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Sommario del 01/09/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • La "grande commozione" di Ingrid Betancourt ricevuta da Benedetto XVI a Castel Gandolfo
  • Altre udienze
  • Il commento di padre La Manna alle parole del Papa all'Angelus sull'immigrazione irregolare
  • Il cardinale Martino e mons. Marchetto lanciano un appello ai cristiani perché non restino indifferenti di fronte alle discriminazioni verso gli zingari
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Messico si mobilita contro la violenza e il crimine. Intervista con il presidente della Conferenza episcopale: lottare anche contro l'aborto
  • La Chiesa italiana celebra la Giornata per la salvaguardia del Creato. Mons. Tarchi: sobrietà negli stili di vita per difendere la terra
  • Chiesa e Società

  • Nuovo terremoto in Cina: colpite le province del Sichuan e dello Yunnan
  • Inondazioni in India: si lotta contro il tempo per salvare gli sfollati
  • Stati Uniti con il fiato sospeso per l’arrivo dell’uragano "Gustav"
  • Iraq: cattolici e musulmani pregano insieme per la pace
  • Filippine: a Mindanao un ufficiale cattolico dell’esercito protagonista del dialogo interreligioso
  • Ecumenismo: incontro a Ginevra degli addetti stampa delle Chiese cristiane d’Europa
  • Svezia: donne cristiane e musulmane si confrontano sulla pace e sul dialogo
  • Terra Santa: padre Manns chiede alle agenzie di viaggio guide competenti in Sacra Scrittura
  • Ora di religione in Grecia: diventa obbligatoria la frequenza per gli studenti ortodossi
  • Lavoro minorile: da oggi lo spot del Cesvi sui 218 milioni di bambini sfruttati nel mondo
  • Inghilterra: nasce “Yfaith”, il sito internet dedicato dai vescovi inglesi ai più piccoli
  • Conferenza europea, a Verona dal 3 al 7 settembre, contro la tratta delle donne, promossa dalle organizzazioni femminili cattoliche
  • Lo scioglimento dei ghiacci ha reso possibile circumnavigare il Polo Nord
  • Mostra del cinema di Venezia: domani il "Premio Bresson" al regista argentino Daniel Burman
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ancora quattro chiese bruciate nello Stato indiano dell'Orissa
  • Il Papa e la Santa Sede



    La "grande commozione" di Ingrid Betancourt ricevuta da Benedetto XVI a Castel Gandolfo

    ◊   La “cifra” dell’incontro è stata quella di una profonda commozione. Attesa da due mesi, l’udienza concessa questa mattina da Benedetto XVI a Ingrid Betancourt è stata vissuta con grande senso di gratitudine e di affetto da parte dell’ex candidata alle elezioni colombiane, rapita dalla guerriglia del suo Paese nel febbraio del 2002 e liberata il 2 luglio scorso. La Betancourt è stata accolta dal Pontefice nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, in compagnia della madre e dei figli, e al termine si è recata nella sede della Provincia di Roma, per onorare uno dei molti impegni ufficiali che caratterizzeranno il suo breve soggiorno in Italia. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana e nostro direttore generale, descrive così il clima dell’udienza, al microfono di Alessandro De Carolis:

    R. - Un clima, direi, di grandissima commozione perché Ingrid desiderava moltissimo questo incontro con il Santo Padre, lo aveva detto fin dal primo momento della sua liberazione. E questo perché il tempo della prigionia è stato per lei un tempo di grande esperienza spirituale, di preghiera, e dunque aveva veramente il desiderio di comunicare al Santo Padre l’importanza che la fede aveva avuto nel sostenerla in quel periodo di prova così difficile. E voleva anche ringraziarlo per la sua preghiera, per la sua vicinanza, per i diversi segni con i quali il Papa aveva manifestato il suo pensiero e il suo sostegno spirituale per tutti gli ostaggi e in particolare, naturalmente, anche per lei. Ricordiamo che anche la mamma di Ingrid Betancourt era stata ricevuta nel corso di un’udienza generale dal Santo Padre e aveva ricevuto parole di conforto delle quali Ingrid, in prigionia, era stata informata: ne aveva avuto notizia tramite la radio e questo l’aveva colpita molto profondamente. Quindi, questo incontro viene un po’ a sigillare un’esperienza certamente di sofferenza, ma anche di grande intensità spirituale.

    Come rilevato da padre Lombardi, la lunga parentesi di sofferenza patita da Ingrid Betancourt ha fatto emergere anche la sua grande tempra di cristiana, che non ha mai perso la sua speranza in Dio. Una tempra testimoniata pubblicamente in più occasioni, come racconta in questo servizio Alessandro De Carolis:

    (musica)

    L’unica cosa che i rapitori non sono mai riusciti a tenere in ostaggio è stata la sua fede. Le hanno rubato sei anni e mezzo della sua vita, ma non quella fiducia che solo la preghiera - sgranata su un rosario di corda e bottoni, magari spostandosi da un villaggio all’altro della foresta amazzonica - può rendere più forte della disperazione. Ingrid Betancourt ha “liberato” i suoi sentimenti più profondi poche ore dopo essere stata liberata lei stessa dai soldati colombiani: fa già parte degli archivi della memoria l’immagine di lei in ginocchio sulla pista dell’aeroporto di Catam, vicino a Bogotà, che ringrazia Dio e coloro che l’hanno da poco strappata alla prigionia restituendola al marito, ai figli, alla madre. Proprio alla madre, Yolanda Pulecio, la Betancourt aveva fatto giungere nel dicembre 2007 una lettera nella quale descriveva con lucida amarezza la propria condizione - “Qui tutti viviamo come morti: vivo o sopravvivo su un'amaca tesa fra due pali”. “Non ho voglia di niente, perché qui in questa foresta l'unica risposta a tutto quello che chiediamo è no” - ma mettendo in risalto anche la sola possibilità offertale dai rapitori, una concessione forse di poco conto per loro, ma segretamente la più preziosa per lei: la Bibbia. Quelle parole hanno evidentemente tenuto acceso nel fondo dell’anima un filo di luce, che non si è spento neppure nel momento della peggiore lacerazione, quando anni di catene e vessazioni avevano finito per rendere la morte, scrive la Betancourt alla madre, una “dolce possibilità”.

     
    Il 2 luglio scorso, quando per Ingrid Betancourt la vita è ricominciata di nuovo, uno dei suoi primi desideri è stato di incontrare Benedetto XVI, che in febbraio aveva già accolto in Vaticano la madre Yolanda. E un altro desiderio, realizzato già una decina di giorni dopo la liberazione, quello di ringraziare la Madonna. E’ il 12 luglio, c’è folla davanti alla Grotta di Lourdes e molta pioggia, e c’è una nuova un’immagine di preghiera che va in archivio: lo sguardo di Ingrid, sereno, levato verso il volto dell’Immacolata, le mani intrecciate in quelle dei figli. In questi 60 giorni dalla liberazione, le tv ci hanno regalato migliaia di fermi immagine della Betancourt. A noi piace conservare lo scatto all’aeroporto di Catam e quello di Lourdes. Due testimonianze visive di un’intima convinzione espressa dall’ex senatrice franco-colombiana e presto soffocata dai rumors mediatici, attratti da altro tipo di dichiarazioni: “Bisogna conservare una grande spiritualità - ha detto - per non scivolare nell'abisso”. Che essa dia animo anche agli altri 700 ostaggi ancora in mano alle FARC.

     
    (musica)

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    Altre udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto oggi anche mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia, con il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio.

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    Il commento di padre La Manna alle parole del Papa all'Angelus sull'immigrazione irregolare

    ◊   Ha suscitato vasta eco l’appello pronunciato ieri all’Angelus dal Papa sull’immigrazione. Guardando alle ormai frequenti tragedie del mare Benedetto XVI ha invitato i Paesi di accoglienza e quelli di origine a lavorare con spirito umanitario, solidarietà e senso di responsabilità nell'affrontare la questione dell’immigrazione irregolare. Plauso alle parole del Santo Padre è giunto dalle tante organizzazioni che lavorano per la difesa dei diritti dei richiedenti asilo. Paolo Ondarza ha intervistato padre Giuseppe La Manna, direttore del Centro Astalli, servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia.

    R. – Siamo contenti che il Pontefice faccia un’affermazione del genere, partendo da un’analisi reale di quello che sta accadendo, guardando le ulteriori e ultime morti di chi tenta di arrivare in Italia e in Europa, delineando anche con estrema chiarezza quello che bisognerebbe fare, quindi aprire le porte, non cercare più il vano tentativo di contrastare un fenomeno che, fino a che non si è capaci di rimuovere le cause vere che portano le persone a fuggire, non ha senso.

     
    D. – Il Santo Padre, pensando ai Paesi di provenienza di alcuni immigrati, ha invitato a stroncare alle radici quanto di criminale c’è dietro a tali viaggi ...

