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Sommario del 04/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Congresso Mariologico Mariano Internazionale a Lourdes. Il Papa: sostenere la pietà mariana. Intervista con il cardinale Poupard
  • Il Papa esorta i fedeli a pregare affinché la famiglia sia una “piccola comunità evangelizzante”. La riflessione di Alberto Friso, presidente del movimento “Famiglie Nuove”
  • La visita del Papa domenica a Cagliari: i giovani si preparano ad accogliere il Successore di Pietro
  • Udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Accorato appello di suor Nirmala per porre fine alle violenze anticristiane in India
  • Mons. Kébreau: è catastrofe umanitaria ad Haiti dopo il passaggio degli ultimi uragani
  • Caso Englaro. Il cardinale Lozano Barragán: bene non sospendere alimentazione e idratazione di Eluana
  • Elezioni parlamentari in Angola, le prime dalla fine della guerra civile
  • Quattro anni fa la strage nella scuola di Beslan
  • Il dramma della guerra in Iraq e il bullismo di scena al Festival del cinema di Venezia
  • Chiesa e Società

  • India: la Caritas in aiuto delle 270 mila vittime delle inondazioni
  • Si chiude oggi ad Accra, in Ghana, il Forum sull’efficacia dell’aiuto internazionale
  • Lancio negli USA della campagna dell'ONU: “un SMS per la pace”
  • Il Brasile rifiuta di brevettare un indispensabile farmaco contro l’Aids
  • Denuncia dell’UNICEF: “gravi le conseguenze del conflitto nel Caucaso su donne e bambini”
  • Delegazione del CEC in Georgia e Russia per favorire una soluzione pacifica del conflitto
  • Pakistan: alla vigilia delle elezioni la Chiesa cattolica invoca riforme democratiche
  • L’arcivescovo di Hanoi denuncia “numerosi ostacoli” nel dialogo con le autorità
  • Libano: appello dei vescovi maroniti alla riconciliazione ed al dialogo
  • Guatemala: messaggio per la Giornata dell’Emigrante
  • Costarica: centomila persone in strada a San Josè per difendere la famiglia
  • La città di Skopje dona una statua di Madre Teresa a Papa Benedetto XVI
  • Aperto in Portogallo il Congresso missionario nazionale
  • Lutto nel mondo ecclesiale e della cultura per la scomparsa di mons. Pietro Zerbi, storico medievalista della “Cattolica”
  • Anno Paolino: studiosi ed esperti si confrontano su “L'Unità della Chiesa in Paolo”
  • Anno Paolino: concorso per ragazzi e catechisti “Immagina San Paolo”
  • Si è spento a Roma il padre gesuita Stanislavs Kucinskis, già responsabile del Programma Lettone della Radio Vaticana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Fermo appoggio alla Georgia del vicepresidente USA Cheney in visita a Tblisi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Congresso Mariologico Mariano Internazionale a Lourdes. Il Papa: sostenere la pietà mariana. Intervista con il cardinale Poupard

    ◊   “Le apparizioni della Beata Vergine Maria. Tra storia, fede e cultura”: questo il titolo del 22° Congresso Mariologico Mariano Internazionale, al via oggi a Lourdes. Organizzato dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale, il convegno esaminerà le apparizioni della Vergine dal punto di vista esegetico, teologico e storico e sotto il profilo giuridico e scientifico. Centrale anche la riflessione ecumenica, con una tavola rotonda tra rappresentanti cattolici, ortodossi e luterani. Ma qual è la finalità del Congresso? Isabella Piro lo ha chiesto al cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura ed Inviato Speciale del Santo Padre all’evento:

    R. – La sua finalità, come mi ha scritto il Santo Padre nella sua lettera autografa con la quale mi nomina suo inviato speciale per presiedere a suo nome il Convegno, è di sostenere la pietà con la quale la Chiesa si rivolge alla Madre Santissima di Gesù, perché ciò esige di essere approfondito sempre più e di essere confermato attraverso la ricerca teologica. E poi il Papa aggiunge che il convegno offre l’occasione e la possibilità di discutere sulla dottrina mariana, ma anche di condurre gli animi ad acquisire una consapevolezza più fervida della religione ed una fede più salda, come pure a formulare propositi più solidi.

     
    D. – Il convegno si colloca nell’ambito di una delle 12 missioni giubilari per il 150° anniversario delle apparizioni della Beata Vergine a Lourdes. Siamo nell’ambito della “Missione con Maria”: in che modo il convegno rientra in questa missione?

     
    R. – Questo convegno internazionale si inserisce perfettamente nell’Anno giubilare delle apparizioni, perché unisce storia, fede e dottrina. È dunque una riflessione fondamentale che unisce la storia, la fede e la teologia e che si presenta in prossimità assoluta del pellegrinaggio del Santo Padre Benedetto XVI che va Lourdes come pellegrino. Dunque, il congresso stesso si svolge per preparare l’unione spirituale con questa visita apostolica che il Santo Padre farà a Lourdes nella settimana successiva.

     
    D. – Eminenza, a 150 anni dalle apparizioni della Madonna a Lourdes, il culto mariano si è rafforzato nel tempo?

     
    R. – Non soltanto si è rafforzato, ma si è approfondito. Vorrei far notare che il nostro convegno è il secondo congresso che si celebra a Lourdes e che il primo è stato celebrato nel 1958: aveva come tema “Maria e la Chiesa” e così ha aperto la strada alla svolta mariologica del capitolo VIII della Costituzione del Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, dedicato al mistero di Maria nel cuore della Chiesa.

     
    D. – Ma cosa dice il culto di Maria all’uomo di oggi?

     
    R. – Dice molto. Questo culto mariano ci fa scoprire tutta la personalità di Maria, donna di fede, donna eucaristica, come ebbe a definirla il Servo di Dio Giovanni Paolo II. E più si venera Maria, più si adora il mistero di Gesù, suo Divino Figlio che Maria ci ha donato come Figlio di Dio, venuto per noi peccatori sulla terra. Dunque, questo grande mistero di Cristo viene approfondito attraverso il culto di Maria.

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    Il Papa esorta i fedeli a pregare affinché la famiglia sia una “piccola comunità evangelizzante”. La riflessione di Alberto Friso, presidente del movimento “Famiglie Nuove”

    ◊   “Perché ogni famiglia cristiana, fedele al sacramento del matrimonio, coltivi i valori dell'amore e della comunione, sì da essere una piccola comunità evangelizzante, aperta e sensibile ai bisogni materiali e spirituali dei fratelli”. E’ questa l’intenzione di preghiera generale di Benedetto XVI per il mese di settembre. Il Papa ribadisce dunque l’importanza fondamentale della famiglia per lo sviluppo integrale dell’uomo e per il bene della società. Ma cosa vuol dire oggi per una famiglia essere “comunità evangelizzante”? Alessandro Gisotti lo ha chiesto ad Alberto Friso, presidente del movimento “Famiglie Nuove” dei Focolari:

    R. – Dove una famiglia si sforza di mettere in pratica nella sua vita ciò che Gesù ha detto, lì, a quel punto, nasce una realtà nuova. Non è più un marito, una moglie, due bambini, ma c’è una presenza di Gesù, perché Lui stesso ha detto: “Dove due sono uniti nel mio nome, là sono io in mezzo ad essi”.

     
    D. – Sappiamo quanto sia difficile testimoniare questo essere “comunità evangelizzante” …

     
    R. – Certo. E in modo particolare oggi, lo vediamo, quanto sia difficile: in una società dove il relativismo, il consumismo condizionano tutto. Non c’è più quella possibilità di andare con immediatezza ai valori che contano. Proprio qui credo che si innesti il dono che il Santo Padre ci fa con questa intenzione di preghiera: un grande dono per la famiglia. Diciamo che mette in luce e sottolinea come veramente nella famiglia il Creatore ha voluto inscrivere un dono per tutta la società. Cioè, se la famiglia vive ciò che è il disegno di Dio che l’ha creata, ha in sé, sviluppa in sé una forza evangelizzante che viene proprio dal cristianesimo che non è più soltanto una religione vissuta, ma è una presenza di Dio.

     
    D. – Al V Incontro mondiale delle famiglie nel 2006, a Valencia, il Papa ha sottolineato che l’esperienza di essere accolti ed amati da Dio e dai nostri genitori è il fondamento solido che favorisce sempre la crescita e lo sviluppo autentico dell’uomo. Come valorizzare il ruolo fondamentale della famiglia per l’uomo di oggi?

     
    R. – Per l’uomo di oggi è importante che avvenga una riscoperta del patto che costituisce la famiglia. C’è un patto d’amore fra un papà e una mamma, un patto d’amore che è consacrato anche da un sacramento, ma è una realtà che prende anche antropologicamente tutta la vita dei coniugi. Dalla vita della famiglia si può offrire al mondo la comunione. Dove c’è una famiglia che vive lo spirito cristiano, c’è una comunione di vita, di esperienze ma anche una comunione d’animo, perché in famiglia si vedono i difetti, gli errori dell’uno, dell’altro … però si risolvono le cose con dolcezza, con semplicità. Ecco, quindi, che la famiglia può anche intervenire e dire la sua nel dibattito sulla ricerca, anche, dei progetti sociali oltre che comunitari. E poi, vorrei dire che la famiglia cristiana, questa presenza straordinaria che ci viene data dalla grazia della fede, alla fine può dare veramente il senso a tutta la comunità più vasta.

