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Sommario del 22/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: Cristo risorto è al centro del piano di salvezza di Dio per l'uomo, che talvolta lo rifiuta con superbia. La catechesi del Papa ispirata alle Lettere di San Paolo
  • Nomine
  • Sinodo: si lavora alle Proposizioni finali. Intervista con padre Nicolás, preposito generale della Compagnia di Gesù
  • Presentato il primo volume dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Dopo gli attacchi, fuga in massa dei cristiani da Mosul. Padre Lombardi: intervengano le autorità
  • Storico accordo in Bolivia sulla nuova Costituzione. Scongiurata la guerra civile
  • Violenze e fughe di civili dal Nord Kivu: la testimonianza di un missionario salesiano
  • Milano: incontro sulla condizione di cattolici e islamici in Paesi di minoranza
  • Dall’UE 55 milioni di euro per combattere lo sfruttamento di minori via internet
  • Chiesa e Società

  • Proseguono le violenze anticristiane in Orissa: Chiesa preoccupata per le scelte del governo
  • Afghanistan: cristiani sgomenti per l’assassinio di un'altra volontaria
  • Cristiani e musulmani d'Europa rilanciano la collaborazione per la pace nel mondo
  • A Cuba l’incontro tra il cardinale Ortega e il metropolita Kirill
  • Campagna internazionale di raccolta di firme contro l’aborto come “diritto umano”
  • Gli sfollati del Darfur scendono in strada per chiedere maggiore sicurezza
  • La Chiesa del Salvador critica "l'ideologia di genere" promossa dal Vertice Ibero-americano
  • Brasile: dal 25 al 28 novembre, prove di alleanza mondiale contro la pedofilia
  • Appello ONU: serve un’azione urgente per i bambini del Burundi
  • Spagna: cresce il numero delle persone che chiedono aiuto alla Caritas
  • Francia: due organizzazioni cattoliche rilanciano la questione del diritto alla casa
  • Al via in Austria la più grande campagna sociale nel segno del dialogo interculturale
  • Filippine: un'iniziativa per far conoscere la Bibbia ai giovani
  • Pakistan: per i giovani di Karachi un mese di studio sulle Lettere di San Paolo
  • Il dissidente birmano Zarganar, in carcere, premiato per il suo impegno civile e democratico
  • “Più visibilità sui media” è l’appello dei vescovi africani
  • Comunicare i successi dell’Africa. L’appello della Mezzaluna e della Croce Rossa
  • Algeri: presentato il progetto per la realizzazione di un “Grande museo dell’Africa”
  • Quasi 200 le richieste d’asilo presentate dopo la GMG di Sydney
  • Elezioni nel Regno Unito: il cardinale O'Brien invita i fedeli a partecipare
  • India: prima missione spaziale sulla Luna
  • Il mensile del PIME “Mondo e Missione” cambia veste grafica ed editoriale
  • 24 Ore nel Mondo

  • Paesi donatori riuniti a Bruxelles per la ricostruzione della Georgia dopo la guerra con la Russia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: Cristo risorto è al centro del piano di salvezza di Dio per l'uomo, che talvolta lo rifiuta con superbia. La catechesi del Papa ispirata alle Lettere di San Paolo

    ◊   Dio ha un piano di salvezza per l’uomo, che è chiamato ad aderirvi sulla via tracciata da Gesù, centro della vita di ogni cristiano, anche se talvolta rifiutato. E’ l’insegnamento che Benedetto XVI ha tratto dalla catechesi all’udienza generale di questa mattina, in Piazza San Pietro, davanti a circa 20 mila persone. Una catechesi ancora una volta ispirata dagli scritti di San Paolo, in modo particolare dalla dimensione umana e divina di Cristo così come emerge dagli insegnamenti dell’Apostolo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Sulla via di Damasco, San Paolo incontrò un Cristo “vivo, concreto”, che divenne da quel momento il centro della sua vita e della sua azione missionaria. Dopo quell’incontro, ha affermato Benedetto XVI, l’unica preoccupazione per l’Apostolo fu quella di trasmettere alle prime comunità cristiane la medesima vitalità della sua scoperta: un Gesù “persona vivente” in mezzo ai suoi fratelli e discepoli, e non tanto un indistinto “soggetto di un messaggio dottrinale”:

     
    "Di qui la caratteristica essenzialità della cristologia paolina, che sviluppa le profondità del mistero con una costante e precisa preoccupazione: annunciare, certo, il Gesù vivo, il suo insegnamento, ma annunciare soprattutto la realtà centrale della sua morte e risurrezione, come culmine della sua esistenza terrena e radice del successivo sviluppo di tutta la fede cristiana, di tutta la realtà della Chiesa".

    Tutte le Lettere di San Paolo, ha spiegato il Papa, non sono altro che lo sviluppo del suo pensiero cristologico. A partire dalla prima intuizione: che quel Gesù vivo e risorto del quale l’Apostolo parla alle comunità di Corinto, di Roma o di Efeso è quello stesso Gesù che ha offerto la propria vita sulla croce:

     
    "Per l’Apostolo la risurrezione non è un avvenimento a sé stante, disgiunto dalla morte: il Risorto è sempre colui che, prima, è stato crocifisso (...) Paolo sta perseguitando Cristo nella Chiesa e allora capisce che la croce non è 'una maledizione di Dio', ma sacrificio per la nostra redenzione".

     
    San Paolo, ha proseguito il Papa “è affascinato” da Cristo che, anche da Risorto, porta su di sé i segni della Passione. E nel corso della sua vita l’Apostolo delle Genti approfondisce il legame fra la “dimensione terrena” di Gesù e quella “pre-temporale”, cioè prima della sua Incarnazione. In particolare, ha osservato Benedetto XVI, nella Lettera ai Filippesi si trova una delle riflessioni più dense del Nuovo Testamento, dove San Paolo descrive lo svuotamento di Cristo dalla sua condizione divina per “assumere la condizione di servo” e umiliarsi fino alla croce:

     
    "Cristo, al pari della Sapienza, può essere rifiutato soprattutto dai dominatori di questo mondo, cosicché può crearsi nei piani di Dio una situazione paradossale, la croce, che si capovolgerà in via di salvezza per tutto il genere umano".

    Si tratta, ha notato ancora il Pontefice, di un “abbassamento” di “enorme”, di “cruda e schiacciante insignificanza”. E tuttavia anche di un atto di infinito amore, che risponde così alla superbia di Adamo e all’arroganza dell’uomo di Babele, e insegna ai cristiani di oggi in cosa consista il “piano di salvezza” al quale Dio chiama l’uomo:

     
    "Il gesto del Figlio di Dio è esattamente il contrario: non la superbia, ma l’umiltà, che è realizzazione dell’amore e l’amore è divino. L’iniziativa di abbassamento, di umiltà radicale di Cristo, con la quale contrasta la superbia umana, è realmente espressione dell’amore divino; ad essa segue quell’elevazione al cielo alla quale Dio ci attira con il suo amore".

    Al momento dei saluti ai gruppi di fedeli radunati nel colonnato del Bernini, Benedetto XVI ha rivolto, fra gli altri, un pensiero particolare agli Incaricati diocesani per la promozione del sostegno economico alla Chiesa. Vi “incoraggio - ha detto - a proseguire nell’impegno di suscitare nei fedeli una operosa e solidale corresponsabilità alla vita e alle necessità della Chiesa”.Tra i brevi colloqui intrattenuti dal Pontefice al termine dell'udienza, da segnalare quello avuto con il presidente del parlamento degli Emirati Arabi Uniti, Abdul Aziz Al Chubais, accompagnato da altri tre esponenti.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Bogotá mons. Francisco Antonio Nieto Súa, del clero della stessa arcidiocesi, finora vicario episcopale per la zona pastorale del "Espíritu Santo", assegnandogli la sede titolare vescovile di Teglata di Numidia. Mons. Francisco Antonio Nieto Súa è nato a Panqueba, diocesi di Málaga-Soatá, il 17 settembre 1948. Ha ottenuto la Licenza in Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 30 novembre 1973, con incardinazione nell'arcidiocesi di Bogotá.

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    Sinodo: si lavora alle Proposizioni finali. Intervista con padre Nicolás, preposito generale della Compagnia di Gesù

    ◊   Continuano, nei circoli minori, i lavori del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio. Oggi, il programma della XII Assemblea generale ordinaria prevede la preparazione degli emendamenti delle Proposizioni finali. Questa sera, le varianti collettive verranno consegnate alla segreteria generale per ulteriori approfondimenti. Al Sinodo, lo ricordiamo, partecipano 253 Padri sinodali, ma anche molti laici, divisi tra 41 esperti e 37 uditori. Una presenza significativa, dunque, come conferma, al microfono di Isabella Piro, padre Adolfo Nicolás, preposito generale della Compagnia di Gesù:

    R. – Abbiamo trovato molto interessante la partecipazione dei laici uditori, che ci hanno dato un punto di vista diverso. Ha avuto molta eco il desiderio di un accesso alla Bibbia meno tecnico e più vicino alla vita dei laici e delle persone della strada, che sentono la necessità di trovare un senso, di trovare gioia e speranza, di capire come la Parola di Dio possa essere un aiuto nel quotidiano. Noi dobbiamo rendere la Parola di Dio molto più semplice ed avere un linguaggio vicino alla vita della gente. Io ho vissuto in Giappone per molto tempo e ho visto che la Parola di Dio evoca molto più interesse, anche fra i non cristiani, che tutta la nostra catechesi. La gente ha paura dei “sistemi”. Ma la gente è aperta a trovare una via, una strada e credo che la Bibbia ci offra molte strade. Allora, rendere vicina la Bibbia credo che sia un punto che è venuto fuori con molta forza. Il frutto più importante della Parola di Dio per la maggioranza della gente è che offre questa alternativa: un mondo diverso, il mondo di Dio, il mondo della compassione, della speranza, della comunità. E solo entrare in questo mondo è già una fonte di speranza per molti.

     
    D. – La Compagnia di Gesù come mette in pratica la Parola di Dio, Parola di vita?

     
    R. – Credo che nella nostra tradizione il punto più importante sia leggere, meditare, contemplare la Parola di Dio e che il nostro accento sia sul “come”: come far sì che la Parola di Dio entri dentro di noi e come noi entriamo in essa, così che in questo processo di dialogo con la Parola di Dio siamo trasformati. Questo è il punto su cui la Compagnia di Gesù, dal tempo di Sant’Ignazio, ha messo tutta la forza e continuiamo a farlo.

     
    D. – Lei è vissuto per molti anni in Asia: cosa l’ha colpita di più delle relazioni dei Padri sinodali provenienti da quel continente?

     
    R. – Io sento che sono ancora pochi i rappresentanti di quel continente immenso, che ha una tradizione religiosa molto profonda ... e un Paese come la Cina continentale non è nemmeno rappresentata al Sinodo. Allora, una maggiore presenza degli asiatici e della loro ricerca spirituale potrebbe essere di grande aiuto per questa riflessione sulla Bibbia, su come la Bibbia entra nel cuore delle persone che sono cresciute in un ambiente buddista o confuciano.

     
    D. – Cosa spera che emerga dal Sinodo anche per i laici, per chi non è addentro alle questioni teologiche?

     
    R. – Io spero che questo Sinodo sia una grande opportunità per cominciare, adesso, dei processi di vicinanza alla Bibbia, per rendere la Bibbia più familiare e più accessibile ai giovani ed anche alle persone mature.

     
    D. – I missionari possono essere un aiuto in questo?

     
    R. – Credo di sì, perché la nostra esperienza è precisamente sulla frontiera, con i non cristiani. E allora, cosa fare perché la Bibbia sia più facile da avvicinare? Credo che questa sia l’esperienza che portiamo tutti noi che siamo stati fuori, in missione.

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    Presentato il primo volume dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger

    ◊   In Sala Stampa Vaticana si è tenuta, stamani, la presentazione del primo volume dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger, composta da 16 volumi che raccolgono gli scritti dagli anni dell'università fino al 2005. In conferenza stampa si è sottolineato, in particolare, come l’iniziativa editoriale non costituisca una semplice catalogazione di testi ma una “vitale testimonianza della teologia” di Benedetto XVI. Alla presentazione sono intervenuti mons. Gerhard Ludwig Müller, vescovo di Regensburg, e don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La raccolta di scritti anche inediti di Joseph Ratzinger da giovane docente universitario fino all’elezione al soglio di Pietro ha un orizzonte letterario e teologico molto ampio: l’Opera Omnia, che comprende la tesi di laurea del 1953 e diversi libri tra cui “Introduzione al cristianesimo” (1968), si chiude con l’autobiografia intitolata “La mia vita” e una bibliografia completa degli scritti di Joseph Ratzinger. Sono più di 50 anni sintetizzati attraverso una ricca raccolta, comprendente anche omelie, meditazioni e recensioni, che si fonda sulla Parola illuminatrice di Dio rivolta ad ogni uomo. E’ quanto sottolinea mons. Gerhard Ludwig Müller:

    “I suoi scritti uniscono le cognizioni scientifiche della teologia alla figura di una fede viva e vissuta. Benedetto XVI ha sempre potuto attingere alla sua mirabile conoscenza della storia, della teologia e dei dogmi che egli trasmette in maniera illuminante, mettendo in risalto la divina visione dell’uomo su cui tutto si fonda. Essa diviene accessibile ai molti attraverso il repertorio lessicale e linguistico adottato da Joseph Ratzinger. Tematiche complesse vengono rese trasparenti nella loro intima linearità”.

    L’elaborazione del progetto editoriale è stata concordata con Benedetto XVI. Ogni singolo tomo – ha aggiunto mons. Müller – è stato autorizzato personalmente dal Santo Padre. I primi 4 volumi dell’Opera Omnia affrontano soprattutto tematiche liturgiche, come spiega don Giuseppe Costa:

    “La raccolta di scritti si apre con due lavori di qualificazione scientifica: la tesi di laurea sulla dottrina agostiniana della Chiesa e quella di abilitazione all’insegnamento sulla dottrina della rivelazione di Bonaventura. Il terzo volume prende spunto dalla Conferenza inaugurale del prof. Ratzinger sul tema “Il Dio della fede e il Dio dei filosofi”, tenuta a Bonn nel 1959. Il quarto volume parte dalla "Introduzione al cristianesimo" del 1968 e riunisce altri testi del complesso tematico: professione di fede, battesimo, conversione, sequela di Cristo”.
     
    La pubblicazione del primo volume con traduzione in italiano, a cura della Libreria Editrice Vaticana, è prevista all’inizio della prossima primavera. Saranno possibili anche sottoscrizioni per prenotare l’intera Opera o singoli volumi. La pubblicazione intergale in tedesco e la traduzione in italiano dell’Opera Omnia dovrebbero terminare tra 6 anni.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Disarmo e diritti umani: nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede al primo Comitato della sessione ordinaria della 63 Assemblea generale dell’ONU.

    In rilievo l’economia: s’infrange l’illusione del recupero delle Borse. Nella scia delle perdite di Wall Street forti ribassi in Asia e in Europa.

    Stralci dall’intervento del vescovo di Ratibona, mons. Gerhard Ludwig Müller, all’incontro di presentazione, oggi, del primo volume dell’opera omnia, in lingua tedesca, di Joseph Ratzinger.

    Al termine della Buchmesse, un articolo di don Giuseppe Costa dal titolo “Il libro si prende una rivincita”.

    Brani della relazione svolta dal cardinale Camillo Ruini in occasione della presentazione, oggi, del libro di Livio Melina, Jose Noriega e Juan Jose Perez-Soba “Camminare nella luce dell’amore”.

    La luce esprime il senso nascosto delle cose: Timothy Verdon sul rapporto fra arte figurativa e Vangeli.

    Lluis Duch illustra l’opera poetica di Carlos Garulo “El latido del bosque”, che rilegge la figura di don Bosco alla luce della Scrittura.

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    Oggi in Primo Piano



    Dopo gli attacchi, fuga in massa dei cristiani da Mosul. Padre Lombardi: intervengano le autorità

    ◊   La situazione dei cristiani a Mosul, nel nord dell’Iraq, è sempre più drammatica: dopo l’ondata di attacchi, che nell’ultimo mese hanno provocato una quindicina di morti, circa 10 mila cristiani hanno lasciato la città per cercare rifugio nelle regioni circostanti. Il servizio di Sergio Centofanti.

    A Mosul oggi restano appena 500 cristiani, rispetto ai 25 mila del tempo di Saddam Hussein. L’organizzazione Aiuto alla Chiesa che Soffre sta cercando di scongiurare una crisi umanitaria inviando viveri, coperte e medicinali alle migliaia di sfollati provocati dalle persecuzioni. Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, in una dichiarazione alla Reuters, si è chiesto se le autorità irachene non siano in grado di proteggere i cristiani oppure se ci sia una insufficiente volontà di difenderli. Padre Lombardi ha sottolineato la grande preoccupazione della Santa Sede rilevando che dietro le violenze c’è un problema di fondamentalismo islamico che può diventare ancora più aggressivo nell’attuale situazione irachena. La Reuters ha reso noto tra l’altro il contenuto minaccioso e delirante di un volantino lasciato in una casa di cristiani a Mosul, a firma di un gruppo estremista: “abbandonate la vostra casa e la città entro 24 ore o sarete giustamente puniti e uccisi come la religione islamica ordina sia fatto a quelli che come voi venerano la croce”. Intanto, nonostante le rassicurazioni date dalle autorità riguardo al rafforzamento delle misure di sicurezza, sono ben pochi i cristiani che hanno fatto ritorno alle loro case. Sulle violenze anticristiane si sono lanciati accuse reciproche il governo centrale di Baghdad e quello regionale curdo. A Mosul, ricordiamo, è stato ucciso nel marzo di quest’anno l’arcivescovo caldeo Paulos Faraj Rahho. Un atto che il Papa aveva definito di "disumana violenza". Il 12 ottobre scorso Benedetto XVI ha lanciato un ennesimo appello contro gli attacchi anticristiani in Iraq.

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    Storico accordo in Bolivia sulla nuova Costituzione. Scongiurata la guerra civile

    ◊   Accordo storico in Bolivia sulla nuova Carta costituzionale: il parlamento ha approvato ieri con oltre due terzi dei voti una legge che permette di convocare un referendum popolare, in programma per il 25 gennaio prossimo, per ratificare la nuova Costituzione. L’intesa, frutto di un braccio di ferro di un paio d’anni, scongiura il pericolo di una guerra civile. Grande soddisfazione da parte della Chiesa. Ma qual è il valore di questo accordo? Lo abbiamo chiesto a Luis Badilla, esperto dell’area latinoamericana:

    R. – Grandissimo, tutta la stampa boliviana e latinoamericana, in queste ore, usa la parola “storico” e penso che non sia una parola sprecata. Primo perché evita una guerra civile, lo dobbiamo dire con sincerità: la Bolivia camminava in modo galoppante verso una guerra civile. In qualche modo questa guerra civile si è prolungata in questi due anni in modo strisciante con dolori, lutti, e via dicendo. La seconda considerazione che va fatta, è che questo accordo dovrebbe consentire una Carta costituzionale condivisa non solo da una parte del Paese, seppure maggioritaria, bensì da tutto il popolo boliviano, che concorda sull'insieme di regole del gioco della convivenza.

     
    D. – Quale è stato il ruolo della Chiesa in questo cammino, in questi due anni?

     
    R. – Fondamentale, centrale: stanotte il segretario generale della Conferenza episcopale boliviana ha emesso un breve comunicato nel quale sottolinea il contributo della Chiesa che è stato quello di richiamare proprio a questo metodo, cioè al metodo del negoziato, del dialogo, della ricerca del consenso. Di fatto, l’accordo raggiunto stanotte nel seno del parlamento boliviano, non è altro che quello che la Chiesa e altre Chiese cristiane, non solo quella cattolica, hanno chiesto fin dall’inizio della crisi: trovare, tramite il dialogo, tramite il negoziato, tutto quello che unisce il popolo boliviano per poter discutere poi su quello che lo divide.

     
    D. – Quale è stato, invece, il ruolo del nuovo organismo dell’UNASUR, l'Unione delle Nazioni Sudamericane?

     
    R. – Questo organismo ha avuto un ruolo molto determinante, seppure più politico. Non più di un mese fa, l’UNASUR, unito in modo straordinario a Santiago del Cile, ha espresso solidarietà al presidente Evo Morales, dopo che c’erano stati degli incidenti; poi si erano espulsi a vicenda, l’ambasciatore statunitense in Bolivia e quello boliviano negli Stati Uniti. Al tempo stesso però, ha chiesto al presidente Evo Morales di raggiungere un accordo, di non continuare il braccio di ferro. Evo Morales ha avuto l’intelligenza di capire, di accettare, ha aperto il negoziato e, come stiamo dicendo adesso, dopo due settimane, si è arrivati ad un accordo.

     
    D. – In particolare, quale è stato il ruolo del presidente Evo Morales che ha fatto comunque delle importanti concessioni?

     
    R. – Sì, il presidente Morales ha, da una parte ottenuto delle cose fondamentali: innanzitutto che il testo fosse sottoposto ad un referendum con una data già precisa, specifica, che non era stata possibile fissare prima. In secondo luogo ha potuto introdurre alcuni articoli sul latifondo, però al tempo stesso, le opposizioni sono riuscite ad ottenere dal presidente – e in questo va dato atto alla lungimiranza di Evo Morales – di poter modificare il testo che ha, per così dire concluso l’Assemblea costituente, in modo tale che, al referendum, possa essere presentato un testo che considera anche l’opinione delle opposizioni.

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    Violenze e fughe di civili dal Nord Kivu: la testimonianza di un missionario salesiano

    ◊   La regione congolese del Nord Kivu continua ad essere teatro di un conflitto feroce. Nei giorni scorsi, la guerriglia guidata da Laurent Nkunda, con l’appoggio di milizie rwandesi, ha conquistato una vasta zona alle porte del capoluogo Goma. I combattimenti incessanti hanno costretto migliaia di persone alla fuga e le violenze contro i civili, da parte dei militari di entrambe le parti, sono quotidiane. Una situazione che ha spinto lo stesso Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a condannare ufficialmente questa emergenze umanitaria. Sulla crisi Stefano Leszczynski ha intervistato telefonicamente a Goma padre Mario Perez, missionario Salesiano e direttore del Centro Don Bosco a Ngangi:

    R. - Al momento, ci sono degli scontri all’interno della regione, più o meno a 20-25 chilometri da Goma, e questo vuol dire che in tutti i villaggi la gente è costretta a spostarsi da una parte all’altra. Molti vivono in campi improvvisati, in campi profughi. Alcuni sono nella zona governativa, e in quel caso i campi sono, bene o male, assistiti da qualche organismo non governativo. Altri si trovano nei campi nella zona in mano ai ribelli, e lì gli aiuti, la presenza delle ONG, arrivano con più difficoltà. Lì, la gente prova ad andare sempre più lontano, di raggiungere dove pensa di poter ricevere aiuti. La situazione è veramente drammatica perché adesso si dice addirittura che a molta gente taglino le mani e che i ribelli reclutino anche i bambini.

     
    D. - Un’emergenza umanitaria che, tra l’altro, ha avuto forti ripercussioni anche sul vostro Centro Don Bosco…

     
    R. - Sì. Noi accogliamo solitamente bambini in difficoltà, bambini di strada, bambini che vengono dalla prigione, bambini separati dai genitori e adesso molti di loro vengono dalla parte nord della città. Vengono da noi perché è l’unico posto vicino e grande dove possono ricevere assistenza medica e qualcosa da mangiare, ma quasi tutti chiedono di poter studiare. Noi abbiamo la possibilità di accogliere tra i mille ed i 1.500 bambini, ma in questo momento sono più di 3 mila, e ne arrivano ogni giorno ancora.

     
    D. - Bambini che spesso portano i segni della guerra addosso …

     
    R. - C’è chi è scappato con la famiglia, chi ha sofferto direttamente le conseguenze della guerra. Quello che sta vivendo questa gente sembra un genocidio lento, che però sta portando via la vita a milioni di persone. Penso che sia una cosa importante da far sapere.

     
    D. - Si tratta di bambini che non hanno mai conosciuto un Congo pacificato...

     
    R. - E’ quasi una quindicina d'anni che dura questa guerra, con momenti più intensi e momenti un po’ più tranquilli, ma adesso, in questo periodo, la situazione è piuttosto grave.

     
    D. - Il lavoro missionario nel Paese è molto capillare. Ci sono delle difficoltà che incontrate nel portare avanti la vostra opera?

     
    R. - La difficoltà è quella di riuscire a far fronte a tanti bisogni essenziali: l’assistenza alimentare, l’assistenza medica e poi la scuola. Credo sia importante investire nelle scuole: pur non sapendo nemmeno dove dormire, i ragazzi chiedono però di studiare. Penso che per la Chiesa sia importante poter offrire loro questo servizio. E poi, penso che una cosa importante sia anche il continuare a parlare nel nome di questa gente, che a volte non ha più nemmeno la forza di gridare.

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    Milano: incontro sulla condizione di cattolici e islamici in Paesi di minoranza

    ◊   Destini che si incrociano quelli dei cristiani e dei musulmani quando sono minoranza, i primi in Medio Oriente, gli altri in Europa. Situazioni differenti sotto molti profili, ma con un punto in comune: due minoranze dal punto di vista religioso che rivendicano il diritto di professare la propria fede. Se ne è parlato ieri pomeriggio, a Milano, in un incontro organizzato dalla rivista dei Gesuiti “Popoli”. Il servizio di Fabio Brenna:

    L’esperienza del gesuita, padre Paolo Dall’Oglio - rifondatore dell’antico monastero di Deir Mas Musa, in Siria, dedicato a San Mosè l’Abissino, diventato spazio d’incontro fra cristiani e musulmani - indica nel valore assoluto dello spirito la radice di una pacifica convivenza. Altro punto d’incontro è la preoccupazione per l’ambiente fisico e sociale in cui ci si trova a vivere, ed infine il tema dell’ospitalità: questa lunga tradizione semitica bramitici e araba che favorisce l’armonia. Con il prof. Paolo Branca, islamista dell’Università Cattolica, è stato affrontato il tema dei luoghi di culto da dedicare in questo caso alla minoranza musulmana in Italia. Pur comprendendo le difficoltà di trovarsi di fronte ad uno scenario nuovo, padre Dall’Oglio ha invitato ad avere un approccio positivo a questo tema:

     
    “Come possiamo noi vietare, anzi, non gradire che i musulmani vogliano pregare? La preghiera musulmana è una lode a Dio che ha un valore assoluto. E’ la cosa più bella che l’islam abbia. Come possiamo poi avere timore che possa farci del male? Certamente i luoghi di preghiera musulmani sono anche i luoghi dell’organizzazione musulmana: sono come l’oratorio, sono il luogo dell’organizzazione sociale, perché quando la gente è disperata, sradicata, fuori contesto, è esposta anche a tentazioni di estremismo, di reazione, di collegamento con il crimine, più che altro per ingenuità o per leggerezza. Ciò va evitato, certamente, ma esistono i mezzi, in Italia, per conoscere le persone e poter valutare chi sia pericoloso e quindi da porre in condizioni di non nuocere, e chi invece sia costruttivo e debba essere valorizzato”.

     
    Altra questione che spesso viene posta come presupposto al confronto è quella relativa alla reciprocità. Dopo aver ricordato che in tutti i Paesi musulmani vengono riservati luoghi destinati alla preghiera dei cristiani, tranne che nella sola Arabia Saudita, padre Dall’Oglio ha osservato come la reciprocità assuma allora significati diversi:

     
    “Noi crediamo moltissimo alla libertà di coscienza: è un valore immenso che dobbiamo testimoniare, ma non pretendere come preconfezionato presso gli altri. Forse gli altri hanno bisogno di altri tempi, altre evoluzioni, altre priorità, e questo non significa rinunciare al valore che noi diamo alla coscienza. Ma non è un discorso di reciprocità: è un discorso di testimonianza franca e fedele ai nostri valori, nella speranza che essi possano, in diversi modi, essere accolti anche da altri”.

     
    L’esperienza di padre Dall’Oglio al monastero di Deir Mas Musa e del suo esempio di dialogo, di una piccola comunità di rito siriano che prega in arabo, è raccontata nel libro-intervista “Mar Musa. Un monastero, un uomo, un deserto”, della giornalista francese Guyonne de Montjou, edito dalle Edizioni Paoline.

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    Dall’UE 55 milioni di euro per combattere lo sfruttamento di minori via internet

    ◊   55 milioni di euro per contrastare pedo-pornografia e violenza attraverso internet: è il programma votato stamane dal Parlamento europeo che sarà operativo dal primo gennaio 2009. Il 30% dei minori interpellati in Europa ha confermato di essersi imbattuto almeno una volta in messaggi di estrema violenza o in trappole di abusi sessuali o in messaggi che incitano al suicidio o all’anoressia. Non è il solo dato di un fenomeno agghiacciante. Fausta Speranza ne ha parlato con l’on. Roberta Angelilli, relatrice del provvedimento:

    R. – Noi dobbiamo pensare che soltanto negli ultimi dieci anni i siti che propongono materiale pedo-pornografico sono aumentati, in Europa, del 1.500 per cento. Gli obiettivi sono la riduzione dei contenuti illegali o nocivi e il contrasto dei comportamenti dannosi on-line, e poi informazione, partecipazione e prevenzione per sensibilizzare il pubblico sia sulle opportunità, ma anche sui rischi connessi all’uso delle tecnologie on-line. Poi, ancora, la creazione di una base di conoscenze, di informazioni per favorire lo scambio di buone prassi e di dati a livello internazionale.

     
    D. – E' sicuramente una questione di polizia... ma è soltanto questo il problema?

     
    R. – E’ una questione di polizia, è una questione di responsabilità che gli Stati membri si devono assumere, però è una questione che deve vedere coinvolte le famiglie, le scuole, gli insegnanti, gli educatori perché senza questa partecipazione, senza questa mediazione, i minori sono lasciati abbandonati a loro stessi. Voglio fare un esempio che ci fa capire qual è il problema: noi abbiamo ormai dei minori che sono considerati “nativi” nel contesto delle nuove tecnologie, quindi bambini di cinque anni che sanno navigare in internet e che sono abili utilizzatori dei videogiochi, e adulti – quindi genitori o anche insegnanti – che non sanno accendere un computer o che non sanno inviare un sms e che comunque hanno una diffidenza, una ritrosia nei confronti dei media. E quindi, sostanzialmente, si crea un divario tecnologico generazionale.

     
    D. – Onorevole Angelilli, parliamo di pedo-pornografia: attraverso internet, quali sono i meccanismi? Ci fa qualche esempio?

     
    R. – La Commissione ha lanciato un grido d’allarme su un nuovo fenomeno: il grooming, cioè l’adescamento on-line dei minori attraverso tecniche di manipolazione psicologica molto sofisticate che sono poi finalizzate, ovviamente, ad un contatto con il minore nella vita reale. Il grooming è molto insidioso perché l’approccio è apparentemente più soft: non ci sono all’inizio richieste sessuali esplicite, il minore viene sostanzialmente disorientato dal comportamento affettuoso e confidenziale, non capisce il pericolo, anzi: diciamo che si compiace del rapporto che si instaura, che è un rapporto di confidenza, un rapporto esclusivo, e non ne parla con nessuno, tanto meno con i genitori. Quindi si tratta di una situazione altamente pericolosa perché non è percepita come tale e spesso, purtroppo, si conclude con l’incontro di persona e l’abuso vero e proprio.

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    Chiesa e Società



    Proseguono le violenze anticristiane in Orissa: Chiesa preoccupata per le scelte del governo

    ◊   Sono inaffidabili le Commissioni di inchiesta scelte dal governo dell’Orissa per indagare sulle violenze dei cristiani ad opera degli estremisti indù. A riferirlo in un comunicato diffuso da AsiaNews, è mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar, in Orissa, che ha aggiunto di “non avere fiducia” nei due giudici scelti dal governo perchè sospettati di “voler coprire le malefatte” dell’esecutivo e delle sue forze di polizia, “che hanno agito in modo vergognoso”. Dichiarazioni che arrivano dopo la decisione dello Stato – accusato da tempo di inattività e di collusione con gli estremisti indù – che ha detto di rifiutarsi di pagare la ricostruzione delle chiese distrutte dagli integralisti. Intanto si registrano ancora violenze: stamane una chiesa cattolica a Tikamgarh, nella diocesi di Satna nel Madhya Pradesh, ha rischiato di essere bruciata. Il 19 ottobre scorso, nel Karnataka, 4 seminaristi sono stati picchiati da membri del VHP, Vishwa Hindu Parishad, che li hanno accusati di “proselitismo e conversioni forzate”. Mons. Cheenath, nella sua dichiarazione, critica lo Stato dell’Orissa per aver scelto i membri della commissione “senza consultare la comunità vittima delle violenze”, che voleva un giudice “indipendente” e di “volontà forte”, capace anche di fare emergere le responsabilità dei rappresentanti dello Stato nelle violenze in atto. Il presule inoltre evidenzia come, sebbene la Commissione sia nata dopo oltre un mese dai fatti sanguinosi, ora il giudice voglia concludere in fretta la raccolta di esposti da parte dei cristiani, fissando per il 15 novembre il termine massimo per la presentazione della documentazione. Il vescovo ha inoltre aggiunto come le violenze “sono ancora in corso”, che molti cristiani sono ancora “nascosti nelle foreste” e pertanto non hanno la tranquillità per presentare le loro denunce inoltre a loro non si garantisce alcuna incolumità e sicurezza. Infine mons. Raphael Cheenath afferma di avere rispetto per l’induismo, “una religione di pace, non-violenza e tolleranza”. Per questo, egli dice, “chi ha attaccato i cristiani in nome della religione è profondamente anti-indù e anti-nazione. Essi cercano di dividere e indebolire la nostra meravigliosa nazione, fatta di persone dal cuore generoso e nobile”. A causa di ciò, si dice “profondamente dispiaciuto che la nostra leadership nazionale non sia capace di agire con coraggio e in modo decisivo, con passione e chiarezza per sfidare queste forze”. Negli attacchi contro i cristiani in Orissa “non è in gioco solo il futuro dei cristiani, ma il futuro democratico della nostra nazione”.(B.C.)

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    Afghanistan: cristiani sgomenti per l’assassinio di un'altra volontaria

    ◊   Un altro omicidio di tipo confessionale. Da anni Gayle Williams, 34 anni, volontaria di “Serve Afghanistan”, organizzazione britannica di ispirazione cristiana, prestava la propria opera per disabili e profughi. Secondo i Talebani, che hanno rivendicato l’assassinio avvenuto due giorni fa - riporta l’agenzia AsiaNews - la donna “lavorava per un’organizzazione che predicava il cristianesimo in Afghanistan”. Ma, nonostante la motivazione esplicitata dai fondamentalisti, vi sono cattolici che dubitano sui motivi reali che hanno portato all’assassinio della volontaria inglese. La donna uccisa si era impegnata dapprima  a Kandahar, poi a Kabul. “Una persona che metteva gli altri prima di sé”, sempre premurosa a “servire coloro che sono nel bisogno”. Così la ricordano i suoi collaboratori. Ma la presenza di un numero massiccio di donne cristiane, anche con l’abito da suore, crea forti dubbi sul fatto che l’uccisione della volontaria sia stata causata piuttosto per la sua appartenenza alla religione cristiana. “È probabile – afferma una fonte – che la Williams sia stata colpita perché è inglese. Se avessero voluto uccidere dei cristiani,  avrebbero una grande scelta, anche con obbiettivi più riconoscibili”. Infatti già negli ultimi tempi si sono ripetute uccisioni e rapimenti a sfondo religioso. Qualche anno fa è stata uccisa a Kandahar una ragazza francese cattolica, eliminata “perché cristiana”. Nel 2007, 23 cristiani presbiteriani sudcoreani sono stati rapiti: due di loro erano stati uccisi prima che Seoul potesse concordare la loro liberazione. I volontari dell’organizzazione Serve sono impegnati, con la popolazione afgana, fin dal tempo dei sovietici e hanno lavorato con i profughi afghani in Pakistan. Conclusa l’emergenza profughi alla fine degli anni ’90, l’organizzazione si è dedicata alla prestazione di aiuti umanitari a vantaggio di anziani, disabili e bambini in Afghanistan. Dal 2001, con la conclusione della guerra e la cacciata dei Talebani, sono state molte le organizzazioni non governative, tra cui alcune cattoliche, come le suore di madre Teresa e le religiose legate all’Associazione “Pro-bambini di Kabul”, giunte nel Paese asiatico per contribuire ai bisogni sociali. (F.A.)

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    Cristiani e musulmani d'Europa rilanciano la collaborazione per la pace nel mondo

    ◊   L’Europa ha il dovere di divulgare la riconciliazione e la pace nel mondo. Una spinta essenziale in questo senso può arrivare dalla collaborazione tra i cristiani e i musulmani in Europa. Lo ha sottolineato il cardinale francese Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e vice presidente del CCEE, Consiglio delle Conferenze episcopali europee, che ai giornalisti ha spiegato gli elementi essenziali per una collaborazione che si sta mettendo a punto nella riunione cristiano-musulmana in corso in questi giorni a Bruxelles. Il porporato ha usato parole chiare su cosa l’Europa è e cosa il Vecchio Continente non rappresenta. “Noi crediamo - ha detto l’arcivescovo - che l’Europa sia più di un’avventura economica. Crediamo che sia un progetto spirituale storicamente legata ad un desiderio di riconciliazione dopo due guerre mondiali”. L’obiettivo dell’unione dei popoli in Europa sta quindi nella convinzione che il conflitto tra culture diverse non risolva niente, anzi che complichi solo i problemi. Il progetto europeo – ha continuato il cardinal Ricard – dimostra che i rancori storici possono essere superati e che la riconciliazione è possibile. Dello stesso avviso il presidente della Conferenza delle Chiese in Europa, KEK, il pastore protestante Jean Arnold De Clermont, che ha sottolineato il ruolo primordiale del dialogo interculturale in Europa. Un dialogo che non può fare a meno dell’elemento spirituale. “Non possiamo immaginare - ha aggiunto - un’Europa chiusa in se stessa quando la sua cultura si è costruita nei secoli grazie allo scambio di idee e di risorse”. A nome dei rappresentanti musulmani invece ha parlato Franco Bertamé, responsabile della più piccola comunità islamica d’Europa, quella del Lussemburgo che conta 2 mila musulmani. “Caratteristica dell’incontro - ha detto Bertramé - è la possibilità non di parlare gli uni degli altri ma di parlare con l’altro”. Ed ha aggiunto: “per l’Islam non ci sono alternative: al silenzio occorre preferire il dialogo”. I 18 partecipanti delle comunità islamiche di vari paesi d’Europa e i 22 interlocutori delle confessioni cristiane in Europa lavoreranno fino a domani in piccoli gruppi di riflessione sul “ruolo delle religioni in una società secolarizzata”, sulla “promozione del rispetto nell’educazione delle giovani generazioni” e su come “costruire ponti tra le comunità”. (Da Bruxelles, Mario Galgano)

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    A Cuba l’incontro tra il cardinale Ortega e il metropolita Kirill

    ◊   Il cardinale Jaime Luis Ortega, arcivescovo dell’Avana, ha ricevuto lunedì scorso il metropolita di Smolensk e Kaliningrad, Kirill, che - nella sua qualità di presidente del dipartimento del Patriarcato di Mosca per i rapporti ecclesiastici con gli Esteri e in quest’occasione rappresentante personale del Patriarca Alessio II - domenica aveva presieduto i riti per l’inaugurazione della nuova cattedrale ortodossa della capitale cubana. L’ospite illustre ha avuto una cordiale e affettuosa conversazione di 50 minuti con il porporato nella sua residenza insieme ad altri membri della delegazione ortodossa e con il cancelliere della arcidiocesi di L'Avana, mons. Ramón Suárez Polcari. Il metropolita Kirill, secondo quanto riferisce la rivista online “Parola Nuova” dell’arcivescovato habanero, ha trasmesso al cardinale Ortega “un saluto speciale del Patriarca Alessio II, consegnandogli un dittico con le immagini di Cristo e Maria Vergine, dono della massima autorità ortodossa russa”. Dal canto suo il cardinale cubano, presente domenica scorsa insieme con mons. Luigi Bonazzi, nunzio del Santo Padre, alla cerimonia di inaugurazione della cattedrale alla quale ha anche partecipato il presidente del consiglio di Stato Raúl Castro, oltre a ringraziare la fraterna cortesia del metropolita gli ha consegnato come dono per il Patriarca la medaglia commemorativa della storica visita a Cuba di Giovanni Paolo II, avvenuta dieci anni fa. Una “visita - ricorda la rivista dell’arcidiocesi - che ha permesso l’avvio di una crescita religiosa e spirituale che continua a dare i suoi frutti nell’ambito della fede e della pratica religiosa”. Secondo quanto riportano le agenzie locali, nella stessa giornata di lunedì il metropolita Kirill è stato ricevuto dall’ex presidente Fidel Castro – cosa abbastanza insolita viste le sue condizioni di salute – a lui l’autorità ortodossa aveva fatto giungere una medaglia del Patriarcato attraverso il fratello Raúl. Il 25 gennaio 1998, Papa Wojtyla , rivolgendosi ai vescovi cubani, ricorda ancora "Parola Nuova", aveva sottolineato che "la Chiesa non cerca una posizione egemonica o escludente"; reclama solo il posto che merita "per diritto nel tessuto sociale dove si sviluppa la vita del popolo, contando sugli spazi necessari e sufficienti per servire". "Cercate questi spazi in modo insistente, suggeriva Giovanni Paolo II, non al fine di raggiungere una forma di potere, che è estraneo alla vostra missione, bensì per incrementare la vostra capacità di servizio. Ed in questo impegno, con spirito ecumenico – concludeva il Santo Padre - cercate la sana cooperazione con le altre confessioni cristiane e mantenete, provando ad aumentarne l'estensione e la profondità, un dialogo franco con le istituzioni dello Stato e le organizzazioni autonome della società civile”. (A cura di Luis Badilla)

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    Campagna internazionale di raccolta di firme contro l’aborto come “diritto umano”

    ◊   L'Associazione “Catholic Family & Human Rights Institute” (C-FAM), unico gruppo pro-vita che lavora esclusivamente nell’ambito della politica sociale dell’ONU, ha lanciato una campagna per la raccolta di firme contro il riconoscimento, da parte dell’ONU, dell’aborto come “diritto umano”. Infatti i gruppi abortisti stanno attuando pressioni per fare in modo che nel 60º anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani, il “diritto all’aborto” venga considerato come un ulteriore diritto. Come riferisce l'agenzia Fides, nella ricorrenza del 60.mo anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani, l’organizzazione C-FAM ha lanciato un appello internazionale intitolato “Chiamata internazionale per i diritti e la dignità delle persone e della famiglia”, ricordando che la Dichiarazione Universale è il risultato di uno standard comune per tutte le persone e tutte le nazioni e che i diritti umani, la dignità, la libertà, l’uguaglianza, la solidarietà e la giustizia costituiscono il patrimonio spirituale e morale sul quale si basa l’unione delle Nazioni. C-FAM considera pertanto che si deve dare opportuna rilevanza anzitutto al “diritto alla vita di ogni essere umano, dal suo concepimento fino alla sua morte naturale, avendo ogni bambino o bambina il diritto ad essere concepito, nato ed educato all’interno della sua famiglia, basata sul matrimonio tra un uomo ed una donna, essendo la famiglia stessa il gruppo di unità naturale e fondamentale della società”. Va salvaguardato altresì “il diritto di ogni bambino e bambina ad essere educato dai suoi genitori, i quali hanno la priorità ed il diritto fondamentale di scegliere il tipo di educazione da impartire ai propri figli”. Per questo, C-FAM sollecita tutti i governi ad interpretare in maniera corretta la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dato che tutte le persone hanno diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza personale (Articolo 3); gli uomini e le donne in età matura, senza nessuna limitazione dovuta alla loro razza, nazionalità o religione, hanno diritto a contrarre matrimonio e a stabilire una famiglia (Articolo 16); la famiglia è il gruppo di unità naturale e fondamentale della società e ha diritto alla protezione da parte della società e dello Stato (Articolo 16); la maternità e l’infanzia hanno diritto all’assistenza e ad attenzioni speciali (Articolo 25); i genitori hanno il diritto prioritario di scegliere il tipo di educazione che sarà dato ai loro figli (Articolo 26). (R.P.)

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    Gli sfollati del Darfur scendono in strada per chiedere maggiore sicurezza

    ◊   Gli sfollati del Darfur, regione sudanese nella quale è in corso un sanguinoso conflitto civile, sono scesi in strada per protestare chiedendo maggiore protezione. Secondo l’agenzia Misna hanno manifestato contro l'instabilità della zona e contro una guerra che è all’origine di una delle più gravi crisi umanitarie del mondo. “Vogliamo garanzie per la nostra sicurezza ancor prima che comincino i colloqui di pace – ha detto il rappresentante degli sfollati, riferendosi alla ‘Iniziativa di pace per il Darfur’ presentata nei giorni scorsi dal governo di Khartoum – ma anche il disarmo delle milizie filogovernative e dei gruppi armati”. Al termine della protesta è stato inoltre presentato un documento ai rappresentanti della missione ONU sul terreno (UNAMID), contenente le richiesta da parte degli abitanti di diversi campi. Dopo aver espresso l’apprezzamento per la collaborazione tra l'esecutivo sudanese e le agenzie dell’ONU, il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per il Darfur si è detto “fiducioso per l’avanzamento del processo di pace e della realizzazione del ‘Comprehensive peace agreement’ (CPA) tra Nord e Sud Sudan". E’ previsto, inoltre, l’avvio di programma massiccio di disarmo, smobilitazione e reinserimento che riguarderà ben 180 mila militari degli eserciti di Khartoum e Juba. “Il programma rientra negli accordi della CPA del 2005 – ha precisato una fonte ONU – e una volta completato costituirà il più grande programma di smobilitazione al mondo”. (F.A.)

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    La Chiesa del Salvador critica "l'ideologia di genere" promossa dal Vertice Ibero-americano

    ◊   Dal 29 al 31 ottobre, San Salvador ospiterà il 18º Vertice Ibero-americano di Capi di Stato e di Governo dedicato al tema “Gioventù e Sviluppo”, un tema importante dal momento che sono più di 150 milioni i giovani della comunità ibero-americana. Tuttavia la Chiesa si mostra preoccupata per il contenuto ed i valori che saranno promossi in questo vertice, che tra le altre cose vorrebbe imporre alle Nazioni del Continente l’aborto, il “diritto” all’autodeterminazione sessuale e l’ideologia di genere. Il progetto è stato definito da molte organizzazioni di genitori come “anti-vita ed anti-famiglia”. L’arcivescovo di San Salvador, mons. Fernando Sáenz Lacalle - riferisce l'agenzia Fides - ha chiesto alle autorità di informare la società sui temi in discussione durante il Vertice, perché di per sé già “preoccupano parte dei documenti preparatori che sono filtrati e che sono lesivi della legge naturale, della Costituzione salvadoregna e dei principi e valori morali che la maggioranza dei salvadoregni stima come preziosi”. Si è detto quindi preoccupato “della mancanza di trasparenza intorno agli impegni che si intendono assumere durante il Vertice”. L’arcivescovo ha lanciato anche un appello ai Presidenti ibero-americani per includere nella discussione il tema dei valori umani ed in particolare dei diritti dei giovani. Secondo mons. Sáenz Lacalle, il Vertice è una cosa buona in sè, poiché è molto importante affrontare il tema della gioventù, purché i partecipanti “affrontino nelle loro discussioni la difesa dei valori umani con particolare riferimento alla famiglia”. Allo stesso tempo ha chiesto “ai rappresentanti di optare per una vera educazione”, affinché “tutti gli impegni assunti vengano rispettati e mantenuti nella cornice della normativa costituzionale e legale vigente nei rispettivi Paesi”. Secondo cinque organizzazioni civili latinoamericane e spagnole “l’ideologia di genere sostiene l’intercambiabilità dei ruoli tra l’uomo e la donna, insiste sulla distruzione della famiglia e sulla liberazione sessuale della donna; concepisce la maternità come una struttura culturale oppressiva ed introduce termini eufemistici, quali ad esempio ‘interruzione della gravidanza’, ‘genere’, ‘stile di vita’, ‘libera scelta’ o ancora ‘diritto sul proprio corpo’, per evitare di parlare direttamente di aborto, omosessualità o promiscuità” aggiungono. (R.P.)

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    Brasile: dal 25 al 28 novembre, prove di alleanza mondiale contro la pedofilia

    ◊   Istituzioni, associazioni e imprese hanno diffuso ieri il documento conclusivo del seminario italiano preparatorio del III Congresso mondiale contro lo sfruttamento sessuale di minori a fini commerciali, che si terrà dal 25 al 28 novembre a Rio de Janeiro. Nel testo – rende noto ‘Avvenire’ - vengono indicate diverse aree prioritarie: il turismo, le tecnologie informatiche e le normative sui minori. Il congresso di Rio de Janeiro intende consolidare l’opera di prevenzione intrapresa negli scorsi quindici anni dalle Nazioni Unite, da singoli Stati, da assemblee internazionali e da numerose organizzazioni non governative. Lo scopo è di proteggere l’infanzia e di perseguire i criminali in tutto il mondo. Le tappe salienti di questo processo sono stati i Congressi di Stoccolma nel 1996 e di Yokohama nel 2001. Sono attesi circa 3000 delegati, tra i quali 300 ragazzi e adolescenti tra i 12 e i 18 anni. I partecipanti si confronteranno su 5 filoni: nuove dimensioni dello sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali; sistemi legali e loro attuazione; politiche integrate inter-settoriali; ruolo del settore privato e responsabilità sociale delle imprese; strategie per la cooperazione internazionale. (A.L.)

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    Appello ONU: serve un’azione urgente per i bambini del Burundi

    ◊   Le Nazioni Unite hanno lanciato un allarme per il milione di bambini al di sotto dei cinque anni che vivono in Burundi e che soffrono di malnutrizione cronica. Un fenomeno che, secondo fonti ONU, interessa almeno il 46% dei piccoli, le cause di questa emergenza vanno rintracciate nella carestia e nella siccità che affliggono il Paese africano. Pertanto è necessaria per le Nazioni Unite “un’azione urgente” del governo burundese soprattutto nelle regioni più povere. “Bisogna fare fronte comune per il diritto all’alimentazione, la lotta ai cambiamenti climatici e alla povertà”, che costituiscono “le pietre angolari del sottosviluppo del Paese”, sono le parole del governatore della provincia di Kirundo riportate dalla Misna. Proprio per fare fronte all'emergenza malnutrizione, diverse organizzazioni non governative e il Programma alimentare mondiale hanno avviato un progetto di distribuzione del cibo nelle scuole elementari di sei province su 17 mentre il governo ha sospeso la riscossione dei dazi sull’importazione di 13 prodotti di base in modo da controllare gli effetti dell’aumento indiscriminato dei prezzi dei carburanti e dei beni di prima necessità.(B.C.)

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    Spagna: cresce il numero delle persone che chiedono aiuto alla Caritas

    ◊   L’attuale crisi finanziaria ed economica in Spagna sta causando un incremento delle richieste di aiuto che provengono dalle persone disagiate. La situazione si diversifica da regione a regione, a livello nazionale i dati statistici forniti dalla Caritas sottolineano che nel primo semestre dell’anno sono cresciute del 40% le richieste di intervento. Al ritmo attuale si prevede un incremento del 50% entro la fine dell’anno. Secondo un’indagine realizzata in tutto il territorio nazionale, le persone che in questo momento hanno più bisogno degli aiuti della Caritas sono le donne sole con famiglia a carico, i disoccupati di 40 anni con una qualifica professionale bassa, le famiglie di giovani con figli piccoli e le mogli immigrate che, dopo la perdita di lavoro da parte dei loro mariti, cercano per la prima volta un’occupazione. Il tipo di aiuti richiesti riguardano normalmente la mancanza di abitazione, l’alimentazione, i vestiti, l’educazione, il trasporto e le spese sanitarie. Di fronte a un tale fenomeno, la Caritas spagnola ha fatto appello ai privati come all’amministrazione pubblica affinché si faccia di più perché la povertà è da considerarsi immorale. Insieme con gli ultimi dati statistici sulla situazione nel 2008, la Caritas spagnola ha reso pubblico anche il resoconto dell’anno precedente secondo il quale nel 2007 sono circa 200 i milioni di euro distribuiti. Ne hanno usufruito oltre 10 milioni di persone, tra queste almeno uno residente in Spagna, e la restante parte appartenente ad altri 44 Paesi. (Dalla Spagna, Ignacio Arregui)

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    Francia: due organizzazioni cattoliche rilanciano la questione del diritto alla casa

    ◊   Il Secours Catholique e la Fondazione Abbé Pierre lanciano oggi in Francia una campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dell’alloggio. Le due organizzazioni, che sul diritto di rivendicare la casa – DALO – hanno elaborato lo slogan “Un tetto è un diritto”, hanno anche allestito un bus che farà tappa in diverse città per ricordare che in questi giorni il Parlamento sta discutendo il progetto di legge sulla “mobilizzazione per l’alloggio e la lotta contro l’esclusione”. Il Secours Catholique e la Fondazione Abbé Pierre chiedono una mobilitazione dei poteri pubblici per diffondere più informazioni sul diritto all’alloggio e per aiutare quanti possono beneficiare di tale diritto. Soltanto 40 mila ricorsi, infatti, sono stati depositati fino ad agosto a fronte di 600 mila potenziali aventi diritto. Le associazioni affermano che “la messa in opera effettiva del diritto all’alloggio, esige una volontà politica di tutti gli attori politici (Stato, collettività locali), così come un forte sviluppo dell’offerta di alloggi con affitti accessibili”. Il “Bus DALO” sarà a Grenoble il 23 e 24 ottobre, il 29 e 30 a Marsiglia, il 5 novembre a Montpellier, il 17 e 18 a Lione, il 24 e 25 a Lille, il 19 a Metz, il 27 e 28 a Toulouse, il 30 a Parigi, l’1 e 2 dicembre a l’Ile-de-France, il 4 e 5 a Rennes. (T.C.)

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    Al via in Austria la più grande campagna sociale nel segno del dialogo interculturale

    ◊   Sono 403 i progetti nel settore del sociale al quale partecipano circa 5 mila giovani austriaci. L’iniziativa, che parte oggi, rientra nella campagna: “72 ore senza compromessi”, giunta alla sua quarta edizione. Come riporta il Sir, l’azione di quest’anno si svolge all’insegna del dialogo interculturale: sono infatti previsti progetti da realizzare in Ungheria, Sud Tirolo e Cecoslovacchia. Tra questi la costruzione di memoriali per le vittime dei crimini nazisti e il restauro di una parte del cimitero di Vienna in cui si trovano tombe di ebrei. La campagna è sostenuta dalla Conferenza episcopale austriaca: “l’impegno dei giovani è una fonte costante d’ispirazione per i vescovi”, ha affermato mons. Franz Lackner, responsabile della Commissione per la pastorale giovanile. (B.C.)

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    Filippine: un'iniziativa per far conoscere la Bibbia ai giovani

    ◊   In Vaticano non si è ancora concluso il Sinodo dei vescovi dedicato alla Parola di Dio e già i cristiani delle Filippine annunciano un’iniziativa per promuovere la conoscenza della Bibbia tra i giovani. Si intitola “Youth! Explode: inizia l’avventura della Bibbia” ed è in programma a Manila per il 29 novembre. All'origine dell'iniziativa il fatto, evidenziato da una ricerca della Società biblica filippina (PBS) che nel Paese simbolo del cristianesimo asiatico, con più dell’80% dei cittadini che si dichiara cattolico, le sacre scritture non sono un testo diffuso. Il 60% dei filippini non possiede una Bibbia e tra i giovani il dato arriva sino al 70%. Il programma del 29 novembre si rivolge ad oltre 8mila giovani filippini già coinvolti con la vita e le attività pastorali delle chiese del Paese. L’indagine della Pbs ha infatti rilevato che anche tra i giovani che frequentano comunità e parrocchie esiste una diffusa ignoranza delle sacre scritture. Un numero elevato di ragazzi dichiara di non leggere la Bibbia perché non sa come affrontare il testo. “In risposta a questa situazione - spiegano gli organizzatori dell’iniziativa - ci siamo incontrati e abbiamo deciso di lanciare un programma rivolto apertamente i giovani che trasmetterà alla ‘Y Generation’ il messaggio della Parola di Dio in modo più coinvolgente”. La giornata è promossa dalla Pbs insieme al Consiglio nazionale delle Chiese, alle Commissioni per i giovani e l’apostolato biblico dell’episcopato cattolico e al Consiglio delle Chiese evangeliche del Paese. Il presidente della Pbs, monsignor Arturo Bastes, spiegando le ragioni dell’iniziativa ha dichiarato che davanti alla società contemporanea “il corpo di Cristo nelle Filippine non può permettersi di rimanere diviso a causa delle nostre modeste differenze. La chiamata ad unirci in nome di Dio e della sua Parola è reale. Explode! è la nostra risposta e la nostra sfida”. Youth! Explode si aprirà con una marcia che da più punti della città porterà i giovani al Folk Arts Theater di Manila. Il programma prevede gruppi di lavoro con sacerdoti e studiosi, momenti di discussione comune ed anche un concerto ispirato alla sacra scrittura. (R.P.)

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    Pakistan: per i giovani di Karachi un mese di studio sulle Lettere di San Paolo

    ◊   Per l’Anno Paolino il centro catechistico dell’arcidiocesi di Karachi ha disposto diverse attività di natura spirituale, di studio e pastorale. Di recente è stato lanciato il “Mese di studio sulle Lettere di San Paolo”, destinato soprattutto a giovani e studenti che intendono approfondire la spiritualità e la teologia dell’Apostolo delle Genti. I giovani avranno l’opportunità di accostarsi a testi del Nuovo Testamento spesso ritenuti “ostici” e poco commentati o spiegati nelle normali attività della Chiesa. Il corso è aperto a tutti e ha registrato l’iscrizione di persone di tutti gli stati di vita, sacerdoti, religiosi e laici. La didattica del corso si avvale ampiamente di esempi e riferimenti alla vita reale, utilizza strumenti moderni come quelli multimediali, prevede sessioni di domande e risposte e dibattiti. L’obiettivo principale è quello di far comprendere nel profondo il messaggio che l’Apostolo ha voluto mandare ai cristiani di tutti i tempi tramite le sue Lettere, legandole al loro contesto storico originario ma anche attualizzandole nel tempo presente, ha spiegato padre Arthur Charles, dell’arcidiocesi di Karachi, responsabile e organizzatore del corso. Il punto di partenza è l’attenta lettura della Bibbia, che deve diventare per ogni cristiano “il libro della vita” e non solo un testo come tanti altri, letto raramente e con superficialità. Il corso mira allora – sottolinea il sacerdote in una dichiarazione ripresa dall'agenzia Fides – non solo all’informazione, ma alla “trasformazione interiore” dei partecipanti, attraverso un approccio ai testi che conduce direttamente alla vita del singolo e dunque alla necessità di una continua conversione. (R.P.)

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    Il dissidente birmano Zarganar, in carcere, premiato per il suo impegno civile e democratico

    ◊   La sezione canadese del PEN, l’organizzazione internazionale che si batte per la libertà di stampa e di parola, ha insignito l’attore e attivista birmano Zarganar del premio One Humanity Award 2008. Il comico riceverà il premio “in contumacia” perché ancora oggi detenuto nella prigione di Insein, in Myanmar, per “aver portato aiuti alle vittime del ciclone Nargis” e aver “denunciato le violazioni della giunta militare al potere”. L’arresto - riferisce l'agenzia AsiaNews - risale al 3 giugno scorso, mentre il primo agosto il tribunale lo ha incriminato con l’accusa di “turbamento dell’ordine pubblico”, in base alla quale egli rischia una condanna “fino a due anni di galera”. Zarganar è stato anche nominato nella sezione “Sedia Vuota”, che viene assegnata a quanti sono impossibilitati a prendere parte al Festival perché “sottoposti a regime di detenzione”. Gli organizzatori sottolineano che il premio One Humanity Award è attribuito a intellettuali o scrittori nelle cui opere si riflette “l’onestà, la capacità di giudizio e il coraggio di manifestare in maniera pacifica le proprie idee”. In un comunicato stampa il presidente di PEN Canada, Nelofer Pazira, ribadisce il sostegno dell’associazione a scrittori “senza paura” che, a causa del lavoro, sono stati ridotti al silenzio “in diversi modi: ammazzati, imprigionati e minacciati per aver espresso le loro idee”. Zarganar è una delle figure di primo piano nella lotta per la democrazia nel Paese, per la quale è stato più volte arrestato; nelle settimane successive al passaggio del ciclone Nargis, egli ha organizzato un team di oltre 400 volontari che, sfidando i divieti e le restrizioni del regime militare, hanno portato soccorso a 42 villaggi, denunciando al contempo la reale situazione nelle zone colpite dalla tragedia. Durante le concitate fasi dell’arresto, gli agenti della polizia segreta hanno confiscato anche il computer e dei CD contenenti immagini delle zone del disastro (nelle divisioni di Irrawaddy e Yangon), oltre a una somma di mille dollari da donare ai superstiti del ciclone. L’International Women’s Media Foundation ha invece insignito del premio 2008 “Il giornalismo e il coraggio” alla reporter birmana Aye Aye Win, da oltre 20 anni in prima fila nella denuncia delle violazioni in Myanmar e attuale collaboratrice dell’Associated Press. Nella dichiarazione di accettazione del riconoscimento, la giornalista ha sottolineato di aver sempre lavorato “al servizio del suo Paese e del popolo” con la ferma convinzione che “una stampa libera e indipendente è condizione essenziale per una società libera”. “Il mestiere di giornalista in Birmania – denuncia Aye Aye Win – è un mestiere a rischio”.

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    “Più visibilità sui media” è l’appello dei vescovi africani

    ◊   Più “visibilità” mediatica e “rilevanza”, sia a livello continentale che internazionale, è una delle raccomandazioni emerse dalla recente riunione del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar. Il consiglio permanente del SECAM ha sede ad Accra, in Ghana, e riunisce i vescovi di tutto il continente africano. La prossima assemblea plenaria si svolgerà a Roma, dal 27 settembre al 3 ottobre 2009. Nei venti giorni successivi saranno poi impegnati in Vaticano nei lavori del secondo Sinodo sull’Africa, sul tema: “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, la giustizia e la pace”. Dal 19 al 23 del prossimo mese, invece, i rappresentanti dei vescovi africani ed europei – informa l’agenzia Misna - si incontreranno a Liverpool. In collaborazione con il Consiglio delle Conferenze episcopali europee, l’incontro prevede un seminario sul tema delle migrazioni. Le nuove forme di schiavitù nel mondo è stato l’argomento affrontato l’anno scorso nella riunione organizzata ad Elmina, in Ghana. (F.A.)

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    Comunicare i successi dell’Africa. L’appello della Mezzaluna e della Croce Rossa

    ◊   “Believe in Africa” è il titolo della campagna lanciata nel corso della settima Conferenza panafricana dalla Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezza Luna Rossa, riunite fino a oggi a Johannesburg, in Sudafrica. Una riunione nella quale si è levato forte l’appello ai giornalisti ma anche agli operatori umanitari per far conoscere i progressi e le storie di successo dell’Africa. Come riferisce la Misna, il segretario generale della Federazione internazionale, Bekele Gelata, ha precisato che è dovere dell’informazione mettere in luce le crisi umanitarie nascoste e “parlare a nome degli africani cui manca cibo e un’assistenza medica decente” allo stesso tempo però bisogna fare attenzione al concetto di “notiziabilità” che, nel caso africano, coincide spesso con le cattive notizie. Una comunicazione dalla quale sono esclusi i successi mentre “i governi africani stanno diventando sempre più credibili e affidabili e la gente e le comunità lavorano duro ogni giorno per migliorare i loro Paesi”. Ad esempio sono evidenti i successi nella diminuzione delle morti per morbillo, nella lotta all’AIDS e nella democratizzazione di società e governi ma anche la crescita economica del settore privato. Per premiare i giornalisti che sapranno diffondere le buone notizie, la Croce Rossa ha istituito il premio “Good news for Africa”. (B.C.)

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    Algeri: presentato il progetto per la realizzazione di un “Grande museo dell’Africa”

    ◊   “Uno spazio multidisciplinare che mostri le creazioni e le innovazioni della cultura africana, per costruire una civiltà dal volto più umano”. In questo modo è stato presentato dall’Unione Africana il progetto per la costruzione ad Algeri di un “Grande museo dell’Africa”. L’edificio che ospiterà il museo sarà costruito sulla base di una mappa del continente per esprimere anche architettonicamente l’unità dell’Africa. Intanto il direttore del museo di Abidjan, in un recente seminario svoltosi nella capitale algerina, ha riferito che il 70% delle opere d’arte realizzate in Africa sono state distrutte durante le guerre che hanno sconvolto il continente e che solo un quinto delle opere realizzate in Africa è conservato in musei africani mentre gran parte di esse si trovano in gallerie al di fuori dei Paesi d'origine. (B.C.)

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    Quasi 200 le richieste d’asilo presentate dopo la GMG di Sydney

    ◊   Al dipartimento di immigrazione e cittadinanza australiano sono giunte 186 richieste di asilo politico presentate da altrettanti pellegrini, in maggioranza africani, asiatici e mediorientali, giunti nel Paese a luglio in occasione della Giornata mondiale della Gioventù (GMG). Lo riferisce la MISNA riportando una dichiarazione del segretario del dipartimento, Andrew Metcalfe. Quest’ultimo, pur sottolineando il numero esiguo delle richieste, ha aggiunto che due domande sono state finora rifiutate, due approvate e le altre sono al momento in fase di esame. Inoltre ha riferito che più di 30 persone sono rimaste in Australia dopo la scadenza dei loro visti provvisori. (B.C.)

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    Elezioni nel Regno Unito: il cardinale O'Brien invita i fedeli a partecipare

    ◊   Il cardinale Keith O'Brien, arcivescovo di St. Andrews e Edimburgo, ha scritto ai fedeli delle tre parrocchie della città di Glenrothes, sulla costa orientale scozzese, invitandoli ad andare a votare nelle elezioni locali per il parlamento di Westminster del prossimo 6 novembre. Il cardinale ha ricordato che, benché i media scozzesi si concentrino su quello che succede nel parlamento di Edimburgo, importanti decisioni vengono prese anche a Westminster. Il cardinale O'Brien, nella lettera ripresa dall'agenzia Sir, ha ricordato ai cattolici che il diritto di votare comporta un obbligo a partecipare al processo democratico, ed ha elencato le questioni più importanti che verranno discusse a Westminster sulle quali è importante interrogare i candidati. Esse sono: il mancato raggiungimento da parte dei governi degli obiettivi del millennio per la fine della povertà nel mondo, l'impegno contro le armi nucleari, la continua distruzione di vite umane consentita dalla legge sull'aborto, i nuovi attacchi alla vita portati dalla legge sulla fertilizzazione che consente la produzione di embrioni ibridi umani e animali, l'esistenza dell'"Act of Settlement", la legge che proibisce agli eredi al trono britannico di essere o sposare cattolici. Il cardinale O'Brien ha concluso ricordando che la grave crisi economica che preoccupa molte famiglie non deve far dimenticare i più poveri per i quali anche una sterlina al giorno è una ricchezza. (A.M.)

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    India: prima missione spaziale sulla Luna

    ◊   Continua la corsa spaziale dell’Asia. Dopo la Cina e il Giappone nel 2007, ora ci prova l’India. La navicella di forma cubica, Chandrayaan-1, costruita dall’Organizzazione per la ricerca spaziale indiana (ISRO) è decollata oggi alle 6.22, ora locale, dal centro spaziale di Sriharikota, nel sud-est del Paese. La sonda, senza equipaggio a bordo, entrerà in orbita dopo 16 ore di volo grazie ad un razzo vettore e raggiungerà la luna, secondo alcune fonti, dopo 5 giorni e lì resterà per 2 anni. L’obiettivo della missione è raccogliere informazioni sulla presenza di acqua e metalli preziosi creando una mappa dettagliata delle caratteristiche minerali, chimiche e topografiche del suolo lunare. La ricerca di Elio-3, sostanza rarissima sulla terra, resta lo scopo principale della spedizione. L’isotopo, infatti, è utilizzato nella fusione nucleare e potrebbe costituire un importante fonte di energia. La missione, che da quattro anni ha mobilitato in India migliaia di scienziati è costata circa 79 milioni di dollari, molto meno dei 187 della sonda cinese e dei 480 milioni di quella giapponese. Il passo successivo alla navicella, ha spiegato il direttore dell'ISRO, sarà quello di inviare, nel 2014, degli astronauti per poi lanciare la prima missione umana nel 2020. Il capo dell'ISRO, Madhavan Nair, ha dichiarato che la giornata di oggi segna ''uno storico momento'' per l’intero Paese. (F.A.)

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    Il mensile del PIME “Mondo e Missione” cambia veste grafica ed editoriale

    ◊   Il mensile del Pontificio istituto missioni estere (PIME), “ Mondo e Missione”- informa l’agenzia Misna - cambia veste grafica ed editoriale. La rivista continuerà ad affrontare tematiche legate all’annuncio missionario, al dialogo tra le religioni e a tutto ciò che accade in Asia, Africa e America Latina. Su 84 pagine totali, di cui si compone il giornale, ogni mese sedici saranno dedicate a un argomento monografico. Tra le innovazioni c’è l’aggiunta di diverse rubriche. “Croce del Sud” sarà curata dal cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e presidente di Caritas Internationalis, mentre sarà Loretta Napoleoni, studiosa nota per la sua competenza sulle zone d’ombra dell’economia globale, a dedicarsi alla rubrica “Economia canaglia”. Firmerà Eyoum Nguangué, giornalista camerunese, lo spazio editoriale intitolato “Capo di Buona Speranza” che renderà note ai lettori notizie positive dall’Africa. La nuova versione del mensile proporrà anche una sezione, “Mondo in casa”, contenente recensioni librarie e iniziative culturali. Sarà possibile, inoltre, consultare un nuovo sito, (www.missionline.org), autonomo ma complementare alla versione cartacea. (F.A.)

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    24 Ore nel Mondo



    Paesi donatori riuniti a Bruxelles per la ricostruzione della Georgia dopo la guerra con la Russia

    ◊   Diverse istituzioni finanziarie mondiali e 67 delegazioni di Paesi si sono dati appuntamento oggi a Bruxelles per la conferenza internazionale in favore della ricostruzione della Georgia dopo la guerra contro la Russia. Il presidente della Commissione Europea, Barroso, ha promesso 500 milioni di euro. Il Giappone si è impegnato per oltre 159 milioni di eruo. Ora si attendendono le altre risposte. La somma più sostanziosa, più di 750 milioni di euro, dovrebbe essere stanziata dagli Stati Uniti. Si stima che servano circa 2,38 miliardi di euro per far ripartire l’economia del Paese Caucasico. Ai lavori non sono stati inviati rappresentanti russi. Ma quale significato ha questo incontro nella soluzione della crisi tra Mosca e Tbilisi? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana, esperto dell’area ex sovietica:

    R. – Certamente, può essere un primo passo verso un rilassamento della crisi internazionale, che era nata a causa della crisi specifica tra Georgia e Russia. E poi sottolineo un altro aspetto: l’economia e la popolazione georgiana hanno bisogno di aiuti, a maggior ragione dopo questa guerra devastante. Non bisogna dimenticare che la storia della Georgia indipendente, cioè dall’inizio degli anni ’90, è stata segnata da guerre civili distruttive, non solo in termini di vite umane, ma anche in termini di struttura sociale del Paese; bisogna anche dire che la politica condotta da Saakashvili in questi anni di presidenza non ha prodotto dei risultati folgoranti. La Georgia merita di essere aiutata a prescindere persino dalla guerra.

     
    D. – Il fatto che non siano stati invitati i rappresentanti russi lascia intravedere un futuro di nuove difficoltà?

     
    R. – Io credo che questo genere di difficoltà ci saranno nel breve, medio e lungo periodo. Naturalmente spero che non siano difficoltà che portino a conflitti armati. L’integrità territoriale della Georgia, il valore in cui si richiamano sicuramente gli Stati Uniti e anche l’Unione Europea, guidata da Sarkozy, di fatto non esiste più: l’Abkhazia non si sa bene cosa sia, ma certamente non è più Georgia. Stesso discorso vale per l’Ossezia del Sud. Quindi, questa è una realtà che la Georgia non è disposta ad accettare. Ha degli aiuti internazionali, politici, in questo senso, ma certamente la Russia non è disposta a fare passi indietro. Credo che le difficoltà politiche non siano certo terminate.

     
    D. – Ricevere aiuti internazionali fa respirare l’economia, ma non rischia anche di far entrare la Georgia in una situazione di dipendenza da altri Paesi?

     
    R. – Il rischio sicuramente c’è. Questo, però, è un tratto politico, economico dominante in molti Paesi che appartenevano al patto di Varsavia e che poi si sono resi indipendenti. Adesso questi Stati si sono resi indipendenti in senso politico, ma non in senso geografico perché sono Paesi che hanno dei confini molto estesi con la Russia. Hanno anche dei problemi economici concreti, pratici di relazione con la Russia. Il caso più emblematico è l’Ucraina che ha cercato di fare una politica antirussa, dipendendo però totalmente dalla Russia per i rifornimenti energetici e, in buona parte, per i rapporti commerciali. Questa è una realtà che tocca meno la Georgia, ma che comunque la riguarda. E' anche la chiave di volta delle difficoltà economiche e sociali che spesso hanno questi Paesi. Naturalmente, è molto difficile indicare soluzioni. Certamente, però, la geografia reclama i suoi diritti.

    Premier Ossezia del Sud
    Il Parlamento della regione separatista georgiana dell'Ossezia del Sud ha eletto come primo ministro Aslanbek Bulatsev, un esperto di finanza proveniente dalla vicina Repubblica russa dell’Ossezia del Nord.

    Mercati
    Prosegue l’inquietudine sui mercati mondiali. Avvio di giornata in ribasso per i principali listini europei, dopo la chiusura in forte calo delle borse asiatiche con Hong Kong che ha perso il 4,3% e Tokyo il 6,8%. Il premier britannico, Gordon Brown, ha ammesso che la crisi finanziaria “causerà probabilmente una recessione” nel Regno Unito. Sull’argomento è intervenuto anche il presidente russo Medvedev, in visita ieri in Armenia. “Mosca – ha detto – paga per i gravi errori commessi dagli Stati Uniti in materia finanziaria”. Ma nel corso della visita ad Erevan, il capo del Cremlino ha anche proposto la mediazione russa per risolvere la spinosa questione del Nagorno Karabakh. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

    La borsa di Mosca è letteralmente crollata da maggio ad oggi. Le autorità russe continuano a fornire alla popolazione le massime assicurazioni possibili. I conti correnti sono stati coperti ciascuno per un equivalente di 20 mila euro. Un piano di salvataggio per banche ed aziende del valore di svariati miliardi di dollari è stato approvato dal governo. “Se eviteremo errori” - ha sottolineato l’economista liberale Gaidar - “ce la faremo”. Ma la rapida riduzione del prezzo del petrolio mette in serio pericolo il budget federale. Se la Polonia intende ora accelerare l’introduzione dell’euro entro il 2011, l’Ucraina sta trattando con il Fondo monetario internazionale un prestito di 14 miliardi di dollari. La situazione peggiore si registra però in Ungheria che ha ottenuto aiuti per 5 miliardi di euro dalla Banca Centrale europea. La crisi finanziaria è accompagnata ovunque da un alto tasso di inflazione.

     
    OPEC-Russia
    Il presidente dell’OPEC el Badri, in visita a Mosca per un forum energetico, ha annunciato che intende incontrare il presidente russo, Dmitri Medvedev, per discutere della situazione nel settore petrolifero sui mercati mondiali. Ufficialmente, non si parlerà né di tagli alla produzione, né di prezzi.

    Clima, UE
    Dopo l’appello del presidente di turno dell’Unione Europea, il francese Sarkozy, ad approvare entro dicembre il piano europeo sul clima, il negoziato sulle misure da adottare ripartirà venerdì a Bruxelles, con una riunione preparatoria del tavolo tecnico sul pacchetto "20-20-20": si tratta delle disposizioni relative al risparmio energetico, alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica e alle fonti rinnovabili.

    Afghanistan
    In Afghanistan almeno nove soldati governativi hanno perso la vita e quattro sono rimasti feriti stanotte nella provincia orientale di Khost a causa di un attacco aereo delle forze internazionali, durante il quale per errore è stata bombardata una caserma. L’obiettivo del raid era probabilmente un covo dei talebani. Intanto, durante uno scontro nella provincia centro-meridionale di Uruzgan, sono morti 35 ribelli e tre poliziotti.

    Pakistan
    E' di almeno 15 soldati paramilitari e di cinque militanti islamici, il bilancio delle vittime di uno scontro avvenuto nel nordovest del Pakistan. Lo ha reso noto la polizia. Ad innescare il combattimento è stata l’esplosione di una bomba sulla strada diretta contro un convoglio di paramilitari.

    Iraq
    Almeno un civile iracheno è stato ucciso e altre otto persone sono rimaste ferite stamani per l’esplosione di tre ordigni in diverse zone di Baghdad. A livello politico prosegue il dibattito fra i ministri all’indomani della decisione del governo di apportare modifiche al progetto di accordo negoziato con gli Stati Uniti che prevede ritiro definitivo delle truppe americane entro il 2011. L’obiettivo è quello di definire nuove proposte da discutere successivamente insieme con il team di negoziatori americani.

    USA, presidenziali
    Negli Stati Uniti, continua a crescere il divario fra Obama e McCain. Secondo gli ultimi sondaggi, il candidato democratico ha accumulato 10 punti di vantaggio sul rivale repubblicano. Obama, intanto, interromperà questa settimana la campagna elettorale, per visitare alle Hawaii la nonna malata alla quale è molto legato. Riprenderà gli impegni elettorali da sabato prossimo.

    India, attentato
    In India è salito ad almeno 17 morti e ad una quarantina di feriti il bilancio dell’attacco terroristico che ieri ha sconvolto la città di Imphal, nello Stato del Manipur. Il potente ordigno, nascosto sotto una bicicletta, ha devastato un centro di addestramento della polizia uccidendo alcuni agenti e diversi civili che transitavano nella zona. Al momento, non è giunta alcuna rivendicazione.

    Attentato in Sri Lanka
    Sempre preoccupante la situazione in Sri Lanka. Due imbarcazioni kamikaze delle Tigri Tamil sono esplose accanto ad un paio di navi che portavano aiuti al largo della costa nord-orientale del Paese. Secondo le autorità di Colombo non ci sono vittime.

    Solana a Damasco
    L'alto rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera e la sicurezza, Javier Solana, incontra oggi a Damasco il presidente siriano, Bashar al-Assad, nell’ultima tappa della sua missione diplomatica che da domenica scorsa lo ha già portato negli Emirati Arabi Uniti, in Arabia Saudita e nel Qatar. In primo piano, le questioni regionali del Medio Oriente e le relazioni bilaterali tra Siria e Unione Europea.

    Contestazioni in Tahilandia
    Nuova contestazione per il primo ministro thailandese, Somchai Wongsawat, a Bangkok. Un gruppo di manifestanti antigovernativi ha tentato di colpirlo con il lancio di scarpe e bottiglie di plastica. Somchai, 61 anni, è considerato troppo vicino al cognato, l’ex controverso premier e miliardario Thaksin Shinawatra, che ha governato la Thailandia dal 2001 al 2006. L'esecutivo di Shinawatra, accusato di corruzione, è stato rovesciato con un colpo di stato militare incruento.

    Italia, Università
    Nuova giornata di proteste in diversi atenei italiani contro la riforma Gelmini e i tagli al settore previsti dalla finanziaria. Il premier Silvio Berlusconi ha parlato di allarmismi inutili minacciando l’impiego delle forze dell’ordine per evitare le occupazioni, che comunque si stanno verificando in molte città. Il leader dell’opposizione, Walter Veltroni, ha chiesto invece all’esecutivo di ritirare i provvedimenti contestati.

    Italia Cassazione
    In Italia la cassazione ha stabilito che la Germania deve risarcire le vittime della strage compiuta il 29 giugno 1944 a Civitella, in provincia di Arezzo, costata la vita a 200 persone. Il governo di Berlino contesta tuttavia il provvedimento chiamando in causa il trattato del 1947 e gli accordi di Bonn del 1961.

    Argentina, nazionalizzazioni
    In Argentina prosegue lo scontro fra governo e opposizione dopo l’annuncio del presidente, Cristina Kirchner, di inviare in Parlamento un piano per la nazionalizzazione del sistema previdenziale privato. La proposta prevede il trasferimento allo Stato dei fondi accumulati. Si tratta di circa 30 miliardi di dollari.

    Repubblica Democratica del Congo
    Fermare le ostilità nell'Est della Repubblica Democratica del Congo, condannando il capo dei ribelli Laurent Nkunda, che aveva incitato a combattere contro il governo. E' l’appello lanciato ieri dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Dall’Aja, intanto, arriva la notizia che la sezione d’appello della Corte penale internazionale ha confermato la sospensione di ogni procedimento contro l’ex signore della guerra, Thomas Lubanga, senza comunque ordinarne la scarcerazione.

    Costarica
    Indagato per abuso di potere il presidente del Costarica, Oscar Arias e il ministro dell’ambiente Dobles. Al centro dell’inchiesta, secondo fonti giudiziarie, un decreto che dichiara “di interesse nazionale” un progetto di sfruttamento delle miniere d’oro nel Nord del Paese. Con questo provvedimento si autorizza il taglio di 262 ettari di foresta.

    OCSE
    Le differenze di reddito fra ricchi e poveri si estendono sempre di più in Italia. Ad affermarlo un rapporto dell’OCSE che ha individuato disparità economiche e sociali sempre più marcate. Tra i 30 Paesi membri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, la disuguaglianza è maggiore solo in Messico, Turchia e Portogallo. 'Isole' felici invece Danimarca, Svezia e Lussemburgo.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 296

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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