     
    R. – Sì. Bisogna tenere presente che, purtroppo, su ogni forma di povertà e di disgrazia c’è qualcuno che ci guadagna. L’appello del Papa a guardare ai Paesi di provenienza può rafforzare la volontà di tutti nel mirare a risolvere i problemi nei Paesi di provenienza. Se io al rifugiato eritreo chiedo se ha il desiderio di ritornare nel suo Paese, la risposta è positiva, qualora si risolvano i problemi nel suo Paese.

     
    D. – Il Papa ha espresso incoraggiamento, apprezzamento a quelle istituzioni che si stanno occupando della gestione dell’immigrazione irregolare. Questo va fatto con senso di responsabilità e spirito umanitario, ha detto ...

     
    R. – Sì, se io scappo dal mio Paese dove sono ricercato, non ho nessun interesse a viaggiare con i documenti perché il documento è il primo strumento che mi rende riconoscibile e che può bloccare e vanificare la fuga per salvare la mia vita. L’immigrazione irregolare è un frutto del non-governo del fenomeno migratorio.

     
    D. – Il Papa ha anche sollecitato i Paesi che accolgono a sviluppare strutture adeguate alle necessità dei migranti, e poi a sensibilizzare gli stessi sul valore della vita e sul dovere della legalità: anche questo è un passaggio importante ...

     
    R. – Sì. Noi incontriamo persone con grande dignità, richiedenti asilo che non hanno nessun interesse a finire nelle mani della criminalità. Quindi è gente che viene qui per fare la sua richiesta di asilo politico avendone diritto e con loro bisogna – questo è un punto fondamentale dell’accoglienza – preoccuparsi di fare dei progetti insieme a loro che consentano loro di inserirsi e di trovare la loro realizzazione, rispettando la propria dignità, la propria cultura e anche – se ci riusciamo – la loro formazione.

     
    D. – In una intervista, il ministro degli Interni italiano, Maroni, ha detto che occorre un lavoro congiunto. In assenza di una politica europea il problema non si risolve con i soli provvedimenti dei singoli Stati. Lei è d’accordo?

     
    R. – Mi trovo d’accordo sulla necessità di collaborare per trovare un modo per accogliere con intelligenza, ma soprattutto c’è bisogno di una regia che, con la collaborazione di tutti, riesca a governare il fenomeno, contrastando la mentalità che c’è dietro alla "fortezza" Europa. Chiudersi non ha senso: ci fa sentire in emergenza e ci toglie la lucidità per governare il fenomeno.

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    Il cardinale Martino e mons. Marchetto lanciano un appello ai cristiani perché non restino indifferenti di fronte alle discriminazioni verso gli zingari

    ◊   Si è aperto oggi a Frisinga, in Germania, il VI Congresso mondiale della pastorale per gli Zingari, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in collaborazione con la Conferenza episcopale tedesca. Al centro dell’incontro, che si concluderà il 4 settembre, è l’approfondimento del tema “I giovani Zingari nella Chiesa e nella società”. L’odierna giornata di lavori si caratterizza per il messaggio del cardinale Renato Raffaele Martino e il discorso dell’arcivescovo Agostino Marchetto, rispettivamente presidente e segretario del dicastero promotore dell’evento. Sui contenuti dei due interventi, ci riferisce Alessandro Gisotti:

    “Di fronte alle situazioni di discriminazione e d’indifferenza” di cui sono vittime gli zingari, la “Chiesa non può restare indifferente”: è il richiamo del cardinale Renato Raffaele Martino, contenuto nell’indirizzo di benvenuto al Congresso di Frisinga, letto dall’arcivescovo Agostino Marchetto. La Chiesa, prosegue il messaggio, “richiama tutti gli uomini, e soprattutto i cristiani, ad assumere le proprie responsabilità, sia nel servizio alla società sia nell’impegno politico, al fine di assicurare il pieno rispetto della dignità e dei diritti di ogni essere umano”. Un compito, si legge, che spetta innanzitutto ai governi e agli organismi internazionali. “Non di rado”, costata il cardinale Martino, “assistiamo a una certa inflessibilità e atteggiamenti ambigui di governi che non possiamo che deplorare”.

     
    Gli Stati, è l’esortazione del presidente di “Giustizia e Pace”, devono garantire uno sviluppo non solo economico, ma integrale della persona. Ed invita i governi a “fornire appoggi agli enti educativi e di aggregazione zingara”, alle loro scuole e associazioni, “dove nel rispetto delle norme e dei regolamenti di convivenza civile, si sviluppa una personalità equilibrata e responsabile” e in cui nascono “soggetti idonei a partecipare pienamente alla vita della comunità”. Il porporato non manca di sollecitare i mezzi di comunicazione ad “offrire alla società un’immagine vera della minoranza zingara, nelle sue varie espressioni, che aiuterà a sradicare dalle menti e dai cuori delle persone pregiudizi e emarginazioni nei suoi confronti”.

     
    E un forte richiamo a sconfiggere i pregiudizi e gli “stereotipi negativi” viene anche dall’arcivescovo Agostino Marchetto, nel suo intervento incentrato sulla realtà dei giovani zingari, definiti dal presule “risorsa per la Chiesa e per la società”. Molti zingari, è la sua amara costatazione, “incontrano difficoltà ad ottenere pieno accesso, su un piano di parità, alla sicurezza sociale, all’assistenza sanitaria, agli alloggi, ai servizi pubblici e alla giustizia”. Il segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti pone l’accento sull’importanza di un’educazione adeguata e di un lavoro dignitoso per favorire l’integrazione dei giovani zingari nella società.

     
    Mons. Marchetto denuncia la xenofobia e gli atti di violenza che colpiscono la comunità zingara, specie i più deboli e indifesi. Ed esorta i governi a “garantire i diritti di piena partecipazione alle società d’accoglienza e facilitare, se necessario, l’accesso ad avere la nazionalità”. “Emarginati, relegati ai margini dell’umanità, umiliati nella propria dignità”, afferma il presule, gli zingari “hanno bisogno di una Chiesa viva, di una Chiesa comunione, capace di formare e aiutare a superare le difficoltà che la grande politica non riesce a superare”. Bisogna, prosegue l’arcivescovo Marchetto, “costruire ponti”, “dimostrare fiducia”, rendere i giovani zingari “partecipi e vivi all’interno delle nostre Chiese”.

     
    Mons. Marchetto ritiene dunque prioritaria l’impostazione di “una pastorale giovanile degli zingari” ed enumera una serie di proposte per favorire la cultura dell’accoglienza: creare un maggior numero di centri ecclesiali ad hoc, promuovere la promozione di attività di intercambio culturale tra i giovani zingari. E, ancora, auspica la creazione di commissioni miste tra autorità ecclesiali e statali “per riflettere sulle problematiche da affrontare” e “programmare strategie di azione”. Infine, chiede alle organizzazioni umanitarie e alle Caritas di stanziare dei microcrediti per le famiglie e le comunità da utilizzare in favore della loro etnia.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   All’Angelus di domenica 31 agosto Benedetto XVI chiede senso di responsabilità e spirito umanitario per affrontare la questione dei migranti irregolari

    Il discorso introduttivo del Papa alla Messa con i suoi ex allievi a Castel Gandolfo. L’omelia del cardinale Christoph Schönborn

    Nell’informazione internazionale, in primo piano la crisi nel Caucaso: nel vertice di Bruxelles l’Unione Europea cerca una posizione comune. In rilievo anche gli ultimi casi di vittime nelle migrazioni dall’Africa

    “Un poeta della semplicità”. Luca Pellegrini sulla consegna del premio Robert Bresson a Daniel Burman, il “Woody Allen del Sud America”

    “In pellegrinaggio nella natura di pietra”. Mario Spinelli ripercorre gli itinerari paolini in Cappadocia

    “La terrorista che reinventò il monachesimo ortodosso”. Adriano dell’Asta ricostruisce la storia della conversione di Elizaveta Pilenko

    Una riflessione di Cristiana Freni sulla ricerca dell’io nella letteratura dal titolo “Fedele all’inquietudine: il caso Leopardi”

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    Oggi in Primo Piano



    Il Messico si mobilita contro la violenza e il crimine. Intervista con il presidente della Conferenza episcopale: lottare anche contro l'aborto

    ◊   Ieri in 70 città messicane, con almeno 250 mila manifestanti nella sola Città del Messico, si sono svolte centinaia di “Marce bianche” contro la violenza, il crimine e la cultura della morte. Si è trattato della più imponente manifestazione di massa contro l’aumento allarmante di ogni tipo di crimine nel Paese. Secondo le ultime statistiche il Messico ha raggiunto il record poco invidiabile di “morti assassinati” al giorno, che fino ad oggi apparteneva a Paesi come la Colombia e l’Iraq. Nonostante tutte le misure preventive e repressive e l’impiego di 25mila agenti, oltre il 98 per cento dei delitti resta impunito. Il servizio di Luis Badilla.

