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Sommario del 23/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Liturgia e primato di Dio al centro della presentazione del Papa alla sua Opera Omnia
  • Lettera di Alessio II a Benedetto XVI: sempre più uniti nel testimoniare il Vangelo al mondo
  • Udienze
  • Sinodo dei Vescovi: la parola ai giovani. Intervista con uno scout
  • La Santa Sede fa il punto sulla crisi finanziaria. Il cardinale Martino: più solidarietà nel mercato
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Rapporto sulla libertà religiosa: gravi violazioni in oltre 60 Paesi del mondo
  • Summit internazionale a Washington contro la crisi dei mercati: il commento del prof. Vaciago
  • Campagna di Save the Children per i bambini in zona di guerra
  • La Chiesa ricorda i 50 anni della morte del cardinale Celso Costantini, primo delegato apostolico in Cina
  • Chiesa e Società

  • Cristiani e musulmani rafforzano dialogo e collaborazione in Europa
  • Nuove violenze contro i cristiani in Iraq
  • L’Europa al Vietnam: stop alle violazioni dei diritti umani
  • Le celebrazioni dell'anniversario della mediazione di Giovanni Paolo II nel conflitto tra Cile e Argentina
  • Le Chiese cristiane firmano la Dichiarazione di Guatemala per la tutela della vita
  • USA: i vescovi chiedono alla nuova presidenza una seria riforma della legge sull'immigrazione
  • Filippine: i vescovi contestano i risultati di un sondaggio sulla legge sulla salute riproduttiva
  • Cristianesimo e secolarizzazione in Russia al centro di un incontro promosso da Comunione e Liberazione
  • Mons. Giordano: l'Europa abbia il coraggio di proporre valori trascendenti
  • Brasile: a mons. Flavio Cappio il premio "Pax Christi International 2008"
  • La Cappellania di Roma Tre inaugura due nuovi centri di informazione
  • L’omaggio del sindaco di Tarso al sepolcro di San Paolo
  • Costa d'Avorio: i gesuiti avviano una Scuola di scienze morali e politiche
  • Contro la povertà si sono alzati in piedi 116 milioni di persone in 131 Paesi
  • Francia: celebrati i funerali di suor Emmanuelle, angelo dei poveri al Cairo
  • Presentato a Roma il libro “Camminare nella luce dell’amore. I fondamenti della morale cristiana”
  • Restaurato il mosaico del Cristo nel monastero di Santa Caterina sul Sinai
  • Attesa per Pasqua l’Opera omnia di don Lorenzo Perosi
  • 24 Ore nel Mondo

  • Oltre 3 miliardi di euro dai Paesi donatori per ricostruire la Georgia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Liturgia e primato di Dio al centro della presentazione del Papa alla sua Opera Omnia

    ◊   La centralità della Liturgia, il primato di Dio, l’orientamento della preghiera nella celebrazione eucaristica: sono i temi che il Papa ha affrontato nella prefazione al primo volume dell’Opera Omnia dei suoi scritti che vanno dagli anni dell’università fino al 2005, e che è stata presentata ieri in Sala Stampa vaticana. Ce ne parla Sergio Centofanti.
     
    “Mi farebbe molto piacere se la nuova pubblicazione dei miei scritti liturgici potesse contribuire a rendere visibili le grandi prospettive della nostra Liturgia, rimettendo al loro posto le misere, piccole beghe sulle forme esteriori”: è quanto scrive il Papa nella presentazione del primo volume dell’Opera Omnia che parte dai suoi scritti sulla Liturgia. Benedetto XVI sottolinea che iniziare con la Liturgia, come è accaduto ai lavori del Concilio Vaticano II, vuol dire affermare il primato di Dio. “Prima di tutto Dio”: infatti, “là dove lo sguardo su Dio non è determinante, ogni altra cosa perde il suo orientamento”. Come afferma la Regola benedettina: “nulla anteporre all’Opera di Dio”, l’Eucaristia.

     
    Il Pontefice confida di aver pensato inizialmente, per non riaccendere le polemiche, di eliminare nove pagine del suo libro intitolato “Lo Spirito della Liturgia. Una introduzione”, pubblicato nel 2000, e che forma il testo centrale del primo volume. Purtroppo – rileva - quasi tutte le recensioni si sono concentrate solo su quelle pagine che trattano l’orientamento della preghiera nella Liturgia quasi che si volesse reintrodurre nella Messa il sacerdote “con le spalle rivolte all’assemblea”. Ma poi le ha conservate ritenendo fosse chiara la sua intenzione più profonda. Ha notato quindi con piacere che si sta facendo strada il suo suggerimento di “non modificare le strutture, ma semplicemente di porre la Croce al centro dell’altare, alla quale guardano il sacerdote ed i fedeli insieme, per lasciarsi così condurre al Signore che preghiamo tutti insieme”.

     
    “Il concetto secondo cui il sacerdote e l’assemblea dovrebbero guardarsi negli occhi durante la preghiera – scrive - si è sviluppato soltanto nell’epoca moderna ed è assolutamente estraneo alla cristianità antica. Infatti, il sacerdote e l’assemblea non pregavano l’uno verso l’altra, ma rivolti all’unico Signore. Per questo durante la preghiera guardano nella medesima direzione: o verso Oriente, simbolo cosmico del Signore che deve venire, o – dove questo non fosse possibile – verso un’immagine di Cristo sull’abside, verso una Croce, o semplicemente tutti insieme verso l’alto, come fece il Signore durante la preghiera sacerdotale nella sera prima della sua Passione”.

     
    Il Papa spiega quindi che, al di là delle “questioni spesso pedanti su questa o quella forma”, l’intenzione essenziale di questa opera è quella di porre la Liturgia “nella vastità del cosmo”, che “abbraccia contemporaneamente Creazione e Storia” al cui centro c’è il Salvatore, Gesù Cristo, verso il quale tutti ci rivolgiamo in preghiera.
     
     

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    Lettera di Alessio II a Benedetto XVI: sempre più uniti nel testimoniare il Vangelo al mondo

    ◊   Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II, ha inviato una lettera a Benedetto XVI esprimendo soddisfazione “per le crescenti prospettive di sviluppare buone relazioni” tra cattolici e ortodossi. Si tratta di una risposta al messaggio autografo del Papa consegnato lo scorso primo ottobre al Patriarca ortodosso dall’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, in occasione della sua visita a Mosca. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Le parole di Alessio II si saldano e si fondono con quelle di Benedetto XVI: ad intrecciarle è lo stesso cammino alla luce del Vangelo ed il solco, comune per cattolici ed ortodossi, della fede in Cristo. Rispondendo al Papa, il Patriarca afferma che la più grande rivelazione del Vangelo, “Dio è amore”, dovrebbe divenire “un orientamento vitale per tutti coloro che si considerano seguaci di Cristo”. La stessa prospettiva è indicata dal Papa: nel suo messaggio rivolto ad Alessio II aveva riconosciuto nella fede in Gesù un “legame che unisce i cuori in modo profondo”. Da questo comune vincolo scaturisce per il Pontefice l’invito a “manifestare al mondo la testimonianza condivisa di vivere insieme in modo rispettoso e pacifico”. Nella risposta di Alessio II tale testimonianza diventa la leva per superare “la discordia e l’alienazione di questo secolo”, proclamando “i valori eterni del cristianesimo al mondo moderno”. Le parole del Patriarca fanno da eco a quelle del Santo Padre: i nostri tempi segnati da conflitti e dolori – aveva scritto infatti il Pontefice – “rendono ancor più necessario affrettare il cammino verso la piena unità di tutti i discepoli di Cristo, in modo che il gioioso messaggio della salvezza sia diffuso a tutta l’umanità”. Ribadendo questa urgenza, Alessio II sottolinea “le crescenti prospettive di sviluppare buone relazioni e una positiva cooperazione” tra cattolici e ortodossi. Relazioni – aggiunge il Patriarca - che hanno per fondamenta “radici comuni” e “posizioni convergenti” su molte questioni “che oggi affliggono il mondo”. Alessio II, dopo aver espresso “profondissima stima e sincera benevolenza” verso Benedetto XVI, termina la propria lettera augurando “buona salute” al Papa e auspicando “l’aiuto di Dio” nel suo ministero pontificio.

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    Udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Francis Eugene George, arcivescovo di Chicago e presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti d’America, con il vicepresidente mons. Gerald Frederick Kicanas, vescovo di Tucson, e con il segretario generale mons. David J. Malloy; mons. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon (Myanmar), in visita "ad Limina"; alcuni presuli della Conferenza Episcopale dell’Ecuador, in visita "ad Limina". Ieri il Papa ha ricevuto ieri mons. Gerhard Ludwig Müller, vescovo di Regensburg.

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    Sinodo dei Vescovi: la parola ai giovani. Intervista con uno scout

    ◊   Giornata di riflessione, oggi, per il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, in corso in Vaticano: il programma odierno della XII Assemblea generale ordinaria prevede lo studio degli emendamenti collettivi alle Proposizioni, svolto dal relatore generale, dal segretario speciale e dai relatori dei Circoli minori. Al Sinodo, lo ricordiamo, partecipano 253 Padri sinodali: il più anziano è il Patriarca di Antiochia dei Maroniti, il cardinale Nasrallah Sfeir, che ha 88 anni, mentre il più giovane è il 39enne mons. Anton Leichtfried, vescovo ausiliare di Sankt Pölten, in Austria. Ma i giovani sono presenti anche tra gli uditori: è il caso di Daniele Bòscaro, 28 anni, capo-clan dell’AGESCI, l'Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani. Ascoltiamolo, al microfono di Isabella Piro:

    R. – L’esperienza nostra ci aiuta molto a portare la Parola di Dio nella vita concreta: pensiamo solo al contatto con la natura, all’esperienza comunitaria, all’educazione al servizio. Penso siano tutte finestre che ci possono aiutare a portare la Parola e il Messaggio di Cristo all’interno della nostra vita, non tanto per moralismo, ma perché questo può donare senso maggiore alla nostra vita. E questo è un orizzonte educativo che ci interessa portare avanti e in cui crediamo con forza. Poi, l’AGESCI è 40 anni che prova ad approfondire, tramite dei campi-Bibbia, la formazione dei capi stessi, in modo che siano formati per poter poi lavorare con i ragazzi di diverse età. Sono campi settimanali, affiancati da un biblista, che consentono anche un approfondimento maggiore sui temi della Parola. Accanto a questo, ci sono anche delle piccole sperimentazioni, dei laboratori dei campi di catechesi biblica che provano ad aprire nuove frontiere e ad associare alla Sacra Scrittura la possibilità di annuncio tramite il gioco, il teatro, varie forme di espressione che anche un po’ ci caratterizzano e quindi sono vicine al nostro fare attività, e spendibili direttamente nelle realtà contingenti con i ragazzi.

     
    D. – Questo immagino che sia per te il primo Sinodo: che idea ti sei fatto dell’Assemblea generale ordinaria dei Vescovi?

     
    R. – A me è piaciuto molto che si sia andati a sviluppare e a toccare i temi più importanti, probabilmente, e senza nascondere le problematiche che ci sono. Quindi questo per me è una ricchezza. È ovvio che sono anche curioso e mi auguro che ci sia una conseguente capacità di portare a concretizzazione e ad attuazione delle soluzioni nuove e molto ispirate.

     
    D. – Quanto è importante che un giovane come te partecipi ad un’Assemblea dei Vescovi?

     
    R. – Io spero molto. In realtà, siamo due i giovani presenti al Sinodo, ma penso che la cosa vada letta in un contesto più globale delle realtà associative, dei movimenti esistenti in Italia. Quindi, il fatto che sia stato scelto io, a 28 anni, penso che sia abbastanza simbolico e rappresentativo.

     
    D. – I tuoi amici come hanno accolto la notizia della tua partecipazione al Sinodo? Cosa dicono, cosa ti chiedono, come ne parlano?

     
    R. – Bene, nel senso che penso che non ci sia una conoscenza diffusa su cosa sia il Sinodo: si percepisce come un organo consultivo ed anche decisionale per l’orientamento della Chiesa futura. Io sono stato molto appoggiato, anche sostenuto in maniera molto concreta, dalla comunità dei capi di riferimento, ma poi questo ha mosso anche la diocesi, i vari gruppi parrocchiali, i vari amici con cui ho avuto il piacere di condividere le varie esperienze. Quindi, è stato un po’ un accompagnamento corale.

     
    D. – Tu sei di Padova, il Sinodo dura tre settimane: tre settimane lontano da casa, anche con un senso di responsabilità! Ti pesa tutto questo?

     
    R. – No. Penso che la possibilità di seguire tutto il Sinodo sia uno degli elementi fondamentali per capirne sia l’esposizione dei contenuti, sia l’articolarsi delle varie proposte che vengono fatte. È ovvio che per me è un mese di assenza dalla vita quotidiana e soprattutto di assenza dal lavoro, quindi questo è un investimento parecchio importante. Però penso che sia anche un’occasione irripetibile, quindi lo faccio con molta serenità e molta fiducia.

     
    D. – Cosa speri che il Sinodo possa portare all’AGESCI e, in generale, al mondo dei giovani?

     
    R. – Parto da questa idea fondamentale che i giovani sono gli adulti cristiani di domani, quindi i cambiamenti, anche le problematiche che sentiamo emergere credo che siano i tasti e le risorse su cui investire. L’orizzonte giovanile non è nient’altro che sbilanciarsi verso i cristiani di domani e dopodomani, quindi un futuro molto prossimo. Mi piacerebbe l’idea che verso la realtà giovanile non ci fosse la predisposizione tanto all’insegnamento, quanto all’accompagnamento, nell’ottica di portare la Parola di Dio nella vita, ma anche proprio nelle scelte fondamentali che poi, nell’età giovanile, sono quelle che indirizzano la vita. Credo che avere un accesso in questo settore sia proprio dare un maggior respiro alla vita che cresce ed anche, quindi, alla Chiesa di domani.

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    La Santa Sede fa il punto sulla crisi finanziaria. Il cardinale Martino: più solidarietà nel mercato

    ◊   Un appello ai Governi perché sappiano, pure nella crisi attuale, mantenere gli impegni presi in tema di sviluppo, è stato lanciato stamane dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio delle Giustizia e della Pace, aprendo i lavori della Giornata di studio su crisi economica, sviluppo e fiscalità, ospitata dal Dicastero vaticano nel Palazzo di San Calisto, a Roma. Una decina gli esperti chiamati a confrontarsi, sotto la guida di Oscar de Rojas, direttore dell’Ufficio per il finanziamento allo sviluppo del Dipartimento Affari economici e Sociali dell’ONU. All’ordine del giorno le ricadute dell’attuale crisi economico-finanziaria sul processo di sviluppo, in vista della riunione convocata dalle Nazioni Unite a Doha, nel Qatar, dal 29 novembre al 2 dicembre. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Troppe famiglie nel mondo sono ancora oggi costrette alla sopravvivenza e “non hanno il piacere di essere protagoniste del proprio sviluppo”. Questo accade – ha denunciato il cardinale Renato Martino - 8 anni dopo la Dichiarazione del Millennio, sottoscritta nel 2000 in ambito ONU e 6 anni dopo la Conferenza delle Nazioni Unite sul finanziamento allo sviluppo, svoltasi nel marzo 2002 a Monterrey, in Messico. “Troppe persone sono costrette ad emigrare, troppe persone continuano ad essere oppresse dall’assoluta povertà e a vivere in Paesi dove il debito rende loro impossibile raggiungere l’accesso ai servizi di base incluse l’acqua potabile e le tutele sociali. In questa prospettiva – ha sottolineato il porporato - il finanziamento per lo sviluppo deve riguardare tutti gli aspetti della vita, l’individuo, la famiglia, la comunità, il mondo”.

     
    Del resto – ha proseguito il cardinale Renato Martino – il collasso finanziario mondiale delle ultime settimane, ci ha indotto tutti a riconoscerci in un’unica umanità, per cui questi eventi, che continueranno ad avere effetti su cosi tante vite ci fanno ritrovare insieme su “un cammino comune per accrescere il benessere di tutti i popoli”, come ha spiegato al microfono di Xavier Sartre:

     "Tutti dobbiamo collaborare per il bene di tutti. Questa è la globalizzazione: il riflesso che hanno queste crisi in tutto il mondo e poi, la necessità che s’impone di solidarietà anche per i Paesi più piccoli, più poveri. E’ questo che noi cerchiamo di studiare qui e perciò abbiamo invitato degli esperti, economisti, perché ci aiutino a comprendere la situazione attuale e ci aiutino a capire che cosa la Santa Sede può dire, suggerire in merito".

     
    S’impone dunque di ripensare le regole di un’economia e di una finanza, che hanno dimenticato di tenere al centro dei propri interessi l’uomo e il benessere dell’intera umanità:

     
    "La logica del mercato, finora era quella del massimo guadagno, quindi quanti più investimenti rivolti ad ottenere il più possibile profitto. E questo, secondo la dottrina sociale della Chiesa, è immorale perché il mercato deve essere controllato necessariamente dai Governi, dal mercato stesso e deve poter beneficiare non solo chi mette il capitale ma anche chi partecipa ad accrescere questo capitale, quindi coloro che lavorano, coloro che vi contribuiscono".

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un modello di diplomazia: in prima pagina, un articolo che trae spunto dal messaggio del Papa - in occasione di una giornata di studio, il 16 ottobre, organizzata dall’Università cattolica di Buenos Aires - in cui si elogia la mediazione intrapresa trent’anni fa dalla Santa Sede per ricomporre il dissidio sorto tra Argentina e Cile circa la sovranità di tre isole (Picton, Lennox e Nueva) situate nel Canale di Beagle.

    La comune responsabilità verso i rifugiati nell’attuale situazione di crisi: nell’informazione internazionale, l’intervento della Santa Sede al comitato esecutivo del programma dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR).

    Pio XII e la tomba dell’Apostolo: in cultura, Carlo Carletti su Papa Pacelli e la storia degli scavi archeologici della necropoli vaticana.

