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Sommario del 12/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • All'Angelus, appello di Benedetto XVI per la fine delle violenze anticristiane in India e in Iraq e per la pace nel nord Kivu. Canonizzati dal Papa quattro nuovi Santi
  • Le sfide della modernità - tra globalizzazione e secolarismo - al centro dei lavori sinodali di ieri pomeriggio, in Vaticano. La riflessione di mons. Rino Fisichella
  • Oggi in Primo Piano

  • L'Afghanistan lontano dalla normalizzazione interna, mentre la guerriglia talebana rafforza le posizioni. L'analisi di Alberto Negri
  • Tutti insieme nel nome di San Paolo: mons. Padovese sottolinea il valore ecumenico dell’incontro dei capi delle Chiese ortodosse conclusosi ad Istanbul
  • In Italia, la Giornata nazionale delle vittime sul lavoro alla presenza del ministro del Lavoro, Sacconi. Intervista con Pietro Mercandelli
  • Successo della rivista “Paulus”, iniziativa editoriale nata con l’Anno Paolino per approfondire la conoscenza dell’Apostolo delle Genti. Intervista col direttore, don Primo Gironi
  • Si inaugura questa sera il Festival internazionale di Musica e Arte Sacra. Domani pomeriggio, il concerto dei Wiener Philharmoniker alla presenza del Papa
  • Chiesa e Società

  • In Iraq continuano le persecuzioni contro la Chiesa locale. Quasi mille famiglie hanno lasciato la città di Mosul. Il governo invia soldati a protezione
  • Dopo gli omicidi di due universitari, la Chiesa venezuelana fa appello alle autorità affinché garantiscano sicurezza ai cittadini
  • L'arcivescovo di Managua, mons. Brenes, invita la popolazione del Nicaragua a votare il 9 novembre con “prudenza e saggezza”
  • Appello di un missionario nella Repubblica Democratica del Congo: non dimentichiamo gli sfollati del nord Kivu
  • La difesa della vita al centro degli interventi di numerosi presuli americani, in vista delle prossime elezioni presidenziali statunitensi
  • A Roma la "Marcia della memoria", a 65 anni dalla deportazione degli ebrei romani nei campi di concentramento
  • Convegno islamo-cristiano a Castel Gandolfo, presente la presidente del Movimento dei Focolari, Maria Emmaus Voce
  • Si inaugurano martedì prossimo i nuovi locali di accoglienza per sfollati nel Centro dei Gesuiti "Pedro Arrupe" di Roma,
  • Domani primo giorno di lezioni per gli studenti dell’istituto universitario “Sophia” fondato da Chiara Lubich
  • Stazionarie le condizioni di Eluana Englaro, colpita da una emorragia. Il cardinale Tettamanzi: rispettare la sua vicenda con più silenzio
  • 24 Ore nel Mondo

  • Dopo il piano del G7, al Vertice di Parigi l'Europa cerca una risposta comune alla crisi finanziaria
  • Il Papa e la Santa Sede



    All'Angelus, appello di Benedetto XVI per la fine delle violenze anticristiane in India e in Iraq e per la pace nel nord Kivu. Canonizzati dal Papa quattro nuovi Santi

    ◊   Una donna di “eccezionale” statura spirituale che con il suo esempio può essere di conforto ai cristiani dell’India che vivono “un difficile momento”. Davanti alla folla strabocchevole di Piazza San Pietro, circa 40 mila persone, radunatasi per la Messa solenne di questa mattina, Benedetto XVI ha preso spunto dalla canonizzazione della prima Santa indiana per levare all’Angelus un appello di rinuncia alla violenza contro la Chiesa indiana e di ritorno alla pace: appello poi esteso poi all’Iraq e al conflitto nel nord Kivu. E’ terminata così la lunga celebrazione che ha visto il Papa proclamare quattro nuovi Santi. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:

    E’ all’Angelus che quanto espresso in precedenza tocca il suo culmine sulla labbra e nel cuore del Papa: pace per i cristiani perseguitati nel mondo, in India, in Iraq. Pace per le popolazioni africane del nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Gli esempi proposti da Benedetto XVI attraverso le figure dei quattro Santi canonizzati poco prima confluiscono, al termine della Messa, in un'unica richiesta di non violenza e di collaborazione a costruire la civiltà dell’amore. Una richiesta ispirata anzitutto alle virtù della prima Santa dell’India, Alfonsa dell’Immacolata Concezione:

     
    As the Christian faithful…
    Come i fedeli cristiani in India, rendo grazie a Dio per la loro prima figlia presentata alla pubblica venerazione e desidero assicurare loro le mie preghiere in questo difficile momento. Raccomandando alla cura provvidenziale di Dio Onnipotente coloro che lottano per la pace e la riconciliazione, esorto i fautori della violenza a rinunciare a questi atti e a unirsi ai loro fratelli e sorelle per lavorare insieme alla costruzione di una civiltà dell'amore”.

     
    (canto)

     
    In precedenza, era stato il brano evangelico di questa domenica - il banchetto imbandito da Dio ma disertato dagli uomini “attratti da altri interessi” - a offrire a Benedetto XVI la cornice nella quale inquadrare le esistenze dei quattro nuovi canonizzati, vissute a servizio della Chiesa dall’Asia all’America Latina. E davvero Piazza San Pietro si è trasformata per alcune ore in un piccolo planisfero, sotto l’insolito sole caldo e luminoso di questo tratto d’autunno, con decine di migliaia di fedeli, vescovi, sacerdoti e religiose provenienti da diocesi lontanissime fra loro. Punto d’incontro, l’altare sul quale il Papa ha canonizzato, oltre ad Alfonsa dell’Immacolata Concezione, il sacerdote napoletano, Gaetano Errico, la fondatrice Maria Bernarda Bütler - svizzera di nascita ma apostola in Ecuador e Colombia - e la laica ecuadoriana, Narcisa di Gesù Martillo y Moran. Le loro storie sono risuonate all’inizio della solenne concelebrazione per essere poi riprese all’omelia da Benedetto XVI. La parabola del banchetto nuziale contenuta nel Vangelo, ha osservato il Papa, “ci fa riflettere sulla risposta umana”. Dio invita tutti, ma tranne i diseredati del mondo, in molti disdegnano l’invito:

     
    “Alla generosità di Dio deve però rispondere la libera adesione dell’uomo. E’ proprio questo il cammino generoso che hanno percorso anche coloro che oggi veneriamo come santi. Nel battesimo essi hanno ricevuto l’abito nuziale della grazia divina, lo hanno conservato puro o lo hanno purificato e reso splendido nel corso della vita mediante i Sacramenti. Ora prendono parte al banchetto nuziale del Cielo”.

     
    Ognuno dei quattro nuovi Santi vi prese parte in epoche e in situazioni diverse. La Santa indiana, Alfonsa dell’Immacolata Concezione, prima difendendo la propria scelta di consacrarsi a Dio e poi patendo in suo amore e fra le sue consorelle la malattia che le minò gravemente la salute:

     
    This exceptional woman…
    Questa donna eccezionale, che oggi è offerta al popolo indiano come prima Santa canonizzata, era convinta che la sua croce fosse il vero mezzo per raggiungere il banchetto celeste preparato per lei dal Padre. Accettando l'invito a nozze, e adornando se stessa con la veste della grazia di Dio attraverso la preghiera e la penitenza, ha conformato la sua vita a Cristo e ora gode nel ‘banchetto di grasse vivande e di vini eccellenti’ del regno celeste”.

     
    In Maria Bernarda Bütler, “ricordata e amata soprattutto in Colombia”, dove fece approdare il suo Istituto delle Suore Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice, spicca - ha notato Benedetto XVI - l’amore che nutrì verso l’Eucaristia e la Parola di Dio:

     
    Esta es la fuente y el pilar...
    Questa è la fonte e il pilastro della spiritualità di questa nuova Santa, così come il suo slancio missionario che la portò a lasciare la sua patria natale, la Svizzera, per aprire altri orizzonti di evangelizzazione in Ecuador e in Colombia. Tra le gravi difficoltà che dovette affrontare, tra cui l'esilio, portò impressa nel suo cuore l’esclamazione del Salmo che abbiamo ascoltato oggi: ‘Anche se camminassi per una valle oscura, non temerei alcun male perché Tu sei con me’".

     
    Sempre in Ecuador, 50 anni prima dell’arrivo di Maria Bernarda Bütler, una giovane laica, dotata di una fede bruciante, si era spenta a 37 anni dopo aver condotto una vita mirata, ha affermato il Papa, all’obiettivo della “perfezione cristiana”:

     
    En su amor apasionado a Jesús...
    Nel suo appassionato amore per Gesù, che la spinse a intraprendere un intenso cammino di preghiera e di mortificazione, e a identificarsi una volta di più con il mistero della Croce, ci offre una testimonianza affascinante e un esempio nitido di una vita interamente dedicata a Dio e ai fratelli”.

    Gaetano Errico, il sacerdote italiano vissuto nell’Ottocento nel quartiere napoletano di Secondigliano, fu un uomo di misericordia, perché insegnò alla gente che Dio perdona l’uomo che sbaglia. E lo insegnò, ha detto il Pontefice, attraverso quel ministero della Riconciliazione che, ha ribadito il Pontefice, “è sempre attuale”:

     
    “Ad esso il sacerdote Gaetano Errico, fondatore della Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, si è dedicato con diligenza, assiduità e pazienza, senza mai rifiutarsi né risparmiarsi. Egli si inscrive così tra le figure straordinarie di presbiteri che, instancabili, hanno fatto del confessionale il luogo per dispensare la misericordia di Dio, aiutando gli uomini a ritrovare se stessi, a lottare contro il peccato e a progredire nel cammino della vita spirituale”.

     
    Poi, gli appelli in sequenza all’Angelus. Dopo quello rivolto all’India, e i saluti in cinque lingue ai presenti, Benedetto XVI ha parlato così ai fedeli napoletani che ora venerano da Santo Gaetano Errico:

     
    “Mi piace sottolineare, in questo mese di ottobre, il loro attaccamento alla preghiera del Rosario, quale mezzo di quotidiana unione con Gesù, quale fonte di ispirazione e di conforto, quale strumento di intercessione per le necessità della Chiesa secondo le intenzioni del Papa. A questo proposito, vi invito a pregare per la riconciliazione e la pace in alcune situazioni che provocano allarme e grande sofferenza: penso alle popolazioni del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, e penso alle violenze contro i cristiani in Iraq e in India, che ricordo quotidianamente al Signore”.

     
    (canto)

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    Le sfide della modernità - tra globalizzazione e secolarismo - al centro dei lavori sinodali di ieri pomeriggio, in Vaticano. La riflessione di mons. Rino Fisichella

    ◊   La globalizzazione, i rischi del secolarismo, la sfida delle moderne tecnologie per annunciare il Vangelo: il Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio ha concluso ieri pomeriggio la sua prima settimana di lavori, riflettendo su questi temi. In primo piano, anche i problemi della povertà e dell’emarginazione nel mondo. Il servizio di Isabella Piro:

    La globalizzazione riduce il mondo ad un piccolo villaggio, in cui sembrano prevalere violenza e terrorismo. Il secolarismo rischia di far coincidere l’etica con le richieste collettive e di convincere l’uomo del fatto che non occorre rivolgersi a Dio per spiegare il senso della vita. I giovani sono frustrati nei sogni e disincantati nella fede. È una fotografia amara della società quella scattata dai Padri sinodali. Un’immagine però - è stato detto - che può cambiare grazie alla Parola di Dio, che crea la civiltà del bene e dell’amore e che dà un codice di vita all’uomo moderno. Annunciare la Buona Novella, allora - è emerso in Aula - è il modo per salvare il mondo e per accendere i cuori della gente. E per diffondere la bellezza del Verbo Divino, il Sinodo guarda anche alle tecnologie moderne ed informatiche, utili soprattutto per accostarsi ai giovani.

     
    Centrale, poi, tra i temi esaminati dai padri sinodali, quello della povertà e dell’emarginazione nel mondo. La Chiesa deve reagire alla cause strutturali di queste piaghe - si è detto in Assemblea - per portare le popolazioni alla liberazione, guidati dalla Parola di Dio. Toccata, inoltre, la questione dell’evangelizzazione in alcuni Paesi dell’America Latina, in cui le culture indigene hanno camminato per lungo tempo parallelamente al cammino evangelico. Con risultati già evidenziati dalla Conferenza di Aparecida: molti battezzati e pochi evangelizzati.

     
    Infine, l’invito lanciato dai partecipanti al Sinodo affinché i fedeli riscoprano la bellezza di Dio silenzioso, che ci è vicino nell’amore anche quando non parla. E che, come accade il Venerdì Santo, tace per aiutarci a comprendere meglio lo splendore della Risurrezione.
     Sull'andamento dell'assise vaticana, Isabella Piro ha raccolto le impressioni di uno dei padri sinodali, l'arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e rettore della Pontificia Università Lateranense:
     
    R. - Devo dire che è sempre un’esperienza unica quella del Sinodo, perché ci consente non solo di conoscerci fra noi, ma soprattutto di comprendere quelle che sono le diverse situazioni della Chiesa nelle varie parti del mondo. Il centro rimane pur sempre la Parola di Dio, quella Parola che tutti noi vescovi sappiamo e che siamo chiamati a servire e non a dominare, che siamo chiamati ad interpretare autenticamente e, quindi, a poter dare e a poter comunicare al nostro popolo anzitutto il frutto della nostra esperienza di fede.

     
    D. - Da più parti è emerso l’invito a riconsiderare il valore effettivo delle omelie. Un suo parere su questa proposta?

     
    R. - L’omelia è certamente uno dei momenti più importanti nella vita di un vescovo e di un sacerdote, perché è il momento in cui è chiamato ad annunciare direttamente il Vangelo collegandolo con la vita. Sappiamo anche che molti cristiani ascoltano la Parola di Dio soltanto quando vengono alla Messa la domenica e questa è una responsabilità molto grande e che richiede anzitutto la nostra consapevolezza di annunciare una Parola che non è nostra. San Paolo ha una bella espressione perché dice: “Voi avete accolto la Parola che io vi ho annunziato, non come parola di uomini, ma per quello che è veramente, come la Parola di Dio”. Abbiamo, quindi, questa grande responsabilità e davanti a questa responsabilità scopriamo che dobbiamo anzitutto viverla in prima persona, ma dobbiamo però anche comprenderla nella maniera giusta, dobbiamo comprenderla così come il Signore ce l’ha comunicata e come gli apostoli e gli evangelisti l’hanno voluta portare fino a noi.

     
    D. - Come presule italiano, cosa l’ha colpita degli interventi dei presuli degli altri Paesi?

     R. - Abbiamo degli elementi comuni che permettono di verificare come veramente la Chiesa sia una in tutto quanto il mondo. Questa unità, che è data anzitutto dalla stessa esperienza di fede, dalla stessa Parola di Dio che tutti noi condividiamo, è data anche dal sentirci qui insieme con il Papa in un atto del tutto particolare. Il Papa è il Successore di Pietro, è il segno visibile dell’unità di tutti i credenti. Questa è certamente la prima dimensione che emerge.

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    Oggi in Primo Piano



    L'Afghanistan lontano dalla normalizzazione interna, mentre la guerriglia talebana rafforza le posizioni. L'analisi di Alberto Negri

    ◊   Oltre cento talebani sono stati uccisi nel sud dell’Afghanistan in due distinte operazioni condotte delle truppe NATO insieme con l’esercito di Kabul. Ma la situazione sul terreno rischia di sfuggire di mano alle truppe della coalizione internazionale che controllano il territorio, coadiuvando il governo nella lotta contro la guerriglia talebana. L’intelligence americana ha lanciato l’allarme accusando il presidente Karzai - che ieri varato un rimpasto di governo - di non saper fronteggiare la ribellione che, giorno dopo giorno, diventa sempre più minacciosa nei confronti delle istituzioni in carica. Sulla situazione esistente nel Paese, Giancarlo La Vella ha raccolto l’analisi di Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24 Ore:

    R. - Il rischio degli occidentali in Afghanistan è lo stesso che hanno passato gli altri occupanti del Paese nel corso della storia, a partire dal russi alla fine degli anni Settanta e Ottanta, che riversarono in Afghanistan 200 mila soldati soltanto nel tentativo di controllare il sud del Paese. Siamo di fronte ad una guerriglia tenace, una guerriglia che non ha bisogno di vincere delle battaglie, le basta soltanto tenere sotto pressione il nemico. E questo spiega anche perché i talebani del mullah Omar non siano ancora arrivati ad un accordo con il governo centrale di Kharzai. Sanno se non di poter vincere, comunque di non perdere questa guerra.

     
    D. - Perdere il controllo dell’Afghanistan a quale rischio espone per gli equilibri in tutta la regione?

     
    R. - Lo abbiamo visto molto chiaramente: l’Occidente non è riuscito ancora a pacificare il Paese e molto più velocemente, invece, si sta "talebanizzando" il vicino Pakistan, dove nelle zone tribali abbiamo visto quanto sia forte la presenza non solo dei talebani afghani ma ormai anche di talebani pakistani. E’ questo rischio di talebanizzazione e di destabilizzazione del Pakistan a costituire il vero pericolo. Un tempo, il Pakistan era un Paese che influenzava l’Afghanistan e anche l’ascesa dei talebani è stata dovuta all’influenza di Islamabad. Oggi, è l’Afghanistan che condiziona il Pakistan.

     
    D. - Un altro allarme che viene dall’Afghanistan è l’aumento esponenziale delle colture da oppio. Sono tutti introiti che vanno ad alimentare la guerriglia?

     
    R. - La coltura dell’oppio alimenta non soltanto la guerriglia, ma anche i “signori della guerra” che non sono mai andati via dall’Afghanistan: alcuni sono entrati nel governo, altri comunque continuano ad esercitare la loro influenza in varie zone del Paese e dalla coltura dell’oppio hanno comunque sempre tratto grandi utili e profitti.

     
    D. - Si può fare un parallelo con quanto sta avvenendo in Iraq, dove la situazione non è certo facile?

     
    R. - Si può fare un parallelo in questo senso: in Iraq, la grande mossa è stata quella del generale Petraeus di mettere sul libro paga la guerriglia dei sunniti, e in qualche modo la violenza non si è fermata, è ancora pericolosa ma è diminuita di molto, anche se l’obiettivo di consolidare l’Iraq non è stato raggiunto. E’ comunque stato raggiunto l’obiettivo di portare dalla parte del governo e degli americani una quota consistente della guerriglia sunnita. In Afghanistan, questo non è avvenuto, o perlomeno è avvenuto soltanto nel momento iniziale, quando è caduto il regime, nel 2001, e poi, successivamente, nel 2002. Poi, invece, i talebani si sono riorganizzati e addirittura hanno ripreso forza e consistenza e, a questo punto, anche le offerte di negoziato da parte di Kharzai non appaiono loro ancora convincenti.

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    Tutti insieme nel nome di San Paolo: mons. Padovese sottolinea il valore ecumenico dell’incontro dei capi delle Chiese ortodosse conclusosi ad Istanbul

    ◊   Oggi pomeriggio, all’indomani della chiusura ad Istanbul dell’Assemblea dei primati ortodossi, è prevista l’apertura di un “Simposio Paolino”, che proseguirà in altri luoghi legati alla vita e all’opera di San Paolo, come Smirne, Efeso e Antalya, per concludersi nell’isola di Creta. All’incontro dei primati delle Chiese ortodosse nel mondo invitati dal Patriarca ecumenico, Bartolomeo I, hanno partecipato anche rappresentanti cattolici. Tra questi, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, in rappresentanza del Papa, ed il presidente della Conferenza episcopale della Turchia, mons. Luigi Padovese, che al microfono di Amedeo Lomonaco sottolinea come dall’iniziativa dell’Anno Paolino, indetto da Benedetto XVI, siano scaturiti anche passi ecumenici:

    R. - Non è rimasta un’iniziativa ristretta nell’ambito della Chiesa cattolica, ma ha avuto un allargamento che ci fa riconoscere tutti quanti in San Paolo. Questo, senza dubbio, è un passo molto positivo.

     
    D. - Ed è da sottolineare, in particolare, la presenza del Patriarca Alessio II di Mosca, nonostante alcune divergenze avute con il Patriarcato ecumenico…

     
    R. - Le divergenze passano in secondo piano, adesso, rispetto alla venerazione comune per la memoria dell’Apostolo Paolo. E anche questo mi sembra un passo significativo, quasi un miracolo che San Paolo sta facendo. Laddove non riusciamo, tante volte, ad andare avanti con il dialogo, ha forza il richiamo a questi testimoni della fede cristiana, nei quali ci ritroviamo tutti quanti. E il fatto di essere stati invitati con insistenza, mostra l’interesse che anche la Chiesa cattolica partecipi a questa iniziativa. Anche la Chiesa ortodossa ha partecipato all’apertura del nostro Simposio, che abbiamo iniziato a Tarso il 21 giugno di quest’anno. C’è dunque una condivisione delle gioie, nel nome dell’Apostolo Paolo.

     
    D. - E poi l’incontro di Istanbul è anche l’occasione per dare nuova linfa al dialogo tra cattolici e ortodossi…

     
    R. - Certamente. Penso, però, che nuova linfa verrà data soprattutto a livello di Chiese sorelle, al di là della nostra presenza: è quanto mai significativo che tutti Patriarchi si incontrino a Costantinopoli per questa celebrazione.

     
    D. - Parliamo dei luoghi legati all’Apostolo delle Genti: nel nome di Paolo, quali frutti può portare questo cammino ecumenico alla comunità cristiana in Turchia?

     
    R. - Paolo ha dovuto accettare la realtà di una Chiesa che si è espressa in un pluralismo di voci fin dall’inizio. Io credo che da Paolo ci possa venire anche questo stimolo: un invito a guardare al di là della nostra porta, a guardare alle ricchezze che tante tradizioni cristiane - soprattutto qui in Turchia - ancora presentano. E’ una sinfonia che dobbiamo ascoltare. L’invito è che l’anno di San Paolo porti ancora qui, in Turchia, tanti pellegrini come stiamo verificando fino ad adesso: il contatto con la terra di Paolo vale molto di più di tutte le parole, di tutto quello che si può leggere.

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    In Italia, la Giornata nazionale delle vittime sul lavoro alla presenza del ministro del Lavoro, Sacconi. Intervista con Pietro Mercandelli

    ◊   Un operaio, un lavoratore agricolo, un impresario edile: sono queste le ultime tre vittime di una lunga lista di morti bianche in Italia. A loro è dedicata l’odierna Giornata nazionale celebrata in tutte le province della penisola e nella capitale, con una grande manifestazione alla presenza del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Un’occasione per fare campagna di sensibilizzazione e per tracciare il bilancio dell’ultimo anno. Sentiamo a questo proposito Pietro Mercandelli, presidente dell’ANMIL Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro. L’intervista è di Gabriella Ceraso:

    R. - Noi abbiamo ogni anno in Italia più di un milione di lavoratori che subiscono invalidità. Di questi, 30 mila riportano invalidità permanenti e mediamente, purtroppo, abbiamo quattro lavoratori che muoiono ogni giorno nei posti di lavoro. Questo è il dato sconcertante, che non si riesce a rimuovere nonostante gli impegni, nonostante ci siano innovazioni dal punto di vista legislativo, come per esempio il decreto 81, che dovrebbe dare un segnale di controtendenza, ma che ancora non è stato pienamente reso operativo.

     
    D. - Proprio questo decreto 81, il cosiddetto testo unico sulla sicurezza - ultimo provvedimento in materia del governo Prodi - è improntato alle sanzioni, alla maggiore vigilanza e al controllo. Questi sono gli ingredienti per uscire dall’emergenza...

     
    R. - E’ evidente che c’è ancora una mancanza di applicazione delle leggi e i provvedimenti andavano in questa direzione. Non basta quello, però. Bisogna che ci siano delle forti responsabilità da parte di tutti. Non bisogna considerare che quello che riguarda prevenzione e sicurezza nel luogo di lavoro sia un costo aggiuntivo per l’azienda: deve essere invece un’opportunità per mettersi in regola o comunque sempre per garantire la dignità e la sicurezza al lavoratore.

     
    D. - Quali sono le raccomandazioni dell’ANMIL in questa Giornata di tutela del lavoro e dei lavoratori per permettere anche all’Italia di superare quel gap che la divide dall’Europa...

     
    R. - Innanzitutto, non bisogna mai allentare l’attenzione, perchè quando questo accade capitano le grandi tragedie. Poi, purtroppo, nel nostro Paese c’è una mancanza di cultura per quanto riguarda la prevenzione e la sicurezza. C’è dunque bisogno di stanziare fondi per la formazione, per chi già lavora. Ma noi diciamo di più: bisogna iniziare dal mondo della scuola a parlare di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, perchè è da lì che bisogna iniziare a formare i futuri lavoratori, i futuri dirigenti, e cominciare a dire loro che bisogna conoscere i rischi, sapere chi è preposto a fare prevenzione, conoscere le leggi. E’ tutta un’azione culturale che va fatta. Del resto, l’ha detto anche il ministro Sacconi: l’attività formativa deve essere importante perché ha il senso di innalzare il livello culturale, che ancora nel nostro Paese purtroppo è insufficiente.

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    Successo della rivista “Paulus”, iniziativa editoriale nata con l’Anno Paolino per approfondire la conoscenza dell’Apostolo delle Genti. Intervista col direttore, don Primo Gironi

    ◊   E' uscito il numero di ottobre del mensile “Paulus”, la rivista interamente dedicata a San Paolo. Nata con 64 pagine a colori, la rivista che accompagna l’Anno Paolino indetto da Benedetto XVI, raggiunge in questo quarto numero le 80 pagine. Ma a cosa è dovuto questo incremento? Rosario Tronnolone lo ha chiesto al direttore responsabile della rivista, don Primo Gironi:

    R. – Il motivo è dovuto al fatto che desideriamo presentare su Paulus le 13 lettere dell’Apostolo, e questo, inserendo anche il testo, necessita di maggiore spazio, quindi di una maggiore fogliazione. Noi siamo contenti, perché di numero in numero i nostri lettori entrano nello spirito dell’apostolo, comprendono la lettera, che viene spiegata, e mettono anche in chiaro quanto Benedetto XVI ci ha proposto con questo anno paolino, di conoscere l’apostolo Paolo e di sentirlo vivo, sentirlo parlare oggi nel nostro ambiente, nel nostro mondo.

     
    D. – Il dossier di questo mese è dedicato ad una delle lettere paoline, la prima lettera ai Tessalonicesi. Si esamina questo testo così importante della spiritualità di San Paolo, attraverso diverse prospettive. Quali sono?

     
    R. – Nel presentare le singole lettere innanzitutto abbiamo iniziato con la prima ai Tessalonicesi, che è lo scritto più antico del cristianesimo, e abbiamo desiderato accostarci a questa lettera, come a tutte le altre, con una triplice lettura. Una è quella della nostra tradizione cattolica. Poi abbiamo interpellato anche due diversi autori, uno per la lettura delle Chiese evangeliche e delle Chiese riformate, e l’altro della Chiesa sorella ortodossa. Così abbiamo l’accostamento alle lettere di San Paolo, ad un livello ecumenico, anche più esteso ed anche maggiormente comprensibile.

     
    D. – E poi parliamo di un’iniziativa molto simpatica, molto particolare: la proposta di scrivere San Paolo all’albo dei giornalisti honoris causa...

     
    R. – Una bella sorpresa anche per noi, perchè ci è arrivata questa lettera di un lettore molto attento, che vista la grande, ampia attività di scrittore di Paolo, visto anche come colui che ha scritto anche prima degli evangelisti, si chiede e ci chiede, perché non dare a Paolo questo titolo di giornalista e darglielo honoris causa, visto che a quell’epoca certamente non c’era l’ordine dei giornalisti?

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    Si inaugura questa sera il Festival internazionale di Musica e Arte Sacra. Domani pomeriggio, il concerto dei Wiener Philharmoniker alla presenza del Papa

    ◊   Con l’esecuzione de “L’Arte della Fuga” di Johann Sebastian Bach, si apre questa sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano il Festival internazionale di Musica e Arte Sacra: 12 concerti, dal canto gregoriano alla composizione contemporanea, con una rassegna organistica centrale, in programma fino al 29 novembre. Domani, alle 18, l’appuntamento più atteso, con i Wiener Philharmoniker, diretti da Christoph Eschenbach, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, alla presenza di Benedetto XVI, per l’esecuzione della VI Sinfonia di Anton Bruckner. Il servizio di A.V.:

    (musica)

     
    Un riconoscimento speciale per la VII edizione del Festival di Musica e Arte Sacra: Benedetto XVI presenzierà ad uno dei concerti, su invito del presidente della Fondazione, il senatore tedesco Hans-Albert Courtial:

     
    R. - Io so che è sempre stato un sogno del Santo Padre Benedetto XVI sentire i Wiener Philharmoniker e questo sogno adesso si realizza con lui e con tutto il Sinodo dei vescovi nella Basilica di San Paolo fuori le Mura.

     
    D. - Perché un Festival di musica sacra?

     
    R. - La mia intenzione è quella di riuscire a portare alla gente la bellezza della musica sacra, nelle più belle Basiliche di Roma. Non è una serie di concerti: questa per me è una missione vera e propria, perché tutti possano conoscere la musica sacra e possano riuscire a vedere la bellezza di questa musica. Io sono certo che proprio attraverso la musica sacra riusciremo oggi a portare la gente al più bello, ma cosa è il più bello? Nostro Signore!

     
    D. - I concerti sono abbinati ogni anno al restauro di importanti opere d’arte:

     
    R. - I restauri, quest’anno, hanno riguardato l’altare papale in San Paolo fuori le Mura, la cappella del Capitolo in San Giovanni in Laterano e, attualmente, l’organo nella chiesa di Sant’Ignazio a Roma.

     
    L’apertura è riservata alla più astratta e metafisica delle opere di Bach, “L’Arte della Fuga”, nella nuova edizione critica e strumentazione del violoncellista Hans-Eberhard Dentler:

     
    R. - Lì ha rinunciato alla destinazione strumentale dell’organico e questo rientra nel principio pitagorico dell’enigma. E’ metafisica in tutti i sensi, perché i pitagorici hanno rivolto il loro sguardo al cielo.

     
    D. - Anche questo concerto vuole essere un omaggio particolare a Benedetto XVI, Papa ma anche musicista, tedesco come Bach, che è uno dei suoi autori preferiti…

     
    R. - Questo sì, perché apro il festival con “L’Arte della Fuga”, uno dei più grandi capolavori dell’Occidente, e chiudo poi con un’offerta musicale che è in verità un sacrificio, perché “Musikalisches Opfer” vuol dire “sacrificium musicum”, sacrificio musicale. Su questo ho scritto un libro, dedicando queste ricerche e questo libro a lui. Volevo provare che i tre fascicoli del sacrificio musicale sono proprio da indirizzare alla musica mondana, alla musica “instrumentalis”, alla musica “humana”. Come Boezio che era uomo di Stato e filosofo - come sappiamo dal suo famoso libro “Consolatio Philosophiae” - ma che ha scritto anche un’importante opera sulla musica, facendo questa tripartizione: così è costruito il sacrificio musicale, attraverso l’ottica di Keplero, “Harmonices mundi”, libro cinque.

     
    D. - Ma come legare il contenuto filosofico e intellettuale della partitura all’aspetto emotivo e sentimentale dell’esecuzione?

     R. - La musica, per i Pitagorici, rappresentava la disciplina più alta per arrivare alla vera filosofia: il compimento della vita spirituale. E’ così che Bach negli ultimi anni della sua vita - da “L’Arte della fuga” si può pensare agli ultimi dieci anni - se ne è occupato sicuramente, ma il sacrificio musicale è un ramo dell’arte della fuga ed è per questo che è sempre stato circondato dal mistero. Alla base, tuttavia, c’è sempre la filosofia pedagogica nell’ottica di un uomo profondamente religioso e cristiano, come Johann Sebastian Bach.

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    Chiesa e Società



    In Iraq continuano le persecuzioni contro la Chiesa locale. Quasi mille famiglie hanno lasciato la città di Mosul. Il governo invia soldati a protezione

    ◊   Sarebbero 932 - e non soltanto 150, come indicato ieri da fonti di polizia - le famiglie di cristiani che hanno lasciato nelle ultime 24 ore Mosul, capitale del territorio di Ninive, nell’Iraq settentrionale “per rifugiarsi nei villaggi cristiani a nord e ad est della città". Lo ha reso noto il governatore della regione, Duraid Kashmula. “È la campagna più violenta contro i cristiani dal 2003'', ha denunciato il governatore, puntando il dito contro Al Qaida. "Tra le vittime degli ultimi giorni vi sono un medico, un ingegnere e un disabile”. Dal 28 settembre scorso, almeno 11 cristiani sono stati assassinati a Mosul a causa della loro appartenenza religiosa. Ieri, tre abitazioni di cristiani sono state fatte saltare in aria a Suka, un quartiere nel nord della città. Sconosciuti percorrono in auto i quartieri cristiani intimando agli abitanti di andarsene al più presto, pena rappresaglie. Il governo iracheno ha deciso di reagire a queste violenze inviando un migliaio di agenti di polizia per proteggere i cristiani. I rinforzi - "due brigate" della polizia nazionale - sono partiti dalla mezzanotte di ieri. Inoltre, ha spiegato un portavoce del Ministero dell'interno iracheno, "due squadre investigative sono state inviate a Mosul per chiarire la natura degli incidenti che si sono verificati". Uno dei capi della Chiesa caldea irachena, l'arcivescovo di Kirkuk, Louis Sako, ha denunciato ''una campagna di liquidazione e violenze, con obiettivi politici'', contro i cristiani. Il patriarca vicario della Chiesa caldea in Iraq, mons. Shlemon Warduni, ha esortato dal canto suo ''tutti i fratelli musulmani a Mosul, Baghdad e in Iraq'' a fare il possibile per porre fine a ''questa dolorosa campagna''. (A cura di Virginia Volpe)

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    Dopo gli omicidi di due universitari, la Chiesa venezuelana fa appello alle autorità affinché garantiscano sicurezza ai cittadini

    ◊   “Di fronte ai recenti episodi di violenza e di morte, in cui due giovani studenti universitari hanno perso la vita in un modo brutale", la Commissione episcopale per la pastorale giovanile e universitaria del Venezuela, condividendo la richiesta proveniente dei settori accademici di non politicizzare queste tragedie, ritiene che le autorità nazionali", in particolare il ministro degli Interni, devono garantire giustizia e protezione a tutti i cittadini", senza risparmiare nulla affinché "questi crimini non rimangono impuniti". Dopo l'allarme sociale e le violente polemiche, che hanno destato l'uccisione ravvicinata di due giovani dirigenti universitari, Julio Soto e Contreras Dugarte, i primi giorni d'ottobre, ambedue militanti dell'opposizione, la Chiesa venezuelana, esprimendo solidarietà e partecipazione ai familiari delle vittime, invita "tutti i settori della società, in particolare di quelli impegnati nella vita degli atenei, ad assumere l'impegno della denuncia della violenza e dell’insicurezza che stronca" troppo spesso molte vite, ma, soprattutto, "a lavorare per costruire la cultura della vita. Per i cristiani - aggiunge la dichiarazione - la difesa della vita non deve essere solo espressione della conversione personale in Cristo (...), ma anche un compito prioritario". "Offriamo a tutti, a coloro che lavorano quotidianamente nelle università e a coloro che in diversi ambiti della società difendono il valore insostituibile della vita, spazi, personale e iniziative per aiutare a dare al Paese tutte le opportunità necessarie per creare umanità, speranza, giustizia e pace". La Commissione episcopale per la Pastorale giovanile e universitaria, come già in passato a più riprese ha fatto la Conferenza episcopale venezuelana, esprime timore e inquietudine di fronte all’aumento di episodi violenti in cui molte persone hanno perso la vita senza motivo, nonché per una sorta di assuefazione che si è creata nell’opinione pubblica di fronte a tali tragici eventi. "La missione della Chiesa è quella di annunciare che Dio ci ha rivelato Gesù Cristo, il Dio della Vita, Colui che manifesta la sua gloria nel fare che ogni persona viva pienamente il suo essere creatura del Padre e possa sviluppare tutte sue le potenzialità, affrontando e superando il rischio dell'alienazione per vivere nella giustizia e nell'amore". La Chiesa, conclude il comunicato, "continua l'opera del Creatore annunciando il Vangelo della vita e promovendo la realizzazione integrale di ogni essere umano". (A cura di Luis Badilla)

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    L'arcivescovo di Managua, mons. Brenes, invita la popolazione del Nicaragua a votare il 9 novembre con “prudenza e saggezza”

    ◊   "Il dovere di ogni cittadino e di ogni cristiano è quello di votare con saggezza e discernimento usando il silenzio e il segreto delle urne per scegliere la persona idonea". Così si è espresso l'arcivescovo di Managua, Leopoldo Brenes, attuale presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua, in dichiarazioni alla stampa locale, nelle quali ha rinnovato l'appello dell'episcopato che alcune settimane fa aveva lanciato un invito a "sconfiggere l'astensionismo" nelle due prossime chiamate alle urne. La prima, il 9 novembre, quando oltre 3 milioni 800 mila nicaraguensi dovranno eleggere le autorità di 146 Municipi, e la seconda, il 18 gennaio 2009, quando dovranno essere scelte quelle di altre 7 governi territoriali. Al tempo stesso, mons. Brenes ha nuovamente insistito, rivolgendosi ai partiti e ai candidati, a "centrare le campagne elettorali sui programmi e sulle proposte" e, dunque, "sui problemi reali, urgenti e pressanti che vive il Paese". In questi giorni, la campagna politica nicaraguense ha visto crescere il tono della polemica poiché il Tribunale elettorale ha autorizzato solo cinque liste, tra le quali quella del Fronte sandinista al governo con il presidente, Daniel Ortega, e quella dell'opposizione del Partito liberale costituzionalista, ma al tempo stesso ha escluso altre due: il Movimento del rinnovamento sandinista e il Partito conservatore. Lo scorso 21 agosto, la Conferenza episcopale del Nicaragua ha dichiarato come recarsi al voto sia una prima e fondamentale forma di partecipazione, e ha ricordato ai candidati il loro dovere nei confronti della verità e, dunque, l’uso di un linguaggio sereno per favorire il dialogo e la proposta di programmi elettorali onesti e non demagogici. “Agiscano con integrità e saggezza contro l'ingiustizia e l'oppressione, l'assolutismo e l'intolleranza d'un solo uomo e d'un solo partito politico; si prodighino con sincerità ed equità al servizio di tutti, anzi con l'amore e la fortezza richiesti dalla vita politica”, dicono i vescovi citando la Gaudium et spes. Alle autorità dello Stato, così come a quelle preposte al controllo dei processi elettorali, in un momento in cui da più parti sorgono dei “dubbi sulla trasparenza del voto”, i vescovi indirizzano un forte appello affinché fin d’ora facciano il possibile per diradare questi interrogativi e perplessità per recuperare una totale credibilità”. Il documento episcopale nicaraguese si conclude con una riflessione sul ruolo, in questa delicata fase della vita nazionale, dei mezzi di comunicazione sociale che definiscono “la coscienza nazionale” se capaci di “professionalità, obiettività e libertà”. I vescovi si congedano con un pensiero speciale verso coloro che più soffrono le conseguenze della crisi economica e chiedono la protezione di Dio e della Vergine. Il Pontefice aveva incontrato i presuli nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo. La delegazione è stata guidata dall'arcivescovo di Managua e presidente della Conferenza episcopale. L’8 settembre, a Castel Gandolfo, ricevendo collettivamente i presuli nicaraguensi al termine della loro visita ad Limina, Benedetto XVI aveva espresso soddisfazione per l'atteggiamento dei vescovi del Paese i quali, "rispettando scrupolosamente l'autonomia della gestione pubblica", si sforzano di "creare un clima di dialogo e distensione, senza rinunciare a difendere i diritti fondamentali dell'uomo, a denunciare le situazioni di ingiustizia e a promuovere una concezione della politica che, più che ambizione per il potere e il controllo, sia un servizio generoso e umile al bene comune". (L. B.)

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    Appello di un missionario nella Repubblica Democratica del Congo: non dimentichiamo gli sfollati del nord Kivu

    ◊   “Nel nord Kivu ci sono 1 milione 200 mila sfollati costretti a vivere in campi di fortuna, lo stesso numero degli sfollati del Darfur. Ma diversamente dalla regione sudanese, gli sfollati congolesi non sembrano smuovere le coscienze e non hanno alcuna visibilità sui media internazionali”. È la denuncia, raccolta dall’agenzia Fides, di un missionario della Repubblica Democratica del Congo. Il timore espresso dal religioso è che la crisi finanziaria internazionale e gli atti terroristici che continuano a martoriare diverse aree del mondo, contribuiscano a mantenere il silenzio mediatico su questo dramma - sottolineato questa mattina all'Angelus anche da Benedetto XVI - “lasciando mano libera a chi cerca, da tempo, di impadronirsi illegalmente delle immense ricchezze” del Paese. Nella Repubblica Democratica del Congo soffiano, intanto, venti di guerra: le milizie del generale ribelle, Laurent Nkunda, sono di nuovo all’attacco. Sale poi la tensione con il Rwanda: il governo di Kinshasa ha accusato l’esecutivo di Kigali di aver inviato le proprie truppe in supporto a quelle di Nkunda. Ieri, infine, ha espresso preoccupazione anche il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon: “La prosecuzione dei combattimenti tra le forze armate congolesi e uomini armati del Congresso nazionale per la difesa del popolo di Laurent Nkunda - ha detto - si aggiunge alle sofferenze della popolazione civile e rischia di provocare un conflitto più vasto nella regione”. Anche Medici senza frontiere (MSF) ha denunciato la gravità della situazione umanitaria: i combattimenti rendono difficile l’assistenza alla popolazione. MSF continua a lavorare negli ospedali e nei centri di salute, ma anche con un sistema di cliniche mobili che permette alle equipe di continuare a muoversi cercando di raggiungere la gente in fuga. Nei giorni scorsi, “un convoglio di aiuti si è diretto verso Kitchanga, la zona controllata dai ribelli. I camion sono stati ripetutamente fermati dalle autorità locali in vari posti di blocco”, ha dichiarato Andrea Pontiroli, operatore di MSF. “Siamo stati anche bloccati da delinquenti comuni - continua Pontiroli - che hanno sequestrato tre sacchi di cibo destinati alla popolazione civile”. (A.L.)

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    La difesa della vita al centro degli interventi di numerosi presuli americani, in vista delle prossime elezioni presidenziali statunitensi

    ◊   Con l’approssimarsi delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, si intensificano gli interventi di vari esponenti dell’episcopato americano per preparare i fedeli cattolici ad un voto consapevole e coerente con gli insegnamenti della Chiesa. Attraverso lettere pastorali, blog, lettere aperte ai quotidiani nazionali e commenti sui giornali diocesani, diversi vescovi hanno voluto richiamare l’attenzione degli elettori su un tema fondamentale che è quasi del tutto assente nella campagna elettorale, dominata dall’attuale crisi economico-finanziaria: il principio non negoziabile della difesa della vita. Come ricordano infatti i presuli dello Stato di New York, citando il documento “Cittadinanza fedele” preparato dall’episcopato nel 2007 in vista delle elezioni di novembre, non tutte le questioni hanno la stessa importanza: “Il diritto inalienabile alla vita di ciascun persona umana innocente - scrivono i vescovi newyorkesi in una lettera pastorale pubblicata sul loro sito - ha un peso decisamente maggiore di altre questioni” sulle quali i cattolici possono avere giudizi diversi, ad esempio sul modo migliore per combattere la povertà o per garantire il diritto alle cure sanitarie a tutti. E di una “gerarchia” di priorità parla anche la Dichiarazione pastorale dei vescovi dell’Illinois, nella quale si ribadisce che “la distruzione diretta e intenzionale di una vita umana innocente dal concepimento fino alla morte naturale” è “sempre sbagliata” e non può essere messa sullo stesso piano di altri problemi". Concetti ripresi in numerosi altri interventi pubblicati in queste settimane da singoli presuli. Su tali questioni, hanno puntualizzato in una recente lettera aperta al “New York Times” mons. Nicholas DiMarzio e mons. William Murphy, vescovi di Brooklyn e di Rockville Centre, non esiste alcun “dilemma” nell’episcopato americano, come ha invece affermato in un recente articolo del quotidiano newyorkese. (L.Z.)

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    A Roma la "Marcia della memoria", a 65 anni dalla deportazione degli ebrei romani nei campi di concentramento

    ◊   Il 16 ottobre 1943, durante l’occupazione nazista di Roma, oltre 1.000 ebrei romani furono presi e deportati nel campo di concentramento di Auschwitz. Solo pochi di loro, 16 persone, tra cui una sola donna, tornarono alle loro case. A 65 anni dalla deportazione degli ebrei romani, la Comunità di Sant'Egidio e la Comunità ebraica di Roma, come ogni anno dal 1994, fanno memoria di questo tragico momento della vita della città, organizzando un "pellegrinaggio della memoria", per non dimenticare la deportazione avvenuta durante l'occupazione nazista. Questa sera, alle ore 18, una marcia silenziosa si snoderà a ritroso da Piazza S. Maria in Trastevere lungo il percorso dei deportati di quel 16 ottobre 1943, che dal Ghetto furono condotti al Collegio Militare a Trastevere prima di essere imprigionati nei treni con destinazione Auschwitz. La manifestazione si concluderà alle ore 19.00 in Largo 16 ottobre 1943, accanto alla Sinagoga. (V.V.)

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    Convegno islamo-cristiano a Castel Gandolfo, presente la presidente del Movimento dei Focolari, Maria Emmaus Voce

    ◊   L’eco alle istanze del Sinodo è stato portato questa mattina dalla presidente del Movimento dei Focolari, Maria Emmaus Voce, al Convegno dei cristiani e musulmani, iniziato giovedì scorso a Castel Gandolfo. Un coro di gratitudine e di nuovo impegno nell’essere costruttori di fraternità nelle città del mondo ha concluso l’incontro. È una comunione profonda tra cristiani e musulmani che ha caratterizzato queste intense giornate: “Qui abbiamo respirato una atmosfera spirituale forte”; “ho potuto toccare con mano che le nostre diversità non ci dividono, ma ci arricchiscono; "qui abbiamo ricaricato le batterie, ora dobbiamo portare questa ricarica agli altri”. Piena la rispondenza al messaggio portato questa mattina da Maria Emmaus Voce, uditrice al Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio. Si è fatta eco della sete, delle esigenze più profonde dell’umanità, risuonate in questi giorni nell’Aula vaticana e dell’urgenza di mostrare al mondo che la Parola di Dio è viva ed ha una grande forza trasformante dei singoli e della società. “Abbiamo - ha detto - la sorgente per sanare questa sete: è l’amore che viene da Dio che ha trasformato la nostra vita”, invitando a riversare quest’acqua sull’umanità. L’incontro di questi giorni a Castel Gandolfo aveva attinto alle sorgenti dell’Amore e della Misericordia iscritte nella Bibbia e nel Corano. Ha dato una forte smentita all’immagine deturpata dell’Islam oggi così diffusa, mostrando, come è avvenuto ieri pomeriggio, come cristiani e musulmani possano incidere sulla fraterna convivenza nelle città, con iniziative a livello educativo e sociale, sempre nate da una rete di rapporti che sfociano in progetti di integrazione, come avvenuto in quel Nordest italiano spesso dipinto come terra di intolleranza. È un laboratorio di risposte alle sfide delle città globalizzate, malate di “carenza relazionale”, dove si è convinti che è possibile passare dalla paura dell’altro alla scoperta dell’altro. (A cura di Carla Cotignoli)

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    Si inaugurano martedì prossimo i nuovi locali di accoglienza per sfollati nel Centro dei Gesuiti "Pedro Arrupe" di Roma,

    ◊   Nuovi locali per il Centro Pedro Arrupe dei Gesuiti, che dal 2001 accoglie a Roma richiedenti asilo e rifugiati. L’inaugurazione sarà martedì prossimo, alle ore 16, in via di Villa Spada 161, con un incontro aperto alla stampa, ai volontari, agli operatori e agli abitanti del territorio. I lavori di ampliamento, rende noto il SIR, sono stati realizzati attraverso i campi di lavoro estivi presso la casa-famiglia “La Casa di Marco” e presso il Centro Pedro Arrupe, che ha accolto il suo primo ospite, un ragazzo congolese di 23 anni, il 3 dicembre del 2001. Da quel giorno, più di mille rifugiati e richiedenti asilo, di oltre 50 nazionalità diverse, hanno trovato accoglienza nell’edificio in via di Villa Spada. Il Centro dispone di circa 80 posti, parte dei quali in convenzione con il Comune di Roma, e accoglie nuclei familiari e singoli. “La Casa di Marco” è invece una casa-famiglia per minori da 0 a 14 anni privati delle figure genitoriali, sorta all’interno di un centro di accoglienza per famiglie rifugiate. All’inaugurazione interverrà, tra gli altri, la scrittrice Susanna Tamaro. (V.V.)

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    Domani primo giorno di lezioni per gli studenti dell’istituto universitario “Sophia” fondato da Chiara Lubich

    ◊   Prendono il via domani le lezioni dell'Istituto universitario “Sophia” (IUS), frutto di un'intuizione della fondatrice e presidente del Movimento dei Focolari Chiara Lubich, che l'ha promosso insieme a un gruppo internazionale di docenti. Eretto con Decreto pontificio del 7 dicembre 2007 e nato con la finalità di essere un laboratorio di dialogo fra i popoli, le culture e i saperi, ha sede presso la cittadella internazionale dei Focolari a Loppiano, nei pressi di Incisa Valdarno (Firenze). Secondo quanto si legge in una nota dell’agenzia Zenit, seguiranno le lezioni 40 studenti di 16 Paesi e l’inaugurazione ufficiale avrà luogo il primo dicembre presso l’Auditorium di Loppiano. L'Istituto universitario “Sophia” offre agli studenti una Laurea magistrale della durata di due anni in “Fondamenti e prospettive di una cultura dell’unità” e il corrispondente dottorato. Preside dell’Istituto è monsignor Piero Coda, docente di Teologia trinitaria presso la Pontificia Università Lateranense di Roma e presidente dell’Associazione teologica italiana. Lo IUS offrirà nel primo anno corsi in quattro aree fondamentali: teologia, filosofia, scienze del vivere sociale e razionalità logico-scientifica. Nel secondo anno, sarà possibile scegliere fra l’indirizzo teologico-filosofico e quello politico-economico. Sono anche previsti incontri con realtà civili ed ecclesiali, con comunità delle diverse tradizioni cristiane, con esponenti delle varie religioni e con rappresentanti delle multiformi espressioni della cultura contemporanea. (V.V.)

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    Stazionarie le condizioni di Eluana Englaro, colpita da una emorragia. Il cardinale Tettamanzi: rispettare la sua vicenda con più silenzio

    ◊   Sono stabili, dopo l'arresto della grave emorragia dei giorni scorsi, le condizioni di Eluana Englaro, la donna di Lecco di 37 anni, da oltre 16 in stato vegetativo a causa di un incidente stradale. La vicenda umana di Eluana è al centro di una complessa situazione giudiziaria che sarà affrontata nelle prossime settimane in Cassazione, dopo che la Corte d'Appello di Milano aveva deciso di autorizzare il padre a interrompere l'alimentazione forzata. Secondo quanto spiegato dal suo medico curante, Carlo Alberto Defanti, se l'emorragia avesse colpito una persona in condizioni normali, la crisi si sarebbe potuta risolvere con trasfusioni. Ma vista la condizione di Eluana si è deciso di non utilizzarle. Sempre come spiegato da Defanti, qualora l'emorragia si arrestasse definitivamente, Eluana potrebbe tornare alle condizioni precedenti la crisi. Se invece l'emorragia dovesse riprendere, Eluana correrebbe il pericolo di morte in breve tempo. E sulla vicenda è intervenuto anche il cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi. “È necessario osservare più silenzio - ha detto oggi a Val Greghentino, in provincia di Lecco - perché la curiosità, l'esposizione mediatica, ci distrae dai veri problemi che dobbiamo affrontare''. E alla domanda dei giornalisti che gli facevano notare come la famiglia di Eluana e i medici abbiano deciso di non praticarle trasfusioni dopo l'emorragia che l'ha colpita, il porporato ha aggiunto: "Questo è un campo in cui il vescovo non interviene, perché attiene al rapporto tipico tra medico e paziente". (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Dopo il piano del G7, al Vertice di Parigi l'Europa cerca una risposta comune alla crisi finanziaria

    ◊   Serve una "seria risposta globale per affrontare una crisi globale”. Incontrando i ministri delle Finanze del G7 alla Casa Bianca, il presidente americano, George W. Bush, ha ribadito la necessità di “affrontare la crisi insieme per uscirne tutti insieme”. A fargli eco è stati il presidente del Fondo Monetario internazionale (FMI), che mettendo l’accento sulle ricadute mondiali della crisi ha parlato di “un sistema finanziario globale sull'orlo di un collasso sistemico”. E per individuare una strategia comune europea, tra poche ore inizierà a Parigi il vertice dei Paesi dell’aerea euro. Il servizio di Marco Guerra:

    Una risposta coordinata di tutta la comunità internazionale per far riprendere la circolazione della liquidità e ridare fiducia ai risparmiatori, è questo l’obiettivo di tutti i vertici delle istituzioni mondiali ed europee che si stanno tenendo in questo lungo fine settimana dedicato alla crisi della finanza. Ieri, il pacchetto in cinque punti di misure eccezionali varato dal G7 è stato presentato ai Paesi emergenti in una riunione d’urgenza del G20, tenutasi sempre Washington. Anche i mercati delle economie in ascesa sono stati infatti colpiti dalla crisi e il Fondo monetario internazionale chiede maggiore cooperazione fra i Paesi ricchi e poveri. Oggi, invece, tutti i riflettori sono puntati sulla riunione dei 15 Paesi della zona euro che si apre alle 17 a Parigi. Oltre alla indicazioni del piano varato dai “sette grandi”, le linee comuni di intervento sono già state individuate nell’incontro di ieri sulle Ardenne tra il presidente francese, Nicolas Sarkozy, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel. Sulla scia dell’iniziativa britannica, l’idea di un fondo comune europeo sembra definitivamente accantonata in favore di fondi nazionali di garanzia per sbloccare la liquidità. Alle varie banche centrali sarà inoltre consentito di entrare nel capitale degli istituti difficoltà.

     
    Corea del Nord
    La Corea del Nord è stata depennata dalla lista degli Stati fautori del terrorismo, stilatadall’amministrazione statunitense, dopo che il regime di Pyongyang ha accettato tutte le richieste avanzate dalla amministrazione Bush per la verifica delle sue attività nucleari. L’accordo raggiunto con Washigton permetterà agli ispettori internazionali un pieno accesso a tutte le installazioni nucleari dichiarate dalla Corea del Nord. Anche gli altri quattro Paesi del sestetto che ha portato avanti le trattative - cioè Corea del Sud, Cina, Giappone e Russia - potranno partecipare alle ispezioni. Dal canto suo, la Corea del Nord ha salutato con soddisfazione la decisione degli Stati Uniti di toglierla dalla lista dei Paesi che sostengono il terrorismo, annunciando l'intenzione di riprendere subito il processo di denuclearizzazione.

    Algeria
    È di almeno 43 morti, 4 dispersi e 83 feriti il bilancio della violenta ondata di maltempo che all’inizio del mese di ottobre ha imperversato nella regione algerina di Ghardaia, a circa 600 chilometri a sud di Algeri. Secondo il bollettino stilato dal Ministero dell'interno algerino, i danni delle inondazioni ammonterebbero 250 milioni di euro.

    Messico uragano
    L'uragano Norbert ha raggiunto ieri sera il nordovest della costa messicana sul Pacifico, con intense precipitazioni e venti a 170 km/h. Investiti Puerto Chale e Puerto Cortes, dove si registrano molti danni alle infrastrutture e centinaia di evacuati. Cinque Stati della costa pacifica messicana hanno intanto dichiarato lo stato di massima allerta per l'arrivo del ciclone, mentre Le autorità marittime hanno sospeso tutti gli ordini di navigazione nella zona nord del pacifico. L'uragano Norbert dovrebbe proseguire il suo percorso dirigendosi verso sud.

    Lituania a voto
    Urne aperte in Lituania per rinnovo del parlamento. Circa 2milioni e 700 mila sono gli elettori chiamati al voto. I partiti in lizza sono 16 e i sondaggi indicano una grande incertezza sull’esito delle elezioni. Il Partito socialdemocratico è al governo dal 2001, ma alcuni istituti di ricerca lo danno distanziato dal Partito conservatore. I seggi resteranno aperti fino alle 20 locali, subito dopo verranno diffusi i primi exit poll.

    Cecenia
    Una forte scossa di terremoto, di magnitudo 5.5 Richter, ha colpito la Cecenia provocando 12 morti e almeno 105 feriti. L'epicentro è stato localizzato a 40 chilometri a est della capitale Grozny. Il sisma è stato avvertito anche in Daghestan, Inguscezia e nella regione di Stavropol.
     
    Iraq
    L’ennesimo attentato suicida ha scosso stamani una strada affollata in quartiere sciita di Baghdad. Nell’esplosione dell’autobomba, almeno 13 persone sono morte e una ventina hanno riportato ferite.

    Cina
    Via libera in Cina alla “storica” riforma agricola tesa ad aumentare il reddito dei circa 800 milioni di contadini del Paese. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa ufficiale Nuova Cina, al termine di una riunione-fiume del Comitato centrale del Partito comunista. Con questo provvedimento, la Cina mira a rilanciare il consumo interno che ha registrato una contrazione a causa della crisi finanziaria.
     
    Pakistan
    Resta alta la tensione nelle zone tribali al confine tra Pakistan e Afghanistan. Almeno cinque miliziani integralisti sono rimasti uccisi in quello che fonti locali pakistane ritengono sia stato un nuovo raid missilistico statunitense. Secondo quanto riferito, due aerei senza pilota americani sarebbero stati visti sorvolare la città di Miran Shah, nel nord del Waziristan, prima del lancio dei missili. Da qualche settimana, gli Stati Uniti hanno avviato una serie di raid nelle regioni al confine tra i due Paesi per eliminare i covi di Al Qaeda. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra) 

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 286

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.

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