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Sommario del 09/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI invia un SMS ai giovani in ricordo della GMG di Sydney e come auspicio per il prossimo viaggio apostolico in Francia
  • In udienza dal Papa un gruppo di vescovi del Paraguay. Il presidente dell’episcopato paraguaiano: vogliamo una Chiesa-comunione impegnata per il bene del nostro popolo
  • Il Papa nomina il cardinale Pell presidente delegato per il Sinodo dei Vescovi sulla “Parola di Dio”
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Mosca avvia rapporti diplomatici con Ossezia del sud e Abkhazia
  • I vescovi del Pakistan chiedono al nuovo presidente la protezione delle minoranze religiose
  • La Chiesa celebra la memoria di San Pietro Claver, il religioso gesuita che nel Seicento spese la vita per portare aiuto ai neri vittime della tratta schiavista
  • In libreria la “Guida essenziale alla Sacra Bibbia” di mons. Principe. Intervista con mons. Ravasi
  • Dieci anni fa la prematura scomparsa di Lucio Battisti
  • Chiesa e Società

  • Attesa dei vescovi francesi per l'imminente viaggio apostolico del Papa a Parigi e Lourdes
  • Padre Piotr Mazurkiewicz è il nuovo segretario della COMECE
  • India: nello Stato di Orissa i cristiani minacciati anche nei campi profughi
  • Haiti: appello dell’UNICEF per i 300 mila bambini colpiti dagli uragani
  • Africa occidentale: 34 vittime e 130 mila persone evacuate a causa delle alluvioni
  • Mobilitazione della Chiesa spagnola contro l’ampliamento della legge sull’aborto
  • Si celebra in Perù la Settimana nazionale della famiglia
  • Lettera del cardinale Rivera Carrera contro la violenza a Città del Messico
  • Appello di “Reporter senza frontiere” in favore dei rifugiati alla Conferenza UE sull’asilo in corso a Parigi
  • All'ONU primo Forum a sostegno delle vittime del terrorismo
  • La FAO promette aiuto ai contadini dello Swaziland colpiti dal rialzo dei prezzi alimentari
  • A Vienna incontro dei direttori nazionali per la pastorale dei migranti in Europa
  • Pakistan: si è concluso l’annuale pellegrinaggio a Mariamabad
  • Il calendario liturgico cattolico cinese 2009 sarà dedicato alla devozione mariana nel mondo
  • Premio Balzan 2008: all’italiano Maurizio Calvesi, agli americani Thomas Nagel e Wallace S. Broecker e all’australiano Ian H. Frazer
  • Anno Paolino: a Czestochowa “Incontri biblici su San Paolo”
  • A Pozzolengo nasce la casa-sollievo per disabili realizzata dalla “Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus”
  • Madre Paola Iacovone eletta superiora generale delle Suore Ospedaliere della Misericordia
  • Congresso internazionale di Archeologia cristiana: gli studiosi s’interrogano sulla definizione di città
  • 24 Ore nel Mondo

  • Haiti: il bilancio delle vittime, dopo il passaggio degli uragani tropicali, sale a 900 morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI invia un SMS ai giovani in ricordo della GMG di Sydney e come auspicio per il prossimo viaggio apostolico in Francia

    ◊   Un ricordo della Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney, celebrata esattamente 50 giorni fa, e un auspicio per il prossimo viaggio apostolico in Francia, in programma dal 12 al 15 settembre. È questo, in sintesi, il contenuto del messaggio SMS inviato ieri, alle 13.25, da Benedetto XVI al network sociale www.Xt3.com, ovvero “Christ in the third Millennium”. Nato con la GMG di Sydney allo scopo di mantenere i contatti tra i giovani partecipanti, attraverso scambi di messaggi, fotografie e gruppi di discussione, il network registra oggi 35mila iscritti di 170 Paesi diversi. “Cari amici – si legge nel messaggio firmato BXVI – 50 giorni fa eravamo insieme per celebrare la Messa. Oggi vi saluto, nel giorno della Natività di Maria, Madre della Chiesa. Fortificati dallo Spirito e coraggiosi come Maria, il vostro pellegrinaggio di fede vivifica la Chiesa!”. “Fra breve – continua l’SMS –mi recherò in visita in Francia. Vi chiedo di unirvi a me nella preghiera per i giovani francesi”. Infine, il messaggio si conclude con l’auspicio che tutti possano essere “rinnovati nella speranza”. (A cura di Isabella Piro)

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    In udienza dal Papa un gruppo di vescovi del Paraguay. Il presidente dell’episcopato paraguaiano: vogliamo una Chiesa-comunione impegnata per il bene del nostro popolo

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani un gruppo di vescovi del Paraguay impegnati nella visita ad Limina, che si concluderà sabato prossimo. Il Paese sudamericano conta circa 6 milioni di abitanti, di cui il 91 per cento di religione cattolica. La Chiesa paraguayana è strutturata in un’arcidiocesi metropolitana, 11 diocesi suffraganee, due vicariati apostolici, più un Ordinariato militare. Il 15 agosto scorso è entrato in carica il nuovo presidente del Paraguay, Fernando Lugo, già vescovo emerito di San Pedro. Proprio questo evento rappresenta una sfida particolare per l’episcopato del Paraguay. E’ quanto sottolinea mons. Ignazio Gogorza Izaguirre, vescovo di Encarnación, presidente della Conferenza episcopale paraguayana, intervistato da Alina Tufani del nostro programma ispano-americano:

    R. - La prima sfida che abbiamo in questo momento è il cambiamento dello scenario politico. Finora abbiamo avuto un presidente che non aveva particolari simpatie per il cattolicesimo e un governo che è stato al potere per 60 anni. Adesso abbiamo un nuovo presidente, l’ex vescovo di San Pedro, quindi un nostro confratello che ha perso lo stato clericale. C’è il desiderio di porre fine alla corruzione che pervade la società paraguaiana e allo stesso tempo c’è l’attesa di un nuovo orizzonte economico, sociale e politico. C’è una maggiore libertà di espressione. La seconda sfida è rappresentata dal fatto che questa svolta politica tocca la Chiesa, nel senso che, essendo il nuovo presidente un ex vescovo, molti pensano che la Chiesa sia coinvolta nel governo.

     
    D. - Proprio per questa sorta di confusione, in un messaggio i vescovi hanno voluto chiarire in modo netto la natura dei rapporti tra Chiesa e Stato. Fino a che punto questa situazione pesa sulla Chiesa paraguaiana?

     
    R. - Abbiamo preparato il documento appunto per evitare questo accostamento che può dare l’impressione che la Chiesa e lo Stato siano la stessa cosa. Volevamo chiarire che la Chiesa è un’istituzione autonoma e manterrà la linea che ha tenuto con i governi precedenti: quella di una Chiesa annunciatrice della Parola di Dio e al tempo stesso profetica. (…) La collaborazione tra Chiesa e Stato ci sarà di volta in volta sui singoli progetti: l’educazione, la salute, il sociale, ma sempre conservando l’autonomia istituzionale.

     
    D. - Quali sono le sfide per il Paese, soprattutto di fronte a questa voglia di cambiamento del popolo paraguaiano?

     
    R. - Quello che vuole il popolo paraguaiano in questo momento è la fine della corruzione. In secondo luogo, che sia data priorità al sociale, aiutando i più bisognosi e perseguendo la giustizia sociale. In terzo luogo, vuole una riforma agraria in modo che tutti quelli che lavorano la terra possano anche averla. Infine, vuole un governo che si senta veramente al servizio del popolo e che affronti le necessità più urgenti del Paese per evitare che ci siano tanti paraguaiani costretti ad emigrare per mancanza di lavoro. Poi la gente vuole più sicurezza, anch’essa abbastanza peggiorata negli ultimi tempi nel nostro Paese.

     
    D. - Sappiamo che la Chiesa cattolica insieme alle altre Chiese cristiane ha condotto una battaglia contro progetti di legge che attentano alla vita e alla famiglia…

     
    R. - Su questi temi siamo stati chiari: non permetteremo, per quanto a noi possibile, l’approvazione di leggi contrarie alla vita: che sia l’aborto, l’eutanasia o la legalizzazione delle unioni omosessuali. A questo la Chiesa si opporrà. Tuttavia, almeno per ora, non c’è nulla che possa preoccuparci in questo senso.

     
    D. - Quali sono i problemi e le sfide della Chiesa in Paraguay?

     
    R. - La Chiesa è impegnata in questo momento a dare attuazione al Documento di Aparecida insieme a un documento specifico preparato da noi come Chiesa del Paraguay: “Le Linee di azione pastorale comune per la Chiesa paraguaiana”. Stiamo studiando questi documenti per lanciarci nella missione in modo da poter promuovere, innanzitutto, il senso dell'impegno cristiano: il discepolato. In secondo luogo, vogliamo promuovere la coerenza di vita per educare le coscienze e costruire così un Paese più onesto e più giusto in tutti i sensi. In terzo luogo, siamo impegnati nella formazione del laicato per arrivare a realizzare una Chiesa-comunione in cui tutti si sentano responsabili nella costruzione della Chiesa e del Paese, partendo dai principi e dai valori che ci insegna il Vangelo e la Dottrina Sociale della Chiesa.

     
    D. - Quali sono le vostre aspettative per questa visita ad Limina?

     
    R. - La prima aspettativa è di incontrare il Santo Padre e di informarlo sulla nuova situazione politica che si è venuta a creare per ricevere degli orientamenti. Abbiamo grandi aspettative anche per gli incontri nei Dicasteri vaticani per studiare insieme il cammino che dobbiamo percorrere come Chiesa e anche per ricevere indicazioni su come migliorare la nostra pastorale evangelizzatrice.

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    Il Papa nomina il cardinale Pell presidente delegato per il Sinodo dei Vescovi sulla “Parola di Dio”

    ◊   Benedetto XVI ha nominato presidente delegato per il Sinodo dei Vescovi sulla “Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa” il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, in sostituzione del cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, “impossibilitato a intervenire”.
     
