Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 11/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Fraternità e dialogo nel rispetto della dignità di ogni persona umana: il messaggio del Papa all'incontro islamo-cristiano promosso dai Focolari
  • Udienze
  • Benedetto XVI proclamerà domani 4 nuovi Santi: una laica ecuadoriana, una religiosa svizzera, un sacerdote napoletano e una clarissa del Kerala, prima Santa dell'India
  • Violenza contro i cristiani: editoriale di padre Lombardi
  • Si chiude la prima settimana di lavori al Sinodo dei Vescovi sulla Parola con interventi su giovani ed ecumenismo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il cardinale Bertone conclude la maratona biblica promossa dalla RAI nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme
  • Vent’anni fa la morte di Carlo Carretto, testimone del Vangelo sulle orme di Charles de Foucauld
  • Le reliquie di San Timoteo a Roma. Il cardinale Vallini presiede la Dedicazione della chiesa intitolata al Santo
  • Realtà della diocesi di Milano riunite a convegno per parlare di giustiza nel campo della mondialità
  • Convegno dell'AIPAS sulla pastorale sanitaria a Collevalenza
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Denuncia dei vescovi del Guatemala: corruzione, violenza e miseria nel Paese
  • Kenya: appello della Chiesa contro il carovita l'abbandono degli sfollati
  • I vescovi svizzeri sulla Giornata dei migranti: nella Chiesa non ci sono stranieri
  • Angoscia e paura tra i cristiani di Mosul per il rischio di nuove aggressioni
  • Incontro dei responsabili delle Chiese cristiane in Ucraina
  • La Chiesa canadese esorta i candidati alle elezioni a fare degli aiuti allo sviluppo una priorità
  • Congresso sui diritti umani a Salamanca: l'intervento di mons. Crepaldi
  • Lettera del cardinale Bagnasco al presidente dell’Azione Cattolica
  • Domani in Polonia la Giornata papale 2008
  • Inaugurazione domani a Roma della nuova sede della St. John’s University
  • La croce di suor Leonella Sgorbati nella chiesa di San Bartolomeo a Roma
  • Oggi e domani in Italia “Una Mela per la Vita” contro la sclerosi multipla
  • 24 Ore nel Mondo

  • Dopo il crollo delle borse il G7 vara il piano anticrisi finanziaria
  • Il Papa e la Santa Sede



    Fraternità e dialogo nel rispetto della dignità di ogni persona umana: il messaggio del Papa all'incontro islamo-cristiano promosso dai Focolari

    ◊   E’ stato accolto da un caldo applauso il telegramma del Papa a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, letto questa mattina, davanti agli oltre 200 cristiani e musulmani che da giovedì sono riuniti nel Centro Mariapoli di Castelgandolfo. Il Papa esprime un augurio e un auspicio: “che il convegno susciti rinnovati propositi di cordiale fraternità e di sincero impegno nel favorire reciproco dialogo nel rispetto della dignità di ogni persona umana”. Ed invoca “Dio altissimo e misericordioso, perché continui a guidare sempre il cammino dell’umanità sulla via della giustizia e della pace”. Ma ascoltiamo da Castel Gandolfo il servizio di Carla Cotignoli:

    L’auspicio del Papa si fa realtà in queste intense giornate. Il clima di fraternità tra cristiani e musulmani si intensifica quanto più si approfondisce la conoscenza reciproca, andando al cuore del Corano e della Bibbia. Sorprende la scoperta di quanto l’amore e la misericordia siano centrali per cristiani e musulmani.

     
    Il Vangelo. Parole da vivere, parole che “danno la vita”. E’ questa l’esperienza di Chiara Lubich e delle sue prime compagne, quando sotto i bombardamenti portano nei rifugi solo il Vangelo. Vi trovano “l’alfabeto per conoscere Dio” e cambiare radicalmente la vita. A cominciare dai rapporti: “gente dispersa diventa una comunità” che via via abbraccia il mondo per la forza diffusiva dell’amore evangelico. Ne parla Cristina Lee, co-responsabile del dialogo interreligioso dei Focolari.

     
    Mentre Adnane Mokrane, accademico musulmano, presenta una “lettura del Corano con l’occhio della Misericordia”. Una lettura che va alle radici: “Ogni volta che Dio mandava un frammento della rivelazione, i compagni del Profeta lo memorizzavano, lo meditavano e lo vivevano. Non andavano oltre quel brano prima di averlo trodotto in vita”. Ed enumera le occasioni per il musulmano di “incontrare il Corano e di nutrirsi delle sue parole”. Invita ad “aprirsi, col silenzio interiore, all’ascolto pieno, per avere l’occhio della misericordia che permette di identificarsi con lo spirito del Corano, per diventare, secondo l’esempio del Profeta, un Corano vivente tra i vivi".

     
    Le molte esperienze che si sono alternate, di cristiani e musulmani, hanno testimoniato la forza di trasformazione che opera questo stile di vita. Nel pomeriggio di oggi si mostrerà, con iniziative concrete all’interno delle città, quanto cristiani e musulmani insieme sono impegnati nel percorrere le vie “della giustizia e della pace”.

    inizio pagina

    Udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza alcuni presuli della Conferenza Episcopale dell’Ecuador, in visita "ad Limina Apostolorum".

    inizio pagina

    Benedetto XVI proclamerà domani 4 nuovi Santi: una laica ecuadoriana, una religiosa svizzera, un sacerdote napoletano e una clarissa del Kerala, prima Santa dell'India

    ◊   Settecento sacerdoti, numerosi vescovi, duemila religiose e quattromila fedeli: sono i numeri dell’imponente presenza che, dallo Stato indiano del Kerala e da altri Stati del Paese asiatico, si è mobilitata per essere domani in Piazza San Pietro alla Messa di canonizzazione della prima Santa indiana, la francescana clarissa Alfonsa dell'Immacolata Concezione. A presiedere il rito, con inizio alle ore 10, sarà Benedetto XVI, che proclamerà Santi anche il sacerdote napoletano, Gaetano Errico, la religiosa svizzera, Maria Bernarda Verena Bùtler, e la laica ecuadoriana, Narcisa di Gesù Martillo y Moràn. Alessandro De Carolis racconta le vicende della Beata Alfonsa e del Beato Errico in questa scheda:

    La vicenda di Alfonsa dell'Immacolata Concezione inizia nello Stato indiano del Kerala, dove nasce nell’agosto del 1910. Orfana, rimane molto presto affascinata dalla vita religiosa ma i suoi parenti hanno altri progetti e la costringono al matrimonio. Anna Muttathupadathu, questo il suo nome, si sottrae con la forza all’imposizione e riesce a farsi ammettere fra le Clarisse Malabaresi. La salute malferma le impone grandi sofferenze, che suor Alfonsa patisce senza lamentele. Nella sua sofferenza diceva: “Io sento che il Signore mi ha destinata ad essere un’oblazione, un sacrificio di sofferenza… Il giorno in cui non ho sofferto è un giorno perduto per me”. Muore nel 1946, a 36 anni. Si spegne la sua breve esistenza di religiosa ma non la fama di santità che l’accompagna e che dilaga in modo impressionante dopo la sua morte. Nel 1986, Giovanni Paolo II la proclama Beata, la prima dell’India, e domani ne diverrà la prima Santa, al cospetto di una numerosissima rappresentanza - almeno 7 mila tra clero, suore e fedeli attesi in Piazza San Pietro - che a sua volta non è che una piccola parte di quell’oceano di pellegrini che, anche in queste ore a migliaia, ogni anno si recano sulla sua tomba per pregare e chiedere grazie: cattolici ma anche musulmani e induisti, attratti dalla purezza della sua giovane vita tanto sofferta e dal suo potere taumaturgico.

     
    All’inizio dell’Ottocento si colloca invece la storia del nuovo Santo italiano, Gateano Errico. Gaetano non può pagarsi gli studi di sacerdote perché lui, povero figlio di un maccaronaio alla periferia nord di Napoli, non ha i soldi per onorare la retta. Riesce più tardi a farsi ammettere al Seminario che, da casa sua, dista 16 chilometri, andata e ritorno: il giovane li percorre a piedi ogni giorno, portando al servizio della Chiesa una mente brillantissima e una grande conoscenza dell’animo umano. Si segnala presto per la grande capacità di amore verso i malati e i poveri e per le sue non comuni doti di confessore. Combatte contro l'opera scristianizzante delle "sette" e per questo lo picchiano e attentano alla sua vita, senza intimorirlo. Nel 1833, fonda la Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria. Muore nella sua città, Napoli, nel 1860. Ecco come ne ricorda l’opera il postulatore della Causa di canonizzazione, padre Luigi Toscano, intervistato da Adriana Masotti:

    R. – Io credo che l’annuncio della Parola sia stato la sua passione fondamentale. Egli parlava sempre e arrivò a dire un giorno, durante una predica: “Se io dovessi tacere, parleranno le pietre”. Nell’annuncio della Parola aveva una chiarezza particolare. Egli ha un’espressione che a mio modo di vedere è molto bella, quando dice: “Adesso parliamo un poco alla paesana, così ci comprendiamo meglio”. Perché per Gaetano l’importante era che la Parola arrivasse al cuore. Gaetano era convinto che se non si toccava il cuore dell’uomo, l’uomo non sarebbe cambiato mai.

     
    D. – Don Gaetano fu confessore per eccellenza. Dicono i testimoni che era disponibile a tutte le ore del giorno e della notte e che tutto il Paese andava a confessarsi da lui, anche da altri paesi vicini. Che cosa significava per lui incontrare proprio nel confessionale la gente?

     
    R. – Lui faceva del confessionale il luogo più adatto per richiamare gli uomini a Dio, perché nel confessionale faceva fare l’esperienza della misericordia di Dio. Gaetano parlava sempre di perdono. Noi ci dobbiamo ricordare che don Gaetano è vissuto al tempo del giansenismo, e allora mentre fuori si parlava di severità, mentre fuori si parlava di dannazione, Gaetano parlava solamente di misericordia e incoraggiava. Tant’è vero che diceva: “Voi peccatori, anche se avete commesso i più grandi peccati, non temete, venite, perché il Signore è pronto ad aprirvi le braccia”. Quindi, Gaetano è l’uomo che cerca di infondere nel cuore dei penitenti la fiducia, la speranza. Gli altri sacerdoti dicevano di don Gaetano che era un uomo di marmo, per il tempo che trascorreva nel confessionale. E Giovanni Paolo II lo ha dichiarato nell’omelia della beatificazione “vero martire del confessionale”.

     
    D. – Oltre al confessionale, la strada come altro luogo di evangelizzazione…

     
    R. – La strada è stata il suo lavoro. Quando noi oggi diciamo di andare verso coloro che sono lontani, don Gaetano l’ha sempre fatto. E’ sulla strada che lui incontrava gli uomini. Lui si fermava nelle bettole, andava nelle famiglie per portare la pace. Si interessava quindi anche dei bambini. Andava sulla strada per visitare i malati, per aiutare le ragazze finite sul marciapiede.

     
    D. – Gaetano Errico nacque a Secondigliano, un quartiere a nord di Napoli. Visse in questo quartiere e riuscì anche attraverso la sua opera a dare un volto nuovo a questo territorio. La sua canonizzazione può essere anche di stimolo ai sacerdoti, ai cristiani di Secondigliano, per darsi da fare, per rinnovare il loro ambiente?

     
    R. – Io ho interpretato questo evento della canonizzazione come un segno della misericordia di Dio che ancora una volta ha voluto dire a noi, che viviamo a Secondigliano, sia sacerdoti, sia laici: “Io sono con voi, non vi arrendete, non temete”. E’ un forte segno di speranza per tutto il quartiere, per Napoli, e direi per tutto il Meridione d’Italia”.

    inizio pagina

    Violenza contro i cristiani: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Decine di persone uccise, decine di migliaia costrette a fuggire dalle loro case di fronte alle minacce e agli attacchi. Questo è il bilancio provvisorio dell’ondata di violenza che da alcuni mesi ormai colpisce i cristiani in India, non solo nello Stato dell’Orissa, ma anche altrove. I vescovi indiani hanno levato la loro voce varie volte, e anche dall’estero, ad esempio dall’Unione Europea, sono stati posti alle autorità indiane interrogativi preoccupati: sembra che finalmente – anche se con grande ritardo – comincino a giungere risposte e assicurazioni di impegno per riportare la calma. Lo stesso primo ministro ha riconosciuto che per l’India si tratta di una “vergogna nazionale”, in contraddizione palese con i grandi valori di non violenza, tolleranza e rispetto delle religioni che questo grande Paese ha coltivato per secoli. La canonizzazione a Roma della prima Santa indiana, domenica 12 ottobre, sarà un’ottima occasione perché la Chiesa universale viva in unione di preghiera e di solidarietà spirituale questo periodo difficilissimo per i cristiani dell’India. Ma certamente bisogna prendere atto che i fondamentalismi sono vivi e minacciosi in diverse parti del mondo. Il dialogo fra le religioni, strada lunga e difficile, è una delle sfide più cruciali di oggi e di domani, perché nel nome di Dio si costruisca sempre e solo la pace.

    inizio pagina

    Si chiude la prima settimana di lavori al Sinodo dei Vescovi sulla Parola con interventi su giovani ed ecumenismo

    ◊   Nel giorno in cui la Chiesa ricorda il 46.mo anniversario del Concilio Vaticano II, che prese il via l’11 ottobre 1962, il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, in corso in Vaticano, conclude la sua prima settimana di lavori. Molti i temi trattati stamani in Aula, nel corso della decima Congregazione generale, conclusa dagli interventi di un delegato fraterno, l’archimandrita Ignatios Sotiriadis, rappresentante della Chiesa ortodossa di Grecia, e da un invitato speciale, frère Alois, priore della Comunità ecumenica di Taizé. Ci riferisce Isabella Piro:

    Una testimonianza comune, un segno visibile di unità: è quanto esige la società attuale da tutti i cristiani, cattolici, ortodossi, protestanti e anglicani. Questo il fulcro dell’intervento dell’archimandrita Ignatios, che ha poi ribadito la necessità del rispetto per ogni persona umana, a prescindere dalla razza o dalla religione. Dal suo canto, frère Alois ha auspicato nuovi passi verso un ecumenismo spirituale ed una maggiore attenzione alla sete religiosa dei giovani.

     
    Giovani che sono stati il tema di diversi interventi della mattinata, poiché – si è detto – rappresentano una delle sfide più grandi per la proclamazione della Parola di Dio ed hanno bisogno di testimoni, più che di maestri. Il compito della Chiesa, allora - hanno ricordato i Padri sinodali - deve essere quello di avvicinarsi ai ragazzi e di insegnare loro a sopportare quel che accade, in loro e attorno a loro, aiutandoli a rileggere gli eventi alla luce della Parola di Dio.

     
    Tra gli altri temi più rilevanti, le toccanti testimonianze delle persecuzioni subite dai cristiani in Vietnam e nella Cecoslovacchia dell’epoca comunista, ma anche i segni di speranza che arrivano dal Bangladesh, Paese in cui – è stato detto – cristiani e musulmani vivono in armonia. E poi, spazio ai bambini: per loro, infatti, è stato proposto un incontro mondiale, affinché giunga anche ai più piccoli la Parola del Dio della vita.

     
    Monotematica, invece, la sessione pomeridiana di ieri, incentrata sulla "Sacramentum Caritatis". Il cardinale Angelo Scola, infatti, ha presentato una dettagliata relazione sull’attuazione dell’Esortazione apostolica post-sinodale, pubblicata nel 2007. Il rapporto si basa su un questionario inviato, all’inizio dell’anno, dalla Segreteria generale del Sinodo a tutte le Conferenze episcopali. In generale, i risultati dicono che la "Sacramentum Caritatis" ha ricevuto una buona accoglienza in tutti i continenti, anche grazie alle traduzioni nelle lingue locali. Come è avvenuto in Indonesia, Paese in cui il documento pontificio è stato tradotto da mons. Anicetus Sinaga, arcivescovo coadiutore di Medan. Ecco cosa ha raccontato ai nostri microfoni della sua esperienza:

     
    R. – Il documento è molto interessante per me. Innanzitutto perché parla dell’amore di Dio per tutta la vita. Dio ha dato il suo Corpo e il suo Sangue per la salvezza degli uomini. In nessuna religione al mondo si trova questo amore. Dio offre se stesso per gli uomini e ciò non si trova in nessuna religione. Il Papa ha fatto sì che si parli della carità umana e questo è molto toccante. Poi, il documento parla per tutti gli uomini, non è chiuso solo al mondo cattolico. E’ per tutti. Per esempio, i miei amici musulmani lo hanno chiesto e gli è stata data la traduzione. Ed io sono rimasto molto toccato da questa cosa e sono così innamorato di questo documento tanto da aver fatto un cd da distribuire al popolo della Malaysia e dell’Indonesia. In Malaysia è, infatti, difficile trovare un documento come questo. Sono davvero toccato da questo documento. I miei amici mi hanno detto che è molto prezioso e, quindi, il mondo cattolico deve diffondere questo documento.

     
    D. – Cosa spera che il Sinodo possa fare per i cristiani in Indonesia?

     
    R. – Da questo Sinodo io mi aspetto tre cose. Uno: predicare il Vangelo alle tribù indonesiane. Loro, infatti, aspettano la predicazione del Vangelo. Secondo: la preparazione dei preti e dei sacerdoti. Noi dobbiamo cercare, attraverso il Verbo di Dio, l’educazione e la formazione. Terzo: poiché in Indonesia mancano i preti, dobbiamo praticare il culto divino domenicale e diffondere la Parola del Signore. Dobbiamo fare una sintesi tra la Messa e il culto della Parola di Dio. Questo è ciò che auspico da questo Sinodo.
     
    Significative, poi, le giornate di studio dedicate alla "Sacramentum Caritatis" in tutto il mondo, il suo inserimento nei programmi pastorali ed il forte impulso dato dal documento all’Adorazione eucaristica, soprattutto fra i giovani. Ma ci sono ancora delle difficoltà, tra cui il mancato riscontro del testo in alcuni Paesi dell’America Latina, dell’Europa centrale e dell’Asia, e una certa “timidezza” – così l’ha definita il cardinale Scola – nel proporre la dimensione sociale dell’azione eucaristica. In conclusione, ha detto il porporato, la strada da compiere è lunga, ma la "Sacramentum Caritatis" sta comunque contribuendo ad una maggiore ricentratura della vita cristiana sull’Eucaristia.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Luca M. Possati dal titolo “L’amaro risveglio dell’economia globale”: rischi e ciclicità delle crisi.

    Nell’informazione internazionale, una sintesi dell’intervento del cardinale Jean-Louis Tauran al sesto congresso internazionale di dialogo islamo-cristiano, a Castel Gandolfo.

    La conquista dello spazio sonoro: in cultura, Marcello Filotei sul settimo Festival internazionale di musica e arte sacra. I Wiener Philarmoniker dedicano la sesta sinfonia di Anton Bruckner a Benedetto XVI.  

    Alla ricerca del simbolo perduto: Timothy Verdon analizza l’analfabetismo biblico contemporaneo.

    Stralci dalla conferenza di Maurizio Sangalli su “Scienza pastorale e ministero: il cardinale Pietro Maffi a Pisa tra Leone XIII e Pio XI”, in occasione del centocinquantesimo anniversario della nascita del porporato.
     Nell’informazione religiosa, i lavori sinodali.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Il cardinale Bertone conclude la maratona biblica promossa dalla RAI nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme

    ◊   Con la lettura dell'ultimo capitolo dell'Apocalisse da parte del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, si è conclusa poco fa l’iniziativa ‘Bibbia giorno e notte’, la maratona televisiva promossa dalla RAI nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme e iniziata il 5 ottobre scorso da Benedetto XVI. La Bibbia è stata proposta integralmente su RAI Educational attraverso la lettura a capitoli o brani fatta da oltre 1200 persone di Paesi diversi. Il servizio di Fausta Speranza:

    E’ stato il Papa a iniziare: Benedetto XVI ha letto il primo capitolo della Genesi:

     
    “In principio Dio creò il cielo e la terra.
    La terra era informe e deserta
    E le tenebre ricoprivano l’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque...”

     
    Ed è stato il cardinale Bertone a concludere poco più di mezz’ora fa con la lettura del capitolo 22 del libro dell’Apocalisse:

     
    “… Non vi sarà più notte
    E non avranno più bisogno di luce di lampada,
    né di luce di sole,
    perché il Signore Dio li illuminerà
    e regneranno nei secoli dei secoli…”

     
    Teatro dell’iniziativa è stata la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Chiediamo, dunque, all’abate, padre Simone Fioraso, di raccontare l’intensità di questa esperienza:

     
    R. – E’ stata un’esperienza, per noi monaci, molto particolare. Essendo abituati a leggere la Parola di Dio – la leggiamo in refettorio, c’è la “lectio divina”, la leggiamo in capitolo – è stato per noi bello vedere che questa attività, che noi facciamo, questa “lectio divina” che noi facciamo continuamente, è piaciuta molto alla gente. L’hanno riscoperta. Era bello vedere la gente che arrivava con la propria Bibbia, che veniva ad ascoltare la Parola e con il capitolo pronto da leggere. E poi l’intensità spirituale che c’era nella chiesa … Insomma, è stato un momento molto particolare. E’ stato anche molto bello incontrare molti lettori che prima o dopo la lettura della Parola di Dio hanno chiesto di potersi confessare e riconciliare con Dio. Questa è un’esperienza che io ho fatto ed è un’esperienza che rimane nel mio cuore, un’esperienza indimenticabile.

     
    D. – Sette giorni e sei notti senza interruzioni, in uno spazio televisivo che di solito conosce solo ritmi veloci, interventi brevi, contenuti frammentati. E poi, c’era la complessità e la profondità della Bibbia: possiamo anche dire la lentezza di un testo da ascoltare bene per poterlo comprendere. Non erano tutti ingredienti troppo diversi tra loro? Eppure, ha funzionato …

     
    R. – Io penso che sia stata una diversità che serviva, perché certamente era la prima volta che la gente si incontrava in quel modo con la Parola di Dio. E’ stata la prima volta che uno ha sentito la Bibbia dall’inizio, dalla prima parola della Genesi, all’ultima parola dell’Apocalisse; è la prima volta che questo libro è portato vicino al Popolo di Dio, anche attraverso i media, che hanno i loro limiti. Dobbiamo dire che la televisione è stata, in questo caso, molto elegante, ha posto veramente al centro la Parola di Dio. Non ci sono stati sottotitoli, non ci sono stati protagonisti: tutti eravamo qui al servizio della Parola. E questo abbraccio della gente intorno alla Parola, credo che sia stato il più grande risultato che abbiamo potuto ottenere. E nello stesso tempo sono convinto che molti abbiano incominciato a leggere la Parola di Dio.

     
    D. – Pagine della Bibbia che non sono facili: ma, allora, non è così vero, come vuole farci credere questa società, che la gente voglia soltanto cose facili e veloci…

     
    R. – Non è vero. L’esperienza che le dico è quella del Libro delle Cronache, che è un libro abbastanza difficile; o il Levitico, quei libri dove ci sono tutti i rituali, dove ci sono tutte le genealogie … Eppure, la gente ascoltava questo e qualcuno ha detto: “Noi oggi continuiamo a correre dietro tante cose per cercare il nostro ‘casato’: la Bibbia ci ha mandato tutto e non lo sapevamo”. Sono commenti brevi. Anche quando si ascoltavano altri passi molto difficili come il Libro dei Maccabei o passi dove emergeva la crudeltà, dove c’era sangue, la gente ha capito che doveva guardare a tutto questo come a un servizio alla Parola, un servizio alla fedeltà a quel Dio che era stato fedele ad Israele, che l’aveva liberato dalla prigionia … Questi sono piccoli commenti che io ho raccolto in mezzo alla gente, così, uscendo e salutando. Proprio una di queste mattine, alle quattro e mezzo, c’era un signore seduto sui gradini della chiesa e io pensavo che stesse male, invece lui mi ha detto: “Padre, è così intensa la Parola che io ho letto – aveva letto una profezia di Daniele - che sono qui e non riesco ad abbandonare questo luogo dove per la prima volta da giorni vengo per ascoltare”. Quindi, questo “Shema Israele” ha assunto veramente un significato profondo per molti ascoltatori e per molti lettori. Credo che anche la società si possa rendere conto che la gente è alla ricerca veramente di valori solidi, di una realtà solida e non quella effimera che spesso viene presentata sempre davanti ai nostri occhi.

     
    D. – Padre, che cosa rimarrà alla Basilica di questa esperienza, e cosa al mondo televisivo?

     
    R. – Bè, certo, la Basilica non può ignorare più questa esperienza e credo che noi, come monaci, stiamo già pensando di costruire un santuario della Parola - se così possiamo dire - dove alcuni elementi della Parola rimangono stabili, fissi e dove certamente questa “lectio divina” continui nel tempo. Questo evento non può rimanere un evento speciale o qualche cosa avvenuto così, per caso, e dimenticato poi nella storia. E nello stesso tempo, credo che tutti abbiano portato via un ricordo di bellezza. Vorrei ricordare questa immagine: è arrivata qui una giovane musulmana che voleva leggere e non c’era la prenotazione, non c’era niente. E’ arrivata qui per leggere. E una delle nostre catechiste ha detto: “Possiamo leggere insieme”. Ed è stato bello vedere come hanno letto insieme la Parola, mettendo al centro della loro vita la Parola. Su questa Parola è nata, credo, un’amicizia tra loro che ha avuto qui i suoi primi albori. Penso che questi siano segni indiscutibili e fondamentali per noi. Forse la Parola che ha diviso in tempi antichi, oggi ridiventa e resta la Parola che, come sempre, unisce ancora tutti i cuori e tutti gli uomini.

    inizio pagina

    Vent’anni fa la morte di Carlo Carretto, testimone del Vangelo sulle orme di Charles de Foucauld

    ◊   Un uomo di azione e contemplazione che portò il Vangelo tra la gente e testimoniò con la vita il valore dell’accoglienza: la Chiesa italiana ricorda Carlo Carretto nel ventesimo anniversario della morte. Cuore delle celebrazioni è la cittadina umbra di Spello, dove fratel Carlo si spense il 4 ottobre del 1988 nella sua comunità Jesus Caritas. Un tempo leader di Azione Cattolica e poi Piccolo Fratello di Gesù, sulle orme di Charles de Foucauld, Carlo Carretto parla ancora oggi a moltissimi fedeli, anche attraverso i suoi libri. E’ quanto sottolinea padre Giancarlo Sibilia, priore della comunità Jesus Caritas, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. – I libri di Carlo Carretto continuano ad essere diffusi, a oltrepassare tanti confini. Ci risulta siano arrivati a 32 traduzioni. Il nuovo vescovo di Foligno, mons. Sigismondi, ieri ha detto: “Carlo è l’uomo delle tre ‘s’: del silenzio, della semplicità e del servizio”, una definizione molto indovinata in cui tutti lo ritroviamo.

     
    D. – Cosa colpisce ancora oggi della figura, degli scritti, dell’azione e della contemplazione di fratel Carlo?

     
    R. – E’ l’umiltà che Carlo ha vissuto e ha insegnato. Una grande unità nella volontà di Dio, sia nel Grande Sahara sia sugli eremi di Spello, oppure nell’attività, nell’azione … Ecco: è sempre stato un grande contemplativo fin da ragazzo 18enne, e nello stesso tempo un grande uomo d’azione. E' questa unità tra l’assoluto di Dio e l’assoluto dell’Uomo, che Carlo ha vissuto intensamente, l’ha comunicata con i suoi libri e soprattutto con la sua vita.

     
    D. – Fratel Carlo portò il Vangelo letteralmente nelle strade delle città, spesso richiuse in se stesse. Come attualizzare questo suo esempio?

     
    R. – Carlo aveva innato il senso dell’accoglienza: l’accoglienza di Dio, l’accoglienza dell’uomo. Perciò viveva proprio questa accoglienza, avere un cuore aperto e avere una porta sempre aperta. Io ricordo benissimo, perché ho seguito i suoi ultimi mesi di malattia, che i campanelli si sprecavano, il telefono suonava… anzi, la presenza di Carlo rendeva ancora più intenso questo suonare di campanelli vari … Ebbene, Carlo dal suo letto sentiva e se si ritardava un momento, diceva: “Fratelli, fratelli, han suonato lì, han suonato lì, bisogna andare perché è l’Angelo di Abramo!”. Ognuno che avvicinava Carlo era per lui l’angelo di Abramo, perciò da accogliere con molto rispetto, con molto affetto e con molta gratitudine! Diceva anche a noi: “Ricordatevi che se noi diamo qualcosa, quelli che vengono a bussare alle nostre fraternità ci danno molto, ma molto di più!”.

     
    D. – Tra i tanti ricordi che ha, ce n’è uno che vuole condividere?

     
    R. – Una notte abbiamo assistito a una lotta interiore di fratel Carlo, lo vedevamo sudato ripetere: “Io credo! Io credo!”; eravamo preoccupati anche che potesse essere l’ultima notte … Poi, invece, la mattina lo abbiamo trovato che riposava tranquillo, con la corona in mano, come era solito e con il suo sorriso un po’ così, da furbetto, che diceva: “Avete visto, ce l’ho fatta, eh! Ce l’ho fatta: io credo!”. Abbiamo pensato, senza andare oltre, che sia stato tentato nella fede. Ecco perché diceva, raccomandava, scriveva: “Quando venite alla mia tomba non venite a chiedermi che interceda per voi per chissà quale cosa; chiedetemi di intercedere per la vostra fede, perché quella è la cosa più importante!”.

    inizio pagina

    Le reliquie di San Timoteo a Roma. Il cardinale Vallini presiede la Dedicazione della chiesa intitolata al Santo

    ◊   Tra gli eventi dell’Anno Paolino si inserisce la Messa di Dedicazione della chiesa romana di San Timoteo, a Casal Palocco, che sarà presieduta domani alle 18.00 dal cardinale vicario Agostino Vallini, nel quarantennale di questa comunità ecclesiale. Per l’occasione, le reliquie del discepolo prediletto di San Paolo saranno collocate ai piedi del nuovo altare. Le reliquie del Santo, alcune schegge del corpo, sono state donate dal vescovo di Termoli, Gianfranco De Luca, al parroco della chiesa di San Timoteo, don Lorenzo Vecchiarelli. Il corpo del Santo è infatti custodito nella Cattedrale di Termoli dal 1200. Il servizio di Sergio Centofanti.

    San Timoteo torna a Roma: il più stretto collaboratore dell’Apostolo delle Genti aveva assistito, nel 67 circa, alla decapitazione di San Paolo nella capitale dell'Impero. Poi a sua volta, una trentina di anni dopo, viene martirizzato ad Efeso per aver proclamato con coraggio il Vangelo. Paolo gliel’aveva scritto in una lettera: “annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna”. Un invito citato spesso da Benedetto XVI. E aveva aggiunto: “tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati”. L’urgenza dell’annuncio è sottolineata anche dal vescovo di Terni Vincenzo Paglia, che partecipa alle celebrazioni della parrocchia di San Timoteo dove nel 1970 ha iniziato, sacerdote 25enne, la sua attività pastorale:

     
    “Oggi c’è da riscoprire un primato della predicazione, un primato dell’annuncio del Vangelo, come a sottrarlo dalla schiavitù di un ritmo talora troppo organizzativo, che non permette una profezia. Noi viviamo in un mondo svuotato che sta perdendo il cuore e non ha più parole né per sé e neppure per gli altri. E allora ecco l’urgenza di annunciare la Parola di Dio che è Parola di amore e di amore gratuito: di questa Parola ha bisogno il mondo. Nello stesso tempo la passione per il Vangelo si accompagna al commuoversi per tutti coloro che soffrono, che hanno bisogno di una parola di salvezza. Il primo passo per annunciare il Vangelo è quello di partire dai più piccoli e dai più poveri perché con questo passo si arriva a tutti”.

     
    E la chiesa di San Timoteo è una comunità che partendo dall’ascolto costante della Parola, grazie alla presenza di comunità di varia ispirazione, carismatici, scout, neocatecumenali, comunità giovanili e di laici consacrati, entra nel mondo del disagio e della povertà. L’annuncio esce così dalle mura della parrocchia per arrivare ai lontani come dice il parroco, don Lorenzo Vecchiarelli:

     
    “Tutto questo però sempre in un rispetto di quelle che sono le situazioni particolari di ogni persona, di ogni famiglia, senza che questo annuncio venga strillato o imposto, senza che venga a mortificare persino certe resistenze che purtroppo ancora esistono ma che vanno rispettate”.

     
    Come scriveva San Paolo a Timoteo: “Combatti la buona battaglia della fede” perché Dio “vuole che tutti siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità”, ma tu sii “mite con tutti…paziente nelle offese subite, dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi”.

    inizio pagina

    Realtà della diocesi di Milano riunite a convegno per parlare di giustiza nel campo della mondialità

    ◊   Cambiare i nostri rapporti con l’Africa non è solo un atto di giustizia ma sarebbe conveniente anche per il Nord del mondo. E’ uno dei messaggi lanciati oggi dal convegno milanese organizzato da diverse realtà ecclesiali diocesane attive nel campo della mondialità, che hanno voluto così ricordare la preoccupazione della Chiesa per lo sviluppo di tutti i popoli, espressa già con le encicliche "Fidei Donum" di Papa Pio XII, del 1957; e con la "Populorum Progressio" di Paolo VI, del 1967. Il servizio di Fabio Brenna:

    Intervento sul debito estero, cooperazione e finanziamento allo sviluppo sono i pilastri di un rinnovato rapporto con l’Africa che deve però muovere da una premessa: l’autodeterminazione del grande continente. La prospettiva, suggerita da Riccardo Moro, direttore della Fondazione "Giustizia e Solidarietà" della Conferenza episcopale italiana:

     
    “Ci vogliono politiche che servano a tutelare i diritti ed i bisogni fondamentali, ma non saranno efficaci se, appunto, non sono elaborate da chi le deve poi realizzare e deve riceverne i benefici; dall’altra parte, servono soldi. La questione dei soldi è delicatissima perché in passato finanziamenti del Nord ricco verso il Sud povero si sono trasformati in una sorta di schiavitù, in un cappio al collo di un debito insostenibile”.

     
    Moro ha, quindi, ricordato l’esperienza della campagna per la riduzione del debito estero della Guinea e del Burkina Faso, portata avanti dalla Chiesa italiana in occasione del Grande Giubileo del 2000.

     
    La Chiesa africana si sta preparando al secondo Sinodo per l’Africa, che si terrà il prossimo anno. Il teologo gesuita della Repubblica Democratica dl Congo, padre Minani Bihuzo, ha spiegato come le questioni legate alla giustizia economica siano ancora in secondo piano nel documento preparatorio del Sinodo, rispetto a temi come pace, riconciliazione e sottosviluppo. Ma ci sono alcune urgenze particolarmente sentite dalle comunità che stanno proponendo le loro osservazioni al documento:

     
    “La questione più importante è il prezzo delle materie prime che finora non è cambiato. Il secondo è la questione dell’energia: con la mondializzazione abbiamo l’impressione che sarà un problema. Il terzo, ed è quello più noto, è la questione del debito. E poi c’è la questione della dipendenza tecnologica del Sud del mondo. E sarà forse anche importante parlare del sistema economico e monetario internazionale. Il documento preparatorio del Sinodo fa riferimento anche alla questione della vendita delle armi”.

     
    Dopo il convegno della mattinata, nel pomeriggio si sono sviluppati 11 laboratori con esperti e specialisti su alcuni problemi aperti come i conflitti in Sudan; la guerra per l’acqua e l’influenza cinese nel continente africano. In occasione del convegno è stata presentata la mostra dal titolo “Mai più schiave” della fotografa Silvia Morara e della giornalista Anna Pozzi, che documenta il traffico delle donne nigeriane costrette a prostituirsi in Italia.

    inizio pagina

    Convegno dell'AIPAS sulla pastorale sanitaria a Collevalenza

    ◊   In che modo oggi gli operatori della pastorale sanitaria possono inserirsi nelle strutture che offrono assistenza? Come offrire ai pazienti sostegno, aiuto e solidarietà? Se ne è parlato nei giorno scorsi a Collevalenza, in Umbria, al convegno nazionale dell’AIPAS, l’Associazione Italiana di Pastorale Sanitaria, che ha radunato oltre 300 operatori invitandoli a riflettere sul tema: “Per giustizia e per amore. La cura pastorale tra diritto e carità”. Ma come è organizzata attualmente la pastorale sanitaria? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Marco Fabello, religioso dei Fatebenefratelli e presidente dell’AIPAS:

    R. – La Pastorale sanitaria oggi non ha un’organizzazione generalizzata in tutto il sistema Italia. Ci sono iniziative molto diversificate tra una realtà e un’altra, tra una regione e un’altra, tra una diocesi ed un’altra. Il tentativo che cerchiamo di portare avanti è quello di vedere se si possa istituire nelle singole realtà, soprattutto ospedaliere, quella che oggi definiamo la cappellania ospedaliera, cioè la presenza in un contesto di pastorale sanitaria di operatori di diversa estrazione: dal cappellano alla suora, al laico impegnati e così via. Quindi, l’azione di più persone che abbiano diverse esperienze che possano intervenire in diverse situazioni. Perché sappiamo che un conto è fare pastorale con i malati psichiatrici, un conto è fare pastorale con i bambini e un conto è fare pastorale ad esempio in oncologia.

     
    D. – Quali principi ispirano la pastorale sanitaria?

     
    R. – Credo che il servizio, la disponibilità, la solidarietà e l’evangelizzazione siano alla base della pastorale della salute, perchè non possiamo prescindere dal Vangelo, che è la nostra carta di identità per definizione.

     
    D. – La pastorale sanitaria è volta in particolare ad offrire assistenza, conforto anche ai malati. Come si muovono in tal senso le istituzioni religiose?

     
    R. – Non sempre le istituzioni religiose danno a questo settore un significato molto importante. Ci troviamo di fronte anche a dover fare un "mea culpa". Sarebbe necessario che le istituzioni religiose riassumessero un po’ la loro responsabilità per essere le portabandiera di quella che dovrebbe essere la pastorale della salute nell’ambito sanitario.

     
    D. – L’opera delle istituzioni religiose che offrono assistenza è legata anche a quella dell’intera organizzazione delle strutture ospedaliere e sanitarie. Ma quanto è cambiata in questi ultimi anni l’assistenza sanitaria in Italia, in particolare?

     
    R. – Diciamo pure che è stata stravolta. Questo stravolgimento però ha trovato di pari passo la pastorale sanitaria pronta a recepire il cambiamento. E allora è necessario che se anche non si condivide tutto ciò che è avvenuto, perché non tutto è condivisibile, bisogna però che la pastorale prenda atto di quello che è accaduto e si adegui per poter rispondere a nuove esigenze. Se oggi il malato sta in ospedale tre giorni, la pastorale della salute deve sapere che in quei tre giorni deve avere la capacità di avvicinare la persona e di metterla in condizione anche di riflettere.

     
    D. – Di quali attenzioni in particolare hanno bisogno i pazienti?

     
    R. – L’attenzione prima di tutto va all’ascolto. Questo vale per la pastorale, vale per il medico, vale per l’infermiere, perché senza ascolto non c’è conoscenza, non c’è relazione. Se non si ascolta, l’operatore si mette sempre da una parte di potere, anziché di servizio.

    inizio pagina

    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 28.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù racconta la parabola dell’invito alla festa di nozze del figlio di un re. Ma gli invitati non vogliono andare: ognuno deve sbrigare i propri affari. Il re lancia un secondo invito. E la sala delle nozze si riempie di commensali. Ma il re vedendo che uno dei commensali non indossa l’abito nuziale, dice:

    “‘Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?’. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: ‘Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti’. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”.

     
    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento di don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

    (musica)

     
    Uno dei contrassegni inequivocabili della condizione decaduta dell’uomo è la pervicacia della sua irragionevolezza. La contraddittorietà è uno dei contrassegni del peccato. “Tutto è pronto”, tutto è allestito per lui, viene invitato, e lui non se ne cura, se ne va altrove o se la prende addirittura con i portatori dell’invito.

     
    Ogni cristiano ha esperienza di questa riluttanza, del diniego irrazionale o, addirittura, della violenza che può suscitare la semplice presentazione dell’invito, agli altri uomini, da parte del Re.

     
    L’altro grande richiamo è quello alla veste battesimale. Solo chi ha lavato la sua veste “nel sangue dell’Agnello” può presentarsi al banchetto di nozze senza essere cacciato via.

     
    Dato che l’abito nuziale ci è stato guadagnato da Cristo e ci viene consegnato gratuitamente, esso viene esigito. Non averlo significa non aver voluto ricevere la Grazia. Un’altra assurdità, un altro controsenso.

     
    Confidiamo dunque sempre nella promessa: “I poveri mangeranno e saranno saziati” (Salmo 21).

     
    (musica)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Denuncia dei vescovi del Guatemala: corruzione, violenza e miseria nel Paese

    ◊   Come “segno di grande speranza” i vescovi del Guatemala vedono “gli sforzi che uomini e donne, poveri, indigeni, contadini e giovani, realizzano ogni giorno per far fronte alle difficili circostanze sociali ed economiche” che attraversano il Paese. Così si è espresso ieri l’Episcopato guatemalteco, nella dichiarazione finale della Plenaria in cui “sono state analizzate alcune realtà che meritano e necessitano dell’illuminazione del Vangelo”, secondo quanto detto alla stampa locale dal presidente della Conferenza mons. Pablo Vizcaíno Prado, vescovo di Suchitepéquez-Retalhuleu. “Questa fatica di tanti guatemaltechi - secondo i vescovi - contrasta dolorosamente però con situazioni insostenibili e insopportabili (…) come la mancanza di rispetto per la vita che si palesa in un’ondata di violenza sempre più grande”. In particolare, i presuli denunciano il “narcotraffico e il crimine organizzato” che in diverse regioni del Paese “recluta sempre più giovani usati come agenti, sicari, e complici in atti criminali orrendi”. “Le cifre sugli omicidi perpetrati e la crudeltà di tali atti ci indicano che siamo ormai davanti a forze molto potenti e impunite”. E proprio in merito all’individuazione e punizione dei colpevoli i vescovi ricordano che “purtroppo la magistratura gode di poca credibilità e nel Paese è diffusa l’idea secondo la quale l’impunità è l’alleata più potente del crimine”. Al riguardo, l’Episcopato denuncia “il crescente e grave pericolo”, che spinge a molti a credere che la soluzione stia al di fuori della legge e del diritto e a prendere iniziative personali per eliminare presunti o veri criminali”. “Dall’altra parte - scrivono i vescovi del Guatemala - la profonda debolezza dello Stato per affrontare, con efficacia e con il potere della legge, il crimine organizzato sta spingendo il Paese verso scenari di ingovernabilità allarmanti”. Nel ricordare che la polizia civile nazionale è debole, e in molti settori è stata colpita da corruzione e infiltrata dalle forze criminali, i presuli salutano come una buona iniziativa, destinata a rinforzare questo corpo senza fare ricorso ad un aumento del personale, l'aver affidato all’Esercito compiti di ordine pubblico. L’Episcopato si preoccupa anche delle condizioni economiche di buona parte dei guatemaltechi colpiti recentemente da gravi e devastanti alluvioni e piogge torrenziali che hanno distrutto case e raccolti. I vescovi chiamano alla solidarietà, ma soprattutto chiedono al governo la decretazione di misure rapide e opportune sia per fare fronte alla realtà attuale sia per prevenire ciò che si vede già all’orizzonte: la fame e carestia. “Salutiamo il sostegno che il governo dichiara di voler dare ai più poveri, aggiungono i vescovi del Guatemala, ma al tempo stesso censuriamo i tentavi di politicizzare tale aiuto creando legami clientelari che possono aiutare materialmente, ma che però alla fine umiliano la dignità umana e non favoriscono la produttività”. Infine, la Conferenza episcopale ricorda alle autorità l’urgenza di prendere adeguate misure per proteggere l’economia nazionale dalla crisi finanziaria statunitense e che già ha colpito l’America Latina e che avrà, nelle prossime settimane, una conseguenza ancora più devastante: la drastica diminuzione del denaro che gli emigrati inviano ai loro familiari che in molti Paesi dell’America Centrale sono l’unico introito per milioni di persone. In molte delle situazioni denunciate, concludono i vescovi del Guatemala, si riflette “l’esclusione di Dio dalla realtà e dalla nostra vita quotidiana e, al tempo stesso, una mancanza di principi morali per orientare le decisioni politiche, economiche e finanziarie”. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Kenya: appello della Chiesa contro il carovita l'abbandono degli sfollati

    ◊   La Chiesa cattolica del Kenya esprime forte preoccupazione per la situazione degli sfollati interni e per il forte aumento dei prezzi degli alimenti di base che minacciano l’esistenza di milioni di persone. In una dichiarazione intitolata “Il pianto attuale della nazione”, ripresa dall'Agenzia Fides, la Commissione Episcopale “Giustizia e Pace” del Kenya osserva che “in campi come quelli di Nakuru, Eldoret, Kirathimo a Limuru e Naivasha è impressionante il numero di persone che necessitano di assistenza”. “Quei pochi a cui era stato promesso di tornare alle loro aziende agricole - si legge nel testo - sono stati abbandonati per la strada; esortiamo il governo e le organizzazioni ad adottare misure per porre fine alla sofferenza di queste persone attraverso interventi incentrati sulla persona che siano efficaci ed efficienti”. “Constatiamo con dispiacere – si sottolinea poi nel documento - che ci sono persone che muoiono di fame in mezzo a noi. Anche quelli che dispongono di denaro non riescono a comprare il cibo”, a causa del continuo aumento dei prezzi. La Commissione “Giustizia e Pace” esorta quindi le autorità del Kenya ad operare per migliorare la situazione economica: “La nostra economia è stata così duramente colpita al punto che coloro che hanno redditi medio-bassi non riescono a far fronte alle spese. Il divario tra ricchi e poveri è in continua espansione. Chiediamo ai nostri esperti economici di trovare il modo di trovare una via di uscita”. “Le autorità preposte ai controlli – si legge infine nel documento - dovrebbero dimostrare che stanno facendo il loro dovere. Non possiamo accettare di essere una nazione di transito per la droga e di scarico di merci contraffatte”. (A.L.)

    inizio pagina

    I vescovi svizzeri sulla Giornata dei migranti: nella Chiesa non ci sono stranieri

    ◊   Fare Chiesa insieme, senza dimenticare che l’unico vero fondamento è Gesù Cristo. Con questo spirito i giovani elvetici sono invitati a partecipare alla Giornata nazionale dei migranti che la Chiesa locale celebrerà il prossimo 9 novembre. “Fare Chiesa con i giovani di diversi Paesi” è il titolo scelto per la giornata, a cui la Conferenza episcopale svizzera (CES) ha voluto dare quest’anno il nuovo nome di “Domenica dei popoli”, a sottolineare il carattere festoso dell’evento che si esprime nell’incontro con l’altro. L’edizione 2008 è dedicata appunto all’incontro dei giovani, in linea con il tema scelto dal Santo Padre per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato celebrata lo scorso gennaio e intitolata “I giovani migranti”. Nel suo messaggio per l’occasione il responsabile della CES per la pastorale dei migranti, mons. Norbert Brunner, invita i giovani ad aprirsi agli altri e a “costruire la comunità ecclesiale come un edificio in cui nulla è isolato, ma ognuno ha uno stretto legame con il tutto”. Tra i giovani di oggi, rileva il messaggio, riportato dall’agenzia Apic, è invece sempre più diffusa “l’illusione che noi, pietre viventi della casa di Dio, possiamo esistere senza una relazione profonda e continua con l’insieme dell’edificio”. Da questa illusione discende l’esclusione dell’altro. Ma - ammonisce mons. Brunner - nella Chiesa non ci sono stranieri. Di qui l’esortazione “ad accogliere l’altro con la sua personalità e il suo modo di vivere. Se lo respingiamo è e resta effettivamente straniero e con lui diventa impossibile fare Chiesa!”. (L.Z.)

    inizio pagina

    Angoscia e paura tra i cristiani di Mosul per il rischio di nuove aggressioni

    ◊   La comunità cristiana di Mosul si lascia dietro una settimana di morte e di paura. E nel giorno di preghiera islamica nelle moschee, il venerdì, dagli imam locali non è risuonata nessuna parola di vicinanza e di solidarietà verso i cristiani. A riferirlo al Sir è padre Amer Youkhanna, sacerdote caldeo di Mosul, ma residente a Roma che cita fonti dirette della città irachena. "Tutti a Mosul hanno prestato attenzione alle parole degli imam delle moschee ieri. La maggior parte di loro, così mi è stato detto, non ha minimamente accennato alle violenze dei giorni scorsi e solo qualcuno ha genericamente invitato i fedeli a mantenere rapporti di buon vicinato con tutte le componenti della città”. Per quanto riguarda la vita quotidiana, ha detto il sacerdote, “ogni giorno che passa si fa più difficile. Nessuno può uscire per fare la spesa se non nelle ore in cui la città è semideserta. Le donne, se proprio devono farlo, stanno bene attente ad indossare il velo sui capelli e cercare di passare per musulmane. Chi lavorava non può più farlo e così, senza soldi non si possono acquistare né i generi alimentari né pagare per il carburante per i generatori elettrici". A prevalere nei cristiani “è la paura” unita alla “sofferenza” per l’essere costretti a lasciare la propria città. Intanto domani “non si sa se le chiese apriranno per le Messe”. (V.V.)

    inizio pagina

    Incontro dei responsabili delle Chiese cristiane in Ucraina

    ◊   I leader delle Chiese cristiane dell'Ucraina si sono riuniti, martedì scorso a Kiev, presso la sede del monastero basiliano. In agenda i problemi con i quali si confronta attualmente l'Ucraina e la comunità cristiana. All'incontro, presieduto dal cardinale Lubomyr Husar, hanno partecipato i responsabili della Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Kiev, della Chiesa Ortodossa Ucraina, della Chiesa greco-cattolica, della Chiesa romano-cattolica, dell'Unione ucraina dei cristiani evangelici, della Chiesa Battista e della Chiesa Evangelica Luterana. È stato invitato anche il ministro ucraino della sanità, Vasily Knyazevich. Al centro delle discussioni sono stati temi quali l'attuale situazione socio-politico in Ucraina, la relazione Stato-Chiesa, la collaborazione con le autorità dello Stato per quanto riguarda la protezione dell'ambiente e la sicurezza stradale, l'importanza dell'istruzione etica e morale dei giovani in età scolare. I partecipanti hanno deciso di elaborare una strategia comune, in collaborazione con le autorità governative, per la difesa dei bambini non ancora nati. Inoltre, i leader religiosi hanno espresso la loro preoccupazione per la persecuzione dei cristiani in India, e hanno dichiarato la loro solidarietà "con quelli che soffrono a causa della loro fede in Gesù Cristo". (V.V.)

    inizio pagina

    La Chiesa canadese esorta i candidati alle elezioni a fare degli aiuti allo sviluppo una priorità

    ◊   Il direttore esecutivo dell’agenzia dei vescovi canadesi per lo sviluppo e la pace Michael Casey ha esortato i candidati alle prossime elezioni federali del 14 ottobre a fare degli aiuti allo sviluppo internazionale una priorità della loro agenda politica. “Chiediamo che i politici canadesi si assumano la responsabilità di promuovere il ruolo del nostro Paese nel contesto sociale ed economico globale per fare in modo che esso diventi più favorevole e giusto verso i poveri”, si legge in una lettera aperta diffusa nei giorni scorsi. La lettera rileva che se, grazie ad alcuni recenti provvedimenti, il Canada ha migliorato la qualità dei suoi programmi di aiuto allo sviluppo, c’è ancora spazio per ulteriori miglioramenti quantitativi e qualitativi. Attualmente il Paese contribuisce allo sviluppo internazionale con lo 0,28 per cento del PIL, figurando al 16.mo posto tra i Paesi dell’OCSE. Secondo gli Obiettivi del Millennio fissati dall’ONU dovrebbero arrivare allo 0,7 per cento. La lettera chiede che venga fissata una data certa per il raggiungimento di questo obiettivo. A questo aggiunge altre cinque priorità: la riduzione e cancellazione del debito dei Paesi poveri; l’adozione di misure commerciali a tutela dei piccoli contadini e la riduzione dei sussidi agricoli nei Paesi sviluppati per rendere il commercio internazionale più equo; la promozione dell’agricoltura per ridurre la fame e la povertà; una moratoria sulla costruzione di pozzi petroliferi per ridurre l’emissione dei gas serra nei limiti fissati dal Protocollo di Kyoto; la piena attuazione delle delibere assunte nel 2007 dal Canada per rendere le compagnie estrattive canadesi “responsabili del loro operato all’estero”. (L.Z.)

    inizio pagina

    Congresso sui diritti umani a Salamanca: l'intervento di mons. Crepaldi

    ◊   Che visione della persona umana deve sostenere l'impegno a favore dei diritti umani? Quali nuove sfide presuppone per i cristiani di oggi rispetto a quelli di sessant'anni fa? Queste le domande poste da mons. Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, durante il suo intervento all'inaugurazione del congresso annuale dell'Istituto Superiore di Studi Europei e Diritti Umani dell'Università Pontificia di Salamanca (UPSA), in Spagna, appena concluso. Per aprire l'incontro, il segretario del dicastero Giustizia e Pace, che ha patrocinato questo congresso su “I diritti umani in Europa a 60 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo”, ha intitolato il suo intervento “A sessant'anni dalla Dichiarazione dei Diritti Umani”. Il presule ha ricordato che il Magistero della Chiesa, quando parla di diritti umani, non dimentica mai di fondarli su Dio, e nemmeno di radicarli nella legge naturale. La legge naturale non deve essere intesa in modo estatico, ma come “un dialogo di Dio con l'uomo”. Secondo mons. Crepaldi, non c'è dubbio che “alcuni diritti umani sono stati 'intravisti' anche solo dalla ragione e lo stesso San Paolo afferma che anche i popoli che non conoscono Cristo hanno la luce della coscienza intelligente che li guida verso il bene (Rom 2, 14-15)”. È anche vero, tuttavia, che “senza un'anima religiosa i diritti umani, una volta considerati e anche riconosciuti ufficialmente, perdono vigore, e sembra che l'umanità non abbia la forza morale per mantenersi fedele”. Mons. Crepaldi ha risposto alla seconda domanda ricordando in primo luogo che si può sostenere che i diritti umani richiedono un riferimento a Dio citando il cardinale Joseph Ratzinger, che esortò i non credenti a vivere “come se Dio esistesse”, proponendolo come vero criterio di laicità. “Se la laicità esclude programmaticamente Dio, si trasforma in ideologia secolarista. Se invece comprende e accetta che ha bisogno di Dio, almeno come ipotesi, si preserva dalle ideologie e mantiene fermi i riferimenti ai diritti umani”. Il presule ha concluso il suo intervento, riporta l'agenzia Zenit, sottolineando che uno Stato che si preoccupa della verità e del bene non può essere relativista in materia religiosa. (V.V.)

    inizio pagina

    Lettera del cardinale Bagnasco al presidente dell’Azione Cattolica

    ◊   Durante i lavori del Consiglio Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, riunito a Roma presso la Domus Mariae, il presidente dell’AC, Franco Miano, ha reso nota la lettera che il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, gli ha inviato, e nella quale è manifestato “l’interesse e l’attenzione che il Consiglio episcopale permanete, facendosi voce dei vescovi italiani, prova nei confronti dell’Associazione, alla quale guarda con viva gratitudine e fiduciosa attesa”. La lettera è stata accolta con gioia e gratitudine dal Consiglio nazionale dell’AC, soprattutto “perché riconosce l’impegno che l’Associazione ha sempre avuto al servizio della Chiesa e del Paese”, come ha sottolineato il presidente Franco Miano, “con la sua opera attenta all’uomo e al bene comune, alla promozione della famiglia, alla difesa della vita, alla formazione costante: le linee maestre di quel cammino associativo che Papa Benedetto XVI ha riconsegnato all’Azione Cattolica nel recente incontro dello scorso 4 maggio in Piazza San Pietro”. Nella missiva, il cui testo integrale è pubblicato sul sito www.azionecattolica.it, il porporato, tra l’altro scrive: “È proprio l’insegnamento di Benedetto XVI a costituire per l’Azione Cattolica il migliore programma per gli anni a venire. Penso anzitutto al suo discorso in occasione del grande incontro nazionale, svoltosi a Roma il 4 maggio 2008: in tale occasione, egli invitava l’Associazione a mantenersi fedele alle proprie radici di fede, nutrite da un’adesione piena alla Parola di Dio, da un amore incondizionato alla Chiesa, da una partecipazione vigile alla vita civile e da un costante impegno formativo. Queste parole, insieme all’intero magistero di Benedetto XVI, sono una bussola preziosa per il vostro cammino.  Seguendo la sua esemplare chiarezza, unita alla passione per la verità, alla serenità e al profondo rispetto per gli argomenti altrui, possa l’Azione Cattolica dare senza esitazioni pubblica e motivata testimonianza della fede cristiana di fronte alle questioni che attraversano oggi i diversi ambiti dell’esistenza umana”. (V.V.)

    inizio pagina

    Domani in Polonia la Giornata papale 2008

    ◊   Domani viene celebrata in tutte le diocesi della Polonia la “Giornata papale 2008”, un’iniziativa a carattere spirituale, culturale e sociale rivolta ogni anno ad un aspetto del magistero di Giovanni Paolo II sui temi della “famiglia delle nazioni” e della “vita della società”. A promuovere l’iniziativa sono due organismi – la Fondazione “San Nicola” e la Fondazione “Nuovo millennio” della Conferenza episcopale polacca – che organizzano una serie di eventi durante tutto il fine settimana. Quest’anno a fare da filo conduttore sarà il tema “Giovanni Paolo II, educatore dei giovani”. Con questa scelta, spiegano gli organizzatori al Sir, “intendiamo sottolineare la sollecitudine di Papa Wojtyla per le giovani generazioni e la fiducia riposta dal Papa nei giovani ed espressa nei tanti incontri loro dedicati”. Domani sarà celebrata una Messa nel Santuario della Divina Misericordia, a Cracovia, dal cardinale Stanislaw Dziwisz. A conclusione delle manifestazioni, l’emittente polacca 1 TVP trasmetterà un messaggio televisivo di Benedetto XVI. (V.V.)

    inizio pagina

    Inaugurazione domani a Roma della nuova sede della St. John’s University

    ◊   Nuova sede per la St. Jonh’s University. Sarà aperta domani a Roma in via Pompeo Magno 21. A presiedere la Messa inaugurale domani sarà il cardinale Franc Rodé mentre la sede sarà benedetta dal cardinale Pio Laghi. “La nostra presenza a Roma – afferma il presidente dell’ateneo Donald Harrington - è segno dell’impegno profuso verso i nostri studenti per migliorare la qualità degli studi all’estero e poter combinare la ricchezza accademica e l’offrire come servizio il sapere nei diversi angoli del mondo”. L’università è situata nella zona Prati in una sede di proprietà dei Frati Vincenziani, stessa comunità che ha fondato nel 1870 l’università di St. John’s per diffondere il messaggio di San Vincenzo De Paoli. “Vivendo, imparando e servendo insieme alla nostra famiglia vincenziana di Roma, gli studenti condivideranno le radici missionarie del nostro fondatore, S. Vincenzo, perseguendo un rigoroso programma accademico. Per il futuro – si legge in una nota diffusa dal Sir - si prospetta l’opportunità di allargare la missione educativa oltre alla famiglia vincenziana insieme alla Comunità di Sant’Egidio e alla Caritas diocesana di Roma”. (V.V.)

    inizio pagina

    La croce di suor Leonella Sgorbati nella chiesa di San Bartolomeo a Roma

    ◊   Poco più di due anni dopo la sua uccisione, la piccola croce di suor Leonella Sgorbati entrerà domani nella chiesa di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, a Roma, luogo memoriale dei testimoni della fede, affidato alla cura della Comunità di Sant’Egidio e sarà esposta insieme con tante altre reliquie dei testimoni del secolo scorso. L’ingresso della croce sarà accompagnato da una celebrazione eucaristica alle ore 12, a cui parteciperanno, tra gli altri, la Superiora generale delle Suore Missionarie della Consolata, suor Gabriella Bono con tutto il Consiglio Generale, la responsabile regionale del Kenya, suor Jacinta Theuri, che ha conosciuto personalmente suor Leonella e un gruppo di giovani suore del Kenya di cui lei stessa aveva curato la formazione. Ci saranno anche il superiore generale dei Missionari della Consolata, ramo maschile dell’Ordine, padre Aquileo Fiorentini, con il suo Vicario, padre Stefano Camerlengo. Erano le 12.30 del 17 settembre 2006, Suor Leonella Sgorbati, sessantasei anni, missionaria della Consolata, aveva appena terminato la lezione alla Scuola Infermieri da lei fondata presso l’ospedale di Mogadiscio. Uscita, venne raggiunta per strada da sette proiettili sparati da una banda armata e si accasciò a terra. Con lei, fu colpito anche Mohamed Mahamud, la sua guardia del corpo, musulmano, papà di quattro figli. Le consorelle accorsero precipitosamente e tentarono di soccorrere entrambi. Furono portati in fretta in sala operatoria, ma non ci fu niente da fare. Le ultime parole di suor Leonella, dette con un filo di voce, furono: “perdono, perdono, perdono”. (V.V.)

    inizio pagina

    Oggi e domani in Italia “Una Mela per la Vita” contro la sclerosi multipla

    ◊   “Colpire la sclerosi multipla oggi è possibile”. Con questo messaggio oggi e domani in 3.000 piazze italiane, torna “Una mela per la vita”. L’ appuntamento è promosso dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) e dalla sua Fondazione – FISM con UNAPROA, l’unione di produttori ortofrutticoli d’Europa. L’AISM che quest’anno compie i suoi 40 anni di attività, scende nelle piazze con 320 mila sacchetti di mele, per un totale di oltre 4 milioni di frutti, fornite dalla Organizzazione di Produttori Apo Conerpo. La sclerosi multipla è una grave malattia del sistema nervoso centrale, cronica, invalidante ed imprevedibile, che colpisce principalmente la fascia di età tra i 20 e i 30 anni. Sono più di 26 mila i giovani colpiti, il 48 percento del totale delle persone malate. “È importante quindi – si legge in un comunicato dell’associazione - sostenere i servizi sanitari e sociali come il progetto giovani 'Oltre la Sclerosi Multipla' che comprende attività di informazione e servizi sul territorio, mirati ad aiutare i giovani con sclerosi multipla nei diversi ambiti della vita lavorativa, sociale e familiare”. Un ruolo di informazione che l’AISM svolge attraverso il sito www.aism.it, il numero verde 800 803028. “Ma è importante anche sostenere la ricerca scientifica – continua il testo - l’unica arma per sconfiggere definitivamente la sclerosi multipla. I passi compiuti dalla ricerca hanno permesso di mettere a disposizione delle persone colpite nuove terapie in grado di rallentare la progressione della malattia. Ma le cause e la cura risolutiva della sclerosi multipla non sono state trovate. Per questo con una offerta minima di 7 euro per “Una mela per la vita” si potrà contribuire alla lotta alla sclerosi multipla”. (V.V.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Dopo il crollo delle borse il G7 vara il piano anticrisi finanziaria

    ◊   Cala il sipario su una delle settimane più nere degli ultimi decenni per i mercati finanziari mondiali. Le Borse hanno chiuso, ieri, ancora in forte ribasso, con perdite settimanali complessive a due cifre. Per ridare fiducia ai mercati il G7 ha intanto varato un pacchetto di misure eccezionali. Si aspetta una risposta coordinata anche dal vertice europeo di domenica a Parigi. Il punto nel servizio di Marco Guerra:

    In Europa, i listini hanno chiuso lasciando sul terreno tra il 6,54 di Milano e l’8,85 di Londra. La peggiore seduta della settimana con 400 miliardi di capitalizzazione bruciati. In cinque giorni di contrattazione i mercati del Vecchio Continente hanno perso il 22% del proprio valore, New York il 18%. Continuano a tremare anche le piazze asiatiche: in Giappone si è registrato il primo fallimento e l’indice Nikkei ieri ha perso il 10%. Non si allenta dunque la morsa della paura sulle Borse. E proprio per ristabilire l’ordine e la fiducia sui mercati finanziari globali i ministri dell’Economia dei Paesi G7 hanno varato, ieri a Washington, un piano in cinque punti di misure “urgenti ed eccezionali”. I sette grandi si impegnano a sostenere le istituzioni finanziarie con ogni sforzo, garantendo l’accesso alla liquidità sia dal pubblico sia dai privati. Vengono, inoltre, indicati programmi di garanzia dei depositi per rassicurare i correntisti. Il G7 si impegna, infine, a riattivare i mercati secondari dei mutui e delle altre cartolarizzazioni. “L'accordo è una 'cornice organica' entro la quale fare scattare gli interventi dei vari Paesi”, ha detto alla fine del vertice il segretario del Tesoro USA, Paulson. Fronte anticrisi che si sposta domani a Parigi, dove andrà in scena il vertice dei capi di Stato e di governo UE. Obiettivo è definire un’azione forte e coordinata superando le resistenze alla mobilitazione comune espresse dalla Germania. Per le misure adottate nel fine settimana si aspetta comunque il giudizio dei mercati lunedì, ma il fantasma più temuto dai governi resta quello delle ripercussioni sull’economia reale.

     
    Austria: morto il leader della destra, Joerg Haider
    Il leader della destra austriaca, Joerg Haider, ha perso la vita questa notte in un incidente stradale nei pressi di Klagenfurt. Il governatore della Carinzia era da solo a bordo della sua automobile quando la vettura è uscita fuori strada ribaltandosi più volte per cause ancora da accertare. Haider, che a 58 anni lascia la moglie e due figlie, era tornato al successo nelle ultime elezioni legislative del 28 settembre triplicando i voti della sua formazione politica, il BZOE. Sentito il cordoglio di alleati e avversari del mondo politico austriaco che ricordano “un leader molto discusso ma di grande talento”.

    Perù
    Terremoto politico in Perù dopo lo scandalo per corruzione scoppiato in seguito alla pubblicazione di alcune intercettazioni telefoniche. Il presidente, Alan Garcia, ha accettato le dimissioni del premier, Jorge del Castello, che seguono quelle del ministro dell’Energia. Intanto, nel Paese sud americano torna la paura per gli attacchi dell’organizzazione terroristica “Sendero Luminoso”. Ieri, 12 soldati e 7 civili sono rimasti uccisi in un’imboscata contro un convoglio militare a 250 chilometri dalla capitale Lima. Per le autorità dietro l’agguato ci sarebbero i miliziani ribelli attualmente alleati dei narcotrafficanti.

    Haiti alluvioni
    Un appello per Haiti, colpita recentemente da quattro uragani, è stato lanciato dall'associazione "Francesca Rava". La richiesta è quella di dare un contributo per portare cibo, acqua potabile e medicine alla popolazione locale. Per maggiori informazioni si può visitare il sito www.nphitalia.it oppure telefonare al numero 02-54122917. I particolari nel servizio di Debora Donnini:

    Un mare di fango, causato dagli uragani che si sono rovesciati su Haiti ha travolto quello che è il più povero Paese del continente latino-americano. In particolare, l’uragano "Gustav" non ha risparmiato l’orfanotrofio gestito dall’organizzazione NPH, Nuestros Pequeños Hermanos, che si dedica all’aiuto dei minori in America Latina. I 600 bambini dell’orfanotrofio sono comunque salvi, anche se il tetto e le finestre degli edifici sono stati distrutti. Con NPH, in Italia collabora l’associazione "Francesca Rava". Sulla situazione ad Haiti sentiamo la presidente, Maria Vittoria Rava:

     
    R. – Questi uragani hanno devastato letteralmente questo Paese, hanno spostato delle masse di fango incredibili, perché non essendoci alberi si sono creati proprio dei fiumi di fango, che hanno trasportato via quel poco che la gente ha. E per “poco” si intende la baracca dove queste persone vivono, che è fatta di lamiere, e i due vestiti che hanno indosso.

     
    L’organizzazione NPH sta ora portando aiuto alle popolazioni locali, distribuendo cibo e medicinali. Per questo l’associazione "Francesca Rava" ha lanciato un appello: fare delle donazione che vanno dai 5 ai 100 euro. Sentiamo ancora Maria Vittoria Rava:

     
    R. – Se con 5 euro c’è un pacchetto di cibo per una famiglia, con 25 euro si dissetano ben 40 bambini, e con 100 euro si danno cibo, vestiti e medicine a 5 famiglie. Dare speranza e dare un concreto aiuto è molto semplice: anche solo 1 euro può dare una grandissima mano ad aiutare questi bambini e queste famiglie.

     
    Afghanistan: alpino ferito
    Non si fermano gli attacchi della guerriglia talebana in Afghanistan. A farne le spese oggi un militare italiano rimasto ferito ad una gamba in uno scontro a fuoco a 40 chilometri da Farah. Il caporale Giovanni Valeriani, alpino del quarto reggimento, è stato subito operato e ora è in buone condizioni. Secondo un comunicato diffuso dal comando statunitense, sono 9 i talebani uccisi nei combattimenti delle ultime 24 ore.

    Pakistan
    È salito a 55 il numero dei morti dell’attentato condotto ieri da un kamikaze contro una assemblea tribale di una tribù del nordovest del Pakistan, ostile a i talebani. Nel corso del raduno si discuteva una strategia su come espellere gli integralisti dalla regione.

    Nucleare accordo India-USA
    India e Stati Uniti hanno firmato a Washington un accordo di collaborazione sul nucleare civile, in base al quale si potranno vendere reattori americani a New Delhi. Il patto mette fine a trenta anni di embargo statunitense all'India sulle tecnologie atomiche più avanzate.

    Somalia
    I pirati che si sono impossessati della nave ucraina, il "Faina", a largo della Somalia minacciano di far saltare in aria la nave e il suo carico se entro lunedì notte non sarà pagato il riscatto richiesto. Il cargo trasporta 33 carri armati e altre armi e un equipaggio di venti persone. I pirati hanno chiesto 20 milioni di dollari di riscatto. Il "Faina" resta guardato a vista da alcune navi militari americane, e da una keniota, mentre sta sopraggiungendo dal mediterraneo una flotta NATO che sarà impegnata in attività anti-pirateria.

    Zimbabwe
    In Zimbabwe, l’accordo per la condivisione del potere, raggiunto faticosamente in settembre con l’opposizione, rischia di essere messo in discussione dal presidente, Robert Mugabe, che ha nominato per il suo partito, Zanu-Pf, 14 ministri, fra cui i tre cruciali di Difesa, Interno e Finanze. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 285

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina