrimonio culturale e spirituale generato dalla fede cristiana. Il discorso di Sarkozy è la dimostrazione che le cose sono cambiate in Francia; lui è stato anche ministro dell’Interno, dunque il ministro del culto. Vuol dire che si è occupato della religione e dunque si è reso conto che la religione può giocare un ruolo importante nella società.

     
    D. – Benedetto XVI avrà un importante incontro con il mondo della cultura; che ipotesi si fanno su quello che potrebbe essere il messaggio che il Papa consegnerà agli intellettuali, al mondo della cultura francese?

     
    R. – Sarà interessante, perché quando è andato negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha detto che la laicità americana è molto interessante, perché Dio è nella Costituzione americana. La Francia, invece, è il Paese dove Dio non fa parte della Costituzione, per niente, ma forse dovrà dire come la Chiesa può vivere con questa laicità, laicità positiva adesso, che non è più ignoranza, ma che è accettazione degli altri, e quello sarà interessante.

     
    D. – La Chiesa francese è una Chiesa non molto ricca; sappiamo che c’è un deficit di vocazioni. Il momento non è facile per la Chiesa francese...

     
    R. – La Chiesa francese è povera, molto povera, perché non abbiamo - come in Italia - l’8 per mille; dunque, la Chiesa non ha soldi. Mancano anche le vocazioni. Ma mi sembra anche che la Chiesa francese è molto vivace, molto dinamica, sa che è piccola, sa che è una minoranza, adesso, nella società francese, ma è molto impegnata.

     
    D. – Punto centrale del viaggio del Papa è Lourdes; sarà un Papa pellegrino. Che immagine se ne avrà?

     
    R. – Il Papa, che ad alcuni può sembrare un pò intellettuale, si farà pellegrino e forse la cerimonia di lunedì mattina con i malati sarà molto emozionante per i francesi. Bisogna dire che ci sono tanti cattolici francesi che non vanno a Lourdes e forse è interessante che il Papa dica ai cattolici francesi che c’è questo luogo mariano, ci sono questi luoghi di pellegrinaggio che sono un modo importante di credere e forse ci sarà anche una lezione per i cattolici francesi.

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    Grande attesa tra i pellegrini per l’arrivo di Benedetto XVI domani pomeriggio a Lourdes. Qui, ha detto il Papa, possiamo cogliere l’amore premuroso di Maria per i suoi figli sofferenti

    ◊   Se, dunque, il Papa trascorre a Parigi questa prima parte del viaggio in terra francese, c’è grande attesa a Lourdes, dove il Santo Padre arriverà domani pomeriggio. Occasione di questo 10.mo viaggio apostolico internazionale è proprio il 150.mo anniversario delle Apparizioni di Maria nella cittadina francese. Benedetto XVI si è soffermato più volte sull'importanza del Santuario di Lourdes e sul messaggio di amore e Salvezza consegnato dalla Vergine alla giovane Bernadette Soubirous. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Benedetto XVI si farà pellegrino tra i pellegrini a Lourdes dove ogni fedele può cogliere l’amore materno di Maria per i suoi figli malati e sofferenti. Le apparizioni in questo luogo - ha scritto il Papa nel suo messaggio per la Giornata Mondiale del Malato 2008, che ricorre ogni anno l’11 febbraio solennità della Madonna di Lourdes - ci indicano che Maria “soffre con coloro che sono nella prova, con essi spera ed è loro conforto sostenendoli con il suo materno aiuto”. Di questo amore il Papa parla l’11 febbraio del 2006 incontrando gli ammalati nella Basilica Vaticana:
     
    “Questo amore premuroso si fa sentire in modo particolarmente vivo nel mondo proprio nel giorno della festa di santa Maria di Lourdes, riattualizzando nella liturgia, e specialmente nell’Eucaristia, il mistero di Cristo Redentore dell’uomo, di cui la Vergine Immacolata è la primizia”.
     
    Maria, spiega il Papa, ci incoraggia ad accettare i patimenti a “ad offrirli per la salvezza del mondo, unendoli a quelli di Cristo”. A Lourdes, rileva il Santo Padre all’Angelus dell’11 febbraio dell’anno scorso, risuona con forza il “richiamo della Madonna alla preghiera e alla penitenza”. Un richiamo che, dal 1858, dalla Grotta di Massabielle si irradia al mondo intero. Proprio per celebrare i 150 anni delle Apparizioni a Bernadette, nel giorno dell’Immacolata dell’anno scorso, Benedetto XVI inaugura un anno giubilare con una preghiera speciale a Maria ‘Madre della speranza’:
     
    “A Lei rivolgiamo con fede la nostra preghiera, mentre ci rechiamo idealmente in pellegrinaggio a Lourdes dove proprio quest’oggi ha inizio uno speciale anno giubilare in occasione del 150° anniversario delle sue apparizioni nella grotta di Massabielle. Maria Immacolata, 'stella del mare, brilla su di noi e guidaci nel nostro cammino!'”

     
    Una preghiera accompagnata dall’indulgenza plenaria concessa dal Papa ai fedeli che fino all’8 dicembre prossimo si recheranno a Lourdes. Il 10 febbraio di quest’anno, all’inizio della Quaresima, Benedetto XVI è tornato sul valore della Apparizioni di Lourdes:

     
    “Il messaggio che la Madonna continua a diffondere a Lourdes richiama le parole che Gesù pronunciò proprio all’inizio della sua missione pubblica e che noi riascoltiamo più volte in questi giorni di Quaresima: 'Convertitevi e credete al Vangelo', pregate e fate penitenza”.

     
    Come milioni di pellegrini, dunque, anche il Pontefice percorrerà il cammino del Giubileo. Un cammino in quattro tappe: il Fonte battesimale, dove Bernadette è stata battezzata; il Cachot, la minuscola casa dove ha vissuto; la Grotta, luogo della apparizioni e la Cappella dove ha ricevuto la Prima Comunione.

     
    “Ma prière se fera intense aux pieds de Notre Dame…”
    “La mia preghiera - ha confidato il Papa all’udienza generale di mercoledì scorso - diverrà intensa ai piedi di Nostra Signora per le intenzioni di tutta la Chiesa, in particolare per i malati, le persone più emarginate, ma anche per la pace nel mondo”. 

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    Il Papa nomina mons. Salvatore Pappalardo nuovo arcivescovo di Siracusa

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Siracusa presentata da mons. Giuseppe Costanzo, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato nuovo arcivescovo metropolita di Siracusa mons. Salvatore Pappalardo, finora vescovo di Nicosia. Mons. Salvatore Pappalardo è nato a Nicolosi, nell’arcidiocesi e nella provincia di Catania, il 18 marzo 1945. Dopo gli studi nel Seminario arcivescovile di Catania, ha conseguito la Licenza in Teologia e il Dottorato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Lateranense. È stato ordinato sacerdote il 30 giugno 1968. Nella sua arcidiocesi di appartenenza ha svolto i seguenti incarichi: cooperatore nella parrocchia cittadina di S. Luigi; insegnante di religione nelle scuole statali; incaricato dell’Ufficio Catechistico diocesano; vice-rettore del Seminario; vice-cancelliere della Curia arcivescovile di Catania; parroco; cancelliere. Dal 1989 al 1998 è stato vicario generale di Catania. Eletto alla Chiesa di Nicosia il 5 febbraio 1998, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 5 marzo dello stesso anno. È delegato per la liturgia in seno alla Conferenza episcopale sciliana.

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    Il cardinale Martino conclude a Fatima il primo Congresso di pastorale sociale promosso dai vescovi portoghesi

    ◊   “Nei casi in cui sono in gioco i principi fondamentali della dignità umana e le verità morale della fede, le comunità cristiane possono e debbono impegnare se stesse in un giudizio di condanna, con prudenza nel giudicare cause e situazioni spesso complesse ed evitando semplicismo e facili schematismi”. Lo ha affermato il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, concludendo nel pomeriggio di ieri, a Fatima, in Portogallo, il primo Congresso di pastorale sociale promosso dalla relativa Commissione dei vescovi portoghesi, assise giudicata dal porporato come “forte propensione della Chiesa locale a impegnarsi per un umanesimo integrale e solidale”. Il servizio di Paolo Scappucci:

    Esemplificando i suddetti casi in cui sono in gioco oggi dignità umana e verità morali fondamentali, il cardinale Martino ha nominato aborto, eutanasia, violenza specialmente sui bambini, tortura, sfruttamento spietato dell’uomo sull’uomo o quando viene pregiudicata l’integrità della famiglia, la libertà religiosa, la libertà di educazione.

     
    Dinanzi al folto uditorio di esperti e personalità impegnate nella pastorale sociale, il presidente di Giustizia e Pace - a conclusione del Congresso protrattosi per quattro giorni nella città portoghese - ha segnalato quindi alcuni ambiti prioritari di impegno pastorale nella società alla luce delle esigenze evangeliche, del recente magistero sociale e dei principali bisogni dell’umanità oggi.

     
    Anzitutto il tema della vita, la cui difesa e promozione dovrebbero essere all’origine di ogni progetto sociale ispirato dalla fede cristiana e di ogni intervento della Chiesa nella società. Poi il diritto alla libertà religiosa, di fondamentale importanza per radicare tutti gli altri diritti su una base assoluta e trascendente, contro ogni laicismo intransigente che mira ad impedire la valenza pubblica della religione, come pure contro ogni forma di fondamentalismo religioso.

     
    Pace e diritti umani sono stati altri due ambiti prioritari della pastorale sociale indicati dal cardinale Martino, che in proposito ha rilevato la necessità imprescindibile di annunciare il fondamento trascendente della dignità umana, da cui sgorgano diritti assoluti, non negabili da alcun consesso umano.

     
    Il porporato a Fatima ha infine accennato a quelli che potrebbero essere in futuro nuovi temi di pastorale sociale: i progressi e le involuzioni delle democrazie, il potere transnazionale della finanza, le novità del mondo del lavoro, le nuove forme di ingiustizia e di povertà, i nuovi fondamentalismi, la tragicità del terrorismo internazionale. Il criterio fondamentale per affrontarli è stato indicato dal cardinale Martino nel rapporto sempre più stretto tra ecologia naturale ed ecologia umana, giacché il rispetto di quest’ultima darà anche frutti di sviluppo materiale e una corretta gestione delle risorse materiali e dell’ambiente provocherà anche migliori condizioni di vita personale, familiare e sociale.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore Giovanni Maria Vian dal titolo “Omaggio alla Francia laica e religiosa”

    Il viaggio di Benedetto XVI in Francia: nel discorso all’Eliseo il Papa invita a una nuova riflessione sul significato della laicità nel rapporto tra politica e religione. Un articolo dell’inviato Mario Ponzi sulla conferenza stampa del Papa in aereo

    Nell’informazione internazionale, in primo piano l’accordo per la spartizione dello Zimbabwe: Mugabe mantiene la presidenza e il leader dell’opposizione Tsvangirai guiderà il Governo

    In cultura, un articolo di Adriano dell’Asta sui settant’anni dalla fucilazione di Michail Novosëlov perseguitato nella Russia sovietica e canonizzato nel 2000

    “Nulla vi è di assoluto tra le cose puramente terrene”. Uno stralcio della relazione di Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, al convegno “Momenti, aspetti e figure del ministero del cardinale Giuseppe Siri nell’ottantesimo dell’ordinazione sacerdotale” in corso a Genova

    “Smarriti in un fermo immagine”. Stefania Zuliani sulla Quadriennale di Roma

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    Oggi in Primo Piano



    Dopo la Bolivia anche il Venezuela espelle l'ambasciatore USA

    ◊   In Bolivia, sono almeno otto le persone morte negli scontri scoppiati, nelle ultime ore, tra sostenitori ed oppositori del presidente, Evo Morales. Le violenze hanno fatto seguito all’espulsione dalla Bolivia dell’ambasciatore statunitense, accusato di “fomentare la divisione” nello Stato. In segno di solidarietà verso la Bolivia anche il governo del Venezuela ha chiesto all'ambasciatore americano di tornare nel proprio Paese. In Bolivia, intanto, il mondo politico sembra sempre più spaccato: ad alimentare profonde frizioni sono ormai, da anni, l’estrazione e l’utilizzo del gas. Alla richiesta di autonomia di alcune regioni si aggiungono anche nette contrapposizioni sulla nuova Carta Costituzionale. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, Luis Badilla, giornalista cileno della nostra emittente:

     
    R. - Il Paese è polarizzato, molto spaccato, soprattutto per via della nuova Carta Costituzionale, che dovrebbe essere sottoposta - in una data non ancora fissata – a referendum. Una parte importante del Paese la accetta, la vuole, e l’ha imposta; l’altra parte dello Stato, invece, non la accetta e desidera che sia cambiata drasticamente. Si fanno tentativi ormai da più di un anno di dialogo fra queste due parti. Però, purtroppo, non si arriva a nessuna conclusione. Nel frattempo le proteste proseguono in tutte le regioni del Paese, e non si riesce a trovare una via di consenso per i cambiamenti che tutti vogliono.

     
    D. – Quali connessioni ci sono tra queste proteste interne in Bolivia e l’azione diplomatica degli Stati Uniti nel Paese andino?

     
    R. – Nei giorni scorsi l’ambasciatore degli Stati Uniti in Bolivia ha ricevuto e incontrato uno dei governatori delle regioni della Bolivia che si oppongono a questo progetto costituzionale, al governo del presidente Evo Morales. Il governo boliviano ha giudicato questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso: ha ritenuto che questo era il massimo dell’ingerenza del governo degli Stati Uniti, tramite il suo ambasciatore, negli affari interni del Paese. Quindi, ha deciso di indicarlo “persona non gradita” e gli ha dato 72 ore per abbandonare il Paese.

     
    D. – Perché questa frattura tra Stati Uniti e Bolivia si sta allargando anche ad altri Paesi dell’America Latina?

     
    R. – C'è da premettere che la maggioranza degli ultimi governi dell’America Latina si sono spostati su posizioni di centro-sinistra. In merito a questa crisi abbiamo dunque avuto una prima reazione immediata da parte del Venezuela, che in solidarietà con Evo Morales ha espulso anche l’ambasciatore americano a Caracas. C'è stata anche la solidarietà - più cauta – sia del governo argentino, sia del governo brasiliano. E' probabile che nelle prossime ore, si orientino sulla stessa linea altri governi, fra cui quello del Nicaragua. Molti governi, come quello di Lugo, in Paraguay, della signora Bachelet in Cile, lo stesso Uribe in Colombia sembrano più cauti. Si vuole evitare quello che sarebbe un dramma: la generalizzazione della crisi fra l’America Latina e gli Stati Uniti.

     
    D. – A proposito di Stati Uniti, siamo alla fine del mandato presidenziale negli USA; c’è stata, da parte dell’amministrazione Bush, una politica coerente nei confronti dell’America Latina?

     
    R. – Direi proprio di no. Gli Stati Uniti non hanno avuto una politica estera coerente, organica, armonica nei confronti dell’America Latina. Si sono limitati a intervenire nei confronti di fatti specifici, limitando il loro agire diplomatico sostanzialmente all’ambito della questione economica. Ma sono venute a mancare le relazioni politiche, i rapporti culturali, i rapporti umani che, in un certo qualmodo, sono fondamentali.

     
    D. – In questo contesto così complesso, quale via sta cercando di percorrere la Chiesa in America Latina?

     
    R. – In America Latina, e soprattutto in Bolivia, la Chiesa dice: è vero che abbiamo bisogno di cambiamenti. Servono cambiamenti che vogliono le minoranze aborigene, più povere. Sono necessari cambiamenti che vogliono i ceti medi, i settori dei professionisti. Evidentemente, ci sono interessi contrapposti, ma quando ci sono profonde fratture c’è una sola via, quella della ragione, del dialogo e della negoziazione da seguire. Va percorsa questa strada per raggiungere quello che è possibile per tutti, senza mettere a repentaglio il bene comune. Quello che succede in Bolivia in queste ore è che si sta mettendo a repentaglio proprio il bene comune: poi non ci sarà una Bolivia per nessuno, né per una parte, né per l’altra.

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    Zimbabwe: accordo tra Mugabe e Tsvangirai

    ◊   Dopo 5 mesi di crisi politica, con un Paese sull’orlo del baratro, c'è stata una svolta ieri sera in Zimbabwe: Robert Mugabe – che mantiene la carica di presidente - ed il capo dell'opposizione del Movimento per il cambiamento democratico, Morgan Tsvangirai – che diventa premier - hanno siglato l'accordo per la condivisione del potere. L’intesa, che verrà firmata ufficialmente lunedì prossimo ad Harare, segna la nascita del governo di unità nazionale. Ma come definire questo accordo? Salvatore Sabatino lo ha chiesto alla professoressa Anna Bono, docente di Storia ed Istituzioni dell’Africa presso l’Università di Torino:

    R. - Questo accordo può essere considerato un’ennesima grande sconfitta della democrazia, perché questa intesa, se è vero che mette fine a una crisi politica, ignora del tutto la volontà popolare. Una volontà che era stata molto chiara, molto esplicita quando, a marzo, aveva dato al capo dell’opposizione Morgan Tsvangirai, il 47 e oltre di preferenze alle presidenziali. Il presidente in carica Robert Mugabe aveva conquistato circa il 42% dei voti. Poi si è andati ad un ballottaggio al quale ha partecipato un’unica persona, il presidente in carica. Mugabe ovviamente ha vinto. Poi si è assistito ad una serie di negoziati che hanno portato a questa conclusione. Si tratta di una conclusione che, oltretutto, lascia poco convinti: tutti sappiamo che in Africa, quando si forma un governo di unità nazionale o di coalizione, di solito le parti contendenti decidono di spartirsi il potere, riconoscendo di non essere riuscite e di non poter conquistare completamente l’apparato statale. Purtroppo questo avviene non tanto nel pubblico interesse, quanto piuttosto per dividersi tutti i vantaggi privati e personali che l’accesso alle risorse di un Paese garantisce.

     
    D. – Certamente la convivenza tra Robert Mugabe e Morgan Tsvangirai non sarà semplice; questo accordo, secondo lei, concretamente, è destinato a fallire o si può sperare in una nuova fase politica per lo Zimbabwe?

     
    R. – Tutto dovrebbe far pensare all’incompatibilità tra questi due personaggi, che hanno giocato la loro credibilità su fronti e su programmi abbastanza diversi. Se è corretto il senso dell’accordo - cioè che le parti in causa hanno deciso di spartirsi l’apparato statale - l'intesa verrà mantenuta ed, effettivamente, si creerà questo governo di unità nazionale. Il punto interrogativo fondamentale è se questo governo di unità nazionale, risolvendo una crisi politica, risolverà anche la crisi più importante: quella economica, terrificante, che sta devastando lo Zimbabwe. Sono termini grossi quelli che uso, ma la situazione reale è proprio questa.

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    Grande successo di pubblico alle Paralimpiadi di Pechino

    ◊   Proseguono con successo a Pechino – fino al prossimo 17 settembre – le Paralimpiadi, i giochi olimpici per atleti con disabilità fisiche, visive o intellettive. La Cina detiene il primato nel numero totale di medaglie vinte nelle varie discipline, seguita da Gran Bretagna e Stati Uniti. Tra i 56 Paesi in gara, l’Italia è al 28.mo posto. Dal 1948, quando vennero organizzate per la prima volta in Gran Bretagna con il nome di “Stoke Mandeville Games”, le Paralimpiadi hanno cambiato il modo di concepire lo sport. Paolo Ondarza ne ha parlato con Giunio De Santis, segretario generale del comitato italiano paralimpico.

    R. – Sono giochi strepitosi ed il popolo cinese ha veramente risposto a questo evento. Non ce l’aspettavamo una risposta di questo tipo! Ha risposto nel modo in cui dovrebbe rispondere un Paese civile, all’avanguardia in tema di sport. C’è un’affluenza di pubblico incredibile. E' un grandissimo spettacolo a livello mediatico.A livello proprio di comunicazione e di visibilità c’è stato un importante incremento rispetto al passato. Naturalmente, siamo ancora lontani da quelli che dovrebbero essere – a nostro giudizio – il rispetto e la considerazione per un movimento che ha raggiunto lo stesso livello delle Olimpiadi; parliamo di 200 atleti che sono assolutamente equiparabili ai 2.200 atleti dei Giochi Olimpici.

     
    D. – Forse la mancanza di rilevanza data dai media è dovuta anche ad una concezione oggi dello sport, spesso associato alla forma fisica perfetta …

     
    R. – Credo che in Italia abbiamo fatto tanti passi – passi da gigante – ma siamo molto indietro rispetto a questo concetto che è culturale. Perché è solo in Italia, dove vige la regola del calcio, che i giochi olimpici hanno la loro vetrina ogni quattro anni. Gli altri sport sono ritenuti sport minori e così anche i giochi paralimpici. Ma negli altri Stati, e parlo soprattutto di Paesi europei - Germania, Spagna, Gran Bretagna - c’è quasi parità assoluta tra gli sport olimpici e quelli paralimpici. E’ un problema italiano, ma tanti passi da gigante – ripeto – sono stati fatti in questo senso.

     
    D. – Una riflessione sulle strutture sportive in Italia: quanto sono idonee, organizzate per favorire la fruizione della pratica sportiva da parte degli atleti disabili?

     
    R. – Siamo molto indietro. Purtroppo, non è bello constatarlo, ma è così. Ci vuole assolutamente la collaborazione di tutte le istituzioni, non soltanto territoriali, ma anche quelle nazionali.

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    Chiesa e Società



    India: la polizia impone il silenzio alle suore di Madre Teresa aggredite dai militanti indù

    ◊   La polizia indiana ha imposto il silenzio alle Missionarie della Carità aggredite, la scorsa settimana, da un gruppo di fondamentalisti indù, che le accusavano di aver rapito e convertito 4 bambini. Una misura cautelativa, come spiegato dalle forze dell’ordine, per evitare di dare adito a nuovi episodi di violenza. “La polizia – ha spiegato suor Mamata all’agenzia ASIANEWS – è venuta nel nostro convento dedicato a Madre Teresa e ci ha dato l’ordine di non parlare con nessuno dell’incidente. Ci ha spiegato che è ‘per il nostro bene’, perché alcuni gruppi di militanti indù stanno muovendo l’opinione pubblica contro di noi e il nostro lavoro missionario”. L’aggressione è avvenuta il 5 settembre - anniversario della morte di Madre Teresa di Calcutta – mentre le suore stavano facendo rientro in convento assieme ai neonati. In quel momento è scattata l’aggressione da parte degli attivisti radicali indù del Bajrang, che le hanno consegnate agli agenti di polizia con l’accusa di aver sequestrato e convertito 4 bambini. Soltanto dopo un attento controllo, che ha evidenziato la falsità delle accuse e la legalità dell’opera delle religiose di Madre Teresa, i quattro neonati hanno potuto far ritorno nel convento assieme alle suore. L’episodio di violenza, che si somma agli altri avvenuti contro i cristiani in India, non sembra però aver dissuaso in alcun modo le missionarie dal proseguire la loro opera di carità: “Madre Teresa ha lavorato senza stancarsi per portare l’amore di Dio ai più poveri. Noi siamo le sue figlie e vogliamo continuare la sua opera anche se siamo chiamate a soffrire. Siamo pronte a pagare il prezzo del nostro essere discepoli di Gesù”. Intanto continua a crescere la tensione nel distretto, tanto che i radicali indù hanno promosso una manifestazione di protesta contro quello che loro definiscono “il traffico di bambini organizzato dalle suore di Madre Teresa”. Per garantire la sicurezza delle religiose, il convento è stato messo sotto controllo dalla polizia 24 ore al giorno. (D.B.)

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    Appello dei Salesiani a seguito delle violenze contro i cristiani in India

    ◊   “La libertà di pensiero, di religione, di espressione, sono alcuni dei diritti fondamentali dell’uomo; diritti universali, inviolabili e indisponibili”: lo scrive il Rettore maggiore dei Salesiani, don Pascual Chàvez, in un messaggio di solidarietà ai cristiani dello Stato indiano di Orissa, duramente colpito nelle ultime settimane da diversi episodi di violenza e intolleranza. Come già indicato nel suo commento alla Strenna 2008, il messaggio programmatico annuale per i vari gruppi che compongono la Famiglia Salesiana, don Chàvez ribadisce l’impegno dei “figli di Don Bosco” nell’educazione “ai diritti umani quale via privilegiata per realizzare nei diversi contesti l’impegno di prevenzione, di sviluppo umano integrale, di costruzione di un mondo più equo, più giusto, più salubre”. Aggiunge poi che “la realizzazione e la tutela dei diritti umani è luogo privilegiato di incontro e dialogo tra differenti culture e religioni del mondo”. Attualmente – informa l’agenzia Sir – i Salesiani nel mondo sono oltre 16.500, (11.000 i presbiteri) organizzati in quasi 1.900 comunità. Diverse migliaia sono anche i laici Salesiani, che seguono la spiritualità di San Giovanni Bosco, imperniata sull’impegno educativo e l’evangelizzazione. (S.G.)

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    Pakistan: è allarme per migliaia di sfollati

    ◊   Le condizioni di oltre 423mila persone nel Punjab e nella provincia di Frontiera del Nordovest sono drammatiche: migliaia di famiglie di profughi hanno dovuto abbandonare case, proprietà mezzi di sostentamento a causa di recenti calamità naturali ma anche a causa di conflitti intestini e della presenza di milizie fondamentaliste che infestano la zona, detenendo di fatto il controllo del territorio. E l’allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità, da Agenzie delle Nazioni Unite e da un gruppo di altre Organizzazioni Non Governative per riportare l’attenzione dei governi e della comunità internazionale su quanto accade nelle aree settentrionali, a maggioranza tribale, del Pakistan, in una zona di confine con l’Afghanistan, dove si sta registrando il nuovo fenomeno dei cosiddetti “talebani pakistani”. La popolazione civile delle due province - riferisce l'agenzia Fides - è stata colpita da monsoni di intensità piuttosto alta, che hanno distrutto un gran numero di infrastrutture (strade e ponti), di edifici pubblici (scuole, ospedali), nonchè le case di centinaia di famiglie. Le organizzazioni internazionali osservano che migliaia di persone si trovano in aree difficilmente raggiungibili e sono dunque prive di assistenza, mancando dei beni necessari alla stessa sopravvivenza, come acqua, cibo, medicine. Sono particolarmente a rischio le categorie più deboli come bambini, anziani, malati e disabili. Le autorità locali fanno il possibile, ma i mezzi sono limitati e, come affermano le agenzie, è urgente un intervento di aiuto per l’assistenza umanitaria di base. La grave situazione degli oltre 400mila profughi pakistani è stata ricordata di recente durante le ultime vicende politiche che hanno attraversato il paese, come l’elezione del Presidente Ali Zardari. Le organizzazioni sociali pakistane, fra le quali la Caritas e la Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale del Pakistan, hanno segnalato e richiesto l’attenzione delle autorità civili per gli aiuti agli sfollati. (R.P.)

