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Sommario del 16/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Egoismi nazionali, speculazioni, consumismo, corruzione, spese militari, alla base dello scandalo della fame nel mondo: lo scrive il Papa nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione
  • Il Papa sui dieci anni della Fides et Ratio: la Chiesa difende la forza, non l'arroganza, della ragione
  • La Chiesa può intervenire con giudizi morali anche su questioni politiche che interessano la dignità della persona: così il Papa ai vescovi dell’Ecuador
  • Nomine
  • Trent'anni fa l'elezione di Giovanni Paolo II. Messa del cardinale Dziwisz nella Basilica di San Pietro
  • Sinodo dei Vescovi: la relazione del cardinale Ouellet e la conferenza stampa per fare il punto sui lavori
  • Appello di mons. Migliore: la comunità internazionale non dimentichi le vittime della malaria
  • Mons. Follo all'UNESCO: no alle interpretazioni relativistiche dei diritti dell’uomo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Borse mondiali ancora in forte ribasso. L'UE prova a dare fiducia ai mercati
  • Veglia Missionaria in San Giovanni con lo sguardo verso i cristiani perseguitati in India
  • Chiesa e Società

  • Leader religiosi europei: in Iraq i musulmani proteggano i cristiani
  • Un piano metodico dietro le violenze contro i cristiani in India: la testimonianza di un sacerdote
  • A Mindanao, nelle Filippine, giovani da tutta l’Asia per la pace e il dialogo interreligioso
  • Messaggio del cardinale Bertone in occasione della Fiera del Libro di Francoforte
  • Documento conclusivo dei primati ortodossi dopo l’Assemblea tenutasi ad Istanbul
  • I pellegrinaggi ravvivano l'amicizia: così Alessio II in una lettera al cardinale Tettamanzi
  • Alta l’emergenza nei campi profughi saharawi dopo le alluvioni in Algeria
  • I popoli indigeni chiedono aiuto al Parlamento Europeo
  • Messaggio del segretario generale dell’ONU per la Giornata mondiale contro la povertà
  • Quarto Congresso Missionario di Salta in Argentina
  • Incentrato sulla famiglia il piano pastorale della diocesi di Madrid
  • La vita del fondatore dell’Opus Dei diventa un cartoon
  • 24 Ore nel Mondo

  • Dopo gli scontri accordo tra Thailandia e Cambogia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Egoismi nazionali, speculazioni, consumismo, corruzione, spese militari, alla base dello scandalo della fame nel mondo: lo scrive il Papa nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione

    ◊   All’origine della mancanza di cibo per tutti ci sono dei valori sbagliati su cui si basano le relazioni internazionali: è il richiamo di Benedetto XVI nel messaggio al direttore generale della FAO, Jacques Diouf, per l’odierna Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Il tema di quest’anno è “La sicurezza alimentare mondiale: le sfide del cambiamento climatico e della bioenergia”. Il Papa chiede alla comunità internazionale di attuare delle misure coraggiose che rispettino sempre la dignità della persona. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “I mezzi e le risorse di cui il mondo dispone oggi – costata Benedetto XVI – possono fornire cibo a sufficienza per soddisfare le necessità crescenti di ognuno”. “Allora – si chiede il Papa – perché non è possibile evitare che tante persone soffrano la fame sino alle conseguenze più estreme?”. Sono molte, indica il Pontefice, le ragioni per le quali “coesistono spesso abbondanza e penuria”. Una è “la corsa inarrestabile al consumo”. C’è poi “la mancanza di volontà” a “frenare gli egoismi degli Stati e dei gruppi dei Paesi”. Il Pontefice chiede anche di mettere fine alla “speculazione sfrenata che incide sui meccanismi dei prezzi e dei consumi”. Ancora, si legge nel messaggio, giocano un ruolo nella crisi alimentare “l’assenza di un’amministrazione corretta delle risorse alimentari causata dalla corruzione nella vita pubblica e gli investimenti crescenti nelle armi e nelle tecnologie militari sofisticate a discapito delle necessità primarie delle persone”. Tutti questi motivi, rileva il Papa, sono originati da una falsa percezione dei valori su cui dovrebbero basarsi le relazioni internazionali. In particolare, è la sua riflessione, un certo atteggiamento diffuso nella cultura contemporanea “privilegia solamente la corsa ai beni materiali, dimenticando la vera natura della persona umana e le sue aspirazioni più profonde”. Il risultato, scrive con rammarico, è “l’incapacità di molti di prendersi carico dei bisogni dei poveri”.

     
    Una campagna efficace contro la fame, esorta dunque il Papa, “richiede più di un semplice studio scientifico per far fronte ai cambiamenti climatici e per destinare l’agricoltura in primo luogo all’uso alimentare”. Bisogna perciò riscoprire il valore della persona umana, “nella dimensione individuale e comunitaria”, dal fondamento della vita famigliare. Benedetto XVI chiede di impegnarsi a “promuovere una giustizia sociale effettiva nelle relazioni tra i popoli”. Impegno che chiede a ciascuno di essere cosciente che i beni della Creazione sono destinati a tutti e che “nella comunità mondiale la vita economica deve essere orientata verso la condivisione dei beni, verso un loro utilizzo durevole e la giusta ripartizione dei benefici che ne derivano”.

     
    La Giornata mondiale per l’Alimentazione, annota ancora il Pontefice, ricorre quest’anno “in un momento difficile per la situazione nutrizionale mondiale”. Da una parte la disponibilità degli alimenti “sembra insufficiente in rapporto al consumo”, dall’altra “le condizioni climatiche contribuiscono a mettere in pericolo la sopravvivenza di milioni” di persone “costrette ad abbandonare la propria terra per cercare qualcosa da mangiare”. Per questo, si legge nel Messaggio è importante che la FAO “possa rispondere in termini di solidarietà con azioni libere da ogni condizionamento e davvero al servizio del bene comune”. A conclusione del Messaggio, il Papa rivolge un pensiero alle comunità indigene, chiedendo di garantire loro “l’accesso alla terra” per favorire così i lavoratori agricoli.

     
    Nel giorno in cui la FAO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura compie 63 anni, il suo direttore generale, Jacques Diouf, si è unito all’appello del segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, affinché, anche in presenza dell’attuale crisi finanziaria non ci si dimentichi dei più indifesi. Diouf ha sottolineato che le bionergie non devono solamente essere percepite come un pericolo. Possono invece diventare un’opportunità per l’umanità, purché se ne controlli lo sviluppo in maniera equilibrata, senza mettere in pericolo l’approvvigionamento di beni alimentari a prezzi accessibili. Il servizio di Lucas Dùran:

    Le sfide derivanti dai cambiamenti climatici in atto, dall’aumento del costo dell’energia e da quello dei beni alimentari sono di natura globale e le risposte vanno trovate attraverso un’intesa globale. Il segretario dell’ONU, Ban Ki-moon, si esprime così nel suo messaggio indirizzato ai leader mondiali in occasione della Giornata Mondiale per l’Alimentazione. Già prima dell’attuale crisi, erano 800 milioni, sottolinea Ban Ki-moon, le persone che andavano a dormire affamate. Gli obiettivi del Millennio, sottoscritti solennemente 8 anni fa e che si prefiggono di dimezzare il numero di persone che nel mondo soffrono la fame entro il 2015 sono a rischio. Basti pensare che invece di diminuire, il loro numero aumenta: si calcola che alla lista  si siano aggiunti altri 100 milioni di esseri umani a causa della crisi degli ultimi mesi. Nel suo intervento, il direttore generale della FAO, Jacques Diouf, ha ricordato il vertice d’inizio giugno a Roma a cui parteciparono oltre 40 tra capi di Stato e di governo e 181 rappresentanze nazionali per discutere della crisi causata dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari. In quell’occasione furono presi solennemente impegni economici per un ammontare complessivo di 22 miliardi di dollari. Ebbene di quella cifra - sottolinea Diouf - solamente un 10 per cento è stato effettivamente versato. Occorre, dunque, che i governi rispettino gli impegni presi e questo anche in presenza dell’attuale crisi finanziaria che scuote i mercati di tutto il mondo. L’ampio risalto mediatico ad essa riservata rischia di oscurare la crisi alimentare preesistente e perdurante. I rappresentanti delle delegazioni presenti al quartier generale della FAO, che celebra proprio oggi il suo sessantacinquesimo anniversario dalla fondazione, hanno ascoltato con grande attenzione il messaggio del Santo Padre letto in aula plenaria dall’Osservatore permanente della Santa Sede presso la FAO, mons. Renato Volante. Ecco una sua riflessione:

     
    “Il Papa ricorda anche ad ogni persona la necessità di condividere i beni che il Signore ha messo a nostra disposizione: alcuni di noi ne hanno troppi; mentre alcuni di noi sulla terra ne hanno troppo pochi fino a soffrire di fame. Il messaggio del Santo Padre invita tutti ad una conversione, perché le nostre vite si fondino sempre di più su un rapporto di amore, di solidarietà. Questo rapporto porta alla pace e questo rapporto porta ad alleviare le sofferenze di tanti milioni di persone, purtroppo in aumento, ai quali mancano gli alimenti fondamentali”.

     
    Ma qual è l’utilità di appuntamenti come quello odierno? Risponde Astrid Agostini, economista ambientale ed esperta in bioenergie e cambiamenti climatici della FAO:

     
    “Un’occasione, anche annuale come questa Giornata mondiale dell’Alimentazione, serve a riaffermare le sfide sulle quali dobbiamo lavorare continuamente, perché il problema dell’alimentazione e dell’insicurezza alimentare prosegue, come purtroppo sappiamo. Sono ancora più di 900 milioni coloro che non hanno ancora abbastanza da mangiare. E’, quindi, una sfida che continua, nonostante ci stiamo lavorando e siano stati fatti tanti progressi e passi avanti. Ma ci sono sempre, comunque, delle nuove sfide”.

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    Il Papa sui dieci anni della Fides et Ratio: la Chiesa difende la forza, non l'arroganza, della ragione

    ◊   La Chiesa difende la forza della ragione e la sua alleanza con la fede contro il duplice rischio di una ragione debole, che si sente incapace di trovare la verità, e una ragione arrogante che vorrebbe sostituirsi a Dio. E’ quanto ha detto in sintesi Benedetto XVI nel suo discorso ai partecipanti al Congresso Internazionale promosso dalla Pontificia Università Lateranense, nel X Anniversario dell'Enciclica Fides et Ratio di Papa Wojtyla. Il servizio di Sergio Centofanti:

     
    Benedetto XVI sottolinea “la perdurante attualità” dell’Enciclica Fides et Ratio di Giovanni Paolo II che definisce suo “indimenticabile” predecessore. Il documento – spiega – “si caratterizza per la sua grande apertura nei confronti della ragione, soprattutto in un periodo in cui ne viene teorizzata la debolezza”:

     
    “La Chiesa … ha voluto difendere la forza della ragione e la sua capacità di raggiungere la verità, presentando ancora una volta la fede come una peculiare forma di conoscenza, grazie alla quale ci si apre alla verità della Rivelazione (cfr Fides et ratio, 13). Si legge nell’Enciclica che bisogna avere fiducia nelle capacità della ragione umana e non prefiggersi mete troppo modeste: ‘È la fede che provoca la ragione a uscire da ogni isolamento e a rischiare volentieri per tutto ciò che è bello, buono e vero. La fede si fa così avvocato convinto e convincente della ragione’ (n. 56)”.

     
    Oggi – prosegue il Papa – “si è verificato uno slittamento da un pensiero prevalentemente speculativo a uno maggiormente sperimentale. La ricerca si è volta soprattutto all’osservazione della natura nel tentativo di scoprirne i segreti. Il desiderio di conoscere la natura si è poi trasformato nella volontà di riprodurla”:

     
    “Questo cambiamento non è stato indolore: l'evolversi dei concetti ha intaccato il rapporto tra la fides e la ratio con la conseguenza di portare l'una e l'altra a seguire strade diverse. La conquista scientifica e tecnologica, con cui la fides è sempre più provocata a confrontarsi, ha modificato l'antico concetto di ratio; in qualche modo, ha emarginato la ragione che ricercava la verità ultima delle cose per fare spazio ad una ragione paga di scoprire la verità contingente delle leggi della natura”.

     
    Viene quindi ribadita l’importanza della ricerca scientifica e delle sue scoperte:

     
    “La fede, da parte sua, non teme il progresso della scienza e gli sviluppi a cui conducono le sue conquiste quando queste sono finalizzate all'uomo, al suo benessere e al progresso di tutta l'umanità. Come ricordava l'ignoto autore della Lettera a Diogneto: ‘Non l'albero della scienza uccide, ma la disobbedienza. Non si ha vita senza scienza, né scienza sicura senza vita vera’ (XII, 2.4). Avviene, tuttavia, che non sempre gli scienziati indirizzino le loro ricerche verso questi scopi. Il facile guadagno o, peggio ancora, l'arroganza di sostituirsi al Creatore svolgono, a volte, un ruolo determinante”.

     
    L’orgoglio della ragione – afferma il Papa – “può assumere caratteristiche pericolose per la stessa umanità”. Non si tratta tuttavia di “limitare la ricerca scientifica” ma di vigilare perché si mantenga “nel solco del suo servizio all'uomo”. Lo scienziato deve poi mantenere sempre un atteggiamento di umiltà perché “non crea” nulla, ma semplicemente “scopre” verità già presenti nella natura. “La ragione, peraltro – ha proseguito il Pontefice - sente e scopre che, oltre a ciò che ha già raggiunto e conquistato, esiste una verità che non potrà mai scoprire partendo da se stessa, ma solo ricevere come dono gratuito. La verità della Rivelazione non si sovrappone a quella raggiunta dalla ragione; purifica piuttosto la ragione e la innalza, permettendole così di dilatare i propri spazi per inserirsi in un campo di ricerca insondabile come il mistero stesso”:

     
    “La verità rivelata, nella ‘pienezza dei tempi’ (Gal 4,4), ha assunto il volto di una persona, Gesù di Nazareth, che porta la risposta ultima e definitiva alla domanda di senso di ogni uomo. La verità di Cristo, in quanto tocca ogni persona in cerca di gioia, di felicità e di senso, supera di gran lunga ogni altra verità che la ragione può trovare. E' intorno al mistero, pertanto, che la fides e la ratio trovano la possibilità reale di un percorso comune”.

     
    Il Papa, infine, esorta ad avere “la passione per la verità” che “ci spinge a rientrare in noi stessi per cogliere nell'uomo interiore il senso profondo della nostra vita”. Si tratta di una “esigenza di senso che non dà tregua fino a quando non sfocia in Gesù Cristo, la Parola di Dio” che “chiede di essere accolta come sorgente inesauribile di verità”.

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    La Chiesa può intervenire con giudizi morali anche su questioni politiche che interessano la dignità della persona: così il Papa ai vescovi dell’Ecuador

    ◊   Reclamare l’attenzione della società sui valori che rendono la vita umana più giusta e solidale: il compito assegnato da Benedetto XVI ai vescovi dell’Ecuador in visita ad Limina, ricevuti stamane nella Sala del Concistoro in vaticano. Servizio di Roberta Gisotti:

     
    Vi chiedo un grande sforzo da compiere non senza sacrifici, ha detto il Papa ai presuli ecuadoregni. Sebbene l’attività delle Chiesa non possa confondersi con gli affari politici – ha chiarito Benedetto XVI - può offrire all’insieme della comunità umana il proprio contributo attraverso la riflessione e i giudizi morali, anche su questioni politiche che interessano in modo particolare la dignità della persona.

     
    Tra queste, il Santo Padre ha posto in evidenza per l’importanza che rivestono per il futuro del popolo ecuadoregno: “la promozione e la stabilità della famiglia, fondata sul vincolo dell’amore tra un uomo ed una donna, la difesa della vita umana dal primo momento del concepimento fino al suo termine naturale, e così pure la responsabilità dei genitori nell’educazione morale dei figli, attraverso la quale si trasmettono alle nuove generazioni i grandi valori umani e cristiani che hanno forgiato l’identità degli ecuadoregni". Ha raccomandato poi il Papa che si presti attenzione speciale all’azione caritativa verso tutte le persone in stato di necessità: “anziani, bambini emigrati, e così anche donne abbandonate e maltrattate”. Per realizzare tutto ciò la Chiesa dell’Ecuador ha osservato il Papa ha bisogno di “un laicato maturo e impegnato che con una solida formazione dottrinale e una profonda vita interiore, viva la propria vocazione specifica: quella di illuminare con la luce di Cristo la realtà umana, sociale, culturale e politica”.

     
    Tra le questioni pastorali Benedetto XVI ha incoraggiato l’impegno missionario, che poggia in particolare sui sacerdoti e sui religiosi e l’impegno vocazionale che deve coinvolgere gruppi, movimenti e persone che operano nelle diocesi, a fronte della scarsità del clero in molte zone del Paese.

     
    Ricordiamo che l’Ecuador è tra i Paesi più poveri dell’America Latina, interessato negli ultimi anni da turbolenze socio-politiche, che hanno infine portato all’elezione nel novembre 2006 dell’attuale presidente e capo del Governo, Rafael Correa. Circa 13 milioni e mezzo i suoi abitanti, per oltre il 90 per cento cattolici.

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    Nomine

    ◊   Nel Galles, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Menevia, presentata da mons. Mark Jabalè per sopraggiunti limiti d’età ed ha nominato a succedergli mons. Thomas Matthew Burns, finora Ordinario militare di Gran Bretagna.

    In Scozia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Argyll and The Isles, presentata da mons. Ian Murray, per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato suo successore mons. Joseph Anthony Toal, del clero della medesima diocesi, finora Rettore del Royal Scots College di Salamanca.

     
    Benedetto XVI ha nominato membro della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica padre Adolfo Nicolás, Preposito generale della Compagnia di Gesù.

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    Trent'anni fa l'elezione di Giovanni Paolo II. Messa del cardinale Dziwisz nella Basilica di San Pietro

    ◊   Il 1978, l’“anno dei tre Papi”, visse il suo ultimo atto il 16 ottobre con l’elezione di Giovanni Paolo II. In tutto il mondo celebrazioni e manifestazioni sono all’ordine del giorno per ricordare quell’avvenimento. Nel pomeriggio, alle 17.30, in Aula Paolo VI, Benedetto XVI assisterà alla proiezione del film “Testimonianza” tratto dal libro “Una vita con Karol” del cardinale arcivescovo di Cracovia, Stanislaw Dziwisz, e dello scrittore Gian Franco Svidercoschi. Lo stesso cardinale Dziwisz - per 27 anni anni segretario di Papa Wojtyla - ha celebrato questa mattina alle 11 una Messa commemorativa nella Basilica di San Pietro. Il porporato ha ricordato Giovanni Paolo II come il Papa che "ha aperto la strada della Divina Misericordia" perché "il mondo più diventa divino, più diventa umano"; "il Papa che ha dato fiducia ai giovani, ottenendo da loro altrettanta fiducia"; "il Papa impegnato per la costruzione di una civilità della vita e dell'amore, contro la cultura della paura, della morte e dell'odio"; "il Papa che ha mostrato negli ultimi anni il valore della sofferenza nella vita dell'uomo, annunciando il Vangelo anche nel letto del dolore". Molto, in effetti, si è detto e si è rievocato delle qualità umane e spirituali che hanno reso amato e indimenticato il Pontefice polacco nel mondo. Ma già negli esordi del suo ministero petrino è possibile rintracciare in germoglio le tematiche portanti del suo magistero. Un magistero intriso di amore verso la Chiesa e verso l’uomo e accompagnato - specie agli inizi - da capacità comunicative non comuni. Su questi aspetti in particolare riflette, nel suo servizio, Alessandro De Carolis:

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    Ci ha lasciati aggrappato alla croce della sua infermità e in un silenzio svuotato di ogni possibilità di comunicare. Ma c’è stato un tempo in cui la sua voce echeggiava con decisione per annunciare il volto di Cristo e denunciare le facce del male - voce baritonale, capace di misura o di tuono, amichevole o grave - e c’è stato uno spazio che il suo dinamismo ha dominato per intero, perché il suo modo di intendere la propria missione coincideva con i “confini della terra”. Giovanni Paolo II si è spento il 2 aprile di tre anni fa come una piccola fiamma, ma la gente in Piazza San Pietro o davanti al televisore il 16 ottobre di 30 anni fa ebbe subito modo di saggiarne il fuoco che avrebbe contraddistinto a lungo il suo lungo Pontificato.

     
    Un fuoco di voce e di idee, di tonalità e valori, il cui ricordo tende via via a sbiadire nella memoria soppiantato da memorie più recenti, sofferte, atone. Noi vorremmo allora ricordare in questa rievocazione il Karol Wojtyla dei primi mesi al Soglio di Pietro, seguendolo nella straordinaria normalità che caratterizza la giornata di un Papa: nei suoi incontri con la gente, nel suo insegnare il Vangelo ad ogni categoria umana, riascoltando passi di alcuni dei suoi discorsi più ordinari e per questo tralasciati dalle retrospettive biografiche ormai consolidate - e spesso un po’ ripetitive - che lo riguardano.

     
    (musica)

     
    Era Papa da tre mesi e di lì poco, raggiungendo il Messico e Puebla, avrebbe lasciato nel cronache della Chiesa e del mondo il primo, forte, segno della sua caratura apostolica. Ma già nella saletta dell’aeroporto di Fiumicino, prima della partenza, Giovanni Paolo II, parlando ai cronisti, mostra di aver chiara una sua visione della contingenza storica. La Guerra fredda è ancora lungi dal restare seppellita dalle macerie del Muro, il pianeta diviso in blocchi si muove tra paure e diffidenza. E tuttavia, il giovane Papa sa che c’è un valore più grande delle ideologie o delle convenienze politiche sul quale deve puntare, come lui fa, chi ha veramente a cuore il presente e il futuro dell’umanità. E’ il 25 gennaio 1979:

     
    “Certamente, la situazione globale del mondo contemporaneo, dei diversi continenti, sistemi, non è una situazione facile, è piuttosto complicata. Ma, d’altra parte, io vorrei essere ottimista, perché quello che è buono nella mente umana e nel cuore umano potrà vincere. E’ dovere della Chiesa, è mio dovere, aiutare quello che è buono nella mente umana, nel cuore umano, per vincere il male”.

     
    Quello di Puebla fu un intervento di “tuono”. Ma già prima e dopo il Natale del ’78, il giovane Pontefice aveva dato voce ad altri capitoli centrali del suo magistero imperniato sull’“uomo”. A cominciare dall’uomo non nato e dunque impossibilitato a difendersi in caso di abuso. Il 28 dicembre 1978 si rivolge così a chi, tra le corsie di un ospedale, cerca di coniugare fede e professionalità:

     
    “Il servizio alla vita deve vedere impegnati, con generoso entusiasmo, soprattutto i medici cattolici, i quali nella loro fede in Dio creatore, di cui l’uomo è immagine, e nel mistero del Verbo eterno disceso dal cielo nella fragile carne di un bimbo indifeso, trovano una nuova e più alta ragione di dedizione solerte alla cura amorevole e alla tutela disinteressata di ogni fratello, specialmente se piccolo, povero, inerme, minacciato”.

     
    E’ questa la misura della fede per il Papa “venuto da lontano”. Un uomo e un sacerdote abituato in patria a difendere lottando quei valori che i cristiani al di qua della Cortina vivevano con una naturalezza spesso intrisa di superficialità. Una difesa concreta, lucida, come dimostra parlando di giustizia sociale nell’udienza a un gruppo di lavoratori cristiani. E’ il 9 dicembre 1978 e le considerazioni sono di scottante attualità anche 30 anni dopo:

     
    “Mi appello alla coscienza di tutti, ai datori di lavoro e ai lavoratori. I diritti e i doveri sono da entrambe le parti e, perché la società possa mantenersi nell’equilibrio della pace e del benessere comune, è necessario l’impegno di tutti per combattere e vincere l’egoismo. Impresa certo difficile, ma il cristiano deve farsi uno scrupolo di essere giusto in tutto e con tutti, sia nel remunerare e nel proteggere il lavoro, sia nello spendere le proprie forze. Egli, infatti, dev’essere un testimone di Cristo dappertutto, e perciò anche sul lavoro”.

     
    Il neoleletto Papa aveva un’abitudine durante le sue prime udienze generali. Quella di rivolgersi con un discorso solo ai giovani. Era un momento sempre vivo, pulsante, ai margini del protocollo. Il Papa delle future GMG aveva già trovato una sintonia con le generazioni più verdi della Chiesa, forte di una spontaneità che si accordava istintivamente con quella dei ragazzi che lo attorniavano. Eccone un esempio: siamo nella Basilica Vaticana, è mercoledì 20 dicembre 1978:

     
    “Il Papa, che rappresenta la giovinezza di Cristo e della Chiesa, è sempre lieto d’incontrarsi con coloro che sono l’espressione della giovinezza della vita e dell’umanità! C’è tra noi, dunque, un’affinità di spirito; si afferma quasi un’esigenza di trattenerci come tra veri amici; si ravvisa un gusto di comunicare gioie, speranze, ideali”.

     
    Questa energia aveva una radice e una linfa ben più profonde di una età insolitamente giovane per il ruolo e ancor meglio portata rispetto a quanto certificato dall’anagrafe. La radice di una fede temperata per anni da un contesto sociale e politico - quello polacco - che richiedeva ai cristiani la dote del coraggio, e la linfa di una quotidiana, intensa preghiera. Non è un caso se 13 giorni dopo essere stato eletto Papa, la prima uscita da Roma di Giovanni Paolo II sia verso un Santuario, quello della Mentorella, vicino Tivoli. In 20 mila lo acclamano e lui spiega così il valore della preghiera:

     
    “La Chiesa prega e vuole pregare per rispondere ai bisogni del profondo dell’uomo, che talvolta è così ristretto e limitato dalle condizioni delle contingenze della vita quotidiana, da tutto ciò che è temporaneo, dalla debolezza, dal peccato, dall’abbattimento e da una vita che appare senza senso. La preghiera dà un senso a tutta la vita, in ogni suo momento, in ogni circostanza”.

     
    Come chi la pronunciò, anche questa convinzione arriva da lontano. E risuona, tuttora, nonostante il fuoco di quella voce si sia spento come una piccola fiamma in una sera di aprile, per rimanere eco indimenticata in tanti cuori.

     
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    Sinodo dei Vescovi: la relazione del cardinale Ouellet e la conferenza stampa per fare il punto sui lavori

    ◊   Un elenco di 19 quesiti su cui il Sinodo dei Vescovi dovrà riflettere nei prossimi giorni: questa la missione affidata ai partecipanti all’assise sinodale dal cardinale Marc Ouellet. Il Relatore generale del Sinodo ha infatti pronunciato in latino ieri pomeriggio la sua Relatio post disceptationem, a conclusione degli interventi dei padri sinodali e in vista dell’avvio dei lavori dei Circoli minori. I particolari da Isabella Piro:

    Come far comprendere meglio ai fedeli che la Parola di Dio è Cristo? Come elaborare un compendio per la stesura delle omelie? Come conciliare dialogo interreligioso e affermazione dogmatica sull’unicità di Cristo? Come formare i fedeli, e non solo, alla Lectio divina? Non sono domande semplici quelle poste dal cardinale Ouellet, ma sono quesiti che fotografano gli spunti più rilevanti emersi finora dal Sinodo. Nella sua Relazione dopo la discussione, il porporato ha ribadito la necessità di collegare Parola di Dio, Liturgia ed Eucaristia: il carattere dialogico della Parola trova, infatti, il suo fondamento nel mistero della Trinità. Allo stesso modo, il Relatore generale ha sottolineato l’importanza dell’ascolto di Dio e dell’uomo come missione primaria della Chiesa, così come la necessità del silenzio per fare posto, in noi stessi, al Verbo vivente. Sull’esempio di Maria, quindi, che contemplava e meditava le parole di suo Figlio - ha detto il cardinale Ouellet – così noi siamo chiamati a soffermarci sulle parole delle Sacre Scritture, valorizzandone qualche versetto, magari attraverso la memorizzazione. E ancora, l’arcivescovo di Québec ha ricordato il ruolo dei carismi, che permettono di vivere il Verbo divino in modo creativo, in tempi diversi e in culture diverse. Fondamentale, inoltre, la capacità del Vangelo di sanare le ferite dell’uomo contemporaneo che vive come se Dio non esistesse e si allontana dalla Grazia, aprendo le porte a nuove schiavitù. Ribadita anche la profonda sintesi tra Scritture, Tradizione e Magistero, poiché la Bibbia presuppone la Chiesa e da essa ne deriva la sua interpretazione autentica. Centrale, poi, la necessità di passare da un’omelia moralizzante ad una predicazione più missionaria, che guardi anche ad altre forme di comunicazione come le iconografie e il canto, e l’invito a superare le tensioni tra esegesi biblica e teologia, in modo da cogliere adeguatamente il legame tra il senso storico e quello spirituale della Scrittura. Quindi, l’importanza della Lectio divina, che il cardinale Ouellet ha definito “una forma di orazione che purifica il desiderio e produce una disponibilità in armonia con la Volontà di Dio”. Poi, il tema del dialogo: che sia ecumenico, interreligioso o interculturale, il codice comune – ha detto il cardinale Ouellet – rimane sempre la Bibbia, terreno di unità per sormontare le divisioni, anche in zone dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina in cui sono forti le tradizioni locali. In particolare, il Relatore generale del Sinodo ha fatto riferimento al dialogo con gli ebrei e gli islamici: il rapporto con i primi – ha detto – tocca l’interno stesso della Chiesa e del mistero della fede, mentre il dialogo con l’Islam deve basarsi sui principi comuni, come la resistenza alla secolarizzazione e l’affermazione dell’importanza sociale della religione. In tutti i casi, comunque, ha ribadito il porporato, vale la “regola d’oro” del rispetto reciproco:

    "Verbum Dei locum essentialem pariter obtinet cum culturis modernis… "

     
    Un paragrafo speciale è stato dedicato, inoltre, al rapporto tra Parola di Dio e culture moderne: la prima – ha detto il porporato – può e deve essere il fermento delle altre. Il compito dei cristiani, allora, sarà quello di alimentare il legame tra scienza e fede, di restare attivi sulla scena pubblica e di testimoniare il loro Credo con le parole e con i fatti.

    "Nobis sucurrit interrete, itaque accessus ad Sacram Scripturam pervulgatus est…"
     
    Quanto all’accesso alle Sacre Scritture, l’auspicio dell’arcivescovo di Québec è stato che il Sinodo incoraggi la diffusione della Parola di Dio tramite le moderne tecniche di comunicazione, come Internet, e favorisca la traduzione della Bibbia anche nelle lingue poco diffuse:

    "Sub hoc respectu, optari videtur recognitio ad longum tempus lectionarii…"

     
    Infine, due proposte da valutare: la revisione a lungo termine del lezionario, forse in sinergia con i “fratelli orientali”, e l’organizzazione di un Congresso internazionale sulla Parola di Dio. Toccherà ora ai Circoli minori valutare il tutto e scegliere quali di questi temi entreranno a far parte delle Proposizioni finali del Sinodo. Sinodo che è entrato, dunque, nella sua seconda fase e del quale è possibile tracciare un primo parziale bilancio. Come ha fatto stamani, in conferenza stampa, il cardinale Odilo Scherer, presidente delegato dell’assise sinodale:

     
    "Mi pare che lo scopo del Sinodo sia proprio questo: risvegliare un rinnovato interesse verso la Sacra Scrittura, verso la Parola di Dio che non per noi cattolici non è solo Sacra Scrittura, è più della Scrittura. E poi un altro elemento, forse, è proprio questo: che la Chiesa è ascoltatrice della Parola, prima di essere missionaria della Parola: perciò è importante che si formino gli ascoltatori della Parola più che specialisti della Parola: servono infatti discepoli della Parola, che poi la portino anche con gioia e speranza agli altri".

    Il Sinodo, si è detto inoltre, è anche un messaggio esplicito al mondo protestante, poiché attesta l’importanza e l’interesse della Chiesa cattolica per la Bibbia. Quanto alle domande dei giornalisti sulla possibile pubblicazione dell’intervento del Papa ai Padri sinodali, pronunciato a braccio martedì scorso, il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi ha risposto così:
     "Non c’è nessun motivo di non pubblicarlo. E’ stata fatta una trascrizione del testo, che è stato inviato al Papa perché potesse verificare se andava bene o no. Non è ancora tornato, tutto qua: però si spera che torni e sia poi pubblicato".

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    Appello di mons. Migliore: la comunità internazionale non dimentichi le vittime della malaria

    ◊   Ogni 30 secondi nel mondo muore una persona a causa della malaria. E’ la denuncia dell’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, intervenuto, nell’ambito della 63.ma sessione dell’Assemblea generale, sul decennio di impegno per il regresso della malaria nei Paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Il 90% delle persone che contraggono la malaria sono in Africa Subsahariana e la maggior parte sono bambini sotto i 5 anni. In questa regione ne muoiono 3000 al giorno. In generale al mondo i contagiati sono tra i 300 e i 500 milioni ogni anno e di questi almeno un milione muore. Cifre agghiaccianti che mons. Migliore riporta sottolineando l’importanza della recente decisione dell’Assemblea generale di assicurare più attenzione al drammatico fenomeno, che significa ricerca, cure e trattamenti. Il punto è che le misure di prevenzione e i trattamenti adeguati esistono ma costano e dunque – ribadisce mons. Migliore - bisogna assicurare risorse economiche ai Paesi del Sud del mondo che non possono permetterseli. Da parte sua, mons. Migliore vuole ricordare le “tante persone che a livello individuale e a livello di organizzazioni internazionali, a partire dalle agenzie cattoliche, con comportamento che definisce eroico, fanno il loro meglio per l’assistenza medica a tutti i livelli in Paesi in difficoltà”. Ma non può bastare e non basta. La realtà – denuncia mons. Migliore - è che “negli ultimi quindici anni c’è stato un incremento del contagio e che nei prossimi venti anni si prevede un raddoppio del numero dei malati di malaria”, una malattia che sembra dimenticata. Con molta chiarezza mons. Migliore afferma che “la malaria resta una grande minaccia per la sicurezza dell’umanità”.

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    Mons. Follo all'UNESCO: no alle interpretazioni relativistiche dei diritti dell’uomo

    ◊   “La dichiarazione dei diritti dell’uomo è uno dei più bei frutti della convergenza tra le differenti tradizioni culturali e religiose, che si è rivelata uno strumento importante per proteggere la persona umana e preservarne la dignità”: è quanto ha affermato mons. Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO, che ha preso parte, martedì scorso a Parigi, nella sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, alla 180.ma sessione del Consiglio esecutivo dell’UNESCO. Nel suo intervento il presule ha evidenziato che “i diritti dell’uomo si sono rivelati un mezzo efficace per preservare la pace nel mondo” e che “la loro promozione è efficace per colmare le disuguaglianze fra i Paesi e i gruppi sociali”. “Nonostante la realtà sia multiforme e diversificata – ha aggiunto mons. Follo, non dobbiamo cedere alla tentazione di interpretazioni relativistiche dei diritti dell’uomo o ad una applicazione parziale ed ineguale secondo il ben volere di coloro che devono applicarli”. Per il presule questo “significherebbe soddisfare esigenze particolari, trascurando le esigenze legittime della persona umana per la quale questi diritti sono stati riconosciuti”. Riferendosi all’applicazione del Piano d’azione dell’UNESCO e delle altre attività di commemorazione del 60.mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, l’osservatore permanente della Santa Sede ha sottolineato che questi diritti sono “espressione della legge naturale, che è iscritta nel cuore dell’uomo e che è presente nelle differenti culture e civiltà”. “Se la percezione dei diritti dell’uomo si evolve nel tempo … l’essere radicati nella persona umana conferisce loro uno statuto universale” ha detto ancora mons. Follo che si è soffermato in particolare sul diritto alla libertà religiosa da riconoscere “non solo in ciò che concerne la dimensione del culto o del rito strictu sensu, ma anche in ciò che concerne la vita dell’uomo in generale”. (A cura di Tiziana Campisi)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il messaggio di Benedetto XVI alla FAO in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione.

    Il discorso ai vescovi dell’Ecuador in visita “ad limina Apostolorum”.

    Il messaggio di Benedetto XVI ai partecipanti al convegno sulla “Fides et ratio” promosso dalla Pontificia Università Lateranense nel decimo anniversario dell’enciclica di Giovanni Paolo II.

    In prima pagina un articolo del vice direttore, Carlo Di Cicco, dal titolo “La seconda fase dei lavori sinodali”.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, la crisi delle borse mondiali: l’Europa chiede maggiore vigilanza sui mercati.

    In cultura, Dario E. Viganò analizza il rapporto tra cinema e testo sacro: pregi e rischi per la Scrittura “riscritta” sul grande schermo.

    Una sintesi dell’intervento del cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, alla Fiera del Libro di Francoforte per la presentazione dell’attività dell’Editoria Vaticana.

    Un articolo di Gianpaolo Romanato sulla figura del cardinale Celso Costandini in occasione del cinquantesimo anniversario dalla morte.

    “Un Papa in incognito?” Barbara Frale rievoca la vicenda di sant’Ignazio, il vescovo di Antiochia che fu martirizzato il 17 ottobre dell’anno 107.

    I lavori sinodali.

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    Oggi in Primo Piano



    Borse mondiali ancora in forte ribasso. L'UE prova a dare fiducia ai mercati

    ◊   Borse mondiali di nuovo in picchiata. Netto calo in apertura per quelle europee, trainate in basso anche le piazze asiatiche, con Tokyo che perde questa mattina quasi il 10%. I leader europei, a conclusione del vertice di Bruxelles, hanno definito un ulteriore pacchetto di interventi per costruire una posizione comune contro la crisi. Il servizio di Marco Guerra:

    Avallare le misure per stabilizzare il sistema finanziario approvate domenica dall’Eurogruppo, rilanciare la proposta di un sistema di vigilanza a livello europeo per banche e assicurazioni e rinviare, a dicembre, la scadenza entro cui trovare un accordo sul pacchetto del clima. Dopo le divisioni espresse ieri sull’ambiente, i 27 leader europei si ritrovano su queste tre linee guida della bozza conclusiva, stilata al termine del vertice di Bruxelles. Dal vertice emerge anche la richiesta di decisioni rapide sull'elaborazione di norme europee in materia di sicurezza sui depositi per assicurare la tutela dei risparmiatori. ''Per cominciare – si legge nel documento - il Consiglio invita i supervisori nazionali ad incontrarsi almeno una volta al mese, per uno scambio di informazioni''. Si tratta di proposte fortemente sostenute dalla presidenza francese che hanno raccolto il plauso di tutti gli Stati membri. Diversamente è andata invece sull’attuazione del piano per la riduzione delle emissioni di gas serra approvato a gennaio. Per il momento, sono state accolte le istanze di Italia e Polonia, entrambe preoccupate par la produzione industriale già provata dalla recessione economica; una decisione definitiva è stata rinviata al consiglio Europeo di dicembre. L’ulteriore risposta corale dell’Europa ha dato una boccata di ossigeno ai listini del Vecchio Continente, che fanno registrare un leggero rialzo dopo l’apertura in forte ribasso, sulla scia dell’ennesimo tonfo delle Borse asiatiche.

     
    Sull’andamento dell’economia e della finanza internazionale, Giada Aquilino ha intervistato Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes, che domani sarà in edicola con un numero dal titolo “Il mondo dopo Wall Street”:

    R. – La mia impressione è che, comunque, non bisogna troppo agganciare la nostra attenzione alle oscillazioni della Borsa; altrimenti, rischiamo di perdere di vista la sostanza. E la sostanza – secondo gli indicatori disponibili – è quella di una recessione, già parzialmente in atto, ma che rischia di diventare una vera e propria depressione, con possibilità di durata superiore a quell’anno, anno e mezzo di cui si parlava fino a poco tempo fa.

     
    D. - Il ruolo assunto dallo Stato nelle banche americane; i vertici europei per frenare la crisi; una prossima riunione del G8, se non addirittura del G14; si è parlato di una nuova Brenton Woods: che assetto può scaturire da questi interventi?

     
    R. – Ne esce soprattutto lo 'iato' tra quella che è la realtà economica e finanziaria e quella che è la potenza della politica: i politici, o comunque i manager, non sono in grado di gestire un’emergenza di questo tipo perché non sono culturalmente preparati a farlo o perché non dispongono dell’autorità sufficiente. Per quanto possiamo intervenire e per quanto stiamo intervento in vari Stati iniettando direttamente liquidità nelle banche o acquistandone parzialmente o totalmente la proprietà, è chiaro che ci sono poi dei fenomeni che sfuggono al controllo della politica. Fenomeni che prevedranno poi una loro logica interna di assestamento.

     
    D. – Quindi che tipo di provvedimenti sono le massicce iniezioni di aiuti pubblici nel sistema finanziario?

     
    R. – Probabilmente, rappresentano l’unico provvedimento possibile in questo momento. Certamente, la questione fondamentale è quella di fare in modo che le banche continuino, o meglio riprendano, a prestarsi il denaro fra loro e ad immetterlo nell’economia reale. In caso contrario, questa recessione - di cui stiamo vedendo i prodromi - diventerà molto più severa.

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    Veglia Missionaria in San Giovanni con lo sguardo verso i cristiani perseguitati in India

    ◊   “Guai a me se non predicassi il Vangelo”: prende spunto dall’esortazione paolina il tema della Veglia missionaria della diocesi di Roma, che si terrà stasera, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, a partire dalle ore 20.30. Nell’incontro di preghiera, presieduto dal cardinale vicario Agostino Vallini, avverrà il rito della consegna del mandato missionario agli inviati a diffondere l’annuncio evangelico nelle terre di missione. Si pregherà in particolare per la Chiesa sofferente nel mondo, con le testimonianze della comunità cattolica indiana residente a Roma. Proprio sulla difficile situazione che stanno vivendo i cristiani dell’India, si sofferma mons. Enzo Dieci, vescovo ausiliare di Roma ed Incaricato diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese, intervistato da Luca Collodi:

    R. – Credo che sia proprio un grido, nel nostro cuore di fratelli e sorelle, che, fedeli a Cristo, debbano subire una persecuzione crudele, feroce. Fedeli che perdono la vita, perdono, le loro case sono bruciate, perdono le proprie Chiese dove, con gioia, si radunano nella Casa del Signore. Noi cristiani dobbiamo essere non solo profondamente vicini a loro con il cuore, in forza della nostra fede, ma anche con tutti gli aiuti economici possibili, e nello stesso tempo abbiamo il dovere di essere voce di chi non può esprimere - pur nell’amore a Cristo e nel perdono a chiunque sta facendo questo - il dolore, lo strazio, con una grande domanda: “Perché?"

     
    D. – Mons. Dieci, per l’India si può usare il termine “persecuzione” verso i cristiani?

     
    R. – E’ un’autentica e vera persecuzione, e definita da un suo vescovo al Sinodo “la più crudele che abbia subìto la Chiesa cristiana in India fino ai tempi nostri”. E’ una vera persecuzione, che con dei focolai che imprevedibilmente si diffondono anche in luoghi imprevisti - come il Kerala - stanno colpendo volontariamente la presenza di cristiani, perché non li vogliono nel loro territorio.

     
    D. - Questa sera, in San Giovanni in Laterano, ci sarà una testimonianza di un cristiano proveniente dall’India…

     
    R. – Un cristiano che presenta i fatti, che è stato coinvolto in un momento veramente drammatico, dove, attorno a lui, ha visto sangue, dolore e violenza incredibile verso una religiosa. Ci testimonia l’angoscia di quella gente e chiede a noi di essere la loro voce, presso Dio nella preghiera e presso la Chiesa tutta, perché hanno bisogno di essere veramente confortati e aiutati.

     
    D. – L’incontro di preghiera di questa sera in San Giovanni in Laterano guarda però alla diocesi di Roma come a una diocesi missionaria…

     
    R. – Senza dubbio. Se la diocesi del Vicario di Cristo, di Benedetto XVI, non potesse essere luce per tutto il mondo della dimensione missionaria, significa che ci sarebbe una grande carenza da affrontare. Con gioia, questa sera, il nuovo cardinale vicario presiede per la prima volta la Veglia missionaria, e lui ha rivolto a tutti i preti, in un incontro diocesano, un appello accorato, di fargli il regalo di venire questa sera, perché si deve dare un volto nuovo e una missionarietà nuova alla diocesi di Roma.

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    Chiesa e Società



    Leader religiosi europei: in Iraq i musulmani proteggano i cristiani

    ◊   “I musulmani iracheni proteggano i loro fratelli cristiani”: è l’appello lanciato dal Consiglio europeo dei leader religiosi (ECRL), congiuntamente con il network Religions for peace, intervenendo così sugli attacchi che le comunità cristiane stanno subendo da tempo in Iraq e specialmente, in questi ultimi giorni, nella città di Mosul. “Quando i cristiani vengono sistematicamente uccisi solo per la loro appartenenza religiosa – dichiara il moderatore dell’ECRL, il vescovo luterano Gunnar Stalsett, le cui parole sono state riprese dal SIR – tutti i leader religiosi debbono condannare queste cose e lavorare per prevenirle. In ogni società c’è la responsabilità di dare spazio vitale alle minoranze”. “I leader religiosi - conclude - non devono solo focalizzare la loro attenzione su sciiti e sunniti, ma fare in modo che gli sforzi interreligiosi coinvolgano anche la minacciata minoranza cristiana. Il dialogo religioso è una tra le questioni più cruciali in Iraq”. (A.L.)

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    Un piano metodico dietro le violenze contro i cristiani in India: la testimonianza di un sacerdote

    ◊   In India, i gruppi fondamentalisti indù che da oltre un mese hanno lanciato attacchi contro i cristiani dell’Orissa, sono divenuti più metodici: aiutati anche dalla polizia, proibiscono ai cristiani di incontrarsi e pregare. Cercano di uccidere i nuovi convertiti e occupano il terreno delle chiese distrutte, E’ quanto rivela all’agenzia AsiaNews padre Ajay Singh, direttore del Jan Vikas, un centro di iniziativa sociale della diocesi di Cuttack-Bhubaneshwar. La nostra gente - ha spiegato - vive in condizioni difficilissime. “Hanno distribuito solo una coperta per famiglia; l’igiene e la sanità sono inesistenti. Ai cristiani è proibito pregare: le forze di sicurezza continuano a vigilare in modo puntiglioso  perché questo non avvenga e proibiscono anche ogni aiuto e consolazione dall’esterno. Le donne, soprattutto, sono consumate da una profonda depressione”. Il timore – aggiunge Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians - è che i gruppi radicali si mettano a costruire templi indù sulle terre dove una volta esistevano case e chiese cristiane”. I radicali indù – osserva - “vogliono nascondere i segni della loro brutalità contro persone innocenti”, adesso che l’opinione pubblica indiana è venuta a conoscenza delle violenze. Finora, gli attacchi lanciati contro i cristiani in India hanno provocato la distruzione di 180 chiese, 4500 case e la fuga di oltre 50 mila persone. (A.L.)

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    A Mindanao, nelle Filippine, giovani da tutta l’Asia per la pace e il dialogo interreligioso

    ◊   Nelle Filippine i leader di 90 movimenti giovanili, appartenenti a religioni ed etnie diverse, si sono dati appuntamento a Mindanao, teatro di una guerra decennale fra esercito e ribelli islamici. E’ stato lanciato un invito al governo filippino a riprendere i colloqui. I leader dei movimenti religiosi giovanili sottolineano in un comunicato che le ragioni alla base dei conflitti a Mindanao non sono “peculiari delle Filippine” ma si possono riscontrare “in molte altre aree del mondo”; le tensioni etniche sono in “continua crescita” e rappresentano una “costante fonte di minaccia” per la sicurezza sociale. “Il processo di emarginazione politica, sociale, economica e religiosa – ribadiscono i giovani – va cambiato. Dobbiamo rispondere alle sfide e diventare dei veri promotori di pace, prima che la situazione sia compromessa in modo irrimediabile”. Il summit – rende noto l’agenzia AsiaNews - è stato organizzato dalla Conferenza mondiale delle religioni per la pace. I risultati dei lavori verranno presentanti in occasione di un convegno in programma a Manila da domani al 21 ottobre: all’incontro è prevista la partecipazione anche del presidente filippino Gloria Macapagal-Arroyo. In seguito al conflitto, a Mindanao sono quasi mezzo milione i rifugiati che necessitano di cibo, acqua e medicine. (A.L.)

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    Messaggio del cardinale Bertone in occasione della Fiera del Libro di Francoforte

    ◊   “Una corretta e seria storiografia offre un'affidabile riflessione sul passato e al tempo stesso un insegnamento per l’oggi, così come, attraverso un'editoria ben realizzata, il libro conserva il suo valore di strumento atto all’approfondimento e alla diffusione del sapere”. E’ quanto scrive il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone nel messaggio in occasione della presentazione alla Fiera internazionale del Libro di Francoforte della collana “Documenti e testi”, del Pontificio comitato di Scienze Storiche pubblicati dalla Libreria Editrice Vaticana. “La vitalità e l’importanza della Fiera – aggiunge il porporato – dimostra ancora una volta l’attualità e l’importanza del libro”. “La Chiesa – spiega il cardinale – ha sempre avuto con il libro, sin dagli inizi della stampa, un rapporto speciale, che dalla rivoluzione delle nuove tecnologie non è stato ridotto, anzi, ha ricevuto ulteriore impulso”. “E’ attraverso la reciproca conoscenza culturale – si legge infine nel messaggio – che i diversi popoli e le diverse civiltà possono incontrarsi e rispettarsi”. Alla 60.ma edizione della Fiera del Libro di Francoforte, apertasi ieri, sono presenti tra gli espositori anche la Libreria Editrice Vaticana e i Musei Vaticani. Per la prima volta sono presenti anche quattro delle case editrici carmelitane che hanno l'obiettivo di creare una programmazione editoriale di interesse comune, a livello internazionale, che possa affiancare quella esistente. Si intende inoltre fornire un servizio di consulenza e creare dei percorsi di formazione in comunicazioni sociali, proponendo anche corsi di aggiornamento sull'uso dei nuovi media. (A.L.)

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    Documento conclusivo dei primati ortodossi dopo l’Assemblea tenutasi ad Istanbul

    ◊   Approfittare dell’Anno Paolino per rinforzare e tutelare l’unità delle Chiese ortodosse: è l’obiettivo indicato dai primati ortodossi nel documento conclusivo della Sinaxis, convocata e presieduta a Istanbul dal Patriarca ecumenico Bartolomeo I. L’Assemblea ha avuto un momento solenne domenica scorsa con la celebrazione della divina liturgia nella cattedrale di San Giorgio al Fanar. In rappresentanza del Santo Padre Benedetto XVI, ha partecipato all’incontro anche il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, a capo della delegazione della Santa Sede. L’ impegno dei primati delle Chiese ortodosse si accompagna con l’adesione alla “proposta del Patriarcato ecumenico di convocare una consultazione pan-ortodossa entro il 2009” per affrontare le sfide dell’attuale momento storico. E’ stato anche ribadito il “desiderio della rapida guarigione di ogni anomalia canonica emersa da circostanze storiche e pastorali, allo scopo di superare ogni influenza estranea alla ecclesiologia ortodossa”. Nel documento sono affrontate parecchie tematiche di attualità, quali i tentativi di “allontanare la religione dalla vita sociale”, le problematiche etiche poste dai progressi delle scienze e quelle relative alla famiglia e alla crisi dei matrimoni. Sono stati presi in esame anche il crescente divario tra ricchi e poveri, aggravato dalla crisi economica attuale, e le responsabilità dei cristiani per i problemi dell’umanità. Alla Sinaxis ha fatto seguito un “Simposio Paolino” itinerante in varie località dell’Anatolia e nelle isole di Rodi e di Creta. (A cura di Graziano Motta)

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    I pellegrinaggi ravvivano l'amicizia: così Alessio II in una lettera al cardinale Tettamanzi

    ◊   “Sono stato profondamente colpito dal fatto che 80 sacerdoti cattolici di Milano, la città di Sant’Ambrogio da noi tanto venerato, abbiano fatto un pellegrinaggio nei luoghi santi della Chiesa russa ortodossa”. E' quanto scrive il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II, in una lettera indirizzata all’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, dopo il viaggio in Russia dal 25 al 30 agosto scorsi. Il Patriarca – riferisce Avvenire – si dice convinto che simili contatti “contribuiscono all’instaurarsi di una solida relazione tra i fedeli” delle due Chiese. (A.L.)

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    Alta l’emergenza nei campi profughi saharawi dopo le alluvioni in Algeria

    ◊   In Algeria una carovana di aiuti alimentari e beni di prima necessità è arrivata nella città di Blida, nei pressi di Tindouf. In questa area le alluvioni, provocate dalle intense piogge dei giorni scorsi, hanno distrutto parte dei campi profughi per la popolazione saharawi. “Nel campo di Smara dove risiedono oltre 40.000 profughi saharawi – riferisce la Mezzaluna Rossa - circa 1400 abitazioni sarebbero state danneggiate”. “Numerose famiglie sono costrette, da giorni, a vivere sulle colline per sfuggire all’acqua che è penetrata nelle tende e nelle povere abitazioni dei campi”. Nel Sahara algerino – sottolinea l’agenzia MISNA - cinque campi profughi nei pressi di Tindouf accolgono oltre 150.000 rifugiati provenienti dal Sahara occidentale, ex-colonia spagnola occupata dal Marocco dopo l’indipendenza e oggetto di un conflitto tra Rabat e il Polisario, il Fronte popolare per la liberazione della Saguia el-Hamra. Quest’ultimo propone un referendum per l’autodeterminazione del popolo saharawi, conformemente alla risoluzione 1754 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il governo di Rabat, invece, intende accordare “un’autonomia amministrativa e politica sotto sovranità del Marocco”. (A.L.)

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    I popoli indigeni chiedono aiuto al Parlamento Europeo

    ◊   Dallo Stato brasiliano di Bahia arriva la richiesta di un contributo, da parte del Parlamento europeo, contro lo sfruttamento delle risorse naturali e le sue conseguenze sul clima. Alcuni rappresentanti dei popoli indigeni - si legge in una nota dell’agenzia Misna - lanciano un appello per la predisposizione di progetti congiunti, mirati allo sviluppo sostenibile e alla sicurezza alimentare. Chiedono, in particolare, azioni immediate per frenare il consumismo superfluo. Tra le principali sfide dei popoli autoctoni, gli esponenti delle comunità hanno ricordato, soprattutto, la lotta all’espansione delle mono-colture per la produzione di agro-carburanti. E’ stato anche messo in rilievo in fatto che, oltre alle pressioni dei grandi settori economici interessati alle ricchezze della natura, la sopravvivenza dei popoli indigeni dipende strettamente dalle risorse naturali e dalla bio-diversità. (F.A)

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    Messaggio del segretario generale dell’ONU per la Giornata mondiale contro la povertà

    ◊   “La povertà depreda i poveri della loro dignità umana”. E’ quanto si legge nel messaggio del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, in occasione della Giornata mondiale contro la povertà che si celebrerà domani. L’attuale stato di incertezza dell’economia mondiale – si legge nel testo - rende ancora più ardui gli sforzi per sradicare la povertà. L’aumento del prezzo di cibo e carburante, combinati con la crisi finanziaria globale, mettono a repentaglio i progressi ottenuti per ridurre povertà e fame in molte parti del mondo. Nel documento si sottolinea che 60 anni dopo la dichiarazione universale dei diritti umani, centinaia di milioni di persone vivono in condizioni difficilissime: sono ancora prive di diritti umani fondamentali, tra cui quelli al cibo, ad un’abitazione, all’educazione, a decenti condizioni di lavoro. In molti – sottolinea Ban Ki-moon – si trovano spesso a dover subire esclusioni sociali e discriminazioni. Sono anche molti coloro che hanno impegnato nuove risorse per accrescere la sicurezza alimentare, debellare le malattie, garantire l’accesso ad acqua e servizi sanitari, gestire la crisi finanziaria. “Questi impegni – spiega Ban Ki-moon – non sono atti di carità ma, piuttosto, un obbligo lungo la strada verso il proseguimento di diritti umani per tutti”. (A.L.)

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    Quarto Congresso Missionario di Salta in Argentina

    ◊   Da domani e fino al prossimo 19 ottobre, nell’ambito del mese delle missioni, si svolgerà in Argentina il quarto congresso missionario di Salta sul tema: “Chiesa di Salta, discepola missionaria: ascolta, impara ed annuncia”. Al congresso – rende noto l’agenzia Fides - è prevista la partecipazione di rappresentanti di tutte le aree pastorali dell’arcidiocesi, parrocchie, associazioni e movimenti, sacerdoti, religiosi e laici, per riflettere sulla vocazione missionaria di questa Chiesa particolare. Ai lavori sarà presente l’arcivescovo di Salta, mons. Mario Antonio Cargnello. Al momento, è prevista l’adesione di circa 500 operatori pastorali ai quali si affida il compito di moltiplicare il frutto dei lavori del congresso. L’obiettivo generale dell’iniziativa è di rivitalizzare la coscienza e l’azione missionaria della Chiesa di Salta “affinché, dall’esperienza del discepolato, si metta in stato di missione, favorendo la nuova evangelizzazione ed aprendo le sue porte alla missione Ad Gentes”. Tra i contenuti specifici delle giornate: promuovere i piani, i progetti e le iniziative pastorali delle comunità in una dimensione missionaria; aderire alla nuova evangelizzazione nelle parrocchie, cercando di portare tutti i battezzati ad un incontro vivo e personale con Cristo e concretizzare gli impegni missionari “oltre le frontiere”. (A.L.)

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    Incentrato sulla famiglia il piano pastorale della diocesi di Madrid

    ◊   “La famiglia vive. Con Cristo è possibile”. E’ questo il titolo del piano pastorale triennale della diocesi di Madrid presentato nel corso di una celebrazione nella cattedrale dell’Almudena, dall’arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale di Spagna, cardinale Antonio Maria Rouco Varela. Il piano – rende noto Avvenire – è suddiviso in tre parti, una per anno. Per il 2008 l’obiettivo è “aiutare le famiglie a essere ciò che sono chiamate ad essere secondo il piano di Dio”. Nel 2009 il tema sarà: “La famiglia, speranza della società”. L’impegno che la diocesi si propone è di “ritornare a trasmettere la fede in Gesù Cristo e richiamare l’attenzione intorno alla famiglia”. L’impegno che la diocesi si propone è di “ritornare a trasmettere la fede in Gesù Cristo e richiamare l’attenzione intorno alla famiglia, comprendendo perché essa rappresenta la strada umana più importante e imprescindibile per conoscere Cristo e la sua legge nel cammino per il mondo”. (A.L.)

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    La vita del fondatore dell’Opus Dei diventa un cartoon

    ◊   Domenica prossima, alle 14.05, Rete 4 trasmetterà, in occasione dell’80.mo anno dalla fondazione dell’Opus Dei, un lungometraggio animato sull’infanzia del fondatore, San Josemaría Escrivá. Il cartoon, che ha una durata di 70 minuti ed è prodotto dalla Mondo Tv, presenta un ritratto del Santo da bambino: nel lungometraggio viene riproposto il clima di affetto e di fede presente all’interno della famiglia d’origine con ambientazioni della Spagna dell’epoca. Non mancano gli episodi dolorosi che hanno segnato la vita di Josemaría come la morte delle sorelline. Vengono raccontate tutte le esperienze che hanno segnato la vita del Santo con uno stile sereno e a tratti poetico. La storia culmina con la scelta di Josemaría di farsi sacerdote per mettersi a disposizione del Signore. Le scene finali propongono la fondazione dell’Opus Dei e la canonizzazione del 2002. La sceneggiatura del cartone animato, che andrà in onda anche su emittenti televisive internazionali e uscirà in Dvd nei prossimi mesi, è stata scritta da Francesco Arlanch. La regia è di Orlando Corradi e i disegni di Francesca Natale. (F.A.)

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    24 Ore nel Mondo



    Dopo gli scontri accordo tra Thailandia e Cambogia

    ◊   Dopo gli scontri di ieri causati dall’annosa disputa territoriale nella zona delle rovine dell'antico tempio indù di Preah, i comandanti militari thailandesi e cambogiani oggi hanno raggiunto un accordo per un pattugliamento comune del confine tra i due Paesi. Tuttavia centinaia di cambogiani continuano a fuggire dalla zona dei combattimenti, mentre i due eserciti vi stanno facendo affluire soldati e armamenti. Il tempio di Preah Vihear da decenni è rivendicato da entrambi, ma è stato assegnato alla Cambogia con una sentenza della Corte internazionale di giustizia nel 1962. Una decisione mai accettata dalla Thailandia.

    Dalai Lama
    Il Dalai Lama è stato dimesso stamattina dal Ram Ganga Hospital di New Delhi dove era ricoverato da giovedì scorso per un intervento di rimozione dei calcoli. Secondo i medici che lo hanno avuto in cura, la guida spirituale buddista versa in buone condizioni e ha solo bisogno di riposo.

    Pakistan
    Resta alta la tensione nelle zone tribali del Pakistan. Almeno quattro persone sono rimaste uccise oggi da due missili lanciati probabilmente da un drone americano in un’area al confine con l'Afghanistan. Nella turbolenta valle dello Swat, un terrorista si è fatto esplodere con un'auto carica di esplosivo contro una stazione della polizia, provocando la morte di quattro agenti di sicurezza.

    Iraq-Turchia
    Proseguono i combattimenti tra i soldati di Ankara e i miliziani del PKK, lungo il confine tra i due Paesi. Nelle ultime 24 ore, cinque militari turchi sono morti negli scontri avvenuti a Kavakli nella provincia di Hakkari. Vittime anche tra i guerriglieri: cinque sono stati uccisi a Semdinli, vicino al confine iracheno. Nel nord dell’Iraq si registra anche l’arresto, da parte delle truppe USA, di quattro presunti terroristi appartenenti al ramo iracheno di al Qaeda. Infine, ancora vittime tra l’inerme popolazione civile: un bambino iracheno è stato ucciso e un altro è rimasto ferito dall'esplosione di un ordigno nella provincia di Diyala.

    Stati Uniti
    SA meno di tre settimane dal voto negli Stati Uniti, terzo ed ultimo faccia a faccia nella notte tra i due candidati alla Casa Bianca. Il repubblicano John McCain ed il democratico Barak Obama si sono confrontati su diversi temi: in primo piano, ovviamente, la crisi economica. Da New York, ci riferisce Elena Molinari:

    Un battibecco su chi ha attaccato l’altro più ingiustamente durante la campagna elettorale, un animato botta e risposta su chi aiuterà di più la “middle class” con le sue iniziative economiche; il terzo e ultimo dibattito, in diretta televisiva, fra Barack Obaba e John McCain ha rispettato le attese della vigilia. I due contendenti alla Casa Bianca si sono dati filo da torcere, con il repubblicano McCain particolarmente agguerrito e pronto a criticare punto per punto ogni risposta del rivale; per McCain, del resto, era l’ultima opportunità di risollevare la sua zoppicante candidatura. All’ultimo faccia a faccia si è presentato con uno svantaggio dai 4 ai 12 punti rispetto al rivale, secondo i sondaggi; Obama non ha mai perso la calma, né la sicurezza di sé, ed è quindi abbastanza, a meno di tre settimane dal voto, per mantenere e consolidare il suo vantaggio.

     
    Caraibi
    Il centro americano degli uragani ha annunciato che il ciclone Omar si è rafforzato, salendo a categoria 3. Il passaggio dell’uragano è accompagnato da forti piogge e venti violenti. Al momento la tempesta si dirige verso Porto Rico e le piccole isole del nordest dei Caraibi.

    Somalia
    Contro la pirateria in Somalia e per proteggere le navi che trasportano aiuti alimentari per la popolazione, ha preso il via ieri la missione Nato di pattugliamento delle coste africane. La spedizione, a capo della quale c’è un ammiraglio italiano, è stata autorizzata nei giorni scorsi dalla riunione informale dei ministri della Difesa dell'Alleanza a Budapest.

    Azerbaigian
    Il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, ha ricevuto il suo secondo mandato nelle elezioni presidenziali che due giorni fa hanno chiamato alle urne 8 milioni di cittadini. Schiacciante la vittoria che si profila per il capo dello Stato, che nei dati ancora parziali vanta l’89% delle preferenze. La tornata elettorale è stata però boicottata dai principali partiti dell’opposizione che denunciano un forte deficit di democraticità nell’ex repubblica sovietica. Gli oppositori paragonano la Stato caucasico ad una monarchia, dal momento che l’attuale presidente è il figlio di Geidar Aliyev, che ha governato il Paese dalla fine dell’epoca sovietica fino al 2003. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 290

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