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Sommario del 13/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Una Chiesa bruciata in India, un cristiano ucciso a Mosul. Dopo l’appello del Papa per la fine delle violenze anticristiane, la testimonianza di un vescovo dell’Orissa e del visitatore apostolico dei caldei in Europa
  • Pubblicato il programma ufficiale della visita di Benedetto XVI al Santuario di Pompei di domenica prossima
  • Lectio divina e qualità delle omelie al centro dei lavori del Sinodo dei Vescovi
  • Oggi il Papa al Concerto dei Wiener Philarmoniker nella Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Campagna "EuropAfrica" per rilanciare l'agricoltura e vincere la fame nel continente africano
  • La Caritas di Roma inizia un master per operatori della carità
  • La St. John’s University dei Padri vincenziani inaugura un campus a Roma
  • Chiesa e Società

  • Missionario in Congo: “l’appello del Papa è importante per la pace in nord Kivu”
  • “Stand Up and Take Action” dal 17 al 19 ottobre per mettere fine alla povertà
  • Diminuiscono gli analfabeti nel mondo ma rimangono forti disparità tra Nazioni
  • Africa: si innalza il numero di persone affette da malattie mentali
  • Allo statunitense Paul Krugman il Premio Nobel per l'economia
  • Austria: l'Accademia sociale cattolica invoca il controllo sul mercato finanziario mondiale
  • Australia: per la Chiesa la nuova legge sull’aborto è un “tradimento dell’umanità”
  • Comece: plenaria d’autunno dal 12 al 14 novembre
  • Rammarico della Conferenza delle Chiese Europee per il ritiro del Patriarcato di Mosca dall'organismo
  • A Teheran una conferenza interreligiosa per "l'alleanza di civiltà"
  • Maria nella terra dei gulag: una cattedrale intitolata alla Madonna di Fatima in Kazakistan
  • Filippine: arrestato un membro di Abu Sayyaf per l'omicidio di padre Roda
  • El Salvador: l’arcivescovo ribadisce le sue preoccupazioni per gli esiti del vertice ibero americano
  • Il cardinale Vallini presiede la Dedicazione della Chiesa romana di San Timoteo
  • Spagna: il piano pastorale dell’arcidiocesi di Madrid per i prossimi tre anni centrato sulla famiglia
  • Raccolti in una pubblicazione i pareri dei vescovi europei su scienza ed etica
  • Terminato il XII Congresso dell’Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo
  • La croce di suor Leonella Sgorbati uccisa a Mogadiscio, al memoriale dei testimoni della fede
  • Sabato a Brescia la cerimonia di consegna del Nobel Missionario
  • Al Festival CinemAmbiente di Torino, diritti umani, Tibet e Sudan
  • Spettacolo di solidarietà a Madrid per i bambini vittime di guerre e disastri naturali
  • Il 24 ottobre a Rimini, gara di latino riservata a seminaristi tra i 18 ed i 22 anni
  • 24 Ore nel Mondo

  • Borse internazionali in rialzo dopo il varo del piano europeo anticrisi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Una Chiesa bruciata in India, un cristiano ucciso a Mosul. Dopo l’appello del Papa per la fine delle violenze anticristiane, la testimonianza di un vescovo dell’Orissa e del visitatore apostolico dei caldei in Europa

    ◊   I cristiani indiani dell’Orissa, dell’Iraq e quelli congolesi del Nord Kivu sono sempre presenti nelle preghiere di Benedetto XVI, che, ieri all’Angelus, ha nuovamente espresso la sua vicinanza spirituale ai fedeli di queste terre segnate dalla violenza. Un pensiero speciale è andato alla comunità indiana che ieri ha vissuto un momento di gioia con la canonizzazione di Sant’Alfonsa dell’Immacolata Concezione, prima Santa dell’India. Tuttavia, nonostante le parole del Santo Padre, le violenze, iniziate a fine agosto, non si arrestano: in queste ore – riferisce l’agenzia “AsiaNews” - è stata bruciata una chiesa vicino a Bangalore. Il bilancio degli attacchi dei fondamentalisti indù si fa dunque sempre più drammatico: 61 morti, 18 mila feriti e 181 le chiese danneggiate o distrutte a cui si sommano 4500 case di cristiani incendiate. Sulla terribile situazione dei cristiani dell’Orissa, all’indomani dell’appello del Papa, ecco la testimonianza mons. Lucas Kerketta, vescovo di Sambalpur, raggiunto telefonicamente nello Stato indiano da Alessandro Gisotti:

    R. – The people are still in fear...
    La gente ha ancora paura. Alcuni minuti fa è venuto uno dei preti della parrocchia. C’è un tempio indù in quell’area dove c’è stata una grande celebrazione e dove è stato lanciato un messaggio affinché i villaggi, le chiese intorno a quel luogo, vengano attaccati. La gente è letteralmente spaventata e speriamo che non lo facciano.

     
    D. – Ieri il Papa ha ripetuto di nuovo un appello per la pace e il dialogo a favore dei cristiani in Orissa. Quanto è importante il dialogo per lei e per la sua comunità?

     
    R. – It is the only way...
    E’ l’unico modo per stare con questa gente, perché la mia comunità è tutta sparpagliata e dobbiamo vivere con loro. Quindi questo dialogo è importante. Abbiamo problemi con questa gente al momento. Dopo l’assassinio di un leader indù sono diventati violenti, non ascoltano, e alcuni di loro, in alcune aree, non accettano il dialogo. Ma con altri di loro, e con altre denominazioni non indù, abbiamo un dialogo e stiamo cercando di fare incontri di pace, di incontrarci. Questo prosegue anche adesso.

     
    D. – Quindi, anche se la situazione è molto tesa, pensa che il dialogo sia ancora possibile e la Chiesa sta lavorando a questo scopo…

     
    R. – Yes, it is possible and we have to try…
    Sì, è possibile e dobbiamo provare, perché non c’è un’altra via possibile. E cerchiamo di farlo anche con lo sviluppo sociale e le attività sociali. Noi stiamo coinvolgendo l’intero gruppo, anche gli indù. Quindi, in quell’area, più o meno, stiamo avendo un dialogo.

    Anche per la situazione dei cristiani iracheni si è levato ieri il preoccupato appello del Papa, fatto proprio anche dall'associazione "Pax Christi Italia", che in una nota sottolinea "il grido di dolore del popolo iracheno e la disperata situazione dei cristiani" in Iraq. Intanto, continuano le violenze che costringono migliaia di persone a fuggire. Né si vede un allentamento della tensione, nonostante il governo iracheno abbia costituito un comitato d’emergenza nella città settentrionale di Mosul per garantire la protezione della comunità cristiana locale, proprio in concomitanza, ieri, con l’uccisione di un altro cristiano. Ma si può ormai parlare di vera e propria persecuzione? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a padre Philip Najim, visitatore apostolico per i fedeli caldei in Europa:
     
    R. – Sì, il problema di questi attentati, oggi, ai cristiani dell’Iraq, sono delle forze oscure che vogliono spaccare questa unità nazionale. Noi abbiamo bisogno, adesso, dell’unità, abbiamo bisogno di essere insieme, poter raggiungere, attraverso un cammino, la meta di pace nell’Iraq.

     
    D. – Perché i cristiani, in Iraq, sono così scomodi?

     
    R. – Ma veramente non è una questione soltanto dei cristiani dell’Iraq, perché hanno tentato di creare un conflitto attraverso anche le altre confessioni religiose che esistono in Iraq. E il motivo di tutto questo è che vogliono soltanto creare il caos, vogliono rallentare il processo di pace, vogliono spaccare l’unità del Paese; non c’erano, prima, queste divisioni, anche storicamente. Tutti siamo iracheni, tutti abbiamo vissuto in Iraq, tutti abbiamo costruito l’Iraq insieme, a prescindere dalla fede; ognuno è libero di avere la sua religione, ma alla fine rimane questa nazionalità irachena che ha contribuito a costruire lo Stato. Oggi ci sono queste forze che non vogliono questa stabilità, non vogliono la pace, non vogliono un Iraq prosperoso, e qui il popolo diventa la vittima e paga queste conseguenze; qui la politica è contro l’uomo, il popolo iracheno ha sofferto tantissimo e la comunità cristiana ha sofferto tantissimo. Qui la comunità internazionale deve intervenire e deve difendere la dignità dell’uomo, aiutare questo popolo iracheno affinché riacquisti la sua identità, riacquisti la sua dignità, perché ha diritto alla vita, alle sue risorse per poter vivere una vita migliore.

     
    D. – Sono tantissimi i cristiani ormai in fuga dalle violenze; in quale condizione stanno vivendo questi profughi?

     
    R. – Veramente in una condizione molto difficile: migliaia e migliaia di cristiani adesso alloggiano presso i monasteri, presso i conventi, presso le chiese nel nord dell’Iraq, e i nostri vescovi, i nostri sacerdoti, i nostri monaci hanno spalancato le porte per accogliere questi cristiani e per soddisfare proprio le loro necessità: oggi veramente vivono una situazione drammatica e una situazione amara.

     
    D. – Qual è la ricchezza che invece i cristiani possono apportare, per il futuro dell’Iraq?

     
    R. – I cristiani, con i loro confratelli musulmani, come ha detto e ha ripetuto varie volte il Santo Padre, hanno vissuto 14 secoli insieme, perciò continueranno ancora a dare il loro contributo - attraverso la loro capacità e la loro presenza - per un Iraq migliore, per un futuro migliore, per un Iraq di pace e per un Iraq prosperoso.

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    Pubblicato il programma ufficiale della visita di Benedetto XVI al Santuario di Pompei di domenica prossima

    ◊   E’ iniziata la settimana che porterà, domenica prossima, il Papa in pellegrinaggio mariano al Santuario di Pompei. Secondo il programma ufficiale reso noto oggi, Benedetto XVI decollerà in elicottero dall’eliporto del Vaticano per arrivare verso le 10 nell’area del Santuario dove, mezz’ora più tardi, presiederà la concelebrazione eucaristica e terrà l’omelia. La Messa sarà conclusa dalla Supplica alla Madonna di Pompei, dall’offerta della “Rosa d’oro” alla Vergine e, infine, dalla recita dell’Angelus. Dopo il pranzo con i vescovi della Campania, Benedetto XVI presiederà alle 17 la recita del Santo Rosario, accompagnandolo con una meditazione. Alle 18 la partenza, sempre in elicottero, per far ritorno, un’ora dopo, in Vaticano.

    “Il Santo Padre - si legge in una lettera dell’arcivescovo prelato di Pompei, Carlo Liberati - affiderà all’intercessione della Madre del Signore e nostra le riflessioni e le conclusioni del Sinodo dei Vescovi che si terrà in Vaticano nel prossimo mese mariano di ottobre”. Inoltre, “raccomanderà ai Vescovi di tutta la Chiesa le famiglie di tutto il mondo e chiederà alla Vergine insieme con la Chiesa che è in Pompei e con i milioni e milioni di fedeli che recitano il Santo Rosario, l’unità nelle famiglie, la fedeltà tra i coniugi, il coraggio di educare i figli alla fede”.

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    Lectio divina e qualità delle omelie al centro dei lavori del Sinodo dei Vescovi

    ◊   Dopo la pausa domenicale, sono ripresi stamani, in Vaticano, i lavori del Sinodo dei Vescovi sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. A fare da filo conduttore tra gli interventi, sono state, in particolare, le riflessioni sulla necessità di rilanciare la pratica della Lectio divina, sulle Giornata Mondiale della Gioventù e sul fenomeno dell’immigrazione. Il servizio di Isabella Piro:

    Si può leggere la Bibbia senza fede, ma senza fede non si può scrutare la Parola di Dio: è scritto nell’Instrumentum Laboris del Sinodo e i Padri sinodali l’hanno ribadito stamani in Aula. La pia lettura della Scrittura – si è detto – è connessa alla preghiera e quindi è conoscenza amorosa di fede, relazione personale con il Signore. Per evitare derive intellettualistiche, allora, bisogna seguire l’esempio di Maria, ovvero guardare a Gesù, testimone fedele dell’alleanza di Dio con gli uomini, e vivere una comunione ecclesiale quotidiana.

     
    Quindi, è toccato alle GMG ricordare l’importanza dei laici nella diffusione della Parola di Dio. E gratitudine è stata espressa per i movimenti ecclesiali e le nuove comunità, diventati nel tempo “laboratori della Parola di Dio”, in cui si impara a vivere Cristo nel mondo. Ricordata anche il riuscito esperimento del sito Internet www.Xt3.com, nato dopo la GMG di Sidney e divenuto uno strumento di supporto per la rete sociale dei cattolici.

     
    In primo piano, poi, il fenomeno dell’immigrazione che rappresenta – si è detto in Aula – una grande occasione missionaria per la Chiesa. I migranti, infatti – hanno ribadito i Padri sinodali – non dovrebbero essere visti semplicemente come oggetto di preoccupazione pastorale, poiché possono diventare essi stessi missionari, facendo nascere comunità cattoliche là dove non esistono o rafforzando quelle già presenti. Perché allora – ha suggerito il Sinodo – non affidare a ciascuno di loro il Libro della Sacra Scrittura, così che lo portino con sé nei Paesi di accoglienza?

     
    Centrale, poi, l’esortazione a proseguire nel dialogo non solo con l’ebraismo e l’islamismo, ma anche con il buddismo, l’induismo ed il confucianesimo, di cui sono stati messi in rilevo alcuni principi vicini alla religione cristiana, come la vita monastica, i pellegrinaggi e l’attaccamento al valore della famiglia.

     
    Ancora una volta, però, largo spazio è stato dato alla tragica situazione dei cristiani in India, vittime di violente persecuzioni: una citazione che ha scosso l’Aula sinodale, provocando un applauso spontaneo di solidarietà. La stessa che è stata manifestata per i cristiani in Libano, costretti – si è detto – sempre più ad emigrare, in cerca di una vita migliore.

     
    Infine, si è tornati a parlare della qualità e dello spessore delle omelie. In particolare, il Sinodo dei Vescovi ha sottolineato alcuni errori molto comuni nella pratica omiletica, come quello di ripetere semplicemente le Sacre Scritture appena lette o di allontanarsi dal Vangelo del giorno, parlando di altri argomenti. E sull’importanza delle omelie, ascoltiamo la riflessione di padre Carlos Alfonso Azpiroz Costa, appartenente all’Ordine domenicano:

    R. – La predicazione oggi è fondamentale, perché la predicazione porta alla vita sacramentale. Ma una vita sacramentale senza la Parola che l’arricchisce non è viva. Invece, una predicazione anche senza vita sacramentale, che prepari alla vita sacramentale, arricchisce la Chiesa. Ci sono tante suore e tanti laici, missionari, predicatori, che percorrono villaggi, quartieri, i posti più poveri, portando questo pane della Parola. C’è tanta gente che è lontana dalla Chiesa, nel senso del tempio dove si celebra l’Eucaristia domenicale, perchè non hanno questa possibilità. Perciò questo Sinodo è un’idea meravigliosa e noi come frati predicatori certo sentiamo che questa assemblea parla in modo speciale anche a noi.

     
    D. – C’è stata la proposta di un presule di istituire un direttorio di omiletica...

     
    R. – Potrebbe essere importante per tanti, ma un direttorio di omiletica potrebbe anche creare un certo fissismo. L’omelia è una cosa molto viva. Non è un libro già finito. Penso piuttosto ad un sussidio, ma deve essere qualcosa di vivo ed efficace.

     
    D. – Nel suo intervento lei ha puntato l’attenzione sul fatto che la Parola di Dio deve essere intesa come un canto a più voci. In che senso?

     
    R. – Noi non possiamo dire una sola parola. Cristo che si manifesta in modi diversi. Per esempio, noi abbiamo il Vangelo di Gesù Cristo, ma attraverso quattro libri scritti da diversi evangelisti, in tempi diversi, a comunità cristiane diverse. Questa è una ricchezza enorme, perché aiuta a capire che questa parola si incarna in ognuno di noi, in ogni comunità, in ogni Paese, in ogni Chiesa particolare. Colori e suoni diversi in una unica sinfonia policromatica.

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    Oggi il Papa al Concerto dei Wiener Philarmoniker nella Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura

    ◊   Benedetto XVI assisterà oggi, insieme ai Padri sinodali, al concerto dei Wiener Philarmoniker nella Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura. L’evento, che avrà inizio alle 18.00 e sarà trasmesso dalla nostra emittente, è dedicato in particolare al Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio e all’Anno Paolino. Sarà eseguita, sotto la direzione di Christoph Eschenbach, la Sesta Sinfonia di Anton Bruckner. Il concerto è organizzato dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, insieme alla Basilica Ostiense, e si colloca nell’ambito del VII Festival internazionale di Musica e Arte Sacra, in svolgimento a Roma e in Vaticano dal 12 ottobre al 29 novembre. Ascoltiamo il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica di San Paolo, al microfono di Roberto Piermarini:
     
    Abbiamo previsto durante l’Anno Paolino tre grandi concerti nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, con musiche evidentemente legate agli aspetti spirituali, scegliendo fra le migliori orchestre del mondo e anche i migliori direttori d’orchestra del mondo. Ne ho parlato anche al Santo Padre che si è mostrato entusiasta. Anzi, dopo aver ascoltato con molto interesse, mi ha chiesto semplicemente: “ma, mi invitate?”. “Senz’altro - ho risposto - saremmo onoratissimi”. Allora abbiamo pensato di offrire questo primo concerto al Papa e a tutti i vescovi del Sinodo; ne ho parlato alla Prefettura della Casa Pontificia e qui mi è stato detto che il Santo Padre suggeriva di cambiare l’orario per metterlo in un orario più pomeridiano che serale. Credo proprio che questo concerto dell’Orchestra Filarmonica di Vienna sarà un evento importante.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   "La sinfonia della Chiesa": in prima pagina, un editoriale del direttore sui nuovi santi.  

    Dichiarazione del patriarca di Babilonia dei Caldei, il cardinale Emmanuel III Delly, sulle continue violenze contro i cristiani a Mossul e in tutta "la cara terra" di Mesopotamia. Nell'informazione religiosa, Francesco Ricupero intervista il procuratore del patriarcato, Philip Najim.

    I lavori sinodali.

    Nell'informazione internazionale, in rilievo l'economia: cento milioni di poveri in più a causa della crisi, denuncia il presidente della Banca mondiale, Robert Zoellick. Intanto il piano anticrisi, lanciato dall'Eurogruppo nel vertice di Parigi, ridà fiducia ai mercati.

    Vicino Oriente: Livni e Barak a un passo dall'accordo per la formazione del nuovo Governo israeliano.

    Il velo squarciato sull'inquisizione francescana: in cultura, Felice Accrocca su un convegno dedicato agli studi di Mariano D'Alatri, pioniere nella storiografia medioevale.

    Un lungo articolo dell'arcivescovo Gianfranco Ravasi dal titolo "I settanta volti della Bibbia": uno sguardo a tutto campo sull'esegesi.

    I monaci e le Scritture: una riflessione dell'abate di Montserrat, Josep M. Soler, in occasione del Sinodo dei vescovi dedicato alla Parola di Dio.

    Luca M. Possati recensisce il libro di Tullio Gregory "Speculum naturale".

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    Oggi in Primo Piano



    Campagna "EuropAfrica" per rilanciare l'agricoltura e vincere la fame nel continente africano

    ◊   A pochi giorni dalla Giornata mondiale dell’alimentazione del 16 ottobre, inserita nell’ambito della sessione del Comitato di Sicurezza Alimentare Mondiale della FAO, si è svolto a Roma il Congresso internazionale della Campagna EuropAfrica, dal titolo: “L’agricoltura familiare reagisce alla ‘crisi’ alimentare, quale appoggio da parte delle politiche agricole?”. A seguirlo, per noi, c’era Salvatore Sabatino:

    Politiche agricole, commercio, integrazione regionale, ma anche modelli di produzione e di sviluppo dei territori alla luce dell’attuale crisi alimentare. Un dibattito, quello svoltosi a Roma, centrato sulle risposte che l’agricoltura familiare può offrire a fronte di un modello globalizzato che penalizza l’Africa e i suoi produttori. Nora McKeon, della Campagna EuropAfrica:

     
    “In Africa, sono convinti che ci vogliano delle regole, che ci vogliano delle politiche agricole, ma queste politiche devono essere tagliate sulle realtà africane e devono promuovere quell’agricoltura familiare che fa vivere la stragrande maggioranza di queste regioni. Oggi si trovano, infatti, in una situazione di estrema difficoltà e si è capito che la parola ‘sovranità alimentare’ che rappresenta la nostra bandiera, non è una ideologia, ma è un’idea molto pertinente che dice che ogni regione ed ogni Stato ha il diritto-dovere di attuare delle politiche agricole che possano garantire il diritto al cibo di tutti i cittadini. E’ evidentemente molto meglio produrre il cibo a casa propria, che doverlo importare da un mercato mondiale dall’andamento imprevedibile”.
     
    La questione della crisi alimentare ha fatto tornare alla ribalta il tema dell’agricoltura, del cibo e della loro importanza come priorità assolute per l’umanità a livello globale. Il Congresso ha posto l’accento sul fatto che la crisi non riguarda solo l’agricoltura africana che non decolla, ma colpisce a livello globale creando una solidarietà e un sentire comune per un’azione verso obiettivi condivisi. La parola è poi andata ai diretti interessati: organizzazioni di piccoli produttori di cibo, sia africane che europee. Di gravi responsabilità politiche ha parlato poi Ndiogou Fall, uno dei leader del Movimento contadino africano:

     
    “L’Afrique a des énormes potentialitees agricoles…In Africa ci sono enormi potenziali agricoli, ma tuttavia è un continente che soffre la carestia. Questo è un controsenso, dovuto al fatto che non ci sono politiche che valorizzino l’agricoltura, la produzione di questo settore. Bisogna di conseguenza rivedere la governance per quanto riguarda l’alimentazione e l’agricoltura”.

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    La Caritas di Roma inizia un master per operatori della carità

    ◊   Promosso dalla Caritas diocesana di Roma in collaborazione con l’Università Lateranense è nato a Roma il “Percorso formativo per operatori della carità”. Obiettivo del corso, che inizierà mercoledì prossimo, è quello di formare operatori per una efficace diaconia di promozione dell’uomo e della sua esistenza sociale nella prospettiva evangelica. Federico Piana ne ha parlato con mons. Guerino Di Tora, direttore della Caritas romana:

    R. - Può essere un modo per rispondere a quello che il Papa ci chiede: che gli operatori della carità non siano semplicemente animati da buona volontà, ma anche ispirati ad una professionalità che significa non tanto una tecnica, quanto uno stile di vita, una conoscenza. Ecco perché abbiamo inaugurato questo master, aperto a tutti. Possono accedere anche persone che non hanno titolo di studio. Vuole essere un’offerta data a tutti per una maggiore conoscenza di quello che è il pensiero sociale della Chiesa, della spiritualità della carità, della storia del pensiero caritativo, delle nuove problematiche inerenti a questa realtà.

     
    D. - Cosa si studia in questo master?

     
    R. - Soprattutto la spiritualità della carità, il pensiero sociale della Chiesa, ma abbiamo anche la Cristologia, la storia dei Santi che si sono occupati della carità, le nuove problematiche - sia cittadine, sia mondiali - riguardo al disagio sociale.

     
    D. - Per quale motivo è importante imparare bene a fare la carità e non farla in modo casuale?

     
    R. - Si tratta di porsi in relazione con persone che sono icona, immagine di Cristo, e dunque con un senso di grande rispetto, questo è il primo motivo. Il secondo è perché il Papa ci dice che la carità, l’atto di amore verso colui che è nel disagio, rappresenta il primo modo di evangelizzazione, di annuncio di Gesù Cristo Salvatore, a coloro che si trovano nella difficoltà.
    D. - Quindi, dobbiamo dire che chiunque faccia un gesto di carità è invitato a partecipare…

     
    R. - Noi stiamo cercando il più possibile di invogliare tutti coloro che vogliano approcciare questo discorso ad una realtà di maggiore approfondimento, che serva anzitutto per la spiritualità e formazione personale. E, seconda cosa, che li metta in condizione di meglio servire e quindi esprimere la carità di Cristo, la carità della Chiesa nei confronti del prossimo.

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    La St. John’s University dei Padri vincenziani inaugura un campus a Roma

    ◊   Aiutare i giovani universitari americani a confrontarsi con i loro coetanei europei, per un reciproco arricchimento culturale. E’ uno degli obiettivi che si pone la St. John’s University fondata a New York dai Padri vincenziani nel 1870, e che ha inaugurato ieri, il nuovo campus universitario nella sede distaccata a Roma. La St. John’s University, presente nella capitale dal 1995, ha altre sedi anche a Parigi, Dublino e Salamanca, proprio per favorire una cultura cosmopolita per i suoi studenti. Il servizio di Marina Tomarro:

    Un campus americano nel cuore della città eterna, è la St. John’s University che ogni anno ospita oltre 200 studenti americani che dalla sede universitaria di New York decidono di passare un semestre a Roma per conoscere da vicino una cultura diversa dalla loro. Padre Donald Harrington presidente dell’ateneo:

    “Our catholic nature is very important...
    Per la St. John's University è molto importante essere un’università cattolica, perciò per noi è una cosa molto bella poter mandare i nostri studenti a Roma, dove c’è il Vaticano. Per 13 anni siamo stati ospitati dall’Oratorio di San Pietro, ma adesso, finalmente, siamo potuti tornare nella nostra residenza dei Vincenziani e offrire così ai nostri ragazzi un campus molto più grande e funzionale. Io credo che per i giovani, fare questa esperienza fuori sede sia molto importante, perchè hanno l’opportunità di avere un confronto diretto con culture diverse e vivere per un periodo in luoghi diversi dal loro Paese di origine. Inoltre, i nostri ragazzi qui a Roma prestano anche un servizio di volontariato per i più poveri, così come fanno abitualmente a New York, per conoscere anche questo aspetto della realtà italiana”.

     
    Infatti nei prossimi anni la St. John's prevede di allargare questo aspetto educativo per i giovani universitari americani anche attraverso una collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio e la Caritas diocesana di Roma.

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    Chiesa e Società



    Missionario in Congo: “l’appello del Papa è importante per la pace in nord Kivu”

    ◊   “Ho seguito in diretta televisiva l'Angelus del Santo Padre. Io e i miei confratelli lo ringraziamo di cuore per l'appello da Lui lanciato per la pace nel Kivu” dice all'Agenzia Fides un missionario (che per ragioni di sicurezza ha chiesto di non divulgare il suo nome) che opera nell'est della Repubblica Democratica del Congo. “Con questo appello Papa Benedetto XVI ha dato voce a coloro che sono dimenticati dai mezzi di comunicazione internazionali ed ha gettato una luce su un'area che rimane spesso nell'ombra” afferma il missionario. “Penso che questa sia l'ennesima dimostrazione della forza della Chiesa cattolica, che è allo stesso tempo capillare, diffusa sul territorio, e centralizzata: chi è ai vertici ascolta le sofferenze del gregge a Lui affidato e si fa interprete delle loro esigenze”. Il missionario, che si trova nel sud Kivu è cautamente fiducioso per il futuro: “La nostra impressione è che non vi sarà una guerra su vasta scala. Per il momento il conflitto è limitato al nord Kivu, dove vi sono certamente situazioni di grande sofferenza (si ricordi che vi sono 1 milione e 200mila sfollati), ma non mi sembra che vi siano le condizioni per l'estensione del conflitto ad altre aree. È vero, la gente è molto preoccupata, ma la vita continua”. “Credo però che sia fondamentale tenere viva l'attenzione della comunità internazionale sull'est del Congo, altrimenti si rischia di creare le condizioni (in primo luogo la distrazione delle grandi potenze, degli altri Paesi africani e dell'opinione pubblica internazionale) per una guerra più estesa. L'appello del Santo Padre è quindi un passo importante per la pace” conclude il missionario. (V.V.)

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    “Stand Up and Take Action” dal 17 al 19 ottobre per mettere fine alla povertà

    ◊   Dal 17 al 19 Ottobre, in una mobilitazione senza precedenti, si prevede che più dell’uno per cento della popolazione mondiale partecipi alla campagna “Stand Up and Take Action” per chiedere ai propri governanti di mettere fine alla povertà e conseguire e addirittura andare oltre gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs). La mobilitazione avviene in un momento in cui si è alla ricerca di centinaia di miliardi di dollari per il salvataggio di banche e istituzioni finanziarie, mentre il vertice straordinario sugli MDGs svoltosi alle Nazioni Unite alla fine di settembre ha potuto soltanto ottenere impegni per 16 miliardi di dollari per lottare contro la povertà. Gran parte dei finanziamenti viene dal settore privato e da organizzazioni non governative. “I capi di Stato mondiali sentiranno direttamente dai propri cittadini che non è più accettabile restare in disparte mentre 50.000 persone muoiono ogni giorno per cause evitabili”, ha affermato Salil Shetty, Direttore della Campagna del Millennio dell'ONU. “I governanti mondiali hanno appena confermato il loro impegno per raggiungere gli MDGs, e d’ora in poi, i cittadini li riterranno responsabili del mantenimento delle promesse fatte.” Lo scorso anno 43,7 milioni di persone di ogni estrazione sociale, in città e paesi di paesi ricchi e poveri, si sono mobilitati contro la povertà in occasione della “Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Povertà”, il 17 ottobre. (V.V.)

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    Diminuiscono gli analfabeti nel mondo ma rimangono forti disparità tra Nazioni

    ◊   Il tasso di alfabetizzazione cresce globalmente nel mondo ma la situazione nell’Asia del sud-ovest e nell’Africa subsahariana è preoccupante e l’aiuto finanziario in favore dell’alfabetizzazione resta insufficiente. È quanto emerge dall’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sull’educazione, la scienza e la cultura, reso noto dall’agenzia Fides. Il numero di analfabeti è passato complessivamente da 871 milioni di persone nel periodo 1985-1994 a 774 milioni negli anni che vanno dal 200 al 2006. Una decremento che ha fatto passare il tasso mondiale di alfabetizzazione degli adulti dal 76% all’83,6%. Un progresso particolarmente significativo nei Paesi in via di sviluppo dove la tendenza è ancora più forte: si passa infatti dal 79% al 68% di analfabeti. Se tale ritmo rimane costante il processo di alfabetizzazione degli adulti dovrebbe toccare l’87% nel 2015. Ma se le cifre a livello globale mostrano degli indicatori positivi, a livello regionale e continentale rimangono forti disparità. Basti considerare che il 75% degli analfabeti vive in 15 nazioni del mondo, fra le quali Bangladesh, Brasile, Cina, India e Nigeria. E ancora il numero di coloro che non sanno né leggere né scrivere è passato, nell’Africa subsahariana, da 133 a 163 milioni - prendendo in considerazione sempre i due archi temporali del rapporto ONU – e nei Paesi arabi da 55 a 58 milioni. In questo quadro – rilevano le Nazioni Unite – i tre quarti dei 127 Paesi per i quali sono stati messi in campo dei progetti d’intervento per aggredire il problema, non riusciranno a raggiungere il loro obiettivo da qui al 2015, e cioè a ridurre della metà il numero degli adulti analfabeti presenti sul loro territorio. Una prospettiva che riguarda complessivamente – e a meno di successi imprevisti e spettacolari – la maggior parte dei Paesi dell’Africa subsahariana, dell’Asia del sud-ovest, e degli Stati arabi. Ancora una osservazione specifica va compiuta sulla situazione delle donne il cui tasso di analfabetismo è rimasto praticamente identico nei due periodi presi in considerazione, 1985-1994, 2000-2006 – passando dal 63% al 64%. (V.V.)

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    Africa: si innalza il numero di persone affette da malattie mentali

    ◊   Aumenta in Africa il numero di individui che soffrono di problemi mentali, neurologici e di disturbi legati all'alimentazione o all'abuso di sostanze stupefacenti: lo ha detto, in occasione della Giornata mondiale della salute mentale celebrata venerdì scorso, il direttore regionale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in Africa, Luis Gomes Sambo. Secondo il direttore dell'OM, ripreso dall'agenzia Misna, l'aumento del numero di persone che soffrono di problemi mentali e simili è dovuto a vari fattori: in particolare si tratta delle conseguenze di malattie infettive e parassitarie, nonché di traumi piscologici o alimentari causati da catastrofi naturali, guerre o povertà assoluta. Situazioni che, in un continente dove l'accesso limitato alle strutture sanitarie è spesso la prassi, si aggravano, provocando peggioramenti. Ma, secondo Gomes Sambo, gli aumenti fatti registrare sono legati soprattutto ai problemi mentali legati all'utilizzo e consumo di sostanze come alcool e droghe. Secondo i dati correnti, in Africa ci sono 10 milioni di persone affette da epilessia, più di 34 milioni di persone che fanno uso di cannabis, mentre l'alcool provoca, in alcuni paesi, tra il 25 e il 30% di tutti i ricoveri negli ospedali. (V.V.)

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    Allo statunitense Paul Krugman il Premio Nobel per l'economia

    ◊   Il Premio Nobel per l'economia 2008 è stato assegnato oggi all'economista statunitense Paul Krugman. Il riconoscimento – spiega il Comitato di Stoccolma per il Nobel – è dovuto alle sue analisi dei modelli di commercio. 55 anni, stimato docente dell'Università di Princeton, è noto per i suoi editoriali sul New York Times contro le politiche economiche del presidente Bush, in particolare per i disavanzi provocati dalla politica di taglio delle tasse, dal mantenimento della spesa pubblica e dalle spese per la guerra in Iraq. Aveva inoltre previsto i rischi della cosiddetta finanza creativa. Secondo Krugman i mali attuali dell’economia non sono dovuti alla globalizzazione ma ad una cattiva gestione della liberalizzazione mondiale dei mercati. Krugman ha detto oggi di apprezzare gli sforzi dei governi per affrontare l’attuale crisi: “l’economia sta andando verso una recensione mondiale – ha aggiunto – ma dovrebbe evitare il collasso”.

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    Austria: l'Accademia sociale cattolica invoca il controllo sul mercato finanziario mondiale

    ◊   "Il mercato finanziario deve essere più controllato": così, Markus Schlagnitweit, direttore della Katholische Sozialakademie (Ksoe - Accademia sociale cattolica), ha commentato negativamente la profonda crisi bancaria e finanziaria globale. Intervistato dall'agenzia di stampa cattolica austriaca Kathpress, Schlagnitweit ha sottolineato la necessità che "in futuro vengano creati meccanismi di controllo nazionali e internazionali più efficaci. Schlagnitweit ha definito "uno squilibrio grave" la situazione in cui "le perdite vengono "socializzate" da singoli Stati e in ultima analisi dai contribuenti, mentre i profitti rimangono privati". "Agli interventi di salvataggio deve seguire una profonda analisi sulle cause che hanno portato ai crac delle borse. Negli ultimi anni, il mercato finanziario è diventato una specie di casinò", ha osservato: "si è tentato di far soldi da tutto". La crisi attuale rappresenta tuttavia anche un'occasione, secondo Schlagnitweit, di "introdurre finalmente normative sensate", primariamente "controlli". Il direttore del Ksoe ha inoltre messo in guardia ai profitti "problematici" basati "solo su speculazione e non su prodotti o servizi. Occorre colmare le lacune del diritto tributario" al riguardo, ha aggiunto. Schlagnitweit ha criticato infine il parlamento austriaco, che prima delle elezioni non era stato in grado di prendere una decisione sulla tassazione delle transazioni finanziarie e ha auspicato un intervento dell'Austria a favore dell'introduzione di un'autorità di controllo del mercato finanziario in Europa. (R.P.)

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    Australia: per la Chiesa la nuova legge sull’aborto è un “tradimento dell’umanità”

    ◊   Una sconfitta per la vita, per la società, per la convivenza civile. Un autentico “tradimento dell’umanità, della donna, degli innocenti bambini non-nati”. Così l’arcivescovo di Melbourne, mons. Denis Hart, ha definito, in un discorso colmo di amarezza ripreso dall'agenzia Fides, la recente approvazione della Legge sull’aborto nello Stato australiano di Vittoria. L’arcivescovo ha notato che la legge non servirà a ridurre la percentuale degli aborti clandestini nello Stato, ma che sarà lo strumento per uccidere oltre 20.000 bambini all’anno, ai quali sarà negato il diritto alla vita. La comunità cristiana ha accolto con disappunto il parere favorevole del Parlamento statale, che ha dato il via alla nuova legge sull’aborto. I cristiani hanno organizzato nei giorni scorsi marce e veglie di preghiera per sensibilizzare la popolazione, l’opinione pubblica e le autorità politiche sul tema. Ma la discussione in Parlamento, dopo un dibattito-maratona prolungatosi fino all’8 ottobre, si è conclusa con un voto favorevole al provvedimento, anche se i due maggiori partiti si sono divisi al loro interno fra favorevoli e contrari. Nelle comunità cristiane di tutte le confessioni circola grande delusione. L’arcivescovo ha comunque sottolineato, con una decisione definita “irrevocabile”, che gli aborti non saranno effettuati in ospedali o strutture sanitarie cattoliche, chiedendo che ai medici cattolici operanti in strutture pubbliche, sia concessa la possibilità dell’obiezione di coscienza. Secondo gli attivisti dei Movimento per la Vita, il voto avrà un effetto devastante nella società, soprattutto sui giovani, immettendo una cultura che promuove l’uso disinvolto e la svalutazione della vita umana, dell’esperienza stessa del dare la vita, della valore della relazione fra uomo e donna e del loro compito generativo. (R.P.)

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    Comece: plenaria d’autunno dal 12 al 14 novembre

    ◊   Dal 3 novembre la Commissione episcopati delle Comunità europee (Comece) ha una nuova sede a Square de Meeûs 19/1, sempre a Bruxelles, che verrà inaugurata nel corso della plenaria d'autunno. Preceduta dal Servizio di informazione pastorale europeo cattolico (Sipeca 1976-1980), la Comece ha visto la luce a Bruxelles il 3 marzo 1980, quale strumento di collegamento tra Conferenze episcopali e la Comunità europea. Essa è composta da 24 vescovi delegati di altrettante Conferenze episcopali dell'Ue. I vescovi di Croazia e Svizzera partecipano come osservatori. Scopo della Commissione, accompagnare e analizzare il processo politico dell'Ue, informare le Chiese sugli sviluppi della legislazione e delle politiche europee, incoraggiare la riflessione sulle sfide poste dall'Europa. Dal 2006 a guidarla è mons. Adrianus Herman van Luyn, vescovo di Rotterdam. Nuovo segretario generale dal 1° ottobre, succeduto a mons. Noël Treanor, ordinato vescovo di Down & Connor (Irlanda del Nord), è padre Piotr Mazurkiewicz, sacerdote dell'arcidiocesi di Varsavia, specialista di questioni europee e direttore dell'Istituto di politologia all'Università "Cardinal Stefan Wyszynski". Il segretariato della Comece ha espresso apprezzamento per la proposta della Commissione europea di prolungare la durata minima del congedo di maternità in Europa da 14 a 18 mesi. "Questa misura - si legge in una nota - può infatti consentire alle donne di conciliare meglio lavoro e vita familiare, garantendo al tempo stesso maggiore equità salariale tra uomini e donne" e "potrebbe inoltre contribuire ad arrestare la flessione delle nascite in Europa". "La proposta di revisione della Direttiva 92/85/Cee sulla tutela della maternità" prosegue la nota - fa parte del 'pacchetto famiglia' presentato il 3 ottobre dal commissario agli affari sociali Vladimir Spidla" e si prefigge di creare una situazione omogenea nei 27 Stati membri, prolungando il congedo fino ad un minimo di 18 settimane "con il mantenimento del salario e la garanzia di ritrovare al rientro un posto equivalente a quello dell'inizio del congedo". La Comece ravvisa un ulteriore passo avanti nella possibilità per la madre che riprende il lavoro di "chiedere al suo datore di lavoro una maggiore flessibilità nell'orario". Il segretariato Comece incoraggia inoltre gli Stati membri a "rispettare gli obiettivi di Barcellona (2002) di realizzare entro il 2010 strutture di accoglienza per almeno il 90% dei bambini fra i tre anni e l'età scolare, e per almeno il 33% dei piccoli con meno di tre anni", e invita infine il Consiglio dei ministri e il Parlamento europeo a "fare della riconciliazione tra lavoro e vita familiare uno dei principali fari della politica sociale europea che dovrebbe inoltre guidare altri progetti di legge come, ad esempio, l'attuale revisione della Direttiva 2003/88/Ce sui tempi del lavoro". (L.B.)

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    Rammarico della Conferenza delle Chiese Europee per il ritiro del Patriarcato di Mosca dall'organismo

    ◊   La Conferenza delle Chiese Europee (Kek) “si rammarica della decisione del Patriarcato di Mosca di sospendere la sua adesione all'organismo ecumenico. Ricostruendo in un comunicato diffuso questa mattina quanto successo alla riunione del Comitato centrale (che si è svolto a Cipro dal 6 all’11 ottobre), la Kek – per nome del suo presidente, il rev. Jean-Arnold de Clermont – “esprime profondo rammarico per la decisione del Patriarcato di Mosca che ha motivato la sua scelta per il rifiuto da parte del Comitato centrale della Kek, di ammettere tra i suoi membri la Chiesa ortodossa di Estonia, Chiesa autonoma creata nel 1993 e legata al Patriarcato di Mosca. In un comunicato, il Patriarcato fa notare che in precedenza, nel novembre 2007, lo stesso Comitato centrale aveva accolto la domanda di adesione della “Chiesa ortodossa apostolica di Estonia”, Chiesa creata nel 1996 dal Patriarcato di Costantinopoli (e non riconosciuta da Mosca). Secondo la Kek “questa decisione non rispecchia il lavoro svolto dal Comitato Centrale nel corso della sua riunione a Cipro. Comitato che ha chiaramente espresso il desiderio di favorire la fraternità ecumenica in Estonia e il riavvicinamento delle due Chiese ortodosse, che sono già membri del Consiglio delle Chiese”. Tuttavia, a Cipro – prosegue il presidente De Clermont in una dichiarazione ripresa dall'agenzia Sir – la Kek “non ha voluto andare oltre”, affermando così “la necessità per i due Patriarcati di Costantinopoli e Mosca di giungere ad un accordo prima di arrivare ad una soluzione accettabile per tutte le parti. Il Comitato centrale ha quindi dovuto rinviare la sua decisione”. E’ pertanto desiderio della Kek – conferma De Clermont - “essere in grado di dare una risposta alla richiesta della Chiesa ortodossa estone-Patriarcato di Mosca prima dell’Assemblea Kek a Lione, del luglio 2009”. Fondata nel 1959, la Conferenza delle Chiese europee (Kek) raggruppa 120 Chiese ortodosse, protestanti, anglicane e vetero-cattoliche di tutti i Paesi di Europa. Ha sedi a Ginevra, Bruxelles e Strasburgo e lavora in stretta collaborazione con la Chiesa cattolica. (R.P.)

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    A Teheran una conferenza interreligiosa per "l'alleanza di civiltà"

    ◊   “Quello che oggi viene presentato in tutto il mondo come religione, in particolare quando si parla di Islam, non ha niente a che vedere con la religione reale” lo ha detto oggi l’ex presidente iraniano Mohammad Khatami, aprendo stamani nella capitale iraniana Teheran, una conferenza di due giorni dal titolo “La religione nel mondo moderno” organizzata dalla Fondazione Baran, guidata dallo stesso Khatami, e dal Centro di Oslo per la pace e i diritti umani. Khatami, il quale ha definito un grave errore isolare l’Islam considerandola una religione di violenza, ha evidenziato che l’incontro iniziato oggi intende promuovere il dialogo, alleviare le tensioni internazionali e aprire nuove strade per la cooperazione tra il mondo musulmano e quello occidentale. Tra i partecipanti alla conferenza - riporta l'agenzia Misna - figurano anche l’ex Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, l’Alto rappresentante dell’Onu per l’Alleanza delle civiltà ed ex presidente del Portogallo Jorge Sampaio, il capo della commissione dell’Onu per le missioni di pace in Africa ed ex presidente della Commissione europea Romano Prodi e l’ex direttore generale dell’Unesco Federico Mayor, oltre a numerosi altri ex capi di stato e di governo. “Dobbiamo fare i conti con la diversità culturale” ha detto Sampaio, sottolineando che durante la conferenza sarà discusso “come gli esponenti religiosi e politici possono cooperare per promuovere la pace”, mentre Kofi Annan ha affermato che “l’attuale problema globale non è la Bibbia oppure il Corano, ma come alcuni ambienti ne abusano per i loro obiettivi politici”. (R.P.)

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    Maria nella terra dei gulag: una cattedrale intitolata alla Madonna di Fatima in Kazakistan

    ◊   Per oltre 50 anni, la luce della fede è stata osteggiata, avversata, nel tentativo di spegnerla. Per mezzo secolo i cristiani che non hanno avuto timore di testimoniare il loro credo in Cristo hanno pagato con la vita. Oggi proprio in una terra dove l’esperienza dei gulag ha portato morte e distruzione, sorgerà una cattedrale dedicata alla Madonna di Fatima. È quanto accade a Karaganda, città del Kazakistan, in cui un grande santuario è in via di costruzione. Come l’agenzia Fides apprende dalla Chiesa locale, essa onorerà le vittime della persecuzione, segnando la definitiva rinascita della fede cattolica. Nell’era sovietica, il Kazakistan divenne un luogo di deportazioni: chi si opponeva al regime comunista finiva nelle steppe sconfinate dell’Asia centrale, per lavorare nelle fattorie collettive o nelle miniere di carbone. Data la necessità di manodopera, il regime deportò là milioni di persone di diverse nazionalità: così il Kazakistan divenne “un immenso campo di concentramento”. E fra i deportati vi erano cattolici, soprattutto di nazionalità polacca, ucraina, tedesca ma anche provenienti da Lituania e Bielorussia. La città di Karaganda era centro di una ragnatela di campi che imprigionava le vittime dell’oppressione religiosa e politica. Ma proprio qui è nato uno dei centri spirituali cattolici della zona, in quanto molti sacerdoti deportati favorirono il sorgere di una chiesa clandestina. Fra questi è noto padre Alexij Sarttski, beatificato da Papa Giovanni Paolo II nel 2001. Oggi Karaganda, città di due milioni e mezzo di abitanti, dove sorgono una grande moschea e una chiesa ortodossa, avrà una nuova cattedrale cattolica. Il permesso dal governo kazako è stato dato alla Chiesa locale nel 2003, grazie alle buone relazioni stabilite tra la Santa Sede e le autorità dello Stato, dove nel 2001 si è recato Papa Giovanni Paolo II. La cattedrale, i cui lavori sono in uno stadio piuttosto avanzato, sarà intitolata alla Madonna di Fatima, Madre di tutti i popoli. (V.V.)

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    Filippine: arrestato un membro di Abu Sayyaf per l'omicidio di padre Roda

    ◊   Dopo dieci mesi di indagini, le forze dell’ordine di Tabawan, nella provincia meridionale di Tawi-Twai, hanno arrestato un componente del commando che, lo scorso 15 gennaio, ha ucciso padre Reynaldo Roda durante un tentativo di sequestro. Il fermo ai danni di Anni Sali, 46 anni originario di Siasi, cittadina dell’isola dei Sulu, è avvenuto sabato scorso, nel corso di una operazione condotta da un reparto speciale della Marina. Secondo alcuni testimoni oculari, Sali era uno dei componenti del gruppo che a metà gennaio ha fatto irruzione nella canonica degli Oblati di Maria Immacolata, a Tabawan; la banda, legata al gruppo fondamentalista di Abu Sayyaf, avrebbe dovuto rapire padre Roda, direttore della scuola superiore di Notre Dame, ma il sequestro si è concluso in maniera tragica con la morte del religioso. Padre Reynaldo Roda, missionario e per oltre 20 anni parroco a Tabawan - riferisce l'agenzia Asianews - stava pregando all’interno del convento quando il gruppo ha fatto irruzione, costringendolo a seguirli; il religioso ha opposto resistenza, provocando la reazione dei criminali che lo hanno freddato con diversi colpi di pistola al corpo e alla testa. Il missionario era molto attivo nella promozione del dialogo interreligioso e aveva fondato una cooperativa a sostegno dei pescatori di religione musulmana; egli era molto amato dalla comunità locale, tanto che alcuni membri avevano cercato di opporsi al suo sequestro. padre Roda già in passato aveva subito minacce di morte dai terroristi, che aveva sempre ignorato preferendo rimanere vicino alla sua gente. Negli anni aveva promosso programmi a favore dell’ambiente, della cooperazione sociale, nel settore dell’istruzione e del dialogo interreligioso. (R.P.)

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    El Salvador: l’arcivescovo ribadisce le sue preoccupazioni per gli esiti del vertice ibero americano

    ◊   Durante la sua tradizionale conferenza stampa domenicale, ieri, mons. Fernando Sáenz Lacalle, arcivescovo di San Salvador, città dove si svolgerà tra il 29 e il 31 ottobre il XVIII Vertice Iberoamericano, si è fatto interprete della preoccupazione della Chiesa latinoamericana di fronte ai possibili contenuti della dichiarazione finale che dovrà riassumere i consensi sul tema centrale di quest’incontro: le generazioni giovani e le sfide dello sviluppo. “Sono preoccupato - ha spiegato l’arcivescovo - poiché sino a questo momento non esiste nessuna trasparenza su testi che saranno firmati e che costituiscono un impegno per la Nazione”. Secondo il presule, da quanto è stato possibile sapere fino ad oggi, in mancanza d’informazione ufficiale, che nonostante le richieste non viene fornita, la dichiarazione finale potrebbe contener affermazioni ambigue e rischiose per “quanto riguarda l’aborto e il diritto naturale”. Nel riconoscere i molteplici e vani tentativi, sia da parte dell’arcivescovato sia da parte di altre istituzioni, per conoscere i documenti, mons. Sáenz Lacalle ha rivolto un accorato “invito al governo del Presidente Antonio Saca”, anfitrione dei 24 Capi di stato e di governo che si riuniranno nella capitale salvadoregna, affinché “a breve scadenza siano pubblicati tutti i documenti del vertice”. Di fronte al fatto che alle numerose richieste per conoscere questi testi la risposta sia sempre la stessa, e cioè, consultare la homepage del summit, ove ovviamente non esiste nessuna informazione sulla dichiarazione finale, l’arcivescovo si domanda: “Come mai non si desidera diffondere questi accordi? Cosa si vorrebbe occultare?”. Tutta questa ingiustificata riluttanza secondo mons. Fernando Sáenz Lacalle non fa altro che alimentare delle indiscrezioni e notizie che difficilmente possono essere verificate. “Non abbiamo nessun riscontro certo, ma conosciamo delle informazioni che se fossero vere giustificano le nostre preoccupazioni. Ci chiediamo: quali sono i testi che saranno firmati a nome di tutti i salvadoregni? I cittadini hanno diritto a saperlo”, conclude l’arcivescovo di San Salvador. I Capi di stato e di governo di 20 nazioni iberoamericane, più i governanti spagnoli e portoghesi, sono chiamati a discutere sul grande tema della gioventù e a confrontare questa realtà, fortemente maggioritaria sia dal punto di vista demografico sia da quello socio-culturale, con le prospettive della crescita e dello sviluppo, proprio nel momento in cui la crisi finanziaria mondiale si abbatte sull’economie locali provocando i primi effetti negative: il calo delle rimesse degli immigranti e la disdetta di molti ordinativi nel campo manifatturiero. E proprio la grande incertezza politica ed economica che questa nuova situazione sta creando nella regione sembra essere alla base della decisione di non si recarsi al vertice, già annunciata da diversi governanti tra cui i Presidenti di Cuba, Raúl Castro, del Venezuela Hugo Chávez e dell’Uruguay, Tabaré Vázquez. (A cura di Luis Badilla)

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    Il cardinale Vallini presiede la Dedicazione della Chiesa romana di San Timoteo

    ◊   “Oggi è più che mai urgente uscire dalle nostre parrocchie per annunciare il Vangelo ai lontani”: è quanto ha detto ieri sera il cardinale vicario Agostino Vallini in occasione della Dedicazione della Chiesa romana di San Timoteo a Casal Palocco. Nel corso del rito le reliquie del Santo, il discepolo prediletto di San Paolo, sono state collocate dal porporato ai piedi dell’altare. Le reliquie, alcune schegge del corpo, sono state donate al parroco di questa comunità, don Lorenzo Vecchiarelli, da mons. Gianfranco De Luca, vescovo di Termoli, nel cui Duomo sono custoditi dal XIII secolo i resti di San Timoteo. Il cardinale vicario, sottolineando la necessità di una nuova evangelizzazione, ha affermato che oggi la Chiesa “non può accontentarsi dei risultati raggiunti, non può mirare a conservare l’esistente, ma deve puntare in alto lontano da ogni mediocrità”. Occorre – ha detto – saper “testimoniare la gioia di essere cristiani. E’ da questa testimonianza concreta, non dalle tante parole, che i lontani sono attratti alla fede. Chi ascolta il nostro annuncio deve poter essere trafitto nel cuore dalla potenza della Parola, tanto da poter dire: Dio è il Signore della mia vita”. “Dovunque c’è un cristiano, nonostante le sue debolezze e i suoi limiti – ha aggiunto – si deve rendere visibile la potenza dell’amore di Dio”. Significa mostrare il “mistero di Dio, laddove ‘mistero’ non vuol dire qualcosa che non si capisce, ma Dio che opera cose grandi per amore”. Il cardinale Vallini ha voluto incontrare anche il consiglio pastorale affrontando in particolare le tematiche dei giovani e delle famiglie. Riguardo ai divorziati risposati ha riaffermato con forza l’urgenza di mostrare loro la vicinanza e l’affetto di tutta la comunità: “appartengono a tutti gli effetti alla Chiesa, nonostante l’impossibilità di accedere alla Comunione. Dobbiamo ricordare la distinzione di Giovanni XXIII tra l’errore e l’errante: l’errore non è condivisibile, ma l’errante va sempre accolto e amato”. (A cura di Sergio Centofanti)

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    Spagna: il piano pastorale dell’arcidiocesi di Madrid per i prossimi tre anni centrato sulla famiglia

    ◊   Sabato scorso la cattedrale dell’Almudena ha accolto la solenne Eucaristia di presentazione del piano pastorale dell’arcidiocesi di Madrid per i prossimi tre anni, avente per tema “La famiglia vive. Con Cristo è possibile”. La Santa Messa - riferisce l'agenzia Fides - è stata presieduta dal cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Mª Rouco Varela e ha visto la partecipazione di numerosi sacerdoti e fedeli delle parrocchie e dei movimenti apostolici della diocesi, soprattutto coloro che operano nell’ambito della pastorale familiare, nonché dei membri dei diversi istituti di vita consacrata. L’obiettivo generale del piano pastorale per quest’anno è “aiutare le famiglie ad essere ciò che sono chiamate ad essere secondo il piano di Dio”. I prossimi anni si lavorerà su “La famiglia come Chiesa domestica” (2009-2010) e su “La famiglia, speranza della società” (2010-2011). Durante l’omelia, il cardinale Rouco Varela ha sottolineato che è importante prendere coscienza di quanto accade nel mondo riguardo alla famiglia: “È grave, critico e ci coinvolge tutti”. Secondo il porporato “la radice della crisi, è rappresentata dalla crisi della fede”, per cui l’obiettivo dell’arcidiocesi sarà “ritornare a trasmettere la Fede in Gesù Cristo e richiamare l’attenzione intorno alla famiglia, comprendendo perché la famiglia rappresenta la strada umana più importante ed imprescindibile per conoscere Cristo e la sua Legge nel cammino per il mondo”. “È di somma urgenza ricordare che la famiglia è fonte di vita e di speranza per l’umanità” ha aggiunto l’arcivescovo di Madrid. Il cardinale ha inoltre scritto una Lettera Pastorale intitolata “La famiglia: vita e speranza per l’umanità” che servirà come base per il lavoro di questi tre anni. Nel testo viene affermato che l’istituzione familiare si sente esposta “al pubblico disprezzo, agli annunci di una sua imminente scomparsa e, in ultimo, ad evidenti attacchi alla sua natura e stabilità”. Per cui, “è arrivata l’ora di proporre un piano integrale di pastorale familiare per l’arcidiocesi, che sia capace di potenziare con nuovo impeto la coscienza dell’essere e della missione cristiana delle famiglie”. (R.P.)

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    Raccolti in una pubblicazione i pareri dei vescovi europei su scienza ed etica

    ◊   “Scienza ed etica” è il titolo della pubblicazione che raccoglie 16 pareri elaborati nell’ultimo anno dal Gruppo di Riflessione Bioetica della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE). Il testo, annunciato dal segretariato della Commissione, ha l’obiettivo di risvegliare “l’interesse per le questioni bioetiche” e promuovere “un clima favorevole al dialogo tra Chiesa, mondo politico, scientifico ed economico”. Gli studi del Gruppo spaziano dagli “aspetti etici della donazione degli organi” alle “questioni etico-antropologiche legate alla creazione di organismi ibridi uomo-animale”, si legge in una nota di cui riferisce l’agenzia Zenit; dalle “questioni sollevate dalla nanomedicina e dalla brevettabilità delle cellule staminali umane”. “I temi bioetici svolgono un ruolo sempre più importante nei diversi ambiti della politica europea”, afferma il segretariato COMECE, citando la controversia legata alla “promozione della clonazione e l’utilizzo delle cellule staminali da embrione umano per la ricerca scientifica, che si è avvalsa del programma quadro di ricerca europeo”. Anche in merito alla proposta di direttiva in materia di donazione d’organi destinati al trapianto, osserva, “non mancano questioni etiche fondamentali, in particolare la libera volontà dei donatori e il principio di non commercializzazione del corpo umano e delle sue parti”. Proprio in vista del significato delle questioni bioetiche per la politica europea, la COMECE ha avviato nel 1996 il Gruppo di Riflessione Bioetica, che ha lo scopo di “esaminare le questioni bioetiche studiando le loro implicazioni per l'Unione Europea e le sue istituzioni e allo stesso tempo informare i Vescovi della COMECE e le loro Conferenze Episcopali su questi temi”. (V.V.)

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    Terminato il XII Congresso dell’Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo

    ◊   In attesa di contemplare il Volto di Cristo – che in ogni tempo l’uomo iconizza nelle tante forme dell’arte e nei linguaggi della cultura – il fedele predispone il proprio “volto” perché la contemplazione di Dio “faccia a faccia” sia il termine ultimo di un cammino caratterizzato dal riconoscere l’immagine di Dio nel volto dei fratelli. A questo invitano le Beatitudini. Beati noi se siamo capaci di raccogliere questa sfida nel cui esito positivo si gioca la beata eternità di ciascuno. Può essere questa la sintesi delle due giornate dense di ben 23 interventi sul tema del Congresso svoltosi sabato scorso e nella giornata di ieri presso la Pontificia Università Urbaniana, inaugurato e presenziato dal cardinale Fiorenzo Angelini che fu il promotore dell’iniziativa nel 1997. Il Congresso ha visto avvicendarsi al banco degli oratori teologi, liturgisti, moralisti, biblisti come l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, e pure personalità del mondo laico come il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, e lo scrittore napoletano Erri De Luca. In sostanza è stato detto che, nel mondo, principale responsabile delle Beatitudini è la Chiesa. Senza ridursi a una “agenzia di moralità e di riscatto sociale” in conflitto o in competizione o in irenismo con altri progetti sociali, senza ritirarsi in una predicazione rassegnata e complice che rimanda all’al di là ogni consolazione promessa, la Chiesa deve hic et nunc percorrere l’unica via veramente missionaria: quella che conduce Gesù Cristo ad ogni uomo oppresso, e quest’uomo a Gesù Cristo. Il Vangelo delle Beatitudini è sempre una sfida, in modo particolare nel nostro mondo di violenza e di contro-violenza, d’oppressione sia della destra che della sinistra, in questo mondo globalizzato di ricchi sempre più ricchi e di poveri sempre più poveri. Annunciare il Vangelo delle Beatitudini in parole ed opere, è un dovere irrinunciabile della Chiesa in missione. (A cura di Giovanni Peduto)

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    La croce di suor Leonella Sgorbati uccisa a Mogadiscio, al memoriale dei testimoni della fede

    ◊   La croce di suor Leonella Sgorbati, uccisa due anni fa a Mogadiscio, in Somalia, è entrata questa domenica nella basilica di San Bartolomeo all'Isola, a Roma, luogo memoriale dei testimoni della fede del XX e XXI secolo. La religiosa, 66enne missionaria della Consolata, fu assassinata il 17 settembre 2006 subito dopo aver terminato la lezione alla Scuola infermieri che aveva fondato presso l'ospedale di Mogadiscio. Venne raggiunta per strada da sette proiettili sparati da una banda armata. Con lei fu colpito anche Mohamed Mahamud, la sua guardia del corpo, musulmano e padre di quattro figli. Le ultime parole di suor Leonella furono: “Perdono, perdono, perdono”. L'ingresso della croce della religiosa, esposta insieme a tante altre reliquie dei testimoni del secolo scorso nella chiesa romana affidata alla cura della Comunità di Sant'Egidio - riferisce l'agenzia Zenit - è stato accompagnato da una celebrazione eucaristica alla quale hanno partecipato, tra gli altri, la superiora generale delle Suore Missionarie della Consolata, suor Gabriella Bono, con tutto il Consiglio generale, la responsabile regionale del Kenya, suor Jacinta Theuri, che ha conosciuto personalmente suor Leonella, e un gruppo di giovani suore del Kenya di cui lei stessa aveva curato la formazione. (R.P.)

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    Sabato a Brescia la cerimonia di consegna del Nobel Missionario

    ◊   Un missionario che in Burundi ha lavorato per il bene comune e l’unità a dispetto della guerra civile; una suora dapprima impegnata nella promozione della donna e dei poveri in Malawi e poi in Kenya; due instancabili medici di un ospedale missionario in Zambia: sono i missionari religiosi e laici cui è stato assegnato quest’anno il premio “Cuore Amico”, alla sua 18.ma edizione, che sarà consegnato a Brescia sabato prossimo, come sempre alla vigilia della Giornata missionaria mondiale. Il premio, rende noto l’agenzia Misna, conosciuto anche come “Nobel Missionario”, è stato istituto da don Mario Pasini, è assegnato dall’omonima associazione “Cuore Amico” e sostiene in modo diretto i progetti in terra di missione. Tra i selezionati dalla commissione dell’associazione quest’anno, c’è padre Bruno Ghiotto, missionario saveriano da quattro decenni in Burundi, rimasto nel Paese anche nei momenti più difficili della guerra civile. Premiata anche suor Lucia Armanni dell’Istituto delle Suore Sacramentine, che negli anni ’80 ha lavorato nei villaggi più sperduti del Malawi e poi, dal 1992, in Kenya ha realizzato una grande scuola materna, divenuta subito un modello per altre scuole. Suor Lucia ha anche svolto un ruolo attivo di aiuto e difesa dei più deboli durante le violenze scoppiate in seguito alle contestate consultazioni politiche dello scorso dicembre. Il chirurgo Paolo Marelli e il medico anestesista Elisa Facelli sono i missionari laici inviati in Zambia della diocesi di Milano, che si sono succeduti alla direzione dell’ospedale missionario “Mtendere” (pace) a Chirundu, divenuto punto di riferimento fondamentale, anche per il progetto di telemedicina, in un Paese con scarse risorse destinate alla sanità. (V.V.)

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    Al Festival CinemAmbiente di Torino, diritti umani, Tibet e Sudan

    ◊   Saranno Tibet e Sudan al centro della terza edizione del Festival CinemAmbiente che, in collaborazione con la Sezione Italiana di Amnesty International, si apre a Torino il 16 ottobre (fino al 21) presentando anche una sezione dedicata ai diritti umani, attraverso le immagini di film e le voci di testimoni. Tema della sezione, il 60.mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. “A distanza di 60 anni uno scarto drammatico separa le promesse iniziali dall’attuale comportamento dei governi – spiegano gli organizzatori al Sir -: sono molti i Paesi che violano sistematicamente i diritti umani sanciti nella Dichiarazione universale e tradiscono gli ideali che l’hanno ispirata”. Nel preoccupante panorama di violazioni, guerre dimenticate e crisi umanitarie, la selezione dei documentari e incontri ha scelto due aree emblematiche del mondo, il Tibet e il Sudan, a cui si collegano temi scottanti quali la tortura e l’uso dei bambini soldato. Oltre alle proiezioni, il 18 ottobre è in programma una tavola rotonda su “la Dichiarazione universale e le promesse infrante” cui partecipano, tra gli altri, Palden Gyatso, monaco tibetano detenuto per oltre 30 anni nelle carceri cinesi e adottato da Amnesty come prigioniero di coscienza, ed Evans Maendeh ex bambino soldato sudanese, autore del libro Child Soldier. (V.V.)

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    Spettacolo di solidarietà a Madrid per i bambini vittime di guerre e disastri naturali

    ◊   Il teatro a servizio dei più indifesi. È quello che accadrà stasera al Teatro Häagen-Dazs Calderón di Madrid, dove si terrà un galà di solidarietà con la rappresentazione de “Il giro del mondo di Willy Fog. Il musical”. Lo spettacolo, destinato ad un pubblico di famiglie, si ispira all’omonima e famosa serie di cartoni animati. I fondi raccolti saranno devoluti all’ONG “Messaggeri di pace”, fondata nel 1963 da padre Angelo García. La ONG, a sua volta, destinerà i soldi raccolti durante il galà per il mantenimento della "Casa della pace", un centro che ha aperto recentemente per accogliere bambini vittime di conflitti e disastri naturali mentre risiedono a Madrid per ricevere il trattamento medico necessario per curare le loro ferite o malattie. Anche una parte dei ricavati delle successive rappresentazioni del musical saranno devolute all’ONG “Messaggeri di pace”, che opera in Spagna ed in altri 37 paesi del mondo, sviluppando attività sociali centrate sulla protezione dell'infanzia, l'attenzione agli anziani e ai disabili fisici e psichici, donne vittime di violenza domestica. Inoltre, si legge in una nota del Sir, promuove programmi di cooperazione a medio e lungo termine e interviene in aiuto dei Paesi in difficoltà per i disastri naturali. (V.V.)

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    Il 24 ottobre a Rimini, gara di latino riservata a seminaristi tra i 18 ed i 22 anni

    ◊   Si svolgerà il 24 ottobre a Rimini la gara di latino per il premio “Ludus Hadriaticus”. Sono ammessi anche i seminaristi in età compresa fra i 18 e i 22 anni. Il concorso è sostenuto dal liceo classico “Giulio Cesare” di Rimini, in memoria del concittadino mons. Guglielmo Zannoni, primo latinista della Santa Sede per oltre 20 anni. La gara – rende noto l’agenzia Zenit – consiste nella traduzione in italiano di un brano di latino classico, scelto da un’apposita giuria. Don Romano Nicolini, tra i promotori del concorso, sottolinea che “la lingua latina è poco parlata, ma ciò non significa che sia senza una eminente capacità di servizio”. “Anche Dante – ha aggiunto – è morto e con lui alcuni suoi vocaboli, ma nessuno avrà il coraggio di dire che Dante non ha più nulla da dire all’uomo d’oggi. Il latino e il greco – ha concluso il sacerdote – sono alla base della nostra civiltà; se vogliamo che il contributo dato dall'Italia all’Occidente, non vada perduto a favore di altre civiltà e religioni, dobbiamo salvaguardare la nostra identità”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Borse internazionali in rialzo dopo il varo del piano europeo anticrisi

    ◊   Resta con il fiato sospeso la comunità internazionale per l’andamento della crisi finanziaria globale e i possibili risvolti per le economie reali dei Paesi colpiti e gli effetti sulle popolazioni più povere nel mondo. Segni positivi dal mercato azionario. Il servizio di Roberta Gisotti:

    I Paesi europei ritrovano l’unità per far fronte alla crisi finanziaria mondiale; una corsa contro il tempo, se il Fondo Monetario Internazionale paventa un “collasso globale”. E’ buona però la risposta stamane delle Borse europee, sulla spinta anche del rialzo nella notte delle Borse asiatiche. Salgono in media del 6 per cento gli indici borsistici del Vecchio Continente mentre i mercati asiatici – assente Tokyo chiusa per festività – hanno guadagnato mediamente 4 punti percentuali, con +10,2 di Hong Kong e +5,55 di Sydney, ed ancora Dubai ha chiuso a +10,5 e Abu Dhabu a +6,9.

     
    Ma cosa prevede il Piano anticrisi varato ieri a Parigi dai 15 leader dell’Eurogruppo? Azioni coordinate e concertate per difendere la solidità del sistema bancario e garantire che la crisi di liquidità non soffochi l'economia reale. Misure limitate nel tempo e nell’importo secondo le necessità da Paese a Paese, da caso a caso, nel rispetto – è scritto nella dichiarazione finale del vertice – degli interessi dei contribuenti. “Non è un regalo ai banchieri” – ha chiarito stamane in un’intervista il presidente lussemburghese dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker: “le banche che assisteremo – ha detto - dovranno pagare”. “Vogliamo ridare alle banche – ha aggiunto il presidente francese Nicolas Sarkozy, presidente di turno dell’UE – la capacità di concedere prestiti”. Soddisfatti anche il presidente della Banca centrale europea (BCE) Jean-Claude Trichet e il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso.

     
    Ma quanto costerà ai governi UE questo salvataggio ad un sistema bancario ‘moribondo’? Si saprà al prossimo vertice dell’UE, mercoledì e giovedì prossimi, quando gli altri partner dell’Unione saranno chiamati ad aderire al Piano d’emergenza. Intanto, la Gran Bretagna ricapitalizza tre banche: “Royal Bank of Scotland”, “Hbos” e “Lloyds Tsb” con 37 miliardi di sterline. L’annuncio oggi dal Tesoro britannico, a patto che i tre Istituti non paghino ai dirigenti super bonus in contanti. La quarta Banca in difficoltà la “Barclays” ha deciso di non ricorrere all’aiuto statale e di offrire al mercato azioni per 6,5 miliardi di sterline. Il premier spagnolo José Zapatero ha invece annunciato prestiti interbancari fino ad un massimo di 100 miliardi di euro.

     
    Oltre Oceano, si attende ora con ansia l’apertura a New York di Wall Street, e l’importante discorso sul Piano economico varato dal Congresso, annunciato dal candidato democratico Barack Obama. Intanto a Washington, è giunto stanotte il premier italiano Silvio Berlusconi, per incontrare il presidente George W.Bush e parlare della crisi finanziaria; una crisi che tanto più minaccia – ha ammonito il presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick - i Paesi emergenti, già alle prese con il caro energia e l'impennata dei prezzi alimentari. Dall’inizio dell'anno si contano nel Pianeta 100 milioni di poveri in più.

    Cina: riforma agraria
    Il Partito comunista cinese, a conclusione di una riunione del proprio Comitato centrale, ha approvato ieri a Pechino una riforma che permetterà di fatto ai contadini di ''trasferire con vari strumenti i contratti di gestione della terra'', come anticipato qualche giorno fa dal presidente cinese, Hu Jintao. Secondo quanto riportato dalla stampa asiatica, i lavoratori agricoli potranno usare la terra che coltivano come se fosse di loro proprietà, ma - in base alla legge cinese - nelle zone rurali tale proprietà rimarrà comunque ''collettiva''. Sulla riforma del settore agricolo cinese, ascoltiamo Fernando Mezzetti, autore di diversi libri sulla trasformazione della Cina, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – La rifroma consiste nel fatto che lo Stato regolarizza una situazione in atto dal 1978, da quando avviarono le riforme. Il primo atto fu smantellare le comuni del popolo che si erano rivelate insufficienti e dare la terra ai contadini dicendo: coltivate quello che volete, purché ci paghiate un canone annuo in prodotti. La situazione si è poi aggravata perché con le riforme sono stati inizialmente tutti vincitori, poi ci sono stati vincitori e vinti e i contadini sono rimasti indietro rispetto alle città, rispetto ai centri urbani. Quindi, questa decisione regolarizza una situazione in atto da tempo. Viene ceduta non la terra, ma l’uso della terra, trasmissibile in senso ereditario e commerciabile, cioè vendibile.

     
    D. – Con la riforma, comunque, i contadini non avranno formalmente la proprietà privata della terra, vietata dalla Costituzione. Ma quali cambiamenti ci saranno?

     
    R. – Immediati nel senso che, per esempio, se uno ha acquistato l’uso del terreno dal vicino o da un altro, adesso avrà la configurazione giuridica con la quale potrà chiedere prestiti alle banche, perché l’altra decisione che è stata presa è di stimolare i crediti all’agricoltura.

     
    D. – Il nuovo corso varato a Pechino arriva in un momento in cui la Cina, a causa della crisi finanziaria internazionale, ha urgente necessità di aumentare il consumo interno …

     
    R. – Nella situazione di contrazione delle esportazioni che la Cina prevede, data la recessione negli Stati Uniti, che sono il loro maggior mercato, e in Europa – altro importante mercato – la Cina svilupperà i consumi interni, e i consumi interni da sviluppare sono quelli dei contadini, che sono 700 milioni di persone.

    Elezioni Lituania
    Elezioni legislative ieri in Lituania: ha vinto il Partito conservatore guidato da Andrius Kubilius, che difficilmente potrà governare senza stringere alleanze con altri partiti, fra i 16 in lizza, che hanno superato lo sbarramento del 5 per cento. Kubilius, 51 anni, è già stato nel 2000 primo ministro del suo Paese. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

    Il prossimo parlamento lituano sarà più frammentato di quello precedente. Questo il responso delle urne di ieri. Il partito conservatore “Unione della Patria” dell’ex premier Kubilius ha ottenuto al proporzionale il 18,5 delle preferenze. Seguono distanziati il partito “Resurrezione”, pieno di stelle della tivù, fondato da un regista di reality-show con il 15%, quindi “Ordine e giustizia” dell’ex presidente Paskas, costretto alle dimissioni da un impeachment nel 2004 con il 13%. Soltanto quarti i social-democratici, al governo dal 2001, che pagano il rallentamento dell’economia e l’aumento dell’inflazione con il 12%. 70 seggi sono assegnati col sistema proporzionale, mentre gli altri 71 con quello maggioritario a doppio turno, che si svolgerà tra due settimane. Contemporaneamente alle parlamentari si è svolto un referendum per il mantenimento in funzione della centrale atomica di Ignalina, dello stesso tipo di quella di Cernobyl. Nel 2004, con l’adesione all’Unione europea, Vilnius si era impegnata a chiuderla entro il 2009, ma l’impianto continua a fornire il 70% dell’energia elettrica al Paese baltico. Dai dati della Commissione elettorale questa consultazione non ha raggiunto il quorum necessario per essere considerata valida.
     
    Austria: nuovo leader per l’estrema destra
    Nominato il successore di Joerg Haider alla guida dell’Alleanza per il futuro dell’Austria. E’ Stefan Petzner, 27 anni, dal 2004 portavoce del leader dell’'estrema destra morto – ricordiamo - nella notte tra venerdì e sabato in un incidente stradale.

    Elezioni locali in Russia: plebiscito per Abramovich nella Ciukota
    Voto plebiscitario per il magnate russo Roman Abramovich, che ha ottenuto ieri il 96,99% nelle elezioni per la Duma – il Parlamento - della Ciukotka, regione dell'estremo oriente russo di cui è stato governatore per 8 anni, fino allo scorso luglio. Abramovich, secondo uomo più ricco della Russia, ha fatto la fortuna della sperduta Ciukotka, un tempo la più disastrata delle province russe, investendovi cifre ingenti per risollevarne l'economia. La Ciukotka è una delle cinque delle 85 regioni russe dove ieri si sono tenute elezioni locali, largamente dominate dal partito "Russia Unita" guidato dal premier Vladimir Putin, con percentuali dal 50 ad oltre l’80 per cento dei voti.

    Afghanistan
    Permane critica la situazione in Afghanistan. In una serie di attacchi fra ieri ed oggi sono stati uccisi 14 militanti talebani e 8 civili per mano di truppe afgane e internazionali.

    Repubblica democratica del Congo
    L’Unione Africana (UA) ha confermato l’intenzione di entrare a pieno titolo nella crisi del Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, per svolgere un ruolo di mediazione. È stata, infatti, annunciata la prossima nomina di un rappresentante dell’UA a Goma, capoluogo del Nord Kivu. Parlando coi giornalisti al termine della sua visita ufficiale, il presidente della Commissione dell’UA, Jean Ping, ha definito la situazione nell’est del Congo preoccupante “dal momento che potrebbe degenerare, minacciando la pace e la sicurezza della regione dei Grandi Laghi e più in generale di tutto il continente”.(Panoramica internazionale a cura di Roberta Gisotti)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 287

     
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