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Sommario del 11/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Ai laici il compito proprio della politica, espressione di carità sociale: cosi il Papa ai vescovi del Paraguay, in visita ad Limina
  • Altre udienze
  • La visita del Papa in Francia in occasione del 150.mo anniversario delle apparizioni di Lourdes. Intervista col cardinale Vingt-Trois
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Gli Stati Uniti ricordano l'11 settembre
  • Peresentata la Carovana missionaria della pace 2008
  • Ai diritti dei bambini africani dedicata quest'anno l'edizione del Premio internazionale "Padre Puglisi"
  • L’Associazione Biblica Italiana compie 60 anni e celebra a Roma la 40.ma Settimana Biblica Nazionale
  • Chiesa e Società

  • I vescovi del Mozambico invitano i cittadini a partecipare alle elezioni
  • Bolivia: i vescovi affrontano le principali sfide del Paese
  • La Chiesa colombiana ribadisce l'urgenza della difesa della vita
  • Filippine: la Chiesa lancia un set di dvd sull'educazione sessuale
  • Vietnam: il governo annuncia misure repressive contro manifestazioni pacifiche di cattolici
  • India: le violenze anticristiane al centro del Congresso Missionario del Gujarat
  • Cina: grande successo tra i giovani per la catechesi estiva della parrocchia di Hu Zhuang
  • Australia: i vescovi chiedono agevolazioni per le associazioni cattoliche impegnate contro la povertà
  • Corno d’Africa: tre milioni di bambini in pericolo di vita
  • Rapporto ONU sugli Obiettivi del Millennio
  • Immigrati in costante aumento nei Paesi dell'OCSE
  • Fondazione Migrantes: a Lione un seminario sulla sfida della diversità
  • Carlo Casini denuncia la diffusione dell’aborto in Europa
  • A Roma un seminario di studio per 104 nuovi vescovi
  • Concluso il Congresso nazionale dell’Associazione teologica italiana per lo studio della morale
  • Caritas diocesana di Roma: riprendono i corsi per i nuovi volontari
  • Italia: è scomparso il sociologo cattolico Achille Ardigò
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuove tensioni tra Stati Uniti e Pakistan
  • Il Papa e la Santa Sede



    Ai laici il compito proprio della politica, espressione di carità sociale: cosi il Papa ai vescovi del Paraguay, in visita ad Limina

    ◊   La Chiesa e il mondo abbisognano di “testimoni sinceri di autentica vita cristiana”, ai laici il compito proprio della politica, espressione di carità sociale: così il Papa ricevendo stamane i vescovi del Paraguay in vista “ad Limina”, guidati dal presidente della Conferenza episcopale del Paese latinoamericano, mons. Ignacio Gogorza Izaguirre, vescovo di Encarnación. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    "Los retos pastorales que debéis afrontar son realmente grandes y complejos..."
     
    “Le sfide pastorali da affrontare sono realmente grandi e complesse...”: Benedetto XVI rivolto ai vescovi del Paraguay sottolinea l’urgenza – “di fronte ad un clima culturale che cerca di emarginare Dio dalle persone e dalla società o che lo considera un ostacolo per raggiungere la propria felicità” - di mettere in atto “un vasto sforzo missionario che ponendo Gesù Cristo al centro di ogni azione pastorale mostri a tutti la bellezza e la verità della loro vita e del suo messaggio di salvezza”. Del resto “la presenza di testimoni sinceri di autentica vita cristiana, unita alla santità dei loro pastori – ha osservato il Papa – è un’esigenza di perenne attualità tanto nella Chiesa che nel mondo”. Per questo i vescovi, insieme al Papa, e sotto la sua autorità, sono inviati ad attualizzare perennemente l’opera di Cristo. Ha raccomandato il Santo Padre ai presuli paraguayani di curare la formazione permanente dei sacerdoti, per aiutarli “a rivitalizzare la loro vita spirituale. La gioia, la convinzione e la fedeltà” nel vivere ogni giorno la loro vocazione - ha aggiunto Benedetto XVI - “susciterà in molti giovani il desiderio di seguire Cristo nel sacerdozio”. Bene quindi la priorità data dai vescovi del Paraguay alla pastorale giovanile e vocazionale. Un grazie anche ai religiosi, spronati ad una “vita autenticamente evangelica attraverso i voti di castità, povertà e obbedienza”.

     
    Ha spiegato, quindi, il Papa che il messaggio cristiano per poter giungere fino all’ultimo angolo del mondo, necessita della collaborazione indispensabile dei fedeli laici”.

     
    "Un aspecto significativo de la misión propia de los seglares es el servicio a la sociedad a través del ejercicio de la política".

     
    “Un aspetto significativo” della loro missione – ha ricordato - è proprio “il servizio alla società attraverso l’esercizio della politica”. Per questo vanno incoraggiati a vivere “con responsabilità e dedizione questa importante dimensione della carità sociale”, perché la comunità umana progredisca nella giustizia, nell’onestà, nella difesa dei veri e autentici valori, come la salvaguardia della vita, del matrimonio e della famiglia, contribuendo in questo modo al vero bene umano e spirituale di tutta la società”.

     
    Da parte della Conferenza episcopale del Paraguay, per voce del suo presidente mons. Izaguirre, è arrivato l’invito al Papa di visitare il loro Paese, che vive una stagione - ricordiamo di grandi attese e possibili rivolgimenti, dopo i cambiamenti nello scenario politico: l’ascesa del nuovo presidente Fernando Lugo, già vescovo emerito di San Pedro e che ha perso lo stato clericale, in carica dal 15 agosto scorso, dopo 61 anni di potere ininterrotto del Partito Colorado. Tra le sfide per il nuovo capo di Stato in primo piano la corruzione dilagante, la giustizia sociale, la sicurezza, il lavoro, la riforma agraria.

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    Altre udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il signor Lars Petter Forberg, ambasciatore di Norvegia, in visita di congedo.

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    La visita del Papa in Francia in occasione del 150.mo anniversario delle apparizioni di Lourdes. Intervista col cardinale Vingt-Trois

    ◊   Benedetto XVI sarà da domani in Francia per la prima visita in questo Paese come Successore di Pietro. Un viaggio nato in occasione del 150.mo anniversario delle apparizioni di Lourdes: dunque un importante pellegrinaggio mariano, che vedrà anche una tappa a Parigi, dove il Santo Padre arriverà in mattinata, poco dopo le 11.00, accolto all’aeroporto di Orly dal presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy. Da Parigi, il servizio della nostra inviata, Francesca Sabatinelli:

    Il Papa arriva in una Francia che non conosce Benedetto XVI, ma che sa chi è il cardinale Joseph Ratzinger. Sarà questa l’occasione per i fedeli d’oltralpe di ascoltare il messaggio di un Papa che, ammettono i cattolici francesi, per molti aspetti deve essere ancora scoperto.

     
    Il 150.mo anniversario delle apparizioni della Vergine a Lourdes è, lo ha sottolineato ieri il Papa stesso, il motivo principale di questo viaggio, denso di incontri che faranno vivere momenti di preghiera, di dialogo, di fede e di cultura. Sarà l’occasione per rispondere al discorso sulla laicità positiva e sulle radici cristiane della Francia, pronunciato dal presidente Sarkozy a San Giovanni in Laterano nel dicembre scorso. Le parole di Sarkozy, che hanno sollevato una questione spinosa per i francesi e dato vita a polemiche nei confronti del capo dello stato francese, hanno ricreato una discussione attorno alla legge sulla laicità del 1905 e, a detta di molti, potrebbero anche aprire una nuova fase nei rapporti tra Stato e Chiesa.

     
    Il Papa incontrerà il presidente al suo arrivo ad Orly, domani mattina, prima tappa della 24 ore parigina segnata da luoghi simbolo: le College des Bernardins, per l’appuntamento con il mondo della cultura, 700 intellettuali di Francia si riuniranno con il Papa, in un edificio storico, importante centro di cultura, che riapre dopo anni di restauro. Sarà qui uno dei discorsi più attesi di Benedetto XVI, un’occasione per il Papa di ripercorrere uno dei temi a lui più cari, il rapporto tra fede e ragione nella società contemporanea. Successivamente lo spostamento nella Cattedrale di Notre-Dame, per i vespri e per il saluto ai giovani che daranno vita ad una veglia di preghiera in preparazione alla Messa del giorno dopo. Sabato, prima di lasciare Parigi alla volta di Lourdes, e prima della celebrazione eucaristica, il Papa farà visita all’Institut de France del quale lo stesso Benedetto XVI fa parte dal 1992. La giornata parigina sarà conclusa dalla Messa celebrata in uno dei più imponenti luoghi parigini l’Esplanade des Invalides, dove sono attese 250 mila persone. Nel pomeriggio la partenza per Lourdes, laddove il Papa si farà pellegrino, compirà le tappe del cammino del Giubileo, celebrerà due Messe, domenica e lunedì, quella con i malati, e incontrerà i vescovi. Un momento di confronto con la Chiesa francese che dalle parole del Papa spera di ricevere la spinta a rinnovare il suo messaggio in una società fortemente secolarizzata e lontana dalla religione. Una Chiesa che vive forti difficoltà al suo interno, con una evidente crisi di vocazioni, con l’assenza dei fedeli dalle celebrazioni, ma che al tempo stesso si confronta con un ritrovato dinamismo da parte dei cattolici francesi, pronti a riscrivere nel loro Paese il ruolo della religione nella società e nella cultura.

     
    Sulla visita pastorale del Papa in Francia ascoltiamo il cardinale arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois, al microfono di Romilda Ferrauto:

    R. – C’est évidemment pour nous un événement très important. D’abord, parce-que le …
    Ovviamente, per noi è un avvenimento molto importante. Intanto, perché il Papa viene in Francia per un evento di portata internazionale, come i 150 anni dalle apparizioni della Vergine Maria a Lourdes e questa ricorrenza riguarda, evidentemente, molti francesi e i cattolici del mondo intero. E’ in questo quadro che il viaggio del Papa acquista la sua piena dimensione. Con estrema generosità egli ha accettato di prolungare questo viaggio con una breve visita a Parigi.

     
    D. – Si tratta, dunque, della prima visita di Benedetto XVI in Francia, dopo la sua elezione. A volte si sente dire che il grande pubblico francese e gli stessi cattolici conoscono poco e male il Papa. Lei condivide questi sentimenti?

     
    R. – Le cardinal Ratzinger est venu souvent en France et il y a prononcé des discours très …
    Il cardinale Ratzinger è venuto spesso in Francia e vi ha pronunciato discorsi molto importanti, sui quali non è il caso di tornare in questa sede. Ma un certo numero di nostri connazionali hanno di lui soltanto un’immagine mediatica, spesso di caricatura e farebbe loro piacere avere l’occasione di vederlo e di sentirlo parlare direttamente. E contrariamente a quanto vorrebbero ottenere quelle campagne che mettono in giro voci malevole, credo che i cattolici francesi – e sicuramente i loro vescovi – abbiano un forte legame non soltanto con la Sede di Pietro ma anche con colui che, in questo momento, si fa carico della cura della comunione ecclesiale.

     
    D. – Ricordiamo tutti la GMG del 1997 a Parigi. Come è cambiato il volto del cattolicesimo da allora? E poi: è possibile prevedere che tipo di accoglienza sarà riservata a Benedetto XVI?

     
    R. – D’abord, certaines jeunes qui ont participé aux journées mondiales de 1997 en ont été …
    Intanto, alcuni giovani che hanno partecipato alle Giornate mondiali del 1997 ne sono rimasti profondamente colpiti al punto che alcuni di loro hanno orientato la loro vita su questa esperienza, in particolare rispondendo alla chiamata al sacerdozio. In questo momento, nei seminari ci sono giovani che hanno preso la decisione in occasione della Giornata mondiale della gioventù 1997. Dall’altro canto, questa Giornata mondiale ha lasciato un segno meraviglioso che ha aiutato i cattolici francesi ad impegnarsi ancor più nella testimonianza pubblica della nuova evangelizzazione: questo è uno dei prolungamenti del Congresso di Parigi di Ognissanti 2004. In questo contesto, la visita pastorale del Santo Padre si iscrive in una evoluzione più ampia, che ha segnato l’ultimo quarto del XX secolo: non ho alcun dubbio che il Papa riceverà un’ottima accoglienza!

     
    D. – Accanto agli eventi liturgici, nel programma del soggiorno del Papa a Parigi ci sono due momenti che destano grande attenzione: l’incontro con il mondo della cultura e con i giovani…

     
    R.- Il ne faudrait pas isoler les événements parisiens de la visite du Papa de ceux de …
    Non si dovrebbero separare gli incontri parigini della visita del Papa da quelli di Lourdes: infatti a Lourdes egli incontrerà la Conferenza episcopale, e questo è un avvenimento molto importante; e poi, incontrerà i malati. Questi due incontri sono molto importanti per la nostra Chiesa. Ma è evidente che, a Parigi come a Lourdes, l’incontro del Papa con i giovani sarà un momento forte e noi speriamo che l’incontro con il Papa sul sagrato della cattedrale possa essere un nuovo invio in missione: sono, questi, i giovani che rappresentano il dinamismo della Chiesa di oggi e della Chiesa di domani, e sono invitati a partecipare ad una notte di preghiera secondo le intenzioni del Papa e della Chiesa e ad una processione “aux flambeaux” che nella notte attraverserà la città, come simbolo della speranza che essi rappresentano nella nostra società. Per quanto riguarda il discorso che il Papa terrà al Collège des Bernardins, esso si iscrive nella pastorale vera e propria del Papa, che manifesta in molteplici occasioni la sua attenzione per il dialogo tra la fede cristiana e la cultura. Per noi, per dirla in poche parole, due sono le domande di fondo. Da un lato: il cammino del credente cristiano ha una credibilità tale da potersi esprimere davanti alla ragione umana, per come questa si è sviluppata? E dall’altro canto: come la ragione umana e la saggezza possono illuminare le decisioni degli uomini di oggi, siano essi credenti o non, siano essi cristiani o no?

     
    D. – A Parigi il Papa si intratterrà con il presidente Nicolas Sarkozy, che egli aveva già ricevuto in Vaticano nel dicembre scorso. Lei personalmente, cosa si aspetta da questo incontro?

     
    R. – Il ne faut pas s’illusionner: la rencontre du Pape avec le président de la République …
    Non bisogna farsi illusioni: l’incontro tra il Papa e il presidente della Repubblica è un incontro protocollare di cortesia; non è il luogo per trattare argomenti particolari che vengono affrontati regolarmente negli incontri tra le istanze del governo ed i rappresentanti della Chiesa cattolica. Eppure, anche in questo ambito protocollare penso che possa esserci uno scambio di discorsi e di riflessioni, e non dubito che il presidente Sarkozy desideri continuare il discorso iniziato al Laterano e che il Papa gli risponderà nello stesso senso.

     
    D. – Lei ha affermato che questa visita del Papa è un avvenimento importante per la Chiesa di Francia ma anche per tutta la società di francese. Posso chiederle perché?

     
    R. – Certainement. Parce-que c’est un événement qui concerne de très près l’église …
    Certamente. Perché è un avvenimento che riguarda molto da vicino la Chiesa cattolica in Francia, ma che pure non potrà lasciare indifferenti i nostri connazionali: saranno ovviamente interessati dalle manifestazioni pubbliche e trasmesse in televisione che si svolgeranno a Parigi e a Lourdes; ma più profondamente, penso che per molti francesi, per i quali i rapporti con la loro Chiesa cattolica e con la loro tradizione cattolica sono ormai più distesi, sarà questa anche un’occasione per riscoprire alcuni aspetti della loro fede che essi avevano dimenticato e, forse, tornare ad una pratica cristiana più regolare …

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il discorso di Benedetto XVI ai vescovi del Paraguay in visita “ad Limina”.

    Pietro Meloni, vescovo di Nuoro, ricorda la recente visita del Papa in Sardegna.

    Il viaggio di Benedetto XVI in Francia. Articoli del cardinale arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois e di tre intellettuali cattolici: Alain Besançon, membro dell’Institut de France, Philippe Levillain e Jean Duchesne.

    Nell’informazione internazionale, in primo piano la situazione nel Caucaso: monito russo a Varsavia e a Praga sullo scudo spaziale.

    “E ubbidiente l’avvenir rispose”. Inos Biffi sull’inno di Alessandro Manzoni per la memoria del nome di Maria.

    La vaticanista de “La Croix”, Isabelle de Gaulmyn, recensisce le memorie del cardinale Roger Etchegaray, raccolte da Bernard Lecomte e appena tradotte in italiano.

    In cultura, Maurizio Fontana presenta il convegno “Momenti, aspetti e figure del ministero del cardinale Giuseppe Siri”, con l’anticipazione di parte della relazione dell’arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero.

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    Oggi in Primo Piano



    Gli Stati Uniti ricordano l'11 settembre

    ◊   Gli Stati Uniti ricordano oggi gli attentati dell'11 settembre 2001: 7 anni fa, gli attacchi alle Torri Gemelle di New York, al Pentagono a Washington e all'aereo precipitato in Pennsylvania provocarono quasi 3 mila morti. Particolare attenzione viene dedicata, quest'anno, a come istruire le nuove generazioni sulla minaccia terroristica. Numerose le iniziative nelle scuole. La cerimonia centrale si terrà, come sempre, a Ground Zero. Da New York il servizio di Elena Molinari:

    Con rituali consolidati, un nuovo monumento e un’insolita tregua fra i candidati alla Casa Bianca, l’America ricorda oggi il settimo anniversario dell’attacco dell’11 settembre 2001, l’ultimo dell’era Bush. La prima cerimonia si è già svolta a Washington, dove migliaia di sopravvissuti alla strage hanno camminato in silenzio dal cimitero di Arlington al Pentagono; oggi invece, nella capitale americana, si svolgeranno commemorazioni attorno al nuovo Memorial per le vittime, che verrà inaugurato in mattinata; il monumento è composto da 184 sedili, recanti ognuno il nome di una delle persone da ricordare. In California invece, a Santa Monica, sono 3000 le bandierine piantate nella sabbia, una per ognuna delle vittime di Washington e di New York. E a New York sono state portate, quest’anno, dalla Chiesa di San Martino a Burano (Venezia), le reliquie di Santa Barbara, per una cerimonia religiosa in ricordo dei vigili del fuoco morti al World Trade Center. In occasione dell’anniversario, i due contendenti alla presidenza, Obama e McCain, hanno concordato una giornata senza comizi; entrambi parteciperanno alla cerimonia di Ground Zero di stamattina, che prevede la consueta lettura dei nomi delle vittime.

     
    Dopo sette anni resta ancora molto forte negli americani il dolore per i sanguinosi attacchi subìti. Ma quanto è cambiata la società statunitense in seguito a quei drammatici avvenimenti? Stefano Leszczynski lo ha chiesto alla giornalista americana Mary Shovlain:

    R. – Dopo gli attacchi dell’11 settembre, l’America è rimasta molto ferita, e si è svegliata, per così dire, perché non sapeva di essere così odiata in altre parti del mondo. Questo ha colpito profondamente la coscienza degli americani come Nazione. E rimane tuttora, sette anni dopo gli attacchi, la paura che possa succedere di nuovo.

     
    D. – Come è cambiato il modo di vivere, anche di pensare, di programmare il futuro?

     
    R. – Questa paura del terrorismo influisce sulla vita di ogni americano ogni giorno, su come si deve vivere giorno per giorno. Quando si prende un aereo, ci sono mille controlli e i genitori hanno più paura per i figli quando prendono un aereo per andare all’estero o quando studiano all’Università … E’ una cosa che pesa sulle menti degli americani, sui loro pensieri, sul loro modo di vivere, con un po’ di frustrazione, devo dire. Tante cose sono cambiate: non siamo più spensierati, liberi di muoverci; si deve stare molto più attenti, e sempre.

     
    D. – Cosa pensano, ad esempio, gli americani del fatto che forse nel resto dell’Occidente il ricordo dell’11 settembre non è più così forte, così drammatico: insomma, c’è la sensazione che si voglia cambiare pagina in fretta …

     
    R. – No: anche in America attualmente è in corso un dibattito su quanto dobbiamo ricordare ancora questa data. Per esempio, oggi ci sono tante cerimonie in tutti i siti coinvolti negli attacchi, però ogni anno diminuisce sempre più la gente che viene a ricordare l’11 settembre. Ecco: anche in America adesso ci si chiede: quando dobbiamo voltare pagina? Non si vuole dimenticare quello che è accaduto ma non sanno come portarlo avanti nel futuro. Quindi, il resto del mondo magari ha già voltato pagina: è normale! E’ successo a noi, non è successo in Gran Bretagna e quindi è normale che tutto il mondo cambi pagina.

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    Peresentata la Carovana missionaria della pace 2008

    ◊   Presentato questa mattina nella Sala Marconi della nostra emittente la Carovana missionaria della pace 2008. Organizzata dagli Istituti Missionari e dai Centri Missionari Diocesani, l’iniziativa nasce nel 2000 con l’obiettivo di promuovere una cultura di pace locale e globale basata sui diritti umani. Quest’ anno la Carovana partirà il prossimo 25 settembre e si articolerà in tre percorsi distinti che toccheranno le grandi città del Nord, del Centro e del Sud per poi convergere a Roma il 4 e 5 ottobre. Ma qual è il tema al centro di questo evento ricco di incontri e dibattiti? Lo spiega padre Venanzio Milani, vicario generale emerito dei Comboniani, intervistato da Federico Piana:

    R. - Quest’anno il tema, che è in concomitanza con l’Anno Paolino e col Sinodo sulla Parola di Dio, ha come tema di fondo “Libera la parola”, il che vuol dire mettere in condizione chi parla di ascoltare, recuperare il senso del dialogo, la bellezza della comunicazione che crea comunione, e assumersi anche la responsabilità di usare la parola per il bene comune. E ancora, assumere la responsabilità di usare la parola per denunciare le ingiustizie che esistono per i cristiani e, in particolare per i missionari. Poi, “libera la parola” vuol dire annunciare una parola che è salvezza, che è fraternità, che è giustizia; in ultima analisi, che è Cristo.

     
    D. – Come si può fare per liberare la parola?

     
    R. – Liberare la parola è innanzitutto conoscere la Parola, cioè avere i contenuti della Parola, e poi avere il coraggio di annunciare questa Parola, annunciare la fraternità, annunciare la giustizia, e impegnarsi, perché questa Parola diventi vita, diventi esperienza concreta, e avere anche il coraggio di denunciare; in particolare poi noi useremo questa parola anche su tre obiettivi particolari. Primo obiettivo è l’acqua, che è un bene di ogni persona, poi gli immigrati, considerati soprattutto come persone e non solo soprattutto come forza lavoro, e poi la lotta agli armamenti.

     
    D. – Cosa accadrà quando arriverà questa carovana nelle città del nord, del centro, del sud?

     
    R. – Quando arriva questa carovana ci saranno degli incontri con la gente. Innanzitutto, camminando si incontra la gente, si vedono le situazioni, si inizia un dialogo, si fanno anche dei confronti con la situazione del Sud del mondo; e poi ci saranno delle manifestazioni, che saranno conferenze, saranno sit-in, in modo da convincere le persone che la Parola che stiamo usando, che stiamo liberando, è una Parola che costruisce rapporti nuovi, una comunità nuova, nella speranza che ci sia un mondo nuovo.

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    Ai diritti dei bambini africani dedicata quest'anno l'edizione del Premio internazionale "Padre Puglisi"

    ◊   Al via a Palermo la IV edizione del Premio Inernazionale “Padre Puglisi” dedicato, quest’anno, alla promozione dei diritti dei bambini africani e di ogni parte del mondo. Secondo padre Antonio Garau, presidente dell’Associazione Jus Vitae e tra i promotori dell’evento, l’impegno a favore degli ultimi indicato da padre Puglisi, ucciso dalla mafia 15 anni fa, è un solco che si rinnova ogni anno. Ascoltiamolo al microfono di Massimiliano Menichetti:

    R. - Padre Pino Puglisi è morto ammazzato dalla mafia proprio perché dava fastidio nel quartiere di Brancaccio; è stato ucciso perché toglieva i bambini dalle mani della manovalanza mafiosa; quindi, la scelta di ogni anno di dedicare ai bambini di tutto il mondo il Premio Padre Pino Puglisi rientra nelle finalità che la sua volontà ha sempre perseguito.

     
    D. – Quest’anno avete scelto il Burundi, e avete anche avviato un progetto...

     
    R. – Inizieremo subito in Burundi dando alla gente l’opportunità di portare avanti responsabilmente delle micro-fattorie con animali.

     
    D. – Tra i premiati della quarta edizione del Premio Internazionale Padre Puglisi spiccano mons. Bregantini e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’ Egidio...

     
    R. – Si, perché Andrea è stato uno di quegli uomini caparbi che ha saputo dare una svolta anche a tutta la sua vita, dedicandola ai piccoli, agli umili, agli ultimi. E abbiamo anche la presenza di mons. Bregantini, testimone di questa lotta contro la mentalità mafiosa, dell’annuncio del Vangelo a tutte le culture e a tutte le coscienze.

     
    D. – Il 15 settembre saranno 15 anni dall’assassinio di Padre Puglisi; qual è la situazione a Palermo, la mafia è ancora presente?

     
    R. – Sicuramente. E dobbiamo dire anche che non c’è ancora una presa di coscienza forte, ancora bisogna fare molto cammino; se n’è fatto tanto, di cammino, grazie a Dio, grazie a tanti uomini che hanno pagato di persona; però ancora la strada è molto ardua.

     
    D. – Qual è il compito della Chiesa, secondo lei, nel cammino verso la legalità?

     
    R. – La Chiesa deve uscire dalle sacrestie. Se vogliamo che la Chiesa ritorni ad essere un punto fondamentale per i giovani, per la gente comune, deve animare il territorio.

     
    D. – Qual è dunque l’auspicio per la quarta edizione del Premio Internazionale Padre Puglisi, in questo collegamento che voi proponete per sconfiggere le povertà nel mondo e tutelare i più indifesi?

     
    R. – Che possiamo, tutti quanti insieme, prenderci per mano ed avere il coraggio di testimoniare fino in fondo l’amore per l’uomo, perché se togliamo quest’obiettivo, comune a tutti gli uomini, non riusciremo mai a vincere le mafie del mondo.

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    L’Associazione Biblica Italiana compie 60 anni e celebra a Roma la 40.ma Settimana Biblica Nazionale

    ◊   Più di 750 soci ordinari, tra i quali diversi vescovi, ed oltre 150 soci aggregati che operano nel campo della pastorale biblica: sono i numeri dell’ABI, l’Associazione Biblica Italiana che quest’anno festeggia il sessantesimo anniversario di fondazione. La ricorrenza viene celebrata in questi giorni a Roma, al Pontificio Istituto Biblico, dove, fino al 12 settembre, è in corso la quarantesima Settimana Biblica Nazionale che propone nuove riflessioni sull’esegesi biblica. Il servizio di Tiziana Campisi:

    Imparare a distinguere nei testi sacri la Parola di Dio eterna – capace cioè di parlare anche oggi – dal rivestimento umano in cui ci è stata comunicata: è questo il compito di un vero lettore della Bibbia, ossia di colui che crede che Dio ha scelto dei linguaggi umani per incarnare in essi il suo comunicarsi agli uomini. E allo studio della Bibbia per una corretta esegesi si dedica da 60 anni l’Associazione Biblica Italiana che si propone anche di divulgare la Sacra Scrittura, come sottolinea il presidente don Rinaldo Fabris:

     
    R. – L’Associazione si premura di favorire la formazione permanente dei docenti di Sacra Scrittura, con incontri, convegni su temi specifici, o libri della Bibbia; accanto a questa attività di ricerca, di studio scientifico, c’è la diffusione della Bibbia presso il popolo di Dio, e questo avviene attraverso settimane di video-corsi per una decina di eventi nazionali.

     
    D. – A quali prospettive guarda l’Associazione Biblica Italiana?

     
    R. – Porta i fedeli a contatto con la Parola di Dio attraverso la Bibbia. L’altro obiettivo è quello di favorire un incontro tra Bibbia e cultura laica; diciamo così, fecondare, attraverso la Parola di Dio, la cultura italiana.

     
    La lettura della Bibbia con l’ausilio di tecniche esegetiche ha avuto ampi sviluppi in questi ultimi anni e la critica storica, la retorica, la narrativa, la sociologia, la storia economica e ancora la psicologia e la psicoanalisi hanno consentito una migliore comprensione dei testi. Mons. Giuseppe Ghiberti, docente di esegesi del Nuovo Testamento alla facoltà teologica di Torino spiega, ad esempio, quale conoscenza abbiamo oggi della Risurrezione di Gesù dai Vangeli e attraverso la lettura cristiana dei testi d’Israele:

     
    R. – La Risurrezione è un evento che parte da un punto doloroso: la crocifissione e la sepoltura di Gesù. Al famoso terzo giorno si verificò il fatto del sepolcro vuoto; i cristiani hanno subito visto, in questo, un fatto straordinariamente, radicalmente nuovo, perché i farisei credevano che ci sarebbe stata la risurrezione degli uomini, ma alla fine dei tempi. Il terzo giorno appartiene già addirittura all’esperienza del cammino umano, e questo ha fatto sì che, nei confronti di Gesù, si riflettesse sulla dignità dell’esaltazione di Gesù, ma dall’altra parte anche la consapevolezza che questa Risurrezione, che ha tolto Gesù dal sepolcro, nello stesso tempo non lo ha tolto dal campo della esistenza umana.

     
    D.- Leggere la Bibbia oggi, per un cristiano, è un po’ partire dalla Risurrezione, che è l’essenza, proprio, del cristianesimo; ma significa anche recuperare l’Antico Testamento?

     
    R. – Certo. Credo che una delle lezioni principali di questo continuo ricorso all’Antico Testamento, che troviamo nei testi del Nuovo Testamento, sia proprio la assoluta necessità di questa guida, che è la indicazione di un momento di preparazione. Insomma, si dice addirittura, in una frase, che “Gesù aveva bisogno della Scrittura per fare conoscere il mistero della salvezza che Egli era venuto a portare”.

     
    L’Associazione Biblica Italiana pubblica da anni anche riviste, preziosi strumenti per quanti vogliono conoscere meglio la Parola di Dio.

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    Chiesa e Società



    I vescovi del Mozambico invitano i cittadini a partecipare alle elezioni

    ◊   “Siamo tutti chiamati a contribuire, in quanto cittadini, all'opera di consolidamento della democrazia, come un importante passo per la costruzione del bene comune”. Così i Vescovi mozambicani chiedono ai cittadini di impegnarsi in vista delle elezioni locali del 19 novembre. L'appello è contenuto nella Lettera Pastorale dal titolo “Per delle elezioni libere, giuste e trasparenti”, pubblicata il 25 agosto, al termine dell'Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale Mozambicana. Lo riferisce l’Agenzia Fides. Ricordando i precedenti interventi sulla vita sociale del Paese, i Vescovi mozambicani riaffermano il loro diritto e dovere di “illuminare le realtà terrene alla luce del Vangelo”, senza però che questo comporti “un'indicazione di voto”. Nella Lettera Pastorale la Conferenza Episcopale riconosce che dalle passate elezioni emerge il desiderio del popolo mozambicano di consolidare la loro giovane democrazia. I Vescovi sottolineano in particolare la volontà dei mozambicani di costruire un Mozambico migliore anche attraverso il recupero dei valori della tolleranza e del rispetto reciproco, che si erano perduti durante la lunga guerra civile (1975-1992). Questo si traduce nella fondazione di istituzioni e regole democratiche, che a partire dall'accordo di pace del 1992, hanno permesso al Paese di avviare una nuova fase politica. Tra queste vi sono: una legge che regola le elezioni; gli organi elettorali; i partiti politici. Vi sono infine le organizzazioni della società civile (tra le quali vi sono associazioni promosse dalla Chiesa), che aiutano i cittadini ad esercitare il proprio diritto di voto. I Vescovi affermano che le elezioni “sono la maggiore espressione della democrazia, una forma privilegiata attraverso la quale il cittadino esercita il suo diritto e dovere di partecipare al miglioramento delle condizioni di vita proprie e del suo popolo”. Vi sono però, riconoscono i Vescovi, ancora delle zone d'ombra: violenza verbale e fisica durante la campagna elettorale; discredito crescente del lavoro degli organi elettorali; aumento del numero degli astenuti; mancanza di imparzialità di alcuni organi d'informazione. Nel loro documento, i Vescovi suggeriscono alcune indicazioni per permettere uno svolgimento libero e pacifico delle elezioni. Tra questi vi è la divulgazione al più alto numero possibile di cittadini, della legislazione elettorale (“perché i mozambicani conoscano meglio i loro diritti in modo da non essere manipolati”); il completamento del censimento elettorale; una campagna elettorale libera e trasparente e il rispetto delle regole elettorali, sia da parte delle istituzioni sia da parte dei cittadini (in particolare, i Vescovi ricordano che il voto è segreto e nessuno può essere obbligato a rivelare la propria scelta). Per quanto riguarda i criteri per la scelta del voto, il documento si sofferma sulla serietà dei partiti politici, che deriva dal rispetto della democrazia interna (“perché se un partito non è democratico al suo interno, non garantisce il rispetto della democrazia a livello nazionale”), sulla scelta di “leader competenti, onesti e credibili”; sull'osservanza da parte dei candidati del rispetto dell'avversario durante la campagna elettorale e nell'apertura al dialogo e alla tolleranza. (S.C.)

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    Bolivia: i vescovi affrontano le principali sfide del Paese

    ◊   Si concludono oggi in Bolivia, nella città di Cochabamba, i lavori della riunione del Comitato di presidenza della Conferenza episcopale boliviana. All’incontro prendono parte 18 vescovi che prendono in esame, soprattutto, la situazione sociale e politica del Paese. Tra i vari temi, vengono affrontati anche il difficile processo del dialogo tra le parti in conflitto e le numerose sfide poste dalla realtà economica e finanziaria del Paese. Tra i diversi argomenti – spiega padre Eugenio Scapellini, segretario generale aggiunto dell’Episcopato – figurano anche il lancio della Missione continentale e le linee pastorali. Particolare rilievo viene poi dato alla visita Ad Limina Apostolorum dei presuli boliviani, in programma a novembre. In vista di questo incontro con Benedetto XVI, si prevede anche l’elaborazione di un documento che illustri con chiarezza lo stato attuale dei rapporti tra Stato boliviano e Chiesa cattolica, dopo l’approvazione della nuova Costituzione. Tra gli obiettivi prioritari viene inoltre indicato quello di far emergere, il più possibile, il carattere comunitario e, soprattutto, la comunione del collegio episcopale boliviano. I vescovi dovranno infine approvare le coordinate fondamentali del piano pastorale per i prossimi anni. “Piano che trova una sua cornice precisa e stimolante nel documento di Aparecida”. (L.B.)

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    La Chiesa colombiana ribadisce l'urgenza della difesa della vita

    ◊   Difesa della vita e della dignità della persona umana: la Chiesa colombiana è tornata a ribadire la necessità di difendere questi principi. L’occasione è stata offerta dalla Settimana internazionale di Bioetica, iniziata a Bogotá lunedì scorso e in corso fino a domani. Durante una tavola rotonda riguardante i diversi punti di vista sull’eutanasia, il segretario generale della Conferenza episcopale colombiana (CEC), mons. Fabián Marulanda López, ha ricordato ai presenti i tre principi non negoziabili citati da Benedetto XVI in diverse occasioni, ovvero la vita, l’educazione e la famiglia. “La Chiesa – ha detto il presule – ha una posizione ferma sull’argomento”. La vita, l’educazione e la famiglia, ha continuato, “non sono principi o verità di fede, ma derivano dalla stessa natura dell’uomo e sono comuni a tutta l’umanità. La Chiesa deve difenderli dal punto di vista della ragione e illuminarli attraverso la fede”. Il segretario generale della CEC ha poi sottolineato come, parlando di eutanasia, si verifichino molte ambiguità: “Dal punto di vista etimologico – ha spiegato – credo che tutti siamo concordi nel desiderare una morte serena, senza dolori, senza pene, in pace con noi stessi e, nel caso dei credenti, in pace con Dio”. Tuttavia, ha aggiunto mons. Marulanda López, “la Chiesa è sempre stata contraria a prospettare l’eutanasia come un mezzo per accelerare la morte”. Il presule ha quindi ricordato che la vita è un principio inviolabile considerato tale anche dalla Costituzione e che non si può avere il diritto di scegliere sulla vita propria o degli altri. “In una società – ha detto il segretario generale della CEC – devono convivere il pluralismo delle opinioni, ma non delle leggi. La dignità della persona umana deve essere tutelata sia nel momento in cui le persone godono di tutte le loro facoltà fisiche e mentali, sia nel momento in cui si comincia a perdere queste facoltà e ci si avvicina alla morte”. Quanto all’eventuale scomunica per un medico che pratichi l’eutanasia in Colombia, mons. Marulanda López ha spiegato: “La scomunica è molto diversa da quello che pensa la gente. Si tratta di una sanzione morale che concerne chi sta in comunione di fede con la Chiesa. È meglio chiedere alle persone di operare secondo coscienza, poiché ognuno ha le capacità sufficienti di sapere se ha agito bene o male”. Di qui, ha concluso il presule, deriva “la preoccupazione della Chiesa di informare i fedeli, di illuminare la coscienza delle persone affinché ciascuno possa prendere queste decisioni”. (A cura di Isabella Piro)

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    Filippine: la Chiesa lancia un set di dvd sull'educazione sessuale

    ◊   Uno “strumento indispensabile di catachesi, raccomandato con forza” a tutta la popolazione. La Chiesa cattolica filippina ha presentato in questi termini il nuovo set di dvd dedicato all’educazione sessuale, sul matrimonio e sulla famiglia, lanciato martedì su tutto il territorio dell’arcipelago asiatico. Una risposta tecnologica alla nuova legge, approvata dalla Commissione giustizia del parlamento filippino, che vuole introdurre l’uso di metodi artificiali di contraccezione per il controllo della crescita della popolazione. Il dvd, dal titolo SAFE (Subtle Attacks Against the Family Explained, Spiegazione dell’insidioso attacco contro la famiglia), potrà essere ordinato via email, per un costo di 1.500 pesos (circa 22 euro) e tratterà ogni aspetto della sessualità umana “secondo il disegno di Dio”. Un metodo per promuovere “un adeguato insegnamento ai fedeli sui fondamenti evangelici, teologici e anche scientifici della nostra posizione”, come spiegato dall’arcivescovo di Manila, cardinale Gaudencio Rosales. Nonostante la forte opposizione della Chiesa, che accusa la nuova legge di introdurre una mentalità contro la vita e di promuovere l’aborto, il parlamentare Edcel Lagman definisce la normativa da lui promossa come “una vittoria per la salute nella riproduzione, che aspettiamo da almeno un decennio”. “Vogliamo promuovere la salute e i diritti – ha aggiunto il politico filippino – non trattare metodi contraccettivi o agire contro la religione. E’ indispensabile per contrastare la rapida crescita della popolazione, che colpisce in modo negativo il nostro sviluppo”. Di tutta risposta, come riportato dall'agenzia AsiaNews, la Chiesa di Manila, oltre alla diffusione dei dvd, raccoglierà entro la fine del mese un milione di firme di protesta per presentarle al Congresso. (D.B.)

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    Vietnam: il governo annuncia misure repressive contro manifestazioni pacifiche di cattolici

    ◊   “Usare la spada contro civili innocenti è vergognoso”: è quanto scrive mons. François Xavier Nguyên van Sang, vescovo di Thái Bình, in Vietnam, dopo l’annuncio, da parte delle autorità, del possibile ricorso alla forza per reprimere manifestazioni di protesta da parte di cattolici. I fedeli chiedono la restituzione di terreni della parrocchia di Thai Ha. Si tratta di un terreno di circa 16 mila metri quadri, dato nel 1961 dal governo vietnamita ad un’industria tessile. Intanto, “migliaia di cattolici continuano a riunirsi ogni giorno per pregare e protestare pacificamente”. L’eventuale intervento delle forze dell’ordine - aggiunge il presule – “sarà condannato dall’opinione pubblica internazionale”. I fedeli della parrocchia di Thai Ha organizzano infatti da tempo pacifiche veglie di preghiera per chiedere la restituzione di terreni sottratti alla loro chiesa. Le loro legittime richieste – rende noto l’agenzia AsiaNews – finora sono sempre state ignorate dal governo. (A.L.)

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    India: le violenze anticristiane al centro del Congresso Missionario del Gujarat

    ◊   Una riflessione approfondita e dettagliata, per capire quali e quante altre sfide la Chiesa cattolica dovrà affrontare in India. Si parlerà soprattutto di questo nel Congresso Missionario del Gujarat, Stato dell’India occidentale, in programma dal 30 ottobre al primo novembre, presso il Centro Pastorale diocesano di Ahmedabad. Il convegno, intitolato “Camminare sulla Via di Gesù”, riunirà circa 650 delegati, fra sacerdoti, religiosi e laici, provenienti dalle quattro diocesi dello Stato della Federazione indiana, scelto per l’alta presenza di gruppi estremisti indù sul territorio. La celebrazione del Congresso, a cui parteciperanno tutti i Vescovi del Gujarat, si terrà all’indomani della Giornata Missionaria Mondiale, da cui l’assemblea accoglierà indicazioni e spunti. E’ prevista la presenza di esperti e teologi per le relazioni fondamentali, mentre i delegati saranno divisi in gruppi di lavoro a seconda dei diversi settori della pastorale ecclesiale. Fra i temi all’ordine del giorno, come spiega l’agenzia FIDES, particolare attenzione sarà rivolta alle violenze perpetrate da gruppi fondamentalisti contro la popolazione cristiana, questione tornata drammaticamente alla ribalta, in India, dopo i recenti episodi in Orissa. (D.B.)

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    Cina: grande successo tra i giovani per la catechesi estiva della parrocchia di Hu Zhuang

    ◊   “La più grande soddisfazione è vedere che possiamo contare per il nostro futuro dell’evangelizzazione sui nostri ragazzi nutriti dalla Parola di Dio”: è entusiasta il sacerdote della parrocchia di Hu Zhuang, nella diocesi cinese di Ji Nan, che quest’estate ha organizzato due settimane di catechesi rivolta ai ragazzi della zona. L’iniziativa, richiesta a gran voce dai genitori, preoccupati della scarsa conoscenza della fede da parte dei propri figli e raccontata all’agenzia Fides, ha ottenuto grande successo: in 180, fra studenti delle scuole medie e delle superiori, hanno partecipato, dalla fine di luglio alla metà di agosto, agli incontri con i religiosi in veste di maestri, catechisti e direttori spirituali, mentre il progetto ha coinvolto l’intera popolazione che si è offerta volontariamente per svolgere varie mansioni o semplicemente per raccogliere il materiale necessario. “Ne è stato raccolto talmente tanto che basterà anche per la prossima edizione”, ha ringraziato il religioso, che ha manifestato grande soddisfazione nel vedere che i giovani ora si recano spesso in pellegrinaggio al Santuario mariano recitando il Rosario o meditando la Via Crucis lungo il cammino, fanno domande sulla fede e sulla Sacra Scrittura e avvertono il senso della responsabilità missionaria. (R.B.)

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    Australia: i vescovi chiedono agevolazioni per le associazioni cattoliche impegnate contro la povertà

    ◊   La Chiesa cattolica australiana interviene nel dibattito sulla modifica del regime legale delle associazioni caritative e delle organizzazioni no profit in corso nel Paese. La Conferenza episcopale locale – riporta il SIR - ha inviato alla Commissione del Senato che si occupa della questione, una relazione in cui spiega l’impegno della comunità cattolica in settori chiave per la società come l’istruzione e i servizi sanitari, le pari opportunità, i servizi sociali e per lo sviluppo, senza nascondere eventuali criticità e avanzando proposte di miglioramento. Il documento elaborato dai vescovi si basa su un’inchiesta interna fra le organizzazioni ecclesiali presenti sul territorio, soprattutto quelle che con il loro operato suppliscono a carenze del sistema statale e vanno a tutto vantaggio della collettività: in favore di queste si chiedono facilitazioni burocratiche e agevolazioni fiscali. La Conferenza episcopale ha sottolineato il lavoro delle associazioni cattoliche nella lotta alla povertà soprattutto nelle aree rurali, fenomeno che in Australia colpisce in particolare la popolazione aborigena: in alcune zone del Paese il 45 per cento della minoranza è disoccupata; inoltre una famiglia indigena ha 20 possibilità in più di essere senza tetto e in stato di indigenza rispetto a una non indigena. Anche per risolvere questo problema i vescovi chiedono al governo trasparenza e interventi mirati contro l’esclusione sociale e la criminalità. (R.B.)

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    Corno d’Africa: tre milioni di bambini in pericolo di vita

    ◊   Tre milioni di bambini in pericolo di vita per la mancanza di cibo, acqua e cure mediche. E’ la drammatica situazione in cui versa il Corno d’Africa, dove oltre 14 milioni complessivi di persone risentono gravemente degli effetti concomitanti di siccità, conflitti armati, aumento dei prezzi alimentari e malnutrizione cronica. A lanciare l’allarme è l’UNICEF, preoccupata dalla possibilità che l’emergenza cresca in breve tempo. “Se non si interverrà immediatamente – ha spiegato Per Engebak, direttore regionale UNICEF per l'Africa Orientale e Meridionale, all’agenzia SIR - molti altri milioni di bambini saranno a rischio in tutta la regione. In questa fase critica c'è bisogno di una forte leadership politica nazionale e di un'immediata mobilitazione di fondi a livello internazionale”. Il funzionario dell’UNICEF chiede allo stesso tempo maggiore libertà di azione e sicurezza per gli operatori umanitari impegnati sul territorio. “In diverse parti del Corno d'Africa - ha aggiunto Engebak - gli operatori umanitari vengono a volte intralciati da funzionari di governo o sono obiettivo deliberato dei gruppi armati. In questo momento la sicurezza è uno dei principali ostacoli per una risposta efficace”. Difficoltà aggravate, inoltre, dall’impennata dei prezzi che “rendono l'acquisto del grano impossibile per molte famiglie e difficile per le organizzazione umanitarie”. Per non parlare “dell’aumento del prezzo del carburante, che mette a rischio la distribuzione di acqua e cibo, anche per popolazioni che potrebbero essere raggiunte in sicurezza”. (D.B.)

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    Rapporto ONU sugli Obiettivi del Millennio

    ◊   Assicurare che entro il 2015 i bambini del mondo possano concludere il ciclo di scuola elementare. E’ questa una delle priorità su cui si sofferma il rapporto 2008, relativo agli Obiettivi del Millennio fissati dalle Nazioni Unite del 2000, che verrà presentato oggi a New York. Nel documento vengono indicati dati confortanti e si sottolinea che in quasi tutte le regioni del mondo l’iscrizione nelle scuole primarie nel 2006 ha toccato il picco del 90 per cento. In alcuni Paesi questa percentuale si avvicina anche al 100%. Ma in un contesto incoraggiante, la situazione mondiale presenta ancora diverse criticità. Nella regione sub sahariana, ad esempio, il tasso di iscrizione dei bambini alla scuola elementare ha solo di recente raggiunto il 71 per cento e, complessivamente, sono circa 38 milioni i bambini che non frequentano la scuola. Nel rapporto, che contiene statistiche provenienti da 25 agenzie delle Nazioni Unite ed internazionali, si affronta anche il tema della povertà: preoccupazione viene espressa, soprattutto, per l’aumento dei prezzi del cibo. Questo incremento – si sostiene nel documento – è destinato a colpire, in particolare, le popolazioni africane e del sud est asiatico: il rallentamento della crescita economica provocherà infatti, secondo gli analisti, una riduzione degli stipendi e i cambiamenti climatici causeranno gravi conseguenze. Ma si devono comunque anche sottolineare tendenze positive: dal 1990 al 2005 c’è stato un calo notevole del numero dei poveri, passati da 1,8 miliardi ad 1,4. Si prevede che il tasso di povertà relativo al 1990 sarà dimezzato nel 2015. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Immigrati in costante aumento nei Paesi dell'OCSE

    ◊   Sono 2 milioni e mezzo gli immigrati entrati nel 2006 nei Paesi dell’OCSE, ovvero il 5% in più rispetto all’anno precedente; un flusso - considerano gli esperti - che continuerà a crescere. Nel suo rapporto annuale sulle immigrazioni internazionali, l’organizzazione sottolinea che tutti gli Stati membri devono adattare le loro politiche ai bisogni futuri del mercato del lavoro. Secondo Angel Gurria, segretario generale dell’OCSE, l’immigrazione deve essere trattata come un fenomeno economico e sociale che se ben gestito – ha affermato - può portare soluzioni ad alcuni problemi. A registrare il maggior numero di immigrati nel 2006, sono stati Portogallo, Svezia, Irlanda e Danimarca. Immigrazione in crescita anche in Italia: la quota di immigrati, sul totale degli occupati, è aumentata in modo notevole, arrivando all’8,6% del totale, più 4,5 rispetto al 2005. La loro presenza è concentrata soprattutto negli impieghi poco qualificati, come l’edilizia, l’assistenza domestica, la ristorazione e i servizi sociali. (A cura di Francesca Pierantozzi)

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    Fondazione Migrantes: a Lione un seminario sulla sfida della diversità

    ◊   Le Missioni Cattoliche Italiane in Europa (MCI), in collaborazione con la Fondazione Migrantes, INAS-CISL e FAI-ACLI promuovono il seminario “Per quale persona? Nella diversità percorsi di condivisione e solidarietà” che prenderà il via a Lione il 15 settembre prossimo, fino al 21, come riferisce l’agenzia SIR. “Se l’impegno condiviso è quello di non dimenticare nessun aspetto della vita umana – ha spiegato gli obiettivi del convegno mons. Piergiorgio Saviola, direttore generale della Fondazione Migrantes – potremo comprendere meglio come sia possibile vivere in una società globalizzata senza permettere che la globalizzazione emargini qualcuno, magari in nome della nazionalità, lingua, cultura o religione”. “La Chiesa ha accompagnato gli emigrati italiani nel loro cammino tenendo viva e facendo crescere la fede – gli fa eco don Michele Morando, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale degli Italiani nel Mondo in seno alla Fondazione – quella fede incarnata nelle loro tradizioni religiose e da sempre li aiuta a crescere nei nuovi contesti culturali e sociali dei Paesi d’accoglienza, nuove reti di solidarietà comunitaria e familiare”. Secondo mons. Saviola, ormai un gran numero d’italiani in Europa ha raggiunto un buon livello d’integrazione: “Eppure sono presenti sacche di grande povertà. Una sfida fondamentale rimane quella di ritrovare il senso della vita e dell’avere risposte adeguate ai profondi interrogativi sulla fede”. Il Rapporto Italiani del Mondo della Fondazione Migrantes stima che gli emigrati dal Belpaese sono circa 2500: al loro fianco ben 214 strutture pastorali della Chiesa italiana con sacerdoti, suore, religiosi e operatori pastorali. (R.B.)

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    Carlo Casini denuncia la diffusione dell’aborto in Europa

    ◊   Il presidente del Movimento per la Vita (MPV) ed eurodeputato dell’UDC, Carlo Casini, è intervenuto al XXIII Congresso Internazionale per la Famiglia che si è svolto presso l’Università Cattolica di Ruzomberok, in Slovacchia. Secondo quanto riportato dall’agenzia Zenit, il politico ha denunciato la preoccupante diffusione della pratica dell’aborto nei Paesi europei e ha lanciato all’Europa dei 27 una petizione per riconoscere il diritto alla vita di ogni essere umano a partire dal concepimento e il sostegno alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, cui spetta il diritto-dovere di scegliere l’educazione dei figli. Il progetto di petizione è stato approvato prima a Strasburgo nel dicembre 2007, e poi a Roma nel maggio scorso, da un primo nucleo di rappresentanti di movimenti e associazioni per la vita. “Il principale problema politico è restituire verità ai diritti dell’uomo – ha ricordato l’esponente dell’UDC – per questo il tema della vita e della famiglia sono centrali”. Il presidente di MPV ha dunque precisato che da qui nasce la necessità di “identificare il soggetto titolare dei diritti: se non sappiamo chi è l’uomo, tutto il quadro dei diritti cade e va in frantumi”. Il giurista ha poi richiamato la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, promossa dalle Nazioni Unite nel 1948 all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, in cui si riconosce la dignità umana e si affermano come fondamentali per la costruzione della società civile i valori della vita e della famiglia. “Nella Carta di Nizza, invece, la tendenza sessuale ha sostituito la distinzione dei sessi – ha accusato Casini – c’è la dimenticanza dei concepiti nella proclamazione del diritto alla vita ed è stata abbandonata la formula che nella Dichiarazione definiva la famiglia nucleo fondamentale”. “The man is the man”, ha sostenuto l’eurodeputato, facendo suo lo slogan di libertà degli schiavi d’America e riferendolo ai bambini non ancora nati, ai malati e ai morenti, e riportando anche le parole di Giovanni Paolo II ai vescovi europei nel 1985: “L’aborto è la sconfitta dell’Europa”. Il XXIII Congresso Internazionale per la Famiglia è stato organizzato dal World Organisation for the Family e dalla fondazione Famille de Demain. (R.B.)

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    A Roma un seminario di studio per 104 nuovi vescovi

    ◊   Momenti di preghiera e di riflessione alternati a occasioni per approfondire la vita e il ministero Episcopale, nel quale, all’inizio, si può trovare qualche difficoltà: è questa l’offerta del Seminario di Studio in corso di svolgimento a Roma, cui stanno partecipando 104 vescovi nominati negli ultimi due anni nelle circoscrizioni ecclesiastiche che dipendono dal Dicastero Missionario. Nel dettaglio, i vescovi intervenuti provengono da ben 44 Paesi: 24 Stati africani per un totale di 56 presuli; 9 asiatici con 31 presenze, 8 americani con 10 presuli e 3 dall’Oceania, presente con 7 vescovi. Il seminario, come riporta l’agenzia Fides, promosso dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e ospitato presso il Pontificio Collegio di San Paolo apostolo, s’inserisce nel solco della tradizione iniziata nel 1994 e può vantare, negli anni, relatori illustri del mondo ecclesiale, come l’allora cardinale Joseph Ratzinger. Il seminario si è aperto il 7 settembre scorso con la celebrazione dei Vespri e con la prima relazione, tenuta da mons. Gianni Colzani, sul tema “L’attualità della Missione Ad Gentes nella realtà del mondo e della Chiesa di oggi”. Il programma prevede le conferenze di molti cardinali; il 14 settembre un pellegrinaggio a Orvieto e Bolsena; il 16 la visita alla Basilica di San Paolo e la celebrazione eucaristica; il 20 la conclusione dell’evento con la concelebrazione sulla tomba dell’Apostolo Pietro e l’udienza col Santo Padre Benedetto XVI. (R.B.)

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    Concluso il Congresso nazionale dell’Associazione teologica italiana per lo studio della morale

    ◊   Si è conclusa oggi con la relazione di Giannino Piana, docente di Etica cristiana all’Università di Urbino, la quattro giorni del XXII Congresso nazionale dell’Associazione teologica italiana per lo studio della morale (ATISM) svoltasi presso l’Oasi dello Spirito di Montesilvano, Pescara, che aveva come tema centrale “Carità e giustizia per il bene comune”. Il SIR riporta l’intervento del teologo, il quale ha evidenziato l’importanza di “riattualizzare il concetto di bene comune nel quadro della dottrina sociale della Chiesa”. Bene comune che è definibile “soltanto nella stretta correlazione tra esigenze dei singoli ed esigenze della collettività”. L’esperto ha lanciato un appello per “una più stretta e feconda coniugazione tra ‘personale’ e ‘sociale’” per arrivare a una definizione che consiste in un’“equilibrata mediazione e integrazione tra diverse concezioni culturali”. “Sul piano politico, invece, il bene comune è il criterio orientativo e prescrittivo dell’azione politica – ha spiegato Piana – non si può ridurre a un generico senso dell’onestà, ma si tratta di gestire correttamente la dialettica, promuovendo una competitività misurata e rispettosa del confronto democratico”. (R.B.)

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    Caritas diocesana di Roma: riprendono i corsi per i nuovi volontari

    ◊   Da ottobre riprenderanno i corsi di formazione al volontariato della Caritas diocesana di Roma. Dieci incontri, in programma fino alla fine di gennaio, dedicati a chi desidera svolgere servizio presso le strutture per i bisognosi e a tutti coloro che sono interessati ad approfondire le tematiche e gli aspetti del volontariato. “I corsi – ha sottolineato monsignor Guerino Di Tora, direttore della Caritas di Roma – sono un’opportunità per sperimentarsi nella solidarietà e per far emergere uno stile di vita nella concretezza del servizio all’altro. Una risposta impegnata alle numerose situazioni di povertà, ma anche un modo per conoscere i contesti di disagio della propria città e approfondire le cause da cui sono generati”. Oltre alle lezioni tenute da esperti del mondo del volontariato, dei servizi sociali e da operatori Caritas, sono previsti tirocini. I corsi, come riportato da Romasette.it, periodico online della Diocesi di Roma, si terranno in diverse sedi, sparse per il territorio cittadino, in modo da consentire una facile partecipazione. Le iscrizioni resteranno aperte fino al prossimo 10 ottobre. (D.B.)

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    Italia: è scomparso il sociologo cattolico Achille Ardigò

    ◊   E' morto ieri a Bologna il sociologo Achille Ardigò. E' stato a lungo professore ordinario di sociologia all'università di Bologna e dal 1983 al 1985 presidente dell'Associazione italiana di sociologia. Cattolico, è stato uno degli intellettuali di maggiore spicco della Democrazia Cristiana al fianco di personalità come Moro e Dossetti. Nella sua attività scientifica è stato un teorico dell'autonomia sociale convinto che la governabilità si può ottenere solo attraverso il riequilibrio fra intervento pubblico e iniziativa privata. (S.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuove tensioni tra Stati Uniti e Pakistan

    ◊   Il presidente afghano auspica meno vittime civili nella lotta contro il terrorismo mentre il Pakistan ammonisce gli Stati Uniti dal compiere altre operazioni sconfinando sul suolo pakistano. Il servizio di Fausta Speranza:

    Il presidente dell'Afghanistan, Karzai, ringrazia la comunità internazionale per l'aiuto nella lotta al terrorismo ricordando la caduta dei Taleban alleati di al-Qaida ma lamenta troppe vittime civili. Tra autorità di Kabul e forze internazionali c’è molto spesso contrasto in merito al numero dei civili afghani morti a causa dei bombardamenti. Anche oggi: le forze della coalizione parlano di attacco alla casa di un “capo terrorista” e di “diversi estremisti” morti, mentre abitanti e responsabili del luogo lamentano tre civili uccisi, tra cui una bambina di 12 anni. Ma nell'anniversario dell'11 settembre, i toni sono particolarmente alti tra Pakistan e Stati Uniti, che nei giorni scorsi hanno avuto momenti di tensione in seguito ad incursioni statunitensi sul suolo pachistano per colpire obiettivi taleban e di Al Qaida. Ieri sera il capo dell'esercito pachistano, Kiyani, ha avvertito che incursioni straniere in Pakistan non saranno più tollerate e che Islamabad è pronta a respingere ogni attacco sul suo territorio, “costi quel che costi”. Quella che poteva sembrare una guerra di parole a distanza fra militari ha assunto i toni del gelo politico quando, qualche ora dopo, il primo ministro pachistano Gilani ha confermato che il governo è sulla stessa lunghezza d’onda del capo dell’esercito. C’è poi la denuncia da parte del New York Times online di un via libera del presidente Bush, lo scorso luglio, ad allargare il raggio d'azione delle truppe USA perché, nonostante il riaffermato sostegno della Casa Bianca al nuovo presidente pachistano Zardari, l'Amministrazione Bush sarebbe sempre più scettica sull'effettivo impegno di Islamabad contro il terrorismo islamico. C’è da dire che nelle ultime settimane sono state oltre 20 le vittime civili di sconfinamenti americani in Pakistan. Mentre le forze armate pachistane continuano a diffondere bollettini di scontri con combattenti integralisti islamici nelle zone tribali: anche oggi c’è notizia di 20 militanti uccisi.

    Terremoto in Iran
    Il nuovo bilancio del terremoto avvenuto ieri in Iran nella zona dello stretto di Hormuz, nella provincia meridionale di Hormuzgan, è di 7 morti e 47 feriti. Lo ha reso noto oggi l'agenzia di stampa iraniana Mehr, citando il governatore della provincia di Hormuzgan, Abdolali Saheb Mohammadi. Ieri si parlava di 4 morti e 26 feriti. Il terremoto, di un'intensità pari a 6,1 gradi di magnitudo della scala Richter, ha colpito in particolar modo l'isola iraniana di Qeshm, nel sud del Golfo. Il governatore precisa che elettricita', acqua corrente e telecomunicazioni sono stati ripristinati sull'isola, abitata da più di 100.000 persone.

    Israele-Cisgiordania
    Israele si è di fatto annesso centinaia di ettari di terreni attorno a una dozzina di insediamenti ebraici a est della controversa barriera di separazione in Cisgiordania, secondo un rapporto pubblicato da Betzelem, l'organizzazione israeliana per la tutela dei diritti umani nei territori occupati. “In molti casi - afferma Betzelem - le autorità chiudono gli occhi davanti a queste chiusure non autorizzate di terreni, dimenticando sistematicamente di rispettare il loro dovere di imporre il rispetto delle leggi a coloni criminali”. Secondo Betzelem, nel quadro di questo piano, Israele ha recintato 12 insediamenti a est della barriera di separazione, annettendo ufficiosamente circa 456 ettari e più che raddoppiando in questo modo l'area di questi insediamentù Metà dei terreni sono di proprietà privata palestinese. Israele, secondo Betzelem, “cerca di giustificare la chiusura di queste aree citando per motivi di sicurezza la necessità di creare attorno a questi insediamenti uno spazio abbastanza ampio per proteggere i coloni”. Tra il 2002 e il 2004, 31 civili israeliani sono stati uccisi da palestinesi e molti altri feriti in insediamenti in Cisgiordania. Ma in contraddizione con questa asserita necessità difensiva, afferma Betzelem, le autorità permettono ai coloni di entrare e anche di vivere nelle 'aree protette', chiuse ai palestinesi. Un portavoce militare, rispondendo al rapporto di Betzelem, ha detto che la creazione di aree di sicurezza attorni agli insediamenti è stata attuata dopo ripetuti attacchi di palestinesi e l'uccisione di dozzine di israeliani.

    Ossezia del sud
    Il presidente dell'Ossezia del sud Kokoity ha parlato di adesione a Mosca per poi fare marcia indietro dopo poco. Kokoity ha detto di essere stato “probabilmente frainteso e che l'Ossezia del sud non ha intenzione di entrare nella Federazione russa, anche se molti nel Paese parlano della riunificazione con l'Ossezia del nord. È probabile che il leader sudosseto, che stamane aveva dettagliatamente spiegato i motivi della volontà di adesione alla Russia, sia stato sollecitato da parte di Mosca, che nei giorni scorsi aveva sottolineato di non avere alcuna intenzione di incamerare le due Repubbliche ribelli georgiane da lei riconosciute come indipendenti.

    Russia-Ucraina
    In un'intervista pubblicata sul quotidiano parigino le Monde, che sarà in edicola questo pomeriggio, il presidente ucraino Iushenko afferma di “aspettare un segnale forte dal vertice Nato di dicembre” sulla questione del mar Nero. 'È anche nell'interesse della Nato - spiega - estendere verso est la pace e la stabilità". “Soprattutto dopo gli avvenimenti in Georgia - prosegue Iushenko su Le Monde - non c'è che un modo di garantire l'indipendenza, l'integrità territoriale e la sovranità dell'Ucraina: unirsi alle strutture europee di sicurezza collettiva. Come già hanno fatto altre Repubbliche ex-sovietiche”. E da parte sua proprio oggi il Ministero degli Esteri russo in un comunicato - citato dall'agenzia Itar-Tass - denuncia la politica “poco amichevole” dell'Ucraina nei confronti della Russia.

    Cipro
    Con un nuovo incontro tra il presidente greco-cipriota Dimitris Christofias ed il leader turco-cipriota Mehmet Ali Talat cominciano oggi a pieno ritmo i colloqui per cercare di riunificare Cipro, l'isola mediterranea divisa dal 1974 dopo un intervento militare turco a protezione della minoranza turco-cipriota. I due leader - come è avvenuto anche lo scorso 3 settembre in occasione dell'avvio dei negoziati diretti - si sono incontrati stamani alle 10 locali (le 9 in Italia) nella residenza di Taye-Brook Zerihoun, rappresentante speciale dell'Onu per Cipro, presso l'aeroporto in disuso di Nicosia, nella “zona di nessuno” che ancora taglia in due l'isola. Ai negoziati odierni - dedicati alla questione della divisione dei poteri tra le due comunità etniche e della governabilità di una Cipro riunificata - è presente anche l'inviato speciale del segretario generale delle Nazioni Unite, l'ex ministro degli Esteri australiano Alexander Downer.

    Immigrazione irregolare
    Sono stati bloccati nella notte a Lampedusa 76 migranti irregolari, sbarcati clandestinamente in località Cala Madonna. Sono complessivamente oltre 500 i migranti che sono giunti tra martedù e ieri a Lampedusa. Nel pomeriggio di ieri la guardia costiera ha recuperato 322 persone che si trovavano su un barcone, a 30 miglia a Sud dell'isola.

    In Italia decreto legge contro la prostituzione
    In Italia è stato approvato oggi dal Consiglio dei ministri il disegno di legge su “misure contro la prostituzione”, presentato dal ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna. Si tratta secondo il ministro di uno strumento “per togliere linfa al mercato della prostituzione e punire un fenomeno vergognoso”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Viene introdotto il reato di esercizio della prostituzione in strada e in generale in “luogo pubblico”. Ad essere colpiti, con identiche sanzioni, saranno prostitute e clienti. Per chi compie atti sessuali con prostitute tra 16 e i 18 anni è prevista la reclusione (da 6 mesi fino a 4 anni) ed una multa che potrà oscillare tra i 1.500 e i 6 mila euro. Sul disegno di legge non mancano perplessità. Secondo la Caritas italiana il divieto di prostituzione in strada è “inefficace e controproducente”. “La prostituzione - spiega Oliviero Forti, responsabile Caritas per l’immigrazione – viene spostata in luoghi meno accessibili alle forze dell’ordine e agli operatori sociali”. Un altro dei punti fondamentali del provvedimento è l’inasprimento delle pene per chi favorisce o sfrutta la prostituzione minorile. E’ previsto il rimpatrio per i minori stranieri che si prostituiscono “se ci saranno le garanzie che nel Paese di provenienza c'è ad attenderli la famiglia o, almeno, una struttura in grado di fornire assistenza adeguata”. Il rimpatrio desta preoccupazione per Save the children: secondo l’organizzazione umanitaria si potrebbero avere effetti negativi sulla possibilità di garantire adeguata tutela e assistenza ai minori stranieri, con particolare riferimento a quelli coinvolti nella prostituzione.

     
    Emergenza colera in Zimbabwe, il Paese africano alle prese da mesi con la crisi governativa. Il servizio di Daniele Bongi:

    Come se non bastassero le già evidenti difficoltà nei negoziati politici, è arrivato anche il colera a rendere ancora più complicata la crisi governativa dello Zimbabwe. Nella capitale Harare, dove si stanno tenendo le consultazioni tra il contestato presidente Robert Mugabe e il leader dell'opposizione Morgan Tsvangirai, l’epidemia sta dilagando rapidamente nelle zone periferiche, già prive d’acqua potabile e di beni di prima necessità. Le autorità parlano di una situazione critica, con almeno 11 decessi e trenta ricoveri nell’arco dell’ultima settimana. Ma, nonostante l’emergenza sanitaria, nella capitale proseguono senza sosta i colloqui politici. L’obiettivo è quello di trovare un’intesa sul futuro governo dello Stato africano, in difficoltà dalla primavera scorsa. A marzo Mugabe, uscito sconfitto al termine del primo turno delle elezioni presidenziali, riuscì a mantenere il potere attraverso l’uso della forza. Da allora è braccio di ferro tra il contestato Mugabe e il leader dell’opposizione Tsvangirai che reclama il comando del Paese. Il presidente del Sudafrica Thabo Mbek, che ha il ruolo di mediatore, lavora da tempo su una bozza d’intesa che garantisca un’equa spartizione dei ruoli governativi. Mugabe non sembra ammettere deleghe al suo potere e chiede a tutti i costi di mantenere il ruolo di presidente. Dal canto suo, il leader dell’opposizione dell’Mdc Tsvangirai, primo ministro in pectore, si dice pronto a lasciare all’avversario le funzioni cerimoniali. Una fase di stallo che gli osservatori internazionali sperano possa risolversi entro la fine della settimana, mentre il Paese, ridotto allo stremo dalla povertà e ora alle prese con il dilagare del colera, aspetta con ansia risposte concrete.

     
    Tensione tra il presidente della Bolivia e gli Stati Uniti
    Il presidente boliviano Evo Morales ha dichiarato 'persona non grata' l'ambasciatore statunitense Philip Goldberg accusato di essersi immischiato negli affari interni del Paese. Le relazioni tra i due Stati rischiano ora di diventare incandescenti, proprio quando sono arrivati nel Venezuela di Hugo Chavez, migliore alleato di Morales, due bombardieri russi. Da settimane la Bolivia è teatro di un conflitto interno che vede di fronte il governo di Morales e i dipartimenti della Mezzaluna orientale (Santa Cruz, Tarija, Beni e Pando),impegnati in spinte autonomistiche, degenerate negli ultimi giorni in episodi di violenza di vario genere. Washington ha ragito definendo prive di fondamento le accuse mosse al diplomatico, mentre portavoce del governo hanno avvertito che “in Bolivia è in atto un golpe civico” che il ministro della Presidenza Juan Ramon Quintana ha definito “atipico” e “per il quale non si usano carri armati”. È quasi certamente solo una coincidenza, ma poche ore prima delle forti dichiarazioni, gli aerei russi erano atterrati in una base venezuelana. Negata anche qualsivoglia relazione con la crisi che ruota intorno al Caucaso. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 255

     
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