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Sommario del 08/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienze e nomine
  • L'eco dell'entusiasmo della Chiesa cagliaritana per la visita di Benedetto XVI nelle parole dell'arcivescovo, Giuseppe Mani, e dei giovani
  • Mons. Giuseppe Betori è stato nominato dal Papa nuovo arcivescovo di Firenze: nel saluto alla Chiesa e alla città , l'offerta di ascolto e dialogo per ricercare il bene comune
  • Lettera di Benedetto XVI nel trentennale della morte di Paolo VI: guidò la Chiesa con sapienza nel Concilio Vaticano II, "inestimabile l'eredità del suo magistero"
  • Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale Innocenti, solerte collaboratore della Santa Sede. Mercoledì prossimo, le esequie del porporato nella Basilica Vaticana
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Va sempre riconosciuta la dignità dell’essere umano, anche se malato: il prof. Pessina, del Centro di Bioetica della Cattolica, commenta l'ipotesi di legge sul “suicidio assistito” del governo spagnolo
  • Nell’odierna Giornata internazionale dell’alfabetizzazione, l'ONU mette l’accento sul binomio istruzione-salute. Intervista con Anna Maria Errera
  • Nella festa della Natività della Beata Vergine Maria, celebrata in India la Giornata della Bambina, dedicata al dramma dell'infanticidio femminile
  • Celebrata la Giornata europea della cultura ebraica tra religiosità, arte e musica. Intervista con Evelina Meghnagi
  • Presentato l'Anno pastorale nell'arcidiocesi di Milano, inaugurato dal cardinale Dionigi Tettamanzi
  • Chiesa e Società

  • India: grande partecipazione alla domenica di digiuno e preghiere per la pace in Orissa
  • Continua la campagna anticristiana dei radicali indu in India. Sempre sotto inchiesta le suore di Madre Teresa. Bruciata una chiesa anglicana
  • Medici Senza frontiere in prima linea nell’assistenza alle vittime delle inondazioni nel Bihar
  • Cina: Jinde Charities e i cattolici continuano l’opera di soccorso nella zona terremotata 4 mesi fa
  • Uganda: ancora violenza in Karamoja, ucciso volontario della onlus Italia Solidale
  • Sri Lanka: 94 mila famiglie sfollate dall’area di Arippua a causa del conflitto tra governo e Tigri Tamil
  • Entrano nel vivo le celebrazioni della Chiesa coreana per il “mese dei martiri”
  • Al via oggi al parlamento europeo la "Settimana africana"
  • Canada: messaggio dei vescovi alle giovani coppie
  • Svizzera: perdono, mass media e droga al centro dell'assemblea dei vescovi
  • Ecuador: storici salesiani dell'America latina focalizzano l'opera di don Rua, successore di don Bosco
  • Giappone: tour mondiale per i sopravvissuti della bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki
  • Al via Parigi la conferenza ministeriale UE “Costruire un’Europa dell’asilo”
  • A Ginevra la costituzione del “Ponec”, che riunisce i responsabili della comunicazione delle Chiese europee
  • "Colloquio ecumenico paolino" da domani nell'abbazia di San Paolo fuori le Mura
  • Aperto a Toledo, in Spagna, il XV Congresso internazionale di archeologia cristiana, promosso dal competente dicastero vaticano
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nell’incontro con Medvedev, Sarkozy ha chiesto il rispetto del piano di pace per la crisi georgiana, invitando a una responsabilità collettiva
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in visita ad Limina quattro presuli della Conferenza episcopale del Paraguay. L'udienza a un secondo gruppo di presuli è in programma per il pomeriggio.

    In Guinea e Mali, il Papa ha nominato nunzio apostolico mons. Martin Krebs, finora consigliere della Nunziatura apostolica negli Stati Uniti d'America, elevandolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo. Il neo presule, 51 anni, è tedesco di nascita. Laureato in Diritto Canonico, è entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1991. Ha prestato successivamente la propria opera nelle Rappresentanze Pontificie in Burundi, Giappone, Austria, Repubblica Ceca, Comunità Europee e Stati Uniti d'America. Parla inglese, italiano, francese, spagnolo e ceco.

    In Perù, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale del Vicariato apostolico di Pucallpa, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Juan Luis Martín Bisson. Al suo posto, gli succede il salesiano mons. Gaetano Galbusera Fumagalli, coadiutore della medesimo Vicariato.

    In Portogallo, Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Portalegre-Castelo Branco mons. Antonino Eugénio Fernandes Dias, finora ausiliare di Braga. Il neo presule ha 59 anni. Entrato nel Seminario dell'arcidiocesi di Braga, ha ottenuto la Licenza in Teologia. Ordinato sacerdote, e con la creazione della diocesi di Viana do Castelo, venne incardinato nella nuova diocesi. E' stato, fra l'altro, parroco, rettore del Seminario diocesano, giudice del Tribunale Ecclesiastico, nonché vicario episcopale per il Clero, il Seminario e le vocazioni. Nominato ausiliare di Braga il 10 novembre 2000, è stato ordinato il 21 gennaio successivo.

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    L'eco dell'entusiasmo della Chiesa cagliaritana per la visita di Benedetto XVI nelle parole dell'arcivescovo, Giuseppe Mani, e dei giovani

    ◊   Si è conclusa nel tardo pomeriggio di ieri la visita di Benedetto XVI a Cagliari. L’ultimo appuntamento ufficiale, in Piazza Carlo Felice, nel cuore della città sarda, dove il Papa ha incontrato i giovani. Ad accoglierlo un’atmosfera gioiosa ed un vero e proprio spettacolo, con canti e balli, animati dai ragazzi sardi. A loro, il Pontefice ha rivolto un discorso intenso e sentito. Poco prima, aveva incontrato sacerdoti e seminaristi, mentre in mattinata, era stato protagonista della grande celebrazione al Santuario di Bonaria, in occasione dei cento anni dalla proclamazione della Vergine di Bonaria come patrona massima dell’isola. Ma ripercorriamo i momenti salienti di questa giornata, nel servizio del nostro inviato a Cagliari, Salvatore Sabatino:

    Rivolgendosi a loro, il Pontefice è andato col pensiero ai “tanti confratelli che lavorano nell’Isola - ha detto - su un terreno dissodato e coltivato con ardore apostolico da coloro che vi hanno preceduto. La Sardegna ha conosciuto presbiteri che, come autentici maestri di fede, hanno lasciato meravigliosi esempi di fedeltà a Cristo e alla Chiesa”:
     
    “Lo stesso tesoro inestimabile di fede, di spiritualità e di cultura è affidato oggi a voi; è posto nelle vostre mani, perché di esso siate attenti e saggi amministratori. Abbiatene cura e custoditelo con gioia e passione evangelica!”.
     
    Il Pontefice ha voluto, poi, ringraziare “gli educatori e i professori, che quotidianamente si dedicano a un così importante lavoro apostolico". Accompagnare nel loro percorso formativo i candidati alla missione sacerdotale, significa aiutarli innanzitutto a conformarsi a Cristo:

     
    “In quest’impegno, voi, cari formatori e docenti, siete chiamati a svolgere un ruolo insostituibile, poiché è proprio durante questi anni che si pongono le basi del futuro ministero del sacerdote”.
     
    “Ecco perché - ha aggiunto il Papa - occorre guidare i seminaristi ad una personale esperienza di Dio attraverso la quotidiana preghiera personale e comunitaria, e soprattutto attraverso l’Eucaristia, celebrata e sentita come il centro di tutta la propria esistenza. Facendo riferimento, poi, all’Esortazione post-sinodale Pastores dabo vobis di Giovanni Paolo II, il Santo Padre si è rivolto a seminaristi e alunni della Facoltà Teologica, sottolineando che la formazione teologica è opera quanto mai complessa e impegnativa:
     
    “Essa deve condurvi a possedere una visione 'completa e unitaria' delle verità rivelate e del loro accoglimento nell’esperienza di fede della Chiesa”.
     
    “Di qui scaturisce la duplice esigenza - ha aggiunto il Papa - di conoscere 'tutte' le verità cristiane e di conoscerle in modo organico". Inoltre, in questi anni, ogni attività e iniziativa deve disporvi, ha indicato, a comunicare alla carità di Cristo Buon Pastore:

     
    “Di Lui siete chiamati ad essere domani ministri e testimoni: ministri della sua grazia e testimoni del suo amore. Accanto allo studio e alle esperienze pastorali ed apostoliche delle quali potete usufruire, non dimenticate pertanto di porre al primo posto la costante ricerca di un’intima comunione con Cristo. Sta qui, solo qui, il segreto del vostro vero successo apostolico”.
     
    “Cari presbiteri, cari aspiranti al sacerdozio e alla vita consacrata - ha proseguito Benedetto XVI - Iddio vi vuole tutti per sé e vi chiama ad essere operai nella sua vigna, così come ha fatto con tanti uomini e donne lungo la storia cristiana della vostra bella Isola. Essi hanno saputo rispondere con un 'sì' generoso alla sua chiamata. Senza il seme del cristianesimo - ha osservato - la Sardegna sarebbe semplicemente più fragile e povera. Insieme a voi rendo grazie a Dio che mai fa mancare al suo popolo guide e testimoni santi. A voi tocca ora proseguire l’opera di bene compiuta da chi vi ha preceduto":

     
    “Non vi spaventino, né vi scoraggino le difficoltà: il grano e la zizzania, lo sappiamo, cresceranno insieme sino alla fine del mondo. È importante essere chicchi di buon grano che, caduti in terra, portano frutto. Approfondite la consapevolezza della vostra identità: il sacerdote, per la Chiesa e nella Chiesa, è segno umile ma reale dell’unico ed eterno Sacerdote che è Gesù”.
     
    Un discorso intenso, quello del Papa a sacerdoti e seminaristi, così come profondo è quello rivolto ai giovani del capoluogo sardo, che Benedetto XVI incontra a Piazza Carlo Felice. “Una GMG sarda”, la definisce lo stesso Papa. Un appuntamento all’insegna della gioia e della felicità, ma anche della riflessione: due giovani testimoniano la loro speranza contro un presente faticoso, fatto di disoccupazione, emigrazione, di difficoltà nella costruzione del proprio futuro. Al Papa consegnano le loro speranze e la loro voglia di fede, per costruire per tutta la gioventù sarda e non solo un mondo migliore. A loro Benedetto XVI si rivolge con grande affetto:

     
    “È una grande gioia per me incontrarvi, al termine di questo breve ma intenso soggiorno nella vostra bella Isola. Vi saluto tutti con affetto e vi ringrazio per questa calorosa accoglienza”.

     
    “Conosco il vostro entusiasmo - prosegue il Papa - i desideri che nutrite e l’impegno che ponete per realizzarli”. E ha ben presenti anche le difficoltà ed i problemi che i giovani incontrano: la piaga della disoccupazione e della precarietà del lavoro, l’emigrazione, l’esodo delle forze più fresche ed intraprendenti, con il relativo sradicamento dall’ambiente che talvolta comporta danni psicologici e morali, prima ancora che sociali. Il Pontefice, poi, torna a parlare dei mali di questo tempo, della società consumistica:

     
    “Il guadagno e il successo sono diventati i nuovi idoli di fronte ai quali tanti si prostrano? La conseguenza è che si è portati a dar valore solo a chi - come si suol dire - 'ha fatto fortuna' ed ha una sua 'notorietà', non certo a chi con la vita deve faticosamente combattere ogni giorno”.
     
