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Sommario del 03/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: come per San Paolo a Damasco, la conversione è frutto di un incontro personale con Cristo. Il Vangelo non è filosofia nè un elenco di norme morali
  • Nomine
  • Dibattito sulla questione dell'accertamento della morte: l'intervento di padre Lombardi
  • La Chiesa celebra la memoria di San Gregorio Magno. Benedetto XVI: era vicino ai bisogni del prossimo perché immerso in Dio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Iraq: uccisi due cristiani. Padre Najim: ma non è guerra di religione
  • L'ombra della camorra dietro gli incidenti provocati dai tifosi del Napoli per la trasferta con la Roma
  • A Viterbo le celebrazioni per la festa di Santa Rosa
  • Alla Mostra del Cinema di Venezia festeggiati i 60 anni del premio OCIC-Signis: la riflessione del patriarca Scola
  • Chiesa e Società

  • India: ancora violenze contro i cristiani in Orissa, ma il governo parla di "situazione sotto controllo"
  • Pakistan: tanti i cristiani "vittime della persecuzione religiosa"
  • Uragani: pesante ad Haiti il bilancio delle vittime di "Hanna"
  • Conferenza di Accra: le Chiese cristiane africane chiedono maggiori interventi per i poveri
  • Africa: il direttore dell'OMS apre la conferenza di Yaoundé chiedendo maggiori investimenti nelle politiche sanitarie
  • Uganda: il cardinale Wamala invita i giovani a promuovere la pace
  • Lettera dei vescovi della Costa Rica al presidente Oscar Arias
  • Chiesa argentina: a settembre l'incontro dei sacerdoti e la riunione del laicato sulle orme di Aparecida
  • Filippine: messaggio del Movimento per il dialogo “Silsilah” in occasione del Ramadan
  • I vescovi delle Filippine raccolgono firme a sostegno del movimento per la vita
  • Malaysia: la Federazione Cristiana per la libertà e l'unità del Paese
  • Corea del Sud: inaugurato nuovo centro diocesano all’università di Incheon
  • Cina: lettera pastorale del vescovo di Shangai per i 400 anni di evangelizzazione della città
  • Nuovo documento dei vescovi asiatici sui mass media
  • L'arcidiocesi di Lecce apre in Moldavia un centro di accoglienza per combattere la povertà
  • Si è aperto in Grecia il raduno dei sacerdoti di rito caldeo in Europa
  • Apre in Croazia la prima scuola elementare cattolica
  • Il cardinale Vallini rilancia la sfida educativa a Roma: "formare i laici alla teologia"
  • Concluso ad Ariccia l’annuale convegno nazionale dei cooperanti paolini
  • Frati aggrediti: i confratelli chiedono “giustizia, ma non giustizialismo”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: 20 morti per un raid USA. Tra le vittime, anche donne e bambini. Il premier pakistano sfugge a un attentato
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: come per San Paolo a Damasco, la conversione è frutto di un incontro personale con Cristo. Il Vangelo non è filosofia nè un elenco di norme morali

    ◊   Ci si converte a Cristo e non a “teorie filosofiche” né a “codici morali”, esattamente come San Paolo si convertì per aver incontrato personalmente Gesù, maturando quindi l’idea di servirlo e annunciarlo con ogni sua energia. E’ l’insegnamento che Benedetto XVI ha posto a conclusione dell’udienza generale di questa mattina, in Aula Paolo VI, tenuta davanti a circa 8 mila persone. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    C’è una porta di Damasco per ogni cristiano che sia realmente tale e cioè che abbia fatto esperienza diretta e personale dell’amore di Dio per sé al punto da orientare a questo amore tutta la propria vita. Fu così per Paolo di Tarso, nemico giurato dei primi seguaci di Gesù e poi egli stesso seguace e straordinario annunciatore delle sue parole. Benedetto XVI è stato chiaro: la conversione di San Paolo non fu tanto una questione di luci accecanti e di cadute da cavallo, quanto piuttosto di un’accecante rivelazione interiore, un incontro intimo con Cristo forte al punto da modificare radicalmente e senza ripensamenti il corso della sua esistenza. E in effetti, in questa nuova e annunciata catechesi dedicata alla conversione di San Paolo, il Papa si è soffermato a lungo su come essa vada correttamente intesa, al di là di quei, come li ha definiti, “dettagli pittoreschi” - “la luce dal cielo, la caduta a terra, una voce che chiama”, riportati dall’evangelista Luca negli Atti degli Apostoli:

     
    “San Paolo, quindi, è stato trasformato non da un pensiero ma da un evento, dalla presenza irresistibile del Risorto, della quale mai potrà in seguito dubitare tanto era stata forte l’evidenza dell’evento, di questo incontro. Esso cambiò fondamentalmente la vita di Paolo; in questo senso si può e si deve parlare di una conversione”.

     
    Il Papa ha distinto queste prime fonti da un secondo tipo, riconosciuto invece come “più autentico”, ovvero le stesse Lettere di San Paolo. In esse, l’Apostolo fa più volte cenno alla sua eccezionale esperienza. Ma, sottolinea Benedetto XVI, lo fa in modo sobrio, senza dettagli. Per San Paolo, ha affermato il Papa, quello che più importa è dimostrare che con l’evento di Damasco anch’egli è stato “testimone della Risurrezione di Gesù” e che, al pari degli altri Apostoli, anch’egli ha ricevuto da Gesù “la rivelazione e la missione” di annunciare il Vangelo “ai pagani del mondo greco-romano”. Altro dato importante, poi, è che San Paolo non usa mai il termine “conversione”. Il perché il Papa lo ha spiegato così:

     
    “Ci sono tante ipotesi, ma per me il motivo è molto evidente. Questa svolta della sua vita, questa trasformazione di tutto il suo essere non fu frutto di un processo psicologico, di una maturazione o evoluzione intellettuale e morale, ma venne dall’esterno: non fu il frutto del suo pensiero, ma dell’incontro con Cristo Gesù. In questo senso non fu semplicemente una conversione, una maturazione del suo 'io', ma fu morte e risurrezione per lui stesso: morì una sua esistenza e un’altra nuova ne nacque con il Cristo Risorto”.

     
    L’eccezionalità dell’esperienza di San Paolo non è confinata a lui e a quell’episodio avvenuto attorno all’anno 30 dopo Cristo. Essa, ha osservato Benedetto XVI, dice qualcosa di molto importante anche ai cristiani contemporanei:

     
    “Vuol dire che anche per noi il cristianesimo non è una nuova filosofia o una nuova morale. Cristiani siamo soltanto se incontriamo Cristo (...) Anche noi possiamo incontrare Cristo, nella lettura della Sacra Scrittura, nella preghiera, nella vita liturgica della Chiesa. Possiamo toccare il cuore di Cristo e sentire che Egli tocca il nostro. Solo in questa relazione personale con Cristo, solo in questo incontro con il Risorto diventiamo realmente cristiani (...) Quindi preghiamo il Signore perché ci illumini, perché ci doni nel nostro mondo l'incontro con la sua presenza: e così ci dia una fede vivace, un cuore aperto, una grande carità per tutti, capace di rinnovare il mondo”.

     
    Dopo le brevi catechesi in altre lingue, Benedetto XVI ha terminato l’udienza generale salutando, fra gli altri, i religiosi e le religiose, figli spirituali di don Orione - che, ha detto, “ricordano quest’anno significative ricorrenze giubilari” - e i Missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Teresina (Brasile), presentata da mons. Celso José Pinto da Silva, in conformità al Can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Sérgio da Rocha, finora arcivescovo coadiutore della medesima arcidiocesi.

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    Dibattito sulla questione dell'accertamento della morte: l'intervento di padre Lombardi

    ◊   Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha precisato che il testo pubblicato ieri dall'Osservatore Romano sulla questione della morte cerebrale è “un interessante e autorevole articolo firmato dalla professoressa Lucetta Scaraffia, ma non può essere considerato una posizione del Magistero della Chiesa”. Ce ne parla Sergio Centofanti:

     
    Padre Lombardi ha spiegato che si tratta di un articolo e non di un editoriale, perché, nell'Osservatore Romano, gli editoriali “possono essere attribuiti solo al direttore della testata, ovvero a Gian Maria Vian”. Dal canto suo anche il direttore dell’Osservatore Romano ha definito l’articolo della professoressa Scaraffia “un autorevole e interessante contributo a una discussione importante su una questione delicata, discussione – ha detto - che è opportuno possa svilupparsi serenamente”.

    Nell’articolo, Lucetta Scaraffia cita il rapporto di Harvard che 40 anni fa “cambiava la definizione di morte basandosi non più sull’arresto cardiocircolatorio, ma sull’encefalogramma piatto”. La definizione di morte cerebrale – sottolinea la professoressa – è però rimessa in discussione oggi da nuove ricerche che riaprirebbero il dibattito su tutta la questione, anche riguardo al problema dell’espianto degli organi.

     
    Noi ricordiamo il discorso di Giovanni Paolo II rivolto il 29 agosto del 2000 ai partecipanti ad un Congresso internazionale della Società dei Trapianti. In quell’occasione Papa Wojtyla, pur ricordando che “la Chiesa non fa opzioni scientifiche” di fronte ai vari parametri di accertamento della morte, aveva sottolineato che tuttaviasi può affermare” che “la cessazione totale ed irreversibile di ogni attività encefalica” come criterio di accertamento della morte “se applicato scrupolosamente, non appare in contrasto con gli elementi essenziali di una corretta concezione antropologica”.

     
    “Di conseguenza - proseguiva Giovanni Paolo II - l'operatore sanitario che abbia la responsabilità professionale di un tale accertamento, può basarsi su di essi per raggiungere, caso per caso, quel grado di sicurezza nel giudizio etico che la dottrina morale qualifica col termine di ‘certezza morale’, certezza necessaria e sufficiente per poter agire in maniera eticamente corretta. Solo in presenza di tale certezza – concludeva Papa Wojtyla - sarà, pertanto, moralmente legittimo attivare le necessarie procedure tecniche per arrivare all'espianto degli organi da trapiantare, previo consenso informato del donatore o dei suoi legittimi rappresentanti”.

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    La Chiesa celebra la memoria di San Gregorio Magno. Benedetto XVI: era vicino ai bisogni del prossimo perché immerso in Dio

    ◊   Oggi si celebra la memoria liturgica di San Gregorio Magno, Papa e dottore della Chiesa. Benedetto XVI ha dedicato a questa grande figura un Angelus e due catechesi nel corso delle udienze generali del mercoledì. Ce ne parla Sergio Centofanti:

     
    Grande perché umile: così Benedetto XVI descrive San Gregorio Magno, il primo Pontefice a definire il Papa come “servo dei servi di Dio”. Vissuto dal 540 al 604 ebbe un percorso esistenziale singolare: prefetto di Roma a soli 30 anni, diventa monaco, per essere poi acclamato Papa contro la sua volontà. Come Pontefice unisce l’efficienza e la capacità amministrativa, acquisita come funzionario imperiale, allo stile contemplativo e ascetico della vita monastica. Così scriveva Gregorio Magno:

    “La vita del pastore d’anime deve essere una sintesi equilibrata di contemplazione e di azione, animata dall’amore che ‘tocca vette altissime quando si piega misericordioso sui mali profondi degli altri. La capacità di piegarsi sulla miseria altrui è la misura della forza di slancio verso l’alto’ ” (II, 5). (Angelus del 3 settembre 2006)

    San Gregorio guarda alle invasioni barbariche con spirito fiducioso e a differenza dell’Imperatore bizantino, che considerava i Longobardi individui rozzi da sconfiggere o sterminare, vedeva questa gente con gli occhi del buon pastore, preoccupato di annunciare loro la parola di salvezza:

    “Con profetica lungimiranza, Gregorio intuì che una nuova civiltà stava nascendo dall’incontro tra l’eredità romana e i popoli cosiddetti ‘barbari’, grazie alla forza di coesione e di elevazione morale del Cristianesimo. Il monachesimo si rivelava una ricchezza non solo per la Chiesa, ma per l’intera società”.(Angelus del 3 settembre 2006)

    Ha una profonda conoscenza della Sacra Scrittura che continua a leggere con umiltà e con umiltà la spiega ai fedeli:

    “L’umiltà intellettuale è la regola primaria per chi cerca di penetrare le realtà soprannaturali partendo dal Libro sacro. L’umiltà, ovviamente, non esclude lo studio serio; ma per far sì che questo risulti spiritualmente proficuo, consentendo di entrare realmente nella  profondità del testo, l’umiltà resta indispensabile. Solo con questo atteggiamento interiore si ascolta realmente e si percepisce finalmente la voce di Dio. D’altra parte, quando si tratta di Parola di Dio, comprendere non è nulla, se la comprensione non conduce all’azione”. (Udienza generale del 4 giugno 2008)

    San Gregorio Magno svolge un’intensa azione pastorale e civile, riforma il canto liturgico, che dal suo nome fu detto “gregoriano”. Al centro della sua attenzione sono i più poveri:

    “Era un uomo immerso in Dio: il desiderio di Dio era sempre vivo nel fondo della sua anima e proprio per questo egli era sempre molto vicino al prossimo, ai bisogni della gente del suo tempo. In un tempo disastroso, anzi disperato, seppe creare pace e dare speranza. Quest’uomo di Dio ci mostra dove sono le vere sorgenti della pace, da dove viene la vera speranza e diventa così una guida anche per noi oggi”. (Udienza generale del 28 maggio 2008)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   All’udienza generale Benedetto XVI prosegue il ciclo di catechesi sulla figura di san Paolo

    Nell’informazione internazionale, in primo piano il Medio Oriente: tutto pronto a Damasco per il vertice tra Francia, Siria e Turchia sui principali temi regionali

    In cultura, Luca Pellegrini intervista il regista Ermanno Olmi, che riceverà il prossimo 5 settembre il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia

    “Il Barocco due millenni prima del Barocco”. Maurizio Sannibale ricostruisce l’itinerario della mostra monografica “L’urna tudertina del Maestro di Enomao” ai Palazzi Comunali di Todi

    Marcello Filotei intervista Peter Paul Kainrath, direttore artistico del Bolzano Festival

    “Matera che passione”. Andrea Monda interpreta le foto di scena de “Il Vangelo secondo Matteo” di Pasolini e di “Passion” di Gibson

    Nell’informazione religiosa, un articolo sulle nuove violenze in Iraq contro i cristiani

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    Oggi in Primo Piano



    Iraq: uccisi due cristiani. Padre Najim: ma non è guerra di religione

    ◊   In Iraq, militari americani hanno ucciso per errore sei soldati iracheni nei pressi di Baghdad. Violenze anche a Mossul, città irachena del Kurdistan, dove anche i cristiani sono coinvolti in drammatici episodi. E’ di ieri la notizia dell’uccisione di Tarik Qattam, medico 65enne, sequestrato nei giorni scorsi da una banda di terroristi, che aveva già riscosso un riscatto di 20 mila dollari dalla famiglia. L’omicidio fa seguito all’assassinio tre giorni fa di un altro cristiano, Nafi Haddad, anch’egli rapito e ucciso. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    Tutti ricordano il tributo di sangue già pagato dalla diocesi di Mossul con la morte nel marzo scorso del suo arcivescovo, mons. Paulos Faraj Rahho, rapito e ucciso dai terroristi che massacrarono anche i tre uomini che lo accompagnavano. Ed ora due nuovi omicidi maturati nella comunità cristiana: che ha registrato in tutto l’Iraq 47 vittime lo scorso anno, di cui almeno 13 a Mossul, che ha subito pure una serie di attacchi all’inizio del 2008 contro diversi beni ed edifici della Chiesa. Al nostro microfono abbiamo il corepiscopo Philip B. Najim, procuratore generale del Patriarcato di Babilionia dei caldei, presso la Santa Sede:
     
    D. - Padre Najim è corretto parlare di odio contro i cristiani?

     
    R. – Veramente non c’è una questione di un Iraq contro i cristiani. Come sapete oggi tutto il popolo iracheno soffre di questi attacchi terroristici che accadono ogni giorno contro la nostra popolazione innocente, questa popolazione che desidera la pace da tanto tempo. Perciò, quando una bomba cade, quando c’è un attacco, non si distingue tra un cristiano e un musulmano.

     
    D. – Cristiani, sottolineiamo, che per secoli hanno vissuto pacificamente accanto ai musulmani...

     
    R. – La religione non è stata mai in Iraq motivo per distinguere l’iracheno. E i cristiani hanno contribuito, hanno collaborato con i musulmani, tutti quanti insieme, per costruire questo Paese.

     
    D. – Quindi, dietro a questi attacchi ai beni della Chiesa e soprattutto dietro a questi sequestri e omicidi sono motivazioni economiche e di potere sul territorio...

     
    R. – Tutta la popolazione irachena e tutta la politica irachena, tutto il governo iracheno e l’opinione internazionale non hanno capito che finalità abbiano questi attacchi contro questo popolo innocente e dove vogliano arrivare: un popolo che vuole camminare per arrivare alla pace, per poter fare una vita normale, conquistare di nuovo la sua identità e la sua dignità.

     
    D. – Dalla comunità internazionale e dalla pubblicità di questi eventi luttuosi che cosa può arrivare di positivo?

     
    R. – Noi facciamo un appello alla comunità internazionale, perché intervenga per la dignità dell’essere umano, per la dignità dell’iracheno, perché ha diritto alla vita, ha diritto ad una vita normale. L’Iraq è un Paese che è pieno di risorse, pieno di possibilità. Quando uno crea una situazione normale di pace, di prosperità e di lavoro si impediscono le grandi ondate di emigrazione dal Paese. Per esempio, oggi ho parlato con Sua Beatitudine il patriarca di Baghdad Emmanuel III Delly e abbiamo avuto una notizia, che però alla fine mi ha confermato essere una notizia falsa, di un attacco contro i cristiani. Il suo ausiliare doveva recarsi a Mossul nella zona a nord dell’Iraq per poter calmare le cose. Dopo aver capito che le cose stavano diversamente, il suo ausiliare domattina lascerà Baghdad per andare a Mossul per l’incontro con un’organizzazione cristiana di una comunità - fondata dal defunto e amatissimo arcivescovo di Mossul, mons. Faraj - che si chiama “Gioia e Carità”.

     
    D. – Quindi, non è giusto presentare questi eventi di violenza contro una comunità religiosa piuttosto che un’altra?

     
    R. – Non è giusto per niente, perché qui aggiungiamo altri atti terroristici per poter creare un conflitto tra musulmani e cristiani e mettere sotto mira ancora di più i cristiani.

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    L'ombra della camorra dietro gli incidenti provocati dai tifosi del Napoli per la trasferta con la Roma

    ◊   Sempre più acceso, in Italia, il dibattito sul tifo violento: secondo la questura di Napoli potrebbero esserci veri e propri ‘professionisti della tensione’, se non addirittura la camorra, dietro le tensioni e le devastazioni di domenica scorsa provocate dai tifosi partenopei durante la trasferta per la partita di calcio Roma-Napoli. La matrice camorrista non è stata esclusa nemmeno dal capo della Polizia Antonio Manganelli. Il ministro dell'Interno Maroni ha disposto intanto, come già annunciato ieri, il divieto di trasferta per i tifosi del Napoli per l'intero campionato. Sulle misure adottate dal governo Paolo Ondarza ha raccolto il commento di Massimo Achini, presidente del Centro Sportivo Italiano.


    R. – Il problema è che da anni si registra questo fenomeno: accade un fatto di violenza, il governo di turno – poco importa che sia di centrodestra o di centrosinistra o di qualunque altra estrazione politica – risponde con un provvedimento sostanzialmente “tampone”, poi non cambia nulla. Ora, io credo che sia arrivato il tempo veramente per affrontare alla radice questo problema.

     
    D. – Quindi è errato localizzare il problema, cioè dare la responsabilità esclusivamente a questa o a quella tifoseria?

     
    R. – Non giudico assolutamente negativo il provvedimento del ministro Maroni; il problema è che per risolvere il problema della violenza, credo che occorra mettere insieme una linea di fermezza sul piano giuridico sul fatto che chi si rende protagonista di episodi di violenza deve essere condannato in modo certo; ma è altrettanto indispensabile investire su una nuova cultura dello sport. Bisogna riportare agli stadi le famiglie, i bambini, i ragazzi, bisogna ricreare festa negli stadi … Quello che è certo è che dietro al fenomeno delle curve negli stadi che, ripeto, non è un fenomeno da condannare a prescindere, in molti casi ci sono interessi di carattere economico e di altra natura, rilevanti. E allora, serve una grande alleanza da parte del governo, da parte del CONI, da parte dei club professionistici e da parte di una realtà come la nostra, che rappresenta il mondo educativo dello sport, per affrontare tutti insieme questo fenomeno facendo squadra in modo fortemente convinto.

     
    E come abbiano detto le indagini non escludono che dietro gli scontri di domenica possa esserci la criminalità organizzata. Paolo Ondarza ne ha parlato con padre Fabrizio Valletti, gesuita di Scampia.


    R. – E’ difficile senza prove oggettive esprimersi. Quello che si può dire è che la criminalità e la malavita pescano sull’ignoranza delle persone. Quindi, è abbastanza facile che vengano in qualche modo tenuti in ostaggio molte persone da una mentalità che sfrutta l’aggressività. Il popolo napoletano molte volte si esprime con questa aggressività: lo vediamo nella mancanza di regole del traffico … Credo che i problemi siano legati alla mancanza di formazione e di istruzione di molte persone, e a queste suggestione collettiva che prende soprattutto il calcio che per Napoli rappresenta forse l’unica risorsa culturale a livello di popolo …

     
    D. – E ora il governo ha deciso lo stop alle trasferte per tutti i tifosi del Napoli …

     
    R. – E’ difficile differenziarli, in effetti. Credo che durerà poco, questa disposizione. Più interessante è che si avviino dei progetti di formazione alla sensibilità sportiva, ma non si può far del calcio l’unico nutrimento di un popolo! Lo sport è un’esperienza sana, bella ma se si propone solo una disciplina che poi viene in molti casi vissuta solo come spettatori, solo in parte, in poca parte potuta godere anche come protagonisti, porta le persone a fare sempre spettacolo, e lo spettacolo di violenza fa parte dello spettacolo!

     
    D. – Purtroppo, ancora una volta dopo l’emergenza rifiuti, Napoli torna sulle prime pagine per un brutto fatto …

     
    R. – Io credo che bisogna anche tener conto che la popolazione napoletana è molto varia, come Napoli è una città con mille volti. La semplificazione che viene fatta non è corretta; c’è una superficialità di analisi che poi stanca pure!

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    A Viterbo le celebrazioni per la festa di Santa Rosa

    ◊   Si sono aperte ieri a Viterbo con il corteo storico e la processione le celebrazioni per la tradizionale festa di Santa Rosa, patrona della città. Questa sera alle 21.00 il suggestivo trasporto della Macchina di Santa Rosa, una stele alta trenta metri, illuminata da numerose fiaccole e fari. Sarà portata in spalla per le vie del centro da un centinaio di facchini. E' un compito che si tramanda di generazione in generazione e che rappresenta l’atto più alto di devozione dei viterbesi alla Santa in segno della reciproca appartenenza. E' quanto sottolinea mons. Lorenzo Chiarinelli, vescovo di Viterbo, intervistato da Federico Piana:
     
    R.- La festa di Santa Rosa a Viterbo, sia sotto il profilo religioso che civile, è una testimonianza di una reciproca appartenenza di Santa Rosa a Viterbo e di Viterbo a Santa Rosa. Ci sono due manifestazioni complementari: la processione con il corpo della Santa per le vie della città e il ricordo di quel 4 settembre 1258 quando Papa Alessandro IV, che era a Viterbo, volle questo trasferimento; e poi, il trasporto della “macchina”. E' una costruzione che polarizza una grande attenzione, non solo cittadina ma nell’intero territorio. Sono due aspetti: l’uno marcatamente di preghiera, di religiosità e di questa adesione del cuore. L’altro convoglia non solo la realtà sociale, civile, ma anche tutta una ricca e forte tradizione.

     
    D. – Cosa rappresenta, monsignore, Santa Rosa per i viterbesi?

     
    R. – Quello che rappresenta Santa Rosa per i viterbesi possiamo leggerlo nel nome: è Santa Rosa “di” Viterbo, e quindi indica un senso di appartenenza; è radicata questa devozione nel tessuto storico-culturale della città e ne ispira gli spazi vitali dei grandi e dei piccoli. A Viterbo c’è una scuola di quella che viene qui chiamata “Il sodalizio dei facchini”, dai piccoli ai giovani ai grandi. E quasi si tocca con mano quella che potremmo chiamare la popolarità del fatto religioso. Certo, in questo 2008, l’evento è singolare perché si ricorda come un Papa abbia voluto questo trasporto in un monastero nel quale, per di più, Santa Rosa durante la sua vita non fu accolta. Oggi, quel monastero prende il nome da Santa Rosa; questo indica come il tessuto religioso e cittadino-culturale-sociale si sia strutturato a partire dalla figura di questa giovane. Spesso si dimentica che Santa Rosa è morta a 18 anni. Quindi, anche per i giovani diventa ispirazione ...

     
    D. – Questa Santa era affetta da una deformazione congenita che solitamente porta alla morte entro i primi tre anni di vita. Poi si dedicò ai malati...

     
    R. – Proprio così. Noi abbiamo fatto nel 2000 una solenne ricognizione in cui questa deformazione – la mancanza dello sterno – è evidente. E' evidente anche una malformazione cardiaca che avrebbe potuto garantire – dicono i medici – al massimo una vita di due anni. E, invece, questa fanciulla nonostante tali precarie condizioni di salute, si dedica all'evangelizzazione, alla carità, all’amore, alla difesa della sua città. Per questo, è come un fiore ed in fin dei conti il nome “Rosa” lo indica. La città la sente come realtà che continua ancora ad alimentare le menti, i sentimenti e anche le azioni della popolazione viterbese.

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    Alla Mostra del Cinema di Venezia festeggiati i 60 anni del premio OCIC-Signis: la riflessione del patriarca Scola

    ◊   Alla presenza del patriarca Angelo Scola sono stati ricordati questa mattina al festival di Venezia i 60 anni di partecipazione del Premio Signis alla mostra del cinema. Il servizio di Diego Giuliani:

     
    Giorno di importanti ricorrenze alla Mostra del Cinema di Venezia, mentre il dramma familiare “Rachel Getting Married”, con cui Jonathan Demme concorre per il Leone d’Oro, incassa l’apprezzamento della critica e i riflettori sono tutti puntati sulla protagonista Anne Hathaway, all’ombra del glamour il lido festeggia un altro piccolo grande premio. Da sempre distante dal main stream, ma vicino ai cuori e ai valori dello spirito, l’OCIC-Signis celebra oggi i suoi primi sessant’anni al Festival. Una storia di ormai oltre mezzo secolo con cui l’associazione cattolica per la comunicazione ha voluto indicare percorsi registici e ricerche individuali capaci di illustrare il travaglio umano e la sua costante ricerca di Dio. Il punto di questa straordinaria avventura spirituale e cinematografica dal cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia:

    “Certamente reputo che questa ricorrenza sia di grande significato perché mostra due cose: la prima, l’intelligenza e la percezione che il mondo cattolico ha avuto dell’importanza del cinema; e la seconda, la grande consonanza tra linguaggio cinematografico e linguaggio cristiano. Il linguaggio cinematografico esprime la necessità di mettere in rapporto sempre il particolare con il tutto e di mostrare la solidarietà umana dentro la storia di ogni individuo. Questi sono due elementi che stanno molto a cuore anche alla proposta cristiana”.

