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Sommario del 29/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'udienza generale: la Croce, scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani, rivela l'amore sconfinato di Dio capovolgendo la logica del potere umano
  • Ha saputo aprire inaspettati orizzonti di fraternità tra i cristiani e di dialogo con tutti: così Benedetto XVI ha ricordato Giovanni XXIII a 50 anni dall'elezione al Soglio pontificio
  • Nomine
  • Dalla crisi del cibo alle turbolenze finanziarie: l’appello di mons. Migliore a un’azione congiunta della comunità internazionale
  • La visita del cardinale Sandri in Armenia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Dolore e sgomento nella Chiesa per l'uccisione a Mosca di due gesuiti, padre Otto Messmer e padre Victor Betancourt
  • Iraq: l’ONU lancia un piano di aiuti per i cristiani in fuga dalle violenze
  • Presentato a Roma il libro "La mia Birmania", dialogo con Aung San Suu Kyi
  • Il Movimento per la Vita presenta un libro sul caso Eluana e il testamento biologico
  • A Roma i funerali del noto archeologo francescano padre Michele Piccirillo
  • Chiesa e Società

  • RD Congo: i missionari denunciano violazioni dei diritti umani nel nord Kivu
  • Mons. Warduni: ciò che accade a Mosul è disumano
  • India: deceduto padre Bernard Digal, brutalmente aggredito da estremisti indù
  • Messico: il messaggio del cardinale Martino per l'incontro nazionale di Pastorale Sociale
  • No alle discriminazioni per i migranti. L’appello dalle Filippine dell’arcivescovo Marchetto
  • Allarme dei vescovi del Guatemala per l’aumento delle violenze
  • Gli imprenditori cristiani chiedono al Cile di affrontare la crisi economica secondo principi etici
  • Perù: conclusa la fase di preparazione della Grande Missione di Lima
  • Panama: corso di aggiornamento per i vescovi incentrato sulla missione
  • Nuovo rapporto di Amnesty sulle violazioni dei diritti umani in Colombia
  • Visita di solidarietà di una delegazione ecumenica nei campi profughi in Uganda
  • Presentata a Roma un’associazione per coordinare il progetto “Harambee”
  • Luci e ombre per la Chiesa cattolica in Vietnam
  • Anno Paolino: studio e formazione in vista del Primo Congresso Missionario del Pakistan
  • I vescovi filippini condannano la piaga della corruzione nel Paese
  • Regno Unito: i vescovi chiedono di modificare la legge sulla fertilizzazione umana e l’embriologia
  • Cattolici ed evangelici in Germania: "la vita umana non può essere sottoposta a brevetto"
  • Messa del cardinale Bertone per il Capitolo generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice
  • Inaugurato l’anno accademico alla Pontificia Università Lateranense
  • Nuove iniziative per la VI edizione delle “Giornate della cultura Cristiana” a Czestochowa
  • Convegno al Seraphicum sul Concilio Vaticano II nel pontificato di Giovanni Paolo II
  • Il cammino di Santiago di Compostela compiuto dai detenuti
  • La riflessione del cardinale Vallini sull’influsso dei media sui giovani
  • Nasce a Napoli il Centro per il dialogo fra le religioni e le culture
  • 24 Ore nel Mondo

  • Terremoto in Pakistan: almeno 160 i morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'udienza generale: la Croce, scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani, rivela l'amore sconfinato di Dio capovolgendo la logica del potere umano

    ◊   La teologia della Croce, come ne parla San Paolo, scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani, ma sapienza di Dio che manifesta il suo amore nella debolezza, è stata al centro della catechesi di Benedetto XVI oggi all’udienza generale in Piazza San Pietro. Circa ventimila i fedeli presenti. Il servizio di Sergio Centofanti.
     
    Il Papa, proseguendo la sua catechesi su San Paolo, ha affrontato oggi il punto focale della teologia paolina: la Croce. Benedetto XVI è partito dall’evento straordinario della conversione di Saulo di Tarso che da persecutore dei cristiani divenne instancabile annunciatore del Cristo crocifisso e risorto, tra mille pericoli e difficoltà. “Nell’incontro con Gesù gli si era reso chiaro il significato centrale della Croce: aveva capito che Gesù era morto ed era risorto per tutti”:

     
    “Giorno dopo giorno, nella sua nuova vita, sperimentava che la salvezza era ‘grazia’, che tutto discendeva dalla morte di Cristo e non dai suoi meriti, che del resto non c’erano. Il ‘vangelo della grazia’ diventò così per lui l'unico modo di intendere la Croce, il criterio non solo della sua nuova esistenza, ma anche la risposta ai suoi interlocutori”.

     
    I giudei riponevano nelle opere la salvezza, i greci esaltavano la sapienza umana, gli eretici si fabbricavano un cristianesimo a proprio uso e consumo. La Croce invece per Paolo “vuol dire salvezza come grazia donata per ogni creatura”:

     
    “Lo ‘scandalo’ e la ‘stoltezza’ della Croce stanno proprio nel fatto che laddove sembra esserci solo fallimento, dolore, sconfitta, proprio lì c'è tutta la potenza dell'Amore sconfinato di Dio, perché la Croce è espressione di amore e l’amore è la vera potenza che si rivela proprio in questa apparente debolezza”.

     
    San Paolo annuncia con coraggio Cristo crocifisso. Si attira persecuzione e disprezzo ma sa che “la posta in gioco è altissima”:

     
    “Accettare la croce di Cristo significa operare una profonda conversione nel modo di rapportarsi a Dio. Se per i Giudei il motivo del rifiuto della Croce si trova nella Rivelazione, cioè la fedeltà al Dio dei Padri, per i Greci, cioè i pagani, il criterio di giudizio per opporsi alla Croce è la ragione. Per questi ultimi, infatti, la Croce è moría, stoltezza, letteralmente insipienza, cioè un cibo senza sale; quindi più che un errore, è un insulto al buon senso”.

     
    Così Paolo fa spesso “l’amara esperienza” del rifiuto del mistero della Croce, non ritenuto “neppure degno di essere preso in considerazione sul piano della logica razionale”:

     
    “Per chi, come i greci, vedeva la perfezione nello spirito, nel pensiero puro, già era inaccettabile che Dio potesse divenire uomo, immergendosi in tutti i limiti dello spazio e del tempo. Decisamente inconcepibile era poi credere che un Dio potesse finire su una Croce! E vediamo come questa logica greca è anche la logica comune del nostro tempo”.

     
    L’amore di Dio – afferma Benedetto XVI - si manifesta nella sua debolezza:

     
    “La Croce rivela ‘la potenza di Dio’ (cfr1 Cor 1,24), che è diversa dal potere umano; rivela infatti il suo amore: ‘Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio, è più forte degli uomini’ (ivi v. 25). Distanti secoli da Paolo, noi vediamo che nella storia ha vinto la Croce e non la saggezza che si oppone alla Croce”.

     
    Il Papa invita quindi tutti i fedeli ad accogliere la croce, trovando la forza nell’umiltà dell’amore, per diventare partecipi della morte e risurrezione di Cristo:

     
    “Noi tutti dobbiamo formare la nostra vita su questa vera saggezza: non vivere per noi stessi, ma vivere nella fede in quel Dio del quale tutti possiamo dire: ‘Mi ha amato e ha dato se stesso per me’".

     
    Al termine della catechesi, durante i saluti nelle varie lingue, rivolgendosi ai pellegrini slovacchi, ha ricordato che “domenica prossima la Chiesa ci invita a pregare per i defunti. Il loro ricordo – ha esortato- ci conduca a meditare sull’eternità, orientando la nostra vita ai valori che non periscono”.

     
    Infine, salutando i fedeli della diocesi di Bergamo, venuti con il vescovo Roberto Amadei per ricordare il cinquantesimo anniversario dell'elezione del beato Giovanni XXIII, ha auspicato che “la memoria di Papa Roncalli, ancora viva nel popolo cristiano, sproni tutti, e specialmente i suoi conterranei, a seguire con entusiasmo il Vangelo”.

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    Ha saputo aprire inaspettati orizzonti di fraternità tra i cristiani e di dialogo con tutti: così Benedetto XVI ha ricordato Giovanni XXIII a 50 anni dall'elezione al Soglio pontificio

    ◊   Ha indicato “la fede in Cristo e l’appartenenza alla Chiesa … quale garanzia di feconda testimonianza cristiana nel mondo”; “nelle forti contrapposizioni del suo tempo” è stato “uomo e pastore di pace”, che ha saputo “aprire in Oriente e in Occidente inaspettati orizzonti di fraternità tra i cristiani e di dialogo con tutti”: ha sintetizzato con queste parole Benedetto XVI la figura di Angelo Giuseppe Roncalli, eletto Papa il 28 ottobre del 1958. Il Santo Padre ha ricordato Giovanni XXIII ieri pomeriggio, al termine della Messa presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone nella Basilica Vaticana. Alla celebrazione hanno preso parte anche diversi fedeli della diocesi di Bergamo di cui Papa Roncalli era originario. Il servizio di Tiziana Campisi:

    (musica)

     
    “Il credente ‘deve essere una scintilla di luce, un centro di amore, un fermento vivificante nella massa: e tanto più lo sarà quanto più, nella intimità di se stesso, vive in comunione con Dio’”: questo è stato il programma di vita di Giovanni XXIII, ha detto Benedetto XVI, e tale - ha proseguito - “può diventare l’ideale di ogni credente e di ogni comunità cristiana che sappia attingere, nella Celebrazione eucaristica, alla fonte dell’amore gratuito, fedele e misericordioso del Crocifisso risorto”.

     
    E ricordando l’elezione alla cattedra di Pietro del suo predecessore, il Santo Padre ha spiegato ai fedeli in che modo leggere gli anni del pontificato di Giovanni XXIII:

     
    “La grazia di Dio andava preparando una stagione impegnativa e promettente per la Chiesa e per la società, e trovò nella docilità allo Spirito Santo, che distinse l'intera vita di Papa Giovanni, il terreno buono per far germogliare la concordia, la speranza, l'unità e la pace, a bene dell'intera umanità. Papa Giovanni indicò la fede in Cristo e l'appartenenza alla Chiesa, madre e maestra, quale garanzia di feconda testimonianza cristiana nel mondo. Così, nelle forti contrapposizioni del suo tempo, il Papa fu uomo e pastore di pace, che seppe aprire in Oriente e in Occidente inaspettati orizzonti di fraternità tra i cristiani e di dialogo con tutti”.
     
    Con lo sguardo al passato Benedetto XVI ha poi parlato di quanto Papa Roncalli ha lasciato alla storia della Chiesa:

     
    “Un dono veramente speciale, offerto alla Chiesa con Giovanni XXIII, fu il Concilio Ecumenico Vaticano II, da lui deciso, preparato e iniziato. Siamo tutti impegnati ad accogliere in modo adeguato quel dono, continuando a meditarne gli insegnamenti e a tradurne nella vita le indicazioni operative”.
     
    E rivolgendosi ai fedeli ha evidenziato l’importanza della “sorgente conciliare”, che ancora oggi può rendere viva e dinamica la vita nelle parrocchie:

     
    E’ nella parrocchia che si impara a vivere concretamente la propria fede. Ciò consente di mantenere viva la ricca tradizione del passato e di riproporne i valori in un ambiente sociale secolarizzato, che si presenta spesso ostile o indifferente”.

     
    Quindi, facendo proprie le riflessioni di Giovanni XXIII il Santo Padre ha affermato:

     
    Plasmata dall’Eucaristia, la parrocchia potrà diventare fermento di salutare inquietudine nel diffuso consumismo e individualismo del nostro tempo, risvegliando la solidarietà ed aprendo nella fede l’occhio del cuore a riconoscere il Padre, che è amore gratuito, desideroso di condividere con i figli la sua stessa gioia”.
     
    Il Papa ha pure aggiunto un accenno alla famiglia, “soggetto centrale della vita ecclesiale, grembo di educazione alla fede e cellula insostituibile della vita sociale”, dove nel quotidiano si impara a vivere il fondamentale precetto dell’amore cristiano:

     
    "Al riguardo, il futuro Papa Giovanni scriveva in una lettera ai familiari: 'L’educazione che lascia tracce più profonde è sempre quella della casa. Io ho dimenticato molto di ciò che ho letto sui libri, ma ricordo ancora benissimo tutto quello che ho appreso dai genitori e dai vecchi'”.

     
    “Desiderava essere un pastore mantenendo quel suo tipico stile, che lo aveva contraddistinto in tutti gli incarichi precedentemente svolti al servizio della Santa Sede”: ha sottolineato nella sua omelia il cardinale Tarcisio Bertone parlando di Giovanni XXIII e descrivendo la costante unione dell’esistenza del Pontefice - proclamato beato da Giovanni Paolo II - con Cristo morto e risorto:

     
    “Ognuno di noi è in effetti chiamato a prolungare nella sua esistenza il mistero celebrato nell’Eucaristia. Andate, annunciate nella vostra vita il Signore crocifisso e risuscitato finché Egli venga nella gloria”.
     
    Tanti i pellegrini bergamaschi che hanno preso parte alla celebrazione. Accompagnati dal loro vescovo mons. Roberto Amadei, hanno accolto con particolare calore l’arrivo nella Basilica Vaticana di Benedetto XVI che, a ricordo dei venti anni trascorsi da Giovanni XXIII tra Bulgaria, Turchia e Grecia e della sincera amicizia sempre mantenuta con l’Oriente, ha rivolto infine un saluto ai fedeli orientali.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di vicario apostolico di Alessandria di Egitto, presentata da mons. Giuseppe Bausardo, vescovo titolare di Ida di Mauritania, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico e ha nominato amministratore apostolico “ad nutum Sanctae Sedis” del vicariato apostolico mons. Gennaro De Martino, finora vicario delegato del medesimo vicariato.

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    Dalla crisi del cibo alle turbolenze finanziarie: l’appello di mons. Migliore a un’azione congiunta della comunità internazionale

    ◊   Il crescente bisogno di un’azione collettiva della comunità internazionale. Lo ha messo in luce l’osservatore permanente della Santa Sede presso l'ONU, arcivescovo Celestino Migliore, che è intervenuto ieri in due momenti della 63.ma sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. Temi dei due interventi: la protezione del clima per le future generazioni e il rispetto dei diritti umani. Il servizio di Fausta Speranza:

    Dalla crisi del cibo alle turbolenze finanziarie. “In un mondo così interconnesso come quello di oggi siamo testimoni – sottolinea mons. Migliore - della rapida espansione di una serie di sfide in molte aree della vita umana”. Cresce il bisogno di un’azione congiunta della comunità internazionale. Gli obiettivi sono molteplici. Mons. Migliore innanzitutto raccomanda che “nella ricerca di misure per fronteggiare la crisi dell’economia non si perda di vista quanti vivono con poca speranza di un futuro decente”. Ricorda il concetto di “bottom billion”, cioè il miliardo di ultimi, di più svantaggiati al mondo ai quali si voleva dedicare attenzione nel 2008. Ribadendo che l’approccio alla questione dello sviluppo deve essere incentrato sulla persona umana, mons. Migliore esprime il bisogno di “formare una società in cui il riconoscimento della dignità umana e dei diritti umani sia al cuore delle decisioni politiche”. Ricordando il 60.mo anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani e i passi in avanti che ha permesso, mons. Migliore denuncia però che ancora oggi in molti vedono non rispettati i propri basilari diritti. Al centro di tutto, c’è il diritto alla vita dal suo concepimento fino alla morte naturale. Continua ad essere violato – afferma mons. Migliore – sotto varie forme in tutti gli angoli del pianeta. Ci sono poi tante questioni tutte legate tra loro, che ruotano intorno al bene degli esseri umani, di oggi e delle future generazioni, basti pensare alla connessione tra sicurezza alimentare e cambiamenti climatici. A questo proposito, mons. Migliore invita a non parlare di difesa dell’ambiente ma di protezione e di salvaguardia. Difesa potrebbe far pensare ad un conflitto tra natura e essere umano, mentre è preferibile – spiega mons. Migliore – un lessico che metta in luce “una positiva visione dell’essere umano” e la “inseparabile alleanza con l’ambiente”. Tutto ciò necessita anche di ripensamenti sulle relative normative. Infine da ricordare l’apprezzamento espresso da mons. Migliore per l’entrata in vigore della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità.

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    La visita del cardinale Sandri in Armenia

    ◊   Procedere insieme con entusiasmo ed efficacia sulla via dell’unità di tutti i cristiani: questo l’auspicio espresso dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, in visita in Armenia nei giorni scorsi. Il porporato ha guidato una delegazione della Santa Sede che si è recata nel Paese in occasione della consacrazione del “santo myron”, l’olio del crisma per le celebrazioni sacramentali: un appuntamento che raccoglie, ogni sette anni, nell’ultima domenica di settembre, gli armeni di tutto il mondo. A presiedere il rito, che si è svolto a Yerevan, nella storica cattedrale di Santa Etchmiadzin, è stato il Patriarca Karekin II, Catholicos supremo di tutti gli armeni. Presenti anche il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, i metropoliti ed i vescovi del sinodo della Chiesa armena, i rappresentanti di tutte le Chiese e comunità cristiane, e numerose autorità dello Stato, tra cui il presidente della Repubblica armena, Serzh Sargsyan. La visita del cardinale Sandri ha visto anche l’omaggio al Memoriale del sacrificio del popolo armeno: qui, Karekin II, il porporato e gli altri delegati hanno pronunciato una preghiera per i cristiani fedeli a Cristo fino al dono supremo della vita. Visitando il vicino museo, inoltre, il cardinale Sandri ha potuto vedere l’originale della supplica autografa di Benedetto XV, indirizzata all’imperatore ottomano a favore delle vittime. Inoltre, sempre a Yerevan, si è svolta una celebrazione ecumenica nella nuova cattedrale, in cui sono custodite le reliquie di San Gregorio l’Illuminatore, colui che, nel 301, convertì al cristianesimo il popolo armeno. I sacri resti di San Gregorio armeno provengono dall’omonima chiesa di Napoli e furono recate in dono nel Paese da Giovanni Paolo II. In un clima di grande cordialità, il cardinale Sandri ha portato ai pastori e ai fedeli armeni il saluto e l’augurio orante di Benedetto XVI, esprimendo apprezzamento per la testimonianza cristiana offerta nel corso dei secoli e per la missione ecclesiale in atto in tutto il mondo. La delegazione della Santa Sede è stata poi ricevuta dal Catholicos, che ha confermato tutta la sua rispettosa e fraterna considerazione per il Papa e la Chiesa cattolica. Dal suo canto, il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha ringraziato per la recente visita in Vaticano e alla stessa Congregazione compiuta da Karekin II, presentando il nuovo trittico del Pontificato quale dono personale di Benedetto XVI al Catholicos. Insieme ai due Patriarchi e agli altri delegati ecumenici, il cardinale Sandri è stato poi ricevuto dal presidente della Repubblica armena. Un altro momento di preghiera si è svolto, inoltre, nella parrocchia della capitale: qui, il porporato ha avuto modo di incontrare i sacerdoti, i religiosi e le religiose e di confrontarsi con loro sulla situazione ecclesiale locale, con particolare riferimento alla condizione minoritaria, alla dispersione sul territorio delle piccole comunità, all'esiguità degli operatori pastorali e alla necessità di luoghi per il culto e le attività comunitarie. Una situazione però, è emerso, che non ferma la generosa missione della Chiesa cattolica armena. Successivamente, il cardinale Sandri ha rivolto parole di incoraggiamento nell’impegno cristiano, vocazionale e culturale, ai giovani seminaristi del Centro dei padri mechitaristi, ovvero i religiosi cattolici fondati dall’abate Mechitar nel XVIII secolo, per incrementare la spiritualità e la cultura dell’Armenia cristiana. Il viaggio del cardinale Sandri si è quindi concluso con la celebrazione della Messa nella cappella delle suore di Madre Teresa di Calcutta, definita dal porporato “una piccola cattedrale dell’amore”. Sulla scia della beata, la struttura accoglie, infatti, bambini disabili, senza alcuna distinzione di appartenenza religiosa. (A cura di Isabella Piro)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In rilievo, nell'informazione internazionale, la Repubblica Democratica del Congo: nuovi, aspri combattimenti nella regione orientale del Nord Kivu.

    In pieno relativismo educhiamo alla verità: in cultura, ampi stralci dalla prolusione del rettore magnifico della Pontificia Università Lateranense, arcivescovo Rino Fisichella, per l'inaugurazione dell'anno accademico.

    Un articolo di Cesare Pasini sulla pubblicazione di un nuovo catalogo, dopo 250 anni, dei manoscritti ebraici conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana.

    Il cinema come viaggio alla scoperta del male: Luca Pellegrini intervista il regista Krzysztof Zanussi in occasione del Festival internazionale del film di Roma.

    Nell'informazione religiosa, una sintesi dell'omelia del cardinale Tarcisio Bertone nella Messa (martedì pomeriggio nella Basilica Vaticana) per il cinquantesimo anniversario dell'elezione di Giovanni XXIII.

