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Sommario del 14/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Al Sinodo dei vescovi, intervento del Papa sul valore dell'esegesi biblica. Grande emozione per le testimonianze sul dramma dei cristiani iracheni
  • “Una magistrale esecuzione per una musica intrisa di religiosità e profondo misticismo”: così, il Papa ieri al concerto dei Wiener Philarmoniker nella Basilica di San Paolo fuori le Mura
  • Si è spento all'età di 83 anni il cardinale arcivescovo emerito di Quito, Antonio José González Zumarrága. Il Papa: fino all'ultimo ha servito la Chiesa con generosità
  • Presentata in Vaticano l’Inchiesta internazionale sulla lettura della Bibbia in prospettiva ecumenica. Firmato un accordo per la traduzione e la diffusione delle Sacre Scritture
  • Il ruolo prezioso delle religioni per l'integrazione dei giovani migranti: conferenza a Bruxelles dell’arcivescovo Agostino Marchetto
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Pace per il Kivu. Dopo l’appello del Papa per la martoriata regione congolese, quello dei vescovi locali perché si ponga fine al dramma umanitario
  • Presentato il Rapporto annuale di "Medici Senza Frontiere": sottolineata la drammatica situazione sanitaria nel continente africano
  • La Libreria Editrice Vaticana e i Musei Vaticani alla Fiera del Libro che si aprirà domani a Francoforte. A primavera, il primo volume, in italiano, dell'opera omnia di Benedetto XVI
  • Le oltre 300 visite di Giovanni Paolo II alle parrocchie di Roma raccontate in un libro dal giornalista Angelo Zema
  • Chiesa e Società

  • “Nessuna sofferenza può prevalere sulla forza della vita”: così il Messaggio CEI per la Giornata per la vita
  • Le Chiese ortodosse avviano il cammino verso il loro grande sinodo
  • Preoccupazione delle Chiese del Medio Oriente per le violenze anticristiane in Iraq
  • Haiti ancora in piena emergenza a più di un mese dall’uragano
  • Il continente africano è indebitato ma di fatto è un "donatore"
  • Iniziativa del VIS per salvare i bambini dalla guerra nella Repubblica Democratica del Congo
  • Guinea Bissau: in aumento contagi e vittime per l'epidemia di colera
  • Aiuto delle organizzazioni cattoliche USA alle famiglie rurali nell’Africa Orientale
  • La Chiesa lombarda ricorda Giovanni XXIII nel 50.mo dell’elezione al soglio di Pietro
  • La Chiesa cubana celebra la Giornata Missionaria Mondiale nell'imminenza della beatificazione del padre Olallo Valdés
  • Campagna mondiale del Rosario infantile. Un milione di piccoli fedeli prega per la pace
  • Filippine: gruppi ecumenici in aiuto della popolazione di Mindanao martoriata dalla guerra
  • La Chiesa della Cambogia rilancia l'impegno missionario sulle orme di San Paolo
  • Le tappe fondamentali della Chiesa cinese nei 350 anni di attività della Società per le Missioni Estere di Parigi
  • Il messaggio della Chiesa pakistana viaggia su Internet. Al via la web tv dell’arcidiocesi di Karachi
  • Arabia Saudita: Amnesty denuncia un'escalation di esecuzioni capitali. Pene eseguite anche sui minorenni in violazione degli standard internazionali
  • Svizzera: i vescovi esortano i giovani a "Fare Chiesa insieme" per la prossima Domenica dei popoli
  • Ieri pomeriggio si è solennemente aperto l'anno accademico della Pontificia Università Gregoriana
  • In occasione della marcia in ricordo della deportazione degli ebrei di Roma, appello contro il razzismo della Comunità di Sant’Egidio
  • La passione e il messaggio di Don Guanella rivivono sul palco del Teatro sociale di Como
  • 24 Ore nel Mondo

  • Si conferma il record positivo delle Borse dopo l’annuncio del piano anti-crisi dell’UE
  • Il Papa e la Santa Sede



    Al Sinodo dei vescovi, intervento del Papa sul valore dell'esegesi biblica. Grande emozione per le testimonianze sul dramma dei cristiani iracheni

    ◊   La riflessione di Benedetto XVI sul valore dell’esegesi biblica è stata il momento centrale, oggi, dei lavori del Sinodo dei vescovi in corso in Vaticano, sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. In particolare, il Santo Padre ha fatto riferimento alla Dei Verbum, la Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione, uno dei principali documenti del Concilio Vaticano II. In precedenza, il ricordo della drammatica situazione vissuta della popolazione in Iraq aveva suscitato profonda emozione in tutta l’Aula. Il servizio di Isabella Piro:

    Mons. Faraj Rahho, padre Raghid Ganni, altri due sacerdoti e sei giovani, ultime vittime delle violenze in Iraq. I loro nomi sono stati letti con voce incrinata, stamani in Aula. Nuovi martiri, così sono stati definiti, che oggi pregano per noi dal Cielo, morti in un Paese torturato e insanguinato. Tocca ora ai credenti, si è detto, vivere la Parola di Dio come una guida per perdonare. Ma cosa può fare, allora, il Sinodo? Ascoltiamo il cardinale Emmanuel III Delly, Patriarca di Babilonia dei Caldei:

     
    "L’unica cosa che può fare è parlare con i responsabili che possono dare la pace e la tranquillità al Paese. Tutti coloro che possono fare qualcosa, ma tutti possono con la preghiera, e anche con le parole, con i responsabili dei singoli governi".

     
    Dal Vietnam, invece, arrivano segnali di speranza: in un Paese con un elevato numero di aborti, è ora tollerato che i cattolici battezzino i feti abortiti e li seppelliscano. Segno, si è detto, che grazie alla Parola di Dio testimoniata concretamente si arriva al rispetto della vita.

     
    Quindi, il cardinale segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, è tornato a parlare dei giovani. Attualmente, solo il 13% degli adolescenti credenti reputano di dovere meditare la Bibbia, ma il porporato ha sottolineato che, pur essendo indifferenti alla Parola Scritta, i ragazzi di oggi sono pronti e disponibili ad accogliere la testimonianza viva di adulti ed educatori che mettano in pratica il Verbo di Dio nella vita quotidiana.

     
    Di qui, l’invito dei padri sinodali a seguire l’esempio dei Santi, imitatori di Cristo, che hanno compreso le Beatitudini come essenza del Vangelo e ritratto stesso di Gesù. Doverosa, allora, la citazione di Suor Alfonsa Muttathypadathu, la prima Santa indiana canonizzata domenica scorsa, che ha vissuto la sua personale “Via Crucis”, facendo diventare carne e sangue le parole del Figlio di Dio.

     
    A chiudere la mattinata, infine, l’audizione 37 uditori partecipanti al Sinodo. In molti dei loro interventi, spesso interrotti dagli applausi, è risuonato l’accento sull’importanza del ruolo dei catechisti, la cui formazione nella Parola di Dio deve trasformare la vita di chi la ascolta e renderlo suo testimone. Fede e Vita, quindi - questo è stato l’auspicio degli uditori - devono essere integrate, così che Dio e la felicità non siano percepiti come disgiunti, soprattutto nelle giovani generazioni. Infine, una riflessione sulle donne consacrate, definite infaticabili dispensatrici della Parola con mani e cuore di madri, volto e grembo della Chiesa.

     
    E tra gli uditori intervenuti, anche il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che ha ricordato come evangelizzare non sia una tecnica, ma un traboccare della Parola di Dio. Ascoltiamo, dunque, una sua riflessione sul Sinodo in corso:

     
    R. - E’ un Sinodo che vuole prendere in mano la Parola di Dio e chiedersi cosa significhi questo per il popolo cristiano. Lei sa che la comunità di Sant’Egidio vive a partire dal primato della Parola di Dio che ascolta ogni sera, che guida la carità, che porta nel cuore dell’Eucaristia. Ebbene, io credo, spero, che questo Sinodo possa essere l’inizio di una stagione nuova nella quale il popolo di Dio crescerà e farà crescere in sé la Parola di Dio. Dobbiamo avere fiducia in Dio che ci parla perché è la fede in Gesù, perché la Parola di Dio è parola di Gesù e incontro con la sua Persona.

     
    D. - La Comunità di Sant’Egidio è sempre stata molto impegnata sulla via del dialogo interreligioso. Cosa ha rappresentato per voi vedere il rabbino capo di Haifa, Cohen, parlare per la prima volta ai Padri sinodali?

     
    R. - Il rabbino Cohen è un amico che noi conosciamo da tanti incontri, ed era giusto che echeggiasse la voce di un ebreo qui, parlando della Parola di Dio. Noi abbiamo in comune il primo Testamento con loro e abbiamo in comune la radice della nostra fede. Il dialogo interreligioso è la carità, è il vivere insieme agli altri in un mondo difficile. La Parola di Dio farà crescere, farà traboccare dai cuore la carità e il vivere con gli altri.

     
    D. - Si è parlato anche di globalizzazione e delle sfide del secolarismo. La Comunità di Sant’Egidio come risponde a queste sfide?

     
    R. - Il secolarismo è nell’aria, il clima è un mondo uscito da Dio, dice Emile Poula. Si esce da Dio, si trova se stessi, si trova l’abisso della paura della propria vita. E allora, bisogna riproporre la parola di Dio, comunicare il Vangelo e far risorgere nel cuore quello che in fondo - magari inconsapevolmente - ogni donna e ogni uomo cerca: una via che li conduca al Signore.

     
    D. - Cosa auspica che venga fuori da questo Sinodo?

     
    R. - Io auspicherei che alla Parola di Dio si dia fiducia e si abbandonino le nostre comunità alla Parola di Dio perché sia Lui a parlare.

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    “Una magistrale esecuzione per una musica intrisa di religiosità e profondo misticismo”: così, il Papa ieri al concerto dei Wiener Philarmoniker nella Basilica di San Paolo fuori le Mura

    ◊   Nella splendida cornice della Basilica di San Paolo fuori le Mura, grande apprezzamento ha riscosso ieri sera il concerto offerto al Papa e ai Padri sinodali, riuniti in questi giorni in Vaticano, dal Festival internazionale di Musica e Arte sacra, nell’ambito delle iniziative dell’Anno paolino. In programma la Sesta Sinfonia di Anton Bruckner, compositore romantico e profondamente religioso. "Una bella serata e una esecuzione di alto livello", ha ribadito Benedetto XVI, che si è soffermato con i Wiener Philarmoniker e con il loro direttore, Christoph Eschenbach. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    (musica)

     
    Una magistrale esecuzione della Sesta Sinfonia di Anton Bruckner, intrisa di religiosità e profondo misticismo. Da queste parole del Papa, e dal lungo applauso di consenso del pubblico che le ha accompagnate, si desume l’apprezzamento per i maestri dell’orchestra di Vienna, i Wiener Philarmoniker, e per il loro direttore, Christoph Eschenbach, al quale il Papa ha stretto più volte la mano, ieri sera, al termine del concerto ed ha loro rivolto un saluto in tedesco:

     
    "Liebe Freunde, mit eurer Professionalität und eurem künstlerischen Können...
    Cari amici, con la vostra professionalità e le vostre capacità artistiche riuscite ogni volta a toccare il cuore degli ascoltatori e a far vibrare in esso, nell’ascolto della meravigliosa musica di Bruckner, tutte le corde della sensibilità umana. Con il vostro talento musicale ci indicate la strada oltre l’umano, verso il divino”.

     
    (musica)

     
    Il Papa, dunque, è tornato nell’Anno del Giubileo Paolino al suo fulcro, la Basilica di San Paolo fuori le Mura, e lo ha fatto insieme ai Padri sinodali che proprio tra queste mura, il 5 ottobre scorso, hanno aperto i lavori dell’Assemblea tuttora in corso in Vaticano. L’appuntamento è stato con la musica che il Papa ama e conosce bene, ma anche con la spiritualità che essa esprime, come vuole il Festival. E’ il caso dell’austriaco Bruckner, fervente cattolico e uomo di umili origini, compositore sintesi di età diverse e snodo fondamentale per il romanticismo musicale. E’ il Papa stesso ad indicarne i tratti salienti:

     
    “Nella sesta sinfonia si traduce la fede del suo autore, capace di trasmettere con le sue composizioni una visione religiosa della vita e della storia. Anton Bruckner, attingendo al barocco austriaco e alla tradizione schubertiana del canto popolare, ha portato, potremmo dire, alle estreme conseguenze il processo romantico di interiorizzazione”.