    Cambiano le cifre, non si cancella la barbarie: Gaetano Vallini sul bombardamento angloamericano che nel 1945 rase al suolo Dresda. Dopo quattro anni di ricerche, una commissione di dodici studiosi tedeschi ha stabilito che furono 18.000 i civili uccisi: una stima inferiore a quelle finora conosciute, ma che non muta l’orrore di quell’episodio.

    Nella liturgia lezioni di anticonformismo: Robert Imbelli presenta un volume, appena pubblicato dalla Oxford University, che affida al teologo metodista Geoffrey Wainwright una riflessione sul concilio Vaticano II.

    Nell’informazione religiosa, Mario Ponzi intervista il Patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti sulla situazione dei cristiani nel Vicino Oriente.

    Francesco Ricupero intervista il vescovo di El Obeid riguardo alla situazione nel Darfur (Sudan).

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    Oggi in Primo Piano



    Rapporto sulla libertà religiosa: gravi violazioni in oltre 60 Paesi del mondo

    ◊   Sono oltre 60 i Paesi in cui si registrano gravi violazioni della libertà religiosa. A renderlo noto il rapporto 2008 di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), presentato questa mattina a Roma. Tradotto in sette lingue e illustrato in contemporanea in Italia, Francia, Spagna e Germania, il quadro vede l’Asia in testa con 10 dei 13 Paesi dove si registrano “gravi limitazioni alla libertà religiosa”. Alla presentazione c’era per noi Debora Donnini:

     
    "Senza libertà religiosa non c’è democrazia né pace nel mondo". Così il presidente di ACS Italia, padre Joaquín Alliende. L’organizzazione, sottolinea, si occupa di tutte le violazioni al di là della fede delle vittime. Una panoramica globale, dunque, attraverso il mondo e le religioni. Messa in evidenza la situazione in Iraq: da fine settembre duemila famiglie cristiane hanno dovuto abbandonare Mosul e si sono rifugiate nella piana di Ninive, a causa delle persecuzioni, ha raccontato il giornalista, Camille Eid. Peggioramento della situazione in Pakistan con la legge sulla blasfemia. Sotto la luce dei riflettori dei media, in questi ultimi tempi, anche l’India dove in molti Stati si è verificata una dura persecuzione di estremisti indù nei confronti dei cristiani. Una persecuzione il cui nucleo fondamentale, secondo padre Cervellera, è sfruttata e sovvenzionata da persone che vogliono tenere la popolazione a livello di schiavitù. Ancora discriminazioni di diverse religioni in Cina, basti pensare alla situazione in Tibet. Nel rapporto si sottolinea comunque che la religione più in crescita è il cristianesimo con 40 milioni di persone. Non ci sono cambiamenti in Corea del Nord dove sono brutali le violazioni verso buddisti e cristiani non registrati in organizzazioni del partito. L’unica luce che negli ultimi due anni si evidenzia è una maggiore apertura verso la Chiesa cattolica e i missionari protestanti che riescono ad entrare con più facilità attraverso le opere umanitarie. Da rilevare ancora la situazione in Indonesia, dove tra le maggiori minacce vi è il terrorismo e la Nigeria, specialmente gli Stati dove vige la sharia.
     
    Ma perché c’è poca attenzione nel mondo rispetto alla libertà religiosa e come si può difendere questo diritto? Debora Donnini ha girato la domanda a Elvira Zito, dell'ufficio stampa di Aiuto alla Chiesa che Soffre:

    R. – Sicuramente c'è scarsa attenzione perché probabilmente è stato ritenuto, per molti anni un diritto secondario della persona. E’ soltanto negli ultimi anni e anche per le situazioni di attualità, che si sono verificate a livello mondiale, che si è ritrovata un po’ di attenzione al tema. Quello che si può fare è, innanzitutto, tenersi aggiornati. E questo rapporto ha proprio questo fine. Inoltre “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, che da 60 anni realizza progetti per la Chiesa anche perseguitata, non può fare a meno di sottolineare l’importanza degli interventi concreti, in maniera che i cristiani liberi, per così dire, che vivono in un clima di libertà religiosa, possano farsi carico delle difficoltà di coloro che invece non godono pienamente o addirittura subiscono la negazione completa di questo diritto.

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    Summit internazionale a Washington contro la crisi dei mercati: il commento del prof. Vaciago

    ◊   Borse europee ancora giù. Dopo un avvio altalenante, i listini girano tutti in negativo con perdite oltre il 4% sulla scia dell’ennesimo tonfo dei mercati asiatici. Leggermente positivi invece i futures sugli indici statunitensi. Intanto, ieri la Casa Bianca, proprio nel giorno in cui Wall Street ha fatto registrare un'altra caduta a picco, ha convocato per il 15 novembre il summit straordinario del G-20. L’incontro, che si terrà a Washington, avrà lo scopo di “esaminare i progressi fatti per fronteggiare l’attuale crisi finanziaria”. Ma cosa ci possiamo aspettare da questo vertice? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al prof. Giacomo Vaciago, docente di Economia Internazionale presso l’Università Cattolica di Milano:

    R. – Anzitutto, verificare a che punto siamo con i rimedi per la crisi, quanto normali sono tornati i mercati e i tassi. Sappiamo che siamo ancora lontani da questa soluzione. E poi, l’altro tema che è stato evocato già dai governi europei: che fare per la recessione. la recessione nel frattempo è arrivata, indipendentemente per ora dalla crisi finanziaria, perché la recessione è ancora dovuta alla bolla energia e alimentari, è ancora dovuta al calo della domanda da inflazione indesiderata degli ultimi due anni. Però adesso si somma tutto e quindi si teme che la recessione riaggravi la crisi finanziaria.

     
    D. – Professore, è possibile immaginare una presa di posizione comune, ad esempio tra i Paesi europei, o ci saranno ancora delle divisioni?

     
    R. – Purtroppo, finora ha prevalso che ciascuno ha problemi suoi, anche l’accordo europeo di Parigi, raggiunto in ultimo, di fatto, non ha significato un piano comune, ha significato che l’Inghilterra fa alcune cose, l’Italia altre, la Francia e la Germania altre ancora. Abbiamo deciso tutti assieme di occuparci del problema come esso si presenta in casa propria, anche perché – ed è inevitabile questo – se si usano i soldi del contribuente, è il Parlamento e il governo di ciascun Paese che può farlo. Non c’è ancora un’idea comune che la crisi riguardi tutti e quindi i rimedi debbano essere gli stessi.

     
    D. – Quello di Washington è un vertice che si svolgerà dopo le elezioni presidenziali americane, non è un caso professore?

     
    R. – Bé, è un paradosso. Bush uscente ospita un vertice che riguarda, devo immaginare, il futuro e, formalmente, nessuno dei due, né Barak Obama né McCain, per quanto abbia già vinto, potrà ufficialmente far parte della riunione. Quindi, è un po’ un paradosso. Questo però mi serve a ribadire un concetto: questa crisi è iniziata due anni fa e non è una crisi cui si è posto rimedio con la dovuta tempestività. I primi fallimenti di banche, una tedesca e una inglese, sono del luglio e del settembre 2007, già per gli stessi motivi, e poi via via si è svolto tutto un film che non vedeva mai le azioni dei governi. Le banche centrali hanno dato liquidità al sistema, impedendo il peggio, ma la liquidità non è la soluzione, è ciò che consente alla crisi di durare nel tempo. Con il senno di poi, dov’erano i governi?

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    Campagna di Save the Children per i bambini in zona di guerra

    ◊   “Riscriviamo il futuro” è la sfida lanciata dalla terza campagna lanciata da Save the Children Italia per garantire a milioni di bambini nei Paesi piagati dai conflitti bellici l’accesso all’istruzione. Fino al 13 novembre sarà possibile contribuire attraverso una serie di iniziative di sensibilizzazione e raccolta fondi. Il servizio di Claudia Di Lorenzi:

    Parte dai numeri e dalla grammatica, passando per la consapevolezza di ruoli, diritti e potenzialità; il percorso che Save The Children propone per ridare speranza a milioni di bambini che vivono nei Paesi martoriati dalla guerra. Sugli obiettivi dell’iniziativa, ascoltiamo Valerio Neri, direttore generale di Save The Children Italia:

     
    R. – L’obiettivo era portare a scuola 8 milioni di bambini nei Paesi in guerra: l’Afghanistan, il Sudan, il Darfur. La campagna è partita due anni fa, e abbiamo portato a scuola 6 milioni di questi 8 che ci siamo riproposti; ma il nostro obiettivo più importante è dimostrare al mondo che è possibile portare a scuola i bambini, anche nei Paesi così instabili, come questi in cui c’è una guerra endemica.

     
    Una scelta, quella di puntare sull’istruzione, che muove da risultati concreti. Ancora Neri:

     
    R. – E’ dimostrato che se una bambina va a scuola, la possibilità di vita del suo bambino - quando sarà una donna – è doppia. L’economia domestica intorno alla famiglia del proprio villaggio, che riesce a innescare, solo perché ha un grado di istruzione maggiore, è due volte tanto.

     
    Crescita culturale, dunque, ma anche contenimento del disagio psicologico indotto dalla guerra. L’istruzione, spiega il professor Vernor Munoz, esperto per l’ONU di diritto dell’educazione, diminuisce l’impatto psicologico del conflitto, perché comunica un senso di serenità e favorisce il ritorno alla normalità, promuovendo assieme alla sicurezza fisica anche quella cognitiva e affettiva. E non è tutto, perché - spiega Jasper Okodi, responsabile per l’associazione in Uganda - l’educazione scolastica rappresenta anche un’opportunità di salvaguardia del minore da vessazioni e violenze di ogni tipo:

     
    R. – In Uganda la costruzione di circa 2000 classi ha consentito, con il coinvolgimento attivo delle comunità locali, di creare reti di sicurezza che proteggono i bambini da abusi esterni di ogni genere, ed ha favorito la denuncia di questi stessi abusi. Oggi, questi minori, vivono al sicuro, anche grazie all’inserimento nel contesto educativo.

     
    A compromettere il futuro dei minori sotto le bombe, è infine l’arruolamento forzato nelle milizie di guerra; una piaga che richiama alla responsabilità governi e istituzioni. Ancora Valerio Neri:

     
    R. – Si sappia che i Paesi del G8 esportano l’84% di armi leggere, che vanno esattamente in mano ai bambini quando vengono arruolati come bambini soldato. Quindi, da una parte i governi ricchi danno troppo poca educazione, ma dall’altra parte speculano, perché vendono armi a Paesi dove non c’è nessun senso di diritto umano, dove i bambini possono essere arruolati in ogni momento dalle bande. Noi chiediamo una legge che impedisca, almeno ai governi che si ritengono democratici e civili, di non vendere armi a Paesi in cui i diritti civili non vengono rispettati.

     
    Per sostenere i progetti di Save The Children, molto possono fare anche le persone comuni: con soli 2 euro si garantisce l’istruzione, per un anno a 10 bambini; basta inviare un sms al 48585.

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    La Chiesa ricorda i 50 anni della morte del cardinale Celso Costantini, primo delegato apostolico in Cina

    ◊   Con una celebrazione eucaristica presieduta nella Basilica di Concordia, dal cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, vescovo di Hong Kong, si sono aperte la settimana scorsa le manifestazioni organizzate dalla diocesi di Concordia-Pordenone in occasione dei 50 anni dalla morte del cardinale Celso Costantini, uno dei suoi figli più illustri. Nato nel 1876, Costantini fu il primo delegato apostolico della Santa Sede in Cina tra il 1922 e il 1933. Nel grande Paese asiatico rifondò la Chiesa cattolica, fino allora dipendente dai missionari. Creato cardinale nel ’53, fu tra i più stretti collaboratori di Pio XII. Adriana Masotti ha intervistato mons. Bruno Fabio Pighin, direttore degli eventi in onore di Costantini:

    R. – Costantini fu colui che in sostanza rifondò la Chiesa cattolica in Cina, che prima dipendeva dai missionari europei. Quindi, portò a Roma, per la consacrazione, i primi sei vescovi, cui poi ne seguirono altri. Fondò l’Azione Cattolica cinese, fondò l’Università Cattolica di Pechino, fondò la Congregazione di vita consacrata Discipulorum Domini. Oggi non si parlerebbe di Chiesa cattolica in Cina se non fosse stato per Costantini, perché il comunismo operò poi nel senso di espellere tutte le missioni straniere.

     
    D. – Qual era la Cina in cui Costantini si è trovato ad operare?

     
    R. – La Cina di allora usciva da una situazione catastrofica, con il crollo dell’ultimo periodo dell’Impero, e quindi dominata in qualche modo dalle potenze straniere e dai signori della guerra locali. Poi però nel 1928 emerse la figura di Chang Kai Sek, che era lieto di poter aprire relazioni diplomatiche complete con la Santa Sede, a cui però si opponevano allora le potenze coloniali. Costantini, tuttavia, ebbe grandissimi onori anche da parte delle autorità cinesi.

     
    D. – Due le parole chiave della missione del cardinale Costantini: “decolonizzazione” e “inculturazione”...

     
    R. – Lui disse: noi non possiamo portare il cristianesimo come una pianta, lasciandola in un vaso. Se non creiamo una piantagione del cristianesimo sul terreno cinese, questo non attecchirà mai. E più tardi Mao non poté fare altro che prendere atto che il cattolicesimo era una religione anche dei cinesi.

     
    D. – Inculturazione: può fare qualche esempio?

     
    R. – Certamente, egli operò perché anzitutto l’arte usufruisse del grande patrimonio di civiltà cinese e quindi anche l’arte cristiana in Cina non doveva essere importata dall’Occidente. Egli si adoperò per la lingua nativa cinese nella liturgia. Poi affrontò la questione dei cosiddetti riti cinesi, ritenendo che gli onori attribuiti a Confucio non rappresentassero affatto una forma di apostasia.

     
    D. – Amò insomma i cinesi e la cultura cinese...

     
    R. – Lui addirittura aveva cambiato il suo nome, trasformandolo in cinese: Costantini nel senso di costanza, di pace, di serenità. Anche nelle vesti volle farsi cinese, e anche il segretario lo volle cinese.

     
    D. – Tanti saranno gli eventi, convegni, mostre, organizzati quest’anno in diocesi e fuori. Quali sono i due o tre momenti principali?

     
    R. – Gli eventi principali sono costituiti dall’apertura della grande mostra, intitolata “Il cardinale Celso Costantini e la Cina”, che vuol proprio ripercorrere questo rapporto Oriente-Occidente. Avremo da tutta Italia, dai musei italiani, ma anche da quelli vaticani, opere di notevole valore, che testimoniano questo tipo di legame e anche la presenza cristiana in Cina, che risale al 13.mo secolo. Poi, convegni nel mese di novembre. La chiusura la prevediamo il 18 gennaio, con il cardinale Dias, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei Popoli. Infine, un elemento di grande importanza: a Venezia, l’Università, vuole dedicare in omaggio al Costantini un convegno su un tema di estrema importanza: “La Chiesa cattolica in Cina e il nodo della libertà religiosa”. Questo avverrà nel mese di maggio, il 7 e 8 maggio 2009.

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    Chiesa e Società



    Cristiani e musulmani rafforzano dialogo e collaborazione in Europa

    ◊   Si è conclusa oggi a Bruxelles la Conferenza europea islamo-cristiana promossa congiuntamente dal Consiglio delle Conferenze episcopali della Comunità Europea (CCEE) e dalla Conferenza delle Chiese europee (KEK). “Cristiani e musulmani - si legge nel documento finale riportato dal SIR - sono chiamati a lavorare fianco a fianco nel modo più opportuno collaborando con lo Stato di cui fanno parte senza tuttavia essere asserviti ai Governi”. No dunque ad un confinamento della religione alla sfera personale delle persone e alla “richiesta di rinunciare alla propria identità religiosa” attraverso, per esempio, “il divieto di portare o esporre simboli religiosi in pubblico o la soppressione delle festività religiose con il pretesto che tutto ciò possa urtare la sensibilità degli altri credenti o andare contro i principi di uno Stato secolare”. Riaffermato “il principio di integrazione", cristiani e musulmani in qualità di cittadini e uomini di fede “offrono la loro testimonianza affinché l’essere umano scopra la propria identità attraverso il rapporto con Dio”. “Ciò ci spinge a ribadire – si legge ancora nella dichiarazione – l’importanza del ruolo vitale della famiglia, della dignità umana, della giustizia sociale, della cura dell’ambiente” così come “la condanna dell’uso della violenza in nome della religione". Per favorire la mutua conoscenza i firmatari propongono anche “l’apertura delle Chiese e delle moschee ai visitatori di altre comunità ed incontri accademici”. “Siamo chiamati a costruire ponti tra le culture e le fedi – conclude il documento - e l’Europa è chiamata ad essere un laboratorio di apprendimento sia per i cristiani che per i musulmani”. Si è dunque rinforzato “il rapporto con i musulmani", un progetto culturale che coinvolge tutti e al quale la Chiesa cattolica intende continuare ad offrire il suo contributo. Lo ha affermato ieri a Bruxelles padre Piotr Mazurkiewicz, nuovo segretario generale della Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea (COMECE), al suo primo incontro con i giornalisti nella sede della stessa COMECE. Padre Mazurkiewicz si accinge a coordinare l’attività di questo organismo della Chiesa cattolica in Europa, presieduto dal vescovo di Rotterdam mons. Adrianus van Luyn. “La COMECE – ha spiegato il nuovo segretario – ha il compito di informare correttamente le Chiese europee dell’attività delle istituzioni e di riportare correttamente il pensiero delle stesse Chiese alle istituzioni realizzando così, nel rispetto e nell’autonomia di entrambi, un rapporto di cooperazione di fronte alle diverse esigenze dei cittadini”.(B.C.)

