Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 20/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ai chirurghi: non abbandonare il paziente inguaribile, ma umanizzare la medicina rispettando la dignità del malato e favorendo con lui un'"alleanza terapeutica"
  • Altre udienze
  • Il Papa a Pompei: il Santuario sia aperto al mondo come centro di irradiazione del Rosario e di intercessione per la pace tra i popoli. La testimonianza di mons. Carlo Liberati
  • Al Sinodo in Vaticano, giornata dedicata alle Proposizioni finali. L'inculturazione della Bibbia in Africa nelle parole di mons. Antonio Menegazzo, vescovo in Sudan
  • L’importanza della presenza al Sinodo dei Vescovi del Patriarca ecumenico, Bartolomeo I, secondo mons. Brian Farrell. "Migliorato il clima con il Patriarcato russo"
  • Crisi finanziaria mondiale: se ne parlerà in Vaticano giovedì prossimo, in vista della Conferenza di Doha
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Si è spenta all’età di 99 anni Suor Emmanuelle, religiosa belga divenuta un angelo dei poveri per i diseredati del Cairo e delle zone povere del mondo
  • Assassinata a Kabul una operatrice umanitaria britannica. I taleban: l’abbiamo uccisa perché predicava il cristianesimo in Afghanistan. Intervista con Simona Lanzoni
  • Chiesa e Società

  • India: nuovo appello dei vescovi per la giustizia in Orissa, mentre sul terreno proseguono le violenze contro i cristiani
  • Filippine: proseguono gli attacchi nel Mindanao. Sacerdote cattolico sfugge ad attentato dei miliziani islamici
  • Gli effetti della guerra sul sistema scolastico iracheno. Conferenza internazionale dell’UNESCO per garantire il diritto all’istruzione
  • Sudan: il martoriato Darfur alle prese con la crisi dei profughi
  • Timor Est dice “no” all’aborto e propone un “Concordato” con la Chiesa cattolica
  • USA: i vescovi invitano a non “votare per un candidato che appoggia il male intrinseco dell’aborto"
  • La Chiesa del Messico: "no" alla legalizzazione della marijuana proposta nel parlamento del Distretto federale
  • Zambia: migliaia di ragazzi dell’Infanzia missionaria al Santuario mariano di Lusaka
  • Cuba: inaugurata a L'Avana la nuova cattedrale del Patriarcato di Mosca
  • Oltre 7 mila fedeli a Hong Kong per la Giornata missionaria mondiale
  • Grande mobilitazione del Segretariato pellegrinaggi italiani per il 150.mo anniversario delle apparizioni di Lourdes
  • Simposio islamo-cristiano a Istanbul su “Ragione e fede nell’islam e nel cristianesimo”
  • San Paolo “parla” nella Basilica Ostiense. I fedeli delle parrocchie romane si mobilitano per l’ascolto delle Lettere dell’Apostolo
  • Il premio italiano “Grinzane” fa tappa in Africa per celebrare la migliore produzione letteraria del continente
  • 24 Ore nel Mondo

  • Due civili uccisi e sette feriti in un attentato a Baghdad
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ai chirurghi: non abbandonare il paziente inguaribile, ma umanizzare la medicina rispettando la dignità del malato e favorendo con lui un'"alleanza terapeutica"

    ◊   Una medicina “altamente tecnologizzata”, ma priva di “sufficiente” umanità, rischia di considerare il malato come una “cosa” e quindi di non rispettarne la dignità inviolabile di essere umano. Lo ha affermato Benedetto XVI nel ricevere questa mattina in udienza i partecipanti al Congresso nazionale italiano intitolato “Per una chirurgia nel rispetto del malato”. Un rispetto, ha detto il Papa, che dovrebbe vedere medico e paziente uniti da un rapporto di reciproca fiducia, che alimenti sempre nel malato la speranza della guarigione. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Più la medicina, nelle sue varie branche, raffina le proprie capacità diagnostiche e terapeutiche più rischia di perdere contatto con l’oggetto delle sue cure, il quale - per l’appunto - non è un oggetto ma un essere umano che, oltre che di medicinali, avrà sempre bisogno della “medicina” degli affetti, della comprensione, del rispetto: in una parola, di umanità. E proprio questa - “umanizzare la medicina” - è stata la parola d’ordine sulla quale Benedetto XVI ha imperniato il suo intervento al cospetto dei circa 300 professionisti medico-chirurghi riuniti nella Sala Clementina, in Vaticano. “La specifica missione che qualifica la vostra professione medica e chirurgica - ha detto loro il Papa - è costituita dal perseguimento di tre obiettivi: guarire la persona malata o almeno cercare di incidere in maniera efficace sull’evoluzione della malattia; alleviare i sintomi dolorosi che la accompagnano, soprattutto quando è in fase avanzata; prendersi cura della persona malata in tutte le sue umane aspettative”. Ma se in passato, ha osservato, “spesso ci si accontentava di alleviare la sofferenza della persona malata” per i limiti intrinseci della scienza medica, oggi che gli sviluppi della scienza e della tecnica chirurgica hanno consentito di intervenire con crescente successo nella vicenda del malato, si profila “un nuovo rischio”:

     
    “Quello di abbandonare il paziente nel momento in cui si avverte l’impossibilità di ottenere risultati apprezzabili. Resta vero, invece, che, se anche la guarigione non è più prospettabile, si può ancora fare molto per il malato: se ne può alleviare la sofferenza, soprattutto lo si può accompagnare nel suo cammino, migliorandone in quanto possibile la qualità di vita. Non è cosa da sottovalutare, perché ogni singolo paziente, anche quello inguaribile, porta con sé un valore incondizionato, una dignità da onorare, che costituisce il fondamento ineludibile di ogni agire medico”.
     
    Medico e paziente, ha proseguito il Pontefice, hanno bisogno di stabilire un rapporto di “mutua fiducia”, all’interno del quale ciò che viene fatto per ottenere la guarigione - sia che si tratti, ha notato, di “arditi interventi salvavita”, sia che ci si “accontenti di mezzi ordinari” - sia comunque mirato a rafforzare il malato e non a minarne le già fragili risorse psicofisiche:

     
    “Ciò a cui si deve mirare è una vera alleanza terapeutica col paziente, facendo leva su quella specifica razionalità clinica che consente al medico di scorgere le modalità di comunicazione più adeguate al singolo paziente. Tale strategia comunicativa mirerà soprattutto a sostenere, pur nel rispetto della verità dei fatti, la speranza, elemento essenziale del contesto terapeutico”.
     
    Il malato apprezza il medico che lo guarda con “benevolenza”, e il medico a sua volta non deve considerare il paziente un “antagonista” nella sua professione, bensì “un collaboratore attivo e responsabile” nella realizzazione del "piano terapeutico". E questo anche in un’epoca - ha constatato Benedetto XVI - nella quale si insiste “sull’autonomia individuale del paziente”:

     
    “Da una parte, è innegabile che si debba rispettare l’autodeterminazione del paziente, senza dimenticare però che l’esaltazione individualistica dell’autonomia finisce per portare ad una lettura non realistica, e certamente impoverita, della realtà umana. Dall’altra, la responsabilità professionale del medico deve portarlo a proporre un trattamento che miri al vero bene del paziente, nella consapevolezza che la sua specifica competenza lo mette in grado in genere di valutare la situazione meglio che non il paziente stesso”.
     
    Il Papa ha invitato a guardare “con sospetto” ogni tentativo di intromissione esterna in questo “delicato rapporto medico-paziente”. Tuttavia, ha soggiunto, c’è un ambito che deve invece influenzare il percorso della guarigione ed è quello familiare:

     
    “Nei contesti altamente tecnologizzati dell’odierna società, il paziente rischia di essere in qualche misura “cosificato”. Egli si ritrova infatti dominato da regole e pratiche che sono spesso completamente estranee al suo modo di essere. (…) E’ invece molto importante non estromettere dalla relazione terapeutica il contesto esistenziale del paziente, in particolare la sua famiglia. (…) è un elemento importante per evitare l’ulteriore alienazione che questi, quasi inevitabilmente, subisce se affidato ad una medicina altamente tecnologizzata, ma priva di una sufficiente vibrazione umana”.

    inizio pagina

    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, Sua Beatitudine Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme dei Latini, e un gruppo di quattro presuli della Conferenza Episcopale dell'Ecuador, in Visita ad Limina.

    inizio pagina

    Il Papa a Pompei: il Santuario sia aperto al mondo come centro di irradiazione del Rosario e di intercessione per la pace tra i popoli. La testimonianza di mons. Carlo Liberati

    ◊   Il Santuario di Pompei sia “aperto al mondo intero quale centro di irradiazione della preghiera del Rosario e luogo di intercessione per la pace tra i popoli”: con queste parole, pronunciate ieri pomeriggio durante la recita del Rosario, Benedetto XVI ha concluso la sua visita a Pompei. Particolarmente calorosa l’accoglienza dei tanti fedeli accorsi per pregare insieme al Successore di Pietro. Il servizio del nostro inviato, Sergio Centofanti:

    (Canto)

    Il Papa prima di entrare nel Santuario prega davanti alla tomba del Beato Bartolo Longo. Quindi, presiede la preghiera mariana davanti all’Immagine della Madonna del Rosario: un’icona del 1600 dalla storia imprevedibile come quella di Pompei. Bartolo Longo s’imbatte in questo dipinto ad olio a Napoli nel 1875: è abbandonato, logoro e divorato dalla tignola. Non vorrebbe prenderlo, è troppo rovinato, ma ha promesso ai contadini della campagna di Pompei che la sera avrebbero recitato il Rosario davanti ad un quadro della Vergine. L’icona è troppo grande per viaggiare in treno, così viene trasportata su un carro di letame. Non c’è altro mezzo. Ma potrà essere esposta alla venerazione pubblica solo un anno dopo, una volta effettuato un primo restauro: è il 13 febbraio 1876. Quel giorno, una bimba epilettica, giudicata inguaribile dal celebre professore Antonio Cardarelli, affidata dalla zia alla Madonna, guarisce miracolosamente. Inizia così la storia della Nuova Pompei, una storia - afferma Benedetto XVI nella sua meditazione - resa possibile grazie al Rosario, preghiera che fa “crescere nell’intimità con Gesù” insegnando “alla scuola della Vergine Santa a compiere sempre la volontà divina”. Il Papa esorta a diffondere questa preghiera, anzi ad essere “autentici apostoli del santo Rosario”:

    “Ma per essere apostoli del Rosario, occorre fare esperienza in prima persona della bellezza e della profondità di questa preghiera, semplice ed accessibile a tutti. E’ necessario anzitutto lasciarsi condurre per mano dalla Vergine Santa a contemplare il volto di Cristo: volto gioioso, luminoso, doloroso e glorioso. Chi, come Maria e insieme con Lei, custodisce e medita assiduamente i misteri di Gesù, assimila sempre più i suoi sentimenti e si conforma a Lui”.

