Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 08/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’udienza generale dedicata a S. Paolo: Gesù non è una persona del passato, ma vive oggi con noi. Al termine, incontro di Benedetto XVI con il premier della Papua Nuova Guinea
  • Cultura dell'accoglienza e solidarietà fraterna i valori indicati da Benedetto XVI nel messaggio per la prossima Giornata mondiale del migrante e e del rifugiato del 18 gennaio 2009
  • La quarta giornata di lavori al Sinodo dedicata alla prima sessione dei “Circoli minori”. Ieri, messaggio di saluto del Consiglio Ecumenico delle Chiese
  • Rinunce e nomine
  • Mons. Tomasi all'UNHCR di Ginevra: la comunità internazionale coordini meglio gli sforzi a protezione dei rifugiati e degli sfollati, prime vittime dei mali che affliggono il pianeta
  • Mons. Migliore all'ONU: nell’opera di peacebuilding le religioni possono dar vita ad una cultura di prevenzione e mediazione. Disattesi gli accordi internazionali sul disarmo
  • 50 anni fa la morte di Pio XII, il Papa dell’umanità sofferente. Domani, in San Pietro, la Messa commemorativa di Benedetto XVI
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nell'odierna Giornata per la riduzione dei disastri naturali, l'ONU invita a puntare sulla scuola per prevenire possibili catastrofi. Intervista col prof. Antonio Gaspari
  • Padre David Jaeger, della Custodia francescana di Terra Santa, smentisce alcune notizie di stampa: il tetto della Basilica del Santo Sepolcro non è a rischio crolli
  • La lettura "giorno e notte" della Bibbia in tv: le testimonianze del cardinale Pio Laghi e del presidente delle Chiese Evangeliche in Italia, Domenico Maselli
  • Chiesa e Società

  • India: le accuse infondate dei radicali indù provocano nuovi pogrom anticristiani
  • Il cardinale indiano Toppo lancia un appello alla comunità internazionale per fermare le violenze anticristiane
  • Iraq: a Mosul ancora omicidi contro i cristiani. Timori per la cancellazione della legge elettorale sulle minoranze
  • RD del Congo: il Kivu in piena emergenza umanitaria. Cessati i combattimenti, ma i ribelli minacciano il ritiro dai negoziati
  • La sfida allo sviluppo dell’ONU parte dall’urbanizzazione dei più poveri. Un miliardo gli abitanti delle baraccopoli
  • I vescovi francesi sulla crisi finanziaria: "I poveri sono le prime vittime"
  • Ecumenismo: il comunicato finale del Patriarcato ortodosso ecumenico sull'incontro di Creta
  • Cristiani e musulmani in dialogo fino a domenica al centro Mariapoli di Castel Gandolfo
  • L'ONG "Cittadinanza" invoca cure e servizi adeguati per la salute mentale anche nei Paesi poveri
  • Hong Kong: iniziato un nuovo corso di catechismo per bambini e ragazzi con disabilità mentale
  • In Kenya, il cardinale Njue avvia la mobilitazione dei cattolici per fermare la legge sull'aborto
  • Giornalisti cattolici africani in prima linea per la pace e lo sviluppo del continente
  • Isole Salomone: il giornalismo, professione “santa e responsabile”, da svolgere con coscienza
  • L’arcivescovo di La Plata analizza le cause della violenza minorile in Argentina
  • Colombia: la Giornata Missionaria Mondiale 2008 coincide con gli 80 anni di presenza delle Pontificie Opere Missionarie nel Paese
  • Ieri pomeriggio a Roma l’inaugurazione dell’Anno Accademico della Pontificia Università Urbaniana
  • Padre Joaquin Allende-Luco eletto nuovo presidente dell’Associazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre”
  • Roma: al via alle Tre Fontane il ciclo di incontri su San Paolo. In apertura, il concerto dei Cantori Gregoriani
  • I risultati del sistema sanitario nazionale italiano al centro dei lavori XXIV Convegno dell’ AIPaS
  • 24 Ore nel Mondo

  • Crisi finanziaria: le banche mondiali tagliano i tassi di interesse per ridare ossigeno ai mercati
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’udienza generale dedicata a S. Paolo: Gesù non è una persona del passato, ma vive oggi con noi. Al termine, incontro di Benedetto XVI con il premier della Papua Nuova Guinea

    ◊   Gesù per il cristiano non è una persona del passato: cosi il Papa stamane all’udienza generale in Piazza San Pietro, affollata di pellegrini e turisti – circa 25 mila – di tutto il mondo, allietati da un’assolata e tiepida giornata di ottobre. Il servizio di Roberta Gisotti:

    San Paolo al centro della catechesi di Benedetto XVI, che ha parlato del rapporto tra l’Apostolo delle Genti e Gesù di Nazareth, ovvero il “Gesù terreno”, o cosiddetto “Gesù storico”. San Paolo distingue due modi di conoscere Gesù o qualunque altra persona. Un primo modo “secondo la carne”, come scrive nella prima Lettera ai Corinzi, ovvero secondo criteri esteriori, ma non è cosi che sappiamo chi è:

     
    “Solo col cuore si conosce veramente una persona”.

     
    Ed anche oggi abbiamo due modi di conoscere Gesù, ha sottolineato il Papa:

     
    "Ci sono persone dotte che conoscono Gesù nei suoi molti dettagli e persone semplici che non hanno conoscenza di questi dettagli, ma lo hanno conosciuto nella sua verità: 'Il cuore parla al cuore'”.

     
    Se Paolo prima d’incontrare il Cristo resuscitato sulla via di Damasco conosceva Gesù “secondo la carne”, dopo Damasco “non lo giudica più allo stesso modo”:

     
    "San Paolo non pensa a Gesù in veste di storico, come a una persona del passato. Conosce certamente la grande tradizione sulla vita, le parole, la morte e la risurrezione di Gesù, ma non tratta tutto ciò come cosa del passato; lo propone come realtà del Gesù vivo. Le parole e le azioni di Gesù per Paolo non appartengono al tempo storico, al passato. Gesù vive adesso e parla adesso con noi e vive per noi".

     
    Nei saluti finali, il Papa ha chiesto in particolare ai fedeli di pregare per il Sinodo dei vescovi, in corso in Vaticano, di recitare ogni giorno in questo mese di ottobre il Rosario e di seguire l’esempio del sacerdote Francesco Pianzola, “sapiente predicatore”, beatificato sabato scorso:
     "Siate anche voi, come lui, segni luminosi della presenza di Cristo, mediante una convinta fedeltà alla Chiesa".

     
    Subito dopo l’udienza generale, Benedetto XVI ha ricevuto il primo ministro della Papua Nuova Guinea, Michael Somare. Un "incontro cordiale", durante il quale il Pontefice e il premier papuano si sono soffermati, spiega un comunicato della Sala Stampa Vaticana, “sull’attuale situazione politica e sociale” della nazione a nord dell’Australia e “sul significativo contributo della Chiesa cattolica, soprattutto nei settori dell’educazione, della promozione umana e della salute”. C’è stato anche “uno scambio di opinioni su alcuni temi di interesse regionale, tra i quali - conclude la nota - i rapporti con i Paesi vicini e gli effetti del cambiamento climatico”.

    inizio pagina

    Cultura dell'accoglienza e solidarietà fraterna i valori indicati da Benedetto XVI nel messaggio per la prossima Giornata mondiale del migrante e e del rifugiato del 18 gennaio 2009

    ◊   “Gli autentici discepoli di Cristo si riconoscono dal mutuo loro amarsi e dalla loro accoglienza verso tutti”. E’ quanto scrive Benedetto XVI nel Messaggio per la 95.ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, incentrato sul tema: “San Paolo migrante, Apostolo delle genti”. Lo spunto - aggiunge il Papa - è la “felice coincidenza dell’anno giubilare indetto in occasione del bimillenario della nascita dell’apostolo”. Il messaggio del Santo Padre per la Giornata, che si celebrerà il prossimo 18 gennaio, è stato presentato stamani nella Sala Stampa Vaticana dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli itineranti, e dall’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario dello stesso dicastero. Il porporato ha anche espresso l'auspicio che Benedetto XVI possa pubblicare entro la fine dell'anno una enciclica sociale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    San Paolo, “migrante per vocazione”, “itinerante ambasciatore di Cristo” e autentico “missionario dei migranti” si tramutò da persecutore dei cristiani in Apostolo delle Genti dedicando la propria vita a far conoscere ed amare Gesù, perché “in Lui tutti i popoli sono chiamati a diventare un solo popolo”. Questa - osserva il Santo Padre nel Messaggio - è anche oggi, nell’era della globalizzazione, la missione della Chiesa. Missione, aggiunge, che “con attenta sollecitudine pastorale si dirige pure al variegato universo dei migranti includendo coloro che sono vittime delle schiavitù moderne”. Presentando il Messaggio del Papa ai giornalisti, il cardinale Renato Raffaele Martino ha sottolineato la dimensione globale delle migrazioni:

    “Questo clima di chiusura rende ancor più triste e amara la vicenda umana di molti immigrati, spingendoli altresì a condizioni di irregolarità. Ma il fenomeno migratorio in un mondo globalizzato sta diventando, di fatto, inarrestabile: il problema non si risolverà chiudendo le frontiere, ma accogliendo, con giusto regolamento, equilibrato e solidale, i flussi migratori da parte degli Stati”.

    San Paolo - si legge ancora nel messaggio del Papa - si è contraddistinto per zelo apostolico e per quella che il Santo Padre definisce “la foga del lottatore”: conquistato da Cristo restò a Lui intimamente unito e “nessuna difficoltà gli impedì di proseguire nella sua coraggiosa azione evangelizzatrice in città cosmopolite come Roma e Corinto”. Il contatto con questo mosaico di etnie e culture porta San Paolo a proporre un modello di Chiesa aperta a tutti, senza distinzioni di cultura e di razza, protesa verso l’ottica della “solidarietà fraterna”. “Anche oggi - sottolinea il Santo Padre - va proposto il messaggio della salvezza con lo stesso atteggiamento dell’Apostolo delle Genti, tenendo conto delle diverse situazioni sociali e culturali”, e delle particolari difficoltà di ciascun migrante. Ma l’attuale scenario internazionale - ha fatto notare in conferenza stampa l’arcivescovo Agostino Marchetto - presenta diverse criticità:

    “Si ha l’impressione che da anni i rifugiati vengano trattati senza considerazione dalle ragioni che li forzano a fuggire. Ciò si è tradotto anche in tentativi di impedire loro l’ingresso nei Paesi di arrivo e nell’adozione di misure destinate a renderlo più difficoltoso. Purtroppo, questo atteggiamento adottato dai Paesi del Nord del mondo ha ripercussioni negative sulle politiche verso i rifugiati seguite nel Sud”.

     
    “La solidarietà - ha spiegato il presule - è particolarmente collegata alla capacità di capire che formiamo tutti una sola famiglia umana, al di là delle differenze di nazionalità, razza, etnia, religione, situazione economica e atteggiamento ideologico, e che siamo interdipendenti, custodi dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, dovunque essi vivano. Lo straniero è il messaggero di Dio, che sorprende e rompe la regolarità e la logica della vita quotidiana, portando vicino chi è lontano”. “Un tale atteggiamento - ha detto l'arcivescovo - contraddice gli attuali comportamenti di discriminazione, xenofobia e razzismo”.

     
    Riferendosi alla fratellanza degli uomini, figli dello stesso Padre, il Papa pone nel documento anche degli interrogativi: “Come non farci carico di quanti, in particolare tra rifugiati e profughi, si trovano in condizioni difficili e disagiate? Come non andare incontro alle necessità di chi è di fatto più debole e indifeso, segnato da precarietà e da insicurezza, emarginato, spesso escluso dalla società? A queste domande, il cardinale Renato Raffaele Martino accosta una sola, possibile risposta: “la cultura dell’accoglienza”:

     
    “Bisogna infatti, facilitare una graduale integrazione dei migranti, nel rispetto della loro identità culturale e anche di quella della popolazione locale. Da ciò scaturisce la pratica generosa dell’ospitalità che è figlia primogenita dell’agapê”.