     
    Interesse e sorpresa nel pubblico per la Sesta Sinfonia, che non è grandiosa nei toni come le altre, bensì intima e dimessa, improntata ad una sostanziale serenità.

     
    L’ascolto di quest’opera in questa sede, ha detto il Papa prima di impartire la benedizione finale ai presenti, ci porta a ricordare le parole dell’Apostolo Paolo che paragona la Chiesa con i suoi carismi al corpo umano composto di membra diverse, ma tutte indispensabili ad un buon funzionamento. Dunque, un invito all’unità anche sull’esempio - conclude il Papa - dell’armoniosa melodia che strumenti diversi hanno composto nella splendida esecuzione della serata.

     
    (musica)

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    Si è spento all'età di 83 anni il cardinale arcivescovo emerito di Quito, Antonio José González Zumarrága. Il Papa: fino all'ultimo ha servito la Chiesa con generosità

    ◊   Un pastore “che ha servito la Chiesa in modo intenso e generoso”, impegnato “fino all’ultimo nella sua missione evangelizzatrice”. Benedetto XVI ha ricordato con queste parole, in un telegramma di cordoglio, il cardinale ecuadoriano, Antonio José González Zumarrága, arcivescovo emerito di Quito, morto ieri all’età di 83 anni. L’annuncio è stato dato dalla Conferenza episcopale dell’Ecuador, i cui presuli sono in questo periodo in visita ad Limina in Vaticano. Le esequie del porporato si svolgeranno tra poche ore, alle 12, ora di Quito, nella cattedrale cittadina. Al termine, le spoglie verranno inumate nella cripta della Chiesa. Questa mattina, informa un comunicato, i vescovi ecuadoriani hanno celebrato una Messa di ringraziamento per la canonizzazione di Santa Narcisa Martillo y Moràn, levando preghiere per l’anima del confratello defunto. Con la morte del cardinale González Zumarrága, il Collegio cardinalizio risulta composto da 192 cardinali, di cui 116 elettori e 76 non elettori.

    Il cardinale González Zumárraga nasce a Pujilí, nella diocesi ecuadoriana di Latacunga, il 18 marzo 1925. Fin dall'infanzia mostra una chiara inclinazione al sacerdozio ministeriale. Viene ordinato nel giugno del 1951 e tre anni dopo, terminate le prime esperienze pastorali, si trasferisce in Spagna per gli studi di Diritto Canonico alla Pontificia Università Ecclesiastica di Salamanca, dove consegue il dottorato. Tornato a Quito nel 1957, entra a far parte del corpo accademico della Pontificia Università Cattolica dell'Ecuador e nel 1960 gli viene assegnata la cattedra di Diritto Pubblico Ecclesiastico nella Facoltà di Giurisprudenza. Dopo numerosi incarichi di docenza, e dopo aver svolto l'incarico di rettore del collegio “Nuestra Madre de la Mercede”, il 17 maggio 1969 Paolo VI lo nomina ausiliare di Quito. All’interno della Conferenza episcopale ecuadoriana assume varie responsabilità, tra le quali quello di presidente della Commissione di evangelizzazione e catechesi.

    Nel marzo 1976, la Santa Sede lo pone a capo dell’amministrazione apostolica della diocesi di Machala finché Paolo VI lo nomina vescovo della medesima diocesi. Con questa funzione pastorale si è dedicato a visitare la sua giurisdizione e ad offrirle tutti gli aiuti di cui aveva bisogno e che il suo zelo pastorale gli suggeriva. Nel 1980, Giovanni Paolo II lo nomina coadiutore di Quito con diritto alla successione, che avviene nel 1985. Molto noti sono, in quel periodo, i suoi interventi alla Radio Católica Nacional dell'Ecuador, nel programma “La Palabra de Dios”, grazie ai quali offre un grande contributo alla formazione del clero e dei fedeli. Come pastore di Quito, la sua attenzione va presto a quartieri emarginati, che dota di piccole comunità religiose per garantire assistenza nell'evangelizzazione e nella catechesi. Il 3 aprile 1987, è eletto presidente della Conferenza episcopale dell'Ecuador e poi rieletto nell'aprile 1990 per un ulteriore triennio. Dal 1989 al 2004, svolge l’incarico di consigliere della Pontificia Commissione per l'America Latina (CAL) e l'11 novembre 1995 riceve la nomina dalla Santa Sede a primate dell'Ecuador. La porpora gli arriva per le mani di Giovanni Paolo II, che lo crea e pubblica cardinale nel Concistoro del 21 febbraio 2001. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Presentata in Vaticano l’Inchiesta internazionale sulla lettura della Bibbia in prospettiva ecumenica. Firmato un accordo per la traduzione e la diffusione delle Sacre Scritture

    ◊   In diversi Paesi, una larghissima maggioranza di persone dichiara di aver fatto esperienza, almeno una volta nella vita, della vicinanza e della protezione da parte di Dio. In molti dichiarano di pregare con un’elevata frequenza, ma l’offerta religiosa non soddisfa la domanda potenziale già presente. Sono alcune delle osservazioni messe in rilievo dalla “Inchiesta internazionale sulla lettura della Bibbia in prospettiva ecumenica”, presentata stamani nella Sala Stampa della Santa Sede. Sono intervenuti il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani, il vescovo Vincenzo Paglia, presidente della Federazione Biblica Cattolica, e il reverendo Archibald Miller Milloy, segretario generale delle Società Bibliche. In occasione della presentazione dell’Inchiesta, è stato anche firmato un accordo di cooperazione per la traduzione e la diffusione della Bibbia tra la Federazione Biblica Cattolica e le Società Bibliche. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La ricerca, realizzata tra novembre 2007 e luglio 2008 per la Federazione Biblica Cattolica, ha preso in considerazione 12 Paesi, tra i quali Stati Uniti, Regno Unito, Russia, Italia, Argentina e Filippine. L’indagine si è svolta su un campione rappresentativo della popolazione adulta e su un sub-campione di persone che hanno dichiarato di partecipare alla Messa “almeno due/tre volte al mese”. Dallo studio, è emerso che è larga la maggioranza di coloro che in casa hanno a disposizione una copia della Bibbia. Ma i dati sulla lettura delle Sacre Scritture non sempre sono confortanti: i livelli più bassi riguardano Francia e Spagna con il 20 per cento di persone che hanno dichiarato di aver letto almeno un brano della Bibbia nel corso dell’ultimo anno. Negli Stati Uniti, la rilevazione statistica si attesta, invece, al 75%. Presentando l’inchiesta, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, ha affermato che la Bibbia è rimasta sempre un’eredità comune. “Il dialogo ecumenico - ha aggiunto il porporato - non è un negoziato diplomatico ma significa leggere e ascoltare insieme ciò che Dio ci vuole dire”:

    "Nell’indagine, notiamo che rimane ancora molto da fare. La grande maggioranza dei cristiani conosce la Bibbia solamente attraverso la lettura della liturgia; solo pochi la leggono e la meditano personalmente e privatamente. Oggi vogliamo un nuovo slancio ecumenico. Non c’è altra via per un nuovo slancio biblico: le due realtà sono inseparabili".

     
    Oltre a statistiche sulla lettura della Bibbia, nell’indagine vengono indicati anche dati sulla comprensione del testo: si sottolinea, in particolare, una non adeguata conoscenza biblica soprattutto in Spagna e in Russia. Tra gli intervistati è diffusa la sensazione di trovarsi di fronte ad un testo difficile e ad eccezione delle Filippine, prevale un approccio non letterale alle Sacre Scritture. In Europa, al contrario di Stati Uniti e Filippine, non è alto il gradimento verso le omelie. Viene confermata, poi, la preferenza della televisione come canale di comunicazione religiosa, particolarmente negli Stati Uniti, in Germania e Italia.

     
    Commentando questi dati, mons. Vincenzo Paglia si è soffermato sul rapporto che i fedeli delle diverse tradizioni cristiane - cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti - hanno con la Bibbia. La storia dell’ecumenismo - ha detto - è legata a doppio filo alla riscoperta delle Sacre Scritture. La Bibbia, ha aggiunto il presule, è il luogo più efficace per l’incontro tra i cristiani. Il Sinodo dei vescovi incentrato sulla Parola, ha poi spiegato, ha anche offerto l’occasione di segnare un accordo tra la Federazione Biblica Cattolica e le Società Bibliche:

    "Abbiamo scoperto l’urgenza di una presentazione, la più larga possibile delle Sacre Scritture: noi crediamo che ci sia un diritto, un diritto di ogni popolo, ad avere la Bibbia tradotta nella propria lingua. E noi cristiani abbiamo un dovere, di poter aiutare o di poter far giungere la Bibbia, che è la lettera di Dio agli uomini, a ciascuno secondo la propria lingua".

     
    La Parola di Dio, ha aggiunto mons. Vincenzo Paglia, ammonisce tutti i cristiani contro ogni chiusura e incoraggia nel cammino dell’unità”: il dialogo ecumenico sarà senza dubbio più fruttuoso “se cederà il posto al dialogo di Dio con tutti i cristiani". La lettura delle Sacre Scritture in prospettiva ecumenica può far leva su un lavoro preziosissimo. La Bibbia, fino ad oggi, è stata già tradotta in 2454 lingue diverse. Ma l’opera di traduzione e diffusione della Bibbia richiede ulteriori sforzi: sono infatti almeno 4500 le lingue in attesa di essere confrontate con le Sacre Scritture.

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    Il ruolo prezioso delle religioni per l'integrazione dei giovani migranti: conferenza a Bruxelles dell’arcivescovo Agostino Marchetto

    ◊   Il ruolo e il contributo delle Chiese per favorire l'integrazione dei giovani in contesti migratori. Questo il tema della Conferenza svolta stamani a Bruxelles, nella sede della Fondazione Konrad Adenauer, dall’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli itineranti. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    Sono un terzo dei migranti, i giovani che hanno tra i 15 ed i 25 anni, e a questi si aggiungono i figli di emigrati di prima generazione, ricongiunti alla famiglia d’origine o nati nel Paese d’immigrazione. Questi giovani, ha sottolineato mons. Marchetto, sono esposti ai rischi dei loro coetanei nativi, quando affrontano “i problemi e le difficoltà legate allo studio, al primo accesso al modo del lavoro”, ma sono esposti anche ai rischi aggiuntivi di emarginazione e discriminazione che ricadono sulle minoranze. A fronte di questa complessa realtà le Chiese - ha detto il presule - possono offrire preziose risorse spirituali, materiali e sociali volte a salvaguardare l’identità culturale e al contempo a favorire l’integrazione. Due aspetti che anziché opporsi si intrecciano, quando “molti giovani immigrati - ha osservato mons. Marchetto - di fatto diventano cittadini di una nuova patria, in cui hanno scelto di riporre le speranze di una vita migliore, proprio grazie alle risorse che anche l’adesione religiosa ha fornito loro”.

     
    Il segretario del Dicastero vaticano della Pastorale per i migranti ha quindi auspicato che i Paesi dell’Unione Europea favoriscano il senso di appartenenza dei giovani migranti e che adottino una “politica della cittadinanza legata alla residenza più che alla nazionalità”. In tale ambito, il presule ha evidenziato i limiti della legislazione italiana, laddove stabilisce che i figli nati da genitori immigrati prendano la loro nazionalità e possano chiedere la cittadinanza italiana solo al compimento dei 18 anni, rischiando pure - qualora tardino nella richiesta - di essere espulsi. Una normativa avvertita “dagli interessati come umiliante”, ha stigmatizzato mons. Marchetto, convinto che “l’unica via all’integrazione”, ha concluso, richieda “il coinvolgimento sia degli immigrati che della società civile”, puntando ai giovani di seconda generazione per creare “un mondo più sicuro, accogliente e multiculturale”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In evidenza, nell’informazione internazionale, la crisi finanziaria: Washington pronta a ricapitalizzare le banche. Volano i listini asiatici ed europei ma crolla la borsa islandese.  

