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Sommario del 25/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Pubblicato l'elenco finale delle Proposizioni del Sinodo sulla Parola di Dio. Domani mattina il Papa celebrerà la Messa nella Basilica di San Pietro a conclusione dell'Assemblea
  • Accorato appello dal Sinodo: pace, giustizia e libertà religiosa per la sopravvivenza dei cristiani d'Oriente
  • I cristiani cacciati: editoriale di padre Lombardi
  • Donate dal Papa ai Padri Sinodali le riproduzioni di alcune pagine tratte dal "Papiro Bodmer", il più antico manoscritto al mondo contenente i Vangeli di Luca e Giovanni
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Pellegrinaggio della diocesi di Roma presso la tomba di San Paolo. Il cardinale Vallini invita i fedeli della capitale a partecipare
  • Convegno alla Lateranense sul tema: “Curare ancora. L’etica della responsabilità verso i più fragili”
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Più 13 di mila cristiani fuggiti da Mosul per le violenze degli estremisti islamici
  • Violenze in Orissa: il drammatico racconto di una suora
  • Nuovo intervento dei vescovi USA in tema di aborto
  • Messico: appello dei giornalisti cattolici contro la violenza e l'insicurezza
  • Domani a Firenze l'insediamento del nuovo arcivescovo Giuseppe Betori
  • Oltre mille i progetti della CEI per la riduzione del debito estero
  • Anno della famiglia a Tahiti contro la crisi del matrimonio
  • Cerimonia di consegna dei premi Principe delle Asturie a Oviedo
  • Festeggiati i 100 anni della fondazione del Corpo femminile della Croce Rossa italiana
  • Si conclude a Sydney il Congresso mondiale di Metropolis
  • Taiwan: la cattedrale di Hsinchu celebra i 50 anni di fondazione
  • Domani termina l’ora estiva e si torna all'ora invernale
  • 24 Ore nel Mondo

  • Parte dal vertice di Pechino la riforma del sistema finanziario
  • Il Papa e la Santa Sede



    Pubblicato l'elenco finale delle Proposizioni del Sinodo sulla Parola di Dio. Domani mattina il Papa celebrerà la Messa nella Basilica di San Pietro a conclusione dell'Assemblea

    ◊   Giornata di lavori conclusiva per il Sinodo dei Vescovi su “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Stamani, nel corso della 23.ma Congregazione generale, i Padri sinodali hanno approvato le 55 Proposizioni finali emendate. Il documento, redatto in latino, è riservato esclusivamente al Santo Padre, che lo utilizzerà per elaborare l’Esortazione post-sinodale. Tuttavia, il Papa ha autorizzato la pubblicazione in italiano di una bozza provvisoria delle Proposizioni. Domani, infine, alle 9.30, nella Basilica di San Pietro, il Sommo Pontefice presiederà la Santa Messa conclusiva della XII Assemblea generale ordinarie del Sinodo. La nostra emittente seguirà in diretta l’evento a partire dalle ore 9.20. Il servizio di Isabella Piro:

    E’ giunta in porto, la barca di San Pietro rappresentata dall’Aula del Sinodo. Una barca guidata dal suo successore, Benedetto XVI, e sospinta dal soffio dello Spirito Santo. E nel porto ha trovato quello che cercava, ovvero le 55 Proposizioni finali. In esse, risuonano gli spunti di riflessioni emersi più frequentemente durante i lavori. Largo spazio, quindi, alla necessità di diffondere e inculturare la Bibbia tra tutti i popoli della Terra. Un compito in cui le famiglie, i missionari, ma anche gli strumenti di comunicazione sociale possono essere di grande aiuto. Così come le traduzioni della Bibbia nelle lingue locali, sempre più necessarie. Da segnalare la Proposizione 13, che pone in risalto il rapporto tra Parola di Dio e Legge naturale, scritta nel cuore di ogni persona. Nutrita del Verbo divino, essa aumenta e permette il progresso della coscienza morale. Quindi, ribadito il legame tra Parola di Dio e liturgia, così come l’importanza delle omelie, ispirate dal Verbo divino. Per questo, il Sinodo auspica l’elaborazione di un “Direttorio sull’omelia” che aiuti i predicatori nel ministero della Parola di Dio. Poi, spazio alle donne, delle quali è riconosciuta l’importanza nella trasmissione della fede in famiglia e nella catechesi. Si auspica, inoltre, che il ministero del lettorato biblico sia aperto anche a loro. E ancora, le Proposizioni ribadiscono l’importanza della Liturgia delle Ore e delle piccole comunità ecclesiali, in cui si possa ascoltare, studiare e meditare la Parola di Dio. Centrale, quindi, la Proposizione 22, in cui si raccomanda la pratica della Lectio divina e si chiede che la lettura orante comunitaria delle Scritture sbocchi in un impegno di carità.

     
    Poi, il tema dell’esegesi biblica, a cui sono dedicate tre Proposizioni: in sostanza, il Sinodo ribadisce la necessità di due livelli esegetici, quello storico-critico e quello che guarda alla natura divina, che facciano riferimento all’unità di tutta la Scrittura, alla tradizione viva della Chiesa e all’analogia di fede. L’invito, quindi, è che si superi il dualismo tra esegeti e teologi. Proposizioni specifiche sono poi riservate ai giovani, ai presbiteri e alla Pastorale della Salute: per i malati, l’auspicio è che la Parola di Dio li aiuti a scoprire, attraverso la fede, che la loro sofferenza li rende capaci di partecipare alla sofferenza redentrice di Cristo. Quindi, il compito missionario di annuncio della Buona Novella viene affidato a tutti i battezzati, discepoli di Gesù Cristo, mentre si ribadisce il vincolo tra Parola di Dio e arte liturgica, in particolare nelle Chiese, e il legame tra Parola di Dio e cultura: il Verbo divino, infatti, può aiutare la scienza nelle sue scoperte. E ancora: le Proposizioni mettono in guardia da interpretazioni fondamentalistiche della Scrittura, che ignorano la mediazione umana del testo ispirato. E attenzione è riservata anche al fenomeno delle sètte, che promettono una felicità illusoria. Poi, la Missio ad gentes, in cui si ribadisce che la Chiesa deve andare verso tutti e continuare a difendere il diritto e la libertà delle persone di ascoltare la Parola di Dio, anche a rischio di persecuzioni. Quindi, il tema del dialogo con gli ebrei, i musulmani, le altre religioni, dialogo da basare sulla piattaforma comune della Bibbia e da inserire nel contesto della liberà religiosa e del rispetto dei diritti dell’uomo e della donna. Spazio anche all’unità dei cristiani, con un ringraziamento speciale per il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I per la sua presenza al Sinodo, e una citazione anche per un appello per la salvaguardia del Creato. Infine, le Proposizioni si concludono con un omaggio a Maria, Madre di Dio e Madre della Fede.

     
    Ma qual è stato il clima di lavoro del Sinodo? Ascoltiamo il cardinale Marc Ouellet, arcivescovo di Québec e Relatore generale dell’assise, intervenuto in tarda mattinata al colloquio con i giornalisti nella Sala Stampa vaticana:

     
    "Il Sinodo è stato veramente un’esperienza di unità, abbiamo veramente camminato insieme, abbiamo approfondito tante questioni, ci siamo ascoltati gli uni con gli altri. Non ci sono stati schieramenti, ma veramente un’attenzione alla Parola di Dio e alla necessità, all’urgenza oggi di proclamarla".