    Ricordiamo che i 3 presidenti delegati per la dodicesima Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi - che avrà luogo in Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008 - erano stati nominati dal Papa il 24 giugno scorso. Gli altri due presidenti delegati sono il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ed il cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo del Brasile.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il messaggio di Benedetto XVI al network sociale della Gmg 2008 www.Xt3.com, che collega fra loro oltre trentacinquemila giovani di 194 Paesi

    Il viaggio del Papa in Francia: il programma illustrato da padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, nel briefing con i giornalisti. Servizi su Lourdes nell’anniversario delle apparizioni

    Nell’informazione internazionale, la situazione nel Caucaso: parziale intesa fra Unione Europea e Russia sul ritiro dalla Georgia

    Un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “L’Europa a confronto sul diritto d’asilo”

    In cultura, un saggio di Silvano Zucal sull’incidenza del pensiero di Romano Guardini nella vita e negli scritti di Joseph Ratzinger in occasione del quarantesimo anniversario dalla scomparsa del grande pensatore italo-tedesco

    Una riflessione dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, sui rapporti tra fede e ragione nelle Scritture a partire dall’opera di san Tommaso d’Aquino e di Hans-Georg Gadamer

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    Oggi in Primo Piano



    Mosca avvia rapporti diplomatici con Ossezia del sud e Abkhazia

    ◊   Il leader del Cremlino, Medvedev, ha annunciato l'avvio di rapporti diplomatici tra la Russia e l'Ossezia del sud e l'Abkhazia. Inoltre ha chiesto al ministro della Difesa di definire le modalità organizzative relative alla “presenza delle truppe russe e delle basi militari” nelle regioni di Ossezia del Sud e Abkhazia, parlando di oltre 7600 soldati dispiegati. Sul versante georgiano, intanto, il presidente Saakashvili ha detto di aver consegnato “solide prove” all’Unione Europea dalle quali emerge che il conflitto nel Caucaso è stato provocato dalla Russia. Sull’accordo raggiunto da Medvedev e Nicolas Sarkozy, presidente di turno dell'UE, si sofferma al microfono di Stefano Lesczynski, Fabrizio Dragosei, corrispondente a Mosca del Corriere della Sera:


    R. - L’accordo che è stato raggiunto da Sarkozy e da Medvedev ieri, prevede il ritiro dei posti di blocco russi immediatamente, nel giro di una settimana. Prevede anche il ritiro di tutte le forze di pace russe che si trovano in Georgia, nel territorio georgiano, al di fuori dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia, per il primo ottobre. Ci sarà poi la loro contemporanea sostituzione con truppe di pace, con osservatori dell’OSCE e dell’Unione Europea. A Mosca non si è mai parlato di un ritiro dei russi dalla Ossezia del Sud e dalla Abkhazia. Il governo russo ha riconosciuto le due regioni, ha firmato un accordo militare e sta costruendo delle basi militari in Ossezia ed in Abkhazia.

     
    D. – In realtà non cambiano molto i termini che hanno provocato la tensione in Caucaso…

     
    R. – La situazione, oggi, è tornata al punto di partenza, cioè Ossezia e Abkhazia sono di nuovo indipendenti dalla Georgia; in più – e questo però è la conseguenza dell’azione militare georgiana – ci sono truppe russe in Ossezia ed Abkhazia. Con l’Europa credo che i rapporti si siano ricuciti quasi totalmente.

     
    D. – Si prevede comunque un intervento internazionale più ampio, a livello di vertice, di conferenza internazionale, per ricucire il dialogo tra tutte le componenti di questa crisi del Caucaso. Ci sono delle possibilità, effettivamente, di riappacificare la regione?

     
    R. – Riappacificare no, tenere sotto controllo, sicuramente sì. La conferenza che inizierà a Ginevra, il 15 ottobre, è una conferenza soprattutto incentrata sul problema del ritorno dei profughi nelle zone di provenienza. Non è una conferenza che ha il compito di definire lo status di Ossezia e Abkhazia. Io credo che la situazione rimarrà congelata.

     
    D. – E’ auspicabile un congelamento della situazione in Caucaso. I suoi effetti, tuttavia, potrebbero incendiare quel che resta dell’Europa orientale, ancora non inglobata nell’Unione Europea?

     
    R. – Il problema è, a questo punto, veramente l’Ucraina, l’unico Paese con il quale ci sarà da parlare e da vedere quello che succede nei prossimi giorni perché lì, la crisi georgiana, ha scatenato una crisi politica gravissima. A Kiev ci potranno essere delle grosse ripercussioni ma per il resto non credo.

    A destare preoccupazione è soprattutto la situazione umanitaria: al microfono di Gabriella Ceraso, Francesco Rocca, direttore sanitario della Croce Rossa Italiana, traccia un quadro sullo stato attuale e sulla condizione degli sfollati:


    R. – Dopo un primo intervento a metà agosto a Tblisi è stato possibile accedere a Gori, che forse è stata la città più martoriata. Il nostro nucleo è presente nell’unica tendopoli della Georgia, dove vivono 1.600 persone, 300 bambini e tantissimi anziani prevalentemente provenienti dall’Ossezia del Sud o da villaggi a ridosso dell’Ossezia.

     
    D. – I dati più aggiornati sul numero degli sfollati, quali sono?

     
    R. – Dovrebbero essere circa 35-40 mila. Il mio timore è che comunque non si faccia in tempo per prevenire il nuovo pericolo che stiamo individuando: il freddo per chi è costretto a dormire sotto una tenda.

     
    D. – Delle nuove intese politiche, dall’indipendenza ottenuta all’appoggio dell’Europa alla Georgia, c’è percezione tra la gente?

     
    R. – Quello che noi vediamo è il dolore di questa gente: chi ha fame, chi non ha come vestirsi, chi non ha l’acqua calda, chi non ha nulla, difficilmente trova il tempo. C’è la disperazione per aver perso tutto.

     
    D. – A livello internazionale si parla di “pulizia etnica” e di violazione dei diritti umani …

     
    R. – Noi ci siamo fatti l’idea di una fortissima insicurezza sul terreno; che questa sia frutto della pulizia etnica predeterminata o di bande criminali, questo noi non abbiamo elementi per poterlo dire. Sicuramente, c’è tutta una serie di episodi. So per certo che sono stati segnalati alle autorità che provvederanno a fare le loro valutazioni …

     
    D. – Potendo fare un appello a quanti ci ascoltano, cosa vorrebbe sottolineare?

     
    R. – Alle persone posso chiedere di starci vicini perché veramente, sul terreno, la situazione è drammatica.

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    I vescovi del Pakistan chiedono al nuovo presidente la protezione delle minoranze religiose

    ◊   In Pakistan, Asif Ali Zardari ha giurato come nuovo presidente. Alla cerimonia ha partecipato anche il presidente afghano, Hamid Karzai. I capi di stato di Pakistan e Afghanistan hanno assicurato che i due Paesi combatterranno insieme contro il terrorismo. Il presidente della Conferenza episcopale pachistana, mons. Lawrence John Saldanha, ha chiesto, intanto, in un messaggio rivolto al neoeletto presidente, che tutti “possano godere dei loro giusti diritti come cittadini ”. La speranza – afferma il presule – è che il Pakistan possa imboccare la strada dell’unità, della pace e dello sviluppo. In particolar modo, si auspica che possano essere tutelati i diritti delle minoranze religiose. Su questo tema si sofferma, al microfono di Kelsea Brennan-Wessels, proprio mons. Lawrence John Saldanha, arcivescovo di Lahore:


    R. – As for minorities, I have issued a letter congratulating him on his victory …
    Per quanto riguarda le minoranze, ho pubblicato una Lettera nella quale esprimiamo le nostre congratulazioni per la sua vittoria; gli abbiamo anche chiesto di prestare una più urgente attenzione al problema delle minoranze religiose che si trovano a dover far fronte al problema del terrorismo, dell’estremismo. Si tratta spesso di persone molto povere, per cui hanno bisogno di assistenza e di aiuto speciali per poter vivere. E’ necessaria anche una maggiore tolleranza religiosa ed è indispensabile, nel caso di leggi discriminatorie nei riguardi delle minoranze e delle donne, che siano assistite. E’ necessario un aiuto speciale in questo ambito ed è questo sforzo che abbiamo chiesto. Però, in questo momento particolare gli facciamo tanti auguri: nella mia Lettera gli abbiamo espresso il nostro pieno sostegno e la piena disponibilità alla collaborazione. Lui è il nostro presidente e noi gli manifesteremo la nostra lealtà allo Stato e continueremo a servire gli interessi del Paese, in particolare nei campi della salute e dell’educazione.

     
    D. – A proposito di educazione, quali iniziative promuove la Chiesa cattolica per sostenere la popolazione?

     
    R. – You know, our level of literacy is very, very poor, it is one of the poorest in the region …
    Il livello di istruzione nel nostro Paese è molto basso. Uno dei più bassi livelli d’istruzione in tutta l’area dell’Asia meridionale è in Pakistan. Abbiamo infatti una percentuale molto bassa di popolazione alfabetizzata, e per questo l’istruzione è una priorità per il Paese e per noi. Noi gestiamo un sistema, una rete di scuole e cerchiamo di promuovere l’istruzione nel miglior modo possibile, con le pur ridotte risorse a nostra disposizione. Noi, infatti, non riceviamo nessun tipo di aiuto o di assistenza dal Governo per quanto riguarda l’istruzione. Anche se per noi è difficile gestire le nostre scuole, rimaniamo impegnati nel campo dell’educazione: abbiamo collegi e scuole. Nella nostra diocesi di Lahore abbiamo più di cento scuole, frequentate sia da musulmani sia da cristiani …

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    La Chiesa celebra la memoria di San Pietro Claver, il religioso gesuita che nel Seicento spese la vita per portare aiuto ai neri vittime della tratta schiavista

    ◊   Il 9 settembre è per la Chiesa il giorno della memoria di San Pietro Claver. Vissuto a cavallo del 1600, Claver, religioso gesuita, consacrò con totale dedizione la propria vita ad alleviare le pene degli schiavi neri, che dall’Angola venivano deportati attraverso l'Atlantico fino in Colombia. La sua storia nel servizio di Alessandro De Carolis:

    (canto)

    Porto di Cartagena, Colombia, un giorno qualunque dopo il 1622. Quella in corso, come il mese precedente o il successivo, è un’importante giornata di traffici. Ha appena attraccato una nave e tra poco dalle sue stive verranno scaricate merci piuttosto pregiate. Attorno alla banchina c’è il consueto fermento fatto di lavoro, calcolo, contrattazione, attesa. E poi le “merci” escono dalle nave, escono da sole, sulle loro gambe malferme. Hanno una catena al collo, ai polsi e ai piedi, e soprattutto quel marchio naturale che li rende così appetibili da queste parti: la pelle nera. Per i mercanti di schiavi che da anni fanno rotta dal Nuovo Mondo verso l’Africa e ritorno, la tratta dei neri è diventato un mercato fiorente e redditizio. E anche il nuovo carico sbarcato a Cartagena promette affari importanti: lo si legge sul viso dei negrieri e su quello dei loro clienti, mentre la frusta cala sulle schiene degli schiavi che vengono ammassati nelle baracche in attesa di conoscere la loro destinazione.