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    Nuove violenze contro i cristiani in Iraq

    ◊   Non conoscono tregua le violenze in Iraq nei confronti dei cristiani di Mosul. Ieri – si legge in una nota dell’agenzia Asianews - nel quartiere di Sanaa, sono stati uccisi padre e figlio. Non sono ancora note le identità delle vittime ma l’omicidio potrebbe rappresentare un ulteriore segnale affinché i cristiani abbandonino il Paese. Il premier iracheno Al Maliki, riferendosi alle violenze delle ultime due settimane contro i cristiani in città, ha promesso di “punire colpevoli e fiancheggiatori” e ha chiesto “l’aiuto e la collaborazione di tutta la società", perché siano "gli iracheni stessi a sconfiggere quanti vogliono trascinare la nazione nel caos e azzerare la presenza cristiana". Il bilancio attuale è di 14 morti, 10mila persone in fuga e cinque case distrutte da attacchi bomba. Il primo ministro, durante un incontro con una delegazione di leader religiosi ha confermato che “le violenze di Mosul fanno parte di un preciso piano politico interno al Paese”. Al Maliki ha inoltre reso nota l’intenzione di allargare “la presenza dei cristiani all’interno delle forze di sicurezza e nella polizia, anche a livello di ufficiali” per garantire una maggiore protezione. Contemporaneamente ha invitato il ministero iracheno per i migranti a fare di tutto perché “si possa agevolare il rientro a casa dei cristiani”.  Anche l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, ha parlato di un “gioco politico legato alle prossime elezioni” e al progetto della creazione “di una enclave cristiana nella piana di Ninive”. Una collaborazione attiva da parte del governo, la possibilità di far tornare gli studenti a scuola e gli adulti al lavoro in condizioni di sicurezza e un risarcimento danni per le persone alle quali è stata distrutta la casa. Sono queste le richieste avanzate da una delegazione cristiana al vice-premier, sindaco e governatore di Ninive, Rafeaa al-Eissawi. (F.A.)

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    L’Europa al Vietnam: stop alle violazioni dei diritti umani

    ◊   Sono numerose le condizioni poste dal Parlamento europeo al Vietnam prima della conclusione del nuovo accordo di partenariato e cooperazione. Ieri a larga maggioranza è passata una risoluzione nella quale si invita Hanoi a mettere fine alle “attuali violazioni sistematiche della democrazia e dei diritti umani”. In un comunicato di Strasburgo, riportato da Asianews, si legge che il Paese asiatico dovrebbe “abrogare le disposizioni legislative che perseguono penalmente il dissenso e l'esercizio di determinate attività religiose in base a una non meglio definita nozione di ‘reati contro la sicurezza nazionale’, e porre fine alla censura e al controllo del governo sui mezzi d'informazione nazionali, inclusi Internet e le comunicazioni elettroniche, autorizzando la pubblicazione di quotidiani e riviste indipendenti gestiti da privati”. L’Europa chiede ancora che vengano liberati i dissidenti politici e religiosi, garantita la libertà di espressione, di stampa e di culto, restituiti i beni ecclesiastici confiscati e infine che sia permesso a emissari dell'ONU di incontrare i prigionieri politici e religiosi. (B.C.)

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    Le celebrazioni dell'anniversario della mediazione di Giovanni Paolo II nel conflitto tra Cile e Argentina

    ◊   Oltre alle commemorazioni che stanno preparando gli episcopati di Cile e Argentina per ricordare, a dicembre, il trentesimo anniversario dell'inizio della mediazione di Giovanni Paolo II nel conflitto fra queste due nazioni per la sovranità su tre piccole isole nel Canale di Beagle, lunedì scorso a Buenos Aires sono state annunciate anche le iniziative dei governi. Durante una conferenza stampa seguita all’incontro di lavoro con la sua collega argentina Cristiana Fernández de Kirchner, la presidente del Cile Michelle Bachelet ha confermato che il 4 e 5 dicembre nella città di Punta Arenas, oltre 3mila chilometri a sud di Santiago e nei pressi della zona controversa, sarà ricordato il Trattato di pace, amicizia e collaborazione che scaturì dall’accettazione da parte dei governi cileno e argentino della proposta della Santa Sede dopo cinque anni di delicato lavoro. Una soluzione sostanzialmente ideata dal mediatore, cardinale Antonio Samoré, scomparso prima della fine dei negoziati nonché dall’allora segretario di Stato cardinale Agostino Casaroli. In quest’occasione, con un’apposita dichiarazione, saranno rinnovati i successi del Trattato internazionale firmato il 29 novembre 1984 e ratificato con il solenne scambio degli strumenti in Vaticano il 2 maggio 1985. Questa commemorazione non solo ricorderà il terribile pericolo scongiurato grazie all’opera di Giovanni Paolo II che evitò una guerra fratricida tra due eserciti potenti e ben armati, ma soprattutto farà luce sui tanti frutti che la pace e l’amicizia hanno dato ai due popoli in questi anni di integrazione e collaborazione, a dimostrazione di quanto già, in una lettera ai vescovi delle due nazioni, scriveva Giovanni Paolo I il 20 settembre 1978. “Occorre far prevalere le ragioni della concordia – sottolineava - su quelle dell’odio e della divisione che lasciano dietro solo tracce di distruzione”. Successivamente i governi dell’epoca chiesero una mediazione al nuovo Papa Giovanni Paolo II, sotto la pressante richiesta degli episcopati e delle angosciate opinioni pubbliche dei due Paesi che vedevano l’avvicinarsi vertiginoso di un scontro armato. Giovanni Paolo II, nel 1987 a Montevideo, tre anni dopo la firma degli accordi di pace disse: “Oggi ringraziamo con fervore Dio, e ci rallegriamo tutti, perché, invece di ricorrere alla forza distruttrice delle armi, i responsabili di quei due popoli hanno avuto la grandezza d’animo di scegliere il dialogo e il negoziato, decisi a superare le tensioni secondo criteri di equità e, al di sopra di tutto, a garantire la pace”. Papa Wojtyla in quella storica circostanza aggiunse alcune riflessioni che sono quelle più adatte a definire il senso delle prossime celebrazioni: “È stata quella una scelta aperta e decisa, volta a ricercare soluzioni non violente ai conflitti internazionali e che onora coloro che ne furono protagonisti. È stata una lezione pratica e convincente – continuava - che gli uomini e le nazioni, se davvero lo vogliono, possono convivere in pace, facendo prevalere la forza della ragione sulle ragioni della forza. È stata la conferma che la storia non è retta da impulsi ciechi, ma che dipende piuttosto, nel suo divenire, dalle decisioni giuste e responsabili adottate liberamente dagli uomini. Di conseguenza la guerra non è qualcosa di fatale e inevitabile”. Giorni fa, Benedetto XVI in un messaggio in occasione della Giornata commemorativa svoltasi presso l’Università Cattolica Argentina, riprendeva il medesimo pensiero dicendo che “la mediazione continua ad essere un paradigma da proporre all’attenzione della Comunità internazionale. Essa ha dimostrato, insieme alla pazienza e alla responsabilità delle parti, come in ogni controversia il dialogo non pregiudica i diritti e amplia invece il campo delle possibilità ragionevoli di composizione delle divergenze”. (A cura di Luis Badilla)

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    Le Chiese cristiane firmano la Dichiarazione di Guatemala per la tutela della vita

    ◊   Le Chiese devono utilizzare tutto il loro capitale etico e spirituale per convertirlo in strumenti per un’ampia mobilitazione ed articolazione dei movimenti e dei gruppi sociali, che permetta di trovare la via più breve per tutelare la vita: è quanto si legge nella Dichiarazione di Guatemala, un documento sul quale hanno riflettuto i partecipanti al colloquio svoltosi dal 6 al 10 ottobre a Guatemala. Organizzato dal Consiglio delle Chiese dell’America Latina (CLAI), dal Consiglio ecumenico cristiano del Guatemala (CECG) e dal Consiglio ecumenico delle Chiese (COE), l’incontro ha offerto l’opportunità di analizzare i legami tra povertà, ricchezza ed ecologia nell’America Latina e nei Caraibi. Fra i problemi analizzati a livello mondiale la crisi climatica “provocata dagli esseri umani, in particolare dai Paesi industrializzati del Nord, principali responsabili dell’effetto serra”; la “distruzione degli ecosistemi per fini consumistici”; la crisi alimentare dovuta al fatto che milioni di persone non hanno denaro per procurarsi cibo; le ineguaglianze sociali. I partecipanti al colloquio ecumenico hanno sottolineato la sussistenza, ai giorni nostri, di una crisi del neoliberismo ed hanno lanciato alle Chiese della regione centroamericana l’appello ad evidenziare “gli aspetti contrari alla civilizzazione del modello neoliberale” e a sostenere la difesa dei diritti economici, sociali, culturali, politici ed ecologici dei popoli. Diverse le prospettive sotto le quali, nella Dichiarazione di Guatemala, sono stati analizzati gli attuali problemi socio-politici. “In nome della fede che ci vincola attraverso l’amore che fa di noi una sola comunità che abita il mondo creato da Dio – scrivono i partecipanti della consulta convocata in Guatemala – esortiamo le Chiese a levare la loro voce profetica per denunciare le ingiustizie ed annunciare la buona novella”. (T.C.)

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    USA: i vescovi chiedono alla nuova presidenza una seria riforma della legge sull'immigrazione

    ◊   Tra i primi impegni della prossima presidenza americana vi dovrebbe essere il varo di una legislazione sull’immigrazione giusta ed efficace, un tema che è stato invece trascurato dall’attuale campagna elettorale. È quanto sostiene mons. Thomas Wenski, Presidente della Commissione della Giustizia e della Pace della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, in un commento pubblicato sul “Washington Post” ripreso dall'agenzia Cns. Secondo il vescovo, le misure basate solo sulla repressione dell’immigrazione clandestina sono inefficaci e contrarie agli interessi del Paese. “Le periodiche retate della polizia nei cantieri, l’irrigidimento dell’applicazione della legge e la costruzione di un muro lungo la frontiera meridionale degli Stati Uniti hanno fatto poco per risolvere le sfide poste dall’immigrazione illegale”. Questi interventi, osserva mons. Wenski, “rispondono forse all’esigenza politica di dimostrare le capacità di far rispettare la legge”, ma hanno pochi effetti sui lavoratori senza documenti e servono solo a destabilizzare le comunità immigrate. Inoltre, essi hanno aumentato la loro diffidenza verso le autorità con effetti deleteri nel lungo termine: “Non solo gli immigrati in regola vivono con l’ansia che un loro parente possa essere portato via, ma hanno paura per il loro stesso futuro e per quello dei loro figli negli Stati Uniti e questo non è il modo migliore per incoraggiare l’integrazione e una cittadinanza responsabile”. L’articolo evidenzia quindi che il giro di vite contro l’immigrazione clandestina non avrà l’effetto auspicato da alcuni di favorire un massiccio esodo di immigrati: “Quello che non si vuole vedere è che il 70% delle persone prive di documenti hanno vissuto in questo Paese per cinque e più anni e non hanno più una casa dove potere tornare. Esse preferirebbero vivere nell’ombra, piuttosto che riportare i loro figli, ormai cittadini americani, in un paese che non conoscono”. L’approvazione di una legislazione equilibrata in materia di immigrazione – conclude mons. Wenski - è necessaria per colmare il “vuoto politico” lasciato dall’inerzia del Congresso nel 2007. Non affrontare questo problema causerà accresciute tensioni sociali e “creerà di fatto una categoria permanente di cittadini di serie B”. (L.Z.)

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    Filippine: i vescovi contestano i risultati di un sondaggio sulla legge sulla salute riproduttiva

    ◊   Si intensifica nelle Filippine la battaglia attorno alla legge sulla salute riproduttiva, la cui discussione parlamentare entrerà nel vivo il prossimo novembre. A riaccendere le polemiche ha contribuito in questi giorni un sondaggio in base al quale sette filippini su dieci sarebbero a favore del provvedimento, colpevole invece, secondo l’Episcopato, di legalizzare l’aborto, diffondere l’uso di contraccettivi e una visione distorta dell’educazione sessuale. Stando al sondaggio condotto dalla “Social Weather Stations”, un istituto di ricerca indipendente, il 75% dei filippini approverebbe, inoltre, l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole. I dati sono tuttavia contestati dalla Chiesa filippina, per la quale “l’indagine è un tentativo disperato di forzare il passaggio di una legge le cui lacune morali e civili sono state ampiamente dimostrate nei dibattiti pubblici e che sta perdendo rapidamente consenso in seno al Congresso”. In questi termini si è espresso, a nome dei vescovi, mons. Paciano Aniceto, Presidente della Commissione episcopale per la famiglia e la vita. L’arcivescovo ha affermato polemicamente che i promotori del progetto di legge non possono vantare “alcun sostegno da parte cattolica”, dal momento che alle ultime elezioni legislative i partiti anti-famiglia non hanno ottenuto neanche un seggio. A dispetto di quello che dicono i sondaggi, la Chiesa filippina è comunque determinata a continuare la sua battaglia. Lo ha ribadito all’agenzia Ucan, Ligaya Acosta , la direttrice di “Human Life International Asia”, che collabora nella campagna di raccolta firme lanciata dai vescovi contro la legge. Il cardinale Gaudencio Rosales, da parte sua, ha invitato questa domenica i dirigenti politici filippini ad occuparsi di altre cose più importanti per il Paese: “I legislatori che vogliano veramente migliorare la vita della gente dovrebbero preoccuparsi piuttosto di riparare le strade, costruire spazi per i giovani, migliorare la qualità della scuola gratuita e obbligatoria e aiutare le famiglie”, ha detto l’arcivescovo di Manila, ripreso dall’agenzia “Églises d’Asie”, durante la Santa Messa per la Giornata Mondiale delle Missioni. (L.Z.)

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    Cristianesimo e secolarizzazione in Russia al centro di un incontro promosso da Comunione e Liberazione

    ◊   “Globalizzazione e secolarizzazione stanno diffondendosi rapidamente anche in Russia”, un grande Paese che ha “una straordinaria tradizione spirituale e culturale”, ma anche “un grandissimo fardello di sofferenze accumaltesi nel corso della sua storia”. Lo ha detto mons. Paolo Pezzi, arcivescovo dell’arcidiocesi Madre di Dio a Mosca, partecipando all’incontro “Cristianesimo e secolarizzazione nella Russia di oggi”, organizzato dal centro internazionale di Comunione e Liberazione alla Pontificia Università Urbaniana. Il presule – riferisce L’Osservatore Romano - ha affermato che la Chiesa ortodossa sta sempre più acquistando “coscienza della propria missione educatrice”. Si moltiplicano i tentativi di rispondere alle sfide del mondo contemporaneo nella pastorale giovanile, nel campo della cultura teologica e nell’elaborazione dei fondamenti di una dottrina sociale si moltiplicano. Ai cattolici in Russia – ha aggiunto l’arcivescovo – è affidata una missione particolare: “un lavoro ecumenico perché attraverso la comune conversione a Cristo siamo sempre più testimonianza al mondo dell’unità invocata da Cristo come il miracolo supremo, affinché il mondo creda”. Mons. Paolo Pezzi ha anche sottolineato come non si possa nascondere che “restino abbastanza complesse” le relazioni tra “la Chiesa cattolica e la più numerosa Chiesa esistente all’interno dell’ortodossia”. Le esperienze più significative di ecumenismo con gli ortodossi – ha aggiunto – “possono nascere innanzitutto dalla nostra disponibilità ad aprirci nei confronti di questo popolo, nella coscienza che si tratta di un arricchimento”. E’ questo – ha affermato il presule – “che potrà aiutarci a ricomprendere meglio la parola ‘ecumenismo’ nel valore che le conferiscono il Vangelo e il Magistero della Chiesa”. Ogni carisma “è una via alla Chiesa, Corpo mistico di Cristo che resta uno nonostante le divisioni e i peccati umani”: “l’ecumenismo - ha concluso - parte dall’avvenimento di Cristo”. Il riferimento è alle parole con cui Benedetto XVI inizia l’enciclica ‘Deus caritas est’: “All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”. (A.L.)

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    Mons. Giordano: l'Europa abbia il coraggio di proporre valori trascendenti

    ◊   Sono più di 300 i giovani italiani, vincitori del XXI concorso organizzato dal Movimento per la Vita, che hanno partecipato ieri insieme ad alcuni dirigenti e organizzatori dell’associazione alla Messa nella cattedrale di Strasburgo. “Europa e diritti umani. Noi giovani protagonisti” è stato il tema scelto dall’edizione 2007-2008 che ha visto all’opera circa 22 mila studenti sia delle ultime classi superiori che dei primi anni di università. Durante l’omelia – informa l’agenzia Zenit - mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede al Consiglio d’Europa, ha lanciato un messaggio di fede. “Apriamo il cielo dell’Europa - ha detto - sull’Europa sembra essersi stabilito un cielo chiuso, nuvoloso e grigio. Non si vede l’azzurro del cielo aperto, sembra mancare lo sguardo verso l’eternità, verso il paradiso. Purtroppo l’Europa – ha aggiunto - mostra un ripiegamento su se stessa, sembra che manchi il coraggio di ricercare soluzioni al di fuori della sole proposte materialistiche, forse per questo –  ha commentato il presule – è in aumento il numero di suicidi fra i giovani”. Ricordando le parole di San Paolo, l’osservatore permanente della Santa Sede ha poi parlato del Mistero secondo il quale veniamo da Dio e torniamo a Dio. “Quello che rende la nostra vita eterna – ha aggiunto - è la Resurrezione, dimostrando che l’amore è più forte della morte”. Mons. Giordano ha poi concluso con un appello: “ciascuno di noi è chiamato a fare qualcosa di grande, bello e vero durante il cammino terreno”. (F.A.)

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    Brasile: a mons. Flavio Cappio il premio "Pax Christi International 2008"

    ◊   Mons. Luiz Flavio Cappio, vescovo francescano di Barra, nello Stato brasiliano di Bahia, è stato insignito del Premio “Pax Christi International 2008” per la sua battaglia non violenta contro la deviazione del fiume San Francesco. Il premio è stato consegnato nei giorni scorsi dalla vice-presidente dell’organizzazione, la peruviana Laura Vargas, nel corso di una cerimonia interreligiosa a Sobradinho. 62 anni di età, di origine italiana, mons. Cappio, con il sostegno della Conferenza episcopale brasiliana, - riferisce l'agenzia Apic - si è opposto strenuamente in questi anni al progetto del Governo Lula di deviare parte del flusso del Rio Sao Francisco verso le aride zone del nord-est brasiliano. Secondo i suoi oppositori, la deviazione produrrebbe danni irreversibili all’ambiente e alle popolazioni rivierasche, la cui sopravvivenza dipende dal fiume - il secondo del Brasile dopo il Rio delle Amazzoni - a tutto vantaggio della grande agricoltura industriale. Per fermare i cantieri mons. Cappio non ha esitato a ricorrere allo sciopero della fame: il primo nel 2005 e il secondo, di 24 giorni, nel 2007. Azioni estreme che tuttavia non hanno dato l’esito sperato: i lavori continuano oggi presidiati dall’esercito. Il vescovo è comunque determinato a continuare la sua battaglia pacifica e si è detto incoraggiato in tal senso anche dal riconoscimento di “Pax Christi”: “Questo premio – ha detto - ricompensa una battaglia che stiamo conducendo insieme per realizzare il sogno di un mondo migliore”. (L.Z.)

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    La Cappellania di Roma Tre inaugura due nuovi centri di informazione

    ◊   Un punto di incontro e di confronto per i giovani universitari dell’ateneo di Roma Tre. Questo vogliono essere i due nuovi centri di informazione della Cappellania del terzo polo universitario romano, inaugurati ieri pomeriggio nella capitale. Alla cerimonia, organizzata in collaborazione con l’ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, hanno partecipato anche rappresentanti delle cappellanie degli altri atenei capitolini. “Questi due nuovi centri, - ha spiegato monsignor Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma - sono molto importanti, perché testimoniano, la missionarietà del servizio della pastorale universitaria verso i giovani. Infatti Roma Tre è un ateneo molto grande, che accoglie oltre 28 mila studenti, quindi, per seguire ed aiutare gli universitari quotidianamente, diventa indispensabile per noi, avere più centri informativi. Dislocati vicino le Facoltà”. E queste sedi, collocate rispettivamente vicino alla Facoltà di architettura e vicino a Lettere e Filosofia, sono state affidate alla protezione del servo di Dio Giovanni Paolo II, di cui ieri ricorreva il 30.mo anniversario dall’inizio del suo ministero Petrino. (A cura di Marina Tomarro)

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    L’omaggio del sindaco di Tarso al sepolcro di San Paolo

    ◊   Un omaggio straordinario al sepolcro di San Paolo, nella Basilica sulla via Ostiense, è stato compiuto, in occasione dell’Anno Paolino, dal sindaco della città di Tarso Burhanettin Kocamaz nel pomeriggio di ieri. Nell’area della confessione, ove i pellegrini venerano la tomba dell’Apostolo, un monaco ha aperto la grata che la protegge e il primo cittadino della città turca ha proceduto allo spargimento della terra, appartenente alla casa natale di Paolo, e all’aspersione dell’acqua che aveva portato dalla Turchia. L’azione, ha detto Kocamaz, è stata compiuta a nome dei concittadini di Tarso “fieri di Paolo” ed ha aggiunto “anche del profeta Daniele, sentiti come loro rappresentanti e simboli”. La piccola cerimonia è avvenuta alla presenza dei monaci benedettini dell’abbazia prima che il loro abate, padre Edmund Power, introducesse la celebrazione dei Vespri. Presenti la signora Deniz Kiliçer, primo consigliere dell’ambasciata di Turchia presso la Santa Sede, e il signor Mehmet Canbolat, esponente della comunità turca in Germania, componenti della delegazione a cui l’abate ha rivolto un saluto ufficiale prima della Liturgia della Parola, spiegando ai numerosi fedeli e pellegrini presenti il significato della simbolica cerimonia. Nelle intenzioni di preghiera del Vespro si è rivolto un pensiero ai cittadini di Tarso, al popolo di Turchia e al dialogo interreligioso. Tarso infatti, ha ricordato il sindaco in un breve indirizzo di saluto e di ringraziamento, è “città importante che unisce diverse religioni, in essa oggi vivono musulmani, ebrei e cristiani”. Si è detto quindi “onorato e felice di vivere nell’Anno Paolino un momento di gioia, di privilegio e di impegno importanti”. A nome anche dell’arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo impossibilitato a presenziare alla cerimonia, l’abate Edmund Power OSB ha consegnato al sindaco di Tarso la Medaglia ufficiale dell’Anno Paolino. (A cura di Graziano Motta)

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    Costa d'Avorio: i gesuiti avviano una Scuola di scienze morali e politiche

    ◊   Il Centro di Ricerca e di Azione per la Pace, fondato dai gesuiti nella Costa d’Avorio, ha inaugurato il primo ottobre ad Abidjan una Scuola di Scienze Morali e Politiche. Il modello è il famoso Istituto di Studi Politici di Parigi. La Scuola di Scienze Morali e Politiche dell’Africa Occidentale offre un master in “buon governo”. Il programma è centrato su materie quali scienze politiche, economia e diritto oltre ad amministrazione d’impresa e a un corso intensivo di lingua inglese. L’obiettivo è aiutare gli studenti ad acquisire l’educazione necessaria per ricoprire incarichi dirigenziali nei loro paesi. Le lezioni sull’integrazione regionale, la migrazione, la corruzione e altre materie similari si concentrano sulle sfide che i laureati africani dovranno affrontare. Nell’annuncio pubblico in occasione dell’apertura, la Scuola si è così presentata: “educare uomini e donne affinché nelle loro decisioni sappiano coniugare etica, efficienza e azione con l’attenzione al bene comune e al rispetto della dignità umana”. (A.M.)



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    Contro la povertà si sono alzati in piedi 116 milioni di persone in 131 Paesi

    ◊   Grande la partecipazione alla campagna contro la povertà ''Stand up! Take action'', dal 17 al 19 ottobre, che ha visto l’adesione di 116 milioni di persone, quasi il 2 per cento della popolazione mondiale. Ieri a Roma sono stati presentati i risultati della mobilitazione organizzata dalla Campagna ONU per gli obiettivi del Millennio e dalla Coalizione mondiale contro la povertà (GCAP). In Italia almeno 400 mila persone si sono alzati in piedi per mandare un messaggio ai leader del mondo affinché non rimanessero seduti di fronte agli impegni presi nei confronti della povertà. Sergio Marelli, presidente delle ONG italiane, ha ricordato che un italiano su due ritiene che la lotta alla povertà sia una delle priorità del governo. Come riporta Avvenire, l’adesione è stata massiccia anche negli Stati arabi con 18 milioni di partecipanti, 73 milioni in Asia, oltre 210 mila in America Latina. Ampia la partecipazione anche in Africa con 25 milioni di persone che hanno aderito. La rete del GCAP è riuscita a far impegnare nel continente oltre trenta Paesi a investire il 20 per cento del bilancio statale in istruzione, il 15 in sanità e il 10 in agricoltura.(B.C.)

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    Francia: celebrati i funerali di suor Emmanuelle, angelo dei poveri al Cairo

    ◊   In Francia, ultimo saluto a suor Emmanuelle, religiosa franco-belga che ha vissuto per oltre venti anni accanto ai poveri del Cairo. I funerali - rende noto Avvenire - si sono svolti ieri a Callin, piccola località della Provenza dove suor Emmanuelle viveva insieme con le consorelle della Congregazione di Nostra Signora di Sion. Nel pomeriggio, a Parigi, è stata celebrata una Messa di requiem voluta dalla Conferenza episcopale francese. L’ex presidente della Commissione Europea Jacques Delors ha letto il passaggio della prima Lettera di San Paolo ai Corinzi sulla carità. Erano presenti, tra gli altri, il presidente francese, Nicolas Sarkozy, e il suo predecessore, Jacques Chirac. E’ stato anche diffuso un messaggio di Suor Emanuelle: “La vita non si ferma mai per coloro che sanno amare”. (A.L.)

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    Presentato a Roma il libro “Camminare nella luce dell’amore. I fondamenti della morale cristiana”

    ◊   “Collocando l’amore come fondamento e destino dell’agire si dà una comprensione metafisica e teologica dell’amore stesso, capace di offrire una base affidabile alla morale”. E’ la lettura del cardinal Camillo Ruini, riportata da Avvenire, del libro presentato ieri pomeriggio a Roma all’Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e la famiglia, dal titolo: “Camminare nella luce dell’amore. I fondamenti della morale cristiana”, scritto da Livio Melina, Josè Noriega e Juan Josè Pèrez-Soba. Secondo il cardinale Ruini, nella pubblicazione, stampata in italiano e spagnolo, si presenta “una vera sinergia tra azione umana e azione divina nell’agire del cristiano”. “Solo così – ha concluso il porporato – si può uscire dalle ristrettezze di un angusto moralismo e cogliere il respiro di grandezza proprio della vita cristiana”. Per il teologo della Casa Pontifica, padre Wojciech Giertych, al centro del libro c’è “la risposta umana di fronte al mistero di Dio”, “si tratta – ha detto – di uno sguardo dal basso perché si sofferma più sul ‘camminare’ che sulla ‘luce’”. Sulla stessa linea padre Ivan Fucek, docente alla Pontificia Università Gregoriana, per il quale il “camminare” dinamico e realistico insegna il modo di vivere la speranza cristiana. (B.C.)

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    Restaurato il mosaico del Cristo nel monastero di Santa Caterina sul Sinai

    ◊   Grazie al finanziamento di quasi un milione di dollari, versati per metà dall’emiro del Qatar, una squadra di restauratori italiani ha completato il restauro del mosaico della Trasfigurazione del Monastero di Santa Caterina nel Sinai, che sarà visibile in aprile in occasione della Pasqua ortodossa. Come riporta la Misna, l’intervento, illustrato nel corso della X Conferenza mondiale sui mosaici che si sta svolgendo a Palermo, ha riguardato principalmente il volto della figura del Cristo. Eretto nel VI secolo per volere dell’imperatore bizantino Giustiniano, il convento - la più piccola diocesi al mondo ma anche il più antico convento cristiano esistente e dichiarato patrimonio dell’umanità dall'UNESCO - sorge alle pendici del Monte Horeb dove, secondo la Bibbia, Mosé ricevette le tavole dei dieci comandamenti. Il luogo è considerato sacro per le tre grandi religioni monoteiste: inoltre Santa Caterina conserva la seconda biblioteca più antica del mondo e la più importante collezione di icone greche. (B.C.)

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    Attesa per Pasqua l’Opera omnia di don Lorenzo Perosi

    ◊   Sono diverse le iniziative in dirittura d’arrivo che riguardano le opere di don Lorenzo Perosi, sacerdote nato a Tortona nel 1872 a lungo direttore della Cappella Sistina. Il musicista Arturo Sacchetti, ad Avvenire, ha annunciato la pubblicazione per Pasqua del “Catalogo ragionato delle composizione di Lorenzo Perosi con esempi musicali originali”, l’Opera omnia arricchita di alcune ultime scoperte come inni, mottetti, partiture cameristiche e soprattutto il primo tempo della Nona suite dedicata a Napoli. Accanto a questa pubblicazione c’è l’edizione 2008 della Perosiana, il festival che da 14 anni la città di Tortona dedicata al compositore e che si apre domenica con Il sogno interpretato e diretto dallo stesso Sacchetti e ispirato dalla vicenda biblica di Giuseppe. Un cartellone che proseguirà fino al 29 novembre con sei appuntamenti tra i quali spicca il Concerto per pianoforte e orchestra. “Il pubblico segue sempre con interesse tanto i concerti quanto le uscite discografiche” - ha detto Arturo Sacchetti - che non ha mancato di sottolineare la distrazione di alcuni festival verso la grandezza di Perosi. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Oltre 3 miliardi di euro dai Paesi donatori per ricostruire la Georgia

    ◊   A poco più di due mesi dalla fine della guerra tra la Russia e la Georgia, la Comunità internazionale ha stabilito l'ammontare degli aiuti da destinare a Tblisi per la ricostruzione. Grande la soddisfazione da parte delle autorità georgiane che però denunciano un aumento di altri 2 mila soldati russi in Ossezia del sud. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

    E’ andata molto meglio di quanto si pensasse alla vigilia. La conferenza dei Paesi donatori, riunitasi a Bruxelles, ha raccolto ben 3,5 miliardi di euro in aiuti economici ed umanitari per ricostruire la Georgia. Secondo stime della Banca mondiale, come minimo, ne servivano 2,3. Si devono riparare i danni della guerra di agosto con la Russia, ma anche quelli dovuti ai vari conflitti, seguiti al crollo dell’URSS, nel dicembre ‘91. “Questa è una giornata di gioia”, ha dichiarato il commissario per le relazioni esterne dell’UE, Ferraro Valner. “Nessun georgiano - ha risposto felice il premier Gurgenidze - si dimenticherà di tale sostegno, soprattutto in questi tempi”. “Questo è un imperativo morale - ha sottolineato a sua volta il presidente della commissione UE Barroso - di aiutare un vicino in difficoltà”. I fondi donati verranno monitorati: la Georgia è un Paese chiave per il transito delle materie prime dall’Asia centrale verso Occidente, evitando la Russia.

     
    Iraq
    Ennesima giornata di violenze in Iraq. A Baghdad un attentatore suicida, alla guida di un’autobomba, si è lanciato contro il convoglio del ministro iracheno del Lavoro, provocando 11 morti e 22 feriti. Illeso l’esponente dell'esecutivo iracheno. Tre delle sue guardie del corpo risultano invece tra le vittime. Sul terreno, intanto, prosegue il passaggio del controllo della sicurezza dalle truppe statunitensi all’esercito iracheno. Oggi il passaggio di consegne è avvenuto nella provincia meridionale irachena di Babel. Si tratta del 12.mo distretto a tornare sotto la responsabilità delle autorità irachene. Il dispiegamento delle forze di Baghdad è accompagnato, da un anno a questa parte, da una lenta ma costante diminuzione degli attacchi della guerriglia.

    Afghanistan
    Tre soldati della coalizione a guida statunitense 'Enduring Freedom' sono stati uccisi ed un altro è rimasto ferito ieri sera in un attentato, in Afghanistan occidentale, contro il veicolo sul quale viaggiavano. Al momento, il comando della coalizione non ha ancora reso nota la nazionalità delle vittime. Altri 73 morti si registrano tra le milizie talebane a seguito di violenti combattimenti con le forze afghane e statunitensi nella regione del'Uruzgan, teatro negli ultimi giorni di un’offensiva dei miliziani integralisti.

    Pakistan
    Resta alta la tensione nelle zone tribali del Pakistan vicine al confine con l’Afghanistan. Sarebbe di 11 morti il bilancio dell’ultimo raid missilistico condotto da alcuni velivoli senza pilota su una scuola coranica nel Nord Waziristan. Secondo i servizi di sicurezza pachistani l’attacco porterebbe la firma statunitense. Il ripetersi di raid USA nelle roccaforti dei talebani in Pakistan sta creando forti tensioni fra Islamabad e Washington.

    India
    È di almeno 23 morti, fra cui 10 bambini, il bilancio dell’esplosione di una fabbrica illegale di fuochi di artificio, che ha scosso la città di Deeg, nello Stato indiano occidentale del Rajasthan. Le vittime sono state causate dal crollo delle case nei pressi dell'impianto.

    Bolivia
    I prefetti ribelli, Rubén Costas, del ricco dipartimento di Santa Cruz, e Savina Cuéllar, di Chuquisaca, hanno detto di non riconoscere 'l'accordo nazionale che ha permesso al Congresso boliviano di adottare la legge che convoca un referendum sul progetto di Costituzione. Costas che guida l’opposizione contro il governo, ritiene che la nuova carta costituzionale non fornisce l’adeguata autonomia alle provincie e consente al presidente, Evo Morales, di rimanere in carica fino al 2014. L’accordo prevede la riforma di circa 100 dei 414 articoli della nuova Costituzione, la convocazione di un referendum per approvare la nuova legge fondamentale nel gennaio 2009 e la successiva convocazione delle elezioni generali per il mese di dicembre del prossimo anno. L’intesa è stata salutata positivamente del segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon.

    Stati Uniti elezioni
    Negli Stati Uniti gli ultimi sondaggi confermano il vantaggio del candidato democratico Barak Obama su quello repubblicano John McCain. I dati più aggiornati fanno prevalere Obama anche in 4 Stati di fede tradizionalmente repubblicana: Ohio, Nevada, North Carolina e Virginia. E intanto da un sito web legato ad al Qaeda è giunto un esplicito appoggio a McCain che viene percepito come il candidato ideale per poter continuare con successo la battaglia. In tale prospettiva si arriva ad affermare che un attacco terroristico in questa fase aiuterebbe il candidato repubblicano ad essere eletto.

    Cuba-UE
    Il commissario dell’Unione Europea allo sviluppo, Louis Michel, è a Cuba dove firmerà un accordo per la ripresa della cooperazione tra Europa e il governo dell’Avana, guidato da Raoul Castro. La firma rappresenta un importante passo nella normalizzazione delle relazioni bilaterali. Nel corso della visita, Michel visiterà le zone dell’isola caraibica maggiormente colpite dagli uragani Gustav e Ike.

    Honduras
    Almeno 24 persone sono rimaste uccise e migliaia evacuate in Honduras dopo giorni di piogge torrenziali, frane e allagamenti. Circa 25 mila persone sono rimaste senza casa. Mancano all'appello anche otto persone disperse. Danni anche alle infrastrutture: Il 60% delle strade sono danneggiate e i raccolti rovinati. Il presidente Manuel Zelaya ha dichiarato lo stato di emergenza e ha chiesto l'aiuto internazionale.

    SardegnaIn Sardegna è di tre morti, tre dispersi e centinaia di sfollati il bilancio delle alluvioni che hanno colpito ieri la parte meridionale della Sardegna. In cinque ore sono precipitati sulla zona 276 millimetri di pioggia. Il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di calamità. La regione ha già stanziato 6,5 milioni di euro per interventi urgenti sulla viabilità. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 297

     
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