     
    Un Sinodo, è stato detto in Sala Stampa, che ha ribadito con forza la centralità della Parola di Dio, come ha affermato mons. Filippo Santoro, vescovo di Pétropolis e membro della Commissione per l’Informazione del Sinodo:

     
    "L’aspetto più grande è questa precisazione: la Parola di Dio è una Persona viva, la Parola di Dio non è appena un Libro, uno scritto: la Parola di Dio è Uno che noi incontriamo e che risponde alle domande che abbiamo, a quello che l’uomo di oggi cerca, al desiderio di qualcosa che permanga e che vinca l’usura del tempo, che permanga per sempre. Perciò il valore di questa Parola è come una proposta per le persone di oggi, per la vita di oggi. L’identificazione della Parola con un fatto vivo, come gli apostoli lo incontravano - era quel Volto, quell’Uomo - è un fatto vivo oggi, presente nei testimoni".

     
    Sempre in conferenza stampa mons. Laurent Monsengwo Pasinya, presidente della Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo e segretario speciale del Sinodo, ha indicato alcuni obiettivi dell'Assemblea:
     
    "Vogliamo che la Parola di Dio entri dappertutto, vogliamo che ciascuno abbia la sua Bibbia e vogliamo quindi pure formare tutti a poter leggere la Bibbia e a leggerla bene. E' anche importante la formazione alla lettura: occorre saper leggere durante le liturgie. Quelli che leggono durante le Messe che lo facciano bene, perché tutti sentano bene la Parola di Dio e che la Parola non vada perduta, perché non c’è l’acustica o perché si legge male".

     
    Ed ora dunque che i lavori sono finiti, non resta che affrettarsi per portare nel mondo la Parola di Dio, Parola di vita e di salvezza.

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    Accorato appello dal Sinodo: pace, giustizia e libertà religiosa per la sopravvivenza dei cristiani d'Oriente

    ◊   Un accorato appello per la pace, la giustizia e la libertà religiosa in Terra Santa, Libano, Iraq e India, è stato consegnato ieri pomeriggio al Papa dai capi delle Chiese Orientali Cattoliche che partecipano al Sinodo dei Vescovi. L’appello, intitolato, «Cristo è la nostra pace», chiede ai responsabili delle nazioni di sostenere le minoranze cristiane in questi Paesi minacciate da violenze e povertà. Ce ne parla Sergio Centofanti.

     
    Un “umile ma accorato appello” lo definiscono i firmatari del documento: “Avvertiamo nei cuori un fremito – scrivono - per le sofferenze di tanti nostri figli e figlie dell'Oriente: bambini e giovani; persone in difficoltà estrema per età, salute ed essenziali necessità spirituali e materiali; famiglie sempre più tentate dallo sconforto per il presente e per il futuro. E sentiamo il dovere di farci interpreti delle loro giustificate attese perché una vita dignitosa sia presto garantita a ciascuno in una proficua convivenza sociale”. Viene espressa profonda riconoscenza al Papa per aver elevato così tante volte la sua voce in favore dei fratelli e delle sorelle dell'Oriente perché possano vivere nella pace, nella libertà, nella verità e nell'amore.

     
    “Opera della giustizia è la pace! È un imperativo – affermano i responsabili delle Chiese Orientali - al quale non possiamo e non vogliamo sottrarci. Chiediamo, perciò, in particolare per la Terra Santa, che diede i natali a Cristo Redentore, per il Libano, l'Iraq e l'India la pace nella giustizia, di cui è garanzia una reale libertà religiosa. Siamo vicini a quanti soffrono per la fede cristiana e a tutti i credenti impediti nella professione religiosa. Rendiamo omaggio ai cristiani che recentemente hanno perduto la vita in fedeltà al Signore”. Poi tre richieste: perché tutti “pratichino il rispetto e l'accoglienza dell'altro nella vita quotidiana”; perché i responsabili religiosi predichino e favoriscano tale atteggiamento, moltiplicando le iniziative di mutua conoscenza e di dialogo; e infine “alla comunità internazionale e agli uomini di governo perché garantiscano a livello legislativo la vera libertà religiosa nel superamento di ogni discriminazione e l'aiuto a quanti sono costretti a lasciare la propria terra per motivi religiosi”. L’appello ricorda l'auspicio di Benedetto XVI: «Possano le Chiese e i discepoli del Signore rimanere là dove li ha posti per nascita la divina Provvidenza; là dove meritano di rimanere per una presenza che risale agli inizi del cristianesimo. Nel corso dei secoli essi si sono distinti per un amore incontestabile e inscindibile alla propria fede, al proprio popolo e alla propria terra» (Benedetto XVI, in visita alla Congregazione per le Chiese Orientali il 9 giugno 2007).

     
    Ma sulla difficilissima situazione dei cristiani in Terra Santa ascoltiamo il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal, al microfono di Isabella Piro:

     
    R. – Ormai viviamo ogni giorno in una situazione drammatica: una croce per tutte le istituzioni, per tutta la Chiesa, una croce per le famiglie, una croce per ogni persona. Questa croce non ci fa dimenticare quello che ha detto il Signore quando ci ha promesso la sua pace. Non è la pace dei politici, che tra l’altro non vogliono o non possono ottenere, ma la sua pace che è una serenità interna, una fiducia interna che Lui non ci farà mancare mai con la sua grazia, con il suo perdono, con il suo amore, con il suo sostegno. Poi la nostra forza, il nostro ottimismo, non viene dalle circostanze difficili e drammatiche che viviamo, ma viene da questa comunione con Lui, sapendo che uno non può amare la Terra Santa, vivere in Terra Santa senza la croce, che è ormai il nostro pane quotidiano. Però ci consola anche il flusso dei pellegrini condotti dai loro vescovi. Questo è bello, è davvero bello, cioè questo senso di comunione ecclesiale con la Chiesa universale, e in questo caso devo ringraziare anche la Chiesa italiana, i vescovi italiani che vengono con i gruppi – grandi gruppi – ed è una gioia vivere con loro, pregare per loro, con loro. Un grazie a tutti quanti.

     
    D. – Cosa spera che il Sinodo posso fare per la Terra Santa?

     
    R. – Prima di tutto vogliamo la pace, che tutti s’impegnino per questa pace, che tutti s’impegnino ad essere corresponsabili della comunità cristiana che vive là, per la loro sopravvivenza, per la loro sicurezza, per la loro permanenza, così possiamo dar loro più fiducia ed evitare questa emorragia cristiana, questa emigrazione dei nostri cristiani perché siamo rimasti un piccolissimo gregge, un niente, però il Signore è là, e ci affidiamo alla sua grazia.

     
    E sempre più drammatica è la situazione della minoranza cristiana in Iraq. Cosa chiedono queste comunità ecclesiali? Ecco l’appello del Patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly, al microfono di Birgit Pottler:

     
    R. – Vorremmo un appoggio morale dai responsabili di tutto il mondo, perché facciano tutto ciò che possono per donare la pace e la tranquillità al Paese. Sono contrario al fatto che si prenda la gente - i cristiani, i fedeli – dall’Iraq e si metta in altri Paesi: non vogliamo svuotare il Paese dei cristiani. I cristiani sono originari del luogo e sono elemento essenziale del popolo iracheno. Quindi, mandarli via dall’Iraq e portarli in un altro Paese non è cosa buona. Ora, l’unica cosa che manca non è la ricchezza - perché il Paese è molto ricco, anche se il popolo è molto povero - ma la pace e la tranquillità. Ciò che tutti i responsabili delle potenze occidentali e all’interno dell’Iraq possono fare è portare la pace e la tranquillità. Questo è quello che ci manca. Nessuno si è interessato prima dell’Iraq, ma da quando si sa che è un Paese ricco, ci si occupa di lui. Se fosse stato un Paese poverissimo, nessuno si sarebbe chiesto come va l’Iraq. Io però voglio ringraziare con tutto il cuore tutti i popoli che ci hanno aiutato con il loro appoggio morale ed anche materiale.

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    I cristiani cacciati: editoriale di padre Lombardi

    ◊   La situazione dei cristiani in Iraq è – insieme a quella di diverse regioni dell’India – un caso di emergenza gravissima, che richiama l’attenzione e la solidarietà della Chiesa intera. Evidentemente è tutto il popolo iracheno e non solo le comunità cristiane a soffrire le conseguenze di decenni di regime oppressivo, di una guerra infausta e del disordine politico e sociale che ne è seguito, ma le antichissime comunità cristiane del Paese sono sottoposte ora ad una pressione sistematica ed intenzionale, in una sequenza impressionante di violenze e minacce. Il caso di Mossul nelle settimane scorse è diventato paradigmatico. La documentazione citata da istituzioni umanitarie ed agenzie di stampa indipendenti dimostra che l’azione di minaccia da parte di gruppi islamici estremisti è condotta strada per strada, casa per casa, con la diffusione di messaggi scritti deliranti, come questo: “devi lasciare la tua casa e partire dalla zona in 24 ore, altrimenti sarai punito e castigato giustamente e sarai ucciso come la nostra religione islamica ha comandato di fare con quelli che come te venerano la croce”.

    Occorre assolutamente che i gruppi fanatici fondamentalisti vengano combattuti con decisione. Occorre che tutti gli uomini di pace, anche nel mondo musulmano, si oppongano con forza e chiarezza a questa orribile violenza contro i diritti fondamentali della persona. Ci auguriamo che le iniziative di dialogo con il mondo musulmano, nella scia aperta da Giovanni Paolo II e continuata da Benedetto XVI, contribuiscano ad affermare sempre più decisamente che nel nome di Dio non si può uccidere e odiare, ma sempre amare e rispettare ogni persona umana.

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    Donate dal Papa ai Padri Sinodali le riproduzioni di alcune pagine tratte dal "Papiro Bodmer", il più antico manoscritto al mondo contenente i Vangeli di Luca e Giovanni

    ◊   Un dono straordinario come straordinario è l’originale dal quale è stato tratto: il Papiro Bodmer, risalente alla fine del II secolo d. C. o poco dopo, sul quale è scritta la versione più antica dei Vangeli di Luca e Giovanni. Una riproduzione di due pagine di questo prezioso manoscritto - realizzata dall’editore madrileno “Testimonio Editorial” - è stata donata ieri da Benedetto XVI ai Padri sinodali, accompagnata da una nota esplicativa del cardinale Raffaele Farina, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:

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    Trentasei bifogli di papiro sovrapposti, per un totale di 144 pagine: così doveva presentarsi, circa 1900 anni fa, questo antesignano del moderno libro, poi denominato con la sigla P75 o più comunemente conosciuto come “Papiro Bodmer”, dal nome del bibliotecario svizzero Martin Bodmer, che lo acquisì dopo la metà del 1950, qualche anno dopo il sensazionale rinvenimento di quei fogli. Scritto probabilmente in origine per una piccola comunità di cristiani egiziani di lingua greca per un normale uso di tipo liturgico - la lettura dei Vangeli durante le celebrazione eucaristica, una prassi già definita all’epoca, come riconoscono anche i Padri della Chiesa - oggi il Papiro Bodmer rappresenta per la Chiesa e la cristianità contemporanee un delicato ma soprattutto - secondo le parole del cardinale Farina - eccezionale “gioiello”, le cui pagine donate in copia ai Padri sinodali sono “un campione della qualità del testo” tramandato dal Papiro e una ulteriore dimostrazione, precisa il porporato, “della cura con la quale la Chiesa ha preservato il tenore originale delle Sacre Scritture”.

     
    Nascosto per secoli in un poggio accanto al fiume Nilo assieme ad altri documenti, questo papiro neotestamentario è divenuto proprietà della Biblioteca Apostolica Vaticana nel 2006, donato e presentato a Benedetto XVI da Frank J. Hanna III, nell’udienza del 22 gennaio 2007. Un prezioso reperto, dunque, che si aggiunge ai molti “preziosi tesori” già in possesso della Biblioteca, la quale - sin da quando Papa Nicolò V ne istituì nel 1451 il primo nucleo - è sempre stata fedele al mandato di arricchire, custodire e preservare con ogni cura i tesori culturali ad essa affidati e di metterli a disposizione di studiosi qualificati.

     
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    In particolare, le due pagine del Papiro Bodmer donate in facsimile dal Papa ai Padri Sinodali - il “Padre Nostro” del Vangelo di Luca e il “Prologo” del Vangelo di Giovanni - hanno un valore particolarmente significativo per i cardinali e i vescovi impegnati, nelle ultime tre settimane, su tematiche legate alla Bibbia e alla sua trasmissione. Grazie al Papiro, scrive il cardinale Farina, si deduce che la preghiera del Padre Nostro così come riportata dall’evangelista Luca sia addirittura più antica di quella del Vangelo di Marco, da sempre invece recitata nelle assemblee cristiane e dunque considerata versione di riferimento.

     
    Il Prologo giovanneo, da parte sua, oltre a offrire elementi di grande valore da un punto di vista filologico, è “forse - afferma il cardinale Farina - la più importante del papiro, non tanto per il testo che trasmette, ma, piuttosto, per il fatto che è la prima testimonianza manoscritta dell'esistenza di un canone dei quattro Vangeli”. La scelta dei due passi, conclude il bibliotecario di Santa Romana Chiesa, “non è casuale; è, invece, significativa e indovinata. Essa - spiega - è stata voluta dal donatore del papiro, che al momento della pubblicazione dei Lineamenta della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, il 25 gennaio 2007, ha subito pensato ad un dono particolare da offrire al Santo Padre e in vista del Sinodo dei Vescovi”.

     
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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo del vice direttore a conclusione del Sinodo dei vescovi.

    La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, strumento insostituibile per proteggere la persona umana e preservarne la dignità: nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede al Consiglio esecutivo dell’UNESCO.

    In rilievo il Vicino Oriente: in sospeso la formazione del nuovo governo israeliano. Lunedì riprendono i lavori alla Knesset.

    Grazie ad Allevi siamo tutti più colti: in cultura, Marcello Filotei sul successo di una sedicente musica contemporanea.

    Silvia Guidi sull’iniziativa “La Bibbia giorno e notte”, diretta a riportare il testo sacro nella quotidianità.

    Spirito anacronistico ma figlio naturale del suo tempo: Mariano Dell’Omo ricorda l’artista Pietro Annigoni a vent’anni dalla morte.

    Un articolo di Luca Pellegrini dal titolo “Le sfide dimenticate di una società ‘liquida’”: al Festival di Roma gli “8” episodi di una pellicola sul futuro dell’umanità e della natura.

    Gaetano Vallini recensisce il film “La banda Baader Meinhof” di Uli Edel.