     
    In quell’intrico di sguardi avidi, spietati o solo indifferenti a uno spettacolo visto troppe volte per suscitare emozione, da qualche tempo ce n’è uno diverso, nel quale si legge sollecitudine, e pietà. E’ un prete, un gesuita, che i mercanti di schiavi guardano con diffidenza e odio e in tanti con generale disprezzo. Si chiama Pietro Claver, è di Barcellona ma è diventato sacerdote a Cartagena nel 1616. Nel 1622, al momento della professione definitiva, Pietro prende una decisione irremovibile, quasi folle: sarà il prete degli schiavi. Di più, sarà l’“Aethiopum semper servus”, lo schiavo degli “etiopi”, come all’epoca venivano chiamati i neri deportati. Quando ogni mese la nave negriera depone sul molo il suo carico di inermi disperati, Pietro è lì a portare cibo, cure, conforto. Esce in mare per portare qualcosa in aiuto o li raggiunge fin nelle baracche, si ferma a parlare con loro, addirittura arriva a raggruppare col tempo degli interpreti che sappiano parlare i vari dialetti degli schiavi. E non si ferma alla cura del corpo. Pietro trasmette loro il Vangelo, ma prima li sprona a difendere la propria dignità, senza la quale non potrebbe parlare loro dell’amore di Dio.

     
    Ovviamente, i benpensanti non possono non storcere il naso. Quel prete sporco, imbrancato fra esseri considerati animali, è di per sé un reietto. Viene accusato di “incauto zelo”, di avere profanato i sacramenti impartendoli a creature che a malapena possedevano un'anima e questo nonostante già nel 1537 Papa Paolo III avesse condannato con una bolla la tratta schiavista. Le donne della buona società di Cartagena si rifiutano di entrare nelle chiese dove Pietro Claver riunisce talvolta i "suoi negri". Anche i superiori del religioso vengono influenzati dalle molte critiche, e tuttavia Pietro continua la sua missione, accettandone le umiliazioni. Per quarant’anni le sue giornate trascorrono così. Poi, un giorno, Pietro si ammala di peste. Patisce le angherie del suo infermiere - un nero - finché l’8 settembre 1654, a 74 anni, il suo cuore cede. La sua figura diventa l’emblema della lotta alla schiavitù: Pietro Claver viene proclamato santo nel 1888, per volere di Leone XIII. L’uomo che ha piantato il seme della fiducia nel fango dei peggiori abusi avrà battezzato alla fine 300 mila schiavi: 300 mila persone strappate alle loro famiglie, che hanno riscoperto grazie al loro servo con la tonaca un nuovo padre in Dio.

     
    (canto)

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    In libreria la “Guida essenziale alla Sacra Bibbia” di mons. Principe. Intervista con mons. Ravasi

    ◊   Per apprendere “brevi e indispensabili nozioni” sulla Bibbia, “quelle che il cristiano non può non conoscere per accostarsi alle Sacre Scritture”, è disponibile un nuovo, utile strumento: la “Guida essenziale alla Sacra Bibbia”, scritta da mons. Pietro Principe ed edita dalla Libreria Editrice Vaticana. Si tratta di “un testo nitido e godibile, ideale per una prima apertura alle Scritture”, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco, mons. Gianfraco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura:


    R. - Penso che possa essere utile da tenere accanto alla lettura del testo per tutte quelle persone che hanno un approccio alla Bibbia non certo sofisticato, ma neppure - direi - abbastanza abitudinario, come accade spesso nelle nostre comunità ecclesiali. E’ quindi un primo, fondamentale, sussidio di base per l’ingresso in questo mondo molto articolato, molto complesso e molto ricco. Non dimentichiamo che sono pur sempre 73 i libri che compongono la Bibbia nel suo insieme.

     
    D. - Come leggere correttamente la Bibbia e quali requisiti interpretativi sono necessari per accostarsi alle Sacre Scritture?

     
    R. - Io direi che se vogliamo semplificare un po’ il movimento di accesso e di conoscenza della Scritture, potremmo idealmente immaginare due movimenti. C’è un primo movimento che è quello che io chiamerei “centripeto”: ritornare cioè alle origini, ritornare al testo e cercare di camminare a ritroso, risalendo non solo a quella storia che è là raccontata, ma anche a quella pagina, con le sue caratteristiche linguistiche - l’ebraico, l’aramaico e il greco. Si deve ritornare a quelle coordinate storico-sociali, culturali, religiose e politiche entro le quali si è collocata, si è incarnata la Bibbia. C’è poi il secondo movimento, che dal centro va alla periferia, e quindi con un movimento "centrifugo" si deve andare all’oggi: prendere quel messaggio antico, che io ho cercato di conoscere nel suo significato profondo, e coglierne il valore permanente. Questo vale naturalmente anche per il non credente, ma è soprattutto decisivo per il credente che dovrà poi usare quella pagina, quel libro, come "lampada" per i passi nel cammino della vita.

     
    D. - La Bibbia, codice di vita cristiana e nutrimento dell’anima, illumina quindi anche sulle grandi questioni esistenziali dell’uomo di oggi…

     
    R. - Le Scritture sono per eccellenza il desiderio di rispondere alle grandi domande fondamentali dell’umanità. In pratica, i temi ultimi sono lì nelle Scritture: c’è Dio, certamente, ma c’è anche il male; c’è la giustizia e c’è la violenza; c’è il tema della politica, dell’onestà nella politica e nell’esercizio della giustizia. C’è anche l’amore, la passione, l’eros, l’ira e tutto quel groviglio oscuro di componenti che possono essere nell’interno dell’uomo. Ma c’è anche la possibilità di portare l’uomo alla pienezza della trascendenza, del mistero: c’è il forte senso della morte, del sangue che scorre nella storia. La Bibbia non è un decollare dalla realtà verso cieli mitici e mistici: c’è un lamento di un malato, c’è Giobbe che urla la sua disperazione. E’ quindi sicuramente e profondamente incarnata nella storia. I piedi sono sul terreno della nostra vicenda umana, però lo sguardo è in alto verso l’Eterno e l’infinito: quindi la morte, ma anche l’oltre vita. Tutti questi temi ultimi, assieme a quelli penultimi della vicenda umana, sono presenti nella Bibbia, che la rendono anche e per tutti il grande codice della nostra civiltà, della nostra cultura, ma soprattutto della nostra umanità, naturalmente oltre che della fede per il credente.

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    Dieci anni fa la prematura scomparsa di Lucio Battisti

    ◊   Dieci anni fa, era il 9 settembre del 1998, moriva Lucio Battisti, uno dei massimi autori e interpreti della storia della musica leggera italiana. Ce ne parla Fabio Colagrande.

    (musica)

     
    Il Novecento è stato il secolo della nascita della musica leggera italiana e della sua prima rivoluzione. Ad attuarla, sulla scia del ritornello ‘Volare’ di Modugno, furono, sul finire degli anni Sessanta, Mogol e Lucio Battisti. Ricordare quest’ultimo, a dieci anni dalla sua prematura scomparsa, significa perciò celebrare un compositore e un cantante che ha fondato la storia della canzone pop italiana, portandola a vertici creativi raggiunti raramente in seguito. A rendere immortali le sue composizioni furono l’innovazione dei giri armonici, la fantasia ritmica e la cantabilità delle melodie. Ma certo i testi che Giulio Rapetti, alias Mogol, scriveva ispirato da quelle note, sono parte integrante della magia e contribuiscono a fare di quei brani un’espressione di arte autentica. Quell’arte – che come scrisse Giovanni Paolo II - ‘anche al di là delle sue espressioni più tipicamente religiose’ ha sempre ‘un’intima affinità con il mondo della fede’.   Ne è convinto anche don Matteo Graziola, che, nelle sue lezioni di religione al Liceo Rosmini di Rovereto, utilizza spesso le canzoni di Battisti:

     
    R. – I ragazzi hanno molta familiarità con la musica e quindi, dovendo spiegare loro il senso religioso dell’uomo trovo utile utilizzare delle espressioni artistiche come quelle musicali che siano appunto maggiormente avvicinabili dai ragazzi. Battisti mi interessa soprattutto per la tematica “io – tu”, cioè il desiderio di un “tu” che sia un compimento per l’“io”, un incontro della persona con un’altra persona. In lui questo viene trattato a livello dell’amore umano, dell’amore fra un uomo e una donna, ma viene trattato con una notevole serietà, mi sembra, in alcune canzoni. E quindi, questo si presta ad un approfondimento serio del grande tema che è poi il tema di tutta la vita, cioè la scoperta del “Tu” vero, del “Tu” che possa compiere in maniera totale la vita. Mi sembra che da alcune sue canzoni, come per esempio “Io vivrò senza te” o “Io penso a te” o “Acqua chiara”, sia possibile sentire il sentimento di un uomo che dice: “Senza te, che cosa posso fare? Posso solo piangere!”, oppure il sentimento di un uomo che dice: “Qualsiasi cosa io faccia nella vita io penso a te”, oppure “Quando ho incontrato te è entrata nella mia vita una freschezza, una novità che prima non esisteva!”. Ecco, tutto questo mi sembra riecheggiare un’esperienza umana profonda che si compie andando sul piano religioso proprio nel momento in cui l’uomo incontra il “Tu” definitivo.

     
    Ma ecco come ricorda Lucio Battisti, al microfono di Sergio Centofanti, mons. Marco Frisina, direttore dell'Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma e maestro direttore della Pontificia Cappella Musicale Lateranense:

     
    R. – Lo ricordo come si ricordano le cose di quel periodo della nostra vita: piene di lirismo, di poesia, di sogno anche, e di questa esperienza in cui l’amore è una cosa importante quando si ha 15 anni, 16 anni; sono quelle cose che toccano profondamente. Credo che questo sia successo a molti miei coetanei: tutti i cinquantenni di oggi, pressappoco hanno avuto questa esperienza. Perché la novità di Battisti, musicalmente, è stata quella di riuscire melodicamente a rimanere tradizionale, ossia italiano, ma anche ad interpretare il mondo che cambiava, il mondo italiano che cambiava in quegli anni, negli anni Settanta. E credo che ci sia riuscito: è stata un’operazione anche culturalmente importante, per l’Italia.

     
    D. – Chi era Lucio Battisti?

     
    R. – Era un uomo semplice, era un ragazzo semplice che alla fine degli anni Sessanta scoprì questa sua capacità di esprimere i sentimenti giovanili dei suoi coetanei in maniera non ovvia, in maniera non trita come a volte era diventata un po’ la musica leggera italiana di quel tempo.

     
    D. – Una canzone che ricorda in maniera particolare…

     
    R. – Da allora, ancora adesso, è “Emozioni”: credo che forse sia la più bella che lui abbia scritto, emozionante, proprio come vorrebbe lui, descrivendo nel testo di Mogol le emozioni sottili, quasi impalpabili, i momenti luminosi e a volte anche dolorosi, e riesce ad essere veramente lirica, ad essere veramente poesia in musica.

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Attesa dei vescovi francesi per l'imminente viaggio apostolico del Papa a Parigi e Lourdes

    ◊   “Niente vale di più che esserci”. E’ questo, in sintesi, l’appello lanciato dal cardinal André Ving-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza dei vescovi francesi, per invitare i fedeli e concittadini a “salutare” il viaggio apostolico del Papa in Francia, in programma dal 12 al 15 settembre, in occasione del Giubileo del 150° anniversario delle apparizioni di Lourdes. Il presidente dei vescovi francesi - in una videointervista pubblicata dal sito della Conferenza episcopale e ripresa dall’agenzia Sir – ha invitato “tutti coloro che possono”, a recarsi “senza timore sia all’Esplanades des Invalides, sia a Lourdes”. Il cardinale Ving- Trois ha quindi rivolto un messaggio fraterno a Benedetto XVI: “L’accoglieremo con grande gioia – ha assicurato – per scoprire un uomo di incontro e di dialogo, molto attento” a coloro che gli si rivolgono, “disposto ad accogliere le ragioni degli altri, ma anche desideroso di rivolgere loro il suo messaggio”. Un caloroso benvenuto a Papa Benedetto XVI arriva anche dalla Federazione protestante francese, guidata dal pastore Claude Baty: “La Federazione – si legge in un comunicato – si rallegra con i cattolici francesi della venuta di Papa Benedetto XVI in Francia”. I protestanti esprimono apprezzamento per il lavoro ecumenico portato avanti dal Pontefice. “Conosciamo l’attenzione di papa Benedetto XVI per il lavoro ecumenico; anche recentemente, durante le Giornate Mondiali della Gioventù, il Papa ha ricordato l’impegno irrevocabile della Chiesa cattolica nel movimento per l’unità dei cristiani”. (D.B.)

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    Padre Piotr Mazurkiewicz è il nuovo segretario della COMECE

    ◊   È padre Piotr Mazurkiewicz il nuovo segretario generale della Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea). “È stato eletto – informa una nota dell’organismo europeo ripresa dall'agenzia Sir - dai vescovi membri della Comece e in accordo con il Vaticano per un mandato di tre anni”. Padre Mazurkiewicz – di nazionalità polacca - succede a mons. Noël Treanor, ordinato vescovo di Down and Connor (in Irlanda del Nord) il 9 giugno scorso ed entrerà in carica il 1° ottobre a Bruxelles. Mons. Adrianus van Luyn, vescovo di Rotterdam e presidente della Comece, ha salutato la nomina di padre Mazurkiewicz “come un segno di speranza per la Chiesa in Europa”. Nato nel 1960, il nuovo segretario generale della Comece è un sacerdote dell’arcidiocesi di Varsavia dove dirige l’Istituto di Politologia alla Università Cardinal Stefan Wyszynski. Nel comunicato si dice anche che padre Mazurkiewicz è specialista di questioni europee, di filosofia politica e di dottrina sociale della Chiesa. Nel 2002, ha sostenuto una tesi di abilitazione sulla "Identità culturale dell’Europa nel contesto del processo di integrazione”. Al servizio della Conferenze episcopale polacca, è membro del gruppi dei consiglieri sulla Unione Europea e a questo titolo ha collaborato più volte con la Comece, partecipando anche alla redazione del rapporto dei vescovi europei “Il divenire dell’Unione Europea e la responsabilità dei cattolici”. (R.P.)

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    India: nello Stato di Orissa i cristiani minacciati anche nei campi profughi

    ◊   Non si ferma la tensione nell’Orissa, dove da 2 settimane è in atto un pogrom contro i cristiani. Molti fedeli rifugiatisi nei campi profughi dopo che la loro casa è stata distrutta e incendiata, si trovano minacciati anche all’interno, dove dovrebbero essere protetti dalla polizia. Le minacce vengono da radicali indù del Vhp (Viswa Hindu Parishad) e dell’Rss (Rastriya Swyamsevak Sangh) che costringono i tribali a riconvertirsi all’induismo pena nuove violenze. Anche alcuni preti e i loro familiari vengono minacciati. Secondo testimonianze giunte ad AsiaNews da Bhubaneshwar, i gruppi fondamentalisti si diffondono anche nei villaggi e obbligano i cristiani a firmare una carta dove è scritto che essi ritornano “liberamente” all’induismo. Chi si rifiuta riceve percosse e la sua casa viene bruciata. Talvolta – affermano le fonti di AsiaNews – come segno della loro “nuova vita”, essi sono costretti a bruciare chiese e abitazioni di altri cristiani. Altre volte, invece di incendiare le case, i fondamentalisti si accontentano di portare fuori ogni mobile o oggetto e distruggerli. In tal modo, essi dicono, rendono povere le famiglie e le escludono da possibili risarcimenti da parte del governo, che ha promesso denaro per coloro che hanno avuto la casa incendiata. Questo metodo è anche utile nel caso che i fondamentalisti fossero arrestati dalla polizia: l’incendio è punito con anni di prigione, la distruzione degli oggetti solo con alcuni mesi. Nella zona di Kandhamal, è stata stilata una lista di sacerdoti cattolici e pastori accusati di essere gli assassini di Swami Laxmanananda Saraswati, il leader radicale indù ucciso il 23 agosto scorso da guerriglieri maoisti, della cui morte gli indù continuano a incolpare i cristiani. (R.P.)

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    Haiti: appello dell’UNICEF per i 300 mila bambini colpiti dagli uragani

    ◊   Delle 650 mila persone colpite dalle inondazioni provocate dagli uragani Fay, Gustav e Hanna, che nelle ultime settimane si sono abbattuti su Haiti, circa 300 mila sono bambini. A renderlo noto è l’Unicef, che per contrastare l’emergenza ha inviato a Gonaïves, città più colpita del paese caraibico, circa 60 mila litri d’acqua potabile e numerosi teli impermeabili per l’allestimento di rifugi d’emergenza. “L'invio dei primi aiuti a Gonaïves è solo l'inizio e vi è ancora molto da fare”, ha spiegato Nils Kastberg, direttore regionale dell'UNICEF per l'America Latina e i Carabi che finora ha stanziato più di 1 milione di dollari e che a breve lancerà un appello di raccolta fondi insieme alle altre agenzie dell'ONU. Anche l’UNICEF Italia, come spiegato dal presidente Vincenzo Spadafora all’agenzia SIR, si impegnerà per “sostenere in questa terribile emergenza i bambini del paese più povero dell'America Latina”. (D.B.)

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    Africa occidentale: 34 vittime e 130 mila persone evacuate a causa delle alluvioni

    ◊   Sono almeno 34 le vittime delle inondazioni e delle forti piogge che nelle ultime settimane si sono abbattute su 13 paesi dell’Africa occidentale, provocando l’evacuazione di circa 130 mila persone. Un bilancio comunque “meno grave rispetto al passato e all’anno scorso – come spiegato da Hervé Ludovic de Lys, dell’ufficio di coordinamento per gli Affari umanitari dell’Onu (OCHA) – quando le persone colpite furono più di un milione e le vittime circa 200”. “E’ in atto un miglioramento dei dispositivi di prevenzione – ha aggiunto il funzionario dell’Onu parlando con l’agenzia MISNA -, visto che la quantità di precipitazioni è la stessa dello scorso anno”. Tra i paesi più colpiti dalle inondazioni figurano il Ghana, il Togo e il Niger, per i quali OCHA ha proposto di istituire un fondo regionale per la prevenzione delle catastrofi naturali. In particolare “preoccupa la situazione del Togo, con nove ponti distrutti, e quella della Guinea Bissau dove è in atto un’epidemia di colera che ha già causato oltre 90 morti e 3900 contagi”. (D.B.)

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    Mobilitazione della Chiesa spagnola contro l’ampliamento della legge sull’aborto

    ◊   “In questo momento ogni persona di cultura media sa che un aborto volontario è un omicidio premeditato. Abortire non è, come si dice ipocritamente, ‘interrompere una gravidanza’. Abortire volontariamente è distruggere violentemente una vita umana nel seno materno. E questo è ciò che adesso i nostri governanti vogliono facilitare alle donne spagnole”. È quanto afferma mons. Fernando Sebastián Aguilar, arcivescovo emerito di Pamplona, in un articolo – ripreso dall’agenzia Fides - pubblicato dopo l’annuncio di una legge sull’aborto in Spagna che lo renderà ancora più facile. Infatti la settimana scorsa il ministro dell’Uguaglianza ha annunciato una nuova legge che permetterebbe di abortire liberamente durante le 12, 14 o 16 prime settimane di gravidanza. Per mons. Aguilar “la lotta contro l’aborto bisogna avviarla sin dall’educazione sessuale, umana e morale degli adolescenti e dall’educazione alla castità dei giovani”. D’altra parte, è necessario “il sostegno forte alle madri, alle adolescenti e alle donne in difficoltà per via di una gravidanza ‘inopportuna’”. Questa è la via del “progresso, questo è il cammino verso la vera dignità della donna e l’esaltazione della vita. Tutto il resto è egoismo, disumanità, corruzione, nichilismo”. L’arcivescovo conclude il suo articolo con un forte appello a “non essere complici di questo massacro silenzioso, ipocrita e crudele, di centomila aborti annuali”. A seguito di questo appello, si sono mobilitati numerosi movimenti ed associazioni pro-vita. Il direttore della Fondazione Vita, Manuel Cruz, ha criticato duramente il comitato di esperti proposto dal ministero dell’Uguaglianza per modificare la Legge sull’aborto in quanto ad esso apparterrebbero soltanto esponenti a favore dell’aborto. Il Forum Spagnolo della Famiglia ha diffuso una Nota nella quale considera che questa è una questione essenziale per i diritti umani, dove è in gioco il diritto costituzionale alla vita ed il diritto della donna a non essere abbandonata davanti ai suoi problemi; pertanto non è una questione di esperti, bensì una decisione politica sul rispetto del diritto alla vita o meno. Il suo presidente, Benigno Blanco, ha segnalato che “la commissione designata è assolutamente parziale e rappresenta una pura scusa per mascherare la volontà reale del Governo di liberalizzare l’aborto in modo assoluto”. Per Alicia Latorre, Presidentessa della Federazione di Associazioni Pro-vita, “lasciare alla libera scelta della donna il porre fine alla vita di suo figlio costituisce un’offesa grande contro il diritto alla vita e contro la stessa donna. È una tirannia verso la donna, un ridicolizzare la legge e alcuni principi morali basilari che tutti portano scritti nel proprio cuore”. Il presidente di HazteOir, Ignacio Arsuaga, ha annunciato che sta preparando “una grande mobilitazione sociale” contro l’ampliamento della legge sull’aborto e allo stesso tempo ha criticato il governo che “gioca con il diritto alla vita dei più deboli per dissimulare la spaventosa crisi economica che stanno subendo gli spagnoli”. La portavoce di ‘Hay Alternativas’, dottoressa Gádor Joya, ha affermato che “la società non sta chiedendo una nuova legge sull’aborto bensì una politica di aiuto alla maternità e alle famiglie con figli”. (R.P.)

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    Si celebra in Perù la Settimana nazionale della famiglia

    ◊   “La famiglia, luogo privilegiato per la formazione nei valori umani e cristiani”. Con questo motto nonché agenda di lavoro e riflessione si è aperta in Perú la Settimana della famiglia, voluta dall’Episcopato per “promuovere l’importanza del matrimonio e del focolare familiare nella costruzione di società più giusta e umana”. Il messaggio della Commissione episcopale per la pastorale familiare si rivolge in particolare ai coniugi e genitori invitandoli a “riflettere sul ruolo della famiglia nella società”. La Settimana è stata inaugurata domenica scorsa con la Giornata nazionale per la vita dando così, a tutte le iniziative di questi giorni, un fondamento ultimo, poiché il centro della pastorale familiare secondo i vescovi peruviani, è il dono che Dio fa all’umanità attraverso la procreazione. In questo senso i presuli invitano le coppie già sposate o che si preparano a farlo a “rinnovare nella fede e nella speranza il progetto di Dio che si realizza nel matrimonio e nella famiglia”. Ricordando che Dio chiama all’amore tra un uomo e una donna e benedice la loro unione stabile, l’episcopato peruviano rammenta il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace 2008 dedicato, appunto, a “La famiglia, comunità di pace”. “In una sana vita familiare – scrivono i presuli citando il Santo Padre - si fa esperienza di alcune componenti fondamentali della pace: la giustizia e l'amore tra fratelli e sorelle, la funzione dell'autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai membri più deboli perché piccoli o malati o anziani, l'aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponibilità ad accogliere l'altro e, se necessario, a perdonarlo. Per questo la famiglia è la prima e insostituibile educatrice alla pace”. L’esortazione dell’episcopato peruviano si chiude con un invito a tutta la società perché sappia, ogni giorno di più, valorizzare il contributo della famiglia all’intera Nazione e dunque “ciascuno, e secondo le proprie responsabilità, non faccia mancare ad essa sostegno e promozione”. Intanto continua ad avere molta eco sulla stampa peruviana la dichiarazione di nove Vicariati della regione amazzonica in difesa delle popolazioni locali, delle risorse naturali e della biodiversità. I presuli denunciano l’incremento delle azioni arbitrarie che tolgono le terre agli aborigeni così come l’uso indiscriminato delle risorse naturali che mettono a repentaglio la biodiversità. Queste realtà, scrivono, “minacciano la vita di milioni di persone, in particolare l’habitat dei contadini e degli indigeni”. Dunque, occorre “promuovere il dialogo tra lo Stato e queste popolazioni con lo scopo di rinforzare i loro diritti”. Due in particolare: i diritti che queste popolazioni vantano sulle terre che abitano da secoli e il diritto ad essere inclusi nella dialettica democratica del Paese affinché la loro voce possa essere ascoltata e rispettata. Perciò i Vicariati salutano come una misura positiva la recente decisione del Parlamento riguardo la “proprietà ancestrale delle comunità indigene”. “Ci auguriamo, conclude la dichiarazione, che questo fatto così significativo serva anche a promuovere un processo di dialogo e una cultura di pace per cercare, insieme, uno sviluppo del volto umano nonché il rispetto e la concordia tra tutti”. (L.B.)

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    Lettera del cardinale Rivera Carrera contro la violenza a Città del Messico

    ◊   Con lo sguardo rivolto alla Madonna di Guadalupe, Patrona del Messico e dell’America, l’arcivescovo di Città del Messico, cardinale Norberto Rivera Carrera, ha indirizzato ai fedeli un’accorata Lettera pastorale per far sì che “sulle ombre della violenza” possa brillare il “mistero della luce”. “Nessun cittadino, rileva il porporato, può restare indifferente o tacere di fronte alla violenza che colpisce il distretto federale”. In alcuni luoghi e ambienti, a giudizio del cardinale Rivera Carrera regnano “culture generatrici di violenza” come quelle che esasperano l’emotività rispetto alla riflessione e il lucro rispetto alla carità, così come quando si vuole far passare “come tolleranza ciò che è solo libertinaggio”. Sono queste realtà quelle che poi facilitano e addirittura incentivano “un desiderio squilibrato di potere”, condotte “nichiliste nei confronti della vita” nonché “superbia, odio e avarizia”. “In quest’ora piena di sconcerto e paradosso, in cui sembra che siamo ricchi di mezzi ma poveri di fini, molte persone anche se non hanno problemi con le cose materiali loro necessarie, si sentono sole, abbandonate, senza legami affettivi” e impotenti “di fronte all’aggressività e alla violenza”. Nel caso di altre persone e settori sociali, il cardinale Rivera Carrera ricorda invece la realtà opposta: la povertà e, in non pochi casi, la miseria estrema. La mancanza del minimo necessario per sopravvivere con dignità produce non solo lacerazione sociale, ma crea anche esclusione e risentimento. Ricordando numerosi insegnamenti della Conferenza episcopale messicana, che non ha mancato di sottolineare anche gli sforzi compiuti dal Governo e dalle diverse autorità statali per contrastare questo clima di violenza crescente, l’arcivescovo della capitale messicana nella sua Lettera elenca diversi comportamenti ed azioni necessarie per mettere l’uomo al “centro di ogni cosa senza limitare mai la sua realtà solo alla dimensione materiale. Chi trasforma l’uomo in una cosa esclude il suo essere anche trascendente, soggetto e custode del dono divino della vita”. Occorre inoltre rivolgersi anche a coloro che fanno della violenza e del crimine un metodo per la sopravvivenza e a volte un modo d’essere. Perciò è necessario potenziare, come hanno fatto le autorità recentemente, la prevenzione e la repressione, ma anche la rieducazione sociale di colui che ha messo a repentaglio la società con i suoi comportamenti criminali. È vero che la situazione è molto delicata, ma va sempre ricordato che “il fine non giustifica i mezzi”; per il cardinale Rivera Carrera la lotta contro la violenza e la criminalità spicciola, nonché contro i ‘cartelli’ del crimine, deve rispettare sempre le leggi, lo stato di diritto e i diritti umani. “Non sarà la vendetta a risolvere il problema, poiché la violenza genera solo altra violenza”. I problemi della vita non si risolvono scaraventandola nel vuoto come si fa con l’aborto, l’eutanasia, la guerra o il terrorismo, ricorda l’arcivescovo di Città del Messico e conclude sottolineando: un ultimo e quarto “comportamento che ci aiuta a combattere la situazione odierna e le sue dolorose ombre” è “l’educazione all’amore”, l’unica che può predisporre il cuore di ciascuno “all’incontro fraterno con l’altro, alla condivisione, alla coscienza che siamo stati creati da Dio come suoi figli per avere vita in abbondanza”. ( A cura di Luis Badilla)

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    Appello di “Reporter senza frontiere” in favore dei rifugiati alla Conferenza UE sull’asilo in corso a Parigi

    ◊   Appello di “Reporters senza frontiere” ai 27 ministri europei riuniti da ieri a Parigi per la Conferenza promossa dalla Presidenza dell’UE sul tema “Costruire un’Europa dell’asilo”. L’organizzazione umanitaria chiede un regime comune d'asilo in Europa con “procedure d'accoglienza” “più fluide e rapide” per tutelare anche i giornalisti e i difensori della libertà di espressione rifugiati in Europa. Dall'inizio del 2007, “Reporters senza frontiere” ha aiutato 160 operatori dell'informazione, soprattutto africani e medio-orientali, fuggiti dai propri Paesi dopo minacce o aggressioni subite durante l'esercizio della loro professione. Ma la maggioranza di questi giornalisti esuli principalmente da Eritrea, Iran e Sri Lanka – denuncia l’organizzazione - devono affrontare difficoltà estreme per beneficiare di protezione in Europa. “Reporter senza frontiere” punta l’indice contro “le lunghe attese negli uffici dell'Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati (UNHCR) e il rifiuto quasi sistematico delle Ambasciate occidentali, in genere refrattarie a concedere visti di questo tipo”. A motivo di ciò gran parte di questi giornalisti, anche rischiando la vita, opta per vie d'immigrazione illegale, scrive nella lettera appello Robert Menard, presidente di “Reporter senza frontiere”. Da parte dell’ONU, lo stesso Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Antonio Guterres, ha confermato che “troppo spesso molte persone che cercano protezione” finiscono “vittime della tratta” di esseri umani “a causa del proliferare degli ostacoli al loro ingresso in Europa”. Guterres ha quindi sollecitato le pratiche uniformi di asilo nei vari Paesi dell’Unione europea, che ''può e deve fare di più'' anche reinsediare ed accogliere rifugiati che non possono essere rimpatriati e che non godono di sufficiente sicurezza nel loro primo Paese d'asilo. (A cura di Roberta Gisotti)

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    All'ONU primo Forum a sostegno delle vittime del terrorismo

    ◊   Il segretario generale Ban Ki-moon ha convocato per oggi una conferenza in sostegno alle vittime del terrorismo. Per la prima volta nella storia delle Nazioni Unite, la conferenza porra’ l’accento sull’esperienza umana dei sopravvissuti al flagello del terrorismo. “Spesso in passato i convegni delle Nazioni Unite hanno fatto luce su diversi tipi di atrocita’, tuttavia questa e’ la prima volta che viene organizzato un simposio internazionale che affronta in maniera globale la questione delle vittime del terrorismo” ha commentato Robert Orr, Assistente del Segretario Generale e Presidente della Task Force ONU contro il terrorismo. Al simposio, che avra’ luogo a New York, parteciperanno 18 vittime del terrorismo e 10 esperti di terrorismo internazionali. Robert Orr ha affermato che l’evento si prefigge di raggiungere tre obiettivi. Innanzi tutto, vuole essere l’occasione per affrontare da un punto di vista umano la dolorosa esperienza dei sopravvissuti e delle loro famiglie. “Il terrorismo non solamente deumanizza le vittime, ma colpisce gravemente anche la societa’ stessa” osserva Orr. “Tutti noi conosciamo bene le voci degli oppressori ma troppo raramente ascoltiamo le storie degli oppressi”. Il forum cerca poi di affrontare apertamente la questione delle “tensioni” che sorgono tra i governi, spesso ancorati su posizioni difensive quando vengono accusati di non fare abbastanza per le vittime del terrorismo, che troppo spesso avvertono una mancanza di tutela da parte delle istituzioni. Infine, “il simposio segnera’ il punto di partenza per una grande coalizione contro il terrorismo” ha detto Orr il quale ha poi sottolineato che il simposio non e’ un evento politico, ma piuttosto “un occasione per concentrarsi sulle possibili strategie di sostegno alle vittime del terrore di tutto il mondo”. Le 18 vittime che partecipano al simposio rappresentano un microcosmo della violenza terrorista mondiale. Tra esse ci saranno anche Ingrid Betancourt, ostaggio per sei anni in Colombia e recentemente rilasciata e Ashraf Al-Khaled, il cui matrimonio ad Amman, in Giordania e’ stato brutalmente segnato da un attentato terroristico nel novembre 2005. (R.P.)

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    La FAO promette aiuto ai contadini dello Swaziland colpiti dal rialzo dei prezzi alimentari

    ◊   L’ONU aiuterà i contadini senza risorse dello Swaziland ad acquistare sementi in tempo per la prossima stagione di semina: l’annuncio arriva da Jacques Diouf, direttore generale della FAO, durante la visita in questi giorni nel Paese africano. Diouf ha rassicurato la FAO fornirà assistenza d’emergenza ai contadini colpiti dalla crisi, nell’ambito della sua “Iniziativa contro l’aumento dei prezzi alimentari” (ISPF), che sono cresciuti del 52% tra il 2007 ed il 2008, con gravi conseguenze economiche, sociali e politiche nelle Nazioni più povere. Nell’ambito di questa “Iniziativa” sono in fase di realizzazione o sono stati pianificati progetti d’emergenza in almeno 78 Paesi. Non solo molto alimenti, come riso e farina di granoturco, ma anche combustibili e molti altri prodotti di base sono cresciuti in modo così brusco negli ultimi mesi che molti contadini swazi non sono più in grado di comprare le sementi e gli altri componenti agricoli a loro necessari, con il grave rischio di rimanere senza raccolto, senza cibo e senza reddito. Per questo a partire dal 29 settembre, la FAO organizzerà Fiere commerciali dove i coltivatori potranno trovare quanto loro indispensabile di produzione locale. Invece di ricevere quantità preconfezionate di sementi – spiega la FAO – i coltivatori potranno usare buoni per scegliere le varietà che preferiscono, mentre al tempo stesso i produttori locali avranno l’opportunità di avere nuovi clienti. Ma l’assistenza d’emergenza per affrontare il rialzo dei prezzi è solo una parte della risposta, ha fatto notare Diouf, che ha poi rinnovato il suo appello affinché maggiori investimenti siano destinati al settore agricolo ed ai programmi che affrontano i problemi che hanno contribuito al generale aumento dell’insicurezza alimentare nella regione, prime tra tutte le sfide poste dal cambiamento climatico e la diffusione dell’HIV e dell’AIDS. (R.G.)

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    A Vienna incontro dei direttori nazionali per la pastorale dei migranti in Europa

    ◊   “I migranti africani in Europa e nella Chiesa: la responsabilità pastorale” questo il tema del prossimo incontro dei direttori nazionali per la pastorale dei migranti in Europa. Il Convegno si terrà a Vienna, in Austria, dal 12 al 14 settembre e vedrà la partecipazione di rappresentanti di 21 Conferenze episcopali europee, della Santa Sede, di Caritas Europa e dell’ICMC- International Catholic Migration Commission. L’incontro è promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) e si svolge su invito della Conferenza episcopale austriaca. “In particolare – si legge in una nota – si analizzerà in un primo momento il continente africano e le sue forme espressive nella storia, cultura, religione e società. Il quadro sarà completato con una serie di testimonianze-esperienze circa i rifugiati politici, i richiedenti asilo ed il giovane emigrato per motivi di studio”. “Ogni partecipante – prosegue il testo – sarà chiamato ad esprimere la situazione nei vari Paesi europei tentando di mettere a fuoco nodi problematici e questioni fondamentali”. Durante i lavori, verranno presentati i rapporti sulle attività svolte da parte della COMECE; Caritas Europa e ICMC. (A cura di Isabella Piro)

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    Pakistan: si è concluso l’annuale pellegrinaggio a Mariamabad

    ◊   C’è stata grande partecipazione all’annuale pellegrinaggio mariano che si è concluso domenica scorsa a Mariamabad, a circa 100 chilometri a sud di Lahore. Bambini e membri del Milap, l’Ong cattolica che aiuta vedove e orfani, raccontano di un’esperienza eccezionale e di una grande atmosfera di raccoglimento e preghiera davanti alla grotta della Madonna. I bambini del Milap hanno distribuito oltre 100 rosari a chi ne era privo. Al pellegrinaggio partecipano numerosi anche non cristiani che dicono di ricevere forza fisica e spirituale. Il pellegrinaggio - riferisce l’agenzia AsiaNews - è nato l’8 settembre 1949: durante una siccità che minacciava il raccolto in tutta la regione i cattolici locali avevano implorato Maria ed erano stati da Lei esauditi. Per questo un cappuccino belga, padre Frank, morto martire, nel 1949 ha costruito una grotta della Madonna di Lourdes e una chiesa, diventata in seguito santuario nazionale.  Quest’anno il tema del pellegrinaggio è stato: “Maria Madre: testimonianza esemplare”. L’arcivescovo di Lahore mons. Saldanha lo ha inaugurato la sera del 5 settembre con la benedizione della grotta, della fontana e della zona mariana. Altri vescovi hanno presenziato alle messe, tra cui mons. Andrei Francio di Multan e mons Joseph Coutts di Faisalabad. (R.P.)

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    Il calendario liturgico cattolico cinese 2009 sarà dedicato alla devozione mariana nel mondo

    ◊   Secondo quanto annuncia all’agenzia Fides il responsabile di Faith, la maggiore pubblicazione e casa editrice cattolica della Cina continentale, “in occasione della visita di Benedetto XVI a Lourdes per la celebrazione del 150° anniversario delle Apparizioni della Vergine, abbiamo constatato una devozione mariana fenomenale nei cattolici cinesi. Ovviamente i cattolici cinesi sono sempre stati devotissimi alla Vergine, ma quest’anno, grazie anche alla preghiera scritta personalmente dal Santo Padre a Nostra Signora di Sheshan, si avverte ancora di più il calore della devozione mariana. La non lontana celebrazione dell’Assunzione di Maria, il 15 agosto scorso, è un caso emblematico. In pieno agosto, con un caldo asfissiante, le persone devote hanno ugualmente riempito ogni angolo delle chiese o dei Centri di preghiera. La nostra scelta è un modo di condividere la devozione dei cattolici cinesi, sempre in sintonia con la Chiesa Universale, rispondendo così all’insegnamento del Papa”. (R.P.)