    Sulla difesa della vita umana la Chiesa messicana da diversi anni richiama con insistenza l’attenzione dell’opinione pubblica e delle autorità statali e federali. La settimana scorsa, in merito alla depenalizzazione dell’aborto entro la dodicesima settimana, i vescovi messicani sono tornati con forza a porre la questione, rilevando la contraddizione morale nonché sociale di un Paese, che da un parte si mobilita contro ogni violenza che insidia la vita, mentre dall’altra la Corte Suprema dichiara costituzionale l’uccisione di un essere umano non ancora nato. I dati ufficiali, sempre parziali, poiché la stragrande maggioranza dei crimini non vengono denunciati per paura, sono impressionanti: nei primi otto mesi del 2008 si già superato largamente il numero dei “morti ammazzati” del 2007 e la cifra si avvicina a 3mila, con una nota raccapricciante degli ultimi giorni: 20 persone decapitate. I sequestri, secondo le autorità sarebbero tra 300 e 400 ogni anno ma molte altre fonti autorevoli parlano di almeno 6mila. L’insicurezza serpeggia in tutti i settori sociali del Paese, in ogni città, nei diversi quartieri e, in sostanza, nulla è rimasto immune alla penetrazione dei grossi cartelli del narcotraffico, in particolare dei due più feroci e spietati: quello di “Sinaloa” e quello del “Golfo”, intrecciati fortemente con le mafie del narcotraffico della Colombia, del Perù e del Venezuela. “Il Messico è diventato un gigantesco corridoio per il passaggio e per la distribuzione della cocaina verso gli Stati Uniti e l’Europa”, i due più grandi mercati della droga, ha rilevato il capo della Polizia federale, che, però ha aggiunto: “Il consumo di cocaina è anche entrato a far parte della quotidianità di molti cittadini i quali, per procurarsi la propria dose giornaliera, si mettono al servizio del narcotraffico internazionale” . Mons. Lázaro Pérez Jiménez, vescovo di Celaya, commentando i recenti documenti dell’episcopato sulla morte, la violenza e il crimine in Messico, ha ricordato, giorni fa, che “i messicani si sono assuefatti alla violenza e quindi ascoltare il bilancio delle vittime è diventato normale. Ogni giorno cresce il numero di adolescenti messicani che entrano nel giro del consumo di droghe. Solo dopo la morte di un quattordicenne sequestrato e ucciso, nonostante il riscatto pagato dal padre, abbiamo preso coscienza che anche questo cancro sta erodendo il nostro tessuto sociale”. Ricordando che il presidente della Repubblica si è incontrato pochi giorni fa con tutti i governatori e i responsabili della sicurezza, per sottoscrive 75 nuove misure da applicare nei prossimi 93 giorni, mons. Pérez Jiménez, ha auspicato “che possa aprirsi un orizzonte di speranza (…) tenendo conto soprattutto che va combattuta l’impunità, e la corruzione che a volte la sostiene, perché altrimenti il crimine crederà di essere indistruttibile”. La drammatica realtà messicana, venuta alla luce ieri con migliaia di persone vestite di bianco che hanno acceso candele in ogni angolo del Paese per dire “no” alla morte, colloca questa importante nazione di fronte ad un bivio dal quale si esce solo con una scelta coraggiosa e senza infingimenti: la vita. Certo, hanno ricordato a più riprese i vescovi messicani, “la difesa della vita è un’opzione integrale e definitiva”, poiché chi crede e rispetta il “dono divino della vita sa di dover difenderla da ogni insidia e minaccia, in particolare quando l’offeso è indifeso e debole, non ha voce e non in grado di proteggersi”.

    E a questo proposito il presidente della Conferenza episcopale messicana, mons. Carlo Aguiar Retes, ha ribadito le sue critiche alla decisione della Corte Suprema che ha avallato la costituzionalità della legge sulla depenalizzazione dell'aborto nelle prime 12 settimane. Ascoltiamolo al microfono di Raul Cabrera:
     
    R. – Non hanno voluto affrontare la questione se ci sia vita all’inizio della fecondazione, dal concepimento, o se non ci sia vita in queste prime settimane. Questo argomento è centrale per noi, come questione etica e anche come questione scientifica. La Suprema Corte però non ha voluto dare una definizione di questo. Hanno preso una decisione affermando che non c’è contrapposizione con quello che è scritto esplicitamente nella Costituzione federale, che stabilisce in modo generico il diritto alla vita dei cittadini. Siccome non si parla direttamente di fecondazione, nelle prime settimane di vita della nuova creatura allora hanno detto che non c’è contrapposizione. Noi come Chiesa abbiamo dichiarato che è necessario adesso che si dica esplicitamente quello che i membri della Corte hanno argomentato non essere presente nella Costituzione. Tra l’altro, dopo un anno di dibattiti su queste questioni anche l’opinione pubblica ha maturato una nuova coscienza: mentre un anno fa la gente era divisa metà in favore della vita e metà in favore della morte, oggi ben ilil 70 per cento è in favore della vita. C’è ancora molto da fare e noi abbiamo però la speranza che si possa lavorare con i legislatori e con i gruppi in favore della vita perché si possa ancora andare avanti nell’esplicitare nella nostra Costituzione che il diritto alla vita va dal concepimento fino alla morte naturale. Questa è la nostra fiducia e la nostra speranza, è quello per cui preghiamo Dio, perché possiamo andare avanti in questo senso.

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    La Chiesa italiana celebra la Giornata per la salvaguardia del Creato. Mons. Tarchi: sobrietà negli stili di vita per difendere la terra

    ◊   Un invito ad una “conversione ecologica”. E’ quello proposto dai vescovi italiani che in occasione della terza giornata per la salvaguardia del Creato, che si celebra oggi, hanno redatto un messaggio sul tema “Una nuova sobrietà, per abitare la terra”. “Il pianeta - si legge - è la casa che ci è donata perché la abitiamo responsabilmente, custodendone la vivibilità anche per le prossime generazioni”. Di primaria importanza - sottolineano i presuli - l’educazione ad una gestione responsabile dei rifiuti e ad un uso efficiente delle energie rinnovabili. Sui temi dell’odierna giornata, Paolo Ondarza ha intervistato mons. Paolo Tarchi, direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della CEI:
     
    R. - Credo che chi soffre maggiormente un uso sconsiderato delle risorse del pianeta, certamente sono soprattutto le persone più povere. Per questo, è necessario avere uno sguardo sull’ambiente che, se da un lato recupera questa dimensione di una casa che è per tutti, dall’altro invoca anche un uso giusto per tutti delle risorse.

     
    D. - I vescovi italiani, guardando agli eccessi della società dei consumi, suggeriscono uno stile di vita più sobrio ...

     
    R. - Il richiamo alla sobrietà vuol dire sostanzialmente una ricerca di quello che è utile davvero per il bene delle persone.

     
    D. - Forse anche l’introduzione dell’educazione civica a scuola potrebbe contribuire a questo?

     
    R. - Tutto ciò che aiuta a pensare al “noi”, al bene comune, alla casa comune - e la scuola in questo ha un ruolo prioritario - va nella direzione giusta.

     
    D. - Fondamentale per la cura dell’ambiente è anche l’uso responsabile dell’energia...

     
    R. - Credo che su questo dovremmo far conoscere sempre di più come si possa avere un consumo giusto di energia se si attingono anche a quelle forme rinnovabili oppure si hanno delle attenzioni.

     
    D. - Una maggiore sobrietà vuol dire anche rendere meno gravoso il problema dei rifiuti...

     
    R. - Non c’è dubbio: i rifiuti indicano il modo di intendere la vita. Quello slogan che ha pervaso e pervade ancora il nostro modo di agire - l’"usa e getta" - certamente chiede di essere ripensato in una logica in cui si fa uso delle cose, di quelle che servono e nello stesso tempo, se è possibile, si riciclano nella misura in cui questo lo consenta.

     
    D. - La questione della salvaguardia del Creato è ormai da tre anni al centro dell’attenzione della Chiesa italiana ed è diventato anche un problema a cui si guarda da un punto di vista ecumenico ...

     
    R. - La casa, se è una casa comune, deve vedere necessariamente attenti non solo alcune componenti sociali ma tutte le componenti, a partire in modo particolare dai cristiani che nel loro modo di avvicinare la Creazione, attraverso l’insegnamento che la Scrittura ci offre, sono richiamati certamente ogni giorno a riscoprirne la bellezza e il dono.

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    Chiesa e Società



    Nuovo terremoto in Cina: colpite le province del Sichuan e dello Yunnan

    ◊   La terra torna a tremare nel sud-est della Cina. A meno di quattro mesi dal catastrofico sisma che provocò la morte di circa 70 mila persone, un nuovo terremoto ha colpito le province del Sichuan e dello Yunnan, uccidendo 32 persone e ferendone almeno quattrocento. L'epicentro del sisma, avvenuto sabato alle 16,30 (ora locale), è stato localizzato a Liangshan, prefettura autonoma YI, all'interno della provincia del Sichuan. Secondo quanto si apprende dal ministero degli Affari Civili di Pechino, la scossa, classificata di magnitudo 5,7 gradi dall'Istituto di Geofisica statunitense, ha danneggiato e distrutto più di 250 mila case, obbligando almeno 152 mila persone alla fuga. L’agenzia Asianews parla, tra l’altro, di almeno 100 complessi scolastici rasi al suolo dal sisma. Il Governo di Pechino ha immediatamente attivato i primi soccorsi, resi però difficoltosi dalle prime scosse di assestamento avvertite ieri (magnitudo 5,6 gradi) e dai danni lasciati in eredità dal terremoto dello scorso 12 maggio. Le autorità sono finora riuscite a distribuire 35 tonnellate di cibo e a montare circa 4500 tende di primo soccorso. (D.B.)