    In nome del non-essere: in cultura, l’estratto di un lungo articolo (1933) dello storico Georgij Fedotov, da sostenitore del partito social-democratico a membro militante della Chiesa: precedente all’esplosione del terrore staliniano, lo scritto ne prefigura in modo impressionante gli orrori.

    Mons. Inos Biffi sul rapporto tra l’abate di Clairvaux e la Scrittura.

    Un articolo di Oddone Camerana dal titolo “La tunica ‘arroventata’ che avvolge il processo Thyssen Krupp”: un giudizio che richiede fermezza e lucidità.

    Troppo superficiale anche per essere revisionista: Gaetano Vallini recensisce il film di Spike Lee “Miracolo a Sant’Anna”.

    Stralci dalla relazione di Roberto de Mattei al convegno, a Cipro, sulle nuove prospettive di sviluppo europeo.

    Dai vescovi italiani un nuovo no all’eutanasia e all’aborto: nell’informazione religiosa, il messaggio della Conferenza episcopale per la prossima Giornata mondiale per la vita.

    I lavori sinodali.

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    Oggi in Primo Piano



    Pace per il Kivu. Dopo l’appello del Papa per la martoriata regione congolese, quello dei vescovi locali perché si ponga fine al dramma umanitario

    ◊   “Pace per le popolazioni del nord Kivu”. Questo l’appello del Papa all’Angelus di domenica scorsa. Ancora una volta il Pontefice ha posto l’attenzione su una delle zone africane più martoriate, a causa di un conflitto interregionale, dimenticato dalla stragrande maggioranza dei mezzi di informazione mondiali, che sta seminando morte e distruzione. Secondo le cifre ufficiali, sono ormai oltre un milione i profughi in fuga dalle violenze, ai quali manca qualsiasi bene di prima necessità. Alla preoccupazione di Benedetto XVI si è aggiunta quella dei vescovi congolesi, che, in un documento, hanno sottolineato come in nord Kivu si stia consumando “un vero dramma umanitario, che non deve lasciare nessuno indifferente”. Molte le iniziative in aiuto delle popolazioni colpite, come quella del Volontariato internazionale per lo sviluppo che ha aperto un contro corrente per la raccolta di denaro destinato soprattutto all’infanzia. Sulla situazione nella regione, Giancarlo La Vella ha intervistato Michele Luppi, collaboratore del periodico Nigrizia, rientrato da poco dal Kivu:

    R. – Quello che preoccupa di più, al momento, è che c’è il rischio reale che questa crisi possa estendersi a tutta la regione dei Grandi Laghi e, poi, all'intero Continente. Non si può infatti non tener conto della centralità del ruolo del Congo all’interno dello scacchiere dell’Africa sub sahariana. Non bisogna però pensare subito a scenari apocalittici: quello che è certo è che la situazione nel Nord Kivu non può essere sottovalutata: nelle ultime settimane c’è stata una escalation nelle dichiarazioni e nelle accuse reciproche tra la Repubblica democratica del Congo e il Rwanda. Addirittura, il ministro degli Esteri congolese ha accusato il Rwanda di essere presente con i propri soldati all’interno della Repubblica democratica del Congo e di non dar solo un appoggio indiretto ai ribelli, ma di partecipare direttamente alla guerra con le proprie truppe.

     
    D. – Quali sono gli interessi in gioco in questo conflitto che insanguina il Nord Kivu?

     
    R. – Il Nord Kivu è una terra estremamente ricca ma il problema non può fermarsi alla questione delle risorse. Vi è un problema anche demografico. Il Nord Kivu è sempre stato nella storia una valvola di sfogo per le popolazioni dei Paesi vicini, Rwanda e Burundi, Stati estremamente popolati che tendevano, attraverso l’emigrazione, a mandare le proprie popolazioni nell’Est della Repubblica Democratica del Congo. Il problema oggi è che Nkunda, generale a capo dei ribelli che stanno infiammando il Nord Kivu, giustifica la sua presenza con il voler difendere le popolazioni tutsi congolesi dai ribelli hutu rwandesi che ancora si nasconderebbero nella Repubblica democratica del Congo. Quindi, vi è ancora oggi nel Nord Kivu una contrapposizione tra hutu e tutsi che deriva dal genocidio rwandese e che si è spostata nell’Est della Repubblica democratica del Congo. E’ una situazione estremamente confusa che può essere risolta solo attraverso il consenso ed il lavoro comune dei governi di Rwanda e di Repubblica Democratica del Congo.

     
    D. – Quale portata ha il dramma umanitario in questo momento nel Nord Kivu?

     
    R. – Il numero dei profughi del Nord Kivu, purtroppo, è in costante crescita e quindi la situazione è drammatica. La guerra nel Nord Kivu sta già avendo ricadute su tutto il tessuto socio-economico del Kivu e dell’Est del Congo. Questo perché il Nord Kivu è una terra estremamente fertile e, quindi, il non poter coltivare la terra, il non poter allevare bestiame toglie molte di queste risorse, di cui la popolazione del Kivu comunque si nutriva; questo porta ad un aumento dei prezzi che va a sommarsi all’aumento che si è registrato a livello mondiale. Tale fenomeno ha coinvolto anche l’Est della Repubblica democratica del Congo, andando ad incidere ancora di più su una situazione che è comunque drammatica.

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    Presentato il Rapporto annuale di "Medici Senza Frontiere": sottolineata la drammatica situazione sanitaria nel continente africano

    ◊   365 missioni umanitarie in tutto il mondo; oltre 2.300 operatori sanitari, tra medici, infermieri, psicologi, ostetriche impegnati sul terreno e tra questi, 213 italiani. Sono alcuni dei dati raccolti nel Rapporto Annuale di "Medici Senza Frontiere", presentato ieri a Milano. Ma quali sono stati gli obiettivi raggiunti da questa grande organizzazione medica umanitaria, nel corso dell’anno? Cecilia Seppia lo chiesto a Kostas Moschochoritis, direttore generale di "Medici Senza Frontiere" Italia:

    R. – Durante tutto l’anno, abbiamo offerto assistenza medica gratuita a circa 8 milioni e 500 mila persone. Abbiamo vaccinato più di un milione ed ottocento mila bambini contro la meningite. Ancora, abbiamo fornito trattamento antiretro virale a più di 100 mila persone sieropositive.

     
    D. – Il Rapporto si sofferma anche sul conflitto nella Repubblica Democratica del Congo, nel nord Kivu, dove nelle ultime settimane oltre 100 mila persone sono state costrette alla fuga….

     
    R. – Vogliamo richiamare l’attenzione dei media sul Nord Kivu, dove si sta consumando una tragedia, che va avanti da oltre un decennio e che sfortunatamente è una tragedia caduta nel dimenticatoio.

     
    D. – Spesso "Medici Senza Frontiere" rilancia l’allarme anche su quelle che sono crisi umanitarie spesso dimenticate dai media. In questo anno quale sono state quelle più importanti da sostenere?

     
    R. – Anzitutto ci sono diversi contesti come la Repubblica Democratica del Congo o il Nord Kivu; come lo Zimbabwe, come le popolazioni in Somalia, dove si vive in situazioni disastrose dal 1991. C’è bisogno degli aiuti umanitari, ma anche per gli operatori umanitari c’è di bisogno di avere la possibilità di avere accesso a queste popolazioni, perché non è sempre garantito.

     
    D. – In che senso?

     
    R. – In Somalia, ad esempio, abbiamo perso tre nostri collaboratori che sono stati uccisi in una località vicino a Kismaio; ma anche nella Repubblica Centrafricana la sicurezza degli operatori umanitari non è garantita, così come in Darfur. C’è un reale problema di accesso a causa proprio dell’insicurezza.

     
    D. – Voi siete impegnati in 65 Paesi in tutto il mondo, in zone povere e in zone di conflitto. Quali sono oggi le vostre sfide?

     
    R. – E' importante garantire l’accesso alle cure gratuite a queste popolazioni, così come è importante garantire i diritti di queste persone e la loro protezione, cercando anche di comunicare le crisi umanitarie.

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    La Libreria Editrice Vaticana e i Musei Vaticani alla Fiera del Libro che si aprirà domani a Francoforte. A primavera, il primo volume, in italiano, dell'opera omnia di Benedetto XVI

    ◊   Nel mondo dell’editoria, e non solo, c’è grande attesa per l’apertura domani, a Francoforte, della 60.ma edizione della Fiera del Libro. Come nazione ospite è stata scelta la Turchia. Sarà presente anche la Santa Sede con uno stand della Libreria Editrice Vaticana e dei Musei Vaticani. Oltre ad essere un’importante vetrina internazionale, la Fiera del Libro di Francoforte è anche una straordinaria opportunità editoriale, come spiega al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore della Libreria Editrice Vaticana, don Giuseppe Costa:

    R. – E’ l’occasione per presentare le novità, per stabilire relazioni, per mettere i presupposti di futuri contratti o per concludere contratti già avviati.

     
    D. – Tra gli espositori, saranno presenti anche la Libreria Editrice Vaticana e i Musei Vaticani. Quali saranno le novità?

     
    R. – Ci sono tre grosse iniziative. Una avverrà il 16 ottobre, quando l’Editrice Vaticana, in collaborazione con il Pontificio Comitato di Scienze Storiche, presenterà agli editori tedeschi - alla presenza del cardinale Raffaele Farina, bibliotecario di Santa Romana Chiesa - l’intera collana di atti e documenti dedicata alla storiografia della Chiesa. Molto importante sarà anche la visita del cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia commissione del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, che il 17 ottobre visiterà lo stand. Il porporato presenterà il lavoro editoriale dei Musei Vaticani, pronunciando anche un discorso. Lo stesso giorno, i responsabili dell’Editrice Vaticana parteciperanno alla presentazione del primo volume dell’opera omnia di Joseph Ratzinger in tedesco. Nella stessa occasione, annunceremo come Libreria Editrice Vaticana la traduzione della stessa opera omnia in italiano; il primo volume uscirà nella prossima primavera. Andiamo a Francoforte come Libreria Editrice per incontrare parecchi editori, americani tedeschi, dell’Est, della Francia, della Spagna e dell’America Latina.

     
    D. – C’è poi un altro tipo di incontro molto interessante e stimolante, quello con il grande pubblico...

     
    R. – Certamente, negli ultimi due giorni la Fiera verrà aperta al grande pubblico, che accorre in massa.

     
    D. – Riscuote successo, in genere, lo stand vaticano?

     
    R. – Il successo dello stand vaticano è crescente, perchè è crescente l’interesse per quanto riguarda la Parola del Santo Padre. Gli editori interessati vengono a chiederci come poter pubblicare, se e quando pubblicare.

     
    D. – Per quanto riguarda l’edizione di quest’anno, c’è anche da sottolineare che la vetrina sarà dedicata soprattutto ad un Paese vicino, la Turchia...

     
    R. – La presentazione della Turchia come Paese ospite ha accentuato l’attenzione di tutti gli Stati, soprattutto europei, verso questo Paese ricco di cultura e di tradizione. Da parte nostra, si accentuerà soprattutto un’attenzione ai luoghi paolini legati alla Turchia.