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    Premio Balzan 2008: all’italiano Maurizio Calvesi, agli americani Thomas Nagel e Wallace S. Broecker e all’australiano Ian H. Frazer

    ◊   Presso la Sala Stampa estera di Milano sono stati resi pubblici ieri i nomi dei premiati per il Premio Balzan 2008, secondo solo al Templeton per valore economico (1 milione di franchi svizzeri, di cui la metà deve essere reinvestita in progetti di ricerca). I nomi dei premiati sono: l'italiano Maurizio Calvesi per la sezione "Le arti figurative dal 1700", l'americano Thomas Nagel per la "filosofia morale", l'australiano Ian H. Frazer per la "medicina preventiva" e in ultimo l'americano Wallace S. Broecker per "Scienza del mutamento climatico". Nominativi autorevoli che hanno dato un grande contributo alle arti e alle scienze cui essi appartengono. Maurizio Calvesi ha ottenuto il riconoscimento - sono parole di Dmitry O. hvidkovsky, rettore dell'Istituto di Architettura di Mosca - grazie allo straordinario lavoro svolto nel campo della storia dell'arte visiva moderna e contemporanea, avendo “contribuito ad una migliore comprensione della natura e dello sviluppo del modernismo sia allo studio dell'origine delle tendenze dell'arte moderna". Di grande attualità la motivazione legata a Wallace S. Broecker, letta dal prof. Enric Banda, presidente di Euroscience a Strasburgo: "il prof. Broecker con le sue scoperte sul ruolo degli oceani, la loro interazione con l'atmosfera, il ruolo delle modificazioni dei ghiacciai e i dati contenuti nelle carote di ghiaccio e nei sedimenti oceanici ha contribuito in modo straordinario alla comprensione del mutamento climatico. Il suo contributo è stato particolarmente significativo per la comprensione dei mutamenti climatici sia improvvisi che graduali". Un Premio significativo il Balzan a conclusione di un cammino di ricerca attento e apprezzato da una giuria composta da autorevoli personalità mondiali. Il prossimo 21 novembre la premiazione ufficiale al Quirinale dalle mani del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Premio Balzan è unanimamente conosciuto grazie anche al riconoscimento per la pace offerto a Sua Santità Giovanni XXIII. (A cura di Edoardo Caprino)

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    Anno Paolino: a Czestochowa “Incontri biblici su San Paolo”

    ◊   Tra le iniziative pastorali promosse per l’Anno Paolino nell’arcidiocesi di Czestochowa figurano anche gli “Incontri biblici su San Paolo”. La vita e le sue attività, le idee teologiche contenute nelle Lettere dell’Apostolo delle nazioni, saranno i temi principali degli “Incontri biblici” che si svolgeranno ogni mese a Czestochowa, presso la chiesa del Santissimo Nome di Maria e presso il Seminario Maggiore. Tali incontri in occasione dell’Anno Paolino – riferisce l’agenzia Fides - sono indirizzati in modo particolare ai catechisti, agli insegnanti di religione ed agli educatori delle scuole primarie e medie dell’arcidiocesi di Czestochowa. Altri incontri saranno organizzati dall’Ufficio della Catechesi per i bambini e i giovani dell’arcidiocesi. Questa nuova iniziativa pastorale è stata promossa da mons. Stanislaw Nowak, arcivescovo metropolita di Czestochowa, da organizzare nelle chiese e nelle parrocchie per l’Anno Paolino. La vasta problematica paolina verrà presentata da don Jacek Molka, professore di Sacra Scrittura presso il Seminario Maggiore dell’arcidiocesi e presso l’Istituto di Teologia a Częstochowa. (R.P.)

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    A Pozzolengo nasce la casa-sollievo per disabili realizzata dalla “Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus”

    ◊   La nuova casa-sollievo per disabili, realizzata dalla “Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus” a Pozzolengo, in provincia di Brescia, sarà inaugurata sabato 13 settembre. A presiedere la manifestazione sarà il cardinal Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi, che visiterà l’edificio ricavato dalla ristrutturazione di Villa Alberini, dimora ottocentesca donata alcuni anni fa alla Fondazione. Durante la cerimonia, l’amministrazione comunale di Pozzolengo, guidata dal sindaco Paolo Bellini, intitolerà a Don Gnocchi la piazza antistante la struttura, con lo scoprimento di una statua che raffigura l’indimenticato “papà dei mutilatini”. Nel corso della mattinata verrà inoltre posta una targa all’interno della Casa-sollievo in ricordo del trentesimo anniversario della morte di Paolo VI, grande amico di Don Gnocchi. (D.B.)

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    Madre Paola Iacovone eletta superiora generale delle Suore Ospedaliere della Misericordia

    ◊   Madre Paola Iacovone è stata eletta Superiora generale delle Suore Ospedaliere della Misericordia dal 43° Capitolo generale dell’Istituto, in corso a Loreto, dal 25 agosto al 15 settembre. Come informa un comunicato inviato all’Agenzia Fides, l’elezione della nuova Superiora da parte delle 33 capitolari che rappresentano tutte le religiose dell’Istituto, è avvenuta ieri. L’elezione delle Consigliere che affiancheranno la Superiora generale e l’elaborazione delle linee programmatiche che guideranno la Congregazione nei prossimi 6 anni, saranno gli impegni prioritari fino alla conclusione del Capitolo. Impegnate nell’ambito ospedaliero ed assistenziale, le Suore Ospedaliere della Misericordia sono state fondate a Roma nel 1821 dalla Principessa Teresa Orsini, per la quale è in corso il processo di Beatificazione. Sono presenti in ospedali e case di cura sia in Italia che in diverse nazioni estere: Stati Uniti d'America, India, Madagascar, Filippine, Argentina, Svizzera, Nigeria, Polonia. Della Congregazione fanno inoltre parte religiose originarie del Camerun e del Congo. (R.P.)

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    Congresso internazionale di Archeologia cristiana: gli studiosi s’interrogano sulla definizione di città

    ◊   Sono entrati nel vivo i lavori del XV Congresso internazionale di Archeologia Cristiana di Toledo e subito la questione posta agli studiosi di Europa, Medio Oriente, Stati Uniti e Africa è stata la definizione di città. “Episcopus, civitas, territorium” è il tema proposto ai più di trecento partecipanti ospitati nella sede della Università di Castilla-La Mancha, in un antico Convento domenicano con chiostri e patii affollati di studenti. Cosa s’intende per città in epoca tardo antica e fino al X secolo? La provocazione è del prof. Jean Guyon dell’Università di Aix-en-Provence. Il vescovo in effetti nella penisola iberica aveva all’epoca una giurisdizione ampia, sia geografica che giuridica, come dimostra il complesso di Santa Maria del Melque a circa 50 chilometri da Toledo. Una chiesa dell’VIII secolo che unisce arte cristiana ed islamica, un po’ fortezza un po’ monastero legata al vescovo di Toledo su cui molto gli studiosi discutono. In effetti, negli ultimi 20 anni lo sviluppo dell'archeologia dell’inizio del cristianesimo è stato fortissimo. In Castilla gli studiosi si trovano ad affrontare uno sviluppo urbano velocissimo. Molti madrileni lasciano la capitale per vivere nella campagna intorno a Toledo. Le nuove costruzioni creano occasione di scavo ma limitano anche la possibilità di ricerche organiche dei resti di epoca visigota. Del rapporto tra vescovo e suburbio ha parlato l’organizzatore del congresso Jorge Lopez Quiroga dell’Università Autonoma di Madrid. Tra il IV e l’VIII secolo la cristianizzazione si trasferisce dalla città alle campagne con un relativo cambiamento del ruolo dei vescovi e con un passaggio dalla cultura romana a quella medioevale che in questa regione passa attraverso la dominazione araba e si apre alla “reconquista”, e la formazione del regno carolingio. Diversi gli esempi da varie aree geografiche europee e diversi i temi affrontati, come il ruolo del vescovo come committente di opere d’arte, con interventi degli studiosi del Piac Fabrizio Bisconti, Danilo Mazzoleni e del rettore Vincenzo Fiocchi Nicolai e dei Musei Vaticani, Lucina Vattuone, Cristina Giannaccheri e Umberto Utro. Presentato anche un altro importante studio vaticano, come lo scavo dell’Orto monastico della Basilica di San Paolo a Roma, che ha portato alla luce l’importante struttura medioevale del monastero benedettino, parte dell’antica struttura di un portico collegato all’antica basilica, frutto di una campagna di scavo in collaborazione tra Musei e Piac. Nel mondo e nella cultura mozarabica uno dei temi più ricorrenti è la convivenza di stili e culture. Toledo è una città che nel “casco historico” custodisce chiese di rara bellezza come la cattedrale (il vescovo di Toledo è da secoli il primate di Spagna), ma anche moschee come quella di “Cristo de la Luz” e sinagoghe di grande valore artistico come quella del “Transito”. Un carattere che ha segnato molti degli interventi del Congresso e offre l’occasione per un dibattito culturale che si apre dalle aule e dagli scavi verso un pubblico più ampio. (Da Toledo, Angela Ambrogetti)

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    24 Ore nel Mondo



    Haiti: il bilancio delle vittime, dopo il passaggio degli uragani tropicali, sale a 900 morti

    ◊   A Cuba l’uragano "Ike" ha provocato 4 morti e, nonostante stia perdendo forza, minaccia L’Avana e i pozzi di petrolio del Golfo del Messico. Intanto, secondo alcuni siti statunitensi, il bilancio dei morti provocati da "Ike" ad Haiti sarebbe di 300 persone. Sarebbero, dunque, complessivamente 900 le persone che hanno perso la vita a causa dei tre uragani "Gustav", "Hanna" e "Ike". Ma sulla attuale allerta di Cuba per l’ultimo uragano Ike, il servizio di Daniele Bongi:


    Dopo aver devastato la parte orientale di Cuba e provocato la morte di quattro persone, l'uragano "Ike" continua la sua corsa in direzione della zona occidentale dell'isola, minacciando L’Avana e i pozzi petroliferi del Golfo del Messico. Nonostante i fortissimi venti che lo accompagnano, "Ike" sembra aver affievolito la sua forza devastatrice, tanto da esser stato declassato a categoria 1. Gli esperti però temono che il peggio non sia ancora alle spalle, ipotizzando che l’uragano possa riguadagnare potenza non appena si troverà sulle tiepide acque caraibiche. Nel frattempo si contano i danni del passaggio di "Ike" nell’est dell’isola. Tre uomini e una donna sono morti in diversi incidenti dovuti ai fulmini e ai forti venti. La province che hanno riportato maggiori danni per il passaggio dell’uragano sono quelle di Guantanamo e Santiago, dove intere piantagioni di canna da zucchero sono state spazzate via. L’apprensione adesso si sposta sulla capitale L’Avana, che attende con ansia l’arrivo di "Ike", previsto dai metereologi per domani. Circa 170 mila persone sono state evacuate dalla città che in queste ore presenta uno scenario irreale, con strade deserte ed edifici barricati. Massima allerta anche sulla costa meridionale degli Stati Uniti, in Florida, Texas e Louisiana, dove "Ike" potrebbe giungere tra giovedì e venerdì.
     Iraq
    Il direttore dell'emittente Tv satellitare panaraba "al Arabiya" a Baghdad, Jawad al Hattab, è scampato oggi ad un attentato che ha distrutto la sua auto. Lo ha riferito la stessa emittente, secondo cui l'autista di al Hattab ha notato un ordigno esplosivo attaccato sotto l'auto parcheggiata, una Mercedes. In passato, al Hattab e i suoi colleghi di "al Arabiya" in Iraq hanno ricevuto minacce anonime, tramite la posta elettronica o messaggi sul telefono o su siti Internet. E il presidente americano, George W. Bush, annuncerà oggi a Washington il ritiro di una parte delle truppe statunitensi dall'Iraq. In linea con il processo di disimpegno già avviato, circa 8 mila soldati statunitensi lasceranno il territorio entro febbraio e non si escludono altri rimpatri nel 2009. All’operazione fa riscontro, invece, il rafforzamento della presenza in Afghanistan. Sui motivi di questa decisione, Giancarlo La Vella ha raccolto il parere di Alberto Negri, inviato speciale del "Sole 24 Ore":


    R. – In primo luogo, c’erano già stati annunci sulla possibilità di ridurre le truppe americane in Iraq, di circa 140-150 mila uomini. Ci sono poi stati degli eventi favorevoli per ridurre la presenza americana ed uno di questi è stato qualche giorno fa il trasferimento di poteri agli iracheni per la sicurezza della provincia di Al Anbar, cuore della resistenza sunnita. C’è poi un altro motivo, che forse è quello più importante: agli americani servono nuove truppe da mandare in Afghanistan.

     
    D. – Quindi non vuol dire che gli americani abbandonano le zone che restituiscono agli iracheni?

     
    R. – No, si tratta di un trasferimento di poteri molto guidato. Ricordiamo che questo trasferimento di poteri ha ormai già riguardato circa una dozzina di province irachene, dove gli iracheni ufficialmente sono ormai incaricati del compito di tenere l’ordine pubblico nelle città. Gli americani non si ritirano, si mettono solo fuori dai grandi centri, ma mantengono le loro basi e la presenza del grosso delle loro truppe.

     
    D. – Qual è ora la strategia di George Bush nella regione in questa fase conclusiva della sua presidenza?

     
    R. – Io credo che siano intervenuti dei fattori che, in qualche modo, modificano un po’ il quadro della situazione. Da una parte è vero che l’impegno in Iraq e in Afghanistan resta molto importante e decisivo, per quanto è stato fatto nella lotta al terrorismo. È anche vero, però, che in questo momento vediamo riemergere un problema ben diverso per gli americani: quello del confronto con la Russia di Putin. Un confronto, questo, che sta avvenendo in Georgia, in Caucaso, ma che si estende in tutte le aree dove l’influenza russa può farsi sentire e quindi anche in Medio Oriente. È questo il nuovo fattore che, in qualche modo, può determinare degli sviluppi diversi rispetto al passato.
     Afghanistan
    Tre soldati della coalizione "Enduring Freedom" e una guida afghana sono stati uccisi dall'esplosione di una bomba nell'Afghanistan orientale. È quanto ha reso noto la stessa coalizione a guida USA. Ancora sconosciuta la nazionalità dei militari uccisi, anche se la maggior parte degli uomini e delle donne della missione "Enduring Freedom" sono statunitensi. Intanto i militari USA hanno compiuto un'operazione che ha preso di mira i talebani che fanno capo al comandante pachistano Haqqani nella provincia di Khost, nell'est dell'Afghanistan vicino al confine con il Pakistan, arrestando anche due sospetti combattenti islamici. Il gruppo di Haqqani, che opera a cavallo del confine col Pakistan e ha le sue retrovie nelle aree tribali pachistane del Nord Waziristan, è ritenuto responsabile di molti attentati con micidiali ordigni anticarro nascosti lungo le strade.

    UE - Ucraina
    L'Unione europea proporrà all'Ucraina, nel corso di un vertice congiunto che si terrà a Parigi nell'ambito del semestre di presidenza francese, di concludere nei prossimi mesi un accordo di associazione. Il quadro politico di tale accordo, che dovrebbe essere concluso entro il 2009, sarà fissato nel corso dell'odierno incontro tra i due capi dello Stato Sarkozy e Iushenko. Nella dichiarazione finale del vertice, fanno sapere dalla presidenza francese dell'UE, l'Ucraina sarà qualificata come “Paese europeo che condivide con l'Unione una storia e dei valori comuni”, e sarà precisato che l'attuale accordo non pregiudicherà eventuali sviluppi nelle relazioni tra i due Paesi, “che sono lasciati aperti”. Non sarà quindi affrontata la questione dell'ingresso della Georgia nell'Unione, appoggiato da alcuni Paesi ex comunisti ma ritenuto prematuro da altri, Francia e Germania in testa. Al vertice parigino saranno presenti, oltre ai due presidenti, il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso e l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune Javier Solana, ma non il primo ministro ucraino Julia Timoshenko, ormai in aperta rottura con Iushenko.

    Serbia – UE
    Il parlamento serbo ha ratificato l'Accordo di stabilizzazione e associazione con l'Unione europea, prima tappa di avvicinamento finalizzata all'adesione. Lo annunciano le tv serbe. L'accordo è stato approvato da 139 deputati a fronte di 26 no su 250 deputati. Il patto tuttavia entrerà pienamente in vigore solo quando l'Unione europea si riterra' pienamente soddisfatta della collaborazione di Belgrado con il Tribunale internazionale dell'Aja per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia (TPI). Il deputati del Partito democratico dell'ex primo ministro Kostunica e i loro partner di coalizione di "Nuova Serbia" sono gli unici ad aver votato contro l'Accordo di stabilizzazione e associazione (ASA).

    Sri Lanka
    L'aeronautica dello Sri Lanka afferma di aver abbattuto un aereo appartenente ai ribelli separatisti delle Tigri Tamil. Se confermato, sarebbe il primo caso del genere. L'aereo, fanno sapere le forze armate di Colombo, citate dal sito online della BBC, aveva sganciato bombe su un piccolo aeroporto militare nel nord dell'isola, ed è stato abbattuto da aerei da caccia governativi sopra la giungla, nel pieno del territorio controllato dai ribelli. Si trattava di un piccolo aereo a elica. L'LTTE combatte contro il governo di Colombo per la creazione di uno Stato indipendente della minoranza Tamil nel nord e nell'est dell'isola. In 25 anni di guerra civile si calcola siano morte circa 70.000 persone. I ribelli delle Tigri per la Liberazione del Tamil Eelam (LTTE), secondo la BBC, dispongono di un buon numero di aerei a elica biposto Zlin-143 di fabbricazione ceca, che decollano da piccole piste di atterraggio nella giungla. Secondo gli esperti, le Tigri Tamil li hanno contrabbandati nell'isola pezzo per pezzo e montati poi sul posto. In agosto uno dei piccoli velivoli Zlin dei ribelli ha colpito il porto di Tricomalee, ferendo una decina di marinai.

    Thailandia
    La Corte costituzionale thailandese ha deciso che il primo ministro Sundaravej e tutto il suo governo devono “cessare immediatamente le loro funzioni”, per avere violato la Costituzione, ma potranno ripresentarsi in Parlamento in vista di un nuovo mandato. La sentenza è giunta nel pieno di una crisi politica determinata dalle proteste dell'opposizione che occupa da parecchi giorni la sede del governo chiedendo le dimissioni di Samak. I nove giudici della Corte ritengono che Samak - del quale è nota la passione culinaria - ha infranto la Costituzione accettando un compenso economico da un'azienda produttrice di programmi televisivi di cucina, la "Face Media". La Corte ha precisato che il governo potrà rimanere in carica per i prossimi 30 giorni per gestire gli affari correnti fino alle prossime elezioni, in parlamento, di un nuovo primo ministro. Carica a cui Samak potrà ricandidarsi. E il suo partito ha già comunicato che sosterrà una sua nuova candidatura.

    Immigrazione irregolare
    Quattro cittadini somali sono stati fermati dalla polizia di Stato con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina a Pachino in seguito allo sbarco di migranti avvenuto ieri pomeriggio nel Siracusano. I fermati, Idris Colat, di 20 anni, Ali Hussein, di 25, Ibrahim Abdi Ibrahim, di 20, ed Hersi Musse, di 21, sono stati rinchiusi nel carcere di Cavadonna. La Guardia di Finanza ha soccorso un gommone con a bordo 76 migranti irregolari (tra cui 13 donne e 3 bambini), a 40 miglia a sud di Lampedusa. Gli extracomunitari sono stati trasbordati su unità navali delle Fiamme Gialle che stanno rientrando al porto. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 253

     
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