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    Oggi in Primo Piano



    Dolore e sgomento nella Chiesa per l'uccisione a Mosca di due gesuiti, padre Otto Messmer e padre Victor Betancourt

    ◊   Dolore e costernazione nella Chiesa cattolica russa e nella Compagnia di Gesù per la tragica morte di due gesuiti: in un appartamento nel centro di Mosca sono stati trovati, ieri sera, i corpi senza vita di Otto Messmer, cittadino russo nato nel 1961 in una famiglia cattolica di origine tedesca, e di Victor Betancourt, nato nel 1966 in Ecuador. Fonti di polizia hanno riferito che i due sacerdoti sarebbero morti in seguito a colpi alla testa e a ferite da coltello. Secondo padre Igor Kovalevsky, segretario generale della Conferenza dei vescovi cattolici della Russia, si è trattato di un “brutale omicidio”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La Chiesa cattolica in Russia ha subito una grave perdita. Il Padre generale della Compagnia di Gesù, Adolfo Nicolás, ha invitato tutti i gesuiti alla preghiera e alla solidarietà per i confratelli della Regione russa, così provata in questo momento. Ha anche manifestato la vicinanza sua e di tutta la Compagnia ai familiari delle vittime. Padre Adolfo Nicolás ha chiesto inoltre che termini ogni violenza. Grande dolore è stato espresso anche dalla Chiesa cattolica russa: sono stati privati della vita – si legge in un comunicato della segreteria della Conferenza dei vescovi cattolici della Russia – “pastori zelanti molto amati dai fedeli”. “La Chiesa – si sottolinea – prega Dio misericordioso affinché accolga le anime dei sacerdoti uccisi nella dimora dei giusti e doni loro il Regno dei cieli”. La Chiesa prega anche “per coloro che hanno commesso questo terribile crimine affinché il Signore conceda loro la grazia del pentimento”. La speranza è che gli organi di giustizia russi siano in grado di scoprire gli autori del duplice omicidio. Le indagini della polizia – ha affermato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana – sono tuttora in corso. L'aggressione a padre Betancourt - ha precisato padre Lombardi - “risale verosimilmente alla fine della scorsa settimana. Infatti domenica non si era recato a celebrare la Messa come di abitudine. Si pensava che fosse ammalato". "Padre Messmer - ha aggiunto - è rientrato a Mosca lunedì sera". Oggi alle ore 18, nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio a Mosca, l’arcivescovo Paolo Pezzi celebrerà una Messa di suffragio per i due sacerdoti uccisi. Padre Otto Messmer è entrato nella Compagnia di Gesù il primo settembre del 1982. Ordinato sacerdote il 29 maggio 1988, ha emesso i voti perpetui il 2 ottobre 2001. Dal 2002 è stato superiore della Regione indipendente russa della Compagnia di Gesù. Padre Victor Betancourt, entrato nella Compagnia di Gesù il 14 settembre del 1984, ha studiato in Argentina e in Germania. Si occupava della preparazione dei candidati alla Compagnia di Gesù e dal 2008 era il rappresentante della Compagnia di Gesù presso l’Istituto di filosofia, teologia e storia “San Tommaso” a Mosca. Entrambi i sacerdoti collaboravano attivamente nell’attività pastorale della Chiesa di San Luigi dei Francesi a Mosca.

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    Iraq: l’ONU lancia un piano di aiuti per i cristiani in fuga dalle violenze

    ◊   Si aggrava la situazione dei cristiani in Iraq colpiti da continue violenze e costretti ad emigrare in condizioni di grave emergenza. La situazione è stata presa seriamente in considerazione dalle Nazioni Unite, che, attraverso l’Alto Commissariato per i Rifugiati (ACNUR), ha lanciato un piano di aiuti per oltre 2.200 famiglie, in totale circa 13 mila persone, fuggite dalla zona di Mosul. Sull’entità di questa crisi umanitaria Giancarlo La Vella ha sentito Laura Boldrini dell’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati:

    R. – Essendo sul territorio, i team dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati hanno potuto rilevare questa fuga che è iniziata ad ottobre, quando le famiglie cristiane hanno cominciato a partire a seguito di minacce e intimidazioni che avevano ricevuto. Si tratta di persone molto impaurite, che si sono spostate principalmente all’interno del Nord dell’Iraq, dove hanno parenti e amici che possono ospitarle. Quindi, è uno spostamento decisamente vasto: parliamo di circa 13 mila persone, ovvero la metà della comunità cristiana presente a Mosul, partita verso altri governatorati e, in parte, anche verso la Siria.

     
    D. – Tra l’altro, spostarsi non vuol dire raggiungere la piena sicurezza. Si può parlare di qualcosa di molto simile ad una vera e propria pulizia etnica?

     
    R. – Quello che sta avvenendo in Iraq, purtroppo, è una situazione di tutti contro tutti. Io ho viaggiato in Siria: il flusso di persone che entrava era un flusso composto da sciiti, sunniti, cristiani, persone che comunque erano state vittime dirette o indirette di violenza. Quindi, è una situazione in cui c’è un caos generalizzato, in cui non si capisce chi è il nemico. E' una situazione che ha colpito principalmente i civili; le famiglie sono state separate. Ora, appunto, questa ondata di violenza si sta abbattendo anche sulla comunità cristiana, che già da prima si era spostata e aveva ricevuto minacce. Oggi sembra che questa emergenza sia particolarmente feroce e costringa migliaia di persone a cercare rifugio altrove.

     
    D. – In che cosa consiste il piano di aiuti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati?

     
    R. – Offrire alloggio a chi non è ospitato presso le famiglie o presso gli amici; fornire carburante, perché comincia ad avvicinarsi la stagione rigida e quindi è importante avere combustibile per il riscaldamento; fornire aiuti non alimentari, come coperte, materassi e anche fornire assistenza legale, perché poi in questa situazione c’è anche la difficoltà di non poter avere la proprietà rispettata. Andando via, spesso altri si impossessano dei beni materiali e anche delle abitazioni. E allora è importante, in questo caso, fornire assistenza legale.

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    Presentato a Roma il libro "La mia Birmania", dialogo con Aung San Suu Kyi

    ◊   “La mia Birmania” è il titolo di un libro appena uscito in Italia nel quale si ritrovano le conversazioni tra il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, da 13 anni agli arresti domiciliari, e il giornalista Alan Clements, primo americano a diventare monaco buddista. Colloqui avvenuti tra il 1995-1996 nei quali si riflette la “rivoluzione dello spirito” definita così dalla stessa leader della Lega Nazionale per la Democrazia, il partito che nel 1991 vinse le elezioni. Tale affermazione non è stata però mai riconosciuta dai militari al potere. Il libro è stato presentato ieri a Roma. C’era per noi Benedetta Capelli:
     
    “Fisicamente è elegante e minuta ma in statura morale è un gigante”. E’ la definizione dell’arcivescovo anglicano e premio Nobel per la pace, Desmond Tutu, di Aung San Suu Kyi, la leader birmana da 13 anni ai domiciliari e in attesa, proprio in questi giorni, di sapere se la Giunta militare rinnoverà il fermo. Una vita rinchiusa in una casa senza energia e telefono ma spesa nel segno del dialogo e della non-violenza. Una forza sottolineata anche da Alan Clements autore del libro “La mia Birmania”:

     
    R. – She seems to thrive...
    Lei nutre la speranza nei suoi stessi principi. E’ un concetto semplice perché così come condividiamo la stessa aria che respiriamo, condividiamo anche la stessa libertà. La mia libertà e la tua libertà sono inseparabili ed è questo quello che conta….

    Quasi 400 pagine, una sezione di fotografie del premio Nobel per la pace e delle manifestazioni organizzate dagli studenti birmani tra la fine degli anni Ottanta ad oggi. Un libro nel quale non emergono le difficoltà affrontate da Clements come la cancellazione delle registrazioni dei loro colloqui o le pistole più volte puntate alla tempia e nemmeno lo scrittore le menziona:

    R. – They are insignificant...
    Non ci sono state difficoltà reali o comunque sono insignificanti rispetto alla condizione in cui vivono le persone che ho intervistato. Molti sono dispersi, altri sono stati uccisi, torturati e il resto sono quasi tutti in prigione. La lotta più grande è stata, in un certo senso, interrogarmi sul perché scrivere questo libro in mezzo a così tanto dolore e alla fine, il perché è far sì che la sua voce venisse sentita al di fuori del suo Paese, dove lei rimane per lo più in silenzio.

    Il silenzio, quello della comunità internazionale, è evocato da Cecilia Brighi della CISL Internazionale per raccontare il presente del Myanmar dopo la protesta dei monaci buddisti, il rifiuto degli aiuti da parte dei militari di fronte al passaggio del ciclone Nargis a maggio:
     
    R. – E’ un silenzio carico di interessi, perchè molti Paesi fanno affari con la Giunta militare e quindi c’è una pavidità nel voler affrontare veramente con coerenza la questione birmana ai vari livelli delle istituzioni internazionali.

    Si lavora per le elezioni del 2010 che si auspica siano nel segno della trasparenza e della democrazia. Un appuntamento cui si guarda con interesse anche se non mancano nuove denunce nel campo dei diritti umani. L’ultima è di Amnesty International, Anna Violante:

    R. - Quello che più mi preme dire riguarda i crimini contro l’umanità che si stanno compiendo nel sud-est del Paese ai danni della popolazione karen. Negli ultimi 3 anni, il target attaccato non è più quello dei movimenti di liberazione nazionale armati ma la popolazione civile. La gente scappa nella giungla e chi non riesce a scappare viene torturato e ucciso. Negli ultimi tre anni le persone spodestate di tutti i loro averi in territorio karen sono 150 mila.

    Intanto resta forte l’eco delle stesse parole di Aung San Suu Kyi: “Abbiamo fede nel potere di cambiare ciò che va cambiato ma non ci illudiamo;…sappiamo che la sfida più grande è ancora davanti a noi ma non siamo soli”.

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    Il Movimento per la Vita presenta un libro sul caso Eluana e il testamento biologico

    ◊   “Eluana è tutti noi. Perché una legge e perché no al ‘testamento biologico’”. E’ il titolo del volume presentato oggi a Roma nel corso di una conferenza stampa organizzata dal Movimento per la Vita. Un’occasione per offrire un contributo alla riflessione dei parlamentari occupati ad esaminare le proposte finora presentate ed alla riflessione dei giudici che dovranno intervenire sulla vicenda di Eluana. “Se una legge si deve fare - si legge nel testo – ch’essa garantisca la vita di Eluana e non permetta in alcun modo l’introduzione, in qualsiasi forma, diretta o surrettizia, di strumenti o logiche eutanasiche”. Perché, dunque, sì ad una legge e no al testamento biologico? Debora Donnini lo ha chiesto a Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita e deputato europeo, che ha presentato il libro:

     
    R. - No al testamento biologico perché nell’accezione che queste parole hanno in tutto il mondo, significa decidere sulla propria morte, decidere sulla propria vita. Questo è inammissibile in una visione umanistica che riconosce l’indisponibilità della vita umana, anche della propria vita. Quindi “no” ad un testamento cioè ad una dichiarazione che abbia un effetto vincolante per il medico e che sia proposta in un momento lontano da quello della malattia; “sì” ad una legge che sia contro il testamento biologico perché la recente sentenza della Corte di Cassazione sul caso Eluana, ha già modificato in parte l’ordinamento giuridico italiano e rischia di peggiorarlo ancora. Non solo ha ammesso il testamento biologico, in pratica, anche se non lo nomina, ma ha ammesso che la volontà di morire di una persona possa essere ricavata anche dalla sua semplice sensibilità, anzi addirittura, si scrive, dal giudizio che ciascuno dà della sua dignità. Questo è assurdo: la dignità è un dato oggettivo.

     
    D. – Quindi, quali sono alcuni dei paletti che voi chiedete in una legge?

     
    R. – Dovendosi occupare di una norma, auspicherei che ci occupassimo dell’intera problematica del fine vita: la lotta contro il dolore, le cure palliative vanno considerate. Inoltre i comportamenti tipici ed elementari della vita, quale il mangiare, il respirare, il bere, sono comportamenti su cui non si può mettere l’ipoteca di una decisione di non mangiare, di non bere, di non respirare, cioè, quasi a dire “io posso disporre di morire per fame, per sete e simili”. No, queste non sono terapie. Il discorso di un’alleanza terapeutica tra il medico e il paziente il dialogo, e quindi ascoltarsi reciprocamente e decidere insieme, è indispensabile ma non si potrà mai attribuire al paziente l’autodeterminazione sulla propria vita, sulla propria morte e soprattutto un potere di comando su quello che il medico deve fare. Quali che siano gli auspici del paziente, è il medico, in scienza e coscienza, che deve decidere la terapia; in nessun caso, mai, un medico può decidere con comportamenti attivi o passivi - quale per esempio la sospensione delle cure quando le cure servono ancora - può decidere di uccidere una persona.

     
    D. – Quali sono, secondo voi, le tendenze eutanasiche presenti nelle proposte di legge che invece vorrebbero il testamento biologico?

     
    R. – In molte proposte di legge si scrive: “no” all’eutanasia, poi però si dice “sì” al testamento biologico. Allora, il testamento biologico è il grimaldello per introdurre l’eutanasia, inteso, il testamento biologico, nelle parole e nelle conseguenze, come una facoltà di decidere in modo autonomo: difatti si parla di autonomia sulla vita umana.

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    A Roma i funerali del noto archeologo francescano padre Michele Piccirillo

    ◊   Questa mattina a Roma è stato dato l’ultimo commosso saluto a padre Michele Piccirillo, francescano che ha fatto dell’archeologia uno strumento di annuncio con cui raccontare in modo vivo la Bibbia: i mosaici da lui riportati alla luce corrispondono a centinaia di metri quadrati d’opere d’arte di valore inestimabile. I funerali del noto biblista e archeologo, morto domenica scorsa a Livorno, si sono svolti nella Basilica di Sant’Antonio. Ha presieduto la cerimonia funebre il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, che ricorda, al microfono di Amedeo Lomonaco, i molteplici carismi di padre Michele Piccirillo:

     
    R. – Soprattutto la sua passione per la Terra Santa, per il Medio Oriente, che è stata la sua prima patria, ed il suo carattere forte che gli ha consentito di far conoscere, e anche di superare, tutte le barriere e i confini del Medio Oriente. Per noi è una grandissima perdita e dovremo continuare l’eredità che ci lascia, anche se sarà certamente più difficile senza il carisma di padre Michele. E’ stato un esemplare francescano di Terra Santa, un archeologo che ha fatto conoscere con passione la Terra Santa, il Quinto Vangelo, e un po’ tutto il Medio Oriente. Padre Michele ha fatto vedere come, attraverso quelle pietre, si possa conoscere anche un intreccio della vita dei cristiani dai primi secoli fino ad oggi. Ha offerto una conoscenza importantissima dal punto di vista accademico, culturale ma anche per le nostre pietre vive di oggi, per conoscere il proprio passato e la propria storia.

     
    D. – Padre Michele ha dato, in particolare, un contributo alla missione archeologica per dare vita alle pagine della Sacra Scrittura...

     
    R. – Sì, spesso abbiamo la tendenza a spiritualizzare molto, a leggere in maniera un po’ astratta le pagine bibliche. Lui insisteva sempre nel far vedere, collegare quelle pagine con quella terra e con quelle vestigia, quei resti che parlano di quella storia.

     
    D. – L’obiettivo è di partire dalle pietre per poi arrivare alle pietre vive della comunità …

     
    R. – Per lui le pietre vive, le pietre della memoria, l’archeologia, i mosaici, le tessere dei mosaici erano un tutt’uno. Recentemente, aveva pubblicato un libro, “Tessere di pace”, in cui mostrava proprio come come oggi e nel passato, i cristiani abbiano intrecciato relazioni con tutte le fedi, con tutte le culture del Medio Oriente. Spesso i cristiani sono stati un punto d’incontro, un crocevia tra le diverse vie di comunicazione del Medio Oriente.

     
    D. – Padre Piccirillo diceva anche: “La Terra Santa non è solo tra i santuari principali, ma è un intreccio di vita che forse oggi è andato un po’ perduto” …

     
    R. – Spesso, quando si viene in Terra Santa, si visitano solo i santuari principali. Oggi sono quelli forse che restano più visibili a tutti. Ma padre Michele ha sempre insistito nel far conoscere, anche nell’esplorare le tantissime, piccole realtà cristiane – piccoli conventi, piccole chiese – che mostrano come i cristiani non fossero stati presenti solo nei grandi centri, ma un po’ in tutta la vita del Paese: questi luoghi mostrano intrecci di vita e di comunicazione incredibili, molto intensi. Oggi questo intreccio è un po’ diminuito anche perché si è ridotto sensibilmente il numero dei cristiani in Terra Santa.

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    Chiesa e Società



    RD Congo: i missionari denunciano violazioni dei diritti umani nel nord Kivu

    ◊   “È ripresa la guerra che conta già più di 5 milioni di morti. Una guerra paravento – la definiscono i vescovi congolesi - per coprire il saccheggio delle ricchezze minerarie del paese, dove il 70% dei sessanta milioni di abitanti vive con meno di un dollaro al giorno” afferma un comunicato inviato all'agenzia Fides da padre Silvio Turazzi, missionario saveriano, per conto della Rete “Pace per il Congo”, sulla guerra nel nord Kivu, nell'est della Repubblica Democratica del Congo. Nel documento si ricorda la presa di posizione dei vescovi congolesi che denunciano i crimini commessi contro la popolazione congolese: “Le conseguenze sono enormi: ancora migliaia di morti, popolazioni condannate a scappare e vagare in condizioni disumane, bambini e ragazzi costretti ad arruolarsi come soldati nei gruppi armati. Un dramma umanitario sotto i nostri occhi, che non può lasciare nessuno indifferente. No alla guerra e al saccheggio delle risorse naturali” scrivono i vescovi. Essi condannano con forza la ripresa della guerra per appagare ambizioni nascoste e la presa in ostaggio della popolazione civile, adoperata come scudo umano. Questo avviene dopo le libere elezioni democratiche del 2006, dopo gli accordi firmati a Goma tra i gruppi armati, del gennaio scorso, alla presenza dei Caschi Blu e dei mediatori europei e americani. La diplomazia sembra impotente. Di fatto il 90 % delle esportazioni minerarie avviene nell’illegalità; continua l’arrivo di armi; è documentata la presenza di truppe rwandesi nella regione in appoggio al generale dissidente Laurent Nkunda. Nelle vicinanze della città di Goma vivono, nella miseria, più di un milione di sfollati, costretti a lasciare i loro campi; la città stessa è diventata una prigione, dove scarseggiano i viveri e i prezzi sono inaccessibili. Un sacco di fagioli costa oggi 95 $, lo scorso anno erano 20 $. Le popolazioni del Kivu, allontanate dalle loro terre, sono nuovamente in pericolo di morte. I missionari ricordato il pressante appello del Papa all'Angelus del 12 ottobre scorso quando invitò " a pregare per la riconciliazione e la pace in alcune situazioni che provocano allarme e grande sofferenza: penso - disse - alle popolazioni del Nord Kivu, nella RD del Congo…”. Oggi, 29 ottobre, ricorrono i 12 anni dell'uccisione di mons. Munzihirwa, arcivescovo di Bukavu (capoluogo del sud Kivu) che si era battuto per il rispetto dei diritti umani di tutti, indipendentemente dalle etnie. La memoria del vescovo oggi unisce le comunità della RD del Congo, dell’Italia e degli altri paesi, nel segno della croce e nell’impegno per la pace. Egli amava ripetere: “Ci sono cose che solo gli occhi che hanno pianto possono vedere”. Nel suo ultimo messaggio mons. Munzihirwa affermava:”Noi abbiamo speranza che Dio non ci abbandonerà e da qualche parte del mondo sorgerà per noi un piccolo bagliore di speranza. Dio non ci abbandonerà se ci impegneremo a rispettare la vita dei nostri vicini a qualunque etnia appartengono”. (R.P.)

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    Mons. Warduni: ciò che accade a Mosul è disumano

    ◊   “Quello che sta accadendo a Mosul è disumano; spetta alle istituzioni e alla polizia assicurare i colpevoli alla giustizia”. E’ la denuncia di mons. Shlemon Warduni, vicario patriarcale di Baghdad, raggiunto telefonicamente dal Sir a Mosul dove si trova per una visita alle comunità cristiane. “I cristiani in fuga dall’Iraq – ha aggiunto – hanno il diritto di rientrare nelle loro case, di andare nelle loro università”. Il procuratore caldeo presso la Santa Sede, mons. Philip Najim intervenendo ieri alla Lateranense all’incontro “La speranza alla prova”, promosso dall’ufficio ecumenismo e dialogo del vicariato di Roma, ha inoltre sottolineato che i rapimenti e le morti di tanti sacerdoti e fedeli, così come la dolorosa pagina scritta con il sangue da padre Ragheed Ganni e da mons. Raho arcivescovo di Mosul”, sono chiari esempi del martirio dei cristiani caldei in Iraq. il. “Si sperava – ha detto mons. Najim – in un futuro migliore ed invece abbiamo una situazione sempre peggiore”. “La forza – ha concluso – ci viene dal di dentro, dalla fede, dalla fierezza, dal nostro essere iracheni”. (A.L.)

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    India: deceduto padre Bernard Digal, brutalmente aggredito da estremisti indù

    ◊   Padre Bernard Digal è morto dopo una lenta agonia durata più di due mesi. Il religioso, picchiato in maniera brutale dai fondamentalisti indù nella notte del 25 agosto, a due mesi di distanza è deceduto per le gravi ferite riportate. I medici lo hanno sottoposto a un delicato intervento chirurgico per rimuovere una macchia di sangue nel cervello, causata dalle percosse subite la notte un cui è stato attaccato. Ieri i polmoni hanno collassato ed è entrato in coma. In un’intervista rilasciata ad AsiaNews da un letto dell’Holy Spirit Hospital di Mumbai lo scorso 10 settembre, padre Bernard Digal aveva denunciato “senza acredine” la brutalità dell’assalto, in seguito al quale “per una notte intera è rimasto senza conoscenza nella foresta, finché non è stato ritrovato dal suo autista”. “Padre Bernard Digal – ha affermato inoltre mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack- Bhubaneshwar - ha ricevuto la corona dei martiri. E’ morto a causa delle violenze degli estremisti indù. Ora i cristiani di Kandhamal hanno un potente intercessore nei cieli, poiché egli continuerà il suo lavoro dalla casa celeste”. (A.L.)

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    Messico: il messaggio del cardinale Martino per l'incontro nazionale di Pastorale Sociale

    ◊   E' in corso a Città del Messico l'incontro nazionale di Pastorale Sociale 2008 organizzato dalla commissione episcopale di Pastorale Sociale della Conferenza episcopale messicana. Obiettivo principale dell'incontro è fortificare e sollecitare la Pastorale Sociale in Messico, mediante l'incontro degli animatori di questo settore dell'evangelizzazione nelle diocesi, degli istituti di vita consacrata e degli organismi laicali, favorendo - a partire dall'analisi della realtà nazionale - la preghiera, la formazione nella dottrina Sociale della Chiesa, lo scambio di esperienze e la creatività pastorale, come si legge nel comunicato di mons. Gustavo Rodríguez Vega, vescovo eletto di Nuevo Laredo e presidente della Commissione episcopale per la Pastorale Sociale. I temi affrontati durante l'incontro - riferisce l'agenzia Fides - sono: la questione alimentare; democrazia: 2009 anno elettorale; la problematica della sicurezza e la violenza in Messico; il riscaldamento globale ed il cambiamento climatico. Per favorire lo scambio di esperienze, oltre allo spazio riservato ogni giorno a questo scopo in relazione al tema trattato, si sta realizzando anche l'Expo di Pastorale Sociale. Il cardinale Raffaele Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, ha inviato un messaggio augurale ai partecipanti all'incontro, in cui ricorda che "tutto quello che mette in pericolo o lede la dignità degli uomini e delle donne di una determinata società, rappresenta una sfida per la missione primordiale della Chiesa, per l’evangelizzazione". Il porporato segnala tra gli altri temi la crisi alimentare, “acutizzata attualmente dalla crisi economica finanziaria, che mette a grave rischio il diritto all'alimentazione delle persone; la violenza barbara e ripugnante provocata dal narcotraffico ed il crimine organizzato che attenta alla vita e alla sicurezza dei cittadini; l'autentica democrazia che deve tenere in conto che la verità non si stabilisce per voti e la legalità non è sempre vincolata alla moralità; il cambiamento climatico ed il riscaldamento globale che richiedono di riaffermare il piano originale di Dio". Inoltre durante l'Incontro si riflette anche sulla giustizia e sulla carità “come due virtù che rendono testimonianza al Regno di Dio nel mondo”. "I problemi messi al centro dell’attenzione durante questi giorni, riflettono una crisi morale", continua il messaggio, per cui il cardinale Martino invita a continuare a riflettere e a promuovere sempre di più la Dottrina sociale della Chiesa, che "ha la capacità di svegliare, potenziare, provocare ed incanalare le enormi risorse umane, morali e religiose presenti nel Paese". (R.P.)

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    No alle discriminazioni per i migranti. L’appello dalle Filippine dell’arcivescovo Marchetto

    ◊   Rispettare i diritti umani ed evitare la discriminazione dei più vulnerabili. Così l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in un intervento, riportato dal Sir, che ha tenuto oggi a Manila al secondo Forum globale su migrazione e sviluppo. “Ogni forma di migrazione temporanea e circolare – ha detto - non deve mai essere presa come pretesto per evitare il pieno rispetto dei diritti dei migranti, e in maniera specifica, del loro diritto alla riunificazione familiare, al riconoscimento del loro contributo allo sviluppo, sia attraverso il lavoro sia con le rimesse di denaro a casa”. Il presule ha aggiunto che ogni fallimento in questo ambito rappresenta una “mancanza di politiche di integrazione e cooperazione nei Paesi di arrivo, come pure di politiche di sviluppo nazionale in quelli d’origine”. (B.C.)

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    Allarme dei vescovi del Guatemala per l’aumento delle violenze

    ◊   C’è preoccupazione tra i vescovi del Guatemala che hanno chiesto al governo del Paese di intervenire per arginare l’ondata di violenza che si sta sempre più diffondendo. Ad allertare i presuli, come riporta l’agenzia Fides, ci sono diverse emergenze come l’emigrazione, la disoccupazione e l’aumento del crimine in particolare del narcotraffico. Il Guatemala è infatti una regione chiave per la distribuzione della droga e la Chiesa locale teme che questo fenomeno possa ovviare alla mancanza di opportunità per i giovani, introducendoli nel commercio e nella vendita di stupefacenti. Altro grave problema è l’incremento delle bande criminali e delle vendite a grosse cifre di terre di contadini a persone sconosciute. Si teme che l'obiettivo reale della compravendita sia legata al narcotraffico. La disintegrazione familiare, l'impatto economico delle migrazioni forzate, l'incremento della disoccupazione, sono aspetti emergenti che si considerano conseguenze delle migrazioni. Secondo i vescovi, la mancanza di politiche pubbliche per resistere agli effetti negativi di questi problemi, favorisce l'aumento di atti criminali. I presuli inoltre considerano la perdita dei valori morali ed il distaccarsi dalla fede religiosa come alcuni dei principali ostacoli per trovare soluzioni a questi problemi sociali. (B.C.)

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    Gli imprenditori cristiani chiedono al Cile di affrontare la crisi economica secondo principi etici

    ◊   L'Unione Sociale degli Impresari Cristiani (USEC) si è unita all'appello dei vescovi cileni chiedendo, in un comunicato destinato al governo, di affrontare la crisi economica agendo secondo i principi etici. Il rispetto per la dignità dei lavoratori, la salvaguardia del lavoro e la giusta remunerazione, l'attenzione per le famiglie e lo sviluppo globale del paese sono i criteri, secondo l’USEC, che vanno anteposti a qualsiasi decisione. L’associazione ha inoltre chiesto – rende noto l’agenzia Fides - “di stabilire un dialogo fecondo e permanente con il governo, i lavoratori e i rappresentanti sociali, come con la Chiesa, mirando a delineare azioni comuni”. Gli imprenditori cristiani hanno anche messo in luce le difficoltà del Paese dovute all’attuale e restrittiva legislazione lavorativa che favorisce la riduzione dei posti di lavoro. Nel suo messaggio l'USEC segnala che per permettere ai poveri di partecipare alla crescita del Paese, è necessario che lo Stato offra loro accesso all'abitazione, alla salute ed all’educazione ed ha aggiunto che in tempi di crisi, dove il ruolo sociale dell'impresa viene messo alla prova, “principi come la partecipazione e la solidarietà permettono di affrontare scenari di incertezza in una cornice morale adeguata per il discernimento e la ricerca del Bene Comune”. (F.A.)

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    Perù: conclusa la fase di preparazione della Grande Missione di Lima

    ◊   Il prossimo sabato, 1º novembre, solennità di Tutti i Santi, l’arcivescovo di Lima, cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, chiuderà con una solenne concelebrazione eucaristica, le Scuole Parrocchiali costituite nell’ambito della Grande Missione di Lima, e quindi invierà i missionari che in esse si sono preparati, affinché visitino casa per casa i fedeli della città. Il proposito di questa convocazione è ravvivare tra i cattolici della città l’appello ad essere discepoli e missionari di Cristo. È una convocazione a giovani, malati, anziani e genitori. Durante i mesi scorsi, i fedeli si sono preparati in queste Scuole, aperte in più di un centinaio di parrocchie di Lima, cosi come nelle Scuole di formazione religiosa promosse da movimenti, confraternite e congregazioni religiose. Dopo l'Eucaristia in cui riceveranno il Mandato, cominceranno le visite alle case, agli ospedali, alle scuole ed all’università, con il fine di fortificare la fede dei fedeli. Durante le visite si realizzeranno diverse attività come la lettura della Parola di Dio; l'intronizzazione dell’immagine del Sacro Cuore di Gesù o dell’icona della Divina Misericordia; la preghiera del santo Rosario in famiglia. La Grande Missione di Lima ha avuto inizio il 28 aprile 2008 come risposta alla Missione Continentale lanciata ad Aparecida. L'iniziativa pastorale ha come mete concrete la partecipazione fruttuosa nella Messa domenicale, l'incontro con Cristo vivo nell'adorazione al Santissimo, l'accoglienza dei sacramenti di iniziazione cristiana, la preghiera del santo rosario in famiglia ed il volontariato come forma di carità. (R.P.)

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    Panama: corso di aggiornamento per i vescovi incentrato sulla missione

    ◊   Quali iniziative promuovere nelle singole diocesi per realizzare la Chiesa Missionaria, secondo i suggerimenti del Documento di Aparecida? Questa la domanda cui vuole rispondere il corso di aggiornamento e formazione per i vescovi, avviato lunedì scorso a Panama. Organizzato dal Dipartimento della Comunione ecclesiale e del dialogo, facente capo al Consiglio episcopale latinoamericano, il corso vede la presenza di 26 presuli provenienti dall’America Latina e dai Caraibi. “Si tratta – affermano i vescovi – di un’opportunità per conoscere approfonditamente il Documento di Aparecida e per portare a compimento il mandato affidato ai presuli, affinché siano animatori della Missione Continentale nelle rispettive diocesi, tenendo conto della realtà multietnica e pluriculturale del nostro Continente”. A tal proposito, mons. Luís Secco, vescovo delle Antille, ha ricordato che nella sua diocesi è stato organizzato un piccolo Sinodo per incrementare la missione nei prossimi tre anni, proprio alla luce dei risultati di Aparecida. Durante il corso, che si concluderà venerdì prossimo, i vescovi faranno visita al Nunzio Apostolico in Panama, mons. Giambattista Diquattro, ed assisteranno alla presentazione del libro “Appunti di storia della Chiesa a Panama, nel periodo coloniale”, scritto dal sacerdote Alfredo Morín, membro dell’Accademica di Storia ecclesiastica di Panama e di Bogotà ed esperto del CELAM. (I.P.)

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    Nuovo rapporto di Amnesty sulle violazioni dei diritti umani in Colombia

    ◊   Almeno 1400 civili sono stati uccisi nel 2007 e nei casi in cui è stato individuato l’autore dell’omicidio, le forze di sicurezza sono risultate responsabili di almeno 330 casi, i paramilitari di circa 300 casi e la guerriglia di circa 260 casi; il numero degli sfollati è stato di 305 mila persone; almeno altre 190 sono state vittime di sparizione forzata da parte delle forze di sicurezza e dei paramilitari o sono state sequestrate dalla guerriglia. E’ questo il contenuto della denuncia di Amnesty International contro il governo di Bogotà. “’Lasciateci in pace!’ Civili presi di mira nel conflitto armato interno della Colombia”, è il titolo del nuovo rapporto sulle violazioni dei diritti umani presentato a Madrid dall’organizzazione. Amnesty ha accusato l’esecutivo del Paese latinoamericano di dare “un’immagine positiva della situazione dei diritti umani nel Paese, nonostante l’aumento di notizie relative a sfollamenti forzati, attacchi ad attivisti sociali e per i diritti umani e uccisioni da parte delle forze di sicurezza”. Il rapporto - ripreso dall'agenzia Sir - contenente uno studio completo sulla situazione dei diritti umani in Colombia e una serie di raccomandazioni rivolte al governo e alle forze della guerriglia, include storie di singole persone e gruppi colpiti dal conflitto. “Le autorità colombiane negano in modo assoluto, rifiutando persino di ammettere l’esistenza di un conflitto armato. La gente, però, ci racconta una storia diversa”, spiega Marcelo Pollack, ricercatore di Amnesty. L’organizzazione per i diritti umani ha quindi chiesto a tutte le parti coinvolte nel conflitto colombiano di “mostrare la volontà politica di porre fine agli abusi” sollecitando anche l’intervento della comunità internazionale. (F.A.)

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    Visita di solidarietà di una delegazione ecumenica nei campi profughi in Uganda

    ◊   È in corso la visita in Uganda di una delegazione internazionale ecumenica, a nome del Consiglio ecumenico delle Chiese (COE). Il viaggio, che rientra nel “Decennio per superare la violenza” lanciato dal COE, ha lo scopo di esprimere solidarietà verso i rifugiati e gli sfollati del Paese africano. In agenda - riferisce l'agenzia Cisanews - sono in programma numerosi colloqui con i rappresentati politici e civili locali, per discutere della protezione dei rifugiati, con particolare attenzione ai casi di violenza sessuale e alla vulnerabilità dei bambini. Previsti, inoltre, incontri con i leaders cattolici, anglicani e ortodossi, con le agenzie governative e con le organizzazioni sociali per riflettere sul tema “Una pace sostenibile nell’Uganda del nord: il ruolo delle comunità di fede”. Infine, la delegazione ecumenica avrà modo di condividere le proprie esperienze con le donne e gli studenti del posto, nel corso di diversi dibattiti ospitati dal “Centro Papa Paolo VI” di Kampala. L’Uganda – bisogna ricordare – è un Paese che si è stabilizzato solo recentemente, dopo decenni di dittatura militare e guerra civile. Il governo e i ribelli della LRA (Lord’s Resistence Army, ovvero l’Esercito di Resistenza del Signore) hanno, infatti, siglato una tregua nell’agosto del 2006 e il “cessate il fuoco” nel febbraio di quest’anno. Secondo gli ultimi dati dell’ACNUR- Alto Commissariato ONU per i rifugiati, più di 900 mila sfollati sono ora ritornati nei propri villaggi d’origine o nelle immediate vicinanze. Tuttavia, circa 3mila vedove ed orfani non hanno alcun posto dove andare, a causa della morte dei rispettivi capifamiglia o della vendita delle proprie terre. (I.P.)

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    Presentata a Roma un’associazione per coordinare il progetto “Harambee”

    ◊   “Harambee Africa International Onlus” è il nome dell’associazione, presentata a Roma, che avrà il compito di coordinare a livello internazionale il progetto “Harambee - All together for Africa”. L’iniziativa – come ricorda l’agenzia Sir - è nata il 6 ottobre del 2002, in occasione della canonizzazione di san Josemarià Escrivà, fondatore dell’Opus Dei e si caratterizza per il suo scopo educativo ponendo alla propria base l’idea di un’Africa che può risolvere i suoi molteplici problemi coltivando e dando valore alle sue numerose potenzialità interne. Gli aiuti e le donazioni di quanti hanno partecipato nel 2002 alla cerimonia e l’impegno di molte persone ed istituzioni, negli anni hanno permesso al progetto di essere oggi presente in Spagna, Francia, Portogallo, Stati Uniti, Irlanda. Grazie ad “Harambee” è possibile finanziare 26 progetti in 14 paesi (Rwanda, Sud Africa, Mozambico, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Nigeria, Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Kenya, Cameroun, Guinea Bissau, Sierra Leone, Madagascar). Tra i risultati che l’associazione si è prefissata c’è anche il reinserimento sociale dei bambini soldato in Sierra Leone, la realizzazione di una biblioteca per una scuola in Uganda e l’accesso all’acqua per le donne e i bambini in Nigeria. (F.A.)

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    Luci e ombre per la Chiesa cattolica in Vietnam

    ◊   Nuovo attacco delle autorità vietnamite nei confronti della Chiesa locale. In un rapporto della mgistratura – si legge su Avvenire – monsignor Joseph Ngo Quang Kiet, arcivescovo di Hanoi, è stato accusato di aver calunniato la nazione. I giudici inoltre hanno incriminato otto cattolici, già arrestati in passato, per “la distruzione di proprietà statale, raduno e preghiere illegali in aree pubbliche, disturbo dell’ordine pubblico”. Il riferimento è alle retate della polizia avvenute a fine agosto nei pressi della parrocchia di Thai Hai dove erano iniziate delle “preghiere di protesta” pacifiche per chiedere l’interruzione dei progetti edilizi su un terreno un tempo appartenente alla parrocchia confiscato poi dallo Stato. Più incoraggianti le notizie sul piano ecclesiale: nella diocesi di Xuan Loc, la più popolosa del Vietnam, è stata inaugurata una nuova sede distaccata del seminario maggiore di San Giuseppe di Ho Chi Minh Ville. Come la sede centrale, il distaccamento è stato autorizzato ad ammettere nuovi candidati su base annua mentre in passato tutte le ammissioni nei seminari in Vietnam erano regolate dal governo che ne fissava la cadenza. Attualmente il complesso, composto da due edifici di tre piani con 190 stanze, ospita 265 studenti. La speranza del rettore, padre Joseph Nguyen Nang, è che la struttura possa venire incontro alle accresciute esigenze pastorali della diocesi, che conta 800mila fedeli distribuiti in 300 parrocchie. (B.C.)

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    Anno Paolino: studio e formazione in vista del Primo Congresso Missionario del Pakistan

    ◊   “San Paolo, guida per l’evangelizzazione” è il titolo del programma, organizzato dalla comunità cattolica pakistana in collaborazione con le Pontificie Opere Missionarie (POM) del Pakistan, destinato alla preparazione spirituale in vista del primo congresso missionario del Pakistan sul tema “Raccontare la storia di Gesù in Pakistan”, che si terrà all’inizio di dicembre. Il percorso di conoscenza – si legge in una nota dell’agenzia Fides - partirà dalle Lettere di San Paolo, soffermandosi ad analizzare il suo lavoro missionario per poterlo poi attualizzare nel contesto della società pakistana di oggi; quindi si parlerà della metodologia della missione che sottolinea come il santo si sia avvalso di contatti e relazioni personali, di incontri in gruppi e comunità oltre che della preghiera e dell’annuncio nel tempio. Altro tema previsto è “l’evangelizzazione Cristocentrica” portata avanti dall’Apostolo delle Genti. Il congresso analizzerà le diverse sfaccettature della missione con particolare attenzione al ruolo dei laici, indispensabili, secondo i vescovi, per il lavoro di evangelizzazione. Mentre da un lato la Chiesa è presente in campo sanitario e sociale con ospedali, dispensari, centri per la salute, case per anziani, senza tetto e disabili, spesso creati e gestiti dalle congregazioni religiose; dall’altro ci sono i cattolici molto impegnati nella sensibilizzazione culturale e nelle campagne per il rispetto dei diritti umani, dei principi democratici, per la promozione della dignità umana per tutti i cittadini del Pakistan. (F.A.)

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    I vescovi filippini condannano la piaga della corruzione nel Paese

    ◊   “La corruzione è la causa principale della povertà e della fame nelle Filippine. Ha invaso tutte le istituzioni pubbliche e private e non rappresenta solo un problema economico e sociale, ma anche morale”. Così – come riferisce Asianews - mons. Angel Lagdameo, arcivescovo di Jaro e presidente della Conferenza episcopale filippina, nel corso di una conferenza stampa di presentazione di un documento dei vescovi. Mons. Lagdameo ha inoltre invitato i cittadini a lavorare per la “formazione di un nuovo governo” che ripudi quel “cancro morale e sociale” rappresentato dalla “corruzione”. Un fenomeno “in continua crescita” nonostante la “ferma condanna espressa dalla Chiesa cattolica. (B.C.)

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    Regno Unito: i vescovi chiedono di modificare la legge sulla fertilizzazione umana e l’embriologia

    ◊   I vescovi inglesi e gallesi ribadiscono il loro fermo no alla legge sulla fertilizzazione umana e l’embriologia e chiedono alla Camera dei Lord di modificare il testo passato la settimana scorsa in terza lettura alla Camera dei Comuni. Ancora una volta l’Episcopato punta il dito in particolare contro i cosiddetti embrioni-chimera. Ma a preoccupare ancora di più adesso è la possibilità prevista da un nuovo emendamento passato alla Camera, che questi particolari embrioni vengano creati senza l’espresso consenso del donatore. Un’ipotesi eticamente inaccettabile e dannosa anche per la stessa scienza, scrive in una nota mons. mons. Peter Smith, responsabile del dipartimento per la cittadinanza cristiana della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles. “Usare i gameti o le cellule di una persona per creare un embrione umano senza il suo consenso – afferma la nota - viola il diritto umano fondamentale. È un affronto alla dignità umana. Dimostra disprezzo per la coscienza delle persone che potrebbero essere contrarie all’uso delle proprie cellule per creare un embrione. È terribile che gli scienziati possano prelevare cellule da persone vulnerabili che non possono esprimere la loro volontà”, prosegue mons. Smith che denuncia come sulla questione non ci sia stato alcun dibattito: “Anche la Camera dei Comuni non ha avuto la possibilità di discutere questo punto, perché il Governo ha dato un tempo brevissimo per l’esame del provvedimento”, scrive facendo eco alle proteste dei parlamentari contrari alla legge. Ammettere questa possibilità, afferma il conclusione la nota, “danneggerà la fiducia dell’opinione pubblica nella scienza e in ultima istanza il progresso della stessa scienza”. (L.Z.)

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    Cattolici ed evangelici in Germania: "la vita umana non può essere sottoposta a brevetto"

    ◊   Con un comunicato congiunto diffuso ieri, la Chiesa cattolica e la Chiesa evangelica tedesca hanno ribadito la propria opposizione ai brevetti su cellule staminali. La dichiarazione è stata rilasciata in vista dell'imminente decisione della Camera dei ricorsi dell'Ufficio europeo brevetti sulla possibilità di sottoporre a brevetto le cellule staminali embrionali umane e le linee cellulari derivate. Secondo Karl Jüsten, direttore del Commissariato dei vescovi tedeschi, "la deposizione di brevetti in discussione apre la strada ad un monopolio finalizzato a mercificare in modo esclusivo e sfruttare economicamente la vita. Il corpo umano e le sue parti non possono diventare merce ed essere commercializzati". Per via degli effetti sull'industria e sulla ricerca in Europa, l'incaricato del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca, Stephan Reimers ha chiesto che si ponderino "le obiezioni di natura etico-morale rispetto al vantaggio del deposito dei brevetti per l'umanità". Entrambi i rappresentanti delle Chiese - riporta l'agenzia Sir - hanno infine evidenziato che l'eventuale brevetto sulle cellule staminali umane è in "eclatante contrasto rispetto all'accordo europeo sui brevetti, alla Direttiva sui biobrevetti e alla Risoluzione dell'Europarlamento sui brevetti sulle invenzioni biotecnologiche del 2005". (R.P.)

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    Messa del cardinale Bertone per il Capitolo generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice

    ◊   Per le suore salesiane, le Figlie di Maria Ausilatrice, pellegrine dell’Anno Paolino nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, ha invocato questa mattina la protezione dell’Apostolo delle Genti: “modello di apostolo e di missionario incentrato sull’amore a Gesù”. Nell’omelia della sua celebrazione eucaristica dinanzi al Sepolcro di Paolo con l’abside illuminata dallo splendore del mosaico medievale, il porporato si è rivolto alle 193 componenti del Capitolo generale della Congregazione, in corso a Roma, per sottolineare come “l’ascolto docile dello Spirito sia condizione per un efficace apostolato che integri continuità e creatività” e, riferendosi al tema del Capitolo: “Quale è la mia, quale la nostra esperienza dell’Amore preveniente di Dio”, ha affermato: “Se si spegne questo fuoco, si rischia di lavorare invano”. Da salesiano, il cardinale Bertone ha evocato non solo San Giovanni Bosco ma anche il suo primo successore: il beato don Michele Rua di cui proprio oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica. Al termine della Messa, la neo eletta Superiora generale suor Yvonne Reungoat, a nome delle sorelle presenti - rappresentanti di 92 nazioni dei cinque continenti – ha chiesto di portare al Papa un “saluto carico di affetto, di amore per la Chiesa, di preghiera e di gratitudine”. Il cardinale Bertone le ha definite della “stessa passione di San Paolo per annunciare Cristo a tutte le giovani e alle loro famiglie” ed ha detto di essere “in piena comunione con le Figlie di Maria Ausiliatrice”, poi ha impartito a tutte la sua benedizione “rafforzata da quella di Papa Benedetto XVI" che prossimamente incontreranno. Prima di lasciare la Basilica, il cardinale segretario di Stato ha ricevuto il saluto e l’omaggio dell’arciprete, cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, e del delegato per l’amministrazione, ing. Pier Carlo Visconti; all’arrivo egli era stato accolto dall’abate dell’abbazia benedettina, padre Edmund Power, accompagnato dai monaci che hanno assicurato il servizio liturgico. (A cura di Graziano Motta)

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    Inaugurato l’anno accademico alla Pontificia Università Lateranense

    ◊   Introdotta dalle note del “Veni Creator”, si è svolta questa mattina la solenne inaugurazione del nuovo anno accademico della Pontificia Università Lateranense. Ad introdurre la prolusione del rettore dell’ateneo, mons. Rino Fisichella, il saluto del cardinale Agostino Vallini, Vicario generale del Papa per la diocesi di Roma e cancelliere dell’ateneo, presente per la prima volta alla cerimonia. Una ricerca appassionata della verità: è in questa chiave che fede e ragione si coniugano nella vita e nell’esperienza accademica per favorire il progresso del sapere e rispondere in maniera efficace alle sfide dei tempi moderni. E’ quanto emerso in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno accademico della Pontificia Università Lateranense. Nel suo saluto ai presenti, il cardinale Agostino Vallini, anche in qualità di Gran Cancelliere dell’Ateneo, ha sottolineato come a fronte dello smarrimento spirituale che attraversa l’odierna società, dove il pensiero metafisico sembra cedere il passo al pensiero debole, la luce della fede debba illuminare e sostenere la riflessione accademica e l’attività di ricerca. Agli studenti il porporato ha rivolto l’invito a lasciarsi inondare dal desiderio del sapere, per fuggire la superficialità e non accontentarsi del poco, perché se l’ardore tenace può condurre ben oltre i propri sogni, l’impegno nello studio condotto nella prospettiva di fede è già occasione di servizio a Dio e alla Chiesa. Ed un’esortazione alla ricerca della verità è giunta inoltre dal rettore magnifico dell’Ateneo, mons. Rino Fisichella. Citando il Santo Padre, nel messaggio al Congresso internazionale voluto per celebrare i dieci anni dell’enciclica Fides et ratio, il presule ha ricordato che le varie culture diventano feconde quando si aprono alla verità e che la ricerca appassionata della verità, mediante le vie proprie della ricerca accademica, sia l’obiettivo che più degli altri connota il ruolo e la natura dell’Università. Citando ancora Benedetto XVI, mons. Fisichella ha ribadito che una cultura veramente positivista che rimuovesse come non scientifica la domanda circa Dio, sarebbe la capitolazione della ragione e quindi un tracollo dell’umanesimo. Tra le sfide che interpellano oggi il mondo accademico, il presule ha infine ricordato l’emergenza educativa, rispetto alla quale solo l’impegno congiunto delle agenzie formative – ha detto – può veicolare con forza e coerenza valori condivisi, per educare i giovani alla ricerca della verità e all’esercizio della vera libertà. (A cura di Claudia Di Lorenzi)

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    Nuove iniziative per la VI edizione delle “Giornate della cultura Cristiana” a Czestochowa

    ◊   Sono numerose le iniziative, dedicate all’Anno Paolino, che si svolgeranno durante le “Giornate della Cultura Cristiana” in Polonia. La VI edizione, che si è aperta il 19 ottobre a Czestochowa nella Giornata Missionaria Mondiale, continuerà fino a domenica 2 novembre. La manifestazione, dedicata alla figura di San Paolo, apostolo e teologo, si articolerà in 35 diversi eventi culturali e religiosi, come spettacoli teatrali, presentazione e promozione di libri religiosi. In alcuni incontri è stata prevista, come riferisce Fides, anche la presentazione di film, come “Testimonianza”, dedicato alla figura di Giovanni Paolo II e “Una vita con Karol”, ispirato al libro del cardinale Stanislaw Dziwisz. Inoltre è stata preparata dai fotoreporter e dallo studio grafico del settimanale Niedziela una speciale mostra fotografica, che presenta illustrazioni dei luoghi paolini di Roma e Malta, della Grecia e della Turchi. Alla realizzazione di questa iniziativa hanno collaborato l’arcivescovo Stanislaw Nowak, metropolita di Czestochowa, e Tadeusz Wrona, sindaco della cittadina polacca, insieme all’Ufficio della Pastorale del mondo culturale dell’Arcidiocesi, all’Istituto Culturale “Gaude Mater”. “Se non avessi la carità, non sarei nulla”: le parole tratte dall’ inno alla carità di San Paolo sono diventate il motto di questo evento culturale e religioso. (F.A.)

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    Convegno al Seraphicum sul Concilio Vaticano II nel pontificato di Giovanni Paolo II

    ◊   Sono stati numerosi gli interventi di ieri nel corso del Convegno internazionale: “Cristo, Chiesa, Uomo: il Vaticano II nel pontificato di Giovanni Paolo II”, in corso al Seraphicum di Roma fino a domani. Come riferisce il Sir, il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, ha ricordato come Papa Wojtyla considerava il Concilio “un evento ecclesiale ma anche spirituale” che partiva dalla consapevolezza che “solamente Cristo, il suo amore e la libertà che scaturisce da esso, potevano scuotere le coscienze, forse anche intorpidite, dell’uomo e della donna del nostro tempo”. La diversità sessuale umana è stata invece al centro dell’intervento del cardinal Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, per il quale “l’insignificanza” di tale differenza rappresenta il “più grave errore antropologico di cui si avvelena la post-modernità”. Il porporato ha parlato di una “sconnessione operata nella e dalla post-modernità fra matrimonio e famiglia e natura della persona umana” che “ha condotto e sta conducendo verso una totale artificializzazione della famiglia e del matrimonio” pensati come mere “convenzioni” sociali, la cui definizione “è esclusivamente il frutto del consenso sociale”. Infine nell’intervento del cardinal Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, si è sottolineato il compito culturale della Chiesa che è quello di “garantire la priorità dell’etica sulla tecnica, il primato della persona sulle cose e la superiorità dello spirito sulla materia”. Parlando dell’attualità del Vaticano II, ha poi aggiunto come sia sempre più diffusa la tendenza “soprattutto nei Paesi e nelle culture occidentali, a trascurare sempre più l’aspetto religioso, a relegarlo ai margini della propria vita”. (B.C.)

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    Il cammino di Santiago di Compostela compiuto dai detenuti

    ◊   Cento chilometri contro i cento passi di una cella. E’ l’equazione che rende il senso dell’iniziativa che si sta svolgendo grazie alla pastorale penitenziaria della diocesi di Vitoria, nei Paesi Baschi. Dodici detenuti stanno percorrendo sei tappe del Cammino di Santiago per camminare poi verso la libertà. Un modo, si legge su Zenit, per mettere a disposizione dei carcerati “le risorse necessarie per superare gli aspetti della loro personalità e del loro ambiente sociale e familiare che li hanno portati a contravvenire alle regole, e preparare il ritorno alla vita in libertà”. “Altri obiettivi - si legge ancora - sono quelli di promuovere i valori positivi, rafforzare le relazioni interpersonali in un ambiente diverso dal penitenziario, migliorare le capacità sociali, potenziare il rispetto di se stessi e del gruppo, osservare in modo più approfondito i problemi specifici dei reclusi, promuovere la conoscenza dell'ambiente culturale e artistico delle zone che si visitano, migliorare la convivenza tra reclusi e personale”. Il cammino si concluderà il primo novembre ma già nel mese di maggio si propone un altro pellegrinaggio da Nanclares a Santiago passando per Álava. (B.C.)

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    La riflessione del cardinale Vallini sull’influsso dei media sui giovani

    ◊   Alla vigilia della Giornata che ogni anno la Chiesa di Roma dedica alla sensibilizzazione e al sostegno di “Avvenire” e dei mezzi di comunicazione diocesani che si terrà il 9 novembre, il cardinale Agostino Vallini, Vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, ha voluto mandare un messaggio ai fedeli. In una lettera pubblicata sul settimanale diocesano Roma Sette – come si legge in una nota dell’agenzia Sir - il prelato ha sottolineato quanto il sistema comunicativo dei media sia capace di incidere “sulla formazione delle nuove generazioni, per il bene ma spesso anche per il male”. Richiamando il pensiero espresso da Benedetto XVI nella Lettera sul compito urgente dell’educazione, il cardinale ha parlato di un “confronto critico con tali mezzi e con gli operatori del settore, per aiutare le famiglie e specialmente i più giovani nel discernimento, e di un impegno fecondo soprattutto per il laicato cattolico, al fine di leggere ciò che avviene alla luce della fede e di informare con linguaggi adeguati al nostro tempo, avendo come criterio ispiratore la ricerca della verità”. Il porporato ha concluso il messaggio evidenziando l’importanza di sostenere la diffusione dei mezzi di comunicazione a livello nazionale - Avvenire, Sir e circuito radiofonico InBlu - e dei settimanali diocesani. (F.A.)

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    Nasce a Napoli il Centro per il dialogo fra le religioni e le culture

    ◊   Ad un anno di distanza dalla visita di Benedetto XVI e dal meeting interreligioso organizzato dalla comunità di Sant’Egidio, nasce a Napoli un forum permanente per la pace. Il nuovo centro per il dialogo fra le religioni e le culture, frutto dell’impegno assunto proprio un anno fa dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, è stato presentato ieri. L’organismo, che ha sede temporanea nel convento di San Pietro a Majella, è diretto da una commissione permanente presieduta dal porporato. Il Centro – informa il quotidiano Avvenire - si avvale anche di una commissione per l’organizzazione di convegni monotematici. Gli incontri sono infatti il risultato della “tessitura della rete di rapporti elaborati proprio per promuovere il dialogo”. Il primo convegno, atteso per Pasqua 2009, sarà sulla Cina, con cui Napoli ha rapporti antichi. La programmazione prevede per i prossimi anni un incontro con le Chiese dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, quindi sull’ebraismo, sull’islam, sul buddhismo. “Crediamo che il dialogo oggi sia l’elemento necessario per aprire i nostri orizzonti: far conoscere e farci conoscere. E’ un dialogo - ha continuato il cardinale - basato sul rispetto e sulla dignità e quindi è più facile raggiungere obiettivi comuni”. (F.A.)

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    24 Ore nel Mondo



    Terremoto in Pakistan: almeno 160 i morti

    ◊   A tre anni esatti dal terribile terremoto dell’ottobre 2005, è tornata a tremare la terra in Pakistan. Una scossa di magnitudo 6.5 sulla scala Richter ha colpito stanotte la parte occidentale del Paese, in Belucistan, al confine con l’Afghanistan. Il bilancio ancora provvisorio parla di oltre 160 vittime, registrate soprattutto nella zona di Ziarat, un’area montuosa ad est di Quetta. Sono ancora molti, però, i villaggi completamente distrutti non ancora raggiunti dai soccorritori. Giada Aquilino ha intervistato Francesca Marino, esperta di questioni asiatiche della rivista Limes, raggiunta telefonicamente nella vicina India:

    R. – Di distruzione totale e completa: si dice che ci siano ancora moltissimi corpi sotto le macerie, non si sa quanti; le notizie filtrano con difficoltà. Sono stati inviati i militari per i soccorsi. Molta gente si lamenta che i soccorsi non sono ancora arrivati.

     
    D. – Che zona è il Belucistan?

     
    R. – E’ una delle zone più povere del Pakistan con il tasso di alfabetizzazione più basso di tutto il Pakistan; è una delle zone più ricche di gas: fornisce gas a quasi tutto il Paese. Però, è anche il posto in cui ci sono un paio di centrali nucleari, svariati presidi dell’esercito. E’ anche una zona praticamente chiusa a tutto il resto del mondo. Tra l’altro, il terremoto ha avuto come epicentro l'area tra Quetta e la valle di Ziharat e si dice che da anni il mullah Omar si trovi a Quetta.

     
    D. – Proprio per la natura della zona e la povertà della popolazione, secondo te, dagli appelli che hai sentito, cosa serve?

     
    R. – Il problema è se le organizzazioni non governative, gli aiuti esterni saranno autorizzati in Belucistan. Quando c’è stata l’alluvione dello scorso anno, che ha lasciato decine di migliaia di persone senza casa, non è stato permesso a nessuno di entrare nell’area, eccetto alla Croce Rossa Internazionale e comunque con forti limitazioni.

     
    Tensioni Siria –Stati Uniti
    Cresce la tensione tra Siria e Stati Uniti. Il portavoce dell’ambasciata USA a Damasco ha detto che la sede diplomatica potrebbe chiudere al pubblico per un periodo indefinito. Di fronte agli uffici è già in programma per domani una manifestazione di protesta per il raid aereo lanciato domenica scorsa in territorio siriano da elicotteri statunitensi provenienti dall'Iraq, costato la vita ad otto civili. Ieri il governo siriano ha ordinato la chiusura dell’istituto di cultura e della scuola americana. Inviata, inoltre, una lettera al Segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, affinché il Consiglio di sicurezza riconosca formalmente la responsabilità degli Stati Uniti per l’attacco di domenica scorsa. L’acuirsi della tensione si è riflessa anche nei rapporti tra Siria e Iraq. Le autorità siriane hanno deciso, infatti, di cancellare il prossimo incontro dell'Alto Comitato siro-iracheno, che avrebbe dovuto tenersi a Baghdad il 12 novembre.

    Iraq
    Ancora una giornata segnata dalle violenze in Iraq. Tre bambini sono stati uccisi e altre 14 persone, tutte di una stessa famiglia, sono rimaste ferite in un attacco armato a Diyala contro l'abitazione di un leader dei cosiddetti “Consigli del risveglio” che si oppongono agli estremisti. Vittime anche a Mosul, dove un poliziotto è stato ucciso e altri cinque sono stati feriti dall'esplosione di un'autobomba. Prosegue intanto il passaggio di consegne per il controllo del territorio dalle truppe statunitensi a quelle irachene. Oggi le autorità locali hanno ufficialmente riassunto la responsabilità della sicurezza nella provincia di Wassit, nel sud del Paese.
     Somalia
    È di almeno 25 vittime il bilancio dei cinque attentati suicidi compiuti oggi in Somalia. Lo hanno riferito fonti ospedaliere, secondo cui negli attacchi avvenuti nel Somaliland e nel Puntland sono rimaste ferite una quarantina di persone: tra loro, due stranieri. Secondo alcuni testimoni, tre bombe sono esplose in rapida successione nella città di Hargeysa, nella regione settentrionale del Somaliland. I terroristi hanno poi preso di mira l'ambasciata etiopica, un edificio del Programma dello sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) e il palazzo presidenziale nel Somaliland. Altre due bombe sono esplose nella regione semiautonoma del Puntland. Non è chiaro al momento quante siano le vittime di questi ultimi attacchi.
     Elezioni in Zambia
    A meno di 24 ore dall’apertura delle Urne, in Zambia regna l’incertezza sul possibile esito delle elezioni presidenziali anticipate, convocate per sostituire Levy Mwanawasa, il capo di Stato scomparso a giungo scorso. Entrambi i candidati si dicono infatti convinti di potersi imporre sull’avversario. Il servizio di Giulio Albanese:

    Il presidente ad interim Rupia Banda si dice ottimista, in attesa della giornata di domani, quando il popolo zambiano sarà chiamato alle urne per decidere chi sarà il successore di Levy Mwanawasa, il compianto capo di Stato deceduto l’estate scorsa a seguito di un brutto male. Banda, che ha una laurea in economia ed è un imprenditore molto affermato nel suo Paese, essendo stato il vice di Mwanawasa si considera il suo naturale erede, l’unico personaggio politico praticamente in grado di dare continuità alle riforme economiche e alla lotta contro la corruzione. Sta di fatto che la vittoria non è data per scontata, in quanto il leader dell’opposizione, Michael Sata, conosciuto anche come King Cobra, che nelle scorse presidenziali perse per pochi punti percentuali, spera davvero di imporsi sull’avversario, grazie al consenso maturato in vasti settori dell’opinione pubblica, soprattutto tra i ceti meno abbienti. Da rilevare che ambedue i candidati promettono di tagliare le tasse e di assicurare sussidi per l’economia. A questo punto non resta che attendere l’esito della consultazione, anche se gli investitori stranieri vorrebbero che la politica dell’ex presidente Mwanawasa continuasse e, dunque, tifano per Banda, considerato da loro più affidabile.

     
    Il risultato delle elezioni nelle Maldive
    È l’oppositore Mohamed Anni Nasheed, ex prigioniero politico, il vincitore delle elezioni presidenziali di ieri nelle Maldive, le prime nella storia dell’arcipelago. Riconosciuta la disfatta anche dal capo di Stato uscente, Maumoon Abdul Gayoom, da 30 anni al potere.

    Ultima settimana prima del voto presidenziale in USA
    A meno di una settimana dal voto con cui gli americani sceglieranno il 44.mo presidente degli Stati Uniti, continuano a rincorrersi i sondaggi sui due candidati. Per l’istituto demoscopico Zogby, il distacco del democratico Barack Obama sull’avversario repubblicano John Mc Cain si sarebbe ridotto a 4 punti. Per l'agenzia Gallup a soli due.

    Ucraina
    Vista la situazione di crisi dell'economia globale, l'Ucraina finirà sull'orlo della bancarotta se non riceverà il prestito da 16,5 miliardi di dollari dal Fondo monetario Internazionale (FMI). A lanciare l'allarme è il presidente della Banca centrale ucraina Volodymyr Stelmakh. "Senza il prestito dal Fondo l'inflazione tornerà a correre e il Paese si troverà sull'orlo del default", ha riferito Stelmakh in conferenza stampa. Oggi in parlamento dovrebbe iniziare il dibattito sulle misure anti-crisi, condizione posta dal Fmi per dar luogo al prestito. Ieri intanto il Fondo monetario internazionale, la Banca Mondiale e l'Unione europea hanno raggiunto un accordo per un prestito da 20 miliardi di euro all'Ungheria. All'Islanda, invece, è stato promesso un prestito da 1,65 miliardi di euro.

    Italia
    Con 162 sì, 134 no e 3 astenuti il Senato ha approvato questa mattina il decreto sulla scuola. Il provvedimento già passato alla Camera diventa dunque legge. Clima di grande tensione fuori Palazzo Madama, dove fra l’altro si sono registrati scontri fra studenti. Tensione anche a Milano nel corso di diversi cortei non autorizzati. La protesta continuerà anche domani con lo sciopero generale della scuola. Il servizio di Giampiero Guadagni:

    E’ legge dello Stato il decreto Gelmini sulla scuola. Il sì del Senato è arrivato in un clima di forte contrapposizione politica. Soddisfatta comunque il ministro dell’Istruzione secondo la quale, nella scuola, tornano ora il merito, la serietà e l’educazione. Maggioranza compatta nel difendere il pacchetto mentre le opposizioni hanno chiesto, fino all’ultimo, il ritiro del provvedimento, che, sostengono, taglia fondi all’istruzione e ridimensiona il ruolo della scuola pubblica. E già si parla di raccolte di firme per il referendum abrogativo. Al termine del voto, i rappresentanti dei senatori di PD e Italia dei Valori sono scesi a discutere con gli studenti che hanno continuato questa mattina, davanti Palazzo Madama, la loro protesta. Protesta che avrà un’altra tappa importante domani, con lo sciopero generale dei sindacati. Nel mirino soprattutto il ritorno nelle elementari, dal prossimo anno, del maestro unico con la conseguenza, secondo opposizioni e sindacati, della fine del tempo pieno. Ipotesi però negata con vigore dal governo. Tra gli altri, cardini del provvedimento sono la reintroduzione del voto numerico, la valutazione della condotta nel giudizio finale dello studente, lo studio dell’educazione civica, lo stop alla riedizione continua dei libri. In arrivo, infine, risorse aggiuntive per l’edilizia scolastica. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 303

     
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