     
    Benedetto XVI auspica infine che “l’insegnamento di San Paolo, umile-grande apostolo e migrante, evangelizzatore di popoli e culture, ci sproni a comprendere che l’esercizio della carità costituisce il culmine e la sintesi dell’intera vita cristiana. Nell’amore - scrive infine il Santo Padre - è condensato l’intero messaggio evangelico e gli autentici discepoli di Cristo si riconoscono dal mutuo loro amarsi e dalla loro accoglienza verso tutti”. A margine della conferenza stampa, il cardinale Raffaele Martino ha confermato infine che "il progetto di una enciclica sociale c'è ed è acquisito: Speriamo - ha spiegato il porporato - che il Papa possa pubblicarla prima della fine dell'anno".

    inizio pagina

    La quarta giornata di lavori al Sinodo dedicata alla prima sessione dei “Circoli minori”. Ieri, messaggio di saluto del Consiglio Ecumenico delle Chiese

    ◊   Prima sessione dei "Circoli minori", stamani, per i padri sinodali riuniti nella XII Assemblea generale in Vaticano sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. I lavori prevedono l’elezione dei moderatori e dei relatori, con relativi dibattiti. Alle 16.30, invece, riprenderà la discussione generale nell’ambito della quinta Congregazione. Ieri pomeriggio, intanto, ai tutti i partecipanti al Sinodo è giunto il messaggio di saluto del Consiglio ecumenico delle Chiese. Ce ne parla Isabella Piro:

     
    È stato il delegato fraterno, l'arcivescovo metropolita Nifon di Targoviste, a leggere il messaggio del segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, il rev.do Samuel Kobia. “Il tema scelto per la XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi - si legge nel testo - ha in sé la promessa di un profondo rinnovamento spirituale per la missione della Chiesa”. “Il modo in cui la Parola di Dio si rispecchia nelle nostre vite, ci trasforma e genera atti di amore tra noi - continua il messaggio - è veramente centrale per la missione salvifica della Chiesa”. Quindi, il Consiglio ecumenico delle Chiese ribadisce che “la ricerca dell’unità visibile della Chiesa rappresenta una dimensione indispensabile della vita e della missione ecclesiale”.

     
    In precedenza, i lavori dei padri sinodali si erano concentrati soprattutto su tre temi: il primo riguardava la ricerca di strumenti efficaci per valorizzare le Sacre Scritture. Ed in particolare, i partecipanti all’Assemblea si sono soffermati sull’importanza dell’omelia, presentata da più voci come uno strumento fondamentale e davvero unico per l’evangelizzazione. Quindi, si è riflettuto sulla necessità di una valida formazione, sia per i religiosi che per i laici, sulla Parola di Dio. Si è accennato anche ad “un’emergenza educativa” per riportare al centro della vita di fede il tema della salvezza, snaturato - si è detto - dalle attuali tendenze culturali.

     
    Infine, è stato sollevato il problema delle sètte religiose, soprattutto nei Paesi africani. A questo proposito, ecco cosa ha dichiarato, ai nostri microfoni, mons. Laurent Monsengwo Pasinya, segretario speciale dell’Assemblea generale del Sinodo e presidente della Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo:

     
    R. - Le sètte rappresentano un grande rischio, soprattutto perché fanno una interpretazione fondamentalista della Bibbia, turbando la comprensione stessa della Bibbia da parte dei cristiani. Ciò facendo, complicano la nostra opera evangelizzatrice e la conoscenza stessa della Bibbia. Se non facciamo attenzione a questo fenomeno, corriamo veramente il rischio che i nostri cristiani lascino la Chiesa cattolica.

     
    D. - Come contrastare, quindi, questi fenomeni?

     
    R. - Bisogna anzitutto partire dalla Bibbia: la Bibbia si interpreta in comunione con la Chiesa, secondo alcuni criteri che sono garantiti dalla Chiesa, in coerenza con tutta la Bibbia. Non basta prendere un versetto, dargli arbitrariamente un senso, ma bisogna seguire la coerenza di tutta la Bibbia. C’è poi un altro criterio: di un testo biblico non si può mai dare un senso che sia contrario alla fede ricevuta dagli Apostoli.

     
    D. - Attualmente, lei è segretario speciale dell’Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi ed è la prima volta che un presule africano è chiamato a ricoprire questo ruolo. Come ha accolto questa nomina?

     
    R. - Con senso di responsabilità e di gratitudine al Santo Padre, che esprime fiducia all’Africa attraverso la mia persona. Lo ho accolto come un segno di fiducia della Chiesa cattolica alla Chiesa africana e, quindi, ci richiama al fatto che la Parola di Dio deve diventare nella Chiesa africana l’alimento della vita e della missione della Chiesa.

     
    D. - Quali le priorità dell’Africa che lei spera che il Sinodo dei Vescovi possa aiutare a risolvere?

     
    R. - Prima di tutto, aspettiamo un aiuto per facilitare l’accesso alla Bibbia ai nostri cristiani. Ciò presuppone la possibilità di usare anche i mezzi di comunicazione per annunciare la Parola di Dio e a dare alla Parola di Dio un’importanza centrale: quella che essa ha nella vita e nella missione della Chiesa.

    inizio pagina

    Rinunce e nomine

    ◊   In Messico, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Zacatecas, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Fernando Mario Chávez Rubalcava. Al suo posto, il Papa ha nominato il sacerdote Carlos Cabrero Romero, del clero dell’arcidiocesi di San Luis Potosí, finora parroco della parrocchia di “Nuestra Señora de Guadalupe”. Il neo presule, 62 anni, ha ottenuto una Licenza in Teologia Spirituale presso la Pontificia Università Gregoriana. Come sacerdote ha svolto, tra gli altri, gli incarichi di formatore del Seminario diocesano, professore di teologia spirituale, economo e vicerettore del Collegio Messicano a Roma (1995-1996), parroco di “San Miguel Arcángel” e decano e membro del Consiglio per gli Affari Economici. Dal 2002 è Parroco di “Nuestra Señora de Guadalupe”, Canonico di Cattedrale, Coordinatore della formazione permanente del clero e Professore del Seminario. Sempre in Messico, il Pontefice ha nominato Vescovo di Nuevo Laredo mons. Gustavo Rodríguez Vega, finora ausiliare dell’arcidiocesi di Monterrey. Il presule ha 53 anni e ha compiuto gli studi ecclesiastici a Monterrey, completandoli all’Istituto “Sedes Sapientae” di Città del Messico. Ordinato sacerdote, ha conseguito una licenza in Teologia, con specialità in Dottrina Sociale della Chiesa, presso la Pontificia Università Gregoriana. Come sacerdote è stato prefetto di disciplina e di studi nel Seminario Minore di Monterrey, prefetto e professore del Seminario Maggiore, assistente dell’Azione cattolica e della “Caritas” diocesana; direttore della Segreteria arcidiocesana dell’Evangelizzazione e della catechesi, parroco e rettore del Seminario di Monterrey. Eletto Vescovo ausiliare di Monterrey il 27 giugno 2001, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 14 agosto successivo. Attualmente è anche presidente della Commissione episcopale della Pastorale sociale.

    In Brasile, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Patos de Minas padre Cláudio Nori Sturm, dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, finora ministro provinciale della Provincia cappuccina Paraná-Santa Catarina. Mons. Nori Sturm ha 55 anni ed ha ha frequentato i corsi di Filosofia e Teologia a Ponta Grossa e al contempo ha completato gli studi superiore di Filosofia presso Università Federale di Santa Catarina a Florianópolis e di Teologia presso la Pontificia Facoltà “Nossa Senhora da Assunção” in São Paulo. Inviato a Roma, ha ottenuto la licenza in Filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana, seguendo poi corsi di specializzazione in Teologia in Svizzera. Ha emesso la professione perpetua nel 1978 ed è stato ordinato nel 1980. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi di docente, direttore dell’Istituto di Filosofia a Ponta Grossa, rettore del Collegio Internazionale dei Cappuccini “San Lorenzo da Brindisi” a Roma e parroco.

    inizio pagina

    Mons. Tomasi all'UNHCR di Ginevra: la comunità internazionale coordini meglio gli sforzi a protezione dei rifugiati e degli sfollati, prime vittime dei mali che affliggono il pianeta

    ◊   Più “cultura della solidarietà” e legislazioni adeguate, e meno negligenza o superficialità, potrebbero consentire alla comunità internazionale di gestire con maggiore successo il problema della protezione dei rifugiati, il cui numero sta aumentando anche per effetto della recente crisi finanziaria. E’ il pensiero di sintesi attorno al quale è ruotato l’intervento tenuto ieri all’esecutivo dell’Alto Commissariato dei Diritti umani dall’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore della Santa Sede presso l’ONU di Ginevra. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Nel nostro mondo globalizzato non si è interconessi solo con gli ambiti migliori della società, ma anche con tutta quella parte di umanità che è vittima di guerre o catastrofi e si sposta in massa nel mondo per cercare scampo e nuove prospettive di vita. Essere interconnessi, dunque, vuol dire anche essere corresponsabili. E’ la tesi sostenuta da mons. Tomasi all’ONU di Ginevra, con un discorso che ha preso in esame il quadro attuale della protezione dei rifugiati. Oggi, ha osservato all’inizio, i riflettori dell'opinione pubblica sono puntati sulla crisi dei mercati finanziari e - ha sottolineato - sulla “irresponsabilità e avidità di alcuni dirigenti che hanno portato ad essa”. Le conseguenze di questa crisi “enormemente complicata”, ha proseguito mons. Tomasi, “esercitano un grave impatto sui gruppi più vulnerabili della società”, al quale si aggiungono gli scompensi del cambiamento climatico - con la conseguente scarsità di cibo e di acqua - il degrado ambientale e l’aumento delle catastrofi naturali. Se a ciò si sommano anche i conflitti che insanguinano alcune aree del pianeta, ecco che “tutti questi fattori si risolvono - ha affermato il rappresentante vaticano - in una intensificazione dello spostamento forzato di persone e in una maggiore incertezza sulla nostra capacità di fornire loro la protezione e l'assistenza di cui hanno bisogno”.

     
    Tuttavia, questa situazione “può risvegliare - secondo il presule - la consapevolezza che davvero è responsabilità comune il determinare se il ‘villaggio globale’ prospera o soffre”. Servono certamente “risposte politiche” con un migliore coordinamento degli sforzi, ha affermato mons. Tomasi, che ha passato in rassegna gli adeguamenti normativi nel campo della tutela dei diritti umani. Ma, ha soggiunto, “una chiara dimensione etica deve anche essere riconosciuta e deve essere posta al centro del dibattito, per formulare decisioni sul modo di andare avanti con un livello di protezione adeguato”. Lo spostamento di masse di rifugiati e sfollati, ha ribadito l’osservatore della Santa Sede, “non è un fenomeno isolato da altre realtà sociali. E' il risultato di decisioni politiche, di incuria e della mancanza di azioni preventive, e anche di eventi naturali imprevisti. Esso - ha proseguito - rientra nella responsabilità dello Stato e della comunità internazionale. Una risposta adeguata, pertanto, non è possibile senza una coerente azione delle agenzie e di coloro che sono coinvolti e incaricati di lavorare per trovare le migliori soluzioni al problema”.

     
    Mons. Tomasi ha concluso con queste parole: “La vigilanza creativa richiesta per tali soluzioni deve spingere la comunità internazionale a intraprendere nuove iniziative in materia di protezione. Mentre gli strumenti giuridici sono necessari, in ultima analisi una cultura della solidarietà e l'eliminazione delle cause dello spostamento di massa potrebbero meglio sostenere il sistema della protezione”.

    inizio pagina

    Mons. Migliore all'ONU: nell’opera di peacebuilding le religioni possono dar vita ad una cultura di prevenzione e mediazione. Disattesi gli accordi internazionali sul disarmo

    ◊   “L’edificazione della pace: un ruolo per la religione”, è il tema dell’incontro che si è svolto ieri a New York a margine della 63.ma Sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, promosso dalla missione di Osservazione permanente della Santa Sede. A prendervi parte, i rappresentanti di diverse religioni che hanno discusso della possibilità di impegni comuni per la promozione della pace. Ma ascoltiamo in proposito al microfono di Tiziana Campisi l’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, l’arcivescovo Celestino Migliore, impegnato ieri anche con un intervento sul disarmo internazionale:

    R. - Le religioni non sono chiamate a fare mediazione o risoluzione, composizione di conflitti, nel senso tecnico indicato dai documenti internazionali, ma sono efficaci nell’opera di pacificazione, nella misura in cui sono lasciate libere di essere se stesse, cioè di dare il loro apporto specifico. Ogni religione ha un suo patrimonio teologico, spirituale, soprattutto vissuto, che crea cultura: la cultura della prevenzione dei conflitti, la cultura della risoluzione e mediazione dei conflitti, la cultura che porta poi a costruire la pace dopo i conflitti. E’ importante non chiedere alle religioni altre cose che non competono ad esse.