    L’inviato Pierluigi Natalia in Etiopia sul Grinzane letteratura, che ha premiato un kenyano, un nigeriano e un angolano.
     Nell’informazione religiosa, Giovanni Zavatta intervista il cardinale Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, alla vigilia del suo pellegrinaggio in Russia.

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    Oggi in Primo Piano



    Il Pellegrinaggio della diocesi di Roma presso la tomba di San Paolo. Il cardinale Vallini invita i fedeli della capitale a partecipare

    ◊   Si svolgerà domani pomeriggio il Pellegrinaggio della diocesi di Roma presso la tomba dell’Apostolo Paolo, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Alle 17.00 il cardinale vicario Agostino Vallini celebrerà la Santa Messa. Il porporato ha scritto una lettera per invitare i fedeli romani a partecipare: avrà così la gioia di incontrare per la prima volta dopo la sua nomina, nel giugno scorso, tutte le componenti della diocesi: religiosi, parrocchie, movimenti e associazioni. Nella lettera il cardinale vicario illustra il significato dell’Anno Paolino e cosa ha da dirci ancora oggi l’Apostolo delle Genti. Ascoltiamo il cardinale Vallini al microfono di Luca Collodi:

    R. - Ha da dirci chi era Gesù per lui, che cosa questo ha significato nella sua vita; ha da dirci il senso della missione - e Roma credo che abbia bisogno, come almeno tutti i Paesi occidentali - di essere nuovamente evangelizzata; ha da dirci il grande amore del Signore, la radice da cui nasce la missione, la gioia cristiana. Lo faremo coinvolgendo tutta la realtà ecclesiale di Roma, e speriamo di essere in tanti, io credo di sì dai segnali che ricevo, le associazioni, i movimenti. E da questo pellegrinaggio mi auguro che si possa attingere un nuovo impulso alla vita cristiana ed insieme una nuova passione di annunciare il Vangelo.

     
    D. – La diocesi di Roma è diocesi missionaria, però è anche una diocesi in pellegrinaggio verso San Paolo. Per la realtà che vive nella città di Roma, come coniugare missionarietà e pellegrinaggio?

     
    R. – La coniughiamo nel desiderio di vivere una vita cristiana capace di essere provocante, di suscitare domande. Uno dei punti sui quali la pastorale di Roma pone attenzione, a partire dalla missione, in preparazione al Giubileo che volle Giovanni Paolo II, è quello di poter suscitare nuovamente, in un mondo dove la secolarizzazione invade tante coscienze, la domanda sui grandi temi della vita. Devo anche aggiungere un’altra cosa: il vescovo di Roma è il Santo Padre che è anche il pastore della Chiesa universale; come tale, il Papa ha anche la sollecitudine di tutte le Chiese, particolarmente di quelle chiese con scarsità di annunciatori del Vangelo. La Chiesa di Roma ha inviato tanti sacerdoti, ma non solo, anche laici, famiglie, ad evangelizzare in tanti Paesi del mondo dove la Chiesa ha bisogno di essere presente per poter portare la gioia della presenza di Dio.

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    Convegno alla Lateranense sul tema: “Curare ancora. L’etica della responsabilità verso i più fragili”

    ◊   In Italia, il Comitato Nazionale di Bioetica ha stabilito ieri che il paziente consapevole e cosciente ha il diritto di rifiutare i trattamenti sanitari, anche quando si tratta di cure salvavita. E' previsto il diritto del medico ad astenersi, garantendo comunque la realizzazione delle richieste del paziente all’interruzione delle cure. Nel documento anche l’invito ad evitare l’abbandono terapeutico dei malati terminali. Anche di queste problematiche si è parlato ieri alla Pontificia Università Lateranense dove si è svolto il convegno sul tema “Curare ancora. L’etica della responsabilità verso i più fragili”. L’iniziativa è stata organizzata per i dieci anni dell’Hospice Sacro Cuore di Roma, una struttura specializzata nelle cure palliative e nella presa in carico globale del malato terminale e della sua famiglia. Edoardo Arcuri è membro del comitato scientifico dell’Hospice e responsabile di terapia del dolore all’Istituto Regina Elena di Roma. Paolo Ondarza lo ha intervistato.

    D. – Professor Arcuri, si torna a parlare della legge sul testamento biologico, dopo che il Comitato nazionale di bioetica ha stabilito che è un diritto per il paziente capace di intendere e di volere, chiedere il rifiuto delle cure:

     
    R. – Stiamo parlando spesso di decisioni che sono avulse dal fatto che ci sia un rapporto medico-paziente consolidato, in cui non ci sono contenziosi. C’è un preciso contratto etico iniziale, un accordo, un’empatia, un’alleanza terapeutica. Un Paese che debba risolvere dei problemi etici con una legge, ha sicuramente qualche cosa che non va da un punto di vista morale.

     
    D. – Secondo il Comitato, il diritto ultimo è comunque quello del paziente …

     
    R. – Questo è scritto nella legge da centinaia di anni: “voluntas aegrotis suprema lex”, la volontà del malato è legge suprema. Soltanto che è legge suprema perché riguarda la sua coscienza, ma non può riguardare le due coscienze, di medico e malato, soprattutto se il medico non è il suo medico. Se il medico è il suo medico, e insisto, il problema è difficile che si ponga dal punto di vista procedurale.

     
    D. – Dal Comitato nazionale di bioetica, anche l’invito ad evitare l’abbandono terapeutico dei malati terminali …

     
    R. – Mi sembra ovvio! E’ un invito a continuare ad esercitare la professione medica anche se il malato è terminale, a meno che non ci siano espresse e chiare volontà del malato.

     
    D. – Solo pochi giorni fa il Papa ha lanciato un appello a non “cosificare” il paziente, ad umanizzare la medicina, a favorire un’alleanza terapeutica medico-paziente …

     
    R. – Chi non conosce questa nozione, non può fare il medico. Non “cosificare” significa che ogni malato deve avere un approccio individuale, profondo ed empatico. L’alleanza terapeutica tra medico e malato permette che i problemi di coscienza diventino unici. Altrimenti, sono dicotomici.

     
    D. – Benedetto XVI ha invitato a non estromettere dalla relazione terapeutica il contesto esistenziale del paziente, in particolare la sua famiglia: un evidente riferimento all’attività svolta dagli hospice …

     
    R. – Le cure palliative sono un’assistenza al paziente e alla famiglia, sono un’assistenza globale e non limitata alla vita e neanche alla morte, perché c’è un’assistenza dopo il lutto.

     
    D. – L’esperienza degli hospice dice che migliorare la qualità della vita del paziente ormai non più guaribile è possibile ed è importante …

     
    R. – Assolutamente sì. All’inizio di questa esperienza con l’hospice, dieci anni fa circa, ricuperavamo pazienti, da una parte, sul requisito della solitudine, che è un requisito drammatico e molto frequente in un Paese in cui la vecchiaia aumenta, e dall’altra dell’aspettativa di vita che è assolutamente un requisito tecnico e secondo le casistiche questo malato dura 20 giorni. Appena ricoverato in hospice, curato il dolore, la solitudine, idratati e cose del genere, che fanno parte del patrimonio medico delle cure palliative, questi malati non erano più terminali.

     
    D. – Quanto, secondo lei, i mezzi di informazione contribuiscono alla confusione, oggi?

     
    R. – I mezzi d’informazione contribuiscono alla confusione perché le cause, le radici delle singole situazioni vengono riportate in maniera abbastanza becera. A sua volta, la politica qualche volta strumentalizza queste situazioni. Una cosa è sicura: sedare un malato terminale non solo è lecito, ma è doveroso. Non sedarlo è quasi ad un’omissione di soccorso, il soccorso dell’ultimo momento.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 30.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui un dottore della Legge interroga Gesù per metterlo alla prova chiedendo quale sia nella Legge il più grande comandamento. Il Signore gli risponde:

     “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".

     
    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

    Nel rispondere ai farisei Gesù lega in modo inedito la prima tavola dei Comandamenti con la seconda. Nel Dialogo della divina Provvidenza di Santa Caterina da Siena troviamo un passo esplicativo di questa congiunzione originale:

     
    “Io vi richieggo che voi m’amiate di quello amore che Io amo voi. Questo non potete fare a me, però che Io v’amai senza essere amato. Ogni amore che voi avete a me, m’amate di debito ma non di grazia, perché ‘l dovete fare, e Io amo voi di grazia e non di debito. Sì che a me non potete rendere questo amore che Io vi richieggo. E però v’ò posto il mezzo del prossimo vostro, acciò che faciate a lui quello che non potete fare a me, cioè d’amarlo senz’alcuno rispetto di grazia e senza aspettare alcuna utilità. E Io reputo che facciate a me quello che fate a lui” (c. LXIV).

     
    Per questo l'Apostolo Paolo afferma: “Qualunque cosa facciate, fatela (...) per il Signore” (Col 3, 23).

     
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    Chiesa e Società



    Più 13 di mila cristiani fuggiti da Mosul per le violenze degli estremisti islamici

    ◊   In Iraq sono almeno 13 mila i cristiani fuggiti dalla zona di Mosul nelle ultime settimane a causa di continue violenze. Molti hanno cercato rifugio in altre aree della provincia di Ninive. Altri hanno attraversato la frontiera e sono arrivati in Siria. E’ quanto ha reso noto ieri, a Ginevra, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR). Complessivamente - riferisce 'Avvenire' - più della metà della popolazione cristiana di Mosul ha abbandonato le proprie case. La maggioranza ha trovato rifugio presso altre famiglie cristiane. Finora l’ACNUR e i suoi partner hanno già consegnato aiuti ad oltre 1700 famiglie sfollate nell’Iraq settentrionale. Sul versante politico, intanto, si moltiplicano gli appelli e le richieste per proteggere i cristiani. Di fronte alle persecuzioni di cui è vittima la comunità di Mosul ad opera di estremisti islamici, alcuni parlamentari cristiani iracheni hanno sollecitato, in particolare, l’adozione di misure efficaci ed immediate: “Chiedo - ha detto uno di loro, Yonadam Youssef, parlando all’agenzia ‘Voci dell’Iraq’ - la sostituzione delle forze dell’ordine che non hanno provveduto alla sicurezza dei cristiani con agenti capaci di tutelarli”. (A.L.)

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    Violenze in Orissa: il drammatico racconto di una suora

    ◊   E’ una testimonianza piena di dolore e rabbia quella di suor Meena Barwa, la religiosa scampata alla morte ma più volte violentata in Orissa da fondamentalisti indù il 25 agosto scorso. Ieri in una conferenza stampa all’Indian Social Institute, a due mesi dall’aggressione, ha raccontato in lacrime ai giornalisti quanto avvenuto quel giorno denunciando la polizia dell’Orissa di essere connivente con gli assalitori. Secondo quanto scrive Asianews, suor Meena ha raccontato di essere stata aggredita insieme a padre Thomas Chellan, poi picchiata, denudata e violentata e solo a fine giornata liberata dalla polizia. La religiosa ha avuto parole dure per le forze dell’ordine accusate di non averla protetta e di averla spaventata per le conseguenze di una denuncia. Nel corso dell’incontro con i giornalisti, è intervenuto anche mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Bhubaneshwar, che ha chiesto giustizia e l’individuazione dei responsabili. “La suora ha perso fiducia nella polizia dell’Orissa – ha detto il presule - e non è motivata nell’assistere alle inchieste”. (B.C.)

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    Nuovo intervento dei vescovi USA in tema di aborto

    ◊   I cattolici sono chiamati a contrastare l’aborto, ma anche ad aiutare le madri che si trovano ad affrontare gravidanze difficili: una cosa non esclude l’altra. È quanto puntualizzano il cardinale Justin Rigali e mons. William Francis Murphy, rispettivamente, presidenti della Commissione per le attività pro-vita e della Commissione per la giustizia e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale statunitense (USCCB), che in una nota rispondono così a due argomentazioni opposte emerse nell’attuale campagna elettorale. Una sostiene che la Chiesa dovrebbe accettare come un’acquisizione definitiva della Costituzione americana la sentenza la Corte Suprema “Roe contro Wade”, che nel 1973 ha legalizzato l’aborto negli Stati Uniti, e pensare piuttosto ad aiutare le future madri in difficoltà. L’altro argomento afferma, al contrario, che essa dovrebbe occuparsi solo dei diritti dei bambini non nati. “Nessuna di queste due posizioni è in linea che la dottrina cattolica”, precisa invece la dichiarazione: “La nostra fede ci chiede di opporci all’aborto, ma anche di aiutare le madri con gravidanze difficili”. In questo senso, prosegue la dichiarazione, “dare un aiuto alle donne perché tengano il loro bambino è una risposta necessaria, ma non sufficiente per risolvere il problema dell’aborto e, analogamente, la revoca della Roe vs Wade è una condizione necessaria, ma non sufficiente per ripristinare un ordine di giustizia nel trattamento che la nostra società riserva a una vita indifesa. Ambedue questi approcci sono essenziali. Se facciamo il possibile per proteggere la vita di un bambino, se aiutiamo di più le madri in attesa e se cambiamo pregiudizi che fanno credere a molte donne che l’aborto sia una soluzione accettabile e necessaria, noi aiuteremo a costruire veramente una cultura della vita”, conclude la dichiarazione, che mette in guardia i fedeli dalle false interpretazioni della dottrina cattolica, invitandoli a leggere il documento sulla “Cittadinanza fedele”, pubblicata dalla USCCB un anno fa in vista delle presidenziali. La difesa della vita è al centro di numerosi interventi diffusi in questi mesi dai vescovi americani, unanimi nel sottolineare che il diritto inalienabile alla vita non ha lo stesso peso di altre questioni di interesse pubblico. In diversi interventi non mancano peraltro richiami anche ad altri temi particolarmente caldi in questo periodo di crisi, come la giustizia sociale e l’immigrazione. (L.Z.)

