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Sommario del 07/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Nella Messa a Cagliari, per il centenario della proclamazione della Madonna di Bonaria a patrona della Sardegna, il Papa affida a Maria le famiglie e i giovani. All’Angelus, la preghiera per la popolazione di Haiti colpita da devastanti uragani
  • Pastore generoso, saldo nella verità e pronto al dialogo: così, il cardinale Bertone ricorda Paolo VI, a Brescia, nel 30.mo della morte
  • Si è spento, all’età di 93 anni, il cardinale Antonio Innocenti, prefetto emerito della Congregazione per il Clero
  • Oggi in Primo Piano

  • Giornata di preghiera e digiuno in India per esprimere vicinanza ai cristiani dell’Orissa vittime della violenza. La testimonianza di mons. Machado, vescovo di Nashik
  • Sempre più grave la situazione ad Haiti dopo il passaggio dell’uragano “Hanna”: almeno 500 i morti. La testimonianza di Gianfranco De Majo di “Medici Senza Frontiere”
  • Il Brasile celebra la Giornata del “Grido degli Esclusi”. Con noi, il vescovo di Jales, Demetrio Valentini
  • Da domani, a Toledo, il XV Congresso internazionale di archeologia cristiana: al centro dei lavori il legame tra il vescovo e il territorio
  • Il film americano “The Wrestler” vince la 65.ma edizione del Festival di Venezia
  • Chiesa e Società

  • Il cardinale Maradiaga invitato dall’ONU alla discussione sugli Obiettivi del Millennio
  • Il cardinale Levada: “Il progetto di legge sull’aborto in Spagna è contro la dignità della persona”
  • Dossier di Fides per la Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione
  • In Cile, la Chiesa locale celebra la Giornata del Migrante
  • A Bruxelles si apre la “Settimana africana” del Parlamento europeo
  • In Senegal, l’impegno delle Francescane Missionarie di Maria per la promozione della donna
  • Alla Fiera del Libro di Hong Kong grande successo per le pubblicazioni cattoliche
  • Cina: voti perpetui per 6 religiose nella diocesi di Tai Yuan
  • Canada: le reliquie di Santa Teresa del Bambin Gesù tornano a Québec
  • 24 Ore nel Mondo

  • All’indomani dell’elezione del presidente pakistano Zardari, gli USA esprimono fiducia in un futuro di collaborazione con Islamabad
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nella Messa a Cagliari, per il centenario della proclamazione della Madonna di Bonaria a patrona della Sardegna, il Papa affida a Maria le famiglie e i giovani. All’Angelus, la preghiera per la popolazione di Haiti colpita da devastanti uragani

    ◊   Benedetto XVI è a Cagliari per il Centenario della proclamazione della Madonna di Bonaria a “Speciale Patrona di tutta l’isola della Sardegna”. Una visita apostolica nel segno di Maria, dunque, alla quale il Papa ha affidato, in particolare, le famiglie e i giovani. Benedetto XVI è arrivato a Cagliari stamani, intorno alle ore 9.30, ed è stato accolto dall’arcivescovo del capoluogo sardo, Giuseppe Mani, dal presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, che lo ha salutato anche a fine mattinata, e da altre autorità istituzionali locali. Stamani, la grande Messa sul sagrato del Santuario di Nostra Signora di Bonaria. Una celebrazione seguita con emozione da una festosa moltitudine di fedeli. Da Cagliari, il servizio del nostro inviato Salvatore Sabatino:

    Cagliari e la Sardegna si sono stretti attorno al Papa in un abbraccio sincero. Salutato da migliaia di persone assiepate nelle strade lungo tutto il tragitto, il Pontefice si trasferisce subito dall’aeroporto di Elmas al Santuario della Vergine di Bonaria, per la celebrazione della Santa Messa, in occasione dei cento anni dalla proclamazione della Madonna di Bonaria come patrona massima dell’isola. E’ accolto dal suono delle “launeddas”, uno strumento a fiati tipico di questa terra, e da tanti giovani in costume tradizionale, che sistemati sulla grande scalinata davanti al palco, disegnano con i loro preziosi abiti il profilo culturale e storico di questa terra ultramillenaria. Ognuno di loro rappresenta un comune della Sardegna; un modo per dire: siamo tutti qui, uniti, ad accogliere il Papa.

     
    Suono launeddas

     
    Il primo incontro di Benedetto XVI è con i malati ed i centenari, sistemati all’interno del Santuario di Bonaria; il Papa si ferma con loro, li benedice, accarezza un bambino malato. E’ un momento di grande partecipazione ed emozione.

     
    Canti

     
    Durante l’indirizzo di saluto, l’arcivescovo di Cagliari, mons. Giuseppe Mani, presenta la Sardegna a Benedetto XVI, che assume – nelle sue parole – la forma di un grande tempio:

     
    “La accogliamo in questo tempio che il Signore ci ha preparato. E’ il più bello. Questo splendido cielo di Sardegna ne sono le volte, le nostre spiagge le pareti, il pavimento è intriso d’oro. Tutta l’isola oggi è un tempio del Signore”.

    Oltre 100 mila, forse 150 mila, le persone presenti nelle vie circostanti il Santuario e nella grande piazza sottostante. Quel Santuario mariano, che domina dalla collina tutto il golfo di Cagliari. Benedetto XVI, dal grande palco bianco montato dinanzi alla chiesa, apre l’omelia con un atto di ammirazione:

     
    “Lo spettacolo più bello che un popolo può offrire è senz’altro quello della propria fede. In questo momento io tocco con mano una commovente manifestazione della fede che vi anima, e di questo voglio esprimervi subito la mia ammirazione”.

     
    “Oggi, insieme alla visione della natura stupenda che ci circonda – aggiunge il Papa - voi mi offrite quella della fervida devozione che nutrite verso la Vergine Santissima”. A seguire i saluti agli organizzatori, ai sacerdoti, alle autorità civili, ai malati e a tutti coloro che hanno reso possibile questa sua visita. Il Santo Padre si sofferma poi sulla liturgia della Parola, che ha proposto letture proprie delle celebrazioni dedicate alla Beata Vergine. “Sono letture – dice - che contengono sempre il riferimento al mistero della nascita”.

     
    Durante l’omelia, Benedetto XVI parla poi del cristianesimo in Sardegna, “arrivato non con le spade dei conquistatori – afferma - o per imposizione straniera, ma germogliato dal sangue dei martiri che qui hanno donato la loro vita come atto di amore verso Dio e verso gli uomini". "La testimonianza del martirio – aggiunge il Santo Padre - conquistò un animo fiero come quello dei Sardi, istintivamente refrattario a tutto ciò che veniva dal mare”:

     
    “La Sardegna non è mai stata terra di eresie; il suo popolo ha sempre manifestato filiale fedeltà a Cristo e alla Sede di Pietro. Sì, cari amici, nel susseguirsi delle invasioni e delle dominazioni, la fede in Cristo è rimasta nell’anima delle vostre popolazioni come elemento costitutivo della vostra stessa identità sarda”.

     
    “Dopo i martiri, nel V secolo - aggiunge il Santo Padre - arrivarono dall’Africa romana numerosi vescovi che, non avendo aderito all’eresia ariana, dovettero subire l’esilio. Venendo nell’isola, essi portarono con sé la ricchezza della loro fede. E poi, il Papa parla dell’amore per la Madonna: “Siamo qui, oggi, a commemorare un grande atto di fede, che un secolo fa i vostri padri compirono affidando la propria vita alla Madre di Cristo, quando la scelsero come Patrona massima dell’Isola”.