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    Le oltre 300 visite di Giovanni Paolo II alle parrocchie di Roma raccontate in un libro dal giornalista Angelo Zema

    ◊   A pochi giorni dal trentesimo anniversario dell’elezione al soglio pontificio di Karol Wojtyla, il prossimo 16 ottobre, la pubblicazione del libro “Giovanni Paolo II parroco di Roma” propone l’itinerario delle oltre 300 visite nelle parrocchie della capitale del Pontefice scomparso il 2 aprile del 2005. Scritto dal giornalista Angelo Zema, ed edito dalla "Lateran University Press", il volume, che racconta diversi episodi e aneddoti, è stato presentato ieri alla Pontificia Università Lateranense. Dalle sue pagine, come scrive il cardinale Camillo Ruini nella presentazione, emerge tutta la cura dedicata alla Chiesa da Giovanni Paolo II, orientata alla missione e alla evangelizzazione. Il servizio di Tiziana Campisi:

    “Voi mi volete bene? Sì! Ma anche io vi voglio bene! Ma questo ancora non basta: c’è ancora uno che ci vuol bene a noi tutti. Voi sapete chi è questo? Sì! E’ Gesù Cristo!”

     
    3 dicembre 1978: è la prima visita di Giovanni Paolo II ad una parrocchia romana, la chiesa di San Francesco Saverio alla Garbatella. Quell’atmosfera si respira ancora sfogliando le prime pagine scritte da Angelo Zema, in un libro che è un viaggio lungo il Pontificato di Karol Wojtyla. E’ il percorrere le strade di Roma del 264.mo successore di Pietro, che dalle cattedre di borgata non ha smesso di parlare al cuore degli uomini. Come quando il 20 aprile del 1980, nella parrocchia di Santa Maria Regina Pacis, ad Ostia, ha lanciato un monito ai “sinedri del mondo contemporaneo”, “quei singoli uomini che rifiutano la verità divina; … i sistemi del pensiero umano … le diverse concezioni del mondo … le varie forme di pressione della cosiddetta opinione pubblica, della civiltà di massa … che emarginano i credenti”. O quando il 16 febbraio del 1986, nella basilica di Sant’Agostino, ha ricordato le esigenze sociali che travagliano l’uomo, la necessità di difendere i giusti diritti dei deboli e le questioni che toccano la promozione umana, culturale e spirituale.

     
    Ma cos’altro emerge ripercorrendo l’itinerario di Giovanni Paolo II nelle oltre 300 parrocchie romane visitate? Ce lo spiega l’autore del libro:

     
    R. - Credo che emerga soprattutto la portata universale del Magistero di Giovanni Paolo II, anche attraverso questi incontri che potrebbero sembrare avere un carattere locale. Invece, il Papa parla di vita, di famiglia, di eventi come il terrorismo, il terremoto in Irpinia, che hanno segnato 30 anni di storia dell’Italia, della Chiesa, della Chiesa di Roma in particolare. Quindi, parla sicuramente a tutto il mondo.

     
    D. – Quali episodi più curiosi può ricordare?

     
    R. – Lo stile familiare comunicativo diretto con cui Giovanni Paolo II si rivolgeva soprattutto ai bambini e ai giovani. Ci sono anche degli aneddoti. Un bambino che per esempio si rivolse a lui con “Santità, due a zero”, in occasione di un incontro Italia-Polonia di calcio. Oppure, una bambina che gli disse: “Santità, sei molto bello tutto vestito di bianco, altro che in televisione”. Quindi, c’è tutta la spontaneità e la freschezza dei bambini.

     
    Tra i temi più cari a Giovanni Paolo II, durante i suoi incontri con i fedeli della diocesi di Roma quello della famiglia. A San Gaetano, il 19 gennaio 1986, invita a riflettere sulla “mentalità edonistica e consumistica, l’incapacità ad accettare sacrifici, l’infedeltà, l’egoismo e la non apertura a nuove vite, la sterilizzazione, l’aborto”: le “piaghe che affliggono il matrimonio”. Ma non ha mai perduto, Papa Wojtyla, la sua vena umoristica che già aveva dimostrato di possedere a San Francesco Saverio:

     
    “Devo confessare alla fine il mio peccato, che ho fatto nel farvi aspettare troppo lungamente. Dovete darmi un’assoluzione, perché il Papa non può vivere nel peccato. Grazie, grazie, mille grazie”.

     
    E’ il 17 febbraio del 2002 quando viene accolto a Sant’Enrico, è la visita numero 301, l’ultima. Era la prima domenica di Quaresima e volle parlare così ai parrocchiani:

     
    “Siamo chiamati anche noi ad attraversare il deserto della quotidianità, affrontando la ricorrente tentazione di allontanarci da Dio. Siamo invitati ad imitare l’atteggiamento del Signore che si volge deciso verso l’ubbidienza alla Parola del Padre celeste e in tal modo ristabilisce la gerarchia dei valori, secondo l’originario progetto divino”.
     
    Insomma, c’è’ tutta l’attività pastorale del vescovo di Roma nelle pagine di Angelo Zema, e c’e’ soprattutto l’amore che Giovanni Paolo II ha sempre avuto per il sacerdozio.

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    Chiesa e Società



    “Nessuna sofferenza può prevalere sulla forza della vita”: così il Messaggio CEI per la Giornata per la vita

    ◊   In occasione della Giornata Nazionale per vita dal titolo “La forza della vita nella sofferenza”, che verrà celebrata il primo febbraio del 2009, i vescovi italiani hanno preparato un messaggio in cui ribadisce la posizione della Chiesa sulla vita umana come “bene inviolabile e indisponibile”. “Con serenità, ma anche con chiarezza” il Consiglio pastorale permanente sottolinea che “non può mai essere legittimato e favorito l’abbandono delle cure, come pure ovviamente l’accanimento terapeutico, quando vengono meno ragionevoli prospettive di guarigione”. Al contrario, per la Chiesa italiana, “la strada da percorrere è quella della ricerca, che ci spinge a moltiplicare gli sforzi per combattere e vincere le patologie – anche le più difficili – e a non abbandonare mai la speranza”. La vita – esordiscono i vescovi nel messaggio ripreso dal Sir - è fatta per la serenità e la gioia. Purtroppo può accadere, e di fatto accade, che sia segnata dalla sofferenza. Ciò può avvenire per tante cause. “Si può soffrire per una malattia che colpisce il corpo o l’anima; per il distacco dalle persone che si amano; per la difficoltà a vivere in pace e con gioia in relazione con gli altri e con se stessi”. In ogni caso, “la sofferenza appartiene al mistero dell’uomo e resta in parte imperscrutabile”. Di qui l’appello della Chiesa italiana “ai parenti e agli amici dei sofferenti, a quanti si dedicano al volontariato, a chi in passato è stato egli stesso sofferente e sa che cosa significhi avere accanto qualcuno che fa compagnia, incoraggia e dà fiducia”. Nel messaggio c’è spazio anche per la drammatica piaga dell’aborto: “Talune donne, spesso provate da un’esistenza infelice, vedono in una gravidanza inattesa esiti di insopportabile sofferenza. Quando la risposta è l’aborto, viene generata ulteriore sofferenza, che non solo distrugge la creatura che custodiscono in seno, ma provoca anche in loro un trauma, destinato a lasciare una ferita perenne”. Per i vescovi italiani, “al dolore non si risponde con altro dolore”, ed anche come alternativa all’aborto “esistono soluzioni positive e aperte alla vita, come dimostra la lunga, generosa e lodevole esperienza promossa dall’associazionismo cattolico”. “La via della sofferenza – si legge ancora nel messaggio - si fa meno impervia se diventiamo consapevoli che è Cristo, il solo giusto, a portare la sofferenza con noi”. “È un cammino impegnativo”, ammette la Chiesa italiana, ma “quando il peso della vita ci appare intollerabile, viene in nostro soccorso la virtù della fortezza”, che “è la virtù di chi non si abbandona allo sconforto: confida negli amici; dà alla propria vita un obiettivo e lo persegue con tenacia”. In una parola, la via della croce scelta da Cristo, che “ci dimostra che nessuna sofferenza, per quanto grave, può prevalere sulla forza dell’amore e della vita”. (M.G.)

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    Le Chiese ortodosse avviano il cammino verso il loro grande sinodo

    ◊   Convocare entro il 2009, su proposta del Patriarcato ecumenico, una serie di incontri panortodossi per preparare il grande sinodo ortodosso, tanto atteso da secoli, e prepararsi ad affrontare collegialmente le sfide di un mondo sempre più globalizzato economicamente, ma non umanamente. Sono gli obiettivi che all’ortodossia si pone a conclusione dell’incontro panortodosso di Costantinopoli, chiuso con una concelebrazione, convocato dal Patriarcato ecumenico per celebrare i 2000 anni dalla nascita dell’apostolo Paolo. Gli obiettivi sono indicati in un'importante documento firmato da tutti i capi e rappresentanti delle Chiese ortodosse - ripreso dall'agenzia AsiaNews - secondo i canoni della stessa Chiesa, basata sulla collegialità. Il testo approvato - alla cui stesura hanno contribuito i metropoliti Ioannis Ziziulas di Pergamo, Anastasios di Albania e Cirillo Smolensk di Kalinigrad, ed ispirato al discorso introduttivo del Patriarca ecumenico Bartolomeo – abbastanza ampio ed articolato, passa in rassegna varie tematiche, come la crisi economica sociale, i rapporti religione-scienza, la famiglia, che sono tra le cause dei mali che affiggono il mondo di oggi. Il documento inizia con una autocritica sulla sudditanza delle Chiese alle idee nazionaliste, con il risultato di perdere peso su questioni che affligono la società. Affronta poi temi politico-economici e sociali denunciando il divario tra ricchi e i poveri, che si allarga drammaticamente a causa della crisi economica, dovuta in primo luogo alla speculazione, che è priva di sensibilità e di dimensioni umane e per questo non rende servizi ai veri bisogni umani, ma piuttosto è al servizio di singoli. Uno sviluppo che non si basa sull’equa partecipazione degli individui e dei popoli al bene del creato conduce, inevitabilmente, all’umiliazione della persona umana ed è la causa dei fenomeni migratori, della nascita dei nazionalismi, delle divisioni e degli scontri sociali e religiosi e finisce per minacciare la coesione delle società. Infine, si afferma che il mondo ortodosso si deve assumere le proprie responsabilità, insieme alle altre religioni ed ai non credenti, della crisi attuale, perché ha tollerato le scelte degli uomini, che sono state effettuate senza alcun criterio. E ricorda che l’insegnamento cristiano - per l’unità ontologica del genere umano e del creato, come esso si esprime dall’operato salvifico di nostro Signore - costituisce la pietra miliare del rapporto uomo-Dio. Mentre l’evangelizzazione è dovere della Chiesa, ma deve avvenire con amore, modestia e rispetto dell’identità culturale del prossimo. E proprio per affrontare queste sfide, conclude il comunicato, la Chiesa ortodossa deve continuare nella sua tradizionale gestione collegiale, come è sancita dai propri canoni, risolvendo le discrepanze sorte al proprio interno con spirito di pace e carità, continuando sia il dialogo religioso con le altre confessioni cristiane sia quello interreligioso, visto che le varie divisioni sono una minaccia per la pace. Si riconferma il sostegno a tutte le iniziative di Costantinopoli per la salvaguardia dell’ambiente, nonché di qualsiasi altra iniziativa delle altre Chiese ortodosse che mirano allo stesso fine, annunciando la formazione di una commissione panortodossa per la questione bioetica. (R.P.)

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    Preoccupazione delle Chiese del Medio Oriente per le violenze anticristiane in Iraq

    ◊   Il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Mecc) ha espresso profonda preoccupazione per le violenze contro i cristiani che si stanno verificando in Iraq, nell’area di Mosul. Ad oggi, secondo la dichiarazione firmata dal segretario generale del Mecc Ibrahim Saleh e ripresa dall'agenzia Sir, sono almeno 13 i cristiani uccisi e più di mille le famiglie costrette ad abbandonare le proprie case che hanno cercato rifugio nei vicini monasteri e villaggi. Il Consiglio ha ribadito “come i cristiani costituiscano una componente maggioritaria nella composizione etnica irachena e rappresentino una forza fondamentale nei processi di ricostruzione nazionale in collaborazione con gli altri gruppi etnici”. Nell’esprimere solidarietà alle comunità cristiane presenti in Iraq, il Consiglio ha sottolineato come queste “auspichino un futuro di pace per il Paese nel quale le diverse nazionalità e i diversi gruppi etnici possano vivere in pace e armonia, in un clima di tolleranza e riconciliazione”. Il Consiglio ha inoltre chiesto a tutte le Chiese nel mondo di prendere posizione in difesa dei diritti delle comunità cristiane in Iraq di vivere in pace e nel rispetto della propria dignità e al governo iracheno di intraprendere una azione decisa per proteggere le comunità di Mosul e far sì che possano rientrare nelle loro abitazioni. Il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente è uno dei promotori più importanti dell'ecumenismo nella regione. “Questo Consiglio – spiega mons. Johan Bonny - è composto da rappresentanti di tutte le Chiese e Comunità ecclesiali raggruppate in quattro famiglie: l'ortodossa, l'orientale ortodossa, la protestante e la cattolica. L'ultima Assemblea Generale ha avuto luogo a Cipro, dal 26 al 30 novembre 2007”. (A.M.)