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    Inondazioni in India: si lotta contro il tempo per salvare gli sfollati

    ◊   Si fa sempre più drammatica la situazione nel Bihar, stato nel nord-est dell’India al confine con il Nepal, dove mezzo milione di persone lottano contro la furia delle acque per sfuggire alla morte a causa delle alluvioni che stanno mettendo in ginocchio la regione. Secondo le ultime stime riportate dall’agenzia AsiaNews, il numero totale degli sfollati ammonterebbe a 1,2 milioni, rimasti senza casa né cibo, mentre piovono critiche sul governo centrale incapace di intervenire con decisione nelle ore successive alla catastrofe. Testimoni riferiscono che nella zona regna il “caos assoluto”: le persone prendono d’assalto i mezzi di soccorso, gli aiuti umanitari rimangono depositati sui camion perché manca un centro di coordinamento per la loro distribuzione, interi villaggi dello stato sono ancora oggi sommersi dalle acque. Le prime stime parlano di 75 morti, ma la cifra pare destinata ad aumentare quando le acque cominceranno a defluire e si potrà avere una idea più precisa della reale portata delle devastazioni. I soccorritori temono che interi centri abitati siano stati spazzati via dalla forza della corrente e solo nei prossimi giorni sarà possibile una conta precisa delle vittime. Per far fronte all’emergenza il governo indiano ha spedito sul posto oltre 3.300 militari, che si aggiungono ai 21 team di medici già operanti nella zona, ai 14 centri di distribuzione di acqua  potabile, alle 500 tendopoli capaci di accogliere ciascuna 20 persone. Ma resta il problema della mancanza di coordinamento, che rende inefficaci gli sforzi messi in campo dai soccorritori. Prima di colpire l’India, le alluvioni hanno flagellato il vicino Nepal: secondo le prime stime vi sono oltre 50mila senzatetto, ma il vero problema è rappresentato dall’emergenza sanitaria. Si temono infatti epidemie di diarrea e polmoniti. Ora l’allarme si sposta verso il Bangladesh, che nelle prossime 48 ore potrebbe replicare i disastri registrati in Nepal e India. Si teme per la sorte di decine di migliaia di persone che potrebbero venire sommerse dall’esondazione dei tre principali fiumi del Paese: il Gange, il Brahmaputra e il Meghna. (R.P.)

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    Stati Uniti con il fiato sospeso per l’arrivo dell’uragano "Gustav"

    ◊   Ore di apprensione negli Stati Uniti. Quasi 2 milioni di persone, in fuga dall’uragano "Gustav", hanno lasciato le coste della Louisiana, con ogni mezzo, auto, pulman, treni, corsie aperte contromano sulle autostrade per chi abbandona le proprie case ed ogni avere sotto la minaccia di una terribile tempesta che incombe. "Gustav" - dopo avere provocato 85 morti nei Caraibi e lasciato una scia di distruzione ad Haiti, a Cuba, nella Repubblica Dominicana e nelle isole Cayman - ha toccato di nuovo la terraferma, la scorsa notte, muovendosi nel Golfo del Messico con venti a 185 chilometri l’ora e piogge sferzanti, mantenendo ben quattro Stati sotto il rischio di devastazioni: Louisiana, Texas, Alabama e Mississipi. Ma è soprattutto l’area di New Orleans quella più a rischio per la fragilità del suo sistema di dighe e dove incombe il ricordo ancora vivido dell’uragano Katrina, che proprio negli stessi giorni di fine agosto del 2005, seppellì sotto l’acqua, il fango e le macerie oltre 1800 persone e causò danni per 90 miliardi di dollari. Tutto il Paese è dunque con il fiato sospeso. Il presidente Bush – ricordiamo fortemente criticato 3 anni fa per il ritardo nei soccorsi – non sarà oggi all’apertura della Convention Repubblican di St Paul, nel Minnesota, ma seguirà con il vice Dick Cheney dal Texas – dove è stato stabilito il quartier generale per l’emergenza - il percorso di "Gustav". Assente alla Convention anche John McCain, atteso per l’investitura a candidato presidenziale ma volato in Missisipi con la vice Sarah Palin e la moglie Cindy, cosi come la moglie di Bush, Laura, ha cancellato un evento a Minneapopolis. Ripercussioni anche sul piano economico: petrolio in rialzo a 118 dollari per lo sbarco di "Gustav" nel Golfo del Messico, dove è stato necessario chiudere delle raffinerie ed evacuare alcune piattaforme. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Iraq: cattolici e musulmani pregano insieme per la pace

    ◊   Una preghiera in comune per la pace e la convivenza ha visto nella cattedrale di Kirkuk, nel nord dell’Iraq, inni, salmi, suppliche e lettura delle Sacre Scritture presentate da cristiani e musulmani: sunniti e sciiti; arabi, curdi e turcomanni. Le preghiere sono state ascoltate da leader religiosi, capi tribali, responsabili politici e militari: anche due donne musulmane hanno letto preghiere per la pace. Numerosi gli interventi. “Con la preghiera – ha detto l’arcivescovo Louis Sako – possiamo realizzare la riconciliazione e stabilire la pace; la preghiera cambia i nostri cuori e le nostre menti e ci aiuta ad essere disponibili ad accettare in modo positivo le differenze. Questo incontro alla vigilia del Ramadan è un appello a digiunare, a pregare, ad essere aperti alla conversione ed a lavorare per la pace e la riconciliazione. Con questo speciale cammino spirituale, noi possiamo vincere la violenza e con ciò rinforzare l’armonia e la fraternità”. Apprezzamento per l’iniziativa cattolica - riferisce l’agenzia AsiaNews - è stato espresso dal sindaco di Kirkuk che ha invitato alla pace e ad una reale convivenza. Un imam sunnita, dal canto suo, ha ricordato che “nell’antico califfato islamico, c’erano numerosi cristiani che collaboravano con i musulmani in vari modi ed oggi abbiamo bisogno di questo. Ringraziamo la Chiesa cattolica per averci riunito”. (R.P.)

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    Filippine: a Mindanao un ufficiale cattolico dell’esercito protagonista del dialogo interreligioso

    ◊   Dopo aver vissuto per anni sulla propria pelle il conflitto fra cristiani e musulmani nel sud delle Filippine, un ufficiale dell’esercito di religione cattolica, ha deciso di mettere in campo la propria esperienza per promuovere la pace nel Mindanao. Il tenente colonnello Johnny Macanas, in prima fila nella guerra fra esercito ed i ribelli del Milf, ribadisce che “il cerchio delle violenze deve chiudersi” e invita a sostenere un progetto pilota che aiuti la conoscenza e il rispetto reciproco fra i fedeli delle due grandi religioni monoteiste. I.S.L.A.M. – riferisce l’agenzia AsiaNews - è l’acronimo dell’iniziativa e fin dal nome chiarisce gli scopi per cui è nata: I Sincerely Love All Muslim, giocando con le iniziali dello slogan, ribadisce il desiderio di “amore e rispetto” che deve legare le due comunità, unica via per porre fine al conflitto decennale che insanguina il Paese. Sconvolto dalla guerra, dall’egoismo e dall’indifferenza, egli dice di “aver pregato Dio” chiedendogli cosa potesse fare per “aiutare la comunità musulmana e diventare portatore di pace”. Ispirandosi al lavoro di un pastore protestante morto nel 1999, che ha sempre favorito un dialogo fra cristiani e musulmani, il ten. col. Macanas ha dato così vita al progetto I.S.L.A.M., mobilitando associazioni e fedeli cristiani: egli ha portato aiuti alla popolazione musulmana, si è impegnato per favorirne un lento ritorno alla normalità con la creazione di scuole e progetti di sviluppo. Un invito alla pace è arrivato anche dal card. Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila. Ieri il porporato ha inviato una lettera a tutti i religiosi dell’arcidiocesi invitandoli a pregare per la pace nel Mindanao e a lavorare per portare aiuto e conforto alle vittime del conflitto. Continuano infatti le tensioni nella regione, mentre il governo e i ribelli del Milf non hanno ancora raggiunto l’accordo sui territori che costituiranno la regione autonoma musulmana nel Mindanao. (R.P.)

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    Ecumenismo: incontro a Ginevra degli addetti stampa delle Chiese cristiane d’Europa

    ◊   L’ecumenismo in Europa sa suscitare ancora l’interesse dei mass-media e il lavoro delle Chiese presso le istituzioni europee ha sufficiente visibilità? A questi interrogativi è dedicato l’incontro degli addetti stampa delle Chiese cristiane europee che si terrà a Ginevra dal 5 al 7 settembre. Parteciperanno 40 addetti stampa e direttori della comunicazione delle Chiese anglicana, ortodosse e protestanti, membri della Kek (Conferenza delle Chiese europee). “L’idea – spiega all’agenzia Sir Luca Negro, portavoce della Kek - è di riflettere insieme su come le chiese possono essere incisive nella comunicazione, a livello europeo soprattutto. Il nostro obiettivo in particolare è quello di suscitare una maggiore attenzione nei media su quello che le Chiese fanno e propongono a livello europeo, per esempio nel loro rapporto con le istituzioni europee. E’ nostro obiettivo anche rilanciare la comunicazione sull’ecumenismo che sembra essere in crisi, mentre invece è una realtà da rilanciare in positivo. Anche se non accadono grandi eventi, la realtà quotidiana del movimento ecumenico è una realtà estremamente vitale e ricca. C’è una rete di rapporti ecumenici estremamente fitta. Noi speriamo, anche attraverso questi incontri, di trovare i modi per dare visibilità a questa rete”. (R.P.)

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    Svezia: donne cristiane e musulmane si confrontano sulla pace e sul dialogo

    ◊   Il ruolo fondamentale delle donne nel processo di pace e nel dialogo tra fedi. Sarà questo il tema di analisi di un incontro promosso dal Worl council of churches (WCC), che si terrà dal 4 al 7 settembre a Göteborg, in collaborazione con la Chiesa protestante in Svezia e con il contributo dell’Iranian Institute for Interreligious Dialogue (IID). Ventidue donne, undici in rappresentanza delle Chiese delle varie confessioni cristiane e undici musulmane (tra cui docenti universitarie), si confronteranno sull’importanza dell’educazione scolastica nel formare le nuove generazioni al reciproco rispetto tra religioni e culture diverse. Rima Barsoum, responsabile per il WCC del programma dialogo interreligioso e cooperazione, ha spiegato all’Osservatore Romano gli obiettivi del convegno: “L’iniziativa si inserisce nell’ambito di un lungo cammino per favorire il dialogo intrapreso dal WCC fin dagli anni Settanta del secolo scorso e che oggi ha compiuto notevoli passi in avanti. La voce delle donne – ha chiarito la Barsoum – è sempre stata ascoltata, ma lo scarso numero di quelle impegnate su questo percorso aveva impedito di fatto che assumesse un peso di rilievo. Il dialogo, insomma, è stato monopolizzato per lungo tempo dagli uomini, nonostante ci fosse comunque interesse ad ascoltare anche la nostra opinione”. L’idea di fare un passo concreto in avanti è arrivata nel 2007, quando venne organizzato il primo incontro a Teheran, in Iran. La scelta, quest’anno, è ricaduta sulla Svezia dove, da tempo, una piccola assise locale di cristiane e musulmane elaborano iniziative comuni. L’incontro servirà dunque a progettare nuove strategie, basate sul confronto reciproco dell’esperienze vissute dalle partecipanti. (D.B.)

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    Terra Santa: padre Manns chiede alle agenzie di viaggio guide competenti in Sacra Scrittura

    ◊   "Le agenzie di viaggio devono preparare guide competenti non solo in archeologia, ma anzitutto esperti in Sacra Scrittura”. Il monito è di padre Frédéric Manns, docente di Sacra Scrittura al Biblicum di Gerusalemme. In vista del Sinodo dei vescovi sulla “Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa" (5-26 ottobre), il religioso, dal sito della Custodia francescana ripreso dall’agenzia Sir, ricorda che “la Parola letta in Terra Santa acquista una densità che molti pellegrini hanno potuto sperimentare”. E questo vale soprattutto per i seminaristi e i sacerdoti. “I vescovi che hanno avuto il coraggio di portare i loro seminaristi per un mese in Terra Santa hanno potuto organizzare la loro pastorale sulla Parola in modo da dare un cibo solido ai loro fedeli. I futuri sacerdoti dovranno essere in grado domani di discutere con i rabbini sull’interpretazione della Scrittura”. E’ quindi “inconcepibile” per padre Manns che “certe agenzie cattoliche non pensano altro che all’aspetto economico quando si tratta di portare sacerdoti in Terra Santa, non propongono loro programmi alternativi e non vedono nemmeno l’urgenza di proporre un aggiornamento per le loro guide”. Se il prossimo Sinodo, conclude, lo “si vuole pastorale deve offrire nuove soluzioni per la formazione dei formatori. Per insegnare, anche i vescovi devono studiare la Parola, perché si conosce solo quello che si vive e si mette in pratica”. (R.P.)

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    Ora di religione in Grecia: diventa obbligatoria la frequenza per gli studenti ortodossi

    ◊   Per gli studenti greci ortodossi non sarà più possibile decidere se frequentare o meno l’ora di religione a scuola. Lo ha stabilito il governo di Atene, rispondendo alle richieste del Sinodo della Chiesa ortodossa, contrario all’iniziativa governativa di concedere a tutti gli alunni la libertà di non assistere alle lezioni di religione. La nuova direttiva – considerata definitiva – accorderà dunque questa possibilità di scelta soltanto “agli studenti non di religione ortodossa”, che dovranno comunque frequentare corsi compensativi in altre materie. La Chiesa ortodossa, attraverso un portavoce, si è detta “soddisfatta” della nuova decisione del governo e considera la questione dell’insegnamento della religione nelle scuole definitivamente chiusa. (D.B.)

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    Lavoro minorile: da oggi lo spot del Cesvi sui 218 milioni di bambini sfruttati nel mondo

    ◊   In occasione della Giornata mondiale per l’alfabetizzazione istituita dall’Unesco (8 settembre), da oggi al 7 settembre andrà in onda sulle reti Mediaset uno spot del Cesvi per ricordare a tutti il fenomeno dello sfruttamento del lavoro minorile: 30 secondi per riflettere sulle vite rubate di 218 milioni di bambini nel mondo. Secondo l’Unesco, riferisce l’agenzia Sir, sono ancora 75 milioni i bambini del pianeta che non hanno accesso ad un’educazione di base, mentre, rammentano dal Cesvi, “l’istruzione e la scolarizzazione sono elementi essenziali per lo sviluppo” perché “offrono ad ogni individuo gli strumenti necessari per costruirsi un futuro dignitoso”. Analfabetismo e sfruttamento del lavoro minorile: due fenomeni che spesso vanno a braccetto perché, spiegano ancora dall’organizzazione umanitaria, a molti genitori “munirsi di più braccia-lavoro possibili appare l’unica strada percorribile per uscire da condizioni di estrema povertà e degrado”, pur sottoponendo i propri bambini “a sforzi fisici e costanti pericoli”. “Stop Child Labour. School is the best place to work” è la campagna di sensibilizzazione promossa in Italia da Cesvi, all’interno del network Alliance2015 e finanziata dall’Ue. Cesvi ha inoltre lanciato una petizione per chiedere al governo italiano di combattere il fenomeno. (R.P.)

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    Inghilterra: nasce “Yfaith”, il sito internet dedicato dai vescovi inglesi ai più piccoli

    ◊   Si chiama “Yfaith” e rappresenta l’ultima novità della rete esclusivamente dedicata ai bambini. Composto da oltre 20 pagine interattive, ricche di musica, film, sezioni divise per sesso, recensioni di libri e approfondimenti della Bibbia, il nuovo sito internet (www.yfaith.co.uk), nato su iniziativa della Conferenza episcopale inglese, si propone di rispondere alle domande più frequenti che si pongono i più piccoli, compresi in una fascia d’età che va dai 10 ai 13 anni. I contenuti del sito – come riporta l’agenzia Sir - sono stati redatti da un gruppo di bambini con la collaborazione del “Catholic Safeguarding Advisory Service”, organismo che si occupa della sicurezza dei bambini all’interno della Chiesa cattolica, e del “Child Exploitation And Online Protection Centre”, che combatte gli abusi sessuali sui minori. “I bambini – ha spiegato il card. Murphy-O’Connor, parlando del nuovo progetto multimediale che verrà lanciato sulla rete il prossimo 7 settembre - hanno bisogno di sentire di appartenere a una comunità cattolica, specie negli anni di passaggio tra le scuole elementari e quelle secondarie, quando si sentono incerti e la loro fede viene messa in discussione. Il sito può aiutare i genitori che non sanno come comunicare la loro fede ai figli”. (D.B.)

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    Conferenza europea, a Verona dal 3 al 7 settembre, contro la tratta delle donne, promossa dalle organizzazioni femminili cattoliche

    ◊   “Liberiamo le donne dalla tratta”: il tema della Conferenza europea, organizzata dell’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche (Wucwo/Umofc), in programma dal 3 al 7 settembre prossimo a Verona, ospitata dal Centro unitario per la cooperazione missionaria (Cum). Un’occasione - sostengono i promotori dell’iniziativa - per prendere coscienza del fenomeno e denunciare questo crimine odioso e confrontarsi di contrasto intraprese in vari Paesi europei. Il Wucwo/Umofc è un’associazione internazionale che riunisce circa 100 organizzazioni femminili o la componente femminile di associazioni e movimenti laicali che operano nelle comunità ecclesiali di tutto il mondo con lo scopo di promuovere la partecipazione e la corresponsabilità delle donne cattoliche nella vita della Chiesa. (R.G.)

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    Lo scioglimento dei ghiacci ha reso possibile circumnavigare il Polo Nord

    ◊   Non accadeva da 125 mila anni: per la prima volta nella storia dell’uomo è possibile circumnavigare il Polo Nord. Lo storico annuncio arriva da un gruppo di ricercatori tedeschi dell’Università di Brema, che grazie a nuove immagini satellitari ha potuto verificare il completo scioglimento contemporaneo dei ghiacchi nei passaggi a Nordest e a Nordovest. Questo rende possibile l’apertura di nuove rotte per i trasporti marittimi mondiali, sebbene bisognerà attendere ancora qualche tempo perché le navi possano percorrere senza alcun pericolo tali percorsi. Già nel 2005 si era aperto il passaggio a Nord Est ma nel 2007si era richiusa la rotta, che va dal nord dell’isola di Baffin fino al mare di Beaufort a sud dell’isola Vittoria e che ora si congiunge con il passaggio a Nordest, in quanto si è sciolta la lingua di ghiaccio che si estendeva lungo la Russia, attraverso il mare Laptev della Siberia. Intanto le compagnie di trasporti marittimi sono impazienti di esplorare le nuove rotte. Il Gruppo Belua di Brema sta già valutando di inviare una nave nel passaggio a Nordest, una rotta notevolmente più corta rispetto a quella attraverso il Canale di Suez. Basti dire che da Amburgo fino al porto giapponese di Yokohama, la rotta polare è di sole 7.400 miglia nautiche, il 60% in meno rispetto alle 11.500 miglia nautiche attraversando il Canale di Suez. Fino a oggi, si pensava che la calotta polare artica sarebbe scomparsa nel 2070. Ma molti scienziati prevedono che, a causa del riscaldamento del pianeta, questo accadrà entro il 2030 e qualcuno ritiene ancor prima. (R.G.)

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    Mostra del cinema di Venezia: domani il "Premio Bresson" al regista argentino Daniel Burman

    ◊   Il premio “Robert Bresson” 2008 dell'Ente dello spettacolo va all’argentino Daniel Burman, già vincitore nel 2004 del premio della giuria al Festival di Berlino per il film “L'abbraccio perduto”. La consegna del premio avverrà domani mattina presso lo spazio della Fondazione Ente dello spettacolo (Eds) all’Hotel Excelsior del Lido di Venezia. Il riconoscimento sarà consegnato a Burman dal presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, mons. Claudio Maria Celli. “Il premio – spiega all'agenzia Sir mons. Dario E.Viganò, presidente della Fondazione Ente dello spettacolo – è attribuito al regista che abbia dato una testimonianza significativa, per sincerità e intensità, del difficile cammino alla ricerca del significato spirituale della vita umana. I criteri nell’assegnare questo riconoscimento sono la ricerca di valori umani e spirituali contenuti nell’opera globale del regista. Ciò che il premio intende riconoscere è la densità interpretativa di un’opera che apra a riflessioni intense sull’umano”. Giunto alla nona edizione, il premio “Bresson” viene assegnato ogni anno dalla Fondazione Ente dello spettacolo, dopo aver sentito il parere del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali e del Pontificio Consiglio della cultura. Perché, quest’anno, è stato scelto Burman? “Dopo l’assegnazione, lo scorso anno, del premio Bresson al regista russo Aleksander Sokurov, abbiamo deciso di seguire la nostra più naturale ispirazione: la promozione di giovani talenti. Per questa ragione – dice Viganò – abbiamo scelto di assegnare il premio ad un promettente regista argentino, già molto apprezzato all’estero ma ancora poco conosciuto in Italia”. Nelle passate edizioni, il riconoscimento è stato consegnato tra gli altri a Giuseppe Tornatore, Wim Wenders e Zhang Yuan. La consegna del premio “Bresson” rappresenta il culmine di una serie di eventi che la Fondazione Ente dello spettacolo organizza ogni anno durante la Mostra del cinema di Venezia. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ancora quattro chiese bruciate nello Stato indiano dell'Orissa

    ◊   Ancora quattro chiese bruciate in Orissa, ieri, dopo le violenze contro cristiani della settimana scorsa in India. Il servizio di Fausta Speranza:

    In Orissa, Stato dell’India orientale, nonostante la situazione sembrasse migliorare, tanto da spingere le autorità a revocare il coprifuoco e l'ordine di sparare a vista, alcune persone hanno dato fuoco a quattro edifici di culto cristiano. Il governo locale, pertanto, ha di nuovo imposto il coprifuoco serale e notturno. La situazione è tranquilla a Kandhmal, epicentro degli scontri, dove la vita è tornata normale. Arrivano invece echi di scontri da diversi villaggi, tanto che le autorità locali hanno chiesto rinforzi tra esercito e paramilitari per ripristinare l'ordine. Le violenze denunciate in India a partire dal 25 agosto hanno provocato in pochi giorni 14 morti e 5.000 sfollati. Negli attacchi contro le comunità cristiane, ad oggi sono state date alle fiamme 46 chiese, 3 conventi cattolici, 5 ostelli, 7 centri pastorali e circa 300 case. Alcuni cristiani hanno lasciato i centri di accoglienza dove erano stati ospitati per far ritorno nelle loro case, mentre sono ancora 8000 gli ospiti dei centri di accoglienza che attendono un aiuto dal governo per ricostruire le proprie abitazioni. C’è da dire che personalità della società civile indiana e esponenti della Chiesa cattolica locale hanno incontrato in queste ore Shrimati Pratibha Patil, presidente della Confederazione indiana, chiedendo il suo intervento per fermare le violenze anticristiane nell’Orissa. Nella delegazione, figurano personalità della cultura e dello spettacolo, parlamentari cattolici, ma anche l’arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar, Raphael Cheenath, l’arcivescovo di New Delhi, Vincent Concessao, e il portavoce della Conferenza episcopale, padre Babu Joseph. Nel memorandum offerto al presidente, il gruppo chiede che vengano perseguite alcuni leader radicali indù del VHP (Vishwa Hindu Parishad), dell’RSS (Rashtriya Swayamsevak Sangh) e del Bajrang Dal, che nei giorni scorsi hanno continuato ad accusare i cristiani dell’assassinio di Swami Laxmanananda dello scorso 23 ottobre. E purtroppo anche in altri Stati si registrano episodi inquietanti: ieri, a Chitradurga, nel Karnataka, il pastore protestante N Kumar, della chiesa di Sharon, è stato picchiato subito dopo la funzione domenicale. Il gruppo dei radicali indù era entrato in chiesa segnando con pigmento rosso tutti i fedeli radunati, come segno di “riconversione all’induismo”. La polizia era presente, ma non è intervenuta.

    Il vertice straordinario dell’UE sulla crisi della Georgia
    I leader europei riuniti oggi a Bruxelles in un vertice straordinario per definire una linea “coerente, unitaria e solidale” sulla crisi della Georgia e le conseguenze nelle relazioni con la Russia. Le sanzioni contro Mosca non sono all'ordine del giorno. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, che ha la presidenza di turno del Consiglio, propone ai colleghi una linea che coniuga “fermezza e dialogo”. Una posizione di equilibrio che trova il consenso della Germania e dell'Italia. Il premier italiano, Silvio Berlusconi, si è augurato che dal summit odierno esca “una dichiarazione che guardi al dialogo piuttosto che allo scontro. Spero che ci sia concordia nel decidere di non dare sanzioni alla Russia”. La richiesta di una posizione più dura contro Mosca arriva dalla Polonia e da altri Paesi dell'ex blocco comunista, appoggiati dalla Svezia e dalla Gran Bretagna.

    Ucraina
    Circa 200 abitanti di Sebastopoli, il porto ucraino di Crimea che ospita la flotta russa del Mar Nero, si sono radunati nel porto per protestare contro l'attracco di una nave militare americana, la "Dallas" Lo riferisce l'agenzia Interfax. I manifestanti inalberavano striscioni con la scritta "yankee go home" e "Sebastopoli contro la Nato". La Dallas è arrivata a Sebastopoli su invito delle autorità ucraine dopo aver portato aiuti umanitari nella città georgiana di Batumi. La penisola di Crimea è abitata da una maggioranza di popolazione russofona. Sin dai tempi degli zar, la penisola ospitava la flotta russa del Mar Nero nel porto di Sebastopoli. Ora Kiev vorrebbe annullare i patti firmati con Mosca per la cessione di una base marittima alla flotta russa, che scadono nel 2017. Secondo il quotidiano Nezavisimaia Gazeta, si discute di un aumento esponenziale (25 volte quello attuale, di 98 milioni di dollari) da praticare sull'affitto a partire dal prossimo gennaio.

    USA - Convention
    Doveva essere l'ultima apparizione di George W. Bush, da presidente, ad una convention del Partito repubblicano. Ma l'uragano Gustav ha indotto il capo della Casa Bianca a cambiare programma: invece di recarsi in Minnesota per parlare al partito, Bush si recherà in Texas per esaminare sul posto i preparativi per l'uragano (atteso domani sulla costa USA del Golfo) e per recarsi successivamente in Louisiana, lo Stato che dopo la devastazione inflitta tre anni fa da Katrina rischia nelle prossime ore una nuova sciagura naturale. Non sono invece cambiati i programmi per Laura Bush, che parteciperà alla convention, come previsto, con un intervento. L'assenza di Bush all'appuntamento dei repubblicani (al massimo vi sarà un discorso in video) non dovrebbe dispiacere troppo al candidato John McCain, che ha cercato negli ultimi mesi di mantenere le distanze dal presidente americano, sia fisicamente che ideologicamente, per rispondere all’accusa dei democratici che una vittoria del repubblicano il 4 novembre darebbe all'America un governo "Bush IIÌ".

    Medio Oriente
    Non è stato registrato alcun progresso significativo nell'incontro avvenuto ieri a Gerusalemme fra il premier israeliano, Ehud Olmert, e il presidente palestinese, Abu Mazen (Mahmud Abbas). Lo ha detto il negoziatore palestinese, Saeb Erekat, al quotidiano dell'ANP al-Hayat al-Jadida. Secondo Erekat, Abu Mazen ha respinto la ipotesi che le due parti pubblichino in tempi brevi un documento congiunto che riassuma le intese raggiunte fino ad oggi nei negoziati lanciati nel dicembre scorso ad Annapolis (USA). La posizione dell'ANP - ha precisato Erekat - è che o si raggiunge una intesa su tutte le questioni sul tavolo, oppure non ci sarà una intesa. E per uscire dalla posizione di stallo fra Israele e ANp, Bassam Abu Sharif, un ex consigliere di Yasser Arafat sostiene che è necessario che i palestinesi lancino una nuova Intifada (rivolta) di carattere popolare e pacifico. Lo ha detto alla stampa palestinese. "Occorre una escalation delle dimostrazioni pacifiche e dei sit-in” ha detto Abu Sharif, secondo cui spetta all'ANP l'incarico di mettere a punto un programma di accoglienza per migliaia di sostenitori dall'estero che partecipino attivamente a quella che lui definisce “la Intifada della indipendenza”. Intanto, una cosiddetta "Equipe palestinese per gli studi strategici" ha pubblicato un documento secondo il quale è possibile che si renderà necessario l'abbandono della formula dei "due Stati per i due popoli" e il ritorno al progetto di un unico Stato binazionale e democratico “nell'intero territorio della Palestina storica”, che ospiti sia gli israeliani sia i palestinesi. Fra quanti partecipano ai dibattiti di questa equipe figurano esponenti di al-Fatah (Jibril Rajub, Mohammed Shtayeh) e di Hamas (Samir Abu Eishe) nonchè figure indipendenti come il politologo Ali Jarbawi dell'Università di Bir Zeit, Ramallah.

    Rilasciato israeliano catturato in Nigeria
    È stato liberato oggi l'uomo d'affari israeliano sequestrato una settimana fa a Port Harcourt, in Nigeria. Lo ha reso noto il Ministero israeliano degli Esteri. I rapitori di Ehud Baveli, 60 anni, funzionario di una compagnia edile israeliana, avevano chiesto in origine un riscatto di 12 milioni di dollari. Ma oggi hanno ammesso di aver compiuto un “errore di identificazione” e, secondo la radio militare, hanno liberato l'uomo senza che sia stata pagata alcuna somma di denaro.

    Libano
    Un religioso islamico è stato ucciso e tre altre persone sono state ferite in uno scontro a fuoco nel corso della notte tra gruppi rivali di musulmani sunniti e alawiti in un villaggio del Nord del Libano. Il villaggio sorge a circa 50 km dalla città settentrionale di Tripoli, teatro negli ultimi tre mesi di violenti scontri tra gruppi rivali di sunniti e alawiti in cui sono morte oltre venti persone. Lo riferiscono fonti di stampa, secondo cui gli scontri sono divampati in seguito ad un diverbio sulla proprieta' di una moschea nel villaggio Sheikh Lar, dove vive anche una comunita' cattolico maronita. Secondo il quotidiano an Nahar, l'imam della moschea, Ezzedin Qassem, è morto in una sparatoria nelle strade del villaggio, in cui sono state usate armi automatiche e razzi rpg.

    Afghanistan
    Una folla di centinaia di afghani inferociti ha bloccato una strada a Kabul per protestare contro l'uccisione nella capitale afghana, poco prima, di tre civili, fra cui due bambini, in un raid dei soldati della coalizione internazionale a guida USA (Enduring Freedom). Intanto, le forze della coalizione a guida americana e le truppe afghane hanno fatto sapere di aver ucciso più di 220 sospetti militanti taleban in un'operazione condotta nel sud del Paese, la scorsa settimana. Si tratta del bilancio più pesante di vittime fra i guerriglieri taleban registratosi negli ultimi tempi.

    Iraq
    Le forze irachene hanno ufficialmente assunto oggi il controllo della sicurezza nella provincia sunnita di Al Anbar, fino a un anno fa roccaforte di Al Qaeda e sede delle frange estremiste sunnite antiamericane. Il passaggio di consegne dalle forze statunitensi a quelle locali è avvenuto nel corso di una cerimonia nel capoluogo Ramadi. Al Anbar è la undicesima delle 18 province irachene nella quale è avvenuto il disimpegno americano. Che significato ha questo passaggio, alla luce del ritiro totale americano, che dovrebbe avvenire entro la fine del 2011? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Latif Al Saadi, giornalista iracheno in Italia:

    R. - Una testimonianza che la situazione in Iraq che sta andando meglio rispetto a sei mesi fa. Ramadi, città al centro di el Ambar, era una zona calda, era una roccaforte di al Qaeda. Poi iniziata la lotta contro al Qaeda, e così el Ambar è diventata la città più calma dell’Iraq. Questo non significa che non ci siano certe persone, certi gruppi di al Qaeda, ma la situazione è migliorata tanto.

     
    D. - Da parte irachena, c’è la preparazione nel gestire la sicurezza e l’ordine pubblico?

    R. - Sì: c’era da tempo. La situazione della sicurezza è andata parallelamente con il miglioramento anche della quantità e qualità della sicurezza della Forze di sicurezza irachene.

     
    D. - Alla luce di tutto questo, sarà realizzabile il ritiro completo delle truppe statunitensi entro il 2011?

     
     R. - Il governo iracheno e tutti i partiti o gruppi politici credono che entro il 2011 l’Iraq sarà pronto a fare uscire l’ultimo soldato americano. Gli americani, all’inizio, non volevano indicare una data precisa, ma gli iracheni hanno sempre detto che al più tardi dovrà essere il 2011. Il governo iracheno ha il diritto di richiedere una proroga qualora la situazione della sicurezza non sia stabilizzata. Io credo che ci sarà la possibilità anche a livello di stabilità: sia politica sia della sicurezza, in Iraq.

    Ginevra - Memorandum tra Nazioni Unite e Iraq
    E' stato firmato oggi a Ginevra dalle Nazioni Unite e dall’Iraq un Memorandum of understanding per incoraggiare lo sviluppo della tecnologia, della scienza e l'innovazione nel Paese. Si stima che circa l'80% delle istituzioni di ricerca e di insegnamento universitario in Iraq non siano pienamente operazionali, mentre le capacità nei settori della scienza, della tecnologia e dell'innovazione del Paese erano considerate in passato tra le migliori di tutta la regione. Il Memorandum prevede che una squadra di esperti esamini la situazione per aiutare l'Iraq ad adottare le misure pratiche necessarie a rilanciare i settori di ricerca, tecnologia e innovazione, importanti strumenti per la ricostruzione dell'economia del Paese, e quindi stimolare il ritorno dei “cervelli” che hanno lasciato l'Iraq.

    Algeria
    Un ufficiale dell'esercito e un imprenditore sono rimasti uccisi in un attacco compiuto nel comune di Tlijene, nelle zona di Tebessa, 600 km a sud-est di Algeri. Lo scrive oggi la stampa algerina.Un ordigno artigianale è stato fatto esplodere a distanza al passaggio dell'auto sulla quale viaggiavano i due uomini che stavano effettuando un sopralluogo nella zona per la costruzione di una pista aerea. L'attacco non è stato ancora confermato dalle autorità. In agosto, secondo un bilancio non ufficiale basato sulla stampa algerina, circa 130 persone, di cui una trentina di estremisti, sono morti nelle violenze dei gruppi armati di matrice islamica. Cinque gli attentati suicidi rivendicati da Al Qaida per il Maghreb islamico (ex Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, GSPC): il 3 agosto, un kamikaze si è ucciso nel centro del capoluogo della Cabilia, Tizi Ouzou, ferendo due persone, mentre il 9 sette civili sono rimasti uccisi a Zemmouri El Bahri. Il 19 agosto, un massacro è stato compiuto davanti ad una scuola della gendarmeria a Issers, dove sono morti 48 civili, e il 20 agosto dodici lavoratori della società canadese Snc Lavalin sono morti in uno dei due attacchi compiuti simultaneamente a Buira. Almeno 21 militari, tra cui il comandante della zona di Jijel, sono morti in numerose imboscate e attentati. Più di 30 membri dei gruppi armati di matrice islamica sono stati uccisi durante operazioni di rastrellamento delle forze di sicurezza.

    Libia
    “L'accordo che abbiamo firmato davanti a quasi mille discendenti delle vittime della colonizzazione mette una pietra sul passato”. Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha commentato oggi la firma dell'Accordo di amicizia e cooperazione siglato sabato scorso a Bengasi con il leader libico, Muammar Gheddafi. L'intesa, ha ricordato il premier, prevede che l'Italia dia alla Libia “sostegno economico per la costruzione di moderne infrastrutture”. L'Italia avrà più facilità nei rifornimenti di gas libico che “è tra i migliori al mondo”. A chi critica come troppo costoso il patto siglato con la Libia, Berlusconi risponde: “Non fa i conti con i vantaggi che verranno per le nostre aziende”. Intanto, Gheddafi ha assicurato che il conflitto fra la Libia e gli Stati Uniti è stato “definitivamente archiviato”. Il leader libico lo ha detto durante un discorso pronunciato a notte fonda da Bengasi di fronte al Congresso del popolo (il parlamento libico), in occasione del 39.mo anniversario della Rivoluzione che lo portò al potere. “Il dossier del conflitto fra la Libia e gli Stati uniti è stato definitivamente archiviato e ormai non ci saranno più guerre, raid o terrorismo” a opporre i due Paesi, ha detto Gheddafi, il quale ha tuttavia precisato di non mirare a stabilire un rapporto di amicizia con Washington: “Tutto cio' che vogliamo è che (gli USA) ci lascino tranquilli”. Gheddafi in settimana riceverà la segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice.

    Mauritania
    La giunta militare al potere in Mauritania dopo il colpo di Stato del 6 agosto scorso ha annunciato nella notte la formazione di un governo. Lo riferisce la televisione di Stato. “In data odierna (31 agosto) è stato formato per decreto” un governo di 22 ministri sotto la direzione di Moulaye Ould Mohamed Laghdaf, spiega un comunicato della presidenza dell'Alto consiglio di Stato. La maggior parte dei ministri appartiene al movimento che sostiene il colpo di Stato. Almeno tre fanno parte del Raggruppamento delle forze per la democrazia (RFD), secondo partito dell'Assemblea nazionale diretta da Ahmed Ould Daddah. Il Ministero degli esteri è stato affidato a Mohamed Mahmoud Ould Mohamedou, che fu professore di Scienze politiche all'università statunitense di Harvard. Mantengono i loro incarichi il ministro della Difesa, Mohammed Mahmoud Ould Mohamed Lemine, e quello della Giustizia, Ahmedou Tidjane Bal.

    Colombia
    Un'autobomba è scoppiata la scorsa notte nel centro della città colombiana di Cali, a lato del Palazzo di giustizia, causando almeno cinque morti e 26 feriti. La deflagrazione, si è appreso, ha causato gravissimi danni al primo piano dell'edificio e a molti negozi della zona. Il sindaco, Jorge Ivan Ospina, ha dichiarato a Radio Caracol che “si tratta di un attentato terroristico che ha causato vittime prevalentemente civili. L'attentato non è stato rivendicato, ma gli investigatori sospettano che esso possa essere opera delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC).

    Olimpiadi 2012
    Una staffetta limitata all'interno della Gran Bretagna. Non ci sarà nessun tour mondiale per la fiamma olimpica in occasione delle Olimpiadi 2012 di Londra: a differenza di quanto ha fatto la Cina, la Gran Bretagna si limiterà a far viaggiare la torcia olimpica all'interno dei propri confini. Settantadue anni dopo l'introduzione del tedesco Carl Diem, che concepì l'idea di una staffetta per la fiaccola olimpica in occasione delle Olimpiadi di Berlino nel 1936, con più di 3000 tedofori che portarono la fiaccola da Olimpia a Berlino, s'interrompe quindi la tradizione del tour mondiale della fiaccola, che in passato si è spinta fino allo spazio.

    Filippine
    Una potente esplosione è avvenuta in un autobus fermo a un terminal nel sud delle Filippine, provocando la morte di almeno sette persone e il ferimento di altre decine. Ne ha dato notizia la polizia. Cesario Darantinan, capo della polizia nella provincia di Davao del Sur a Mindanao, ha detto che l'autobus attendeva i passeggeri al terminal nella città di Digos quando all'interno dell'automezzo è esplosa una bomba. In quella regione, gli attacchi agli autobus sono spesso legati a tentativi di estorsione nei confronti di compagnie di trasporto.

    Gran Bretagna - violenze e vittime fra i giovanissimi
    Non si ferma l’ondata di violenza tra teenager nel Regno Unito. Nella notte tra sabato e domenica, due adolescenti, rispettivamente di 16 e 14 anni, sono stati uccisi, a poche ore di distanza l’uno dall’altro, con colpi d’arma da taglio nella zona est di Londra e a Liverpool. La polizia britannica ha effettuato l’arresto di un quindicenne per l’omicidio avvenuto nel capoluogo della contea del Merseyside, mentre nessun fermo è stato ancora predisposto per l’aggressione compiuta nella zona est della capitale inglese. La notizia di queste ultime due tragedie va ad aggravare il bilancio sugli omicidi all’arma bianca, e non solo, compiuti in Gran Bretagna dall’inizio dell’anno. Soltanto nella capitale, sono 25 i ragazzi uccisi nel 2008, 18 dei quali dopo essere stati accoltellati. In Inghilterra e Galles, sono stati invece ben 22 mila gli accoltellamenti avvenuti tra gennaio e aprile. Soltanto tre mesi fa, il governo guidato dal premier, Gordon Brown, ha lanciato un piano per contrastare l’escalation delle violenze, inasprendo le misure contro i responsabili ed arrivando a far arrestare ben 2.500 persone e a sequestrare 1.600 coltelli. Nella sola Londra, gli arresti per possesso di armi da taglio sono aumentati del 150 per cento rispetto al 2007.

    Immigrazione clandestina sulle coste italiane
    La polizia di Ragusa ha bloccato, all'alba, a Torre Cabrera, nel Ragusano, quaranta migranti appena sbarcati. Gli extracomunitari - trentadue uomini e otto donne - che hanno detto di essere di nazionalità somala, hanno viaggiato su un barcone di circa dieci metri. I migranti sono stati portati alla Dogana del porto di Pozzallo per i controlli.

    Italia - gravi episodi di teppismo nella prima giornata di campionato
    E' già esplosa la follia ultrà alla prima giornata della Serie A di calcio, sia durante la partita Roma-Napoli allo stadio Olimpico che alla stazione di Napoli, dove i tifosi in trasferta sono stati protagonisti di gravi atti di teppismo. E oggi, mentre il governo pensa di bloccare nuovamente le trasferte, è polemica su cause e responsabilità di quanto avvenuto. Perché simili episodi non si riescono ad arginare? Silvia Gusmano lo ha chiesto a don Mario Lusek, direttore della Pastorale del tempo libero, turismo e sport della CEI.

    R. - L’origine, secondo me, è aver violato una delle caratteristiche dello sport, che è il rispetto delle regole, e questo non vale solo per l’atleta che sta in campo, che gioca o altro, ma vale anche per il tifoso che si avvicina a quel mondo. Dipende forse anche dal fatto che non c’è nemmeno responsabilità e forse questo della responsabilità è uno dei problemi più grossi a livello contemporaneo, perchè si giustifica tutto e il contrario di tutto: si giustifica una cultura della violenza, in cui l'"occhio per occhio, dente per dente" diventa lo strumento per risolvere i vari problemi. Quando viene meno la responsabilità, viene meno il rispetto, e forse è bene arrivare a dei divieti.

     
    D. - Vietare quindi le trasferte dei tifosi, come sta pensando di fare il governo?

    R. - Sicuramente sì. Isolare i violenti, i facinorosi, quelli che di fatto utilizzano lo sport per altri scopi, e così salvaguardare quella che è la passione autentica, la passione vera, la passione profonda del tifoso doc.

     
    D. - Al di là delle misure che occorre prendere a livello istituzionale, cosa occorre oggi allo sport italiano per evitare il ripetersi di simili violenze?

     
    R. - Generare una cultura sportiva che sia attenta alla persona, attenta veramente a quello che lo sport veicola di per sé, perchè porta con sé dei valori altissimi, dei valori grandi. Quindi, ricreare una cultura sportiva che faccia tornare lo sport ad essere il luogo della festa, il luogo del gioco, il luogo della distensione e non della tensione.

     
    Sudafrica
    Sedici persone, tra le quali due bambini, sono morte lo scorso fine settimana in Sud Africa in numerosi incendi propagatisi nel Paese a causa dei forti venti. Lo rende noto l'agenzia Sapa citando fonti della polizia e dei servizi di sicurezza. Tre persone, tra le quali un bambino di 8 anni ed uno di 11, hanno perso la vita in una baracca in una bidonville nella regione dell'Eastern Cape, nel sud del Paese, dove si erano rifugiate per proteggersi dal vento e dal freddo. Altre tre vittime e 25 feriti si registrano nel KwaZulu-Natal. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 245

     
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