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Sommario del 06/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI incoraggia i vescovi del Nicaragua a promuovere un clima di dialogo, a sostenere i bisognosi e a denunciare le situazioni di ingiustizia
  • In udienza dal Papa il presidente della Romania, Basescu. I rapporti con gli ortodossi e l'integrazione del Paese in Europa al centro dei colloqui
  • Nominati dal Papa i 32 Padri sinodali del prossimo Sinodo dei vescovi in ottobre. Gli esperti saranno 41 e gli uditori 37
  • L'attesa di Cagliari e di tutta la Sardegna alla vigilia dell'arrivo di Benedetto XVI nelle parole dell'arcivescovo Giuseppe Mani, e del sindaco del capoluogo sardo, Emilio Floris
  • Quando la violenza non spegne la fede: la testimonianza cristiana di Ingrid Betancourt. Una riflessione di padre Federico Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Disastro Haiti: 500 morti per la tempesta tropicale Hanna. L'ONU lancia un appello fondi per 600 mila haitiani
  • A Verona, il Convegno sul dramma della tratta degli esseri umani a sfondo sessuale. Intervista con Maria Giovanna Ruggeri
  • Al Festival di Venezia, oggi l'assegnazione del Leone d'Oro. Il film sulla guerra in Iraq "The Hurt Locker" vince il premio Signis 2008
  • Il commento al Vangelo della Domenica del teologo, don Massimo Serretti
  • Chiesa e Società

  • Nuove violenze in India: quattro Suore della Carità assalite da estremisti indù e consegnate di forza alla polizia
  • Solidarietà di due vescovi del Vietnam ai parrocchiani di Thai Ha, dopo le polemiche sulle proprietà della chiesa e del monastero
  • Sempre gravi l'insicurezza e gli stenti nei campi profughi del Darfur
  • Repubblica Democratica del Congo: nuovi combattimenti nel nord-est del Paese
  • Nasce nel Burkina Faso un nuovo Centro per la pace e lo sviluppo
  • Fedeli riuniti presso il Santuario di Castelmonte, in provincia di Udine, in commemorazione del sisma
  • Alessandria: pellegrinaggio a Oropa sulle orme del Beato Pier Giorgio Frassati
  • XII Paralimpiadi al via, con la cerimonia di apertura e le prime medaglie sui campi di gara a Pechino
  • 24 Ore nel Mondo

  • Asif Ali Zardari è il nuovo presidente del Pakistan. A venti giorni dalle dimissioni di Musharraf il parlamento ha eletto come suo successore il vedovo di Benazir Bhutto
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI incoraggia i vescovi del Nicaragua a promuovere un clima di dialogo, a sostenere i bisognosi e a denunciare le situazioni di ingiustizia

    ◊   La Chiesa del Nicaragua, nell’annuncio del Vangelo, promuova lo sviluppo integrale dell’uomo, denunciando le ingiustizie e favorendo un clima di dialogo e riconciliazione: è l’esortazione di Benedetto XVI ai vescovi del Paese centroamericano, ricevuti stamani in visita ad Limina. Il Papa ha inoltre messo l’accento sulla formazione dei sacerdoti, sulla pastorale dei giovani e sul ruolo delle scuole cattoliche per il progresso della società nicaraguense. L’indirizzo di omaggio è stato rivolto al Papa da mons. Leopoldo José Brenes Solórzano, arcivescovo di Managua e presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Una Chiesa vicina alle sofferenze del popolo, che testimoniando la Verità evangelica, lotti contro la povertà e le diseguaglianze:

    "Observo con satisfacción que, como Pastores, compartís las vicisitudes..."
    Benedetto XVI ha espresso il suo apprezzamento e sostegno ai vescovi del Nicaragua che si rendono partecipi "delle vicissitudini del popolo” pur “rispettando scrupolosamente l’autonomia della gestione pubblica”. Questo, ha detto, è molto importante in una situazione come quella del Nicaragua in cui "la povertà e l'emigrazione" si sommano alle "disuguaglianze sociali e alla radicalizzazione politica" degli ultimi anni. In particolare, ha lodato gli sforzi “per creare un clima di dialogo e distensione, senza rinunciare a difendere i diritti fondamentali dell’uomo e senza rinunciare alla denuncia delle situazioni di ingiustizia”. Né ha mancato di incoraggiare i presuli a proseguire nel loro sforzo di “promuovere una concezione politica che, più che ambizione per il potere e il controllo, sia un servizio generoso e umile al bene comune”. Al tempo stesso, il Papa ha lodato le “tante iniziative di carità e solidarietà” promosse dalla Chiesa del Nicaragua in favore dei più bisognosi. Un ampio spazio del discorso, il Pontefice lo ha dedicato alla formazione dei sacerdoti e dei laici chiamati a svolgere il compito di catechisti:

    "Es imprescindible que estos generosos servidores y colaboradores..."
    Il Papa ha esortato i vescovi del Nicaragua a seguire con cura questi “generosi servitori e collaboratori della missione evangelizzatrice della Chiesa”. E’ importante, ha detto, che “ricevano una formazione religiosa profonda e costante e mantengano una fedeltà intatta alla dottrina della Chiesa”. Ha poi rammentato la recente verifica dei seminari del Paese, voluta dall’episcopato nicaraguense, per rispondere alla “necessità di un clero preparato spiritualmente, intellettualmente e umanamente”. I seminaristi, ha proseguito, richiedono sempre una grande “vicinanza” e “attenzione”. Ed ha ribadito l’importanza del discernimento dei candidati al Seminario, affinché siano “sacerdoti esemplari” e possano dare nuovo slancio alla pastorale giovanile come anche l’adeguata assistenza religiosa negli ospedali, nelle carceri e in altre istituzioni:

    "Una mención especial merecen las instituciones educativas..."
    Quindi, ha rivolto un pensiero speciale al ruolo delle istituzioni educative cattoliche in Nicaragua che compiono “una missione essenziale della Chiesa e un servizio inestimabile alla società”. Il Papa ha definito encomiabile il lavoro degli educatori che, “a volte con sacrifici enormi, si dedicano alla formazione integrale e aprono ai giovani le porte di un futuro promettente”.

    Il Papa si è anche soffermato sulla “religiosità popolare” così viva in Nicaragua. Questa, è stato il suo richiamo, deve essere “ben più di una semplice tradizione ricevuta passivamente”. Spetta a voi vescovi “rivitalizzarla costantemente mediante un’azione pastorale” che illumini il significato dei gesti e dei simboli, “indicando il mistero insondabile di salvezza e speranza” di cui Dio ci ha reso partecipi.

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    In udienza dal Papa il presidente della Romania, Basescu. I rapporti con gli ortodossi e l'integrazione del Paese in Europa al centro dei colloqui

    ◊   Il ruolo della Romania nell’Europa comunitaria, ma anche l’integrazione delle comunità romene all’estero e i rapporti con la Chiesa ortodossa del Paese est europeo sono stati gli argomenti principali che hanno impegnato questa mattina Benedetto XVI e il presidente della Romania, Traian Băsescu, ricevuto in Vaticano. “I cordiali colloqui - riferisce il comunicato della Sala Stampa Vaticana - hanno permesso di soffermarsi sulla situazione del Paese, con particolare riferimento alla sua adesione all’Unione Europea, facendo cenno, in tale contesto, ai temi dell’identità storica, culturale e spirituale del Continente e rilevando altresì l’affinità di posizioni tra Santa Sede e Romania in vari ambiti internazionali”.