     
    D. - Si parla di peacebuilding. Questo è il termine relativo all’edificazione della pace, alle operazioni e alle attività che la favoriscono. Quali iniziative sta portando avanti attualmente la Chiesa a tal proposito?

     
    R. - In particolare, si è parlato delle Filippine, della Repubblica Democratica del Congo, si è parlato del Rwanda, del Burundi, dell’Africa del Sud, del Salvador e dei Paesi dell’America Centrale, anche dell’America Latina. Per esempio, anche negli stessi Stati Uniti, la Conferenza episcopale sta portando avanti dei programmi di aiuto e di formazione delle commissioni nazionali o diocesane di altri Paesi oltre alla costruzione della pace.

     
    D. - Lei è intervenuto alla 63.ma Sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’argomento: “Il disarmo”. Oggi pare che vi sia un impegno un po’ in calo i questa direzione...

     
    R. - Come in tutti gli ambiti, anche in questo ci sono luci ed ombre. Per esempio, una bella luce è che in questo anno è stata adottata la Convenzione sulle armi e munizioni a grappolo. Il punto debole del piano internazionale in questo momento è invece quello dell’erosione del multilateralismo. La Commissione per il disarmo non ha più avuto un’agenda precisa ormai da dieci anni. Il Trattato contro la proliferazione nucleare è disatteso da molti. Il Trattato sul commercio delle armi stenta ad andare avanti. C’è una specie di divario tra la politica della sicurezza e le politiche militari. La politica della sicurezza porta la comunità internazionale ad adottare delle norme sempre più ristrette circa la produzione, il possesso e il trasferimento di armi nucleari. Le politiche nazionali vedono molti Paesi che invece sono in corsa per o rinnovare i loro arsenali o farsi un proprio arsenale nucleare. Così pure c’è un divario tra la politica della sicurezza e lo sviluppo, perché le spese per gli armamenti sono sempre in rialzo, mentre gli investimenti sullo sviluppo retrocedono sempre di più.

    inizio pagina

    50 anni fa la morte di Pio XII, il Papa dell’umanità sofferente. Domani, in San Pietro, la Messa commemorativa di Benedetto XVI

    ◊   Domani, alle ore 11.30, Benedetto XVI presiederà, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa nel 50.mo anniversario della morte del Servo di Dio Pio XII. Difensore della Verità, apostolo della pace in tempi di guerra, intellettuale sensibile alla modernità, pastore premuroso, Pio XII, fedele al suo motto “Non nova sed noviter”, fu un innovatore nella Tradizione. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    (musica)

     
    “Papa dell’umanità sofferente”, fermo annunciatore della Verità, Pio XII resse la Barca di Pietro in tempi drammatici per l’umanità. Il suo lungo Pontificato inizia il 2 marzo 1939, quando sull’Europa già spirano venti di guerra. Finissimo diplomatico, Papa Eugenio Pacelli si rivolge ai responsabili delle nazioni affinché la violenza non abbia l’ultima parola. Il 24 agosto parla al mondo intero con un radiomessaggio che fin dal titolo, “Un’ora grave”, sottolinea l’angoscia del Pontefice:

     
    “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo”.

     
    Appello purtroppo inascoltato. Ma il Papa non demorde e durante tutta la Seconda Guerra Mondiale utilizza la Radio Vaticana per diffondere la sua voce in difesa della pace. Il suo impegno non sarà tuttavia consegnato esclusivamente alle parole. Il “Pastor Angelicus” istituisce un servizio di ricerca per i prigionieri di guerra, apre i conventi di Roma per offrire rifugio agli ebrei che rischiano la deportazione. E quando le armi finalmente tacciono, invia ingenti beni materiali in diversi Paesi europei. Ma la fine della Guerra Mondiale non segna l’inizio di un’era di pace. Pio XII lo comprende subito e sottolinea i suoi timori parlando al Sacro Collegio, il 24 dicembre del 1946:

     
    “Invece d’incamminarsi verso una reale pacificazione, in vasti territori del globo terrestre, in ampie regioni soprattutto di Europa, i popoli si trovano in uno stato di costante agitazione, da cui in un tempo più o meno vicino potrebbero sorgere le fiamme di nuovi conflitti”.

     
    Prima il nazismo, ora il comunismo ateo. Pio XII contrasta i sistemi totalitari che, come aveva sostenuto nella sua prima Enciclica, la Summi Pontificatus, sono lo sbocco inevitabile dell’allontanamento da Dio. Il sistema sovietico mette a durissima prova i fedeli e i pastori dei Paesi satelliti di Mosca. Il Papa soffre con loro e respinge il comunismo “in virtù della dottrina cristiana” fino a decretare, nel 1949, la scomunica per quanti aderiscano o sostengano i partiti comunisti. Nel 1954, afferma che la pace è “il voto” che più a lungo ha nutrito nel suo animo. Parole che riecheggiano in tanti suoi appelli accorati:

     
    “Non intendiamo di criticare, ma di stimolare. Non di accusare, ma di soccorrere. Intenti di pace e non di afflizione muovono il Nostro cuore e vorremmo destarli nel fondo delle anime di coloro che ci ascoltano”. (Radiomessaggio, 24 dicembre 1946)

     
    Difensore della sana dottrina, Pio XII è aperto alla modernità, e in particolare ai progressi scientifici e alla comunicazione sociale. Quasi 200 i suoi radiomessaggi trasmessi in più lingue a tutto il mondo. Papa Pacelli dà nuovo impulso alle missioni dall’Africa alla Cina, rinvigorisce gli studi biblici, riforma la liturgia, internazionalizza la Curia, promuove gli scavi alla Tomba di San Pietro. Con lui comincia, inoltre, a prender forma una teologia del laicato. Di fronte alla piaga della miseria nel mondo, Pio XII chiede una più giusta distribuzione della proprietà, condanna gli eccessi del capitalismo. E mostra sensibilità verso le esigenze della classe operaia:

     
    “Queste esigenze comprendono, oltre ad un salario giusto, sufficiente alle necessità dell'operaio e della famiglia, la conservazione ed il perfezionamento di un ordine sociale, che renda possibile una sicura, se pur modesta proprietà privata a tutti i ceti del popolo, favorisca una formazione superiore per i figli delle classi operaie particolarmente dotati di intelligenza e di buon volere”. (Radiomessaggio Natale 1942)

     
    Devotissimo alla Madonna, nell’Anno Santo del 1950, definisce il dogma dell’Assunzione della Vergine. Con le sue 41 Encicliche, Pio XII lascia alla Chiesa un deposito di saggezza inestimabile a cui molto attingeranno i padri del Concilio Vaticano II. Riservato di carattere, non parlava della propria spiritualità, ma colpiva tutti per la sua dimensione ascetica. Mangiava poco per essere solidale con i poveri. E quando migliaia di rifugiati di guerra trovarono accoglienza in Vaticano, non volle che il suo appartamento fosse riscaldato per esprimere così la sua vicinanza alle loro sofferenze.

     
    (musica)

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore in memoria di Pio XII, a cinquant'anni dalla morte.

    In cultura, su Papa Pacelli, il direttore e Maurizio Fontana intervistano il direttore del "Corriere della Sera" Paolo Mieli, il quale sottolinea che la storia gli renderà giustizia. La comunità ebraica - ha dichiarato Mieli - stimava il Pontefice e gli era riconoscente. Pacelli ha pagato per il suo anticomunismo. E in un lungo articolo Andrea Riccardi traccia un profilo storico di Pio XII.

    Un'analisi di Ettore Gotti Tedeschi dal titolo "Mercati e responsabilità dei Governi".

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il rapporto della Fao sullo stato dell'alimentazione e dell'agricoltura nel 2008, in cui si evidenzia che la crisi dei mercati finanziari minaccia di mettere in secondo piano la questione della lotta alla fame e al sottosviluppo.

    Nell'informazione religiosa, i lavori sinodali.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Nell'odierna Giornata per la riduzione dei disastri naturali, l'ONU invita a puntare sulla scuola per prevenire possibili catastrofi. Intervista col prof. Antonio Gaspari

    ◊   Mettere a punto strategie in grado di limitare l’impatto delle catastrofi naturali. E’ l’obiettivo dell’odierna Giornata internazionale per la riduzione dei disastri, indetta dalle Nazioni Unite. Il segretario generale dell'ONU, Ban-ki-Moon, sottolinea che si devono urgentemente realizzare piani per la limitazione delle catastrofi se si vogliono centrare gli Obiettivi di Sviluppo del millennio. Nel suo messaggio, Sálvano Briceño, direttore del Segretariato dell’agenzia delle Nazioni Unite per la strategia internazionale tesa alla riduzione dei disastri (ISDR), indica poi due priorità: il potenziamento dell’offerta formativa per migliorare la prevenzione e la costruzione di strutture sanitarie capaci di resistere ad eventuali calamità. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Nel messaggio, il direttore dell’agenzia delle Nazioni Unite ricorda anche che la Giornata si celebra esattamente tre anni dopo il terremoto costato la vita, nel nordest del Pakistan, a decine di migliaia di persone. Quest’anno, in particolare, una serie di devastanti catastrofi ha messo in evidenza l’urgente necessità di ridurre la vulnerabilità delle zone a rischio. Si possono riscontrare, rispetto al passato, differenze nell’intensità e nella gravità delle catastrofi naturali? Risponde il prof. Antonio Gaspari, direttore del Master in Scienze ambientali dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum:

    “Ci sono catastrofi ambientali e hanno un valore più grande da un punto di vista massmediatico. Hanno un notevole impatto anche perchè la presenza umana e la densità demografica in alcuni Paesi fa sì che venga subito venga rilevata. In termini scientifici, non si può però dire che le catastrofi naturali oggi siano più frequenti rispetto al passato”.

    Il ciclone Nargis in Myanmar, il sisma nella provincia cinese del Sichuan, le alluvioni in India e le implacabili carestie nella regione del Corno d’Africa mostrano che devono essere moltiplicati gli sforzi per salvaguardare vite umane e promuovere lo sviluppo economico. Ma c’è il rischio che l’attuale crisi finanziaria metta in secondo piano i programmi di prevenzione dei disastri naturali?

    “C’è stata una fase caratterizzata dalla speculazione: moltissime delle paure di carattere ambientale sono state utilizzate per favorire una speculazione finanziaria. Poi, tra l’altro, c’è molta ipocrisia perché molti governanti sottolineano la questione del riscaldamento globale e poi nei fatti non hanno realizzato nulla per sviluppare dei sistemi effettivi e reali per ridurre le emissioni”.

    Le Nazioni Unite sottolineano anche che le strategie per la riduzione dei disastri naturali devono basarsi su un’adeguata offerta formativa. La scuola, nel suo ruolo di promotrice della conoscenza, diventa una stretta alleata della prevenzione. Ancora il professor Antonio Gaspari:

    “Il problema è quello di garantire un modello sociale, anche una grammatica che sia più indirizzato al bene comune e al bene dell’uomo, piuttosto che al bene della concezione, abbastanza confusa, della biosfera. Su questo io credo che il Santo Padre e la Chiesa abbiano un primato: quello di avere individuato per primi l’ecologia umana, che punta proprio sulla difesa della dignità della persona, della famiglia e sulla libertà di educazione intesa come base fondamentale per lo sviluppo”.

