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Sommario del 15/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • La Chiesa non è una associazione umana ma Corpo di Cristo, segno della presenza dell'amore di Dio tra gli uomini: così il Papa all'udienza generale
  • Nomine
  • L'intervento del cardinale Zen al Sinodo: la Cina non abbia paura della libertà religiosa
  • Presentato il film "Testimonianza" su Giovanni Paolo II: sarà proiettato domani pomeriggio nell'Aula Paolo VI alla presenza di Benedetto XVI
  • Il punto di mons. Oder sulla Causa di beatificazione di Giovanni Paolo II
  • Mons. Migliore all'ONU: un solido stato di diritto aiuta lo sviluppo economico
  • Appello di mons. Marchetto per l'integrazione degli adolescenti immigrati nelle scuole in Europa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Allarme della Caritas: 15 milioni di persone a rischio povertà in Italia
  • Il cardinale Sepe presenta a Roma il suo libro "Non rubate la speranza"
  • Chiesa e Società

  • La Chiesa indiana chiede una legge per fermare le violenze anti-cristiane
  • La Conferenza islamica condanna gli attacchi ai cristiani iracheni
  • In Iran si è conclusa la conferenza sulle “Religioni nel mondo moderno”
  • Cristiani e musulmani riflettono da lunedì a Bruxelles sull’essere europei e persone di fede
  • Rilanciare la pace. E’ la sfida dei rappresentanti religiosi riuniti nelle Filippine
  • La tutela della donna rurale al centro della Giornata dell'ONU
  • Ricorre oggi la Giornata mondiale contro la mortalità infantile
  • Inaugurazione dell’Università salesiana: il cardinale Bertone parla dell'emergenza educativa
  • Il documento di Aparecida al centro dell'incontro dei cappellani militari dell'America Latina
  • Visita dell’arcivescovo di Parigi al Patriarca Alessio II
  • Congo: il vescovo di Bukavu negli USA per chiedere aiuti urgenti per la popolazione
  • La Caritas di Hong Kong apre un “numero verde” per aiutare a superare la crisi finanziaria
  • Cile: più di 14.000 fedeli hanno partecipato alla “Marcia per la Famiglia e la Vita"
  • No all’aborto dall’84% degli statunitensi
  • USA: vescovi del Connecticut condannano la sentenza che legalizza i matrimoni omosessuali
  • In Colombia il primo incontro continentale di Pastorale della strada e delle autostrade
  • Allarme dell’Etiopia per la popolazione a rischio fame
  • Algeria: aumentano le vittime delle alluvioni
  • I fedeli dell’arcidiocesi di Pechino in pellegrinaggio sulla tomba di padre Ricci
  • La comunità cattolica in Nuova Zelanda con San Paolo verso la Giornata Missionaria Mondiale
  • Eletti i nuovi presidenti delle ACLI Uruguay, Argentina e Brasile
  • L'Assemblea generale delle superiore maggiori della Romania
  • Domani la veglia missionaria della Diocesi di Roma nella basilica di San Giovanni in Laterano
  • 24 Ore nel Mondo

  • Dopo l'euforia di nuovo in calo le Borse internazionali
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Chiesa non è una associazione umana ma Corpo di Cristo, segno della presenza dell'amore di Dio tra gli uomini: così il Papa all'udienza generale

    ◊   La Chiesa non è una associazione umana né una mera categoria sociologica, ma Corpo di Cristo, segno della presenza dell'amore di Dio nel mondo e nella storia. Lo ha detto stamani Benedetto XVI durante l’udienza generale in Piazza San Pietro: la catechesi è stata dedicata al concetto di Chiesa in San Paolo. Presenti oltre 30 mila pellegrini giunti da tutto il mondo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Nella catechesi il Papa ha spiegato che il vocabolo greco ekklēsía "fa la sua apparizione solo sotto la penna di Paolo" nella prima Lettera ai Tessalonicesi. La Chiesa è "la nuova comunità di credenti in Cristo che si sentono assemblea di Dio": un'unica Chiesa di Dio che "non è solo una somma di diverse Chiese locali". Il Papa dice quindi cosa non è la Chiesa:

     
    “Non è una associazione umana, nata da idee o interessi comuni, ma da una convocazione di Dio. Egli l’ha convocata e perciò è una in tutte le sue realizzazioni. L’unità di Dio crea l’unità della Chiesa in tutti i luoghi dove si trova”.

     
    San Paolo – prosegue il Papa - dopo la conversione ebbe subito chiaro "il valore fondamentale e fondante di Cristo e della 'parola' che Lo annunciava. Paolo sapeva che non solo non si diventa cristiani per coercizione, ma che nella configurazione interna della nuova comunità la componente istituzionale era inevitabilmente legata alla 'parola' viva, all'annuncio del Cristo vivo nel quale Dio si apre a tutti i popoli e li unisce in un unico Popolo di Dio". Popolo di Dio, che in San Paolo è caratterizzato da due dimensioni, una sociologica e l’altra cristologica:

     
    “Un popolo è come un corpo con diverse membra, ognuna delle quali ha la sua funzione, ma tutte, anche le più piccole e apparentemente insignificanti, sono necessarie perché il corpo possa vivere e realizzare le proprie funzioni. Opportunamente l'Apostolo osserva che nella Chiesa ci sono tante vocazioni: profeti, apostoli, maestri, persone semplici, tutti chiamati a vivere ogni giorno la carità, tutti necessari per costruire l’unità vivente di questo organismo spirituale”.

     
    La Chiesa – sottolinea poi il Papa - "non è solo un organismo, ma diventa realmente Corpo di Cristo nel sacramento dell'Eucaristia":

     
    “Così la realtà va molto oltre l’immagine sociologica, esprimendo la sua vera essenza profonda, cioè l'unità di tutti i battezzati in Cristo, considerati dall'Apostolo 'uno' in Cristo, conformati al sacramento del Corpo".

     
    La Chiesa acquista la dimensione di una viva comunità di fede, lontano dalla concezione religiosa del Tempio inteso in senso materiale:

     
    "Se prima i templi erano considerati luoghi della presenza di Dio, adesso si sa e si vede che Dio non abita in edifici fatti di pietre, ma il luogo della presenza di Dio nel mondo è la comunità viva dei credenti”.

     
    "Come famiglia e casa di Dio - ha detto il Papa a conclusione della sua catechesi - dobbiamo realizzare nel mondo la carità di Dio e così essere, con la forza che viene dalla fede, luogo e segno della sua presenza":

     
    “Preghiamo il Signore affinché ci conceda di essere sempre più la sua Chiesa, il suo Corpo, il luogo della presenza della sua carità in questo nostro mondo e nella nostra storia”.

     
    Durante i saluti il Papa si è poi rivolto in particolare ai fedeli polacchi, alla vigilia del 30.mo anniversario dell’elezione di Giovanni Paolo II. Un indirizzo speciale è andato anche alle infermiere volontarie della Croce Rossa italiana, che ricordano il primo centenario di fondazione della loro Associazione. E infine, nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria di Santa Teresa d’Avila, il suo pensiero è andato ai giovani e ai malati e agli sposi novelli: questa grande Santa – ha affermato – testimonia che l’amore autentico non può essere scisso dalla verità, mostra che la croce di Cristo è mistero di amore redentore ed è modello di fedeltà a Dio.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Cape Palmas (Liberia), presentata da mons. Boniface Nyema Dalieh, per raggiunti limiti di età.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo di Bayonne (Francia) il rev. Marc Aillet, finora vicario Generale di Fréjus-Toulon. Il rev. Marc Aillet è nato il 17 aprile 1957 a Parakou, nel Dahomey, attuale Bénin. Dopo gli studi classici a Parigi e un anno alla Facoltà di Medicina, è entrato nella Comunità San Martino e ha frequentato il Seminario Maggiore di Genova (Italia). È stato ordinato sacerdote il 3 luglio 1982 nel Convento San Francesco di Voltri, nell’arcidiocesi di Genova.

    Il Papa ha nominato vescovo coadiutore di Winona (Stati Uniti) mons. John M. Quinn, finora vescovo titolare di Ressiana ed ausiliare della diocesi di Detroit. Mons. John M. Quinn è nato il 17 dicembre 1945 a Detroit (Michigan). È stato ordinato sacerdote il 17 marzo 1972 per l’arcidiocesi di Detroit. È stato nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Detroit il 27 giugno 2003 e consacrato vescovo titolare di Ressiana il 12 agosto 2003.

    Il Santo Padre ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Hà Nôi (Viêt Nam) il rev. Laurent Chu Van Minh, rettore del Seminario Maggiore di Hà Nôi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tinisa di Numidia. Il rev. Laurent Chu Van Minh, è nato il 27 dicembre 1943 a Nam Đinh, arcidiocesi di Hà Nôi. Ha studiato la filosofia e la teologia a Nam Đinh (1960-1967) e ad Hà Nôi (1992-1994). Ha trascorso un lungo periodo in famiglia facendo il mestiere di barbiere, collaborando al lavoro pastorale nella parrocchia nativa, insegnando il catechismo, etc., perché il Governo non gli permetteva di ricevere l'ordinazione sacerdotale. È stato ordinato sacerdote finalmente il 10 giugno 1994, a 51 anni. Dopo l'ordinazione è stato vicario parrocchiale a Nam Đinh (1994-1995). È stato inviato poi a Roma per completare gli studi presso la Pontificia Università Urbaniana (1995-2000), dove ha ottenuto il Dottorato in Teologia dogmatica. Tornato in diocesi, è stato nominato professore di Teologia nel Seminario Maggiore di Hà Nôi (2001-2005), prefetto degli Studi nel medesimo Seminario (2002-2003), vice-rettore (2003-2005) e dal 2005 è rettore del medesimo Seminario Maggiore.

    Il Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Hôchiminh Ville (Viêt Nam) il rev. Pierre Nguyen Van Kham, segretario esecutivo della Conferenza Episcopale del Viêt Nam, assegnandogli la sede titolare vescovile di Trofimiana. Il rev. Pierre Nguyen Van Kham, è nato il 2 ottobre 1952 a Ha Dong, arcidiocesi di Hà Nôi. Nel 1954 si è rifugiato con la famiglia a Saigon. Ha ricevuto la formazione secondaria nel Seminario minore di Can Tho, quella filosofica nel Seminario San Tommaso di Long Xuyen e quella teologica nel Seminario San Giuseppe di Saigon. È stato ordinato sacerdote il 30 agosto 1980 ed incardinato nell’Arcidiocesi di Hôchiminh Ville. Dopo l'ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: vicario parrocchiale di Hà Nôi, Xom Moi (1980-1984); vicario alla Cattedrale di Hôchiminh Ville, professore al Seminario Maggiore San Giuseppe (1987-2001); Studi di Teologia pastorale presso la "Catholic University of America ", in Washington negli Stati Uniti, conseguendone il Dottorato (2001-2004); direttore del Centro Pastorale Diocesano, membro del Consiglio episcopale, responsabile dei sacerdoti studenti all'estero (2004-2008); dal marzo 2008 è segretario esecutivo della Conferenza Episcopale del Viêt Nam.

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    L'intervento del cardinale Zen al Sinodo: la Cina non abbia paura della libertà religiosa

    ◊   È stata una riflessione sulla Chiesa cattolica di Hong Kong ad aprire, stamani, il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, in corso in Vaticano. Al centro della 16.ma Congregazione generale anche il problema dell’alfabetizzazione, in relazione alla diffusione della Bibbia, e la questione dell’esegesi biblica, sulla scia dell’intervento pronunciato ieri da Benedetto XVI. Il servizio di Isabella Piro:

    La Parola Rivelata non è ancora arrivata ad Hong Kong, ma esiste comunque armonia tra le principali religioni locali: gli echi dell’Oriente sono arrivati così in Aula del Sinodo, stamani. In particolare, è stato notato come insegnare ai giovani le virtù della tradizione cinese significhi aiutarli a fare un passo verso la santità, evitando il declino dei valori sacri della vita, del matrimonio, della famiglia. Declino – si è ricordato – che porta persino ad inquinare il latte in nome di facili guadagni. Particolare, poi, la riflessione del cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, vescovo di Hong Kong, che ha citato una sorta di alleanza tra la Chiesa cattolica in Cina e il confucianesimo. Ascoltiamolo ai nostri microfoni:

     
    R. – Ad Hong Kong, noi abbiamo una grande amicizia con tutte le religioni. Il confucianesimo non è di per sé una religione, anche se ad Hong Kong è considerato come se fosse una religione. Noi lavoriamo bene insieme, anche perché gli iscritti del confucianesimo sono tutte persone che hanno una preparazione classica e che hanno studiano a scuola. Sono, quindi, presenti molti valori cristiani, anche se senza il nome. In questi tempi in cui siamo minacciato ovunque da questo forte materialismo, la dottrina confuciana è certamente una grande alleata. Già una volta i vescovi presenti in Taiwan avevano fatto un buon lavoro ed uno sforzo di sintesi tra il confucianesimo e il cristianesimo. Dobbiamo anzitutto difendere l’onestà naturale e quindi tutte le ingiustizie che vengono compiute contro l’onestà naturale. La Parola di Dio è creatrice della coscienza e continua a parlare alla coscienza umana: è la Parola. Quando vediamo che non c’è ancora un’altra parola di rivelazione esplicita e soprannaturale, facciamo allora forza su quella voce che Dio ha già dato, quella voce della coscienza che è molto preziosa. E’ per questo che spero che entro la conclusione di questo Sinodo si dia un accenno sufficiente anche a questo aspetto, che è molto prezioso.

     
    D. – Lei ha fatto riferimento anche ai rapporti tra scienza e fede?

     
    R. – Sì, perché anche la scienza per un non cattolico è una via per arrivare a Dio. Le meraviglie dell’universo si fanno ancora più evidenti allo scienziato quando fa una grande scoperta, quando prova questo senso di meraviglia, quasi di paura davanti al mistero grandioso dell’universo. E’ questa una via alla fede e, quindi, diamo importanza a questa via, a questo metodo che il Signore stesso ha scelto.

     
    D. – Possiamo fare un bilancio sull’attuale situazione dei cattolici in Cina?

     
    R. – Nessuno è in grado di poter fare questo bilancio, anche perché nessuno è in possesso di cifre attendibili. E’ vero che si sente un vuoto e che la gente allora cerca la religione; ma è anche vero che il secolarismo sta invadendo il mondo e molti credono di poter vivere senza i valori trascendenti. E’ difficile, quindi, poter fare un bilancio. Speriamo che i cuori si aprano sempre alla voce del Signore.

     
    D. – Sappiamo che la Cina continentale non è rappresentata qui al Sinodo: possiamo fare però un auspicio per i prossimi Sinodi?

     
    R. – Lo speriamo, ma è necessario che il governo si apra veramente e che capisca che la libertà religiosa non è a danno di nessuno, ma è anzi a vantaggio di tutti.

     
    Altro tema centrale, l’alfabetizzazione dei fedeli che hanno bisogno di testimonianze concrete per accostarsi alla Bibbia. Ma esiste anche il problema opposto, di chi è troppo colto e non comprende il valore umano della Parola di Dio. A costoro, ha suggerito il Sinodo, bisogna insegnare il significato dell’ispirazione della Sacra Scrittura per aprirli al vero senso del Verbo divino.

     
    E un valido aiuto può arrivare dai nuovi mass media, strumenti che stanno profondamente influenzando la cultura stessa delle comunicazioni, rendendo il pubblico più autonomo nelle scelte. La sfida della Chiesa oggi, si è detto in Aula, è proprio quella di sviluppare forme più esplicite e dialogiche per diffondere la Parola di Dio. Un ruolo speciale, in tutto questo, spetta alla radio, soprattutto in Paesi come l’Africa: qui, i Padri sinodali hanno suggerito di creare una sorta di “banca dati” per l’informazione, cui le diocesi possano attingere per ascoltare riflessioni e suggerimenti per la vita liturgica.

     
    Ma l’Africa, in particolare il Burundi, è stata di scena anche per il ricordo delle violenze etniche subite dalle popolazioni locali, raggiunte a stento dall’evangelizzazione. Così come accade anche nello Sri Lanka o nell’isola di Malta, in cui la Chiesa è costretta ad affrontare una cultura ostile.

     
    Quindi, si è tornati a parlare di ecumenismo: in questo cammino, ha ricordato il Sinodo, la Parola di Dio è lo strumento-guida per l’una e l’altra Chiesa, in quanto elemento comune su cui è possibile incontrarsi e confrontarsi. Riflessioni che hanno fatto eco a quelli pronunciati ieri dai delegati fraterni rappresentanti della Chiesa ortodossa di Russia e di Romania: entrambi, infatti, hanno ribadito la necessità di rendere le Sacre Scritture accessibili a tutti, riaffermando il ruolo del Verbo divino nella dinamica missionaria.

     
    Comunque, a fare da filo conduttore tra molti interventi, resta l’esegesi biblica, su cui proprio ieri si è soffermato il Papa, parlandone ai Padri sinodali. In particolare, Benedetto XVI ha messo in guardia dai rischi di un’esegesi esclusivamente storico-critica: se da un lato, infatti, essa aiuta a capire che il testo sacro è storia e non mitologia, dall’altro può portare a pensare alla Bibbia solo come ad un testo del passato. Di qui, l’invito del Papa a non tralasciare l’ermeneutica della fede a favore dell’ermeneutica secolaristica, che riduce tutto all’umano, negando l’apparizione del divino nella storia. In conclusione, ha detto il Santo Padre, nessun fossato separi esegesi e teologia e la formazione degli esegeti sia il più completa possibile, per aprire il senso della Scrittura al mondo di oggi.

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    Presentato il film "Testimonianza" su Giovanni Paolo II: sarà proiettato domani pomeriggio nell'Aula Paolo VI alla presenza di Benedetto XVI

    ◊   “Testimonianza” è il titolo del film tratto dal libro “Una vita con Karol” del cardinale Stanislaw Dziwisz e del giornalista Gian Franco Svidercoschi. E’ stato presentato stamane in Sala Stampa vaticana alla presenza degli autori del volume, dell’attore-narratore del film Michael York, e del produttore Przemyslaw Hauser. Domani pomeriggio Benedetto XVI assisterà alla proiezione del film nell’Aula Paolo VI. Il servizio di Fausta Speranza:

    (musica)

     
    Sono note del film che si intitola "Testimonianza" e riporta subito alla mente il valore profondo della testimonianza di umanità e di spiritualità che Karol Wojtyla da uomo e da Papa ci ha lasciato. L'incontro di stamani, ha spiegato padre Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, è un modo particolare per ricordare e celebrare il 30.mo anniversario dell'elezione al pontificato di Giovanni Paolo II.

     
    (Parole dal film)

     
    Stralci sonori del film di cui il produttore Hauser ha raccontato la complessa e partecipata genesi per poi lasciare la parola al cardinale Dziwisz che si è abbandonato innanzitutto ad un ricordo personale:

     
    "Vorrei salutarvi tutti: quando guardo qui questa sala vedo tanti amici, tanta storia comune, tanti viaggi, tanti colloqui con i giornalisti. Posso dire che il Papa Giovanni Paolo II voleva tanto bene ai giornalisti anche quando scrivevano male... (risata). Mi ricordo che una volta, dopo un viaggio, ci furono tante critiche su un giornale italiano, non dico quale. L'articolo fu commentato così: 'io meritavo anche peggio'... (risata)".

     
    Poi ha spiegato di aver scritto il libro come debito nei confronti di Giovanni Paolo II al quale è stato accanto per 36 anni e di tutta la gente che non vuole dimenticare gli insegnamenti di questo Papa. Da parte sua il narratore Michael York ha raccontato di aver detto subito di sì al progetto e di essere felice perché è stata un'esperienza straordinaria.

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    Il punto di mons. Oder sulla Causa di beatificazione di Giovanni Paolo II

    ◊   La Causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II è stata aperta ufficialmente il 28 giugno 2005 dopo che Benedetto XVI ha concesso la dispensa dei cinque anni di attesa dopo la morte. Il 2 aprile 2007, conclusa la fase diocesana, è iniziato il cammino del processo presso la Congregazione delle Cause dei Santi. Per fare il punto della Causa di beatificazione ascoltiamo il postulatore, mons. Slawomir Oder, al microfono di padre Mateus Ignacik:

    "Attualmente siamo nel momento della complessiva elaborazione della Positio super virtutibus. Questa fase processuale lascia spazio ad eventuali ulteriori approfondimenti. Nel mio lavoro ho tenuto sempre ben presenti le parole che ho sentito personalmente da Papa Benedetto XVI, che tante volte ha dimostrato pubblicamente il suo vivo interesse per la causa: 'Fate presto, ma bene, in modo ineccepibile!'. Le parole del Pontefice rimangono attuali anche in questo momento processuale e riguardano tutte le persone coinvolte. Questo fatto, da una parte mi lascia molto sereno perché consapevole che il lavoro svolto fino ad oggi è stato condotto in aderenza alle parole del Papa, dall’altra parte mi impone fiduciosa, paziente attesa perché anche l’attuale fase si svolga con la serietà e rigorosità proprie di questo tipo di procedimenti canonici. Questo è quanto mi è possibile dire circa lo stato della Causa di beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II".

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    Mons. Migliore all'ONU: un solido stato di diritto aiuta lo sviluppo economico

    ◊   “L’importanza crescente dello stato di diritto”: sottolineata dall’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU, intervenuto ieri alla 63esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    “L’attuale crisi economica mostra che un solido stato di diritto potrebbe aiutare nella promozione di uno sviluppo economico stabile”. Con queste parole mons. Migliore lega diritto e economia, per poi sottolineare che “la naturale interconnessione del mercato globale ha aumentato il bisogno di un dibattito costruttivo sullo stato di diritto, al fine di assicurare un più giusto sistema economico globale”. “Nei Paesi in via di sviluppo lo stato di diritto può assicurare una crescita sociale e economica – afferma mons. Migliore – e nel mondo sviluppato può assicurare maggiore stabilità e giustizia economica”. Ma mons. Migliore vuole spiegare anche lo spessore che va riconosciuto all’espressione stato di diritto. E’ il meccanismo attraverso il quale le organizzazioni internazionali e i governi nazionali sono chiamati a provvedere al rispetto della dignità di tutte le persone, indipendentemente dallo status sociale, economico o politico. Ma non basta – avverte mons. Migliore – bisogna capire che “i diritti delle persone non sono semplicemente un insieme di norme legali ma sono soprattutto la rappresentazione di valori fondamentali”. “Questi valori devono essere riconosciuti dalla società – ribadisce mons. Migliore – altrimenti c’è il rischio che scompaiano anche dai testi legislativi”.

     
    Mons. Migliore entra, poi, nello specifico di alcuni aspetti legati allo stato di diritto. Innanzitutto ricorda lo stretto legame con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che resta “un punto di riferimento” e che festeggia quest’anno 60 anni. Poi, c’è l’aspetto preciso della protezione delle persone: una responsabilità prima di tutto di ogni singolo Stato ma per la quale “la comunità interviene quando lo Stato non è in grado o non vuole esercitare tale fondamentale responsabilità”. Su questo punto però mons. Migliore fa due precisazioni: la via da percorrere non è solo quella delle azioni del Consiglio di Sicurezza ONU o dell’uso della forza, ma piuttosto c’è anche la strada della cooperazione”. C’è poi il capitolo dei trattati e delle convenzioni internazionali. Anche qui un avvertimento: un sistema di trattati che “si allontani dall’intento originale delle parti e che espanda il suo mandato oltre il potere conferito rischia di minare la propria legittimità e credibilità e può scoraggiare gli Stati dal firmare le convenzioni stesse”.

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    Appello di mons. Marchetto per l'integrazione degli adolescenti immigrati nelle scuole in Europa

    ◊   Promuovere politiche adeguate all’integrazione degli adolescenti immigrati, puntando in particolare sul loro inserimento scolastico nei Paesi di accoglienza. E’ il punto di vista espresso ieri, durante una Conferenza a Bruxelles, dall’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli itineranti, invitato dalla Konrad-Adenaur-Stiftung. Dopo un intervento dedicato all’integrazione dei giovani immigrati, il rappresentante vaticano ha puntato l’attenzione sulla fascia dei teenager. L’adolescente che arriva da una situazione d’emigrazione, ha osservato, “non sembra essere restio ad un inserimento nella cultura europea”, a patto che essa non gli sia presentata “come un macigno, pesante e inflessibile”. La politica, allora, “si dovrà modulare - ha affermato mons. Marchetto - sulla gradualità possibile per l’adolescente”, che gli consenta “di non perdere la sua identità personale e culturale”.

    In prima linea nel processo di integrazione, ha proseguito, si pongono dunque la scuola e le associazioni giovanili. “Un indicatore molto importante del grado di inserimento dei giovani - ha rilevato il segretario del dicastero pontificio - è la loro integrazione nel sistema formativo del Paese di residenza, il che significa successo scolastico e quindi sviluppo delle capacità personali e dell’autostima, premesse indispensabili per l’accesso al mondo del lavoro qualificato”. Mons. Marchetto ha poi ribadito, in questo campo, la collaborazione della Chiesa con le istituzioni dei Paesi di accoglienza, ricordando che la Chiesa stessa gestisce attualmente nel mondo più di 196 mila scuole di istruzione primaria e secondaria, frequentate da più di 51 milioni di bambini e ragazzi. Con, inoltre, quasi mille tra università cattoliche, collegi superiori o altri istituti, che si dedicano alla formazione di oltre 4 milioni di giovani. Fornendo a un giovane con esperienze migratorie un’adeguata istruzione ciò gli consentirà - ha concluso mons. Marchetto - di diventare “un buon cittadino europeo”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore sul trentesimo anniversario dell'elezione di Giovanni Paolo II.

    In cultura, Arrigo Levi ricorda che "quel giorno" iniziò la fine dell'Unione Sovietica. Giampaolo Mattei, Włodzimierz Rędzioch e Raffaele Alessandrini intervistano, rispettivamente, i cardinali Stanisław Dziwsz, Andrzej Maria Deskur e il vaticanista Gian Franco Svidercoschi. Il cardinale Camillo Ruini, presentando il libro di Angelo Zema "Giovanni Paolo II parroco di Roma", ricorda il servizio di Papa Wojtyla come vescovo della sua diocesi.

    La strategia del caso pietoso: una riflessione di Lucetta Scaraffia sul bambino selezionato per salvare il fratello.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la crisi finanziaria: Wall Street in difficoltà frena i mercati asiatici ed europei. Il premier britannico Gordon Brown sollecita una riforma del Fondo monetario internazionale.

    Nell'informazione religiosa, la prolusione del cardinale Tarcisio Bertone all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università Pontificia Salesiana.

    Nicola Gori intervista il presidente della Conferenza episcopale dell'Ecuador.

    I lavori sinodali.

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    Oggi in Primo Piano



    Allarme della Caritas: 15 milioni di persone a rischio povertà in Italia

    ◊   Sono 7 milioni e mezzo gli italiani che vivono al di sotto della povertà relativa, altrettanti sono da considerarsi indigenti. Gli italiani poveri sono quindi circa 15milioni. E’ la stima di Caritas italiana che oggi assieme alla fondazione Zancan ha presentato l’ottavo rapporto su emarginazione ed esclusione sociale, dal titolo “Ripartire dai poveri”. Servizio di Francesca Sabatinelli.

    Il 13% della popolazione italiana sopravvive con meno di 500-600 euro al mese, accanto a questi poveri, ci sono i quasi poveri, persone al di sopra della soglia di povertà per una somma non superiore ai 15 euro al mese. Il rapporto Caritas Fondazione Zancan mette l’Italia di fronte ad una gravissima emergenza: il Paese presenta una delle più alte percentuali di popolazione a rischio povertà in Europa, insieme a Grecia e Ungheria è l’unico Paese non dotato di misure basilari di intervento contro la povertà. Persone non autosufficienti e famiglie con figli sono le due fasce maggiormente in difficoltà, chiarisce il rapporto, che sottolinea come fino ad oggi le politiche non siano mai partite dalla persona, né tantomeno abbiano applicato il principio di equità sociale e di universalismo selettivo. Basta agli interventi a pioggia, si ribadisce, basta all’assistenza erogata a livello centrale piuttosto che a livello locale, si deve affrontare con urgenza il passaggio da trasferimenti monetari a servizi. Nel rapporto si spiega anche come sia possibile rispondere ai problemi della povertà senza aumentare la spesa complessiva per la protezione sociale, ma riallocando una parte delle risorse destinate alla spesa sociale, prendendo in particolare in esame la spesa per indennità di accompagnamento e la spesa per assegni sociali. Di fronte alle montagne di soldi pubblici che in questi giorni sono stati utilizzati per risollevare la finanzia mondiale, ci si chiede dunque, perché non fare altrettanto per soccorrere chi lotta quotidianamente per sopravvivere all’indigenza e alla precarietà. L’Italia, spiegano Caritas e Fondazione Zancan, ha bisogno di un piano nazionale strutturato e permanente. Ascoltiamo mons. Giuseppe Pasini, presidente della Fondazione Cancan:

     
    R. – Difficile dire che la nostra società politica, sociale, abbia impostato il proprio programma governativo con questa logica di ripartire dai poveri. Questo progetto fa parte anche dell’essenza della vita della Chiesa e dobbiamo dire che abbiamo avuto difficoltà anche noi ad attuare questo. Ci stiamo, però sforzando. Il discorso è che la povertà non è un problema di assistenza, ma è un problema di scelte politiche.

     
    D. – Le politiche che vengono attuate e che sono nel programma del governo, secondo voi rispondono a ciò?

     
    R. – Assolutamente no. Il provvedimento dell’ICI, per esempio, è stato quasi inesistente agli effetti di ridurre la povertà, perché ridurre l’ICI per i proprietari vuol dire che a noi interessa quel tipo di persone che hanno una proprietà di una casa e che il 20 per cento della popolazione che vive in affitto, e soprattutto quella parte del 20 per cento che non ha neanche i mezzi per pagare l’affitto, non ci interessa e, quindi, non gli diamo niente, ma diamo a quelli che già hanno. Va molto bene togliere la tassa dell’ICI - io sono contento per loro - ma questa non è una strategia di lotta alla povertà, perché i poveri sono stati ignorati.

     
    D. – Il rapporto mette come condizione il fatto che si riparta dalla persona. Si è puntualizzato però come pur essendoci i soldi per salvare le grandi banche, la grande finanza, si dimentichino sempre le persone, come per i poveri non ci sia mai denaro...

     
    R. – Indubbiamente, il modo con cui sta per essere affrontata questa grande crisi mondiale mette in discussione delle logiche. Il sistema liberista, capitalista non ha mai messo in discussione il fatto che lo Stato debba intervenire in maniera pesante sull’economia, per cui l’economia ha camminato con le sue leggi e ha portato anche a dei disastri, come abbiamo visto. Adesso ci si accorge di questo, dicendo che il governo deve intervenire per impedire che ci siano a cascata dei danni crescenti nei confronti della popolazione. Punto da verificare è che i poveri sono parte di questa società: ricevono dalla società quello di cui hanno bisogno per riuscire a realizzare il loro programma di vita? Riescono a far sentire la loro voce? La “Sollecitudo rei socialis” quando parla del bene comune dice che è il bene di tutti e di ciascuno, soltanto in questo caso è bene comune, di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo responsabili di tutti. Che il 13 per cento della popolazione non abbia il sufficiente per una vita dignitosa e non conti nelle grosse scelte politiche vuol dire che il cammino è da costruire. E ripartire vuol dire partire dalla Costituzione, dalle leggi che ci siamo dati. Guardiamoci allo specchio per vedere se siamo fedeli a questa Costituzione oppure no. Oppure dobbiamo dire con chiarezza che questo regime, cosiddetto democratico, non ci va più bene, perché democratico vuol dire governo di popolo e vuol dire che il popolo è fatto di tutti i cittadini e deve essere presente per tutti i cittadini.

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    Il cardinale Sepe presenta a Roma il suo libro "Non rubate la speranza"

    ◊   “Non rubate la speranza” è insieme il titolo e la sfida del libro del cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli. Il testo è stato presentato ieri a Roma alla presenza del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e di molte personalità del mondo ecclesiale e politico. Il servizio è di Debora Donnini:

    Un viaggio nel cuore di Napoli, quella della camorra e dei rifiuti, nelle strade delle periferie più dissestate: lo ha compiuto il cardinale Sepe per raccontare nel suo libro una realtà difficile dove però non manca chi si impegna per non rubare la speranza, come sacerdoti, medici, volontari che vogliono costruire. Il male non può vincere, ha detto il porporato alla presentazione del libro, Napoli bisogna amarla per risvegliarla. Sull’impegno concreto della Chiesa, sentiamo lo stesso cardinale Crescenzio Sepe:

     
    “Abbiamo cercato non soltanto a parole, ma con i fatti cosa potevamo realizzare e si sta realizzando ormai dappertutto un oratorio in ogni parrocchia e nelle parrocchie stesse si stanno creando delle minicooperative per insegnare ai giovani come lavorare il cuoio o la ceramica: tutte cose, queste, che possono essere utili. In cento parrocchie abbiamo messo dei centri informatici per insegnare ai giovani ad usare questi strumenti, che potranno dare loro domani uno sbocco concreto nella società. Abbiamo tante, tante iniziative, magari piccole, ma certamente sono segni di speranza per dire che si può, si può ricostruire partendo soprattutto dai giovani”.

     
    ''Ha scritto un bellissimo libro su Napoli e soprattutto è bellissimo il suo impegno per Napoli'', ha affermato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a margine dell’incontro. Il capo dello Stato ha poi assicurato che si veglia sulla sicurezza di Roberto Saviano, sotto scorta da due anni perché con il suo libro, “Gomorra”, ha aiutato a fare luce sull’attività criminale dei Casalesi. Oggi Saviano ha, però, espresso l’intenzione di lasciare l’Italia per non vivere – ha detto – prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. A lui, ieri, la solidarietà del cardinale Sepe.

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    Chiesa e Società



    La Chiesa indiana chiede una legge per fermare le violenze anti-cristiane

    ◊   Riportare all’attenzione di tutti, specialmente delle minoranze culturali e religiose presenti in India, la questione della irrazionale violenza intercomunitaria e degli attacchi premeditati contro i cristiani: con questo obiettivo si è riunito lunedì scorso il Consiglio Nazionale per l’Integrazione, organismo formato da rappresentanti della politica, della società civile, delle comunità religiose, nato per affrontare i temi e le delicate questioni dei conflitti e delle violenze nella società indiana. Il Consiglio, che non si riuniva da tre anni, è stato riconvocato per esaminare a fondo il preoccupante fenomeno delle violenze anti-cristiane e ha riportato a galla la proposta di un “Communal Violence Bill”, cioè l’adozione di un provvedimento legislativo ad hoc, per fermare la campagna di violenza che prende di mira una data comunità religiosa. A rappresentare la Chiesa cattolica durante i lavori del Consiglio erano l’arcivescovo di Delhi, mons. Vincent Concessao, e altri leader laici di organismi cristiani che stanno informando l’opinione pubblica e difendendo i fedeli; accanto a loro leader di organizzazioni per i diritti umani, rappresentanti di movimenti e partiti, leader di altre comunità religiose. In particolare la Chiesa cattolica ha ribadito la sua volontà di proseguire nel processo di alfabetizzazione, di istruzione e di promozione socio-economica dei fuori casta, dei dalit, dei poveri e degli emarginati: tale impegno spesso è stato criticato dai leader indù dei movimenti radicali. A conclusione della sessione, il Consiglio ha ribadito precise richieste, condivise da tutti i presenti: fermare la campagna di odio ideologico che è propedeutica alle violenze; perseguire gli autori dei crimini secondo le leggi vigenti; approvare il “Communal Violence Bill”, specifico provvedimento legislativo che blocchi l’aggressione sulle minoranze; garantire alle minoranze culturali e religiose pari opportunità e maggiore rappresentatività all’interno dell’Amministrazione pubblica, della Polizia, del sistema giudiziario; riformare in senso democratico, in maniera globale e profonda, il sistema educativo nazionale, garantendo un’istruzione adeguata anche ai ceti meno abbienti. (R.P.)

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    La Conferenza islamica condanna gli attacchi ai cristiani iracheni

    ◊   Si levano voci di condanna per le violenze contro i cristiani di Mosul in Iraq. "Violenze senza precedenti" le ha definite il presidente della Conferenza islamica che raccoglie 57 Paesi musulmani e che ha biasimato quanto accaduto nei giorni scorsi. Come riporta Asianews, il responsabile dell’organizzazione ha chiesto al governo di Baghdad di “perseguire i responsabili che sono dietro tali atti per porre fine alle sofferenze dei nostri fratelli cristiani e provvedere alla loro protezione”. Il richiamo è arrivato contemporaneamente all’annuncio fatto dal governo iracheno di inviare una commissione governativa a Mosul allo scopo di “rassicurare i cittadini”. Intanto sarebbero almeno 1500 le famiglie di cristiani che hanno lasciato Mosul, sotto la spinta di attentati e minacce. A riferirlo un parlamentare cristiano dopo l’incontro col primo ministro Nuri al-Maliki. “Ci aspettiamo – ha aggiunto – che la zona venga messa sotto controllo e che le famiglie possano tornare nei prossimi giorni alle loro case”. “I cristiani in Iraq sono dei buoni cittadini”: con queste parole, riportate dall’agenzia Misna, il direttore del quotidiano indipendente iracheno “al-Dustour”, ha condannato le violenze e le minacce che nei giorni scorsi hanno coinvolto la comunità cristiana di Mosul. “Non hanno mai chiesto nient’altro che godere dei loro diritti e non hanno mai attaccato nessuno, - afferma in un passaggio pubblicato nell’editoriale - non hanno mai preso parte ad atti di violenza o a sfollamenti etnici, né sono mai stati coinvolti in scontri violenti”. Stesso tono nel quotidiano e organo ufficiale del partito Islamic Dawa-Iraq organization, “al-Daawa”. In un articolo intitolato “Terrorizzando gli innocenti”, l’autore collega le violenze in corso a Mosul al confronto politico iracheno, sostenendo che l’allontanamento dei cristiani dal capoluogo della provincia di Ninive possa essere strumentale all’esito delle votazioni, previste a novembre, per le elezioni dei Consigli provinciali. (F.A)

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    In Iran si è conclusa la conferenza sulle “Religioni nel mondo moderno”

    ◊   Dialogo e pace sono stati i temi centrali della tavola rotonda che si è tenuta a Teheran, in Iran. La conferenza “Religioni nel mondo moderno”, organizzata dalla Fondazione Baran, guidata dal leader spirituale Khatami, dal centro di Oslo per la pace e i diritti umani e dal club di Madrid, che riunisce circa 70 ex capi di Stato e di Governo, ha visto - come si legge in una nota dell’agenzia Misna - la partecipazione di numerose personalità. Erano presenti l’Alto Rappresentante dell’ONU per l’alleanza delle civiltà ed ex presidente del Portogallo, Jorge Sampaio; il capo della commissione dell’ONU per le missioni di pace in Africa, Romano Prodi; l’ex direttore generale dell’UNESCO, Federico Mayor. Durante l’incontro sono giunte le parole dell’ex segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che ha criticato i “politici opportunisti che fanno dichiarazioni estreme nel tentativo di essere rieletti”. “Retorica della guerra” anche nell’intervento dell’ex presidente norvegese e direttore del centro Oslo per la pace, Kjell Magne Bondevik che ha invitato a un maggior dialogo tra il mondo islamico e l’Occidente. Stesso appello, rivolto ai rappresentanti politici e religiosi, da parte di Mary Robinson, ex presidente irlandese, per la quale l’estremismo religioso è diventato “un’arma di distruzione di massa”. Al centro del messaggio inviato dal leader spirituale Khatami a tutti gli esponenti religiosi, c’è stata la coesistenza pacifica e la prevenzione dei conflitti. “La religione – ha affermato - può aiutare l’umanità nei momenti critici della storia senza rovinare i risultati positivi ottenuti dall’umanità”. (F.A)

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    Cristiani e musulmani riflettono da lunedì a Bruxelles sull’essere europei e persone di fede

    ◊   Si apre lunedì prossimo a Bruxelles la tre giorni nella quale musulmani e cristiani faranno il punto sul loro ruolo nelle società europee. La conferenza, organizzata dalla Commissione per le relazioni con i musulmani in Europa (CRME) del CCEE, Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, e dalla Conferenza delle Chiese Europee (KEK) si concentrerà, in particolare, su come cristiani e musulmani “possano superare le tensioni e i conflitti del passato – e del presente – e sviluppare una solida base di fiducia reciproca e cooperazione”. Durante la conferenza, come riporta il Sir, si discuterà se “le religioni sono fattori di turbamento nelle società moderne oppure promotori e partner nel processo politico verso un mondo più pacifico, più giusto e fondato sulla partecipazione”. Non si può negare, infatti, che “esistono anche numerose tensioni e conflitti tra persone di differenti culture e tradizioni”. (B.C.)

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    Rilanciare la pace. E’ la sfida dei rappresentanti religiosi riuniti nelle Filippine

    ◊   Incoraggiare il ritorno ai negoziati tra rappresentanti governativi e i ribelli del Fronte di Liberazione Islamico Moro (MILF). E’ uno degli obiettivi dei 90 rappresentanti di associazioni religiose giovanili, provenienti da 16 paesi dell’Asia, riuniti da oggi sull’isola di Mindanao. Una scelta non causale ma, nelle intenzioni degli organizzatori, rappresentativa di tutti i conflitti che ci sono nel mondo. L’incontro, come scrive la Misna, rientra nella conferenza iniziata domenica a Davao della sezione asiatica della rete internazionale “World conference of religions for peace” e riunisce buddisti, cristiani, musulmani ed esponenti di altre confessioni. Tema dell’incontro è il valore della convivenza e della riconciliazione e il ruolo dei giovani religiosi come “mediatori di pace”. “Speriamo di convincere il governo delle Filippine e il MILF – auspicano i partecipanti - a riprendere i negoziati”. Le trattative si sono interrotte ad agosto e da allora sono ripresi anche i combattimenti sul campo che hanno provocato decine di vittime tra i civili e mezzo milione di sfollati. (B.C.)

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    La tutela della donna rurale al centro della Giornata dell'ONU

    ◊   Si apre con un omaggio alle donne rurali, incluse quelle indigene, e al loro contributo all’agricoltura e allo sviluppo, il messaggio del segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon in occasione dell’odierna Giornata Internazionale delle donne rurali. Un’iniziativa che cade in prossimità della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e nel pieno della crisi economica mondiale. “Si deve alle donne rurali più della metà della produzione alimentare mondiale - ha sottolineato Ban Ki-moon - oltre al sostegno incalcolabile che forniscono alle comunità locali. Tuttavia, nonostante il ruolo vitale che svolgono, esse sono raramente apprezzate o ricompensate in modo adeguato”. Il numero uno del Palazzo di Vetro invita così alla responsabilità per “promuovere un mondo nel quale assicurare loro educazione, accesso alla politica e potere di risoluzione nelle controversie” perché sono donne che, pur lavorando, non sono proprietarie dei loro beni e di rado “vengono incluse nei processi decisionali che però riguardano la loro stessa esistenza”. “Sappiamo – ha aggiunto - che nel momento in cui accresciamo le prerogative delle donne rurali, aumentiamo il benessere dei loro figli, delle loro famiglie, delle loro comunità e, in ultima analisi, dei loro Paesi”. Guardando alla prossima Conferenza sul finanziamento per lo Sviluppo di Doha, il segretario generale delle Nazioni Unite ha invitato a collocare i bisogni delle donne rurali in cima all’agenda globale. “Al tempo stesso – ha concluso - occorre riconoscere che il miglioramento di reti stradali, servizi sanitari e di irrigazione, e della tutela ambientale eleverà non solo lo status delle donne ma quello dell’intera società”.(B.C.)

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    Ricorre oggi la Giornata mondiale contro la mortalità infantile

    ◊   La morte infantile e la perdita nei primi tre mesi di gravidanza è di 10 volte superiore la morte in culla. E’ la stima diffusa oggi in occasione della Giornata mondiale contro la mortalità infantile. Ottobre è il mese della consapevolezza su questo fenomeno che, soltanto in Italia, colpisce 2500 famiglie. Nonostante i progressi della medicina restano ancora sconosciute le cause di molti decessi, studi internazionali ritengono però che un attento esame di ogni singolo caso potrebbe essere utile per prevenire altre morti. La Giornata di oggi intende proprio risvegliare l’opinione pubblica su questo tema e sollevare il problema dell’assistenza per chi è colpito da lutti così prematuri. In Italia è molto attiva l’associazione “CiaoLapo onlus” che per l’occasione ha sposato un’iniziativa “Un’onda di luce” che si svolgerà anche in altri Paesi del mondo. A partire dalle 19 di questa sera si chiede l’accensione di una candela per almeno un’ora in modo che per tutta la giornata un'onda di luce attraverserà il globo illuminandolo progressivamente, un fuso orario dopo l'altro. “Si tratta di un modo simbolico – ha dichiarato la fondatrice dell'associazione Claudia Ravaldi - per sentirsi idealmente uniti alle persone colpite da questo terribile lutto”. L’iniziativa sarà seguita sabato da un convegno sulla morte intrauterina che si terrà presso l'Universita' di Modena mentre domenica un centinaio di genitori e operatori si incontreranno presso il Giardino degli Angeli a Castel San Pietro Terme, alle porte di Bologna. (B.C.)

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    Inaugurazione dell’Università salesiana: il cardinale Bertone parla dell'emergenza educativa

    ◊   Solenne inaugurazione stamane dell’Anno accademico della Pontificia Università Salesiana, con la partecipazione del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, professore emerito, già rettore dell’Ateneo, che ha portato il saluto e la benedizione del Papa all’intera comunità universitaria. “Una priorità anzi una vera e propria emergenza: l’educazione”, specie la formazione dei giovani”, ha esclamato il porporato nella sua prolusione, dedicata al tema “Educazione ed Università oggi”. Non è questione di “semplice riforma del sistema scolastico ed universitario” – ha detto – ma è piuttosto un tema globale che richiede “un campo d’azione a 360 gradi”, di fronte “al diffuso e pervasivo senso di crisi della vita e dei valori”, che serpeggia ovunque. In questo scenario "la Chiesa è chiamata ad un più chiaro e coraggioso annuncio di verità e di speranza", per intercettare "le inedite 'domande di senso'" emergenti, specie nei campi della bioingegneria, della tutela dell’ambiente, delle migrazioni bibliche di milioni di poveri, del mondo della finanza, travolto in questi giorni – ha rimarcato il porporato - da un allarmante tsunami “con risvolti sociopolitici difficilmente ipotizzabili", e poi ancora dell’universo virtuale. Proprio in questo panorama complesso “l’apporto delle Università ecclesiastiche – ha sottolineato il cardinale Bertone – è provvidenziale nel sopravvenire impetuoso del mercato globalizzato e nell’accelerazione dell’innovazione tecnologica", condizioni – ha osservato – che sovente “sospingono i saperi universitari a diventare selettivi e funzionali alle esigenze della produzione e del profitto”. Per questo il segretario di Stato vaticano ha chiesto per l’insegnamento universitario nel suo complesso “un preciso quadro istituzionale, giuridico e deontologico per il suo corretto espletamento”. In ambito cattolico, il cardinale Bertone ha raccomandato che i docenti siano "prima ancora che provvisti delle pur necessarie e valide competenze accademiche, persone spiritualmente ricche, annunciatori credibili del Vangelo". Del resto “per chi opera in un contesto di fede" – ha ribadito nella relazione introduttiva il prof. Mario Tosi, rettore della Pontificia Università salesiana – è "vivo il convincimento che tra saperi umani e saperi rivelati non possono perdurare opposizioni o contraddizioni insanabili, giacché Dio....è lo stesso che ha creato la ragione umana con la capacità di riceverli e ricercarli". Ricordiamo che il Pontificio Ateneo salesiano festeggia quest’anno 59 anni dalla fondazione e 36 dall’elezione a Università. Oggi conta sei Facoltà: Teologia, Filosofia, Lettere cristiane e classiche, Diritti canonico, Scienze dell’educazione e Scienze della Comunicazione sociale. 1600 gli studenti da 100 Paesi e circa 200 i docenti religiosi e laici. (Dalla Pontificia Università Salesiano, Roberta Gisotti)

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    Il documento di Aparecida al centro dell'incontro dei cappellani militari dell'America Latina

    ◊   Si concluderanno venerdì a Bogotà presso la sede del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM) i lavori del XV incontro dei vescovi e cappellani militari dell'America Latina riuniti, dallo scorso 13 ottobre, per riflettere sull'applicazione degli orientamenti pastorali della Conferenza di Aparecida al mondo delle Forze armate. In rappresentanza di 15 Conferenze episcopali della regione, partecipano tutti gli Ordinari militari e numerosi cappellani. Inoltre, in questa circostanza, sono stati invitati a prendere parte, in qualità di osservatori, 15 militari che in quanto laici cattolici sono impegnati in numerose iniziative della "pastoral castrense" nell’ambito delle famiglie dei militari. Nell’apertura dei lavori sono intervenuti il nunzio apostolico in Colombia mons. Aldo Cavalli, mons. Octavio Ruiz, vice presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina e mons. Fabio Suescún, ordinario militare della Colombia. Dopo che il direttore dell’Osservatorio del CELAM, padre Leonidas Ortiz, ha illustrato ai partecipanti i principali contenuti del documento di Aparecida si sono aperte le riflessioni con l’ascolto dei brevi rapporti riguardanti l’attuale situazione pastorale nei diversi Paesi dell’area. “La presenza della Chiesa, nella storia e tra le persone che prestano servizio nei corpi armati, ha sempre cercato di ricordare e consolidare il principio secondo il quale lo sforzo della difesa del proprio Paese si deve compiere nella cornice della verità e della libertà”. Così, nel discorso di apertura l’Ordinario militare della Colombia, mons. Fabio Suescún Mutis. “Nei momenti della gloria - ha continuato mons. Suescún - la Chiesa ha incoraggiato i soldati e i poliziotti a conservare sempre la rettitudine e la sobrietà; nelle circostanze difficili – ha aggiunto- ha ricordato che occorre agire sempre nel rispetto della persona e della sua dignità e nei momenti più tranquilli e sereni non ha mai smesso di lavorare in favore della formazione delle coscienze alla luce del Vangelo”. “Non sempre è stato facile illuminare e correggere – ha proseguito mons. Suescún - ma lo spirito del Signore non ci ha abbandonato. Oggi guardiamo il nostro passato con profondo rispetto e perciò – ha aggiunto il presule - vogliamo assumere le sfide del presente con sicurezza e coraggio. Dunque, guardiamo il futuro lavorando per gettare le basi sempre e ovunque dell’annuncio e dell'attualità del messaggio di Gesù, nostro Signore”. Infine, mons. Suescún ha ricordato che coloro che vivono e svolgono il proprio lavoro all’interno delle caserme delle Forze armate e dei corpi polizia non possono “sottrarsi alla chiamata di Aparecida”, essere autentici discepoli e missionari del Signore poiché tutti sono membri vivi della Chiesa. Spetta a ciascuno far sentire la propria voce dell’annuncio all’interno della realtà in cui vivono e tra coloro che sono espressione di questa parte di società. La lotta di questi cittadini che vestono la divisa “in difesa dei deboli, a protezione degli onesti e al servizio della convivenza pacifica fra i popoli” colloca i corpi armati delle nazioni latinoamericane in sintonia “con le sfide del presente”. “Le nostre riflessioni di questa settimana - ha concluso mons. Fabio Suescún Mutis - ci daranno gli orientamenti fondamentali per il nostro lavoro pastorale all’interno delle caserme e tra i nostri cappellani per far scoprire tutta la ricchezza della parola del Signore” in particolare per coloro che danno “il proprio contributo alla pace dei popoli e alla dignità delle persone e delle famiglie”. (A cura di Luis Badilla)

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    Visita dell’arcivescovo di Parigi al Patriarca Alessio II

    ◊   Un’occasione per rendere omaggio al martirio della Chiesa ortodossa durante il periodo sovietico e all'azione di questa Chiesa nella società post-comunista. E’ quanto si legge in un comunicato della arcidiocesi di Parigi, riportato dal Sir, nel quale si annuncia la visita a Mosca del cardinal André Vingt-Trois, dal 26 al 30 ottobre, che ha voluto così rispondere all’invito che lo stesso Patriarca Alessio II aveva rivolto al porporato durante il suo soggiorno a Parigi lo scorso anno. “Un viaggio – si legge ancora – che potrà permettere anche la condivisione dell'esperienza di fede vissuta dai cattolici nel contesto francese”. La visita segue quelle rese dalle diocesi italiane di Milano e Napoli, guidate rispettivamente dal cardinal Dionigi Tettamanzi e dal cardinale Crescenzio Sepe. (B.C.)

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    Congo: il vescovo di Bukavu negli USA per chiedere aiuti urgenti per la popolazione

    ◊   “La situazione nel Congo orientale e nella regione dei Grandi Laghi è molto grave, ma il mondo tace come se non fossimo neanche esseri umani”. A lanciare la pesante denuncia, in un’intervista all’agenzia Cns, è l’arcivescovo di Bukavu, mons. François Maroy Rusengo. Il presule si è recato a Washington, dove in questi giorni ha incontrato rappresentanti del Congresso, della Chiesa statunitense e delle Ong americane operanti nella Repubblica Democratica del Congo, per chiedere aiuti urgenti alle martoriate popolazioni del Congo orientale, in cui alle distruzioni della guerra si è aggiunto, a gennaio, il terremoto che ha devastato Bukavu. “Spero che il Congresso capisca questa volta la gravità della situazione. Hanno promesso che vedranno come possono aiutare e io pregherò perché lo facciano”, ha dichiarato l’arcivescovo senza nascondere il suo scetticismo e frustrazione, viste le passate promesse non mantenute. L’arcidiocesi di Bukavu, ha spiegato, ha “urgente bisogno di aiuti per ricostruire case, scuole, ospedali, conventi distrutti, ma soprattutto perché la gente possa ricostruire la sua vita”. La guerra ha sprofondato un paese potenzialmente ricco nella povertà: tutte le infrastrutture sociali, politiche ed economiche sono venute a mancare. In questa situazione, ha detto mons. Maroy, “l’unica cosa che posso fare come arcivescovo è denunciare le violenze e cercare di dare qualche speranza alla gente assicurandole i servizi educativi e sanitari erogati dalla Chiesa locale”. (L.Z.)

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    La Caritas di Hong Kong apre un “numero verde” per aiutare a superare la crisi finanziaria

    ◊   La Caritas Hong Kong ha aperto un “numero verde” per aiutare i cittadini, cattolici o no, a superare l’attuale crisi finanziaria. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), dopo il ciclone che ha sconvolto le banche americane, tantissimi abitanti di Hong Kong hanno subito perdite impressionanti del loro patrimonio. Alcuni hanno scelto di scendere in piazza per richiamare l’attenzione e sollecitare un intervento diretto dell’autorità, altri sono caduti in una profonda depressione che addirittura ha portato in qualche caso al suicidio. In questa situazione sociale così critica, Caritas Hong Kong è di nuovo in prima linea, come ha sempre fatto, per aiutare i bisognosi di qualsiasi tipo. Oltre alla linea verde “salva vita”, la Caritas offre anche una guida etica basata sulla Dottrina sociale cattolica, che sollecita uno sviluppo ed un'economia umana e morale. Considerare il profitto come unico scopo della vita è una vergogna che ha peggiorato le sofferenze dei deboli e degli emarginati. Inoltre la Caritas incoraggia chiunque abbia subito i danni di questo ciclone finanziario a tenere il giusto comportamento, perché si deve sempre “amare la vita, non isolarsi nel momento difficile. Nell’umiltà occorre accettare l’aiuto degli altri. E i loro familiari, come i parrocchiani, devono essere comprensivi verso di loro”, accompagnandoli con la preghiera e un gesto concreto di carità. Oltre all’appoggio e al sostegno spirituale, la Caritas lancia anche una linea di consulenza finanziaria che aiuta i cittadini a progettare un giusto piano finanziario, personale o familiare. (R.P.)

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    Cile: più di 14.000 fedeli hanno partecipato alla “Marcia per la Famiglia e la Vita"

    ◊   Più di 14 mila persone hanno partecipato alla “VI Marcia per la Famiglia e la Vita”, svoltasi sabato scorso, nella cornice della Settimana per la Vita e la Famiglia, celebrata dalla Chiesa del Cile. La festa ha avuto inizio presso il Dorso Primo de Rivera, dove il vicario episcopale per la Famiglia, padre Marcos Burzawa, ha celebrato la liturgia di invio per l’inizio della marcia, ricordando che “camminare significa cercare il senso della vita; camminare significa ciò che muove il nostro cuore. Camminare significa aprirsi all’azione dello Spirito Santo”. Lungo il tragitto di un chilometro e mezzo - riferisce l'agenzia Fides - hanno sfilato gruppi di ballo, religiosi e sacerdoti delle scuole e delle parrocchie, i quali hanno indirizzato parole di speranza ai fedeli. Ai giovani, numerosi alla marcia, è stato ricordato che sono chiamati a " formarsi un carattere forte, ricco e coerente, che li renda liberi e responsabili, sensibili ai valori veri, un carattere solidale, per formare un giorno una famiglia cristiana”. La meta della marcia è stata il santuario nazionale di Maipú, dove l’arcivescovo di Santiago, il cardinale Francisco Javier Errázuriz, ha celebrato la Santa Messa, affermando che “questa è stata una marcia che ha espresso la gioia di costituire famiglie che abbiano vita”. All’omelia, il card. Errázuriz ha invitato i presenti a non lasciarsi trasportare da quei segnali che pregiudicano la stabilità familiare, a soccorrere quelle famiglie che si trovano in difficoltà e a mostrare cosa significa essere famiglia. Ha perciò manifestato il suo augurio e il completo sostegno ai numerosi partecipanti, ricordando loro l’impegno che hanno per le famiglie. “Le nostre famiglie hanno vita, hanno vita in Gesù Cristo”, ha aggiunto il porporato, lamentando poi “l’esistenza ancora numerosa di tante famiglie che non conoscono la luce e l’amore che Cristo ci dona, e vivono il rischio di cadere nella mancanza di fiducia e nella disperazione”. Alla fine ha invitato i presenti a “continuare a dare questo messaggio che hanno dato oggi a tutte le famiglie della città. Nella nostra arcidiocesi - ha detto - ci sono molte famiglie che fondano la loro vita su Gesù Cristo, che educano i loro figli nella fede, e che lo fanno nonostante le difficoltà. Ciò rappresenta un fermento di incalcolabile valore non soltanto per la nostra arcidiocesi, ma per tutto il Cile, per la speranza che trasmettono, che deve essere accompagnata con la preghiera”. (R.P.)

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    No all’aborto dall’84% degli statunitensi

    ◊   Nuove restrizioni all’interruzione della gravidanza è la volontà espressa dall’84% degli statunitensi: il risultato è offerto da un sondaggio elettorale condotto dal Marist College negli Stati Uniti per conto della principale organizzazione cattolica, “Cavalieri di Colombo”. La ricerca, resa nota dal quotidiano “Avvenire”, arriva a 35 anni di distanza dalla sentenza “Roe contro Wade”, che rese legale l’aborto. Lo studio rivela che su una popolazione di circa 70 milioni di cattolici, il 65% è praticante. Di questi il 59% risulta contrario all’aborto, mentre il 65% dei non praticanti si dice favorevole. Sì all’interruzione di gravidanza per un terzo del campione complessivo degli americani, pari al 32% degli intervistati, in caso di stupro, incesto, o per salvare la vita della madre. Inoltre il 24% degli statunitensi chiede che venga limitato ai primi tre mesi di gestazione, mentre l’8% ai primi sei. “Il sondaggio - ha commentato Carl Anderson, responsabile dell’organizzazione - indica che il termine ‘pro choice’, quando utilizzato senza specificare, polarizza in modo non necessario la discussione sull’interruzione della gravidanza e maschera il fatto che c’è ampio consenso tra gli americani sul fatto che l’aborto dovrebbe essere significativamente ristretto”. Diverse le posizioni sul tema di chi è in gara per la Casa Bianca: dalla netta oppositrice Sarah Palin per i repubblicani, alla “pro choice” di Joe Biden per i democratici. Un altro dato emerge dal sondaggio: sia il 75% dei cattolici praticanti che il 46% dei non praticanti è contrario ai matrimoni gay. Una percentuale che corrisponde al 30% della popolazione generale americana. (F.A.)

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    USA: vescovi del Connecticut condannano la sentenza che legalizza i matrimoni omosessuali

    ◊   Un esempio “deplorevole di attivismo giudiziario”. Con queste parole i vescovi del Connecticut hanno espresso la loro ferma riprovazione per la decisione della Corte Suprema dello Stato di ammettere i matrimoni omosessuali. La sentenza è stata emessa il 10 ottobre, con quattro voti favorevoli e tre contrari e dà ragione ad un gruppo di coppie omosessuali che nel 2004 si erano rivolte a un tribunale dopo che era stata loro rifiutata la licenza di matrimonio. L’attuale legislazione del Connecticut ammette solo le unioni civili, mentre vieta i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Secondo il tribunale di massima istanza dello Stato, tuttavia, tale divieto “calpesta un diritto fondamentale e costituisce una discriminazione”. “L’essenza del matrimonio - afferma il dispositivo della sentenza ripresa dall'agenzia Cns - è una relazione affettiva tra due adulti e la sola ragione per cui il matrimonio è stato sinora limitato a un uomo e una donna è la disapprovazione morale della società o l’avversione irrazionale contro le persone gay”. Per i vescovi del Connecticut, la decisione è una palese forzatura che contrasta con il diritto, ma anche con il sentire comune. “La Corte – affermano i presuli in una nota - ha deciso di ignorare il giudizio dei rappresentanti eletti, la volontà popolare e tradizioni sociali e religiose plurimillenarie, imponendo un esperimento sociale sulla pelle del popolo del nostro Stato. La Corte Suprema - prosegue la nota - sembra avere dimenticato che i tribunali sono chiamati ad interpretare le leggi, mentre spetta al legislatore farle. La sentenza – concludono quindi i vescovi - crea un inevitabile conflitto tra le persone di fede, la legge naturale e l’autorità dello Stato”. (L.Z.)

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    In Colombia il primo incontro continentale di Pastorale della strada e delle autostrade

    ◊   La Sezione Mobilità umana del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM) e il Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti hanno organizzato nella sede del CELAM a Bogotá in Colombia, dal 19 al 24 ottobre prossimo, il primo incontro continentale di pastorale della strada e delle autostrade. La riunione si rivolge in particolare ad alcune categorie di persone che passano gran parte della loro vita, anche per motivi di lavoro, nelle strade delle città e lungo le grandi vie di comunicazioni come le ferrovie e le autostrade. Il programma dell’incontro, che si aprirà con l'introduzione di mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti, si snoda sulle sfide pastorali che riguardano i lavoratori del trasporto (treni e camion), le donne che si trovano in strada, i bambini di strada meglio conosciuti con l’espressione brasiliana “meninos de rua” e i senza fissa dimora. (L.B.)

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    Allarme dell’Etiopia per la popolazione a rischio fame

    ◊   “Il mondo non dimentichi l’Africa”. E’ quanto ha dichiarato stamani il ministro per l’Agricoltura etiope, Mitiku Kassa, ricordando le difficoltà della popolazione locale. Come riporta la Misna, sono circa sei milioni e 400 mila le persone che hanno urgente bisogno di aiuto a causa della siccità: un fenomeno che, dalla primavera, colpisce soprattutto le regioni sud-orientali del Paese. Cifre che secondo OXFAM, un’organizzazione non governativa con sede in Inghilterra, escludono gli oltre sette milioni di etiopi che già ricevono dal governo sussidi e forniture alimentari gratuite. (B.C.)

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    Algeria: aumentano le vittime delle alluvioni

    ◊   Il ministro delle comunicazioni algerino ha reso noto l’attuale bilancio delle vittime causate dalle inondazioni e dalle piogge torrenziali che, a partire dal 28 settembre scorso, hanno colpito il suo Paese. La dichiarazione, diffusa dall’agenzia Misna, parla di 65 decessi, 43 solo a Ghardaia. Al momento non si riscontrano vittime tra i sahrawi, ma la situazione resta preoccupante: numerosi i danni denunciati dalle organizzazioni non governative nella regione di Tindouf. Le zone più colpite restano Hausa, J’deria, Farsia e Mahbes. In azione sul territorio alcune agenzie umanitarie internazionali per valutare le necessità delle popolazioni su cui si è abbattuto l’uragano. L’ondata di maltempo, secondo le previsioni meteorologiche, è destinata a continuare. (F.A)

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    I fedeli dell’arcidiocesi di Pechino in pellegrinaggio sulla tomba di padre Ricci

    ◊   Nell’ambito delle celebrazioni dell’Anno Paolino e del mese missionario, si è svolto nei giorni scorsi un pellegrinaggio sulla tomba di padre Matteo Ricci dei fedeli della parrocchia di Tong Tang dedicata a San Giuseppe nell’arcidiocesi di Pechino. Come riporta l’agenzia Fides, i partecipanti hanno parlato della grande emozione provata nel rendere omaggio al gesuita; dopo aver pregato, i pellegrini hanno promesso solennemente, davanti alla tomba del grande missionario, di impegnarsi al massimo, seguendo le sue orme, perché il Vangelo si inserisca nella cultura e nella società cinese e il Cattolicesimo si diffonda sempre di più. Un compito importante e speciale soprattutto per la parrocchia di San Giuseppe che si trova proprio al centro di Pechino. Matteo Ricci nacque il 6 ottobre 1552 da nobile famiglia a Macerata e nel 1571 entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù. Partì per l’India nel 1577 e fu ordinato sacerdote il 25 luglio 1580. Arrivò a Macao nel 1582 e, per volere dei suoi Superiori, approdò a Pechino nel 1601 dove rimase 28 anni. Durate la sua permanenza in Cina, intrattenne un buon rapporto con l’imperatore così poté costruire diverse chiese e conventi ed evangelizzare la popolazione locale. E’ considerato un “pioniere dell’inculturazione” perché tradusse in cinese tantissime opere riguardanti la fede, la scienza e la filosofia occidentale. (B.C.)

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    La comunità cattolica in Nuova Zelanda con San Paolo verso la Giornata Missionaria Mondiale

    ◊   Un poster di San Paolo che annuncia ai fedeli: “Tutti sono chiamati alla missione”, riportando il versetto della Lettera ai Corinzi: “Guai a me se non annunciassi il Vangelo” (1 Cor 9,16). Con queste esortazioni, che intendono ricordare a ogni cristiano la fondamentale chiamata all’evangelizzazione, la comunità cattolica in Nuova Zelanda si prepara a celebrare domenica prossima la Giornata Missionaria Mondiale. Per l’occasione - riferisce l'agenzia Fides - le Pontificie Opere Missionarie (POM) neozelandesi, guidate da padre Paul Shannahan, hanno predisposto e firmato i poster, esposto in tutte le chiese, parrocchie e associazioni, coniugando l’evento della Giornata Missionaria Mondiale con l’Anno Paolino, riprendendo le parole del Santo Padre, il quale ha definito San Paolo “il più grande missionario di tutti i tempi”. Il focus sulla missione, sulla necessità dell’impegno individuale, tramite un sostegno materiale e spirituale, sarà messo in luce in tutte le celebrazioni liturgiche domenicali. I vescovi della Nuova Zelanda hanno anche approvato la disposizione per cui le offerte dei fedeli, raccolte in tutte le Messe della Giornata, su tutto il territorio nazionale, saranno interamente devolute alle missioni attraverso le POM. La sensibilizzazione sulle tematiche della missione e dell’evangelizzazione oggi anche nel proprio paese, è operata inoltre attraverso una newsletter, “Mission News”, che nel mese dell’ottobre missionario circola in parrocchie, scuole, case religiose, strutture sociali cattoliche e non, con lo scopo di motivare sempre più i fedeli, sacerdoti, religiosi, laici, famiglie, sull’urgenza della missione, che tocca ogni cristiano. (R.P.)

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    Eletti i nuovi presidenti delle ACLI Uruguay, Argentina e Brasile

    ◊   Con l’elezione dei nuovi presidenti: Ruben Mario Piastra in Uruguay, Edoardo Pollastri in Brasile e Alfonso Grassi in Argentina, si sono conclusi i congressi delle ACLI in America Latina. Ruben Maria Piastra, di origine toscana, è nato a Montevideo nel 1943, già consultore della Regione Toscana, ricopre oggi anche la carica di revisore dei conti del Coordinamento continentale delle Associazioni Toscane in Sud America. In Brasile il nuovo presidente delle ACLI è Edoardo Pollastri, ex senatore nella scorsa legislatura per gli italiani all'estero. Piemontese, nato nel 1932 è sposato con tre figli, era già stato vicepresidente delle ACLI brasiliane. L'Argentina ha riconfermato alla guida dell'associazione Alfonso Grassi, originario della provincia di Avellino, dove è nato nel 1945, è presidente della Federazione nazionale della Regione Campania in Argentina (FENARECA). Come riporta il Sir, Michele Consiglio, responsabile della Rete mondiale aclista, ha commentato l’esperienza evidenziando la necessità per l'Italia di “ripensare le politiche e gli interventi a favore dei nostri connazionali all'estero”. A fronte dei dati presentati nell'ultimo Rapporto sugli italiani nel mondo, “si tratta di guardare con grande attenzione a una realtà nuova”, ha detto Consiglio, “impegnandosi a non disperdere la memoria e a mantenere vivi gli elementi di identità e di coesione, come la lingua e la cultura di origine”. (B.C.)

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    L'Assemblea generale delle superiore maggiori della Romania

    ◊   "La vita consacrata - testimonianza e collaborazione per la Chiesa e la società d'oggi. Il ruolo della superiora". È stato questo il tema della XIX Assemblea generale della Conferenza romena delle superiore maggiori, che ha visto riunite a Cluj Napoca, 44 rappresentanti delle congregazioni femminili presenti in Romania. "In una società in cambiamento, caratterizzata da individualismo e globalizzazione, la superiora deve essere piuttosto una leader che una manager", ha spiegato suor Hanno Rolfes, nel suo intervento sul ruolo della superiora nella vita religiosa. "Come il leader deve avere una visione sempre aperta verso nuovi orizzonti, di speranza, così anche la superiora deve rinnovarsi alla luce della Parola di Dio, prendendo quale modello Cristo che si è fatto servo per servire", ha aggiunto suor Rolfes. "Il leader - ha spiegato ancora la suora ripresa dall'agenzia Sir - è chiamato ad essere accompagnatore del gruppo, attento ai segni del tempo, per realizzare la partecipazione e la corresponsabilità dei membri della comunità nella quale svolge la sua missione". In Romania sono presenti 77 congregazioni religiose femminili che operano nell'ambito educativo, sanitario, catechistico e dell'assistenza sociale nelle diocesi di rito latino e bizantino. (L.Z.)

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    Domani la veglia missionaria della Diocesi di Roma nella basilica di San Giovanni in Laterano

    ◊   Sarà il cardinale vicario Agostino Vallini a presiedere la veglia diocesana di preghiera per le missioni in programma domani alle 20.30 nella basilica di San Giovanni in Laterano, nel corso della quale verrà anche conferito il mandato missionario ad alcuni religiosi e laici. “Guai a me se non predicassi il Vangelo”. A duemila anni dalla nascita dell’Apostolo Paolo, sono proprio queste parole della Lettera ai Corinzi a fare da filo conduttore alla Giornata missionaria mondiale che si celebrerà domenica 19 ottobre, e alla veglia diocesana di preghiera che cade a pochi giorni da quella data. Un appuntamento ormai tradizionale per la Chiesa di Roma, guidato quest’anno per la prima volta dal cardinale Agostino Vallini. Nel corso della serata, organizzata come di consueto dal Centro pastorale diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese, saranno in otto a ricevere il mandato missionario. Tra questi una coppia di sposi della parrocchia di S. Maria ai Monti, una laica di S. Maria Stella Matutina e anche un giovane romano, padre Daniele Mazza, ordinato da Giovanni Paolo II nel 2004. A lui è affidata una riflessione sulla sua esperienza di ministero nel Pontificio Istituto Missioni Estere e proporrà anche una preghiera per la Chiesa di Roma. Prima di lui prenderà la parola don Giampaolo Perugini, parroco di S. Gemma Galgani, che leggerà la testimonianza di un altro sacerdote impossibilitato a intervenire per motivi di salute, don Luigino Pizzo, alla guida della comunità di San Ponziano. La veglia, momento culminante dell’ottobre missionario che si era aperto proprio con una lettera del cardinale Vallini a tutti i sacerdoti romani impegnati nella "missio ad gentes" sarà animata tra gli altri anche dalla comunità etnica indiana. E sarà proprio uno dei membri della comunità a dare voce all’esperienza di un padre missionario vittima delle persecuzioni contro i cristiani che stanno insanguinando il Paese. Contribuiranno all’animazione anche il coro andino dei Legionari di Cristo, quello della parrocchia di Santa Maria del Soccorso e quello nato dalle realtà parrocchiali del Salario. (L.Z)

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    24 Ore nel Mondo



    Dopo l'euforia di nuovo in calo le Borse internazionali

    ◊   Si è dissolta l’euforia dei mercati finanziari in seguito alle misure anti-crisi adottate dai governi: dopo aver aperto in ribasso, a metà seduta domina ancora il segno meno nelle principali piazze europee, influenzate dal calo di Wall Street. In diminuzione anche le Borse asiatiche, ad eccezione di Tokyo che ha chiuso con un modesto 1,06%. Cresce quindi l’attesa per il Consiglio europeo che si apre nel pomeriggio a Bruxelles. La Commissione europea ha intanto rivisto nel segno di una maggiore flessibilità il Patto di stabilità che fissa il deficit dei Paesi al 3%. Il punto della situazione nel servizio di Stefano Leszczynski:

    Petrolio e tassi interbancari in calo: queste in sintesi le buone notizie che riguardano i mercati internazionali, caratterizzati invece da un andamento altalenante sul fronte dei titoli bancari. Il greggio viaggia sui 78 dollari, mentre l’Euribor a tre mesi allenta la morsa sui mutui attestandosi intorno al 5,23%. Ieri, Wall Street ha chiuso in negativo dopo il rimbalzo straordinario di lunedì scorso e sono attesi gli effetti del nuovo intervento statale: la Casa Bianca ha annunciato lo stanziamento di 250 miliardi di dollari per aiutare il sistema bancario americano; nove gli istituti beneficiari negli USA. Incertezza anche in Europa, dove i mercati hanno aperto in "rosso", in attesa del Consiglio europeo di oggi pomeriggio a Bruxelles. In agenda la crisi finanziaria, i consumi energetici e la lotta al cambiamento climatico. Il summit in programma nel pomeriggio arriva dopo gli altri due vertici di leader europei, quello del G4 del 4 ottobre e quello dell'Eurogruppo di domenica scorsa a Parigi. Dal presidente Bush, ieri, l’annuncio di un summit euro-statunitense in programma per venerdì prossimo a Camp David. L’attivismo dei governi per fronteggiare la crisi globale si fa sempre più frenetico e il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha annunciato che entro la fine dell'anno verrà convocato un vertice del G8, al quale parteciperanno anche le delegazioni dei Paesi in via di sviluppo. Intanto, le borse asiatiche hanno chiuso in calo ad eccezione della Borsa di Tokyo.

     
    Canada
    Il primo ministro canadese uscente e leader del Partito conservatore, Stephen Harper, ha ottenuto la sua seconda vittoria elettorale consecutiva nelle elezioni legislative anticipate, che ieri hanno chiamato alle urne 23 milioni di persone. Il premier rimarrà quindi alla guida del Paese malgrado non abbia ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento. Il Partito conservatore ha infatti conquistato 143 dei 308 deputati dell’assemblea di Ottawa. Nel complesso, la formazione politica si è rafforzata, ma sarà di nuovo costretta a chiedere aiuto all’opposizione. Secondo molti analisti, sul voto ha pesato la crisi dei mercati, dal momento che a settembre diversi sondaggi davano al partito del premier la maggioranza assoluta. Commentando i risultati, Harper si è quindi impegnato a lavorare con il resto dei partiti politici per "far fronte alla crisi finanziaria mondiale". Su questo tema, il primo ministro ha già ottenuto la disponibilità di Stephane Dion, leader del Partito liberale, il principale dell'opposizione, crollato al peggior risultato dal 1984.

    Stati Uniti: Incendi in California
    Resta in vigore lo stato di emergenza nello Stato america della California, stretto nella morsa dei roghi che da giorni stanno distruggendo centinaia di ettari di territorio nella San Fernando Valley. Il bilancio ancora provvisorio è di due morti, 44 abitazioni distrutte e almeno 1.400 case evacuate. In una conferenza, il governatore della California, Arnold Schwarzenegger, ha detto che il settanta per cento degli incendi è sotto controllo.

    Georgia-Russia
    La Corte internazionale di Giustizia si pronuncerà oggi sul ricorso presentato dalla Georgia contro la Russia. Tblisi accusa Mosca di portare avanti “una pulizia etnica” contro i georgiani nelle regioni separatiste di Ossezia del Sud e Abhkazia. Intanto, a Ginevra, Russia e Georgia si incontrano oggi per alcuni colloqui, preceduti già da un forte disaccordo sulla composizione delle delegazioni alla Conferenza.

    Tensione tra Thailandia e Cambogia
    Continua a salire la tensione tra Thailandia e Cambogia. Un soldato cambogiano è morto e quattro soldati thailandesi sono rimasti feriti oggi nello scontro a fuoco scoppiato alla frontiera tra i due Paesi, vicino alla zona contesa del tempio Khmer di Preah Vihear. Proprio stamattina scadeva un ultimatum lanciato dalla Cambogia alla Thailandia affinché ritirasse dall'area gli 80 soldati ancora presenti; ultimatum ignorato da Bangkok. Da segnalare, invece, la resa di 10 soldati cambogiani alle truppe thailandesi. A questo punto c’è il rischio concreto di una guerra tra i due Paesi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al collega Stefano Vecchia, raggiunto telefonicamente a Bangkok:

    R. - Diciamo che il rischio è concreto, anche se evidentemente è difficile immaginare un reale scenario di conflitto fra due Paesi che hanno comunque uno scarso interesse in questo momento ad entrare in una seria situazione di conflitto. La Cambogia è un Paese povero che fatica ad uscire dal sottosviluppo. La Thailandia è un Paese che in questo momento sta vivendo grosse difficoltà, soprattutto a livello politico. Ricordiamo i disordini della settimana scorsa, con i 500 feriti provocati dalla repressione della polizia e del parlamento. Va anche detto, però, che proprio questa situazione di difficoltà interna può in realtà anche favorire, in qualche modo accendere, la tensione senza però poi arrivare probabilmente ad un conflitto vero e generalizzato.

     
    D. - Al di là di questa crisi, piuttosto recente, quali sono i rapporti tra i due Paesi?

     
    R. - La Cambogia successivamente all’esperienza khmer, nel momento in cui si è avviata verso la sua incerta democrazia, è diventata in qualche modo una specie di "dependance", di fornitore di materie prime della Thailandia. Un ruolo da cui si è affrancata gradualmente, soprattutto quando i khmer rossi hanno perso il potere che avevano sulle zone di confine con la Thailandia, da cui passavano pietre preziose e legnami in abbondanza. In questo momento, i rapporti sono abbastanza tesi. La Thailandia è un Paese con un forte orgoglio nazionale e questo può essere l’elemento che favorisce in qualche modo uno scontro e, purtroppo, non favorisce un accordo su questi territori contesi al confine.

     
    Afghanistan
    E’ di almeno 70 talebani morti il bilancio dei bombardamenti aerei della scorsa notte sulla parte meridionale dell’Afghanistan, nella provincia di Helmand, al confine con il Pakistan. Lo riferisce oggi un portavoce del governatore provinciale. L’escalation di violenze che si è registrata dall’inizio del 2008 sta colpendo anche le Organizzazioni Non Governative. Secondo uno studio condotto da un gruppo specializzato nella sicurezza delle ONG, tra gennaio e settembre 2008 si sono registrati 146 attacchi contro le organizzazioni umanitarie, contro i 135 verificatisi nel corso di tutto il 2007.

    Libano
    È avvenuto questa mattina a Damasco l’atteso incontro tra il presidente siriano, Bashar al-Assad, e il ministro degli Esteri libanese, Fawzi Sallukh, per discutere le modalità e i tempi di avvio di formali relazioni diplomatiche tra i due Paesi, deciso ieri. I due hanno firmato un documento nel quale sottolineano l'impegno a rafforzare i rapporti fra Beirut e Damasco “sulla base del rispetto reciproco". L'apertura di ambasciate nelle rispettive capitali è attesa entro la fine dell'anno. La decisione era già stata presa da Assad e dal suo omologo libanese, Michel Suleiman, a Parigi nel luglio scorso, in presenza del presidente francese, Nicolas Sarkozy. Promessa poi trasformata in un annuncio congiunto pronunciato a Damasco il 13 agosto da Assad e Suleiman, nel corso della prima visita di quest'ultimo da presidente a Damasco. Siria e Libano si lasciano così alle spalle tre anni di gelo e tensioni, ma soprattutto sessant'anni di relazioni bilaterali mai formalizzate.

    Repubblica Democratica del Congo: guerriglia in Nord Kivu
    La regione congolese del Nord Kivu continua ad essere teatro di un conflitto senza fine. Nei giorni scorsi, si è registrata una dura offensiva della guerriglia che, con l’appoggio di milizie rwandesi, ha conquistano una vasta zona alle porte del capoluogo Goma. La cronaca nel servizio di Giulio Albanese:

    Tornano a soffiare i venti di guerra nella regione orientale del Nord Kivu. Una legione di miliziani del potente signore della guerra, Lorraine Kunda, raggruppati nel Congresso nazionale per la Difesa del Popolo, ha conquistato in questi giorni zone strategiche attorno a Goma, capoluogo regionale. I miliziani potrebbero entrare nella città da un momento all’altro, senza problemi, non appena il contesto internazionale lo consentisse, con l’appoggio del vicino Rwanda. Una situazione di rischio estremo, come ha dichiarato, senza mezzi termini, il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, che ha evocato il rischio di nuovi estesi massacri in una terra peraltro già duramente provata dalle violenze nel passato, per ragioni etniche certamente, ma soprattutto legate al controllo delle immense risorse minerarie del Kivu. D'altronde, tutti gli analisti concordano: finché non sarà data al piccolo Rwanda la possibilità di usufruire in parte delle sconfinate ricchezze del gigante congolese - ricchezze peraltro di poco oltre un confine geograficamente inesistente - l’intera regione dei Grandi Laghi sarà una polveriera lungo la quale gli interessi stranieri continueranno a costituire un fattore altamente destabilizzante.

     
    Azerbaigian
    Seggi aperti in Azerbaigian, dove quasi 5 milioni di elettori sono chiamati alle urne per scegliere il nuovo presidente della Repubblica ex sovietica. In corsa, l’attuale capo di Stato Aliev, favorito su altri sei sfidanti. I cinque maggiori partiti dell’opposizione, riuniti nel Blocco della Libertà, hanno invitato a boicottare il voto sostenendo che non vi siano “sufficienti garanzie di democraticità”. L’OSCE, che ha criticato il governo per alcune irregolarità commesse in campagna elettorale, ha inviato oltre 400 osservatori a seguire le operazioni di voto.

    Dirottamento sulla Turkish Airlines
    Dirottamento lampo a bordo di un aereo della Turkish Airlines, partito da Antalia alla volta di San Pietroburgo. Secondo le prime ricostruzioni, un cittadino russo, in stato di ubriachezza, aveva minacciato di far saltare in area il velivolo poco dopo il decollo, tentando di avvicinarsi alla cabina con una presunta cintura esplosiva, ma è stato subito neutralizzato da alcuni passeggeri.

    Cina-Olio
    Dopo lo scandalo del latte contaminato ritirato dal mercato, c’è un nuovo allarme in Cina a seguito del ricovero di 146 bambini nell’est del Paese. Tutti accusano disturbi al sistema linfatico, forse a causa dell’olio usato nelle cucine dell’asilo. Rassicurazioni arrivano dal governo locale, ma c’è scetticismo tra i genitori dei bimbi. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 289

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