    “Il Rosario - spiega Benedetto XVI - è scuola di contemplazione e di silenzio”:

    “A prima vista, potrebbe sembrare una preghiera che accumula parole, difficilmente quindi conciliabile con il silenzio che viene giustamente raccomandato per la meditazione e la contemplazione. In realtà, questa cadenzata ripetizione dell’Ave Maria non turba il silenzio interiore, anzi, lo richiede e lo alimenta”.

    Un silenzio che lascia affiorare, attraverso le nostre parole, l’unica Parola necessaria, quella di Dio:

    “Così, recitando le Ave Maria occorre fare attenzione a che le nostre voci non ‘coprano’ quella di Dio, il quale parla sempre attraverso il silenzio, come ‘il sussurro di una brezza leggera’ (1 Re 19,12). Quanto è importante allora curare questo silenzio pieno di Dio sia nella recita personale che in quella comunitaria!”

    Il Papa richiama quindi “la dimensione apostolica del Rosario, una dimensione che il Beato Bartolo Longo ha vissuto intensamente, traendone ispirazione per intraprendere in questa terra tante opere di carità e di promozione umana e sociale”:

    “Inoltre, egli volle questo Santuario aperto al mondo intero, quale centro di irradiazione della preghiera del Rosario e luogo di intercessione per la pace tra i popoli. Cari amici, entrambe queste finalità: l’apostolato della carità e la preghiera per la pace, desidero confermare e affidare nuovamente al vostro impegno spirituale e pastorale”.

     
    Poi, tra gli applausi, il Papa in segno di devozione e affidamento ha offerto alla Madonna una Rosa d’oro. Infine, ha rivolto un ultimo saluto ai fedeli dal sagrato del Santuario: “Rimango sempre con il cuore vicino a voi, a questo bellissimo Santuario, a questa gente di fede, piena di fede, di entusiasmo e di carità. Grazie! Siamo fedeli alla Madonna e così siamo fedeli alla pace e alla carità”.
     (Canto)

     Pompei “cittadella di Maria e della carità” non è “una cattedrale nel deserto”, “isolata dal mondo” ma piuttosto è “inserita nel territorio per riscattarlo e promuoverlo”: lo ha affermato Benedetto XVI all'omelia della Messa nel Santuario campano, situato nella martoriata terra di Campania, afflitta dalla povertà e dalla diffusione del crimine organizzato. Roberta Gisotti ha intervistato l’arcivescovo Carlo Liberati, delegato pontificio per il Santuario:

    D. - Eccellenza, qualcuno ha osservato che il Papa non ha parlato direttamente di camorra: ma qual è stato il cuore del suo messaggio?

     
    R. - Il Papa non ha parlato di camorra, ma il popolo che viene a Pompei è il popolo dei cattolici praticanti, il popolo degli onesti, le famiglie autentiche, vere, genuine, che compongono lo ‘zoccolo duro’, possiamo dire, del popolo italiano e della Chiesa italiana. Il Papa ha voluto incoraggiare coloro che credono, che soffrono per credere. E’ chiaro che il Papa guarda lontano anche a quelli che possono essere recuperati. Noi, nel Battesimo, abbiamo ricevuto un germe: il germe del bene, dell’amore, quindi della bontà condivisa e che deve diventare crescente. Il Papa ha voluto incoraggiarci ad ascoltare questo messaggio divino, a praticarlo nella nostra vita, ad essere testimoni di un nuovo mondo di amore.
     D. - Non ci sarebbe dunque motivo di delusione per i campani: il Papa è senz’altro loro vicino, vicino alle sofferenze anche nel loro quotidiano...

     
    R. - Certamente. Non solo non c’è stata nessuna delusione, ma c’è stato un corale applauso di ringraziamento, di riconoscenza, di benevolenza verso il Papa.

     
    D. - Eccellenza, a questo proposito, quale sprone si attende dalla visita del Papa, per lei che nell’esperienza quotidiana di pastore vive il diffuso degrado sociale di questa regione ma anche - dobbiamo sottolineare - lo scoramento diffuso tra le gente perbene?

     R. - Noi dobbiamo essere seminatori di speranza ma non solo predicatori di speranza, perché tante volte - anche nelle nostre omelie, forse pur con le intenzioni più belle - ci perdiamo in vaghe esortazioni e in generici incoraggiamenti a fare il bene. Noi tutti ci dobbiamo rimboccare le maniche e adesso, qui, subito, dobbiamo ricostruire il Regno di Dio, coalizzando gli onesti. Anche la Campania è piena di questo popolo di Dio buono, sincero, vero, che cerca il bene e che lo vuole costruire. E noi dobbiamo essere gli organizzatori di questa bontà e questo avviene nel cuore della Chiesa, questo avviene nel cuore di Pompei. Il Papa ieri ci ha detto delle espressioni che mi commuovono ancora: “Lascio qui il mio cuore”, tre volte l’ha detto.

     D. - E’ tempo che il bene torni a riemergere in Campania?

     
    R. - Il bene non è mai stato assente in Campania, ma lei sa che a volte i giornalisti inventano le notizie perché vogliono creare il "prurito" negli occhi e nelle orecchie delle persone che leggono e che ascoltano, per fare notizia, per vendere i loro giornali. Facciamo attenzione che non diventi anche questo un degrado ed una degenerazione della democrazia. In fondo, lo Stato è quello che noi vogliamo che sia e per fare questo dobbiamo ascoltare i buoni, e dare a loro la possibilità di esprimersi, di fare opinione pubblica. Allora credo che i giornali, i settimanali, le radio, le televisioni, devono smetterla di interessarsi di tante sciocchezze, di tante superficialità, per ritornare ai valori veri, a quelli dei Comandamenti, delle Beatitudini, soprattutto a quelli dell’amore e della solidarietà tra noi.

     
    D. - E’ giusto, eccellenza, che il bene si coalizzi da un angolo all’altro del mondo, da una regione all’altra dell’Italia?

     
    R. - Ma che cos’è la Chiesa, come comunità, se non un’immensa coalizione di amore che noi ogni giorno cerchiamo di organizzare così da combattere, quotidianamente, la battaglia contro il male, contro tutte le morti, spirituali e fisiche, contro tutte le ingiustizie? Abbiamo bisogno di cambiare tante cose. Ma come si fa a costruire una pace se non c’è la giustizia? Anzi, se vige l’ingiustizia, la sperequazione? Allora dobbiamo tornare a sentirci e a predicare, a vivere, a soffrire, per poterci sentire tutti fratelli e sorelle, figli di Dio. Allora avremo, nell’amore reciproco, il risultato della pace.

    inizio pagina

    Al Sinodo in Vaticano, giornata dedicata alle Proposizioni finali. L'inculturazione della Bibbia in Africa nelle parole di mons. Antonio Menegazzo, vescovo in Sudan

    ◊   Ultima settimana di lavori per il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, in corso in Vaticano. Oggi è in programma l’unificazione delle Proposizioni finali da parte del relatore generale, del segretario speciale e dei "circoli minori". L’elenco unico delle Proposizioni sarà poi emendato e votato nelle prossime Congregazioni generali. Intanto, tra i temi più ricorrenti del Sinodo, c’è quello dell’inculturazione della Bibbia in Africa. Ma quali problematiche presenta questa operazione? Isabella Piro lo ha chiesto ad uno dei Padri sinodali, mons. Antonio Menegazzo, vescovo di Mesarfelta, in Sudan:

    R. - La problematica maggiore è la questione della guerra civile tra nord e sud del Paese, che è durata per ventuno anni: abbiamo avuto molti profughi che hanno dovuto lasciare il proprio villaggio, la propria Chiesa, la propria casa per rifugiarsi nel nord. E nel nord, si sono raggruppati in centri per poter lavorare, soprattutto nell’agricoltura, quindi in zone molto lontane dalla Chiesa principale, dove si trovano i sacerdoti. E data anche l’insicurezza in cui ci troviamo, soprattutto nel Darfur, i sacerdoti non possono contattare facilmente questi gruppi di cristiani che si trovano lontani dalla Chiesa madre. E' difficile quindi portare loro la Bibbia, in particolare spiegarla, perché non sono all’altezza di capirla bene ed avrebbero sempre bisogno della presenza del sacerdote che spieghi loro la Parola di Dio.

     
    D. - Come far convivere la Parola di Dio con la natura della cultura locale, senza sradicarla?

     
    R. - Questo è un altro grande problema. Molti, in questi ultimi anni, sono diventati cristiani, hanno chiesto il Battesimo ed hanno avuto nove, dieci mesi di preparazione a questo Sacramento. Io penso che nove, dieci mesi di preparazione non siano sufficienti a cambiare la mentalità, a lasciare che il Vangelo entri nel cuore dell’uomo e lo cambi. Dunque, abbiamo la difficoltà di cristiani che quando ricevono il Battesimo in molti restano ancora attaccati alle loro tradizioni.

     
    D. - C’è poi il problema della preparazione dei catechisti…

     
    R. - Noi abbiamo in ogni diocesi un centro pastorale catechistico, ma anche in questo caso abbiamo la difficoltà della lingua, dell’istruzione del catechista. Tante volte i nostri catechisti hanno frequentato forse le scuole elementari e non di più e quindi, naturalmente, sanno solo la loro lingua, non conoscono l’arabo e l’inglese che sono le due lingue più parlate nel posto. È molto difficile prepararli perché possano trasmettere veramente l’insegnamento della Chiesa ai catecumeni.