    Affrontate anche, prosegue la nota, “alcune questioni legate alle relazioni tra la Chiesa Cattolica e lo Stato romeno, nonché ai rapporti con la Chiesa Ortodossa, auspicando - si sottolinea - che la crescita della comprensione e della collaborazione reciproche contribuisca al bene di tutti gli abitanti del Paese e al loro progresso spirituale e materiale”. Infine, conclude il comunicato ufficiale, “non si è mancato di toccare l’argomento delle comunità romene all’estero, alla cui integrazione, non sempre facile, le istituzioni della Chiesa Cattolica offrono un generoso ed efficace aiuto, che il presidente Băsescu ha espressamente riconosciuto e apprezzato”.

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    Resi noti i nomi dei 32 Padri sinodali di nomina pontificia del prossimo sinodo in ottobre.

    ◊   In vista della 12.ma Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, che si terrà in Vaticano dal 5 al 26 ottobre prossimi, sul tema la “Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, Benedetto XVI ha nominato i partecipanti che a vario titolo prenderanno parte all’assise sinodale. I Padri sinodali - di nomina pontificia - saranno 32, tra cardinali e vescovi. Ad essi vanno aggiunti i Padri sinodali eletti dalle rispettive Conferenze episcopali (ovvero il numero più consistente dell'assise) e i Padri sinodali ex officio, cioè i responsabili dei dicasteri vaticani. Gli esperti nominati dal segretario generale del Sinodo, con l'approvazione del Papa, sono 41; 37 invece gli uditori e le uditrici, nominati con il medesimo criterio. Ai lavori sinodali prenderanno parte anche i delegati fraterni inviati in rappresentanza dalle altre Chiese e comunità ecclesiali.

    In particolare, i membri della XII Assemblea del Sinodo dei vescovi sono i cardinali: Angelo Sodano, Joachim Meisner, Polycarp Pengo, Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, Peter Kodwo Appiah Turkson, George Pell, Josip Bozanic, Péter Erdö, Marc Ouellet, Stanisław Dziwisz, Joseph Zen Ze-Kiun, André Vingt-Trois, Odilo Pedro Scherer, Agostino Vallini, Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, Albert Vanhoye, Giovanni Lajolo, Raffaele Farina, e i vescovi: Orlando B. Quevedo, John Olorunfemi Onayekan, Thomas Menamparampil, Raymundo Damasceno Assis, Salvatore Fisichella, Peter William Ingham, Javier Echevarria Rodriguez, Michael Ernest Putney, Filippo Santoro, Vincenzo Paglia, José Lai Hung-Seng, Kidane Yebio. E inoltre padre Adolfo Nicolas, preposito generale della Compagnia di Gesù, e il rev.do Julián Carron, presidente di Comunione e Liberazione.

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    L'attesa di Cagliari e di tutta la Sardegna alla vigilia dell'arrivo di Benedetto XVI nelle parole dell'arcivescovo Giuseppe Mani, e del sindaco del capoluogo sardo, Emilio Floris

    ◊   Meno di 24 ore separano Cagliari e la Sardegna dall'arrivo di Benedetto XVI, atteso alle 9.30 di domani all'aeroporto del capoluogo sardo. Si tratta della terza visita di un Pontefice sull'isola negli ultimi tren'anni, dopo quelle di Paolo VI e di Giovanni Paolo II. Ma saranno le celebrazioni legate al centenario della proclamazione del Santuario di "Nostra Signora di Bonaria'' a Patrona della Sardegna l'evento centrale della visita di Benedetto XVI. Sul clima di attesa della città, ci riferisce il nostro inviato a Cagliari, Salvatore Sabatino:

    “Benedetto XVI abbraccia la Sardegna”. Questo lo slogan che campeggia dalle migliaia di manifesti che tappezzano Cagliari. Una città in fermento, pronta a ricambiare l’affetto del Papa. Tante le iniziative che coinvolgono la città, in attesa del Pontefice: questa sera il centro di Cagliari verrà animato da “La via delle beatitudini”, un percorso spirituale in 8 tappe di riflessione e preghiera, che coinvolgerà i tanti giovani già giunti in città, giovani che saranno i veri protagonisti di questa vigilia. Questa sera, infatti, nei padiglioni della Fiera, daranno vita ad una grande ed emozionante veglia di preghiera in attesa del Papa. Ieri sera, invece, il Teatro Romano ha fatto da suggestiva cornice allo spettacolo “I canti di Dante”, brani musiche e coreografie scelte dal musical “La Divina Commedia”, di mons. Marco Frisina, ed una dedica è rivolta proprio a Benedetto XVI:

     
    R. - L’arcivescovo ci ha invitato a fare questo spettacolo, e sono molto contento di preparare la venuta del Papa qui. Sì è stato dedicato a lui perché, come sono riuscito a diglierlo una volta, lui presentò la Deus caritas est riferendosi a Dante, proprio parlando dell’amore, che "move il sole e le altre stelle", l’amore che è Dio. E il viaggio verso la conquista dell’amore è il viaggio dell’uomo. E quindi mi fa molto piacere questa coincidenza: il Papa non ha potuto vedere mai questo spettacolo, e io spero sempre di poterglielo offrire una volta, quando sarà possibile, ma anche in questa maniera va bene ugualmente, perché è un modo per aiutare i fedeli di Cagliari anche ad aprire un po’ il cuore verso ciò che il Papa ci dirà, sicuramente domenica, di bellissimo e di grande".

     
    Ed è già tutto pronto per la giornata di domani, quando il capoluogo sardo concluderà alla presenza del Santo Padre le celebrazioni per i cento anni della proclamazione della Vergine di Bonaria come “patrona massima” dell’Isola, ad opera di San Pio X. Proprio al Santuario di Nostra Signora di Bonaria sarà celebrata la Santa Messa, presieduta dal Pontefice. All’interno del Santuario anche un gruppo di centenari, che assisteranno alla celebrazione e che incontreranno Benedetto XVI. Prima della recita dell’Angelus, poi, un momento di grande intensità spirituale: il Pontefice collocherà nella mano destra dell’effigie della Vergine una navicella d’oro, simbolo della Chiesa isolana, in sostituzione della piccola barca d’argento, ed ancora una candela, emblema della fede dei sardi.

     
    La partecipazione si prevede enorme, a sostegno di una devozione sempre genuina e presente, per questa Madonna giunta dal Mare. Durante le precedenti visite di Paolo VI, nel 1970, e di Giovanni Paolo II, nel 1985, furono oltre centomila i fedeli che accorsero da tutta l’isola. Questa volta se ne prevedono di più, almeno 150 mila. Nella sola giornata di domani, 8 treni speciali collegheranno i principali centri dell’isola a Cagliari, facendo confluire in poche ore nel capoluogo oltre 10 mila fedeli. Altri appuntamenti, poi, nel pomeriggio con i sacerdoti ed i seminaristi della Sardegna, che Benedetto XVI incontrerà nella Cattedrale. Ed in conclusione, l’attesissimo incontro con i giovani nel "cuore" di Cagliari, Piazza Carlo Felice. Un grande palco ed una scenografia straordinaria, il Porto di Cagliari, faranno da sfondo all’abbraccio che i giovani sardi offriranno al Santo Padre.

     
    Oltre ai giovani è tutta la Chiesa sarda, nelle sue varie componenti, ad attendere con affetto ed entusiasmo l'arrivo di Benedetto XVI. Lo testimonia, al microfono del nostro inviato, Salvatore Sabatino, l'arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Mani:

    R. - Con le emozioni della conclusione di un anno di fede e la gioia di potere avere il Papa qui, a confermare la loro fede. Abbiamo impostato tutto l’anno proprio su questa linea: la dichiarazione della Madonna a Patrona massima della Sardegna è stato uno degli atti di fede più grandi che la Sardegna abbia fatto dicendo, praticamente: “Noi abbiamo come patrona la Madonna!”. Durante tutto l’anno, abbiamo valorizzato la fede, riconosciuto la fede dei poveri - che è tanta, la fede dei semplici - e abbiamo aspettato il grande momento per poter presentare al Papa questa fede, perché ce la confermi, perché dica che questa è la vera fede che i martiri hanno portato in Sardegna. La fede in Sardegna è nata nelle miniere, dove i condannati “ad metalla”, proprio perché cristiani, sono venuti qui a creare le prime cellule cristiane.

    D. - Riferendosi alla visita di Benedetto XVI, lei ha detto: “Ci stiamo preparando nel modo migliore perché sia un grande evento di fede”. Ci sono state catechesi di preparazione?

     
    R. - E’ già da Pasqua che stiamo lavorando in maniera organizzata proprio a questo livello. Le catechesi hanno avuto come tema: “La Chiesa, il Papa e Maria”. Sono stati pubblicati diversi sussidi, sono stati mandati a tutte le parrocchie dell’Isola e tutti i preti hanno lavorato in questa direzione.

     
    D. - Nella Lettera che ha scritto ai fedeli, lei afferma: “Il Papa viene ad aprirci orizzonti nuovi, a farci sentire fratelli universali”. Ma in quale maniera?

     
    R. - Nella maniera che attiene al capo della Chiesa universale. E’ una realtà particolarmente importante, in questo momento, per la Sardegna, che si sta aprendo ad essere l’Isola del Mediterraneo, direi quasi l’Isola del mondo: perché questo milione e 600 mila abitanti che sono qui, durante l’estate diventano 6-7 milioni. Il Papa con la sua presenza viene a farci sentire fratelli anche di quelli dell’Australia, dell’Africa, dell’Asia, delle zone più lontane. Questo è un po’ il carisma di Pietro: dell’unità e dell’universalità.

     
    D. - Eccellenza, come si può definire oggi la fede in Sardegna?

     
    R. - La fede in Sardegna oggi non si può definire - lo dirò al Papa - "fede pensata", come va di moda dire, ma si può definire “fede vissuta” e “fede pregata”. Qui, in Sardegna, c’è una fede vissuta. Nelle nostre parrocchie non è difficile incontrare famiglie come Zaccaria, Elisabetta, come Gioacchino e Anna, come Giuseppe e Maria, vecchi pieni di fede come Simeone e Anna, proprio la fede evangelica pura, la fede vissuta in semplicità. Una fede, in Sardegna, che coesiste con altre situazioni che sembrano in contraddizione con la fede, quali potrebbero essere le terribili divisioni all’interno delle nostre comunità, un aspetto tipico di questa terra popolata di persone forti, anche un po’ dure. Ma è una fede veramente vissuta, è una fede anche “pregata”, perché direi che la grande ricchezza della Sardegna è la religiosità popolare, quella attraverso la quale sicuramente i nostri padri, dal Seicento in poi, hanno evangelizzato questa terra, lasciando soprattutto grazie agli spagnoli tradizioni bellissime, specie nella Settimana Santa.

     
    D. - Sono trascorsi 23 anni dall’ultima visita di un Pontefice in Sardegna: Giovanni Paolo II, infatti, venne nel 1985. Da allora quanto è cambiata questa terra?

     
    R. - Tanto per incominciare, la visita di Papa Wojtyla è ancora ricordata con grande intensità: la ricordano come un momento particolare, perché lui entrò dappertutto, scese perfino nelle miniere, fu un trionfo della presenza. E da allora, in questi oltre 25 anni, la Sardegna si sta evolvendo verso quello che sarà il suo futuro: l’esplosione turistica. Quando arrivai in Sardegna, rimasi estasiato dalle tante bellezze delle chiese: questo gotico catalano austero, severo ma bellissimo… Poi, lentamente, stando qua, mi sono reso conto che chi vuol vedere le chiese va a Firenze, a Roma: non viene in Sardegna. Ma chi vuol vedere il mare, il cielo, vuole avere un clima unico, deve venire in Sardegna, perché è unica. Potrei quasi confessare una cosa: che a me ci è voluto un anno e mezzo per dissociare “Sardegna” da “vacanze”, perché qui il clima è veramente da vacanze continue, tant’è la bellezza della natura.

     
    D. – E invece dal punto di vista sociale, quali sono i problemi che maggiormente emergono nella sua diocesi, e come cercate di fronteggiarli?

     
    R. - Il grande problema sociale è la disoccupazione. La disoccupazione che poi credo sia all’origine dell’assenteismo scolastico dei ragazzi, perché qui non è esplosa ancora l’industrializzazione a livello turistico. Io sono sicuro che la disoccupazione che c’è nel giorno in cui ci sarà l’esplosione turistica a livello industriale, senza devastare la Sardegna come è avvenuto per altre terre, qui ci sarà lavoro per tutti, e a iosa.

     
    D. - Quale nuovo slancio sperate di ottenere, dopo la visita del Papa?

     
    R. - Credo un grande atto di fede che verrà compiuto domenica da tutta la Sardegna: un grande momento in cui il Papa dica a tutti quello di cui sono convinti, che non si può essere sardi senza essere cristiani. Paolo VI disse: “Non si può essere cristiani senza essere mariani!”, ma io direi che è diventato talmente cultura di questa gente che se togliessimo la fede, resterebbe pochissimo della Sardegna. In Sardegna ancora si nasce cristiani. E poi, ovviamente, c’è da diventare cristiani adulti attraverso la catechesi, con tutto il cammino da fare. Però, qui la fede c’è ed è una fede viva.

     
    Una visita di poco più di 10 ore dunque, quella di Benedetto XVI a Cagliari, ma ricca di appuntamenti e dall’alto valore simbolico per il capoluogo sardo. Ma come si sta preparando la città all’arrivo del Pontefice? Il nostro inviato, Salvatore Sabatino ha intervistato il sindaco di Cagliari, Emilio Floris:

    R. - E’ da diverso tempo che la città si prepara alla visita di Benedetto XVI. Non è importante la durata della visita, quanto la presenza del Papa in occasione dei 100 anni della proclamazione della Madonna di Bonaria come "Patrona massima" della Sardegna. Quindi, abbiamo una visita che coinvolge “tout court” la città, ma coinvolge anche tutti i fedeli della Sardegna. Su questo, appunto, stiamo creando il massimo dell’organizzazione possibile, perché tutti coloro che vogliono vedere il Papa abbiano questa possibilità.
     
    D. - Giovani e giovanissimi provenienti da diverse zone dell’Isola sono già giunti a Cagliari e daranno il loro contributo artistico-musicale per l’animazione dell’incontro con il Papa nel Largo Carlo Felice. Ma ci sarà spazio anche per i centenari che verranno salutati dal Pontefice?

     
    R. - I centenari verranno salutati dal Pontefice nel sagrato della Basilica di Bonaria, dove abbiamo previsto appunto una loro presenza importante in una situazione anche di un certo comfort per loro.

     
    D. - Numerose saranno le iniziative che precederanno l’arrivo di Benedetto XVI: mostre, spettacoli, insomma, una grande accoglienza …

     
    R. - Sicuramente sì. Riteniamo che il duplice appuntamento che, poi, si fonde in un solo evento, la presenza del Papa e i 100 anni dalla proclamazione della Madonna di Bonaria, meritino veramente questo tipo di organizzazione. Un’organizzazione che si è avviata da quando il Pontefice ha dato il suo assenso alla sua venuta a Cagliari e speriamo di poterlo accogliere nella maniera dovuta.

     
    D. - Signor Sindaco, Cagliari è una città antichissima e nello stesso tempo protesa verso il futuro. Come si può descrivere la città, oggi?

     
    R. - La città oggi è quella che, tenendo conto di quelli che sono i normali sostantivi usati - globalizzazione e competizione - non vuole essere semplicemente la città più importante dell’Isola ed esercitare questo suo status, quanto vuole partecipare ad una competizione che è più globale: quella che si gioca, cioè, nell’area del Mediterraneo, dove si vuole inserire con una sua presenza forte. Anche questa occasione la vogliamo cogliere come fatto positivo per evidenziare la presenza della città in un contesto che è quello spirituale.

     
    D. - Cosa vi aspettate da questa visita? Qual è la traccia che, secondo lei, Benedetto XVI lascerà in eredità alla vostra città?

     
    R. - Benedetto XVI è stato preceduto dalla venuta di due Papi, uno dei quali sicuramente - Giovanni Paolo II – in occasione della sua venuta per una visita in tutta la Sardegna, ha lasciato già una grande traccia, importante, della sua presenza, della sua spiritualità. Io ritengo che anche questo evento vada letto sotto l’aspetto spirituale, importante per tutti i fedeli della Sardegna. Ci sarà poi l’aspetto del folklore, ma quello è un aspetto che, a mio avviso, passerà in seconda linea. Ciò che è importante è tracciare la presenza della Madonna di Bonaria che è la Patrona massima, come dicevo prima, della Sardegna cui tutti si rivolgono quando hanno un momento di bisogno. Sono certo che il Pontefice saprà, oltre che con i suoi insegnamenti magistrali, tracciare una linea su quella che è la presenza, oggi, di questo aspetto di devozione dei sardi verso la Madonna di Bonaria. Saprà sicuramente attualizzare questo concetto.

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    Quando la violenza non spegne la fede: la testimonianza cristiana di Ingrid Betancourt. Una riflessione di padre Federico Lombardi

    ◊   Pace, rispetto, fede, speranza. Nei giorni scorsi, Ingrid Betancourt è passata a Roma e in Vaticano lasciando dietro di sé parole di straordinario spessore, se rapportate a ciò che è stata costretta a subire nei suoi sei anni di prigionia per mano alla guerriglia del suo Paese. Sulla testimonianza dell'ex senatrice franco-colombiana si sofferma con questa riflessione il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:


    “Vorrei dire alle FARC: il mondo vi sta guardando e vi chiede di aprire il cuore, di fare spazio ai sentimenti di amore e di perdono, aldilà della convenienza, dell’odio e della vendetta. Non date corso solo al crimine, alle armi. Date voce a tutti i colombiani, quelli che la pensano come voi e quelli che non la pensano come voi”. Dopo essere stata ricevuta dal Papa, Ingrid Betancourt si è rivolta così ai capi della guerriglia che l’ha tenuta sei anni prigioniera nella selva colombiana, e che continua tuttora a trattenere centinaia di ostaggi.

     
    La sua testimonianza, densissima di tratti esplicitamente spirituali e cristiani, rischierà forse di non essere presa troppo sul serio da una mentalità laicista, ma in una prigionia tanto lunga le prospettive su che cosa è veramente importante nella vita cambiano. E non è solo Ingrid a testimoniarlo, lo hanno detto anche diversi altri sequestrati. Le ideologie si appannano e sale in primo piano ciò che sta in fondo al cuore: ciò che si crede e che permette i rapporti con gli altri sulla base del rispetto, della fraternità e della pace. “Senza fede non hai speranza, e senza speranza non hai forza per continuare a lottare”, continua Ingrid: lottare per un mondo riconciliato. Ci auguriamo che possa continuare ad annunciare proprio questo messaggio di pace. Sarà il contributo più prezioso che questa fragile donna, riemersa miracolosamente dalla selva, potrà dare al nostro mondo malato di odio.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il discorso di Benedetto XVI ai vescovi del Nicaragua in visita “ad Limina”

    Mario Ponzi e l’arcivescovo Mani sul viaggio del Papa a Cagliari

    L’omelia del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, nella concelebrazione eucaristica che si tiene a Brescia per il trentesimo anniversario della morte del servo di Dio Paolo VI

    Nell’informazione internazionale, l’emergenza fame nel Corno d’Africa: tre milioni di bambini sono in pericolo di morte

    Trent’anni fa moriva il Patriarca Nikodim, metropolita di Leningrado e Novgorod. Un articolo di Adriano Roccucci ricostruisce la figura del metropolita, protagonista della vita dell’ortodossia russa nei difficili anni Sessanta e Settanta

    Vincenzo Fiocchi Nicolai, Rettore del Pontificio Istituto di Archeologia cristiana, presenta il “XV Congresso internazionale di archeologia cristiana” che si apre a Toledo l’8 settembre

    “Paolo non è un genio isolato ma l’espressione di un popolo”: Romano Penna su recenti studi dedicati all’Apostolo

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    Oggi in Primo Piano



    Disastro Haiti: 500 morti per la tempesta tropicale Hanna. L'ONU lancia un appello fondi per 600 mila haitiani

    ◊   Sta assumendo i contorni di un vero e proprio disastro il passaggio della tempesta tropicale Hanna su Haiti, dove il bilancio delle vittime è arrivato a 500 e rischia di aumentare ancora. Le Nazioni Unite hanno fatto sapere che lanceranno un appello per fondi di emergenza per soccorrere fino a 600 mila haitiani ed anche il Comitato internazionale della Croce rossa ha chiesto 3,4 milioni di dollari di donazioni per l'isola caraibica. In meno di un mese, Haiti è stata colpita tre volte da violenti fenomeni atmosferici: prima di Hanna, infatti, la tempesta tropicale Fay aveva ucciso oltre 50 persone, mentre l’uragano Gustav aveva fatto 75 vittime. Tra le organizzazioni umanitarie, che si sono attivate per prime nel portare aiuto alle popolazioni colpite, anche la Caritas Internationalis. Stefano Leszczynski ha intervistato Michelle Hoff, responsabile dell’Ufficio comunicazione dell’organizzazione cattolica:


    R. - La situazione è abbastanza drammatica. Da quello che noi sappiamo 100 mila persone sono state colpite e abbiamo sentito che almeno 500 persone sono morte. La Caritas finora ha mandato due camion con aiuti alimentari a Gonaives. Abbiamo mandato anche aiuti come tende e coperte. Il vescovo di Gonaives ha aperto le sue porte per dare rifugio a 500 persone.

     
    D. - Una delle emergenze gravi in questi casi è sempre quella dei profughi, dei sopravvissuti alla tempesta, che hanno bisogno di assistenza di vario genere...

     
    R. - Diamo aiuto immediato ai profughi, cibo e alloggio, ma prevediamo di dare un aiuto a lungo termine e per questo faremo un appello internazionale. Speriamo di aiutare 4 mila persone ad avere l’acqua potabile, perché come si sa in queste situazioni è una delle cose essenziali e che spesso si perde. Vogliamo poi costruire cinque campi, fornire a queste persone i servizi sanitari. A lungo termine, nell’ambito della riabilitazione della gente, vogliamo aiutare 2 mila persone dal punto di vista agricolo.

     
    D. - L’uragano si sta spostando adesso. C’è il rischio che provochi ulteriori emergenze umanitarie che bisognerà affrontare?

     
    R. - Questo è sempre possibile. Si dice che in queste situazioni è sempre meglio essere preparati. E siccome questa è una rete di 162 organizzazioni cattoliche, noi abbiamo persone dappertutto, soprattutto in America Latina, che possono aiutare e dare solidarietà a questa gente.

    Tra i soccorritori che hanno vissuto sul posto il passaggio della tempesta tropicale che sta sconvolgendo Haiti c’è Alan Isaac, responsabile del Programma del Catholic Relief Services. Ascoltiamolo al microfono di Irene Lagan, della sezione inglese della nostra emittente:


    R. - I’m sorry, that the situation...
    Mi dispiace, ma la situazione è molto critica. Mi hanno detto che nelle ultime 24 ore si stanno cominciando ad avere migliori informazioni sui veri effetti. Sappiamo che molte, molte persone hanno perso le loro case, hanno avuto danni e sono state allontanate dalle loro case e ora hanno bisogno di cibo e di acqua. Il numero dei morti sta ancora salendo, ma non si può dire nulla di definitivo in questo momento. Gonaives è la città che è stata quasi completamente inondata dall’uragano Hanna, ma è importante sottolineare che anche molte altre zone di Haiti sono state colpite dai due uragani. La città di Gonaives ha avuto danni significativi e poi specialmente la parte sud della costa, la penisola a sud di Haiti. E così anche il centro di Haiti è stato colpito da inondazioni importanti. Quindi, ci sono molte persone fuori Gonaives, nelle zone urbane e di campagna.

     
    D. - In termini di servizi, di programmi di aiuto, siete in grado di ricevere l’aiuto di cui avete bisogno, per le persone colpite?

     
    R. - We are starting to be able…
    Stiamo cominciando ad avere accesso alla parte sud di Haiti e stiamo fornendo cibo e assistenza, così che le persone possano avere un minimo di sostegno. L’accesso a Gonaives e al nord è molto difficile. L’uragano ha avuto un grande impatto proprio sulle infrastrutture, sulle strade, un paio di ponti importanti sono bloccati e impediscono l’accesso a Gonaives e l’arrivo del cibo nella parte nord di Haiti, e in aggiunta le tubature dell’acqua sono state danneggiate in molte parti del Paese, soprattutto nel sud, ed è un problema portare acqua potabile alle persone.

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    A Verona, il Convegno sul dramma della tratta degli esseri umani a sfondo sessuale. Intervista con Maria Giovanna Ruggeri

    ◊   L’unione Mondiale delle organizzazioni delle donne cattoliche (UMOFC) ha organizzato a Verona un convegno sul tema della tratta per sfruttamento sessuale. La conferenza si pone alcuni ambiziosi obiettivi, tra i quali offrire una forte presa di coscienza e di confronto, di discussione, di denuncia e di scambio di buone pratiche tra le diverse azioni che si stanno portando avanti nei differenti Stati europei e analizzare i più autorevoli documenti della Dottrina sociale della Chiesa a servizio della persona umana. Al convegno, figura tra i partecipanti mons. Giuseppe Zenti, vescovo di Verona, Marinella Perroni, presidente del Coordinamento delle teologhe italiane e, in rappresentanza del mondo istituzionale italiano, l’on. Rosy Bindi, vicepresidente della Camera dei Deputati. Francesco Paolelli ha chiesto a Maria Giovanna Ruggeri, responsabile europea dell’UMOFC, di fare il punto della situazione sulla tratta delle donne per sfruttamento sessuale:

    R. - Questo traffico coinvolge praticamente tutti i Paesi del mondo. Non si può dire che ci sia qualche Paese escluso. Alcuni sono Paesi di origine che “offrono” questi schiavi e altri sono Paesi fruitori o anche di transito. Per esempio, l’Italia è un Paese sia di transito che fruitore di queste due forme di schiavitù. La tratta, naturalmente, riguarda vari fronti: non è soltanto per lo sfruttamento sessuale e noi parliamo della tratta legata al discorso della prostituzione. Il passaggio ulteriore è leggere cosa dice la Dottrina sociale della Chiesa e come ci aiuta appunto a recuperare il discorso della dignità e quindi che cosa dice la Chiesa sul tema della tratta. Sappiamo che c’è naturalmente una forte reazione, un forte rifiuto a questo, ma contiamo di approfondire i documenti della Dottrina sociale della Chiesa.

     
    D. - Quante donne sono coinvolte loro malgrado in questa tratta? Da che Paesi vengono? Qual è la situazione?

     
    R. - Secondo i numeri ufficiali - essendo purtroppo un mondo clandestino - in Italia vi sarebbero oltre 40 mila donne all’anno vittime della tratta. Fra queste, purtroppo, c’è un altissimo numero di minorenni e, anzi, l’età si abbassa sempre di più. I Paesi coinvolti dal traffico sono in gran parte del mondo dell’est.

     
    D. - Quante organizzazioni fanno parte dell’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche?

     
    R. - Siamo presenti in tutti i continenti del mondo con un centinaio di organismi.

     
    D. - Che scopi vi prefiggete?

     
    R. - Lo scopo di questo organismo mondiale è quello della promozione della donna e di un suo protagonismo, sia nella comunità ecclesiale che nella società.

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    Al Festival di Venezia, oggi l'assegnazione del Leone d'Oro. Il film sulla guerra in Iraq "The Hurt Locker" vince il premio Signis 2008

    ◊   Grande incertezza a Venezia per il Leone d’Oro della 65.ma Mostra del Cinema. A poche ore dal verdetto, un concorso senza "picchi" rende impossibile avanzare qualsiasi pronostico. Certo appare, per il momento, che nonostante i quattro titoli in gara, il Leone non sarà italiano. Il servizio di Diego Giuliani:

    La rosa dei candidati per i maggiori premi sembra essere ristretta a pochi titoli. Dagli americani, Jonathan Demme e Darren Aronofsky, che hanno convinto con il dramma famigliare “Rachel Getting Married” e il dolorossimo “The Wrestler” con Mickey Rourke, alle rivelazioni africane di “Teza”, dell’etiope Haile Gerima, e “Gabbla”, dell’algerino Tariq Teguia. Sorprese poi potrebbero ancora arrivare dall’animazione di Hayao Miyazaki con “Ponyo on Cliff by the Sea” e dal toccante “Vegas” di Amir Naderi. Fra tante incertezze si impone però, intanto, prepotente la conferma di “The Hurt Locker", il dramma sulla guerra in Iraq firmato Kathryn Bigelow, che incassa il prestigioso premio “La Navicella” della Rivista del Cinematografo e il Premio Signis 2008. Fra i giurati italiani anche Federico Pontiggia. Sentiamolo ai nostri microfoni:

     
    "La giuria dell’Associazione cattolica mondiale per le comunicazioni ha premiato un approccio senza compromessi alla guerra in Iraq, alle sue conseguenze, vista attraverso l’occhio di una donna. “The Hurt Locker” sfida, si legge nella motivazione, la convenzionale visione del pubblico sulla guerra in generale e su quella irachena in particolare, riprende il conflitto tra violenza corporea e alienazione psicologica. Parlano sempre di sociale gli altri due titoli, cui la giuria Signis ha attribuito due menzioni, ovvero “Vegas: Based on a True Story”, film a basso costo ambientato appunto a Las Vegas, che si fa allegoria dell’abilità delle futili ossessioni di una famiglia ai margini. Seconda menzione, invece, attesa, dell’etiope Haile Gerima, che evidenzia il conflitto tra ideologia e vita privata di un intellettuale etiope. La giuria Signis, quindi, alla 65.ma Mostra ha premiato il sociale, l’impegno e l’umanesimo”.

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    Il commento al Vangelo della Domenica del teologo, don Massimo Serretti

    ◊   Nella 23.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù insegna ai discepoli a correggere i fratelli che commettono una colpa: prima, privatamente, poi in presenza di una o due persone, infine alla comunità. Se chi le commette non ascolterà neanche la comunità - dice Gesù - sia trattato come il pagano e il pubblicano. Infatti i suoi discepoli avranno il potere di legare e sciogliere, in cielo e in terra. Quindi aggiunge:

    “Se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento di don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

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    "Il peccato guasta la comunione ed è il più potente fattore di pessima divisione. Per questo il fratello che pecca va ricercato e richiamato. Non tanto e non principalmente per il fatto che ha compiuto qualcosa contro di te, ma più ancora contro di sé, perché contro la comunione. Il peccato non riconosciuto, infatti, contraddice la comunione. Al contrario, il riconoscimento del peccato reintroduce in essa. Ancor di più: è la forza del bene fraterno a consentire la limpida e netta coscienza del peccato. E' la potenza chiarificatrice della comunione "in Cristo".

     
    Occorre però che qualcuno vada dal fratello, che gli vada incontro, che lo vada a cercare, a volte che lo vada a scovare nel suo nascondiglio, costituito dall'ombra del suo peccato stesso. E' necessario questo personalismo della ricerca dell'altro a faccia a faccia. Anche se questo non è fine a se stesso, ma ha il suo fine nella reincorporazione nella pace della Chiesa. L'ultima istanza è la Chiesa.

     
    Il fratello è una fortezza inespugnabile per il fratello. "La verità è sinfonica" scriveva von Balthasar, e la forza di luce e di bellezza di questo magnifico accordo fraterno è Cristo. "Io sono in mezzo a loro".

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Nuove violenze in India: quattro Suore della Carità assalite da estremisti indù e consegnate di forza alla polizia

    ◊   Le Missionarie della Carità di nuovo nel mirino dei fondamentalisti. Ieri - anniversario della morte di Madre Teresa di Calcutta - quattro suore sono state aggredite da una ventina di attivisti dell’organizzazione indù Bajrang Dal alla stazione ferroviaria di Durgh, nel Chhattisgarh, Stato dell’India centrale. I radicali indù le hanno costrette con la forza a scendere dal treno, per poi consegnarle agli agenti di polizia mentre inneggiavano slogan anticristiani. I fondamentalisti indù accusano le suore - Sr. Mamta, madre Superiora, Sr. Ignacio, Sr. Josephina e Sr Laborius - di “sequestro e conversione forzata” di quattro bambini, di età compresa fra uno e due anni, che le religiose stavano portando dalla loro casa di Raipur al centro Charity Shishu Bhava, a Bhopal. Gli attivisti hanno inseguito le donne fino alla caserma della polizia inneggiando slogan contro i cristiani. Le suore hanno presentato agli agenti tutti i documenti sull’identità dei bambini e il permesso di viaggio, ai quali si sono aggiunte altre documentazioni portate in un secondo momento dalle religiose della casa di Bilaspur. A dispetto dei certificati presentati, per i minori è stato disposto l’alloggio temporaneo presso l’ospedale governativo di Durg, in attesa che tutti i documenti e i certificati di identità avanzati dalle religiose siano verificati dall’autorità giudiziaria. “La folla minacciava di picchiarci, ma non avevo affatto paura”, racconta Sr. Mamta ad AsiaNews, la cui unica preoccupazione resta la “sorte dei bambini”, che necessitano di cure e assistenza “ma soprattutto del nostro amore”. Dura la presa di posizione della Chiesa cattolica indiana che, attraverso il presidente della Conferenza episcopale, denuncia il clima di ostilità e terrore verso i cristiani. “Sono scioccato - ha affermato il cardinale arcivescovo di Mumbai, Oswald Gracias - per le continue e infondate accuse di conversioni forzate lanciate contro le Missionarie della Carità". Condannando questo nuovo attacco contro i cristiani, il cardinale Gracias ha puntato il dito contro quanti “continuano ad avvelenare il clima” e favoriscono lo scontro interconfessionale: “C’è un clima di intolleranza che continua a montare - ha concluso il porporato - e avrà pesanti ripercussioni nel lungo periodo sulla società civile”. (V.V.)

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    Solidarietà di due vescovi del Vietnam ai parrocchiani di Thai Ha, dopo le polemiche sulle proprietà della chiesa e del monastero

    ◊   Migliaia di cattolici e due vescovi vietnamiti hanno portato la loro solidarietà ai fedeli della parrocchia di Thai Ha, a Hanoi, partecipando a processioni e veglie di preghiera. Da qualche tempo, infatti, va avanti una controversia sulla proprietà dei terreni della stessa parrocchia e del monastero. Al tempo stesso, 82 sacerdoti della capitale hanno scritto al governo chiedendo di “non criminalizzare una disputa di natura civile”, che oppone la chiesa di Thai Ha ad una ditta di confezioni, la Chien Thang Sewing Company. Il vescovo di Hai Phong, Joseph Vu Van Thien, insieme con centinaia di cattolici della sua diocesi ha viaggiato cento chilometri per fare visita ai pacifici manifestanti. “In questi giorni - ha dichiarato all’agenzia AsiaNews - i servizi dei media hanno sconcertato e confuso cattolici e non cattolici”. “Lasciateci pregare - ha continuato - cosicché tutti vedano come rispettate la verità e difendere la giustizia”. Altre tremila persone sono arrivate insieme al vescovo Francois Xavier Nguyen Van Sang, venuto da Thai Binh. “Vi porto - ha detto dopo aver pregato - un rosario benedetto dal Papa stesso, nella speranza che la nostra Madre del perpetuo soccorso ci salvi dal pericolo e dal caos”. Rivolgendosi poi agli agenti di polizia presenti sul posto, “Ai non cattolici e ai non credenti - ha aggiunto - auguro un buon servizio e pace”. (V.V.)

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    Sempre gravi l'insicurezza e gli stenti nei campi profughi del Darfur

    ◊   “Negli ultimi giorni la situazione a Kalma si è fatta più tesa. L’esercito pattuglia regolarmente la zona e ci sono state schermaglie che hanno interrotto i trasporti verso il campo”: una fonte contattata dall’agenzia MISNA in Darfur racconta l’atmosfera nelle strutture adibite ad accogliere i rifugiati del conflitto in corso da cinque anni nella regione occidentale sudanese, alla luce degli scontri verificatisi a Kalma la scorsa settimana, tra profughi e soldati, che hanno causato la morte di oltre una trentina di persone. Giorni fa, nel campo di Um Shalaya, 70 chilometri a sud-est di El Gheneina, nell’ovest del Darfur, un rifugiato è stato ucciso durante una manifestazione di protesta contro una riduzione delle razioni alimentari. Secondo le stime delle Nazioni Unite, degli oltre due milioni e mezzo di sfollati causati dal conflitto in Darfur, il 30 per cento sono bambini, “che hanno maggiori necessità degli adulti e sono più esposti alle malattie causate dalla carenza di strutture sanitarie e igiene”, dice alla MISNA Annemarie Duijnstee, membro dei volontari di Medici senza frontiere (MSF) che gestisce una clinica nel campo di Kalma. (V.V.)

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    Repubblica Democratica del Congo: nuovi combattimenti nel nord-est del Paese

    ◊   Sono ripresi gli scontri tra ribelli al soldo del generale dissidente, Laurent Nkunda, e militari delle Forze armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC) nel nord Kivu, provincia del nord-est del Paese. “La popolazione locale è nel panico, sta scappando, la situazione è grave e ci preoccupa molto”, ha riferito alla MISNA Jason Luneno, presidente della società civile del nord Kivu, al termine di una conferenza stampa durante quale ha chiesto alla comunità internazionale - garante degli accordi per il cessate-il-fuoco, firmati il 23 gennaio a Goma - di “non restare a guardare ma di intervenire, sopratutto attraverso la Missione dell’ONU (MONUC) presente sul terreno”. Col passare dei mesi e la permanenza dell’insicurezza, nonostante tutti i buoni propositi espressi dai vari gruppi armati della regione a gennaio, è infatti aumentata la diffidenza nei confronti della MONUC che, nonostante la presenza di migliaia di caschi blu, non riesce a far rispettare gli impegni di disarmo e smobilitazione. Lo stesso Luneno ma riferito della presenza di 1,2 milioni di sfollati: "Intere famiglie che sono nuovamente sottoposte al pericolo dei combattimenti e agli abusi di portatori di armi”. (V.V.)

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    Nasce nel Burkina Faso un nuovo Centro per la pace e lo sviluppo

    ◊   Un ponte tra Africa ed Europa. Uno spazio d’incontro per i giovani africani ed europei. È l’obiettivo da raggiungere con il nuovo Centro per la pace e lo sviluppo, nato nel Burkina Faso e presentato a Torino. E dal Sahel, per spiegare e promuovere questo progetto, è intervenuto mons. Joachim Ouedraogo, vescovo di Dori, che ha ribadito “l’importanza del dialogo come strumento di pace e strategia di sviluppo”. Nel nuovo spazio d’incontro, si lavorerà in tre direzioni: la formazione, l’informazione e la comunicazione tra i giovani. Alla campagna di promozione del Centro ha aderito anche mons. Guido Fiandino, vescovo ausiliare di Torino, che ha dichiarato al SIR: “Ritrovarsi insieme uomini e donne provenienti da culture e religioni diverse è già un modo di vivere la pace”. (V.V.)

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    Fedeli riuniti presso il Santuario di Castelmonte, in provincia di Udine, in commemorazione del sisma

    ◊   Un pellegrinaggio per ricordare il terremoto. Lunedì prossimo, moltissimi fedeli della diocesi di Udine si recheranno al santuario di Castelmonte, a 32 anni dal sisma che provocò morte e distruzione. “Fortunatamente il terremoto con le sue conseguenze è un ricordo passato, però le difficoltà che la gente incontra continuano, anche nella nostra regione”, ha dichiarato al SIR mons. Pietro Brollo, arcivescovo di Udine. “Credo che il trovarsi insieme per sentirci popolo di Dio che invoca il Signore per ringraziarlo per il bene ricevuto e che gli chiede l’aiuto per tutte le necessità - ha aggiunto - sia veramente positivo e importante”. Riferendosi alla sofferenza allora vissuta, il presule ha osservato: “La Vergine per prima è andata profuga in Egitto e quindi può essere Colei che ci aiuta a capire coloro che vengono a chiedere aiuto a noi. Inoltre, invocheremo la Madre di Dio per supplicarla di aiutarci ad essere cristiani capaci di vivere e trasmettere la fede, oggi in particolare nella famiglia, che deve tornare veramente ad essere formativa ed educativa per i nostri bambini, ragazzi e giovani”. (V.V.)

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    Alessandria: pellegrinaggio a Oropa sulle orme del Beato Pier Giorgio Frassati

    ◊   Un “appuntamento” per “sentirci Chiesa e crescere come Chiesa”. Così mons. Giuseppe Versaldi, vescovo di Alessandria, presenta il pellegrinaggio di oggi al Santuario di Oropa. “Con settembre - scrive il vescovo sull’ultimo numero del settimanale diocesano, riportato dal SIR - inizia la ripresa che per la nostra Chiesa locale significa tempo di riflessione e di programmazione per il nuovo anno pastorale, che inizia nel pieno dell’Anno Paolino. Ma prima dei nostri incontri e delle nostre attività, come già l’anno scorso, ho voluto convocare la nostra Chiesa per un momento di preghiera ai piedi della Regina degli apostoli, presso il Santuario di Oropa”. Quest’anno, aggiunge mons. Versaldi, “troveremo insieme alla Madonna anche le reliquie del Beato Pier Giorgio Frassati, esempio e testimone di come un giovane credente possa realizzare la propria vita e lasciare un modello di carità e santità valido per tutti i tempi.”. (V.V.)