    “Si rischia di essere superficiali - aggiunge il Papa - di percorrere pericolose scorciatoie alla ricerca del successo, consegnando così la vita ad esperienze che suscitano soddisfazioni immediate, ma sono in se stesse precarie e fallaci”:

     
    “Cresce la tendenza all’individualismo, e quando ci si concentra solo su se stessi si diventa inevitabilmente fragili; viene meno la pazienza dell’ascolto, fase indispensabile per capire l’altro e lavorare insieme”.
     
    Poi, un riferimento a Giovanni Paolo II, che nel suo discorso ai giovani, qui a Cagliari, nel 1985 volle proporre tre valori importanti, tre parole che iniziano con la lettera F - Famiglia, Formazione e Fede - per costruire una società fraterna e solidale. “Indicazioni quanto mai attuali anche oggi - sottolinea Benedetto XVI - che volentieri riprendo evidenziando in primo luogo il valore della famiglia, da custodire come 'antica e sacra eredità'. “In passato la società tradizionale aiutava di più a formare e a custodire una famiglia. Oggi non è più così, oppure lo è 'sulla carta', ma nei fatti domina una mentalità diversa":
     
    “Sono ammesse altre forme di convivenza; a volte viene usato il termine “famiglia” per unioni che, in realtà, famiglia non sono. Soprattutto si è molto ridotta la capacità dei coniugi di difendere l’unità del nucleo familiare a costo anche di grandi sacrifici. Riappropriatevi, cari giovani, del valore della famiglia”.

     
    Al termine di questa importante giornata per tutta la Chiesa sarda, e cagliaritana in modo particolare, Salvatore Sabatino ha avvicinato per un commento l’arcivescovo del capoluogo sardo, mons. Giuseppe Mani:

     
    R. - Io l’ho presentata veramente come una grande celebrazione della fede del popolo sardo. Ed è riuscita veramente tale. La gente ha partecipato in modo inverosimile e con una adesione personale che mi ha commosso profondamente.

     
    D. - Lei ha presentato letteralmente la Sardegna al Papa definendola “un tempio del Signore”…

     
    R. - E’ stata veramente un tempio del Signore. In Sardegna siamo pochi, siamo soltanto un milione e 600 mila abitanti, in una terra che è più grande della Sicilia. E credo ci saranno state tra le 100 e le 120 mila persone almeno. E gli altri erano davanti alla televisione.

     
    D. - Un altro esempio, quindi, concreto di quanto questa fede - come dice lei - sia viva, sia nella quotidianità di questa gente…

     
    R. - E’ una fede vivissima. Siamo noi che rischiamo di misurare la fede con le statistiche, ma questa è fede su cui si può far leva. Questo è ciò che fa la Chiesa qui in Sardegna.

     
    D. - Il Santo Padre ha pronunciato dei discorsi anche molto intensi e legati ai problemi di questa società. In particolare, ha pregato che la Vergine rende i sardi capaci di evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica. Parole forti...

     
    R. - Sì. Il Papa ha parlato proprio della necessità di permeare, invadere, animare tutte queste realtà con la fede, e ne ha parlato in maniera molto forte e anche molto incisiva. Credo che questo tema sarà un tema che sarà ripreso dalla pastorale, e diventerà veramente uno stimolo per fare molto.

     
    D. - Ai seminaristi il Papa ha portato un messaggio importante: "Non vi spaventino né vi scoraggino le difficoltà”. Un segnale di speranza anche per loro..

     
    R. - Ed ha citato anche le due figure di martiri dei nostri preti. Il Papa ha detto di non aver paura, portando come modello don Muntoni, il viceparroco di Orgosolo che è stato ucciso, e l’altro missionario del PIME, ucciso anch'egli. Questi riferimento sono stati sicuramente molto, molto efficaci da parte del Papa.

     
    D. - Secondo Lei, eccellenza, cosa rimarrà come eredità di questa visita ai cagliaritani e a tutti i sardi, ?

     
    R. - Rimane il frutto di una grande celebrazione della propria fede. Io in questo ci credo moltissimo, e aver celebrato la fede tutti insieme - i centenari, le famiglie, i giovani - è stato sicuramente un grande evento, ed è stato un grande evento di speranza.
     Ai giovani della Sardegna - che, ha detto il Papa, "sono il domani di questa terra" - Benedetto XVI ha voluto ricordare, come abbiamo sentito, tre grandi valori, quali famiglia, formazione e fede. Ascoltiamo alcuni dei ragazzi presenti all’incontro col Pontefice, nelle interviste realizzate dal nostro inviato a Cagliari, Salvatore Sabatino:

    R. - Penso che il Santo Padre abbia portato luce a quelli che sono i concetti che per noi giovani, in questo momento, dovrebbero rappresentare un punto cardine. Perché penso che la mia generazione si sia un po’ allontanata dai questi valori, ovvero la famiglia, la formazione e la fede. Da parte del Santo Padre c’è stato quindi, a mio parere, questo forte richiamo verso di noi, verso noi giovani che dovremmo fare da apripista per le nuove generazioni.

     
    D. - Cosa vi lascia in eredità Benedetto XVI?

     
    R. - Sicuramente una carica interiore che potrà permettere a tutti noi giovani di guardare al futuro con più fiducia. Se vogliamo cambiare questa società, dobbiamo iniziare anzitutto da noi stessi ed impegnandoci soprattutto nel nostro piccolo e quindi nel nostro quartiere, nelle nostre scuole, nelle nostre università e nel nostro comune.

     
    R. - Io sono molto contenta perché il Papa ha lasciato un messaggio di speranza. Credo che per i tempi che viviamo, e questo soprattutto nella nostra isola, ci abbia veramente incoraggiati a non perdere la speranza per la vita futura, ma soprattutto verso il presente che viviamo.

     
    D. - Quali sono state le emozioni che avete vissuto?

     
    R. - Commozione profonda, emozione, vibrazioni del cuore. E’ una persona che ha detto delle cose che hanno veramente toccato il cuore a tutti.

     
    R. - E’ riuscito a farci capire che ci pensa e che capisce quali siano i nostri problemi e come viviamo tutti i giorni la disoccupazione, i licenziamenti, la difficoltà di costruire una famiglia. io e mio marito abbiamo avuto la fortuna di esserci sposati, da tre anni, e il Signore ci aiuta. Sentiamo il Papa tanto vicino.

    Vasta eco hanno avuto le parole del Papa che guardando a Cristo ha esortato a “evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica”, ribadendo la necessità “di una nuova generazione di laici cristiani impegnati”. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Antonio Maria Baggio, docente di etica politica presso l’Istituto Universitario “Sophia” di Loppiano:
     
    R. - C’è un aspetto preoccupante in ciò che ha detto il Papa ed è che se chiede ad una nuova generazione che si impegni anche in politica, significa che percepisce in un certo senso una assenza di questa generazione. Manca un’identità forte. Si avverte che a volte c’è una sudditanza culturale, la necessità di piegarsi alle posizioni dei vari partiti che non sarebbero secondo una linea di vero pensiero sociale cristiana. Una frammentazione, in sostanza, che non è soltanto politica. E’ culturale. Siamo, quindi, davanti al richiamo del Papa - mi sembra – a compiere un lavoro di scavo molto più profondo.

     
    D. - Sentendo il discorso del Papa vengono in mente figure come De Gasperi, La Pira… Ma cosa vuol dire oggi essere un cattolico impegnato in politica? Cosa bisogna fare?

     
    R. - A me pare che ci voglia un grandissimo lavoro di inculturazione del Vangelo nel linguaggio specifico della società e della politica. E’ un nuovo annuncio, in effetti, che deve avvenire nel linguaggio dell’impegno civile. Senza questo annuncio, anche l’annuncio stesso del Vangelo che la Chiesa fa quotidianamente rimane incompiuto: rimane, per così dire, almeno in questi settori, disincarnato.

     
    D. - Seguendo le orme di Cristo, il Papa ha portato in Sardegna la luce della speranza, ma la quasi totalità dei quotidiani italiani si è concentrata sulle espressioni riferite alla necessità di un nuovo slancio in politica….

     
    R. - Mi sembra sia un po’ il mestiere del giornalista in questo contesto, che ha come punto di riferimento i politici. Il giornalista si interroga quindi - in maniera molto quotidiana e non secondo l’attualità profonda di un discorso, ma secondo la sua contemporaneità spicciola - da che parte tale discorso possa essere "tirato". E siccome ci sono dei politici che di fronte ad un richiamo del genere non vedono l’immensità del problema - l’epocalità dell’impegno che è richiesto, ma vedono ciò che praticamente può toccare il loro piccolo - anche il giornalista che fa riferimento a questa "piccolezza" politica non può che commentare in questo senso.

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    Mons. Giuseppe Betori è stato nominato dal Papa nuovo arcivescovo di Firenze: nel saluto alla Chiesa e alla città , l'offerta di ascolto e dialogo per ricercare il bene comune

    ◊   Nuovo arcivescovo per la città di Firenze: il Papa ha nominato oggi alla guida pastorale dell’arcidiocesi fiorentina mons. Giuseppe Betori, attuale segretario della Conferenza episcopale italiana, vescovo titolare di Falerone. La notizia è stata accolta con “gioia” dal presidente dei vescovi italiani, il cardinale Angelo Bagnasco, che dalla Terra Santa - dove si trova al momento - ha evidenziato la “lunga esperienza sul territorio nazionale” maturata da mons. Betori, “anche nei rapporti europei e internazionali”. “Un ricco patrimonio” posto dal Santo Padre “a servizio della nobile Chiesa di Firenze". Il servizio di Roberta Gisotti:

    Settecentododici anni fa, la posa della prima pietra della cattedrale di Santa Maria del Fiore, il Duomo di Firenze: in questo giorno particolare, giunge la nomina di mons. Giuseppe Betori, chiamato a succedere al cardinale Ennio Antonelli, incaricato da Benedetto XVI di presiedere il Pontificio Consiglio per la Famiglia. 61 anni, umbro, nativo di Foligno, mons. Betori raccoglie il "testimone" dal cardinale Antonelli, così come era già stato nel 2001, nell’assumere l’incarico di segretario della CEI.

    Sono circa 830 mila, sparsi in 318 parrocchie, gli abitanti della diocesi di Firenze affidati alla cure pastorali di mons. Betori, che sarà coadiuvato da 708 sacerdoti e 55 diaconi. “So che il Signore mi manda a una Chiesa singolare per storia, arte e temperamento civile”, scrive mons. Giuseppe Betori nel suo saluto alla Chiesa e alla città di Firenze. “Tanta ricchezza - sottolinea il neoarcivescovo - ridonda fino ai giorni presenti, pur non privi di difficoltà e ombre. Anche oggi, infatti, non mancano i segni della santità, le tracce della bellezza, i cercatori della verità, i testimoni dell’amore. Chi crede e ama, sa che la speranza prevale, e tutto vince. Per questo, mons. Betori, chiede a tutti di aprirsi senza remore all’ascolto della Parola che genera la fede e alla comunione che valorizza tutti i doni e che è premessa della missione. “A tutti offro - sottolinea il nuovo arcivescovo - disponibilità all’ascolto e al dialogo, chiedendo a mia volta di essere accolto e aiutato a svolgere il mio servizio per la crescita comune”. “Insieme abbiamo a camminare verso quella concordia e quella pace di cui Firenze è stata nel mondo un faro luminoso. E dovrà continuare ad esserlo, attraverso una nuova creatività”.
     
    Non dimentica il presule di riferirsi a non credenti o credenti di altre religioni, “nella certezza - scrive - che sia possibile operare solidalmente nella ricerca del bene comune”. “L’ora di Firenze - conclude il presule - non appartiene al passato. Non si spegne il genio di una città e di una terra se il braciere di Dio continua ad ardervi e a purificare i cuori, se le intelligenze continuano a interrogarsi e a cercare, se le volontà riescono a uscire dal proprio guscio e si proiettano verso traguardi inediti, commisurati alle sfide e alle responsabilità”.

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    Lettera di Benedetto XVI nel trentennale della morte di Paolo VI: guidò la Chiesa con sapienza nel Concilio Vaticano II, "inestimabile l'eredità del suo magistero"

    ◊   Un uomo “sinceramente e profondamente innamorato della Chiesa”, che guidò in un difficile periodo storico ma anche attraverso un grande rinnovamento interno, grazie al Concilio Vaticano II del quale fu il primo attuatore. Sono le parole di gratitudine che Benedetto XVI ha rivolto alla figura e alla memoria di Paolo VI, contenute in una lettera inviata al vescovo di Brescia, Luciano Molinari, nel 30.mo della scomparsa di Papa Montini. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:

    Colpiscono - come colpirono allora - le parole di Paolo VI che Benedetto XVI cita nella sua lettera e che Papa Montini avrebbe dovuto pronunciare all’Angelus del 6 agosto 1978 sulla Trasfigurazione di Cristo ma che per la sua scomparsa rimasero invece sulla carta, assumendo tuttavia un alto valore simbolico. “Quel corpo, che si trasfigura davanti agli occhi attoniti degli apostoli, è il corpo di Cristo nostro fratello, ma è anche il nostro corpo chiamato alla gloria; quella luce che lo inonda è e sarà anche la nostra parte di eredità e di splendore. Siamo chiamati a condividere tanta gloria, perché siamo "partecipi della natura divina”. Con la morte di Paolo VI, scrive il Papa, scomparve un “figlio della terra bresciana” che “fu chiamato dalla Provvidenza divina a guidare la Chiesa in un periodo storico segnato da non poche sfide e problematiche” e, contemporaneamente, ad essere “ il timoniere della barca di Pietro” durante la celebrazione del Vaticano II “e negli anni della sua prima attuazione”. Benedetto XVI si dice colpito dall’“ardore missionario” che animò Papa Montini, spingendolo “ad intraprendere - annota - impegnativi viaggi apostolici anche in nazioni lontane e a compiere gesti di alta valenza ecclesiale, missionaria ed ecumenica”.

     
    Con il passare degli anni, osserva ancora Benedetto XVI, “diventa sempre più evidente l'importanza per la Chiesa e per il mondo del suo Pontificato, come pure l'inestimabile eredità di magistero e di virtù che egli ha lasciato ai credenti e all'intera umanità”. Nel sottolineare la sua personale gratitudine verso Paolo VI, che nel 1977 lo nominò arcivescovo di Monaco e poco dopo lo creò cardinale, Benedetto XVI conclude la lettera ringraziando Dio “per aver donato alla Chiesa” un pastore così “sinceramente e profondamente innamorato della Chiesa e così vicino alle attese e alle speranze degli uomini del suo tempo” e “auspicando vivamente che ogni membro del Popolo di Dio sappia onorare la sua memoria con l'impegno di una sincera e costante ricerca della verità”.

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    Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale Innocenti, solerte collaboratore della Santa Sede. Mercoledì prossimo, le esequie del porporato nella Basilica Vaticana

    ◊   Benedetto XVI esprime il suo cordoglio per la morte del cardinale Antonio Innocenti, scomparso sabato scorso all'eta di 93 anni. In un telegramma alla sorella del porporato, il Pontefice ricorda che, nei suoi lunghi anni di solerte servizio alla Santa Sede, il cardinale Innocenti ha reso ovunque "un'apprezzata testimonianza di fervoroso zelo sacerdotale e di fedeltà al Vangelo". Il Pontefice assicura la sua vicinanza ai familiari e a quanti hanno conosciuto e apprezzato il compianto porporato.

    Le esequie del prefetto emerito della Congregazione per il Clero si svolgeranno, mercoledì prossimo alle ore 9, all'Altare della Cattedra della Basilica Vaticana. La Santa Messa sarà presieduta dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio. Al termine della Celebrazione eucaristica, Benedetto XVI rivolgerà la sua parola ai presenti e presiederà il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale a firma del direttore, Giovanni Maria Vian, dal titolo “Alla Sardegna e a tutto il Paese”

    Il messaggio di Benedetto XVI al vescovo di Brescia, Luciano Monari, per il trentesimo anniversario della morte del Servo di Dio Paolo VI

    Il viaggio di Benedetto XVI a Cagliari. Nelle pagine interne, i discorsi del Papa, i saluti dei rappresentanti delle autorità ecclesiastiche e civili e le cronache dell’inviato Mario Ponzi

    Il telegramma del Papa per la morte del cardinale Antonio Innocenti. All’interno una biografia del porporato

    Nell’informazione internazionale, in primo piano la crisi dei mutui: Washington salva dal fallimento Freddie Mac e Fannie Mae. In rilievo anche la situazione in Medio Oriente: la polizia israeliana chiede l’incriminazione di Olmert

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    Oggi in Primo Piano



    Va sempre riconosciuta la dignità dell’essere umano, anche se malato: il prof. Pessina, del Centro di Bioetica della Cattolica, commenta l'ipotesi di legge sul “suicidio assistito” del governo spagnolo

    ◊   Il governo spagnolo si appresta a varare una legge che autorizza il “suicidio assistito” entro il 2012. E’ quanto ha annunciato il ministro della Salute, Bernat Soria, in un’intervista al quotidiano “El Pais”. Il ministro del governo Zapatero ha dichiarato: “La battaglia contro la morte non si può vincere, ma quella contro il dolore sì”. Per una riflessione su questa proposta, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Adriano Pessina, direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica di Milano:

    R. - In realtà, la battaglia che viene oggi fatta è una battaglia di natura ideologica. E’ l’idea, in qualche modo, di non voler affrontare il tempo della malattia, segnato dal dolore. Dal punto di vista sociale, credo che uno Stato non possa, come dire, abdicare ad una idea fondamentale: riconoscere cioè che il valore e la dignità di una persona c’è anche quando c’è l’esperienza della malattia. Introdurre il suicidio assistito e l’eutanasia significa avallare l’idea che ci siano delle vite che non sono degne di essere vissute.

     
    D. - Vale la pena di ribadire quale sia la posizione della dottrina cattolica su suicidio assistito ed accanimento terapeutico …

     
    R. - E’ molto chiara e consolidata nel tempo. La Chiesa ha sempre ribadito una cosa fondamentale: bisogna fare interventi che siano sempre proporzionati alla situazione clinica del paziente e di evitare, quindi, qualsiasi onere eccessivo alla vita della persona. La vita della persona viene custodita e la morte è un fatto, non è un valore. Allo stesso tempo, non si può neanche fare tutto ciò che è tecnicamente possibile, ma solo tutto ciò che è adeguato e proporzionato alla situazione della persona.

     
    D. - In molti Paesi sviluppati economicamente, sembra quasi si voglia allontanare il dolore ed espellere la morte dalla società. C’è, secondo lei, un problema culturale a monte di queste proposte legislative?

     
    R. - Il punto fondamentale nell’esperienza della malattia è la questione della solitudine. Da questo punto di vista, quindi, una cultura che sembra coltivare l’idea che sia meglio morire che vivere è una cultura che è segnata profondamente da questo problema: il problema cioè di non avere più delle relazioni significative. La disperazione emerge quando nei rapporti interpersonali manca una relazione capace di dare senso ai tempi della malattia e ai tempi della sofferenza. Io credo che una società civile, e quindi anche la stessa vita politica, debba in qualche modo farsi garante di una concezione solidale fra le persone.

     
    D. - Da parte di chi è favorevole al suicidio assistito si sostiene che il corpo appartiene al malato e che quindi può farne ciò che vuole, anche se non è in pericolo di vita. Dove può condurre questo individualismo esasperato?

     
    R. - Questo tema che “il corpo mi appartiene” - e che dunque, in qualche modo, la mia stessa vita mi appartiene - è anche un tema equivoco. Nel senso che, nei confronti della mia vita, io non solo ho la possibilità di disporne di fatto, ma ho anche un dovere di tutela, di tutela della vita stessa. E mi sembra si dimentichi anche un’altra tesi importante della Chiesa cattolica, che non parla del corpo come di un qualcosa che sia la proprietà di altri, dello Stato o di Dio. E questo perché nella Chiesa cattolica viene messo bene in luce come il nostro essere creature ci mette di fronte al fatto che Dio non è padrone della nostra vita, ma è padre della nostra vita ed è quindi capace di una relazione di custodia. Io credo che, in qualche modo, anche dal punto di vista laico, una società contemporanea dovrebbe ribadire questo tema fondamentale: il tema di una relazione significativa fra le persone, che scopra come la vita sia un compito ed una responsabilità. Siamo in una società individualista e sembra che l’opposizione nei confronti della Chiesa nasca forse proprio perché la Chiesa oggi è l’unica realtà che ci rimanda ad una idea di comunità: all’idea di fatto che la vita è fondamentalmente legata a delle relazioni.

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    Nell’odierna Giornata internazionale dell’alfabetizzazione, l'ONU mette l’accento sul binomio istruzione-salute. Intervista con Anna Maria Errera

    ◊   Si celebra oggi la Giornata internazionale dell’alfabetizzazione, quest’anno sul tema “Alfabetizzazione e salute. L'alfabetizzazione è il rimedio migliore”. Con la scelta di questo tema, l’UNESCO vuole, in particolare, collegare istruzione e sanità. Nelle aree in cui le madri sono prive di scolarizzazione, per esempio, si registra un più alto grado di mortalità infantile. D’altro canto, ancora oggi - sottolinea l’UNESCO - circa 774 milioni di adulti non sanno né leggere né scrivere e 75 milioni di bambini restano esclusi dal sistema scolastico. Per una riflessione sull’importanza del binomio istruzione-salute, Alessandro Gisotti ha intervistato la dott.ssa Anna Maria Errera dell’ufficio Progetti dell'OPAM, l’Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo:

    R. - L’istruzione si è mostrata uno strumento indispensabile per migliorare la qualità di vita e di salute in maniera stabile di una popolazione. Si pensa sempre a interventi di emergenza, o tutt’al più, a interventi tipo costruzione di ospedali, invio di farmaci, che servono semplicemente a tamponare un problema emergente, ma che difficilmente riescono a incidere in maniera più profonda. Nei Paesi in via di sviluppo, infatti, due terzi delle malattie che causano morte sarebbero evitabili attraverso programmi di sviluppo e di prevenzione. E' fondamentale, quindi, investire nel campo dell’istruzione per avere una riduzione reale dell’incidenza delle malattie e migliorare la qualità di salute della popolazione intera. L’istruzione, inoltre, è un aspetto importantissimo per facilitare l’accesso alle cure, perché combatte la superstizione, che rappresenta un ostacolo a volte insormontabile, all’accesso alle cure, anche lì dove sono stati costruiti ospedali.

     
    D. - Può darci un’idea, anche attraverso i progetti sostenuti dall’OPAM, di quanto sia importante questa istruzione alla salute?

     
    R. - Pensiamo che soltanto insegnando a un bambino a usare bene l’acqua, a usare un pozzo, a usare le latrine, noi riduciamo di un terzo le malattie infettive. Questa è una conquista enorme, che si ripercuote non soltanto sullo stato di salute di un bambino, ma sull’intero nucleo familiare. Inoltre, la scuola è importantissima perché molti bambini non sono neanche registrati alla nascita, il loro nome non compare da nessuna parte. Questo significa che il bambino non esiste per nessuno, non farà mai parte di un calendario vaccinale: l’unico posto nel quale compare per la prima volta il nome di un bambino è il registro scolastico. Altro aspetto importantissimo, che abbiamo potuto verificare negli anni, attraverso i nostri progetti, è quanto sia fondamentale l’istruzione delle donne : una madre istruita permetterà ai propri figli di andare a scuola.

     
    D. - Nonostante le promesse per gli obiettivi del millennio, l’UNESCO lamenta che, ancora oggi, almeno 774 milioni di adulti non sanno né leggere, né scrivere: possibile che non si riesca a spezzare questa catena?

     
    R. - La difficoltà è soprattutto, credo, legata alla necessità di avere dei formatori qualificati: in altre parole, credo si investa ancora troppo poco in formazione dei formatori, che rappresenta il cardine per ottenere un’alfabetizzazione che sia veramente di tutti e non lo sia soltanto sulla carta. La formazione "in loco" garantisce la possibilità che la scuola in Africa, in Asia, in America Latina, diventi una scuola di qualità. Altrimenti, è un’istruzione che servirà solo a aumentare le statistiche degli organismi ufficiali, ma che lascerà il Paese incapace di provvedere al proprio sviluppo.

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    Nella festa della Natività della Beata Vergine Maria, celebrata in India la Giornata della Bambina, dedicata al dramma dell'infanticidio femminile

    ◊   Nell’india sconvolta dalle violenze anti cristiane in Orissa, la Chiesa cattolica locale celebra oggi la “Giornata della bambina”, occasione di preghiera e di riflessione sul fenomeno dell’infanticidio femminile. Nella festa della Natività della Beata Vergine Maria, l’iniziativa indiana prende spunto dai dati di una recente stima a livello nazionale, secondo cui la selezione prenatale e l’infanticidio hanno provocato la scomparsa di circa mezzo milione di bambine ogni anno nell’ultimo ventennio. Il servizio di Giada Aquilino:

    Un impegno per salvare le bambine da morte sicura. Perché purtroppo l’infanticidio è ancora oggi una pratica in uso in molti Stati dell’India. Questo il senso della Giornata di preghiera e riflessione indetta dalla Chiesa indiana per ribadire l’inestimabile valore della vita. Sul perché ancora oggi siano così comuni nel Paese asiatico pratiche come l’infanticidio femminile e l’aborto selettivo, ascoltiamo Paola Russo, fondatrice dell’Associazione Namasté, che da 8 anni realizza progetti di sviluppo in India:

     
    R. - Sono molto comuni negli strati di popolazione e nelle caste estremamente basse. Per ogni bambina che nasce, e per far sì che possa poi andare in moglie, i genitori hanno bisogno di preparare una dote. Quando però già si hanno una o due bambine, se nasce la terza figlia, questa viene purtroppo uccisa, proprio per non pagare un’altra dote.

     
    D. - Quali sono gli stati maggiormente colpiti?

     
    R. - L’Haryana, il Tamil Nadu, il Rajasthan. In pratica, si è visto che la percentuale uomo-donna è sfalsata: ci sono molti più maschi. La nostra associazione fa sì che gli assistenti sociali locali vadano a monitorare le donne a rischio, nei villaggi, seguendole dal sesto mese di gravidanza. Cercano di capire cosa faranno se dovesse nascere una bambina e poi, insieme, le aiutiamo. Per esempio, sosteniamo le famiglie in maniera fattiva: interveniamo se hanno bisogno di strumenti da lavoro, come la pesca, se hanno bisogno di riparare la casa, la capanna, di rifare il tetto. Poi, magari, forniamo cose di prima necessità, come il latte per la bambina o le vitamine.

     
    Per una testimonianza sull’impegno in difesa delle bambine indiane, che ogni anno in mezzo milione rischiano di scomparire secondo studi recenti, ascoltiamo Filippo Ungaro, responsabile comunicazione di Save The Children-Italia:

     
    R. - Si parla di mezzo milione di bambine e la cosa tragica è che, se poi si proietta questo dato nell’arco di 10 o 20 anni, chiaramente parliamo di cifre molto ampie: cinque, dieci milioni di bambine in meno. Per combattere tale problema, evidentemente, c’è bisogno di misure immediate che, tra l’altro, l’India sta già adottando: va ricordato che dal ’94, nel Paese è illegale determinare il sesso del feto e quindi abortire sulla base di esso. E’ necessario dunque sensibilizzare la popolazione sulle leggi in vigore e, soprattutto, aggiornare i centri medici e i dottori. C’è fortemente bisogno di un cambiamento culturale importante: per far mutare, in qualche maniera, la mentalità secondo cui la femmina è “meno” del maschio.

     
    D. - Come sta operando Save the Children?

     
    R. - Save the Children cerca di dare una maggiore attenzione alle bambine per il futuro sviluppo di un Paese, perché una bambina è una futura mamma e quindi, a sua volta, farà del bene anche ai figli.

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    Celebrata la Giornata europea della cultura ebraica tra religiosità, arte e musica. Intervista con Evelina Meghnagi

    ◊   Ieri sera, a Roma, si è tenuto il concerto “Dal soffio al suono” della cantante ebrea, Evelina Meghnagi. Si è trattato di una delle numerose manifestazioni pensate per far conoscere cultura, storia, tradizioni, musica del popolo ebraico, in occasione della nona Giornata europea della cultura ebraica, celebrata ieri e promossa in Italia dall’UCEI, l'Unione Comunità ebraiche italiane. Tema di quest’anno è stata la musica: dal popolare al colto, dai ritmi chassidici alle melodie sefardite. Per questa celebrazione Paolo Ondarza ha intervistato la stessa Evelina Meghnagi:

     
    R. - Al di là de la Shoah e di tutto ciò che è legato a degli eventi assolutamente drammatici, che vanno certamente ricordati, c’è però una cultura che vive da millenni, non soltanto legata a Israele, ma anche diffusa e circolante per il mondo, specie in Europa: è parte della storia dell’Europa, qualcosa che è all’origine e che vive.

     
    D. - Nei luoghi in cui si è andata incarnando, confrontando, la cultura ebraica ha conosciuto caratteristiche diverse...

     
    R. - Certamente. Ci si mescola nelle culture nelle quali ci si trova a vivere. Per esempio, cito il caso di un canto in giudeo-spagnolo che si chiama “Adio querida” e ha una melodia che evoca l’addio del passato: è Verdi che ha sentito questa melodia, o questa melodia è nata dopo? Non ne sappiamo niente di certo.

     
    D. - Quanto i simboli, le figure, le storie narrate nelle Sacre Scritture si intrecciano con la cultura ebraica?

     
    R. - Molto. Ci sono sicuramente una grande quantità di canti che nascono da personaggi biblici, o legati alla liturgia, che sia quella della sinagoga, o anche la liturgia domestica, e naturalmente poi c’è tutta invece una grande parte che è anche di creazione, legata alla vita quotidiana, alla vita dell’essere umano in generale. Dall’elegia alla storia d’amore, dalla lode all’ospite, a una preghiera personale, per esempio.

     
    D. - E nel presente, quali sono i caratteri dell’odierna cultura ebraica?

     
    R. - Di sicuro, il riconoscimento della dignità dell’altro. Le racconto una piccola storiellina: Dio creò l’uomo, ma lo creò alla fine della sua Creazione. Perché? C’è la parte un po’ ironica, che dice: perché nessuno potesse dire che poi si era fatto aiutare. Ma la parte in realtà conclusiva, in cui c’è la morale, dice: è perché ha creato un uomo soltanto, perché nessuno potesse dire che aveva una discendenza più nobile di un altro. No, si discende tutti da uno stesso Padre. Il senso è che nessuno possa pensare di essere migliore o superiore di un altro. Questo è un contenuto che c’è nell’ebraismo delle origini, e questo ce lo portiamo.

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    Presentato l'Anno pastorale nell'arcidiocesi di Milano, inaugurato dal cardinale Dionigi Tettamanzi

    ◊   "Aiutare le famiglie a diventare "anima del mondo". E' questo l'impegnativo compito che attende la diocesi di Milano nell'anno pastorale, che è stato aperto oggi dal pontificale celebrato dall'arcivescovo, cardinale Dionigi Tettamanzi, nella festa del Duomo, Santa Maria Nascente. Il cardinale Tettamanzi ha presentato la terza tappa del percorso pastorale "L'amore di Dio è in mezzo a noi", dedicato alla missione della famiglia a servizio del Vangelo. Il servizio di Fabio Brenna:

    Il tema di questa terza tappa è “Famiglia diventa anima del mondo”. Per farlo la famiglia deve recuperare fiducia e senso del sacramento sul quale si fonda, e lo può fare attingendo alla Parola. Ma anche la Chiesa - ha osservato il cardinale Dionigi Tettamanzi nell'omelia - deve avere uno sguardo nuovo sulla famiglia, per comprendere e ascoltare le famiglie di oggi, specie quelle in difficoltà:

     
    “Come gli occhi di Maria così anche i nostri occhi devono avere per la famiglia uno sguardo educativo. Sì, uno sguardo segnato da tanta preoccupazione, ma soprattutto pieno di amore e di coraggio, perché di tutte le emergenze in atto circa la famiglia, la più urgente e rilevante e quella che esige attenzione prioritaria è oggi, senza dubbio, quella educativa”.

     
    Una corposa parte dell'omelia è stata dedicata dal cardinale Tettamanzi al nuovo Lezionario ambrosiano, che entrerà in vigore dalla prima domenica di Avvento. Un'occasione questa per rilanciare la vita liturgica delle comunità, evidenziando che la proclamazione della Parola di Dio è al centro dell'azione pastorale ordinaria. Sentiamo ancora il cardinale Tettamanzi:

     
    “Non è in gioco una semplice sostituzione di brani biblici, ma un diverso modo di accostare le ricchezze della Sacra Scrittura e quindi guidati in modo sapiente da una tradizione, come quella ambrosiana, le cui radici profonde attingono al patrimonio della Chiesa indiviso del primo millennio e alla sensibilità teologica, liturgica e spirituale veicolata dagli scritti del suo grande vescovo e patrono Sant’Ambrogio. Radici per la verità che qui sono costantemente coniugate con le rinnovate esigenze, liturgiche e pastorale, delle nostre comunità”.
     
    Fra gli impegni chiesti alla diocesi per il prossimo anno pastorale, l'arcivescovo ha sottolineato l'esigenza di una celebrazione unitaria della Festa della Famiglia, della Giornata per la Vita, della Giornata della Solidarietà, della Giornata del Malato e della Giornata della Vita consacrata.

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    Chiesa e Società



    India: grande partecipazione alla domenica di digiuno e preghiere per la pace in Orissa

    ◊   La Giornata di Digiuno e Preghiera per la pace in Orissa indetta ieri dalla Chiesa cattolica ha registrato un grande successo in termini di partecipazione. “Le chiese, aperte per tutto il giorno in modo continuato, sono state gremite di fedeli dall’alba alla sera e in alcune città si sono tenuti anche cortei pacifici e silenziosi per le strade”. Il bilancio dell’iniziativa è stato stilato da padre Babu Jospeh, Portavoce della Conferenza Episcopale dell’India, che ha raccontato in un colloquio con l’Agenzia Fides la Giornata vissuta ieri, in modo ecumenico, dai cristiani dell’India. “In particolare in Orissa – riferisce padre Babu –  dove si temevano incidenti e reazioni di gruppi fondamentalisti, tutto è andato per il meglio e non vi sono state violenze, anche grazie al vasto impiego di forze di polizia che hanno garantito la protezione delle chiese. Nella capitale dell’Orissa, Bhubaneshwar, si è tenuto anche un incontro interreligioso fra leader cristiani e indù per ribadire il ‘no’ a ogni violenza contro l’uomo e il reciproco rispetto delle comunità religiose”. “In tal modo – ha aggiunto il religioso - si è cercato di disinnescare la miccia ideologica e il ricorso alla religione indù da parte dei gruppi radicali, che cercano di coprire la violenza attraverso il ricorso alle motivazioni di fede”. Nel distretto di Kahandamal, luogo delle violenze dei giorni scorsi, non si sono registrati disordini, ma la situazione resta molto tesa. I cristiani sono nei campi profughi predisposti dal governo, in condizioni molto difficili. I fedeli continuano a essere minacciati e intimiditi. Le Chiese hanno avviato alcuni interventi di soccorso e aiuto ai profughi, ma operazioni di solidarietà su larga scala non sono ancora possibili perché i luoghi non sono sicuri, non vi è protezione sufficiente, e si teme possano innescare nuovi attacchi di gruppi estremisti. Secondo padre Babu Jospeh anche nella capitale indiana, New Delhi, la Giornata si è svolta pacificamente, con la celebrazione di speciali Sante Messe in tutte le chiese, con l’intenzione di preghiera per la pace in Orissa. “Abbiamo ricevuto messaggi e gesti di amicizia e solidarietà da credenti di altre comunità religiose, come indù, musulmani e sikh – ha affermato in conclusione il portavoce della Conferenza Episcopale Indiana -. La Chiesa sta cercando il sostegno della società civile indiana per disarmare, emarginare e bloccare i gruppi radicali autori delle violenze”. (M.G.)

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    Continua la campagna anticristiana dei radicali indu in India. Sempre sotto inchiesta le suore di Madre Teresa. Bruciata una chiesa anglicana

    ◊   Resta alta la tensione in India, dove le suore di Madre Teresa sono ancora sotto inchiesta per “sequestro di bambini”. I minori secondo alcuni radicali indù sarebbero stati “sequestrati e convertiti” da 4 suore di Madre Teresa. AsiaNews riferisce che lo scorso 5 settembre - anniversario della morte di Madre Teresa di Calcutta – le quattro suore sono state aggredite da una ventina di attivisti del Bajrang Dal alla stazione ferroviaria di Durgh (Chhattisghar). I radicali indù le hanno costrette con la forza a scendere dal treno, consegnandole agli agenti di polizia mentre inneggiavano slogan anti-cristiani. Le religiose stavano portando dalla loro casa di Raipur al centro Charity Shishu Bhava, a Bhopal, i quattro bambini di età compresa fra uno e due anni. Tutto questo è successo nonostante le suore avessero con loro documenti che attestano la loro responsabilità verso i piccoli bisognosi di cure. Nell’attesa di verificare tutti i documenti, le suore hanno passato in prigione la notte fra il 5 e il 6 settembre. Stamane la superiora, suor Mamta, ha dichiarato ad AsiaNews che “i bambini sono ancora nell’ospedale governativo, mentre la polizia sta investigando sull’autenticità dei documenti”. Un ufficiale della polizia del distretto di Durg ha poi precisato che “il caso è sotto la responsabilità della polizia ferroviaria”. “Tutti i nostri documenti sono validi – ha ribadito suor Mamta – ma siamo davvero impotenti: la polizia impiegherà tanto tempo per verificarli. Da parte nostra abbiamo esposto una prima denuncia. Ma queste procedure andranno per le lunghe e la nostra preoccupazione è che in questo modo non avremo tempo per dedicarci ai moribondi e agli altri bambini che hanno bisogno di noi”. Intanto continua la campagna contro i cristiani e le pretese conversioni forzate o “pagate”. Dall’Orissa – teatro in queste settimane di un vero e proprio pogrom – la furia dei radicali indù sta spargendosi in altre regioni. Ieri mattina una chiesa anglicana a Ratlam (Madya Pradesh) è stata distrutta dalle fiamme, la costruzione, antica di 86 anni e dedicata all’apostolo Bartolomeo, era tutta in legno ed è bruciata in poco tempo. I fedeli sospettano che gli autori siano gruppi radicali del Bajrang Dal (Bd, la stessa organizzazione che ha accusato le suore di Madre Teresa). Il Bd nega le accuse, attribuendo l’incendio a un corto circuito. Infine, il pastore Jose Mathew ha dichiarato che il 15 agosto gruppi del Vhp (Vishwa Hindu Parishad) e del Bd hanno attaccato un incontro di giovani, picchiando molti di loro, compreso un pastore, Satya, sua moglie e alcuni membri della Ong World Vision. (M.G.)

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    Medici Senza frontiere in prima linea nell’assistenza alle vittime delle inondazioni nel Bihar

    ◊   Prosegue senza soste l’impegno di due equipe di Medici Senza Frontiere (MSF) che forniscono cure mediche alle vittime delle inondazioni nello stato nord-orientale indiano del Bihar, dove hanno anche avviato distribuzioni di generi di prima necessità in diverse località e campi sfollati nei distretti di Araria (la zona più colpita), Supaul, Purnia e Madhepura. Ora che le strade stanno ridiventando percorribili sono state adibite delle cliniche mobili in molte località per rispondere ai bisogni sanitari della popolazione, particolarmente nelle zone occidentali del distretto di Araria dove gli aiuti non erano ancora giunti. Secondo quanto riferisce una nota diffusa dall’organizzazione umanitaria, le persone sfollate dalle inondazioni si sono riunite in campi improvvisati, alcuni all’aria aperta, altri in scuole, in generale in pessime condizioni sanitarie, con assenza di strutture igieniche. Le cifre ufficiali parlano di circa 50 campi in simili condizioni nelle zone colpite che ospitano circa 30mila persone. Inoltre, quasi 400mila persone probabilmente intrappolate nelle zone isolate dall’acqua potrebbero giungere in questi campi quando le acque inizieranno a ritirarsi. “Finora non sono state riscontrate epidemie. Tuttavia, dobbiamo restare all’erta e pronti a rispondere immediatamente poiché, non appena scenderà il livello delle acque, la situazione potrebbe peggiorare. Siamo inoltre preoccupati poiché ci sono diverse sacche di persone che non siamo ancora riusciti a raggiungere”, dichiara Bjorn Nissen, capo missione di MSF in India. Nel complesso MSF ha già inviato 5 container con 15 mila teli di plastica per i rifugi, 4200 coperte, 15mila contenitori per l’acqua, 15mila saponi e 3mila pastiglie per la depurazione dell’acqua – generi che sono già stati distribuiti a 7500 famiglie. I bisogni principali per la popolazione comprendono cibo, teli di plastica per ripararsi, pastiglie per la depurazione dell’acqua, utensili per cucinare, kit d’igiene. Per prevenire e curare le malattie, specialmente quelle legate alla cattiva qualità dell’acqua, sono inoltre essenziali le soluzioni per la reidratazione orale e l’assistenza medica. MSF ha otto operatori umanitari al lavoro nelle zone colpite, molti dei quali lavoravano nel progetto nel Bihar per la cura del kala-azar. Tra loro vi sono medici e altro personale medico, logisti ed esperti in acqua e igiene. Un’altra missione è in corso nelle zone colpite per valutare i bisogni e il possibile rafforzamento del team già presente. (M.G.)

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    Cina: Jinde Charities e i cattolici continuano l’opera di soccorso nella zona terremotata 4 mesi fa

    ◊   Quattro mesi dopo il terribile terremoto che ha stroncato la vita di oltre 70 mila persone nella provincia del Si Chuan, in Cina continentale, la comunità cattolica continua ad essere di grande aiuto per la popolazione. Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, in vista dell’apertura del nuovo anno scolastico Jinde Charities, che è attiva nella zona terremotata fin dal primo momento, insieme a diversi Centri per il servizio sociale diocesano come quello di Lan Zhou (della provincia di Gan Su), hanno già distribuito 16.000 Yuan (equivalenti a 1.600 euro) destinati a 28 bambini delle famiglie disagiate di Lan Zhou. Inoltre hanno anche aiutato 12 studenti di etnia Yao a sostenere le spese per lo studio. Tali contributi sono stati ampiamente riportati dai mass media locali e nazionali. Il 17 agosto lo staff di Jinde Charities è tornato di nuovo nel distretto di Wen Chuan, l’epicentro del terremoto, per studiare insieme alle autorità locali il prossimo progetto di aiuto, dopo avere offerto tra l'altro 1.000 tende e razioni di riso. Il Centro di sostegno psicologico di Mian Yang (sempre nella zona dell’epicentro) funziona a pieno ritmo. Stanno preparando la ricostruzione del Centro anziani che costa 3.450 Yuan. Altri progetti di ricostruzione delle scuole, che richiedono maggiori risorse economiche, sono in fase di valutazione. Tre équipe di Jinde Charities si occupano appositamente questo lavoro. Tante autoritа locali della zona terremotata hanno espresso esplicitamente la loro gratitudine a Jinde Charities. (R.P.)

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    Uganda: ancora violenza in Karamoja, ucciso volontario della onlus Italia Solidale

    ◊   Non c’è pace per la martoriata regione ugandese del Karamoja. Ultima vittima della violenza tribale che imperversa sul terreno è Mark Lokiru, un volontario della onlus “Italia Solidale”, freddato con una fucilata alle spalle lo scorso agosto nella città di Kaabong. Mark Lokiru era da circa cinque anni attivamente coinvolto in Kaabong Solidale, una delle 97 collaborazioni di Italia Solidale nel mondo. L’impegno di Mark come volontario era quello di salvare la vita dei bambini promuovendo tra la sua gente la “nuova cultura” proposta da Italia Solidale e le adozioni a distanza. Un’attività che lo ha portato nel mirino delle bande criminali che compiono razzie nei villaggi, uccidendo anche donne e bambini. Secondo quanto riferisce Italia Solidale dietro queste violenze si annida una mentalità tribale, dove la persona non ha valore di per sé, ma trova un’identità solo nel gruppo, nel clan, nella tribù. Svanisce totalmente il valore della vita umana, propria o altrui, e la fede da animismo diventa feticismo e magia. Si tratta di un profondo condizionamento, quello della dipendenza a livello personale, familiare e culturale. La persona si perde nell’altro, va sugli uomini e sulle cose, perde il rapporto con Dio e con le proprie forze più sane ed è così che cade nel disordine sessuale (è diffusissima la poligamia), nell’attaccamento alla materia (il valore della mucca supera quello della vita umana) e nella violenza, spesso perpetrata sotto l’effetto dell’alcool. Il caos di cui è preda il Karamoja risale agli anni ’70, e in particolare alla fine della dittatura di Amin che ha lasciato sparsi nel territorio migliaia di armi da fuoco. I fucili sono caduti in mano ai guerrieri-pastori delle diverse tribù che da sempre si contendono il possesso delle mandrie di mucche. Da allora vivere in Karamoja è una scommessa quotidiana. La cultura che in precedenza vietava loro di uccidere chiunque indiscriminatamente, è oggi del tutto persa. Per il suo impegno, Mark si scontrava con tutti quelli che erano nel materialismo e nel tribalismo. Ma è anche grazie a lui che da qualche anno in tutta la Karamoja (circa 1650 sono i bambini adottati a distanza e 23.000 le persone globalmente aiutate) le piccole comunità di sviluppo di vita e missione  stanno sperimentando un vero sviluppo con la “nuova cultura”. Le persone ritrovano la dignità e in comunità di cinque famiglie si aprono sulle loro sofferenze, si aiutano a superarle, ritrovano le forze, con ripercussioni positive anche nel rapporto tra marito e moglie e con i figli. Ricevono poi anche un prestito economico che li aiuta ad esprimersi in un’attività lavorativa per la sussistenza. Nel giugno scorso, grazie a questo lavoro, tutte le comunità solidali hanno affrontato molto bene la crisi alimentare, che pure ha colpito duramente la zona. E alla luce di questi risultati Italia Solidale ribadisce in una nota la volontà di lavorare con ancora più fede per una vera pace nelle persone e tra le persone in Karamoja. (M.G.)

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    Sri Lanka: 94 mila famiglie sfollate dall’area di Arippua a causa del conflitto tra governo e Tigri Tamil

    ◊   Mons. Rayappu, vescovo di Mannar in Sri Lanka, nel corso dell’incontro con gruppi che assistono la martoriata gente della sua diocesi, ha lanciato accuse durissime contro il governo e ribelli Tamil ritenuti responsabili della situazione di emergenza umanitaria e dello sfollamento di circa 94mila famiglie che vivono tra continui stenti per la guerra in atto da anni. “Nonostante le assicurazioni del governo, la gente manca di quanto più necessario – ha detto Mons. Rayappu citato da AsiaNews -. Persino alla Chiesa non è consentito di rispondere alle richieste di aiuto. È urgente trovare una soluzione che assicuri alla popolazione una vita dignitosa”. “Il vescovo, durante il nostro incontro per gli abitanti dell’area di Arippu – racconta Herman Kumara, presidente del Movimento nazionale di solidarietà dei pescatori - ha sottolineato che la guerra colpisce anzitutto chi vive di pesca, che non può nemmeno uscire in mare come vuole, ma può farlo solo quanto lo consentono” le navi delle due fazioni. Kumara spiega poi ad AsiaNews che ci sono circa 1.250 famiglie sfollate dalla zona di Arippu dal settembre 2007, tra cui 450 famiglie di pescatori, che hanno dovuto abbandonare ogni cosa perché l’esercito ordinò loro di “andare via entro un’ora”. Hanno potuto portare “solo i vestiti che indossano”. “Ora non hanno fonti di reddito, non possono più pescare, coltivare la terra o allevare bestiame. Il governo dà loro ogni mese 11,2 chilogrammi di riso, un chilo di farina, 750 grammi di lenticchie e mezzo chilo di zucchero. Anche il gruppo Valvuthayam, controparte della Caritas, dà razioni di cibo secco”. La gente vive una crescente frustrazione. Ruben Croos, pescatore, racconta ad AsiaNews che ha perso la barca con il motore da 15 cavalli e le reti. Come lui, 450 famiglie non possono far nulla per procurarsi da vivere. Sono sfollati già da un anno e, anche quando potranno tornare a casa per loro sarà difficile ricominciare dal momento che hanno perso ogni cosa e non possiedono i mezzi di sussistenza. (M.G.)

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    Entrano nel vivo le celebrazioni della Chiesa coreana per il “mese dei martiri”

    ◊   Settembre è per la Chiesa coreana il mese dei martiri, e il giorno 20 la Chiesa universale celebra la festa di Sant’Andrea Kim Taegon (1821-1846), il primo coreano sacerdote e martire, patrono del clero coreano. Per l’occasione tutte le diocesi coreane hanno organizzato eventi per commemorare i martiri, soprattutto in vista del 25° anniversario della canonizzazione dei primi 103 martiri coreani. Ricco è infatti il calendario celebrazioni, preghiere, convegni e pellegrinaggi di cui riferisce l’agenzia Fides. Nell’Arcidiocesi di Seul vi saranno una Santa Messa solenne e speciali conferenze, affidate a esperti e teologi, sul tema “I fiori del martirio”, il 4, l’11 e il 18 settembre, nella Cattedrale della città. L’Arcidiocesi di Daegu ha organizzato un pellegrinaggio ai santuari dedicati ai martiri coreani, dove si recheranno anche i fedeli della diocesi di Incheon. Sacerdoti, religiosi e laici della diocesi di Cheongju compiranno un lungo e intenso pellegrinaggio “sulle tracce dei martiri”, visitando luoghi storici e seguendo le orme e i luoghi dove ha vissuto il Servo di Dio Thomas Choe Yang-eop. Nell’Arcidiocesi di Kwangju il focus è posto su “Spiritualità e martirio nella vita cristiana di oggi”, mentre nella diocesi di Uijeongbu si terrà un simposio e sarà presentato un piano in cinque tappe pastorali-spirituali per la venerazione dei martiri. “I martiri – afferma la Chiesa coreana – hanno offerto una testimonianza di fede e hanno compiuto un’opera straordinaria per la crescita della Chiesa in Corea e in Asia”. La festa di Sant’Andrea Kim e compagni è, per la Chiesa locale, occasione di ricordare la sua storia, i primordi dell’annuncio del Vangelo che giunse in Corea agli inizi del secolo XVII, grazie all'apostolato di alcuni laici. Allora, pur senza la presenza dei Pastori, si formò una forte e fervorosa comunità, guidata e coltivata quasi unicamente da laici fino all'anno 1836, quando i primi missionari provenienti dalla Francia si introdussero nella regione. Questa comunità cristiana subì dure persecuzioni negli anni 1839, 1846, 1866 e 1867. La Corea ha più di 10.000 martiri, uccisi nelle diverse ondate di persecuzione. La Chiesa di Corea ne venera già 103, che furono canonizzati nel 1984 a Seul da Giovanni Paolo II, nella prima cerimonia di canonizzazione avvenuta fuori dal Vaticano. Inoltre nel 2004 si è aperta ufficialmente a Seul la fase diocesana di una nuova Causa di Beatificazione: quella del Servo di Dio Paul Yun Ji-chung e dei suoi 123 compagni, torturati e uccisi in odium fidei nel 1791, agli albori dell’introduzione del cristianesimo in Corea. (M.G.)

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    Al via oggi al parlamento europeo la "Settimana africana"

    ◊   La proiezione del film “Keita, l’héritage du griot”, del regista del Burkina Faso Dani Kouyaté e un dibattito su “tradizione e modernità” aprono oggi a Bruxelles la “Settimana africana”, realizzata dal Parlamento Ue in collaborazione con l’Unione africana. Fino al 12 settembre gli edifici dell’Assemblea faranno da scenografia a mostre, proiezioni, conferenze dedicate ai temi dello sviluppo, all’arte, ai rapporti politici tra i due continenti. L’evento - riferisce l'agenzia Sir - si inserisce nell’ambito dell’Anno europeo del dialogo interculturale e ha richiamato ministri, commissari Ue, cooperatori e funzionari di Ong, artisti, accademici. Nella giornata di domani si svolgeranno diversi appuntamenti culturali con artisti provenienti da vari paesi africani; mercoledì 10 la commissione parlamentare sviluppo terrà una riunione straordinaria sul tema “Accesso al cibo, un miliardo di euro per sfamare”, con l’intervento di Ngozi Okonjo-Iwea della Banca mondiale e Jacques Diouf, rappresentante della Fao. In serata nella municipalità di Ixelles, dove risiede il Parlamento, quartiere di Bruxelles con la più alta presenza africana, si svolgeranno concerti con numerosi artisti fra cui Bonga (Angola) e Bai Kamara Jr (Sierra Leone). Giovedì 11 è prevista una conferenza sui temi della tutela dei diritti umani. (R.P.)

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    Canada: messaggio dei vescovi alle giovani coppie

    ◊   Aiutare le giovani coppie che pensano al matrimonio a comprendere meglio l’insegnamento della fede cattolica sul sacramento del matrimonio: è l’obiettivo della Commissione di teologia della Conferenza dei vescovi cattolici del Canada che ha pubblicato in un opuscolo un messaggio sul matrimonio e la famiglia dal titolo “Cosa aggiunge il matrimonio al vostro amore?”. I presuli vogliono incoraggiare le giovani coppie a cercare la felicità ed aiutandole a realizzare i loro desideri più profondi. “Permetteteci di offrirvi alcune piste di riflessione – scrivono – e di condividere con voi delle idee sul matrimonio cristiano, nate dall’esperienza di coppie già impegnate in questo cammino”. Il messaggio dei vescovi nasce dopo l’incontro con giovani coppie canadesi e si basa sulla loro esperienza di vita; gran parte delle citazioni contenute nel documento, infatti, sono quelle dei giovani sposi che hanno avuto dei colloqui con i presuli. Quattro le dimensioni sulle quali la Conferenza episcopale canadese invita a riflettere: il matrimonio come chiamata di Dio: un supplemento all’amore umano; il senso della libertà, della fedeltà, della stabilità e della fecondità; la missione della coppia sposata. “Procedendo alla redazione di questo messaggio pastorale, ci auguriamo di offrire alle giovani coppie una conoscenza positiva e reale del matrimonio cristiano – ha affermato mons. Luc Bouchard, vescovo di Saint-Paul, nell’Alberta, e presidente della Commissione di teologia della Conferenza episcopale canadese – mostrando come esso può contribuire ad accrescere il loro amore l’uno per l’altro e per le loro famiglie”. Grato agli sposi che hanno contribuito, con le loro osservazioni a far si che i vescovi potessero elaborare il loro messaggio alle giovani coppie, il presule ha affermato che proprio questi sposi testimoniano ciò che può essere compiuto quando si accoglie Cristo nella vita di coppia. (T.C.)

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    Svizzera: perdono, mass media e droga al centro dell'assemblea dei vescovi

    ◊   Il sacramento del perdono, la riorganizzazione del lavoro cattolico nei mass-media e il problema della droga fra i giovani: la Conferenza episcopale svizzera (CES) ha riflettuto su questi temi, nel corso della sua 281.ma Assemblea ordinaria. L’incontro si è svolto a Givisiez, dal 1° al 3 settembre scorsi. Nel comunicato reso noto al termine dei lavori, i presuli sottolineano innanzitutto l’importanza del sacramento del perdono, definito “un dono personale di Dio a ciascuno”. “Può ricevere questo dono – continua la CES – solo colui che si riconosce peccatore. Ed è questo il motivo per cui la confessione personale appartiene essenzialmente al sacramento della riconciliazione”. In accordo, quindi, con la Lettera Apostolica ‘Misericordia Dei’ di Giovanni Paolo II, datata 7 aprile 2002, i presuli sottolineano “l’esigenza della confessione personale”. Quanto al tema del lavoro cattolico nei mass-media, la CES annuncia la decisione di affidare ad un esperto “la pianificazione del futuro sviluppo della comunicazione e del lavoro dei media”. Inoltre, i vescovi hanno deciso di far realizzare un rapporto sulla situazione della Chiesa nella Svizzera italiana, così come è stato fatto nel 2007 per la Svizzera tedesca e nel 2008 per la Svizzera romanza. Un’ulteriore riflessione sul tema si avrà poi a Lucerna il prossimo 25 ottobre, in occasione di un convegno sulle possibilità di lavoro dei mass-media nella Chiesa cattolica in Svizzera. Infine, la CES guarda al prossimo 30 novembre, quando la popolazione svizzera sarà chiamata a votare sull’iniziativa denominata 'Per una politica della canapa che sia ragionevole e che protegga efficacemente i giovani', che prevede la depenalizzazione del consumo, del possesso e dell'acquisto per uso personale di 'canapa psicoattiva'. A questo proposito, i vescovi ribadiscono la loro adesione alla così detta “politica dei quattro pilastri: prevenzione, terapia, riduzione dei rischi e repressione” e respingono l’iniziativa popolare, definendola “una soluzione inappropriata per il problema della droga”. (I.P.)

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    Ecuador: storici salesiani dell'America latina focalizzano l'opera di don Rua, successore di don Bosco

    ◊   Si è concluso a Cumbayá il seminario “L'Opera salesiana durante il Rettorato di don Rua, in America: 1888-1910”, promosso dall’Associazione Cultori di Storia Salesiana (ACSSA). Il seminario, iniziato il 1° settembre, è stato il primo di una serie di appuntamenti in programma dedicati a don Michele Rua, primo successore di Don Bosco, allo scopo di riscoprire e rilanciare uno dei più grandi protagonisti dell’Opera salesiana che ha operato tra fine Ottocento e primi del Novecento. Diverse le ricerche scientifiche avviate dai membri dell’ACSSA. Una ventina le relazioni e le comunicazioni presentate e sviluppate nel seminario di Cumbayá da parte di ricercatori provenienti da una decina di paesi dell’America Centrale e dell’America del Sud. Gli interventi hanno permesso di individuare il rapporto specifico e concreto che don Rua ebbe nello sviluppo della Famiglia Salesiana nelle loro rispettive nazioni. È stato indagato e spiegato l’inserimento dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice in questa parte del mondo durante un periodo di delicata transizione politica, sociale, culturale e religiosa e come influirono positivamente nello sviluppo della Chiesa e della società. Nel piano dei lavori dell’ACSSA il seminario americano costituisce un prologo importante per la preparazione del 5° Congresso Internazionale dal tema “Don Michele Rua, primo successore di don Bosco (1843-1910)” che si svolgerà dal 28 ottobre al 1° novembre 2009 a Torino. (A.M.)

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    Giappone: tour mondiale per i sopravvissuti della bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki

    ◊   Un giro del mondo in nave per dire no alle armi atomiche e trasmettere le tragiche esperienze della bomba H vissute in prima persona. E' quanto si appresta a fare un centinaio di "hibakusha" (sopravvissuti) nipponici, partiti ieri dal porto di Yokohama per un inedito tour mondiale della pace che toccherà 20 Paesi, tra cui l'Italia, in 103 giorni. L'iniziativa - riferisce l'agenzia Ansa - organizzata dall'associazione non governativa Peace Boat, promuovera' l'abolizione incondizionata degli ordigni nucleari mediante il racconto diretto delle persone sopravvissute, nell'agosto 1945, agli apocalittici bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki. "Passeremo la nostra esperienza a una moltitudine di persone di lingue e culture diverse - ha dichiarato Takashi Morita, 84 anni, direttore dell'associazione per le vittime delle bombe atomiche - e in particolare rivolgeremo il nostro messaggio ai giovani, nella speranza che il mondo non assista mai più agli errori di Hiroshima e Nagasaki". Il tour toccherà tutti i continenti nei principali Paesi del mondo, compresi quelli attivamente coinvolti nello sviluppo di armi nucleari. A questo proposito, dal Giappone sono giunte forti critiche in merito al recente sollevamento del bando internazionale sullo scambio di tecnologia atomica con l'India, sebbene quest'ultima non sia firmataria del trattato di non proliferazione nucleare. Il sindaco di Hiroshima, Tadatoshi Akiba, ha definito l'accordo, fortemente sponsorizzato dagli Usa, "assolutamente deludente", invitando il Giappone, in qualità di unico Paese al mondo ad aver subito gli effetti della bomba H, a "fare di più" per la totale abolizione delle armi atomiche. (R.P.)

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    Al via Parigi la conferenza ministeriale UE “Costruire un’Europa dell’asilo”

    ◊   Porre le basi per l’avvio della seconda fase del regime comune europeo di asilo, è l’obiettivo della conferenza ministeriale UE, sul tema “Costruire un’Europa dell’asilo”, che si è aperta oggi a Parigi al Centre de conférences internationales Kléber. La due giorni, aperta alla società civile, è promosso dalla presidenza del Consiglio europeo. Secondo quanto riferisce il SIR, i lavori della conferenza, che si inserisce nella scia del Programma definito all’Aja nel 2004 e nel contesto del progetto di Patto europeo su immigrazione e asilo, si baseranno anche sul piano d’azione presentato dalla Commissione il 17 giugno 2008. Nel programma sono previsti diversi interventi di ministri e studiosi, seguiti da tre tavole rotonde, alle quali prenderanno parte rappresentanti degli Stati membri e di ONG, esperti e rappresentanti di organizzazioni internazionali. Tre i principali temi in discussione: la cooperazione pratica in materia di asilo (si parlerà anche del futuro “ufficio europeo di sostegno”); il trattamento delle domande di asilo all’esterno dell’UE e lo sviluppo della cooperazione coi paesi terzi; il prossimo regime europeo comune di asilo. Il programma si chiuderà domani con una riunione dei ministri UE competenti. (M.G.)

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    A Ginevra la costituzione del “Ponec”, che riunisce i responsabili della comunicazione delle Chiese europee

    ◊   Al termine di due giorni di lavori, a cui hanno preso parte circa 40 operatori della comunicazione delle principali Chiese anglicana, protestanti e ortodosse, è nato ieri a Ginevra il “Ponec”, il “network degli addetti stampa delle Chiese europee”. Gli esponenti delle varie chiese hanno definito scopi e metodi di lavori del nuovo organismo. Nel comunicato finale citato dal Sir si spiega che il network è supportato dal Consiglio delle Chiese Europee (KEK) ed è aperto “a tutti coloro che svolgono la funzione dei direttori della comunicazione delle Chiese europee e organizzazioni cristiane”. La nota parla anche del “ruolo dei professionisti della comunicazione delle Chiese come una vocazione” e precisa che è scopo del Ponec essere luogo di “scambio di esperienze” e incoraggiare “le leadership delle Chiese europee ad investire nella dimensione della comunicazione”. Il Ponec nasce anche con l’intento di “far sentire più chiaramente in Europa la voce delle Chiese e del movimento ecumenico, attraverso i media delle Chiese, i media laici e direttamente alle istituzioni europee”. Il Ponec si propone infine come referente in ambito KEK dell’attuale e corrispettivo network cattolico degli addetti stampa delle Conferenze episcopali europee (CCEE).

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    "Colloquio ecumenico paolino" da domani nell'abbazia di San Paolo fuori le Mura

    ◊   Giunge al quarantesimo appuntamento, e si svolgerà da domani al 13 settembre, il “Colloquio ecumenico paolino” che l’Abbazia benedettina di San Paolo fuori le Mura organizza con cadenza biennale invitando a parteciparvi studiosi di fama, docenti ed accademici, di varie nazioni e di diverse tradizioni cristiane. Essi da domani al 13 settembre, nel pieno delle celebrazioni dell’Anno Paolino, discuteranno su “L’unità della Chiesa in Paolo”. La relazione di apertura del prof. Jacques Schlosser, religioso di Strasburgo (Francia), che presiede il convegno, è sul tema “Esegesi critica e dialogo ecumenico”: Altri relatori: il prof.Udo Schnelle , di Halle (Germania); il prof. Raymond F.Collins, religioso di Saunderstow (Stati Uniti); il prof. Gerd Häfner di Monaco di Baviera; il prof. Christopher M. Tuckett, di Oxford; il prof. John Fotopoulos, di South Bend, Indiana (Stati Uniti); il prof. Daniel Marguerat di Ecublens (Svizzera) e il prof. Stefano Romanello, religioso di Pagnacco (Udine). Padre Edmund Power OSB, Abate di San Paolo fuori le Mura, ha sottolineato come questo “ Colloquio ecumenico Paolino assuma un tono tutto particolare nel bimillenario della nascita dell’Apostolo delle Genti, un’occasione per approfondire a vari livelli il ricco messaggio di Paolo tanto antico e sempre nuovo per ciascuno di noi oggi. E’ un mezzo privilegiato, ha aggiunto, per unirsi al lavoro infaticabile di Papa Benedetto XVI a favore dell’ecumenismo”. Fra i numerosi convegni di carattere teologico o pastorale di questa prima metà di settembre, celebrativi dell’Anno Paolino in Italia, citiamo l’incontro annuale dei Cooperatori paolini svoltosi ad Ariccia con la partecipazione dell’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali; la “Tre giorni pastorale” dell’arcidiocesi di Acerenza a Riffredo, nel Potentino; la “Settimana teologica” della diocesi di Fiesole, giunta alla 38.ma edizione e aperta a Loppiano, la cittadella dei Focolari in provincia di Firenze; la “Convocazione ” dell’arcidiocesi di Campobasso-Bojano, con la partecipazione di mons.Rinaldo Fabris, presidente dell’Associazione biblica italiana.

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    Aperto a Toledo, in Spagna, il XV Congresso internazionale di archeologia cristiana, promosso dal competente dicastero vaticano

    ◊   L’ultima volta si erano riuniti a Vienna nel 1999, gli studiosi di archeologia cristiana di tutte le parti del mondo. L’appuntamento se l’erano dato a Gerusalemme ma non è stato possibile. Per questo, il Congresso che si è aperto oggi a Toledo è un evento davvero importante, non solo perché da anni non si incontravano più gli studiosi per potersi confrontare, ma soprattutto perché Toledo è la città simbolo della tolleranza e della convivenza tra diverse fedi. Una storia molto particolare quella di Toledo ed una Università molto speciale quella della Mancia che, in collaborazione con l’Università autonoma di Madrid, ha voluto patrocinare ed organizzare questo convegno. Il comitato promotore - il Pontificio istituto di Archeologia cristiana - dal 1932 gestisce convegni internazionali di archeologia cristiana ed oggi, ad aprire il convegno e il Congresso internazionale, è stato proprio il rettore del Pontificio istituto di Archeologia cristiana, il professor Vincenzo Fiocchi Nicolai. Un saluto è giunto anche dell’organizzatore dell’Università di Madrid, insieme con l'Università di Toledo, Jorge López Quiroga, che ha parlato delle innovazioni e degli studi degli ultimi 20 anni, qui nella penisola iberica, proprio in archeologia cristiana. E il vescovo ausiliare di Madrid, Antonio Camino, vice presidente della Conferenza episcopale spagnola, ha soprattutto voluto ricordare che si sta studiando l’opportunità di creare un nuovo importante museo dedicato proprio all’archeologia cristiana in collaborazione tra le università e, naturalmente, i vescovi spagnoli. Un’occasione ed un’opportunità per tutti gli studiosi di confrontarsi su un tema particolarmente significativo: “il vescovo ed il territorio”. Un tema importante anche per l’oggi perché ci fa ricordare, ha sottolineato il vescovo Camino, come il legame tra cristianità e popolazione sia continuo e sia basato su fonti e su origini storiche. Una religione storica, il cristianesimo, che ha quindi molto da offrire e da insegnare ancora oggi, grazie agli insegnamenti che si possono trovare nell’archeologia. Il congresso si conclude sabato prossimo: diversi saranno gli interventi da ogni parte del mondo e grazie anche all’ospitalità di questa Università di Castilla de La Mancha che accoglie, ogni anno, più di 30 mila studenti. (A cura di Angela Amborgetti)


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    24 Ore nel Mondo



    Nell’incontro con Medvedev, Sarkozy ha chiesto il rispetto del piano di pace per la crisi georgiana, invitando a una responsabilità collettiva

    ◊   Il piano di pace per la Georgia sottoscritto da Mosca e Tbilisi è una base di partenza: è quanto ha detto il presidente francese, Nicolas Sarkozy, presidente di turno dell'UE, incontrando il leader del Cremlino, Medvedev. Sarkozy ha ribadito che l’accordo deve essere applicato sottolineando che “se ognuno vorrà avere un comportamento responsabile si troverà una soluzione”. Sarkozy ha detto di parlare a nome di “una Unione europea che vuole essere unita e che chiede pace, fiducia, relazioni di buon vicinato”. Da parte sua, il presidente russo Medvedev ha detto che Mosca ha fatto sforzi per incrementare in tutti i punti il piano di pace Sarkozy-Medvedev”, interpretando anche il riconoscimento dell’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del sud come un contributo per la stabilità. E ha dichiarato di voler discutere la soluzione del conflitto russo georgiano “tenendo presente gli avvenimenti dell'ultimo mese e la nuova realtà venutasi a creare”. L’incontro è avvenuto nella residenza del castello di Maindorf, vicino Mosca e il presidente francese Sarkozy era accompagnato dal presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso e dall'Alto commissario per la sicurezza e la cooperazione in Europa Javier Solana. Intanto, la Russia si è opposta oggi alla missione indipendente degli osservatori europei, in quanto - è stato detto dal Ministero degli esteri di Mosca - potrebbe diminuire gli effetti degli sforzi di monitoraggio dell’ONU e dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE)". Tuttavia, appare ormai innegabile il ruolo forte che Bruxelles ha assunto nella mediazione tra Russia e Georgia, e questo grazie anche alla presidenza europea di turno francese. Giancarlo La Vella ne ha chiesto i motivi a Federiga Bindi, docente Integrazione politica europea all’Università Tor Vergata di Roma:

    R. - Sicuramente, l’empasse fra Stati Uniti e Russia e l’incapacità di fare un passo indietro, da parte di entrambi gli attori, ha creato un’opportunità di cui l’Unione Europea sta approfittando, cosa che per esempio non aveva fatto nel passato. Di questo sicuramente bisogna dare atto al presidente Sarkozy, perché è proprio grazie a lui che la cosa si sta attuando. E' anche un segno notevole, perché è un tema - quello della Russia - veramente scottante per l’Unione Europea, poiché - come sappiamo - ci sono delle grosse divisioni interne, e quindi la capacità dell’Unione Europea di parlare con una voce sola è un grossissimo successo.

    D. - Qual è l’obiettivo reale dell’Unione Europea; porsi come soggetto politico forte o, in fondo, non perdere a livello energetico il rapporto preferenziale con la Russia?

    R. - Credo che l’obiettivo primario, in realtà, sia un altro ancora: quello di contenere la situazione, di calmare le acque, perché, quando uno ascolta i discorsi americani, non ci si preoccupa minimamente di quelle che possono essere le conseguenze non volute di questa escalation di tensione. Quindi, credo che l’obiettivo primario dell’Europa sia placare la situazione. Certo, se poi con questo la Francia riesce a dimostrare che l’Unione Europea è un attore a livello internazionale, consegue anche un obiettivo che stava tradizionalmente e storicamente cercando di inseguire da decenni.

    I rappresentanti dell’UE, concluso l'incontro con Medvedev, voleranno a Tbilisi per incontrare il presidente georgiano, Mikheil Saakashvili, con il quale la Russia ha rifiutato di avere colloqui diretti da quando è esploso il conflitto. Stamattina, nel frattempo, si è aperta davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja l'udienza dedicata alle denunce presentate dalla Georgia contro la Russia sulle presunte violazioni dei diritti umani e la pulizia etnica nelle regioni separatiste georgiane dell'Abkhazia e dell'Ossezia del sud. I giudici ascolteranno fino a mercoledì le ragioni addotte da Tbilisi e da Mosca e potrebbero esprimersi entro alcune settimane.

    L’uragano Ike si abbatte su Cuba, oltre un milione di sfollati
    Dopo aver causato la morte di 73 persone ad Haiti, l’uragano Ike è arrivato a Cuba, colpendo la costa nordorientale con piogge torrenziali e venti che soffiano a circa 200 chilometri orari. Oltre un milione di persone sono state costrette ad abbandonare le regioni orientali dell’isola, mentre il governo ha sospeso le lezioni scolastiche e il trasporto stradale. Il piano di evacuazione ha coinvolto anche 13 mila turisti della località balneare del Varadero che - come assicurato dalle autorità - sono stati trasportati “in luoghi che garantiscono sicurezza”. Durante il passaggio sulle coste cubane, Ike - che è l'ottavo uragano della stagione dei cicloni nell'Atlantico settentrionale - ha perso vigore ed è stato declassato a categoria 2 dal National Hurricane Center di Miami. Dopo l’isola caraibica, l'uragano dovrebbe dirigersi verso il Golfo del Messico, dove sono installate circa 4 mila piattaforme petrolifere, e minacciare la Louisiana, la Florida e il Texas. Il comune pericolo tra i due Paesi non ha portato però a un disgelo tra L'Avana e Washington: le autorità cubane, dopo aver rifiutato aiuti americani per 100 mila dollari, avevano chiesto agli USA di sospendere momentaneamente l'embargo per favorire l'acquisto di generi necessari agli sfollati per gli uragani. Ma da Rabat, dove è in visita, il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha risposto negativamente, osservando che non basta la transizione da Fidel a Raul Castro per modificare la linea Usa: "Non possiamo accettare di passare da un regime dittatoriale a un altro - ha sottolineato la Rice - e pertanto non c'è alcun motivo per togliere l'embargo ora".

    Mutui
    Soddisfazione del Fondo monetario internazionale (FMI) per l’intervento col quale il governo statunitense ha salvato dal fallimento due agenzie semipubbliche specializzate in prestiti ipotecari. I mutui da tempo sono diventati un tema caldo negli Stati Uniti. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    A 58 giorni dal voto, l’amministrazione Bush irrompe nella campagna elettorale con la uestione mutui. Il piano di intervento del Tesoro è a sostegno di due agenzie semipubbliche di prestiti ipotecari Freddie Mac e Fannie Mae per evitare il loro fallimento e dunque conseguenze disastrose a catena sull’economia. Si parla di iniezioni di fondi governativi fino a 200 miliardi di dollari sotto forma di acquisto di azioni privilegiate, ma non si parla di quanto l'intervento di salvataggio potrà ricadere sui contribuenti. Bush ha spiegato che i rischi del fallimento erano “inaccettabili”. Da parte sua, il Fondo monetario internazionale accoglie con soddisfazione il piano di salvataggio, sottolineando che “contribuirà a sostenere i mercati e, di conseguenza, le prospettive economiche e finanziarie”. Nel comunicato del FMI, si legge anche che “il piano dà tempo per costruire un largo consenso su una riforma importante di queste istituzioni”, garantendo nel contempo la stabilità dei mercati e un sostegno alla ripresa economica. I pilastri delle misure anti-crack sottolineano, per la seconda volta in pochi mesi, l'intervento dell'amministrazione Bush a sostegno del sistema: nella patria del libero mercato, e per un team liberista come quello della Casa Bianca, non c'è stata alternativa a un sempre maggior intreccio tra Stato e finanza. Sia Obama che McCain, i due possibili successori di Bush, si sono trovati d'accordo sul fatto che un intervento fosse necessario. E in mattinata sono giunti anche i primi benesatre da parte dei governatori centrali.

     
    Raid aereo in Pakistan: 11 vittime, muore un bambino
    Sono almeno undici le persone morte questa mattina nel villaggio tribale pakistano Dandi Darpakheil, al confine con l’Afghanistan, a seguito del lancio di tre razzi da parte di due droni (aerei senza pilota). L’esplosione ha anche causato il ferimento di altre 20 persone. Tra le vittime, come rilevano fonti di sicurezza pakistana, sono compresi diversi “combattenti islamici”, ma anche alcuni civili fra cui due donne e un bimbo di sei mesi. L'attacco, in una regione considerata roccaforte di Al Qaida e dei taleban, aveva presumibilmente come obiettivo il comandante talebano, Jalauddin Haqqani, amico personale di Osama bin Laden e fondatore di una locale madrassa, che però non sarebbe rimasto coinvolto nelle esplosioni. Si tratta della quarta volta in una settimana che dei droni - di cui nella regione dispongono solo i militari USA dislocati in Afghanistan - colpiscono le zone tribali pakistane a ridosso del confine afghano, dove si ritiene che i taleban e al Qaida abbiano ricostruito le loro retrovie e le loro basi.

    Maldive - attesa per le prime elezioni multipartiche
    Il prossimo 4 ottobre si terranno nell'arcipelago delle Maldive le prime elezioni presidenziali multipartitiche della storia, se il parlamento - come appare pressoché scontato - approverà la relativa legge. Lo rende noto la Commissione elettorale dell'arcipelago dell'Oceano indiano. La legge di riforma elettorale - insieme con quella che riforma la Corte suprema del Paese, all'esame del parlamento questa settimana - sono state volute dal presidente, Maumoon Abdul Gayoom, che, al potere dal 1978, è il presidente da più lungo tempo in carica in Asia. Il suo governo dell'arcipelago - paradiso turistico di 1.200 isole 500 chilometri a sud dell'India con 300 mila abitanti, per lo più musulmani - fu aspramente criticato dalla comunità internazionale per la repressione di manifestazioni d'opposizione per la democrazia nel 2004.

    Giappone
    L'ex ministro della Difesa, la signora Yuriko Koike, ha formalizzato la propria candidatura alla presidenza del Partito liberaldemocratico (LDP), dopo le dimissioni di Yasuo Fukuda. È la prima volta per una donna nella storia politica giapponese. Il partito si pronuncerà il 22 settembre. Sul fronte dell’opposizione, Ichiro Ozawa si è assicurato la rielezione per un terzo mandato biennale alla guida del Partito democratico del Giappone (DPJ), principale forza d'opposizione ai Liberaldemocratici. Intanto, si parla sempre più insistentemente di elezioni generali anticipate e del 9 novembre quale possibile data. Il prossimo premier sarà il 14.mo negli ultimi venti anni, anche se dal 1955 il partito Liberaldemocratico è sempre stato al potere salvo una breve parentesi inferiore a un anno, all'inizio degli anni Novanta.

    Hong Kong
    I partiti dello schieramento democratico hanno tenuto nelle elezioni svoltesi ieri a Hong Kong, e nel Consiglio legislativo (il parlamento locale), eletto solo per metà a suffragio diretto. Secondo i risultati resi noti oggi, lo schieramento che si contrappone ai partiti filo-cinesi avrà un terzo dei seggi totali e manterrà quindi il diritto di veto nonostante la perdita di due seggi. Si tratta del Partito democratico e dal Partito civico, che reclamano un allargamento della democrazia nell'ex colonia britannica, restituita alla Cina nel 1997. Hong Kong mantiene una “larga autonomia” da Pechino in base alla dichiarazione congiunta sino-britannica, che prevedeva la restituzione di Hong Kong alla Cina, firmata nel 1984 dal leader cinese Deng Xiaoping e dalla premier Thatcher.

    Spagna
    Per la seconda notte consecutiva, la cittadina di Roquetas del Mar, vicino ad Almeria, nel sud della Spagna, è stata il teatro di incidenti fra gruppi di immigrati subsahariani e Forze dell'ordine. Quattro persone, due senegalesi e due cittadini della Guinea Bissau, sono stati arrestati la notte scorsa dalla Guardia Civil. Gli incidenti sono stati innescati dalla morte, nella notte fra sabato e domenica, di un senegalese ucciso durante una rissa legata al traffico di droga. Il 25 per cento della popolazione di Roquetas del Mar è costituito da immigrati africani impiegati nell'agricoltura. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Daniele Bongi)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 252

     
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