     
    D. - Lei cosa si augura che questo Sinodo possa fare di più per l’Africa?

     
    R. - Che veramente questo Sinodo convinca, prima di tutto la Chiesa, e poi anche le organizzazioni che hanno mezzi finanziari, a tradurre la Bibbia nelle varie lingue locali. Sono moltissime, in Sudan, le lingue locali tribali e la maggioranza della popolazione non ha la possibilità di leggere la Bibbia perché non conosce l’arabo, non sa l’inglese, e quindi non può venire neanche a conoscenza della Bibbia.

     
    D. - Guardiamo per un attimo al 2009, al Sinodo dei Vescovi d’Africa: il Sinodo attuale può essere un “trampolino di lancio” per quello dell’anno prossimo?

     
    R. - Io penso di sì, perché naturalmente la Parola di Dio è essenziale, appunto, per la vita cristiana. E quindi anche per l’Africa: se manca la Parola di Dio, naturalmente manca la vera vita cristiana. Io perciò penso che l'attuale Sinodo sia un passo verso il Sinodo africano dell’anno prossimo, una preparazione profonda, perché il Sinodo dell’anno prossimo sia davvero efficace e giunga davvero al punto essenziale della conversione dell’Africa: ovvero, entrare nella mentalità del Vangelo, lasciarsi guidare dal Vangelo, essere presi dal Vangelo per poter vivere la propria vita cristiana come discepoli di Cristo.

    inizio pagina

    L’importanza della presenza al Sinodo dei Vescovi del Patriarca ecumenico, Bartolomeo I, secondo mons. Brian Farrell. "Migliorato il clima con il Patriarcato russo"

    ◊   Un'espressione di "profonda gioia spirituale e di una esperienza viva della nostra comunione". Con queste parole, Benedetto XVI ha voluto ringraziare spontaneamente, sabato scorso, il Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I, subito dopo il suo intervento nell'Aula del Sinodo. Un intervento storico, che per la prima volta ha visto un Patriarca ecumenico rivolgersi a un'assemblea sinodale di vescovi cattolici. L'importanza di questo avvenimento viene sottolineata da mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per l'Unità dei cristiani, nell'intervista alla collega della redazione inglese della nostra emittente, Philippa Hitchen:
     
    R. - Innanzitutto, devo ricordare che per l’Ortodossia il governo di tutti i vescovi in comune con il loro capo è molto importante: pertanto, il Patriarca ha visto come un segno di particolare significato ecclesiale l’invito del Santo Padre a venire a parlare al Sinodo dei Vescovi. Ha apprezzato molto questo gesto. E' un momento storico perché è la prima volta che un Patriarca ecumenico si dirige ai vescovi in Sinodo, nella Chiesa cattolica.

     
    D. - Ha ancora più significato perché il Patriarca Bartolomeo I, la settimana scorsa, ha presieduto un incontro con tutti i capi delle Chiese ortodosse nel mondo: un evento molto importante, che ha visto anche la presenza del Patriarca di Mosca, Alessio II...

     
    R. - Penso che, essendo arrivato proprio il giorno seguente a Roma, è come se avesse portato con lui tutta la forza di quella Comunione che hanno le Chiese ortodosse.

     
    D. - Una speranza in più per il tanto desiderato incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca…

     
    R. - Penso che tutte le indicazioni vadano in questa direzione. Che ci sia, un giorno, un incontro lo speriamo tutti. Come sarà, quando sarà e dove sarà, questo è ancora da definire. Ma, malgrado le difficoltà tra noi e il Patriarcato della Chiesa ortodossa russa, il clima è cambiato: da qualche tempo è migliorato, non tutte le difficoltà sono state superate, ma ogni incontro è un passo in avanti. Il Signore saprà quando l’incontro - che sarebbe il simbolo di una pacificazione più completa - ci sarà.

    inizio pagina

    Crisi finanziaria mondiale: se ne parlerà in Vaticano giovedì prossimo, in vista della Conferenza di Doha

    ◊   In vista della Conferenza delle Nazioni Unite a Doha, nel Qatar, dal 29 novembre al 2 dicembre, sul finanziamento allo sviluppo, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha convocato in Vaticano un gruppo di esperti mondiali per una giornata di studio, giovedì prossimo 23 ottobre, con lo scopo di approfondire l’argomento che per il dicastero è di grande interesse, avendo esso tra i suoi compiti principali, quello di “stimolare la comunità dei cattolici a promuovere lo sviluppo delle regioni bisognose e la giustizia sociale tra le nazioni”. Durante la prima parte dell’incontro, al mattino, si esamineranno le ricadute dell’attuale grave crisi economico-finanziaria mondiale sul processo di sviluppo e sulle decisioni che in proposito saranno prese dalla comunità internazionale a Doha. Durante la seconda parte, nel pomeriggio, l’attenzione si concentrerà sullo studio di possibili innovazioni e miglioramenti della leva fiscale per aumentare le risorse finanziarie nazionali e internazionali da dedicare allo sviluppo. Alla giornata di studio, che sarà coordinata nella sede del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace da Oscar de Rojas, direttore dell’Ufficio per il finanziamento allo sviluppo del Dipartimento Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite, parteciperanno una decina di specialisti in materia, di vari Paesi del mondo. La Conferenza internazionale di Doha, capitale del Qatar, sul finanziamento allo sviluppo è stata decisa dall’Assemblea generale dell’ONU il 19 dicembre del 2007 per il riesame del “Monterrey Consensus”, documento finale della Conferenza internazionale del 2002, che ha unito Nord e Sud sui principi fondamentali dello sviluppo in settori quali la mobilitazione delle risorse nei Paesi poveri, il commercio, gli aiuti, gli investimenti esteri, il debito e la finanza internazionale. Secondo le intenzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a Doha si dovranno esaminare i progressi compiuti dopo Monterrey, riaffermarne gli obiettivi e gli impegni presi, condividere iniziative e lezioni apprese in proposito. La Conferenza dovrebbe anche identificare gli ostacoli e i vincoli che si sono incontrati, le azioni intraprese per superarli, oltre ad individuare importanti misure per dare ulteriore attuazione al “Monterrey consensus”, insieme alle nuove sfide e problematiche emergenti da affrontare in relazione all’attuale profonda crisi economica. (A cura di Paolo Scappucci)

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo "Una preghiera per il Sinodo".

    L'uomo al centro della politica: nell'informazione internazionale, l'intervento della Santa Sede al dibattito generale della 63 sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

    In rilievo l'economia: la Casa Bianca si dice d'accordo sulla ridefinizione delle regole della finanza ma, nello stesso tempo, chiede che siano preservate le fondamenta del capitalismo.

    In cultura, uno stralcio dal secondo capitolo del libro di Massimo Franco "Andreotti. La vita di un uomo politico, la storia di un'epoca", presentato venerdì prossimo a Roma.

    Un articolo di Carlo Bellieni dal titolo "I bambini scoprono il mondo ancora prima di nascere": i recenti studi sulla sensibilità del feto umano.

    Monsignor Inos Biffi sulla Scrittura come esperienza di Cristo nell'insegnamento di sant'Ambrogio.

    Marcello Filotei recensisce gli "Studi per l'intonazione del mare" di Salvatore Sciarrino, partitura eseguita al teatro Palladium di Roma.

    Da Cenerentola a Eve, come cambiano le donne Disney: Andrea Piersanti sul film d'animazione "Wall-E".

    Pierluigi Natalia sulla prima edizione del "Grinzane for Africa" (il premio letterario verrà assegnato questa settimana ad Addis Abeba).

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Si è spenta all’età di 99 anni Suor Emmanuelle, religiosa belga divenuta un angelo dei poveri per i diseredati del Cairo e delle zone povere del mondo

    ◊   Una vita spesa a servizio dei poveri e degli emarginati del Cairo è stata quella di Suor Emmanuelle, morta la notte scorsa in una casa di riposo nel sud della Francia all’età di 99 anni. Una donna schietta, che si è spesa sempre per i diseredati della terra. Molto nota nel mondo del volontariato, Madaleine Cinquin, conosciuta appunto come Suor Emmanuelle, nasce a Bruxelles nel 1908 e nel ’31 prende i voti nella Congregazione Nostra Signora di Sion. Quindi, parte per insegnare in diverse missioni del Mediterraneo. Si trasferisce al Cairo, dove per 20 anni dedica la vita a costruire asili, scuole e ricoveri nelle bidonville. A 85 anni si ritira nel sud della Francia. L’Associazione che porta il suo nome oggi continua la sua opera aiutando i bambini poveri in tutto il mondo: dall’Egitto al Sudan, dalle Filippine all’India. Tristezza ma anche speranza sono i sentimenti delle persone che l’hanno conosciuta al Cairo come ci racconta, al microfono di Debora Donnini, padre Luciano Verdoscia, missionario Comboniano che sta operando negli stessi quartieri dove è vissuta suor Emmanuelle:

    R. - La reazione delle persone che l’hanno conosciuta è certamente una reazione di dolore, di sofferenza, ma anche, naturalmente, nutrita da una grande speranza, perché sanno che Suor Emmanuelle viene considerata come una santa donna. Una donna che ha saputo entrare nella realtà dei più poveri, vivere con loro, soffrire con loro e sperare per loro.

     
    D. - Quale è stata l’opera di Suor Emmanuelle a Il Cairo, in questi quartieri?

     
    R. - Suor Emmanuelle ha cominciato a lavorare in questi quartieri molto poveri, cercando di creare delle strutture fondamentali per poter dare dignità a gente che viveva in vere e proprie discariche. Allora ha cominciato a fondare delle strutture - una scuola, un piccolo dispensario, ecc. - e poi, man mano che l’opera è diventata più importante e grande, l'ha lasciata in mano ad una Congregazione di suore ortodosse, le Figlie di Maria.