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    XII Paralimpiadi al via, con la cerimonia di apertura e le prime medaglie sui campi di gara a Pechino

    ◊   Parte oggi a Pechino la XII edizione dei giochi Paralimpici. Una dieci giorni di gare dedicate a venti discipline differenti. Saranno 4200 gli atleti diversamente abili, provenienti da 148 Paesi, che si confronteranno sui campi di gara cinesi. Saranno inoltre assegnate anche le prime medaglie nel ciclismo (cronometro su pista), nel nuoto (100 stile libero e farfalla) e nel tiro a segno (titolo nella carabina 10m). Presente, tra gli altri, il corridore sudafricano Oscar Pistorius noto per aver tentato la qualificazione alla gara dei 400 metri delle Olimpiadi dello scorso agosto, nonostante le protesi in carbonio alle gambe. La cerimonia di chiusura è prevista il 17 settembre. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Asif Ali Zardari è il nuovo presidente del Pakistan. A venti giorni dalle dimissioni di Musharraf il parlamento ha eletto come suo successore il vedovo di Benazir Bhutto

    ◊   Asif Ali Zardari è il nuovo presidente del Pakistan. Il vedovo di Benazir Bhutto e copresidente del partito popolare pakistano è stato eletto stamani dai due rami del parlamento e dalle assemblee provinciali. Zardari succede a Pervez Musharraf, dimessosi il 18 agosto scorso prima di essere sottoposto ad impeachment. Intanto, nel Paese, non si fermano le violenze che hanno segnato anche l’odierna giornata elettorale. Il servizio di Marco Guerra:

     
    Quella di Asif Ali Zardari è una vittoria che tutti gli osservatori davano per scontata. Un successo che si è consumato ai danni degli altri due candidati: Mushahid Hussain, stretto collaboratore di Musharraf, ed il magistrato vicino all'ex premier Nawaz Sharif. Secondo i primi dati, è netto il distacco dei voti nei confronti dei due diretti concorrenti. Grande l’entusiasmo dei parlamentari che hanno salutato il risultato con slogan a favore dei Benzir Bhutto e della sua famiglia. L'undicesimo presidente della repubblica pachistana dovrebbe giurare in serata. Il nuovo capo dello Stato, dovrà fin da subito fare i conti con la dura recrudescenza della guerriglia filo talebana, particolarmente attiva nell’ovest del Paese, ai confini con l’Afghanistan. Nell'ultimo anno i morti negli attentati sono stati oltre 1200. Anche nell’odierna giornata elettorale non si è infatti fermata la violenza. Un’autobomba è esplosa ad un posto di blocco nei pressi di Peshawar. Il bilancio provvisorio è di almeno 12 morti ed oltre 40 feriti. L’escalation di attacchi ha segnato tutto il breve periodo trascorso dalle dimissioni dell’ex presidente Pervez Musharraf, dello scorso 18 agosto, fino alle odierne operazioni di voto.

     
    Iraq
    Ennesima giornata di sangue in Iraq. Cinque persone sono morte e almeno quaranta sono rimaste ferite questa mattina nella cittadina settentrionale irachena di Telafar. Le vittime sono state causate da un'autobomba guidata da un terrorista suicida. Un ordigno artigianale ha provocato la morte di altri due civili vicino a Baquba. Quasi simultaneamente, un altro ordigno è esploso nei pressi del fiume Khoraysan, nel centro di Baquba, uccidendo una persona e ferendone un numero ancora imprecisato. Ieri sera, a Baghdad, era stata attaccato il convoglio dell'ex vice primo ministro iracheno, Ahmed Chalabi. Morti due uomini della scorta.

    Afghanistan
    Afghanistan ancora scosso da un attentato suicida contro esponenti delle istituzioni. Nella provincia di Nimroz, un kamikaze si è fatto saltare in aria uccidendo un magistrato e altre due persone. Intanto, secondo la testata tedesca “Der Spiegel”, l’amministrazione statunitense punta ad intensificare le operazioni militari nel Paese asiatico, ampliando il suo contingente con 20 mila uomini in più entro il 2011.

    Cina-Iran
    Il presidente cinese Hu Jintao ha invitato oggi la comunità internazionale a mostrare flessibilità per risolvere il braccio di ferro con Teheran sul programma nucleare iraniano. Il capo di Stato cinese ha incontrato oggi a Pechino il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, giunto nella capitale cinese in occasione dell'inaugurazione delle paraolimpiadi. “Al momento, la questione del nucleare iraniano ha di fronte una rara opportunità per la ripresa dei colloqui e noi speriamo - ha detto ancora Hu - che tutte le parti interessate coglieranno l'opportunità per giungere ad una soluzione pacifica”.

    Missione diplomatica del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice
    Prosegue il tour nord africano del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice. Partita da Tripoli, dove ha avuto uno storico incontro con il leader libico, Gheddafi, la Rice è arrivata a Tunisi, dove incontrerà il presidente Ben Ali. Il capo di Stato tunisino, al potere dal 1987, aspira ad un nuovo mandato, nel 2009. Ieri la Rice, dopo l'incontro con Gheddafi, aveva detto che la sua missione in Libia "è la migliore prova che gli USA non hanno nemici permanenti". Per il ministro degli Esteri libico, “la fase di scontro è finita” ma ha avvertito che il suo Paese non accetta "pressioni" o "lezioni" sui diritti umani. Il tour diplomatico della Rice, dopo la Tunisia, continuerà in Algeria e poi in Marocco.

    Angola elezioni
    In Angola, dopo i ritardi di ieri nelle elezioni, la commissione elettorale ha riaperto i seggi nella provincia di Luanda per un’imprevista seconda giornata di votazioni. Di fronte ai disagi, l’opposizione aveva chiesto una nuova tornata elettorale. Per l'Angola si tratta delle prime elezioni legislative dopo 16 anni.

    Georgia
    Riprende la 'guerra di nervi' tra Mosca e Washington. Il presidente russo Medvedev ha accusato gli Stati Uniti di star riarmando la Georgia ''sotto la bandiera degli aiuti umanitari”. Intanto, ad Avignone, si è aperta la seconda giornata del Consiglio informale dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea. L'Alto rappresentante per la politica estera Solana ha sottolineato che l’obiettivo dei 27 è l’invio di osservatori civili a Tblisi. Si discute anche dell’apertura di un’inchiesta internazionale sul conflitto georgiano; lunedì intanto è previsto l’incontro tra il presidente russo Medvedev ed una delegazione europea guidata dal presidente francese Sarkozy che intende chiedere il pieno rispetto del piano di pace firmato ad agosto. Intanto il Nicaragua ha riconosciuto l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud. (Panoramica internazionale a cura Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 250

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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