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    Sri Lanka: i cattolici raccolgono fondi per i senzatetto

    ◊   Una raccolta fondi per fornire cibo, medicine ed un rifugio sicuro agli oltre 200mila sfollati, vittime degli scontri tra l’esercito governativo e i ribelli delle Tigri Tamil: è quanto stanno realizzando i cattolici dello Sri Lanka, in particolare coloro che vivono nella penisola di Jaffna. In seguito all’appello lanciato il mese scorso dal vescovo della regione, mons. Thomas Savundranayagam, infatti, le parrocchie e le istituzioni della diocesi hanno dato il via ad una colletta in tutte le chiese della regione: “Le persone che fanno un’offerta – dice padre Rachichandran, parroco della Chiesa di San Nicola all'agenzia Ucanews – si trovano anch’esse in difficoltà. Ma ugualmente formano piccoli gruppi e raccolgono soldi porta a porta”. E qualche risultato è già stato ottenuto: come riferisce padre Nixon, parroco della Chiesa di Santa Maria in Sillalai, fino ad ora la sua comunità ha raccolto 71mila rupie (pari a circa 465 euro). Ora si tratta di trasformare questi fondi in cibo e medicine e di farli arrivare agli sfollati, accampati nel nord del Paese, in particolare nelle risaie. Per fare questo, la Chiesa sta pensando di inviare dei sacerdoti che possano attraversare le zone controllate dai ribelli. Già lo scorso 3 settembre, infatti, mons. Rayappu Joseph, vescovo di Mannar, è riuscito a raggiungere gli sfollati nelle aree critiche, trovandoli in pessime condizioni sanitarie: in particolare, il presule ha espresso la sua preoccupazione per i bambini affetti dalla febbre dengue e per l’approssimarsi delle piogge monsoniche. (I.P.)

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    E' emergenza umanitaria nelle Filippine dopo il passaggio del ciclone Nuri

    ◊   E’ emergenza umanitaria nel sud delle Filippine, devastato dal passaggio del ciclone Nuri. 20 persone sono morte e altre 31 sono rimaste ferite nella valle di Compostela, zone più colpita dalla perturbazione. A Maco, cittadina della valle, quattro scuole sono state adibite a centri di accoglienza temporanea per gli oltre 1.200 sfollati, le cui case sono state distrutte dalla furia delle acque e dai successivi smottamenti del terreno. Al momento, secondo l’agenzia AsiaNews, sono cinque le persone disperse. L’ente governativo National Disaster Coordinating Council (Ndcc) ha riferito che le piogge torrenziali hanno causato lo straripamento di diversi fiumi nella regione di Ilocos e l’abbattimento di decine di alberi, sradicati dal forte vento. Per far fronte all’emergenza il Dipartimento filippino per lo sviluppo e il welfare (Dswd) ha deciso di stanziare 79.000 pesos (circa 1.600 dollari Usa), per garantire cibo e acqua potabile a 600 famiglie di Maco. Mentre ai nuclei familiari che hanno perso un congiunto verranno devoluti 10mila pesos (circa 210 dollari Usa) a titolo di risarcimento. La Chiesa filippina denuncia però “ritardi nei soccorsi” e uno “sfruttamento selvaggio delle risorse minerarie”, che hanno aggravato la portata della tragedia. “Questo disastro poteva essere evitato – ha spiegato mons. Wilfredo Manlapaz, vescovo di Tagum – se le autorità fossero intervenute con maggiore prontezza, provvedendo a evacuare per tempo la zona”. Il card. Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila, punta invece l’indice contro le numerose cave presenti nel territorio, il cui sottosuolo è ricco di oro ed è la prima fonte di guadagno per gli abitanti della valle di Compostela. Proprio l’eccessivo sfruttamento delle risorse minerarie, secondo il card. Rosales, ha causato un indebolimento del terreno e ha favorito le frane dei giorni scorsi. (D.B.)

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    Filippine: la presidente Arroyo rinnova l'impegno a favore della vita

    ◊   La presidente filippina Gloria Macapagal Arroyo ha ribadito il sostegno alla Chiesa nella promozione di metodi di pianificazione familiare naturali, come già aveva detto lo scorso luglio durante il discorso alla nazione. La Arroyo – cattolica praticante e madre di tre figli – non cedendo alle pressioni di una parte del Parlamento, conferma il proprio no al Reproductive Health (RH), appoggiando la linea della Conferenza episcopale filippina che ha di recente avviato una raccolta firme nel Paese per bloccare l’approvazione della proposta di legge. Ieri - riferisce l'agenzia AsiaNews - il ministro della Sanità Francisco Duque III ha confermato che è intenzione dell’esecutivo promuovere – anche a livello economico – i metodi di pianificazione familiare naturali, smentendo al contempo che siano stati “stanziati ulteriori fondi per applicare il programma previsto dal RH”, mentre sarà il Parlamento a “mettere in campo il budget necessario” nel caso in cui decida di “ratificare la legge”. Il dipartimento di Sanità filippino ha avviato una serie di programmi a tutela della maternità e della salute dei neonati, la prevenzione dei tumori per le donne, lo sviluppo del bambino, metodi di pianificazione familiare naturali, norme contro la violenza sulle donne e i minori e un programma di prevenzione per le malattie a trasmissione sessuale. Provvedimenti che non bastano a chiudere la polemica sorta attorno al Reproductive Health (RH), colpevole secondo i vescovi, di legalizzare l’aborto, diffondere l’uso di contraccettivi (dal preservativo alla pillola e la spirale intrauterina) per il controllo artificiale delle nascite e una “visione distorta” dell’educazione sessuale. I promotori della RH continuano il lavoro in Parlamento per trovare nuovi appoggi e trasformare la proposta in legge, mentre la Chiesa ha avviato una raccolta firme in tutto il Paese per chiederne la bocciatura. Padre Melvin Castro, della Commissione episcopale per la famiglia e la vita, segnala che la campagna di sensibilizzazione è partita nel mese di luglio, ma solo nell’ultima settimana si è estesa in tutto il territorio nazionale. In pochi giorni sono state raccolte oltre “centomila firme”, ma l’obiettivo è toccare almeno quota due milioni per poi presentare le sottoscrizioni al Parlamento. La campagna è nata su indicazione di mons. Paciano Aniceto, arcivescovo di San Fernando e capo della Commissione episcopale per la famiglia e la vita, il quale ribadisce che è necessario combattere la “cultura della morte e degli interessi economici: alla base della proposta di legge vi è solo una logica legata al business, agli affari e al commercio”. (R.P.)

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    I cattolici cinesi donano al Papa una statua della Madonna di Sheshan

    ◊   Una preghiera speciale per il viaggio di Benedetto XVI in Francia, si leva oggi dalla Cina. Qui i cattolici in comunione spirituale con il Santo Padre stanno, infatti invocando la Madonna di Sheshan, la stessa che, intagliata in legno pregiato da un famoso artista cinese, è stata donata in questi giorni al Pontefice in segno di gratitudine per l’istituzione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Chiesa in Cina, celebrata per la prima volta lo scorso 24 maggio. Questa la preghiera dedicata in quell’occasione dallo stesso Benedetto XVI alla Vergine di Sheshan, venerata nel Paese con il titolo di "Aiuto ai Cristiani": "Nella statua che sovrasta il santuario, tu sorreggi in Alto tuo Figlio, presentandolo al mondo con le braccia spalancate in gesto d’amore. Aiuta i cattolici cinesi ad essere sempre testimoni credibili di questo amore, mantenendosi uniti alla roccia di Pietro su cui è costruita la Chiesa". Dopo la pubblicazione della preghiera alla Madonna di Sheshan, informa l’agenzia Fides, i cattolici cinesi hanno voluto esprimere la loro immensa gratitudine al Santo Padre con qualcosa di prezioso, che rappresentasse la cultura ed anche la storia cinese. Il legno di Huang Yang, usato dal Maestro Wang per la realizzazione della statua, è un tipo di legno molto pregiato (detto “il signore del legno”): il suo albero impiega oltre 400 anni a crescere e l’origine delle sue sculture risale al XIV secolo. (S.G.)

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    Stati Uniti: iniziative dei vescovi in vista delle elezioni presidenziali

    ◊   In vista delle elezioni presidenziali di novembre i quattro Vescovi del Kansas hanno pubblicato un documento in cui offrono un orientamento pastorale ai fedeli. Il documento è intitolato “I principi morali per gli elettori cattolici”. La prassi è nota, scrive l'agenzia Fides. La Chiesa di per sè non si schiera con questo o con quel candidato, ha la responsabilità però di aiutare i fedeli a formare correttamente le loro coscienze in vista dell’importante appuntamento elettorale. Non si tratta, dunque, di spiegare su come votare, ma di essere in grado di esprimere il voto in maniera informata, coerentemente con l’insegnamento della morale cristiana. I Vescovi del Kansas richiamano cinque punti non negoziabili sui quali un cattolico non potrà esprimere il proprio voto di consenso. Essi sono l’aborto, l’eutanasia, la ricerca con cellule staminali embrionali, la clonazione umana, l’unione omosessuale. Intanto, i Vescovi degli Stati Uniti, in vista proprio delle presidenziali, hanno invitato i fedeli a pregare con una novena per la vita, la giustizia e la pace. “Novena per i fedeli concittadini” (Novena for Faithful Citizenship) è il suo titolo. Il testo si troverà nella pagina web della Conferenza Episcopale statunitense fino alle elezioni. Helen Osman, segretaria del Dipartimento Comunicazioni della stessa a Conferenza episcopale, si augura che la novena “aiuti i cattolici ad entrare in un clima di preghiera e di riflessione nel momento in cui si preparano a votare. Con essa la Conferenza episcopale - aggiunge - vuole aiutare i cattolici a dare il giusto peso alle questioni pre-elettorali, e per approfondire i nostri valori condivisi e la nostra identità”. (A.M.)

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    Chicago: migliaia di persone partecipano ai funerali dell'Imam della pace W. Deen Mohammed

    ◊   Nel 1975, sul letto di morte, suo padre gli affidò la guida della Comunità afro-americana “Nation of Islam” da lui fondata. E Warith Deen Mohammed, spentosi martedì scorso a Chicago all’età di 74 anni, la rivoluzionò, spezzando il legame con il nazionalismo islamico e iniziando a promuovere la tolleranza razziale, la pace e l’universalità della religione musulmana. Intenso il suo lavoro per costruire ponti di amicizia fra i musulmani afro-americani e quelli giunti negli USA dal Medio Oriente e dall’Asia. Speciale, inoltre, il suo rapporto con la fondatrice del Movimento dei Focolari Chiara Lubich che, grazie a lui, fu la prima donna cristiana a parlare nella Moschea Malcolm Shabazz (conosciuto anche come Malcolm X) in Harlem, a New York. “Lei può toccare i miei seguaci nel più profondo del cuore in un modo che io non posso fare”, aveva detto l’imam Mohammed dopo aver visitato numerosi centri del Movimento dei Focolari. Da allora (maggio 1997) iniziò il cammino comune tra le due comunità verso la fratellanza e la pace, un cammino benedetto da Giovanni Paolo II nel 1999 durante una delle numerose visite dell’Imam Mohammed a Roma. L’anno successivo a Washington, quando Chiara Lubich partecipò a un altro incontro promosso dall’amico musulmano, oltre settemila fedeli di entrambe le religioni accorsero ad ascoltarla. Ai funerali dell’Imam Mohammed, celebrati ieri pomeriggio a Chicago, erano presenti migliaia di persone e domattina si svolgerà un’altra cerimonia per dar modo a quanti non vi siano riusciti, di rendere omaggio a questo grande leader della religione islamica e del dialogo interreligioso. (S.G.)

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    Brasilia: imponente marcia per la vita

    ◊   Tutti in strada per difendere la vita e dire “no” all’aborto. Sono migliaia le persone che mercoledì scorso hanno partecipato alla seconda Marcia Nazionale per la Vita attraverso le strade di Brasilia, capitale del Brasile. Per l’iniziativa, organizzata dal “Movimento Nazionale della Cittadinanza per la Vita e per un Brasile senza Aborto”, è stato scelto un titolo che ha lasciato spazio a poche interpretazioni: “Perché legalizzare la morte se vogliamo la vita?”. “Non basta essere contro l’aborto - hanno dichiarato gli organizzatori -, è necessario manifestare la nostra posizione nelle strade, nelle piazze e nei viali del Paese, perché soltanto in questo modo i politici del Congresso Nazionale ascolteranno la nostra voce. Per cui, la parola d’ordine è: mobilitazione permanente”. José Mirando, consulente giuridico della Marcia e avvocato dell’Associazione Pro-vita e Pro-famiglia, ricordando che il 93% del Paese “è contro l’aborto”, ha sottolineato come la manifestazione costituisca “un legittimo, vivo e vero atto della popolazione brasiliana in difesa della vita”. “È chiaro che il Paese è contro l’aborto – le parole del legale riprese dell’agenzia Fides – e non accetterà mai la morte”. (D.B.)

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    Argentina: il contributo della Chiesa alla formulazione della nuova legge sulla radiofonia

    ◊   La Chiesa in Argentina desidera offrire il proprio contributo alla stesura della nuova legge sulla radiodiffusione. Lo ha ribadito mons. Mario Mauliòn, arcivescovo di Paranà e presidente della Commissione episcopale per la comunicazione sociale, in un incontro con il segretario di stato ai media Enrique Albistur, e con Luis Lazaro, vicepresidente del Confer argentino, il Comitato federale di radiodiffusione. Come è noto, riferisce l'agenzia Aica, il governo di Buenos Aires è intenzionato a rivedere la legge sulla radiodiffusione. In proposito la Conferenza episcopale argentina ha riassunto la propria posizione in un documento, che è stato consegnato, nel mese scorso, alla presidentessa Cristina Fernandez de Kirchner. Il documento rileva come la "Chiesa desideri di partecipare alla formulazione della nuova legge e di non perdere i diritti acquisiti. La Chiesa, perciò, valuta positivamente l'intenzione di modificare la legge, si augurà però che si rispettino i propri diritti acquisiti e il lavoro pastorale che svolge nei mezzi di comunicazione". Questa posizione è stata ribadita mercoledì scorso da mons. Mauliòn nell'incontro alla Casa Rosada, la residenza del governo. Il prelato era accompagnato dal direttore di Radio Maria Argentina, don Javier Soteras e da Julio Rimoldi, il direttore generale di Canal 21, la televisione dell'arcidiocesi di Buenos Aires. (A.M.)

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    Città del Messico: il dialogo ebraico-cattolico affronta i temi della difesa della vita e della giustizia

    ◊   Alla presenza di sei cardinali dell’America Latina e dei Caraibi e di alti rappresentanti del Congresso Ebraico Latino-americano, martedì scorso è stato inaugurato a Città del Messico l’Incontro per il Dialogo Ebraico-cattolico. Della durata di due giorni, l’iniziativa vuole rappresentare una risposta permanente alle indicazioni del Concilio Vaticano II, al documento di Puebla del CELAM e alla Dichiarazione conciliare Nostra Aetate. L’Incontro è stato convocato dal Consiglio Episcopale Latino-americano (CELAM) e dal Congresso Ebraico Latino-americano (CJL) al fine di studiare in modo congiunto la realtà del Continente, cercando di approfondire l’intesa ed il rispetto tra gli appartenenti alle due religioni. Ad appoggiare l’iniziativa, anche il Comitato Centrale della Comunità Ebraica del Messico e della Conferenza Episcopale messicana. “Ebrei e cattolici devono lavorare come fratelli, creati ad immagine e somiglianza di Dio, attivamente, nella società civile, al fine di propiziare nella nostra qualità di credenti e cittadini, un mondo più giusto e solidale, sostenuto dai valori trascendenti comuni delle nostre tradizioni”, si legge nella Dichiarazione. I firmatari ricordano, inoltre, la necessità di rispettare i diritti umani, sopratutto il diritto alla vita, per poter costruire una società giusta e solidale. “In questo senso - continua il testo -, affermiamo la dimensione trascendente della vita e l’importanza della famiglia come il santuario per eccellenza per la trasmissione dell’amore, la compassione, la solidarietà e l’etica, creando dalla più precoce età, tutto quello che favorisce una convivenza sociale senza pregiudizio né violenza, rispettosa di ogni persona e costruttrice del bene di tutti”. I partecipanti si impegnano a raddoppiare gli sforzi per il rinvigorimento della democrazia e la promozione di una cittadinanza attiva, auspicando in tal senso il sostegno delle istituzioni. Con chiarezza i partecipanti denunciano alcuni dei mali presenti nel Continente, come l’ingiustizia, la disuguaglianza economica, gli abusi di potere di alcuni individui ed istituzioni, le discriminazioni e le emarginazioni sociali. “Su questi fronti - affermano - dobbiamo impegnarci con particolare sollecitudine per proteggere i più vulnerabili, i bambini, la donne, gli anziani, gli ammalati, i diseredati, gli emarginati e gli indifesi”. Forte, infine, l’intenzione di “combattere ogni manifestazione di antisemitismo e qualunque forma di discriminazione o emarginazione per motivi razziali o religiosi”, per cui lo Stato e la società devono garantire la libertà religiosa. Si tratta del secondo Incontro Continentale di questo tipo e la prossima riunione è fissata tra tre anni. Tra i partecipanti all’Incontro, figurano tra gli altri, il cardinale emerito di Washington, Teodoro McCarrick e i cardinali latinoamericani Jorge Urosa (Caracas), Francisco Ribadisca Starna (Monterrey-Nuovo Leone), Odilo Sherer (San Paolo), Nicolás de Jesús Rodríguez (Repubblica Domenicana). Tra i rabbini: Marcelo Rittner, Abraham Palti e Claudio Epelman, Direttore del Congresso Ebraico Latino-americano. In totale 30 rappresentanti di entrambe le religioni che dopo due giorni di lavoro hanno diffuso un pronunciamento congiunto intitolato “Dichiarazione del Messico”. (L.B.)

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    Bruxelles: i contadini africani presentano le loro soluzioni alla crisi alimentare

    ◊   “È ora di prendere atto che la gestione dell’agricoltura da parte dei mercati è la prima causa della crisi alimentare”: è andato dritto al punto Ndiogou Fall, presidente della Rete delle organizzazioni contadine dell’Africa occidentale (ROPPA), nel suo intervento davanti alla Commissione per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo, in occasione della Settimana africana in corso a Bruxelles. Ricordando che, secondo dati delle Nazioni Unite, i governi dei Paesi africani destinano meno del 10% dei loro bilanci all’agricoltura – settore in cui sono impiegati oltre il 60% dei lavoratori e che rappresenta il 30% del prodotto interno lordo di tutto il continente –, Fall ha affermato che “la crisi alimentare è il logico risultato di un processo di liberalizzazioni che, da oltre 20 anni, privilegia le esportazione a scapito di un’agricoltura volta a soddisfare la domanda locale”. Ogni anno – informa la Misna – nei 12 Paesi rappresentati dalla ROPPA, vengono spesi più di 20 miliardi di euro (il doppio degli aiuti allo sviluppo) per importare i prodotti alimentari necessari, una cifra che può anche quadruplicare a causa dell’aumento dei prezzi: “perciò – ha detto Fall – è indispensabile modificare la traiettoria ultraliberista degli accordi di partenariato economico (Ape/Epa) che l’Europa sta negoziando con i Paesi di Africa, Caraibi e Pacifico”. (S.G.)

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    Medici Senza Frontiere: garantire assistenza umanitaria a chi fugge dalle guerre del Corno d’Africa

    ◊   Garantire assistenza medica a chi fugge dalle guerre e dalle carestie che stanno sconvolgendo il Corno d’Africa. E’ l’appello lanciato dall’associazione Medici Senza Frontiere dopo il ritrovamento di 29 cadaveri sulla spiaggia di Wadi Al-Barak, in Yemen. Si trattava di migranti morti nel tentativo di attraversare il Golfo di Aden, tappa obbligata per coloro che fuggono dai conflitti e dalla povertà estrema del Corno d'Africa. “I terribili casi del 2007 – ha spiegato Alfonso Verdú, capo missione di MSF nello Yemen, all’agenzia Sir - si stanno ripetendo nuovamente. Molti dei migranti ci hanno detto di non avere altra scelta, fuggire dalle violenze e dalla povertà della Somalia e dell’Etiopia è l’unica possibilità per sopravvivere, nonostante i pericoli del viaggio. Così gli arrivi del 2008 sono raddoppiati rispetto a quelli del 2007. Ma non solo i numeri sono aumentati: anche la violenza è triplicata dall'inizio di settembre”. (D.B.)

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    Sudafrica: giornalisti africani a confronto sulle nuove tecnologie

    ◊   Democrazia e sviluppo passano anche per le nuove tecniche di informazione e comunicazione. Su questo, e in particolare sul ruolo decisivo assunto negli ultimi anni dai telefoni cellulari, si sono confrontati nei giorni scorsi in Sudafrica centinaia di giornalisti africani durante la “Highway Africa Conference”. L’iniziativa, considerata uno degli appuntamenti più importanti per il giornalismo del continente da ormai 11 anni, ha messo a fuoco in questa edizione due punti principali: “i media online devono adottare modelli editoriali più aperti e partecipativi, sfruttando l’intelligenza collettiva dei lettori”, “i telefoni cellulari stanno prendendo il posto dei personal computer come piattaforma digitale chiave”. Secondo Samuel Buckland, ex amministratore delegato di un quotidiano sudafricano, quest’anno si è parlato “meno del tema della libertà dei media e più di innovazione”. La tre giorni – informa la Misna – è terminata ieri con l’assegnazione dei premi di giornalismo digitale da parte della “SABC”, la televisione di Stato sudafricana. Ha vinto, tra gli altri, un sito delle isole Seychelles specializzato nei temi della difesa dell’ambiente. (S.G.)

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    I giovani delle Isole Salomone ricordano la GMG di Sidney con un torneo sportivo dedicato a Benedetto XVI

    ◊   Se il Papa manda un SMS, i giovani delle Isole Salomone rispondono incontrandosi, giocando e divertendosi in un torneo sportivo in suo onore. E dicendogli il loro personale “grazie”. L’arcipelago dell’Oceania ha ospitato, infatti, nei giorni scorsi il torneo di calcio e pallavolo intitolato a “Benedetto XVI” per ricordare, nella festa e nella gioia dello stare insieme, la magnifica esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney, a cui ha preso parte, per la prima volta nella storia delle GMG, un gruppo di giovani di questa nazione. L’iniziativa per ricordare la GMG e condividere le esperienze si è tenuta nella diocesi di Auki e vi hanno preso parte oltre duemila giovani, informa l’agenzia Fides. Dopo la catechesi, la celebrazione dell’Eucarestia e la condivisione delle testimonianze, i ragazzi si sono sfidati sul campo di calcio, mentre le ragazze si sono dedicate al volley, dividendosi in squadre a seconda della provenienza parrocchiale. Questo torneo intitolato al Papa si terrà in futuro in concomitanza con le GMG e, informa l’agenzia Fides, vuole essere un momento di incontro e di festa per ringraziare il Santo Padre della sua attenzione e del suo amore verso i giovani. (S.G.)

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    Funerali di Stato ieri a Madrid per le 154 vittime dell'incidente aereo di Barajas

    ◊   Tutta la Spagna era rappresentata ieri sera ai funerali di Stato per le vittime dell’incidente aereo dello scorso 20 agosto all’aeroporto Barajas di Madrid; celebrati nella cattedrale di “La Almudena” della capitale, sono stati trasmessi in diretta in tutto il Paese attraverso la radio e la televisione. Nella sua omelia, l’arcivescovo di Madrid, cardinale Antonio M. Rouco Varela, ha messo in risalto l’enorme sofferenza che ha accompagnato questo tragico incidente e la difficoltà di trovare risposte al mistero della morte. “E’ il momento di ricordare l’esempio di Gesù e il messaggio d’amore e di speranza che viene dalla sua Croce”, ha detto il porporato. Ha ricordato poi la verità cristiana sulla risurrezione ad un altra vita dove ci attende l’abbraccio paterno di Dio e ha sottolineato che “tutti siamo chiamati ad offrire la nostra solidarietà alle persone colpite dalla tragedia”. “Non vi lasceremo soli”, ha assicurato loro l'arcivescovo di Madrid ribadendo che “questo è un imperativo imprescindibile dell’amore cristiano”. Ai funerali erano presenti i Reali di Spagna e le più alte cariche del governo e dell’amministrazione regionale e locale. Il rito religioso è stato presieduto dall’arcivescovo di Madrid, accompagnato dal cardinale Cañizares e da mons. Manuel Monteiro de Castro, nunzio apostolico in Spagna, insieme ad altri vescovi e sacerdoti. Tra i partecipanti alla Messa, numerosi familiari delle vittime provenienti in particolare dalle Isole Canarie, la regione alla quale apparteneva circa la metà delle vittime. Tra i presenti anche il personale della compagnia aerea Spanair e i rappresentanti dei servizi di pronto soccorso della città di Madrid e dell’aeroporto. Al termine della cerimonia, un vescovo della Chiesa anglicana in Spagna ha ricordato le vittime di religione cristiana non cattolica. Un secondo funerale di Stato in suffragio degli oltre 70 cittadini delle Canarie, morti nell’incidente di Barajas, si svolgerà il 17 settembre a Las Palmas de Gran Canaria. L’utimo bilancio delle vittime è di 154 morti. Sono ancora dieci i feriti ricoverati, tra i quali uno in gravi condizioni. (A cura di padre Ignacio Arregui)

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    Settimana Biblica italiana: saluto al presidente della CEI per il Sinodo sulla Parola di Dio

    ◊   Una lettera-saluto al presidente della Conferenza Episcopale Italiana, card. Angelo Bagnasco, nella quale si sottolineano i frutti del “rinnovamento biblico scaturito dal Concilio Vaticano II e in particolare dalla Costituzione ‘Dei Verbum’”, in vista del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, che si celebrerà il mese prossimo in Vaticano: è stato l’ultimo atto, approvato questa mattina, a Roma presso il Pontificio Istituto Biblico, dagli oltre 200 partecipanti alla 40° Settimana Biblica Nazionale promossa dall’ABI (Associazione Biblica Italiana) per celebrare il 60° di fondazione. Come ha sottolineato il suo presidente, mons. Rinaldo Fabris - ripreso dall'agenzia Sir - “la settimana di studi ha voluto dare un contributo al dibattito immediatamente preparatorio al Sinodo, indagando la complessa relazione che intercorre tra il lavoro esegetico e l’ermeneutica che nasce dalla fede”. Fabris ha rilevato che tale confronto “non va inteso come una contrapposizione di due fronti. L’esegesi – ha spiegato – si realizza spesso all’interno di un orizzonte di fede che implica una comprensione ecclesiale della Bibbia e dei suoi testi. L’Associazione Biblica Italiana, ha ricordato mons. Fabris, svolge un “significativo lavoro di diffusione della cultura biblica, operando perché la Sacra Scrittura diventi l’ ‘anima’ della vita ecclesiale”. Proprio per questo – ha aggiunto – nella lettera ai Vescovi italiani poniamo domande su come la Bibbia possa svolgere il ruolo di ‘libro della fede’, su come far crescere una competenza esegetica ed ermeneutica tra i fedeli, su come passare dall’ascolto della Parola alla preghiera e azione”. (R.P.)

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    Congresso Acli: "italiani sempre più poveri e meno proiettati al futuro"

    ◊   Le ideologie sembrano contare sempre meno in Italia. In un’indagine delle Acli, presentata stamani a Perugia nell’annuale congresso delle Associazioni, emerge che circa il 46% degli elettori non si considerano né di destra né di sinistra. Molti di loro alle ultime elezioni hanno votato per il Pdl, ma potrebbero votare per il Pd se trovassero qualcuno in grado di risolvere i loro problemi. Insomma, le scelte politiche sembrano dettate molto dai bisogni. Dal 2005 ad oggi, infatti, il cosiddetto "popolo della quarta settimana", ovvero coloro che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, è cresciuto del 14% e oggi circa il 45% degli italiani dichiara di considerare sempre più arduo riuscire ad acquistare beni di prima necessità. Questo riguarda tutti i ceti, ma soprattutto quello medio che ha visto a mano a mano erodere le proprie certezze. E con l’incertezza economica aumenta anche l’incertezza sociale, se è vero, come dice l’indagine, che solo un italiano su due dichiara di avere fiducia nel prossimo. Secondo il presidente delle Acli, Andrea Olivero, “questo è un male non solo perché si minano le condizioni economiche e sociali delle famiglie, ma anche perché gli italiani hanno difficoltà a progettare il proprio futuro, ad impegnarsi in qualcosa di ideale che vada al di là dei bisogni immediati”. Ma secondo le Acli i cattolici devono comunque riproporre i loro valori non negoziabili e, ribadisce Olivero, "bisogna che portino questi principi anche negli ambienti più laici, per convincere tutti della loro bontà". (Da Perugia, Alessandro Guarasci)

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    Italia: l'Arsenale della pace dal presidente Napolitano a 25 anni dalla fondazione

    ◊   In occasione dei 25 anni di attività dell’Arsenale della pace di Torino (celebrato lo scorso 2 agosto), il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ha ricevuto stamani al Quirinale una delegazione del Sermig, il Servizio missionario per la pace fondato da Ernesto Olivero. La richiesta ufficiale è stata presentata dal sindaco di Torino Sergio Chiamparino, che nella sua lettera sintetizza l’azione del Sermig in 137 Paesi del mondo: più di 70 missioni di pace, 5 mila volontari, 2.600 progetti di collaborazione allo sviluppo, 5 mila tonnellate di aiuti alimentari distribuiti, 3 mila posti di lavoro creati. “Ernesto Olivero - spiega il sindaco di Torino - con la sua instancabile energia e con l’ineguagliabile entusiasmo che ha saputo infondere nei tanti giovani e meno giovani che l’hanno seguito in questa straordinaria avventura, ha trasformato quello che è stato dal Settecento fino a dopo la Seconda Guerra l’Arsenale militare, in un ‘arsenale di guerra che costruisce strumenti di pace’ e ha dato vita ad un’istituzione oramai divenuta patrimonio inestimabile e motivo di orgoglio per la città di Torino”. Nel mondo – informa l’agenzia Sir – sono tre gli Arsenali della Pace: oltre che a Torino, anche in Brasile e in Giordania. (S.G.)

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    Giovani georgiani, russi, abkhazi e osseti raccontano insieme il Caucaso nello Studentato Internazionale di Rondine

    ◊   Il Caucaso raccontato da chi lo conosce bene e ci è cresciuto. E’ questo l’intento dell’iniziativa “Il Caucaso è qui”, promossa dallo Studentato Internazionale Cittadella della Pace di Rondine, borgo in provincia di Arezzo, che ospita giovani studenti provenienti dai paesi in conflitto. Un laboratorio dove georgiani, russi, osseti e abkhazi vivono e studiano assieme, confrontandosi nel rispetto l’uno dell’altro, così come i colleghi israeliani e palestinesi, serbi e bosniaci. Durante l’incontro, in programma domani, verrà raccontata la storia del Caucaso, con le sue tradizioni e la sua cultura, alla luce del conflitto esploso nell’area lo scorso mese. “Questa guerra in Caucaso ci sembra molto lontana – ha spiegato Lucia De Robertis, assessore alle Politiche giovanili del Comune di Arezzo – ma in realtà, come quella di Rondine ci dimostra che è più vicina di quanto pensiamo. La Cittadella della Pace è un progetto molto importante perché permette un dialogo tra popoli che in altri contesti sarebbero nemici”. !l’iniziativa – ha aggiunto – Lelia della Scala, direttrice dello Studentato – è nata dalla volontà degli studenti di dare un segnale forte, una testimonianza per tenere viva l’attenzione sul Caucaso”. (D.B.)

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    Domani la Clericus Cricket, una partita a favore dei cristiani in India

    ◊   Dopo il calcio e il basket, scocca l’ora del cricket. Domani, nella cornice dello Stadio dei Marmi, il pontificio Collegio internazionale Maria Mater Ecclesiae sfiderà la “Fellowship Team”, una rappresentativa di militari e industriali della diocesi di Utrecht, Olanda, nel match unico della Clericus Cricket 2008. Lo spirito agonistico e la voglia di sport dei religiosi romani sarà dunque, per un giorno, dedicato al celebre sport britannico. La partita, che terminerà alle ore 17, è organizzata dalla “Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport”, dal Collegio Mater Ecclesiae e dal Centro sportivo italiano (Csi). Alla maxi sfida di domani, si lega un’iniziativa di beneficenza a favore dell’India, che tenterà di “mettere fiori nei cannoni” dopo gli episodi di sangue ai danni dei cristiani dell’Orissa. Tutti i protagonisti della partita, come spiegato da RomaSette, periodico online della diocesi di Roma, si autotasseranno per finanziare un orfanotrofio indiano della diocesi di Sagar: una casa d’accoglienza per 240 bambini gestita dalle suore e fondata 135 anni fa da padre Raffaele Mecchi da Livorno. “I cristiani in India - ha spiegato padre Ohiggins Eamonn, formatore al Collegio Mater Ecclesiae - in questo momento stanno soffrendo molto. Noi con il nostro gesto vogliamo dimostrare la solidarietà ai vescovi e a tutti cattolici indiani”. (D.B.)

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    Un convegno a Genova ricorda la figura e l'opera pastorale del cardinale Siri

    ◊   Grande figura di pastore quella del Cardinale Giuseppe Siri, indimenticato ed indimenticabile arcivescovo sotto la lanterna dal 1946 al 1987. Oggi e domani la sua grande figura sarà rievocata in un convegno presso la Sala Quadrivium di Genova. Titolo del convegno: “Momenti, aspetti e figure del Ministero del Cardinale Giuseppe Siri”, due giorni intensi che verranno conclusi dall’attuale arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco, che è anche presidente della CEI. In occasione del convegno verrà anche presentato un libro sul porporato, il cui episcopato rappresenta in buona e grande parte la stessa storia della Chiesa e della città di Genova nel dopoguerra; Benny Lai e Annamaria Scavoli autori del volume, dove il primo, studioso della Santa Sede, grazie al rapporto intenso col cardinale Siri, ne ha raccolto alcune confidenze ed inedite dichiarazioni su vicende non solo genovesi, ma riguardanti tutta l’Italia e, talvolta, anche il mondo intero. (Da Genova, Dino Frambati)

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    24 Ore nel Mondo



    Almeno 14 persone morte in un attacco missilistico in Pakistan

    ◊   Almeno 14 persone sono morte in un attacco missilistico portato probabilmente da un "drone" statunitense nel Nord Waziristan, regione del nordovest pachistano al confine con l'Afghanistan. Le zone tribali del Pakistan nord occidentale a ridosso del confine con l'Afghanistan sono ritenute da Washington e Kabul roccaforti dei talebani pachistani, che ospitano e aiutano gli insorti talebani afghani e i combattenti stranieri di Al Qaida. Negli ultimi giorni la tensione è aumentata tra gli USA e il Pakistan per il susseguirsi di attacchi aerei contro combattenti islamici nelle regioni tribali pachistane. La settimana scorsa un attacco di elicotteri americani è stato affiancato da una incursione di commando in un villaggio pachistano, sollevando dure proteste pachistane. Ieri Islamabad ha messo in guardia che altre violazioni dell'integrità territoriale e della sovranità pachistana non saranno più tollerate e saranno respinte, ''costi quel che costi''.
     
    Afghanistan
    Piu' di dieci insorti talebani uccisi dalle forze della coalizione a guida USA ("Enduring freedom") in un'operazione ieri nella provincia di Kapisa, in Afghanistan nord orientale. E in un'altra operazione, che ha preso di mira il gruppo di un veterano talebano, il comandante Haqqani, nella provincia orientale di Khost, sono stati arrestati due militanti. Haqqani, storica figura di comandante militare e vecchio alleato degli USA al tempo della guerra contro l'invasione sovietica dell'Afghanistan, ora è considerato vicino a Osama bin Laden e uno dei principali capi militari del Mullah Omar, il capo spirituale dei talebani. Intanto, l'aeroporto di Herat, in Afganistan occidentale, è stato chiuso in seguito a un attacco con razzi. E ieri, nel giorno del settimo anniversario degli attentati dell'11 settembre, due soldati americani sono stati uccisi in due distinti attentati dei ribelli talebani. Il numero complessivo di soldati americani morti quest'anno in Afghanistan sale dunque a 113. Il 2008 diventa così l'anno che ha visto più morti tra i soldati USA da quando è cominciata la guerra, nel 2001.

    Medio Oriente
    Il primo ministro israeliano Olmert ha detto ieri che rassegnerà immediatamente le dimissioni dopo che il suo partito "Kadima" avrà scelto un nuovo leader la prossima settimana. Olmert, implicato in una serie di scandali per corruzione, potrebbe peraltro mantenere provvisoriamente le sue funzioni di primo ministro per settimane o mesi, anche dopo aver formalmente rassegnato le dimissioni, fino a che non sarà formato un nuovo governo o verranno indette elezioni generali.

    Georgia
    Per il presidente russo Medvedev il mondo non è più lo stesso dopo l'8 agosto, data di inizio del conflitto russo-georgiano. E' cambiato come dopo l'11 settembre. "Dall'11 settembre il mondo ha tratto molte lezioni e vorrei che facesse altrettanto dall'8 agosto'', ha dichiarato il leader del Cremlino a Soci, durante un dibattito sul Caucaso con esperti e politologi internazionali. Il presidente russo Medvedev ha parlato anche di economia, dicendosi certo che non ci sarà una nuova ''cortina di ferro'' dopo il conflitto in Georgia e che la Russia resterà un Paese che attira gli investitori. ''Non vogliamo drammatizzare nulla. La Russia, grazie alla sua posizione geografica, al suo ruolo nel mercato mondiale del lavoro, al suo potenziale intellettuale, sarà sempre un Paese che attira gli investimenti'', ha dichiarato ad un dibattito del "Club di Valdai" che riunisce esperti e politologi internazionali.

    Ucraina
    Il presidente ucraino Viktor Iushenko ha annunciato che opporrà il veto a tutte le leggi approvate dalla "Rada", il parlamento nazionale, dal 2 al 5 settembre. Le leggi, approvate dal blocco del premier Iulia Timoshenko insieme al partito di opposizione guidato dal filorusso Ianukovic, riducono i poteri presidenziali a favore di quelli del parlamento e del governo. Un’iniziativa che aveva già spinto il partito filo presidenziale ''Nostra Ucraina'' ad uscire dalla maggioranza "arancione" filo occidentale e Iushenko a minacciare nuove elezioni nel caso non si formi una nuova coalizione. Il capo dello Stato ha assicurato che la crisi politica in corso sarà risolta esclusivamente con il ricorso ai mezzi democratici.

    Turchia
    Le forze di sicurezza turche hanno ucciso quattro ribelli appartenenti al Partito dei Lavoratori del Kurdistan, (PKK, separatista e fuorilegge) in scontri a fuoco nei pressi della località di Sirnak, nella parte orientale del Paese. Lo ha riferito la Tv privata NTV. La Turchia, come anche UE e USA, considera il PKK una organizzazione terroristica e lo accusa di essere responsabile della morte di almeno 40.000 persone - in maggioranza curdi - dall'inizio nel 1984 della rivolta per la costituzione di uno Stato indipendente curdo nel Sud-Est della Turchia.

    Sudafrica
    Jacob Zuma, leader dell’African National Congress (ANC), non sarà processato per le accuse di corruzione, frode e riciclaggio che pendevano nei suoi confronti per una presunta compravendita di armi risalente al 1999. La Corte di appello di Pietermaritzburg, capitale giudiziaria del Sudafrica, ha deciso il non luogo a procedere nei confronti dell’ex vicepresidente. Il giudice Chris Nicholson ha motivato la sua decisione spiegando che ci sono ragioni per ritenere le accuse di esclusiva matrice politica. Accolto dunque il ricorso presentato dalla difesa di Zuma, che chiedeva l’annullamento del procedimento per presunte “irregolarità procedurali”. Ora il deputato della Repubblica Sudafricana potrà riprendere la corsa alla presidenza del Paese, che lo vede favorito sull’attuale capo di stato Thabo Mbeki. Nel 2005, il consigliere finanziario di Zuma è stato condannato a 15 anni di carcere con l’accusa di aver intascato tangenti dal gruppo francese Thales. Lo scandalo, salito nuovamente alla ribalta delle cronache lo scorso dicembre, spinse il capo di Stato Mbeki a destituire l’allora vicepresidente Zuma.

    Birmania
    Mentre da un lato la leader dell'opposizione in Birmania, Aung San Suu Kyi, agli arresti domiciliari da 13 anni, ottiene nuove piccole concessioni dai militari al governo, la stessa giunta arresta una prominente attivista latitante da circa un anno, mentre a circa 160 km a nord est della capitale due esplosioni uccidono due persone. La premio Nobel birmana aveva di recente respinto le provviste alimentari giunte nella villa dove vive ai domiciliari, la cosa aveva fatto pensare ad uno sciopero della fame, né confermato né smentito da Aung San Suu Kyi. Oggi il suo avvocato Kyi Win ha dichiarato che le ''autorità hanno acconsentito a farle ricevere lettere dai familiari, leggere periodici internazionali come Newsweek ed il Times e hanno revocato le restrizioni sui movimenti della sua domestica'' e che la Suu Kyi ha accettato di farsi visitare da un medico. Intanto una famosa attivista democratica che circa un anno fa si era data alla macchia (abbandonando anche sua figlia di quattro mesi), Nilar Thein, è stata arrestata oggi dalla giunta militare nella periferia nord est di Rangoon mentre faceva visita alla madre di un altro attivista in carcere. Insieme al marito, Ko Jimmy, Nilar Thein era una dei membri più importanti del gruppo studentesco conosciuto come "88 Generation Students" che aveva organizzato una sommossa nazionale nel 1988 finita nel sangue, con la morte di circa 3.000 persone.

    Polonia
    E' iniziato a Varsavia il processo all'ex leader comunista polacco, generale Wojciech Jaruzelski, e agli altri responsabili dell'imposizione della legge marziale del 13 dicembre 1981, accusati di crimini comunisti. Nell'atto di accusa presentato dal procuratore Piatek dell'Istituto della memoria nazionale (IPN) gli imputati vengono accusati di ''complotto'' per avere sfruttato le strutture dello Stato per introdurre la legge marziale al fine di sciogliere il sindacato libero di "Solidarnosc" fondato nell'agosto 1980 sotto la guida Lech Walesa, futuro presidente polacco e Premio Nobel per la pace. Oltre a Jaruzelski, 84 anni, che nel 1981 era segretario del partito comunista polacco (POUP), capo del governo, ministro della difesa, e capo dell'ex Consiglio militare della salvezza nazionale (WRON), fra gli imputati figurano anche Stanislaw Kania, 81 anni, predecessore di Jaruzelski alla guida del partito, e Czeslaw Kiszczak, 82 anni, ex ministro degli Interni, oggi assente in aula per motivi della salute.

    Alla guida dell'Eurogruppo riconfermato il premier lussemburghese Juncker
    Il premier e ministro delle Finanze lussemburghese, Jean Claude Juncker, - secondo quanto si apprende - sarebbe stato riconfermato alla guida dell'Eurogruppo per altri due anni. Per Juncker si tratterebbe del terzo mandato consecutivo come presidente dei ministri economici e finanziari di Eurolandia.

    Uragani
    In Texas è stata ordinata l'evacuazione di circa un milione di persone a causa dell'arrivo dell'uragano "Ike", atteso sulle coste texane per la tarda serata di domani. Lo ha detto il governatore dello Stato, Rick Perry, precisando che sul Texas ''sta per arrivare un urto capace di danni sostanziali''. ''Ci aspettiamo il crollo della fornitura di energia elettrica e alluvioni significative'', ha detto Perry. Al momento "Ike" è ancora classificato di categoria 2, ma mano a mano che entra dentro al Golfo del Messico l'uragano acquista forza. Il "National Hurricane Center" di Miami prevede che cresca fino a categoria 3, se non addirittura categoria 4. I quattro uragani che si sono abbattuti nelle ultime settimane su Haiti hanno provocato almeno 326 morti e 50 dispersi in tutto il Paese, secondo un bilancio ufficiale, seppur ancora provvisorio, diffuso oggi dal governo haitiano. Il passaggio in breve successione nel giro di un mese degli uragani "Fay", "Gustav", "Hanna" e "Ike" ''é la piu' grande catastrofe che ha colpito il paese negli ultimi anni'', ha detto il ministro dell'Interno Paul-Antoine Bien-Aimé in una conferenza stampa insieme al primo ministro, signora Michele Pierre-Louis. Il bilancio dei quattro uragani - oltre ai 326 morti e 50 dispersi - comprende anche 190 feriti, 170 mila famiglie sinistrate, 151 mila sfollati, sempre secondo quanto riferito dalle autorità. Sono stati distrutti ponti, strade e 10.800 case.

    Nuova Zelanda: premier laburista convoca le elezioni per il prossimo 8 novembre
    Le elezioni generali in Nuova Zelanda si terranno il prossimo 8 novembre. Lo ha annunciato la premier Helen Clark, alla guida del governo da nove anni. L’esponente laburista spera di ottenere il quarto mandato consecutivo e di essere confermata alla guida del Paese, nonostante i sondaggi la diano per sfavorita a causa della recessione economica e dei recenti scandali politici. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 256

     
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