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    Haiti ancora in piena emergenza a più di un mese dall’uragano

    ◊   Haiti senza servizi essenziali a cinque settimane dal passaggio dell’urgano. La denuncia arriva da Medici senza frontiere (MSF), che stima che circa 10mila persone, su una popolazione totale di 200mila, vivano ora sui tetti, in tende o in baracche di fortuna. “Agli inizi di ottobre le famiglie sono state mandate via dalle scuole e dalle chiese dove avevano cercato rifugio dopo le tempeste che avevano distrutto le loro case”, si legge in una nota riportata dal Sir. Altre famiglie sono stipate in edifici abbandonati, o soggiornano temporaneamente con i loro parenti in condizioni di sovraffollamento che deteriorano le già precarie condizioni igieniche, e rischiano di favorire fenomeni di violenza domestica. In aggiunta a questo, elettricità e acqua corrente devono ancora essere ristabilite. Anche se non piove da più di dieci giorni, molte strade sono ancora allagate. Il fango arriva ad un metro in alcune parti della città, il che rende estremamente difficile la circolazione. “È come se un ciclone fosse passato qui solo un paio di giorni fa - dichiara Vikki Stienen coordinatore del progetto di MSF a Gonaives -. Il coordinamento degli aiuti è davvero caotico”. “Di solito nelle catastrofi naturali MSF riduce le attività dopo il primo mese – aggiunge infine Stienen -. Qui, è il contrario: abbiamo dovuto rafforzare il nostro team e il nostro intervento”. (M.G.)

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    Il continente africano è indebitato ma di fatto è un "donatore"

    ◊   Molti governi dell’Africa sono certamente indebitati ma in realtà, nel suo insieme, il continente è di fatto un donatore. Il paradosso è stato evidenziato da una ricerca del dell’università del Massachusets citata dalla Misna, secondo cui tra il 1970 e il 2004 le classi dirigenti africane hanno esportato 607 miliardi di dollari, poco meno di quello che è stato stanziato in prima battuta in America contro la crisi economica e finanziaria; mentre il debito estero maturato nello stesso periodo dai governi del continente, a confronto, è stato di 227 miliardi. Oggetto di un ampio articolo sul settimanale keniano “The East African”, la ricerca prova a liberare il campo da analisi di parte e luoghi comuni. “La differenza – notano gli autori – è che mentre gli attivi sono in mani private, i passivi formano il debito pubblico dei governi”. Secondo gli studiosi, in linea con la tendenza degli ultimi anni nel 2008 la fuga dei capitali dall’Africa dovrebbe oscillare tra i 20 e i 28 miliardi di dollari, un flusso garantito dalle “élites economiche e politiche”, che compensa ampiamente le banche del nord del mondo per l’esposizione nei confronti dei governi debitori. Un altro studio, del quale riferisce ancora “The East African”, propone una riflessione su un tema per molti aspetti contiguo. Intitolata “Capire la corruzione” e opera degli americani Raymond Baker, John Christensen e Nicholas Shaxson, la ricerca sottolinea le responsabilità di diversi governi e istituzioni creditizie occidentali nell’“assorbire” risorse sottratte illegalmente da amministratori pubblici africani; lo studio mette anche sotto accusa “Transparency International”, organizzazione non governativa con sede in Germania che propone regolarmente una sua controversa graduatoria dei paesi più corrotti al mondo. “Transparency indica l’Africa come la regione del mondo dove la corruzione è più diffusa – scrivono i ricercatori - ma ignora l’infrastruttura globale della segretezza finanziaria internazionale che ha consentito di portar via migliaia di miliardi di dollari di origine illegale non solo dall’Africa ma anche dal Medio Oriente, dall’America Latina e dalla Russia”. Nello studio ci pone quindi una domanda che riassume il cuore del problema: “Perché tanto denaro dai paesi poveri va verso quelli ricchi quando, per ragioni sia razionali che etiche, dovrebbe accadere il contrario?”. (M.G.)

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    Iniziativa del VIS per salvare i bambini dalla guerra nella Repubblica Democratica del Congo

    ◊   Bastano 25 euro per garantire ad un bambino, per un mese, una vita “dignitosa e protetta dalla guerra” che sta coinvolgendo la popolazione del Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo. A farlo presente è il Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo), richiamando l’attenzione su una guerra “dimenticata pressoché da tutti i media occidentali”, e ricordata invece da Benedetto XVI all’Angelus di domenica scorsa. Al Centro Don Bosco di Ngangi, dove normalmente 1.500 ragazzi e ragazze trovano la possibilità di vivere e di studiare, “da due mesi – si legge in una nota ripresa dall'agenzia Sir – le presenze erano raddoppiate e le bocche da sfamare ogni giorno erano diventate 3.000, ma da una settimana si sono aggiunti 800 nuovi allievi, figli degli sfollati sistemati intorno al Centro salesiano”. Per permettere a tutti di seguire le lezioni si sono approntati doppi turni: la mattina i ragazzi già presenti nel Don Bosco, mentre il pomeriggio è la volta dei nuovi arrivati. Di qui l’appello del Vis “per garantire cibo quotidiano, scuola, gioco, vestiti” e “sostenere la speranza di questi ragazzi”. (R.P.)

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    Guinea Bissau: in aumento contagi e vittime per l'epidemia di colera

    ◊   È raddoppiato, nelle ultime tre settimane, il numero di persone contagiate dall’epidemia di colera in corso da mesi in Guinea Bissau e che, secondo l’ultimo bilancio ufficiale, finora ha complessivamente provocato il contagio di oltre 10.400 persone e la morte di altre 181. Negli ultimi giorni la diffusione del vibrione sembra essersi rafforzata con 312 persone, soprattutto bambini, contagiate in meno di 48 ore. Gli esperti sanitari ritengono tuttavia che l’epidemia non abbia ancora raggiunto il “picco”, che segna poi il rientrare dell’emergenza. Il colera è un problema ricorrente in Guinea nella stagione della piogge che va da giugno a ottobre. Secondo gli ultimi dati rilasciati dal centro epidemiologico nazionale e ripresi dall'agenzia Misna, la capitale Bissau conta ancora il maggior numero di contagi con 7.143 casi, seguita da Biombo con 1405 e le isole Bijagos, a 60 chilometri a largo dalla capitale, dove si sono ammalate 441 persone, tutte nelle ultime settimane; il tasso di mortalità più alto è stato registrato nella regione di Quinara con un decesso su 10 casi. I medici hanno individuato l’origine dell’epidemia tra un gruppo di pescatori sull’isola di Campeane, non distante dal confine con la Guinea Conakry e poiché non c’è acqua potabile sull’isola, i pescatori la vanno a prendere sulla terra ferma. Non è escluso che la malattia sia giunta dalla nazione confinante, dove a maggio una quarantina di casi di colera erano stati riscontrati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma il problema era stato meglio affrontato e contenuto dalle autorità sanitarie locali. (R.P.)

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    Aiuto delle organizzazioni cattoliche USA alle famiglie rurali nell’Africa Orientale

    ◊   I “Catholic Relief Services” (Crs), la principale organizzazione per gli aiuti umanitari della Chiesa negli Stati Uniti, ha ricevuto dalla “Bill & Melinda Gates Foundation” 8 milioni di dollari per un progetto triennale di microfinanza rivolto a famiglie rurali in Kenya, Tanzania e Uganda. Il progetto prevede la costituzione di 14mila piccole Comunità di risparmio e prestito (Silc) e coinvolgerà in tutto 300mila persone. L’obiettivo è di permettere alle famiglie contadine con limitati mezzi di sussistenza di ottenere piccoli prestiti per le loro attività e quindi di migliorare il loro tenore di vita. In Africa orientale milioni di persone vivono con meno di un dollaro al giorno ed è per loro pressoché impossibile mettere da parte risparmi e accedere a prestiti bancari. “Il bello dei Silc – spiega all’agenzia cattolica africana Cisa Guy Vanmeenen, consulente dei Crs per la microfinanza in Africa – è la capacità delle famiglie povere di aiutare se stesse”. Il funzionamento è semplice: gli aderenti al gruppo si impegnano a mettere da parte ogni settimana una cifra concordata che serve a costituire un piccolo capitale destinato a piccoli prestiti all’interno della comunità, ma anche un fondo di emergenza per i momenti di difficoltà, come la malattia. Al progetto finanziato dalla Fondazione “Bill & Melinda Gates” collaborano una quindicina di Ong locali che aiuteranno le comunità rurali di sei regioni a costituire i gruppi di autofinanziamento. I risultati conseguiti da ciascun gruppo saranno costantemente monitorati dai Crs. (L.Z.)

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    La Chiesa lombarda ricorda Giovanni XXIII nel 50.mo dell’elezione al soglio di Pietro

    ◊   Tutta la Chiesa della Lombardia si è riunita ieri nella chiesa parrocchiale di Sotto il Monte per la Santa Messa in memoria del 50.mo dell’elezione al soglio pontificio del beato Giovanni XXIII. A concelebrare con l’arcivescovo di Milano, card. Tettamanzi, c’erano tutti i vescovi delle diocesi lombarde. La funzione nel Paese che ha visto nascere e crescere Papa Roncalli ha dato il via, così, alla sessione autunnale della Conferenza episcopale lombarda. Nell’omelia il card. Tettamanzi ha evidenziato la testimonianza di santità manifestata da Giovanni XXIII nel corso della lunga vita da sacerdote e da vescovo. “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”, come spiega il cardinale Tettamanzi, Papa Roncalli sentì queste parole del dialogo tra Gesù e Pietro rivolte a sé, “come chiamata di grazia e di responsabilità che lo coinvolgeva in un modo tutto personale, E questo sino ad un giorno fatidico, il 28 ottobre 1958, il giorno della sua elezione a pastore universale della Chiesa”. “Non è difficile rivedere le tappe dell’esistenza sacerdotale ed episcopale di Papa Giovanni – ha poi detto l’arcivescovo – per contemplare come ininterrotta e crescente donazione della propria vita per il bene delle anime affidate”. “Dalla Fiumara giovannea siamo tutti chiamati a rivivere – secondo il porporato – il gesto pastorale di Cristo: dare vita nell’umiltà e nel coraggio dei nostri gesti quotidiani”. “Il volto più popolare ma insieme più evangelico” di Roncalli è quello del “Papa buono”. Il cardinale Tettamanzi ritorna anche sullo “straordinario discorso d’apertura” del Concilio Vaticano II, dell’11 ottobre 1962. “Se è importante per il contenuto, non è meno importante per il clima umano, pastorale e spirituale che lo anima”. E’ quanto emerge in particolare “sul punto specifico del rapporto tra verità e carità” nell’affermazione illuminante e impegnativa: “Altro è il deposito della fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione. Va data grande importanza a questo metodo e, se è necessario, applicato con pazienza; si dovrà cioè adottare quella forma di esposizione che più corrisponda al magistero, la cui indole è prevalentemente pastorale”. Rapporto verità-carità che torna nell’enciclica Pacem in terris ricordata da Tettamanzi. Un enciclica di cui il presule evidenzia l’attualità “in una stagione culturale profondamente segnata dal relativismo e dal nichilismo, di fronte a tanti che si presentano indifferenti dinanzi alla verità o la ritengono del tutto irraggiungibile o inesistente”, per questi motivo “si fa quanto mai urgente recuperare e rilanciare la fiducia nella razionalità umana e nella fede cristiana come nuova intelligenza del reale, e insieme riproporre con forza l’impegno etico di riconoscere e di accogliere la verità”. Infine, il cardinale Tettamanzi ribadisce che la verità era per Giovanni XXIII “la buona strada” che – come scriveva nel 1956 - andava annunciata “con rispetto e cortesia”. “Dirla agli altri, come vorremmo sentircela dire ed in modo da non attentare mai ai sacri diritti della legge divina e umana, dell’innocenza, della giustizia, della pace”. (M.G.)

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    La Chiesa cubana celebra la Giornata Missionaria Mondiale nell'imminenza della beatificazione del padre Olallo Valdés

    ◊   Durante tutto il mese missionario di ottobre, tutte le comunità cubane sono invitate a pregare per l’opera missionaria della Chiesa. Durante ogni settimana vengono proposte differenti intenzioni di preghiera. È quanto afferma all’agenzia Fides padre Raúl Rodríguez, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie del Paese. Nella prima settimana si pregherà per i bambini dell’Infanzia Missionaria; la seconda per i giovani affinchè ascoltino la chiamata alla vita sacerdotale e religiosa; la terza per tutti i missionari del mondo, specialmente per quelli di Cuba; e la quarta per coloro che fanno visita agli ammalati, seguendo l’esempio del prossimo beato, il Servo di Dio Padre Olallo Valdés. “Il Signore benedice la nostra Chiesa con il secondo beato cubano, la cui cerimonia è prevista per sabato 29 novembre in piazza della Carità, nella città di Camaguey, dove il Venerabile esercitò tutto il suo apostolato come religioso dei Fatebenefratelli in favore dei poveri e dei bisognosi” aggiunge padre Rodríguez. L’anno scorso “Cuba ha ricevuto la grazia di avere il primo beato cubano, nella persona di Fray José López Piteira, martire della fede. Quest’anno è la volta dell’uomo della carità, per cui chiediamo a Dio che ci conceda la grazia di un terzo beato, uomo di speranza, che è una virtù necessaria per vivere di questi tempi in Cuba”. Per la Giornata Mondiale delle Missioni, ha spiegato ancora a Fides il direttore nazionale delle POM, è stato realizzato un manifesto nazionale che invita a vivere la giornata con la preghiera e l’aiuto economico, secondo la situazione concreta di ciascuno, per l’opera missionaria della Chiesa. Insieme al Messaggio del Papa, la direzione nazionale ha inviato a tutte le diocesi lo schema per la celebrazione di una Ora Santa Missionaria, affinché i gruppi missionari si riuniscano in preghiera e facciano catechesi con i bambini e gli adolescenti dell’Infanzia Missionaria. (R.P.)

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    Campagna mondiale del Rosario infantile. Un milione di piccoli fedeli prega per la pace

    ◊   I bambini di tutto il mondo in preghiera per la pace. L'iniziativa, che ha avuto origine in Venezuela, quest’anno si svolgerà il prossimo 18 ottobre. Il Consiglio Nazionale dei Laici del Venezuela, in una nota inviata a Zenit, invita a partecipare all'iniziativa che consiste nell'invitare un milione di bambini di tutto il mondo a unirsi nella recita del Santo Rosario. L'obiettivo è “infondere nel cuore dei bambini l'idea di pregare per la pace interiore di ogni essere umano, così come per la pace e l'unità nella famiglia, nel Paese e nel mondo intero”, spiega la nota. Per partecipare non sono necessarie mobilitazioni né spese, visto che si deve semplicemente recitare il Rosario “il prossimo 18 ottobre alle 9.00 del mattino – dice la convocazione della campagna per il Venezuela – nelle aule, nei cortili, in piazze, cappelle, ospedali pediatrici, parrocchie, orfanotrofi, case di cura, asili”, ovunque si trovi ogni volontario. Per diventare volontari è necessario soltanto aiutare “a far conoscere e motivare” nella propria comunità questa Giornata di Preghiera, o anche rendersi disponibili il 18 ottobre alle 9.00 per accompagnare i bambini. Gli organizzatori considerano il sostegno dei volontari “prezioso e molto importante”. (M.G.)

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    Filippine: gruppi ecumenici in aiuto della popolazione di Mindanao martoriata dalla guerra

    ◊   Organizzazioni non governative, associazioni religiose, enti caritativi e comunità accademiche hanno unito le forze per dar vita a una missione umanitaria a Mindanao. La rete di servizi di sostegno a carattere ecumenico e istituzionale ha elaborato un progetto di assistenza per la popolazione martoriata dalla guerra, in programma dal 22 al 24 ottobre prossimi nella regione autonoma musulmana del Mindanao: l’obiettivo è portare aiuti, medicinali, cibo e acqua potabile alle 110.389 famiglie colpite dalla nuova ondata di violenze. Il conflitto fra l’esercito governativo e i ribelli del fronte islamico Moro, divampato con maggior vigore lo scorso agosto in seguito alla mancata sottoscrizione del Memorandum of agreement bloccato dalla Corte suprema, ha causato finora 528mila sfollati. A Mindanao - riferisce l'agenzia Asianews - la nuova guerra ha colpito 354 villaggi di 68 diverse municipalità, suddivise in 5 città di 11 province del Paese. Gli sfollati aumentano ogni giorno e il numero dei campi profughi è passato dagli iniziali 107 a un totale di 123. Secondo Maria Benita Clamonte, attivista locale per i diritti umani, solo a Lanao del Norte “vi sono oltre 56mila persone senza casa e senza cibo” a causa della guerra. Per questo è benvenuta “qualsiasi tipo di assistenza” e non si fanno “distinzioni fra organizzazione diverse”: l’importante è riuscire ad affrontare “in maniera adeguata la crisi attuale”. In base a un rapporto della protezione civile filippina, per poter mantenere in funzione i centri di accoglienza sono necessari oltre 161 milioni di peso – circa 3 milioni e mezzo di dollari Usa – dei quali 130 milioni sono già stati stanziati dal governo centrale e dalle circoscrizioni locali. (R.P.)

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    La Chiesa della Cambogia rilancia l'impegno missionario sulle orme di San Paolo

    ◊   Un incontro per tutti i nuovi missionari, religiosi e laici, che si apprestano a operare, o già lo fanno da qualche tempo, nel vicariato apostolico di Phonm Penh; la preparazione di iniziative pastorali particolarmente dinamiche per i giovani del Vicariato: così la Chiesa cambogiana, protesa verso la missione, sta vivendo il mese dell’Ottobre missionario cercando di sensibilizzare al meglio tutta la comunità sull’urgenza dell’evangelizzazione. Mons. Emile Destombes, vicario apostolico di Phnon Penh - riferisce l'agenzia Fides - ha inviato una lettera pastorale ai fedeli, ricordando gli importanti appuntamenti del mese e focalizzandosi soprattutto sulla celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale, che sarà vissuta il 19 ottobre in tutte le chiese e le parrocchie del vicariato, con una speciale attenzione di tutti alle necessità, materiali e spirituali, delle missioni cattoliche. Fra gli eventi segnalati, Mons. Destombes ricorda l’ammissione di un seminarista fra i candidati al presbiterato, la beatificazione dei genitori di Santa Teresa di Lisieux, la coincidenza con l’Anno Paolino: "l’Apostolo delle genti - afferma il Vicario - dev’essere un modello missionario per tutti i cristiani cambogiani". Ma un’attenzione speciale sarà data soprattutto ai nuovi missionari che portano una ventata di entusiasmo nel Vicariato, che si riuniranno il 25 ottobre, e alle iniziative di pastorale giovanile, per rendere i giovani sempre più protagonisti della missione.(R.P.)

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    Le tappe fondamentali della Chiesa cinese nei 350 anni di attività della Società per le Missioni Estere di Parigi

    ◊   La comunità di Hong Kong celebra i 350 anni di fondazione e di missione in Asia della Società per le Missioni Estere di Parigi (MEP). Il Vice-Superiore generale, padre G. Colomb, insieme a padre Pierre Lam Minh, superiore provinciale della provincia cinese MEP, insieme ad una cinquantina di sacerdoti, nella cattedrale di Hong Kong ha concelebrato la Santa Messa cui hanno partecipato oltre 7.000 fedeli, tra di loro c’erano tanti immigrati vietnamiti, che hanno sempre avuto la massima attenzione pastorale da parte del MEP. L’agenzia Fides riferisce che per l’occasione padre B. de Terves, il più giovane della comunità MEP di Hong Kong, ha portato la reliquia del vescovo martire Gabriel Taurin Dufresse, a simboleggiare la fiamma missionaria trasmessa di generazione in generazione. Per questo anniversario, la Società per le Missioni Estere di Parigi ha previsto un ricco calendario di iniziative, come la proiezione nelle parrocchie di un documentario sulla storia della missione in Asia, e in Cina in particolare, con la presentazione e l’accompagnamento spirituale dei religiosi. Fondata nel 1659 a Parigi dai sacerdoti francesi Pierre Lambert de la Motte (1624 - 1679) e François Pallu (1626 - 1684), la Società per le Missioni Estere di Parigi è stata la prima Società di vita apostolica a dedicarsi completamente alla missione all’estero nella storia della Chiesa cattolica. Approvata dalla Santa Sede l'11 agosto 1664, giunge a Fu Jian in Cina nel 1680 e nel 1847 a Hong Kong. Tantissime le diocesi fondate dai missionari. La storia della missione in Cina è fatta anche di tanti martiri: oltre 200 sono stati i religiosi morti in terra cinese. Tra di loro 23 beati e 20 canonizzati da Giovanni Paolo II. Numerosi missionari hanno voluto essere sepolti in Cina, dopo la dedizione di tutta una vita, coronata in qualche caso con il martirio, come accadde al vescovo Gabriele Taurin Dufresse, padre Augusto Chapdelaine e padre Giovanni Pietro Neel. Di questi il popolo cinese conserva una grata memoria che è stimolo per l’evangelizzazione. (M.G.)

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    Il messaggio della Chiesa pakistana viaggia su Internet. Al via la web tv dell’arcidiocesi di Karachi

    ◊   Nell’Arcidiocesi di Karachi, in Pakistan, l’attività pastorale corre anche sul web. Nelle prossime settimane la Chiesa locale lancerà una web tv con l’obiettivo della formazione e l’istruzione dei fedeli. Come afferma padre Athur Charles alla Fides, vicario generale dell’Arcidiocesi e Direttore del Centro Catechistico diocesano, che sta curando il progetto, “la web tv sarà un mezzo di evangelizzazione per la comunità diocesana ma anche per tutto il paese, soprattutto per i giovani”. Padre Arthur, specializzato in comunicazione sociale, è sempre riuscito ad ottimizzare la diffusione del messaggio cristiano con l’ausilio degli ultimi ritrovati della tecnologia. Due anni fa ha fondato il primo settimanale cattolico on-line in urdu, la lingua nazionale, che è stato molto ben accolto dalla community dei navigatori di Internet. Il sacerdote è un sostenitore della presenza attiva della Chiesa nel campo dei media tradizionali (come la radio) e di quelli nuovi, come il web. Per questo ha riunito un comitato di esperti e ha esteso il progetto della web tv, cha ha riscosso pronta approvazione dai vertici della Chiesa come dalla base dei fedeli. L’emittente on line trasmetterà in due lingue, urdu e inglese, e presenterà programmi di Sacra Scrittura (lettura e commento), vite dei Santi, ma anche discussioni su temi di attualità grazie agli interventi dell’Arcivescovo di Karachi, Mons. Evarist Pinto, di teologi ed esperti. Per la piena attuazione del progetto sono necessarie ancora risorse umane che il Vicario sta cercando nella comunità diocesana, specialmente fra i laici, coinvolgendo parrocchie, movimenti e associazioni ecclesiali. Fra i principi-base della nuova Tv, vi è l’impegno in favore della pace, dei diritti delle minoranze, dell’armonia sociale e della cultura della vita, in modo da promuovere un dialogo proficuo con il mondo musulmano. Non mancheranno infine programmi dedicati alle tematiche, di letteratura, attualità e informazione. (M.G.)

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    Arabia Saudita: Amnesty denuncia un'escalation di esecuzioni capitali. Pene eseguite anche sui minorenni in violazione degli standard internazionali

    ◊   In Arabia Saudita sono messe a morte più di due persone a settimana. Il dato sconcertante è stato evidenziato nel rapporto di Amnesty International presentato ieri. Secondo il documento ripreso dal Sir, quasi la metà delle esecuzioni (e si tratta di una percentuale sproporzionata in rapporto alla popolazione locale) riguarda cittadini stranieri provenienti da Paesi poveri e in via di sviluppo. “Avevamo auspicato che le iniziative in materia di diritti umani che il governo saudita si era vantato di avere introdotto negli ultimi anni, avrebbero potuto mettere fine a tutto questo o almeno determinare una significativa riduzione nell’uso della pena di morte. Invece, abbiamo assistito a un forte aumento delle esecuzioni, che hanno luogo al termine di processi segreti e ampiamente iniqui. Una moratoria sulle esecuzioni è più urgente che mai”, ha dichiarato Malcolm Smart, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty international. Spesso gli imputati, soprattutto lavoratori migranti provenienti da paesi in via di sviluppo dell’Africa e dell’Asia, non hanno un avvocato e non sono in grado di seguire i procedimenti giudiziari che si svolgono in lingua araba. L’impennata di esecuzioni si è avuta nel 2007: 158, contro le 39 registrate da Amnesty l’anno prima. Per quanto riguarda il 2008, al 31 agosto il totale era arrivato già a 71. Si teme ora una nuova escalation con la fine del mese sacro del Ramadan. Le esecuzioni avvengono generalmente in pubblico, mediante decapitazione. In caso di rapina con omicidio della vittima, il corpo del condannato viene crocifisso dopo l’esecuzione. L’Arabia Saudita è uno dei pochi paesi del mondo a mantenere un alto tasso di esecuzione di donne e a mettere a morte, in violazione del diritto internazionale, persone minorenni al momento del reato. “E’ davvero giunto il momento – ha concluso Smart - che l’Arabia Saudita affronti il problema della pena di morte e rispetti gli obblighi derivanti dal diritto internazionale. Come membro eletto del Consiglio ONU dei diritti umani, il governo deve fare marcia indietro e rendere conformi agli standard internazionali le proprie procedure legali e giudiziarie, vietare la pena di morte per i minorenni, garantire processi equi, prendere misure per porre fine alla discriminazione e ridimensionare i poteri discrezionali dei giudici nell’uso di questa pena crudele, inumana e degradante”. (M.G.)

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    Svizzera: i vescovi esortano i giovani a "Fare Chiesa insieme" per la prossima Domenica dei popoli

    ◊   Fare Chiesa insieme, senza dimenticare che l’unico suo vero fondamento è Gesù Cristo. Con questo spirito i giovani elvetici sono invitati a partecipare alla Giornata nazionale dei migranti che la Chiesa locale celebrerà il prossimo 9 novembre. “Fare Chiesa con i giovani di diversi Paesi” è il titolo scelto per la giornata, a cui la Conferenza episcopale svizzera (Ces) ha voluto dare quest’anno il nuovo nome di “Domenica dei popoli”, a sottolineare il carattere festoso dell’evento che si esprime nell’incontro con l’altro. L’edizione 2008 - riporta l'agenzia Apic - è dedicata appunto all’incontro dei giovani, in linea con il tema scelto dal Santo Padre per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato celebrata lo scorso gennaio e intitolata “Il giovane migrante”. Nel suo messaggio per l’occasione il responsabile della Ces per la pastorale dei migranti, mons. Norbert Brunner, invita i giovani ad aprirsi agli altri e a “costruire la comunità ecclesiale come un edificio in cui nulla è isolato, ma ognuno ha uno stretto legame con il tutto”. Tra i giovani oggi, rileva il messaggio, è invece sempre più diffusa “l’illusione che noi, pietre viventi della casa di Dio, possiamo esistere senza una relazione profonda e continua con l’insieme dell’edificio”. Da questa illusione discende l’esclusione dell’altro. Ma - ammonisce mons. Brunner - nella Chiesa non ci sono stranieri. Di qui l’esortazione “ad accogliere l’altro con la sua personalità e il suo modo di vivere. Se lo respingiamo è e resta effettivamente straniero e con lui diventa impossibile fare Chiesa!”. (L. Z.)

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    Ieri pomeriggio si è solennemente aperto l'anno accademico della Pontificia Università Gregoriana

    ◊   La solenne cerimonia si è svolta secondo un’antica tradizione nella suggestiva cornice barocca della Chiesa di Sant’Ignazio a Roma, con una Messa votiva allo Spirito Santo. A presiedere la celebrazione è stato il Magnifico Rettore della Gregoriana il gesuita padre Gianfranco Ghirlanda, che nella chiesa gremita di professori, e studenti provenienti da ogni parte del mondo, ha dichiarato formalmente aperto il 458° anno accademico dalla fondazione del Collegio Romano. Presente un folto numero di membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e il Quirinale, e le autorità religiose, fra le quali mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, nuovo segretario della Congregazione per la dottrina della fede, ex professore di teologia dogmatica alla Gregoriana; mons. Antonio Maria Vegliò, Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, e il padre Joseph Daoust, delegato per le Case Romane del Preposito Generale della Compagnia di Gesù. Tra le molte autorità civili il presidente della Corte Costituzionale Franco Bile; il presidente Emilio Colombo e il prefetto di Roma Carlo Mosca. Dopo il canto del Veni Creator, il Magnifico Rettore ha tenuto la sua prolusione, indicando i punti salienti del percorso dell'Università fino a questo momento e le strade da percorrere per il futuro. Nei canti, nelle preghiere in più lingue e in tutta la liturgia eucaristica si è respirata la vocazione della Gregoriana focalizzata alla formazione culturale, umana e spirituale dei giovani, che provengono da tutte le parti del mondo e che ritornando nei loro paesi di origine porteranno i valori di solidarietà, giustizia, pace, rispetto e valorizzazione dell'altro, che hanno assimilato. Il Rettore citando un discorso alla Gregoriana del suo Vice Gran Cancelliere, il padre Adolfo Nicolàs, Preposito Generale della Compagnia di Gesù, ha posto in luce alcuni temi di sfida per la Gregoriana: “Forse noi stiamo vivendo oggi la più grande crisi finora conosciuta delle relazioni umane. I vecchi e tradizionali legami (villaggio, famiglia, gruppo, cultura, religione) si stanno disintegrando mentre cerchiamo disperatamente connessioni globali, reti universali, «comunità dell’universo»”. Da qui l’invito del Generale a “conoscere in profondità che cosa sta effettivamente accadendo”. Proprio per affrontare queste sfide l’Università Gregoriana si prepara ad un lavoro di pianificazione strategica a più livelli e sulla base di una profonda riflessione sulla propria natura e sulla propria missione e quindi sui mezzi formativi concreti da offrire e sul metodo pedagogico-formativo da adottare per formare, secondo la specificità della materia trattata, sacerdoti, religiosi e religiose, laici e laiche, che abbiano in sè le caratteristiche tracciate da Benedetto XVI, e che sappiano portare il Vangelo della salvezza di Gesù Cristo, il Vangelo dell’amore e della giustizia, della riconciliazione e della pace, su quelle frontiere dove l’uomo, invece, viene diviso e la società frantumata. (A cura di Marco Cardinali)

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    In occasione della marcia in ricordo della deportazione degli ebrei di Roma, appello contro il razzismo della Comunità di Sant’Egidio

    ◊   Le strade di Trastevere e del ghetto di Roma, domenica scorsa, sono state il teatro del “pellegrinaggio della memoria”, un’iniziativa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Comunità ebraica di Roma che dal 1994 ricordano ogni anno la deportazione degli ebrei romani durante l’occupazione nazista. In quella occasione oltre 1.000 ebrei romani furono presi e deportati nel campo di concentramento di Auschwitz. Secondo quanto riferisce il Sir, la marcia di domenica sera si è snodata a ritroso da Piazza S. Maria in Trastevere e si è conclusa in Largo 16 ottobre 1943, accanto alla Sinagoga. La memoria del 16 ottobre, nel settantesimo anniversario delle leggi razziste, “ci ricorda di tener lontano dalla nostra città e dall’Italia il veleno di sentimenti, parole, atteggiamenti che distinguano gli uomini e le donne per il colore della pelle o il cognome; che nutrano il disprezzo verso l’altro”, ha detto Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Per lo storico “non si possono sottovalutare i segnali inquietanti. Ma una memoria come questa mostra, come è viva e condivisa la coscienza che mai più si dovrà disprezzare, discriminare, isolare per il cognome o per il colore della pelle”. (M.G.)

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    La passione e il messaggio di Don Guanella rivivono sul palco del Teatro sociale di Como

    ◊   Un grande spettacolo musicale ispirato all’opera di don Guanella. È quanto si propone “Pane & Paradiso… come don Guanella”, il musical messo in scena scena in prima assoluta il 24 ottobre al Teatro Sociale di Como su iniziativa del Centro guanelliano di pastorale giovanile. “La storia che il musical propone – spiegano gli organizzatori al Sir - è un frammento del grande progetto che don Luigi Guanella creò e che tuttora è vivo in tutto il mondo”. Nato da un’idea di Nando Bonini, noto chitarrista nei concerti di Vasco Rossi e coautore di “Francesco il musical”, lo spettacolo, si legge in una nota, “non è la storia di don Guanella, ma ne è lui l’ispiratore. Anche se si troveranno delle analogie in alcuni fatti e nomi, rimane comunque la storia di un possibile giovane sacerdote guanelliano dei nostri tempi che porta avanti insieme ai suoi compagni l’opera del Fondatore e della sua Congregazione”. Ad interpretare il musical è la compagnia “In Cammino per Betlemme”, formata da una quindicina di persone sotto la regia di Giuseppe Spazzino. "Lo strumento del musical - spiega don Domenico Scibetta, responsabile del Centro di pastorale giovanile di Como - è stato scelto per trasmettere meglio i valori cristiani di carità, fratellanza e solidarietà, ma anche per sottolineare la ‘contemporaneità’ del messaggio del Beato Luigi Guanella, un messaggio di misericordia e passione educativa per l’uomo”. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Si conferma il record positivo delle Borse dopo l’annuncio del piano anti-crisi dell’UE

    ◊   Il piano anti-crisi da 1700 miliardi varato dall'Unione Europea ha riacceso la fiducia degli investitori, mettendo la parola fine alla settimana più nera nella storia dei mercati finanziari. Quello di ieri è stato, infatti, un lunedì record per le Borse di tutto il mondo, che replicano stamani, con le quotazioni praticamente tutte in ascesa. Il servizio di Fausta Speranza:

    In particolare, l'Europa ha guadagnato 481 miliardi di euro di capitalizzazione, dopo averne ceduti circa 400 solo venerdì scorso. E il presidente della Commissione Europea, Jose' Manuel Barroso, nel corso della conferenza stampa di presentazione del vertice UE che si terrà a Bruxelles domani e dopodomani ha affermato che la reazione unita dell'Europa alla crisi finanziaria rappresenta una ''lezione'' per gli euroscettici. Davanti all'emergenza determinata dalla crisi finanziaria ''anche molti euroscettici - ha detto Barroso - chiedono adesso un ruolo più forte dell'Europa. Ora - ha osservato ancora Barroso - possiamo risorgere più forti e uniti di prima. Dai momenti di crisi si capisce la necessità di una dimensione europea e quanto sia indispensabile un'azione comune dell'Europa''. E il vicepresidente del gruppo dei Popolari del Parlamento Europeo, Vito Bonsignore, al IX vertice dei Presidenti dei gruppi parlamentari nazionali, ha invitato a considerare che “i provvedimenti adottati dall'Unione Europea hanno incoraggiato le Borse mentre il piano degli Stati Uniti da solo non bastava”. Bonsignore ha sottolineato che “la crisi finanziaria delle ultime settimane, ma ancor prima le tensioni tra Russia e Georgia, hanno messo in evidenza quanto bisogno c'è di Europa nel mondo”.

     
    Il FMI incoraggia i Paesi aderenti a interventi concreti contro la crisi finanziaria
    Dal Fondo Monetario Internazionale giunge un appello concreto ai Paesi aderenti, affinché usino tutti gli strumenti a disposizione per limitare i danni della crisi finanziaria e agire in modo rapido ed esauriente. Appello accolto anche dal governo britannico, che ha annunciato lo stanziamento di 50 miliardi di euro per salvare 3 dei principali istituti bancari del Paese. Negli Stati Uniti, uno dei cardini del piano "salva banche" del Tesoro prevede l'acquisto di azioni di istituti finanziari pari a 250 miliardi di dollari, usando i fondi approvati dal Congresso attraverso il pacchetto da 700 miliardi di dollari per Wall Street. Oggi fonti di Washington vicine al Tesoro USA fanno sapere che si prevede un’iniziale immissione di capitale per 125 miliardi di dollari. I dettagli del piano dovrebbero essere illustrati in mattinata (quando in Italia sarà il primo pomeriggio) dallo stesso presidente USA, George W. Bush. Piano di sostegno all’economia anche in Australia. Il primo ministro Kevin Rudd ha annunciato un piano da 10,4 miliardi di dollari australiani (7,25 miliardi di dollari statunitensi).

    Appello della Banca Mondiale per i Paesi poveri
    La crisi economica e finanziaria globale di questi ultimi mesi avrà ripercussioni pesanti sulla povertà nelle economie emergenti o sottosviluppate. L’allarme è stato recentemente lanciato dal presidente della Banca mondiale, Robert Zoellick, che ha fatto notare come nell’ultimo anno il numero di poveri nel mondo sia aumentato di altri 100 milioni. Gli effetti della crisi che ha colpito l’Occidente potrebbero vanificare in futuro gli sforzi diretti a migliorare le condizioni di vita nel Sud del mondo. Una preoccupazione condivisa anche da padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, intervistato da Stefano Leszczynski.

    R. – Avrà delle enormi ripercussioni sui poveri. Prima di tutto questa situazione finanziaria farà sì che avremmo non solo il doppio, ma anche il triplo, del numero di poveri. La povertà sarà, quindi, un qualcosa che vedremo sempre di più anche da noi.

     
    D. – Nel mondo occidentale quando parliamo oggi di povertà, parliamo di rinuncia al superfluo o magari di ristrettezza economiche; quando parliamo invece di povertà nel sud del mondo forse il discorso è diverso…

     
    R. – E’ enorme! E’ enorme la diversità, ma non sottovalutiamo il problema nel nord del mondo. Quando si è costretti a vivere, come tanta gente che io incontro, con 350 euro al mese, diventa veramente difficile! E’ chiaro poi che la differenza è enorme fra noi e loro. Se solo pensiamo che abbiamo tre miliardi di esseri umani che vivono sotto un euro e mezzo al giorno, si capisce davvero in che situazione buona parte dell’umanità vive.

     
    D. – Possiamo pensare anche a quelle che sono le ripercussioni sulla principale fonte di reddito dei Paesi più poveri e cioè quella delle rimesse degli immigrati…

     
    R. – Penso proprio di sì, perché quello che riescono a guadagnare è una fonte straordinaria di speranza per il Sud del mondo. Il nostro vero aiuto al Sud del mondo è stato quello dato attraverso questi nostri fratelli e sorelle che lavorano da noi e che riescono a mandare a casa dei "gruzzoletti" che sono estremamente significativi nei Paesi dove loro vivono e che permettono alle loro famiglie di rialzare un po’ la testa.

    Rapporti Siria-Libano
    Il presidente siriano Bashar Al Assad ha firmato un decreto per avviare relazioni diplomatiche formali con il Libano e per aprire un’ambasciata a Beirut. Lo ha riferito l'agenzia ufficiale siriana SANA. Ricordiamo che i presidenti dei due Paesi, Assad e Suleiman, durante la visita di quest'ultimo a Damasco, il 13 agosto scorso, avevano annunciato la volontà comune di normalizzare i rapporti diplomatici.

    Accordo per il nuovo governo in Israele
    In Israele il partito "Kadima", al potere, ha siglato un accordo con i laburisti per la formazione di un nuovo esecutivo guidato da Tzipi Livni. Un’intesa giunta dopo 18 ore di mediazione. Il premier incaricato ha ora il difficile compito di riportare al tavolo del governo anche il partito religioso ultraortodosso "Shas".

    Afghanistan
    Un soldato della coalizione sotto comando americano è rimasto ucciso ieri dell'esplosione di una bomba al passaggio del suo veicolo nel Sud dell'Afghanistan. Ne ha dato notizia oggi la coalizione in un comunicato. “Un soldato della coalizione è rimasto ucciso e numerosi altri feriti nel sud dell'Afghanistan, quando una bomba di fabbricazione artigianale è esplosa in prossimità del loro veicolo ieri verso le 19 (16:30 italiane)”, ha detto la coalizione, senza tuttavia precisare la nazionalità del soldato morto. Sono 224 i militari stranieri morti in Afghanistan dall'inizio dell'anno, secondo fonti giornalistiche.

    Pakistan
    La polizia pachistana ha arrestato un cittadino americano nella zona tribale del Paese ai confini con l'Afghanistan. Lo rende noto la stampa di Islamabad. Il giovane, Juddi Kenan, è stato arrestato mentre cercava di attraversare senza permesso un check point per accedere all'area della tribù Mohmand, nel nordovest del Pakistan, zona a forte presenza di militanti talebani e dove si crede, secondo alcune informazioni di intelligence, che ci sia il nascondiglio di Osama Bin Laden. Kenan non ha saputo fornire indicazioni sui motivi che lo hanno spinto nella zona. Il giovane non risulta essere nè un giornalista nè un turista e agli agenti che lo hanno arrestato ha detto di voler andare a trovare un suo amico che vive in zona. L'americano aveva con sè uno zaino e un computer portatile. La regione è teatro di numerose battaglie tra esercito pachistano e ribelli estremisti vicini alle posizioni di Al Qaeda. Qui la polizia pachistana ha arrestato diversi stranieri, soprattutto ceceni, afghani e del Medio Oriente, che combattevano a fianco degli estremisti islamici.

    Vittoria dei conservatori in Lituania
    Sono i conservatori i vincitori della prima tornata elettorale svoltasi nel Paese baltico domenica scorsa. Il partito Unione della Patria di Adrianus Kubìlius, per la prima volta dal 2001, è tornato in vantaggio sui socialdemocratici, conquistando al proporzionale il 17% dei consensi contro l’11,7% dei socialdemocratici. Un vantaggio, tuttavia, che gli osservatori non ritengono decisivo per la formazione di un nuovo governo e che richiederà difficili trattative per le prossime alleanze.

    Bosnia
    Gli esperti forensi dell'Istituto per gli scomparsi hanno aperto l'11.ma fossa comune a Kamenica, presso Zvornik, che contiene i resti degli oltre 8.000 musulmani, per lo più uomini e ragazzi, di Srebrenica, massacrati dalle truppe serbe dopo la conquista della cittadina, che era "zona protetta" dell'ONU, nell'estate del 1995. Nell'ottobre del 1995, poco prima della firma dell'accordo di pace di Dayton, i resti delle vittime di Srebrenica uccise e seppellite nella zona di Kozluk, Branjevo e Pilice, furono trasferiti nell'area di Kamenica nel tentativo di occultare le prove del massacro. Dalle dieci fosse finora esumate in questa località, sono stati recuperati i resti di oltre 2.000 persone. Dalla fine della guerra, sono state aperte oltre 60 fosse comuni delle vittime del massacro del 1995 e finora i resti di 3.215 di esse, identificate con il test del DNA, sono stati sepolti nel cimitero di Potocari, presso Srebrenica. Oltre 4.000 corpi esumati, invece, attendono l'identificazione o il completamento degli scheletri le cui parti sono ancora sparse in diverse fosse comuni della Bosnia orientale.

    Il Canada è chiamato oggi al voto legislativo
    Sono aperti da questa mattina sulla costa atlantica del Canada i primi seggi per il voto alle elezioni legislative che dovrebbero, secondo i sondaggi, riconfermare al potere i conservatori di Stephen Harper. Harper, alla guida di un governo di minoranza dal 2006, aveva indetto le elezioni anticipate all'inizio di settembre, nella speranza di conquistare la maggioranza alla Camera dei Comuni, dove i sondaggi lo davano favorito.

    Tibet
    Due monaci buddisti tibetani sono stati condannati all'ergastolo e sei a pene detentive tra i cinque ed i 15 anni per aver fatto esplodere in marzo una bomba che non ha fatto vittime negli uffici governativi di Gyanbe, circa 1.300 chilometri ad est di Lhasa, la capitale della Regione Autonoma del Tibet. Secondo la "Free Tibet Campaign", un gruppo filo-tibetano con sede a Londra, dal momento dell'arresto, pochi giorni dopo l'esplosione, a quello del processo ai monaci è stato impedito di vedere sia i loro familiari che i loro avvocati. La sentenza contro gli otto monaci è stata emessa il 23 settembre e tutto il processo, afferma il gruppo, si è svolto “nella massima segretezza”. La sentenza è stata emessa dal Tribunale del Popolo di Chamdo, la principale città del Tibet orientale. La bomba di Gyanbe è esplosa mentre manifestazioni di protesta anti-cinesi erano in corso in tutta la Regione autonoma e nelle altre zone a popolazione tibetana della Cina. Secondo Pechino nel corso della rivolta sono state uccise 22 persone, mentre esuli tibetani affermano che le vittime sono state più di duecento e che migliaia di persone sono state arrestate.

    In vista accordo su nucleare civile tra Pakistan e Cina
    Il Pakistan e la Cina avrebbero deciso di siglare un accordo di cooperazione per il nucleare civile durante la visita che il presidente pachistano Asif Ali Zardari farà a Pechino nei prossimi giorni. Lo ha rivelato alla stampa pachistana l'ambasciatore pachistano a Pechino Masood Khan. Secondo Khan, l'accordo nucleare sarà il più importante tra una serie di altri accordi nell'agenda di Zardari, che riguardano tra gli altri i campi della tecnologia, l'agricoltura e i minerali. Il Pakistan, secondo il quotidiano "The News", è alla ricerca di nuovo carburante e di tecnologie per soddisfare il suo bisogno di elettricità. Inoltre, dopo l'accordo nucleare tra India e Stati Uniti, il governo pachistano è sotto pressione dell'opinione pubblica del Paese islamico che chiede al governo un accordo simile per pareggiare il conto con i “cugini” indiani. Il Pakistan ha trovato nella Cina un valido alleato che, dopo essersi opposta in sede di NSG (il gruppo di Paesi che detengono il nucleare) all'accordo indo-americano, ne ha chiesto uno analogo per Islamabad. Il primo ministro Gilani aveva chiesto agli Stati Uniti di offrire al Pakistan un accordo simile a quello sottoscritto con l'India per non discriminare il suo Paese, ma la richiesta non ha avuto seguito.

    Cina
    Sette minatori sono morti a causa di una fuga di gas in una miniera di carbone nella provincia dell'Henan (Cina centrale). Altri due sono rimasti intrappolati in una galleria mentre 33 minatori sono riusciti a mettersi in salvo, afferma l'agenzia "Nuova Cina". Gestite da imprenditori spesso improvvisati, le miniere di carbone cinesi sono tra le più pericolose del mondo. Ogni anno migliaia di minatori perdono la vita in incidenti dovuti a inondazioni, esplosioni o crolli. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 288

     
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