     
    Gratitudine infinita per la "testimonianza di amore" di suor Emmanuelle, "interamente consacrata a Dio e agli altri", è stata espressa in un comunicato stampa dal cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi. "Una donna di cuore e di azione", scrive l'arcivescovo, "ci mancherà". I funerali della religiosa avranno luogo nel più stretto riserbo, conformemente alla sua volontà, fa sapere intanto l’ASMAE, l’Associazione di suor Emmanuelle. Prossimamente, a Parigi, sarà celebrata una Messa in sua memoria. In un’intervista rilasciata dalla stessa suor Emmanuelle alla nostra emittente, sentiamo come la religiosa affrontava l’idea della morte:

    "Penso che, quando siamo sicuri che ci sia un grande amore che ci circonda, quando siamo sicuri che Dio ci attende nel suo amore, ciò dia all’idea morte tutto un altro significato: so che vado verso un grande amore, dunque questo mi aiuta enormemente, perché finalmente non ho paura della morte. La morte è bella, non mi fa paura. Ma confesso che ciò di cui ho paura è l’agonia: non so come sarà la mia morte, ma è l’agonia a farmi timore. Questo però non importa, sono pronta. Ho sempre pregato la Santa Vergine recitando il Rosario un migliaio di volte, dicendole: 'Prega per noi poveri peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte'. Dunque, sono sicura che Lei sarà con me, nel momento della mia morte".

    inizio pagina

    Assassinata a Kabul una operatrice umanitaria britannica. I taleban: l’abbiamo uccisa perché predicava il cristianesimo in Afghanistan. Intervista con Simona Lanzoni

    ◊   Ancora drammi in Afghanistan. Almeno cinque bambini e due soldati tedeschi del contingente internazionale sono stati uccisi inun attentato. Assassinata anche un’operatrice umanitaria di una ONG cristiana. Nel caso dei bambini, un attentatore suicida ha colpito una colonna di mezzi militari tedeschi dell'ISAF a Kunduz; nel caso della donna, la vittima è stata uccisa con colpi di arma da fuoco a Kabul. Il servizio di Fausta Speranza:

    I taleban hanno rivendicato l'assassinio della donna che lavorava per l'ONG "Serve Afghanistan", affermando che ''predicava il cristianesimo in Afghanistan''. L’ONG, che è di ispirazione cristiana, ha base in Gran Bretagna ed è specializzata nell'aiuto ai malati. L’Ambasciata britannica ha confermato che si tratta di una cittadina del Regno Unito, pare che avesse doppia nazionalità perché era anche sudafricana. C’è da dire che a Kabul sono rari, ma in Afghanistan negli ultimi mesi sono aumentati gli attentati dei taleban contro i cooperanti umanitari stranieri, e non solo nel sud, dove i taleban sono più forti. Secondo un rapporto dell'Ufficio afghano per la sicurezza delle ONG (ANSO), nel 2008 sono stati uccisi finora 28 operatori umanitari, cinque dei quali stranieri, e 27 sono stati rapiti.

    La rivendicazione dell’uccisione di oggi che sottolinea la volontà di colpire una persona di fede cristiana non può non far venire drammaticamente alla mente la persecuzione in atto in Iraq e i gravissimi episodi in India. Ma si può parlare dell’inizio di un’offensiva contro i cristiani anche in Afghanistan? Giancarlo La Vella ha raccolto l’opinione di Simona Lanzoni, dell’organizzazione non governativa "Pangea" che opera nel Paese:

    R. - Secondo me, non rientra in una vera e propria strategia contro i cristiani. Attualmente, non è l’obiettivo dei taleban. Ricordiamoci anche che in questo preciso momento i taleban sono chiamati dalle istituzioni, quindi dal governo Karzai, a contrattare per entrare all’interno del governo. Quindi, l’obiettivo è destabilizzare il governo Karzai e mandare via le truppe NATO, le truppe ISAF e le truppe americane, che fanno parte ancora della campagna “Enduring Freedom”, dall’Afghanistan. Ad oggi, sicuramente, c’è un accanimento maggiore verso i cooperanti espatriati, quindi gli stranieri, ma non verso i cristiani in quanto tali.

     
    D. - Ci può essere, secondo te, l'obiettivo di combattere valori ritenuti in contrasto con la dottrina fondamentalista?

     
    R. - Non credo ci sia assolutamente un accanimento verso chi porta valori di servizio all’interno della comunità. Voglio solo ricordare che questa organizzazione, della quale faceva parte la ragazza uccisa, lavora con i portatori di handicap. Noi abbiamo avuto, come fondazione Pangea, dei contatti con loro proprio perché delle donne che erano nostre beneficiarie avevano degli handicap o loro stesse o i loro i figli. Quindi, facilitavamo l’avvicinamento ai servizi pro-handicap di queste organizzazioni.

     
    D. - Secondo te, perchè queste parole così precise:“Abbiamo ucciso questa donna perché promuoveva il cristianesimo all’interno dell’Afghanistan”?

     
    R. - In realtà, non c’è dato di sapere se questa donna agiva per fare proselitismo, quindi ragioniamo per ipotesi. Voglio ricordare, però, che stiamo operando in effetti all’interno di un Paese islamico. E voglio ricordare che circa due anni fa era stata indetta una manifestazione da una grossa organizzazione sudcoreana - intenzionata a fare una marcia cristiana per la pace all’interno di Kabul. Quello che è accaduto è che tutti i sudcoreani di questa organizzazione sono stati presi, portati sull’aereo e mandati a casa. Era stata vista come una provocazione in un momento talmente delicato, anche politicamente, che proprio non poteva essere considerata un’azione possibile in questo Paese.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    India: nuovo appello dei vescovi per la giustizia in Orissa, mentre sul terreno proseguono le violenze contro i cristiani

    ◊   Non c’è pace per i cristiani dello stato indiano dell’Orissa, dove proseguono le violenze perpetrare dai gruppi radicali indù. Gli estremisti sono di nuovo entrati in azione la notte scorsa nel distretto di Kandhamal. Un’ aggressione brutale che è stata raccontato da padre Manoj Digal, responsabile per il settore rurale al Centro sociale della dicoesi di Cuttack-Bhubaneshwar, raggiunto da AsiaNews: “varie case di cristiani sono state bruciate nella zona di Ratingia e Kurmingia. Le poche case che erano scampate ai raid di agosto sono state tutte rase al suolo”. Ma secondo padre Manoj le prepotenze non hanno mai avuto fine: “ogni notte, sfidando il coprifuoco che vige dalle 10 di sera alle 5 di mattina, gruppi estremisti indù si aggirano fra i villaggi di queste zone remote e con l’aiuto di torce elettriche, portano ovunque la distruzione”. Dalla testimonianza del sacerdote emerge una ferocia che adesso non risparmia nemmeno gli animali d’allevamento. Galline, capre, bufali e buoi vengono rubati. In diversi villaggi, dopo aver distrutto le case dei cristiani, gli estremisti uccidono le capre e le galline e fanno festa in mezzo alle rovine del villaggio cristiano. Il saccheggio e la distruzione degli allevamenti rende sempre più improbabile il ritorno dei cristiani nelle loro terre. “Almeno 12 mila cristiani – dice p. Manoj - hanno abbandonato i campi profughi approntati dal governo e sono migrati negli Stati vicini, dove dovranno ricominciare una nuova vita, senza avere nulla, nemmeno un documento di identità. È una tragedia umana gigantesca, una gravissima violazione dei diritti umani”. Razzie simili sono avvenute anche nell’ospedale dei Missionari della carità (l’Ordine di Madre Teresa) a Srasananda. Nei giorni scorsi, Oscar Lete, il superiore della casa, è riuscito a visitare il villaggio e i resti dell’ospedale. “Questa volta – racconta ad AsiaNews - gli estremisti hanno distrutto davvero tutto: perfino i materassi, i cuscini, gli infissi delle finestre, le porte, tutto è stato distrutto. Gli animali d’allevamento sono stati rubati, come anche le nostre riserve di cibo. Tutto è divenuto una terra desolata e spoglia”. Davanti a queste devastazioni il governo dell’Orissa continua  però a garantire che la situazione sta ormai normalizzandosi. Una posizione che non convince più nessuno, tanto meno i vescovi dell’Orissa che in una dichiarazione congiunta pubblicata oggi, affermano invece che “dopo 54 giorni di attacchi ai cristiani di Kandhamal, la situazione del distretto e in altre parti dell’Orissa è ancora tesa e senza sicurezza”. “I cristiani hanno paura a tornare nei loro villaggi – sottolineano i presuli -, minacce di morte costringono molti a fuggire nella foresta, o a vivere in situazioni disumane nei campi di rifugio statali. I cristiani di Kandhamal hanno perso ogni fiducia verso le autorità e sentono che i loro diritti fondamentali sono stati annientati da questo governo eletto in modo costituzionale”. I vescovi chidono quindi l’urgente apertura di inchieste sull’assassinio dello Swami ( che ha causato l’inizio delle violenze), sulle le uccisioni di 60 cristiani, sugli stupri e sulle distruzioni e esigono una “giusta e adeguata ricompensa” a persone e istituzioni che sono state colpite. I presuli infine chiedono che “la polizia sia incaricata di agire in conformità con la legge, con giustizia e senza pregiudizi”. Nei giorni scorsi il primo ministro Manmohan Singh ha cercato di dare una risposta a queste istanze, nell’incontro con i rappresentanti del Consiglio mondiale delle Chiese. Ad essi egli ha promesso che il governo si preoccuperà di ricostruire le chiese distrutte e ha deciso che preso sarà inviata una commissione per approntare un piano di ricostruzioni. Prima però dovranno essere superate le resistenze dei gruppi radicali indù che hanno già promesso che “Nemmeno una chiesa” sarà ricostruita in Orissa. (M.G.)

    inizio pagina

    Filippine: proseguono gli attacchi nel Mindanao. Sacerdote cattolico sfugge ad attentato dei miliziani islamici

    ◊   Non c’è pace per il clero cattolico filippino nella turbolenta regione del Mindanao. I Fondamentalisti islamici del gruppo Abu Sayyaf hanno condotto l’ennesimo attentato ai danni di un sacerdote nell’isola di Basilian. Secondo quanto affermato al quotidiano "Avvenire" dal vescovo della diocesi mons. Jumoan, padre Felibon Libot, religioso clarettiano, si stava recando, scortato da alcuni paramilitari, a celebrare messa nel villaggio di Tumahubong, quando il convoglio è stato attaccato da un gruppo di ribelli. La reazione della scorta e l’intervento dei marines di Manila hanno evitato il peggio: un solo componete della scorta è rimasto ferito. L’esercito non ha dubbi sulla firma dell’attacco e ieri sera la caccia ai miliziani di Abu Sayyaf era ancora in corso. Malgrado l’instabile situazione sul terreno in molte aree dell’isola l’attività pastorale non ha mai conosciuto sospensioni grazie alla dedizione del clero locale. Impegno confermato anche dal sovrintendente capo della polizia locale, secondo cui il sacerdote era cosciente dei rischi che avrebbe corso recandosi in quel villaggio per celebrare la messa. A Basilan, lo scorso 15 settembre, sono state rapite due volontarie spagnole: Esperancita Hupita, 42 anni, responsabile sul campo delle attività della Nagdilaab Foundation – associazione che si occupa di programmi umanitari a favore della popolazione locale martoriate dalla guerra – e Millet Mendoza, che collabora che l’Ong Tabang Mindanaw. A più di un mese di distanza dal sequestro si attendono ancora notizie certe sulla loro sorte, mentre le ricerche avviate dalla polizia non hanno ancora dato gli esiti sperati. Dal canto suo l’arcivescovo di Basilan ribadisce “il sostegno alla polizia e all’esercito”, impegnati a “difesa della legalità” in una provincia teatro di “attacchi delle milizie armate e dei ribelli islamici”. Mons. Martin Jumoad sottolinea che la presenza delle forze dell’ordine contribuisce a “prevenire i sequestri dei religiosi e gli attacchi contro la popolazione civile”. (M.G.)

    inizio pagina

    Gli effetti della guerra sul sistema scolastico iracheno. Conferenza internazionale dell’UNESCO per garantire il diritto all’istruzione

    ◊   “Il diritto all’istruzione nei Paesi in stato di crisi: non mettiamo a rischio il futuro dell’Iraq”, è titolo della conferenza internazionale promossa dall’UNESCO e dedicata al drammatico stato del sistema dell’istruzione in Iraq. La tre giorni (30 ottobre - 1° novembre), che si terrà a Parigi, è organizzata dall’ufficio UNESCO in Iraq, in collaborazione con l’ufficio dell’inviato speciale UNESCO per l’istruzione di base e l’insegnamento superiore, Nasser Al Missned, e riunirà circa 150 partecipanti fra educatori e studenti, docenti e rettori di università irachene, rappresentanti di organizzazioni internazionali e di ONG, esperti in diritto internazionale e diritti dell’uomo. “La situazione del Paese penalizza gravemente le istituzioni educative – si legge in una nota dell’UNESCO ripresa dal Sir –. La guerra del 2003 e le violenze che ne sono seguite hanno limitato enormemente l’accesso all’istruzione: il 22% dei bambini iracheni non va a scuola (soprattutto bambine) e la qualità stessa dell’istruzione si è notevolmente abbassata poiché molti insegnanti, stanchi di minacce e aggressioni, lasciano il Paese”. Dal 2003 sono stati assassinati più di 250 educatori e molti altri sono scomparsi. (M.G.)

    inizio pagina

    Sudan: il martoriato Darfur alle prese con la crisi dei profughi

    ◊   Si aggrava l’emergenza profughi in Darfur. Il conflitto nella turbolenta regione occidentale sudanese nelle ultime settimane ha infatti provocato altri 24 mila sfollati. L’allarme è stato lanciato sabato scorso da Gregory Alex, direttore dell’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA). L’esponente dell’ONU, in un incontro con la stampa nel Darfur settentrionale, ha spiegato che la nuova impennata di combattimenti di fine settembre ha indotto la popolazione civile alla fuga. Alex ha inoltre denunciato l’impossibilità di accedere alle zone colpite dal conflitto da parte delle organizzazioni umanitarie. Molti profughi sono dunque bloccati in zone inospitali senza alcuna protezione e soccorso. L’annoso conflitto in Darfur, tra le truppe di Khartoum e i ribelli del JEM, rappresenta una delle maggiori emergenze umanitarie in atto nel mondo, con oltre 2 milioni e mezzo di profughi. Secondo quanto riferisce l’Osservatore Romano, nessuno è riuscito finora ad arginare le violenze , che si protraggono dal 2003, neppure il dispiegamento della missione congiunta dell’ONU e dell’Unione Africana. (M.G.)

    inizio pagina

    Timor Est dice “no” all’aborto e propone un “Concordato” con la Chiesa cattolica

    ◊   La Chiesa timorese ha espresso soddisfazione e apprezzamento per la recente bozza del Codice Penale nazionale, diffusa dal governo di Timor Est, che si appresta ad essere approvata in via definitiva entro un mese e mezzo. Il Codice vieta l’aborto, tranne che in casi estremi e in particolari circostanze in cui è in gioco la salute della madre, accogliendo in pieno la visione cristiana sulla delicata questione della difesa della vita. L’aborto è equiparato a un omicidio e punito come reato penale. Secondo il premier Xanana Gusmao, con il nuovo Codice si compie un “passo avanti importante per la democrazia nella società timorese”, che ha dovuto ricostruire ex novo il suo sistema giudiziario, educativo, amministrativo all’indomani dell’indipendenza, negli anni di amministrazione transitoria dell’Onu. Il nuovo Codice Penale, elaborato grazie al contributo di esperti locali e di giuristi di livello internazionale - riferisce l'agenzia Fides - sostituirà il Codice Penale indonesiano, in vigore a Timor dai tempi dell’occupazione, nel 1975. Il Presidente di Timor Est, Josè Ramos Horta, ha inoltre annunciato che chiederà alla Santa Sede di stipulare un “Concordato”, sul modello di quello esistente in Italia, per dare alla religione cattolica, professata dal 97% della popolazione, un adeguato ruolo e riconoscimento pubblico, all’interno dell’amministrazione, delle scuole, dell’intera società. La Chiesa cattolica di Timor, che sta negoziando sulla proposta, ne beneficerebbe soprattutto per le proprietà ecclesiastiche e l’istruzione cattolica, che sarebbe pienamente riconosciuta e incentivata dallo Stato. La legislazione sull’aborto e la proposta di un Accordo Chiesa-Stato hanno suscitato vasto apprezzamento nella comunità cattolica e nell’opinione pubblica della più giovane repubblica asiatica. (R.P.)

    inizio pagina

    USA: i vescovi invitano a non “votare per un candidato che appoggia il male intrinseco dell’aborto"

    ◊   Due vescovi della Conferenza episcopale americana, mons. Kevin J. Farrell, vescovo di Dallas, e mons. Kevin W. Vann, vescovo di Fort Worth, hanno diffuso un comunicato congiunto nel quale sollecitano i cattolici a votare alle prossime elezioni, in accordo con le loro convinzioni fondamentali, per difendere la vita, la famiglia ed il matrimonio naturale tra un uomo ed una donna. In proposito - riferisce l'agenzia Fides - i Vescovi ricordano il documento pubblicato dalla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti d’America nel mese di novembre dello scorso anno, nel quale venivano indicati alcuni modelli morali chiari per aiutare i fedeli nella formazione appropriata della coscienza rispetto a molte questioni attuali, offrendo un riassunto dei punti chiave. Viene chiarito ad esempio che esistono alcuni mali chiamati “mali intrinseci”, che “mai possono, in nessuna circostanza né condizione, essere giustificati moralmente”. Tra questi, l’aborto, la promozione di unioni dello stesso sesso, la repressione della libertà religiosa, le politiche pubbliche in favore dell’eutanasia, la discriminazione razziale o la ricerca distruttiva sulle cellule staminali embrionali umane. In particolare, l’aborto e l’eutanasia si sono trasformate nel Paese in minacce costanti alla dignità umana. Come denunciano i Vescovi, “ogni anno nella nostra Nazione più di un milione di vite si perdono a causa dell’aborto legalizzato. Una quantità innumerevole di vite si perdono anche per le ricerche sulle cellule staminali embrionali”. Per cui, nei prossimi mesi in cui si dovrà scegliere di nuovo i leader della Nazione, ci è data “l’opportunità di promuovere la cultura della vita nel nostro Paese. Come cattolici - esortano - siamo moralmente obbligati a pregare, agire, e votare per abolire il male dell’aborto in America, limitandolo fino a che possiamo e contando sulla sua totale eliminazione”. Oltre al grande problema dell’aborto, vi sono altri numerosi temi che preoccupano anche i cattolici, quali la riforma dell’immigrazione, l’assistenza medica, l’economia e la sua solvenza, l’attenzione e la preoccupazione per i poveri, la guerra contro il terrore. Ma i due presuli chiariscono che: “votare per un candidato che appoggia il male intrinseco dell’aborto o i ‘diritti all’aborto’ quando c’è un’alternativa moralmente accettabile, sarebbe cooperare al male e, pertanto, moralmente inaccettabile”. (R.P.)

    inizio pagina

    La Chiesa del Messico: "no" alla legalizzazione della marijuana proposta nel parlamento del Distretto federale

    ◊   “La chiesa cattolica della Città di Messico esige dai legislatori del Distretto federale capacità di riflessione e cura molto attenta nei confronti di problemi umani gravi come la tossicodipendenza”. Così si legge nella nota editoriale del settimanale “Dalla fede”, organo ufficiale dell’arcidiocesi della capitale messicana guidata dal cardinale Norberto Rivera, che ieri ha criticato come “inopportuna e insensata” la proposta di un parlamentare del Prd che ha consegnato un progetto di legge per legalizzare le cosiddette “droghe leggere”, in particolare della marijuana. La proposta, tra l’altro, durante in giorni scorsi era stata fortemente critica da più parti. Secondo la nota editoriale, come “oramai lo dimostrano molte esperienze in altri Paesi, aprire le porte alle droghe leggere significa in definitiva spianare la strada agli stupefacenti” e ciò al buon senso delle persone appare come “un’azione legislativa stolta”. “Ci domandiamo - prosegue la nota - com’è possibile che un nostro legislatore proponga di legalizzare il consumo di strumenti di morte? Come è possibile giustificare una tale idea pensando che sia il modo migliore di combattere il narcotraffico e la corruzione?”. Secondo l’editoriale il coro di protesta e rifiuto che si è alzato in diversi settori, inclusi alcuni colleghi di partito del deputato Víctor Hugo Dirigo, autore del progetto di legge, “deve essere una vera lezione per coloro che hanno la responsabilità di proporre e cercare soluzioni ai problemi e che, ovviamente, non possono agire con superficialità con delle idee che acuiscono le difficoltà”. Per la rivista “Dalla fede”, le false soluzioni apparentemente “chiudono una falla”, ma in realtà presto “ne apriranno altre ancora più pericolose”. “Il problema della droga - conclude la nota editoriale - è molto più grave e complesso di quanto si può pensare e credere. Certamente non si affronta con leggerezza e irresponsabilità”. Il consumo di droga tra gli adolescenti messicani è un fenomeno in aumento vertiginoso e non pochi e gravissimi fatti di violenza degli ultimi mesi, ragion per cui sono scesi in piazza in 70 città oltre 500mila cittadini, sono da collegare alle vecchie e nuove tossicodipendenze che, spesso, per non dire sempre, sono alimentate dai narcotrafficanti con lo scopo di ingrandire i loro mercati e profitti. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Zambia: migliaia di ragazzi dell’Infanzia missionaria al Santuario mariano di Lusaka

    ◊   Migliaia di ragazzi accompagnati da oltre 230 animatori provenienti dalle 36 parrocchie dell’Arcidiocesi di Lusaka, si sono riuniti sabato scorso presso il Santuario mariano di Lusaka per partecipare ad una Celebrazione Eucaristica presieduta dal vicario generale dell’arcidiocesi, padre Oliver Mukunta. Secondo le informazioni inviate all’Agenzia Fides dal Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Zambia, padre Bernard Makadani Zulu, il tema della celebrazione è stato: “Evangelizzare attraverso i bambini per costruire e camminare insieme nella luce di Cristo”. Erano presenti all’incontro anche alcuni ragazzi disabili ospiti della "Lusaka Cheshire Home". Durante la celebrazione e le riflessioni preparate per l’incontro, è stata ripetutamente sottolineata la necessità per la Chiesa di intensificare la cura pastorale dei bambini e di aiutarli a comprendere che anch’essi sono missionari ed hanno il compito di annunciare la Buona Novella di Gesù Cristo fino ai confini della terra, facendo tutti i popoli discepoli di Gesù Cristo. La Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria è quindi un dono provvidenziale che abilita i bambini ad essere buoni discepoli di Gesù. Attraverso questo ministero, la Chiesa pone nel cuore dei bambini una speciale chiamata missionaria, ed aspetta da loro una risposta generosa. Il vicario generale dell’arcidiocesi di Lusaka ha sottolineato che la Chiesa è impegnata nella crescita e nello sviluppo dei bambini e ha ringraziato gli animatori - sacerdoti, suore e laici - per il loro enorme lavoro. Le potenzialità dei bambini richiedono di essere guidate e ciò deve essere fatto da chi è opportunamente preparato a questo scopo e intende assumere questo ruolo con responsabilità. Senza questo aiuto, i bambini non potranno mai diventare persone responsabili. Per l'occasione i bambini hanno fatto anche una colletta speciale per le necessità spirituali e materiali dei loro coetanei nel mondo. (R.P.)

    inizio pagina

    Cuba: inaugurata a L'Avana la nuova cattedrale del Patriarcato di Mosca

    ◊   Con la presenza del Metropolita Kiril di Smolensk e Kaliningrad, membro permanente del Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa russa, nonché rappresentante personale del Patriarca Alessio II, e del Presidente del Consiglio di Stato Raúl Castro, è stata inaugurata ieri a L’Avana, la cattedrale ortodossa, dedicata a Nostra Signora di Kazan. L’evento ha rappresentato il momento conclusivo della “Giornata della Russia a Cuba”. “Questo tempio - ha detto il Metropolita Kiril che è anche capo del dipartimento del Patriarcato di Mosca per le relazioni esterne - è un monumento all’amicizia russo-cubana e anche a tutti gli sforzi compiuti per preservare i nostri rapporti amichevoli nei difficili momenti della guerra fredda”. Kiril, che nel 2004 aveva preso parte alla cerimonia per la collocazione della prima pietra, ha ricordato anche il suo incontro con l’allora Presidente Fidel Castro. Alla nuova fase delle relazioni russo-cubane dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica nel 1991, che rappresentò un durissimo colpo per l’economia cubana, ha fatto riferimento l’ambasciatore di Mosca a L’Avana, Mikhail L. Kamynin il quale ha affermato che “i legami economici tra Russia e Cuba, dopo recente il prestito di 355 milioni di dollari, saranno rinforzati, estendendoli all’ambito spirituale e culturale e anche a tutte le nazioni latinoamericane”. Da parte sua, contattato dall'agenzia Efe, il Nunzio apostolico a Cuba, mons. Luigi Bonazzi, ha salutato con affetto l'inaugurazione della cattedrale, “poiché – ha detto - tutto ciò che favorisce il risveglio e la crescita della fede religiosa è importante e aiuta a portare la verità di Dio agli uomini. Siamo Chiese sorelle e il fatto che ciascuna possa avere i suoi mezzi adeguati alla missione, è certamente molto positivo". Il nuovo tempio e le sue strutture collegate, sotto la guida di Vladimir Kliuyel, dovrebbe occuparsi dell’assistenza religiosa e spirituale della piccola comunità ortodossa russa, sulla quale non esistono cifre ufficiali. Secondo alcune fonti, i russi ortodossi a Cuba sarebbero almeno 14mila, di cui 3mila all’Avana. A questa comunità andrebbero aggiunti alcune centinaia di ortodossi bielorussi e ucraini residenti a Cuba, in gran parte cooperanti ed esperti. Durante le celebrazioni di ieri pomeriggio, presso il palazzo del governo cubano, il Metropolita Kiril ha consegnato al Presidente Raúl Castro la medaglia del Patriarcato conosciuta come “Principe Danilo della buona fede” con un messaggio del Patriarca Alessio II e, al tempo stesso, ha annunciato che era stata consegnata la medaglia “Ordine, onore e gloria” a nome di tutta la chiesa ortodossa russa, all’ex Presidente Fidel Castro. L’evento, al quale la stampa e le televisioni cubane, hanno dato un grande risolto, si è concluso con un concerto offerto dal Coro del Monastero di Srétenskiy, di Mosca. (L.B.)

    inizio pagina

    Oltre 7 mila fedeli a Hong Kong per la Giornata missionaria mondiale

    ◊   “Siate il sale e la luce del mondo, strumento della pace”: questa l’esortazione di mons. John Tong, coadiutore della diocesi di Hong Kong, durante il solenne conferimento del Mandato missionario per la Giornata Missionaria Mondiale, svoltosi nello stadio di Hong Kong. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), oltre 7 mila fedeli hanno partecipato alla celebrazione diocesana sul tema “Camminare insieme a Paolo”. All’apertura i bambini vestiti con i diversi abiti religiosi che rappresentavano gli Istituti missionari presenti ad Hong Kong, sono stati in prima fila, mano nella mano ai veri missionari adulti. Una “sfilata” questa, voluta fortemente dagli organizzatori, per mostrare che la fiamma dell’evangelizzazione continua a passare di generazione in generazione. Dopo di loro la grande schiera dei missionari portava la bandiera con la scritta “La fiamma continua ad essere trasmessa”, che è stata consegnata ai giovani che hanno partecipato alla GMG di Sydney, poi seguivano i fedeli di Hong Kong. Nella preghiera dei fedeli si è pregato in diverse lingue: in italiano, cambogiano, inglese, spagnolo, mandarino, cantonese e nelle lingue africane, per ricordare che la missione diocesana si estende fino a quelle terre. I religiosi e i fedeli hanno condiviso l’esperienza di fede e della missione dipingendo un quadro generale della missione evangelizzatrice di Hong Kong. (R.P.)

    inizio pagina

    Grande mobilitazione del Segretariato pellegrinaggi italiani per il 150.mo anniversario delle apparizioni di Lourdes

    ◊   Al via “Le Giornate di spiritualità e di preghiera” organizzate dal Segretariato Pellegrinaggi Italiani (SPI) in occasione del Giubileo del 150.mo anniversario delle apparizioni. Secondo quanto riferisce il Sir, il programma, che va da oggi al 24 ottobre, prevede il pellegrinaggio a Lourdes di più di 600 persone in rappresentanza delle associazioni che compongono lo SPI (tra cui Unitalsi, Oftal e Brevivet). A guidarle mons. Carlo Mazza, vescovo di Fidenza, che alle 18 di oggi presiederà nella basilica superiore dell’Immacolata Concezione, la solenne celebrazione eucaristica. È prevista anche una riflessione di padre Saverio Zampa, responsabile del Servizio giovani presso il Santuario di Lourdes, mentre mons. Decio Cipolloni, vicario generale della Prelatura della Santa Casa di Loreto, presiederà la celebrazione penitenziale il 21 ottobre. Il 23 sono poi previsti i lavori dell’Assemblea ordinaria SPI. Per don Luciano Mainini, segretario generale SPI, “ogni santuario ha le sue caratteristiche: è lì che la Madonna ha lasciato un messaggio speciale”.(M.G.)

    inizio pagina

    Simposio islamo-cristiano a Istanbul su “Ragione e fede nell’islam e nel cristianesimo”

    ◊   Inizierà venerdì prossimo a Yeşilköy, nei pressi di Istanbul, un Simposio islamo-cristiano sul tema: “Rapporto tra ragione e fede nell’Islam e nel Cristianesimo”, organizzato dai Frati cappuccini che lavorano in Turchia, con la collaborazione dei professori del Pisai e della facoltà teologica dell’università di Marmara (Istanbul). L’iniziativa è giunta al sesto anno e si è inserita autorevolmente tra le proposte di dialogo tra musulmani e cristiani, come hanno riconosciuto non solo i relatori, ma anche gli studenti musulmani che partecipano in buon numero, e i religosi/e che vivono in città, numerosi anche loro, insieme al vicario apostolico mons. Luis Pelâtre. Da parte musulmana saranno presenti cinque professori delle università di Istanbul e di Konya; da parte cattolica parteciperanno padre Maurice Borrmans, del Pisai di Roma, e la professoressa Ilaria Morali, della Pontificia Università Gregoriana. Sono previste due relazioni importanti: la prima, da parte musulmana, sul famoso discorso di Papa Benedetto XVI a Ratisbona; la seconda, da parte cattolica, sulla Lettera inviata circa un anno fa al Sommo Pontefice da 138 studiosi islamici. I lavori si concluderanno nella tarda serata di sabato 25 con l’annuncio del tema del prossimo anno, visto che è intenzione comune di continuare un incontro entrato, ormai, nel calendario universitario-religioso della città. (Da Istanbul: padre Egidio Picucci)

    inizio pagina

    San Paolo “parla” nella Basilica Ostiense. I fedeli delle parrocchie romane si mobilitano per l’ascolto delle Lettere dell’Apostolo

    ◊   Tutte le parrocchie della Diocesi di Roma sono state sensibilizzate per l’avvio di una delle principali iniziative culturali dell’Anno Paolino nella Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura che l’ha promosso. Manifesti con lo slogan “San Paolo parla” , affissi alle porte delle chiese e distribuiti fra le comunità ecclesiali, annunciano che lunedì 27 ottobre alle ore 20,30 è in programma il primo di cinque incontri sulle Lettere dell’Apostolo, con una esegesi della “Lettera ai Romani” guidata dall’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, e una verifica della sua attualità per i romani d’oggi con il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, e con il sindaco della città, Gianni Alemanno. Un confronto emblematico per il suo significato (San Paolo si era proclamato “cittadino romano”) che sarà introdotto dall’arciprete della Basilica, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, impegnato peraltro a stimolare l’interesse all’evento degli operatori dell’informazione con i quali si intratterrà giovedì 23. L’incontro sulla “Lettera ai Romani”, condotto dal giornalista vaticanista Piero Schiavazzi, vedrà la partecipazione dell’attore Vincenzo Bocciarelli che ne leggerà alcuni brani e del Coro Interuniversitario di Roma diretto dal maestro Massimo Palombella. Il secondo incontro della serie “San Paolo parla”, sempre nella Basilica Ostiense, è in programma lunedì 24 novembre: incentrato sulla prima Lettera ai Corinzi vedrà la partecipazione come esegeta del biblista mons. Rinaldo Fabris e come “testimoni” dei carismi – di cui San Paolo parla – alcuni esponenti dei movimenti e realtà ecclesiali: il prof. Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio, Kiko Arguello dei Neocatecumenali e Bruna Tomasi del Movimento dei Focolari. (A cura di Graziano Motta)

    inizio pagina

    Il premio italiano “Grinzane” fa tappa in Africa per celebrare la migliore produzione letteraria del continente

    ◊   L’Italia omaggia la letteratura africana con “Grinzane for Africa”. Il premio letterario piemontese si sposta per la prima volta per una seduta straordinaria ad Addis Abeba per gratificare i grandi scrittori contemporanei del continente. Questa prima edizione “africana”, che si terrà venerdì 24 ottobre, ha già i suoi vincitori: il keniano Ngugi wa Thiong’o e il nigeriano Ben Okri, oltre al giovane angolano 'Ondjaki', pseudonimo scelto dal poliedrico 31enne Ndalu de Almeida. Ad ogni modo, l’interesse del Grinzane per Africa non è nuovo: negli anni il premio ha sempre garantito all'Africa e alla sua letteratura un posto di rilievo: dai riconoscimenti conferiti a quelli che poi sono divenuti tre premi 'Nobel' del continente (John Maxwell Coetzee, Nadine Gordimer e Wole Soyinka) al convegno “Il deserto e dopo. La letteratura africana dall’oralità alla parola scritta”, organizzato lo scorso anno e che portò in Italia decine di scrittori provenienti da ogni angolo d'Africa per parlare di cultura e letteratura africane. Dando seguito a questo impegno, il premio piemontese si sposta per una seduta straordinaria in Africa, fatto senza precedenti per un premio letterario italiano , con l'intenzione di celebrare ogni anno scrittori africani affermati a livello mondiale e segnalare giovani autori che si stanno affacciando sulla scena internazionale. "Il convegno intende essere un momento di dialogo - sottolineano gli organizzatori alla Misna - tra il mondo africano e quello occidentale. Più che una ricognizione sulla produzione letteraria contemporanea, l’incontro si propone di offrire agli scrittori un’occasione per raccontare se stessi e il proprio mondo; un’occasione per scoprire che non esiste solo l’Africa delle capanne, delle foreste o della guerra, ma anche quella dei grattacieli, di internet e di straordinarie tradizioni culturali e di una letteratura ricchissima di temi e di stili". L’iniziativa, realizzata d’intesa con il Ministero degli Affari Esteri, la Regione Piemonte, la Commissione economica ONU per l'Africa (United Nations Economic Commission for Africa, Uneca) e l’Ambasciata d’Italia in Egitto, si inserisce nelle celebrazioni per il 50.mo anniversario della fondazione dell’UNECA. Il 23 ottobre, con la consegna del premio, è in programma anche un convegno dal titolo 'Il tempo dell'Africa. Il caleidoscopio della letteratura africana', sul rapporto tra il mondo della letteratura italiana e l’Africa, con la partecipazione di numerosi autori tra cui i tre vincitori del primo "Grinzane for Africa”, la scrittrice camerunense Werewere Liking, la ruandese Scholastique Mukasonga, e gli italiani Luca Doninelli e Giovanni Porzio. (M.G.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Due civili uccisi e sette feriti in un attentato a Baghdad

    ◊   Due civili iracheni sono rimasti uccisi e altri sette sono stati feriti stamani dall'esplosione di un ordigno a Baghdad. L'ordigno è esploso al passaggio di un'auto civile nella zona di Fidayliya, nella parte est di Baghdad.

    Iniziativa Pakistan-Italia in tema di riforma dell’ONU
    Il Pakistan lancia l'idea di organizzare una sessione di lavoro ministeriale con tutti i Paesi che condividono le idee di un adeguamento delle Nazioni Unite in grado di rispondere alle sfide globali. L'Italia l'accetta di buon grado e rilancia offrendo Roma come sede. È stato il ministro degli Esteri pakistano, Makhdum Qureishi, a proporre l'iniziativa all'omologo italiano, Franco Frattini, durante un incontro oggi a Islambad. Il capo della Farnesina ha subito accolto la proposta con entusiasmo e ha rilanciato affermando che sarebbe felice di ospitare tale incontro a Roma. Il Pakistan, insieme con l'Italia, sono tra i Paesi che sostengono la riforma delle Nazioni Unite nel loro complesso, per rendere il sistema “più effettivo e veloce”, in sostanza in grado di “rispondere alle sfide globali”. Si tratta di un tema che l'Italia porrà anche al centro della presidenza del G8 che si accinge ad assumere nel 2009.

    Libano
    Quattro persone sono rimaste ferite la notte scorsa in una sparatoria nel quartiere Borj Haidar di Beirut, avvenuta tra attivisti del movimento al Mustaqbal, del leader sunnita Saad Hariri, e sostenitori del movimento sciita Amal, del presidente del parlamento Nabih Berri. Secondo fonti di stampa, i disordini sono cominciati a livello di discussione e sono rapidamente degenerati in una sparatoria. Tre dei feriti - riferisce il sito web del quotidiano an Nahar - sono attivisti di al Mustaqbal e uno di essi ha ferite da arma da fuoco, mentre gli altri due hanno ferite da arma da taglio. La sparatoria è poi cessata quando è intervenuto l'esercito e tra i due gruppi sono stati dispiegati dei militari.

    Israele
    La leader di Kadima, Tzipi Livni, si reca stamani dal capo dello Stato israeliano, Shimon Peres, per chiedergli altre due settimane di tempo per concludere i contatti in vista della formazione di un nuovo governo. Ormai da un mese, la Livni è impegnata in complessi contatti con cinque partiti (laburisti, pensionati, Meretz, Shas e Fronte della Torah), ma finora ha raggiunto una intesa di governo solo con il primo. L'ostacolo principale, concordano gli opinionisti, è rappresentato dagli ortodossi sefarditi di Shas, che hanno avanzato richieste molto esose. Secondo il quotidiano Yediot Ahronot, la Livni è comunque intenzionata a presentare il nuovo governo - in sostituzione di quello del premier dimissionario, Ehud Olmert - già la prossima settimana, anche senza Shas che potrebbe essere incluso in un secondo tempo.

    Turchia
    Si apre oggi nella prigione di Silivri, alle porte di Istanbul, l'atteso processo ad 86 persone imputate di far parte della presunta organizzazione eversiva turca denominata "Ergenekon". Una trentina le accuse loro mosse, fra le quali le tre più pesanti sono: organizzazione di gruppo terroristico, incitazione alla rivolta, tentativo di rovesciare il governo del premier Tayyip Erdogan. Tra gli 86 accusati, 46 dei quali sono in carcere, vi sono ex generali, uomini politici nazionalisti, simpatizzanti di estrema destra, personaggi dello spettacolo, scrittori, giornalisti e mafiosi locali. Tutti, secondo la pubblica accusa, sarebbero responsabili in diversa misura di aver cercato di destabilizzare il Paese, organizzando manifestazioni antigovernative, omicidi a sfondo politico e attentati contro le Forze dell'ordine, allo scopo di abbattere il governo guidato dal partito di radici islamiche Giustizia e Sviluppo (AKP). I laici e i nazionalisti, da parte loro, ritengono che il processo contro il gruppo Ergenekon sia un espediente del governo per liberarsi degli oppositori più strenui.

    Ministri dell’Ambiente UE a confronto a Bruxelles sulla questione clima
    Si preannuncia serrato il confronto fra i ministri dell'Ambiente europei a Bruxelles per fare il punto sul pacchetto comunitairo per ridurre i rischi del cambiamento climatico. L'Italia propone di adottare il pacchetto europeo a dicembre, ma con una clausola di revisione, per riesaminarlo alla luce della valutazione di impatto da effettuare nel 2009. La presidenza francese dell'Ue annuncia un incontro bilaterale ed auspica progressi. Al di là delle polemiche sulla direttiva europea, oggi a cosa si deve puntare in materia di clima e ambiente? Giada Aquilino lo ha chiesto al prof. Antonio Ballarin Denti, docente di Fisica dell’Ambiente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia:

    R. - L’ambiente ha tanti problemi che si intrecciano con problemi anche di natura sociale, di natura economica, di natura politica, per gli accordi internazionali. Quindi, stabilire delle priorità nell’ambiente, è sempre difficile: c’è un aspetto, per così dire, puramente ecologico ma ci sono aspetti di natura sociale ed economica che non sempre coincidono con il primo. Dovrebbe attenersi ad una filosofia equilibrata, che è quella uscita sostastanzialmente dal vertice mondiale di Johannesburg di qualche anno fa, nel quale si sono delineati tre elementi portanti per le scelte sull’ambiente. Uno riguarda il rapporto con la natura, i suoi equilibri che vanno tutelati. Il secondo riguarda lo sviluppo economico che ci deve essere ma in modo compatibile, sostenibile. Il terzo riguarda il problema della giustizia nel mondo tra tutti i fruitori di questi benefici economici e della stabilità dell’ambiente, a partire dai Paesi più poveri che in genere sono i più colpiti.

    D. - Le preoccupazioni circa la recessione economica globale come possono influire sul cammino della riduzione delle emissioni?

     
    R. - Certamente, rappresentano un ostacolo perché il mondo, occidentale soprattutto, se entra in recessione, avrà meno soldi da spendere, meno risorse da impiegare. Bisogna tener presente però due cose: che, innanzitutto, il problema del clima è un problema che è già sul tavolo e al quale lavorano i politici da almeno 20 anni e lo sarà per decenni. Di conseguenza, bisogna investire comunque, se si è lungimiranti. La seconda osservazione è che molti di questi investimenti possono essere redditizi anche dal punto di vista della ripresa economica, perché innescano una politica economica, tra pubblico e privato, molto utile per uscire da restrizioni di recessioni: un pò keynesiana se vogliamo, però in questo momento tutti stanno applaudendo a questo tipo di interventismo.

    Somalia
    È in arrivo nelle acque somale una squadra navale della NATO, sotto comando italiano, incaricata lo scorso 9 ottobre dai ministri della Difesa dell'Alleanza Atlantica di dare il via ad un'operazione contro la pirateria che imperversa in quella zona, e di scortare le navi del Programma alimentare mondiale (PAM). Il premier somalo, Nur Hassan Hussein, ha accolto l'operazione con grande soddisfazione. E questa è la posizione ufficiale del Governo federale di transizione, anche se non mancano alcune voci di dissenso, il particolare quella del vicepresidente del parlamento locale, Mohammed Omar. Si calcola che nell'anno in corso almeno 60 navi siano state sequestrate dai pirati nelle acque somale, il doppio rispetto al 2007.

    Zimbabwe
    Alcuni dirigenti dei Paesi dell'Africa australe hanno organizzato per oggi a Mbabane, nello Swaziland, un summit dedicato alla crisi politica nello Zimbabwe, ma tra i partecipanti con c'è Morgan Tsvangirai, il leader dell'opposizione dello Zimbabwe. È invece presente il presidente Robert Mugabe. La riunione è presieduta dello Swaziland - Paese che detiene la presidenza di turno della Comunità di sviluppo dell'Africa Australe (SADC) - rappresentato dal re, Mswari III, e dal capo di Stato, Kgalema Motlanthe. Tra gli altri sono presenti il presidente mozambicano Armando Guebuza, il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Kabila, e il ministro degli Esteri angolano, Assuncao dos Anjos. Al leader dell'opposizione in Zimbabwe, Morgan Tsvangirai, è stato ritirato il passaporto la scorsa settimana e ha ottenuto un documento valido per lasciare il suo Paese solo ieri sera: ha deciso quindi di non prendere parte al summit per sottolineare questa situazione “umiliante”, come ha fatto sapere il suo partito. Alla riunione verrà preso in esame un rapporto dell'ex capo di Stato del Sudafrica, Thabo Mbeki, mediatore nominato dal SADC per la crisi nello Zimbabwe.

    Attesa per il XVIII Vertice Iberoamericano
    Non si presenta facile il 18.mo Vertice Iberoamericano che si svolgerà nella capitale de El Salvador dal 29 al 31 ottobre, dopo che il governo del Paese ospitante, per bocca del suo presidente, Antonio Saca, ha annunciato che non apporrà la sua firma sul documento finale incentrato sulle grandi questioni della gioventù e lo sviluppo. Infatti, le autorità salvadoregne, nonché la Chiesa cattolica, rifiutano alcuni paragrafi che collocando lo Stato al di sopra della persona, negando ai genitori e alle famiglie il diritto inalienabile all’educazione dei propri figli. È probabile che simili obiezioni arrivino anche da parte di altri Paesi poiché, ora che si conoscono alcuni dettagli della bozza, in diverse nazioni sono sorte nell’opinione pubblica numerose domande e perplessità. In alcuni casi - per quanto riguarda materie come l’obiezione di coscienza, la pena di morte, la famiglia e l’unione matrimoniale, la cosiddetta salute riproduttiva e l’educazione in generale - il testo della Dichiarazione sarebbe in contrasto con i precetti costituzionali.

    Elezioni USA
    Si è detto più che onorato il candidato democratico alla Casa Bianca, Barack Obama, per l'appoggio che gli viene da Colin Powell. Il primo afroamericano a diventare capo di Stato Maggiore e segretario di Stato ha dato il suo appoggio al candidato democratico che il 4 novembre prossimo potrebbe diventare il primo Commander in Chief di colore della storia USA. Secondo un sondaggio Zogby, Obama riguadagna terreno sul rivale repubblicano, John McCain, distanziandolo di sei punti.
     
    Avvio positivo delle Borse
    Avvio positivo della giornata per le principali Borse europee e avvio di settimana brillante per i mercati di Asia e Pacifico, sulla scia della chiusura positiva di Tokyo e del buon andamento di tutti i listini asiatici, spinti dal piano da 130 miliardi di dollari varato ieri dal governo di Seul. Intanto, il capo della Casa Bianca, George W. Bush, il presidente di turno dell’Unione Europea, Nicolas Sarkozy, e il presidente della Commissione, José Manuel Barroso - incontratisi nel week end passato a Camp David, nel Maryland - hanno deciso di organizzare un vertice del G8 contro la crisi finanziaria in atto, allargato a Paesi emergenti come Cina ed India, e da tenersi in tempi brevi. Si è parlato di “una grande opportunità” per ripensare il sistema finanziario mondiale. Il vertice potrebbe tenersi il mese prossimo al Palazzo di Vetro a New York. Sentiamo Elena Molinari:

     
    Nonostante le differenze iniziali, l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo. I vertici sull’emergenza finanziaria, voluti soprattutto dall’Europa, si terranno presto, il primo già a novembre. Ma anche George Bush ha ottenuto quello che cercava: si svolgeranno, infatti dopo le elezioni americane del 4 novembre. Dunque, la delicata questione di ridisegnare le regole della finanza internazionale e di frenare il capitalismo "allegro" degli ultimi otto anni tocca al suo successore. Obiettivo della prima riunione, concordata a Camp David fra Bush, il presidente UE Sarkozy, e il numero uno della commissione Europea, Barroso, sarà di fare il punto sui progressi realizzati per risolvere la crisi e cercare un accordo sui principi di riforma necessari per evitare il ripetersi di un’altra situazione del genere.

     
    Russia
    Il tribunale di Cità, in Siberia, ha prolungato fino al 2 febbraio 2009 i termini di carcerazione preventiva per Platon Lebedev, ex socio del patron di Yukos, Mikhail Khodorkovski, come lui in attesa di un nuovo processo. Lo riferisce l'agenzia Interfax. Il giudice ha accolto la richiesta della Procura, che ha citato l'enorme volume dei documenti da esaminare. Lebedev avrebbe dovuto essere tolto dalla carcerazione preventiva il 2 agosto: non però liberato, dato che come Khodorkovski è stato condannato a otto anni di reclusione in un primo processo nel 2003, e come l'ex socio ha poche speranze di vedere accolta una richiesta di liberazione per buona condotta.

    Georgia
    Il presidente russo, Dmitri Medvedev, ha chiesto ai deputati della Duma di ratificare urgentemente i trattati di amicizia e cooperazione sottoscritti con le Repubbliche secessioniste georgiane di Abkhazia e Ossezia del sud. Lo riferisce l'agenzia Interfax. Medvedev ha sottolineato “l'importanza politica” dei due Trattati, firmati a Mosca il 17 settembre scorso, e ha chiesto di fare della ratifica una questione “prioritaria”.
     
    Birmania
    Una bomba ha ucciso ieri un uomo in una città a nord di Yangoon, nella seconda di due esplosioni avvenute nel fine settimana, nella zona della capitale birmana. Gli attentati con esplosivo sono comuni in Birmania. Il governo militare di solito ne attribuisce la colpa ai gruppi antigovernativi, siano questi autonomisti etnici o militanti pro-democrazia.

    Salvataggio di emergenza per 43 immigrati irregolari a sud di Malta
    Un barcone con 43 migranti di origine somala, tra cui 13 donne, è stato soccorso a 88 miglia a sud di Malta da un'unità delle Forze armate de La Valletta. A dare l'allarme sono stati gli stessi extracomunitari con una telefonata in Italia attraverso un satellitare, segnalata alle autorità maltesi dalla Centrale operativa delle Capitanerie di porto di Roma. Gli immigrati, tutti in buone condizioni di salute, sono stati trasferiti nel centro di detenzione di Luqa. (Panoramica inetrnazionale a cura di Fausta Speranza)

     

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 294

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina