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Sommario del 26/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ha presieduto in San Pietro la Messa conclusiva del Sinodo. Il pensiero ai vescovi cinesi e l’annuncio del viaggio in Africa. All’Angelus, l’appello per i cristiani in India e in Iraq
  • Il Sinodo è stato commovente: così il Papa al termine del pranzo ieri con cardinali, vescovi e patriarchi che hanno partecipato all'assemblea sinodale
  • Il cardinale Scola: dal Sinodo è emersa la necessità di approfondire il rapporto tra Dio che parla, la Persona di Cristo, la Parola di Dio, la Tradizione e la Scrittura
  • Oggi in Primo Piano

  • La Somalia ancora oppressa dallo stallo politico e da una drammatica situazione umanitaria
  • Dal Simposio islamo-cristiano tenutosi ad Istanbul l'appello ai fedeli delle due religioni a conoscersi e a rispettarsi
  • Anno Paolino in Albania: la testimonianza di un sacerdote albanese
  • Chiesa e Società

  • Morto stanotte il padre francescano Michele Piccirillo, noto biblista ed archeologo
  • Primo giorno per mons. Giuseppe Betori, nuovo arcivescovo di Firenze
  • Sri Lanka, Aiuto alla Chiesa che soffre soccorre 300 mila persone sfollate
  • Da domani il II Meeting internazionale dei vescovi interessati alle nuove comunità del Rinnovamento carismatico
  • Più di duecento morti da agosto e migliaia di ammalati in Guinea Bissau a causa del colera
  • Un sussidio per Ognissanti dalle Fraternità monastiche di Gerusalemme
  • 26 anni per il Centro di riabilitazione per bambini sordi di Gitega, in Burundi
  • A Roma, a partire da domani, un convegno sull’integrazione ecclesiale degli immigrati in Italia
  • Santo Domingo: si tiene oggi la Marcia Mariana 2008
  • I 60 anni del programma tv "Il Giorno del Signore" su France 2
  • “Per essere Chiesa fuori”: il titolo del convegno della Conferenza episcopale siciliana
  • Tre giorni di studio per gli animatori della cultura carmelitana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Israele verso elezioni politiche anticipate: fallisce il tentativo di formare una nuova coalizione di governo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ha presieduto in San Pietro la Messa conclusiva del Sinodo. Il pensiero ai vescovi cinesi e l’annuncio del viaggio in Africa. All’Angelus, l’appello per i cristiani in India e in Iraq

    ◊   Con una solenne celebrazione eucaristica presieduta da Benedetto XVI nella Basilica Vaticana, si sono conclusi stamani i lavori del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio. Al centro dell’omelia del Papa, un pensiero speciale per i presuli della Cina continentale e l’annuncio del viaggio apostolico in Africa a marzo 2009. All’Angelus, poi, il Santo Padre ha rivolto un appello per la pace dei cristiani in India e in Iraq e per la libertà religiosa in tutto il mondo. Il servizio di Isabella Piro.

    (canto)

     
    L’Asia e l’Africa: le parole del Santo Padre hanno unito idealmente questi due Continenti, al centro della sua omelia. Dopo aver ringraziato tutti i partecipanti al Sinodo appena concluso, dimostrando gratitudine per la loro “costante dedizione” e per “l’arricchente esperienza” che hanno portato in aula, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero ai vescovi della Cina continentale:

     
    "Un pensiero speciale va ai vescovi della Cina Continentale, che non hanno potuto essere rappresentati in questa assemblea sinodale. Desidero farmi qui interprete, e rendere grazie a Dio, del loro amore per Cristo, della loro comunione con la Chiesa universale e della loro fedeltà al Successore dell’Apostolo Pietro. Essi sono presenti nella nostra preghiera, insieme con tutti i fedeli che sono affidati alle loro cure pastorali. Chiediamo al «Pastore supremo del gregge» (1 Pt 5, 4) di dare ad essi gioia, forza e zelo apostolico per guidare con sapienza e con lungimiranza la comunità cattolica in Cina, a noi tutti così cara".
     
    Quindi, l’annuncio del viaggio in Africa a marzo del 2009, in vista della II Assemblea speciale del Sinodo per questo Continente, che si svolgerà a Roma nell’ottobre del prossimo anno:

     
    "E’ mia intenzione recarmi nel marzo prossimo in Camerun per consegnare ai rappresentanti delle Conferenze Episcopali dell’Africa l’Instrumentum laboris di tale Assemblea sinodale. Di lì proseguirò, a Dio piacendo, per l’Angola, per rendere omaggio ad una delle chiese subsahariane più antiche".
     
    A fare da filo conduttore a tutta l’omelia è stato il comandamento dell’amore. Quell’amore - ha detto il Papa - che tutto supera tutto, tutto rinnova, tutto vince: l’amore di chi, consapevole dei propri limiti, segue docilmente le parole di Cristo. Questo significa essere discepoli di Gesù - ha ribadito Benedetto XVI - e questo significa mettere in pratica il primo e più grande comandamento della Legge divina, testimoniandolo concretamente nei rapporti tra le persone:

     
    "(…) devono essere rapporti di rispetto, di collaborazione, di aiuto generoso. Il prossimo da amare è anche il forestiero, l’orfano, la vedova e l’indigente, quei cittadini cioè che non hanno alcun difensore”.
     
    L’amore per il prossimo, però, ha ricordato il Santo Padre, nasce dall’ascolto docile della Parola divina e dalla sua incarnazione nell’esistenza personale e comunitaria. Un’esperienza ritrovata frequentemente durante i lavori sinodali dei giorni scorsi:
     
    "In questa celebrazione eucaristica, che chiude i lavori sinodali, avvertiamo in maniera singolare il legame che esiste tra l’ascolto amorevole della Parola di Dio e il servizio disinteressato verso i fratelli. Quante volte, nei giorni scorsi, abbiamo sentito esperienze e riflessioni che evidenziano il bisogno oggi emergente di un ascolto più intimo di Dio, di una conoscenza più vera della sua parola di salvezza; di una condivisione più sincera della fede che alla mensa della parola divina si alimenta costantemente!"

     
    Poi, lo sguardo del Papa si è allargato sulla missione della Chiesa: il suo “compito prioritario all’inizio di questo nuovo millennio”, ha ricordato Pontefice, è “nutrirsi della Parola di Dio per rendere efficace l’impegno della nuova evangelizzazione”. Ma è anche necessario “tradurre in gesti di amore la Parola ascoltata, perché solo così diviene credibile l’annuncio del Vangelo, nonostante le umane fragilità che segnano le persone”:

     
    "Tanta gente è alla ricerca, talora persino senza rendersene conto, dell’incontro con Cristo e col suo Vangelo; tanti hanno bisogno di ritrovare in Lui il senso della loro vita. Dare chiara e condivisa testimonianza di una vita secondo la Parola di Dio, attestata da Gesú, diventa pertanto indispensabile criterio di verifica della missione della Chiesa".
     
    Ma come rendere efficace l’impegno dell’evangelizzazione, affinché le persone, incontrando la verità, possano crescere nell’amore autentico? La risposta, ha sottolineato il Papa, si trova nel “contatto vivo e intenso con le Sacre Scritture”:

     
    "E poiché non di rado l'incontro con la Scrittura rischia di non essere “un fatto” di Chiesa, ma esposto al soggettivismo e all'arbitrarietà, diventa indispensabile una promozione pastorale robusta e credibile della conoscenza della Sacra Scrittura, per annunciare, celebrare e vivere la Parola nella comunità cristiana, dialogando con le culture del nostro tempo, mettendosi al servizio della verità e non delle ideologie correnti e incrementando il dialogo che Dio vuole avere con tutti gli uomini (cfr ibid., 21)."
     
    A questo scopo, ha continuato il Santo Padre, va curata “in modo speciale la preparazione dei pastori”, “vanno incoraggiati gli sforzi per suscitare il movimento biblico tra i laici, la formazione degli animatori dei gruppi, con particolare attenzione ai giovani” E ancora, bisogna “sostenere lo sforzo di far conoscere la fede attraverso la Parola di Dio anche a chi è 'lontano' e specialmente a quanti sono in sincera ricerca del senso della vita”.

     
    (canto)
     
    All’Angelus, poi, pronunciato di fronte ad una Piazza San Pietro assolata ed affollata di fedeli, Benedetto XVI è tornato sui lavori del Sinodo ed ha ricordato l’importanza di un’esegesi biblica basata sia sul metodo storico-critico che su quello teologico.

     
    Poi, l’appello perché il mondo non dimentichi le sofferenze patite dai cristiani in alcuni Paesi dell’Oriente:

     
    "Al termine dell’Assemblea sinodale, i Patriarchi delle Chiese Orientali hanno lanciato un appello, che faccio mio, per richiamare l’attenzione della comunità internazionale, dei leaders religiosi e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà sulla tragedia che si sta consumando in alcuni Paesi dell’Oriente, dove i cristiani sono vittime di intolleranze e di crudeli violenze, uccisi, minacciati e costretti ad abbandonare le loro case e a vagare in cerca di rifugio. Penso in questo momento soprattutto all’Iraq e all’India".
     
    Ricordando il contributo che le “piccole, ma operose e qualificate minoranze cristiane danno alla crescita della patria comune”, il Papa ha poi ribadito che “esse non domandano privilegi”, ma solo di “poter continuare a vivere nel loro Paese e insieme ai loro concittadini”:

     
    "Alle autorità civili e religiose interessate chiedo di non risparmiare alcuno sforzo affinché la legalità e la convivenza civile siano presto ripristinate e i cittadini onesti e leali sappiano di poter contare su una adeguata protezione da parte delle istituzioni dello Stato. Auspico poi che i responsabili civili e religiosi di tutti i Paesi, consapevoli del loro ruolo di guida e di riferimento per le popolazioni, compiano dei gesti significativi ed espliciti di amicizia e di considerazione nei confronti delle minoranze, cristiane o di altre religioni, e si facciano un punto d’onore della difesa dei loro legittimi diritti".

    (applausi)

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    Il Sinodo è stato commovente: così il Papa al termine del pranzo ieri con cardinali, vescovi e patriarchi che hanno partecipato all'assemblea sinodale

    ◊   Nell’atrio dell’Aula Paolo VI Benedetto XVI ha pranzato ieri con cardinali, vescovi e patriarchi che hanno partecipato al Sinodo. L’assemblea sinodale - ha spiegato - è stata anche “una scuola dell’ascolto”, segnata da una ricca “polifonia della fede”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Tracciando un bilancio del Sinodo, il Papa ha sottolineato l’arricchimento dell’ascolto reciproco:

    “Non so se il Sinodo è stato più interessante o edificante. In ogni caso è stato commovente. Siamo arricchiti da questo ascolto reciproco. Nell'ascoltare l'altro, ascoltiamo meglio anche il Signore stesso”.

    Dal Sinodo – ha affermato Benedetto XVI – è emersa una ricca “polifonia” sulle Sacre Scritture:

    “E mi sembra possiamo dire che adesso, nei contributi di questo Sinodo, abbiamo anche sentito una bella polifonia della fede, una sinfonia della fede, con tanti contributi, anche da parte dei delegati fraterni. Così abbiamo realmente sentito la bellezza e la ricchezza della Parola di Dio”.

    L’assemblea sinodale – ha aggiunto il Papa – è stata anche una “scuola dell’ascolto”: ascoltandoci gli uni e gli altri – ha detto il Santo Padre – “abbiamo imparato meglio ad ascoltare la Parola di Dio”:

    “E in questo dialogo dell'ascoltare impariamo poi la realtà più profonda, l'obbedienza alla Parola di Dio, la conformazione del nostro pensiero, della nostra volontà al pensiero e alla volontà di Dio. Un'obbedienza che non è attacco alla libertà ma sviluppa tutte le possibilità della nostra libertà”.

    Ringraziando tutti per il grande lavoro, Benedetto XVI ha poi aggiunto:

    “Sono un pò inquieto, perché mi sembra che abbiamo violato il diritto umano di alcuni al riposo notturno e anche al riposo della domenica, perché sono realmente diritti fondamentali. Dobbiamo riflettere su come migliorare nei prossimi Sinodi questa situazione”.

    Il Sinodo si è concluso ma continua – ha osservato il Pontefice - il cammino “sotto la guida della Parola di Dio”. “La Scrittura – ha detto il Papa riferendosi a San Gregorio Magno – cresce con chi la legge”:

    “Solo alla luce delle diverse realtà della nostra vita, solo nel confronto con la realtà di ogni giorno, si scoprono le potenzialità, le ricchezze nascoste della Parola Di Dio. Vediamo che nel confronto con la realtà si apre in modo nuovo anche il senso della Parola che ci è donata nelle Sacre Scritture”.

    Dopo la conclusione del Sinodo, si apre adesso ad una nuova fase di confronto:

    “Adesso dobbiamo cominciare a elaborare il documento post-sinodale con l'aiuto di tutti questi testi. Sarà anche questa una scuola di ascolto. In questo senso rimaniamo insieme, ascoltiamo tutte le voci degli altri. E vediamo che solo se l'altro mi legge la Scrittura, io posso entrare nella ricchezza della Scrittura”.

    C’è sempre bisogno – ha concluso il Papa – “di questo dialogo, di ascoltare la Scrittura letta dall'altro nella sua prospettiva, nella sua visione, per imparare insieme la ricchezza di questo dono”.

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    Il cardinale Scola: dal Sinodo è emersa la necessità di approfondire il rapporto tra Dio che parla, la Persona di Cristo, la Parola di Dio, la Tradizione e la Scrittura

    ◊   Il Sinodo dei Vescovi sulla Parola nella vita e nella missione della Chiesa si è dunque concluso. Ieri - lo ricordiamo - sono state votate le proposizioni finali ed il Papa ha autorizzato la pubblicazione di una loro bozza in lingua italiana. Si tratta di 55 Proposizioni, due in più rispetto alle 53 presentate nella bozza iniziale. I suggerimenti aggiunti riguardano la lettura patristica della Scrittura e il rapporto tra la Parola di Dio e i presbiteri. Su queste indicazioni si sofferma al microfono di Isabella Piro, il cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia:

    R. – Penso che si sia vista la grande importanza di immergersi nella grande epoca patristica nella quale realmente l’evento di Gesù Cristo, testimoniato dalla Tradizione della Scrittura, è l’orizzonte pieno entro il quale veniva vissuta tutta la Liturgia, tutta la vita cristiana. E quindi, da questo punto di vista, il riferimento ai Padri è un paradigma fondamentale. Per quanto riguarda i sacerdoti, la grande centralità della celebrazione eucaristica, in modo particolare della proclamazione della Parola e di Dio e dell’omelia, ha fatto emergere questo invito pressante ad un paragone quotidiano vissuto nella Chiesa, personalmente e comunitariamente, con l’avvenimento di Gesù Cristo che si testimonia nella Parola di Dio, autenticamente documentata nella Tradizione delle Scritture e interpretata dal Magistero.

     
    D. – Il testo contiene anche un appello agli agenti di vita pubblica e sociale perché guardino alla Dottrina sociale della Chiesa …

     
    R. – C’è stato un grande sforzo in questo Sinodo di mantenere in unità questo tema decisivo e delicato per la vita della Chiesa, con tutti gli aspetti della vita cristiana. Ciò che è difficile, soprattutto in questa epoca, è evitare la frammentarietà. Noi tutti siamo esposti ad un grande rischio di frammentazione e allora spesse volte, anche nel nostro modo di vivere la vita cristiana, sia personale sia comunitaria, tendiamo ad accentuare un aspetto, magari esagerandolo a scapito di altri. Quindi ci sono molte proposizioni che cercano di equilibrare la dimensione della Parola di Dio con la Liturgia, con la catechesi, con la dottrina sociale, con l’impegno di carità, con la missione, con la cultura perché tutti gli aspetti della vita cristiana che consentono al soggetto di esprimersi in maniera armonica, siano presi in considerazione in gerarchia e in modo equilibrato.

     
    D. – E’ stato ribadito più volte il legame tra Parola di Dio ed Eucaristia, quindi il legame tra l’attuale Sinodo e quello del 2005 …

     
    R. – Questo è un aspetto decisivo, perché la Liturgia – e in modo particolare l’Eucaristia e la Liturgia delle Ore – è il modo più immediato, forte e diretto, in cui si incontra la Parola di Dio, come l’episodio paradigmatico dell’incontro di Gesù con i due discepoli di Emmaus documenta e testimonia.

     
    D. – Un Sinodo sulla Parola di Dio è un Sinodo molto vicino ai fedeli. Come aiutarli a vivere veramente nella vita quotidiana il Verbo divino?

     
    R. – Questa è stata una delle grandi preoccupazioni di questo Sinodo, che è emersa soprattutto nella prima parte delle proposizioni, quando si è cercato di mettere a fuoco il rapporto molto stretto che esiste tra la Persona di Cristo, la Tradizione, la Sacra Scrittura; Persona che va incontrata dentro la realtà della Chiesa, vissuta liturgicamente, portata nella vita attraverso una meditazione orante della stessa Sacra Scrittura. Questa preoccupazione deve essere – a mio modo di vedere – l’inizio anche di una seconda, nuova fase dopo la grande Costituzione conciliare “Dei Verbum”, nel vivere questa dimensione così capitale nelle nostre comunità, nelle nostre chiese. E’ auspicabile che incominci un lavoro di revisione perché si dia un’intensificazione nel modo di rapportarsi alla Parola di Dio, che ha bisogno della consistenza del soggetto comunitario. Infatti, bisogna leggere con la mente e con il cuore i Sacri Testi, e per questo bisogna che la comunione sia sperimentata e vissuta, che questa lettura sia una lettura orante, che la Liturgia nell’unità con l’Eucaristia la documenti e la manifesti. Quindi, io credo che ci sarà un grande ed affascinante lavoro da compiere nelle nostre comunità.

     
    D. – Se lei dovesse tracciare un primo bilancio di questo Sinodo, cosa direbbe?

     
    R. – Direi che sono contento. Era un Sinodo molto difficile; io ho vissuto come relatore generale il Sinodo sull’Eucaristia che presentò a prima vista problemi concreti. Questo Sinodo sembrava – come dire – più ovvio, più scontato, perché realmente in questi 40 anni l’approccio alla Parola di Dio nella Chiesa si è molto diffuso. Ma si è visto, come le prime proposizioni dimostrano, che c’è una grande necessità di approfondire meglio il rapporto tra Dio che parla, la Persona di Cristo, la Parola di Dio, la Tradizione, la Scrittura, e di spiegare bene ai fedeli le diverse articolazioni. E poi, c’è un lavoro di orientamento pastorale pratico, nel quale emergono le grandi ricchezze di esperienza delle diverse Chiese. Quindi, io sono contento del risultato che si sta ottenendo, proprio perché era un Sinodo molto impegnativo. In fondo, se questo tema è un tema che è vivo nella Chiesa dall’inizio, da 2000 anni, è fuori dubbio che è solo dopo il Concilio che noi ci siamo coinvolti e quindi, tutto sommato, si può dire – per un certo verso – che è un tema giovane.

     
    D. – E qual è quindi l’auspicio che venga fuori da tutto ciò?

     
    R. – Io credo che l’auspicio sia che la Chiesa, in forza di questa ri-immersione nella sua profonda identità, sia sempre più testimone della bellezza e della convenienza della sequela di Cristo, a tutti i nostri fratelli-Uomini.

    Per un commento sull’Assemblea sinodale, ascoltiamo mons. Ermenegildo Manicardi, rettore dell’Almo Collegio Capranica ed esperto al Sinodo dei Vescovi, intervistato da Fabio Colagrande:

    R. – L’atmosfera è stata di grandissima fiducia. Pare che l’episcopato nel mondo intero sia molto impegnato a portare il popolo di Dio ad un ascolto sempre più profondo della Parola del Signore attraverso le Scritture. E a 40 anni dalla ‘Dei Verbum’, che ha messo in luce l’importanza del dono della Bibbia fatto dal Signore alla Chiesa, c’è da rimanere contenti dei primi frutti. Sono tutti convinti che si possa fare molto di più, però lo sguardo è molto positivo per quello che si è già fatto e per le possibilità che ancora sono da esplorare. Io ho ripensato tante volte alla ‘Dei Verbum’, mentre ascoltavo i Padri, dove si sottolineava come nel passato dalla rinnovata devozione all’Eucaristia siano venuti grandi frutti; così dopo il Vaticano II sono da attendersi grandi frutti dalla accresciuta venerazione della Parola di Dio, che rimane in eterno e che ci è comunicata attraverso le Scritture.

     
    D. – Riavvicinarsi alla Parola di Dio vuol dire favorire il dialogo ecumenico, favorire il dialogo interreligioso. E’ emerso questo dal Sinodo?

     
    R. – Per quel che riguarda il dialogo ecumenico, è evidente che la Scrittura è una radice comune talmente forte, per cui le Chiese, le comunità cristiane più approfondiscono la Parola di Dio attraverso le scritture, più si troveranno vicine. Certamente, si tratta di approfondire le scritture non in un punto ‘zero’, ma dentro le tradizioni diverse che le Chiese hanno. Forse molto intensa è anche la percezione che sia possibile un dialogo maggiore con il popolo ebraico, con gli ebrei credenti di oggi. Esiste il documento della Pontificia commissione biblica “Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture” che è stato ripresentato con un intervento magistrale dal cardinale Vanhoye; qui c’è qualche grossa novità. Oggi c’è una consapevolezza della Chiesa cattolica molto più grande della possibilità di un’interpretazione ebraica della Scrittura, che ha una sua legittimità e che è molto interessante anche per i credenti. Oggi noi ci percepiamo con più chiarezza in continuità con il popolo ebraico. Il dato della continuità è di estrema importanza. Al Sinodo è stato ripetuto più volte che Gesù è ebreo e che la terra d’Israele è la terra nativa del cristianesimo. Quindi, rendere più forte questo rapporto permette a noi di essere anche in comunione più forte con i nostri fratelli maggiori.

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    Oggi in Primo Piano



    La Somalia ancora oppressa dallo stallo politico e da una drammatica situazione umanitaria

    ◊   In Somalia continua lo stato d’incertezza sul futuro politico del Paese. Di fronte alle speranze innescate con la formazione all’inizio dell’anno del governo presieduto dal colonnello Nur Adde, la situazione si è andata complicando e appare ormai inevitabile lo slittamento delle elezioni previste per il 2009. Quali le ragioni dell'impasse?  Lucas Dùran lo ha chiesto a Mario Raffaelli, inviato speciale del governo italiano per la Somalia.

    R. – La speranza si era accesa dopo la firma il 9 giugno a Gibuti di un accordo fra il governo provvisorio e l’Alleanza per la liberazione della Somalia, sotto la quale si erano raggruppati i diversi oppositori all’intervento etiopico e al governo transitorio. E questa intesa prevedeva che nel giro di quattro mesi si potesse arrivare ad una cessazione delle ostilità e ad una forma di accordo politico su come affrontare l’ultima parte di questi cinque anni di transizione. Questo periodo, che scadrà nell’agosto del 2009, prevedeva sia delle elezioni multipartitiche democratiche sia un referendum su un testo costituzionale di tipo federale.

     
    D. – Di chi sono le responsabilità?

     
    R. – Le responsabilità sono in parte dovute alle parti somale, perchè esistono delle divisioni all’interno dei due campi, sia all’interno sia nell’opposizione. Nell’opposizione questa divisione si è addirittura manifestata con una rottura aperta. In più, sul terreno, esistono dei gruppi cosiddetti Shabab, che sono i gruppi islamici più radicali, che non hanno mai condiviso i tentativi di pacificazione. Va detto che a queste difficoltà, legate agli interlocutori somali, si aggiunge anche una certa lentezza della comunità internazionale.

     
    D. – Di fronte a questa situazione, cosa accadrà delle elezioni previste per il 2009?

     
    R. – Io credo che sia inevitabile avere uno spostamento delle elezioni, perchè il tempo a disposizione non è sufficiente nella condizione somala per avere delle elezioni realmente democratiche e rappresentative. Il problema è vedere se questo prolungamento sarà il frutto di tale accordo fra le due parti. Bisognerà capire quindi se sarà un prolungamento credibile. Per questo, di fronte all’aggravarsi della situazione, proprio in questi giorni, ci saranno due nuove occasioni. Sempre a Gibuti, sono stati riconvocati i due comitati congiunti per cercare di uscire da questo blocco; si spera che questa volta anche i dettagli del cessate il fuoco vengano concordati. Dall’altra parte ci sarà subito dopo, il 29 e il 30 di questo mese, a Nairobi, un meeting straordinario dell’IGAD, l’Organizzazione regionale dei Paesi del Corno d’Africa, che aveva sponsorizzato il processo di transizione somalo. Questo vertice straordinario, con la presenza del Parlamento somalo e, a latere, anche dei rappresentanti dell’opposizione, cercherà di dare un supporto forte, perchè sarà a livello di capi di Stato, al processo di Gibuti.

     
    Se la situazione politica appare in stallo, la Somalia vive una condizione delicatissima a livello umanitario. Le organizzazioni internazionali e non governative operano in condizioni difficili e di grave rischio, come dimostrano i recenti episodi di uccisioni di due operatori locali dell’Unicef e del Programma alimentare mondiale. Novella Maifredi, responsabile dei progetti in Somalia per il COSV, organizzazione umanitaria di cooperazione ed emergenza internazionale presente nel Paese da oltre dieci anni:

     
    R.- Credo che questo sia uno dei momenti peggiori che la Somalia sta attraversando. Al momento, non abbiamo personale espatriato sul territorio somalo, ma stiamo portando avanti i progetti con il personale locale.

     
    D. – Come vive la gente somala con la quale interagite? Cosa vi riportano i vostri operatori locali in proposito?

     
    R. – Ci riportano una preoccupazione che ormai è cresciuta in maniera esponenziale nelle ultime settimane, proprio perché questi attacchi anche agli operatori somali, la presenza di personaggi non ben definiti nella comunità, e quindi nelle varie città, è fonte di estrema preoccupazione. Se anche il personale somalo e le comunità temono per la propria incolumità, perché hanno paura di essere oggetto di attacchi, diventa veramente difficile portare aiuti, in una situazione che però ne avrebbe estremamente bisogno.

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    Dal Simposio islamo-cristiano tenutosi ad Istanbul l'appello ai fedeli delle due religioni a conoscersi e a rispettarsi

    ◊   Si è chiuso ieri sera ad Istanbul il sesto Simposio islamo-cristiano incentrato sul tema “Rapporto tra ragione e fede nell’islam e nel cristianesimo”, organizzato dai frati cappuccini che lavorano in Turchia. Il dibattito ha preso spunto dal discorso pronunciato nel 2006 da Benedetto XVI a Ratisbona e dalla lettera inviata circa un anno fa al Santo Padre da 138 studiosi islamici. Particolare rilievo è stato anche dato al rapporto tra fede e ragione nelle due religioni. Su questa relazione si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il teologo islamista padre Maurice Borrmans, che ha partecipato al simposio tenutosi ad Istanbul:

    R. – Da entrambe le parti le scuole teologiche hanno sempre tentato di avviare una collaborazione tra fede e ragione; da parte cattolica abbiamo sempre detto che la filosofia era la ‘serva’ della teologia. Da parte musulmana, è difficile parlare propriamente di teologia, ma piuttosto di metafisica religiosa. E’ per questo che nel mondo arabo si fa fatica, talvolta, ad avere un vocabolario comune.

     
    D. – Quale mediazione serve oggi per rispondere ad una fede spesso in crisi e ad una ragione che molte volte cede all’istinto?

     
    R. – Nel leggere i Testi Sacri, soprattutto il Corano, bisogna adeguarsi ai contesti storici. La ragione, nell’interpretare il Testo Sacro oggetto della fede, deve intervenire per aggiornare la comprensione del testo e passare da un significato letterale ad uno simbolico o ampliato.

     
    D. – Ha generato frutti nel mondo islamico il discorso del Papa a Ratisbona?

     
    R. – Sì. La parte sostanziale della lezione teologica di Ratisbona era indirizzata soprattutto ad un mondo occidentale positivista. Un mondo che dimenticava che la ragione deve anche porsi anche delle domande metafisiche: il nostro destino umano è effimero nel tempo biologico o supera i limiti della storia personale o comunitaria?

     
    D. – E nel mondo cattolico, quale contributo ha dato la Lettera inviata al Papa dai 138 saggi islamici?

     
    R. – In campo ecumenico è stata ricevuta ed apprezzata. Da parte cattolica, la risposta positiva del Papa tramite il cardinale Bertone ha fatto in modo che ci sia stata una lettera del gruppo rappresentativo dei 138; le tematiche della Lettera riguardano l’amore di Dio e del prossimo, come base fondamentale dei monoteismi, e poi la dignità dell’uomo in tale contesto, perché l’uomo è capace di amare e, dunque, di essere amato.

     
    D. – A quale sforzo, a quale cammino comune sono chiamati oggi cristiani e musulmani per conoscersi e rispettarsi?

     
    R. – Dobbiamo vedere come in ogni Paese il contesto culturale e, talvolta il quadro politico, ci permettano, o meno, di attuare questo piccolo sforzo per superare lo scontro delle ignoranze. Cosi’ si può avviare una interconoscenza per un rispetto reciproco.

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    Anno Paolino in Albania: la testimonianza di un sacerdote albanese

    ◊   Una spiritualità paolina sempre più diffusa e il progetto di diffondere le Lettere Paoline. Sono le sfide che la Chiesa cristiana di Albania intende perseguire nel corso dell’Anno Paolino. Primo evangelizzatore del Paese, San Paolo è stato punto di riferimento anche per i tanti sacerdoti e laici perseguitati durante il governo comunista. Anni che furono di oppressione, di condanne a morte e di silenzio fino al crollo del regime, avvenuto 18 anni fa. Un periodo di lunga sofferenza per la Chiesa che oggi vive una nuova primavera. Ma c’è ancora curiosità per San Paolo? Al microfono di Benedetta Capelli risponde don Marjan Paloka, sacerdote albanese:

    R. – C’è curiosità intorno alla figura storica di San Paolo perché, in Albania, stiamo vivendo un momento importante per la riscrittura della storia. Nei 500 anni di dominazione turca, la storia non è stata affrontata affatto come questione nazionale. La questione dell’identità, dell’eredità spirituale e storica non esisteva. Durante il comunismo la storia è stata affrontata per distorcerla, per presentarla in un modo falso. In questo periodo di rilettura del passato, delle radici storiche del Paese, San Paolo suscita molta curiosità: l’evangelizzatore delle genti è passato attraverso l’antica Illiria, della quale faceva parte l’Albania. Secondo la leggenda, ma anche attraverso riscontri storici abbastanza convincenti, ha anche consacrato il primo vescovo di Durazzo, San Cesare martire.

     
    D. – La Chiesa in Albania ha vissuto anni difficili, di persecuzione, a causa del regime comunista. C’è oggi la volontà di evangelizzare nuovamente sull’esempio di San Paolo?

     
    R. – Sì certamente. Devo dire che io ho una lettura positiva della devastazione che il comunismo ha lasciato dietro di sé. In qualche modo ci ha lasciato un Paese spiritualmente arido ma con un’aridità che non vuole rimanere tale. C’è, dunque, proprio il desiderio della “pioggia” in questo deserto spirituale del Paese e, sicuramente, è da cogliere l’opportunità di proporre la riflessione paolina, già accolta da parte della Chiesa, ma forse con maggiore slancio rispetto ad adesso.

     
    D. – A San Paolo si riferiva anche Madre Teresa di Calcutta, albanese di nascita. Una suora che era speranza per la Chiesa d’Albania, sofferente a seguito del regime comunista...

     
    R. – Madre Teresa e San Paolo rimangono due figure di riferimento. Madre Teresa ha sofferto e subito l’ingiustizia di rimanere fuori del suo Paese per tantissimi anni durante il comunismo, e sicuramente ha trovato forza in San Paolo, nell’apostolo che ha accettato con gioia le persecuzioni per Cristo. Lei ha anche dato l’esempio all’Albania: sotto la persecuzione, infatti, il cuore del cristiano può aprirsi anche in modo più fruttuoso alla grazia di Dio.

     
    D. – Il sangue dei martiri albanesi è stato effettivamente seme di nuovi cristiani...

     
    R. – Sì, sicuramente. Io ho sperimentato, e tutti in Albania lo abbiamo fatto, la gioia di una corsa verso la Chiesa. Una volta entrati è stato un arricchimento verso la vita spirituale proficua e valida sia per loro che per gli altri. Sono migliaia e migliaia le persone che hanno scoperto il battesimo, che hanno scoperto la bellezza della comunità. E sicuramente è frutto del sangue dei martiri albanesi, i quali nel silenzio sono stati testimoni validi della coerenza che il Vangelo di Cristo immette nel cuore dell’uomo. Coerenza è quella virtù della quale ha molto bisogno il mondo di oggi, soprattutto i giovani, per cui i frutti di questo seme piantato attraverso il martirio di molti sacerdoti e di alcuni laici si vede adesso nelle comunità giovanili delle chiese albanesi.

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    Chiesa e Società



    Morto stanotte il padre francescano Michele Piccirillo, noto biblista ed archeologo

    ◊   Stanotte a Livorno è morto improvvisamente, all’età di 64 anni, padre Michele Piccirillo, archeologo presso lo Studium Biblicum Francescanum di Gerusalemme, uno dei più grandi studiosi della Terra Santa. Nato nel 1944 a Casanova di Carinola (in Campania), padre Michele Piccirillo, francescano, era divenuto famoso in tutto il mondo per la sua attività di archeologo, legata soprattutto agli scavi del Monte Nebo in Giordania, e di biblista. I funerali si svolgeranno mercoledì 29 ottobre alle 10:30, a Roma, presso la Basilica di Sant'Antonio; una cerimonia eucaristica verrà officiata a Gerusalemme, nella chiesa di San Salvatore, sede della Custodia di Terra Santa, il 25 novembre prossimo, per ricordare il trigesimo della sua morte. Sarà anche possibile rendere omaggio alla salma, martedì prossimo, presso la delegazione di Terra Santa a Roma, in via Matteo Bogliardo. L’archeologo aveva più volte sottolineato l’importanza della diffusione della Parola partendo dai fatti storici, come nell'intervista rilasciata alla nostra emittente in occasione della presentazione del libro “Gesù di Nazareth” di Benedetto XVI: "Credo che il Papa - aveva detto - voglia tirare le fila di un discorso che va avanti oramai da una cinquantina d’anni; passato cioè il periodo dell’Ottocento e poi anche la prima metà del Novecento, in cui si parlava un po’ di un Gesù mitico e dell’esegesi che guardava al Vangelo come un fatto semplicemente di fede, si sono fatti degli sforzi in Germania – ed anche fuori della Germania – per superare questa impasse e quindi di cercare di far capire che si può dare un messaggio di fede pur utilizzando fatti storici". Il noto bilbista, riferendosi ai Vangeli, aveva aggiunto: "Abbiamo questi quattro Vangeli ed io, scherzando con i miei amici esegeti, dico: Scrivete tanti libri sui quei poveri quattro libretti, ma per fortuna che non li cambiate e restano sempre gli stessi!”. (A cura di Virginia Volpe)

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    Primo giorno per mons. Giuseppe Betori, nuovo arcivescovo di Firenze

    ◊   Il primo saluto nella chiesa di San Giovanni Battista all’Autostrada, la prima visita ai bambini dell’Ospedale pediatrico Meyer, il primo pranzo nella mensa Caritas di via Baracca: mons. Giuseppe Betori ha trascorso la sua prima mattina fiorentina con tre gesti di grande significato. In attesa della solenne celebrazione di questo pomeriggio in Duomo, il nuovo arcivescovo di Firenze, che oggi entra in diocesi, ha voluto ribadire con le parole e con i fatti che il suo sarà un episcopato in difesa di poveri e dei più deboli. In questo senso, vanno anche le parole d’esordio pronunciate dall’ex segretario generale della CEI nell’ospedale Meyer: “Sono qui” ha detto “per dire con Gesù che ogni bambino ha diritto alla vita e ogni persona ha diritto alla dignità, specie in un tempo come il nostro, in cui si discute se il neonato sia persona e quale debba essere la vita che vale la pena essere vissuta”. Una presa di posizione subito chiara e forte, ricambiata dai piccoli degenti, ai quali l’arcivescovo ha portato in dono anche alcuni giocattoli con un biglietto su cui c’era scritto semplicemente e teneramente “grazie di aver pensato subito a noi”. (A cura di Mimmo Muolo)

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    Sri Lanka, Aiuto alla Chiesa che soffre soccorre 300 mila persone sfollate

    ◊   Il vescovo della diocesi di Jaffna, in Sri Lanka, mons. Thomas Savundaranayagam, ha ringraziato l'associazione caritativa Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) per i 30 mila dollari di aiuti d'emergenza che ha inviato dopo la notizia che 300 mila persone sono state costrette dalle violenze recenti ad abbandonare le loro abitazioni. Gli ultimi scontri tra l'esercito dello Sri Lanka e le forze separatiste Tamil hanno portato ad una situazione drammatica in cui, nonostante le crescenti preoccupazioni di una crisi umanitaria esacerbata dalla minaccia della malaria, il governo del Paese ha rifiutato gli aiuti esterni. Ha anche proibito alle Organizzazioni non governative di entrare nell'area militarizzata. Un comunicato di ACS ricevuto dall’agenzia Zenit rivela che la Chiesa riesce comunque a fornire aiuti alle vittime maggiormente colpite grazie ad “una forte presenza cattolica nella regione interessata”. “Ringrazio ancora una volta [Aiuto alla Chiesa che Soffre] per la pronta risposta – ha affermato il vescovo Savundaranayagam in un messaggio inviato all'associazione. Preghiamo per la salvezza degli sfollati”. Molti di questi, ha reso noto, si stanno ammalando. Almeno 20 persone sono già morte in seguito a morsi di serpenti, una seria minaccia durante la stagione delle piogge. La crisi è scoppiata dopo che l'esercito ha sottratto ad agosto il distretto di Mannar ai ribelli e si è rivolto a nord-est, lanciando una campagna nei distretti di Mulathivu e Kilinochchy. Il vescovo Savundaranayagam ha lamentato che negli ultimi mesi il numero dei rifugiati è aumentato in modo esponenziale. “Provengono soprattutto dal distretto di Mulathivu, che è molto esteso, ed il numero è arrivato a 167.000 – circa 27.000 famiglie”, ha spiegato. Le persone che fuggono dai distretti di Kilinochchy e Mannar sono 129.000. (V.V.)

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    Da domani il II Meeting internazionale dei vescovi interessati alle nuove comunità del Rinnovamento carismatico

    ◊   Ha inizio domani ad Assisi, con l’arrivo di 70 presuli da tutto il mondo, il secondo Meeting internazionale dei vescovi interessati alle nuove comunità del Rinnovamento carismatico, sul tema “I carismi nella vita della Chiesa particolare”. Tra gli oratori, i cardinali di Curia Giovanni Battista Re e Claudio Hummes, prefetti rispettivamente delle Congregazioni per i vescovi e per il clero. Sono previsti interventi anche dell’arcivescovo brasiliano di Palmas, mons. Alberto Taveira Correa, consigliere spirituale della Catholic Fraternity. Parteciperà poi il prof. Matteo Calisi, presidente della medesima Catholic Fraternity, e numerosi altri. Farà gli onori di casa l’arcivescovo-vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino. Lo scopo di questo Meeting di vescovi sarà quello di riflettere circa la missione delle nuove comunità e condividere le loro ricchezze spirituali e il loro dinamismo ecclesiale. Subito dopo, giovedì 30, avrà inizio la XIII Conferenza internazionale della Catholic fraternity of covenant charismatic communities and fellowships, sul tema ‘Noi predichiamo Cristo Crocifisso, potenza e sapienza di Dio’. Vi parteciperanno circa 700 responsabili di comunità carismatiche d’ogni Paese, con un fitto programma di relazioni e momenti di preghiera di lode e ringraziamento. La concelebrazione eucaristica d’inizio lavori sarà presieduta dal segretario del Pontificio Consiglio per i laici, cui fa capo la Catholic Fraternity, il vescovo Josef Clemens. Venerdì 31 ottobre a mezzogiorno i convegnisti converranno tutti in Vaticano per l’udienza con Benedetto XVI. I lavori termineranno domenica 2 novembre. Con due appositi decreti, la Penitenzieria apostolica, per mandato del Santo Padre, ha concesso l’Indulgenza plenaria a quanti parteciperanno ai due eventi, nonché l’Indulgenza parziale a tutti i consociati alla Catholic Fraternity, che si uniranno spiritualmente ai lavori di questi giorni. Il Rinnovamento carismatico conta 600 milioni di fedeli cristiani di ogni Chiesa e denominazione: tra questi i cattolici sono 120 milioni. Fra le realtà del Rinnovamento carismatico cattolico la Santa Sede ha riconosciuto la Catholic fraternity of covenant charismatic communities and fellowships, formata da 81 Comunità di alleanza diffuse in ogni parte del mondo. (A cura di Giovanni Peduto)

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    Più di duecento morti da agosto e migliaia di ammalati in Guinea Bissau a causa del colera

    ◊   L’epidemia di colera in Guinea Bissau non accenna a rallentare: a partire dai primi casi di agosto sono 201 le vittime e 12.000 le persone ammalate. Secondo dati dell’UNICEF, oltre la metà dei contagi è stata registrata nella capitale Bissau e il 18 per cento sono bambini sotto i 14 anni. “L’epidemia è senza controllo e rischia di diffondersi in tutto il Paese e nelle Nazioni vicine” ha comunicato l’ufficio ONU per il coordinamento degli aiuti umanitari. Uguali preoccupazione sono state espresse dall’UNICEF in un comunicato, riportato dall’agenzia Misna: “con l’inizio della campagna elettorale per le elezioni legislative del 16 novembre si teme un ulteriore aumento dei casi, poiché le persone si riuniscono nei comizi e viaggiano in tutto il Paese”. Il colera è un problema ricorrente in Guinea nella stagione della piogge che va da giugno a ottobre, determinato anche da problemi strutturali come la mancanza di adeguati sistemi fognari e di accesso all’acqua potabile. Si stima che solo una persona su cinque abbia acceso all’acqua ma che questa non sia quasi mai potabile, inclusa nella capitale Bissau. Nel 2005 il colera contagiò 25.000 persone provocando oltre 400 vittime. (V.V.)

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    Un sussidio per Ognissanti dalle Fraternità monastiche di Gerusalemme

    ◊   Scavare nel deserto delle città oasi di preghiera: è la vocazione delle Fraternità monastiche di Gerusalemme che hanno lanciato nei giorni scorsi sul loro sito internet www.jerusalem.cef.fr un ritiro spirituale on line in preparazione alla festa di Tutti i Santi, l’1 novembre. Più di 1800 e da tutto il mondo gli iscritti al ritiro che durerà nove giorni. Il percorso proposto a quanti hanno aderito all’iniziativa si articola sui versetti che il Vangelo di Matteo dedica alle Beatitudini. Ogni giorno gli iscritti al ritiro troveranno nella loro casella di posta elettronica una meditazione su una Beatitudine, un testo dei Padri della Chiesa, una proposta di Lectio Divina legata al tema del giorno, una preghiera e un’icona. Le Fraternità di Gerusalemme propongono ritiri sul loro sito dallo scorso anno, le migliaia di partecipanti formano una comunità di persone in preghiera che si sostengono a vicenda riservando, durante la giornata, uno spazio di ritiro. E’ possibile anche leggere meditazioni e preghiere sul sito e seguire il ritiro giornalmente on line. Ricco di informazioni la pagina web, oltre ai ritiri spirituali propone anche “strade”, cammini più lunghi come per l’Avvento o la Quaresima, e percorsi biblici, letture accompagnate di un libro biblico.(T.C.)

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    26 anni per il Centro di riabilitazione per bambini sordi di Gitega, in Burundi

    ◊   Il “Centre pour Déficients Auditifs” è da 26 anni un polo formativo di qualità per i non udenti di Gitega. Nel 1977 mons. Pierre Canisius Batembekeza, all'epoca responsabile diocesano per l'educazione, si dimostrò favorevole al progetto e nel 1982 l'Arcidiocesi decise di fondare il Centro, con l'aiuto di alcuni volontari, offendo ospitalità ad una decina di bambini. Gli obiettivi erano tre: riabilitare e rieducare alla parola e alla comunicazione; fornire una scolarizzazione alla pari delle altre scuole pubbliche; garantire un diploma professionale e un inserimento nel mondo del lavoro. Oggi 215 giovani provenienti da tutto il Paese frequentano l'istituto e beneficiano dello stesso programma educativo in vigore nella scuola pubblica, ma con una durata doppia. Un buon numero di diplomati, quando desidera continuare gli studi, riesce ad inserirsi nelle scuole superiori e all'Università. Uno dei successi più importanti del Centro diocesano, riferisce l'agenzia Fides, è senza dubbio quello di sensibilizzare i genitori a vivere con fiducia l'handicap dei loro figli e di diffondere, a livello culturale, una maggiore attenzione verso i bambini con deficit uditivo, cui spesso mancano insegnanti qualificati e aiuti adeguati. I 25 anni della struttura, celebrati nel 2007, sono stati ricordati dal vicario generale di Gitega, mons. Pierre Canisius Batembekeza, come “un dono del Signore, che invita ciascuno a vivere un amore disinteressato soprattutto a favore di persone vulnerabili come i sordi. La Parola di Gesù Cristo ha il potere di liberare i prigionieri, di ridare la vista ai ciechi e la parola ai sordi. Dio non ha altro progetto che la salute della persona umana”. Inoltre mons. Batembekeza ha assicurato a tutti gli educatori dei corsi di perfezionamento l’impegno per la crescita dell'offerta formativa dell'istituto. (V.V.)

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    A Roma, a partire da domani, un convegno sull’integrazione ecclesiale degli immigrati in Italia

    ◊   Il valore e l’impegno all’integrazione ecclesiale degli immigrati in Italia sarà al centro di un incontro promosso dalla Fondazione Migrantes in programma da lunedì a mercoledì prossimi a Roma. Il convegno, incentrato sul tema “L’integrazione ecclesiale degli immigrati in Italia”, si aprirà con l’intervento di Gianromano Gnesotto, direttore dell’Ufficio immigrati e profughi della Fondazione Migrantes. Lunedì sono previsti interventi di Luigi Sabbarese, della Facoltà di diritto canonico della Pontificia Università Urbaniana, di Denis Kibandu Malanda, coordinatore etnico nazionale per gli africani francofoni e di mons. Santino Brunetti, vicario episcopale per le migrazioni della Diocesi di Prato. Martedì interverranno, tra gli altri, don Gianni Cesena, direttore nazionale di Missio delle Pontificie Opere Missionarie, Eugenio Costa, dell’Ufficio liturgico nazionale e mons. Walter Ruspi, direttore nazionale dell’Ufficio catechistico. L’incontro si chiuderà mercoledì con l’intervento di mons. Piergiorgio Saviola, direttore generale di Migrantes. (A.L.)

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    Santo Domingo: si tiene oggi la Marcia Mariana 2008

    ◊   “Maria, viva espressione della nostra identità, proteggi e difendi il tuo popolo dominicano” è il tema della tradizionale Marcia Mariana 2008 che si svolge oggi nell’arcidiocesi di Santo Domingo, a conclusione del mese mariano. Il programma, riportato dall'agenzia Fides, prevede oltre alla marcia, aperta dall’immagine della Vergine di Altagracia, protettrice del Paese Dominicano, la celebrazione della Santa Messa presieduta dal cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez, arcivescovo di Santo Domingo. Sono state invitate tutte le parrocchie, i centri educativi, i movimenti apostolici e le altre istituzioni ecclesiali delle quattordici zone pastorali dell'arcidiocesi, ognuna delle quali porta un'immagine della Vergine Maria, raffigurata secondo il titolo sotto cui la venera. Nel convocare l’arcidiocesi, il cardinale López Rodríguez ha affermato che l’identità dominicana oggi come ieri è in pericolo per le “nuove turbolenze sociali e politiche, per la diffusione di una cultura lontana ed ostile alla tradizione cristiana, per l'emergenza di varie offerte religiose che cercano di rispondere, alla loro maniera, alla sete di Dio manifestata dai nostri popoli". Una situazione che aggrava ancora di più la già difficile realtà fatta di povertà e compromessa dal crescente sviluppo del narcotraffico. (B.C.)

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    I 60 anni del programma tv "Il Giorno del Signore" su France 2

    ◊   Compie 60 anni il programma televisivo religioso di France 2 “Il giorno del Signore”, in onda tutte le domeniche mattina in Francia. Si tratta della più antica trasmissione francese, nata nel Natale del 1948 con la messa di mezzanotte a Notre-Dame di Parigi per iniziativa del padre domenicano Raymond Pichard. Ancora oggi il programma prosegue proponendo la celebrazione liturgica festiva. Oltre alla Messa domenicale ai telespettatori sono offerti magazine, interviste, documentari e notizie. La trasmissione era inizialmente dedicata solo al cattolicesimo, poi si è estesa anche ad altre religioni. Sono circa un milione i telespettatori che in media seguono il programma, una cifra che è raddoppiata in seguito al viaggio apostolico di Benedetto XVI in Francia, lo scorso settembre. Il produttore, padre Arnaud de Coral, ha annunciato la possibilità di sviluppare la trasmissione su internet. In occasione dei suoi 60 anni “Il giorno del Signore” proporrà alcuni documentari già presentati negli anni precedenti su argomenti ancora attuali come quello sui sacerdoti lavoratori e sul dialogo interreligioso. (T.C.)

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    “Per essere Chiesa fuori”: il titolo del convegno della Conferenza episcopale siciliana

    ◊   Centinaia di giovani provenienti dalle 18 diocesi siciliane si sono incontrati a Siracusa. Oggi e domani, infatti, si è tenuto il convegno “Per essere Chiesa fuori”, organizzato dall’Ufficio regionale di pastorale giovanile della Conferenza episcopale siciliana (CESI). Presenti mons. Mario Russotto, vescovo delegato CESI per la Pastorale Giovanile, e il direttore dell’Ufficio regionale, don Rosario Dispenza. Antonio Bellingreri pedagogista e psicologo dell’Università di Palermo ha parlato del tema “La scelta dei giovani, quali sfide oggi”. “Proseguendo il cammino dell’Agorà dei giovani, desideriamo dare vita – ha detto mons. Mario Russotto al Sir - a un convegno che, posto all’inizio dell’anno pastorale, ci permetta la riflessione, il dialogo e la formazione nella prospettiva dell’annuncio ‘fino agli estremi confini’; desideriamo realizzare nella forza dello Spirito il parlare le lingue nuove della cultura”. “Il convegno – ha chiarito don Dispenza – è in continuità con quello dello scorso anno e si rivolge agli operatori di pastorale giovanile di tutte le parrocchie. Il nostro obiettivo è sentirci Chiesa anche al di fuori delle mura del tempio. È l’amore per la Chiesa che ci fa andare fuori a portare il Vangelo”. Un ulteriore obiettivo del convegno è - chiarisce don Rosario - “la formazione degli operatori, che cercano di coinvolgere nelle attività di pastorale giovanile non solo i ragazzi che frequentano la parrocchia ma anche i lontani”. Quattro i laboratori promossi durante il convegno: uno sull’affettività, uno sui temi socio-politici, uno sulla catechesi e uno sull’evangelizzazione. Quattrocento i partecipanti. Oggi è stato fatto un pellegrinaggio al santuario di Siracusa, dove sono state tratte le conclusioni, basandosi anche sui lavori dei laboratori di ieri. Il tutto in sintonia con l’Agorà dei giovani italiani che si concluderà il 31 maggio 2009. (V.V.)

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    Tre giorni di studio per gli animatori della cultura carmelitana

    ◊   La Chiesa comunicante: contenuti valori e strategie. È il tema del secondo corso nazionale di formazione per gli animatori della cultura carmelitana e della comunicazione che si conclude oggi a Roma. L’incontro, organizzato dal Centro interprovinciale dei Carmelitani Scalzi nella loro sede, è stato riservato a giovani e non solo, che desiderano impegnarsi nell’animazione e nei media. Per tre giorni si è parlato di media ecclesiali e para-ecclesiali, di teorie e tecniche della comunicazione di massa. La giornata principale è stata ieri, con una particolare attenzione alle teorie dei media e alla differenza di linguaggio tra media ecclesiali e media laici; la sessione dei lavori, moderati da Francesco Vitale, responsabile dell’ufficio stampa del Centro interprovinciale OCD, ha visto l’intervento della giornalista Angela Ambrogetti e di Marco Cardinali, giornalista e direttore della Lateran University Press. Nel pomeriggio la giornalista della nostra emittente Fausta Speranza ha presentato l’evoluzione ed i cambiamenti che i media e il mestiere di giornalista hanno avuto negli ultimi anni. Sull’importanza dell’etica all’interno dei mezzi di comunicazione sociale si è poi soffermato Fabio Silvestri, docente di Storia Sociale presso l’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti, e di Pedagogia Generale e Interculturale presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. I partecipanti e futuri animatori hanno potuto conoscere il progetto di H2O News, l’agenzia cattolica che mette a disposizione gratuitamente a tutti coloro che lo desiderano e in particolare ai media cattolici, servizi informativi, grazie ad Andrea Scorzoni, co-fondatore e delegato Esecutivo di H2O News. Nella giornata di oggi, spazio in particolare alla spiritualità carmelitana e ai mezzi di servizio al Carmelo che comprendono oggi numerosi mezzi di comunicazione (riviste, internet, web radio) con l’obiettivo di diffondere e far conoscere le varie realtà missionarie in Italia e nel Mondo. Al termine, la consegna del “mandato” agli animatori che continueranno questa esperienza attraverso incontri periodici e di formazione, lavorando e collaborando nei media OCD. (F.V)

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    24 Ore nel Mondo



    Israele verso elezioni politiche anticipate: fallisce il tentativo di formare una nuova coalizione di governo

    ◊   In Israele prende sempre più corpo l’ipotesi del voto anticipato. Il premier incaricato di formare un nuovo governo, Tzipi Livni, ha confermato che chiederà al presidente Shimon Peres di sciogliere il Parlamento e di convocare le elezioni anticipate che, secondo le prime indiscrezioni, dovrebbero tenersi tra febbraio e marzo del 2009. La decisione di interrompere i colloqui per la formazione di un governo di coalizione è maturata ieri, dopo la rottura dei negoziati con il partito religioso Shas. Sul fallimento delle trattative hanno pesato le richieste della formazione ultra ortodossa, che avrebbe preteso garanzie su una serie di provvedimenti in materia di assistenza sociale. Sull’impasse politica israeliana ascoltiamo la professoressa Marcella Emiliani, docente di Storia e istituzioni del Medio Oriente all’Università di Forlì:

    R. – La Livni ha dato prova di essere una donna di notevoli capacità. Il problema però qui è della politica israeliana. Ormai, quelli che erano i partiti storici - parliamo dei laburisti come del Likud - possono solo fare governi di coalizione. Diventano così fondamentali, nei governi di coalizione, i partiti appunto come lo Shas, come il Giudaismo Unito della Thorah, cioè schieramenti di stampo religioso che hanno delle pregiudiziali molto forti nei confronti del negoziato con i palestinesi. Ma ancora più importante - vedendo la politica israeliana dall’interno - sono le richieste che questi partiti fanno allo Stato per finanziare le scuole religiose come pure le famiglie bisognose, in termini di case e trasporti e quote da destinare a figli o nuovi nati. Sappiamo però che Israele è sempre in affanno dal punto di vista economico; il suo finanziatore di bilancio classico sono sempre stati gli Stati Uniti ma la stagione che si apre, anche per gli Stati Uniti, non è economicamente florida.

     
    Pakistan
    Prosegue l’offensiva dell’esercito pachistano contro le roccaforti talebane nel turbolento distretto tribale di Bajaur al confine con l’Afghanistan. Negli ultimi combattimenti sono stati uccisi altri otto miliziani integralisti. Le operazioni sono state condotte con l’appoggio di elicotteri da guerra ed artiglieria, mentre le truppe a terra hanno attaccato posizioni nella aree di Tang Khata e Chaharmanh.

    Somalia
    Non si fermano le violenze in Somalia: una donna che lavorava per un'agenzia umanitaria è stata uccisa a colpi d'arma da fuoco nella città di Gurilei, nel centro del Paese. L’organizzazione per conto di cui operava la vittima promuove i diritti delle donne e si batte contro la piaga delle mutilazioni genitali femminili. Si tratta del quindicesimo assassinio di un operatore umanitario in Somalia dall'inizio dell'anno.

    Yemen
    È salito ad almeno 64 morti accertati il bilancio complessivo dell'ondata di nubifragi che fra giovedì e sabato ha colpito lo Yemen meridionale, devastando in particolare i governatorati di Hadhramaut e al-Mahara. Il numero delle vittime potrebbe ancora aumentare dal momento che si registrano alcune decine di dispersi. Più di tremila persone sono poi rimaste senza casa. Nelle aree su cui si sono abbattute le alluvioni stanno sopraggiungendo sei aerei da trasporto con tende, viveri e medicinali, decollati dalla capitale Sana'a. Intanto, il turco Ekmeleddin Ihsanoglu, segretario generale dell'OIC, l'Organizzazione della Conferenza Islamica, ha lanciato una raccolta fondi per fronteggiare la crisi umanitaria.

    Islanda
    In un’Islanda duramente colpita dalla crisi dei mutui, ieri circa 2 mila manifestanti sono scesi in piazza a Reykjavik per chiedere le dimissioni del premier, Geir Haarde, e del governatore della Banca centrale, David Oddsson, per non aver impedito il collasso finanziario degli istituti di credito del Paese. I manifestanti, radunatisi di fronte al Parlamento, hanno chiesto anche che l'isola avvii i passi necessari per entrare presto nell'Unione Europea, anche attraverso elezioni anticipate. Nell’ultimo mese sono state nazionalizzate le tre principali banche del Paese e venerdì scorso il governo ha annunciato di aver accettato i termini per un pacchetto di aiuti da 2 miliardi di dollari con il Fondo monetario internazionale (FMI).

    Italia: manifestazione Partito Democratico
    “Un'altra Italia è possibile”. Questo il messaggio lanciato ieri dalla grande manifestazione organizzata dal Partito Democratico al Circo Massimo a Roma. Il leader del PD Veltroni ha chiuso il raduno di piazza con un discorso di quasi un’ora in cui ha più volte affermato che il governo di destra “è totalmente inadeguato a fronteggiare la crisi". Veltroni ha poi definito il Partito Democratico la più grande forza riformista della storia d’Italia. Non si è fatta attendere la risposta del premier Berlusconi, secondo cui nei momenti di crisi l’opposizione dovrebbe evitare la piazza e contribuire all’azione di governo. Intanto va in scena il solito balletto di cifre, con gli organizzatori che parlano di oltre due milioni di partecipanti e la questura che, invece, ne ha registrati circa 200 mila.

    Italia: funerali dei militari morti nell’incidente aereo in Francia
    Da questa notte, in un hangar della base militare di Brindisi, centinaia di persone stanno rendendo omaggio alle salme di sette degli otto elicotteristi morti nell'incidente avvenuto in Francia il 23 ottobre scorso. I funerali dei sette militari dell'84.mo centro SAR brindisino si svolgeranno oggi pomeriggio in forma solenne. La cerimonia funebre sarà celebrata dall'arcivescovo ordinario militare per l'Italia, mons. Vincenzo Pelvi. Ci saranno, tra gli altri, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, e il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 300

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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