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    Chiesa e Società



    India: ancora violenze contro i cristiani in Orissa, ma il governo parla di "situazione sotto controllo"

    ◊   Non si fermano nello Stato indiano dell’Orissa, gli attacchi contro i cristiani. Negli ultimi tre giorni sono state distrutte e incendiate sei chiese, cattoliche e battiste, in diversi villaggi e si è così aggravato il bilancio delle violenze scoppiate la scorsa settimana: almeno 20 morti, centinaia di feriti, 45 chiese bruciate, orfanotrofi e ospedali distrutti, centinaia di case date alle fiamme. E i fedeli, secondo le testimonianze riportate oggi da AsiaNews, accusano la polizia di inerzia. Nel tentativo di estirpare i cristiani e fermare le conversioni, i radicali indù stanno continuando a incendiare le loro abitazioni, quasi cento quelle colpite da lunedì scorso. La maggior parte dei fedeli fugge nella foresta o nei rifugi di fortuna approntati dal governo; altri subiscono ritorsioni e minacce. I cristiani del villaggio di Padani sono stati costretti a partecipare a delle cerimonie indù e minacciati di morte se osano ancora praticare il cristianesimo. Intanto a New Delhi, la Corte Suprema, sollecitata dall’arcivescovo di Bhubaneshwar, mons. Raphael Cheenath, ha domandato al governo dell’Orissa, sospettato di aver concesso ai radicali indù il permesso di radunarsi senza preoccuparsi della sicurezza, una relazione sulle violenze contro i cristiani. “La situazione è sotto controllo”, ha risposto, tuttavia, il governo tramite un proprio consigliere. Ben diversa la percezione delle autorità religiose, tra cui anche alcuni rappresentanti dei bramini, i sacerdoti induisti, che stanno moltiplicando gli appelli alla calma e al dialogo. Forte il messaggio rivolto al Paese da suor Nirmala Joshi, superiora delle Missionarie della carità, in vista della festa della Beata Teresa di Calcutta il prossimo 5 settembre: “Siamo fratelli e sorelle uno dell’altro, qualunque sia la nostra religione, razza, cultura o linguaggio, ricchi o poveri. Nulla ci dovrebbe separare”. (S.G.)

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    Pakistan: tanti i cristiani "vittime della persecuzione religiosa"

    ◊   Non solo in India “i cristiani vivono nella paura e sono vittime della persecuzione religiosa”. Accade anche in Pakistan e a denunciarlo all’Opera di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) è padre Emmanuel Asi, francescano cappuccino, parroco a Lahore e segretario della Commissione biblica cattolica del Paese. “Ancora oggi – racconta padre Asi – essere cristiani in Pakistan equivale a essere cittadini di serie B, ma nonostante questo essi vanno molto fieri della loro appartenenza religiosa”. In Pakistan, i cristiani appartengono spesso ai ceti sociali più disagiati e intere famiglie sono costrette a lavorare per i grandi proprietari terrieri. Senza contare, riporta il Sir, che ai cristiani è interdetto l’accesso a determinate professioni e perfino ai colloqui di lavoro. Il dialogo interreligioso è reso difficile anche dalle accuse di proselitismo rivolte ai cattolici. Negli ultimi due anni, informa ACS, c’è stato in Pakistan “un rilevante aumento degli attacchi nei confronti delle minoranze religiose”, realizzati sotto forma di “fatwa” (i verdetti emessi dai tribunali islamici che possono condannare a morte anche i non-musulmani), di rapimenti e di assalti ai luoghi di culto. Lo strumento peggiore di persecuzione religiosa rimane la cosiddetta “legge sulla blasfemia”, che punisce le offese al Corano e la diffamazione del profeta Maometto con il carcere a vita o con la pena di morte. (S.G.)

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    Uragani: pesante ad Haiti il bilancio delle vittime di "Hanna"

    ◊   Sono 25 le vittime provocate ad Haiti dal passaggio dell’uragano "Hanna" e si aggrava così nel Paese, il più povero dell'America Latina, il bilancio delle tempeste tropicali: 77 persone hanno perso la vita, appena una settimana fa, nella furia di "Gustav" che nella vicina Cuba ha distrutto 100 mila case. Due tornado, inoltre, si sono abbattuti ieri su un sobborgo di New Orleans, distruggendo edifici ma senza causare feriti, dato che la zona era stata precedentemente evacuata. E la stagione degli uragani non è ancora finita: cresce il timore per la formazione di nuove perturbazioni tra l'Africa e i Caraibi. Attualmente gli esperti seguono due nuove tempeste tropicali, "Ike" e "Josephine", che si stanno dirigendo a ovest e che probabilmente nella giornata di oggi si trasformeranno in uragani. Il National Hurricane Center di Miami, in Florida, ha reso noto che la nuova depressione tropicale, "Josephine", si è formata al largo di Capo Verde e che dovrebbe puntare, come tutti i fenomeni atlantici di questo tipo, verso il Mar dei Caraibi, il Golfo del Messico, le coste della Florida, dell'Alabama, del South Carolina. Secondo il servizio meteorologico Usa – informa l’Ansa – Josephine è la decima tempesta tropicale a formarsi quest'anno in mezzo all'Atlantico e la stagione potrebbe contemplarne altre. I meteorologi americani a giugno (quando comincia la stagione degli uragani) ne avevano previste dalle 14 alle 18. (S.G.)

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    Conferenza di Accra: le Chiese cristiane africane chiedono maggiori interventi per i poveri

    ◊   Una riforma degli aiuti allo sviluppo che non affronti la questione centrale del suo reale impatto sui poveri non potrà risolvere lo scandalo della povertà nel mondo. È il monito lanciato dalle Chiese cristiane africane e dalle ong religiose, alla vigilia del Terzo Forum di alto livello promosso dall’Unione Europea sull'efficacia degli aiuti, che ha preso il via ieri ad Accra, in Ghana. La conferenza, cui partecipano 800 rappresentanti di Paesi donatori e di Paesi beneficiari e delle organizzazioni della società civile, dovrà fare il punto dell’attuazione della “Dichiarazione di Parigi” sull’efficacia dell’aiuto allo sviluppo come strategia di contrasto alla povertà. In particolare nel corso della conferenza, che si concluderà giovedì, verrà adottata la “Accra Agenda for Action", un documento che dovrebbe tracciare il percorso per l’applicazione dei principi adottati alla Conferenza di Parigi del 2005. Le Chiese cristiane del Continente interverranno partecipando ad un forum parallelo della società civile. In una dichiarazione congiunta, la Caritas Internationalis, il SECAM, il Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar, la Conferenza panafricana delle Chiese (AACC), la Cooperazione internazionale per lo sviluppo e la solidarietà e l’Azione delle Chiese insieme per lo sviluppo rilevano come gli interessi reali dei poveri non siano stati presi in considerazione nelle bozze dei documenti che saranno presentati al Forum. “La conferenza di Accra può aiutare a porre fine allo scandalo della povertà, ma solo a condizione che aiuti i poveri a diventare artefici del proprio sviluppo”, ha dichiarato il reverendo Mvuve Dandala, Segretario generale della AACC. Secondo René Grotenhuis, che rappresenta la Caritas, finora è stata data più attenzione alla quantità che alla qualità degli aiuti e la “Dichiarazione di Parigi” ignora il tema dello sviluppo sostenibile. Ancora più netto il giudizio di Gweneth Berge, dell’Azione delle Chiese insieme per lo sviluppo, che lamenta lo scarso coinvolgimento delle comunità direttamente interessate e denuncia come gli aiuti siano gestiti dai Paesi ricchi solo in funzione dei propri interessi economici, anziché di quello dei poveri. Secondo mons. Francisco Silota, che rappresenta il SECAM, è necessario coinvolgere di più le Chiese e le Ong religiose nella gestione degli aiuti, essendo esse le principali fornitrici di servizi sanitari, educativi e assistenziali nei Paesi in via di sviluppo. (L.Z.)

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    Africa: il direttore dell'OMS apre la conferenza di Yaoundé chiedendo maggiori investimenti nelle politiche sanitarie

    ◊   “L’eliminazione delle epidemie è la base per qualsiasi progresso duraturo, purtroppo i Paesi africani sono ancora sotto la minaccia della poliomielite a causa di un basso livello di spesa per l'assistenza sanitaria”. Così, riporta la Misna, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), Margaret Chan, durante l’apertura a Yaoundé, in Camerun, della conferenza dedicata all’Africa. Per cinque giorni fino a venerdì, i delegati dei 46 Paesi africani membri dell’OMS si concentreranno sulle misure per migliorare la salute della popolazione del continente entro il 2015. In 27 nazioni, la spesa annuale per l’assistenza sanitaria è equivalente a 20 euro a persona, una cifra che secondo la dottoressa Chan non consente le cure minime indispensabili. Migliorare la salute delle donne, la prevenzione e la lotta contro malaria, sindrome da immunodeficienza acquisita (Aids) e cancro, l’eradicazione della poliomielite e dei disturbi causati da carenza di iodio sono tra le questioni principali nell’agenda dei partecipanti alla conferenza: tutti gli interventi pronunciati finora hanno concordato sulla necessità di un’azione urgente per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del Millennio sulla salute. (S.G.)

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    Uganda: il cardinale Wamala invita i giovani a promuovere la pace

    ◊   Promuovere la pace, la giustizia e la riconciliazione nei Paesi dell’Africa orientale: è l’invito lanciato ai giovani dall’arcivescovo emerito di Kampala, in Uganda, il cardinale Emmanuel Wamala. Il porporato si è rivolto a ragazzi di diverse confessioni religiose dell’Africa orientale, radunati a Namugongo, presso il Santuario cattolico dei martiri ugandesi, in occasione di una conferenza sul dialogo interreligioso, organizzata dall’AMECEA (Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell’Africa dell’est). In particolare - riferisce l'agenzia Apic - parlando ai giovani, il cardinale Wamala ha ricordato come la giovinezza sia sinonimo di potenzialità, il che spiega perché “la Chiesa cattolica punti sulla vitalità dei giovani”, capaci di apportare “cambiamenti positivi” nelle comunità dei rispettivi Paesi. Il porporato ha infine messo in guardia gli adolescenti dai rischi del materialismo e della secolarizzazione che “tendono ad alienare l’umanità da Dio” e li ha invitati a non allontanarsi dalle principali istituzioni religiose. (I.P.)

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    Lettera dei vescovi della Costa Rica al presidente Oscar Arias

    ◊   “È compito della Chiesa annunciare sempre e dovunque i principi morali anche in merito all'ordine sociale, e così pure pronunciare il giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigono i diritti fondamentali della persona umana o la salvezza delle anime”. Con queste riflessioni i vescovi della Costa Rica hanno indirizzato al Presidente della Repubblica Oscar Arias una lettera in cui vengono affrontati diversi temi legati all’attualità del Paese. I presuli, sottolineando che la Chiesa interviene nelle questioni sociali solo al fine di svolgere l’educazione pastorale, precisano la non interferenza con la laicità delle istituzioni. “Siamo consapevoli - scrivono - che le relazioni tra la comunità politica e la Chiesa sono basate sul riconoscimento della diversità dei rispettivi compiti, pur indirizzati allo stesso oggetto”, ovvero al servizio della vocazione personale e sociale di ciascun uomo. Quando la Chiesa è intervenuta nelle questioni sociali o politiche, lo ha fatto per compiere “il proprio dovere”, per favorire la formazione e illuminare la coscienza dei fedeli, in particolare quelli impegnati in politica, per essere sempre al servizio della persona e del bene comune. I vescovi della Costa Rica aggiungono: “Non si vuole confondere l'azione della Chiesa con la politica, perché non si vogliono contrariare le esigenze di una corretta interpretazione della laicità. La Chiesa non chiede di esercitare un potere politico né di eliminare la libertà di opinione dei cattolici sulle questioni contingenti”. In base al valore della democrazia, tuttavia, si osserva che “la Chiesa è libera di predicare la fede, di insegnare la sua dottrina sociale e di svolgere la propria missione tra gli uomini senza alcun ostacolo”. Di fronte al crescente secolarismo che pretende di ridurre la vita religiosa a una pura sfera personale dei cittadini senza possibilità di manifestarla pubblicamente, occorre replicare - rilevano i vescovi - ricordando che l'autonomia della sfera temporale non esclude un'intima armonia con le esigenze superiori e complesse derivanti da una visione integrale dell'uomo e del suo eterno destino. L'episcopato evidenzia che il suo intervento è in linea con l'insegnamento del Papa, che insiste sulla convenienza per gli Stati di proteggere la pratica religiosa dei cittadini senza preferenze o rifiuto. Nell'intervento, tra l'altro, si ricordano le sfide che attualmente il Paese sta affrontando, a iniziare dalla necessità di una maggiore solidarietà. Nel suo discorso ai vescovi della Costa Rica in visita “ad limina”, lo scorso febbraio, Benedetto XVI aveva in particolare rivolto un invito “a promuovere il bene della famiglia e a difendere i suoi diritti presso le istanze competenti, e a sviluppare un'attenzione pastorale che la protegga e la aiuti direttamente nelle difficoltà”. La lettera conclude riconoscendo gli sforzi dell'attuale Governo per contrastare la crescente povertà e auspica che le decisioni prese in occasione degli ultimi incontri dei ministri possano concretizzarsi in misure idonee a sostenere le persone in difficoltà, in particolare offrendo opportunità nei settori del lavoro, dell'educazione e dell'assistenza sanitaria. Infine, la Conferenza episcopale della Costa Rica rinnova la sua disponibilità a collaborare con tutte quelle iniziative che hanno la finalità di rendere la società più giusta e solidale. Si afferma inoltre “la permanente disponibilità al dialogo e alla cooperazione in favore della giustizia e della pace sociale”. (L.B.)

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    Chiesa argentina: a settembre l'incontro dei sacerdoti e la riunione del laicato sulle orme di Aparecida

    ◊   Sono numerose le attività ecclesiali che la Conferenza episcopale argentina ha in programma per le prossime settimane: due in particolare vengono sottolineate in questi giorni. La prima, sotto il patrocinio della Commissione episcopale per i ministeri, è il V incontro nazionale di sacerdoti dal 9 all'11 settembre nella città di Córdoba. Numerosi rappresentanti del clero di tutte le diocesi rifletteranno sul tema: “Allegri servitori della speranza”, ricordando la figura del compianto cardinale Eduardo Pironio a dieci anni della sua morte, il quale nel suo lungo ministero episcopale, in buona parte svolto al servizio della Santa Sede come Presidente del Pontificio Consiglio per i laici, sottolineava spesso l'elemento della gioia nell’ esercizio ministeriale. Fra i relatori ci sarà l'arcivescovo di Buenos Aires e Presidente della Conferenza episcopale, cardinale Jorge Mario Bergoglio, che parlerà proprio della “figura del sacerdote nell’ottica teologica e pastorale nel Documento di Aparecida”. Il secondo appuntamento è il primo incontro dedicato alle grandi questioni della politica e dell'etica organizzato il 20 e 21 di settembre dalla Conferenza episcopale argentina sotto la guida di mons. Jorge Casaretto, Presidente della Commissione per la pastorale sociale. Tema dell’iniziativa: “Per ripensare la politica: contributo a partire da una fede impegnata, al servizio comune”. I lavori si svolgeranno nella città di Córdoba e saranno rivolti in modo particolare ai laici, uomini e donne, che “cercano nella politica una forma e un mezzo per vivere pienamente il proprio impegno cristiano con lo scopo di raggiungere una presenza rappresentativa del mondo cattolico e, al tempo stesso, di arricchire i singoli attori politici nonché la comunità”. L'incontro si inquadra nel medesimo sforzo che si sta compiendo in diverse chiese particolari dell'America Latina e dei Caraibi, soprattutto dopo la V Conferenza generale di Aparecida (maggio 2007), per rinforzare l'impegno del laicato alla luce del magistero di Benedetto XVI che, in apertura di quest'assise, parlando delle sfide politiche affermò: “Questo lavoro non è competenza immediata della Chiesa. Il rispetto di una sana laicità - compresa la pluralità delle posizioni politiche - è essenziale nella tradizione cristiana. Se la Chiesa cominciasse a trasformarsi direttamente in soggetto politico, non farebbe di più per i poveri e per la giustizia, ma farebbe di meno, perché perderebbe la sua indipendenza e la sua autorità morale, identificandosi con un'unica via politica e con posizioni parziali opinabili. (...) I laici cattolici devono essere coscienti delle loro responsabilità nella vita pubblica; devono essere presenti nella formazione dei consensi necessari e nell'opposizione contro le ingiustizie”. (L.B)

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    Filippine: messaggio del Movimento per il dialogo “Silsilah” in occasione del Ramadan

    ◊   Il Movimento per il dialogo islamo-cristiano “Silsilah” presente nel sud delle Filippine da 25 anni, grazie all’opera del missionario del Pime padre Sebastiano d’Ambra, anche quest'anno ha scritto un messaggio in occasione dell’inizio del Ramadan, il mese sacro per i fedeli musulmani. Prendendo spunto dalla Lettera aperta che 138 intellettuali musulmani hanno inviato a Benedetto XVI nell’ottobre 2007, il Messaggio per il Ramadan 2008, iniziato ieri, afferma: “Non possiamo ignorare i segni di violenza nel mondo e sull’isola di Mindanao (Filippine Sud) dove il Movimento per il Dialogo ‘Silsilah’ ha mosso i primi passi 25 anni or sono come un segno di speranza. Mentre tali segni di violenza ci disturbano, allo stesso tempo siamo convinti che molti uomini dal cuore sincero sono impegnati a portare la pace nel nostro mondo travagliato. Noi dobbiamo essere determinati a costruire la pace per contrastare quanti operano per perpetuare la violenza per i propri interessi, usando la religione per dividere i popoli. Noi siamo dalla parte di quanti lavorano per la pace, con passione ma senza violenza, in spirito di giustizia, riconciliazione e armonia. Mentre molti credono che il dialogo sia una strategia, noi, d’altro canto, ne enfatizziamo la dimensione spirituale, per un dialogo più autentico e profondo”, continua il messaggio, auspicando che tutti possano sostenere “lo sforzo sincero di riconciliarsi con Dio, con se stessi, con gli altri e con la creazione”. Ricordando le parole di Benedetto XVI il quale sottolinea che “il dialogo basato sull’amore e sulla verità è la via migliore per portare felicità e armonia ai popoli della terra”, “Silsilah” conclude: “E’ nostro compito usare tutte le opportunità per ricordare il messaggio di amore verso Dio e verso il prossimo. Il sacro mese del Ramadan è certamente un tempo importante per i musulmani perché lo ricordino, e costituisce nel contempo una buona lezione per tutti i credenti”. (R.P.)

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    I vescovi delle Filippine raccolgono firme a sostegno del movimento per la vita

    ◊   Si basa su motivi etici e morali e non solo sui valori della fede la campagna lanciata dalla Conferenza dei vescovi cattolici delle Filippine (CBCP) contro il progetto di legge che mira a legalizzare l’aborto e a consentire il libero uso dei contraccettivi artificiali. I presuli stanno raccogliendo firme a sostegno della loro battaglia in numerose strutture diocesane in tutto il Paese. E, in un documento, contestano le ragioni dei deputati firmatari del progetto di legge che ritengono di promuovere così il diritto della donna alla libera scelta sulla maternità e di rispondere alla necessità di abbassare il tasso di incremento delle nascite per sconfiggere la povertà. I vescovi spiegano, infatti, che i contraccettivi artificiali vengono spesso usati come strumenti di violazione della dignità umana nel commercio sessuale e denunciano l’intenzione dei sostenitori del progetto di legge di investire nel loro acquisto due miliardi di pesos, soldi che potrebbero essere spesi invece in servizi per l’infanzia e per la maternità. Arbitraria, inoltre, sostengono i presuli la teoria che la povertà possa essere combattuta riducendo le nascite. La Pro-life Philippines foundation – informa l’Osservatore Romano – citando i dati del Centro statistico Nazionale - ha dimostrato, infatti, che dal 2003 al 2006 è aumentato il tasso di povertà del Paese a dispetto del contemporaneo calo del tasso di fertilità. (S.G.)

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    Malaysia: la Federazione Cristiana per la libertà e l'unità del Paese

    ◊   Garantire la diversità religiosa e razziale della Malaysia: è l’appello lanciato ieri, ai dirigenti del Paese, da parte di mons. Paul Tan Chee Ing, presidente della Federazione cristiana della Malaysia. “Il nostro Paese – ha detto il presule – ha bisogno di riesaminare le sue priorità e le sue politiche, e di riaffermare lo spirito di libertà che è alla base della nazione”. Ribadendo come “persone senza scrupoli utilizzino la razza e la religione a scopo politico”, mons. Ing ricorda che la maggior parte dei malesi chiede al governo “un comportamento equo e rispettoso nei confronti della Costituzione e della protezione dei cittadini, in particolare di quelli appartenenti alle minoranze”. Il presidente della Federazione cristiana locale - riferisce l'agenzia Apic - ha poi ricordato il tema del 51° anniversario dell’indipendenza della Malaysia dalla Gran Bretagna, celebrato il 31 agosto, ovvero “L’unità è alla base del successo” ed ha invitato tutti i cristiani ad unirsi ai malesi per l’occasione. Infine, il presule ha invitato i dirigenti del Paese a tener conto della promessa, fatta nel 1970, di garantire il governo della Malaysia secondo determinati “principi direttivi”, quali “una maggiore unità per tutti i malesi; il mantenimento di uno stile di vita democratico e la creazione di una società giusta, in cui le ricchezze della nazione siano distribuite equamente”. (I.P.)

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    Corea del Sud: inaugurato nuovo centro diocesano all’università di Incheon

    ◊   Il “Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia”, in attesa di aprire una sezione coreana entro il 2009, ha inaugurato, nei giorni scorsi, un nuovo centro diocesano presso l’università cattolica di Incheon, in Corea del Sud. I fedeli della diocesi di Incheon hanno accolto con grande gioia la richiesta dell’Istituto di poter estendere la sua opera in territorio coreano, dove la Chiesa è molto impegnata sul fronte della bioetica e della sensibilizzazione sulle tematiche relative al matrimonio e alla famiglia cristiana. Al sacerdote Joseph Cheong Kwang-wung, come riportato dell’Osservatore Romano, è stato conferito l’incarico di presiedere la commissione preparatoria che curerà nei dettagli, a livello burocratico, tecnico-organizzativo e pastorale, la creazione dell’istituto, collegandosi con le strutture ecclesiali, universitarie e civili del territorio diocesano. “E’ forte la mia speranza che la sezione coreana del nostro istituto possa diventare in breve tempo un polo di irradiazione e un centro di evangelizzazione per tutto il settore dell’Asia nordorientale”, ha spiegato mons. Livio Melina, preside dell’Istituto Giovanni Paolo II di Roma. “Vivamente credo che l’istituto possa ricoprire un ruolo importante”. (D.B.)

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    Cina: lettera pastorale del vescovo di Shangai per i 400 anni di evangelizzazione della città

    ◊   In occasione dei 400 anni di evangelizzazione di Shanghai e dell’Anno Paolino, l’anziano vescovo della diocesi, mons. Jin Lu Xian, ha pubblicato una lettera pastorale dedicata all’Apostolo delle Genti, che è poco conosciuto dai fedeli locali. Lo scopo – spiega il presule nel testo ripreso dall'agenzia Ucan – è di fare conoscere Paolo, la sua importanza e attualità nella Chiesa oggi e quindi sollecitare i fedeli a seguirne l’esempio. La lettera è basata in gran parte sui racconti biblici. Nella parte conclusiva mons. Jin richiama l’attenzione su tre immagini che spera rimangano impresse nella mente dei sacerdoti, religiosi e fedeli di Shanghai quali modelli da imitare: quella del Santo negli ultimi anni della sua vita, quando era in prigione a Roma, ma i suoi pensieri vagavano liberamente; quello di Paolo folgorato sulla via di Damasco che si converte da persecutore dei cristiani ad evangelizzatore delle genti e, infine, quella del Santo che gira nel Mediterraneo e grida “Guai a me se non annuncio il Vangelo!”, che sintetizza il senso della sua missione. La diocesi di Shanghai ha predisposto numerose iniziative per celebrare i 400 anni della sua evangelizzazione. Per questo mese di settembre è prevista una conferenza sul tema “Ripercorrere il passato, progettare il futuro” per studiare le figure più importanti di questi quattro secoli e il ruolo della Chiesa di oggi nella società cinese. Il 25 ottobre si aprirà la mostra sul patrimonio storico della Chiesa. Da novembre a dicembre sono previsti, infine, un concerto e incontri di preghiera sacerdotali. (L.Z.)

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    Nuovo documento dei vescovi asiatici sui mass media

    ◊   Approfondire e aggiornare il rapporto fra Chiesa e comunicazione nel variegato contesto del continente asiatico: questa la finalità del nuovo documento pubblicato dalla Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia (FABC) per un settore, quello della comunicazione, che necessita di continui studi, aggiornamenti e riflessioni, visto il rapido sviluppo delle tecnologie di comunicazione e i “nuovi pulpiti” da cui la Chiesa è chiamata ad annunciare il Vangelo. Tali progressi, si nota nel testo ripreso dall'agenzia Fides, titolato “Chiesa e comunicazione sociale in Asia”, sono particolarmente evidenti nel vasto continente asiatico, soprattutto in alcuni paesi dell’Asia meridionale e orientale, che risultano all’avanguardia nella produzione e nell’uso di sistemi e mezzi di comunicazione legati all’informatica e alle nuove tecnologie. Il testo, curato dall’Istituto per la Comunicazione Sociale esistente in seno alla FABC, offre nella prima parte nuovi approfondimenti di teologi ed esperti, mentre nella seconda un archivio che raccoglie tutti i documenti stilati negli incontri dei Vescovi sul tema della comunicazione, nel decennio 1996-2007. Da alcuni anni la Federazione delle Conferenze Episcopali asiatiche ha posto fra le sue priorità quella di rafforzare la presenza nel campo dei media e di utilizzare al meglio “i nuovi pulpiti” per l’evangelizzazione, cioè tutti i moderni mezzi di comunicazione che le nuove tecnologie forniscono alla società. I vescovi asiatici hanno prodotto uno sforzo di formazione per educare a una comunicazione che rispetti l’uomo, la sua dignità e i suoi diritti fondamentali, promuovendo la giustizia e la solidarietà, lottando contro le discriminazioni, ispirandosi agli autentici valori cristiani. Le Chiese asiatiche sono chiamate a motivare tutto il personale ecclesiastico affinché partecipi attivamente alle nuove opportunità create per la diffusione della Buona Novella e del Regno di Dio e, nel contempo, a educare all’uso critico dei media. La Chiesa è convinta che i mass media e le nuove tecnologie, specialmente Internet, possano e debbano contribuire a creare pace e armonia nelle società e fra i popoli in Asia. (R.P.)

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    L'arcidiocesi di Lecce apre in Moldavia un centro di accoglienza per combattere la povertà

    ◊   Si chiamerà “Cenacolo Regina Pacis”, il nuovo centro di accoglienza per i poveri di Chisinau, capitale della Moldavia. L’inaugurazione avverrà domani alla presenza dell’arcivescovo di Lecce, Cosmo Francesco Ruppi, che giungerà nello Stato dell’Europa orientale racchiuso tra Romania e Ucraina insieme ai responsabili della Caritas diocesana. Il complesso, che può contare anche su una chiesa annessa in cui sono state incastonate nell’altare le reliquie di San Filippo Smaldone, rientra nel “Progetto Moldavia” che l’arcidiocesi pugliese sta portando avanti da anni nel Paese dell’Est. “La struttura – si legge in una nota della Caritas diocesana – rappresenta un nuovo argine contro l’avanzare del degrado per permettere ai moldavi di non affondare nella lotta per la sopravvivenza cui sono costretti”. Il Cenacolo sarà un riferimento per la comunità locale, ma anche un luogo di incontro e di formazione. Non solo. L’ “oasi” – informa Avvenire – si propone di essere un angolo privilegiato di preghiera, soprattutto per i giovani. Dal 1997 la fondazione Regina Pacis, che ha la sua sede a San Foca di Melendugno e ha aperto alcune strutture nella Repubblica di Moldavia, è impegnata sul fronte dell’accoglienza e dell’integrazione degli immigrati sul territorio italiano.

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    Si è aperto in Grecia il raduno dei sacerdoti di rito caldeo in Europa

    ◊   “L’integrazione sociale, religiosa e culturale dei fedeli di rito caldeo, la pastorale vocazionale e l’emigrazione, che rischia di far scomparire i cristiani dall’Iraq”. Sono questi alcuni dei temi al centro del IV raduno dei sacerdoti di rito caldeo, apertosi lunedì scorso a Kamena Vourla, in Grecia. Diciannove i sacerdoti presenti, provenienti delle diverse comunità caldee dislocate in Europa, che si stanno confrontando sugli argomenti in agenda. “I fedeli caldei della diaspora in Europa sono circa 90 mila - ha spiegato all’agenzia Sir padre Philip Najim, procuratore caldeo presso la Santa Sede e visitatore apostolico per l’Europa - e a loro va garantito il futuro della propria tradizione. Sostenere l’identità caldea in Europa può servire anche a rafforzare la testimonianza cristiana e cattolica nel Vecchio Continente, specialmente in questo tempo, percorso da tendenze laiciste che vogliono relegare la fede alla sfera privata”. Particolarmente sentito, durante il raduno, è il tema dell’emigrazione dei cristiani dall’Iraq. “Molti vendono tutto e lasciano il Paese – ha aggiunto padre Najim – ed è evidente che non hanno intenzione di farvi ritorno. Noi, come parroci caldei, scoraggiamo ogni fuga dall’Iraq ed esortiamo la comunità internazionale, Europa in testa, ad adoperarsi affinché nel Paese tornino quella stabilità e sicurezza fondamentali per programmare un futuro sereno. L’Iraq ha bisogno dei cristiani”. (D.B.)

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    Apre in Croazia la prima scuola elementare cattolica

    ◊   La prima scuola elementare cattolica della Repubblica Croata è stata inaugurata lunedì scorso a Šibenik. La cerimonia ufficiale con la benedizione, informa il Sir, è stata presieduta da mons. Ante Ivas, vescovo della diocesi, alla presenza del sindaco Neda Klarić e delle autorità locali. “È un evento storico per la Croazia, per la città di Šibenik e in particolare per la Chiesa nella nazione croata”, ha affermato il presule, sottolineando il contributo dei genitori che hanno sostenuto l’iniziativa. Mons. Ivas ha ricordato che “tutti i vescovi croati hanno sostenuto con entusiasmo il progetto della scuola elementare cattolica di Šibenik e ha inoltre ringraziato le Suore francescane missionarie del Cuore Immacolato di Maria che hanno preso in carico la gestione della scuola, la cui attività comprende inizialmente tre classi: due prime e una seconda. La direttrice, suor Mandica Starčević, ha evidenziato come l’istituto “ottemperi pienamente gli standard educativi fissati dallo Stato croato. La scuola, fondata con il patrocinio del Ministero croato della Scienza, dell’Istruzione e dello Sport sarà gratuita. Gli stipendi del personale saranno pagati dallo Stato”. (S.G.)

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    Il cardinale Vallini rilancia la sfida educativa a Roma: "formare i laici alla teologia"

    ◊    “L’emergenza educativa” di cui Benedetto XVI ha parlato durante il Convegno ecclesiale diocesano di Roma lo scorso 9 giugno, è richiamata oggi dal cardinale vicario Agostino Vallini in una lettera indirizzata alla diocesi dell’Urbe in cui vengono presentati i corsi dell’Istituto superiore di scienze religiose “Ecclesia Mater”. Occorrono “percorsi formativi strutturati e significativi”, sottolinea il porporato, indicando nell’Ecclesia Mater un modello da seguire e sottolineando che l’impegno “sarà fecondo solo se potrà attuarsi non in forma sporadica e frammentaria, ma con la pazienza dei tempi lunghi”. Al pari della formazione del clero, anche quella dei laici, particolarmente degli operatori pastorali nelle diverse comunità e ambienti in cui la Chiesa è presente, si giova molto di itinerari di questo tipo. Da qui l’invito a puntare sull’Istituto superiore di scienze religiose che, scrive il cardinale Vallini, “è a servizio sia delle parrocchie che di altre aggregazioni ecclesiali per la preparazione di persone capaci di vivere ed esprimere una 'fede adulta e pensata' da valorizzare anche come formatori e responsabili nei diversi settori della pastorale diocesana”. Il percorso accademico – informa Avvenire – rilascia titoli di laurea triennale (baccalaureato) e di laurea magistrale (licenza) in Scienze religiose, ormai indispensabili per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado. Per l’elenco dei corsi aprire il sito www.ecclesiamater.org. (S.G.)

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    Concluso ad Ariccia l’annuale convegno nazionale dei cooperanti paolini

    ◊   Nella cornice della “Casa Divin Maestro” di Ariccia, i cooperanti paolini si sono riuniti per l’annuale convegno nazionale dedicato all’approfondimento del tema scelto dal Papa per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali: “I mezzi della comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla”. Il nuovo delegato nazionale, don Alessandro Castegnaro, subentrato a don Olindo Crespi, specialmente durante questo Anno Paolino, ha focalizzato l’attenzione sulla figura di San Paolo, invitando a imitare l’Apostolo delle genti nella “trasparenza e coerenza”. Presente al tavolo del dibattito anche mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio della comunicazioni sociali, che nel suo intervento ha sottolineato l’importanza della cultura digitale, sempre in maggior espansione e a cui va necessariamente collegato “un cambio di funzione da spettatori a produttori”. “Ci sia – ha aggiunto il presule – uno studio attento, in ordine a ciò che sta avvenendo, per non arrivare in ritardo con il nostro messaggio”. Dai lavori di gruppo, informa Avvenire, sono emerse anche le tante iniziative già messe in atto dai cooperanti: dai progetti parrocchiali e scolastici interdisciplinari alla serie di mostre e conferenze organizzate. Il convegno si è chiuso con un pellegrinaggio partito dalla casa generalizia in via Alessandro Severo e giunto alla Basilica di San Paolo fuori le Mura. (D.B.)

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    Frati aggrediti: i confratelli chiedono “giustizia, ma non giustizialismo”

    ◊   “Giustizia, ma non giustizialismo”. E’ questa la richiesta dei Frati piemontesi in merito alle indagini sugli autori della violenta rapina, avvenuta la scorsa settimana, nel Santuario di Belmonte in Canadese. "Confermiamo le parole di perdono verso gli autori del male - ha spiegato in una nota Fra Giorgio M. Vigna, vicario provinciale della Curia dei Frati Minori del Piemonte - e speriamo che siano al più presto affidati alla giustizia, ma non al giustizialismo, affinché non si ripetano più simili gesti". Nel frattempo proseguono a tutto campo le indagini dei Carabinieri del comando provinciale di Torino nel tentativo di individuare il gruppo di malviventi che la sera del 26 agosto ha fatto irruzione nel Convento e aggredito a colpi di bastone i quattro religiosi. “Nonostante le ipotesi giornalistiche, nulla trapela sugli sviluppi delle ricerche per l’individuazione dei responsabili della violenza", prosegue la nota dei frati minori, che ribadiscono la loro gratitudine verso “quanti, in queste ore, stanno lavorando alla ricostruzione dei fatti e per tutti coloro che, spinti da ammirevole senso civico, umano e cristiano, offrono informazioni e segnalazioni utili”. Per quanto riguarda le condizioni dei frati, si registra un costante miglioramento per due di loro, mentre resta stazionario il quadro neurologico di padre Emmanuele Battagliotti. E’ invece ancora in coma, ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Giovanni Bosco di Torino, padre Sergio Baldin, il più giovane dei quattro, che ha cercato di difendere i confratelli dagli aggressori. C’è comunque un cauto ottimismo tra i medici, fiduciosi sulle possibilità del frate di potersi risvegliare in tempi relativamente brevi. (D.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: 20 morti per un raid USA. Tra le vittime, anche donne e bambini. Il premier pakistano sfugge a un attentato

    ◊   In Pakistan, un raid compiuto da elicotteri americani, avvenuto questa mattina in un villaggio al confine con l’Afghanistan, è costato la vita ad almeno venti persone. Sembra che l’obiettivo dell’azione militare sia stata una base di Al Qaeda. Secondo diverse fonti, ad essere colpiti sono stati soprattutto civili: tra le vittime, ci sono anche donne e bambini. Le autorità locali hanno subito definito il raid “un’aggressione diretta alla sovranità” del Paese. In Pakistan intanto, nei pressi di Islamabad, il premier Yusuf Raza Villani è sfuggito ad un attentato.
     
    Stati Uniti, convention
    Negli Stati Uniti, il presidente George W. Bush è intervenuto in collegamento via satellite alla convention nazionale del Partito repubblicano a Saint Paul, nel Minesota. Bush ha definito McCain, candidato repubblicano alla Casa Bianca, “un uomo onesto che parla direttamente dal cuore”, “un uomo che non ha paura esprimere il proprio disaccordo”. In Lousiana, intanto, è previsto oggi l’arrivo del presidente americano per verificare i danni dopo il passaggio dell’uragano Gustav. Il servizio di Elena Molinari:
     
    Dopo aver cavalcato l’onda mediatica dell’uragano, la convention repubblicana è ripartita ieri sera a piena velocità. Gustav ha dato però a John McCain l’opportunità di dare al Congresso un tono meno partisan e più indipendente. Un elemento, questo, che può fargli gioco. Ieri, sul palco dell’Excel Centre sono apparsi Fred Thompson, ex candidato alla Casa Bianca, ma più noto agli americani come il paterno procuratore distrettuale di Law and Order, e poi Joe Lieberman, che solo otto anni fa era candidato alla vicepresidenza per i democratici. Quest’ultimo ha spiegato le ragioni del suo voto per McCain. Anche George Bush ha parlato alla platea, ma solo via satellite. La giornata di ieri era dedicata a presentare il candidato e raccontare la sua storia, anche se al contrario di Obama sono pochi gli statunitensi che non conoscono il senatore dell’Arizona. Figlio e nipote di due ammiragli, eroe di guerra, ha passato cinque anni e mezzo di prigionia. E’ stato torturato nel Vietnam del Nord. Oggi sarà la giornata di Sarah Palin, la sua aspirante vice.
     
    Ucraina
    In Ucraina, nuova crisi politico-istituzionale: il presidente Viktor Yushchenko ha minacciato di sciogliere il parlamento e di indire elezioni anticipate dopo l’annuncio del partito "Nostra Ucraina" della propria uscita dalla coalizione di governo. La crisi nel Paese è stata innescata dalla recente adozione di alcune leggi che riducono i poteri del capo di Stato in favore del primo ministro.
     
    Georgia
    Dopo la decisione del governo della Georgia di rompere le relazioni diplomatiche con la Federazione Russa, il consolato russo a Tbilisi interrompe da oggi le proprie attività. Una delegazione della NATO si recherà, secondo fonti diplomatiche, in visita ufficiale in Georgia il prossimo 15 settembre. Oggi, intanto, è atteso nel Paese il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini.
     
    Filippine
    Il governo delle Filippine ha abbandonato il negoziato di pace con il Fronte Moro islamico di liberazione. Lo ha annunciato il portavoce del presidente del Paese, la signora Gloria Arroyo. Secondo mezzi di informazione locali, l’esecutivo filippino sembra adesso orientato ad aprire dialoghi diretti con le varie comunità nel sud del Paese.
     
    Serbia/UE
    Il presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, ha definito “possibile” che la Serbia ottenga nel 2009 la candidatura per l’ingresso nell’Unione Europea. Secondo diversi analisti, a favorire la candidatura serba è anche il recente arresto di Radovan Karadzic, ex leader serbo bosniaco latitante per quasi 13 anni.
     
    Negoziati su Cipro
    Al via il nuovo round di colloqui di pace per la riunificazione di Cipro: il presidente greco cipriota, Dimitris Christofias, e il suo omologo turco cipriota, Mehmet Ali Talat, si sono riuniti oggi nella zona-cuscinetto dell’ONU che divide la capitale Nicosia. L’ipotesi sulla quale si lavora per riunire l’isola divisa dal 1974 è la costituzione di uno Stato federale, in grado di garantire i diritti delle due comunità. Ma perché sono ancora molti e complessi gli ostacoli per una riunificazione di Cipro? Giada Aquilino lo ha chiesto al prof. Vittorio Segre, presidente dell’Istituto di studi mediterranei dell’Università di Lugano, che ha vissuto per oltre un decennio a Cipro:
     
    R. - Perché è una crisi fondata su pregiudizi, paure. Incide anche la durata lunghissima di questa crisi: non dimentichiamo che l’occupazione turca è iniziata nel 1974. In tutto questo tempo, le truppe internazionali dell’ONU hanno congelato una soluzione. Ma non hanno trovato una risoluzione. E questo perché le forze locali - i turchi e i greci - non hanno la capacità di cambiare radicalmente la situazione.

     
    D. - Come potrebbe essere cambiata?

     
    R. - Solo attraverso un cambiamento del contesto. Il contesto è cambiato: lo è in Turchia, lo è in Grecia. Ed è cambiato il contesto europeo nel quale Cipro è entrato. Ma è cambiato anche il contesto europeo in sé, in quanto Cipro non è più una base di grande importanza militare per l’impero britannico, che non c’è più. C’è quindi un cambiamento del contesto profondo. E’ questo che fa pensare all’inevitabilità di un accordo.

     
    D. - Tra le questioni più spinose, rimangono quella della sovranità e quella del sistema di governo. A cosa si potrebbe arrivare?

     
    R. - Si è parlato spesse volte e senza successo di un accordo confederativo e non federativo. C’è un tale sviluppo della parte cipriota-greca, e un tale ritardo economico della parte cipriota-turca, che c’è interesse di ristabilire un equilibrio economico.
     
    Accordo Italia - Libia
    La Libia non vuole cancellare i trattati internazionali firmati dall’Italia ma vuole tutelare la propria sicurezza. Lo ha detto l’ambasciatore della Libia in Italia, Abdul Hafed Gaddur, commentando l’articolo del ‘Trattato di amicizia’. L’articolo prevede per l’Italia il divieto di utilizzo dei propri territori per atti ostili contro la Libia. Gaddur ha parlato anche della questione immigrati, sostenendo che il trattato aiuterà a controllare i flussi.
     
    Immigrazione
    Altri cinque migranti sono morti durante la traversata dalla Libia verso l’Europa. Lo hanno riferito 85 immigrati soccorsi dalla marina maltese su un gommone alla deriva, a circa 97 miglia a sud di Malta. A Lampedusa, poi, sono complessivamente 133 gli immigrati sbarcati la scorsa notte sull'isola. Sul fenomeno dell’immigrazione si è nuovamente espresso Benedetto XVI domenica scorsa, dopo l’Angelus. Il Papa ha chiesto di rimuovere le cause dell’immigrazione irregolare e di "stroncare tutte le forme di criminalità ad essa collegate". Spesso, si tratta, infatti, di persone in fuga da realtà drammatiche che, dopo aver rischiato la vita nei cosiddetti viaggi della speranza, diventano vittime di nuove forme di schiavitù. E’ quanto sottolinea, al microfono di Fabio Colagrande, padre Gian Romano Gnesotto, direttore dell’Ufficio nazionale per gli immigrati e profughi della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana:
     
    R. - Sono tutte persone che, pur regolarmente presenti nel territorio, comunque vanno tutelate nei loro diritti basilari. Certamente, poi, c’è la responsabilità dei Paesi d’origine. Il Papa chiede di rimuovere le cause dell’immigrazione irregolare e anche le forme di criminalità organizzata. E’ un compito gravoso quello di rimuovere tali cause, perché sono problemi molte volte strutturali all’interno di economie o di precise impostazioni sociali. Sono problemi veramente difficili da risolvere e quindi richiedono molto tempo. Ma, senz’altro, un grosso contributo potrebbe essere quello di controllare le reti criminali che sull’immigrazione speculano. Alimentano traffici orientati alla schiavitù. Senz’altro, poi, le persone vanno sensibilizzate al grande valore della loro vita. Ma bisogna anche tener conto di un dato: il grave pericolo che molti immigrati affrontano nel passaggio dal deserto africano al Mare Mediterraneo presuppone che la loro vita nei Paesi d’origine sia di gran lunga peggiore.
     
    Incidente aereo
    Nuova tragedia aerea in Africa: almeno 17 persone sono morte nella Repubblica Democratica del Congo, in seguito ad un incidente aereo avvenuto nei pressi di Bukavu. Lo hanno reso noto fonti della missione delle Nazioni Unite nel Paese. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 247

     
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