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    La visita del Papa domenica a Cagliari: i giovani si preparano ad accogliere il Successore di Pietro

    ◊   Fervono i preparativi a Cagliari per la visita del Papa domenica prossima nel centenario della proclamazione della Madonna quale Patrona Massima di tutta la Sardegna. Benedetto XVI presiederà in mattinata la celebrazione eucaristica sul sagrato del Santuario di Nostra Signora di Bonaria. Nel pomeriggio l’incontro nella Cattedrale di Cagliari con i sacerdoti, i seminaristi e la comunità della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna. L’11.ma visita pastorale di Benedetto XVI in Italia sarà conclusa dall’incontro con i giovani in Piazza Yenne. Ma come si stanno preparando i giovani a questo evento? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a mons. Mosè Marcìa, vescovo ausiliare di Cagliari:

    R. - Questo incontro è stato preparato già da molto tempo; c’è stata nel mese di marzo una prima traccia di un cammino spirituale per tutti quanti, giovani e non giovani, in tutte le parrocchie della diocesi e della regione sarda, un sussidio, dove figurava la Madonna, la Chiesa e il Papa. Poi, dopo Pasqua, c’è stato un altro sussidio, esclusivamente per i giovani, dove si riprendevano i tre temi fondamentali: Maria, Chiesa e la figura di Pietro. Con questo itinerario si è andati avanti fino a tutto luglio. Adesso, come preparazione immediata, sabato 6, alla mattina ci sarà l’accoglienza dei gruppi presso la Fiera Campionaria della Sardegna, in mattinata una catechesi e nel pomeriggio ci sarà la Via delle Beatitudini che è un percorso anche fisico, oltre che spirituale, di riflessione, attraverso i punti più salienti della parte storica della città di Cagliari; e quindi, a gruppetti di 100-150, i ragazzi faranno questo itinerario riflettendo sulle Beatitudini, per chiudere con le confessioni e l’adorazione eucaristica che durerà fino alle 2 del mattino. Poi ci sarà il momento del riposo per riprendere al mattino seguente della domenica 7, l’attesa per l’arrivo del Papa nella celebrazione eucaristica che sarà alle 10.30 e quindi alla sera ci sarà l’atteso incontro con il Papa.

     
    D. – Una lunga preparazione, dunque. Ma cosa si aspettano i giovani da questo incontro con il Pontefice?

     
    R. – Guardando alla preparazione, io credo che vorrebbero fare esperienza di una Chiesa viva. Tenga presente che tutta la visita del Pontefice è vissuta all'insegna di queste parole: “rinfranca la fede dei tuoi fratelli”. Noi aspettiamo proprio questo dalla visita del Pontefice: continuare la nostra vita con una fede più viva. Una fede più viva è vivere non solo Cristo ma anche la dimensione ecclesiale: la Chiesa. Vivere la Chiesa, sentire la Chiesa viva.

     
    D. – Mons. Marcìa, quali sono i problemi che affliggono oggi il mondo giovanile sardo?

     
    R. – Non sono molto diversi dai problemi del mondo giovanile fuori dalla Sardegna. La Sardegna è un’isola e l’isola porta ad una sorta di chiusura, che salvaguarda dall’incidenza, dalla prepotenza di realtà negative che possono vivere i giovani nella penisola o nel continente. Ora, i problemi che affliggono maggiormente: la disoccupazione, certamente; è un problema anche il fatto dello studio, della preparazione. Di fatto, non mancano strutture, ma manca la serenità, la serenità economica, anche, all’interno delle famiglie che permetta che i ragazzi possano studiare serenamente nelle università. I problemi della famiglia, poi, dei giovani che non riescono, non possono creare una famiglia, perché manca la capacità economica per quella serenità dei primi passi di una famigliola che si costituisce.

     
    D. – Disoccupazione, dunque, formazione, incertezze per il futuro: per far fronte a tutte queste sfide, per dare speranza ai giovani, voi come rispondete?

     
    R. – A livello diocesano, si sta creando un college, proprio per aiutare i ragazzi di buona volontà che non hanno possibilità economiche, affinché siano seguiti nell’itinerario universitario e possano trovare quella serenità, anche sotto l’aspetto economico, in questa struttura, per potere affrontare serenamente gli studi. Un altro lavoro che si sta tentando è attraverso il volontariato, di spingere i giovani ad un impegno più serio, più attivo, aiutandoli a superare i momenti difficili per poi farli camminare per conto proprio.

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    Udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, mons. Janusz Bolonek, arcivescovo tit. di Madauro, nunzio apostolico in Bulgaria; mons. Francesco Gioia, O.F.M., arcivescovo emerito di Camerino-San Severino Marche, delegato pontificio per la Basilica di Sant'Antonio in Padova; il sig. Chou-seng Tou, ambasciatore di Cina, in visita di congedo; il sig. Algirdas Saudargas, ambasciatore di Lituania, in visita di congedo, e infine il padre gesuita José Gabriel Funes, direttore della Specola Vaticana.
     Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires, assegnandogli la sede titolare vescovile di Cissi, il rev. Enrique Eguía Seguí, parroco della "Parroquia Nuestra Señora de la Esperanza" di Buenos Aires. Il rev. Enrique Eguía Seguí è nato a Buenos Aires il 9 dicembre 1962 ed è stato ordinato sacerdote il 3 dicembre 1988.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   “L’India ha bisogno di discepoli autentici di Cristo”. In prima pagina, intervista alla superiora generale delle Missionarie della Carità, suor Mary Nirmala Joshi, nell’anniversario della morte della beata Madre Teresa di Calcutta

    Nell’informazione internazionale, in rilievo la situazione in Iraq: più sicurezza e maggiori investimenti favoriscono la ripresa dell’economia. Spazio anche all’Ucraina: il partito del presidente Yushenko lascia la maggioranza con il blocco della Tymoshenko

    In occasione dell’apertura di un convegno organizzato dall’Università di Salamanca, un’anticipazione dell’intervento di apertura dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, dal titolo “Europa, riparti dalla bellezza”: la storia dei popoli e il patrimonio culturale della Chiesa. Sull’iniziativa un articolo di Marta Lago

    Una riflessione di Michael John Zielinski sull’iconografia del Credo in Italia

    Nell’informazione religiosa, un articolo sul forum di Accra, in Ghana, dedicato alla povertà e all’ingiustizia sociale

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    Oggi in Primo Piano



    Accorato appello di suor Nirmala per porre fine alle violenze anticristiane in India

    ◊   La Chiesa si affida alla preghiera per opporsi alla violenza condotta da estremisti indù contro i cristiani in India: i vescovi italiani hanno indetto per domani 5 settembre, anniversario della morte della Beata Teresa di Calcutta, una giornata di preghiera, digiuno e solidarietà. Per richiamare l’attenzione della comunità nazionale ed internazionale sulle tragiche vicende nello Stato di Orissa lancia una simile iniziativa anche la Chiesa indiana: i vescovi indiani hanno fissato infatti per il prossimo 7 settembre una giornata di preghiera. I presuli, che chiedono misure più adeguate al governo per garantire una più adeguata sicurezza, denunciano anche i casi di molti cristiani costretti a convertirsi all’induismo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Un nuovo incubo si aggiunge alle violenze, alla fuga nelle foreste per mettersi in salvo: molti cristiani sono costretti a convertirsi all’induismo e ad attaccare le chiese. E’ quanto sostiene la Conferenza episcopale indiana che denuncia anche “atti totalmente disumani”. I vescovi non nascondono inoltre la loro preoccupazione: siamo angosciati – affermano i presuli – nel notare che nonostante le assicurazioni date dal primo ministro dell’Orissa al premier indiano, non si vedono miglioramenti. Sebbene siano state dispiegate forze di sicurezza - osservano i vescovi - i fondamentalisti continuano ad attaccare i cristiani. I presuli chiedono quindi maggiore protezione per i cristiani e sollecitano l’amministrazione statale a vigilare sulla “questione delle riconversioni forzate”. Il portavoce della Conferenza episcopale indiana, padre Babu Joseph - riferisce l’Osservatore Romano - ha anche sottolineato che gli attacchi contro le comunità cristiane sono il frutto di una strategia volta ad instaurare in alcune zone del Paese un vero e proprio “regno del terrore”. La giornata di preghiera e digiuno del 7 settembre - ha spiegato all'agenzia Fides- è un momento di invocazione e di affidamento a Dio. Si celebrerà - ha aggiunto - nelle chiese, dalle prime ore dell'alba fino alla sera. "L'India - ha osservato il portavoce della Conferenza episcopale indiana - è sempre stato un Paese multietnico e multireligioso e la pace è possibile". Sul terreno, intanto, il bilancio di questa ondata di violenze è pesante: sono almeno 26 le vittime accertate, 50 le chiese attaccate. Centinaia di case di cristiani sono state devastate e poi bruciate. Aumentano i profughi e gli scomparsi.

     
    Per chiedere la fine di queste violenze rivolge, al microfono di Emer McCarthy, un accorato appello suor Nirmala, superiora generale delle missionarie della Carità, congregazione fondata dalla Beata Teresa di Culcutta:

    Dear brothers and sisters in Orissa and all over India! Let us not forget our true identity …

     
    Cari fratelli e sorelle dell’Orissa e di tutta l’India! Non dimentichiamo la nostra vera identità di figli amati da Dio, nostro Padre. Siamo fratelli e sorelle gli uni per gli altri, a prescindere dalla nostra religione, razza, cultura o lingua. Che siamo ricchi o poveri, nulla deve dividerci. Ma soprattutto, non usiamo la religione per dividerci. L’essenza di tutte le religioni è l’amore, l’amore di Dio e l’amore tra di noi. La violenza fondata sulla religione è un abuso della religione. La Beata Teresa di Calcutta, nostra Madre, dice: La religione è un’opera d’amore; essa non ha lo scopo di distruggere la pace e l’unità. Le opere prodotte dall’amore sono opere di pace. Usiamo la religione per divenire un cuore unico, colmo d’amore, il cuore di Dio.

     
    Cari fratelli e sorelle! In nome di Dio, nel nome della nostra stessa umanità, creata per grandi cose, per amare e per essere amata in eterno, e poi nel nome del nostro Paese, del suo nobile retaggio, e nel nome dei poveri, dei bambini e di tutti i nostri fratelli e sorelle sofferenti, vittime di questa violenza e distruzione senza senso, rivolgo questo appello: preghiamo, apriamo la nostra mente e il nostro cuore alla luce e all’amore di Dio; deponiamo le armi dell’odio e della violenza e indossiamo invece l’armatura dell’amore; perdoniamo gli uni agli altri e chiediamo perdono gli uni agli altri per il male che ci siamo fatti, e rivolgiamoci al nostro prossimo con amore. Preghiamo per il riposo delle anime di Swami Laximanand Sarasvati (leader induista) e dei suoi quattro amici e di tutti i nostri fratelli e sorelle che hanno perso la vita nel corso di queste violenze. Preghiamo per tutti noi e chiediamo alla beata Teresa di Calcutta, nostra Madre, di pregare per noi affinché possiamo diventare portatori della pace, dell’amore e della gioia di Dio stesso gli uni per gli altri, e costruttori di una civiltà dell’amore.

     
    Dio vi benedica!

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    Mons. Kébreau: è catastrofe umanitaria ad Haiti dopo il passaggio degli ultimi uragani

    ◊   Emergenza umanitaria ad Haiti dopo il passaggio devastante degli uragani “Fay”, “Gustav” ed “Hanna”, che da metà agosto ad oggi hanno provocato la morte di almeno 160 persone. Migliaia gli sfollati, mentre sono incalcolabili i danni materiali. Dal canto loro, l’UNICEF e il Programma Alimentare Mondiale dell’ONU stanno fornendo acqua potabile, coperte, kit per l'igiene e cibo a 4.000 persone della capitale Port au Prince e delle città meridionali di Jacmel e Bainet. Intanto, si temono nuove devastazioni per l’arrivo dell’uragano “Ike”, che dovrebbe toccare le coste haitiane alla fine di questa settimana. Sulla drammatica situazione ad Haiti, Olivier Tosseri, del nostro programma francese, ha intervistato mons. Louis Kébreau, arcivescovo di Cap Haitien e presidente dell’episcopato haitiano:

    R. – C’est une catastrophe nationale et nos neuf départements sont touchés...
    E’ una catastrofe nazionale. I cicloni hanno toccato nove dipartimenti del Paese e hanno portato distruzione in tutte le città delle province. Il problema attuale è la diocesi di Hinche, dove il vicario generale e altri sacerdoti della Caritas stanno evacuando le persone che vivono nelle città vicino ai fiumi perché l’acqua ha raggiunto un livello talmente alto da minacciare molte città. Ho chiesto che i bambini e le donne incinte siano trasferiti nelle chiese parrocchiali.

     
    D. – Tali catastrofi peggiorano la già difficile situazione degli abitanti dell’isola …

     
    R.- Terriblement! Les routes sont endommagées …
    E’ terribile! Le strade sono danneggiate, nelle campagne alcune cappelle non hanno più il tetto … Per esempio, nelle diocesi del Nordest, c’è una regione che si chiama Roche Plate: lì, molte case sono state distrutte, i campi sono stati devastati… la vita sarà sempre più difficile e tutto diventerà più caro per la popolazione …

     
    D. – Avete già ricevuto aiuti?

     
    R. – Pas encore. Nous essayons localement de voir ce qui peut être fait …
    Non ancora. Cerchiamo intanto a livello locale di vedere cosa può essere fatto, insieme ad alcune organizzazioni sul posto. Ma è pur certo che dovremo trovare aiuti a livello internazionale! Nella diocesi di Gonaïves, la gente si è rifugiata sul tetto delle case, esposta notte e giorno alle intemperie, senza mangiare, e molti di loro rischiano di morire di sfinimento! Lì c’è un’urgenza accertata e bisogna fornire aiuto immediato a queste persone. Oggi gli haitiani soffrono ancora: è previsto il passaggio di altri due cicloni e se arriveranno a Haiti, sarà una catastrofe ancora peggiore!

     
    D. – Sono già state prese misure di precauzione in vista del possibile passaggio di questi altri cicloni?

     
    R. – Oui. C’est à dire que les mesures sont prises mais, vous savez, avec …
    Sì, le misure sono state prese. Purtroppo, però, queste persone sono talmente abituate ad essere povere che bisogna faticare molto per convincerle a lasciare la propria casa …

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    Caso Englaro. Il cardinale Lozano Barragán: bene non sospendere alimentazione e idratazione di Eluana

    ◊   Prosegue il dibattito sul caso di Eluana Englaro, la donna in stato vegetativo da più di 16 anni. ''Il personale sanitario non può sospendere l'idratazione e l'alimentazione artificiale del paziente”. In una lettera indirizzata al padre di Eluana, il direttore generale della sanità della regione Lombardia, Carlo Lucchini, risponde all’istanza presentata dai legali della famiglia. “Andremo fino in fondo” è il commento del padre della ragazza Beppe Englaro. Critici anche i legali della famiglia che parlano di atto gravemente illecito. D’accordo invece, tra gli altri, con la posizione della regione Lombardia, il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute. Il servizio di Debora Donnini:

    “Il personale sanitario non può sospendere l’idratazione e l’alimentazione artificiale del paziente: verrebbe meno ai suoi obblighi professionali e di servizio”. Risponde così il direttore sanitario della Lombardia al padre di Eluana Englaro. “La richiesta avanzata - spiega - non può essere esaudita perché le strutture sanitarie sono deputate alla presa in carico diagnostico-assistenziale dei pazienti”. E aggiunge: “Il personale che procedesse in una delle strutture alla sospensione di idratazione e di alimentazione artificiale verrebbe meno agli obblighi professionali e di servizio anche in considerazione del fatto che il provvedimento giurisdizionale, di cui si chiede l’esecuzione, non contiene un obbligo formale di adempiere a carico di soggetti od enti individuati”. D’accordo con la decisione anche il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, cardinale Javier Lozano Barragán:

     
    “Io sono totalmente d’accordo con questa posizione. Noi sappiamo che la vita deve essere difesa, dal suo concepimento fino al suo naturale tramonto. E se alcune volte certe cure si possono sospendere quando si tratta di un accanimento terapeutico, per quanto riguarda l’idratazione e l’alimentazione non si devono mai sospendere perché non sono terapie, ma rappresentano la normale forma per conservare la vita”.

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    Elezioni parlamentari in Angola, le prime dalla fine della guerra civile

    ◊   L’Angola va domani alle urne nelle prime elezioni parlamentari dalla fine, nel 2002, della guerra civile, che per 27 anni ha sconvolto il Paese africano. Otto milioni gli aventi diritto al voto. Indipendente dal Portogallo dal 1975, il conflitto vide confrontarsi il Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola (MPLA), guidato dall’attuale presidente Edoardo Dos Santos, e gli ex ribelli dell’Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola (UNITA) di Jonas Savimbi, ora scomparso, e si chiuse con lo spaventoso bilancio di 500 mila morti. Nonostante le frizioni politiche non siano del tutto terminate, in Angola attualmente si è voltata pagina sul periodo drammatico della guerra, e, grazie anche ad importanti investimenti dall’estero, si assiste ad un sensibile miglioramento economico e sociale, anche se la povertà interessa ancora vaste aree della popolazione. Sulla situazione Giancarlo La Vella ha raccolto il parere di Silvia Prati del Centro Informazione ed Educazione allo Sviluppo, organizzazione non governativa che porta avanti diversi progetti in Angola:

    R. – La situazione politica nel Paese è assolutamente normalizzata. Ci sono delle differenze enormi, anche con le elezioni del ’92, che avevano portato tanti e così grandi problemi. C’è ovviamente qualche timore legato ad un’eccitazione generale, in vista delle elezioni, ma si temono più i piccoli tafferugli legati ai festeggiamenti, che non seri disordini.

     
    D. – La situazione sociale oggi qual è? La popolazione come vive?

     
    R. – La situazione sociale è molto particolare, nel senso che, in un Paese con uno sviluppo economico così grande ci si aspetterebbe che non ci sia il bisogno di un intervento. In realtà, è un Paese che ha bisogno di partner sociali forti. Negli ultimi anni, per esempio, nell’alfabetizzazione ci sono stati dei miglioramenti enormi e veramente tangibili. Rimangono però tanti settori, come quello della salute, come quello della prevenzione, che hanno veramente bisogno di un sostegno. Anche da un punto di vista della disoccupazione, l’Angola ha il boom delle opere pubbliche in questo momento, ma sono tutte affidate a ditte straniere che operano con personale proprio. Quindi, c’è stato un aumento dell’offerta dei posti di lavoro, ma veramente minima, rispetto a quello che è il boom del Paese. Ci sono enormi sacche di povertà, non solo nelle province, ma anche all’interno della stessa capitale. E’ ovvio, però, che è un Paese in cammino.

     
    D. – Questo cammino è stato possibile grazie all’intervento massiccio della comunità internazionale?

     
    R. – Sì, assolutamente. La comunità internazionale è stata molto presente durante la guerra: le Nazioni Unite, l’Unione Europea, anche le Ong e le realtà di questo settore a livello internazionale. E nel periodo di ricostruzione prima e normalizzazione poi è stata veramente una presenza importante.

     
    D. – Tutto questo sta avvenendo grazie anche al vostro intervento e delle altre organizzazioni non governative…

     
    R. – Stiamo facendo la nostra parte, ovviamente in linea con le necessità e con le prospettive del Paese. Siamo riusciti ad arrivare ad un dialogo per la riforma del diritto minorile, alla creazione di un tribunale per i minori, al recupero sociale dei minori in conflitto con la legge. Quindi, il sociale veramente è un aspetto importante della vita di un Paese. Spesso, devo dire, il bisogno sociale viene sottovalutato rispetto al bisogno economico. Mentre, invece, ritengo che l’Angola abbia veramente bisogno di partner sociali che gli permettano di procedere in questo cammino di democratizzazione che ha cominciato con ottimi risultati.

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    Quattro anni fa la strage nella scuola di Beslan

    ◊   A Beslan, nell’Ossezia del Nord, in questi giorni si ricorda nel dolore la strage di quattro anni fa. Era il 1° settembre 2004, primo giorno di scuola, quando un gruppo di terroristi armati ceceni sequestrò, all’interno del locale edificio scolastico, 1300 persone, tra alunni, genitori e docenti. Due giorni dopo, l’improvviso blitz delle forze di sicurezza russe, con l’esplosione delle cariche di dinamite che i guerriglieri avevano disseminato all’interno dei locali. Furono 300 le vittime, delle quali 186 bambini, 700 i feriti. Ancora oggi, dopo la condanna all’ergastolo dell’unico terrorista sopravvissuto, non si è fatta piena luce su quanto avvenuto. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Fabrizio Dragosei, all’epoca inviato a Beslan per il Corriere della Sera:

    R. – Beslan è una tragedia che la Russia ricorderà a lungo e che ancora ha molti punti oscuri. Il sequestro fu organizzato da questo gruppo di terroristi che si comportarono fin dall’inizio in maniera crudelissima, uccidendo gli ostaggi a sangue freddo e tenendo i bambini rinchiusi in una palestra dove si moriva di caldo, senza acqua e con cariche di esplosivo sistemate ovunque. Poi, si dice che forse l’occasione dell’esplosione iniziale potrebbe essere stata un colpo di lanciagranate sparato da fuori, il che è anche possibile. Fatto sta che sicuramente, mentre i bambini dopo le iniziali esplosioni, quelli sopravvissuti, tentavano di allontanarsi dalla palestra maledetta, da dentro i cecchini, i terroristi sparavano loro addosso. E questa è una cosa innegabile. Certo, a Beslan non hanno avuto un chiarimento su tutto quello che è accaduto e ancora chiedono giustizia. C'è, al di là dell’organizzazione del sequestro e della sua conduzione da parte dei ceceni, una responsabilità oggettiva di chi ha organizzato male il cordone sanitario attorno alla scuola del sequestro, di chi – come minimo – non è riuscito a tenere a freno gli uomini armati o forse, addirittura, ha dato un ordine folle di assaltare la scuola nel momento meno opportuno.

     
    D. – La questione caucasica si ripropone periodicamente, sotto varie forme. Possiamo dire che è una questione che non può essere risolta solo con il pugno di ferro?

     
    R. – Sicuramente no. Io credo che l’unica soluzione possa essere un’iniezione di denaro che migliori la vita di tutti quelli che abitano in quella zona. Lo abbiamo visto in Cecenia dove, con la fine della guerra è iniziata la ricostruzione, il Cremlino ha deciso di investire molto denaro e le cose per ora stanno funzionando. Nel Caucaso la situazione è ancora molto dura. Ecco: il pugno di ferro non risolve le situazioni, ci vogliono truppe di pace che mantengano una certa tregua ma poi ci vogliono forti investimenti, da parte della Russia e poi magari anche da parte di Paesi che hanno interesse a favorire la pace in questa regione turbolenta che, ricordiamo, ha un’importanza strategica molto grande, per l’Europa e per tutto l’Occidente.

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    Il dramma della guerra in Iraq e il bullismo di scena al Festival del cinema di Venezia

    ◊   Nono giorno alla 65.ma Mostra internazionale d’arte cinematografica a Venezia: in concorso oggi i film di Tariq Teguia, 'Gabbla', e di Kathryn Bigelow, 'The hurt Locker'. Domani sera sarà consegnato il leone alla carriera ad Ermanno Olmi. Il servizio di Diego Giuliani:

    Il dramma dell’Iraq irrompe alla Mostra del cinema di Venezia, a portarcelo, a sei anni dalla sua ultima volta al Lido con “K-19”, è la regista americana Kathryn Bigelow. Unica donna in concorso, spicca con il durissimo “The hurt locker”, una limpida e scioccante condanna sulla futilità di ogni guerra. E mentre il Festival attende la doppietta di documentari italiani, dedicati alla tragedia della Thyssenkrupp, di altre più silenziose, ma non meno drammatiche battaglie parla un piccolo, grande film della sezione Orizzonti. Solitudine, incomunicabilità e violenza come reazione estrema ad un vuoto di sentimenti e valori, i temi importanti del toccante “Il primo giorno di inverno”. Protagonista fra lunghi silenzi e schiacciante desolazione è il disagio di un adolescente che parla di un male, purtroppo comune a tanti giovani d’oggi. Qui, al suo debutto nel lungometraggio, sentiamo il regista Mirco Locatelli:

     
    "Io sono interessato agli emarginati, alle persone etichettate come diverse. Probabilmente nasce tutto da lì. Io ho voluto raccontare, insieme alla co-sceneggiatrice, la storia di un ragazzo che non poteva integrarsi nel gruppo. Questo è il bullismo più doloroso per me. Finché il bullismo si traduce in violenza fisica, ad un certo punto passa, perchè la vittima di turno cambia. Ma se tu, in adolescenza, non ricalchi determinati canoni, non sei costruito in un certo modo, non sei fatto in un certo modo anche nelle relazioni, non sei capace di relazionarti in un certo modo, vieni escluso. E l’esclusione, probabilmente, è il dolore peggiore, perchè genera isolamento, emarginazione, quindi dolore e sofferenza".

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    Chiesa e Società



    India: la Caritas in aiuto delle 270 mila vittime delle inondazioni

    ◊   La Caritas Internationalis corre in soccorso delle popolazioni indiane colpite dalle catastrofiche inondazione dell’ultimo mese. Attraverso un appello, rilanciato dall’agenzia Zenit, l’istituzione cattolica intende infatti raccogliere fondi per 5.600.000 dollari da destinare alle oltre 2,5 milioni di persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni dopo lo straripamento del fiume Kosi, nello Stato del Bihar, avvenuto lo scorso 18 agosto in seguito alle forti piogge monsoniche. “C'è un'alta possibilità – ha spiegato padre Varghese Mattamana, direttore esecutivo di Caritas India - che la situazione peggiori in breve tempo. Da quando si sono verificate le inondazioni, la gente si sta rifugiando sui tetti o sugli alberi e queste sistemazioni temporanee si sono dimostrate fatali. Dobbiamo provvedere a una rapida evacuazione di quanti sono in pericolo”. Secondo la Caritas, ammontano a circa 80 mila le persone ancora intrappolate o costrette a trovare riparo in sistemazioni di fortuna. Per questo, ha aggiunto padre Mattamana, “la situazione è tale che le persone non hanno altra scelta che dipendere dagli aiuti esterni per la loro sopravvivenza. Le squadre della Caritas hanno compiuto una rapida valutazione nei distretti interessati di Madhepura, Saharsa e Purea”. L’istituzione cattolica, che riunisce 162 organizzazioni caritatevoli nazionali, progetta quindi di fornire alimenti, rifugi temporanei e utensili di prima necessità a 270 mila persone. Le inondazioni attuali, ha sottolineato padre Mattamana, “sono infatti così gravi da aver totalmente alterato gli schemi abitativi di decenni, se non di secoli, con le acque che hanno invaso villaggi, fattorie, campi, edifici e altre infrastrutture relativamente sicure”. Nel tentativo di evitare il diffondersi di epidemie, la Caritas India, sostenuta da Catholic Relief Services (membro Caritas negli Stati Uniti), si occuperà delle operazioni sul posto, predisponendo un team di medici per far fronte alle malattie e fornendo, ai 300 ospedali mobili, i medicinali necessari per le vittime. (D.B.)

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    Si chiude oggi ad Accra, in Ghana, il Forum sull’efficacia dell’aiuto internazionale

    ◊   Si chiuderà oggi ad Accra, capitale del Ghana, il III Forum sull’efficacia dell’aiuto internazionale (“High level forum on aid effectiveness”). Durante l’incontro, che ha riunito per tre giorni oltre cento ministri e numerosi rappresentanti di enti impegnati nel settore della cooperazione, si è cercato di mettere a punto differenti modalità di intervento per rendere più “efficaci” gli aiuti allo sviluppo dei paesi del Terzo Mondo. Tra i temi della discussione, come riportato da Avvenire, ha trovato spazio anche la verifica della Dichiarazione di Parigi, documento approvato tre anni fa nel tentativo di ridurre gli sprechi e migliorare il coordinamento tra donatori e beneficiari. Nonostante permangano ancora ostacoli e resistenze, non mancano segnali incoraggianti sul tema, specie nel concerto tra Paesi donatori. Critico resta invece il rapporto tra Paese donatore e Paese destinatario degli aiuti, che non riesce ancora a programmare autonomamente una propria strategia di investimenti. Tra le necessità individuate nel corso del Forum c’è quella di non scavalcare i governi e le istituzioni locali, ma di sostenere iniziative da loro progettate, coinvolgendo attorno al tavolo tutte le organizzazioni interessate, statali e non, e dando vita a una vera e propria partnership per i controlli. (D.B.)

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    Lancio negli USA della campagna dell'ONU: “un SMS per la pace”

    ◊   Un SMS per la pace, in vista della Giornata internazionale di cessate il fuoco e la non violenza, che verrà celebrata il 21 settembre prossimo. L’iniziativa è promossa dalle Nazioni Unite, che hanno sollecitato gli utenti della telefonia mobile negli Stati Uniti ad inviare dai loro cellullari dei messaggi di testo, che saranno poi pubblicati sul sito web e consegnati ai capi di Stato di tutto il mondo, riuniti in occasione dell’Assemblea generale dell’ONU. Il messaggio di 160 caratteri dovrà iniziare con la parola “Pace” ed essere inviato al numero di telefono 69866. Il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha invitato “i capi di Stato e le persone di tutto il mondo ad unire le forze per far sentire la propria voce contro i conflitti, la povertà e la fame e a battersi per i diritti umani”. “Inviamo insieme un forte segnale di pace al mondo”, ha aggiunto Ban, che quest’anno suonerà la Campana della Pace giapponese presso il quartier generale delle Nazioni Unite, a New York, il 19 settembre a mezzogiorno, quando verrà rispettato un minuto di silenzio. Prenderanno parte alla cerimonia la principessa Haya Bint Al Hussein, Michael Douglas, Jane Goodal e Midori Goto, tutti ‘ambasciatori di pace’ delle Nazioni Unite. Dopo la cerimonia, gli allievi delle scuole di New York animeranno una video conferenza insieme a studenti collegati dal Sudan, dall’Afghanistan e dalla Liberia. (R.G.)

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    Il Brasile rifiuta di brevettare un indispensabile farmaco contro l’Aids

    ◊   Il Brasile rifiuta di brevettare il farmaco TDF (Tenofivir Disoproxil Fumurate) - prodotto dalla Casa farmaceutica statunitense Gilead – ritenuto dall’OMS essenziale per la cura dell’Aids. Medici senza frontiere (MSF) plaude alla decisione che facilita l’accesso dei più poveri ai farmaci antiretrovirali. Il provvedimento – secondo l’organizzazione umanitaria - crea un importante precedente per le persone colpite dal virus HIV soprattutto per i malati di AIDS nei Paesi in via di sviluppo. Il rifiuto di brevettare il TDF significa infatti che il farmaco potrà essere prodotto dalle Case di farmaci generici in Brasile o importato da altri produttori di farmaci generici all’estero. Da rilevare che circa 31 mila persone ricevono al momento questo farmaco tramite il Programma brasiliano di cura universale dell’AIDS, e che per la fine del 2008 potrebbero salire a 37 mila. Le case farmaceutiche in India, per esempio, producono una versione del TDF approvata dall’OMS ad un decimo del prezzo: 158 dollari per la cura annuale di un paziente, contro i 1387 dollari che la Gilead fa pagare in Brasile. A contrastare la richiesta di brevetto della Gilead sono stati una coalizione di ONG brasiliane ed il Laboratorio farmaceutico governativo. Ma le conseguenze positive si estendono ben al di à dei confini del Brasile, ed ora si spera che anche l’India - dove l’organizzazione Medici senza frontiere acquista la maggior parte dei farmaci antiretrovirali somministrati in oltre 30 Paesi per 100 mila malati di AIDS – rifiuti la richiesta di brevetto della Gilead (A cura di Roberta Gisotti)

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    Denuncia dell’UNICEF: “gravi le conseguenze del conflitto nel Caucaso su donne e bambini”

    ◊   “Profonda preoccupazione - esprime l’Unicef - per le gravi conseguenze su donne e bambini” coinvolti nel recente conflitto in Sud Ossezia. “Bambini e donne sfollate hanno visto la propria vita sconvolta, e vivono ora nello spavento e nell’insicurezza”, ha affermato Maria Calivis, direttore UNICEF dell’Ufficio regionale per l’Europa Centrorientale e la Comunità degli Stati Indipendenti. Di ritorno da una missione a Tbilisi, Mosca e Vladikavkaz, Calivis - riferisce l’agenzia Sir – ha sottolineato che “molti vivono in condizioni estremamente difficili e hanno bisogno di assistenza e sostegno mirato per poter tornare ad una vita normale”. L’UNICEF evidenzia l’importanza che i bambini tornino a scuola al più presto, non appena le condizioni lo permettano. “La prospettiva di tornare a scuola restituisce ai bambini un senso di normalità e di speranza nel futuro”, ha spiegato Calivis. Riportare a scuola i bambini, offrire loro sostegno psicosociale, educazione sui pericoli delle mine, assistenza medica e nutrizionale, acqua e servizi igienico-sanitari, sono i principali programmi di intervento dell’UNICEF in Georgia. (R.G.)

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    Delegazione del CEC in Georgia e Russia per favorire una soluzione pacifica del conflitto

    ◊   E’ iniziata ieri la missione di una delegazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) inviata in Russia e Georgia per incontrare i delegati di questi Paesi. Scopo del viaggio - spiega una nota riportata dall’agenzia Sir – è quello di “incoraggiare gli sforzi di pace, visitare i profughi e assicurarsi dello svolgimento dei programmi di aiuto delle Chiese nella regione”. “Speriamo – afferma Eleonora Giddings Ivory, membro della delegazione - che questa visita incoraggi i cristiani dei due Paesi a mantenere relazioni e a pregare vicendevolmente gli uni per gli altri. Se i cristiani di Georgia e Russia riusciranno ad evitare che il fossato tra i loro Paesi non li separi, potranno aiutare i loro Governi a dirigersi verso una soluzione pacifica del conflitto”. In calendario fino al 7 settembre incontri con i responsabili della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa ortodossa di Georgia. La delegazione avrà il compito di verificare anche l’andamento degli aiuti umanitari messi in atto dall’organismo internazionale del CEC “ACT”. Capo della delegazione è il metropolita Nifon de Targoviste della Chiesa ortodossa di Romania. Fa parte del gruppo anche Jean Arnold De Clermont, presidente della Conferenza delle Chiese europee. (R.G.)

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    Pakistan: alla vigilia delle elezioni la Chiesa cattolica invoca riforme democratiche

    ◊   “La situazione è abbastanza tesa e difficile. C’è una lotta di potere in atto, mentre il Paese ha urgente bisogno di riforme, garanzie e diritti, stabilità politica ed economica”: è quanto ha dichiarato all’agenzia Fides Peter Jacob, laico cattolico, Segretario della Commissione “Giustizia e Pace” della Chiesa cattolica pakistana, alla vigilia delle elezioni presidenziali di venerdì prossimo. Jacob indica fra le priorità del Paese “un processo di riforme democratiche; la lotta al fondamentalismo e la pace sociale; interventi in economia per garantire benessere alla popolazione, specialmente ai gruppi più svantaggiati”. In particolare, afferma che “resta aperta la questione delle minoranze religiose, come quella cristiana, per le quali occorre garantire i diritti, le libertà e il rispetto che godono tutti i cittadini”. La Commissione “Giustizia e Pace”, infatti, si è sempre adoperata per chiedere il pieno rispetto delle minoranze religiose nel paese. Il Pakistan si prepara alle elezioni presidenziali dopo le dimissioni dell’ex Presidente, il generale Pervez Musharraf, avvenute il 18 agosto scorso. (R.P.)

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    L’arcivescovo di Hanoi denuncia “numerosi ostacoli” nel dialogo con le autorità

    ◊   "Ci sono 'numerosi ostacoli' nel dialogo con le autorità di Hanoi e la non soluzione della vicenda relativa alla ex nunziatura, evidenziando che la mancanza di buona volontà da parte governativa, ha reso più difficile la soluzione anche della questione dei terreni della parrocchia di Thai Ha". E’ il giudizio che l’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngo Quang Kiet ha espresso in un’intervista a VietCatholic News, ripresa dall’agenzia AsiaNews, nella quale afferma che ad ostacolare una soluzione positiva è anche la campagna di stampa lanciata dai media statali contro i cattolici. “Lo stallo sulla restituzione della ex nunziatura ad Hanoi – sostiene il presule – è una delle ragioni per le quali il popolo non si fida della buona volontà del governo per un dialogo costruttivo per risolvere la questione di Thai Ha”. “La disputa sulla ex nunziatura – prosegue – si trascina da più di otto mesi. Noi abbiamo seguito la linea della Santa Sede cercando di risolvere le controversie con un dialogo aperto. Ma questo processo sembra andare molto a rilento e questa lentezza influisce pesantemente sulla vicenda di Thai Ha”. L’arcivescovo si riferisce all’impegno preso a fine gennaio dal governo di restituire alla Chiesa il complesso della ex nunziatura. In seguito a tale promessa, che lo stesso mons. Ngo Quang Kiet confermò pubblicamente, furono sospese le pacifiche manifestazioni dei cattolici nel terreno dell’edificio. Le autorità avrebbero quindi dovuto muovere una serie di passi per rendere operativo il loro impegno, ma nulla si è mosso. (R.P.)

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    Libano: appello dei vescovi maroniti alla riconciliazione ed al dialogo

    ◊   Insicurezza, corruzione e divisioni politiche “radicali” sono i fattori che rendono la situazione libanese “tutto, meno che rassicurante” e che rendono impellente la necessità di una “riconciliazione generale”. E’ l’appello dei vescovi maroniti lanciato ieri sera al termine della loro riunione mensile, quasi contemporaneamente ad un’analoga esortazione rivolta ai libanesi dal presidente della Repubblica. Nel loro articolato documento, riferisce l’agenzia AsiaNews, i vescovi analizzano la situazione ed i fattori che la rendono instabile e pericolosa, esortano ad unirsi intorno alla patria e chiedono al presidente della Repubblica, Michel Suleiman, di promuovere un dialogo nazionale. In favore del quale, sempre ieri, ha parlato lo stesso Suleiman, affermando che “non c’è dialogo senza riconciliazione e non c’è riconciliazione senza dialogo”. “L’unità nazionale è la base”, ha aggiunto, anche qui in sintonia con le affermazioni dei presuli. “Bisogna sbrigarsi – scrivono infatti i vescovi maroniti – ad operare in vista di una riconciliazione generale, mettendo fine ai dissensi e riunendo tutti attorno all’amore per il Libano”. Nella loro analisi della situazione del Paese, i vescovi maroniti “ringraziano il Cielo di aver permesso che il Parlamento eleggesse un presidente della Repubblica”. Da ciò, e grazie anche all’impegno del Parlamento e delle parti politiche “nelle istituzioni costituzionali ha cominciato a riprendere la vita normale”. Ora bisogna procedere “rapidamente” alle nomine nei posti amministrativi vacanti, mettendo fine alle trattative senza fine” tra i partiti e scegliendo persone “competenti, oneste e provate”. Particolare importanza i vescovi danno poi alla elaborazione della nuova legge elettorale “giusta ed equa”, da promulgare “il più presto possibile”. “Auspichiamo anche che le elezioni si svolgano in un clima propizio, lontano da problemi e turbamenti per la sicurezza e che sia permesso al popolo libanese di scegliere chi vuole che lo rappresenti, libero da ogni pressione o istigazione”. (R.P.)