     
    “Non potevano sapere allora che il 1900 sarebbe stato un secolo molto difficile, ma certamente fu proprio in questa consacrazione a Maria che trovarono in seguito la forza per affrontare le difficoltà sopravvenute, specialmente con le due guerre mondiali. Non poteva essere che così”.

     
    “La vostra Isola – aggiunge il Pontefice – non poteva avere altra protettrice che la Madonna. Lei è la Mamma, la Figlia e la Sposa per eccellenza”:

     
    “Sa Mama, Fiza, Isposa de su Segnore”, come amate cantare.

     
    Applauso

     
    Un boato che si trasforma in un sincero abbraccio della popolazione dell’isola per il Pontefice che in lingua sarda recita un versetto dell’Ave Maria….

     
    Applauso

     
    E poi un auspicio, da parte del Pontefice: “Maria vi aiuti a portare Cristo alle famiglie, piccole chiese domestiche e cellule della società…. Vi aiuti a trovare le opportune strategie pastorali per far sì che Cristo sia incontrato dai giovani, portatori per loro natura di nuovo slancio, ma spesso vittime del nichilismo diffuso, assetati di verità e di ideali proprio quando sembrano negarli":

     
    “Vi renda capaci di evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”

     
    “In tutti questi aspetti dell’impegno cristiano potete sempre contare sulla guida e sul sostegno della Vergine Santa. Affidiamoci pertanto alla sua materna intercessione”:

     
    “Maria è porto, rifugio e protezione per il popolo sardo, che ha in sé la forza della quercia. Passano le tempeste e questa quercia resiste; infuriano gli incendi ed essa nuovamente germoglia; sopravviene la siccità ed essa vince ancora. Rinnoviamo dunque con gioia la nostra consacrazione ad una Madre tanto premurosa”.

     
    “Le generazioni dei sardi – si dice certo il Pontefice - continueranno a salire al Santuario di Bonaria per invocare la protezione della Vergine. Mai resterà deluso chi si affida a Nostra Signora di Bonaria, Madre misericordiosa e potente”

     
    Canti coro

     
    Prima dell’Angelus, un momento di grande intensità spirituale: Benedetto XVI colloca nella mano destra dell’effigie della Vergine una navicella, simbolo della Chiesa isolana, ed una candela, emblema della fede dei sardi. A sottolineare il momento, il suono delle sirene delle tante barche ormeggiate nello specchio d’acqua di fronte al Santuario. Poi l’atto di affidamento, letto da Benedetto XVI, con una speciale intenzione di preghiera per le famiglie ed i giovani:

     
    “Guarda tutte le famiglie provate dalle difficoltà, dalla sofferenza e dalla povertà; per tutti ottieni un supplemento di amore. Vergine venuta dal mare, guarda i giovani di questa terra: sii tu la loro difesa e protezione!”

     
    A seguire l’omaggio del Papa alla Vergine di Bonaria, una rosa d’oro posata ai suoi piedi.

     
    Canti

     
    E l’Angelus è ancora dedicato alla Vergine di Bonaria, che il Papa definisce la “dolce Regina dei Sardi”. Benedetto XVI ricorda i suoi predecessori che hanno voluto onorarla con particolare affetto. Il Beato Pio IX che ne decretò l’incoronazione; San Pio X, che la proclamò Patrona di tutta la Sardegna, fino a Paolo VI e Giovanni Paolo II che visitarono il Santuario, rispettivamente nel 1970 e nel 1985:

     
    “A Maria vogliamo oggi rinnovare l’affidamento della città di Cagliari, della Sardegna e di ogni suo abitante. Continui la Vergine Santa a vegliare su tutti e su ciascuno, perché il patrimonio dei valori evangelici sia trasmesso integro alle nuove generazioni, e perché Cristo regni nelle famiglie, nelle comunità e nei vari ambiti della società”

     
    Con immensa riconoscenza – aggiunge il Pontefice - domandiamo a Maria, Madre del Verbo incarnato e Madre nostra, di proteggere ogni mamma terrena:

     
    “Quelle che, insieme col marito, educano i figli in un contesto familiare armonioso, e quelle che, per tanti motivi, si trovano sole ad affrontare un compito così arduo. Possano tutte svolgere con dedizione e fedeltà il loro quotidiano servizio nella famiglia, nella Chiesa e nella società”.

     
    Ed infine il pensiero di Benedetto XVI si rivolge ad Haiti.

     
    “Sotto lo sguardo di Maria voglio ricordare le care popolazioni di Haiti, duramente provate nei giorni scorsi dal passaggio di ben tre uragani. Prego per le vittime, purtroppo numerose, e per i senza-tetto. Sono vicino all’intera Nazione ed auspico che ad essa giungano al più presto i necessari aiuti. Tutti affido alla materna protezione di Nostra Signora di Bonaria”.

     
    Applausi

     
    La visita apostolica di Benedetto XVI in terra sarda, dopo il corale abbraccio dei fedeli alla Messa di stamani e il pranzo con i vescovi dell'isola, vivrà oggi pomeriggio un altro momento importante: l’incontro con il clero della Sardegna nella Cattedrale cittadina. Il nostro inviato, Salvatore Sabatino, ha chiesto a don Gianni Sanna rettore del Seminario arcivescovile maggiore e minore di Cagliari, di tracciare un breve profilo dei futuri sacerdoti:

    R. – Sono 12 i seminaristi che vivono in questo seminario, altri 13 invece vivono nel seminario minore: dunque, in totale, nel seminario diocesano ci sono circa una trentina di ragazzi. Un altro gruppo di teologi si trova nel seminario regionale, sempre a Cagliari, e altri 16 sono in alcuni seminari della capitale a Roma: al Seminario romano, al Seminario francese, al Capranica e qualcuno in parrocchia.

     
    D. – Come nasce il Seminario arcivescovile di Cagliari?

     
    R. – E’ stato inaugurato alla fine del 1959, quando era arcivescovo mons. Paolo Botto. Inizialmente, ospitava solamente i ragazzi delle scuole medie e del ginnasio. Poi, mons. Botto volle, pian piano, tenere anche i ragazzi del liceo qui, a Cagliari.

     
    D. – Don Sanna, qual è la situazione in Sardegna sul fronte delle vocazioni?

     
    R. – Penso che segua un po’ la media nazionale. C’è stata un’impennata adesso particolarmente con le vocazioni dei ragazzi di una certa età, vocazioni adulte, nel seminario di Cagliari. Nelle altre diocesi, mi dicono che quest’anno ci sarà un piccolo aumento: infatti, ci saranno al Seminario regionale anche 11 nuovi ingressi provenienti dalle altre diocesi.

     
    D. – Come vi siete preparati all’incontro con il Santo Padre? Quali le emozioni che vivono i ragazzi, in queste ore?

     
    R. – I ragazzi si sono preparati anche attraverso un incontro che abbiamo avuto tutti insieme la settimana scorsa nel cuore della Sardegna, e poi la maggior parte di loro sono impegnati per l’accoglienza dei giovani, per l’animazione di veglie, per momenti culturali, eccetera …

     
    D. – Quale il messaggio che lascerà il Pontefice a voi e in particolare ai giovani seminaristi?

     
    R. – Credo che il messaggio sia quello di accogliere la trasmissione della fede che si è maturata qui, nella nostra Sardegna; una fede portata originariamente dai martiri che venivano inviati qui, in Sardegna, e poi valorizzare i vari doni con cui la Chiesa sarda è venuta fuori pian piano: con le sue tradizioni, con la fede popolare che è quasi il passaggio obbligatorio per custodire questa nostra fede, valorizzando tutti i passi in avanti della Chiesa, con il Concilio ecumenico e con le nuove istanze.

     
    Ultimo appuntamento della visita di Benedetto XVI a Cagliari sarà l’incontro con i giovani della Sardegna, stasera poco dopo le ore 18, a Piazza Yenne. Il Papa sarà accolto dal saluto di due rappresentanti della gioventù sarda alla quale rivolgerà un discorso. Ecco come i giovani di Cagliari si stanno preparando a questo momento, nelle testimonianze raccolte dal nostro inviato, Salvatore Sabatino:

    R. – Con le sue parole, vogliamo sentirci dire che noi siamo nella Chiesa e che la Chiesa ha bisogno dei giovani perché lavorino, perché portino il messaggio del Signore, che è un messaggio di amore per gli altri! E' un messaggio di accoglienza, è un messaggio di presenza di Lui, di tutte le persone!

     
    D. – Come vi siete preparati a questa visita di Benedetto XVI nella vostra città?

     
    R. – Anzitutto, ci siamo preparati con un cammino spirituale abbastanza intenso; la figura del Papa sicuramente è importante, è un punto di riferimento, un sostegno e comunque, sarà una figura importante anche per Cagliari. Ne abbiamo bisogno! Cagliari ha tanti problemi a livello giovanile, tante difficoltà: la figura del Papa può essere una risposta a tante problematiche che ora sono irrisolte, sicuramente.

     
    R. - Sono Vincenzo Casio, responsabile regionale dell’AGESCI.

     
    D. – Che cosa vi volete sentir dire dal Papa? Qual è la vostra richiesta?

     
    R. – Un po’ di coraggio, soprattutto per i giovani. Noi facciamo educazione: quindi che ci siano parole forti per i giovani, che diano coraggio, parole che permettano ai giovani di vivere all’interno di questa società, credendoci.

     
    D. – Un’occasione veramente importante per i giovani sardi: da 23 anni un Pontefice manca da questa terra. Qual è l’emozione?

     
    R. – L’emozione innanzitutto è di conoscere il Papa, vederlo dal vivo. Perché secondo me è un’altra cosa che sentirlo parlare dalla televisione o dalla radio. L’emozione di vedere Cagliari riunita davanti a questa grande persona; la possibilità di condividere questo momento insieme a tanti giovani, conoscere e vivere le emozioni insieme.

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    Pastore generoso, saldo nella verità e pronto al dialogo: così, il cardinale Bertone ricorda Paolo VI, a Brescia, nel 30.mo della morte

    ◊   Paolo VI messaggero di pace fino agli estremi confini della terra: è uno dei passaggi dell’omelia del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che, ieri sera, nella cattedrale di Brescia ha presieduto una celebrazione eucaristica in occasione del 30.mo anniversario della morte di Papa Montini. Il servizio di Virginia Volpe:

    “Per quindici anni ha guidato la barca di Pietro tra le onde agitate di quel periodo storico”: così, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha ricordato il Pontificato di Paolo VI, durante l’omelia pronunciata nella cattedrale di Brescia per il 30.mo anniversario della sua morte. Papa Montini è stato definito dal porporato “pastore generoso e lungimirante, paziente e prudente, saldo nella verità e pronto al dialogo”. Un Pontefice, ha proseguito, che “amava profondamente l’umanità e che rese concreto questo suo amore nel costante sforzo di aiutarla a trovare in Cristo la luce della verità e il valore della vita”.

     
    Paolo VI, ha continuato il segretario di Stato, seppe mantenere dritto il timone della barca di Pietro, che a momenti dava l’impressione di cedere tra i marosi improvvisi. Scrisse un giorno: “Mi sento padre di tutta l’umanità… non mi sento superiore, ma fratello inferiore, perché porto il peso di tutti”. Gli anni del post Concilio, è stata la riflessione del cardinale Bertone, furono per Paolo VI segnati talvolta da solitudine con la percezione di non essere compreso, furono però anche anni di indefessa fedeltà alla Chiesa. E nel giugno 1978, a 15 anni dalla sua elezione alla Cattedra di Pietro, quasi preavvertendo l’ora del trapasso, tracciò un bilancio del suo Pontificato e concluse dicendo: “Mi piacerebbe, terminando, d’essere nella luce, nella riconoscenza che tutto era dono, tutto era grazia”.

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    Si è spento, all’età di 93 anni, il cardinale Antonio Innocenti, prefetto emerito della Congregazione per il Clero

    ◊   Lutto nella Chiesa italiana: si è spento, ieri nel primo pomeriggio, all’età di 93 anni, il cardinale Antonio Innocenti. Il porporato era prefetto emerito della Congregazione per il Clero, presidente emerito della Pontificia Commissione per la conservazione del Patrimonio artistico e storico della Chiesa e presidente emerito della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”. Con il decesso del cardinale Innocenti, il Collegio cardinalizio è formato da 193 porporati di cui 116 Elettori e 77 ultra-ottantenni. I cardinali italiani sono ora 41 di cui 20 elettori e 21 ultra-ottantenni. Un profilo del cardinale Innocenti nel servizio di Alessandro Gisotti:

    Nato nel 1915 a Poppi, in diocesi di Fiesole, il cardinale Antonio Innocenti ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale nel 1938. Nel 1941, ha conseguito la laurea in Diritto canonico alla Pontificia Università Gregoriana, dedicando ogni momento libero al ministero sacerdotale nella borgata romana di Primavalle e nell'Agro Romano. Rientrato a Fiesole, ha intrapreso l'insegnamento canonico e morale presso il Seminario. Durante gli ultimi mesi del conflitto mondiale, si adoperò in favore della popolazione mettendo a frutto le sue cognizioni linguistiche, salvando così numerose persone dalla deportazione. Fu sottoposto a due processi sommari e portato dinanzi al plotone di esecuzione, ma all'ultimo momento l'ordine di sparare venne revocato.

     
    Terminata la guerra, ha intrapreso la fondazione dei primi circoli delle ACLI a Fiesole. Nel 1948 è stato nuovamente inviato a Roma per completare gli studi teologici presso l'Università Lateranense, dove ha conseguito la licenza in Dommatica. Su invito dell’allora arcivescovo Montini fa ingresso nell'Accademia Ecclesiastica. Il primo incarico in campo diplomatico è quello di segretario presso l'allora delegazione apostolica di Leopoldville, con giurisdizione sul Congo Belga e il Ruanda-Urundi (1950). Successivamente (1953) viene inviato alla nunziatura apostolica in Svizzera, dove si è dedicato all'assistenza religiosa agli immigrati e ai rapporti con i cristiani di altre denominazioni. Nei primi anni ‘60 è chiamato a rappresentare la Santa Sede nell'adesione al Consiglio d'Europa a Strasburgo. Dal 1964 ha prestato la propria opera presso la Rappresentanza pontificia a Parigi.

     
    Nel 1967 viene nominato nunzio apostolico in Paraguay. L’anno dopo riceve l'ordinazione episcopale. Nel 1973 viene chiamato a Roma per assumere l'incarico di segretario della Congregazione per la disciplina dei Sacramenti. Dal 1980 al 1985 è nunzio apostolico in Spagna. Nello stesso 1985, viene creato cardinale da Giovanni Paolo II. Dal gennaio 1986 al luglio 1991 il porporato italiano è prefetto della Congregazione per il Clero. In tale veste, nel 1990 è stato presidente delegato all’VIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla formazione dei sacerdoti.

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    Oggi in Primo Piano



    Giornata di preghiera e digiuno in India per esprimere vicinanza ai cristiani dell’Orissa vittime della violenza. La testimonianza di mons. Machado, vescovo di Nashik

    ◊   In India, si celebra oggi una Giornata di preghiera e digiuno, come segno di vicinanza spirituale e di solidarietà ai cristiani vittime di violenze compiute da estremisti indù nello Stato dell’Orissa. L’iniziativa, promossa dalla Chiesa locale, avviene mentre proseguono purtroppo atti di violenza nei confronti dei cristiani. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

    “Oggi è una giornata particolare per la Chiesa cattolica in India che raccogliendo l’appello dei vescovi ha deciso di osservare una domenica di preghiera e di digiuno in segno di solidarietà con le vittime delle violenze anticristiane nello Stato orientale dell’Orissa. Nonostante i richiami del Vaticano e anche del governo di New Delhi, la situazione nei distretti colpiti dai raid contro chiese e istituti religiosi cristiani rimane tesa. Sono ancora migliaia le famiglie nascoste nelle foreste per paura di nuove violenze da parte degli estremisti indù. Ci sarebbero stati altri attacchi contro alcune chiese che sarebbero state incendiate. Giovedì scorso il ministro capo dell’Orissa aveva detto che la situazione era sotto controllo, ma aveva riferito dell’arrivo di nuove truppe e forze paramilitari da schierare nel distretto di Kandhamal, dove si temono altri disordini in occasione di una celebrazione religiosa indù organizzata per commemorare il leader religioso dell’estrema destra del Vishwa Hindu, Parishard, ucciso oltre due settimane fa e che è stata la scintilla che ha scatenato le persecuzioni conto i cristiani”.

    Sul significato di questa Giornata si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, mons. Felix Anthony Machado, vescovo di Nashik:

     
    R . - E’ un invito a tutti i cattolici di fare un giorno di digiuno e di preghiera. Varie diocesi promuovono diverse iniziative: per esempio, nella mia diocesi, a Nashik, prima di questa Giornata abbiamo chiuso le scuole cattoliche, e abbiamo anche invitato gli insegnanti ad una preghiera comune: hanno partecipato anche indù, buddisti. Nella mia diocesi, oggi ogni parrocchia celebra la Messa pregando per l’Orissa.

     
    D. – In India, Madre Teresa di Calcutta è, per il Paese, un modello di compassione universale. Gandhi, poi, è un simbolo della non violenza. In India, che è sempre stato un Paese multietnico, multireligioso, è oggi possibile la pace?

     
    R. – Alcuni fondamentalisti insistono nel dare una testimonianza controcorrente, perché l’India si è sempre distinta per la non violenza. Gandhi era ispirato dal Vangelo; lui stesso aveva ammesso che è stato il Sermone di Gesù sulla montagna ad averlo ispirato. Spero che i fondamentalisti anche in Orissa si fermino nell’alimentare la violenza contro i cristiani. Spero che diano una testimonianza non violenta, come chiede la tradizione indiana.

     
    D. – Non so, eccellenza, se lei ha avuto modo di parlare con estremisti indù. Ci sono parole che si possono usare, in questo caso, per estirpare l’ideologia fondamentalista dalle loro teste?

     
    R. – Parecchie volte io stesso ho dialogato con alcuni fondamentalisti. Secondo me, purtroppo, la religione viene strumentalizzata; Questo è un disagio. Il dialogo è rifiutato. Non ragionano secondo la logica umana. Parlando con questi estremisti c’è molta frustrazione perché non ragionano.

     
    D. – A parte questo senso generale di frustrazione, ci sono stati casi di dialogo con estremisti indù in cui le sue parole sono riuscite ad entrare in profondità, a toccare i cuori?

     
    R. – Ci sono soltanto alcuni rami di fondamentalisti, in India, che sono pronti a ragionare. C’è da dire però che la maggioranza degli indù, direi il 90%, sono buoni amici; sanno molto bene quanto bene si fa ed è stato fatto dalla Chiesa cattolica in India. La mia preghiera è che Dio dia la forza per convertire questi fondamentalisti, che si fermi questa violenza contro i miei fratelli e sorelle in Orissa.

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    Sempre più grave la situazione ad Haiti dopo il passaggio dell’uragano “Hanna”: almeno 500 i morti. La testimonianza di Gianfranco De Majo di “Medici Senza Frontiere”

    ◊   Con il passare delle ore, diventa sempre più drammatico il bilancio delle vittime ad Haiti, dopo il devastante passaggio dell’uragano “Hanna”: i morti accertati sono almeno 500. Un bilancio purtroppo provvisorio. Secondo le Nazioni Unite, sarebbero 200 mila le persone in condizioni di estrema precarietà nella sola provincia di Gonaives, la più colpita dalla furia dell’uragano. Intanto, mentre si lotta per trarre in salvo i sopravvissuti, si temono nuove devastazioni per il passaggio dell’urgano “Ike”. Dal canto suo, la Caritas italiana ha lanciato una campagna di solidarietà per Haiti: il piano d'urgenza prevede aiuti a 4 mila persone. Sulla situazione umanitaria e sanitaria nell’isola caraibica, Stefano Leszczynski ha intervistato Gianfranco De Majo, responsabile medico per l’emergenza ad Haiti dell’Organizzazione "Medici Senza Frontiere":

    R. – L’uragano che ha fatto meno notizia, cioè "Hanna", di quello successivo, "Gustav", che era diretto verso New Orleans, ha fatto più danni perché ha colpito una zona del Paese più vulnerabile, nel nord-ovest. La zona è difficilmente accessibile, perché le strade non sono in buone condizioni. Quindi, siamo riusciti, con gli elicotteri, ad arrivare nei dintorni di Gonaïves, che è la città portuale più importante dell’area, e lì abbiamo cominciato a inserirci, a installarci, nell’unico centro di salute che è rimasto non allagato, in una bidonville, dove c’è un’équipe di una decina di persone tra sanitari e non sanitari. E' necessario anche rendere potabile l’acqua.

     
    D. – Si ha notizia di parecchie centinaia di morti e migliaia invece sono gli sfollati, le persone che hanno bisogno di assistenza. E' già emergenza sanitaria per i sopravvissuti all’uragano?

     
    R. – Ci si aspetta, prevedibilmente, un numero maggiore di morti, ma i sopravvissuti sono esposti alle intemperie, perché è in arrivo una seconda ondata di pioggia che accompagna l’uragano "Ike". Quindi, le persone cominciano a presentare dei sintomi, tipo infezioni respiratorie e, a causa dell’acqua non potabile, dissenterie. Ora non pensiamo a delle epidemie vere e proprie, come il colera, però la gente vive in condizioni di non riparo e quindi, chiaramente, è più esposta ad ammalarsi.

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    Il Brasile celebra la Giornata del “Grido degli Esclusi”. Con noi, il vescovo di Jales, Demetrio Valentini

    ◊   In Brasile si celebra oggi la 14.ma Giornata del “Grido degli Esclusi”, iniziativa promossa dalla Chiesa brasiliana per la prima volta nel 1995. La ricorrenza, che coincide con la festa nazionale dell’indipendenza, vuole dare voce a quanti sono ai margini della società, attraverso momenti di preghiera, iniziative sociali e manifestazioni culturali. Il tema scelto per quest’anno è “La vita in primo luogo: diritti e partecipazione popolare”. L’iniziativa, che ha assunto negli anni anche una dimensione ecumenica, vede un particolare impegno da parte dei giovani. Ma chi sono gli esclusi oggi in Brasile? Cristiane Murray, del nostro programma brasiliano, lo ha chiesto a mons. Demetrio Valentini, vescovo di Jales e presidente della Caritas brasiliana:

    R. – Penso che questa sia una situazione che tutti possiamo sentire vicina a noi. Questa degli esclusi è una sfida che deve essere assunta da tutti: come fare di questo mondo un luogo dove si impara a condividere i beni che devono essere rispettati, preservati. Agire in accordo con quello che la natura ci insegna, e allo stesso tempo come costruire insieme delle relazioni umane più marcate dallo spirito di giustizia, di solidarietà, di rispetto mutuo, di valorizzazione reciproca. Penso che la sfida della esclusione interpelli tutti quanti. Questa Giornata è salutare per tutto il Brasile: tenere conto, il giorno della indipendenza, soprattutto di questa sfida dell’esclusione, per cercare la strada per superare l’esclusione. Trovare delle motivazioni per risvegliare la solidarietà tra tutti quanti.

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    Da domani, a Toledo, il XV Congresso internazionale di archeologia cristiana: al centro dei lavori il legame tra il vescovo e il territorio

    ◊   “Il vescovo, la città, il territorio”. E’ il tema del XV Congresso internazionale di archeologia cristiana che si terrà, a partire da domani e fino al prossimo 12 settembre, a Toledo. La città spagnola, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, è stata scelta per la sua vocazione ad essere luogo di convivenza e dialogo tra diverse culture. Il Congresso sarà soprattutto l’occasione per analizzare le radici della civiltà cristiana avendo come modello di riferimento la figura del vescovo. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il segretario del Pontificio istituto di archeologia cristiana, Olof Brandt:

    R. - Il tema del Congresso è legato alla figura del vescovo. Si analizza come la sua azione si rifletta nei monumenti fisici, perché l’archeologia non studia i testi, ma soprattutto i monumenti: resti di chiese, cimiteri, iscrizioni, ecc… Quindi, in questo senso, è un tema molto aperto, che lascia ampio spazio a varie analisi. Come tutti i congressi internazionali, lo scopo è quello di creare un incontro tra studiosi che vengono da tutti i Paesi, perché, nonostante i tempi moderni, strumenti come Internet, l’e-mail, la possibilità di stare fisicamente insieme, tra persone di diversi Paesi è utile. E’ importante e fa nascere nuove iniziative, dà nuovi impulsi. Una sfida molto importante è poi quella di non fare un’"archeologia di ghetto", di non studiare solo la parte cristiana come se non ci fosse stata una società intorno al cristianesimo nel mondo antico.

     
    D. – Il tentativo è di preservare le pietre del patrimonio archeologico cristiano per affidarle poi alle ‘pietre vive’ delle comunità…

     
    R. – Il patrimonio del cristianesimo antico, sia i testi sia le pietre, è una ricchezza con cui ci dobbiamo sempre confrontare; non vuol dire che questo confronto poi debba portare ad una determinata soluzione. Questo confronto continuo con il proprio passato e con le proprie radici fa parte della civiltà cristiana. L’archeologia cristiana è lo studio delle tracce monumentali, tracce fisiche, del cristianesimo nell’epoca romana. Quindi prende in esame il cristianesimo, la sua diffusione nel mondo classico, nel mondo romano, tardo-romano. Questo è un argomento che interessa tutto il mondo, perché è lo studio di cosa è successo nell’incontro tra il primo cristianesimo e la civiltà classica.

     
    D. – Dopo uno sguardo verso l’antica Roma, soffermiamoci sulla Roma attuale: si stanno realizzando grandi opere come la Metro C. Queste opere sono una minaccia o un’opportunità per l’archeologia cristiana?

     
    R. – Direi che si tratta di un’opportunità per l’archeologia. Sicuramente ne uscirà un’immagine completamente nuova dell’antica Roma. Non so esattamente come verrà realizzata la Metro C, ma si può sperare in una specie di Metro-museo, come è avvenuto ad Atene. Nei prossimi anni avremo delle belle sorprese, molto interessanti.

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    Il film americano “The Wrestler” vince la 65.ma edizione del Festival di Venezia

    ◊   Solitudine, esclusione sociale e persecuzione: a vincere alla Mostra del cinema di Venezia, quest’anno, è il grido disperato di un’umanità allo sbando. Con storie, in forma tra loro molto diverse, i premi di questa 65.ma edizione lanciano quasi tutte lo stesso appello dall’avamposto capitalista degli Stati Uniti all’Africa dell’emancipazione incompiuta: l’uomo da solo non ce la fa. A vincere il "Leone d’oro" è il film americano “The Wrestler” di Darren Aronofsky su cui ci riferisce, da Venezia, Diego Giuliani:

    Il film ha messo d’accordo tutti per la trascinante prova di Mickey Rourke, ex lottatore allo sbando che nella sua parabola di eccessi, abbandono e deriva affettiva, denuncia l’ostilità di un modello sociale che lascia spazio solo ed esclusivamente al successo. Di altre forme di esclusione parla invece l’etiope “Teza” di Haile Gerima che si è aggiudicato il gran premio della giuria. Epopea e sofferenza di un popolo, passato in poco più di trent’anni dal tracollo delle ideologie e la disillusione delle speranze rivoluzionarie, agli orrori del totalitarismo. Dimensione sociale a cui i film premiati per le migliori interpretazioni preferiscono invece un campo stretto sui drammi dei singoli protagonisti. E’ il caso di Silvio Orlando splendido nell’incarnare impotenza e disperazione ne “Il papà di Giovanna”, padre senza riferimenti e certezze che nella Bologna fascista di Pupi Avati, finisce per soffocare la figlia con un affetto che la condurrà a reazioni drammatiche e disperate.

     
    Simile il dolore che si scava sul volto di Dominique Blanc per il francese “L’autre”, psicodramma al femminile in cui gelosia e abbandono delimitano il ciglio di un baratro in cui precipitano le certezze di una donna che scopre improvvisamente di non essere più giovane e bella. Edizione, insomma, senza picchi e con tematiche però di grande spessore. Il più grande rammarico è che tra i premiati non abbiano trovato posto Jonathan Demme e Kathryn Bigelow. Inutile la prestazione maiuscola di Anne Hathaway nel corale “Rachel Getting Married” il primo a lasciare il Lido a mani vuote. Pur snobbata dalla giuria nel concorso la regista americana di “ ”, ha invece ricevuto due importanti riconoscimenti al suo dramma sull’Iraq, oltre alla “Navicella”, assegnata dalla Rivista del Cinematografo, anche il SIGNIS 2008, premio due volte più importante perché proprio in occasione dei 60 anni dell’Associazione cattolica della comunicazione a Venezia.

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    Chiesa e Società



    Il cardinale Maradiaga invitato dall’ONU alla discussione sugli Obiettivi del Millennio

    ◊   “Un terzo di tutti i bambini al di sotto dei cinque anni nei Paesi in via di sviluppo è gravemente ostacolato dalla fame e i leader mondiali sono tenuti a fare qualcosa per questo”: è la denuncia del cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis, invitato dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban-ki-moon, all’Evento di Alto Livello sugli Obiettivi del Millennio organizzato dall’ONU a New York il 25 settembre prossimo. Secondo quanto riferito dall’agenzia Zenit, il porporato, invitato a partecipare in quanto rappresentante di spicco della società civile, ha lodato l’iniziativa in programma, utile a “rimettere sulla giusta rotta gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, un catalizzatore per porre fine allo scandalo della povertà, ma che attualmente rischiano di diventare vittime della mancanza di azione”. Gli Obiettivi, infatti, furono lanciati nel 2000 con l’intento di ridurre significativamente la povertà entro il 2015, ma nonostante i progressi, c’è il pericolo che, soprattutto in alcuni Paesi africani, non vengano raggiunti se non tra un secolo. “Gli Obiettivi di Sviluppo devono essere sostenuti da impegni per tagliare le emissioni di gas serra da parte dei Paesi industrializzati di almeno il 25-40 per cento entro il 2020 – ha detto il cardinale Maradiaga – e c’è bisogno di colmare la distanza tra quanti dispongono di risorse economiche e quanti hanno risorse fisiche e umane”. Il porporato ha ricordato poi che sono undici i milioni di bambini nel mondo che ogni anno muoiono nella povertà per cause che si possono prevenire: “Servono piani specifici – ha spiegato – si guarda alle Chiese e a organizzazioni basate sulla fede quale la Caritas come mezzo per favorire lo sviluppo”. La Chiesa, infatti, gestisce oltre 60 mila asili per 5.8 milioni di minori e 90 mila istituti elementari per 29 milioni di alunni. (R.B.)

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    Il cardinale Levada: “Il progetto di legge sull’aborto in Spagna è contro la dignità della persona”

    ◊   “La questione dell’aborto non è meramente politica, ma religiosa, culturale e sociale; tocca le radici dell’essere umano e merita un dialogo cordiale e profondo”. Il cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, William Joseph Levada, ha commentato così la proposta del governo spagnolo di una nuova legge che regolamenti l’interruzione volontaria di gravidanza, come riportato dall’Osservatore Romano. Il porporato, venerdì 5 settembre, durante un incontro con i media a Santiago de Compostela per la nona Giornata di Teologia sulla Parola organizzata dall’Istituto Teologico, si è detto rattristato dall’iniziativa legislativa, che manca di “una visione della vita e della dignità di ogni persona”. Il quotidiano diretto da Giovanni Maria Vian ricorda come la Conferenza episcopale spagnola non si sia ancora pronunciata in merito, in attesa di conoscere i dettagli del progetto di legge; tuttavia, nel marzo scorso, diffuse una nota per mano della sottocommissione per la Famiglia e la difesa della vita in cui evidenziò come la Spagna fosse il Paese con la legislazione che “meno nel mondo protegge la vita umana”. “Una diffusione di una vera cultura della morte nella nostra società – scrissero i vescovi – che indebolisce il valore della vita nella coscienza sociale”. Secondo i vescovi, inoltre, nel Paese sono presenti diversi gruppi di pressione e mezzi di comunicazione sociale che promuovono l’aborto libero e l’eutanasia. (R.B.)

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    Dossier di Fides per la Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione

    ◊   Oltre 774 milioni di adulti (di cui due terzi sono donne) e 137 milioni tra bambini e giovani, nel mondo, sono analfabeti: è il drammatico dato contenuto nel dossier diffuso dell’agenzia Fides per la Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione, istituita dall’UNESCO nel 1967 e che si celebrerà lunedì 8 settembre. Con l’occasione, si ricorda anche la lettera che Giovanni Paolo II, il 25 agosto 1982, inviò al direttore generale dell’agenzia ONU che si occupa di educazione, chiedendosi in che modo l’uomo moderno può ‘de-emarginare’ gli analfabeti: “Gli analfabeti sono fortemente svantaggiati nel loro progresso culturale, nelle loro relazioni quotidiane, nel loro inserimento nei diversi ambienti di vita e nelle loro possibilità di lavoro – scriveva il Pontefice – è un grave handicap per tutta la società nei Paesi in via di sviluppo, quando l’analfabetismo è il destino di una grossa percentuale della popolazione”. Nel dossier si fa anche una panoramica intercontinentale: se la situazione è eccezionalmente grave in Africa, dove 133 milioni di giovani in età scolare sono analfabeti, in Asia le principali ragioni dell’abbandono scolastico sono da ricercare nel lavoro minorile, spesso unica fonte di reddito per le famiglie. Situazione simile, infine, quella dell’America Latina, in cui l’obbligatorietà dell’istruzione è sancita dalle Costituzioni in linea teorica, ma nella pratica la povertà regna: un quarto dei bambini che si iscrivono al primo anno della scuola primaria, infatti, non raggiunge la fine del ciclo. (R.B.)

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    In Cile, la Chiesa locale celebra la Giornata del Migrante

    ◊   “Tutti possiamo donare qualcosa del nostro essere e del nostro avere per aiutare a comprendere questa realtà”: è stata celebrata, ieri, dalla Chiesa del Cile la Giornata del Migrante, che aveva come slogan “Giovani e immigrazione”, informa l’agenzia Fides. Mons. Enrique Troncoso Troncoso, vescovo di Melipilla e presidente della Pastorale della mobilità umana in Cile, ha fatto sapere che sono circa 200 milioni nel mondo i migranti “che stanno soffrendo grandi difficoltà e discriminazioni”, e si prevede che saranno 230 milioni nel 2050. In Cile, in particolare, riporta la Chiesa locale, sono 800 mila coloro che si sono spostati in altri Paesi; 200 mila coloro che vi si sono trasferiti dall’estero: il 50 per cento di questi sono donne che troppo spesso cadono nella schiavitù della prostituzione. “I cattolici vogliono prendere coscienza di questa realtà e spingere i cileni a collaborare alla soluzione del fenomeno”, continua il messaggio. In occasione della Giornata si è svolta una colletta nazionale da destinare al lavoro con emigranti e itineranti attraverso l’Istituto cattolico cileno per l’Immigrazione (INCAMI) e molte sono state le celebrazioni in tutte le diocesi. Le manifestazioni sono iniziate già venerdì 5 con una giornata di riflessione organizzata da Pastorale migratoria, Caritas e università "La Frontiera" e sabato 6 settembre a Iquique con la Santa Messa nella parrocchia dell’Immacolata Concezione, chiesa cattedrale, officiata da mons. Marco Ordenes Fernández. Martedì 9, inoltre, verranno inaugurati i locali destinati all’officina artigianale dei migranti “Mani Degne”, progetto avviato dalle Missionarie eucaristiche di Maria Immacolata. (R.B.)

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    A Bruxelles si apre la “Settimana africana” del Parlamento europeo

    ◊   Si aprirà domani, 8 settembre, per chiudersi venerdì 12, a Bruxelles, la Settimana africana del Parlamento europeo, inserita nell’ambito dell’Anno europeo del dialogo interculturale. Fortemente voluta dal presidente dell’emiciclo europeo, Hans-Gert Poettering, rileva l'agenzia SIR, accoglierà nella capitale belga politici, studiosi, scrittori, artisti, esponenti della società civile e della diaspora africana che insieme celebreranno le bellezze del continente e si riuniranno per discutere di questioni pressanti per l’Africa: dalle migrazioni allo sviluppo economico, dai diritti umani all’educazione, nell’ottica della cooperazione tra i due continenti, raggiungibile attraverso incontri, scambi di idee, ma anche seminari, proiezioni di film, dibattiti, feste e letture di testi letterari. “Accogliamo con grande piacere i nostri invitati”, ha detto Poettering alla vigilia dell’evento. Particolarmente attesi il direttore generale della FAO Jacques Diouf, il presidente del parlamento panafricano Gertrude Mongella e il poeta nigeriano premio Nobel per la letteratura Wole Soyinka. (R.B.)

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    In Senegal, l’impegno delle Francescane Missionarie di Maria per la promozione della donna

    ◊   Le Francescane Missionarie di Maria sono presenti nel territorio senegalese dal 1980 e da allora si dedicano alla promozione della figura della donna nella società locale attraverso attività pastorali nelle parrocchie e non solo. Come riporta l'agenzia Fides, già nel 1981 aprirono nel distretto di Salemata corsi di tre anni di lingua francese, aritmetica e cucito rivolti a donne di etnia Bassari e Peulh che vennero inserite anche in programmi di menage familiare e di educazione all’igiene domestica. Dal 1992, molti di questi corsi di formazione sono stati spostati direttamente nei villaggi, in linea con l’obiettivo di formare donne capaci di trasmettere le proprie conoscenze al resto del gruppo, in modo da migliorarne l’economia, e nel tentativo di arginare il crescente esodo di massa dalle campagne. Oggi le Francescane Missionarie sono presenti in circa 20 villaggi e la sede di Selemata è diventata scuola serale frequentata anche dalle ragazze dei villaggi vicini; una nuova scuola è stata aperta nella loro casa di Providence, che assicura vitto e alloggio a una trentina di studentesse. Dal 2006, infine, la diocesi di Tambacounda organizza una serie di seminari per la promozione del lavoro di gruppo femminile. (R.B.)

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    Alla Fiera del Libro di Hong Kong grande successo per le pubblicazioni cattoliche

    ◊   I libri come “guida spirituale”, modo per avvicinare il Signore lontano dallo stress e dagli impegni quotidiani: è questa la motivazione principale del grande successo ottenuto dalla stampa cattolica alla Fiera del Libro svoltasi a Hong Kong alla fine di luglio, di cui riferisce l’agenzia Fides. Edizioni della Sacra Scrittura, libri di preghiera e biografie dei Santi, sono state, ancora una volta, le pubblicazioni più richieste nella sezione cattolica del salone, benedetta, in apertura di manifestazione, dal coadiutore di Hong Kong mons. John Tong. Secondo il bollettino diocesano in lingua cinese, Kong Ko Bao, all’edizione 2008 erano presenti 11 editori cattolici e i visitatori hanno raggiunto quota 830 mila. Tra le osservazioni critiche del pubblico in materia di volumi cattolici: la carenza di traduzioni di opere straniere, poca varietà di temi sull’operato di sacerdoti e religiose, scarsa considerazione della vita della comunità locale. (R.B.)

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    Cina: voti perpetui per 6 religiose nella diocesi di Tai Yuan

    ◊   La diocesi di Tai Yuan, nella provincia di Shan Xi, in Cina, si è arricchita di sei nuove religiose della Congregazione delle Missionarie della Madonna dei Sette Dolori, cui la diocesi è affidata. Il 2 settembre scorso, infatti, dopo 10 anni di formazione, riporta l'agenzia Fides, hanno preso i voti perpetui sei suore nel corso di una celebrazione presieduta dal vescovo di Tai Yuan, mons. Li Jian Tang, cui hanno partecipato 26 consorelle, 40 sacerdoti, e migliaia tra fedeli e parenti che hanno assistito alla professione perpetua di Carità, Povertà e Obbedienza. La cerimonia è stata celebrata anche in vista del 15 settembre, festa di Maria Santissima Addolorata. La diocesi di Tai Yuan è missione francescana da oltre un secolo, da quando, cioè, sette religiose delle Missionarie francescane di Maria Addolorata raggiunsero la provincia e lavorarono duramente per l’evangelizzazione di questa terra. (R.B.)

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    Canada: le reliquie di Santa Teresa del Bambin Gesù tornano a Québec

    ◊   Le reliquie di Santa Teresa di Lisieux, patrona di Francia e dei missionari, meglio nota con il nome che scelse quando prese i voti, cioè Teresa del Bambin Gesù del Santo Volto, dopo sette anni stanno per tornare nella cattedrale di Québec, dove saranno accolte il 20 settembre prossimo dall’arcivescovo della città e primate della Chiesa canadese, il cardinale Marc Oullet. La data del 20 settembre è stata scelta perché ricorda anche il quarto centenario della fondazione della città. L’ultima visita del Grande Reliquiario nella provincia canadese risale al 2001 in occasione della 22.ma tappa del giro mondiale intrapreso nel 1995. Prima dell’evento ci sarà un breve pellegrinaggio nei monasteri carmelitani del Québec e nelle diocesi di Grand Falls, Corner Brook e Labrador de Terre-Neuve; quindi, dal 23 settembre al primo ottobre, giorno in cui la Chiesa ricorda la Santa canonizzata da Pio XI nel 1925, le reliquie saranno esposte nel Santuario di Santa Teresa del Bambin Gesù a Beauport per l’annuale novena di preghiera che quest’anno sarà dedicata al tema della famiglia, in onore dei genitori di Santa Teresa che saranno beatificati proprio in ottobre. Prima dell’esposizione, le reliquie della Santa saranno portate nella Basilica di Sainte-Anne-de-Beaupré. (L.Z/R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    All’indomani dell’elezione del presidente pakistano Zardari, gli USA esprimono fiducia in un futuro di collaborazione con Islamabad

    ◊   L’elezione di Asif Ali Zardari a presidente del Pakistan “apre buone prospettive” alla collaborazione con gli Stati Uniti: così, il segretario di Stato USA, Condoleeza Rice, che ha lodato l’accento posto dal nuovo leader pakistano sulla lotta al terrorismo e l’apertura all’amicizia e all’alleanza con gli Stati Uniti. Intanto, sul terreno continuano le violenze: sarebbero almeno 35 le vittime dell’attentato suicida avvenuto questa mattina a Peshawar, nel nord ovest del Paese. Ma in che modo Asif Ali Zardari riuscirà a voltare pagina dopo l’epoca Musharraf? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Francesca Marino, esperta dell’area orientale:

    R. – Per il momento in nessun modo. Nel senso che ha brillato per continuità perfetta con le politiche di Musharraf, specialmente nelle politiche estere e riguardo all’appoggio alla coalizione NATO. Questo, naturalmente, non gli farà guadagnare consensi.

     
    D. – Il Pakistan continuerà a mantenere questa difficile posizione di contatto con l’Occidente, ma anche di presenza nel mondo islamico, anche estremista?

     
    R. – Per il momento sì. Zardari è visto come un amico dell’Occidente, ma Zardari non è Musharraf: non ha il controllo dell’esercito, che per il momento rimane più o meno a guardare, ma che storicamente non ha alcuna simpatia né per Zardari, né per il suo partito. In più, Zardari eredita una situazione di crisi economica estrema ed una situazione di sicurezza in condizioni pietose: ci sono 300 mila profughi e l’antiamericanismo sta divampando. Non si sa quindi né se e né fino a quando Zardari sarà in grado di mantenere il controllo.

     
    D. – Alla luce di tutto questo, quale potrà essere l’atteggiamento della comunità internazionale nei confronti della nuova presidenza pachistana?

     
    R. – La comunità internazionale sta a guardare. La continuità ci sarà senz’altro, anche perché il Pakistan ha bisogno di aiuti economici. Il problema è se Zardari riuscirà a mantenere il controllo nel Paese. Cosa, questa, che non è affatto scontata.

     
    D. – C’è il pericolo che si arrivi a frizioni fra la nuova presidenza e le frange ancora fedeli a Musharraf?

     
    R. – Le frizioni ci sono e sono anche forti all’interno del governo. Nawaz Sharif è uscito dal governo e, a livello popolare, ha molto più supporto di Zardari. Non è affatto scontato che il governo regga, l’esercito però non lascerà mai che il Paese finisca nel caos.

     
    UE - Georgia
    In linea con la proposta del vicepresidente USA, Dick Cheney, il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini si è detto oggi favorevole alla presenza di Georgia, Armenia e Azerbaijan al prossimo consiglio europeo, previsto ad ottobre. Fra i temi caldi in agenda anche quello delle politiche energetiche. Solo ieri ad Avignone, i ministri degli Esteri dell’UE, riuniti in un Consiglio informale, hanno siglato un accordo per l’avvio, entro fine mese, di una missione in Georgia con compiti di polizia civile e chiedevano l’apertura di un’inchiesta internazionale indipendente per chiarire le cause del conflitto russo-georgiano. Dall’Italia, ha riferito Frattini, il premier Berlusconi ha espresso a Putin l’auspicio del Paese per “l'attuazione piena dell'accordo” siglato ad agosto.

    Iraq - Kuwait
    C’è grande attesa per la visita a Baghdad del primo ministro del Kuwait, Sheikh Nasser al-Mohammad al-Sabah, prevista in settimana. La prima da quando nel 1990 Saddam Hussein ordinò l’invasione del Paese del Golfo. Secondo fonti governative il premier kuwaitiano incontrerà il suo omologo iracheno Nuri al-Maliki per discutere dei risarcimenti conseguenti all’invasione e occupazione irachena del Kuwait, nonché di debiti e confini territoriali.

    Turchia – Armenia
    Storico incontro fra i capi di Stato di Turchia e Armenia. E’ rientrato nella notte ad Ankara il presidente turco Abdullah Gul, dopo la visita nell’ex repubblica sovietica su invito del presidente armeno Serzh Sarkisian. L’occasione è la partita di andata Armenia-Turchia per le qualificazioni ai prossimi Mondiali di calcio. Gul, primo presidente turco a recarsi in Armenia dopo l'indipendenza del Paese nel 1991, ha definito la visita “fruttuosa e portatrice di speranze per il futuro” dei rapporti fra i due Paesi, divisi da tensioni conseguenti al contenzioso sul massacro degli armeni in Turchia, fra il 1915 e il 1917. Gul ha invitato Sarkisian ad Ankara per la partita di ritorno Turchia-Armenia e ha ribadito la volontà dei governi di proseguire nel dialogo per migliorare le relazioni bilaterali.

    India
    Proseguono gli accordi sul nucleare civile tra Washington e New Delhi. Su proposta USA, il gruppo di 45 nazioni che regolano il commercio nucleare NSG (Nuclear Suppliers Group) ha deciso di rimuovere il bando sul commercio con l'India. Il Paese asiatico non ha mai firmato il trattato di non proliferazione nucleare ma si impegna ad una moratoria volontaria sui test.

    Cuba
    Per fronteggiare i disastri prodotti dal passaggio dell’uragano "Gustav", le autorità cubane chiedono agli Stati Uniti di rimuovere l’embargo economico, commerciale e finanziario imposto all’isola dal 1962. Washington aveva espresso rammarico per i danni causati dall’uragano e offerto un aiuto finanziario di 100 mila dollari, non accettato da Cuba. Il governo cubano ha invece accolto aiuti da altri Paesi. Intanto, un secondo uragano, “estremamente pericoloso”, minaccia l’isola: secondo gli esperti "Ike" si dirige oggi verso Cuba dove è stato dichiarato lo stato di allerta e si prepara l’evacuazione delle zone a rischio.

    Angola
    L'opposizione contesta le elezioni legislative in Angola. Il partito UNITA (National Union for the Total Independence of Angola) chiede l’annullamento delle votazioni in corso che, nei risultati preliminari, riconfermano alla guida del Paese il MPLA (Popular Movement for the Liberation of Angola), al governo dal 1975. Secondo l’opposizione, il ritardo nell'arrivo del materiale e l'assenza di schede e liste elettorali, che avevano impedito ieri le operazioni di voto nei quartieri popolari della capitale Luanda, hanno reso le elezioni illegali.

    Afghanistan
    Ancora scontri in Afghanistan. Almeno otto persone, fra cui sei agenti, sono rimaste uccise e altre 20 ferite oggi a Kandahar in un duplice attentato suicida contro un commissariato di polizia. Nessuna vittima né feriti invece nell’attentato kamikaze che ha colpito oggi un convoglio militare italiano ad Herat. Intanto, nel Paese il governo pakistano ha bloccato una strada di importanza strategica per i rifornimenti di carburante e materiale alle truppe della coalizione a guida USA. La decisione segue un raid americano contro sospetti talebani nel nord ovest dell’Afghanistan, lo scorso mercoledì. Secondo le autorità locali nell’attacco sarebbero morte 20 persone tra cui donne e bambini.

    Egitto
    Continuano i soccorsi al Cairo per la frana che ha investito ieri una baraccopoli causando almeno 30 morti, decine di feriti e centinaia di dispersi. Polizia, esercito, forze speciali e civili sono all’opera per estrarre i corpi intrappolati sotto le macerie. Fonti locali riferiscono che almeno otto macigni, caduti da una collina sovrastante il quartiere di Manshiyet Nasser, hanno investito circa 50 abitazioni. All’origine del cedimento forse lavori in corso sul terreno franato. Una tragedia secondo alcuni annunciata: le autorità erano state informate dagli abitanti del luogo della presenza di una spaccatura sulla collina.

    Iran
    Fissata la data delle prossime elezioni presidenziali in Iran: si terranno il 12 giugno del 2009. Si tratta delle decime elezioni dalla rivoluzione islamica del 1979. L'attuale presidente Mahmoud Ahmadinejad, che ha vinto le scorse elezioni nel 2005, si candiderà per un secondo mandato, come consentito dalla legge.

    Cina – politica
    Si vota oggi a Hong Kong, l'ex colonia britannica oggi sotto sovranità cinese con statuto speciale, per il rinnovo del parlamento locale. Le elezioni sono segnate dallo scontro tra la componente politica sostenuta da Pechino e i cosiddetti riformisti, che hanno come primo obiettivo il mantenimento di istituzioni democratiche.

    Cina - terreno
    Almeno venti minatori sono rimasti intrappolati sotto terra per l'inondazione di una miniera di carbone nella provincia di Henan, nel centro del Paese. Al momento dell'incidente nella miniera lavoravano più di 50 persone.

    Filippine
    Otto persone sono morte, 17 ferite e nove disperse a Maco, nel sud delle Filippine, per una frana provocata dalle piogge torrenziali in corso da giorni. Secondo le autorità locali la frana ha investito tredici case e interrotto l'alimentazione elettrica nella zona. La polizia ha avviato le ricerche dei sopravvissuti. (Panoramica internazionale a cura di Claudia Di Lorenzi)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 251

     
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