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    Messico: appello dei giornalisti cattolici contro la violenza e l'insicurezza

    ◊   “Nel Paese si vive un clima di tensione e violenza (…) che ferisce la nostra società, le nostre famiglie e in particolare i più innocenti”. Così i giornalisti e comunicatori cattolici del Messico al termine dell’incontro, avvenuto giovedì scorso a Tuxtla Gutiérrez, nel Chiapas, durante il quale hanno affrontato le sfide che la comunicazione sociale ha dinanzi in un momento così difficile come quello che vivono i messicani. I comunicatori cattolici manifestano “preoccupazione e indignazione” e al tempo stesso lanciano un appello accorato a tutta la società affinché nessuno assuma il ruolo di semplice spettatore di fronte alla violenza poiché “l’insicurezza – scrivono - mette a repentaglio tutti”. “Ci troviamo davanti ad una guerra inumana che mette in pericolo la vita dei cittadini” sottolineano i giornalisti cattolici in riferimento all’inaudita violenza con la quale da molti mesi si combattono fra loro i principali cartelli del narcotraffico. “In questa realtà siano stati coinvolti tutti e dunque è responsabilità di tutti trovare le soluzioni migliori. Occorre – proseguono - incoraggiare la denuncia dal basso cominciando dal narcotraffico spicciolo che si registra nel quartiere, nella scuola e sul posto di lavoro. Nessuno può restare indifferente con le braccia incrociate. È urgente passare alla denuncia”. Un passaggio importante del documento s’indirizza “ai Governatori e rappresentanti di tutti i partiti politici” sia che si trovino al governo sia che facciano parte dell’opposizione affinché abbiano il coraggio e la coerenza di “assumere, se necessario, i costi politici” che potrebbero comportare le azioni di contrasto a queste realtà. I giornalisti cattolici chiedono soprattutto unità, capacità di “agire insieme senza distinzione di colore politico ed ideologico per mettere al primo posto il Paese, i cui interessi stanno davanti a tutto e precedono quelli del partito, del municipio, dello stato e del guadagno personale”. Per tutte queste ragioni i comunicatori cattolici messicani esortano ad “agire con severo rispetto della legge e a cercare di sradicare questi fenomeni che lacerano la società”, superando con urgenza “ogni tipo di corruzione e d’impunità”. Nel chiedere la protezione e aiuto della Madonna di Guadalupe, la dichiarazione dei giornalisti cattolici assicura “l’impegno della Chiesa soprattutto a partire dal cuore delle famiglie”, per rinforzare queste azioni facendo conoscere, con la parola e con i fatti, i principi che constituiscono le fondamenta del vivere insieme. In concreto, concludono, “ci impegniamo nel compito di offrire, a partire di Gesù, una formazione più solida delle coscienze, per rinforzare la speranza in Cristo che ci chiama a costruire insieme la pace” e i “vincoli di fratellanza nella società”.(A cura di Luis Badilla)

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    Domani a Firenze l'insediamento del nuovo arcivescovo Giuseppe Betori

    ◊   Domani farà il suo ingresso ufficiale nella diocesi di Firenze il nuovo arcivescovo, mons. Giuseppe Betori. Ma prima di entrare nel Duomo di Firenze il presule compirà un lungo percorso a tappe attraverso alcuni luoghi significativi della città. Alle 10 mons. Betori verrà accolto da una rappresentanza della Chiesa fiorentina e delle autorità civili nella chiesa di san Giovanni Battista all’Autostrada. Da qui, si trasferirà all’ospedale pediatrico Meyer, dove incontrerà i piccoli malati, i loro familiari, gli operatori e i dirigenti della struttura sanitaria fiorentina. Intorno alle 12.30 mons. Betori condividerà il pranzo con gli ospiti della mensa Caritas. Nel pomeriggio, dopo una sosta al Seminario Maggiore l’arcivescovo si fermerà a pregare al santuario della Santissima Annunziata e si recherà a piedi fino alla cattedrale di Santa Maria del Fiore. “Sarà un tragitto breve - sottolinea Betori – che vuole esprimere l’idea del camminare insieme. Il vescovo non è colui che sta chiuso nell’episcopio ma colui che sta con la gente, che cammina con il popolo”. Il momento culminante sarà la celebrazione eucaristica in Duomo: “L’Eucaristia – dice l’arcivescovo – è sempre il centro e il vertice della vita cristiana. Per me sarà molto importante il momento in cui mi siederò sulla cattedra di Sant’Antonino, la cattedra che il Papa mi ha assegnato. Sant’Antonino Pierozzi mi è molto caro, e lo sento in questi giorni molto vicino”. Con una propria decisione, intanto, mons. Betori ha aggiunto al suo stemma i tre gigli simbolo della città. Resta immutato invece il motto episcopale "Deo et verbo gratiae". Il nuovo stemma episcopale sarà collocato sulla facciata del Palazzo Arcivescovile di piazza San Giovanni, accanto a quello del Papa. (V.V.)

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    Oltre mille i progetti della CEI per la riduzione del debito estero

    ◊   719 progetti realizzati in Guinea e 394 in Zambia per un totale di oltre 15 milioni di euro impiegati. E' il bilancio dell’impegno della Campagna per la riduzione del debito estero promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana attraverso la Fondazione Giustizia e Solidarietà. Un bilancio “non celebrativo” ha detto il direttore della Fondazione, Riccardo Moro, che ha illustrato i risultati ottenuti proprio nei due Paesi africani sottolineando le ricadute positive della conversione del debito su oltre un milione di persone. Moro ha anche annunciato un convegno: “Debito, Giustizia e Solidarietà” che si terrà a Roma dal 29 al 31 ottobre nel quale sarà proposta una nuova formula di impegno della Chiesa italiana per mantenere alta l'attenzione sulla questione della giustizia economica internazionale. Verrà inoltre presentato il Rapporto sul debito 2006-2008, un volume nel quale sono illustrati sia i risultati delle due operazioni di conversione di debito in Guinea Conakry e Zambia, lanciate durante il Giubileo, sia la situazione internazionale del debito con un particolare focus su realtà nazionali diverse, sull'impegno dell'Italia e le prospettive future del finanziamento dello sviluppo anche alla luce dell'attuale crisi finanziaria. All’incontro interverranno come relatori il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’APSA, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, mons. Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace; a conclusione dei lavori il presidente della CEi, cardinal Angelo Bagnasco, invierà un messaggio.(B.C.)

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    Anno della famiglia a Tahiti contro la crisi del matrimonio

    ◊   “In questo Paese, che la pubblicità dipinge come un paradiso, c'è in realtà un numero impressionante di persone ferite a causa della loro vita familiare”: così si esprime l'arcivescovo di Papeete, mons. Hubert Coppenrath, nella lettera di indizione dell'anno dedicato alla famiglia, da celebrare per tutto il 2008, tracciando un quadro critico delle condizioni in cui versa l'istituto familiare in Polinesia. La crisi dell'instabilità de rapporti coniugali è un fenomeno che colpisce molti Paesi del mondo e anche in Polinesia, prosegue l'arcivescovo, “all'incirca la metà delle coppie vivono in concubinato e quasi la metà dei matrimoni civili finiscono con il divorzio. Il divorzio non risparmia le coppie che si sono sposate in Chiesa e in generale, anche quando non si arriva al divorzio, la vita coniugale conosce delle tensioni e si convive senza più amore. Per non parlare poi delle violenze coniugali, dei bambini maltrattati, dei danni dovuti all'alcool, degli incesti”. Negli ultimi anni, ricorda ancora l’arcivescovo nella lettera, riportata dall'agenzia Fides, la Polinesia ha subito un'ondata di “ideologie portatrici di morte, che vorrebbero mettere sullo stesso piano legale il matrimonio e le unioni omosessuali”. Mons. Coppenrath propone alla comunità di Papeete uno sforzo di collaborazione per guardare con nuovo slancio all'ideale della famiglia cristiana e metterne nel giusto risalto i modelli positivi. “Non bisogna solo esporre l'ideale cristiano del matrimonio, bisogna convincere – scrive – dell'importanza del vivere e del far amare. Non si tratta solamente di informare ma di ottenere dei progressi concreti proprio in quegli ambiti che toccano ciascuno di noi”. Come suggerimenti pratici l'arcivescovo propone “la ricerca di nuovi obiettivi laddove i rapporti tra i coniugi si siano intiepiditi; la maggiore attenzione e più tempo da dedicare alla famiglia; il perdono e la riconciliazione tra i genitori, tra questi e i figli e tra fratelli e sorelle; la riflessione sui danni che il divorzio infligge ai bambini; una seria preparazione al sacramento del matrimonio, guidata da persone competenti; lo sforzo affinché la famiglia sia una vera Chiesa domestica, una piccola cellula dove si prega, si vive insieme la fede e ci si aiuta a vicenda. (V.V.)

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    Cerimonia di consegna dei premi Principe delle Asturie a Oviedo

    ◊   La cerimonia di premiazione svoltasi ieri a Oviedo, capoluogo delle Asturie in Spagna, e organizzata dalla “Fondazione Principe delle Asturie” ha confermato l’alto prestigio non solo nazionale ma anche internazionale di cui gode questa istituzione. Creata nel 1980, la Fondazione, a partire dal 1981, ha assegnato riconoscimenti ai più qualificati protagonisti delle Arti, delle Scienze Sociali, della Comunicazione, della Cooperazione Internazionale, della Ricerca Scientifica e Tecnica, dello Sport e delle Lettere. La cerimonia di ieri é stata presieduta dai principi delle Asturie, Felipe e Letizia, accompagnati dalla regina Sofia. Il premio consiste nella somma di 50 mila euro, una statua creata da Miró e una medaglia commemorativa. Oltre al premio, la Fondazione promuove numerose attività culturali nelle Asturie ed ha ottenuto un riconoscimento dall’UNESCO per il suo contributo allo sviluppo culturale. L’attuale crisi internazionale è stata richiamata negli interventi sia del principe che di alcuni tra i premiati; tutti hanno messo in evidenza l’importanza in questo momento della solidarietà, del dialogo e della pace. La scrittrice canadese Margaret Atwood, insignita con il premio alla Lettere, ha sottolineato l’importanza della letteratura e della poesia per la creazione di un mondo più umano. Il professore Tzvetan Todorov, premio alle Scienze Sociali ha affermato che il grado di civiltà più che dai titoli accademici dipende dalla nostra capacità per riconoscere l’umanità degli altri, benché siano diversi nel loro aspetto e nel loro comportamento. Ingrid Betancourt, liberata quattro mesi fa dopo una prigionia di sei anni nelle mani delle FARC, Forze armate rivoluzionarie della Colombia, si é emozionata ed ha commosso il pubblico con le sue parole. “Non mi sentirò mai libera – ha dichiarato – fino a che ci saranno ancora persone sequestrate nella foresta colombiana”. Ha poi invitato ad agire in favore della liberazione dei rapiti ricorrendo “alla potenza della parola che la Provvidenza ci ha dato”. Gli applausi hanno sostenuto la Betancourt quando per l’emozione ha interrotto il suo discorso. Infine il principe ha chiuso la cerimonia con un discorso di alto profilo sociale e umano, facendo un appello in favore dell’unità di tutti nel superamento dell’attuale crisi, per un vero sviluppo, sostenibile, solidale, più giusto e sempre libero. (A cura di Ignacio Arregui)

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    Festeggiati i 100 anni della fondazione del Corpo femminile della Croce Rossa italiana

    ◊   Sono passati 100 anni dalla nascita del Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa italiana. Era infatti il 24 ottobre del 1908 quando, durante il terremoto a Messina, le crocerossine iniziavano il loro impegno per soccorrere i feriti. Intervenendo a Genova alle celebrazioni per il centenario Giuseppe Armocida, ordinario di storia della medicina all’Università di Varese, ha sottolineato l’insostituibile contributo delle crocerossine: “Oggi – ha detto - il primo simbolo di ogni medico nel mondo non è più il serpente come nel passato ma il vostro: la croce”. “La vera divisa – ha aggiunto Armocida – è la vostra, senza armi”. “In un mondo in cui anche le donne vanno a combattere - ha precisato - voi diffondete le idee buone”. Attualmente, il Corpo delle volontarie CRI opera in tutto il mondo. In questi anni – ricorda ‘Avvenire’ - sono state presenti in tutte le emergenze belliche: dal Libano ai Balcani, dall’Afghanistan all’Iraq. Sono sempre in prima linea anche contro terribili piaghe, quali terremoti, alluvioni ed epidemie: oggi sono 3 mila in servizio attivo, 15 mila nella riserva. Assistono 185 milioni di persone all’anno. (A.L.)

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    Si conclude a Sydney il Congresso mondiale di Metropolis

    ◊   Tre giorni densi di lavoro hanno caratterizzato il nono Congresso Mondiale di Metropolis a Sidney, in Australia, a cui hanno partecipato i delegati di un centinaio di grandi città del mondo. Metropolis è infatti un'organizzazione, con sede a Barcellona, che rappresenta le città del mondo con popolazione superiore al milione di abitanti. Tema del congresso è stato il collegamento tra le metropoli con particolare attenzione alla posizione speciale di Sydney come “porta” dell'Asia-Pacifico e in vista del 2015 l’anno in cui, secondo le stime di Metropolis, circa il 55 per cento delle città di almeno un milione di abitanti saranno proprio nella regione dell'Asia-Pacifico. Nelle discussioni si è inserita l’attuale crisi economica e finanziaria: le grandi metropoli hanno lanciato un appello ai governi nazionali perché aiutino le città in difficoltà con sostegno materiale e tecnico, per finanziare alloggi e trasporti. Inoltre hanno ribadito la necessità di non indietreggiare di fronte ai cambiamenti climatici e nella sostenibilità sociale. Tra gli interventi più seguiti quello di Rajendra Pachauri, presidente dell'Intergovernmental Panel for Climate Change dell'ONU, che ha parlato dell’importanza di cambiare stile di vita puntando su maggiore efficienza e minori consumi. (B.C.)

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    Taiwan: la cattedrale di Hsinchu celebra i 50 anni di fondazione

    ◊   Evangelizzare attraverso la musica. Un concerto di musica sacra dedicato al tema “Inno dell’Amore” ha aperto a Taiwan le celebrazioni per i festeggiamenti del 50.mo anniversario di fondazione della cattedrale della diocesi di Hsinchu, dedicata al Cuore Immacolato di Maria. Lo rende noto l'agenzia Fides. Oltre alla solenne Eucaristia, la comunità ha voluto approfittare della circostanza giubilare per aprire le sue porte a tutti. La cattedrale è infatti un edificio simbolo della città di Hsinchu, e la gente ama ammirare la bellezza dell’edifico dall’esterno. Ma la comunità cattolica vuole invitare le persone anche ad entrare dentro alla chiesa, servendosi del linguaggio universale della musica. Seguendo le indicazioni della Conferenza Episcopale regionale di Taiwan di “aprire le porte della Chiesa alla società”, il concerto ha avuto un buon successo. Secondo “Catholic Church Directory Taiwan 2004”, la diocesi di Hsinchu è stata istituita il 21 marzo 1961, conta 52.228 cattolici, 87 sacerdoti (40 diocesani, 47 religiosi; 33 cinesi, 54 stranieri), 6 fratelli, 177 religiose, 7 seminaristi maggiori, 19 seminaristi minori, 142 catechisti, 5 decanati, 84 parrocchie, 50 stazioni missionarie e 148 chiese semi pubbliche. Inoltre la Chiesa gestisce anche un Istituto di catechismo, 4 scuole linguistiche-tecniche, 54 asili, 2 scuole materne, 4 collegi, 2 ospedali, 2 cliniche, 2 case per gli anziani e 7 Centri per bambini con problemi di ritardo mentale. (V.V.)

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    Domani termina l’ora estiva e si torna all'ora invernale

    ◊   Nella notte tra sabato e domenica, esattamente alle 3.00 di domani mattina, si torna all’ora invernale dopo sette mesi di ora estiva, ossia dal 30 marzo. Le lancette degli orologi dovranno essere spostate indietro di 60 minuti.

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    24 Ore nel Mondo



    Parte dal vertice di Pechino la riforma del sistema finanziario

    ◊   All’indomani della chiusura dell’ennesima settimana in picchiata per le Borse di tutto il mondo, a Pechino si è concluso il vertice ASEM che ha visto impegnati i leader di 43 Paesi asiatici ed europei. Tre i documenti approvati al termine dei colloqui, una sorta di prova generale del G-20 di Washington fissato al 15 novembre. La cronaca nel servizio di Marco Guerra:

     
    Al termine del settimo vertice del Asem, i leader dei 27 Paesi del Unione Europea e dei 18 Paesi dell’associazione del Sudest asiatico si sono ritrovati concordi sull’approvazione di tre distinti documenti sulla crisi finanziaria, i cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile. Ma nel corso della due giorni di Pechino, gli sforzi sono stati concentrati soprattutto per trovare una via comune che conduca ad una profonda riforma del sistema finanziario internazionale. Nella conferenza stampa conclusiva, il premier cinese, Wen Jiabao - seduto al fianco del presidente della Commissione europea, Barroso, e del presidente francese, Nicolas Sarkozy - ha ribadito che 'la Cina è favorevole a maggiori controlli sul funzionamento del sistema finanziario internazionale ed è pronta a cooperare con gli altri altri Paesi con un atteggiamento costruttivo''. Disponibilità che dovranno ora convergere nel vertice del G-20 convocato da Bush per il 15 novembre a Washington che, secondo Sarkozy, dovrà essere l’appuntamento decisivo per adottate le "decisioni conclusive" sulla crisi finanziaria internazionale. Il capo dell’Eliseo ha quindi sottolineato il ruolo molto importante che dovranno in tal senso giocare Cina, India e Corea del Sud. Dal canto suo, Barroso ha invece posto l’accento sulla questione ambientale, affermando che la crisi non dovrà essere considerata un pretesto per ritardare la lotta ai cambiamenti climatici. Spazio infine allo scandalo del latte alla melanina: il premier cinese ha assicurato che Pechino si conformerà alle norme internazionali in materia di sicurezza alimentare.

     
    Pakistan
    Nel corso della vasta offensiva nella regione di Bajaur, l’esercito pakistano ha ucciso oltre 1500 talebani e ne ha catturati altri 950, fra i quali diversi stranieri. Il bilancio è stato reso noto in una conferenza stampa dal generale Tariq Khan Said, capo delle operazioni nel nordovest del Paese contro i militanti estremisti. Tra le file dell'esercito, sono 42 militari morti e 174 quelli feriti. Sul fronte politico, intanto, resta aperto lo scontro con gli Stati Uniti per i raid in territorio pakistano. Ieri, il Senato di Islamabad ha sollecitato il governo a bloccare le azioni americane oltre il confine con l'Afghanistan e a chiedere alle Forze armate di mantenere alta la guardia in difesa del territorio nazionale.

    Afghanistan
    Non si fermala violenza in Afghanistan. Tre dipendenti della società di spedizioni DHL sono rimasti uccisi in un agguato a Kabul. Si tratta di un sudafricano, un britannico e un afghano. altri due colleghi afghani sono rimasti feriti nello scontro a fuoco che ne è scaturito. Nella parte orientale del Paese, due ingegneri turchi sono stati sequestrati insieme con l'autista e l'interprete afghani. E’ stato il governatore provinciale di Khost a riferirlo, ma i talebani hanno affermato la propria estraneità ai fatti. Talebani che si sono fatti vivi anche con un comunicato nel quale escludono qualsiasi possibilità di avviare colloqui di pace con il presidente afghano, Hamid Karzai, fino a quando le truppe straniere resteranno nel Paese. L'annuncio contrasta con la notizia in base alle quale lo scorso mese l'Arabia Saudita avrebbe ospitato il primo contatto tra i talebani e funzionari di Kabul.

    Spagna
    Una bomba è esplosa questa notte nella stazione ferroviaria di Berriz, località dei Paesi Baschi, nel nord della Spagna. La deflagrazione non ha provocato vittime. Ingenti i danni materiali. Al momento non è ancora pervenuta nessuna rivendicazione. L’attacco non è neanche stato preannunciato con una chiamata alla stampa come è solita fare l’ETA. Un elemento che spinge le autorità spagnole ad escludere un coinvolgimento dell’organizzazione terroristica basca.

    Yemen
    Sale a 47 il bilancio delle morti causate dalle inondazioni che stanno devastando il sudest dello Yemen. Alle 41 vittime degli allagamenti, si sono aggiunte sei persone folgorate durante i temporali. Le autorità locali parlano anche di centinaia di case distrutte, 3500 famiglie sfollate e molti dispersi. Le forti precipitazioni, inoltre, continuano ad ostacolare le operazioni di soccorso. Tra le province più colpite dalle alluvioni ci sono quelle di Hadramaut e Mahara. Si teme anche per la città di Shibam, inserita nel patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO. La "Manhattan del deserto", così chiamata per i suoi 500 grattacieli di fango, è stata completamente isolata dalle piogge e molti edifici sono a rischio di crollo. Le alluvioni stanno colpendo anche il Marocco nordorientale: 13 sono le morti accertate finora a causa del crollo di alcune abitazioni.

    Israele-governo
    Il Partito ultraortodosso israeliano Shas ha deciso di non entrare nel nuovo governo di coalizione sotto la guida di Tzipi Livni. Il leader di Kadima deve adesso decidere se puntare ad un esecutivo ristretto, con i laburisti e alcuni partiti minori, oppure informare il capo dello Stato di non poter presentare alcuna coalizione. In questo caso, si andrebbe in pratica ad elezioni anticipate, entro i prossimi tre mesi.

    Russia –Georgia
    Ancora tensioni tra Russia e Georgia. Il leader del Cremlino, Medvedev, ha nominato i propri ambasciatori in Ossezia del sud e Abkhazia, le due regioni georgiane separatiste delle quali soltanto Mosca ha riconosciuto l'indipendenza da Tbilisi. La Georgia, invece, ha nuovamente ottenuto l’appoggio degli USA per un eventuale ingresso nella NATO. Ma sul terreno l’emergenza umanitaria, dopo la guerra di quest’estate, rimane grave.

    Inguscezia
    Non si ferma l’escalation di violenze nella Repubblica caucasica dell’Inguscezia, dove oggi un ufficiale di polizia è stato ucciso da un cecchino a Nazran. L'uomo, Akhmed Tarshkhoiev, che dirigeva il dipartimento del Ministero dell'interno contro i furti d'auto, è stato gravemente ferito vicino alla sua casa ed è poi deceduto in ospedale. Ieri, un gruppo di sconosciuti armati e mascherati aveva sequestrato 15 persone dopo aver fatto irruzione in una sala giochi nel villaggio di Ordzhenikidzevskaia. Nello stesso villaggio, sempre ieri, era stata uccisa la moglie del vicecapo dell'amministrazione locale. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 299

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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