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    Guatemala: messaggio per la Giornata dell’Emigrante

    ◊   “Madre terra, vita dei Paesi” è il titolo del messaggio scritto da mons. Álvaro Ramazzini, vescovo di San Marcos e presidente della Pastorale della Mobilità Umana della Conferenza Episcopale del Guatemala, per la celebrazione della Giornata Nazionale dell’Emigrante che la Chiesa del Guatemala celebra domenica prossima. “In questo anno - si legge nel messaggio ripreso dall'agenzia Fides - vogliamo richiamare l’attenzione, nazionale ed internazionale, sul dramma vissuto dalla popolazione migrante riguardante il fenomeno disumano delle deportazioni e segnalare, nel contesto guatemalteco, l’intima relazione esistente tra l’ingiusta distribuzione dei beni della terra e l’aumento della povertà, causa fondamentale delle migrazioni forzate”. Secondo mons. Ramazzini, “i flussi di immigrati dai Paesi poveri verso i Paesi ricchi sono attualmente determinati da fattori di indole economica”. Infatti, “l’aumento della povertà, la mancanza di opportunità e il mancato avvio di processi di sviluppo integrale e sostenibile, sono causa ed effetto del divario sempre crescente tra i Paesi ricchi ed i Paesi poveri, e tra i settori ricchi e quelli impoveriti di ciascun Paese”. Questa divisione è frutto della globalizzazione, dove “la dinamica del mercato assolutizza con facilità l’efficacia e la produttività come valori regolatori di tutte le relazioni umane”; questo fenomeno promuove dunque “ineguaglianza ed ingiustizie molteplici”. Secondo il vescovo, “i problemi sorti da una situazione di ingiustizia strutturale che colpisce con sempre maggiore forza i poveri, devono essere risolti con criteri etici”. Vi è inoltre il problema delle detenzioni e delle deportazioni irregolari in Messico e negli Stati Uniti, fenomeno che “comporta sempre il rischio di colpire i diritti umani”. Una dimostrazione di ciò è la violenza che soffrono gli immigrati quando devono attraversare i Paesi di transito nelle zone di confine, dove sono frequenti “i crimini legati alla tratta delle persone, attraverso lo sfruttamento sessuale, la prostituzione, il lavoro forzato, la schiavitú e pratiche analoghe come la servitù”. Inoltre non è diminuita l’immigrazione clandestina “ma si è spostata verso nuove rotte, usando vie più pericolose per via delle politiche e delle leggi sull’immigrazione sempre più restrittive”. Per questo “la vulnerabilità degli immigrati si acutizza, aumenta il numero di morti, la maggiore dipendenza dai trafficanti ed un maggiore costo per giungere a destinazione”. “Come discepoli di Gesù Cristo non dobbiamo né possiamo lasciar passare inosservati il dolore ingiusto e l’esclusione che soffrono quotidianamente i nostri fratelli e sorelle emigranti. Restare indifferenti di fronte alle detenzioni ingiustificate, alle morti, alle deportazioni di massa, alle violazioni dei diritti umani, alla povertà crescente - conclude il presule - significa rendersi complici”. (R.P.)

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    Costarica: centomila persone in strada a San Josè per difendere la famiglia

    ◊   Almeno centomila persone hanno partecipato, domenica scorsa, alla Grande Marcia per la Famiglia, organizzata dall’Arcidiocesi di San José, capitale della Repubblica della Costa Rica. Il corteo, che ha attraversato diverse strade della città, ha lanciato messaggi di sostegno per la famiglia, definita cellula base della società. A guidare la manifestazione, come spiegato dall’agenzia Fides, è stato l’Arcivescovo Mons. Hugo Barrantes Ureña. “La famiglia – ha spiegato Mons. Barrantes durante la sua omelia - è uno dei doni più preziosi che Dio ha dato all’umanità. Siamo convinti che non c’è alternativa alla famiglia. La famiglia è la prima scuola di virtù di cui tutte le società hanno bisogno”. Quindi, ha aggiunto il presule, “affinché la società continui ad esistere, è indispensabile che continui ad esistere anche la famiglia”. Mons. Barrantes ha poi sottolineato l’importante ruolo dei genitori: “Per diritto originario – ha detto - loro sono i primi educatori dei loro figli, che devono educare in conformità con le loro convinzioni morali e religiose”. Durante il suo discorso, l’Arcivescovo ha fatto inoltre riferimento a cinque disegni di legge che minacciano la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna e attentano alla libertà dei genitori di scegliere l’educazione dei propri figli secondo le loro convinzioni. “Di fronte a questi progetti – ha concluso Mons. Barrantes - i deputati cattolici dell'Assemblea Legislativa agiscano fedeli alla loro coscienza e non approvino leggi contrarie alla vita, al matrimonio e alla famiglia”. (D.B.)

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    La città di Skopje dona una statua di Madre Teresa a Papa Benedetto XVI

    ◊   Una statua di bronzo alta tre metri e raffigurante la beata Madre Teresa di Calcutta. E’ questo il dono che il vescovo e il sindaco di Skopje, città natale della religiosa di fede cattolica, fondatrice della congregazione religiosa delle missionarie della carità, hanno voluto consegnare ieri a Papa Benedetto XVI, al termine dell’udienza generale. L’opera, scolpita da un’artista macedone, riproduce la religiosa con le mani unite nel segno della preghiera e le dita dei piedi deformate: simbolo della fatica e dei chilometri percorsi per testimoniare che Dio è amore per ogni persona, senza distinzione di razza o di religione. Il Papa, come spiegato dall’Osservatore Romano, ha destinato la statua alla parrocchia romana, ancora in costruzione, intitolata alla beata. Fino ad allora, la riproduzione di Madre Teresa di Calcutta resterà nel cortile della casa Dono di Maria in Vaticano. (D.B)

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    Aperto in Portogallo il Congresso missionario nazionale

    ◊   Ha preso il via ieri a Fatima, il Congresso missionario nazionale del Portogallo. Il tema del Congresso – che si concluderà domenica prossima - è: “Nell’incontro con Cristo Vivo, chiamati ed inviati alla Missione in Portogallo e nel mondo” mentre lo slogan recita: “Portogallo, vivi la Missione, cerca orizzonti”. L’obiettivo principale – precisa l’agenzia Fides - è promuovere e fortificare la dimensione missionaria della Chiesa in Portogallo e gli obiettivi specifici sono i seguenti: sensibilizzare e formare il Popolo di Dio per la Missione in Portogallo e nel mondo; condividere esperienze e testimonianze della missione; celebrare l’azione missionaria della Chiesa; fortificare i Segretariati Missionari diocesani e promuovere ed elaborare alcune linee di azione per raggiungere una maggiore unità ed efficacia operativa nell’azione missionaria della Chiesa in Portogallo. I lavori sono stati aperti dal cardinale Patriarca di Lisbona, José Policarpo, che ha presentato una relazione su “la Missione e le incertezze del mondo contemporaneo”, dalla quale è emerso che nel mondo di oggi, che resiste al messaggio di Dio, “non è facile evangelizzare, ma ne vale la pena”. In questo Anno Paolino, il porporato ha quindi presentato San Paolo come modello di evangelizzazione: in lui scopriamo “i grandi tratti della missione evangelizzatrice: la fede granitica in Gesù Cristo, percependo l’identificazione della Chiesa con Gesù Cristo; l’annuncio della speranza nella pienezza della vita; la capacità di affrontare con realismo le certezze e le incertezze del mondo del suo tempo dando la vita per il Vangelo”. “La Chiesa, nella sua missione evangelizzatrice, si confronta con una società con molte caratteristiche simili a quella in cui Paolo annunciò il Vangelo” ha sottolineato il cardinale Policarpo. (R.P.)

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    Lutto nel mondo ecclesiale e della cultura per la scomparsa di mons. Pietro Zerbi, storico medievalista della “Cattolica”

    ◊   Grave perdita per la cultura storica italiana: si è spento nella notte del 3 settembre, dopo una lunga malattia, mons. Pietro Zerbi, docente emerito di Storia medioevale all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nato a Saronno (Va) nel 1922 e laureato in Filosofia nel 1944 presso l’Ateneo di largo Gemelli, dopo aver ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1947, il prof. Zerbi - riferisce l’agenzia SIR - ha percorso l’intero curriculum accademico presso lo stesso Ateneo, dove ha svolto ininterrottamente la sua attività di studioso e di docente. E’ stato preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e prorettore dal 1974 fino al pensionamento, avvenuto nel 1997. Oltre all’attività di ricerca ed accademica, è stato direttore di importanti riviste, conferenziere in centinaia di convegni, autore di opere fondamentali della storia medievale. Ha ricevuto lauree honoris causa dalle Università Cattolica di Lovanio (Belgio) e da quella di Lublino (Polonia). Nel 1999 era stato nominato da Papa Giovanni Paolo II “Prelato d’onore”; riconosciuto cittadino onorario della città di Strasburgo in Francia e di altre località. La camera ardente è stata allestita stamane presso l’Università Cattolica Milano nell’aula Borsi. I funerali si terranno domani alle ore 11 nella Basilica di Sant’Ambrogio. (R.G.)

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    Anno Paolino: studiosi ed esperti si confrontano su “L'Unità della Chiesa in Paolo”

    ◊   Come da tradizione, sarà l’Abbazia di San Paolo fuori le Mura - che quest’anno festeggia il quarantesimo anniversario della sua nascita - ad ospitare il Colloquio Paolino 2008. Sei giorni di incontri e dibattiti, in programma dal 9 al 14 settembre, durante i quali studiosi ed esperti di fama internazionale si confronteranno sul tema dell'anno celebrativo paolino: “L'Unità della Chiesa in Paolo”. Organizzato con frequenza biennale, il Colloquio si andrà ad inserire in una solida tradizione di lavoro in favore dell'ecumenismo: un impegno culturale che Papa Benedetto XVI ha voluto affidare direttamente ai monaci benedettini di San Paolo. Padre Edmund Power, Abate di San Paolo fuori le Mura, ha sottolineato come il Colloquio Paolino 2008 assuma un tono tutto particolare, in virtù della ricorrenza del bimillenario della nascita dell'Apostolo delle Genti. Un'occasione, dunque, per approfondire a vari livelli il ricco messaggio di Paolo, tanto antico e sempre nuovo per ciascuno di noi. "Il Colloquio – ha detto Padre Edmund Power all’agenzia Zenit – è un mezzo privilegiato per unirsi al lavoro infaticabile di Papa Benedetto XVI a favore dell'ecumenismo e del dialogo interreligioso". Durante il Colloquio, gli studiosi potranno visitare anche i luoghi di interesse archeologico della capitale e in particolar modo la Basilica di San Paolo dove, grazie ai recenti scavi archeologici, sono state riportate alla luce parte della tomba dell'Apostolo e l'abside costantiniana dell'antica basilica. (D.B.)

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    Anno Paolino: concorso per ragazzi e catechisti “Immagina San Paolo”

    ◊   Chi è San Paolo per i gruppi che si preparano alla Prima Comunione o alla Cresima? La domanda che fa da sfondo al Concorso a premi per ragazzi e catechisti dal titolo “Immagina San Paolo”. A promuoverlo in occasione dell’Anno Paolino è la rivista “Catechisti Parrocchiali delle Paoline. “San Paolo ha espresso nella sua opera evangelizzatrice - dichiara all’agenzia Sir suor Maria Rosaria Attanasio - i connotati essenziali di ogni percorso catechistico e di evangelizzazione, fino ad arrivare all’uso di tutti i mezzi e i linguaggi per annunciare il Vangelo”. “Inoltre” - aggiunge suor Rosaria - un Concorso su san Paolo può essere uno stimolo per approfondire le sue Lettere. È un'esperienza che vuole coinvolgere i ragazzi per favorire una partecipazione più attiva al loro percorso di formazione”. Gli elaborati, tutti centrati sul messaggio e sulla figura di Paolo, potranno realizzarsi su diversi formati e generi testuali come scritti, disegni, multimediali, fotografici, video, audio, Dvd, presentazioni su Cd. Saranno premiati i cinque migliori elaborati per ciascuna sezione, prima comunione e cresima, con premi per i ragazzi e i catechisti. Si potranno vincere un videoproiettore, una macchina fotografica e buoni acquisto. I lavori dovranno giungere entro il 25 gennaio. Per le modalità di partecipazione al concorso si può consultare il Sito su (R.G.)

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    Si è spento a Roma il padre gesuita Stanislavs Kucinskis, già responsabile del Programma Lettone della Radio Vaticana

    ◊   Si è spento oggi a Roma all’età di 95 anni il padre gesuita Stanislavs Kucinskis, già responsabile del Programma Lettone della Radio Vaticana per oltre 50 anni. Padre Kucinskis era nato il 13 novembre 1913 a Dukstigala in Lettonia da una famiglia cattolica. Dopo la scuola materna, studiò nel ginnasio di Aglona. Nel 1932 si iscrisse al seminario di Riga e, dopo un anno, con il permesso dell’arcivescovo di Riga mons. Antonio Springovics, entrò nella Compagnia di Gesù. Per la sua formazione spirituale i superiori lo mandarono, insieme con altri 6 gesuiti, a Cracovia e poi a Roma, dove studiò all’Università Gregoriana. A causa della guerra non poté fare rientro in patria. Fu ordinato sacerdote il 26 luglio 1941. Padre Kucinskis è stato vice-rettore al Collegio Giovanni Damasceno e dal 5 maggio 1950 responsabile del Programma Lettone della Radio Vaticana. Ha publicato il libro “San Meinardo, l’Apostolo di Lettonia”. Per il suo lungo lavoro e per la promozione della cultura lettone in Italia, il governo della Lettonia gli ha conferito l’Ordine delle Tre Stelle (“Trīs Zvagžņu ordenis”), una delle più alte onorificenze del Paese baltico. (L.Z.)

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    24 Ore nel Mondo



    Fermo appoggio alla Georgia del vicepresidente USA Cheney in visita a Tblisi

    ◊   Dopo la posizione soft dell’Unione Europea che ha abbandonato l’ipotesi di sanzioni nei confronti della Russia pur criticando l’appoggio dato a Abkhazia e Ossezia del sud per l’indipendenza, ci sono oggi le dure dichiarazioni del vicepresidente USA, Dick Cheney, giunto in visita a Tbilisi. Ha dichiarato innanzitutto che il popolo statunitense è solidale con quello della Georgia. Poco prima Bush aveva annunciato di aver stanziato un miliardo di dollari a favore della Georgia per contribuire alla ricostruzione nella ex Repubblica sovietica dopo il conflitto con la Russia. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Le azioni della Russia gettano dubbi sulla sua affidabilità come partner internazionale. Questa la presa di posizione del numero due della Casa Bianca, che non usa mezzi termini e afferma che Washington è “pienamente impegnata” per l'ingresso della Georgia nella NATO. Lo fa parlando in conferenza stampa congiunta con il presidente georgiano, Saakashvili, e specificando l’impegno per una adesione finale all'Alleanza e non solo per un primo piano di azione. Posizione che non sorprende visto il dichiarato obiettivo della visita di esprimere il sostegno degli Stati Uniti alla Georgia nella crisi che la vede opposta alla Russia. Cheney è il più alto dirigente americano a visitare la Georgia dall'inizio del conflitto con la Russia l'8 agosto scorso. Bisogna dire che a Tblisi l’attesa per Cheney è stata segnata da un arresto di rilievo. È stato fermato ieri sera all'aeroporto, Tsotne Gamsakhurdia, figlio del primo presidente della Georgia indipendente, Sviad, con l'accusa di aver tentato un golpe nel novembre scorso e di aver avuto contatti con i servizi segreti russi. Proveniente dalla capitale dell'Azerbaigian, Cheney proseguirà in giornata per l'Ucraina, ultima tappa del suo giro in alcune repubbliche ex sovietiche strette alleate degli Stati Uniti. Nell’agenda dei prossimi giorni, poi, anche una tappa in Italia per colloqui con il premier Silvio Berlusconi. E in relazione alla crisi georgiana, ci sono poi le dichiarazioni della Cina: dopo aver invitato la Georgia e la Russia al dialogo, la Cina ha dichiarato, per la prima volta, che a tal fine potrebbe rivestire un ruolo di mediazione l'ONU.

     
    Ucraina
    Tensione politica in Ucraina. Il partito filo presidenziale "Nostra Ucraina" ha lasciato ufficialmente la coalizione parlamentare di maggioranza con il blocco del premier Iulia Timoshenko. Dopo l'annuncio i deputati del partito hanno abbandonato l'aula. Ieri il presidente Iushenko aveva accusato la sua ex alleata della "rivoluzione arancione" di "golpe bianco" e chiesto la formazione di una nuova maggioranza e di un nuovo esecutivo entro trenta giorni, minacciando altrimenti elezioni anticipate. Timoshenko aveva chiesto ieri sera a "Nostra Ucraina" di rivedere la sua decisione, accusando Iushenko di aver avviato tutto questo in vista delle presidenziali previste all'inizio del 2010.

    Iraq
    I militari USA potrebbero lasciare la capitale irachena entro il prossimo luglio grazie alla riduzione delle violenze, che si è registrata a Baghdad. Lo ha dichiarato il generale David Petraeus, comandante delle forze americane in Iraq, in un'intervista al "Financial Times". Alla domanda sulla possibilità che i soldati statunitensi lascino Baghdad entro il prossimo luglio, Petraeus ha risposto di “sì, se le condizioni lo permetteranno”, si legge sulla versione online del quotidiano. “Il numero di attacchi a Baghdad di recente è stato probabilmente di meno di cinque al giorno in media - ha spiegato - e si tratta di una città di sette milioni di persone”. Il commento di Petraeus giunge a ridosso di un fitto lavoro diplomatico che vede Stati Uniti e Iraq impegnati nella definizione di un accordo sulla presenza USA nel Paese e che potenzialmente potrebbe prevedere un ritiro dalle città entro l'estate prossima e dall'intero Paese entro il 2011. Di recente leader iracheni avevano fatto sapere che un'intesa in questo senso era stata raggiunta, i responsabili americani hanno replicato sottolineando che i negoziati continuano. Il tema della presenza militare degli Stati Uniti in Iraq è tra quelli centrali anche nella campagna elettorale in vista delle presidenziali: il candidato democratico Barack Obama sostiene la necessità di fissare un piano di ritiro da effettuare in 16 mesi, mentre il candidato repubblicano John McCain è contrario a stabilire limiti di tempo.

    Vertice a Damasco
    Il conflitto mediorientale, l’Iraq, l’Iran ma anche la crisi georgiana sono stati al centro del vertice a Damasco di Siria, Francia Turchia e Qatar. Il presidente siriano, al Assad, ha reso noto che un quinto round di colloqui di pace indiretti tra Siria e Israele è stato rinviato a causa delle dimissioni del capo negoziatore israeliano, ma al tempo stesso ha espresso ottimismo per il futuro, affermando che “la Francia avrà un ruolo essenziale quando i negoziati saranno diretti”. Ha ringraziato il premier turco, Erdogan, perché la Turchia è stato “l'unico Paese che è riuscito ad avviare intanto colloqui indiretti. Per il Medio Oriente ha parlato di pace globale, che coinvolga i governi e le popolazioni, e sia non solo un trattato". Assad ha aggiunto che per avere un ruolo di mediazione da parte degli Stati Uniti sarà necessario aspettare l'insediamento della nuova amministrazione, dopo le elezioni presidenziali di novembre. Il presidente siriano ha quindi espresso preoccupazione per il possibile ritorno di una nuova Guerra Fredda, “che sarebbe peggiore di quella del secolo scorso”. Assad ha poi espresso sostegno al processo politico in Iraq attraverso il dialogo nazionale, mentre per la questione del nucleare iraniano ha auspicato una soluzione attraverso mezzi politici. L'emiro del Qatar, sheikh Hamad bin al Khalifa al Tahani, ha dal canto suo espresso il “rifiuto che i Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo vengano trascinati in un nuovo conflitto con l'Iran” a causa del suo dossier nucleare.

    Medio Oriente
    La polizia israeliana si accinge a consigliare nei prossimi giorni alla magistratura la incriminazione del primo ministro Ehud Olmert, secondo quanto anticipano oggi diversi mezzi stampa. Una decisione in merito da parte della polizia dovrebbe avere luogo domenica. In particolare tre inchieste sembrano richiedere l’incriminazione del premier, secondo la stampa: quella su mazzette di dollari in contanti che un finanziere statunitense sostiene di aver consegnato a Olmert a partire dagli anni Novanta; quella sul "rimborso multiplo" a Olmert di biglietti aerei da parte di organizzazioni diverse, all'insaputa una dell'altra; e quella su asserite agevolazioni che Olmert, quando era ministro dell'Industria, garantì a persone a lui vicine. Olmert ha già annunciato di essere disposto a cedere le redini di governo a chi uscirà vincente dalle elezioni primarie del 17 settembre del suo partito "Kadima", a condizione che questi dimostri di essere in grado di formare un governo nell'attuale parlamento. In caso contrario sarà necessario andare ad elezioni anticipate, affermano osservatori locali. Intanto in relazione al conflitto israelo-palestinese si è pronunciato oggi il Parlamento europeo. Ha votato una risoluzione in cui pur sostenendo le legittime preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza, chiede che i diritti previsti dalle norme internazionali siano garantiti a tutti i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Plaude quindi alle recenti scarcerazioni, ritenendole di buon auspicio ai negoziati di pace. Al contempo, invita l'Autorità palestinese a fare il possibile per evitare atti terroristici e sollecita iniziative per la liberazione del caporale israeliano Gilad Shalit.

    Pakistan
    I talebani hanno rapito in Pakistan un gruppo di 25 apprendisti poliziotti che si recavano al loro centro di addestramento, situato nelle zone tribali del nordovest del Paese. Lo ha riferito un responsabile della polizia. Il gruppo di apprendisti, che era a bordo di un veicolo privato, è stato sequestrato ieri sera nel distretto tribale di Orakzai, al confine con l'Afghanistan.

    Bosnia: militari della NATO perquisiscono abitazione di un sostenitore di Mladic
    Il cerchio attorno a Ratko Mladic sembra si stia stringendo. Questa mattina, i militari della NATO impegnati in Bosnia hanno perquisito l’abitazione di un ex ufficiale dell'esercito serbo bosniaco, ritenuto parte della rete di sostegno del comandante militare ricercato dalla giustizia internazionale per genocidio e crimini di guerra contro l'umanità. L’indagine, rivelata dall’agenzia bosniaca "Fena", mirerebbe a trovare prove di relazioni tra il proprietario dell’appartamento e il fuggitivo. Mladic, dopo la cattura e la consegna da parte delle autorità di Belgrado, nel luglio scorso, di Radovan Karadzic, ex leader politico dei serbi di Bosnia, è l'ultimo fuggitivo accusato di genocidio dal Tribunale internazionale dell'Aja (TPI). La NATO ipotizza che l’ex generale sia attualmente rifugiato in Serbia, ma sostenuto da una rete di alleati anche in Bosnia.

    Solenne cerimonia in Etiopia per la ricollocazione dell’obelisco di Axum
    L’obelisco di Axum restituito dall'Italia e ricollocato nell'antica città del nord dell'Etiopia, è stato ufficialmente inaugurato oggi in una cerimonia solenne, davanti a decine di migliaia di persone, alla presenza del capo dello Stato Girma Wolde Giorgis, del primo ministro Meles Zenawi, della delegazione italiana, guidata dal sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica, e di una rappresentanza dell'UNESCO. Dopo i discorsi ufficiali che hanno ribadito l'amicizia tra l'Italia e l'Etiopia, Mantica ha tagliato il nastro facendo cadere le due enormi bandiere (una italiana e una etiopica) che ricoprivano l'obelisco (alto 24 metri e pesante quasi 160 tonnellate), ricollocato accanto alla stele gemella nella valle del Tigrè. Il sottosegretario agli Esteri ha espresso “estrema soddisfazione per essere riusciti a portare a compimento il percorso cominciato nel 2002”, con la decisione dell'allora governo Berlusconi di restituire l'obelisco, e “concluso con questa solenne cerimonia che sancisce ancora una volta la profonda amicizia che lega il nostro Paese e l'Etiopia”. La celebrazione, accompagnata da spettacoli, falò, danze, ragazze vestite in abiti locali che lanciavano petali di rose, musica e tamburi, è stato molto sentita dalla popolazione per il valore simbolico dell'obelisco ma anche perché cade a pochi giorni dall'inizio del nuovo millennio, secondo il calendario copto.

    Sequestro al largo della Somalia
    I pirati al largo della Somalia, che ieri hanno sequestrato uno yacht francese, oggi hanno chiesto un riscatto di un milione di dollari per il rilascio dell'imbarcazione e dei due cittadini francesi a bordo. Lo afferma un'autorità locale per la navigazione. I pirati si sono inoltre impossessati oggi di un'altra nave, egiziana, che porta a dieci in numero totale di imbarcazioni nelle loro mani. Lo fa sapere il responsabile del programma keniano di assistenza alla navigazione. Un'informazione che finora non ha ricevuto altre conferme. Il sequestro del veliero francese è stato invece confermato anche dal Ministero degli esteri di Parigi, secondo il quale l'imbarcazione che si chiama “Carrè d'as”, è immatricolata in Venezuela e appartiene a un francese che vive nel Paese sudamericano. E durante la notte i pirati hanno colpito ancora, sequestrando anche una non meglio precisata nave egiziana.

    Zimbabwe
    Il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, è determinato a formare un governo e lo farà anche nel caso in cui il leader dell'opposizione (MDC), Morgan Tsvangirai, non sottoscriva oggi l'accordo su una condivisione dei poteri. Lo riferiscono gli organi d'informazione ufficiali oggi ad Harare. Stando a quanto si legge sul quotidiano statale "Herald", Mugabe ha affermato che “di sicuro formeremo un governo” anche se il leader dell'MDC, Tsvangirai, non firmerà l'accordo. L'emittente radio statale ha dal canto suo riferito che il presidente sudafricano Thabo Mbeki è atteso per oggi nello Zimbabwe nella sua veste di mediatore.

    Thailandia
    Il governo thailandese sta pensando alla possibilità di indire un referendum per porre fine alla crisi politica che da tre mesi percorre il Paese. Lo ha riferito oggi uno dei ministri del governo. In un consiglio dei ministri straordinario è stato approvato un piano per indire un referendum. Non è comunque al momento ancora chiaro quale sarà il quesito oggetto del referendum sul quale i cittadini potrebbero essere chiamato a esprimersi, ha detto il ministro thailandese della Cultura, Somsak Kiatsuranont.

    Nucleare
    Il Giappone esprime “preoccupazione” per la ripresa dei piani nucleari da parte della Corea del Nord, che si era invece impegnata a smantellare l'impianto di Yongbyon. “Il governo ha ricevuto informazioni secondo cui Pyongyang sembra abbia trasportato apparecchiature dal luogo di stoccaggio verso il complesso di Yongbyon”, ha detto in conferenza stampa, il portavoce, Nobutaka Machimura. “Siamo preoccupati di questo situazione - ha continuato - e continueremo a fare pressioni sulla Corea del Nord, insieme con gli altri Paesi interessati, perché si attui l'accordo firmato nell'ambito delle trattative a Sei”. La Corea del Nord ha reso noto il 26 agosto la volontà di avviare l'abbandono dei suoi progetti nucleari. In seguito, accusando gli USA di non aver cancellato come promesso il Paese dalla lista dei finanziatori del terrorismo, ha deciso di sospendere l'efficacia dell'intesa raggiunta nei colloqui a Sei (USA, le due Coree, Giappone, Cina e Russia) per la denuclearizzazione della penisola.

    Cina
    Sono 27 i minatori rimasti uccisi oggi in Cina per l'esplosione in una miniera a Fuxin, nella provincia di Liaoning, nel nordest del Paese, stando al bilancio definitivo diffuso dall'agenzia "Nuova Cina". I soccorritori, ha precisato la fonte, hanno recuperato i corpi senza vita di tre minatori che erano dati per dispersi. Al momento dell'esplosione nella miniera si trovavano 41 minatori, di essi 14 sono riusciti a mettersi in salvo. Sei superstiti sono stati ricoverati in ospedale.

    La Commissione europea giudica non discriminatorie le norme dell’Italia sui rom
    Le misure adottate dall'Italia per fare fronte all'emergenza dei campi nomadi illegali non sono risultate discriminatorie e quindi sono in linea con il diritto comunitario. Questo in sintesi il giudizio espresso dalla Commissione Europea dopo l'analisi condotta sul rapporto sul censimento dei campi nomadi inviato da Roma a Bruxelles il 1 agosto scorso. Viene considerato che anche la raccolta delle impronte digitali “viene fatta solo al fine di identificare persone che non è possibile identificare in altro modo”, ritenendolo un sistema “valido in particolare per i minori nei confronti dei quali questi rilievi vengono effettuati solo nei casi strettamente necessari e come ultima possibilità di identificazione”. La “buona cooperazione” tra le autorità italiane e Bruxelles, ha osservato il portavoce del Commissario alla Giustizia, alla libertà e alla sicurezza Jacques Barrot, ha consentito di verificare le linee dei provvedimenti presi e di “correggere tutte le misure che potevano dare luogo a contestazioni”. Barrot continuerà a seguire il dossier prestando attenzione alle ulteriori informazioni che saranno fornite dall'Italia sull'applicazione delle misure prese e chiede di essere informato sullo svolgimento del censimento e dei suoi risultati.

    Immigrazione irregolare
    La Guardia di Finanza ha intercettato nei pressi di Lampedusa un gommone di 10 metri con a bordo 46 immigrati. Sono tutti uomini e in buone condizioni di salute. Gli extracomunitari sono stati trasferiti nel centro di soccorso e prima accoglienza dell'isola. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 248
     
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