    Un’altra priorità è quella di rendere le strutture sanitarie infrastrutture solide sempre più capaci di far fronte a possibili eventi catastrofici. Mediamente, la costruzione di un ospedale sicuro richiede spese aggiuntive di circa il 4 per cento. Questo non rilevante investimento può significare la differenza tra la vita e la morte:

    “Finalmente, la comunità internazionale inizia a cambiare l’approccio. Il problema non è lo sviluppo ma il contrario: il sottosviluppo è il peggior problema ambientale che noi oggi abbiamo nel pianeta. Quindi è fondamentale poter ritornare a investire sui beni primari e, soprattutto, sulla sicurezza della popolazione con edifici molto più sicuri”.

    inizio pagina

    Padre David Jaeger, della Custodia francescana di Terra Santa, smentisce alcune notizie di stampa: il tetto della Basilica del Santo Sepolcro non è a rischio crolli

    ◊   Non ci sono rischi imminenti di crolli per la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Lo afferma padre David Jaeger, della Custodia francescana di Terra Santa, in riferimento a notizie riportate dalla stampa sul possibile crollo del monastero di Deir al-Sultan sul tetto della struttura. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:

    R. - Niente allarme, per il momento. Le fonti istituzionali a Gerusalemme dicono che per il momento non c’è un vero pericolo di crollo e che gli articoli sulla stampa sono abbastanza esagerati. Sembra si tratti semplicemente di un’altra espressione della disputa che imperversa da decenni tra due gruppi di monaci non cattolici, che pure appartengono alla stessa confessione cristiana: i monaci copti ortodossi e i monaci etiopici ortodossi.

     
    D. - Dunque un’annosa, ma certamente risolvibile, questione di proprietà è stata strumentalizzata. Non c’è rischio per la struttura e quindi per le persone?

     
    R. - Si deve ricordare che, se veramente ci fosse un pericolo, è diritto-dovere del governo pro tempore di intervenire e fare tutto quanto fosse necessario. Questa è la posizione secondo il regime giuridico detto di status quo che, internazionalmente affermato, governa l’intero complesso della Basilica del Santo Sepolcro.

     
    D. - Negli anni, si è proceduto spesso a lavori di ristrutturazione. Di chi è la competenza?

     
    R. - Questi non dipendono dai due gruppi, ma dipendono dagli enti principali che, sotto il regime di status quo, condividono lo spazio sacro del complesso: e cioè i Monaci greci ortodossi, i Francescani della Custodia di Terra Santa e i Monaci armeni ortodossi. Questi, negli anni, più di una volta sono arrivati ad accordo al quale hanno poi dato seguito riguardo ai restauri.

     
    D. - Dunque, incolumità e sicurezza non sono mai state trascurate. Il punto di divergenza, magari, può essere su restauri estetici…

     
    R. - In campo di estetica si tratta di giudizi diversi, si tratta di tradizioni diverse. Si sa, per esempio, che quella orientale preferisce il mosaico, mentre quella occidentale la pittura. Ma per il momento non vi sono altri tipi di allarme.

    inizio pagina

    La lettura "giorno e notte" della Bibbia in tv: le testimonianze del cardinale Pio Laghi e del presidente delle Chiese Evangeliche in Italia, Domenico Maselli

    ◊   E’ giunta al quarto giorno “La lettura della Bibbia giorno e notte” nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme e che vede avvicendarsi nella lettura persone appartenenti sia al mondo cattolico che a quello di altre religioni. Tra le personalità che hanno aderito a questa iniziativa c’è stato il cardinale Pio Laghi, prefetto emerito della Congregazione per l’Educazione Cattolica, che ha letto due capitoli del Libro di Giosuè. Antonella Palermo ha chiesto al porporato il perché della sua adesione:

    R. - C’è bisogno di far conoscere la Bibbia ed ogni mezzo attraverso il quale la Bibbia si fa conoscere al popolo è un mezzo buono. Questo suscita molto interesse e sotto un certo aspetto anche un po’ di curiosità. Leggere tutta la Bibbia: quando tempo ci vuole? Ci vogliono giorni. Molti allora si domandano: ma che iniziativa è questa? E’ certamente un’iniziativa di grande rilievo e chi l’ha presa ha avuto coraggio e ha avuto anche spirito di iniziativa e di inventiva. Chiamare a raccolta tante persone per leggerla, addirittura stranieri, ma anche persone che non condividono con noi la nostra fede come ebrei, musulmani, che hanno accettato. Mi pare, quindi, che questa iniziativa non solo deve essere lodata, ma anzi incoraggiata.

     
    Come detto, alla lettura della Bibbia hanno partecipato anche persone di altre confessioni cristiane: tra queste, Domenico Maselli, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, che ha letto il capitolo III della Genesi, il racconto del peccato dell’uomo. Antonella Palermo gli ha chiesto come ha vissuto questa esperienza:

    R. - L’ho vissuta con grande partecipazione, anche perché c’era gente presente che sentiva e che vedeva. E’ molto interessante, infatti, avere delle persone con cui dialogare, poiché una lettura, secondo me, è un dialogo che facciamo e vedere dunque un viso che faceva un sorriso, o un viso preoccupato ascoltando una frase, mi dava l'idea che la Parola di Dio parlasse in quel momento a quella persona. Io sono convinto di quello che la Bibbia dice dell’ispirazione e cioè degli uomini sospinti dallo Spirito. Questo è verissimo. Lo Spirito Santo che ha sospinto quegli uomini deve poi sospingerci nella lettura. E’ un dialogo fraterno che fa il lettore con l’ascoltatore.

     
    D. - In questo senso, si può dire che la Parola di Dio è Parola viva?

     
    R. - Esattamente. E soprattutto, che la Parola di Dio ci permette un contatto con Dio che parla. Non è quindi la lettera che conta, ma è la presenza dello Spirito che vivifica quella lettera.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    India: le accuse infondate dei radicali indù provocano nuovi pogrom anticristiani

    ◊   La rivendicazione maoista dell’uccisione di Swami Laxmanananda non placa le violenze anti cristiane perpetrate dai fondamentalisti indù. Giorni fa il leader maoista Sabyasachi Panda aveva rivendicato l’uccisione dello Swami, come il suo partito aveva già fatto dal 23 agosto, ma gruppi di integralisti indù continuano ad accusare i cristiani, affermano che la sua morte è stata decisa “durante un consiglio pastorale” per offrire “un sacrificio a Dio”. Queste accuse sono alla base di ulteriori pogrom contro le comunità cristiane. Ieri mattina decine di case di cristiani sono state assaltate e bruciate nel  villaggio di Sukuli, distretto di Kalahandi in Orissa. Kalahandi è un distretto confinante con quello di Kandhamal, dove dal 23 agosto scorso, è in atto un duro attacco contro i cristiani e le loro istituzioni che si sta via via espandendo in altre zone del Paese. Intanto la polizia ha compiuto arresti di indù, responsabili di violenze contro i cristiani. Un rappresentante del ministero degli interni dell’Orissa ha dichiarato che finora la polizia ha arrestato almeno 1000 persone legate in modo diretto o indiretto alle violenze. Di queste, almeno 500 sono di Kandhamal. Due giorni fa, la polizia ha anche arrestato 3 persone per il loro coinvolgimento nell’assassinio del leader radicale indù Swami Laxmanananda Saraswati, ucciso il 23 agosto scorso. Si tratta di Duryodhan Sunamajhi, Munda Badamajhi e Sanatan Badamajhi, tutti membri attivi del Partito comunista (maoista) dell’India. L’arcivescovo di Bhubaneshwar, mons. Raphael Cheenath, all'agenzia Asianews, ha detto in riferimento alla accuse degli indù che “la parrocchia è un luogo cristiano e non è un luogo dove si fanno sacrifici umani. Ma è importante che le autorità condannino e fermino queste informazioni distorte e tendenziose. Fin dall’inizio era chiaro a tutti che i responsabili dell’uccisione dello Swami erano i maoisti. Ma il governo non l’ha detto con chiarezza, causando sospetti e confusione nella mente della gente”. Padre Mrutyunjay Digal, segretario della diocesi, ha confermato che quelle “minute” pubblicate e diffuse dal Js sono un testo “pieno di malizia”. “Betikola è la mia parrocchia, lo scorso dicembre 2007 la nostra chiesa è stata distrutta e gli estremisti hanno saccheggiato tutto – ha poi aggiunto padre Digal -. Documenti, archivi, statue, cassaforte e altre cose di valore sono state rubate, bruciate e distrutte. Forse gli estremisti sono riusciti a trovare le minute di qualche consiglio parrocchiale e vi hanno inserito la sciocchezza del sacrificio”. Lo scorso 27 agosto la parrocchia è stata di nuovo assaltata e depredata da gruppi di fondamentalisti indù. “Mio fratello maggiore – continua il sacerdote – e alcuni miei amici d’infanzia sono stati rasati a zero, costretti a bere urina di vacca e a cantare shlokas indù (versi religiosi), per costringerli a riconvertirli all’induismo. Migliaia sono stati costretti con la minaccia di morte a cambiare religione. Questi documenti contraffatti e le accuse conseguenti  sono una nuova persecuzione per le nostre comunità. Bisogna notare poi che la parola ‘sacrificio’ che viene usata nel testo manipolato, non è una parola cristiana: è solo propaganda contro le comunità cristiane”. (M.G.)

    inizio pagina

    Il cardinale indiano Toppo lancia un appello alla comunità internazionale per fermare le violenze anticristiane

    ◊   “Per fronteggiare le violenze anticristiane in India serve la pressione internazionale”. Mentre proseguono le sofferenze dei cristiani vittime di persecuzioni in Orissa, si leva l’appello del card. Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi e già presidente della Conferenza episcopale indiana. In una intervista pubblicata oggi sull'agenzia Sir, il card. Toppo invoca soprattutto “una soluzione politica”: “Abbiamo bisogno di un governo che voglia affrontare questi problemi”. Il porporato denuncia inoltre le limitazioni che impediscono alla Chiesa indiana di intervenire in aiuto dei suoi fedeli: “non è facile avere informazioni dall’Orissa perché la situazione non si è ancora normalizzata. Molti cristiani sono rifugiati nelle foreste e alcuni vivono nei campi ma non sono permessi gli aiuti delle agenzie umanitarie. Così mentre la Chiesa cattolica si è potuta muovere ovunque in occasione dei terremoti o nelle alluvioni che hanno devastato l’Orissa, ora non ci è permesso di andare lì per lavorare e portare aiuto alle vittime. L’India è la più grande democrazia del mondo, ma in Orissa non ci sono grossi segni di democrazia”. Dopo la lettera che i vescovi indiani hanno pubblicato lo scorso 26 settembre, con proposte concrete per fermare le violenze, pare che “il governo centrale si stia muovendo – dice il card. Toppo -. Molte altre organizzazioni e partiti politici stanno agendo o rispondendo. Ad esempio, stanno trattando con i gruppi terroristi. Non è abbastanza perché i cristiani dell’Orissa hanno bisogno di sicurezza, protezione e assistenza. Hanno bisogno di risarcimenti, perché le loro case sono state distrutte e hanno perso tutto”. Secondo i vescovi indiani non è dunque sufficiente punire i colpevoli, “le persone devono ricostruire le loro esistenze distrutte”. A proposito delle conversioni, l’arcivescovo di Ranchi ricorda che “non è affatto vero che i cristiani convertivano gli indù”, ma è vero il contrario, “in questi giorni si registrano conversioni forzate dei cristiani. “C’è una strategia pianificata contro i cristiani della diocesi di Bhubaneswar – prosegue il card. Toppo -, perché lì la Chiesa stava crescendo, sempre nel rispetto dei tribali e dei dalit, che ricevevano una educazione e così si emancipavano socialmente ed economicamente. Ora hanno perso tutto, anche la loro fede”. Infine, secondo il card. Toppo la pressione internazionale “potrebbe essere migliore” ma è comunque “servita a qualcosa, perché gli indiani temono che chiunque possa venire a vedere, e questo problema potrebbe diventare una vergogna nazionale”. “E’ una questione di giustizia e di diritti umani – sottolinea -. Viviamo in un villaggio globale. Quando sono in gioco i diritti umani gli altri Paesi devono intervenire”. (M.G.)

    inizio pagina

    Iraq: a Mosul ancora omicidi contro i cristiani. Timori per la cancellazione della legge elettorale sulle minoranze

    ◊   Non c’è pace per la comunità cristiana irachena. Ieri altri tre fedeli – tra cui padre e figlio - sono stati uccisi a Mosul, mentre lavoravano. Ancora una volta, le vittime avevano l’unica “colpa” di essere cristiani. Omicidi che seguono di 24 ore quello di Ziad Kamal, 25enne disabile e proprietario di un’attività commerciale in città, prelevato da un gruppo armato e ucciso a colpi di arma da fuoco. E ancora, sabato 4 ottobre, altri due uomini erano stati barbaramente assassinati in due diverse zone di Mosul. Una fonte anonima di AsiaNews a Mosul denuncia la “persecuzione sistematica” contro la comunità cristiana il cui unico desiderio è quello “di vivere in pace”, mentre da tempo è vittima di “esecuzioni mirate” a causa della “fede”. La fonte ribadisce “il silenzio” sui media locali e nella comunità internazionale “sul martirio” compiuto ai danni dei cristiani di Mosul e in tutto l’Iraq, e parla di una “solidarietà di facciata” mentre nel concreto non vi sono passi tangibili che dimostrino la precisa volontà di migliorare la situazione. La situazione appare ancora più allarmante se si considera che i fondamentalisti islamici – ai quali vengono imputati i recenti attacchi – sembrano aver preso di mira una parte ben precisa della comunità cristiana: i proprietari di negozi e attività commerciali nella cittadina a nord dell’Iraq. Un segnale chiaro dei terroristi che mirano a sradicare la comunità cristiana, azzerarne le attività economiche e costringere la popolazione ad andarsene. E all’indomani di questi ultimi brutali omicidi è arrivato l’accorato appello, rilanciato dal Sir, di padre Philip Najim, procuratore caldeo presso la Santa Sede, che nelle violenze contro i cristiani e nella cancellazione dell’art. 50 che priva le minoranze dei loro rappresentanti ai Consigli provinciali, vede la totale cancellazione di tutti diritti di una comunità. “In queste ultime settimane – dice - stiamo assistendo ad una nuova ondata di violenza. Sono omicidi a sangue freddo compiuti alla luce del giorno e davanti a decine di testimoni, come se questi gruppi volessero dimostrare il proprio poter operare impunemente, il proprio controllo della città”. “Decine di famiglie di Mosul sono fuggite – racconta poi padre Najim -, e le poche che hanno deciso di rimanere vivono barricate nelle proprie case. Lo scopo è, chiaramente, seminare il terrore per completare l’opera di svuotamento della città della sua antichissima componente cristiana iniziata ormai da anni”. A queste violenze si è aggiunta la cancellazione dell’articolo 50 dalla legge elettorale, una mossa, questa, che, per Najim, “priverebbe le minoranze dei propri diritti”. Da qui l’appello alla comunità internazionale “perché ascolti la nostra voce, difenda i nostri diritti, rompa il muro di silenzio che circonda la questione. Chiediamo che le istituzioni e le organizzazioni internazionali premano sul governo iracheno perché reintegri l’articolo 50 al più presto e senza modifiche”. Un’esortazione a fermare gli attacchi arriva anche mons. Sako in qualità di presidente Commissione dei vescovi iracheni per il dialogo interreligioso, che cita Musol come esempio di civiltà e convivenza. Sull’abrogazione dell’articolo art.50 torna invece il card. Mar Emmanuel III Delly, patriarca di Baghdad dei Caldei, che da Roma, dove sta partecipando al Sinodo dei vescovi, parla di “decisione che scontenta”, tuttavia dopo le manifestazioni pacifiche e le attestazioni di solidarietà dice anche di sperare “in una positiva soluzione della vicenda”. “Sono in continuo contatto con l’Iraq per seguire gli sviluppi e lavorare per la difesa dei diritti di tutte le minoranze, specie dei nostri cristiani” dichiara in un’intervista al Sir. “Ho scritto lettere al presidente della Repubblica, del Parlamento, al premier, ai vice presidenti della Repubblica, al capo religioso Al Sistani pregando loro di adoperarsi per restituire i diritti alle minoranze. Tutti hanno promesso di impegnarsi in questa direzione. “È stato importante – conclude - far sentire la nostra voce, pacifica. Se non l'avessimo fatto forse in futuro avrebbero deciso cose peggiori di queste”. Intanto ieri sera il Consiglio presidenziale iracheno ha stabilito che “l’art. 50 venga discusso in Parlamento e votato come legge separata”. (M.G.)

    inizio pagina

    RD del Congo: il Kivu in piena emergenza umanitaria. Cessati i combattimenti, ma i ribelli minacciano il ritiro dai negoziati

    ◊   Nonostante i combattimenti siano cessati da oltre 24 ore, nella turbolenta provincia congolese del Nord Kivu la tensione resta altissima. In una lettera aperta i miliziani guidati dall’ex-generale dissidente filo-ruandese Laurent Nkunda minacciano di ritirarsi dal negoziato di pace e accusano la missione di peacekeeping dell’ONU (MONUC) di “parzialità” e favoritismi nei confronti dell’esercito regolare. Nella missiva, indirizzata alla missione ONU, ai vertici del governo di Kinshasa e al segretario generale delle Nazioni Unite, il leader dei ribelli Nkunda si lamenta dei “continui attacchi” sferrati dai militari congolesi sulle posizioni ribelli. Secondo quanto riferisce l’agenzia Misna, gli ultimi scontri si sono concentrati intorno alla zona di Tongo, Mulimbi e Kimarisio, circa 80 chilometri a nord-ovest di Goma; fonti militari hanno riferito di 16 ribelli morti. La guida dei ribelli concorda comunque sulla necessità “di una soluzione pacifica del conflitto”, tuttavia dice di non sentirsi vincolata alla realizzazione del programma ‘Amani’ per la smobilitazione “che in otto mesi ha dimostrato il suo ineluttabile fallimento”. Nkunda minaccia inoltre di “rompere ogni contatto” con le Nazioni Unite, se queste ultime non si impegneranno a garantire, “in modo diretto e convincente, così come prevede il loro mandato, la protezione dei civili”. Parla invece di progressi il comandante della Monuc, Alain Doss, che ieri ha presentato al Consiglio di Sicurezza ONU il piano di disimpegno militare “Amani”. Doss ha però giudicato la ripresa degli scontri nel nord della regione orientale “estremamente preoccupante”. Medici Senza Frontiere pone invece l’accento sulla drammatica situazione umanitaria. Secondo l’organizzazione umanitaria la violenza ha raggiunto i massimi livelli degli ultimi anni ed è sempre più difficile portare assistenza alla popolazione civile. L’ONG sostiene inoltre che la forza d’interposizione delle Nazioni Unite (Monuc) non stia compiendo il proprio mandato di proteggere la popolazione civile. “Oltre 100 mila sfollati a cui davamo assistenza sono scappati a seguito degli scontri delle ultime settimane, ma non abbiamo alcuna idea di dove essi siano fuggiti. Siamo estremamente preoccupati per il loro destino”, si legge in una nota di MSF diffusa alla stampa. Nel testo si riferisce poi che in alcune zone vengono trovati gruppi di sfollati, ma ne restano “centinaia di migliaia irraggiungibili per le difficili condizioni di sicurezza”. Si attenua invece l’emergenza nella città di Dungo, anch’essa stretta nella morsa del conflitto tra ribelli ed esercito della Repubblica Democratica del Congo. Il missionario comboniano, Franco Barin, ha riferito alla Misna che c’è tensione “ma non ci sono emergenze alimentari, gli sfollati sono al massimo 5000 e altrettanti nelle campagne circostanti”. I rifugiati sono quasi tutti dalla parrocchia di Duru dove i ribelli ugandesi dell’Esercito del signore (LRA) a metà settembre hanno attaccato la missione, bruciato le case e costretto la gente a fuggire. La situazione secondo padre Franco è sotto controllo perché molti avevano parenti e amici a Dungu. Gli ultimi episodi di violenza risalgono alla scorsa domenica, quando tre ribelli sono stati uccisi a bastonate dalla folla; poche ore prima altrettanti civili erano stati uccisi dai miliziani in un villaggio a 100 chilometri da Dungu. (M.G.)

    inizio pagina

    La sfida allo sviluppo dell’ONU parte dall’urbanizzazione dei più poveri. Un miliardo gli abitanti delle baraccopoli

    ◊   La direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani (Habitat) lancia l’allarme sull’urbanizzazione dei più poveri: “Più di un miliardo le persone che vivono nelle baraccopoli in tutto il mondo”. Un’emergenza che secondo esponente dell’ONU è probabilmente la sfida maggiore posta allo sviluppo e al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (MDG). “Non possiamo – ha proseguito l’alto funzionario dell’Onu durante un discorso tenuto ad Abuja, capitale amministrativa della Nigeria – continuare a chiudere gli occhi per non vedere gli abitanti delle baraccopoli che vivono in miseria, né possiamo nasconderci che povertà urbana e disuguaglianze continuano ad aumentare, tanto nei paesi sviluppati quanto nel mondo in via di sviluppo”. Tibaijuka, ripresa dalla Misna, ha poi riferito che negli ultimi 50 anni oltre 850 milioni di persone hanno lasciato le zone rurali per andare a vivere in città alla ricerca di una vita migliore, aggiungendo che non è una coincidenza che la questione dei mutamenti climatici sia diventata un argomento centrale del dibattito internazionale proprio quando la maggior parte della popolazione mondiale risiede ormai in grandi centri urbani, dove viene consumato il 75% di tutta l’energia mondiale. “Non vi è alcun dubbio – ha spiegato infine la direttrice di Habitat – che la diffusione di un’urbanizzazione caotica e di condizioni di vita insalubri causino variazioni permanenti dell’ambiente, attraverso l’uso non corretto di risorse idriche, terre e fonti energetiche: abbiamo la responsabilità morale ed etica di trasformare le nostre città in luoghi più inclusivi ed equi per tutti”. (M.G.)

    inizio pagina

    I vescovi francesi sulla crisi finanziaria: "I poveri sono le prime vittime"

    ◊   Preoccupazione dei vescovi francesi per la crisi finanziaria mondiale. In una nota diffusa questa mattina, ripresa dall'agenzia Sir, il Consiglio per le questioni familiari e sociali della Conferenza episcopale francese lancia un allarme: “le nostre società sono scosse. E come al solito in questi casi, sono i più poveri ad essere le prime vittime innocenti”. Nella nota – sottoscritta da sei vescovi che fanno parte del Consiglio – si legge che “la crisi rivela che ci sono una serie di conseguenze negative, se le logiche finanziarie spinte all’estremo sono scollegate dall'economia ed hanno come loro unico scopo la ricerca di un profitto immediato”. “Questa crisi – aggiungono i vescovi - invita tutti noi ad interrogarci sui nostri stili di vita, sul nostro rapporto con i soldi, sul nostro modo di far fruttificare i nostri risparmi e di ricorrere al credito”. I vescovi francesi salutano “gli sforzi” messi in atto negli ultimi giorni dai governi e dai responsabili politici” per rimediare alla crisi finanziaria mondiale ma affermano anche che “è essenziale che le misure proposte si diano un altro fine rispetto al solo mantenimento di un sistema finanziario che ha rivelato le sue debolezze”. I vescovi ritengono che occorra promuovere “una cooperazione tra gli Stati”, soprattutto in Europa, e darsi dei mezzi “per orientare le nostre economie affinché esse siano al servizio delle persone e non del solo profitto”. Ma tutto ciò suppone anche una “riflessione etica ed un impegno”. Questa riflessione, i vescovi la chiedono soprattutto per le “pratiche speculative finalizzate alla massima redditività a breve termine”. Nella lista degli impegni l’episcopato francese mette la revisione dei “sistemi di retribuzione e premi dei dirigenti delle istituzioni finanziarie specialmente quando hanno contribuito alla crisi o che potrebbero trarne profitto in maniera sconsiderata”. I vescovi chiedono inoltre che “siano messi in atto mezzi per una maggiore tracciabilità del denaro e una migliore identificazione del rischio”, che “l’economia sviluppi un ricorso più ragionato al credito” e che “il mercato finanziario sia orientato al servizio di una economia produttiva e modulata dalle esigenze ambientali”. (R.P.)

    inizio pagina

    Ecumenismo: il comunicato finale del Patriarcato ortodosso ecumenico sull'incontro di Creta

    ◊   L’incontro del Comitato di coordinamento della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica che si è svolto a Creta dal 27 settembre al 4 ottobre “è stato caratterizzato prima di tutto da un forte spirito di impegno per il compito teologico così come da un chiaro senso di fiducia reciproca e amicizia tra i membri”. Un bilancio dunque all’insegna dell’ottimismo quello stilato nel comunicato finale, approvato il 3 ottobre scorso dai membri del Comitato presenti a Creta. Nella sessione di apertura – si legge nel comunicato – i due co-presidenti della Commissione mista di dialogo, il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità cristiana e il Metropolita Ioannis Zizioulas di Pergamo (del patriarcato ecumenico) “hanno espresso la loro gioia e la loro gratitudine a Dio per la continuazione del dialogo teologico tra le due Chiese”. “Lo scopo del dialogo tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa – hanno detto i due copresidenti – è lo ristabilimento della piena comunione tra queste due Chiese. Questa comunione, fondata sulla unità della fede in accordo alla comune esperienza e tradizione della Chiesa primitiva, troverà la sua piena espressione nella comune celebrazione dell’Eucarestia”. Scopo dell’incontro di Creta era la preparazione del documento di lavoro da presentare alla prossima riunione plenaria della Commissione mista di dialogo che si terrà a Cipro nel 2009 su invito della Chiesa ortodossa di Cipro. Il documento – si legge nel comunicato – è “in continuità” con il lavoro già portato avanti nell’ultima sessione plenaria di Ravenna (nel 2007) che ha lavorato sul tema: “Il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio”. Anche a Creta però – come successe lo scorso anno a Ravenna - i delegati del Patriarcato di Mosca non compaiono nella lista dei partecipanti. La loro mancata partecipazione è la presenza al tavolo del dialogo della Chiesa ortodossa di Estonia, la cui “autonomia” è una questione discussa e non risolta tra il Patriarcato di Costantinopoli e il Patriarcato di Mosca. Fa sperare la annunciata partecipazione del Patriarca di Mosca Alessio II all’incontro dei primati delle Chiese ortodosse autocefale che si terrà ad Istanbul (sede del Patriarcato ecumenico e quindi del Patriarca Bartolomeo I) nei giorni 11 e 12 ottobre prossimi. (R.P.)

    inizio pagina

    Cristiani e musulmani in dialogo fino a domenica al centro Mariapoli di Castel Gandolfo

    ◊   Al via al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo il sesto convegno internazionale islamo-cristiano organizzato dal Movimento dei focolari. Da domani a domenica 12 ottobre i partecipanti ai lavori si confronteranno sul tema “Cristiani e musulmani in dialogo per la fratellanza universale. Amore e misericordia nella Bibbia e nel Corano”. Il quotidiano Avvenire riferisce che le quattro giornate avranno come filo conduttore “Amore e misericordia nella Bibbia e nel Corano”, una riflessione in concomitanza del Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio. Nel programma anche una sessione aperta al pubblico nella giornata di sabato, quando verrà affrontato l’argomento “La città luogo di fraternità”. In questo dibattito si parlerà di “istituzioni, strutture e relazioni”; “Fraternità in politica”, “Verso il prossimo nella città” ed altre tematiche di carattere sociale. (M.G.)

    inizio pagina

    L'ONG "Cittadinanza" invoca cure e servizi adeguati per la salute mentale anche nei Paesi poveri

    ◊   “Aumentare gli investimenti” e impegnarsi “affinché, anche nei Paesi a basso reddito, chi soffre di disturbi mentali abbia accesso a cure e servizi adeguati”. È la richiesta che "Cittadinanza", Ong che si occupa di salute mentale, rivolge a “governi, istituzioni sanitarie, agenzie delle Nazioni Unite e attori della cooperazione internazionale” in vista della Giornata mondiale per la salute mentale che si celebrerà venerdì prossimo. “La malattia mentale – afferma il presidente di Cittadinanza, Maurizio Focchi - ha uno stretto legame con la povertà. Sebbene i disturbi mentali siano presenti ovunque, si rileva una maggiore incidenza nei Paesi a basso reddito”. E nella maggior parte di questi Paesi, denuncia, “solo l’1% del budget per la salute pubblica è destinato alla salute mentale. Occorre quindi aumentare gli investimenti e soprattutto sviluppare una psichiatria di comunità, passando dagli ospedali e i grandi manicomi, a servizi di cura diffusi sul territorio”. Focchi invita perciò Ong e società civile a “dare avvio a nuove collaborazioni tra Paesi, agenzie sanitarie e associazioni”. "Cittadinanza", fondata nel 1999, attualmente opera in India, Serbia e Albania con progetti di cooperazione mirati, oltre che alla cura e alla riabilitazione, anche al reinserimento nelle comunità delle persone con disabilità mentale. (R.P.)

    inizio pagina

    Hong Kong: iniziato un nuovo corso di catechismo per bambini e ragazzi con disabilità mentale

    ◊   Si è aperta ad Hong Kong la IV edizione del corso di catechismo per i bambini disabili mentali organizzato dal “Centro Diocesano di Pastorale dei Disabili”. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), oltre 60 bambini, ragazzi e adulti dai 7 ai 30 anni, hanno partecipato all’apertura del corso insieme a genitori, catechisti, animatori e volontari. Anche nel corso precedente sono stati una sessantina gli alunni che lo hanno frequentato ed hanno conseguito il diploma finale. Alcuni di loro sono stati battezzati ed hanno ricevuto anche i sacramenti della Confermazione e dell’Eucaristia. Altri hanno voluto seguire il corso anche quest’anno “per ripassare la loro formazione nella fede”. Secondo volontari e genitori “l’iniziativa è molto bella, in quanto abbiamo conosciuto Gesù insieme a questi ragazzi, che sono anche loro l’immagine di Gesù sofferente. Inoltre la condivisione della fede ci aiuta ad affrontare insieme la disabilità mentale, unendoci sempre più strettamente”. Oltre ad essere un corso educativo per gli alunni, il corso di catechismo è un forte cammino spirituale per i volontari. Secondo il responsabile del Centro “tantissimi volontari temporanei sono diventati catechisti e animatori fissi del Centro. Loro si sentono rinnovati spiritualmente grazie a questa esperienza”. Il “Centro Diocesano di Pastorale dei Disabili” - istituito nel 1993 - incoraggia i fedeli disabili a partecipare alla vita della Chiesa suscitando in loro il senso di appartenenza e sollecita l’attenzione diocesana verso i disabili perché i cristiani accettino e rispettino i disabili, dando loro sostegno. Il Centro Diocesano, gestito da una commissione formata da 15 volontari, è impegnato anche nell’offrire l’adorazione eucaristica ininterrotta, 24 ore su 24, per i disabili (“Eucharistic Oblate for the Vulnerable”) e la Messa quotidiana. Inoltre organizza incontri di preghiera, ritiri spirituali e celebrazioni in particolari occasioni. (R.P.)

    inizio pagina

    In Kenya, il cardinale Njue avvia la mobilitazione dei cattolici per fermare la legge sull'aborto

    ◊   “Vi invito a difendere con forza la vita dei bambini non ancora nati. Gridate a voce alta che l'aborto è la deliberata interruzione della gravidanza con l'uccisione di bambini nascituri indifesi . Tale azione diretta, voluta, sia come un fine o un mezzo, è gravemente contraria alla legge morale e alla dottrina cristiana”. É l'appello lanciato dal cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, per mobilitare la comunità cattolica nel momento in cui il Parlamento locale sta discutendo una legge per legalizzare l'aborto. Il cardinale Njue ha scritto una lettera pastorale, riportata dall'agenzia Fides, nella quale ribadisce che “l'aborto significa uccidere una persona innocente, e Dio dice: 'Tu non uccidere' (Esodo 20:13). Il grembo di una madre si suppone sia il luogo migliore in cui il bambino, anche quello appena concepito, dovrebbe sentirsi più sicuro e amato. In nessun modo possiamo sostenere una società che distrugge i nascituri, che sono stati creati come doni gratuiti di Dio per la comunità”. Rivolgendosi ai cattolici impegnati in politica, il cardinale Njue li inviata ad agire nel rispetto dell'insegnamento della Chiesa: “Voi cattolici che avete assunto posizioni di responsabilità pubblica dovete essere contraddistinti dal senso di integrità morale. Le vostre azioni devono essere in sintonia con la vostra fede e con i principi morali insegnati dalla Chiesa, alla quale afferma di far parte. Al fine di realizzare le vostre responsabilità pubbliche è necessario difendere la moralità pubblica e promuovere l'ordine pubblico e la pace. È necessario lavorare per leggi e politiche pubbliche che sostengono la vita umana e promuovano il bene comune. È necessario lavorare duramente per assicurare la cura prenatale per tutte le donne. È necessario lavorare per correggere le ingiustizie e tutte le situazioni malefiche che minacciano la dignità e i diritti dell'uomo. È necessario - sostiene il porporato - disporre di una speciale attenzione verso le persone svantaggiate e prive di diritti”. Per bloccare la legislazione abortiva, il cardinale arcivescovo di Nairobi invita i fedeli e gli uomini di buona volontà a raccogliere “un milione di firme per il bambino”. (R.P.)

    inizio pagina

    Giornalisti cattolici africani in prima linea per la pace e lo sviluppo del continente

    ◊   Si è chiuso ieri il seminario per i giornalisti cattolici africani e delle isole dell’Oceano Indiano sul tema ‘Costruzione della pace e buon governo’, organizzato a Dar Es-Salaam, in Tanzania, dal Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (Secam) e dalla sezione africana dell’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione (Signis). Al termine dei lavori i 50 partecipanti hanno diffuso un documento in cui si denuncia l’assenza di una classe dirigente capace di gestire le emergenze del continente africano: “I conflitti e le guerre nelle diverse regioni dell’Africa sono il risultato dell’ambizione smisurata di dirigenti politici e loro alleati, sia all’interno che all’esterno del Continente, della corruzione, del nazionalismo etnico, del fanatismo religioso, della sindrome dell’arricchimento rapido di una minoranza di persone nei corridoi del potere. E’ urgente mettere fine alle guerre e ai conflitti che ostacolano lo sviluppo del continente e impoveriscono la maggioranza degli africani, malgrado la benedizione di cui gode l’Africa con la sua abbondanza di risorse umane e naturali”. “C’è una necessità per tutte le parti in causa in Africa – governi, organismi religiosi, società civile, imprese, africani che vivono nel Continente e quelli della diaspora – di accordare un’attenzione prioritaria al tema del consolidamento della pace e del buon governo” si legge ancora nel documento citato dalla Misna; “Come comunicatori cattolici – concludono i firmatari - siamo risoluti, ora più che mai, a mobilitare tutte le risorse per promuovere la verità, il rispetto della dignità umana, la giustizia e la pace, così come le culture africane che sviluppano questi valori”. (M.G.)

    inizio pagina

    Isole Salomone: il giornalismo, professione “santa e responsabile”, da svolgere con coscienza

    ◊   Diventare comunicatori tenendo ben presente il primato dell’etica, la dignità della persona, i valori che sono alla base della fede cristiana: con questo spirito si è concluso nei giorni scorsi a Honiara un ciclo di seminari sull’educazione all’uso dei media organizzato dall’Ufficio Comunicazioni della Chiesa delle Salomone. Alla giornata finale dei seminari - riferisce l'agenzia Fides - hanno partecipato studenti, docenti, esperti, professionisti, sacerdoti e religiosi, coinvolti nell’organizzazione e nelle gestione dei seminari che, nel corso di un anno, hanno cercato di condurre i giovani di diverse scuole e parrocchie lungo un percorso di educazione alla fruizione dei mass media, contemplando la tecnica e le questioni etiche. Il tema della giornata finale è stato “I mass media all’incrocio fra promozione di sé e servizio: cercare la verità per condividerla”, sviluppato dagli interventi degli esperti presenti. Un focus è stato dedicato anche al ruolo dei media nella costruzione della pace e dell’armonia sociale, tema molto sentito nelle Isole Salomone, attraversate negli anni scorsi da disordini e scontri sociali, di natura etnico-culturale. I mass media – e con loro i comunicatori, i giornalisti e gli operatori – sono chiamati a promuovere valori comuni, a seguire principi di etica e deontologia, soprattutto a rispettare e diffondere la verità. Il giornalismo – è questo il messaggio conclusivo, lasciato ai giovani – è un mestiere importante e delicato, santo e responsabile, se fatto con coscienza e con il riferimento a un retto patrimonio di valori come quello cristiano.(R.P.)

    inizio pagina

    L’arcivescovo di La Plata analizza le cause della violenza minorile in Argentina

    ◊   L’escalation di violenza in Argentina preoccupa l’arcivescovo di La Plata, mons. Héctor Aguer, che nella sua riflessione settimanale all’interno del programma televisivo “Chiave per un mondo migliore”, ne ha analizzato le vere cause. L’arcivescovo, ripreso dalla agenzia Fides, è partito da un dato allarmante: “tra gennaio e maggio, nella provincia di Buenos Aires, sono stati fermati 5351 minorenni per diversi tipi di delitti, alcuni dei quali molto gravi, persino omicidi”. Ma “il 90% di questi adolescenti sono stati immediatamente rimessi in libertà”. Tuttavia, ha denunciato mons. Aguer, nonostante la gravità di questa situazione, non viene realizzata una diagnosi realista della situazione, né si identificano le possibili cause di questo doloroso fenomeno. “Si parla di insicurezza – ha affermato - ma l’insicurezza è una sensazione soggettiva che si percepisce e si soffre quando la moltiplicazione di furti e crimini mette in pericolo, come fenomeno generale, la vita ed i beni di una popolazione”. L’arcivescovo ha quindi fornito un’analisi dei principali “fattori che incidono su questo fatto, relativamente nuovo in Argentina”: tra questi il più importante è il problema della famiglia. “C’è una famiglia, una vera famiglia, dietro a quei ragazzi che delinquono ?” si è chiesto mons. Aguer, perché in realtà “la famiglia in Argentina sta subendo l’erosione a tutti i livelli da più di due decenni”. Infatti “non esiste una politica familiare di sostegno e di promozione della famiglia, di attenzione alle famiglie a rischio. Al contrario, si è favorita la promozione, implicita o esplicita, della sua dissoluzione”. Il secondo fattore riguarda il fallimento del sistema educativo argentino. In terzo luogo, il problema della povertà estrema, della miseria, dell’emarginazione a cui sono costretti tanti ragazzi dell’Argentina di oggi. “È evidente che la miseria materiale trascina con sé una miseria morale. A questo problema si aggiunge il “sottobosco della droga, che ha coinvolto già molti giovani”. Tutti questi fattori contribuiscono a creare “un humus adatto per la crescita di qualsiasi tipo di delitto”. Infine, e come conseguenza di tutti i fattori menzionati, c’è “il tremendo decadimento della cultura popolare”. In pratica “quali valori sono oggi validi? Quale senso del rispetto, della giustizia, della solidarietà, dell’amore si percepisce? Piuttosto si nota nella nostra società tanta tensione, tanta violenza, tanto risentimento!”. Per tutti questi motivi secondo mons. Aguer “Il problema dell’insicurezza non si risolve semplicemente con riforme di polizia o giudiziarie. Saranno senz’altro mezzi indispensabili, ma è necessario applicarsi con serietà nella ricerca e nella messa in atto dei rimedi”. (M.G.)

    inizio pagina

    Colombia: la Giornata Missionaria Mondiale 2008 coincide con gli 80 anni di presenza delle Pontificie Opere Missionarie nel Paese

    ◊   Le Pontificie Opere Missionarie (POM) della Colombia stanno celebrando, in concomitanza con la Giornata Missionaria Mondiale, il loro 80mo anniversario di presenza nel Paese (1929-2009). Come comunica all’agenzia Fides padre Héctor Luis Valencia, direttore nazionale delle POM, la celebrazione ha avuto inizio il 22 agosto e proseguirà fino al 29 luglio 2009. Approfittando della ricorrenza dei 100 anni della Conferenza Episcopale della Colombia, spiega padre Héctor, “ci siamo uniti all’Expo cattolica del mese di agosto della Conferenza episcopale ed abbiamo lanciato gli 80 anni delle POM nel Paese, in modo da far conoscere le quattro Opere Missionarie ed i distinti programmi di animazione, formazione, organizzazione e proiezione missionaria”. Il 29 luglio 2009 ricorreranno gli 80 anni delle POM in Colombia.e la Giornata Missionaria Mondiale di questo anno è pertanto dedicata in modo speciale proprio a questo anniversario. Il tema scelto per la ricorrenza è quello del messaggio del Papa: “Servi ed apostoli di Gesù Cristo”. (R.P.)

    inizio pagina

    Ieri pomeriggio a Roma l’inaugurazione dell’Anno Accademico della Pontificia Università Urbaniana

    ◊   Con la concelebrazione della Santa Messa "De Spiritu Sancto" nella Cappella del Pontificio Collegio Urbano, presieduta dal cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, nonché gran cancelliere dell’Ateneo, e con l’Atto Accademico che ha fatto seguito nell’Aula Magna, ieri pomeriggio a Roma, sul colle del Gianicolo, dove ha la sua sede, si è inaugurato l’Anno Accademico della Pontificia Università Urbaniana nel suo 381.mo anno dalla fondazione e nel 46.mo dalla sua istituzione a Pontificia Università. Attualmente, l’Ateneo conta 1.614 iscritti, provenienti nella quasi totalità dai Paesi di recente evangelizzazione. Ad essi, riferendosi all'Anno Paolino, il cardinale Dias ha illustrato il modello dell'Apostolo delle Genti, missionario per eccellenza. Tutto per lui ebbe inizio sulla via di Damasco dall’incontro con Cristo che lo scelse, lo chiamò e gli si rivelò affinché evangelizzasse in suo nome. Agli studenti il porporato ha augurato di incontrare Cristo allo stesso modo di Paolo in questi anni di studio, per poi predicarlo tornati nel loro Paese d’origine. Ed ha offerto anche lo stile per evangelizzare: essere attivi nella contemplazione e contemplativi nell’agire, coniugando così assieme Marta e Maria. Il cardinale Dias ha soggiunto che ascolto di Dio e ascolto degli altri sono i tratti distintivi dei discepoli di Gesù che vogliono portare il lievito del Vangelo nel mondo. Prima della lectio magistralis del prof. Jean-Noël Aletti, del Pontificio Istituto Biblico, sulla missionarietà di Paolo di Tarso, ha porto il saluto al cardinale Dias, nonché a tutti i presenti, il pro rettore magnifico, rev.do Luigi Sabbarese, che ha poi tracciato il profilo dell’attività scientifica della Pontificia Università Urbaniana, segnalando in particolare due eventi che si celebreranno nel prossimo mese di novembre: la visita a Roma del Catholicos di Cilicia degli Armeni, Sua Santità Aram I che, in occasione della visita al Santo Padre Benedetto XVI alla Chiesa di Roma, il 25 novembre sarà presente all’Urbaniana per una lezione pubblica sui cristiani in Medio Oriente. L’altro avvenimento sarà il Convegno di studio nel 25.mo dell’entrata in vigore del Codice di Diritto canonico, il 27 novembre, occasione propizia per un approfondimento sulla ricezione nel Codice della natura missionaria della Chiesa. La Pontificia Università Urbaniana, elevata al rango di Università Pontificia il 1° ottobre 1962 da Papa Giovanni XXIII, affonda le sue radici nel Collegio Urbano, fondato da Papa Urbano VIII con la Bolla Immortalis Dei Filius del 1° agosto 1627. Fin dai suoi inizi, l'Urbaniana è sempre stata un'istituzione accademica di carattere missionario che ha servito la Chiesa attraverso la formazione di missionari o di esperti nel settore della Missiologia o di altre discipline, sempre necessarie all'attività evangelizzatrice della Chiesa. Dal 1966 l'Urbaniana ha accettato affiliazioni e aggregazioni di Seminari e Istituti di Filosofia, Teologia, Missiologia e Diritto Canonico di tutti i continenti. (A cura di Giovanni Peduto)

    inizio pagina

    Padre Joaquin Allende-Luco eletto nuovo presidente dell’Associazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre”

    ◊   Padre Joaquín Alliende-Luco è il nuovo presidente dell'associazione caritativa cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre. Il sacerdote del movimento di Schönstatt, ha assunto ufficialmente l'incarico dell'associazione caritativa cattolica internazionale, lunedì scorso. Secondo quanto riferisce l’agenzia Zenit, Padre Alliende-Luco è nato nel 1935 a Santiago del Cile ed è stato ordinato sacerdote nel 1961. Ha preso parte come esperto di Teologia ai lavori preparatori delle ultime tre assemblee generali del Consiglio dei Vescovi Latinoamericani (CELAM), svoltesi nel 1979 a Puebla (Messico), nel 1992 a Santo Domingo (Repubblica Dominicana) e nel 2007 ad Aparecida (Brasile). È tuttora membro di numerose commissioni teologiche in vari Paesi ed è particolarmente interessato alle questioni di Teologia pastorale, tra cui l'importanza della pietà popolare per la Chiesa in America Latina, su cui ha scritto varie opere. Padre Joaquín Alliende-Luco è anche un poeta: ha infatti pubblicato più di 10 volumi di poesie e ha composto libretti per varie Messe orchestrali. Per la Giornata Mondiale della Gioventù del 2005 a Colonia (Germania) ha composto una musica originale sui martiri del XX secolo. L'ex presidente di ACS, lo svizzero Hans-Peter Röthlin, che ha guidato l'associazione per nove anni, ha presentato la sua rinuncia alla Santa Sede per permettere la nomina di un sacerdote come presidente internazionale, come stabiliscono gli statuti per le circostanze normali. Il passaggio di consegne, ha sottolineato Röthlin, ha avuto luogo “nello spirito di unità e di fedeltà creativa al nostro defunto fondatore, padre Werenfried van Straaten, morto nel 2003 e che entrambi abbiamo conosciuto bene”. Il presidente uscente ha espresso la propria soddisfazione per il fatto che, nella persona di padre Alliende-Luco, la presidenza sia stata assunta per la prima volta da un rappresentante di uno dei Paesi beneficiari di ACS. (M.G.)

    inizio pagina

    Roma: al via alle Tre Fontane il ciclo di incontri su San Paolo. In apertura, il concerto dei Cantori Gregoriani

    ◊   Sarà il concerto “Mihi vivere Christus est. Paolo e il mistero di Cristo nel canto gregoriano” ad aprire, sabato 11 ottobre, alle 17, il ciclo di incontri, organizzato dalle Paoline in collaborazione con l'abbazia delle Tre Fontane di Roma, su San Paolo. Gli incontri saranno animati da biblisti, giornalisti e artisti, che offriranno la loro riflessione sull’apostolo. Il concerto sarà eseguito dai Cantori Gregoriani, formazione fondata e diretta dal maestro cremonese Fulvio Rampi che, afferma, è stato colpito dalla “necessità , predicata dallo stesso Paolo, della «sovraconoscenza» di Cristo per un'autentica vita cristiana, al punto di fargli dire “Mihi vivere Christus est et mori lucrum: Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno”. “I brani sono stati scelti - ha spiegato Rampi - percorrendo un ideale itinerario con un’attenzione particolare ai temi salienti della predicazione di San Paolo”. Emblematico il luogo scelto per l’iniziativa: il 29 giugno del 67 d.C., presso le Acque Salvie, dov’è l’Abbazia delle Tre Fontane, l'apostolo Paolo venne martirizzato per decapitazione. Secondo la tradizione la sua testa recisa, è rimbalzata a terra tre volte, facendo scaturire, nei tre punti di contatto col terreno, altrettante fonti d'acqua. (M.G.)

    inizio pagina

    I risultati del sistema sanitario nazionale italiano al centro dei lavori XXIV Convegno dell’ AIPaS

    ◊   Entrano nel vivo i lavori XXIV Convegno nazionale dell’ A.I.Pa.S., l’Associazione Italiana di Pastorale della Salute, che si sta svolgendo nel Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza (Pg) dal 6 al 9 ottobre. “Per giustizia e per amore. La cura pastorale tra diritto e carità”, è il titolo di questa edizione 2008 che cerca di fare il punto su 30 anni di sistema sanitario nazionale istituito dalla legge 833 del ‘78. Sono diversi, infatti, dibatti, le testimonianze e i lavori dedicati a questa tematica. Nelle due giornate iniziali si è contraddistinto l’intervento di Giuseppe De Rita , presidente del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) che ha analizzato i risultati di tre decenni di sistema sanitario nazionale, alla luce degli obbiettivi che all’epoca si prefiggevano il legislatori varando la legge 833. “il Sistema Sanitario Nazionale ha segnato, all’epoca, una svolta: il passaggio da una logica mutualistica ad un servizio di diritto legato alla cittadinanza. E’ stata una grande sfida, ma anche una grande lezione di umiltà, perchè in parte ha rappresentato una sconfitta”, ha detto in apertura del suo discorso il presidente del Censis. De Rita ha poi elencato le “mission” originarie della legge: garantire un equilibrio tra cura e prevenzione, stabilire un legame con la territorialità, personalizzare la cura. “Non meno importante, la legge 833 si prefiggeva come sistema: controllare la spesa, istituendo un sistema informatico di monitoraggio”. Ma 13 milioni di ricoveri ospedalieri annuali che si traducono in 78 milioni di giornate di degenza “sono difficili da gestire adeguatamente”. De Rita ritiene che nel complesso il SSN nella sua governance ha fallito, poiché la sua spesa è spesso fuori controllo e soprattutto è un sistema non nazionale. “C’è una grossa sperequazione a livello di sanità tra le regioni d’Italia, in special modo tra quelle del nord e quelle del sud – aggiunge il numero uno dell’istituto di ricerche sociali -. La spesa sanitaria occupa ormai l’80% del bilancio delle regioni e questo è avvenuto sia con i governi di destra che con quelli di sinistra”. Al far lievitare i costi del servizio contribuisce in modo decisivo la cattiva localizzazione di tanti piccoli presidi ospedalieri, magari con 20 posti letto, anche a due chilometri di distanza l’uno dall’altro con una qualità delle prestazioni spesso non elevata ma con una lievitazione dei costi esponenziale. Altro tasto dolente la “filiera” sanitaria, “cioè quel percorso che parte dalle istituzioni passando dal paziente e che dovrebbe arrivare alla cura finale, può arrivare a contare in Italia anche 35 passaggi”. “Solo l’industria farmaceutica è riuscita a tagliare la filiera – denuncia infine De Rita -, a stabilire cioè un rapporto diretto col paziente che oggi è pronto anche a sostenere per intero il costo del farmaco pur di “guarire”, baipassando spesso il medico, se è vero che il 40% degli italiani ricorre all’autoprescrizione. Una pillola per ogni problema, insomma, con tutti i possibili rischi”. “Se si dovesse rifare oggi la grande riforma del SSN - conclude De Rita - bisognerebbe non tanto parlare di prevenzione, la vera novità di allora non sempre andata a buon fine, ma di ottimizzazione e legalità delle risorse nel territorio e nella comunità locale”. (M.G.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Crisi finanziaria: le banche mondiali tagliano i tassi di interesse per ridare ossigeno ai mercati

    ◊   Boccata d’ossigeno per i mercati internazionali dopo la decisione delle Banche mondiali di tagliare i tassi di interesse di mezzo punto. Una mossa che ha fatto rimbalzare tutte le borse, scosse dalle pesantissime perdite della mattinata. E mentre il presidente americano, george W. Bush, si è detto pronto ad un G8 straordinario sull’economia, in Gran Bretagna il governo interviene con un piano straordinario per salvare gli Istituti di credito in maggiore difficoltà. A rendere più critico lo scenario è la crisi economica che imperversa in Occidente e che spinge al ribasso tutte le stime di crescita. Ma quanto sono collegate la crisi finanziaria globale e la tendenza alla recessione sperimentata da Stati Uniti ed Europa? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Gianfranco Viesti, docente di economia applicata presso l’Università di Bari:

    R. - Sono due cose che si sono incontrate per strada. Noi eravamo - soprattutto in Europa, meno negli Stati Uniti - in un periodo non buono da un punto di vista economico. Su questa situazione è piovuta la crisi di questo sistema finanziario. Questa storia dimostra che il mercato non si regola da sé, perché gli operatori, privi di controlli adeguati, mettono in circolazione dei titoli estremamente rischiosi.

     
    D. - I ministri delle Finanze sembrano tutti concordi su un unico punto, cioè quello di rassicurare i propri cittadini che i loro risparmi non verranno intaccati…

    R. - Questa è una promessa assolutamente realistica, che si riferisce ai risparmi depositati in banca. Diverso è invece il risparmiatore che ha quote di fondi o direttamente di titoli che sono quotati in Borsa: su quelli, l’andamento non dipende dai ministri, ma è determinato dai mercati.

     
    D. - Certo, non conviene farsi prendere dal panico…

     
    R. - Assolutamente no. E’ impossibile dare consigli, ma sicuramente se c’è un consiglio è quello di tenere i nervi saldi.

    D. - Secondo lei, questa è una situazione favorevole a ulteriori speculazioni? Che rischi ci sono?

     
    R. - Diciamo che è la condizione ideale per lo speculatore che si muove su forti variazioni di prezzo in un piccolo periodo di tempo. E quindi, chi azzecca la speculazione in questo periodo, guadagna moltissimo.

     
    D. - Certo, questo non fa bene al mercato…

     
    R. - Infatti. Per esempio, in Italia si è intervenuti proibendo le vendite allo scoperto: ci vogliono delle regole. Questa è una buona regola.

     
    Usa-presidenziali
    La crisi finanziaria condiziona inevitabilmente anche la campagna elettorale per le presidenziali americane. La notte scorsa è andato in scena il secondo attesissimo duello televisivo tra i due candidati, Obama e Mc Cain, tutto giocato sulle possibili soluzioni a quanto sta accadendo. I sondaggi rivelano però che l’attesa "spallata" repubblicana non c’è stata e che Obama è ancora avanti, anche se di soli due punti. Da New York, Elena Molinari:

    Un dibattito - quello di Nashville - giocato all’attacco per tutti e due i candidati, ma con lo sforzo di tranquillizzare gli americani che - in caso di elezione - risolleveranno l’economia. Barak Obama e John McCain si sono confrontati di fronte ad una platea di elettori indecisi, che hanno posto loro una dozzina di domande. La maggior parte verteva sulla loro ricetta per fermare l’emorragia di pignoramenti e posti di lavoro, che stanno mettendo al tappeto la middle class americana. Le differenze fondamentali sono emerse sulla politica energetica - concentrata sulle fonti alternative per Obama, su maggiori trivellazioni in Alaska per McCain - e su quella fiscale, dove Obama promette sgravi per chi guadagna meno di 250 mila dollari l’anno. Ma chi si aspettava che il repubblicano avrebbe portato sul palco la strategia di attacchi al vetriolo, che ha caratterizzato la sua campagna ultimamente, si sbagliava. E’ stato Obama a sottolineare in continuazione la scarsa preparazione dell’avversario in campo economico. McCain invece ha dato il meglio di sé in un formato intimo e colloquiale che predilige. Ma se il mutuo e il posto di lavoro restano al primo posto nelle preoccupazioni degli elettori, di qui al 4 novembre sarà difficile per McCain spostare il discorso dall’economia ai temi sui quali è più forte, come l’Iraq e l’esperienza in politica estera.

     
    Georgia-Russia
    Prosegue il ritiro delle truppe russe dalla zona-cuscinetto al confine tra la Georgia e l'Ossezia del Sud. I soldati di Mosca hanno smantellato almeno sei posti di blocco e colonne di blindati hanno lasciato la zona. Entro venerdì, il ritiro dovrà essere completato in base all'accordo firmato con i partner occidentali, dopo il conflitto con Tblisi dello scorso agosto. Intanto, il Cremlino ha annunciato l’intesa raggiunta con la Bielorussia per unificare il sistema di difesa aerea. Un’iniziativa - si legge in una nota - per “difendersi dall’allargamento a est della NATO”.

    Ucraina-politica
    Alla vigilia del suo incontro, oggi pomeriggio a Roma, col premier italiano Berlusconi, il presidente ucraino, Viktor Yushenko, offre ancora del tempo ai partiti di Kiev affinché risolvano la crisi politica in atto. I leader di tutti gli schieramenti, però, si sono già detti d'accordo sulla convocazione di elezioni anticipate, dopo lo sfaldamento in settembre della coalizione arancione: il partito “Nostra Ucraina” dello stesso Yushenko era allora uscito dall’accordo di governo, dopo che i deputati del blocco Tymoshenko si erano associati ai filorussi del Partito delle regioni. Ma quali scenari si prospettano ora per Kiev? Ascoltiamo Luigi Geninazzi, inviato speciale del quotidiano Avvenire ed esperto di area ex sovietica, intervistato da Giada Aquilino:

    R. - E’ difficile dirlo. Certo, se si andasse al voto, saremmo di fronte ad un’altra tornata di elezioni anticipate dopo la "rivoluzione arancione" del 2004. Purtroppo, lo spirito di quei giorni è finito: è fallita l’unità tra il presidente Yushenko e la premier Tymoshenko. Quest’ultima per due volte è stata primo ministro e per due volte ha litigato con i suoi partner. Inoltre, prima era ferocemente antirussa - fino al punto da essere stata incriminata dalla procura di Mosca per sospetto di attività illegittime quando era la “zarina del gas” - e poi adesso si è schierata affianco del premier Putin.

    D. - A questo punto, cosa ci si può aspettare?

     
    R. - Possono succedere molte cose: elezioni anticipate, oppure un governo che durerà molto poco. Vorrei, però, richiamare l’attenzione su un fatto fondamentale: l’Ucraina è il più grande Paese ex sovietico dopo la Russia e deve fare i conti con una profonda lacerazione interna tra le regioni dell’est e dell’ovest. Quelle dell’ovest guardano all’Unione Europea e quelle dell’est sono legate a Mosca: molte persone lì parlano ancora russo e non ucraino. Davanti a questa situazione, l’auspicio è che la parte orientale e la parte occidentale di questo Paese trovino un accordo.

    Iraq
    Ennesimo attentato in Iraq, a Baquba. Quindici persone, fra cui tre poliziotti iracheni, sono rimaste uccise e altre 23 sono rimaste ferite. Il kamikaze si è fatto saltare in aria nei pressi della sede della provincia di Diyala.

    Corea del Nord-nucleare
    Secondo fonti sudcoreane, la Corea del Nord sta sviluppando una piccola testata nucleare che può essere montata su un missile. Le stesse fonti hanno riferito di un’esercitazione avvenuta questa mattina nel Mar Giallo.

    Thailandia
    Resta alta la tensione in Thailandia dopo le violenze scoppiate ieri a Bangladesh, nel corso di una manifestazione contro l’attuale governo. I disordini hanno provocato due morti e 443 feriti. Sono stati rafforzati i presidi intorno ai principali edifici pubblici. Il premier, Somchai Wongsawat ,ha tentato di rassicurare la comunità internazionale sostenendo che non saranno prese misure antidemocratiche per risolvere la crisi.

    Nepal-incidente
    Grave incidente aereo in Nepal. Un piccolo aereo si è schiantato in fase di atterraggio a Lukla, nella regione dell’Everest, punto di partenza per le spedizioni sul monte. Diciannove le vittime, 14 delle quali erano stranieri: 12 tedeschi e due australiani. Il velivolo avrebbe perso quota urtando un costone roccioso.

    Maldive-elezioni presidenziali
    Seggi aperti alle Maldive dove più di 200 mila elettori sono chiamati a scegliere il nuovo presidente dell’arcipelago. Si tratta delle prime consultazioni multipartitiche dopo la riforma della Costituzione, che ha previsto una corsa aperta a più candidati. Se nessuno dei cinque sfidanti in lizza - concorrenti del presidente Gayoom, al potere dal 1978 - supererà la soglia del 50 per cento dei voti, tra dieci giorni si terrà un secondo turno di ballottaggio. Il rivale principale del presidente Gayoom è Mohamed Anni Nasheed, fondatore del Partito democratico delle Maldive.
     Macedonia-elezioniSi terranno il 15 marzo 2009 le prossime elezioni presidenziali in Macedonia. La decisione segue l’accordo tra i leader dei quattro maggiori partiti di governo e di opposizione. La consultazione si terrà in concomitanza con una tornata elettorale amministrativa.

    Italia-immigrazione
    Non si fermano gli arrivi di immigrati irregolari sulle coste italiane. Particolarmente critica la situazione a Lampedusa, dove stamani è stato bloccato un gommone con a bordo 40 persone. Intanto, è stato predisposto un ponte aereo per il trasferimento dal centro di prima accoglienza dell’isola che ospita più di 1.400 persone. Arrivi anche in Sardegna, con sbarchi nella zona di Chia. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 282

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina