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Sommario del 10/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Intervista al Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ad una settimana dalla visita al Quirinale di Benedetto XVI
  • Al Sinodo dei Vescovi in primo piano la Parola di Dio nella famiglia e nelle terre di difficile evangelizzazione. Con noi, il Patriarca Gregorio III e Maria Voce, presidente dei Focolari
  • Domenica in Piazza San Pietro il Papa proclamerà quattro nuovi Santi
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Al finlandese Martti Ahtisaari il Premio Nobel per la Pace 2008
  • Nuovo crollo delle Borse. Allarme recessione mondiale. Mons. Tarchi: modello di sviluppo arrivato al capolinea
  • Ad Istanbul il Simposio dei primati delle Chiese ortodosse. A rappresentare il Papa, il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo
  • Giornata mondiale della Salute Mentale: appello dell'OMS ad aumentare l'assistenza
  • Presentato a Roma il nuovo libro del cardinale Comastri dal titolo "Gesù...e se fosse tutto vero?"
  • Chiesa e Società

  • India: sugli attacchi contro i cristiani un gesuita illustra l’ideologia dell’hindutva
  • Mogadiscio: chiusura per motivi di sicurezza di ‘SOS Kinderdorf’ delle Missionarie della Consolata
  • Convegno a Milano della Caritas ambrosiana: “L’Africa e noi, economia, giustizia, solidarietà”
  • Amnesty chiede all'ONU di occuparsi delle violazioni dei diritti dei cattolici in Vietnam
  • Cristiani e musulmani uniti per la pace: appello al Congresso interreligioso promosso dai Focolari
  • Filippine: il Movimento femminile appoggia la Chiesa nella "lotta per la vita"
  • Presentate le novità dell'Incontro Mondiale delle Famiglie a Città del Messico
  • Kosovo: inaugurato a Pristina un Centro per bambini con difficoltà familiari
  • Visita del vice-presidente della Caritas ad Hong Kong
  • Cina: la festa degli anziani diventa una nuova frontiera per l’evangelizzazione
  • Corea del Sud: concorso di arte sacra dedicato ai martiri coreani
  • Sudafrica: fondazione interreligiosa premia "Iniziativa per la pace" francescana
  • Incontri settimanali dell'associazione "Carità politica" sulla "Spe salvi" di Benedetto XVI
  • Congresso all'Urbaniana dell’Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo
  • Pellegrinaggio della memoria a Roma per ricordare la deportazione nel 1943 degli ebrei della capitale
  • Sarà presentata domani la Fondazione "Scuola di santità Pio XI" dell'Azione Cattolica italiana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ancora violenze in Iraq: sotto attacco la comunità cristiana
  • Il Papa e la Santa Sede



    Intervista al Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ad una settimana dalla visita al Quirinale di Benedetto XVI

    ◊   Ad una settimana dalla visita al Quirinale di Benedetto XVI nella festa di San Francesco d’Assisi patrono d’Italia, il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, ha rilasciato un’intervista in esclusiva alla nostra emittente, all’Osservatore Romano e al Centro Televisivo Vaticano. Il Capo dello Stato italiano ha ricordato l’incontro con il Papa e si è soffermato sui temi di attualità a livello nazionale ed internazionale ed ha ricordato il contributo dei cattolici nella vita politica ed istituzionale italiana. Prima dell’intervista in una sala del Quirinale, alla presenza anche dell’ambasciatore italiano presso la Santa Sede Antonio Zanardi Landi, il presidente Napolitano ha salutato il direttore della nostra emittente e del Centro Televisivo Vaticano padre Federico Lombardi ed il direttore dell’Osservatore Romano il prof. Gian Maria Vian. L’intervista è stata realizzata dal responsabile del nostro Radiogiornale, Roberto Piermarini e dal capo servizio dell’informazione religiosa del quotidiano della Santa Sede, Marco Bellizi:
     
    D. – Signor presidente, che cosa ha rappresentato la visita di Benedetto XVI al Quirinale per Lei come capo dello Stato, come presidente della Repubblica, e per il popolo italiano?

     
    R. – Direi che ha rappresentato innanzitutto la conferma - come dire – simbolica e visibile della profondità del rapporto tra la Chiesa cattolica e la nazione italiana. Se guardiamo poi ai contenuti dei discorsi tenuti in pubblico e del colloquio privato – e vorrei dire che sono grato al Pontefice per la estrema cordialità e l’apertura di quella conversazione – la giornata del 4 ottobre in Quirinale ha significato anche un segno importante di assonanza, di affinità di preoccupazioni e di volontà di intervento su temi molteplici, espresse sia dalla Chiesa, dalla Santa Sede, sia dallo Stato repubblicano. Temi di carattere internazionale, di carattere sociale, civile e morale.

     
    D. – Laici e cattolici come possono affrontare insieme l’“emergenza educativa” in particolare?

     
    R. – Questo è un tema comune su cui mi è parso giusto mettere l’accento, raccogliendo un’espressione che è dovuta al Pontefice e che oramai è riconosciuta da molte parti come sostanzialmente fondata. Se vogliamo parlare del “chi”, dei soggetti, direi che è una responsabilità che ne chiama in causa diversi, ciascuno nel suo proprio ruolo e nella sua autonomia: parlo quindi di soggetti che sono la Chiesa cattolica, nella più ricca ramificazione della sua capacità di comunicazione e di guida spirituale; lo Stato italiano, in primo luogo attraverso la scuola pubblica; e parlo poi anche di una responsabilità del mondo della cultura, di una responsabilità sempre più rilevante del mondo dell’informazione. Se ci chiediamo come dovrebbe realizzarsi questa collaborazione, io penso che si tratti di riconoscersi in un quadro di sforzi e impegni convergenti attorno ad alcuni obiettivi: il rifiuto della violenza, la cultura e la pratica della legalità, un rinnovato senso del bene comune e del dovere civico, il richiamo a valori spirituali, ideali e morali contro le suggestioni della corsa al denaro e al superfluo, dell’esibizionismo fine a se stesso, dell’avidità e dell’egoismo senza scrupoli. Tutto questo richiede veramente un grande, molteplice impegno che può comporsi verso questi grandi obiettivi comuni.

     
    D. – Lei ritiene che in Italia si stia intaccando lo spirito di accoglienza e tolleranza verso gli immigrati, che ha sempre caratterizzato il popolo italiano?

     
    R. – Ritengo che una risposta affermativa sarebbe eccessiva. Non bisogna generalizzare. Però, certamente bisogna essere preoccupati. Bisogna essere preoccupati perché il diffondersi di paure sproporzionate e irrazionali e anche il perpetuarsi di predicazioni xenofobe, contribuisce a determinare gravi violazioni di questa tradizione di accoglienza e di solidarietà e, alla lunga, possono intaccare questo tradizionale spirito di apertura che caratterizza gli italiani.

     
    D. – A 60 anni dall’entrata in vigore della Costituzione italiana, è pienamente realizzata la collaborazione tra laici e cattolici nel campo della dignità della persona umana, della solidarietà e del bene comune?

     
    R. – Pienamente, sì, nel senso che non ci sono barriere a questa collaborazione e che c’è veramente un mescolarsi naturale di laici e cattolici a tutela di questi valori. Non direi “pienamente” nel senso che si siano esplorate e messe a frutto tutte le potenzialità di questa collaborazione: rimane ancora molto da fare.

     
    D. – La libertà della testimonianza della propria fede è una questione che si pone drammaticamente, per esempio, in India. Si può fare qualcosa in più in Occidente per denunciare l’ondata di violenza che nel Paese asiatico sembra non fermarsi?

     
    R. – Credo che si dovrebbe levare più fortemente la voce in Occidente contro questi gravi episodi di persecuzione anticristiana in India, un Paese in cui francamente non ci si aspettava che potessero insorgere: e non bisogna considerarli dei casi marginali. Naturalmente, la questione più ampia è quella di un forte impegno in Occidente contro ogni forma di fanatismo religioso, per la piena garanzia di libertà di culto; ed è anche quella di un forte impegno a coltivare il dialogo tra le religioni.

     
    D. – L’incontro con il Papa è avvenuto il 4 ottobre, giorno della festa di San Francesco d’Assisi, modello di una Chiesa al servizio della dignità umana, della giustizia e della solidarietà. Temi che sono in primo piano indubbiamente anche in Europa. Quanto il Vecchio Continente è fedele a queste radici profondamente cristiane?

     
    R. – Il “Vecchio Continente” è un’espressione, naturalmente, molto impegnativa, perché abbraccia istituzioni, popoli, opinioni pubbliche … Io direi innanzitutto che queste radici sono molto vive nella stessa impresa dell’integrazione europea, della costruzione europea. E’ stata forse la più grande impresa di solidarietà che si sia realizzata in una parte del mondo. E’ nata come solidarietà nel segno della riconciliazione tra Francia e Germania, nel senso della realizzazione di un’area di pace nel cuore dell’Europa, là dove era scattata la scintilla di due guerre mondiali. Penso anche a quello che ha detto tante volte Jacques Delors, che è stato uno dei padri della costruzione dell’Europa integrata e che è stato sensibilissimo ai valori cristiani, in special modo a quelli della socialità e della solidarietà. Delors ha sempre detto che la solidarietà è uno dei cardini attorno a cui deve imperniarsi la costruzione dell’Europa unita (“la competizione che stimola, la cooperazione che rafforza e la solidarietà che unisce”). Sì, questi valori sono stati molto vivi nel processo di edificazione delle istituzioni comuni europee. Non bisogna però, oggi, sottovalutare i segni di indebolimento di questa visione e quindi di indebolimento anche della pratica di questi valori nei comportamenti collettivi e individuali, anche perché non possiamo negare che ci sia stato un allentamento della condivisione della scelta europeistica: sono insorti dubbi, sono insorti e sono stati anche abilmente sfruttati scetticismi. E quindi, bisogna davvero rilanciare nella sua interezza la grande ispirazione della costruzione europea, un’ispirazione che porta evidentissimi i segni della tradizione cristiana.

     
    D. – Lei ha fatto riferimento – in occasione dell’incontro con il Papa – alla “corrosiva” mancanza di etica in politica e in economia. Soffermandoci su questo ultimo aspetto: com’è possibile, a suo parere, trovare una sintesi fra le logiche del libero mercato e il rispetto dei bisogni fondamentali degli individui?

     
    R. – Innanzitutto, si può rispondere nel senso che si debbano stabilire delle regole, delle regole di comportamento, anche di comportamento etico, all’interno delle istituzioni di governo dell’economia: pensiamo alle banche, al sistema creditizio… Ma, più in generale, io ritengo che se si cerca una sintesi, in fondo la si trova attorno al discorso sull’Europa, in una formula che oramai è stata consacrata nei Trattati europei: nel Trattato Costituzionale, poi messo da parte, nel Trattato di Lisbona, di cui si attende l’entrata in vigore, si parla di “economia sociale di mercato”, come formula riassuntiva di un grande sforzo di combinazione tra logiche di mercato e principi sociali. Abbiamo avuto tante discussioni in passato sulle “terze vie”, sui possibili momenti di incontro tra capitalismo e socialismo… Ma lasciamo stare da parte il passato un po’ fumoso di dispute ideologiche di questo tipo: l’economia sociale di mercato è un’esperienza, non è soltanto una sigla. E’ un’esperienza che si è realizzata nei Paesi che da primi hanno contribuito al nascere dell’Europa comunitaria: è nata, in effetti, in Germania, nella Germania democratica governata per molti anni innanzitutto dal partito dei cristiano-democratici, e oramai è stata fatta propria da tutta l’Europa. Bisogna, nelle nuove condizioni, e anche raccogliendo l’impulso drammatico che viene dall’attuale crisi finanziaria ed economica mondiale - come crisi anche, e molto, di comportamenti e di valori etici -, puntare su un nuovo slancio per rilanciare questa visione.

     
    D. – Lungo questi sessant’anni, in Italia, la Costituzione materiale è sensibilmente mutata. In che direzione vanno le presenti ipotesi di riforme istituzionali?

     
    R. – Sono davvero presenti concretamente delle ipotesi di riforma? Esistono in effetti delle indicazioni scaturite dal Parlamento, anche in modo piuttosto concorde, al termine della passata legislatura. Per il momento, quelle ipotesi, però, non sono state ancora riprese; e talvolta circolano invece – direi – velleità, ancora una volta, di “riscrittura globale” almeno della seconda parte della Costituzione. Io ritengo che queste siano, appunto, velleità. L’esperienza, una lunga esperienza di tentativi infruttuosi, ha dimostrato che un approccio del genere può non portare da nessuna parte o può portare ad uno scontro senza esito. Mentre, invece, debbono e possono essere portate avanti delle ipotesi di riforma mirata, di riforma parziale, e queste dovrebbero andare nel senso di rafforzare l’articolazione delle autonomie regionali e locali nell’ambito di uno Stato nazionale che deve mantenere fortemente la sua unità ma superando persistenti vizi di centralismo e di burocratizzazione. E, insieme, c’è una questione che si trascina dai tempi dell’Assemblea costituente, che è quella del rapporto tra rappresentanza e decisione, e quindi anche tra potere legislativo e potere esecutivo. Si scelse la forma della democrazia parlamentare, nell’Assemblea costituente: credo che quella scelta vada ribadita, che l’allontanarsi da quella scelta possa condurre veramente fuori strada, e in vicoli ciechi. Però, bisogna portare fino in fondo l’impegno che venne soltanto enunciato in Assemblea costituente: introdurre, cioè, correttivi che garantiscano la stabilità dell’esecutivo, la capacità di governo di chi ha ricevuto la maggioranza e, nello stesso tempo, però, garantiscano, contro ogni degenerazione parlamentaristica di vecchio stampo, un efficace, incisivo ruolo legislativo, di indirizzo e di controllo del Parlamento.

     
    D. – Ecco, a proposito di Assemblea costituente: i Patti Lateranensi avevano già chiuso la “Questione romana”. Dalla Costituente sino ad oggi, in varie fasi politiche, quale è stato il contributo dei cattolici alla maturazione della Repubblica?

     
    R. – Credo che sia una domanda molto impegnativa, perché il contributo dei cristiani in politica, dei cattolici come attori e protagonisti della vita politico-istituzionale della Repubblica è stato fondamentale. E non solo perché per lungo tempo ha avuto una posizione centrale, una posizione – diciamo pure – egemone nella politica italiana e nel governo del Paese, un partito di ispirazione cattolica, si potesse o no definirlo correttamente il “partito cattolico” o il “partito dei cattolici”, cioè la Democrazia Cristiana. Ma anche perché noi abbiamo avuto un ricchissimo contributo di posizioni di pensiero e di movimenti sociali di ispirazione cattolica: correnti che erano già presenti come correnti, appunto, di pensiero cattolico nell’Assemblea costituente. Io ho più volte ricordato l’apporto dei quattro “professorini”, come vennero chiamati i protagonisti politici maggiori per parte democristiana nell’Assemblea costituente: Fanfani, La Pira, Dossetti, Moro. Ma poi ci furono grandi contributi anche di studiosi di parte cattolica e democristiana come Costantino Mortati, che è stato effettivamente uno degli estensori, uno degli autori della Costituzione. Ma al di là di questo, passata la stagione dell’Assemblea costituente, noi abbiamo avuto uno sviluppo robusto del pensiero cattolico in molti campi. Io penso anche al pensiero cattolico sui temi dell’economia, specie sui temi del’intervento pubblico in economia: sono stato molto legato anche nel rapporto personale, e comunque nell’attenzione per il suo pensiero, a Pasquale Saraceno, per fare un nome che adesso magari si ricorda raramente e che pure è stato un punto di riferimento. Poi, movimenti sociali, cattolici, perché non ci sono soltanto movimenti politici, il partito o i partiti, di ispirazione cattolica; e noi dobbiamo ricordare che cosa siano stati sia i sindacati, che hanno tratto dal Magistero della Chiesa una fonte della loro ispirazione, come la Cisl, sia grandi associazioni non sindacali di lavoratori cattolici, come le Acli. Insomma, ci sarebbe da scrivere un libro, non da dare una risposta in un’intervista.
     

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    Al Sinodo dei Vescovi in primo piano la Parola di Dio nella famiglia e nelle terre di difficile evangelizzazione. Con noi, il Patriarca Gregorio III e Maria Voce, presidente dei Focolari

    ◊   Giornata densa di riflessioni, oggi, per il Sinodo dei Vescovi, riuniti nella XII Assemblea generale ordinaria sulla Parola di Dio. Stamani, il tema della famiglia e le aree difficili per l’evangelizzazione, come la Terra Santa, l’Europa dell’est o la Birmania, sono stati al centro degli interventi in Aula. Nella pausa dei lavori, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza i membri della Federazione Biblica Tedesca. Ci riferisce la nostra inviata al Sinodo, Isabella Piro:

    Come era già avvenuto, martedì scorso, con le "United Bible Societes", anche i membri della Federazione Biblica Tedesca hanno donato al Papa un cofanetto contenente varie versioni linguistiche dell’Antico e Nuovo Testamento. E come già in precedenza, il Santo Padre ha esteso il dono ricevuto a tutti i partecipanti al Sinodo, facendo sì che ognuno di loro riceva una copia del cofanetto.

     
    I lavori di stamani, intanto, si sono concentrati su vari temi. Il principale è stato quello dell’accoglienza e dell’inculturazione della Bibbia nella famiglia. Diverse le proposte avanzate: donare la Bibbia nelle mani di tutti, affinché ciascuno ne abbia una copia personale; insegnare la Sacra Scrittura nelle scuole; leggerne una frase ogni sera, meditandola all’interno di ogni nucleo famigliare. O ancora, aggiungere ufficialmente, all’enunciazione di ogni mistero del Santo Rosario, una breve citazione biblica. In particolare, il Sinodo dei vescovi ha auspicato che queste proposte diventino oggetto di riflessione per la Chiesa universale.

     
    Altro tema trattato in Aula è stato quello dell’evangelizzazione in contesti come l’Europa dell’est, la Birmania o la Terra Santa: aree geografiche - si è detto - segnate dalle persecuzioni dei passati regimi totalitari, da catastrofi naturali come il ciclone Nargis e dal conflitto israelo-palestinese. In particolare, è stato notato che i cristiani arabi hanno difficoltà a leggere l’Antico Testamento a causa di interpretazioni politiche ed ideologiche che gravano su di esso. In questo senso, da segnalare la proposta avanzata da Gregorio III Laham, Patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti, che ha suggerito l’organizzazione di un “forum sulla Parola di Dio” in cui cristiani e musulmani possano incontrarsi, discutere e meditare. Ecco cosa ha dichiarato lo stesso Patriarca ai nostri microfoni:

     
    R. - Vorrei che musulmani e cristiani si incontrassero. E questa è già da anni una realtà a Gerusalemme, dove - nel Centro Nôtre-Dame - cristiani, musulmani ed ebrei si ritrovano insieme, malgrado la situazione così difficile in Terra Santa, e meditano la Parola senza discussioni: io medito e prego, dopo viene l’ebreo e il musulmano. Questa è un po’ l’idea che io vorrei realizzare anche in Siria e in Libano, laddove ho la giurisdizione.

     
    D. - Una corretta esegesi della Parola di Dio è, quindi, un punto di dialogo comune?

     
    R. - Quando Dio parla, parla a tutti gli uomini. Tutti gli uomini sono, quindi, invitati ad incontrare Dio e ad incontrare colui è creato ad immagine di Dio, l’uomo.

     
    Nel pomeriggio di ieri, invece, ha dominato il tema dell’esegesi biblica: in particolare, è stata ribadita la necessità di avvicinare la Parola di Dio ai fedeli più lontani, favorendo traduzioni della Bibbia anche in lingue poco diffuse. Quindi, è arrivato l’annuncio della firma, il prossimo 14 ottobre, di un accordo tra la Federazione Biblica Cattolica e le Società bibliche, per una traduzione e diffusione del Libro Sacro.

     
    Infine, un sentito applauso ha accolto gli interventi di due delegati fraterni: il reverendo Gunnar Stälsett, vescovo emerito di Oslo, esponente della Federazione mondiale luterana, e il reverendo Robert Welsh, dei Discepoli di Cristo. Al centro delle loro rispettive riflessioni, la condanna del fondamentalismo religioso, l’invito a tutte le persone di fede ad impegnarsi per gli obiettivi per lo sviluppo del millennio e l’appello a superare le divisioni “all’interno del Corpo di Cristo”.

     
    Al Sinodo dei vescovi partecipano anche esponenti dei movimenti laicali. Tra loro, in veste di uditrice, c’è Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari. Isabella Piro le ha chiesto come la comunità dei focolarini viva la Parola di Dio nella vita quotidiana:

    R. - Noi abbiamo proprio come pratica particolare quella di scegliere una volta al mese una frase della Sacra Scrittura ed impegnarci insieme a metterla in pratica, comunicandoci anche l’esperienza. Per esempio, in questo momento stiamo vivendo “Date e vi sarà dato”: dare nell’esperienza di ogni giorno quello che riceviamo e ricevere ancora di più di quello che abbiamo dato. Questo, però, credo dipenda anche dal fatto che ci crediamo veramente, che non è una parola detta duemila anni fa, da ricordare, ma è una Parola che ci viene detta oggi e che dobbiamo vivere: questo è l’impegno di tutto il movimento.

     
    D. - Lei è qui al Sinodo in veste di uditrice. Cosa può raccontarci di questa esperienza?

     
    R. - E’ un’esperienza straordinaria. Io davvero vedo la grandezza di questa partecipazione, soprattutto per la possibilità unica di partecipare di tanti dolori e di tante gioie, di tanti successi e di tante sfide che la Chiesa oggi attraversa nel mondo, proprio ascoltando tutti. Questo “uditrice” mi sembra un termine particolarmente bello per sottolineare l’ascolto che è anche quell’ascolto che riceve, che prende dentro tutto quello che gli altri danno e che diventa dono.

     
    D. - Si è parlato molto in Aula di ecumenismo: il Movimento dei Focolari è sempre stato impegnato sul cammino ecumenico. A che punto siamo, secondo lei, di questo percorso?

     
    R. - Siamo in cammino, però mi sembra con segni di speranza nei confronti di tutte le altre Chiese e le altre comunità ecclesiali, e mi sembra che la presenza dei delegati fraterni lo testimoni anche al Sinodo. Mi sembra che questi siano i segni che fanno vedere che c’è in tutti, veramente in tutti, l’urgenza di lavorare per l’unità.

     
    D. - Come laica, secondo lei l’opinione pubblica che cosa recepisce del Sinodo?

     
    R. - Poco, ho l’impressione. Anche perché i media, in genere, non sono troppo generosi, oppure sottolineano del Sinodo quei particolari che in un certo senso sono insignificanti. Quindi, penso tocchi veramente a noi laici portare fuori dall'Aula del Sinodo la speranza che nasce qui dentro e che tante volte nel mondo non si trova, non si vede.

     
    D. - Come presidente del Movimento dei Focolari, cosa auspica che il Sinodo ponga nelle sue proposizioni finali?

     
    R. - L’accento sulla testimonianza della vita, che cioè la trasmissione della Parola avviene veramente per la vita. Che la Parola si trasmette come esempio, come testimonianza.

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    Domenica in Piazza San Pietro il Papa proclamerà quattro nuovi Santi

    ◊   C'è attesa, in Vaticano e nella Chiesa, per la solenne Messa di canonizzazione di domenica prossima durante la quale - alle 10, in Piazza San Pietro - Benedetto XVI proclamerà quattro nuovi Santi, tra i quali la prima di origine indiana: Alfonsa dell'Immacolata Concezione (al secolo Anna Muttathupadathu), religiosa indiana della Congregazione delle Clarisse del Terzo Ordine di San Francesco. Gli altri sono il sacerdote italiano Gaetano Errico, fondatore dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria; Maria Bernarda Bütler (Verena), vergine e fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice; Narcisa Di Gesù Martillo Moràn, laica ecuadoriana. Queste ultime sono accomunate - anche se in epoche diverse - dallo stesso territorio che fu teatro della loro evangelizzazione, l’Ecuador. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    E’ adolescente Maria Bernarda Verena Bütler, originaria del Cantone svizzero di Argovia, quando avverte i primi segni della chiamata di Dio. Sono anni di intensa vita interiore: “Spiegare questo stato dell’anima a chi non ha mai sperimentato qualcosa di simile - scrive - è estremamente difficile, se non impossibile”. La maturazione la porta nel monastero delle Cappuccine di Maria Ausiliatrice di Altstätten, nel Cantone di San Gallo. Dieci anni di dedizione, di responsabilità che via via aumentano finché, diventata superiora di una comunità ricca di vocazioni, riesce a realizzare un suo antico sogno: partire in missione. E’ proprio l’Eucador della prossima Santa Narcisa la terra dove approda Maria Bernarda Bütler. A Chone, apre un monastero con annessa infermeria e una scuola per bambine. Supera opposizioni, guerre, malattie per soccorrere i poveri e il suo Istituto viene presto amato dalla popolazione locale. Incomprensioni col monastero di origine di Altstätten la portano a separarsene e a fondare le Suore Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice”. A fine Ottocento, la persecuzione antireligiosa la costringe a trasferire il monastero in Colombia, dove muore a Cartagena, nel 1924.

     
    Nel 1869 - l’anno che vede la prima professione di Maria Bernarda - è anche l’anno dell’inizio del Concilio Vaticano I, convocato da Pio IX. Il giorno della sua inaugurazione, l’8 dicembre, è il giorno in cui si spegne Narcisa di Gesù Martillo y Moràn, che il Papa canonizzerà domenica. Grande lavoratrice e orfana a nemmeno vent’anni, è costretta a sopravvivere in soffitte e ripostigli, dove trascorre lunghe ore in preghiera e dure penitenze corporali. La sua vita è però un’esplosione di gioia e di carità cristiana, come racconta al microfono di Tiziana Campisi il postulatore della Causa di canonizzazione, padre Vito Tomàs Gomez:

     
    R. - La Beata Narcisa ebbe una chiara percezione della sua chiamata alla santità, specialmente a partire dal sacramento della Cresima che ricevette all’età di sette anni: prese l’abitudine poi di ritirarsi frequentemente in un piccolo bosco vicino alla sua casa, per darsi liberamente alla contemplazione delle realtà divine. Assunse un cammino arduo di penitenza, per unirsi più intimamente a Cristo sofferente e collaborare alla redenzione del mondo. Collaborava nei lavori domestici e in quelli del campo. Era una giovane riflessiva, amabile, allegra, di carattere dolce e pacifica, caritatevole. Era anche molto bella - bionda con gli occhi azzurri, alta - e si rivelò catechista eccellente. Non poteva fare a meno di trasmettere il fuoco divino ai suoi e ai bimbi del vicinato.

     
    D. - La spiritualità di questa ragazza era molto forte: la Beata Narcisa spesso si dedicava a momenti di preghiera intensi, ma anche a momenti di mortificazione. Come li possiamo considerare, oggi, questi momenti?

     
    R. - Spinta da un desiderio di maggiore perfezione e consigliata da un religioso francescano, si imbarcò nel giugno 1868 per Lima e visse come secolare interna nel Convento domenicano del Patrocinio. Il Signore la favoriva con doni straordinari e le mostrava quanto gradita fosse la sua vita anche in mezzo alle prove dello spirito. La devozione oggi alla futura Santa Narcisa denota la spontanea identificazione del popolo semplice con questa donna della costa ecuadoriana. L’esempio della sua vita laboriosa e apostolica trasmette un messaggio molto attuale.

     
    D. - Quale messaggio in particolare ci trasmette la beata Narcisa?

     
    R. - Senz’altro la preghiera, l’unione con Dio, l’apostolato, la catechesi, la manifestazione della Provvidenza di Dio in tutte le circostanze. Le sue mortificazioni veramente furono molto severe: portava costantemente sul suo corpo i segni della crocifissione del Signore. Aveva una fede ferma ed una ammirabile speranza.

     
    D. - Come ci è giunta la fama di santità della beata Narcisa di Gesù Martillo y Morán?

     
    R. - Verso la fine di settembre 1869 le vennero delle forti febbri. I rimedi medici poterono poco, ma lei continuò con il suo ritmo di vita normale fino alla solennità dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre 1869, lo stesso giorno nel quale il beato Pio IX apriva in Roma il Concilio Vaticano I. Alla fine della giornata, salutò le sorelle dicendo che andava a fare un viaggio molto lontano. Fu preso come uno scherzo dalle consorelle domenicane, ma dopo poco una delle sorelle, incaricata di benedire le celle, notò uno splendore ed un odore speciale in quella di Narcisa. Si radunò la comunità e si vide che era morta: aveva 37 anni.

     
    D. - Come si è potuti giungere alla sua conoscenza dopo la sua morte?

     
    R. - Sia la città di Lima che la città di Guayaquil, in Ecuador, aveva una vera stima di Narcisa come persona santa. Questa devozione, questa fama di santità è andata aumentando, specialmente dal 1955 quando è stata trasferita la salma a Guayaquil e poi è iniziato il processo di beatificazione e canonizzazione nel 1961. La fama di santità non si è mai esaurita, anzi, con il passare del tempo è sempre aumentata.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Málaga (Spagna), presentata da mons Antonio Dorado Soto, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Jesús Esteban Catalá Ibáñez, finora vescovo di Alcalá de Henares. Mons. Jesús Esteban Catalá Ibáñez è nato il 22 dicembre 1949 a Villamarchante (Valencia). Ha seguito gli studi ecclesiastici nel Seminario di Valencia, conseguendo la Licenza in Teologia nella Facoltà Teologica di Valencia (1976). Ha conseguito anche la Licenza in Filosofia e Scienze dell’Educazione, con specializzazione in Psicologia, ottenuta presso l’Università di Valencia (1981). Ha quindi perfezionato i suoi studi presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, ottenendo il Dottorato in Teologia Dogmatica (1996). È stato ordinato sacerdote il 3 luglio 1976. È stato nominato vescovo ausiliare di Valencia il 25 marzo 1996 ed ha ricevuto l’ordinazione l’11 maggio successivo. È stato trasferito alla diocesi di Alcalá de Henares il 27 aprile 1999. In seno alla Conferenza Episcopale Spagnola è stato membro delle Commissioni per le Relazioni Interconfessionali (1996-1999); dei Seminari e delle Università (1999-2002); della Dottrina della Fede (2002-2005) e dell’Insegnamento e della Catechesi (1996-2005). Dal 2005 è presidente della Commissione Episcopale per la Pastorale e membro della Commissione Permanente.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Suwon (Corea) mons. Matthias Ri Iong-hoon, finora vescovo titolare di Catabum castra e ausiliare della medesima diocesi.

    Il Papa ha nominato relatore generale della Congregazione delle Cause dei Santi il padre cappuccino Vincenzo Criscuolo, finora consultore del suddetto dicastero.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La vitalità del rapporto tra laici e cattolici: intervista di Marco Bellizi e Roberto Piermarini al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano.

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Nella regione dei Grandi Laghi torna lo spettro della guerra”: il governo di Kinshasa denuncia attacchi rwandesi.
    In cultura, il testo integrale della conferenza di Norbert Trippen su Joseph Ratzinger, il cardinale Frings e il Concilio Vaticano II, che si tiene questa sera a Burghausen, in Germania.

    Anticipazioni dell'intervento di mons. Inos Biffi all’incontro, domani ad Arezzo, su Giulio Salvadori, il poeta che cantò l’“umile Italia”. Del letterato, morto ottant’anni fa, è in corso la causa di beatificazione.

    Claudio Toscani ripercorre l’evoluzione letteraria del premio Nobel Jean-Marie Gustave Le Clézio.

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    Oggi in Primo Piano



    Al finlandese Martti Ahtisaari il Premio Nobel per la Pace 2008

    ◊   Il premio Nobel per la pace 2008 è stato assegnato oggi all’ex presidente finlandese Martti Ahtisaari. Nelle motivazioni rese note a Oslo dal Comitato norvegese del Nobel, Ahtisaari è stato premiato “per i suoi importanti sforzi, in molti continenti e per più di tre decenni, per risolvere i conflitti internazionali”. Martti Ahtisaari autore del rapporto ONU sullo status del Kosovo nel 2005 era stato artefice dell'accordo del 2005 tra l'Indonesia e i ribelli dell'Aceh. Nato a Viipuri il 23 giugno 1937, diventò un esperto di cooperazione per lo sviluppo al Ministero finlandese degli Esteri, proseguendo poi nella carriera diplomatica. Al termine del suo incarico come ambasciatore, fu nominato commissario dell’ONU per la Namibia, con lo scopo di prepararne l'indipendenza. Stefano Leszczynski ha chiesto ad Antonio Papisca, titolare della cattedra UNESCO per i diritti umani, la democrazia e la pace, all’Università di Padova, un commento sulla figura di Martthi Ahtisaari:

    R. – Io sono convinto che il Premio quest'anno sia stato bene assegnato. Ci sono stati altri Premi Nobel per la Pace assegnati a personalità politiche o diplomatiche che hanno destato qualche perplessità quanto a coerenza tra il modo di agire della persona e il grande riconoscimento ricevuto, che ha un carattere essenzialmente morale. In questo caso, io direi che si tratta di un personaggio coerente e benemerito ma è anche un riconoscimento al Paese di cui quest’uomo è stato presidente: la Finlandia.

     
    D. – Questo Premio Nobel si può dire che porti un po’ di valore aggiunto anche alle Nazioni Unite?

     
    R. – Decisamente! Martti Ahtisaari è “onusiano” per vocazione, per principio, per prassi e quindi è importante per l’Organizzazione delle Nazioni Unite in questo momento. Sappiamo che l’Assemblea generale ha votato una risoluzione con cui si chiede alla Corte internazionale di giustizia di dare un parere sull’indipendenza del Kosovo. Sappiamo che Ahtisaari è l’autore del Rapporto al Consiglio di Sicurezza appunto sulle sorti del Kosovo. Diciamo che nel caso di Ahtisaari c’è un messaggio di ordine mondiale: in questo momento, alla luce di quello che stiamo soffrendo drammaticamente, c’è bisogno di segnalare delle persone autorevoli che hanno in mente la Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione Universale e che portano avanti – correttamente inteso – il principio della responsabilità di proteggere. Il Premio Nobel, quest’anno, io lo vedo come uno stimolo per tutti a portare avanti la costruzione di un ordine mondiale fondato sulla prima parte della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione Universale.

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    Nuovo crollo delle Borse. Allarme recessione mondiale. Mons. Tarchi: modello di sviluppo arrivato al capolinea

    ◊   Crollano anche oggi le Borse internazionali: la chiusura ieri di Wall Street con un pesante -7,33% ha trascinato verso il basso tutti i listini in Asia ed Europa. L'indice "Nikkei" della Borsa di Tokyo ha chiuso stamane con una perdita del 9,62%, il peggior dato in oltre 20 anni. Panico anche sulle piazze europee che seguono gli indici di New York e Tokyo. Fondo Monetario e Unione Europea lanciano l’allarme: l’economia mondiale è “sull'orlo della recessione”. Il servizio di Fausta Speranza:

    Le previsioni del Fondo Monetario e di Bruxelles arrivano alla vigilia dell’incontro dei ministri delle Finanze del G7, chiamato a dare una risposta coordinata alla crisi finanziaria. Bush, che domani farà un discorso alla nazione sull'economia, annuncia che riceverà i ministri delle Finanze, ma i due leader democratici del Congresso chiedono proprio la convocazione del G8 a livello di capi di Stato, nelle stesse ore, peraltro, in cui il Giappone, presidente di turno, si dice pronto a un G8 straordinario. Pressione e attesa altissime, dunque, per domani, ma - ammette il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn - trovare una soluzione coordinata non è facile, soprattutto in Europa. E precisa che Eurolandia potrebbe scivolare in una fase di recessione tecnica a partire dal terzo trimestre di quest'anno. Il direttore generale del FMI chiede: fiducia ai mercati; piani organici da parte degli Stati; una soluzione per gli asset in difficoltà; e soprattutto ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie. E poi avverte: la crisi in atto coinvolge tutti i Paesi. I Sette Grandi potrebbero prendere decisioni lasciando fuori almeno 60 Paesi, ma in questa crisi non è possibile farlo. Va detto, peraltro, che il FMI ha riattivato la procedura per concedere prestiti d'urgenza, creata nel 1995. C’è poi il monito della Banca Mondiale che, con il presidente Zoellick, invita i Sette Grandi a non dimenticare i Paesi poveri. Intanto, la Banca centrale indiana ha annunciato l'iniezione di 400 miliardi di rupie, oltre 8 miliardi di dollari, nel sistema finanziario del Paese. La Cina si dice del tutto fiduciosa di poter superare l'attuale crisi economica, e si dice disposta a lavorare in stretta cooperazione con gli altri Paesi al fine di salvaguardare la stabilità del sistema finanziario globale. Lo ha detto il vicepremier Wang Qishan, citato dai media nazionali.

    Tutti devono avvertire la responsabilità di “non alimentare l'allarmismo”: è l'appello lanciato oggi dal presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, parlando della crisi finanziaria internazionale e richiamando anche il dovere degli operatori dell'informazione a rappresentare con senso di misura una situazione “pesante che presenta rischi per tutti, anche per l'Italia”. Ieri, il premier Berlusconi e il ministro dell’Economia Tremonti hanno lanciato messaggi rassicuranti ai risparmiatori. Sulla situazione Luca Collodi ha sentito mons. Paolo Tarchi, direttore dell'Ufficio della CEI per i problemi sociali e il lavoro:
     
    R. – Credo che sia, intanto, una situazione che crea abbondanti preoccupazioni e a vari livelli. Come sempre in situazioni come queste l’attenzione va alle persone che vedono tradita la fiducia che in qualche modo hanno riservato, ad esempio, ad Istituti finanziari ai quali hanno affidato il loro credito.

     
    D. – Mons. Tarchi, molti parlano di speculazione. La domanda è questa: è possibile che l’economia mondiale sia determinata da pochi speculatori senza scrupoli e senza etica?

     
    R. – Questo è il problema, potremmo dire il capolinea a cui è arrivato questo modello di sviluppo. Questo mi pare che accada laddove non ci sono regole ... anche se vorrei dire che non bastono le regole, perché abbiamo visto anche in un passato recente che formalmente le regole sono rispettate, ma che il codice deontologico e professionale di molti manager ha superato abbondantemente le attenzioni al bene comune e al bene delle persone. Credo che ci sia veramente bisogno - e che sia questa l’occasione - di ritrovare una scala di valori che vada oltre il rischio e l’interesse diretto e personale soltanto di alcuni.

     
    D. – Mettere dei vincoli, far sì che lo Stato torni a controllare il libero mercato… cosa si può fare?

     
    R. – Io credo che intanto in questa situazione si siano superati alcuni luoghi comuni che vedevano il mercato capace di essere autoregolatore, per cui c’è un’invocazione forte - lo vediamo nelle soluzioni scelte dal popolo americano e non solo - di richiesta di uno Stato che se non altro nel breve periodo ponga delle soluzioni che vadano ad arginare i disastri dell’economia, dell’economia reale. Questo è un primo intervento. Nel futuro certamente bisognerà ritrovare un equilibrio fra mercato, Stato e società. Inoltre bisogna dire che per troppo tempo, troppe persone hanno affidato i loro soldi senza sapere quale fosse il motivo e quali fossero le finalità per cui gli Istituti bancari li utilizzassero. Credo che sia ormai urgente chiedere conto di come i soldi vengano finanziati e sostanzialmente spesi dagli Istituti bancari a cui vengono affidati.

     
    D. – C’è anche un lato psicologico: il capo dello Stato Napolitano, in un appello, ha detto ai media di non alimentate allarmismi. Anche questo è certamente un altro elemento di cui tener conto…

     
    R. – Io credo che i media abbiano una grandissima responsabilità e non soltanto su questo campo. Anzitutto è chiaro che chiediamo ai media di informare e di informare in modo compiuto su quella che è la situazione. Ma è anche necessario che indichino le vie di uscita, che sicuramente ci sono, anche in una situazione drammatica come questa.

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    Ad Istanbul il Simposio dei primati delle Chiese ortodosse. A rappresentare il Papa, il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo

    ◊   In Turchia si compie oggi un altro importante passo nel cammino ecumenico: ad Istanbul si apre, infatti, nella chiesa patriarcale di San Giorgio, il Simposio dei primati delle Chiese ortodosse nel mondo, invitati dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, per celebrare insieme l’Anno Paolino. All’incontro partecipa una delegazione cattolica e, in rappresentanza di Benedetto XVI, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il Simposio di Istanbul, convocato nel nome dell’Apostolo Paolo, può contribuire al riavvicinamento delle Chiese ortodosse. E’ quanto sottolinea il presidente della Conferenza episcopale turca, mons. Luigi Padovese, che fa parte della delegazione cattolica invitata all’assemblea. Il vicario apostolico dell’Anatolia sottolinea, in particolare, l’importanza della presenza ad Istanbul del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II. La figura di San Paolo, definito dal Papa “itinerante ambasciatore di Cristo” ed “evangelizzatore di popoli e culture”, diventa poi un nuovo simbolo di unione nel variegato mosaico ecumenico. L’assemblea di Istanbul – aggiunge infatti mons. Luigi Padovese - può avere “influssi positivi” anche per il dialogo tra cattolici e ortodossi. Tra i recenti capitoli di questo dialogo, si inserisce la presenza, lo scorso 28 giugno, di Bartolomeo I nella Basilica Ostiense per concelebrare con Benedetto XVI i vespri solenni di apertura dell’Anno Paolino. La partecipazione al Simposio dei primati delle Chiese ortodosse del cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo in rappresentanza del Papa costituisce un’ulteriore pagina del dialogo ecumenico. Verso questa direzione si orienta anche il Simposio Paolino che sarà inaugurato domani pomeriggio, nella chiesa patriarcale di San Giorgio, da Bartolomeo I. Il seminario sull’Apostolo delle Genti proseguirà poi in altre località legate a San Paolo, tra cui Smirne, Efeso e le isole di Rodi e Creta.

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    Giornata mondiale della Salute Mentale: appello dell'OMS ad aumentare l'assistenza

    ◊   Uno sforzo congiunto per aumentare i servizi di assistenza sanitaria mentale. Lo chiede il programma dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) anche in occasione della Giornata mondiale della Salute Mentale che ricorre oggi. Un problema, quello dei disturbi psichici, che attraversa tutte le culture, le età e le latitudini del pianeta, come ricorda il messaggio del segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon. Per una panoramica della situazione mondiale sentiamo al microfono di Debora Donnini, il dott. Benedetto Saraceno, direttore del dipartimento di salute mentale e abuso di sostanze dell’OMS:

    R. – C’è un suicidio ogni 40 secondi, vale a dire che ci sono quasi un milione di suicidi all’anno, e ci sono circa 300 milioni di persone che hanno un problema di salute mentale o di abuso di sostanze. Alcune malattie mentali sono certamente responsabili di importanti disabilità permanenti. Questo evidentemente ha delle conseguenze gravi sia sulla sofferenza delle singole persone, ma anche sulle loro famiglie e le comunità intere.

     
    D. – Quali sono i Paesi maggiormente colpiti dai disordini mentali, quelli più sviluppati o quelli più poveri?

     
    R. – I disordini mentali colpiscono nella stessa misura i Paesi poveri e i Paesi ricchi. E’ un mito quello che i Paesi poveri non abbiano problemi di salute mentale: basti pensare al fatto che il suicidio ha tassi elevatissimi in Paesi poveri dell’Europa dell’Est, in Cina, in India, in Sri Lanka; se guardiamo poi anche al consumo dell’alcool, questo è un consumo molto comune nei Paesi poveri; così come se guardiamo agli effetti delle guerre e dei conflitti, dei campi rifugiati e ad altri eventi sia naturali che generati dall’uomo, questi creano in Paesi poveri e poverissimi gravissime sofferenze mentali e psichiatriche.

     
    D. – C’è un’età in cui maggiormente si manifestano?

     
    R. – Certo, ma a seconda di quali malattie. Evidentemente la demenza, cioè l’Alzheimer, colpisce gli anziani mentre la schizofrenia è una malattia che ha un esordio piuttosto giovanile e spesso prima dei vent’anni di età.

     
    D. – Cosa si può fare per curare i disordini mentali e che cosa, quindi, l’OMS chiede ai governi?

     
    R. – L’OMS chiede ai governi tre cose. La prima è che c’è un legame tra sviluppo, povertà e sofferenza mentale e, quindi, certamente grandi povertà e grandi sottosviluppi sono responsabili di grande sofferenze mentali: la prima cosa è quindi quella di occuparsi del fatto che le popolazioni non debbano essere esposte a queste situazioni di abbandono e di vulnerabilità sociale grave. La seconda cosa è che i servizi di salute mentale e l’intervento sui problemi di salute mentale è estremamente scarso, soprattutto nei Paesi poveri dove non ci sono abbastanza risorse per occuparsi di questi problemi. La terza cosa, infine, è che i governi dovrebbero occuparsi di diminuire le violazioni dei diritti umani che avvengono negli ospedali psichiatrici di tutto il mondo, sia nei Paesi ricchi che nei Paesi poveri.

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    Presentato a Roma il nuovo libro del cardinale Comastri dal titolo "Gesù...e se fosse tutto vero?"

    ◊   In una sala gremita, fra letture, musiche e cori, è stato presentato ieri in Campidoglio, a Roma, l’ultimo libro del cardinale Angelo Comastri, arciprete della Papale Basilica di San Pietro e Vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano. Dal titolo “Gesù…e se fosse tutto vero?”, edito dalla San Paolo, il volume ripercorre la vicenda di Cristo, dalle profezie che annunciarono la sua venuta fino al mistero della morte e resurrezione, per poi anticiparne il ritorno alle fine dei tempi. Il servizio di Claudia Di Lorenzi:

    Raschiate gli affreschi e portate via i quadri, buttate nel fuoco messali, breviari ed eucologi, e la vita di Cristo riempie musei e gallerie, il suo nome e le sue parole in tutti i libri della letteratura. Sui muri delle chiese e delle scuole, in cima ai campanili, ai tabernacoli e ai monti, a capo dei letti e sopra le tombe: milioni di croci rammentano la morte del Crocifisso. “Per quanto si faccia, Cristo è una fine e un principio”. Così il Cardinale Angelo Comastri introduce alla vicenda di Cristo nella sua ultima fatica letteraria. Un inno appassionato e vibrante a Colui che è Signore della Storia, un tributo d’amore che all’amore incommensurabile di Dio risponde, quale tappa di un cammino di fede, intimo e personale, che vede l’uomo lasciarsi conquistare dal Mistero di Cristo. Ascoltiamo il cardinale Angelo Comastri:

     
    R. – Per me è motivo di grande gioia dire davanti a tutti chi è che ha reso felice la mia vita, ed è Gesù Cristo. Insieme con me lo possono dire miliardi e miliardi di persone. Questo è un argomento che ci permette di dire “Gesù Cristo è Dio”, perché soltanto Dio può fare cose simili. Ho voluto dare questo taglio autobiografico per far capire che anche un credente fa un cammino dentro la fede. La fede non è come un sasso della strada sul quale si inciampa. La fede riempie la vita e la rende un’avventura meravigliosa, la rende un Magnificat, come l’ha vissuta Maria.

     
    Una proposta che sgorga incontenibile da un cuore assetato di infinito, vinto da quel Gesù – sottolinea il porporato ricordando la figura del Cristo tratteggiata dal Santo Padre nel libro dedicato a “Gesù di Nazareth” - che in sé riunisce l’umano e il divino, terra e cielo, e che irrompe nella storia umana e la illumina di senso. Ancora il cardinale Comastri:

     
    R. – La grande novità che Gesù ha portato nel mondo proprio riguardo a Dio è questa, e la poteva portare soltanto Dio, perché Dio solo può raccontare chi è Dio. Ebbene Gesù ci ha detto che la vera onnipotenza di Dio è l’onnipotenza dell’amore. E Dio con l’amore aggredisce la cattiveria umana, rinnova la storia umana, cerca di togliere i macigni di peccato, di egoismo e di orgoglio che noi creiamo. A noi l’amore sembra una forza debole, ma l’amore ha generato Sant’Agostino, San Francesco, San Vincenzo de’ Paoli, San Giovanni Bosco, Madre Teresa di Calcutta, ha generato Giovanni Paolo II. Quindi, noi abbiamo davanti agli occhi l’esempio vivente che l’amore veramente cambia il mondo.

     
    Un Amore – aggiunge il porporato – che non comanda e non si impone, ma “si propone e si offre”, lasciando all’uomo la libertà di rispondere. Chi si fa sordo a questo invito ed estromette il divino dalla propria esistenza – osserva ancora citando Nietzsche - brancola nel buio senza direzione, perché è Dio l’unica via percorribile. Una strada, quella della fede, che tuttavia non conosce mezze misure e a chi risponde chiede un’adesione consapevole e radicale. Lo sottolinea Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito:

     
    R. – Il libro è un invito a superare l’ignoranza, l’analfabetismo, l’ipocrisia talvolta, che si riscontra intorno al messaggio cristiano, alla fede cristiana, all’identità cristiana.

     
    Un invito alla concretezza della fede che in sé racchiude una promessa di felicità. Ancora il cardinale Comastri:

     
    R. – Incontrate Gesù Cristo è l’unico incontro che può dare senso alla vita. Senza incontrare Gesù Cristo noi ci troviamo drammaticamente soli, spenti nel vivere la vita. Solo Gesù Cristo è entusiasmo.

     
    Una sollecitazione per l’oggi che si accompagna ad un augurio per il domani: “Sul modello di Madre Teresa di Calcutta – ha detto in conclusione il porporato – siate tutti gocce d’acqua pulita su cui si riflette il volto di Dio” per portare a Lui un giorno una valigia traboccante di sola carità.

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    Chiesa e Società



    India: sugli attacchi contro i cristiani un gesuita illustra l’ideologia dell’hindutva

    ◊   Le violenze non si fermano. Nonostante le pressioni internazionali e le misure adottate dal governo federale, in diversi Stati dell’India i cristiani sono ancora nel mirino. Anche durante il Sinodo dei Vescovi, in corso in Vaticano, il Card. Varkey Vithaithil, presidente della Conferenza episcopale dell’India, nel suo intervento ha parlato della “persecuzione contro i cristiani indiani”, ricevendo la solidarietà del Papa e della Chiesa universale. Solo nello Stato dell’Orissa - riferisce l'agenzia Fides - la campagna di attacchi anticristiani, iniziata oltre un mese fa, ha provocato la morte di 60 persone e la fuga di oltre 50 mila. Di questi almeno 15 mila sono stati accolti in campi profughi gestiti dal governo. Ma i campi vengono assaltati da membri di gruppi radicali indù e migliaia di cristiani per questo sono fuggiti in aree più sicure, mentre dalla diocesi di Bhubaneshwar giungono notizie di altre violenze e villaggi incendiati. La leva emozionale e razionale che ha scatenato gli attacchi è l’ideologia dell’hindutva (“induità”) che intende eliminare le minoranza religiose non indù dal subcontinente. La storia, i pilastri, le organizzazioni, le strategie che fanno riferimento all’hindutva, sono state illustrate in un articolo-saggio realizzato dal gesuita indiano padre Sunny Jacob. La ricostruzione del religioso aiuta a comprendere le motivazioni, le mosse, gli obiettivi della campagna di attacchi anticristiani. Le ragioni politiche (la ricerca di consenso per elezioni del prossimo anno in diversi stati) si mescolano a quelle sociali (la volontà di perpetrare il sistema castale) e a quelle religiose (vedere i cristiani come minaccia per la religione indù). Si devono notare l'ascesa progressiva dei gruppi radicali indù nella società indiana (ricordiamo che è uno di loro ad aver ucciso Gandhi); la questione delle cosiddette “leggi anti-conversioni”, approvate negli anni scorsi in diversi Stati indiani; la galassia dei gruppi radicali indù. Va anche detto che molti leader indù, come la larga maggioranza degli indiani, propongono uno spirito di dialogo e di tolleranza. Per questo la Chiesa sta cercando l'appoggio ufficiale e pubblico di questi leader: per far capire a tutti che l'ideologia dei radicali è un tradimento della stessa religione indù. (R.P.)

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    Mogadiscio: chiusura per motivi di sicurezza di ‘SOS Kinderdorf’ delle Missionarie della Consolata

    ◊   Rimarranno chiuse a tempo indeterminato le strutture scolastiche collegate all’ospedale materno-pediatrico del villaggio dei bambini ‘SOS Kinderdorf’ di Mogadiscio. Lo hanno annunciato i responsabili degli istituti, una scuola e un centro di formazione professionale per infermieri. La decisione è stata presa dopo che alcuni giorni fa, quattro insegnanti e un impiegato del centro erano stati sequestrati e minacciati per diverse ore da poliziotti che hanno fatto irruzione nell’edificio. L’episodio – rende noto l’agenzia Misna - segue di pochi giorni un altro incidente in cui erano rimasti uccisi due collaboratori esterni della struttura. Il direttore responsabile, Wilhem Huber, ha confermato tuttavia che l’ospedale pediatrico della capitale e la clinica satellite impiantata ad Afgoye, resteranno in funzione. Nato nel 1985 per aiutare gli orfani e le donne somale, il Villaggio ‘Sos Kinderdorf’ ha attraversato indenne gli scontri del 1991, che portarono alla caduta di Siad Barre, e alla successiva guerra civile. Gestito dalle suore italiane missionarie della Consolata, la struttura ha poi aperto una scuola per infermieri, dove lavorava anche suor Leonella Sgorbati, la missionaria italiana uccisa da ignoti nel settembre 2006 mentre attraversava la strada che divide l’ospedale e il Villaggio dei bambini. (A.L.)

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    Convegno a Milano della Caritas ambrosiana: “L’Africa e noi, economia, giustizia, solidarietà”

    ◊   Per riflettere sui temi che animeranno il cammino verso l’Expo 2015, la diocesi di Milano ha organizzato per domani alla casa cardinal Schuster, il convegno “L’Africa e noi. Economia, giustizia, solidarietà”, promosso, tra gli altri, da Caritas Ambrosiana, Centro Ambrosiano di documentazione e studi religiosi. L’incontro prende spunto da una considerazione: i destini dell’Africa e dell’Europa sono sempre più intrecciati: guerre e carestie spingono dalle coste africane verso le metropoli europee migliaia di profughi e immigrati. Da questa osservazione emergono poi alcuni interrogativi. Come sollecitare, in particolare, l’opinione pubblica in Europa a prendere consapevolezza che un tale cambiamento sarebbe non solo giusto ma conveniente per chi vive su entrambe le sponde del Mediterraneo? A questa e ad altre domande cercheranno di rispondere, tra gli altri, il direttore della Fondazione giustizia e solidarietà, Riccardo Moro, ed il direttore del Centro internazionale cooperazione per lo sviluppo, Gianni Vaggi. In occasione del convegno sarà presentata anche la mostra “Mai più schiave” che documenta il traffico di ragazze straniere costrette a prostituirsi in Italia. (A.L.)

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    Amnesty chiede all'ONU di occuparsi delle violazioni dei diritti dei cattolici in Vietnam

    ◊   Le Nazioni Unite si occupino di quanto sta accadendo in Vietnam, lo visiti il relatore speciale sul diritto di opinione e di espressione. Lo chiede Amnesty International a conclusione di un lungo rapporto nel quale esamina il comportamento delle autorità di Hanoi nei confronti di “pacifici manifestanti” cattolici. Nel documento si ricostruiscono le vicende relative al complesso della ex delegazione apostolica e del terreno di Thai Ha di Hanoi ed in particolare all’atteggiamento tenuto dal governo di fronte alla richiesta dei cattolici di avere la restituzione dei loro beni, atteggiamento fatto di intimidazioni, violenze, arresti, violazioni della libertà di pensiero e di religione, campagne di stampa, discriminazioni. “Il governo vietnamita – scrive Amnesty, in una nota diffusa ieri a Londra ripresa dall'agenzia Asianews - deve mettere fine a intimidazioni e attacchi contro i cattolici ed assicurare protezione contro le violenze di gruppi sponsorizzati dallo Stato”. Nel suo rapporto, l’organizzazione ricostruisce le vicende che dallo scorso dicembre vedono i fedeli appoggiare con pacifiche veglie di preghiera le richieste dell’arcivescovato di Hanoi e dei redentoristi di Thai Ha. Dopo un periodo nel quale è sembrato prevalere il dialogo – a febbraio il governo parlò di un graduale ritorno dei beni alla Chiesa - da agosto le autorità hanno scelto la linea dura. Il rapporto parla anche di “crescenti” intimidazioni contro i cattolici e riferisce di “studenti sempre più timorosi di parlare della loro fede a scuola o nelle università, dove emergono vicende di prevaricazioni ed espulsioni”. A conclusione del rapporto, Amnesty International ricorda al Vietnam di aver sottoscritto l’accordo per i diritti civili e politici e chiede al governo di Hanoi di: “proteggere i diritti di libertà di espressione, di riunirsi pacificamente e la libertà di religione senza discriminazioni”; “rilasciare immediatamente ed incondizionatamente coloro che sono stati arrestati per aver espresso pacificamente le loro opinioni”; “abolire le illegali restrizioni ai diritti di riunirsi pacificamente, di libertà di espressione e di libertà di religione ed in particolare di riformare quanto previsto nel Codice penale del 1999 in materia di sicurezza nazionale”; “assicurare che non si manifesti un clima di impunità per ciò che riguarda gli attacchi contro i cattolici, procedendo ad inchieste imparziali su tutti gli attacchi e gli atti di intimidazione da parte di funzionari di polizia, compreso l’eccessivo uso della forza contro pacifici fedeli cattolici, e di ‘giovani bulli’ sponsorizzati dallo Stato e di sottoporre i responsabili a processi compatibili con gli standard internazionali”. (R.P.)

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    Cristiani e musulmani uniti per la pace: appello al Congresso interreligioso promosso dai Focolari

    ◊   Un appello ai media perchè diano voce a fatti e iniziative di dialogo e fraternità tra cristiani e musulmani, e non solo alla cronaca di violenza e terrorismo che seminano paure e chiusure. Viene lanciato da musulmani e cristiani dei 5 continenti che in oltre 200 sono riuniti da ieri pomeriggio, al Centro Mariapoli di Castelgandolfo per iniziativa del Movimento dei Focolari. Sono giunti dal Pakistan, Indonesia, Nigeria, Stati Uniti, Magreb, Libano, Giordania, Italia e molti altri Paesi d’Europa. Ben diverso da quello della cronaca dei grandi media, il volto dell’Islam che qui appare e ancor più il rapporto con i cristiani fatto di apertura, fraternità e collaborazione fattiva. Lo si legge sui volti dei cristiani e musulmani presenti a Castelgandolfo. Sono i lineamenti dell’amore e della misericordia che vengono in rilievo dalle pagine del Corano e della Bibbia con le relazioni presentate questa mattina. Amore e misericordia attuati nel quotidiano, riscoperti alla luce del carisma dell’unità di Chiara Lubich, ricordata ieri con un mosaico di suoi interventi videoregistrati durante i numerosi avvenimenti interreligiosi che l’hanno vista protagonista. Sempre aveva messo in luce quanto l’amore e la misericordia accomuna le due religioni. L’unico segreto che rende sempre possibile il dialogo. Un dialogo che abbatte anche le barriere razziali. Forte la testimonianza stamattina dei frutti maturati da una pagina storica aperta poco più di 10 anni fa nel cuore del ghetto nero di Harlem, quando Chiara su invito del leader afro-americano W.D. Mohammed era stata invitata a portare la sua esperienza cristiana a oltre 3000 musulmani. Un’altra video-registrazione ha fatto rivivere quel momento con le parole di W.D. Mohammed, recentemente scomparso, a cui è stato attribuito un commosso ricordo. “Si può parlare di una vera svolta per noi". Aveva detto. “Credevamo che l’America, mai avrebbe potuto essere la casa di noi neri. Rifiutavamo di fidarci ancora dei bianchi. L’ amicizia con la gente dei Focolari mi sembrava una buona medicina per tutti i musulmani". E’ questa un’esperienza di quel dialogo delineato ieri pomeriggio dal card. Tauran, presidente del dialogo interreligioso. Aveva riconosciuto ai musulmani il fatto di aver fatto ritornare la religione sulla scena pubblica. Ma “paradossalmente – aveva aggiunto - oggi la religione fa paura invece di dare pace a causa di chi ha snaturato il messaggio dell’Islam con la violenza”. Quale antidoto ha citato le parole di Papa Benedetto XVI che indica la via del dialogo con l’obiettivo di “scrutare insieme il mistero di Dio per discernere i valori atti a illuminare i popoli della terra”. Domani pomeriggio, nella sessione aperta, si presenteranno numerose iniziative di collaborazione concreta all’interno delle città in atto in Italia, Libano, Algeria e Stati Uniti. (Da Castel Gandolfo Carla Cotignoli)

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    Filippine: il Movimento femminile appoggia la Chiesa nella "lotta per la vita"

    ◊   La Lega delle donne cattoliche filippine “sostiene la Chiesa” nella lotta contro “l’approvazione della legge sulla salute riproduttiva”. Lo hanno annunciato le leader del movimento femminile in una circolare spedita a tutte le delegate presenti nelle arcidiocesi, diocesi, vicariati apostolici e parrocchie del Paese, garantendo un “sostegno incondizionato” alla posizione dei vescovi. Amelita Dayrit-Go, presidente della Lega delle donne cattoliche, auspica che le iniziative possano “toccare il cuore dei parlamentari che vogliono approvare la legge” e assicura la presenza di “una delegazione di attiviste” durante la seduta alla Camera in cui verrà discussa l’approvazione della legge. Tutti i circoli del movimento - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno anche “organizzato messe e preghiere” in ogni parrocchia delle Filippine per “promuovere il rispetto e la dignità della vita umana”. Ieri pomeriggio a Roxas, nel sud delle Paese, si è tenuta una manifestazione alla quale hanno partecipato più di 4mila persone, la maggior parte delle quali studenti. La marcia “per la vita” è stata organizzata dalla Chiesa cattolica locale; i dimostranti hanno ribadito la loro netta opposizione a una legge che promuove l’uso di “metodi di contraccezione artificiali”. Per l’occasione è stata lanciata una campagna di raccolta firme contro la legge, sottoscritta da centinaia di persone. Tutti i vescovi filippini lottano compatti contro il provvedimento al vaglio della Camera, attraverso lettere pastorali distribuite in ogni parrocchia in occasione delle messe domenicali. (R.P.)

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    Presentate le novità dell'Incontro Mondiale delle Famiglie a Città del Messico

    ◊   “Quello che si semina nella famiglia si miete nella società. Di conseguenza, ciò che non si semina nella famiglia ha dei risvolti irreparabili per la società”. E’ quanto ha sottolineato mons. Enrique Glennie, segretario generale del VI Incontro Mondiale delle Famiglie, presentando in conferenza stampa le ultime novità di questa importante iniziativa che si terrà a Città del Messico dal 13 al 18 gennaio del 2009. E’ prevista, in particolare, l’accostamento ad un’immagine del Papa di fotografie di famiglie di tutto il mondo: più di 1.200 famiglie di 42 Paesi hanno già inviato la loro foto. Sono stati indetti, inoltre, concorsi sui temi “Famiglia ed emigranti” ed “I valori e la famiglia”. Un’altra iniziativa, intitolata “Lettera a mio figlio”, intende invitare tutte le madri, specialmente quelle in difficoltà o che hanno dovuto assumere il ruolo di capofamiglia, ad illustrare i loro sforzi in un mondo sempre più complesso. E’ stata poi avanzata l’idea di fondere una “Campana delle famiglie” realizzata con le chiavi donate a tale scopo. Una copia sarà consegnata al prossimo Paese in cui verrà celebrato l’incontro, insieme con l’icona della Sacra Famiglia di Nazareth. Il servizio postale messicano si unirà a questa festa con un’esposizione filatelica sulla famiglia, incentrata sulla lotta all’AIDS e sui valori dell’ecologia. Il programma è dunque molto denso e ha molteplici obiettivi. “L’Incontro Mondiale delle Famiglie – ha spiegato infatti mons. Enrique Glennie - è un’occasione affinché tutte le famiglie, non solo quelle cattoliche, trovino la spinta ad essere migliori e a difendere questa cellula basilare della società, duramente attaccata nel mondo contemporaneo”. Mons. Enrique Glennie ha poi ricordato che nell’ambito di questo incontro si terrà il VI congresso teologico pastorale, previsto dal 14 al 16 gennaio, che accoglierà delegazioni ecclesiastiche della maggior parte delle Conferenze Episcopali del mondo. Il congresso sarà inaugurato dal cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, e dal cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Città del Messico. Sarà anche allestita una Expo sulla famiglia per promuovere tutto il lavoro svolto a suo favore, nei vari ambiti, da associazioni religiose o movimenti laici, gruppi universitari, imprenditoriali o editoriali. L’Incontro Mondiale delle Famiglie continuerà poi con momenti di testimonianza e festa nel pomeriggio di sabato 17 gennaio presso l’atrio della Basilica di Guadalupe: le famiglie dei differenti Continenti condivideranno il loro modo di vivere e trasmettere i valori umani e cristiani nei rispettivi contesti. Domenica 18 gennaio si terrà infine la Messa solenne conclusiva alle ore 9.30. Per questa occasione – riferisce l’agenzia Fides – “è atteso il messaggio di Benedetto XVI”. (A.L.)

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    Kosovo: inaugurato a Pristina un Centro per bambini con difficoltà familiari

    ◊   Mirsije, una bambina di 9 anni adottata dalla famiglia che l’aveva accolta in affido, ha aperto la porta del “Pan di Zucchero” di Pristina, la prima sede estera del progetto che l’Associazione “Amici dei bambini” (Aibi) ha ideato per i bambini in difficoltà familiare. “Pan di zucchero” - riferisce l'agenzia Sir - è il fulcro di una rete di attività sul territorio che prevede lo sviluppo di una rete di famiglie e di servizi per dare la migliore accoglienza familiare all’infanzia abbandonata. Il nuovo spazio si trova accanto alla sede di Amici dei bambini all’interno del Centro don Bosco di Pristina. La presenza di Mirsije, del fratellino in affido e dei genitori che costituiscono la rete nascente di famiglie kosovare dedicate all’accoglienza, è stata particolarmente significativa: “Il suo nome (che in lingua albanese significa benessere”) – dicono all’Aibi - appare ancora più indovinato per una giornata come questa in Kosovo, dove l’associazione è presente da più di dieci anni”. Inoltre, raccontano ancora all’Aibi, “la famiglia di Mirsije ha una storia unica: la mamma, abbandonata dalla famiglia quando aveva 3 anni, ha deciso di dedicarsi ai bambini abbandonati. Così oltre a un figlio biologico, ha voluto accogliere con il marito bambini in affido e in adozione. E oggi la loro è una delle famiglie affidatarie di Amici dei bambini in Kosovo”. (R.P.)

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    Visita del vice-presidente della Caritas ad Hong Kong

    ◊   “Se si unissero le forze delle parrocchie, il lavoro della Caritas sarebbe ancor più efficace”. Animato da questa convinzione il vice-presidente della Caritas di Hong Kong, il sacerdote diocesano don Joseph Yim Tak Lung, sta compiendo una visita a tutte le parrocchie della diocesi invitando i fedeli a partecipare e a sostenere la missione della Caritas. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), durante la visita alla parrocchia di S. Salvatore, dopo la celebrazione eucaristica don Yim ha presentato il carisma e la missione della Caritas. Inoltre si è parlato dei problemi più urgenti da affrontare nella parrocchia, come la famiglia e i giovani, proponendo una possibile collaborazione con il Centro Sociale della Caritas. La Caritas–Hong Kong è stata fondata nel giugno 1953 dalla diocesi di Hong Kong con il motto “Love in the Service of Hope”. La sua prioritа è offrire aiuto e servizi ai poveri. Inoltre il suo lavoro si estende anche verso i più deboli, attraverso il servizio sociale, sanitario, educativo ed amministrativo. Grazie all’impegno di 5.300 lavoratori e di oltre 10 mila volontari distribuiti in 275 strutture di servizio (solo ad Hong Kong sono più di 140), la Caritas offre un servizio ritenuto eccellente, ottenendo anche il finanziamento dall’amministrazione Territoriale. Il 27 agosto 1996 è stato anche fondato il gruppo “Friends of Caritas” per promuovere gli obiettivi di Caritas-Hong Kong: farla conoscere sia ad Hong Kong che all’estero, rendendo il servizio più efficace; partecipare alla raccolta dei fondi; coordinare le persone di buona volontа che intendono offrire il loro servizio; offrire il volontariato di sostegno. Caritas–Hong Kong è uno dei 154 membri della Caritas Internationalis che esercita la sua opera in 196 paesi e regioni del mondo con l’unico obiettivo di costruire un mondo armonico pieno di amore dove tutti sono uguali. (R.P.)

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    Cina: la festa degli anziani diventa una nuova frontiera per l’evangelizzazione

    ◊   In Cina la Chiesa ha organizzato martedì scorso varie iniziative in occasione della festa degli anziani. Nella diocesi di Tai Yuan è stato conferito il Sacramento dell’Unzione. Nella diocesi di Xian Xian è stata fondata “l’Associazione del Tramonto Rosso” che accoglie persone in età avanzata pronte a dedicarsi ancora all’evangelizzazione, al servizio e alla testimonianza di Cristo. Nella parrocchia di Bei della diocesi di Gui Yang, il movimento “Vigne” ha poi visitato la locale casa degli anziani. Nelle comunità cattoliche – sottolinea l’agenzia Fides – queste persone “sono fedelissimi collaboratori dei sacerdoti e delle suore, ferventi catechisti e volontari, sempre disponibili”. Nella tradizione cinese, gli anziani godono di grande rispetto perché sono il simbolo della saggezza, dell’esperienza, dell’autorevolezza e dell’amore. La comunità cattolica non solo custodisce da sempre questa tradizione, ma la valorizza al massimo unendola ai valori cristiani, come insegna la Sacra Scrittura: “Il padre del giusto gioirà pienamente e chi ha generato un saggio se ne compiacerà. Gioisca tuo padre e tua madre e si rallegri colei che ti ha generato”. (A.L.)

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    Corea del Sud: concorso di arte sacra dedicato ai martiri coreani

    ◊   Avvicinarsi a Dio attraverso l’arte e permettere ai fedeli e a tutti coloro che ammirano un’opera d’arte di compiere un viaggio mistico verso l’Altissimo: con questo obiettivo l’arcidiocesi di Seul ha indetto un “Concorso di arte sacra” che, con cadenza biennale, assegnerà un premio a un’opera d’arte dedicata a un soggetto sacro. La prima edizione del concorso, lanciato nei giorni scorsi, è dedicata al tema dei martiri coreani. Le opere, pittoriche o scultoree, dovranno essere ultimate entro marzo 2009, mentre il premio verrà assegnato a dicembre 2009. Tutte le opere dei concorrenti - riporta l'agenzia Fides - saranno comunque esposte in uno speciale museo dedicato ai martiri coreani, nel santuario di Jeoldusan. Come ha annunciato il vescovo ausiliare di Seul, mons. Andrew Yeom Soo-jung, il concorso intende suscitare nel pubblico un maggiore interesse per l’arte sacra, facilitare la conoscenza e la comprensione della storia della Chiesa in Corea, costituire uno strumento di evangelizzazione e diffusione della fede, attraverso l’esperienza spirituale che si compie gustando la visione di un’opera d’arte sacra. “Spero che artisti coreani e di altre nazioni partecipino numerosi al concorso, in modo da raccogliere la testimonianza delle diverse sensibilità artistico-religiose”, ha detto il vescovo. (R.P.)

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    Sudafrica: fondazione interreligiosa premia "Iniziativa per la pace" francescana

    ◊   Per la sua attività di promozione della pace nel continente africano, il direttore della "Iniziativa per la pace Damietta", frate Donal O’Mahony, è stato premiato dalla Fondazione interreligiosa del Sudafrica. Ispirato alla spiritualità di san Francesco d’Assisi, la "Iniziativa per la pace Damietta" è un progetto internazionale costruito attorno ai valori fondamentali della non-violenza, della riconciliazione e del rispetto per l’altro: attraverso una rete di 12.000 frati francescani che vivono in città e villaggi di 40 paesi africani, l’Iniziativa Damietta ha istituito gruppi di quartiere composti dagli abitanti del luogo, noti come “Squadre di conciliazione pan-africani”, che promuovono il dialogo e lo spirito di pace. “Lavorare per la pace – ha commentato frate Donal – non è più un’opzione facoltativa; ci troviamo in mezzo a cerchi concentrici, i nostri rapporti personali, le relazioni a livello locale, regionale e nazionale, gli eventi al di là dei confini nazionali: sono tutti elementi interconnessi e interdipendenti. Il nostro primo dovere è dare ai nostri figli un’Africa che possano abitare: la pace può essere costruita solo attraverso l’impegno personale di ciascuno di noi, ogni giorno, ogni settimana e ogni mese di nuovo”. (R.P.)

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    Incontri settimanali dell'associazione "Carità politica" sulla "Spe salvi" di Benedetto XVI

    ◊   E’ iniziato il primo ottobre e prosegue fino a gennaio con un incontro ogni mercoledì, il ciclo di approfondimento sull’enciclica “Spe Salvi” promosso dall’associazione internazionale di diritto pontificio “Carità politica” impegnata per “promuovere una collaborazione tra gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede”. L’incontro di questa settimana - precisa l'agenzia Sir - è stato dedicato al tema degli ospedali come luoghi “di esercizio della speranza”. “In ogni struttura ospedaliera, specie se cattolica, - ha detto mons. José Luis Redrado Marchite, segretario del Pontificio consiglio per gli Operatori sanitari – tutte le risorse devono essere messe al servizio del malato che va curato nella sua integralità. Ciò vale specialmente per quei malati che devono convivere con una malattia incurabile, per i quali gli ospedali, attraverso l’assistenza fino alla fine, devono proclamare la speranza”. I prossimi incontri avranno come relatori un rappresentante di organismi vaticani e un ambasciatore. Mercoledì prossimo sarà affrontata la questione sociale nella “Spe salvi” con mons. Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio consiglio della Giustizia e della pace e l’ambasciatore del Giappone presso la Santa Sede, Ueno Kagefumi. (R.P.)

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    Congresso all'Urbaniana dell’Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo

    ◊   Il tema di quest’anno suona così: ‘Il volto di Cristo nei volti degli uomini: le Beatitudini e l’enciclica Spe Salvi di Benedetto XVI’. Si svolgerà presso la Pontificia Università Urbaniana e sarà aperto dal cardinale Fiorenzo Angelini che fu il promotore dell’iniziativa, nel 1997, il quale si avvalse della collaborazione della Congregazione Benedettina delle Suore Riparatrici del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo, cui si è associata anche la Congregazione Benedettina Silvestrina. L'Istituto internazionale di ricerca sul Volto di Cristo, che non persegue finalità di lucro, si propone di affermare scientificamente e di testimoniare praticamente lo stretto rapporto esistente tra la Cristologia e la ricerca intorno al Santo Volto di Gesù, attraverso la triplice iniziativa di promuoverne la conoscenza, di approfondirne la dottrina e di diffonderne la spiritualità. In particolare, tramite la raccolta di fonti e studi relativi al Santo Volto, l'Istituto si propone di costituire una biblioteca specializzata e un archivio fotografico ed audiovisivo sul Santo Volto, secondo le finalità dell'Istituto; di organizzare congressi, convegni, incontri di studio, mostre e patrocinare indagini e ricerche in conformità delle finalità proprie; di redigere e pubblicare un Bollettino destinato a far conoscere la propria attività ed a promuovere specifiche iniziative, tra le quali la diffusione della Medaglia del Santo Volto. Il tema delle Beatitudini, all’esame del Congresso che ha inizio domattina, sarà illustrato da persone altamente esperte che ne svilupperanno tre aspetti peculiari: le Beatitudini nella Sacra Scrittura; le Beatitudini nel cammino storico della Chiesa; l’Oggi delle Beatitudini. Il tutto con opportuni richiami all’enciclica Spe Salvi di Benedetto XVI. (A cura di Giovanni Peduto)

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    Pellegrinaggio della memoria a Roma per ricordare la deportazione nel 1943 degli ebrei della capitale

    ◊   Una marcia silenziosa per ricordare gli ebrei romani deportati ad Auschwitz, perché “non c’è futuro senza memoria”. E’ l’iniziativa, promossa dalla comunità di Sant’Egidio e dalla comunità ebraica di Roma, che si svolgerà nella capitale domenica prossima. Il “pellegrinaggio della memoria” si tiene dal 1994 per commemorare la deportazione degli ebrei romani, il 16 ottobre del 1943, durante l’occupazione nazista. In quella occasione – sottolinea il Sir - oltre 1.000 ebrei romani furono presi e deportati nel campo di concentramento di Auschwitz. Solo un esiguo numero, 16 persone, tra cui una sola donna, tornarono alle loro case. La marcia si snoderà a ritroso da piazza Santa Maria in Trastevere lungo il percorso dei deportati di quel 16 ottobre 1943. Dal Ghetto furono condotti al Collegio Militare a Trastevere prima di essere trasferiti sui treni con destinazione Auschwitz. La marcia si concluderà in Largo 16 ottobre 1943, accanto alla Sinagoga. Dopo “il pellegrinaggio della memoria”, sono previsti discorsi del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, del presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici e di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio. (A.L.)

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    Sarà presentata domani la Fondazione "Scuola di santità Pio XI" dell'Azione Cattolica italiana

    ◊   Verrà presentata ufficialmente a Roma domani pomeriggio alla Domus Mariae la “Fondazione Azione cattolica Scuola di santità – Pio XI”. Costituitasi nel 2007 con sede nella Città del Vaticano, la Fondazione è promossa dal Forum internazionale di Azione cattolica, dall’Azione cattolica italiana e da alcune diocesi e congregazioni che hanno iniziato processi di beatificazione di testimoni di Ac. Presidente del consiglio direttivo è il card. Salvatore De Giorgi. In risposta all’invito di Giovanni Paolo II a Loreto nel 2004, la Fondazione, si legge in una nota ripresa dall'agenzia Sir, ha come obiettivo “far conoscere santi, beati, venerabili, testimoni che incoraggino a vivere oggi un’Ac scuola di santità” senza dimenticare “che l’Ac è stata e continua ad essere fonte di vocazioni presbiterali e religiose”. La Fondazione è dedicata a Pio XI per ricordare “il Pontefice che fu Pastore premuroso e attento in tempi difficili per l’Ac in Italia e favorì la promozione dell’ associazione nella Chiesa cattolica richiamandone l’essenziale identità religiosa, poi confermata dal Concilio Vaticano II e dal magistero successivo”. All’incontro interverranno il presidente nazionale Ac Franco Miano; l’assistente generale dell’Ac e del Fiac, mons. Domenico Sigalini, e mons. Michele Di Ruberto, segretario della Congregazione delle cause dei Santi. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ancora violenze in Iraq: sotto attacco la comunità cristiana

    ◊   Quattro civili iracheni uccisi e altri dodici feriti dall'esplosione di due ordigni a Mosul, nel nord dell’Iraq, e nella provincia orientale di Diayala. Sempre in territorio iracheno, nella notte, l’aviazione turca ha bombardato un gruppo di ribelli curdi del Partito dei Lavoratori del Kurdistan che tentavano di infiltrarsi in Turchia. Ci sarebbero diverse vittime. Intanto, decine di famiglie di cristiani sono fuggite dalle loro case di Mosul, nel nord del Paese, a seguito di minacce e di assassinii. Secondo "Asianews", l’ultima vittima di quello che viene definito un “martirio senza fine” è Jalal Moussa, 38 anni, cristiano caldeo, ucciso a colpi di pistola davanti alla sua abitazione. Si susseguono gli appelli. Mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, ha esortato “tutti i fratelli musulmani a Mossul, Baghdad e in tutto l’Iraq” a mettere fine alle violenze. Di ieri l’analoga speranza espressa dall’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako. Sulla situazione dei cristiani oggi in Iraq, Giada Aquilino ha intervistato don Renato Sacco, membro di "Pax Christi", movimento cattolico per la pace, da anni impegnato nel Paese del Golfo:

    R. – La situazione di oggi direi che è il peggioramento di quella di ieri: è da mesi, direi da qualche anno, che la comunità cristiana vive una fatica, una tribolazione, l’uccisione, qualcuno usa la parola “persecuzione”. I profughi sono tantissimi, e in alcune zone, come a Mosul, è notizia di questi giorni, i cristiani vengono presi di mira personalmente e prelevati dalle loro abitazioni e uccisi. Sono il segno – come era già successo a mons. Rahho, il vescovo di Mosul, lo scorso marzo - di una situazione tragica dove loro si sentono anche un po’ dimenticati dalla comunità internazionale. Oggi ci sono diverse voci dall’Iraq che ci chiedono: “Non lasciateci soli”, come mons. Sako, arcivescovo di Kirkuk, o mons. Warduni, l’ausiliare del Patriarca a Baghdad. Proprio in questi giorni hanno lanciato appelli al dialogo, ricordandoci che siamo figli dello stesso Padre e che le religioni sono religioni per la pace, che Dio è per la pace non per la violenza: un appello quasi disperato.

    D. – Quali sono i nodi centrali della questione?

     
    R. – Sono da una parte il crescere di una presenza integralista, dovuta – lo dobbiamo ricordare – alla guerra che ha aperto le frontiere. Quindi, in Iraq ci sono molti integralisti che sono arrivati da fuori. Si aprono due nervi scoperti che sono la reintroduzione dell’articolo 50 nella legge elettorale, che dovrebbe non escludere – come invece sta succedendo – le minoranze, quindi anche la cristiana, dalla rappresentanza parlamentare. L’altro nodo, ancora più importante, è quello che viene chiamato la “Piana di Ninive”: cioè un progetto – vista la situazione – di raggruppare tutti i cristiani in una zona appunto vicino a Mosul, l’antica Ninive. E questo crea molti problemi, perché è impensabile che i cristiani si chiudano in un ghetto: sono iracheni, non sono stranieri e quindi hanno diritto a vivere nel loro Paese liberamente.

     
    D. – Qual è l’appello di "Pax Christi" per non far calare il silenzio sulla dolorosa vicenda dei cristiani in Iraq e sulle continue violenze, in genere, nel Paese del Golfo?

     
    R. – Non dimenticare e lavorare incessantemente per il dialogo, per il dialogo politico, religioso, culturale perché questa è l’unica prospettiva. Poi, come "Pax Christi", non escludiamo magari nei prossimi mesi anche di fare una delegazione, una visita per essere ancora più vicini a quelle comunità.

    Afghanistan
    Accordo raggiunto tra i ministri della Difesa della NATO per l'impegno dell'Alleanza atlantica nella lotta alla droga in Afghanistan: l'intervento delle forze NATO, secondo quanto si è appreso, potrà avvenire solo su richiesta afghana e di concerto con le autorità locali, cui spetta la leadership dell'intervento. Saranno i singoli Paesi della NATO a decidere se dare il proprio contributo oppure no. E proprio poco prima dell’accordo, è stato presentato il rapporto preparato dall'intelligence USA sulla situazione in Afghanistan: offre un quadro allarmante e sottolinea la corruzione dilagante nel governo di Kabul, l'incremento delle attività degli insorti e l'effetto destabilizzante del traffico di eroina. Il rapporto arriva mentre da più parti si ammette che la soluzione della questione afgana non può essere militare, ma deve essere politica.

    Israele
    Un clima di forte tensione regna stamane nella città di Akko (l'antica San Giovanni d'Acri) dopo i violenti disordini di ieri e dello scorso mercoledì notte tra arabi ed ebrei, scoppiati dopo che un arabo israeliano era passato in auto in un quartiere ebraico durante la festività dello Yom Kippur, durante la quale gli ebrei digiunano e vanno a piedi. Nella città (50 mila abitanti), a popolazione mista di arabi (un terzo) e ebrei, la polizia è stata rinforzata da centinaia di agenti. Dozzine di persone delle due comunità sono state arrestate in relazione alle violenze e agli atti di vandalismo commessi nel corso dei disordini. La tensione sembra però estendersi anche ad altri centri, come nei villaggi arabi della Galilea. Esponenti politici arabi e ebrei scaricano reciprocamente sulla parte avversaria la responsabilità dei disordini.

    Pakistan
    Almeno 15 persone morte e 30 ferite per un attacco suicida in Pakistan di cui non si hanno ancora dettagli. E’ accaduto dopo che un’autobomba aveva ucciso otto persone a Islamabad, capitale del Pakistan. Intanto, si è aggravato il bilancio dello scontro tra un autobus e un camion nei pressi della città di Lodhran. Sono almeno 25 le vittime e una cinquantina i feriti in maggioranza studenti. Secondo una prima ricostruzione, sembra che il mezzo fosse sovraccarico e che alcune persone viaggiavano sul tetto.

    Ucraina
    Il gruppo del premier ucraino Iulia Timoshenko ha bloccato oggi il palco e il presidium del parlamento prima dell'inizio della seduta chiedendo di discutere alcuni progetti di legge prima di ogni altra cosa, compreso tutto ciò che è legato alle elezioni anticipate decise ieri dal presidente Iushenko. Il leader del gruppo parlamentare del partito filo presidenziale “Ucraina Nostra”, Kirilenko, sostiene, che si tratta di un “tentativo di evitare le elezioni anticipate”, fissate per il 7 dicembre.

    Reazioni al riconoscimento da Montenegro e Macedonia del Kosovo
    Critiche pesanti dal presidente della Serbia, Boris Tadic, e lodi e ringraziamenti dal primo ministro del Kosovo, Hashim Thaci. Sono prevedibilmente di segno opposto le reazioni odierne dei vertici di Belgrado e di Pristina alla decisione resa nota ieri da Montenegro e Macedonia, di riconoscere la contestata secessione del Kosovo, ex provincia a maggioranza albanese, proclamata il 17 febbraio, dopo la mediazione del neopremio Nobel per la pace Martti Ahtisaari. Per Tadic - che ha confermato l'inevitabilità di ritorsioni diplomatiche contro Skopje e Podgorica - il doppio riconoscimento è improvvido e dannoso per il consolidamento della pace e della stabilità nei Balcani. Per Thaci, al contrario, esso sarà fattore di stabilizzazione regionale. “La decisione del Montenegro e della Macedonia di riconoscere l'indipendenza illegalmente proclamata dal Kosovo - scrive in una nota il presidente serbo, capofila del fronte europeista a Belgrado - è gravemente sbagliata e non aiuterà la stabilità regionale, nè i rapporti di buon vicinato”.

    Pirateria nelle acque al largo della Somalia e dello Yemen
    Alcuni pirati hanno sequestrato al largo del Golfo di Aden, tra Yemen e Somalia, una nave che trasportava cemento verso l'Oman. Incerte le notizie sul natante che potrebbe essere panamense. Nelle stesse ore è stata rilasciata una nave mercantile iraniana sequestrata nell'agosto scorso al largo delle coste somale. Dall'inizio dell'anno una cinquantina di navi sono state assaltate, proprio per questo ieri la NATO ha deciso l’invio di proprie imbarcazioni al largo del Corno d'Africa per contrastare i numerosi atti di pirateria e per scortare le imbarcazioni del World Food Programme dell'ONU che trasportano cibo e dalle quali dipende la sopravvivenza di oltre il 40% della popolazione. Ma a cosa è dovuto questo aumento di attacchi e sequestri di navi? Kelsea Brennan-Wessels lo ha chiesto a mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio:

    R. – E' causato da alcuni fattori: l’aumento della povertà dovuto alla instabilità politica, all’insicurezza, alla guerra civile, all’aumento dei prezzi, e poi anche all’aumento dell’attività dei cosiddetti ribelli nei confronti del governo di transizione, che è sostenuto dalle forze etiopiche. Questi cosiddetti ribelli sembrano essere collegati gli uni con gli altri e sembrano essere ispirati dall’ideologia islamista. A mio parere l’aumento drammatico è dovuto anche al fatto che attaccare diverse navi significa incassare parecchi soldi, che poi possono essere utilizzati per l’acquisto di armi e per gli scopi che i ribelli si prefiggono. Tuttavia, sono ancora del parere che per il momento questa attività rappresenti solo una minoranza. Io penso che ancora la maggior parte di questi attacchi sia opera di piccoli gruppi che però riescono a ricevere delle buone informazioni attraverso il sistema internazionale, perché ci si chiede come mai arrivino con sicurezza ad attaccare e a sequestrare una nave.

     
    Thailandia
    In Thailandia, sono stati liberati su cauzione i sette manifestanti anti-governativi che si erano consegnati alla polizia, dopo che la Corte d'Appello poco prima aveva fatto cadere l’imputazione di altro tradimento. Solo tre giorni fa, le violenti proteste contro il governo dell’attuale premier avevano provocato 2 morti e centinaia di feriti. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 284

     
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