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Sommario del 19/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa a Pompei: questa cittadella di Maria e della carità dimostra che la fede trasforma il mondo
  • Nel pomeriggio il Rosario presieduto da Benedetto XVI nel Santuario di Pompei: intervista con padre De Fiores
  • La gioia del Papa e dei padri sinodali per lo storico intervento di Bartolomeo I ai Vespri ieri pomeriggio nella Cappella Sistina
  • Proclamati beati i coniugi Martin, genitori di Santa Teresa del Bambin Gesù, modello esemplare di focolare missionario
  • Nota della Sala Stampa vaticana a proposito di alcuni dispacci di agenzia concernenti Papa Pio XII
  • Le priorità dell’educazione: nell’intervista con il card. Bertone
  • Oggi in Primo Piano

  • Il primo incontro continentale latinoamericano dedicato alla pastorale di strada
  • Chiesa e Società

  • "O si è missionari o non si è discepoli di Cristo": le parole del cardinale Tettamanzi in occasione della Giornata Missionaria Mondiale
  • Nella Giornata Missionaria Mondiale si annuncia il primo Congresso Missionario del Pakistan
  • Belgio: al via la conferenza cristiano-musulmana per una convivenza di pace in Europa
  • Il ruolo delle religioni in Europa: tema di un concorso per le Università Pontificie
  • Si apre domani ad Assisi la settimana di formazione dei Cappellani militari
  • Scout: si svolgerà in Islanda l'incontro europeo, Roverway 2009
  • Spagna: due libri e un dvd per i martiri del XX secolo
  • Qatar: dopo quella cattolica, tra qualche mese verrà inaugurata la prima chiesa anglicana
  • Cina: nella diocesi di Nan Chong un cammino spirituale sulle orme di San Paolo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuova giornata di sangue in Iraq, mentre il governo di Baghdad discute accordi per la presenza degli americani nel Paese
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa a Pompei: questa cittadella di Maria e della carità dimostra che la fede trasforma il mondo

    ◊   Benedetto XVI affida la Chiesa e il mondo intero alla Vergine del Rosario di Pompei: ma pensa in particolare al Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, alle famiglie e, nell’odierna Giornata Missionaria Mondiale, a quanti sono impegnati nell’annuncio del Vangelo. Giunto in elicottero dal Vaticano, è stato accolto alle 10.00 di questa mattina da 50 mila fedeli in festa per la terza visita di un Successore di Pietro nella città rifondata dal Beato Bartolo Longo. Ha quindi presieduto la Messa nel Piazzale antistante il Santuario della Beata Vergine del Rosario in una splendida giornata di sole. Il servizio del nostro inviato Sergio Centofanti.

    (musica)

     
    Benedetto XVI prosegue il suo pellegrinaggio mariano nel mondo: dopo i santuari di Lourdes, Loreto, Częstochowa, Aparecida ed Efeso, è giunto a Pompei per venerare la Vergine Maria, Regina del Santo Rosario. Nel suo indirizzo di saluto l’arcivescovo prelato Carlo Liberati elenca al Papa le opere nate grazie all’amore di un laico per Maria: scuole, convitti e centri di accoglienza per orfani, figli di carcerati, emarginati, poveri, tossicodipendenti, alcolizzati, donne in difficoltà, immigrate. Ma nessun vanto – precisa : “il Rosario è la nostra forza!”. Il sindaco Claudio D’Alessio parla della gente del Sud: “Viviamo in una terra a volte martoriata, eppure bella e ricca di bene”. Il Papa affida tutti a Maria e pensa in particolare alle persone che soffrono e a quanti sono abbandonati ai loro drammi di solitudine, di miseria. Li esorta a confidare sempre nel sostegno materno della Vergine. Il Vangelo è davvero la buona notizia perché ci annuncia che Dio è con noi e viene a liberarci: “Dove c’è Lui, il male è vinto e trionfano la vita e la pace” e tutto è rinnovato dal suo amore:

     
    “Sì, l’amore di Dio ha questo potere: di rinnovare ogni cosa, a partire dal cuore umano, che è il suo capolavoro e dove lo Spirito Santo opera al meglio la sua azione trasformatrice. Con la sua grazia, Dio rinnova il cuore dell’uomo perdonando il suo peccato, lo riconcilia ed infonde in lui lo slancio per il bene”.
     
    Certo – prosegue il Papa – occorre “rinnovarsi continuamente” per “non ricadere nel conformismo della mentalità mondana”. L’amore infatti deve essere il programma costante di una comunità cristiana. E "la nuova Pompei, pur con i limiti propri di ogni realtà umana, è un esempio” di quella nuova civiltà dell’amore “sorta e sviluppatasi sotto lo sguardo materno di Maria”:

     
    “Una cittadella di Maria e della carità, non però isolata dal mondo, non, come si suol dire, una ‘cattedrale nel deserto’, ma inserita nel territorio di questa Valle per riscattarlo e promuoverlo. La storia della Chiesa, grazie a Dio, è ricca di esperienze di questo tipo, e anche oggi se ne contano parecchie in ogni parte della terra. Sono esperienze di fraternità, che mostrano il volto di una società diversa, posta come fermento all’interno del contesto civile. La forza della carità, infatti, è irresistibile: è l’amore che veramente manda avanti il mondo!”
     
    Il Papa ricorda la storia di Pompei: una città distrutta da una eruzione vulcanica devastante che riprende vita per la conversione di un uomo, che, come San Paolo, aveva perseguitato la Chiesa, “diventando un militante anticlericale e dandosi anche a pratiche spiritistiche e superstiziose”. Si parla di tendenze – precisa - presenti anche nei nostri giorni. Un uomo lontano dalla fede che cambia radicalmente perché incontra il “vero volto di Dio” trasformando il deserto in cui abita:

     
    “Dove arriva Dio, il deserto fiorisce! Anche il beato Bartolo Longo, con la sua personale conversione, diede testimonianza di questa forza spirituale che trasforma l’uomo interiormente e lo rende capace di operare grandi cose secondo il disegno di Dio”.

     
    “Questa città, da lui rifondata – ha aggiunto il Papa - è dunque una dimostrazione storica di come Dio trasforma il mondo: ricolmando di carità il cuore dell’uomo e facendone un “motore di rinnovamento religioso e sociale” al servizio degli ultimi:

     
    “Qui a Pompei si capisce che l’amore per Dio e l’amore per il prossimo sono inseparabili. Qui il genuino popolo cristiano, la gente che affronta la vita con sacrificio, trova la forza di perseverare nel bene senza scendere a compromessi. Qui, ai piedi di Maria, le famiglie ritrovano o rafforzano la gioia dell’amore che le mantiene unite”.
     
    Il segreto di Pompei è il Rosario: “Questa preghiera – ha affermato Benedetto XVI - ci conduce, attraverso Maria, a Gesù”:

     
    “Il Rosario è preghiera contemplativa accessibile a tutti: grandi e piccoli, laici e chierici, colti e poco istruiti. E’ vincolo spirituale con Maria per rimanere uniti a Gesù, per conformarsi a Lui, assimilarne i sentimenti e comportarsi come Lui si è comportato. Il Rosario è ‘arma’ spirituale nella lotta contro il male, contro ogni violenza, per la pace nei cuori, nelle famiglie, nella società e nel mondo”.
     
    Al termine della Messa il Papa ha guidato la Supplica alla Beata Vergine del Rosario, scritta da Bartolo Longo nel 1883: una preghiera commovente innalzata alla Madre che Gesù ci ha donato sulla Croce per implorare “misericordia per tutti”.

     
    (musica)

     
    All’Angelus Benedetto XVI affida a Maria il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio perché “possa portare frutti di autentico rinnovamento in ogni comunità cristiana” e ricorda l’odierna Giornata Missionaria Mondiale esortando ad offrire il Rosario per i missionari e l’evangelizzazione. “Il primo impegno missionario di ciascuno di noi – sottolinea con forza - è proprio la preghiera”:

     
    “E’ innanzitutto pregando che si prepara la via al Vangelo; è pregando che si aprono i cuori al mistero di Dio e si dispongono gli animi ad accogliere la sua Parola di salvezza”.

     
    Quindi ha ricordato la Beatificazione oggi a Lisieux, in Francia, dei coniugi Martin, genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino, patrona delle missioni:

     
    “Pensando alla Beatificazione dei coniugi Martin, mi è caro richiamare un’altra intenzione, che mi sta tanto a cuore: la famiglia, il cui ruolo è fondamentale nell’educazione dei figli ad uno spirito universale, aperto e responsabile verso il mondo e i suoi problemi, come pure nella formazione delle vocazioni alla vita missionaria”.
     
    Il Papa invoca infine “la materna protezione della Madonna di Pompei” sulle famiglie di tutto il mondo.

     
    (musica)

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    Nel pomeriggio il Rosario presieduto da Benedetto XVI nel Santuario di Pompei: intervista con padre De Fiores

    ◊   Questo pomeriggio alle 17.00, Benedetto XVI guiderà nel Santuario la preghiera del Rosario e terrà una meditazione. Il rito sarà seguito in diretta dalla nostra emittente. Saranno presenti in particolare i sacerdoti della Prelatura e le Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei, congregazione fondata dal Beato Bartolo Longo. Al termine della preghiera, verso le 18.00, il Papa farà rientro, sempre in elicottero, in Vaticano, dove l’arrivo è previsto per le 19.00. Ma sulla primavera che sta vivendo oggi il Rosario, come ha ricordato più volte Benedetto XVI, ascoltiamo, al microfono di Sergio Centofanti, la riflessione del padre monfortano Stefano De Fiores:

    R. – Dobbiamo a Giovanni Paolo II questo rinnovamento del Rosario attraverso la sua Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, dove richiama il contenuto essenziale del Rosario che è una contemplazione dei misteri di Cristo, con il cuore di Maria, quindi è tutt’altro che solo una pratica devozionale: è qualche cosa che incide per il profondo legame che ha con la liturgia e quindi anche con la Parola di Dio.

     
    D. – Ecco: il Rosario è detto “Compendio del Vangelo”…

     
    R. - … proprio perché i misteri della vita di Cristo passano sotto gli occhi di chi prega come in una sequenza – potremmo dire – “cinematografica”, per cui il cuore è fissato su quei misteri da cui scaturisce la nostra salvezza. Noi, contemplando, per esempio, la nascita di Gesù non possiamo che ricevere messaggi di gioia e di pace. Per questo Giovanni Paolo II ha affidato due intenzioni molto grandi al Rosario: la pace e la famiglia.

     
    D. – Come pregare con il Rosario?

     
    R. – Il Rosario ha un corpo e un’anima. Il corpo è la recita – diciamo – vocale; l’anima è la meditazione del Rosario. Quindi, un Rosario senza meditazione, un Rosario solamente come recita meccanica di preghiere, non ha valore religioso e – come diceva Luigi Maria Grignion de Montfort – è come un corpo senza anima.

     
    D. – Alcuni trovano questa preghiera un po’ meccanica e ripetitiva, e trovano qualche difficoltà …

     
    R. – La ripetizione fa parte del Rosario, è una sua caratteristica, perché l’unico modo, per noi, di assimilare una verità è quella di meditarci sopra, di ritornarci sopra, di ripetere. La ripetizione non è un esercizio meccanico, ma è un modo per assimilare – oggi diremmo: metabolizzare – il messaggio che viene dal Rosario, appunto attraverso la ripetizione delle parole. Anche se – come dice ancora il Papa – noi troviamo in questa ripetizione un esercizio di amore, perché quando uno ama, ama ripetere anche le stesse parole.

     
    D. – Giovanni Paolo II invitava ad un ritmo tranquillo della preghiera del Rosario, che porta la pace nel cuore, diceva …

     
    R. – Sì, questo appartiene alla contemplazione. Per noi, è sempre uno sforzo perché sembra che, neanche a fare apposta, mentre ci apprestiamo a recitare il Rosario, vengono fuori tutte le nostre distrazioni. In quel momento non dobbiamo perdere la pace ma dobbiamo ritornare al mistero soprattutto se l’Ave Maria finisce con la clausola cristologica, che è molto importante per il richiamo al mistero che si celebra, al mistero che si sta meditando. E dobbiamo anche dire una cosa, che il Rosario non è una pratica qualsiasi ma è una preghiera unica, perché in tutta la spiritualità occidentale non troviamo un’altra forma di preghiera che ci faccia meditare quei misteri che la Bibbia proclama, la liturgia celebra e il Rosario – appunto – medita e personalizza. Quindi è di grande importanza il Rosario proprio per realizzare nella vita il mistero che celebriamo nella liturgia e che Gesù, insieme con Maria, ha realizzato nell’arco della sua vita terrena.

     
    D. – Il Rosario, preghiera di contemplazione che porta all’azione: noi vediamo infatti che dalla preghiera del Rosario è sbocciata a Pompei una vera cittadella della carità …

     
    R. – Eh sì, qui c’è veramente un grande legame tra la carità e la meditazione del Rosario. La meditazione del Rosario sfocia in opere di carità come dimostra tutta l’esperienza del Beato Bartolo Longo che un po’ alla volta ha capito la forza del Rosario e si è battuto per renderla una preghiera sempre più universale e i frutti non sono mancati. Lui ha sentito vivamente l’ansia di riscattare gli ultimi, soprattutto gli orfani dei carcerati, sfatando anche i pregiudizi che li marchiavano come delinquenti nati. Bartolo Longo ha combattuto proprio queste idee mostrando come questi ragazzi, educati cristianamente, umanamente, sono poi diventati degli ottimi padri di famiglia che hanno lasciato un buon esempio.

     
    D. – Nella mentalità odierna, però, il Rosario è visto spesso come una preghiera per suore e vecchiette …

     
    R. – Sì, perché non si è capito il nucleo fondamentale del Rosario. E’ una preghiera meravigliosa, una preghiera con i suoi silenzi, con la proclamazione della Parola di Dio, con la meditazione. Non ci si rende veramente conto di quello che voleva appunto Giovanni Paolo II: far risplendere il Rosario ancora nella Chiesa, non come una preghiera per quelli che non hanno niente da fare, ma una preghiera del cristiano che viene aiutato ad assimilare nella propria vita quei misteri da cui è dipesa la redenzione dell’umanità, dall’Annunciazione fino alla Glorificazione finale della Vergine.

     
    D. – Cosa direbbe per invitare i fedeli a pregare con il Rosario?

     
    R. – La cosa migliore è quella di sperimentare il Rosario per ritrovare questo spazio di contemplazione nell’ambito della nostra vita così spesso movimentata e intensa.

     
    Bartolo Longo ha fondato a Pompei una vera e propria cittadella della carità, con centri per orfani, figli di carcerati, giovani disagiati, donne in difficoltà. Ascoltiamo l’esperienza di suor Maria Neve, responsabile di alcune di queste opere sociali nate sulla scia del Rosario. L’intervista è di Sergio Centofanti:

    R. – La mia esperienza è quella di vedere sul volto di questi bambini, quando ci vengono affidati, anche le stesse ragazze madri, o mamme già con qualche bambino in difficoltà, e notare in loro tanta tristezza, tanta solitudine e tanta paura. E poi, nel momento in cui arrivano nella nostra struttura, noi siamo solamente dei canali, dei mezzi, ma chi opera è la Madonna e il beato Bartolo Longo. E quindi, loro riescono a ritrovare pace, serenità.

     
    D. – Quale messaggio vuole dare Pompei al mondo intero?

     
    R. – Penso che sia quello dell’amore, perché se ci manteniamo uniti a Maria, attraverso la preghiera del rosario, che non è altro che la contemplazione dell’amore tra Lei e il suo Figlio, della vita di Gesù, noi ci impegniamo sul loro esempio, nonostante tutte le difficoltà. Se abbiamo Maria – diceva Bartolo Longo – con la corona tra le mani e con l’Eucaristia nel cuore, noi faremo cose grandi.

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    La gioia del Papa e dei padri sinodali per lo storico intervento di Bartolomeo I ai Vespri ieri pomeriggio nella Cappella Sistina

    ◊   Profonda gioia e gratitudine. Li ha espressi Benedetto XVI dopo il discorso del Patriarca ecumenico Bartolomeo I alla fine dei Vespri tenutisi ieri pomeriggio nella suggestiva cornice della cappella Sistina. E' stata messa in risalto l’opportunità per un Patriarca ecumenico, per la prima volta, di rivolgersi ad un Sinodo cattolico: quello sulla Parola di Dio che si sta tenendo in Vaticano. Presenti alla celebrazione dei Vespri anche i Padri sinodali. Il servizio è di Debora Donnini.

    (musica)

     
    E’ la prima volta nella storia che ad un Patriarca ecumenico è offerta l’opportunità di rivolgersi ad un Sinodo dei vescovi della Chiesa cattolica romana. Lo ha sottolineato con forza Bartolomeo I:

     
    We regard this as a manifestation of the work of …
    “Consideriamo questo come una manifestazione dell’opera dello Spirito Santo che guida le nostre Chiese a più strette e profonde relazioni reciproche, un passo importante verso il ripristino della nostra piena comunione”.
     
    Un’opportunità grazie alla quale “aumentano – ha detto – le nostre speranze che giunga il giorno in cui le nostre due Chiese convergeranno pienamente sul ruolo del primato e della sinodalità nella vita della Chiesa, ai quali la nostra comune Commissione teologica sta dedicando attualmente i suoi studi”. Al termine del suo discorso, profonda gratitudine è stata espressa dal Papa, che ha parlato a braccio: una gratitudine testimoniata anche dall’applauso dei Padri, “espressione di un’esperienza viva della nostra comunione”. Gratitudine per la ricchezza del suo discorso, con i suoi molti riferimenti ai Padri della Chiesa, e anche per il grande realismo cristiano che fa vedere le sfide del nostro tempo. “In questo momento – ha detto il Pontefice – abbiamo veramente vissuto il Sinodo”.

     
    “E questa è stata anche un’esperienza gioiosa di unità, forse non perfetta ma vera e profonda. Ho pensato: i vostri Padri, che ella ha citato ampiamente, sono anche i nostri Padri, i nostri sono i vostri. Se abbiamo i Padri comuni, come non potremmo essere fratelli, noi?”.
     
    Al centro dell’intervento del Patriarca ecumenico il rapporto fra la Parola di Dio e i cinque sensi dell’uomo. Nel cristianesimo, infatti, la Scrittura è stata sempre percepita come realtà viva. La parola di Dio va dunque ascoltata, vista, incarnata e condivisa. Il testo è al servizio della parola pronunciata. Si tratta prima di tutto di una comunicazione orale e diretta, fatta per avere un effetto, la cui azione dipende anche dalla specifica disposizione personale. Importante è poi che chi la ascolta si impegni per il benessere dell’umanità, contro il razzismo, il fondamentalismo, per sradicare la povertà e sviluppare la tolleranza religiosa, per l’ambiente.

     
    La Parola di Dio si può poi vedere nelle icone, rileva Bartolomeo I, “richiamo visibile” alla nostra vocazione celeste. “Le icone - ha detto – sottolineano la missione fondamentale della Chiesa di riconoscere che tutte le persone e le cose sono create e chiamate a essere buone e belle”. Ma la parola di Dio trova la sua piena incarnazione soprattutto nel Sacramento della Santa Eucaristia, dove la Parola si fa carne, “ci permette non solo di vederlo, ma anche di toccarlo con le nostre mani … e di renderlo parte del nostro corpo e sangue”.

     
    Nell’amore dei santi, poi, si rispecchia la Parola di Dio. Ma a tutti è rivolto l’invito a “toccare il mondo con la forza mistica della Parola di Dio”, azione per la quale è necessaria una profonda conversione. Sottolineata dunque la necessità comune di evangelizzare:

     
    The Church needs therefore to redescover the Word of God …
    “La Chiesa, dunque, ha bisogno di riscoprire la Parola di Dio in ogni generazione e farla emergere con rinnovato vigore e persuasione anche nel nostro mondo contemporaneo, che nel profondo del suo cuore ha sete del messaggio di Dio di pace, speranza e carità”.
     
    Un discorso concluso con un’invocazione allo Spirito Santo, perché al di là dei nostri sforzi, ha affermato Bartolomeo I, possiamo avere la certezza che lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza, essendo al nostro fianco come Avvocato e Consolatore.

     (musica)

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    Proclamati beati i coniugi Martin, genitori di Santa Teresa del Bambin Gesù, modello esemplare di focolare missionario

    ◊   Nella Basilica di Lisieux, in Francia, si è tenuta stamani la cerimonia di Beatificazione di Louis e Zélie Martin, genitori di Santa Teresa del Bambin Gesù. Il rito è stato presieduto dal vescovo di Bayeux - Lisieux, mons. Pierre Pican. La formula di Beatificazione è stata pronunciata dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi. Cristiani ferventi, di una carità concreta e premurosa, i coniugi Martin ebbero otto figli, di cui quattro morirono nei primi mesi o anni di vita. Hanno vissuto in piena consonanza con il Vangelo, nel desiderio di aderire in ogni momento al piano preparato per loro dal Signore. La trasmissione della fede ai figli – ha sottolineato il prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi - è stata al centro della loro missione di vita. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    I genitori di Santa Teresa – ha detto il cardinale José Saraiva Martins – offrono una “testimonianza esemplare di amore coniugale”, un modello per stimolare i focolari familiari “alla pratica integrale delle virtù cristiane”. L’amore coniugale di Louis e Zélie “è un riverbero dell’amore di Cristo per la sua Chiesa”, come spiega al microfono di Isabella Piro, il vice postulatore della causa di Beatificazione dei coniugi Martin, il padre carmelitano Antonio Sangalli:
     
    “Non avremmo Santa Teresa di Gesù Bambino senza questi genitori. Trasmisero la fede ai figli, l’impegno delle missioni, della preghiera, la vita dei sacramenti. E’ una cosa veramente ammirevole, la fede di questi due genitori, l’amore che hanno avuto per la Chiesa, l’ascolto che questi genitori prestavano alla dottrina, ai precetti della Chiesa. Teresa stessa parla del papà e della mamma, definendoli i suoi incomparabili genitori”.

     
    I coniugi Martin – ha affermato il prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi – sono divenuti “luce del mondo che la Chiesa mette oggi sulla sua lampada perché brillino per tutti”. Hanno vissuto con eroismo – ha aggiunto il cardinale José Saraiva Martins – le promesse matrimoniali di fedeltà, di indissolubilità del vincolo matrimoniale, di fecondità dell’amore sia nella gioia sia nel dolore. L’insegnamento dei coniugi Martin è un chiaro modello di vita cristiana. Ancora padre Antonio Sangalli:
     
    “L’insegnamento è stato proprio quello di accogliere la vita come dono di Dio, sapendo che questi figli non appartenevano a loro, erano qualcosa da rioffrire, da ridonare al Signore. Li educavano tutti alla libertà, al massimo del rispetto”.

    Ricordando l’odierna Giornata missionaria mondiale, il cardinale Martins ha poi affermato che i genitori di Santa Teresa di Lisieux sono un modello esemplare del focolaio missionario. Per questo – ha aggiunto – il Santo Padre ha voluto che la cerimonia di Beatificazione si tenesse oggi, come per unire Louis e Zélie con la discepola Teresa, loro figlia, divenuta patrona delle missioni.

     
    Anche ieri sera, durante la Messa alla vigilia della Beatificazione, il cardinale Martins ha sottolineato il fervore missionario dei genitori di Santa Teresa: sono un’icona – ha detto – che tutta la Chiesa vuole imitare. La speranza - ha concluso il porporato – è che gli insegnamenti dei coniugi Martin alla loro figlia Teresa risuonino come un’eco nelle case e nelle famiglie.

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    Nota della Sala Stampa vaticana a proposito di alcuni dispacci di agenzia concernenti Papa Pio XII

    ◊   A proposito di alcuni dispacci di agenzia concernenti il Papa Pio XII, in particolare la didascalia nel Museo di Yad Vashem e la causa di beatificazione, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha sottolineato in una nota come sia “noto che sul testo della didascalia su Pio XII nel Museo di Yad Vashem già in passato il Rappresentante della Santa Sede in Israele ha manifestato obiezioni”. E’ auspicabile quindi che sia oggetto di una nuova obiettiva e approfondita considerazione da parte dei responsabili del Museo. Per quanto “rilevante”, però questo fatto – spiega p. Lombardi – non può essere considerato come determinante per una decisione su un eventuale viaggio del Santo Padre nella Terra Santa. E a proposito del viaggio il Direttore della Sala Stampa vaticana precisa che il viaggio – com’è noto – “è nei desideri del Papa, ma per ora non è stato ancora concretamente programmato”. Quanto alla causa di beatificazione, p. Lombardi ripete quanto già detto in precedenza: “il Papa non ha a tutt’oggi firmato il decreto sulle virtù eroiche del Servo di Dio Pio XII, firma che è la premessa per la prosecuzione dell’iter della causa”. “Ciò – aggiunge p. Lombardi - è oggetto da parte sua di approfondimento e di riflessione, e in questa situazione non è opportuno cercare di esercitare su di lui pressioni in un senso o nell’altro”.



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    Le priorità dell’educazione: nell’intervista con il card. Bertone

    ◊   L’educazione, specie la formazione delle nuove generazioni è una priorità, anzi una vera e propria emergenza globale: è l’allarme lanciato dal cardinale Tarcisio Bertone, inaugurando nei giorni scorsi la Pontificia Università Salesiana. Roberta Gisotti lo ha intervistato.

    R. - E’ una visione che tocca un po’ tutto il mondo, la società globalizzata e quindi il problema del rapporto intergenerazionale, del rapporto adulti giovani, il problema anche di dare senso alla vita e di dare speranza di futuro ai giovani. Quindi, è opportuno non limitarci ad una visione dell’Homo Videns ma guardare alll’Homo Cogitans, all’uomo che progetta e che progetta non da solo ma con la comunità e con Dio stesso.

     
    D. – Eminenza, che cosa distingue un’università cattolica da un’università laica? Qual è il valore aggiunto sul piano didattico?

     
    R. – Io dico intanto sul piano dei contenuti, un’università cattolica o, in questo caso, un’università ecclesiastica, ha un contenuto da comunicare che è il dono della rivelazione di Dio quindi è “un di più” che dialoga con la ragione umana. E’ il famoso tema dell’Enciclica di Papa Giovanni Paolo II, fede e ragione, questa nuova razionalità aperta al trascendente. Sul piano didattico, certamente bisogna avere un’alta, acquisita e collaudata professionalità, quindi non c’è nessuna differenza. C’è forse un di più se l’educatore ha in sé quel concetto di rispetto della persona che vede, come Figlio di Dio e quindi su un piano di uguaglianza, di comune destino trascendente, di comune futuro soprannaturale, di comune immortalità nella grande famiglia dei figli di Dio. Quindi, certamente, ci sono delle ragioni, delle motivazioni in più per collocarsi e porsi al servizio della formazione delle nuove generazioni.

     
    D. – C’è il rischio, Eminenza, che l’Università Cattolica, per essere al passo con i tempi, come dire, si contamini in qualche modo con la contemporaneità, con la caducità dei saperi terreni?

     
    R. – Questo rischio ci può sempre essere in tutti, non solo nei docenti, negli operatori delle Università Cattoliche, però noi abbiamo parlato anche durante il Sinodo, molti padri sinodali parlano del “farsi carne”. L’idea del farsi carne, è proprio la teologia dell’incarnazione, la “sacramentalità” dell’incarnazione ci obbliga ad immergerci nella realtà per assumerla, per purificarla, se è necessario, non per lasciarsi contaminare. La realtà in sé, potenzialmente, è buona, l’inquinamento della società dipende dalle persone e dipende dalle persone riscattarsi, redimersi, auto superarsi. Allora, qui, l’incarnazione vuol dire assumere tutte le realtà, ma cercando di purificarle, cercando di orientarle, di indirizzarle al bene della persona e al bene comune.

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    Oggi in Primo Piano



    Il primo incontro continentale latinoamericano dedicato alla pastorale di strada

    ◊   Si apre oggi nella sede della Conferenza Episcopale Colombiana a Bogotá, il Primo Incontro Continentale Latinoamericano di Pastorale della Strada, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti in collaborazione con il Settore della Mobilità Umana del CELAM, sul tema “Gesù in persona si accostò e camminava con loro”. Pastorale della Strada: un cammino insieme. Vi prenderanno parte vescovi, sacerdoti, religiosi, membri di associazioni apostoliche ed altri volontari, provenienti da 13 Paesi. A poco più di un anno dalla pubblicazione degli “Orientamenti per la Pastorale della Strada” questo è il primo Congresso continentale in materia e ingloba le quattro categorie di questa pastorale, e cioè: utenti della strada, come automobilisti e camionisti, le donne e i ragazzi di strada, e i senza fissa dimora. L’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del dicastero per i Migranti e gli Itineranti, spiega perché la scelta dell’America Latina per questo primo incontro. L’intervista è di Fabio Colagrande.

    R. – Oltre a essere un vasto continente fondamentalmente cattolico, l’America Latina presenta anche in modo vivo molti dei problemi che l’Apostolato della Strada cerca di affrontare. Questo continente ha attualmente la media più alta pro capite di decessi stradali, con 122.000 morti l’anno. Per quanto riguarda i ragazzi di strada, si stima che oggi siano tra i 40 e i 50 milioni quelli che vivono e lavorano sulle strade. Molti di loro hanno fatto di esse la loro abitazione, e non hanno, pertanto, opportunità di istruzione e cura. Nella sola Bogotà, dove ci riuniremo, si parla di 5.000 “gamines”. La sollecitudine verso “le donne della strada” è varia e complessa. Di considerevole preoccupazione sono due distinti gruppi di persone che si trovano sulla strada: quelli che sono oggetto di traffico a scopi sessuali e i minori, entrambi hanno bisogno di un approccio pastorale specifico e pressante. Non dobbiamo, inoltre, dimenticare il turismo sessuale che sta crescendo, specialmente in questo continente. Pur se vi sono coinvolti adulti consenzienti, il più delle volte esso è praticato da persone costrette a farlo contro la propria volontà. Anche le persone senza fissa dimora rappresentano un problema importante, in America latina con una stima di 127 milioni di persone che non hanno casa o che vivono in baracche. Molte sono le iniziative già in atto con collaborazione altresì di Chiesa e Stato. Credo che ci sia molto da condividere ma anche da apprendere in questo nostro cammino per sostenere e promuovere questa specifica pastorale in quel Continente.

     
    D. – Quali frutti vi attendete dalle giornate di Bogotà?
     
    R. – Sulla linea degli ‘Orientamenti’, questo Convegno intende non soltanto studiare la risposta della Chiesa ai bisogni di coloro ai quali l’Apostolato della Strada rivolge una specifica sollecitudine, ma anche identificare nuove strategie in un’evangelizzazione che sia, allo stesso tempo, concreta e spirituale. Essa si accompagna in ogni caso con la promozione umana.

     
    D. – È possibile formare operatori pastorali che siano in grado di intervenire a seconda dei casi nei quattro ambiti in cui si articola la pastorale della strada?
     
    R. – Sì, credo sia possibile e lo dimostra il logo che abbiamo scelto per l’incontro, composto dai 4 tesserini ad incastro di un puzzle. I recenti incontri internazionali hanno chiaramente indicato che, in ciascuna delle varie aree pastorali di cui ci preoccupiamo, può essere identificato un approccio pastorale. Quello del Pontificio Consiglio non può essere solo un lavoro di formazione, di “think tank”, ma deve tendere ad incoraggiare e condividere professionalità e pratica attraverso l’identificazione e il riscontro di fatti e realtà, con zelo missionario. Vorrei, infine, dire che al cuore della formazione deve esserci l’amore di Cristo. Come ha sottolineato Benedetto XVI nella Sua enciclica “Deus caritas est”, il Vangelo non dà soluzioni immediate ad ogni problema, ma noi dobbiamo essere sempre guidati dal desiderio di amare il nostro prossimo, e vedere in esso il volto di Cristo.

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    Chiesa e Società



    "O si è missionari o non si è discepoli di Cristo": le parole del cardinale Tettamanzi in occasione della Giornata Missionaria Mondiale

    ◊   “Non possiamo dimenticare tanti nostri fratelli che in India, e soprattutto nella regione dell'Orissa, stanno soffrendo minacce continue e vere e proprie persecuzioni: alcuni fuggiti nella foresta, altri uccisi. Non possiamo cancellare dagli occhi e dal cuore le immagini delle chiese distrutte e dei crocifissi mutilati che i media hanno portato nelle nostre case”. Questo uno dei passaggi centrali dell’omelia pronunciata ieri sera dall'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi che, durante la Santa Messa celebrata alla vigilia della Giornata Missionaria Mondiale nella Chiesa meneghina di Santo Stefano Maggiore, ha voluto ricordare le violenze subite dai cristiani in India. “La missione è questione d’amore” – ha ribadito il porporato riprendendo il messaggio del santo Padre per l’occasione - e San Paolo, “il grande convertito”, è l’esempio cui tutti dobbiamo ispirarci. “Per il Signore Gesù, infatti, l’apostolo non ha minimamente badato a nessuna fatica, a nessuna umiliazione, non ha avuto alcuna paura di minacce e di rischi di morte”. La missionarietà – ha poi aggiunto il cardinale Tettamanzi – non è un’aggiunta al nostro essere discepoli, ma è l’intima essenza stessa della vita del discepolo. Come a dire, in estrema semplicità: o si è missionari o non si è discepoli di Gesù”. (S.G.)

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    Nella Giornata Missionaria Mondiale si annuncia il primo Congresso Missionario del Pakistan

    ◊   È l’annuncio del primo Congresso Missionario del Pakistan, uno degli eventi centrali dell’82.ma Giornata Missionaria Mondiale, celebrata oggi in tutte le diocesi e le chiese locali, ricordando con particolare intensità l’insegnamento dell’Apostolo Paolo. A dare la notizia dell’incontro pakistano, fissato a Karachi dal 25 al 29 novembre 2009, le Pontificie Opere Missionarie (POM), fulcro organizzativo dell’evento. La GMM – informa l’agenzia Fides – è quindi vissuta quest’anno dalla comunità cattolica del Paese asiatico come un momento di preparazione, a livello spirituale, di studio e di confronto, in vista del Congresso. Quest’ultimo, poi, si ispirerà al Congresso Missionario Asiatico celebrato nel 2006 in Thailandia e verrà incentrato sul tema: “Raccontare la storia di Gesù in Pakistan”. Ad ospitare l’evento, che vedrà la partecipazione del Nunzio Apostolico, mons. Tito Yllana, la Cattedrale di San Patrizio a Karachi. Qui si riuniranno per l’occasione vescovi, sacerdoti, religiosi e laici delegati da tutte le diocesi pakistane, con l’obiettivo primario di continuare la missione di Gesù in Pakistan, risvegliare in tutti i fedeli lo spirito e lo zelo missionario nel Paese, nel rispetto della storia e dell’ambiente religioso locale. (S.G.)

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    Belgio: al via la conferenza cristiano-musulmana per una convivenza di pace in Europa

    ◊   “Come persone di differenti fedi e tradizioni culturali possano vivere insieme e pacificamente nelle società europee costituisce attualmente uno degli interrogativi più urgenti (…) e la pluralità deve essere basata sulla tolleranza e sull’accettazione reciproca”. Questi alcuni dei passaggi centrali della presentazione della Conferenza europea cristiano-musulmana, che si apre domani a Malines, in Belgio, e si concluderà giovedì prossimo. Promotore dell’evento, il Comitato per le relazioni con i musulmani in Europa (CRME) del CCEE (Consiglio delle Conferenze episcopali europee) e della KEK (Conferenza delle Chiese europee). Partendo dall’attuale quadro sociale del Vecchio Continente, continuamente modificato dai flussi migratori, interni ed esterni, i partecipanti si confronteranno su varie questioni, a cominciare proprio da quelle legate all’immigrazione e al rapporto tra stranieri e cittadini nei vari Paesi dell’UE. Quattro gli obiettivi principali dell’incontro, dal titolo “Essere cittadini europei e credenti. Cristiani e musulmani come partner attivi nelle società europee”. Sono: contribuire allo sviluppo di un’identità europea dinamica; intraprendere azioni in difesa della dignità umana; promuovere una convivenza pacifica, rifiutando tutte le forme di motivazione religiosa della violenza. La conferenza è stata organizzata in cooperazione da rappresentanti di entrambe le religioni e vuole rappresentare un modello di dialogo costruttivo e reciproca fiducia. (S.G.)
     

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    Il ruolo delle religioni in Europa: tema di un concorso per le Università Pontificie

    ◊   Scrivere un saggio che spieghi quale sia oggi il ruolo delle religioni in Europa. È quanto proveranno a fare gli studenti delle Università Pontificie che intendono partecipare al concorso indetto dall’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede. Le tesi, informa l’agenzia SIR, devono essere scritte in italiano e non superare le 25 mila battute. Scadenza dell’iniziativa, dal titolo “Rinascimento o decadenza? Il ruolo delle religioni nell’Unione Europea”, il prossimo 12 dicembre. “L’idea - hanno reso noto i promotori - nasce dalla necessità di stimolare una riflessione su un argomento importante e di grande attualità, basti pensare al dibattito sulle cellule staminali, alla questione dell’integrazione dei musulmani, al vivace confronto sul tema della laicità”. Attraverso questo concorso “si intende stimolare gli studenti ad analizzare la storia, valutare il presente e fare previsioni per il futuro delle religioni in Europa”. Il primo classificato vincerà un soggiorno a Berlino, oltre a vedere la pubblicazione del saggio su L’Osservatore Romano e sul giornale tedesco Rheinischer Merkur. Sono previsti premi di minore entità anche per il secondo e il terzo classificati. Tutte le informazioni sono reperibili sul sito www.vatikan.diplo.de. (S.G.)

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    Si apre domani ad Assisi la settimana di formazione dei Cappellani militari

    ◊   “Annuncio del Vangelo e cammini di vita cristiana” è il tema che farà da sfondo alla settimana di formazione dei Cappellani militari, organizzata ad Assisi da domani a giovedì prossimo, su iniziativa dell’Ordinariato militare per l’Italia. Nel suo invito al convegno, l’ordinario militare, mons. Vincenzo Pelvi, sottolinea così l’importanza dell’annuncio evangelico: “Si impone oggi un ripensamento: configurare la pastorale secondo il modello dell'iniziazione cristiana, che – intessendo fra loro testimonianza e annuncio, catechesi, sacramenti e il servizio della carità – permette di dare unità alla vita della comunità e aprirsi alle varie situazioni spirituali dei non credenti, degli indifferenti, di quanti si riaccostano al Vangelo, di coloro che cercano alimento per il loro impegno nel mondo militare”. Fitto il programma dei lavori per gli oltre 200 Cappellani (in servizio ed in congedo), informa l'agenzia SIR: oltre alle relazioni di Ciro Sarnataro, della Facoltà teologica dell’Italia meridionale e di mons. Pelvi, sono previsti lavori di gruppo e gli interventi dei Capi di Stato Maggiore dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e del Comandante generale della Guardia di Finanza. Le celebrazioni saranno presiedute, accanto a mons. Pelvi, da mons. Giuseppe Bertello, nunzio apostolico in Italia, da mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi e da mons. Piero Marini, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi eucaristici. (S.G.)

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    Scout: si svolgerà in Islanda l'incontro europeo, Roverway 2009

    ◊   Dare l'opportunità a ragazzi e ragazze provenienti da tutta Europa di condividere diverse opinioni, culture e tradizioni. È l’obiettivo del Roverway, evento scout europeo, organizzato dalle associazioni internazionali WOSM (World Organization of the Scout Movement) e WAGGGS (World Association of Girl Guides and Girl Scouts). In Italia, informa l’agenzia SIR, l’iniziativa è stata promossa dalla Federazione dello Scoutismo (FIS). Protagonisti del Roverway sono i giovani scout tra i 16 e i 22 anni, ovvero appartenenti a quella fascia d'età che Robert Baden-Powell, fondatore dello scoutismo, denominò “dei rover”. Dopo l’esperienza del 2003 in Portogallo e del 2006 in Italia, nel 2009 l’evento verrà organizzato dallo scoutismo islandese: appuntamento dal 20 al 28 luglio prossimi, presso lo Ulfljotsvatn Scout Center, nel sud ovest dell’Islanda, mantenendo la modalità che prevede una parte iniziale mobile (Journey) e una parte finale fissa (Althingi). 'Althingi', infatti, era nel passato il consiglio degli abitanti dell'Islanda. A questo incontro ogni tribù (Tribe) portava il proprio contributo; le tribù si muovevano dai loro villaggi per raggiungere il luogo dell’assemblea affrontando viaggi avventurosi, i Journey. Anche Roverway 2009, quindi, dedicherà alcuni giorni alla conoscenza e all'approfondimento di tematiche di interesse giovanile all'interno di gruppi ristretti e internazionali e, a seguire, offrirà ai partecipanti l'occasione di vivere un momento di incontro e confronto comune. (S.G.)

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    Spagna: due libri e un dvd per i martiri del XX secolo

    ◊   È trascorso quasi un anno dalla Beatificazione di 498 martiri della Guerra civile Spagnola e la Conferenza episcopale del Paese ha realizzato per l’occasione due libri e una videocassetta che alimentino il “frutto pastorale” di quelle testimonianze, il loro valore all’interno della comunità cristiana. Il dvd è stato realizzato dai vescovi con la collaborazione della produzione televisiva dell'Università Ceu-San Pablo. Il sacrificio dei martiri - ha ribadito il portavoce dei presuli spagnoli e vescovo ausiliare di Madrid, mons. Martínez Camino - “è sempre per la Chiesa origine di vita e il loro sangue è il migliore antidoto contro l'anemia della fede”. L’anniversario delle Beatificazioni cade il 28 ottobre e, informa l’agenzia SIR, vedrà l’uscita di un terzo libro, prevalentemente grafico. Le diocesi spagnole – rendono infine noto dalla Conferenza episcopale – stanno lavorando ai processi di Beatificazione di altri 800 martiri, 47 dei quali sono stati depositati già presso la Congregazione per le cause dei Santi a Roma. (S.G.)

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    Qatar: dopo quella cattolica, tra qualche mese verrà inaugurata la prima chiesa anglicana

    ◊   Proseguono i lavori per la costruzione della prima chiesa anglicana nell’Emirato del Qatar, iniziati a fine settembre alla presenza del vescovo anglicano del Golfo, dell’Iraq e di Cipro, Michael Louis. Il presule non si è sbilanciato sulla data dell’inaugurazione del luogo di culto che dipenderà, ha precisato, dalle offerte dei fedeli. La comunità anglicana nel Qatar è formata esclusivamente da lavoratori espatriati e conta tra le 15 e le 20 mila persone. Circa 100 mila, invece, gli immigrati cattolici che hanno visto l’inaugurazione della loro prima chiesa lo scorso marzo a Doha. I due edifici religiosi cristiani nel Qatar fanno parte di un complesso di chiese che verranno costruite su un terreno donato dal capo dello Stato, l’Emiro Hamad Bin Khalifa Al-Thani, e che si trova in un sito desertico lontano dalle zone residenziali della capitale. Nessuno dei due edifici porta segni cristiani al proprio esterno, come avviene per altre chiese costruite in altri paesi del Golfo. Il Bahrein ospita la prima chiesa mai costruita nella regione, edificata nel 1906 da missionari evangelici americani. Il Kuwait ospita una decina di chiese tra cui alcune al centro della capitale Kuwait City; il piccolo emirato ha un milione di abitanti autoctoni e conta 400 mila lavoratori immigrati cristiani. Infine, negli Emirati Arabi Uniti, dove vivono alcune centinaia di migliaia di cristiani, sorgono varie chiese, mentre il Sultanato di Oman accoglie svariate decine di migliaia di cattolici, ortodossi e protestanti che godono della libertà di culto nei propri luoghi religiosi. (S.G.)

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    Cina: nella diocesi di Nan Chong un cammino spirituale sulle orme di San Paolo

    ◊   Nel cuore della Cina, un cammino spirituale sulle orme di San Paolo. A promuoverlo, durante il mese di ottobre, dedicato al Rosario, la diocesi di Nan Chong che così sta celebrando l’Anno giubilare dell’Apostolo delle Genti: la teologia paolina è stato il tema di studio, in una serie di incontri promossi nel mese di agosto; le Lettere paoline in ottobre; lo spirito missionario paolino il prossimo gennnaio 2009, mentre ad aprile la riflessione si sposterà sul metodo e sullo spirito misionario. Per favorire il contatto e lo scambio tra tutti i fedeli della diocesi, gli incontri si svolgono ogni volta in un luogo diverso e - informa l’agenzia Fides – hanno fin qui dedicato particolare attenzione alla Giornata Missionaria Mondiale, celebrata oggi proprio ricordando l’insegnamento di San Paolo. Fin dal 1746 la popolazione dell’attuale diocesi di Nan Chong ha conosciuto il messaggio di Cristo. Nel 1930 venne eretto il Vicariato Apostolico e nel 1946, venne creata la diocesi. Oggi la comunità cattolica di Nan Chong è composta da più di 80 mila fedeli, 15 sacerdoti, 11 seminaristi maggiori, 25 religiose di una congregazione diocesana; dispone di 45 chiese e 28 luoghi di preghiera. (S.G.)


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    24 Ore nel Mondo



    Nuova giornata di sangue in Iraq, mentre il governo di Baghdad discute accordi per la presenza degli americani nel Paese

    ◊   Resta alta la tensione a Baghdad dopo la manifestazione dei seguaci del leader estremista Moqtada al Sadr contro il governo e l’accordo che pianifica la presenza degli americani nel Paese oltre la scadenza del mandato ONU. Trattative segnate oggi dall’incontro fra il ministro della Difesa britannico John Hutton e il premier iracheno al Maliki. Si oppone invece al patto l’Iran, che annuncia un incontro tra il presidente del Parlamento iraniano Larijani e l’ayatollah al Sistani, massima autorità religiosa sciita in Iraq.

    Iraq-Afghanistan
    Sul terreno, continui attentati e disordini si registrano nelle aree d’intervento militare in Iraq e Afghanistan. Due civili sono rimasti uccisi e dieci persone, fra cui sei poliziotti, ferite in due esplosioni a sud-est della capitale, mentre a nord di Baghdad cinque persone sono morte ieri in un attacco contro il leader della milizia sunnita Sahwas anti-Al Qaida. In Afghanistan un attacco ai militari italiani di stanza a Herat causava ieri sette feriti. Stefano Leszczynski ha chiesto ad Andrea Martelletti, presidente del Centro Studi internazionali, perché dopo tanti anni le milizie talebane sono ancora così combattive.

    R. - La differenza tra un conflitto convenzionale e un conflitto non convenzionale o, come dicono adesso di moda, asimmetrico, è che in un conflitto convenzionale tra Stati, tra eserciti, il concetto di vittoria è palese: si conquista la capitale, si mette la bandiera su una collina, per esemplificare. Contro la guerriglia, questo non è possibile; quindi è intangibile il concetto di vittoria dal punto di vista militare, ed è quindi solo realizzabile dal punto di vista politico. Se la coalizione internazionale vuole avere un Afghanistan stabile e, tanto per capirci, un Afghanistan dal quale potersi sganciare, perché gli afghani, per tradizione, non amano stranieri sul loro suolo, è necessario investire molto, molto di più in ricostruzione. E’ stato fatto, fino adesso, poco, e quindi occorre spendere tantissimo e renderci conto che avere un Afghanistan instabile avrà dirette conseguenze sulla nostra vita in Europa.

     
    D. – Un altro paese che continua a rimanere instabile, nonostante un ingente contingente internazionale, è l’Iraq; qui, tuttavia, si è verificato un evento particolare, una manifestazione di massa di oppositori al governo iracheno, per le strade di Baghdad…

     
    R. – La strada della democrazia è fatta di errori, violenza, ma è fatta anche di dissenso espresso in maniera pacifica, e quindi il fatto che ci sia stata una manifestazione pacifica, anche contro la presenza degli Stati Uniti in Iraq, è comunque un segno dei timidi ma evidenti progressi che si stanno facendo in Iraq.

     
    D. – L’andamento delle missioni internazionali attuali ha insegnato qualcosa all’intelligence internazionale?

     
    R. – L’insegnamento degli ultimi anni è che, al di là delle metodologie comuni, occorre che i Paesi abbiano politiche comuni, altrimenti le informazioni che vengono trovate sul campo o attraverso gli informatori, o anche attraverso informazioni elettroniche, non vengono poi messe a sistema, a fattor comune.

    Almeno 90 morti in Pakistan negli scontri fra i ribelli talebani e le forze di sicurezza internazionali
    Ancora sangue in Pakistan. Circa 60 miliziani legati ad Al Qaeda sono stati uccisi nelle ultime ore nel distretto nord-occidentale di Swat, vicino al confine con l'Afghanistan, dove almeno altre 30 persone sono morte nel bombardamento aereo dell’aviazione pachistana e delle forze internazionali di sicurezza. Tra le vittime – riferisce una tv locale – anche leader della rivolta talebana. Nessun danno invece ai velivoli USA raggiunti dal fuoco delle tribù ribelli.

    Crisi finanziaria: Bush propone un G8 allargato ai Paesi emergenti
    Il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush si è detto disposto ad ospitare un vertice internazionale del G8 sulla crisi finanziaria globale, con la partecipazione di Cina e India e la presenza di ONU, Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale. Il Presidente UE Sarkozy, in questi giorni a Camp David per un incontro con Bush e il presidente della Commissione Europea Barroso, esprime accordo e propone di fissare il summit entro novembre.

    Crisi finanziaria – Europa centro-orientale
    Il contagio, spiegano esperti del Fondo Monetario Internazionale, potrebbe partire dall’Islanda e colpire le economie continentali più deboli. Consistenti apprensioni ricadono soprattutto sui Paesi baltici e su quelli dell’Europa centro-orientale. Si parla di default di interi Stati. In Ucraina il cocktail di crisi politico-istituzionale ed economica potrebbe portare a conseguenze imprevedibili. Il punto sulla situazione nel servizio di Giuseppe D’Amato:

    Profondo rosso nell'Europa centro-orientale. L'attuale crisi finanziaria internazionale rischia di ridurre se non cancellare la notevole crescita degli ultimi anni. La Borsa di Mosca è letteralmente crollata da maggio ad oggi. Le autorità russe continuano a fornire alla popolazione le massime assicurazioni possibili. Il Paese, dicono, ha buoni fondamentali macroeconomici e le riserve valutarie - le terze del mondo con oltre 530 miliardi di dollari - basteranno ad attutire gli effetti della crisi. Si vuole evitare il panico. I conti correnti sono coperti ciascuno per un equivalente di 20mila euro. Un piano di salvataggio per banche ed aziende del valore di svariati miliardi di dollari è stato approvato dal governo. “Se eviteremo errori – ha sottolineato l'economista liberale Gajdar – ce la faremo”. Ma la rapida riduzione del prezzo del petrolio mette in serio pericolo il budget federale. Se la Polonia intende ora accelerare l’introduzione dell’euro entro il 2011 l’Ucraina sta trattando con il Fondo monetario internazionale un prestito di 14 miliardi di dollari. La situazione a Kiev è davvero critica tanto che una missione dell’FMI è arrivata d’urgenza. I depositi nelle banche sono congelati. La situazione peggiore si registra, però, in Ungheria, che ha ottenuto aiuti per 5 miliardi di euro dalla Banca centrale europea. La crisi finanziaria è accompagnata ovunque da un alto tasso di inflazione: in Russia il 15%, in Ucraina intorno al 24%, in Lettonia il 17%.

     
    Sudan
    Nove persone di nazionalità cinese, impiegate nel settore petrolifero, sono state rapite ieri nel sud del Sudan nei pressi della regione di Abuyiel, ricca di giacimenti. Lo rende noto oggi l’ambasciata cinese a Khartoum.

    Zimbabwe
    Proseguono i negoziati per raggiungere un accordo sulla spartizione del potere in Zimbabwe nonostante lo stallo delle ultime settimane. Si terrà lunedì a Swaziland il prossimo incontro, ma il leader del Movimento per il cambiamento democratico (MDC) Morgan Tsvangirai dice: “Mugabe non tratta”, è un “dialogo tra sordi”.

    Immigrazione irregolare in Italia
    Non si arresta l’emergenza sbarchi a Lampedusa: sono in corso le operazioni per il soccorso di 17 migranti a bordo di un’imbarcazione nelle acque a largo dell’isola siciliana, mentre hanno trovato ospitalità presso il locale centro di accoglienza i 240 immigrati raggiunti in mare nella notte. (Panoramica internazionale a cura di Claudia Di Lorenzi)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 293

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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