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Sommario del 10/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il saluto del Papa alla Francia alla vigilia del suo viaggio nel Paese per i 150 anni delle apparizioni di Lourdes: "Vengo come messaggero di pace e di fraternità"
  • La catechesi di Benedetto XVI all'udienza generale: San Paolo insegna che essere apostoli significa annunciare la "gioia di Cristo" nel mondo
  • Le esequie del cardinale Innocenti. Il Papa: generoso fino a rischiare la vita per gli altri
  • Udienze
  • Mons. Migliore: sostenere le vittime del terrorismo, una priorità per la Santa Sede
  • Mons. Marchetto: i santuari mariani luoghi privilegiati di incontro interreligioso
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Rischiano di allargarsi le violenze anticristiane in India
  • Crisi umanitaria a Gaza: drammatica la situazione dei palestinesi
  • Al CERN di Ginevra l'esperimento sul Big Bang: intervista col prof. Zichichi
  • Chiesa e Società

  • Benedetto XVI in Francia: per il cardinale Bertone "la laicità positiva non è una minaccia"
  • Il cardinale Caffarra: "sui martiri di Orissa assordante silenzio dei media"
  • Giornata mondiale della prevenzione del suicidio: ogni anno un milione di vittime nel mondo
  • Rapporto ONU: in forte crescita l’abuso di droghe sintetiche nei Paesi in via di sviluppo
  • Alluvioni ed emergenza fame nel Corno d’Africa
  • Unione Africana: nasce il “Ministero della Società civile”
  • Zimbabwe: il presidente dei vescovi chiede di attuare gli accordi tra governo e opposizione
  • Conferenza internazionale a Parigi per far diventare la malaria “una malattia del passato”
  • Ecuador: iniziative religiose e pastorali in vista del referendum sulla nuova Carta Costituzionale
  • Appello dell’arcivescovo di San Salvador per elezioni trasparenti e corrette
  • Domani l’apertura in Polonia del Congresso dei medici cattolici europei
  • L’Europa si confronta sul delicato tema dei minori
  • Le Missione Cattoliche Italiane in Europa si incontrano per discutere di diversità e condivisione
  • In Svizzera l’incontro del Consiglio Ecumenico delle Chiese sulla pace in Medio Oriente
  • Filippine: radio cattolica lancia un programma di aiuti umanitari
  • Ringraziamenti all’Italia da parte della Caritas Georgia per gli aiuti durante il conflitto nel Caucaso
  • Kenya: i preparativi per l'incontro internazionale organizzato dalla Comunità di Taizé
  • Prosegue a Toledo il XV Congresso internazionale di archeologia cristiana
  • Oltre 150 mila candidati per l’evento “La Bibbia giorno e notte”
  • Il vescovo di Grosseto è la nuova guida spirituale delle Misericordie d’Italia
  • Il Santuario piemontese di Belmonte riprende le attività dopo le aggressioni di agosto
  • 24 Ore nel Mondo

  • Dopo la decisione dell’OPEC di ridurre la produzione di greggio, risale il prezzo del petrolio
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il saluto del Papa alla Francia alla vigilia del suo viaggio nel Paese per i 150 anni delle apparizioni di Lourdes: "Vengo come messaggero di pace e di fraternità"

    ◊   Il Papa oggi al termine dell’udienza generale, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, ha rivolto uno speciale saluto alla nazione francese invitando a pregare per il suo viaggio pastorale in Francia, che si svolgerà da venerdì prossimo fino al 15 settembre in occasione del 150.mo anniversario delle apparizioni della Madonna a Lourdes. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    “Chers Frères et Sœurs…”

    Il Papa si rivolge alla beneamata nazione francese alla vigilia della sua prima visita pastorale in Francia come Successore di Pietro porgendo il suo più cordiale saluto al popolo francese e a tutti gli abitanti di questo Paese:

    “Je viens chez vous en messager de paix et de fraternità…
    Vengo tra voi come messaggero di pace e di fraternità. Il vostro Paese non mi è sconosciuto. In più occasioni ho avuto la gioia di visitarlo e di apprezzare la sua generosa tradizione di ospitalità e tolleranza, così come la solidità della sua fede cristiana e la sua alta cultura umana e spirituale”.

     
    L'occasione della visita è la celebrazione del centocinquantesimo anniversario delle apparizioni della Vergine Maria a Lourdes. Dopo aver visitato Parigi - ha detto il Papa - "sarà per me una grande gioia unirmi alla folla dei pellegrini che verranno per seguire le tappe del cammino del Giubileo, sulle orme di Santa Bernadette, nella grotta di Massabielle":

    “Ma prière se fera intense aux pieds de Notre Dame…
    La mia preghiera si farà intensa ai piedi della Madonna per le intenzioni di tutta la Chiesa, specialmente per i malati, i più abbandonati, ma anche per la pace nel mondo. Maria sia per voi tutti, specialmente per i giovani, la Madre sempre disponibile alle necessità dei suoi figli, una luce di speranza che illumina e guida il vostro cammino! Cari amici della Francia, vi invito a unirvi alla mia preghiera perché questo viaggio porti frutti abbondanti. Nella felice attesa di essere prossimamente tra voi, invoco su tutti, sulle vostre famiglie e le vostre comunità, la materna protezione della Vergine Maria, Nostra Signora di Lourdes. Che Dio vi benedica!”

     
    In Francia, intanto, sta crescendo l’attesa per il viaggio ormai prossimo di Benedetto XVI. Un interesse che coinvolge anche i non cattolici. Lo conferma al microfono di Francesca Sabatinelli, mons. Antoine Herouard, segretario generale della Conferenza episcopale francese:


    R. – I francesi sono molto interessati e aspettano con gioia il Papa. Speriamo che dia un appoggio ed uno slancio per rafforzare la speranza e la fede dei cristiani del nostro Paese: è la ragion d’essere di questo viaggio. Sarà una tappa pastorale, evidentemente, ma anche un pellegrinaggio perché il Papa seguirà le tappe del cammino dei pellegrini in quest’anno giubilare e quindi questa tappa di Lourdes è veramente un pellegrinaggio del Papa che va a pregare la Madonna e ad incontrare gli ammalati.

     
    D. – Mons. Herouard, a Parigi il Papa avrà un colloquio con il presidente Sarkozy. Tra gli altri impegni, un incontro con il mondo della cultura, un modo per ribadire la necessità del dialogo tra cultura e fede. Questo cammino in Francia a che punto è?

     
    R. – L’incontro con il presidente Nicolas Sarkozy sarà certamente un momento importante. Il presidente francese ha detto, nel discorso che ha fatto a Roma in Laterano, l’anno scorso, l’importanza di avere una visione positiva della cosiddetta “laicità”, che è una cosa particolare nella storia di Francia, che non deve essere una separazione totale tra Stato e Chiesa ma che può vedere il ruolo positivo delle religioni e del cristianesimo – e del cattolicesimo – nel campo sociale come fondamento della società e come aiuto nella ricerca del bene comune. Quindi, non può esserci una separazione che significhi che non ci si parli, che non si comunichi, che non ci si comprenda. La Chiesa ha qualcosa da dire sugli aspetti sociali, etici, culturali della vita della società. Riguardo alla cultura, forse è importante dire chiaramente che la fede è anche un cammino razionale, che non si oppone alla ragione, alla scienza, allo sforzo di capire il mondo, di capire l’uomo ma apporta, invece, una luce particolare che è molto utile, oggi.

     
    D. – Mons. Herouard, la Chiesa francese si aspetta delle indicazioni da Benedetto XVI?

     
    R. – La Chiesa francese aspetta che il Papa la rafforzi nel suo impegno di essere presente nella società e di avere un atteggiamento missionario. Oggi il cristianesimo non è più il riferimento di tutti i francesi, anche se rimangono molti che si dicono cristiani. Quindi è importante dimostrare che la fede cristiana è una offerta positiva che può aiutare la gente a trovare un senso nella vita, a trovare un cammino che sia un cammino di felicità, di ricerca di un atteggiamento positivo e non porta ad essere un gruppo chiuso che ha paura e che rimane attaccato a quei giorni in cui la Chiesa era più “potente”. Non è una questione di potere, è una questione di vivere più profondamente il messaggio del Vangelo e di essere testimoni nella società.

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    La catechesi di Benedetto XVI all'udienza generale: San Paolo insegna che essere apostoli significa annunciare la "gioia di Cristo" nel mondo

    ◊   Prima del saluto alla Francia, Benedetto XVI nel corso dell'udienza generale aveva svolto una nuova catechesi su San Paolo, oggi dedicata in particolare alle caratteristiche del suo essere “apostolo” e conclusa dall’augurio che i testimoni del Vangelo di ogni tempo siano, essenzialmente, “apostoli della gioia di Cristo”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    A servizio del Vangelo “ventiquattr’ore, su ventiquattro”, coraggioso fino all’abnegazione nel sopportare - in nome e per amore di Gesù - percosse, prigionia, naufragi, fatiche, viaggi estenuanti. Paolo di Tarso, ha spiegato Benedetto XVI, sapeva molto bene che la parola “apostolo” vuol dire in greco “inviato”, un ambasciatore per conto di qualcuno, per il quale spendersi senza risparmio. Ed essendo quel “Qualcuno” Cristo stesso, che lo aveva rapito alle porte di Damasco, Paolo sa altrettanto bene - e lo mette più volte in luce nelle sue Lettere - che fu una vera e propria chiamata interiore a renderlo apostolo e non un atto di volontà umana:

     
    “In definitiva, è il Signore che costituisce nell'apostolato, non la propria presunzione. L’apostolo non si fa da sé, ma tale è fatto dal Signore; quindi l’apostolo ha bisogno di rapportarsi costantemente al Signore. Non per nulla Paolo dice di essere ‘apostolo per vocazione’, cioè ‘non da parte di uomini né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre’”.
     
    Un prescelto, dunque, “quasi selezionato dalla grazia di Dio”, ha spiegato il Papa, che se da un lato riconosce appieno la supremazia dei Dodici scelti da Gesù durante la sua vita terrena di Cristo - autodefinendosi in più di una occasione come “l’infimo degli apostoli” - dall’altro lato manifesta una concezione più ampia dell’impegno che attiene ad un annunciatore del Vangelo:

     
    “Appare chiaro, pertanto, che il concetto paolino di apostolato non si restringe al gruppo dei Dodici. Ovviamente, Paolo sa distinguere bene il proprio caso da quello di coloro ‘che erano stati apostoli prima’ di lui: ad essi riconosce un posto del tutto speciale nella vita della Chiesa. Eppure, come tutti sanno, anche San Paolo interpreta se stesso come Apostolo in senso stretto. Certo è che, al tempo delle origini cristiane, nessuno percorse tanti chilometri quanti lui, per terra e per mare, con il solo scopo di annunciare il Vangelo”.

     
    L’essere prescelto per “iniziativa” divina e l’essere inviato sono due delle tre caratteristiche messe in risalto da Benedetto XVI della concezione che si ha del termine “apostolo” nell’esperienza paolina. La terza, ha sottolineato, riguarda “l’esercizio dell’annuncio del Vangelo” con la “conseguente fondazione di chiese”. “Quello di apostolo - ha affermato il Papa - non è e non può essere un titolo onorifico. Esso impegna concretamente e anche drammaticamente tutta l’esistenza del soggetto interessato”:

     
    “Un elemento tipico del vero apostolo, messo bene in luce da san Paolo, è una sorta di identificazione tra Vangelo ed evangelizzatore, entrambi destinati alla medesima sorte. Nessuno come Paolo, infatti, ha evidenziato come l'annuncio della croce di Cristo appaia ‘scandalo e stoltezza’, a cui molti reagiscono con l'incomprensione ed il rifiuto. Ciò avveniva a quel tempo, e non deve stupire che altrettanto avvenga anche oggi (…) Questa rimane la missione di tutti gli apostoli di Cristo in tutti i tempi: essere collaboratori della vera gioia”.
     
    Al momento dei saluti finali, dopo averne rivolto uno in particolare ai partecipanti al Seminario sulle comunicazioni sociali, promosso dalla Pontificia Università della Santa Croce, Benedetto XVI ha dedicato, sulla scia del prossimo pellegrinaggio a Lourdes, un pensiero mariano ai giovani, ai malati e agli sposi novelli: “Per voi giovani - ha detto - chiedo alla Vergine Santa il dono di una fede sempre più matura; per voi malati, una fede sempre più forte e per voi sposi novelli una fede sempre più profonda”.

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    Le esequie del cardinale Innocenti. Il Papa: generoso fino a rischiare la vita per gli altri

    ◊   “Una lunga vita spesa al servizio del Signore”: con parole grate Benedetto XVI ha reso omaggio stamane alla memoria del cardinale Antonio Innocenti, spentosi sabato scorso all’età di 93 anni. Il Papa - giunto in elicottero in Vaticano dalla residenza di Castel Gandolfo - prima dell’Udienza generale nell’Aula Paolo VI ha pronunciato la sua omelia al termine della Messa funebre per il porporato, presieduta nella Basilica di San Pietro dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    “Lucem spero fide”: il motto episcopale scelto dal cardinale Antonio Innocenti, che il Santo Padre ha richiamato nella sua omelia. “Parole che egli confidava alle persone a lui vicine di aver sempre portato nel cuore dopo che, da adolescente, aveva ricevuto il dono della vocazione sacerdotale”. Da allora una vita densa di esperienze pastorali, dalla nativa Poppi in Toscana, divenuto sacerdote nel ’38, giunge a Roma per gli studi teologici e di diritto, per poi rientrare nella diocesi di Fiesole negli anni della seconda guerra mondiale:

     
    “In quel drammatico periodo, si distinse per abnegazione e generosità nell’aiutare la gente e salvare quanti erano destinati alla deportazione. Per questo fu anche arrestato e condannato alla fucilazione, ma quando già si trovava dinanzi al plotone d’esecuzione l’ordine fu revocato.”

     
    Dopo il conflitto bellico, una lunga carriera diplomatica:

     
    “Ebbe modo di conoscere diversi Paesi in Africa, in Europa e nel vicino Oriente, senza mai dimenticare la sua profonda e genuina ispirazione sacerdotale, prodigandosi in favore dei fratelli, infondendo coraggio e alimentando in tutti la fede e la speranza cristiana”.

     
    Nel ’50 in Africa a Leopoldville, poi in Svizzera, in Olanda, in Egitto, e ancora a Bruxelles, a Strasburgo, a Parigi; nel ‘67 nunzio in Paraguay, nel ’68 la consacrazione episcopale; richiamato a Roma diviene nel ’73 segretario della Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino; nominato nunzio in Spagna nel 1980, viene creato cardinale nell’ ’85; “A nuovo e più alto titolo” - ha sottolineato il Santo Padre - prosegue “la sua apprezzata collaborazione al Sommo Pontefice”, quale prefetto della Congregazione per il Clero, presidente della Pontificia Commissione per la conservazione del patrimonio artistico e storico della Chiesa e della Pontificia Commissione Ecclesia Dei. “Fede e sapienza di vita strettamente intrecciate” nella testimonianza del cardinale Antonio Innocenti, cosi come l’apostolo Paolo - ha osservato il Papa – configurava “la forma perfetta dell’esistenza cristiana”:

     
    “Essa è uno stare con Gesù, un essere in Lui a tal punto che questa comunione supera la soglia di separazione tra la vita terrena e l’aldilà, così che la morte stessa del corpo non è più una perdita ma un ‘guadagno’”.

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    Udienze

    ◊   Il Santo Padre riceverà questo pomeriggio in udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, arcivescovo tit. di Tibica, segretario del medesimo dicastero.

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    Mons. Migliore: sostenere le vittime del terrorismo, una priorità per la Santa Sede

    ◊   Alla vigilia del settimo anniversario degli attentati dell’11 settembre 2001, l'arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, è intervenuto ieri al Palazzo di Vetro di New York al Simposio del segretario generale sul tema del sostegno alle vittime del terrorismo. Il presule ha ricordato che la Santa Sede “continua a ritenere le esigenze delle vittime del terrorismo una priorità”. “Gli atti terroristici – ha affermato - negano alle persone non solo i loro diritti umani fondamentali, ma colpiscono anche il cuore stesso di ciò che abbiamo di più intimo: le nostre famiglie, le nostre case e la nostra fiducia nell’umanità”. Occorre dunque impegnarsi per “ricostruire le vite, alleviare la sofferenza e porre fine all’insensato vortice di violenza e di odio”. Mons. Migliore ha ammonito che “c’è bisogno di maggiori sforzi per affrontare le conseguenze spirituali e psicologiche di lungo termine provocate dal terrorismo”. Ha quindi ricordato che “poco dopo i devastanti attentati dell'11 settembre 2001, Giovanni Paolo II chiese un giorno di digiuno e di solidarietà al fine di sostenere le persone colpite dalle conseguenze del terrorismo e della guerra e per incoraggiare la riconciliazione tra le varie fedi e culture. Questo evento, che coincise con l'ultimo giorno di Ramadan – ha sottolineato - ha fornito l'occasione per una condanna interculturale e interreligiosa del terrorismo”. “I fondi raccolti in tutto il mondo nel corso di quell'evento furono utilizzati per assistere le vittime dell’11 settembre e di altri attentati terroristici”. L’osservatore permanente ha anche elogiato le tante organizzazioni della società civile impegnate in questo campo fornendo assistenza giuridica, sociale e materiale. Mons. Migliore ha concluso il suo discorso con una nuova assoluta condanna del terrorismo: “non fa nulla per promuovere autentici scopi sociali o politici, ma solo per garantire un maggior numero di vittime” generando solo sofferenza, paura e odio.


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    Mons. Marchetto: i santuari mariani luoghi privilegiati di incontro interreligioso

    ◊   Luoghi che custodiscono memorie di eventi religiosi straordinari, mete di pellegrinaggi dove si incontrano cristiani, ebrei e musulmani, spazi privilegiati di preghiera: questo sono i santuari mariani che ogni giorno accolgono milioni di pellegrini in tutto il mondo. Lo ha sottolineato il segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, l’arcivescovo Agostino Marchetto, che stamani, a Saragozza, in Spagna, è intervenuto al convegno della Rete europea dei santuari mariani. Nella sua relazione, il presule ha anche parlato del legame che esiste fra i santuari mariani e i pontefici, ricordando gli ultimi viaggi di Benedetto XVI. Ce ne parla in questo servizio Tiziana Campisi:

    In Germania sono circa 680, in Italia e in Spagna più di 2 mila, quelli di Nostra Signora di Guadalupe in Messico, di Vailankanni in India, di Lourdes, Fatima, Loreto e Pompei in Europa registrano cifre sempre più alte di pellegrini. E sono luoghi la cui missione è quella di “proporre Maria come modello da seguire” i santuari dedicati alla Vergine, ha spiegato l’arcivescovo Agostino Marchetto. Maria, insomma, ha aggiunto il presule, è “cammino per arrivare a Cristo”, “Signore e fonte della salvezza”. Mete di pellegrinaggi sin dai primi secoli del cristianesimo, i santuari mariani, ha detto ancora mons. Marchetto, sono luoghi particolarmente significativi per la fede del credente che vuole “conoscere e ritrovare le sue radici e seguire anche le orme degli apostoli”. E possono “favorire la pacifica convivenza fra gli uomini” e le diverse confessioni religiose. Come in alcune nazioni, dove “i pellegrinaggi hanno svolto un ruolo chiave di unione tra i fedeli cristiani, della Chiesa cattolica e … di rito orientale, ma anche fra i componenti delle comunità ebraiche e musulmane”. E’ così che i santuari mariani, ha sottolineato l’arcivescovo Marchetto, “offrono occasioni di dialogo e di sereno confronto”, “di incontro tra fedeli riconciliati nella pace”. Compito del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ha proseguito il presule, è dunque quello di promuovere l’assistenza ai pellegrini, “monitorando le diverse tradizioni” e “vagliando le nuove iniziative”, perché il viaggio spirituale è un’esperienza che “deve contribuire alla … formazione morale e religiosa”. Per questo sono necessari incontri fra i rettori dei santuari e i direttori dei pellegrinaggi. “I santuari mariani sono altresì luoghi in cui un’adeguata catechesi può tradursi in vera e propria evangelizzazione, con purificazione anche della pietà popolare e della spontaneità – ha concluso mons. Marchetto – luoghi di auto-purificazione e trasformazione, non centri di ‘commercializzazione spirituale’”. Perché “si compie un pellegrinaggio per convertirci di cuore, per chiedere perdono e liberarsi dalla colpa”, per avere grazie, “per esternare riconoscenza”. Importante è dunque aver cura della pastorale dell’accoglienza e delle celebrazioni delle liturgie, per consentire una partecipazione attiva del pellegrino e “un coinvolgimento profondo e spirituale” per potere “entrare nell’azione di Cristo e della Chiesa e averne una crescita in santità, una trasformazione della vita”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un commento di Ettore Gotti Tedeschi dal titolo “Demografia e sviluppo: la grande crisi”.

    All’udienza generale Benedetto XVI continua a parlare di San Paolo e saluta la Francia alla vigilia del viaggio.

    Il Papa ricorda il cardinale Antonio Innocenti al termine delle esequie celebrate dal decano del collegio cardinalizio.

    Nell’informazione internazionale, in primo piano il petrolio: cresce il prezzo del barile dopo la decisione dell’OPEC di tagliare la produzione. La situazione a Cipro: Francesco Citterich esamina le prospettive di pace e di riunificazione.

    In cultura, Ilenia Bellini illustra il progetto Custos (Cultura Università Storia Tecnologie Organizzazione Spettacolarizzazione) finalizzato alla diffusione della conoscenza del patrimonio culturale e storico del Gargano e promosso dal Dipartimento di Studi Classici e Cristiani dell’Università di Bari. Sul tema interviene Giorgio Otranto, Direttore del progetto Custos, con un articolo sulle origini del culto micaelico in Europa.

    “La parola d’ordine era fuoco, fede e ferro”. Edoardo Aldo Cerrato sui quattro secoli e mezzo dell’Oratorio di San Filippo Neri.

    Nicola Gori intervista il presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua, il vescovo Ignacio Gogorza Izaguirre.

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    Oggi in Primo Piano



    Rischiano di allargarsi le violenze anticristiane in India

    ◊   In un’intervista all’agenzia SIR, mons. Aleixo Das Neves Dias, vescovo di Port Blair, nelle Isole Andamane e Nicobare dipendenti dal governo di New Delhi, sostiene che la situazione in India "potrebbe degenerare”. Dopo le violenze anticristiane nello stato dell’Orissa costate la vita a più di 20 persone, esiste - secondo il presule - il rischio di un allargamento ad “altri Stati indiani notoriamente anticristiani, come il Gujarat, il Madhya Pradesh, il Chattisghar”. “Il governo dell’Orissa e il governo indiano - osserva - non fanno tutto ciò che si dovrebbe fare, nonostante la presenza della polizia, ma se non viene fermata in tempo, la violenza contro i cristiani rischia di propagarsi”. Mons. Dias parla anche delle minacce dei fondamentalisti indù ricevute da mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bubaneshwar in Orissa, ed elogia la decisione delle autorità di proibire la processione con le ceneri di un leader indù, occasione per nuove violenze anticristiane. Sulla situazione nella regione, Antonella Palermo ha raggiunto telefonicamente a New Delhi l'inviato del quotidiano Avvenire, Claudio Monici:

    R. - E’ una situazione che ha un po’ dell’inverosimile, perché a un occhio distratto oppure non informato di quello che sta avvenendo all’interno dello Stato dell’Orissa, si tratta di una città dove si respira un’aria di relativa tranquillità: il solito trambusto indiano, la solita povertà e tutte queste cose. Tranne che poi, quando ci si avvicina ai luoghi di culto cristiani, la cosa cambia perché sono tutti assicurati dalla presenza della polizia. E in effetti l’aria che si respira è quella di apprensione e di una tensione che c’è, che è più interna al Paese: è oltre la capitale, qualche centinaio di chilometri all'interno della giungla e nelle altre località e nel distretto di Mandaramal. Lì la situazione certamente è tesa e quello che mi è capitato ne è la cartina tornasole: essendo andato a vedere un meeting induista per curiosità professionale, appena sono stato notato, il mio aspetto occidentale li ha fatti immediatamente gridare: “Ecco, è uno di loro, è uno dei cristiani!”. Un sintomo di tensione che sicuramente esiste, anche se le notizie che arrivano dall’interno adesso non sono più quelle di un paio di settimane fa, con chiese da distruggere, gente da uccidere e sfollati. Anche perché credo che, purtroppo, questo lavoro ormai sia stato già fatto.

     
    D. - La giornata di preghiera e di digiuno, indetta domenica scorsa dalla chiesa indiana, pare sia andata bene…

     
    R. - La partecipazione qui è stata vissuta con intensità. La comunità cristiana, le varie espressioni certamente hanno un attaccamento alla fede che è sorprendente. E quello è anche il ricovero dove cercare conforto di fronte alla paura, di fronte all’ignoto, di fronte ad una situazione che comunque è di una minoranza presente in questo Paese che comunque deve fare i conti anche con l'isolamento dovuto alle lunghe distanze: per esempio, a Nuova Delhi siamo lontani due ore di aereo dalle località interessate in questo momento dalla aggressione e dalla violenza anti-cristiana. I religiosi con cui ho parlato mi hanno detto: “Per il rito domenicale non è cambiato nulla, abbiamo soltanto chiesto ai nostri fedeli di pregare di più, di unirsi ancora di più alla sofferenza: alla sofferenza di chi ha patito, appunto, anche con il digiuno”.

     
    D. - C’è qualche cristiano che cerca di camuffarsi in qualche modo?

     
    R. - Direi di no. Quelli che ho potuto incontrare, no. Certamente, agiscono delle dinamiche che a me probabilmente sfuggono, sono sconosciute. Si è parlato di conversioni, e sicuramente ci sono state. Sono popolazioni povere, rurali: popolazioni che perdono tutto, hanno paura, molto spesso non conoscono nulla al di là di quello che è la loro vita, del quotidiano, dell’oggi, non del domani. Quello che è stato ieri è già una cosa superata, perché bisogna andare avanti quotidianamente. Non ho trovato persone timorose della propria fede, direi proprio di no. Anz, la fede c'è ed è forte.

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    Crisi umanitaria a Gaza: drammatica la situazione dei palestinesi

    ◊   Sempre più drammatica la situazione a Gaza, dove prosegue il blocco totale israeliano, cominciato dopo la vittoria elettorale di Hamas. Un alto dirigente dell’ONU ha denunciato la situazione di grande difficoltà che vive la popolazione locale, definendo “vergognoso” il silenzio della comunità internazionale di fronte a questa situazione. Salvatore Sabatino ha raccolto il commento di Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente:

    R. – La situazione è sempre quella che ormai va avanti dal giugno 2007; una situazione nella quale a Gaza viene mantenuto sostanzialmente un livello di sopravvivenza. Le forniture dei generi di prima necessità, così come di carburante – che è molto importante non solo per la circolazione delle auto, ma anche per far funzionare i pozzi, le pompe e tantissime altre cose – sono mantenute ad un livello di sopravvivenza. Quel tanto che basta, cioè, a non far precipitare la situazione in una catastrofe umanitaria, che evidentemente Israele non può permettersi di far scoppiare.

     
    D. – Perché c’è così poca attenzione da parte della Comunità internazionale di fronte ad una situazione così drammatica?

     
    R. – Perché si tratta di una situazione difficile da risolvere; si fa molta fatica ad intravedere una via di uscita. E’ sintomatico il fatto che nella proposta di Olmert nel negoziato su Gaza con il presidente Abu Mazen – negoziato, questo, ormai debolissimo ed avviato dalla Conferenza di Hannapolis – si diceva semplicemente una cosa: qualsiasi accordo relativo a Gaza è subordinato all’uscita di scena di Hamas. In quella proposta non c’era una parola su come quest’obiettivo politico si potesse raggiungere. Si va avanti nelle trattative e si affronta la situazione in Medio Oriente come se la situazione di Gaza non esistesse. Da qui lo sconcerto di chi, come l’Agenzia per i rifugiati dell’ONU, si trova di fatto a dover gestire una situazione che è insostenibile.

     
    D. – La società civile della Striscia di Gaza sta proponendo la raccolta di un milione di firme da presentare al segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, per denunciare “la violazione del diritto internazionale da parte di Israele” e chiedere “la fine dell’assedio su Gaza”, definito “illegale”. Quali sono le aspettative su questa iniziativa?

     
    R. – Sono tutti modi per cercare di attirare l’attenzione. C’è stato, nei giorni scorsi, un fatto molto importante: una nave di pacifisti è di fatto riuscita a forzare il blocco e quindi ad attraccare a Gaza. Tutti questi sono tentativi di riportare questa situazione all’attenzione della comunità internazionale. Il problema è che oggi serve un’azione politica più forte; è necessario che si smetta veramente di continuare ad accantonare questo problema. Bisogna quindi ricominciare da quella che è la reale chiave di volta per arrivare così al ripristino di un accordo interno tra le fazioni palestinesi. Oggi Abu Mazen governa, tratta, viene anche a Cernobbio – come è successo pochi giorni fa – a parlare con i grandi della terra. Ma di fatto Abu Mazen è un presidente che oggi non è rappresentativo di quella che è la società palestinese. A gennaio dovrebbero – in teoria – tenersi le elezioni presidenziali nei Territori Palestinesi, ma ad oggi non è affatto chiaro se ci saranno un minimo di garanzie internazionali. Bisogna ripartire cercando di chiarire anzitutto quali siano i rapporti interni nel mondo palestinese. Non si può non pensare anche al fatto che la situazione a Gaza deve uscire dall’impasse in cui da ormai oltre un anno si è cacciata.

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    Al CERN di Ginevra l'esperimento sul Big Bang: intervista col prof. Zichichi

    ◊   Il più ambizioso progetto della fisica moderna. Così viene definito l’esperimento che si sta effettuando oggi al CERN di Ginevra, in Svizzera. L’obiettivo è quello di cercare di ricreare e capire quello che è successo pochi istanti dopo il Big Bang, la teoria oggi predominante sugli inizi dell’Universo. Tramite il più grande acceleratore del mondo, il Large Hidron Collider, LHC, vengono lanciati fasci di protoni in un tunnel lungo 27 chilometri per creare appunto delle microcollisioni. Tra i punti che si vogliono verificare c’è quello della possibilità che compaia il bosone di Higgs, detto la "particella di Dio", che potrebbe spiegare perché la materia ha massa. Gli scienziati hanno già brindato al primo giro di fascio di protoni completato con successo: è stato osservato il primo lampo al 90 per cento causato da un’interazione protone-protone. E un secondo fascio di protoni che viaggia in senso antiorario è stato iniettato nell’acceleratore. Sul significato di questo esperimento Debora Donnini ha intervistato Antonino Zichichi, membro della Pontifica Accademia delle Scienze e presidente della Federazione mondiale degli scienziati:

    R. – Noi produciamo le condizioni in cui era l’universo pochi istanti dopo il Big Bang. Pochi istanti vuol dire centesimi di miliardesimi di secondo; il Big Bang è l’istante in cui dal vuoto, dal nulla, viene prodotta un’enorme quantità di energia e un’enorme quantità di particelle che noi non conosciamo. Come tempi corretti, misurati con l’orologio del Big Bang, siamo lontanissimi. La temperatura che noi faremo al CERN è un milione di miliardi di volte più bassa di quella del Big Bang, ecco perché io ho detto niente allarmi, state tranquilli tutti, noi al CERN produrremo ghiaccioli di Big Bang. Pur tuttavia, con questa temperatura, misurata col termometro del Big Bang, bassissima - ma altissima se misurata con i nostri termometri - noi riusciremo a vedere cose prima mai viste.

     
    D. – Quindi, praticamente, ricreando queste condizioni di cui Lei parlava, si vogliono osservare una serie di cose. Fra queste cose si vuole verificare l’esistenza del bosone di Higgs, detto “la particella di Dio”, in grado di conferire massa alla realtà; è così?

     
    R. – Non di conferire: spiegare perché la realtà ha massa; spiega perché tutte le teorie fisiche avevano il difetto di non potere avere, nella loro descrizione, quella cosa che noi chiamiamo massa. Higgs è riuscito a inventare un meccanismo che può spiegare l’esistenza di questa massa. Colui che ha fatto il mondo sa come nasce la massa, e noi abbiamo come compito di decifrare quella scrittura.

     
    D. – Quindi se c’è, se si trova questa particella, nascerebbe da questi fasci di protoni, a questa altissima velocità, che - diciamo così - scontrandosi fra di loro produrrebbero appunto questa massa...

     
    R. – ...questa particella di Higgs. Se la particella di Higgs non si trova, vuol dire che dobbiamo trovare un altro modo; per capire com’è fatto il mondo c’è una sola strada, porre domande a Colui che l’ha fatto. E’ questo il significato logico di un esperimento.

     
    D. – Certo, quindi quello che si vuole vedere, appunto, è se pochi istanti dopo il Big Bang questi protoni, a questa altissima velocità, possono produrre massa di movimento e quindi poi spiegare l’esistenza della massa...

     
    R. – Si potrebbe portare qualunque cosa: perché i protoni? Perché i protoni sono le particelle più semplici che abbiamo in mano, hanno carica elettrica. Andando ad alta velocità, si acquista quella che si chiama massa di moto o energia di moto. Perché questa energia o massa di moto è importante? Perché nello scontro tra due protoni, di altissima velocità, quella cosa che è la massa di moto, si trasforma in un mondo reale che noi non possiamo qui avere, perché il nostro mondo è fatto di cose a bassissima energia. Quindi, per produrre cose nuove, il che vuol dire per produrre com’era il mondo dopo il Big Bang, ad altissima energia per noi che adesso siamo freddi, il nostro mondo è freddo, ma quando è nato era caldo; il Big Bang è la più grande esplosione di energia di particelle mai avvenuta. Creando quelle condizioni, riproduciamo com’era il mondo, che nessuno riesce a immaginare.

     
    D. – La teoria del Big Bang non è in contraddizione con la dottrina cattolica, sull’origine del mondo e sulla creazione...

     
    R. – Assolutamente no! Semmai è la conferma, perché tutto nasce in un istante dal vuoto, dal nulla; dal nulla viene fuori il mondo. Scienza e fede sono entrambi doni di Dio, dice Giovanni Paolo II; la scienza porta alla fede. Per dire il fatto che porta alla scoperta delle leggi fondamentali della natura. Che cosa è il significato delle leggi fondamentali? Che noi non siamo figli del caso, siamo figli di quella logica, quindi esiste una logica: questo ce lo dice la scienza. Se esiste una logica, ci dev’essere un autore, ecco perché credo in Colui che ha fatto il mondo. E’ più logico immaginare che le leggi fondamentali abbiano un autore, che immaginare l’esistenza di leggi fondamentali venute così, a caso.

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    Chiesa e Società



    Benedetto XVI in Francia: per il cardinale Bertone "la laicità positiva non è una minaccia"

    ◊   “Fortunatamente”, negli ultimi dieci anni, il rapporto tra Chiesa e Stato in Francia è “evoluto”. “Il presidente Sarkozy ne ha dato prova nel suo discorso al Laterano quando ha parlato di una laicità positiva che riconosce l’importanza e il valore delle religioni”. “Occorre ora che questo concetto di laicità passi a poco a poco nei fatti”. A parlare è il Segretario di Stato vaticano card. Tarcisio Bertone in una intervista rilasciata ieri al quotidiano cattolico francese “La Croix” e ripresa dall'agenzia Sir, a pochi giorni dal viaggio apostolico nel Paese di Benedetto XVI. Il Segretario di Stato vaticano stila un bilancio del rapporto attuale tra la Chiesa e lo Stato in Francia. “La concezione francese della laicità - osserva il card. Bertone – ha avuto per lungo tempo la tendenza ad emarginare la fede, accantonandola nel privato. Da parte sua, la Chiesa in Francia, che ha l’abitudine di essere in dialogo con le altre confessioni religiose e con le altre famiglie di pensiero presenti nella società francese, ha spesso fatto fatica a far comprendere che essa non parla né agisce come una lobby che cerca di far avanzare i suoi interessi, ma che vuole contribuire, attraverso i suoi interventi, alla ricerca del bene comune”. “Oggi – prosegue il cardinale nel delineare la situazione attuale – lo Stato è portato a prendere in considerazione il fatto che, nonostante l’avanzata della secolarizzazione, molti cittadini hanno una vita spirituale che ha un riverbero nella vita sociale”. Secondo il Segretario di stato, non sarebbe “né giusto né fecondo” non prendere atto di questa “realtà sociale”. “Se le parole hanno un significato – ha proseguito il porporato – la laicità positiva non costituisce una minaccia al principio di laicità né una rottura. Significa solamente che questa laicità non è cieca e non disconosce il fatto religioso. E questa è una evoluzione che la rende più sana”. “La Chiesa in Francia – aggiunge il Segretario di Stato – per il suo profondo radicamento storico nella società e per la sua esigenza missionaria ed intellettuale, ha sempre voluto essere presente nelle questioni sociali e nei luoghi dove vivono e lavorano gli uomini”. Da qui si comprende la sua attenzione per “i problemi bioetici, l’educazione e la famiglia, la vita nelle periferie, l’accoglienza e l’integrazione delle popolazioni immigrate, la cultura. La Chiesa, in Francia – conclude il cardinale Bertone – vuole rimanere fedele a questa tradizione continuando ad abbracciare con il suo sguardo e il suo impegno l’insieme delle realtà umane”. (R.P.)

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    Il cardinale Caffarra: "sui martiri di Orissa assordante silenzio dei media"

    ◊   “Perché ci si mostra più preoccupati della sorte degli orsi polari che di uomini e donne colpevoli solo di aver scelto la fede cristiana?”. E’ questa la domanda da cui è partito il cardinale Carlo Caffarra durante la Messa celebrata in occasione della Giornata di preghiera e digiuno per i cristiani perseguitati dello stato indiano dell’Orissa. “Noi ci troviamo in Cattedrale” ha detto l’arcivescovo di Bologna “perché, facendo nostro l’accorato appello del Santo Padre, vogliamo condividere la stessa passione di chi è perseguitato per il nome del Signore”. “Non possiamo però non sentire” ha aggiunto “l’assordante silenzio che i mezzi della comunicazione, esclusi quelli cattolici, stanno mantenendo su queste gravi violazioni a fondamentali diritti della persona: il diritto alla vita, e il diritto alla libertà religiosa”. Il martirio, ha ricordato il cardinale “disturba gravemente chi ritiene che alla fine tutto è negoziabile; chi nega che esista qualcosa di indisponibile e che non può essere mercanteggiato. Il martire – ha aggiunto il porporato - esalta la dignità della persona in modo che non può che essere censurato da chi pensa che alla fine l’uomo è solo un frammento corruttibile di un tutto impersonale. La grandezza del martire smaschera la povera nudità del relativismo”. In questa prospettiva i fratelli e le sorelle perseguitati “ci stanno dando il più grande insegnamento sull’uomo, sulla sua dignità, sulla sua altissima vocazione”. “Solo chi riconosce come unico Signore il Cristo” ha concluso il cardinale “non piega le ginocchia davanti a nessun altro padrone. È l’atto di adorazione la vera liberazione della nostra libertà. Libertà da ogni tradizione culturale, da ogni costume e classificazione sociale, come ci stanno insegnando i nostri fratelli e sorelle perseguitati: libertà di donarsi”. (Da Bologna: Stefano Andrini)

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    Giornata mondiale della prevenzione del suicidio: ogni anno un milione di vittime nel mondo

    ◊   “Pensare globalmente, organizzare nazionalmente, agire localmente” è il tema dell’odierna Giornata mondiale della prevenzione del suicidio, promossa dall'International Association for Suicide Prevention in collaborazione con l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Un milione di morti all’anno, una vittima ogni 40 secondi nel mondo. Sono le drammatiche cifre che fotografano il fenomeno dei suicidi che rappresenta circa il 3% fra le cause di morte; la prima tra gli adolescenti sotto i 15 anni in Paesi come Cina, Svezia, Irlanda, Australia e Nuova Zelanda. In Europa si calcola che siano 58 mila i suicidi durante l’anno, un numero che supera le vittime di incidenti stradali e AIDS. L'Organizzazione Mondiale della Sanità valuta che dal 1950 al 1995 la percentuale di morti per suicidio sia cresciuta globalmente del 60%. Il 70%, in maggioranza persone depresse, annuncia la propria fine ma sono gli uomini che si tolgono la vita in misura 3 volte maggiore mentre le donne tentano di più il suicidio. In Italia il fenomeno è fortunatamente in controtendenza: quasi un 4% in meno rispetto al 2007, la regione con il più alto tasso di suicidi è il Friuli Venezia Giulia. Gli esperti chiedono maggiore prevenzione. Nonostante le ricerche dedicate ai fattori di rischio e ai comportamenti suicidari, solo recentemente i dati emersi si stanno trasformando in programmi dedicati alla riduzione del rischio. C’è da investire sulla consapevolezza che il suicidio è una delle cause di morte che più di ogni altra può essere prevenuta a partire dal riconoscimento dei segni premonitori ai quali far seguire la cura e la terapia da parte di specialisti. Necessario dunque promuovere interventi mirati affinchè questa tragica realtà non resti, nei numeri e nei fatti, soltanto un’emergenza. (A cura di Benedetta Capelli)

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    Rapporto ONU: in forte crescita l’abuso di droghe sintetiche nei Paesi in via di sviluppo

    ◊   Cresce in modo preoccupante il consumo di droghe sintetiche, quali ecstasy e anfetamine, nel sud-est asiatico e in Medio Oriente mentre risulta stabile in nord America, Europa e Oceania. Lo evidenzia il rapporto annuale sul consumo di anfetamine, metanfetamine ed ecstasy dell'Ufficio delle Nazioni Unite per la lotta contro la Droga e il Crimine (UNODC), presentato ieri a Bangkok. Un fenomeno che il direttore dell’UNODC, Costa, ritiene sia legato “ai miglioramenti sul piano economico di molti Paesi, con stipendi che negli anni sono aumentati e una ricchezza che si è andata distribuendo, unita a controlli di frontiera inadeguati rispetto a quelli necessari”. Per Costa, le droghe sintetiche sono erroneamente ritenute innocue, “ne deriva – ha detto - un atteggiamento tollerante e talvolta indulgente nelle politiche di prevenzione e controllo con la sola reale conseguenza di rallentare le azioni veramente necessarie”. Il direttore dell’UNODC sottolinea ancora come il consumo di tali sostanze sia altamente rischioso perché dà dipendenza, provoca gravi disturbi mentali e danni cerebrali e tra gli effetti più comuni possono provocare paranoia, collasso, violenza, ed emorragie interne. Allarmanti i dati per l'Arabia Saudita, dove nel 2006 sono state sequestrate più di 12 tonnellate di anfetamine, pari a un quarto del totale delle sostanze sequestrate a livello mondiale. Boom di laboratori per la preparazione di metanfetamine in Sud Africa. (B.C.)

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    Alluvioni ed emergenza fame nel Corno d’Africa

    ◊   Si sta consumando una vera catastrofe nell’Africa occidentale, flagellata dalle alluvioni che hanno seminato morte, distrutto case, infrastrutture e coltivazioni di almeno 130 mila persone. Per l’Ufficio ONU per il coordinamento degli aiuti umanitari, come riporta Avvenire, in Ghana sono 61 mila gli sfollati, in Togo 24 mila, 33 mila in Niger e 4 mila in Burkina Faso. Esiste un forte pericolo di epidemie in particolare di colera. Le agenzie umanitarie hanno proposto ai governi di facilitare l’attraversamento dei confini per portare lenzuola, zanzariere e cibo; è al vaglio anche la costruzione di un nuovo piano urbanistico per collegare meglio le zone rurali. Oltre alle alluvioni, sono la siccità e l’aumento dei prezzi del cibo – circa il 500% – i fattori che più pesano sulle già provate condizioni di vita della popolazione. Pertanto per fronteggiare le emergenze, l’ONU ha chiesto maggiori aiuti ai Paesi donatori. Già a giugno erano stati stanziati 300 milioni di dollari e distribuiti 10 mila medicinali nelle regioni più colpite. Importante anche l’appello lanciato dall’UNICEF, per l’agenzia ONU sono almeno 3 milioni i bambini nel Corno d’Africa che si trovano in pericolo di vita per mancanza di cibo, acqua e cure mediche; vittime di un'emergenza che colpisce oltre 14 milioni di persone. Il direttore regionale dell’UNICEF ha chiesto una più forte mobilitazione internazionale ma ha anche denunciato le difficoltà degli operatori umanitari a svolgere il loro lavoro, spesso sono ostacolati da funzionari di governo o sono obiettivo dei gruppi armati. (B.C.)

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    Unione Africana: nasce il “Ministero della Società civile”

    ◊   Dopo tre anni e mezzo di gestazione, il Consiglio sociale, culturale ed economico dell’Unione Africana è diventato finalmente realtà. Il nono organismo ufficiale dell’UA, come spiegato dall'agenzia MISNA, andrà a svolgere la funzione di Ministero della Società civile del continente e sarà costituito da rappresentanti eletti dalle organizzazioni dei paesi membri. L’inaugurazione del Consiglio è stata presieduta dal capo di stato tanzaniano e presidente di turno dell’Unione Africana, Jakaya Kikwete, che ha espresso piena soddisfazione per il nuovo progetto portato a termine. “È la prima volta che un’istituzione come l’Unione Africana, che iniziò come un’organizzazione tra governi, incorpora attori non istituzionali, dando loro pieno diritto di compartecipazione al processo decisionale delle scelte politiche”, ha detto Kikwete, definendo il lancio del Consiglio “un altro passo importante e cruciale verso il consolidamento dell’architettura dell’Unione Africana”. Dalla sua nascita, nel 2002, l’Unione Africana ha già organizzato altri otto organi ufficiali, come il Parlamento panafricano e il Consiglio esecutivo. (D.B.)

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    Zimbabwe: il presidente dei vescovi chiede di attuare gli accordi tra governo e opposizione

    ◊   “Dal periodo coloniale al periodo successivo all'indipendenza, i governi non sono riusciti a favorire la costruzione di una società che sia rispettosa della dignità di tutte le persone e a garantire la sicurezza, la giustizia e la pace”. Così mons. Robert Christopher Ndlovu, arcivescovo di Harare e presidente della Conferenza Episcopale dello Zimbabwe, individua le cause profonde della crisi nel quale il Paese è sprofondato negli ultimi anni. Mons.Ndlovu, ha presentato una relazione sulla situazione del Paese all'incontro tra la Conferenza Episcopale dello Zimbabwe con la Conferenza Episcopale dell'Africa Australe che si tiene fino a domani a Pretoria, in Sudafrica. “L'esclusione di carattere economico, politico e sociale ha favorito lo sviluppo del razzismo, di una concezione negativa delle etnie, la discriminazione di genere e il pessimismo tra i giovani. Il fallimento della leadership nazionale ha minato la reale possibilità di creazione di una giusta e pacifica nazione caratterizzata dal rispetto della vita umana, della proprietà e della dignità umana. Essa ha inoltre omesso di facilitare la vera guarigione e la riconciliazione dopo la lotta di liberazione” afferma mons. Ndlovu, nel suo intervento, inviato all'Agenzia Fides. Il presule guarda con speranza al Memorandum d'intesa tra il partito del Presidente Mugabe e le due principali formazioni dell'opposizione: “la speranza è che i nostri leader siano sinceri quando affermano che si impegnano a “porre fine alle divisioni, al conflitto e all'intolleranza che hanno caratterizzato la nostra vita politica" e che essi sono “determinati a costruire una società libera dalla violenza, dalla paura, dall'intimidazione, dall'odio, dalla corruzione e fondata invece sulla giustizia, sull'equità, sulla trasparenza, la dignità e l'uguaglianza”. L'arcivescovo di Harare chiede però che il Memorandum d'intesa sia applicato immediatamente, soprattutto per quel che concerne la fine delle violenze politiche. Una dei punti dell'accordo prevede infatti lo smantellamento delle strutture della violenza. Mons. Ndlovu ricorda in particolare che vi sono ancora persone di una certa affiliazione politica che sono in stato di detenzione ed altre che continuano ad essere molestate perché sostengono alcuni partiti politici. “Questo deve cessare immediatamente” afferma l'arcivescovo di Harare che sottolinea anche che “per la Chiesa è difficile o impossibile in alcune aree dare aiuto agli sfollati”causati dalla violenza politica. (R.P.)

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    Conferenza internazionale a Parigi per far diventare la malaria “una malattia del passato”

    ◊   Sconfiggere definitivamente la malaria, una malattia che in Africa continua a uccidere tre milioni di persone all’anno e a incidere sul 40 per cento della spesa sanitaria di ogni paese. E’ questo l’obiettivo della conferenza internazionale dal titolo “Insieme, facciamo della malaria una malattia del passato”, in corso di svolgimento a Parigi. La manifestazione, inaugurata ieri dal presidente francese Nicolas Sarkozy, prevede una serie di incontri e tavole rotonde tra esperti, studiosi e ricercatori del Sud e del Nord del mondo per fare il punto sulla lotta a questa malattia. “Abbiamo già tra le mani tutto quello che serve per sconfiggere la malaria - ha detto Michèle Barzach, ministro francese per la Sanità -. Ora ci dobbiamo mobilitare per garantire realmente che questa malattia faccia parte del passato, altrimenti non possiamo sperare di raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del Millennio (MDG)”. Secondo le istituzioni finanziarie internazionali, come riportato dall’agenzia MISNA, la malaria causa ogni anno una perdita pari a circa 10 miliardi di euro nel prodotto interno lordo dei paesi dell’Africa sub-sahariana, dove la lotta a questa malattia impegna il 40% della spesa sanitaria pubblica. Gli organizzatori della settimana di mobilitazione hanno però voluto anche sottolineare i risultati incoraggianti che giungono da diversi paesi, come Ruanda, Togo o Zambia, dove, attraverso l'uso di zanzariere impregnate di insetticida, la mortalità infantile è diminuita di oltre il 50%. (D.B.)

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    Ecuador: iniziative religiose e pastorali in vista del referendum sulla nuova Carta Costituzionale

    ◊   Per il fine settimana, i vescovi ecuadoriani hanno indetto iniziative religiose e pastorali per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica, delle autorità politiche e dei legislatori sul contenuto di alcuni articoli riguardanti la vita, la famiglia e il matrimonio, che saranno sottoposti il 28 settembre a referendum popolare. In concreto, gli ecuadoriani dovranno approvare o rifiutare in blocco la nuova carta Costituzionale elaborata dall'Assemblea costituente e voluta dal presidente Rafael Correa. Le iniziative variano da diocesi a diocesi, si tratta di modalità operative differenti che rispettano le caratteristiche delle singole comunità ecclesiali. Dunque, il fatto che a Quito ci saranno solo veglie di preghiere e non messe all'aperto come accadrà a Guayaquil, non è - come scrive una parte della stampa dell'Ecuador - il riflesso di una "divisione all'interno della Chiesa tra gli arcivescovi di queste due città". In queste ore tutti i vescovi continuano a ricordare il documento principale con cui, lo scorso 28 luglio, l'episcopato fissò con chiarezza la posizione della Chiesa cattolica, ribadita poi nella cornice del terzo Congresso americano missionario (Cam3) che si è svolto proprio nella capitale ecuadoriana. Si indicano non solo gli aspetti positivi del testo costituzionale, ma anche gli articoli che non possono essere accettati da parte di un cattolico. Tra questi l’articolo 15-(I) che parla del “diritto alla vita e l’integrità fisica, psicologica e sessuale” di ogni persona ma senza specificare che la vita è la prima integrità da difendere poiché ha un suo inizio nel concepimento e una sua fine naturale nella morte non provocata. L’altro articolo è il numero 66 che “garantisce ad ogni uomo ed ogni donna l’esercizio dei suoi diritti sessuali e dei suoi diritti riproduttivi”, ma che secondo la Chiesa è vago e generico poiché in nome di questi “diritti” non meglio precisati, potrebbe poi essere introdotto l’aborto e il matrimonio omosessuale. Mons. Raúl Vera Chiriboga, arcivescovo di Quito, ha inviato una lettera a tutti i sacerdoti della diocesi chiedendo preghiere in vista delle decisioni che ciascun cittadino deve prendere in coscienza, “illuminato dalla Parola di Dio e dalla Dottrina Sociale della Chiesa”. “Una decisione che richiede prima la riflessione e poi il confronto”, spiega l’arcivescovo che rivolge anche un appello ai sacerdoti affinché invitino tutta la comunità cattolica “ad intensificare in questi giorni la preghiera a Gesù, Principe della Pace; per il rispetto della vita, dono di Dio e primo diritto; per la famiglia, Chiesa domestica e fondamento della società; per il rispetto di ogni persona”. Mons. Vera Chiriboga chiede inoltre che domenica prossima, Solennità dell’Esaltazione della Santa Croce, il Sacrificio della Messa celebrato in tutte le chiese parrocchiali e nelle comunità religiose, venga offerto per queste intenzioni. Nel giorno della vigilia, commemorando la Vergine Addolorata, il presule chiede ancora che vengano realizzate veglie di preghiera. “Contiamo sulla partecipazione attiva, entusiasta e apostolica del consiglio arcidiocesano dei laici e dei diversi Movimenti laicali, che hanno tra l’altro suggerito iniziative che accogliamo con gioia: visita giornaliera al Santissimo Sacramento, preghiera del Santo Rosario, preghiera dell’Angelus e digiuno i venerdì di questo mese, per rendere più forte la nostra comunione fraterna”, afferma l’arcivescovo di Quito. In altre diocesi, come a Guayaquil per esempio, l’arcivescovo mons. Antonio Arregui concelebrerà una messa all’aperto e si aspetta una grande partecipazione di fedeli. (L.B.)

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    Appello dell’arcivescovo di San Salvador per elezioni trasparenti e corrette

    ◊   Un appello alle autorità e all’opinione pubblica affinché “sia fatto il possibile per garantire la correttezza e la trasparenza del processo elettorale” è stato lanciato domenica scorsa dall’arcivescovo di San Salvador, mons. Fernando Saenz Lacalle, nella sua abituale conferenza stampa dopo la celebrazione eucaristica. Il presule ha preso spunto dall’apertura, il primo settembre scorso, della campagna elettorale che porterà il Paese alle urne il 18 gennaio 2009. Oltre 4 milioni di salvadoregni dovranno eleggere il nuovo Parlamento e le assemblea municipali e poi, il 15 marzo, il presidente e vice presidente. In particolare, mons. Saenz Lacalle, ha parlato dei compiti del Tribunale supremo elettorale al quale spetta la responsabilità costituzionale di vigilare sulla trasparenza e la legittimità delle consultazioni. “Quest’organismo - ha sottolineato - non solo deve fare bene le cose, ma deve farle anche con la massima trasparenza”. Sui compiti di questo tribunale si è molto parlato in questi giorni poiché osservatori dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) hanno segnalato la “assoluta necessità di procedere al controllo degli elenchi elettorali per eliminare i doppioni e le persone defunte”. L’arcivescovo della capitale salvadoregna ha molto insistito sul fatto che la trasparenza di un processo elettorale si “prepara con serietà e con anticipo” onde evitare le decisioni dell’ultimo momento che spesso, perché affrettate, “rischiano di complicare le cose”. “È fondamentale che il tribunale – ha aggiunto mons. Fernando Saenz Lacalle – non semini dubbi e al contrario, generando fiducia e credibilità, sia un incentivo perché tutti sentano il dovere di votare”. Rivolgendosi poi ai partiti politici, l’arcivescovo salvadoregno ha chiesto anche uno sforzo per procedere al rinnovo della classe dirigente in particolare, “introducendo fra i candidati cittadini esemplari non necessariamente legati ad organizzazioni partitiche”. Infine, come ha già fatto in passato la Conferenza episcopale salvadoregna, mons. Fernando Saenz Lacalle, ha espresso l’auspicio per una campagna serena e senza violenze perché “la libertà consiste nel rispetto delle differenze”. “Io desidero che tutti rispettino le mie scelte ma – ha aggiunto - ho obbligo di rispettare l’opinione degli altri”. Poi ha lanciato un ultimo appello: “tra tutti i salvadoregni deve esistere e regnare – ha continuato - uno spirito fraterno di collaborazione. Questa collaborazione e non le imposizioni faranno di tutti noi una nazione forte”. (L.B.)

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    Domani l’apertura in Polonia del Congresso dei medici cattolici europei

    ◊   “La legge naturale e la legge statutaria nella medicina europea oggi” è il tema dell’XI Convegno Europeo delle Associazioni di Medici Cattolici (FEAMC) che prenderà il via domani a Danzica, in Polonia. Ad aprire i lavori sarà il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Nel presentare il Congresso il presidente della FEAMC, il prof. Josef Marek, ha evidenziato che i medici cattolici sono chiamati a contrastare tutte quelle pratiche scientifiche e mediche contrarie all’etica quali l’aborto, la clonazione o l’eutanasia, ma non possono tuttavia limitarsi a dire “no”. Essi devono anche promuovere la cultura e l’inestimabile valore della vita. In concreto: le cure palliative e l’assistenza spirituale alle persone anziane, l’educazione dei bambini per proteggerli dalla droga e dalla criminalità e il rispetto della dignità delle persone disabili. È fondamentale - conclude quindi il prof. Marek - che i medici cattolici non siano solo professionalmente preparati, ma anche persone affidabili e dotati di grande umanità. Al Congresso, ospitato presso il Collegio Biomedico dell’Università di Danzica, partecipano 300 medici, in gran parte provenienti dalla Polonia, ma anche da numerosi Paesi del Vecchio Continente. Il programma prevede cinque sessioni su altrettanti tematiche: “Le legge naturale e la legge statutaria nella medicina”; Problemi bioetica nella medicina prenatale”; “Sostegno alla vita - Aspetti etici e legali”; “Malattie della civiltà come sfida per lo Stato, per il medico e per il paziente”; “Santità della vita umana – Il medico come servitore della vita”. Nelle giornate del 13 e 14 settembre sono previste 35 relazioni. Nell’intervento di apertura il cardinal Barragán esporrà gli attuali orientamenti dell’ONU in materia di bioetica, all’origine di legislazioni spesso contrarie ai principi etici cui sono chiamati ad attenersi i medici cattolici. I lavori si concluderanno domenica 14 settembre con l’adozione di una Dichiarazione finale sul codice etico del medico cattolico.(L.Z.)

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    L’Europa si confronta sul delicato tema dei minori

    ◊   “Se desideriamo un’Europa di domani fondata sulla pace, la libertà, il rispetto, la tolleranza, la cooperazione e l’uguaglianza, allora dobbiamo assolutamente insegnare ai nostri bambini il vero senso di tutti questi concetti”. Lo ha sottolineato il ministro svedese della Salute e degli Affari sociali, Goran Hagglund , durante il suo intervento alla conferenza “Costruire un’Europa per e con i bambini. Verso una strategia per il 2009-2011”, promossa dal Consiglio d’Europa a Stoccolma. All’incontro, in programma fino all’11 settembre, partecipano 300 rappresentanti di governi, istituzioni internazionali, organizzazioni non governative, enti locali, nonché parlamentari, giudici e insegnanti. L’obiettivo dell’appuntamento svedese è quello di “valutare i progressi realizzati dal lancio del programma ‘Costruire un’Europa per e con i bambini’ e individuare gli elementi” di un’azione comune fra i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa. L’incontro, come spiegato dall’agenzia Sir, prevede momenti seminariali e sedute plenari, durante le quali si discuterà di violenza nei confronti dei bambini, di giustizia a misura di bambino e della possibile partecipazione dei minori ai dibattiti che trattano temi a loro vicini. (D.B.)

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    Le Missione Cattoliche Italiane in Europa si incontrano per discutere di diversità e condivisione

    ◊   “Nella diversità, percorsi di condivisione e solidarietà”: sarà questo il tema del seminario che riunirà, per una settimana, i delegati delle Missioni Cattoliche Italiane a Lione, in Francia. L’obiettivo del convegno, in programma dal 15 al 21 settembre, è quello di comprendere meglio cosa significa “stare in Europa, condividere una grammatica antropologica e lavorare insieme per il bene comune”. L’iniziativa, promossa dalle Missioni cattoliche italiane di Germania, Svizzera, Benelux, Francia ed Inghilterra, con la collaborazione della Fondazione Migrantes, l’INAS–CISL e la FAI-ACLI, si articolerà in due momenti, uno formativo e l’altro convegnistico, ed è stata preceduta da una serie di incontri nazionali. I promotori del seminario, come spiegato all’agenzia SIR, intendono “contribuire alla riflessione sui fenomeni economici, culturali e sociali che stanno coinvolgendo le persone, le famiglie e le comunità in Europa, dove cresce l’emarginazione, la povertà, la disuguaglianza e l’ingiustizia”. Le questioni sociali e della cittadinanza assumono dunque, per gli organizzatori, “una nuova centralità, attraversate come sono dalle problematiche legate alla crescente mobilità, vecchia e nuova, che impatta con contesti interculturali e interreligiosi con cui occorre dialogare e confrontarsi”. (D.B.)

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    In Svizzera l’incontro del Consiglio Ecumenico delle Chiese sulla pace in Medio Oriente

    ◊   “La Terra promessa” è il tema scelto per l’incontro ecumenico dedicato alla pace nel Medio Oriente che prende il via oggi a Berna, in Svizzera, su iniziativa del Consiglio Ecumenico delle Chiese, l'organismo per l'unità dei cristiani. “Approfondire la comprensione ecclesiale delle promesse bibliche relative alla terra mediorientale” è lo scopo indicato da Michel Nseir, uno degli organizzatori all’Osservatore Romano, “quello che cerchiamo di affermare – aggiunge - è che i diversi approcci agli stessi concetti biblici e teologici, sono legittimi e possibili”. Nseir aggiunge che le diversità non devono impedire di realizzare un'azione comune per la pace perché gli approcci “dovrebbero essere, in ogni caso, tutti basati su un comune denominatore: il rispetto della dignità e della libertà dell'uomo”. L'iniziativa prende le mosse da una precedente conferenza svoltasi ad Amman, in Giordania, nel giugno del 2007, promossa sempre dal Consiglio Ecumenico delle Chiese, dalla quale è scaturito l'impegno dell'unità nell'azione per la pacificazione, redatto in un documento finale dal titolo “Amman Call”. Gli organizzatori, con questo incontro, intendono dare un contributo concreto sulla strada del dialogo, sostenere le comunità dei fedeli che vivono la tragedia della guerra. In questo ambito anche i cristiani sono chiamati a fornire il loro apporto mettendo in luce le comuni opinioni piuttosto che le diversità sul conflitto. Il meeting di Berna produrrà degli atti che verranno pubblicati probabilmente all'inizio del 2009 ai quali seguirà un manuale, ausilio per una riflessione costante sulla tragedia della guerra, da distribuire nelle varie comunità ecclesiali. Tre sono le linee su cui si svilupperà il testo: l'imperativo etico e teologico per una giusta pace; l'imperativo ecumenico per l'unità nell'azione; l'imperativo evangelico per la solidarietà. (B.C.)

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    Filippine: radio cattolica lancia un programma di aiuti umanitari

    ◊   “Operazione Tabang”: si chiama così la campagna lanciata dalla radio cattolica filippina DxDD con un apposito programma per aiutare le famiglie sfollate nella provincia di Lanao del Norte. Lì è in corso un conflitto tra le forze governative e i ribelli del Fronte Islamico Moro. L’emittente radiofonica trasmette nella provincia di Ozamiz, che include Dipolog, Pagadian, Lligan e Marawi. L’iniziativa è stata avviata in cooperazione con il Centro di azione sociale dell’arcidiocesi, la Commissione arcidiocesana per l’Educazione, e il Consiglio superiore degli studenti della Università di Misamis. Fino ad ora, il programma è riuscito a far raccogliere quantità consistenti di cibo, abiti usati, donazioni in denaro ed utensili da cucina: tutto materiale che è stato portato presso la parrocchia di Santa Croce di Kolambugan, nel Lanao del Norte. Attraverso la sua programmazione, inoltre, l’emittente radiofonica incoraggia gli ascoltatori ad essere generosi e a sviluppare lo spirito cristiano di condivisione, per contribuire al processo di pace nel Paese. (I.P.)

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    Ringraziamenti all’Italia da parte della Caritas Georgia per gli aiuti durante il conflitto nel Caucaso

    ◊   Giornate di preghiera e aiuti materiali: su queste due direttrici si è articolato l’impegno della Caritas Italiana, delle 220 Caritas diocesane e delle 25 parrocchie che, in questo modo, hanno fornito assistenza e solidarietà alla popolazione della Georgia. Un sostegno, consistente anche nel milione di euro stanziato dalla presidenza della Conferenza episcopale italiana, che ha sorpreso il direttore della Caritas Georgia. Come riporta l’Osservatore Romano, padre Witold Szulcynki in un messaggio ha ringraziato per la “catena di solidarietà e di amicizia” che si è formata. Caritas Georgia fornisce ogni giorno a Kutaisi 40 pasti caldi, distribuisce vestiario e prodotti alimentari. A Gori, altra città segnata dal conflitto, sono numerosi gli sfollati collocati nelle tende. Lì è stata anche allestita una cappella dove, riferisce padre Szulcynki, ha visto pregare tanta gente, “un luogo dove possono trovare conforto e sollievo”. Secondo i dati dell’UNHCR sono circa 150 mila in Georgia gli sfollati mentre il resto è accolto nei campi lungo la frontiera che separa l’Ossezia del Sud e del Nord. (B.C.)

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    Kenya: i preparativi per l'incontro internazionale organizzato dalla Comunità di Taizé

    ◊   Migliaia di giovani tra i 18 e i 30 anni provenienti da tutto il mondo sono attesi a Nairobi, in Kenya, dal 26 al 30 novembre prossimi, per pregare insieme e conoscere popoli e culture diverse. L’incontro internazionale è organizzato dalla Comunità di Taizé ed arriva dopo i raduni dello scorso anno, tenutisi a Cochabamba, in Bolivia e nella città svizzera di Ginevra. Intitolato “Assieme, cercare dei cammini di speranza”, “questo incontro – si legge sul sito della Comunità di Tazié - ha lo scopo di aiutare i giovani nella loro ricerca di Dio e nel loro desiderio di impegnarsi nella Chiesa e nella società. La fiducia, la pace e la riconciliazione ne saranno i temi centrali”. I giovani che parteciperanno all’incontro saranno ospitati dalle famiglie e dagli istituti religiosi locali. “Il programma delle giornate – si legge ancora sul sito - includerà preghiere e tempi di condivisione, al mattino nelle parrocchie e istituti religiosi della città, e a partire da mezzogiorno in un campus tutti assieme”. La Comunità di Taizé invita poi i giovani a prepararsi all’evento, pregando ognuno con la propria comunità locale e cercando di imparare a conoscere meglio la cultura africana, magari “andando a visitare degli africani che abitano vicino a noi, o incontrando delle persone che hanno soggiornato in Africa recentemente per progetti di cooperazione o di missione, cercando delle informazioni sulla storia dell’Africa e delle Chiese nell’Africa orientale”. Inoltre, il sito ricorda che tutti i giovani europei che desiderano andare a Nairobi “sono invitati a passare una settimana a Taizé per familiarizzare con i diversi aspetti del viaggio e del programma, e per prepararsi alla scoperta di una città e di una cultura diversa dalla propria”. La Comunità di Taizé, lo ricordiamo, è stata fondata nel 1940 da Frère Roger, nel villaggio francese di Taizé. Ucciso il 16 agosto 2005 durante la preghiera serale, all’età di 90 anni, Frère Roger è stato sostituito da Frère Alois, scelto da lui già da tempo come suo successore alla guida della Comunità. (I.P.)

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    Prosegue a Toledo il XV Congresso internazionale di archeologia cristiana

    ◊   Tra le tante nazioni rappresentate al XV Congresso internazionale di archeologia cristiana di Toledo c’è anche Israele, con  le università di Gerusalemme e Tel Aviv. E’ stato anche messo in evidenza il rapporto tra edifici di culto bizantini e forma della liturgia; di fatto, in Medio Oriente, la forma liturgica  è di difficile interpretazione sia per la mancanza di testi, sia per la difficoltà dello studio a causa delle molte modifiche costruttive delle basiliche. Dalla Spagna, molti gli studi presentati su complessi monastici di epoca visigota, con un intervento del curatore del congresso Jorge Lopeza Quiroga della UAM, Università autonoma di Madrid, sull'impatto del monachesimo nella urbanizzazione. Tra le novità, anche i risultati degli scavi della chiesa di Kiev di Desyatynnata, la più antica  della Russia costruita in pietre e mattoni e  distrutta nel 1240 dalle invasioni mongole. E per chi crede che della Basilica vaticana ormai si sappia già tutto, ecco la sorpresa: nei lavori per il Giubileo del 2000 è stata ritrovata un’iscrizione inedita sfuggita agli scavi degli anni ‘40. “At Petru” è la più antica iscrizione nella basilica costantiniana ritrovata fin ora dedicata all'Apostolo, incisa a brevissima distanza dalla sua tomba. Si trova in uno dei grandi blocchi di marmo che sostengono il presbiterio della Basilica di Costantino sulla quale poggia una colonna. Si tratta probabilmente di una indicazione di cantiere che indica come un certo blocco di marmo sia stato destinato alla fabbrica della Basilica. L’archeologia è quindi vista anche come lo studio delle antiche abitudini di costruzione e di cantieri, cioè di vita comune. I lavori proseguono e domani il comitato promotore con i rappresentanti di ogni nazione presente al congresso, deciderà la sede del XVI CIAC, tra cinque anni.(Da Toledo: Angela Ambrogetti)

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    Oltre 150 mila candidati per l’evento “La Bibbia giorno e notte”

    ◊   Oltre 150 mila visitatori in soli dieci giorni. A tanto ammonta il numero degli utenti che, dallo scorso 26 agosto, si sono collegati al sito per aderire al progetto di lettura integrale e continua della Bibbia, promosso da Rai Vaticano, Rai Uno, Rai Educational e Rai Net nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme. L’evento “La Bibbia giorno e Notte”, in programma dal 5 all’11 ottobre e trasmesso in diretta dalla Rai, consisterà nella lettura ininterrotta delle Sacre Scritture per una trasmissione della durata di 139 ore. I protagonisti del progetto saranno 1250 lettori - uomini e donne di tutte l’età, di ogni ceto sociale, fede e ideologia - selezionati tra gli oltre 150 mila candidati che finora hanno fatto pervenire la loro adesione volontaria. “L’apertura del sito - hanno spiegato i promotori dell’iniziativa all’agenzia Sir - ha dimostrato, ancora una volta, che gli italiani sono un popolo di cybernauti. C’è stata una risposta davvero straordinaria da tutte le regioni italiane e anche dall’estero”, con una “significativa vivacità” dal Sud del nostro Paese. Il sito web permetteva di indicare anche il brano biblico preferito: Salmi, Qoelet, Giobbe, le storie dei Patriarchi e di Giuseppe nell’Esodo, la Seconda Lettera ai Corinzi, il Vangelo di Giovanni sono stati i più gettonati. Il Cantico dei Cantici è risultato essere il più ambito dall’universo femminile. Per tutta la durata di “La Bibbia giorno e Notte”, la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme sarà aperta al pubblico 24 ore su 24. (D.B.)

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    Il vescovo di Grosseto è la nuova guida spirituale delle Misericordie d’Italia

    ◊   Da Porto Santo Stefano, colorata di giallo e blu per il terzo meeting regionale delle Misericordie toscane, arriva l’annuncio che mons. Franco Agostinelli assumerà la guida spirituale delle Misericordie d’Italia. Delle oltre 700 associazioni di volontariato presenti nel Paese oltre la metà è, infatti, insediata in Toscana. Gabriele Brunini, presidente nazionale delle Misericordie, ha spiegato che mons. Agostinelli è stato scelto anche perché responsabile della pastorale della Toscana. Intensi i tre giorni di Santo Stefano scanditi da laboratori, dibattiti, riunioni e preghiere, il cui filo conduttore è stata la figura di Madre Teresa di Calcutta: la personificazione moderna della carità. L’incontro ha avuto lo scopo di rilanciare la cultura del dono, ma non solo, quest’anno, per la prima volta in via ufficiale, sono stati invitati anche i giovani con l’obiettivo di creare un vero e proprio Movimento Giovanile delle Misericordie. (B.B.)

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    Il Santuario piemontese di Belmonte riprende le attività dopo le aggressioni di agosto

    ◊   Torna lentamente alla normalità l’attività del Santuario mariano di Belmonte, vicino Torino, affidato ai Frati Minori del Piemonte. Lo scorso 26 agosto, i religiosi sono stati aggrediti brutalmente da sconosciuti, rimanendo gravemente feriti. Ma ora, si legge in una nota della Curia Provinciale dei Frati, il Santuario guarda “con fiducia alla ripresa della vita”. Domenica scorsa, ad esempio, è stata celebrata la Santa Messa annuale per gli Alpini di Ivrea, con una “commovente affluenza e affetto degli Alpini che hanno sfilato e pregato con profonda partecipazione”. Numerose anche le famiglie, gli anziani e i giovani che hanno riempito la Chiesa, “tutti importanti – continua la nota – per riprendere il cammino di servizio, sotto la protezione della Vergine di Belmonte”. Tra le attività in ripresa, informano i Frati, c’è la Messa domenicale delle ore 17.00, mentre il Santuario resterà ancora chiuso nei giorni feriali. Dal 15 settembre, inoltre, alle ore 16.30, sul sagrato della Chiesa si svolgerà la recita del Rosario: “una preghiera semplice che in queste valli risuona da generazioni, per sentirci in comunione fraterna e per chiedere le grazie che più ci stanno a cuore”. Infine, riguardo allo stato di salute dei frati rimasti feriti nell’aggressione, la Curia Provinciale informa che “continua il graduale miglioramento di padre Martino e fra’ Salvatore, mentre permangono stazionarie e critiche le condizioni di padre Sergio e di padre Emmanuele”, il quale è stato trasferito all’Ospedale Cottolengo di Torino. (I.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Dopo la decisione dell’OPEC di ridurre la produzione di greggio, risale il prezzo del petrolio

    ◊   Sono in rialzo le quotazioni del petrolio, dopo la decisione dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC) di tagliare la produzione di greggio di oltre 500 mila barili al giorno. A Londra il Brent è risalito a 101,17 dollari al barile, dopo aver toccato i 98,89 dollari sui mercati asiatici. A New York la quotazione è di 104,13 dollari sul circuito elettronico. Sul significato della decisione dell’OPEC, Stefano Leszczynski ha intervistato Mario Deaglio, docente di Economia internazionale all’Università di Torino:


    R. - Significa che c’è stato un chiaro ‘altolà’ al mercato per non far scendere troppo questa quotazione che ha ormai raggiunto il livello simbolico di 100 dollari al barile. Quotazione che stava calando ulteriormente.

     
    D. – Aveva lasciato tutti un po’ a bocca aperta il fatto che, questa notte, il prezzo del petrolio fosse sceso sotto i 100 dollari al barile...

     
    R. – Direi che questo è, per ora, la fine di una lunga storia di discesa, almeno per il momento. Noi sappiamo che ha fatto abbassare, in circa 2 mesi e mezzo, dalle altezze vertiginose di 150 dollari al barile, al livello di 100 dolalri; e questo è dovuto, probabilmente, al diverso apprezzamento dei rischi geo-politici relativi al petrolio.

     
    D. – Si può quindi immaginare che l’andamento di questo mercato sarà sempre piuttosto movimentato?

     
    R. – Direi proprio di si, in quanto la grande salita dei prezzi, dal livello 90 che era in primavera, fino ad arrivare a quota 150, è da attribuirsi esclusivamente a quella che i non tecnici chiamano semplicemente speculazione. Questo vuol dire che il mercato ha percepito il rischio molto forte di un attacco americano all’Iran. Attacco che avrebbe avuto come conseguenza l’impossibilità di far uscire il petrolio dal Golfo Persico. Quando si è visto, però, che l’attacco non ci sarebbe stato, i mercati hanno percepito che il rischio era passato; ci si trovava inoltre in una condizione di consumi molto deboli. Quindi, in questa situazione, il prezzo è cominciato a scendere.

    In Georgia, militari russi uccidono un agente
    Soldati russi hanno sparato contro un posto di polizia georgiano provocando la morte di un agente. Lo ha annunciato il ministero degli Interni di Tbilisi, precisando che la sparatoria ha avuto luogo in territorio georgiano, nelle vicinanze della Repubblica separatista dell’Ossezia del Sud. Questo episodio arriva in un momento particolarmente delicato nel processo di pacificazione tra Mosca e Tbilisi: ieri è stato annunciato l’avvio dei rapporti diplomatici tra Russia e Ossezia del Sud e Abkhazia. Il governo di Mosca ha anche reso noto che nelle due regioni separatiste saranno dispiegati almeno 7600 soldati russi. Da segnalare, poi un motivo di frizione tra Russia ed Unione Europea. Ad essere al centro della controversia è la possibilità che gli osservatori europei possano entrare nelle due Repubbliche separatiste dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia. Paesi che Bruxelles non riconosce come indipendenti dalla Georgia.

    Replica russa allo scudo antimissile statunitense nell’Est Europa
    Missili russi saranno puntati contro le basi in Polonia e Repubblica Ceca se sarà installato lo scudo antimissile statunitense nell’Europa dell’Est. La Russia - ha sottolineato Nikolai Solovtsov, comandante delle Forze missilistiche strategiche russe - “è obbligata ad adottare misure corrispondenti in grado di impedire, in qualsiasi circostanza, che il nostro deterrente nucleare risulti sminuito”. Il sistema antimissilistico americano prevede varie misure difensive. In Polonia, in particolare, dovrebbero essere installate batterie di missili intercettori. Nella Repubblica Ceca verrà predisposta una postazione radar.

    USA: parziale ritiro in Iraq, nuove truppe in Afghanistan
    Il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha annunciato che il contingente americano dispiegato in Iraq diminuirà di 8.000 soldati entro febbraio. Le forze irachene - ha spiegato Bush intervenendo ieri alla ‘National Defense University’ di Washington - sono sempre più in grado di condurre e vincere la battaglia. La riduzione delle forze in Iraq consentirà anche l’invio di 4.500 militari in Afghanistan per rispondere ai sempre più intensi attacchi compiuti da talebani e guerriglieri di Al Qaeda.

    Controversia tra Iran ed Emirati Arabi sulla sovranità di tre isole
    La Lega araba condanna l’occupazione dell’Iran di tre isole degli Emirati Arabi e promette appoggio a “qualsiasi iniziativa pacifica” per il loro recupero. Le tre isole, Abu Mousa, Grande e Piccola Tunb, da sempre contese da Iran ed Emirati, non hanno un’importanza economica. Ma sono in una posizione strategica, di fronte allo Stretto di Hormuz, definita “la porta del petrolio”. Teheran, che le controlla da tempo, vi ha collocato alcuni uffici marittimi e di guardia costiera. Secondo il Consiglio dei 21 ministri degli Esteri della Lega Araba, gli Emirati Arabi hanno “un incondizionato diritto” sulle tre isole e l’Iran deve rimuovere le strutture ad Abou Nousa in violazione della sovranità degli Emirati.

    L’uragano Ike si dirige verso il Texas
    Strade deserte e massima allerta nel timore di inondazioni. Così l’Avana ha vissuto il passaggio dell’uragano Ike che a Cuba ha provocato la morte di almeno 4 persone. Molto più pesante il passaggio ad Haiti dove le vittime sono 66. In base a previsioni del Centro Uragani di Miami, Ike dovrebbe arrivare sulle coste americane sabato prossimo, e colpire il Texas.

    Primo passo dell’Ucraina verso l’UE
    I negoziati tra Unione Europea e Ucraina sul nuovo accordo di associazione si concluderanno (ASA) nel 2009. E’ quanto si legge in una nota rilasciata al termine del vertice UE-Ucraina che ha avuto luogo ieri a Parigi alla presenza del presidente francese, Nicolas Sarkozy, e del capo di Stato ucraino, Viktor Yushchenko. Il trattato ASA è il primo gradino nella strada verso la piena adesione. Dopo la firma, deve essere ratificato sia dal Paese richiedente sia dai 27 Stati membri. Gli ultimi Paesi a firmare l’Accordo sono stati Bosnia, Serbia e Montenegro. Quest'ultimo lo ha già ratificato.

    Economie europee a rilento
    Segnali di recessione in Germania, Spagna e Gran Bretagna, in base all’andamento del Prodotto interno lordo di ciascun Paese. A rivelarlo è la Commissione europea. Anche per l’Italia frena la crescita del PIL - secondo Eurostat - con un incremento che non dovrebbe superare lo 0,1% annuo. Il dato italiano è tuttavia il più basso tra quelli dei sette Stati pubblicati oggi da Eurostat. Intanto, intervenendo al Parlamento europeo, il presidente della Banca Centrale Europea, Trichet, ha detto che l'incertezza sulle prospettive di crescita dell'Eurozona resta “particolarmente alta, con rischi legati all'impatto negativo della crisi dei mercati finanziari”.

    Corea del Nord: Kim Jong-il non è malato
    Il governo della Corea del Nord ha reso noto che il leader Kim Jong-il non è stato colpito da alcuna malattia smentendo quanto riferito da fonti dell’intelligence americana. Tali fonti avevano infatti attribuito ad un probabile malore l’assenza ieri di Kim Jong-il alla parata per il 60.mo anniversario della fondazione della Corea del Nord. L’ipotesi di un problema di salute è stata ventilata anche dalla Corea del Sud: il ministro per l’'Unificazione sudcoreano, Kim Ha-joong, ha aggiunto che per il momento a Pyongyang “non sono comunque stati notati segnali di anormalità”.

    Srebrnica: respinta la richiesta su responsabilità dei Paesi Bassi
    Il Tribunale dell'Aja ha respinto la richiesta dei sopravvissuti e dei parenti delle vittime del massacro di Srebrenica del 1995 per il riconoscimento delle responsabilità dei Paesi Bassi. “Lo Stato olandese - ha dichiarato il giudice Hans Hofhuis - non può essere ritenuto responsabile delle azioni del Dutchbat”, i Caschi blu olandesi. All’udienza del 16 giugno, i querelanti avevano accusato i soldati, che erano incaricati di proteggere l'enclave di Srebrenica, di aver consegnato dei rifugiati musulmani alle Forze serbe di Bosnia, violando diverse Leggi nazionali e Trattati internazionali.

    Risultati delle elezioni in Angola
    Il Movimento popolare per la liberazione dell’Angola (MPLA), al potere nel Paese africano, ha vinto largamente le Elezioni legislative svoltesi nei giorni scorsi, le prime dalla fine della guerra civile nel 2002. In base a risultati non ancora definitivi resi noti dopo il completamento dello scrutinio, la formazione MPLA ha ricevuto oltre l’80% dei voti. Non sono mancate tuttavia le polemiche sulla regolarità del voto. Secondo un osservatore del Parlamento europeo, Richard Howitt, il governo avrebbe messo in atto sistemi di pressione sui votanti schierando i militari intorno ai seggi. Secondo il team di osservatori dell’Unione Africana, invece, le Elezioni sono state “libere, democratiche e trasparenti”.

    Zimbabwe: si cerca un’intesa per un governo unitario
    Possibilità di un’intesa per il governo dello Zimbabwe: i colloqui tra il presidente Robert Mugabe e il leader dell’opposizione Morgan Tsvangirai, mediati dal presidente sudafricano Thabo Mbeki, continuano oggi ad Harare per il terzo giorno consecutivo. L’ipotesi su cui si sta lavorando prevede Tsvangirai come premier unico con ampi poteri. A Mugabe resterebbe il controllo dei servizi di intelligence, il diritto di nomina e la possibilità di revoca dei ministri.

    In Nigeria ancora un sequestro legato al settore petrolifero
    Otto lavoratori nigeriani e cinque dipendenti stranieri sono stati sequestrati da un commando di uomini armati a bordo di una nave impegnata nel rifornimento per l’industria petrolifera. Nell’area teatro del sequestro sono attivi numerosi gruppi di ribelli che chiedono una più equa distribuzione delle risorse derivanti da attività petrolifere. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 254

     
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