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Sommario del 07/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Terza giornata di lavori al Sinodo dei vescovi, in Vaticano, dedicata alla diffusione della Bibbia nel mondo. Ricevuti da Benedetto XVI i membri delle “United Bible Societes”. Interviste con il rabbino capo Cohen e il cardinale Vanhoye
  • Il richiamo del Papa a non basare la propria vita sul denaro ma sulla Parola di Dio: commenti del cardinale Carlo Caffarra e dell’economista Riccardo Moro
  • Nomine
  • La violenza e la guerra non possono sostituire il dialogo e la cooperazione. Lo ha detto mons. Migliore nel suo intervento all'Assemblea generale dell'ONU
  • Servire Cristo e la Chiesa è l’eredità che Pio XII ha lasciato a tutti noi: così, padre Paolo Molinari, nel 50.mo della morte di Papa Eugenio Pacelli
  • Lo Stato vaticano accolto, a San Pietroburgo, come membro dell’Interpol
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Rapporto FAO 2008 dedicato ai biocarburanti: finora rischi alti per i Paesi poveri e opportunità limitate per quelli ricchi
  • In aumento il turismo sessuale in Kenya. Il missionario padre Franco Cellano: "E' davvero un grande peccato sociale di oggi"
  • Chiesa e Società

  • India: i maosti rivendicano l’omicidio dello Swami, la scintilla da cui è partito il pogrom contro i cristiani
  • Iraq: a Mosul ancora un omicidio mirato contro la comunità cristiana
  • Manifestazione dei cristiani iracheni contro la nuova legge elettorale che esclude le minoranze
  • Incontro all'ONU promosso dalla S.Sede sul ruolo della religione per l'edificazione della pace
  • I Nobel della Fisica 2008 assegnati al nippoamericano, Yoichiro Nambu, e ai giapponesi Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa, esperti della fisica subatomica
  • Il presidente dell’Agenzia ONU per i Rifugiati Guterres: "Cresce l’impegno dell’UNHCR per i poveri del mondo"
  • Somalia: gli sfollati del conflitto colpiti dalle inondazioni. Emergenza dissenteria nel sud del Paese
  • Secondo una ricerca, meno corruzione e più sviluppo e democrazia nei Paesi africani
  • Amnesty chiede di "porre fine all'impunità" per l'assassinio di Anna Politkovskaya
  • Bolivia: per i vescovi l’assenza di accordo tra governo e opposizione deve rilanciare il dialogo
  • Panama. Lettera dei vescovi al parlamento sulla legge riguardante l’educazione sessuale e la salute riproduttiva
  • In Ecuador, fervono i preparativi per la Giornata missionaria mondiale 2008, dal titolo “Tu sei la voce di Dio: annuncialo”
  • La solidarietà dei vescovi statunitensi con l'episcopato vietnamita
  • Filippine: appello per la pace nel Mindanao dalla Congregazione delle Oblate di Notre Dame
  • I vescovi delle Filippine chiedono al presidente Arroyo di porre il veto sulla legge pro-aborto al vaglio delle Camere
  • I pareri del gruppo di riflessione bioetica della COMECE raccolti nella pubblicazione “Scienza ed etica”
  • Kenya: l’Università Cattolica di Nairobi cerca fondi per incrementare le borse di studio a favore di studenti più meritevoli
  • Congresso missionario a Lucknow in India: “I giovani protagonisti della missione”
  • Albania: l’impegno dell’UNICEF per i bambini ROM costretti a lavorare
  • Lituania: in vista delle elezioni politiche del 12 ottobre i vescovi invitano gli elettori ad un esame di coscienza
  • L'episcopato irlandese: opportuno il tema della Giornata delle Comunicazioni sociali 2009 scelto dal Papa
  • La “Scalabrini-Festa dei Frutti” di Stoccarda: un itinerario di approfondimento della fede
  • La festa della Madonna del Rosario nel Santuario di Pompei vissuta tra i preparativi per l'imminente visita del Papa
  • L'australiana suor Suzanne Phillips è la nuova superiora generale delle Francescane Missionarie di Maria
  • 24 Ore nel Mondo

  • Aerei militari turchi bombardano obiettivi di terroristi curdi in territorio turco e iracheno
  • Il Papa e la Santa Sede



    Terza giornata di lavori al Sinodo dei vescovi, in Vaticano, dedicata alla diffusione della Bibbia nel mondo. Ricevuti da Benedetto XVI i membri delle “United Bible Societes”. Interviste con il rabbino capo Cohen e il cardinale Vanhoye

    ◊   Terza giornata di lavori, oggi, per il Sinodo dei Vescovi, sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. In mattinata, la XII Assemblea generale ordinaria ha visto le prime votazioni per l’elezione dei membri della Commissione per il Messaggio. Quindi, è iniziata la discussione generale. Nell’intervallo dei lavori, Benedetto XVI ha ricevuto i membri delle “United Bible Societes”, il cui segretario generale, il rev.do Miller Milloy, è presente al Sinodo come invitato speciale. Ce ne parla Isabella Piro:

    Hanno portato un dono particolare al Papa le Società bibliche unite: una versione poliglotta della Bibbia. E per volere del Santo Padre, ha spiegato il segretario generale del Sinodo, mons. Nikola Eterovic, una copia del volume verrà donata a tutti i partecipanti all’Assemblea, compresi gli esperti e gli uditori.

    La mattinata odierna è stata, intanto, densa di riflessioni. Tra le principali, quello del cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, che ha sottolineato la numerosa presenza dei porporati al Sinodo: una bella forma di integrazione e collaborazione, ha detto, fra i due organismi chiamati ad aiutare il Pastore della Chiesa universale.

     
    In molte relazioni, l’argomento principale è stata la necessità di trovare nuovi strumenti per la diffusione e la valorizzazione delle Sacre Scritture. Come ha fatto l’arcivescovo di Camberra, Mark Coleridge, che ha suggerito la formazione di un Direttorio generale per le omelie, affinché la predicazione sia ispirata all’esperienza universale della Chiesa, senza trascurare gli aspetti peculiari delle Chiese locali.

     
    Dal suo canto, il cardinale Peter Erdö, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, ha richiamato l’attenzione sui pericoli creati dalle pubblicazioni più sensazionali che scientifiche, come l’aporcifo Vangelo di Giuda. Scritti che, ha detto, portano a confondere fonti credibili e non credibili sulla storia di Gesù Cristo.

     
    Centrato sui rischi rappresentati delle sètte religiose è stato, invece, l’intervento di mons. Laurent Mosengwo Pasinya, segretario speciale del Sinodo. “La dottrina delle sètte - ha affermato - è generalmente basta su un’interpretazione fondamentalista delle Sacre Scritture”. E’ necessario, quindi, ricorrere a criteri interpretativi stabili, quali l’adesione alla tradizione apostolica e la coerenza con tutta la Scrittura. Criteri, ha concluso il presidente della Conferenza episcopale del Congo, che proteggono da un’interpretazione fondamentalista e soggettiva della Parola di Dio.

    E nel pomeriggio di ieri, i lavori del Sinodo hanno visto la prima delle numerose novità introdotte quest’anno, ovvero le cinque relazioni continentali sulla realtà della Chiesa nel mondo. Subito dopo, l’inedito intervento del rabbino capo di Haifa, Cohen, presente al Sinodo come invitato speciale. Si è trattato della prima volta di un rabbino, e un non cristiano, di rivolgersi ai padri Sinodali. Il servizio di Isabella Piro:

    "It’s indeed a privilege, may I say, a rare honour…"

     
    Un privilegio ed un onore: così il Rabbino Cohen ha definito l’invito a parlare al Sinodo dei vescovi. Un gesto significativo, ha detto, un segnale di speranza e un messaggio di pace per le generazioni presenti e future. “Vedo nel vostro invito - ha aggiunto il Rabbino, rivolgendosi ai Padri sinodali - una dichiarazione del fatto che continuate a riferirvi a noi come i vostri 'Fratelli Maggiori'”. Quindi, il rappresentante ebraico si è soffermato sul valore delle Sacre Scritture, affermando che “la preghiera è la lingua dell’anima donataci da Dio”. Infine, il rabbino ha ricordato il dolore patito dal popolo ebraico, in particolare l’Olocausto, mettendo in guardia dai rischi di un ritorno dell’antisemitismo.

     
    Subito dopo, il cardinale Albert Vanhoye si è soffermato sulla reale possibilità di dialogo tra ebrei e cristiani, in nome di un patrimonio comune: “Il dialogo resta possibile - ha detto il porporato - poiché ebrei e cristiani posseggono un patrimonio comune che li unisce ed è fortemente auspicabile, per eliminare progressivamente da una parte e dall’altra, pregiudizi ed incomprensioni, per favorire una migliore conoscenza del patrimonio comune e per rafforzare i reciproci legami”.

     
    Ma il pomeriggio di ieri era iniziato con un’altra novità, ovvero le relazioni sulla realtà della Chiesa nei cinque continenti. "Filo rosso" tra i Paesi è apparsa la sfida dell’evangelizzazione di fronte ad un mondo che cambia velocemente. Come accade in Africa, di cui è stato detto che la percentuale di cattolici si aggira ancora intorno al 14%. Ricordate, in particolare, le pesanti oppressioni, le limitazioni alla libertà e le persecuzioni subite dai cristiani in Asia, soprattutto in India. Infine, sulla scia del discorso pronunciato dal Papa il mese scorso al mondo della cultura francese, l’Europa è stata richiamata affinché guardi al cristianesimo come chiave di lettura per comprendere se stessa.

     
    Al Sinodo sulla Parola di Dio, è dunque intervenuto ieri il rabbino capo di Haifa, Shear Yashyv Cohen. Sul significato di questa presenza all’assemblea sinodale, Philippa Hitchen, del nostro programma inglese, ha intervistato lo stesso rabbino Cohen:

    R. - I’m here not as individual ...
    Non sono qui a titolo personale, ma rappresento il Gran Rabbinato d’Israele che è il corpo ufficiale che guida la religione ebraica in Israele e, in un certo senso, nel mondo ebraico. Direi quindi che rappresento la maggioranza degli ebrei, qui in Vaticano. Vi sono alcuni che pensano si tratti di qualcosa di più di un dialogo e sospettano che possa essere un tentativo, in un certo senso, di attenuare le differenze, quasi come se si trattasse della medesima religione: ma così non è, perché ci sono elementi fondamentali negli articoli di fede in cui noi crediamo, in cui i cristiani credono, e che non possiamo ignorare. Personalmente, penso che l’intenzione non sia quella di indurci a cambiare, quanto piuttosto di invitarci a comprenderci a vicenda e a vivere insieme secondo quei principi e quelle idee che ci uniscono. Discendiamo dalla stessa madre, o dallo stesso padre Abramo, il Patriarca - Avram Avinu in ebraico - il Padre delle tre religioni abramitiche: ebraismo, cristianesimo e islam. Credo sia importante ricordare le nostre origini: in questo modo, saremo meglio capaci di portare la pace nel mondo. E questo è importante. Io credo che la religione abbia un influsso sui capi laici di tutti gli Stati del mondo: essi hanno bisogno di sapere che tutti gli esseri umani pregano lo stesso Dio.

    Come ha affermato Benedetto XVI, anche per i cristiani è sempre in agguato il pericolo di non saper cogliere, tra i rumori e le parole del mondo, il suono della Parola di Dio. Sul come contrastare questa insidia il cardinale Albert Vanhoye, intervenuto ieri, offre alcuni consigli pratici al microfono di Giovanni Lin, della redazione cinese della nostra emittente:

     
    R. - La Parola di Dio è veramente essenziale però talvolta non si ha un contatto sufficiente con la Parola di Dio. Ora direi che è augurabile che i cristiani abbiano un contatto personale con la Sacra Scrittura, che molti cristiani comincino a meditare un po’ ogni giorno, per dieci minuti, ad esempio, su un passo della Sacra Scrittura, cercando di capire cosa voglia dire, cosa suggerisca per la propria vita. D’altra parte, è molto importante pure che i predicatori siano buoni conoscitori della Bibbia e possano così introdurre i cristiani ad una conoscenza più viva e più completa della Bibbia.

     
    D. - Cosa auspica come risultato di questo incontro tra i vescovi di tutto il mondo?

     
    R. - Sarà un’occasione per riaccendere il fervore per lo studio e la meditazione della Sacra Scrittura. Certamente, verranno prese iniziative di formare gruppi che si raduneranno per approfondire alcuni testi della Sacra Scrittura. San Girolamo ha detto che l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo. Se si vuole conoscere veramente il cuore di Cristo, i pensieri di Cristo, dobbiamo andare a cercare i testi della Bibbia che nominano il mistero di Cristo ed esprimono anche i sentimenti di Dio e di Cristo.

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    Il richiamo del Papa a non basare la propria vita sul denaro ma sulla Parola di Dio: commenti del cardinale Carlo Caffarra e dell’economista Riccardo Moro

    ◊   Il crollo delle banche dimostra la precarietà del denaro, solo la Parola di Dio è davvero solida: il richiamo di Benedetto XVI, nel suo discorso di ieri al Sinodo dei vescovi, ha avuto una vasta eco nel mondo economico e finanziario alle prese con una crisi che non accenna ad arrestarsi. Sulle parole del Papa, Luca Collodi ha chiesto una riflessione all'arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Caffarra:

     
    R. - Mi è venuto in mente un testo dalla prima lettera di Giovanni, che dice: “E il mondo passa con tutta la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà del Signore resta in eterno”. La Parola del Signore che mi comunichi il suo progetto sull’uomo: questo è ciò che mi fa rimanere in eterno, se la seguo. Se seguo altro, la concupiscenza del mondo, questa prima o poi passa. E ciò che sta accadendo in questi giorni ce lo sta dicendo.

     
    D. - Cardinale Caffarra, vedere la crisi dei mercati finanziari - che hanno poi un impatto sulla vita delle persone, quelle più semplici, le più povere - che riflessioni le suscita?

     
    R. - La riflessione che facevo anche con alcune persone della mia città molto, molto competenti e di altissime responsabilità, non solo nazionali, è stata semplicemente questa: agire non sempre con onestà nel campo economico alla fine non paga neanche dal punto di vista economico. Se si vuole stare bene, bisogna agire bene.

     
    D. - Quindi, necessità di etica anche in economia?

     
    R. - Sì, esercizio delle virtù da parte di chi ha responsabilità finanziarie, agire per il bene. Tanti professori di economia mi dicono che oggi la scienza economica più avanzata sta prendendo consapevolezza di questo.

     
    D. - Quindi, questa crisi finanziaria può essere salutare?

     
    R. - Io spero di sì, purché non diventi, ripeto, crisi economica, perché allora si vanno veramente a colpire le persone più povere e quelle che sono più in difficoltà. E questa è anche la responsabilità dei capi di Stato, che devono essere molto saggi, molto prudenti, molto avveduti e molto decisi anche nel prendere le decisioni, che in coscienza ritengono di dover prendere.

    L’attuale crisi del sistema finanziario mette ancor più l’accento sull’esigenza di riportare la persona al centro delle dinamiche economiche. E’ quanto sottolinea, al microfono di Alessandro Gisotti, l’economista Riccardo Moro, direttore della Fondazione della CEI, “Giustizia e Solidarietà”, raggiunto telefonicamente in Guinea Conakry, dove è impegnato per la Campagna giubilare della cancellazione del debito:

    R. - Non c’è dubbio che, in questo momento, la comunità internazionale viva una sorta di crisi di identità del proprio ruolo economico, nel senso che ci siamo abituati ad immaginare che l’economia e il mercato finanziario fossero delle dimensioni avulse dal resto della vita sociale. Quando l’economia e la finanza sono delle dimensioni che fanno parte del complesso della vita sociale, mettiamo in piedi un sistema finanziario per consentire alle imprese e alle famiglie di fare progetti di lungo periodo, magari proprio per costruire quei prodotti che ci servono a vivere o a comperare le case che ci servono per abitare. Oggi, sicuramente, abbiamo subito un bombardamento culturale che dice che il fine dell’economia è il profitto, che dice che la finanza in qualche modo può bastare a se stessa. Abbiamo avuto delle crescite, delle bolle legate ad un’azione speculativa straordinariamente spregiudicata: quando la bolla è esplosa, sono accadute le cose che, purtroppo, stiamo vedendo in questi giorni che sulla vita di molte persone possono avere conseguenze estremamente pesanti.

     
    D. - Lei si trova in Guinea, in questo momento. Questa crisi finanziaria che sta coinvolgendo il mondo sviluppato, l’Occidente, gli Stati Uniti e l’Europa, ovviamente ha delle ripercussioni gravissime sui Paesi in via di sviluppo…

     
    R. - La conseguenza pesante è data dai movimenti speculativi che hanno una origine finanziaria ma con ricadute sui prezzi dei prodotti, in modo particolare i beni alimentari e risorse: l’andamento, ad esempio, ad altalena del prezzo del petrolio che c’è stato in questi mesi ne è un esempio. Allora, lì sì, c’è una vulnerabilità straordinariamente pesante di questi Paesi.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha nominato presidente della Commissione per gli Avvocati mons. Raymond Leo Burke, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

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    La violenza e la guerra non possono sostituire il dialogo e la cooperazione. Lo ha detto mons. Migliore nel suo intervento all'Assemblea generale dell'ONU

    ◊   Rinnovare le promesse e la cooperazione tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo ma anche garantire i diritti fondamentali per coloro che sono discriminati. Sono i due punti centrali del discorso di ieri dell’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, durante i lavori della 63.ma sessione dell’Assemblea generale dell’ONU dedicata al rapporto sul lavoro. Il servizio di Benedetta Capelli:

    “La violenza e la guerra non possono sostituire la cooperazione e il dialogo sul bene comune”. E’ la decisa affermazione di mons. Celestino Migliore, che così ha richiamato alla responsabilità la comunità internazionale dopo le difficoltà registratesi nella Conferenza sul disarmo, la diffusione delle armi leggere e la tensione sul Trattato di non proliferazione nucleare. Ostacoli che hanno messo e mettono a dura prova l’interesse comune e la reciproca assistenza. Pertanto, il rappresentante vaticano ha invitato a individuare le cause scatenanti di questi fallimenti per elaborare adeguate soluzioni ed ha richiamato la saggezza e la stretta attualità delle parole di Paolo VI che, proprio all’ONU, disse: “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace”. Ammettendo le battute d’arresto nella realizzazione di una globalizzazione della solidarietà - il fallimento dei negoziati del "Doha round", il rallentamento della crescita economica e il mancato raggiungimento degli obiettivi di sviluppo e assistenza - ha invitato a cogliere l’occasione dell’imminente Conferenza sul finanziamento e lo sviluppo di Doha “per consolidare le promesse e rinnovare la cooperazione tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo”. “La mia delegazione - ha assicurato mons. Migliore - intende collaborare con tutti al fine di mettere la creatività, applicata all’attività economica globale, al servizio delle persone e non il contrario”.

     
    Ricordando i 60 anni dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo, l'osservatore della Santa Sede ha poi sottolineato l’importanza del diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione ma ha anche evidenziato come troppo spesso “questi diritti sono negati in favore di tematiche politicamente più convenienti”. “Solo quando le voci dei diseredati e dei discriminati diventano troppo forti per non essere ascoltate - ha ammonito l’arcivescovo - allora si dà loro attenzione”. Di qui, la necessità di promuovere un mondo che abbia pieno rispetto del diritto alla vita “dal momento del concepimento fino alla morte naturale”. Mons. Migliore ha poi criticato la retorica usata da molti Paesi per creare tensione e sfiducia ed ha auspicato che l’odierna sessione serva a promuovere la cooperazione e l’armonia. Infine, commentando il Rapporto sul lavoro del segretario generale dell’ONU, il presule ha parlato dell’esigenza di affrontare molte questioni aperte come l’assistenza umanitaria, la mediazione e la capacità di mettere insieme le parti “per rispondere alle necessità del XXI secolo”.

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    Servire Cristo e la Chiesa è l’eredità che Pio XII ha lasciato a tutti noi: così, padre Paolo Molinari, nel 50.mo della morte di Papa Eugenio Pacelli

    ◊   Il 9 ottobre del 1958 Pio XII tornava alla Casa del Padre. Nel suo lungo Pontificato, durato 19 anni, Papa Eugenio Pacelli dovette affrontare la tragedia della Seconda Guerra Mondiale e guidare la Chiesa in tempi difficili dando vita a riforme ancora oggi feconde. Intervistato da Alessandro Gisotti, il gesuita padre Paolo Molinari, postulatore della Causa di Beatificazione di Pio XII, si sofferma sull’eredità spirituale lasciata alla Chiesa dal “Pastor Angelicus”:

    R. - La ferma volontà che egli ha avuto di servire la Chiesa, Sposa di Cristo, da lui amata sopra ogni cosa. E’ questa l’eredità che egli ha lasciato per tutti. A Cristo Eugenio Pacelli ha dato la sua vita proprio per poter lavorare con Lui per il Regno di Dio. Il dovere fu dunque vissuto da Eugenio Pacelli come un servizio di amore. In questo credo si trovi l’eredità quanto mai attuale che egli, come uomo di Dio e Santo Pontefice, ha lasciato a tutti noi perché ciascuno di noi possa e debba come cristiano vivere, appunto, per Cristo e in unione a Lui per il bene degli altri.

     
    D. - Pio XII si impegnò instancabilmente per la causa della pace in tempi terribili...

     
    R. - Quando Benedetto XV, il primo agosto 1917, lanciò il suo appello alle nazioni belligeranti, affinché mettessero fine all’immane ed inutile strage della Prima Guerra mondiale, Eugenio Pacelli, allora nunzio in Germania, si adoperò in ogni possibile modo presso le supreme autorità della Germania e dell’Austria, affinché dessero seguito al pressante invito del Papa. Una volta eletto Pontefice, il 2 marzo 1939, Pacelli compì ogni possibile sforzo per evitare la Seconda Guerra mondiale. Basta ricordare il grido da lui lanciato tramite la Radio Vaticana: “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”. L’Italia non era ancora entrata nel conflitto, al momento dello scoppio, perciò Pio XII si impegnò alacremente per far sì che l’Italia si tenesse fuori da tale conflitto. E allo scopo si recò personalmente, cosa eccezionale, al Quirinale, dal quale i Pontefici erano stati cacciati. Lo fece per trattare con il re Vittorio Emanuele III e cercare di indurlo a fare ogni cosa per evitare tale calamità. Durante tutto lo svolgimento del conflitto, Pio XII si occupò in ogni modo per lenire le sofferenze causate dalla guerra ed essere vicino in una varietà di modi a chi ne soffriva le conseguenze.

     
    D. - Durante la Seconda Guerra Mondiale, la difesa degli ebrei divenne una delle principali preoccupazioni di Pio XII, eppure su questo argomento persistono letture controverse. Cosa si sta facendo per ristabilire la verità dei fatti?

     
    R. - Io direi che nonostante le falsità che sono state diffuse - e in questo il mondo mediatico ha delle responsabilità enormi - ormai grazie a Dio è più che evidente ed accettato da tutti coloro che vogliono accettare e che non vogliono rimanere nel buio, che Pio XII più di qualunque altra autorità si è dato da fare indefessamente per salvare la vita del più grande numero possibile di perseguitati, in modo particolare degli ebrei, e ciò non solo a Roma, ma in tutti i territori occupati dai nazisti. Ora è chiaramente provato, come egli abbia agito: con saggezza e responsabile prudenza, avvalendosi delle nunziature, dei vescovi, dei sacerdoti, dei laici, dei conventi, dei monasteri, per dare asilo e mantenere in vita migliaia e migliaia di persone.

     
    D. - Quanto il Concilio Vaticano II attinse dalle sue 41 encicliche?

     
    R. - Negli atti del Concilio Vaticano II, i riferimenti ai documenti pacelliani sono i più numerosi, secondi solo a quelli della Sacra Scrittura. La prima costituzione promulgata dal Concilio Vaticano II fu la Sacrosanctum Concilium che tratta della liturgia. Non si può ignorare il fatto che, fin dagli anni ’40, era stato proprio Pio XII a promuovere non soltanto studi sulla liturgia, ma anche a favorire il movimento liturgico. Conscio come era che la vita della Chiesa si nutra della Parola di Dio, Eugenio Pacelli nel 1943 produsse l’Enciclica Divino Afflante Spiritu per dare ai ricercatori in campo biblico delle lungimiranti e illuminate direttive, di cui si avvalse il Concilio per produrre la costituzione Dei Verbum. Ma anche al di fuori dell’insegnamento da lui dato per mezzo delle Encicliche, moltissimo egli ha fatto per illuminare i fedeli di ogni Stato sul loro compito e sui loro doveri come cristiani. Il Vaticano II si avvarrà grandemente dell’insegnamento dato da Pio XII, nel comporre il Decreto pastorale sul compito dei laici nella Chiesa, l’Apostolicam Actuositatem.

     
    D. - Come procede la Causa di Beatificazione di Papa Eugenio Pacelli?

     
    R. - Il giorno 8 maggio 2007, si è tenuta in Vaticano la Congregazione dei cardinali e vescovi, la più alta autorità giudicante della Congregazione delle Cause dei Santi, composta da 13 membri, provenienti da sei nazioni diverse. Il risultato di questo esame della posizione e quindi della vita, attività e santità di Pio XII è stato unanimemente positivo ed estremamente elogiativo. E’ altamente poi significativo il fatto che, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Pio XII, Benedetto XVI presiederà egli stesso la Santa Messa, e ciò egli lo vuol fare per commemorare ed onorare il suo grande e benemerito predecessore.

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    Lo Stato vaticano accolto, a San Pietroburgo, come membro dell’Interpol

    ◊   Questa mattina, in occasione della apertura della 77.ma assemblea generale dell’Interpol (Organizzazione internazionale di Polizia Criminale) a San Pietroburgo, lo Stato della Città del Vaticano è stato accolto come membro della Organizzazione. La votazione è stata unanime, a dimostrazione che l’adesione dello Stato vaticano è stata accolta con favore. Esso diventa così il 187.mo Stato membro dell’Interpol. La Delegazione vaticana era guidata da mons. Renato Boccardo, segretario generale del Governatorato. Ne fanno parte l’Ispettore generale, Domenico Giani, il vice ispettore, Raoul Bonarelli, e alcuni altri rappresentanti del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il senso del Kippur": in prima pagina, alla vigilia della festa ebraica, un articolo del Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni.

    Rispetto e amore per il popolo ebraico: un articolo del vice direttore sul rapporto, al Sinodo, del cardinale Albert Vanhoye sul documento "Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana", pubblicato nell'autunno 20001, tra i più importanti degli ultimi decenni.

    Nell'informazione religiosa, i lavori sinodali.

    E' nero anche il martedì delle Borse: in rilievo, nell'informazione internazionale, la crisi finanziaria. I mercati non riprendono quota nonostante le assicurazioni dei Governi.  

    In cultura, stralci dall'introduzione del cardinale Tarcisio Bertone al libro - presentato domani nella sede della Radio Vaticana - di Margherita Marchione "La verità ti farà libero. Papa Pio XII a cinquant'anni dalla morte". In un secondo articolo l'arcivescovo Rino Fisichella illustra l'originalità e l'attualità dell'insegnamento teologico di Papa Pacelli.

    Il Verbo che dà voce all'artista: Timothy Verdon sulle forme e sulle figure del divino invisibile.

    Marcello Filotei intervista Luca Francesconi, direttore artistico della Biennale di Venezia.

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    Oggi in Primo Piano



    Rapporto FAO 2008 dedicato ai biocarburanti: finora rischi alti per i Paesi poveri e opportunità limitate per quelli ricchi

    ◊   Dedicato a “I biocarburanti: prospettive, rischi e opportunità”, il Rapporto 2008 sullo stato mondiale dell’alimentazione, presentato stamani dal direttore generale della FAO Jacques Diouf. Roberta Gisotti ha seguito la conferenza stampa nella sede romana dell’Organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura:

    Prospettive incerte, rischi alti, opportunità limitate e finora riservate ai Paesi più ricchi. Il rapporto 2008 della FAO mette in guardia il mondo: uno sviluppo non concertato dei biocarburtanti basati su prodotti agricoli non può che aumentare il divario tra Nord e Sud del mondo, attentare alla sicurezza alimentare del pianeta e persino creare ulteriori danni all’ambiente. Se la produzione di biocarburanti è più che triplicata tra il 2000 ed il 2007, in compenso il numero degli affamati lo scorso anno è salito: 75 milioni in più su un totale oggi di 923 milioni di persone cui è negato il diritto primario al cibo.

     
    Zucchero, mais e semi oleosi, le materie prime utili alla produzione di biocarburanti, il cui costo di certo crescerà nei prossimi 10 anni - avverte il Rapporto FAO - e causerà ulteriori rialzi dei prezzi alimentari. Ha puntato il dito, Jacques Diouf, sulle politiche messe in atto finora, sui sussidi e sulle barriere commerciali che creano un mercato artificiale a frutto dei produttori dei Paesi OCSE più industrializzati. “La sfida - ha detto - è riuscire a ridurre, o a gestire i rischi e condividere in modo più ampio le opportunità”. Per questo il direttore generale della FAO ha raccomandato politiche agricole rivolte ai piccoli coltivatori nei Paesi poveri, che richiedono “investimenti nelle infrastrutture, nella ricerca, nella finanza rurale, nelle istituzioni commerciali e nei sistemi legali.” Guardando al futuro, buone prospettive arrivano dalla seconda generazione di biocarburanti che utilizzano legno, piante erbacee e residui agricoli e forestali, che potrebbero migliorare - segnala il Rapporto FAO - gli equilibri ambientali.

     
    C’è da dire che non è facile farsi un’idea chiara su queste nuove tecnologie, che da un lato sembrano poterci liberare dalla schiavitù del petrolio e dall’altro sembrano incatenarci ad altre dipendenze, di cui ignoriamo ancora gli effetti a medio e lungo termine.

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    In aumento il turismo sessuale in Kenya. Il missionario padre Franco Cellano: "E' davvero un grande peccato sociale di oggi"

    ◊   Una delle mete preferite del turismo sessuale in Africa è il Kenya. Sono 30 mila i minori usati da adulti: gli sfruttatori sono prevalentemente kenyani, italiani, tedeschi, svizzeri e francesi. Il fenomeno è in consistente crescita dal 2000 e riguarda in particolare situazioni di disagio, marginalizzazione e povertà. La denuncia arriva da padre Franco Cellano, da otto anni attivo in Kenya e superiore delle Missioni della Consolata nel Paese. Il religioso ha fatto parte del Comitato italiano che tre anni fa ha approfondito il dramma dello sfruttamento sessuale in particolare nelle città della costa: Malindi, Lamu e Mombasa. Fabio Colagrande lo ha intervistato.

    R. - In Kenya, in questo momento, come forse anche in altri Paesi dell’Africa, sta crescendo questa dimensione legata all'abuso sessuale. Sta crescendo nella gente matura - parlo specialmente di donne - al fine di avere una vita agiata. Poi, c’è un altro gruppo, quello degli studenti e delle studentesse, che vogliono avere la possibilità di andare avanti con i propri studi e non essendoci lavoro, il ricorso alla prostituzione sta diventando una necessità per portare avanti la propria vita. C'è poi la terza categoria, quella delle bambine, delle più giovani, che sono sfruttate con il permesso delle famiglie.

     
    D. - Abbiamo visto da questo studio che una buona percentuale dei turisti che vanno in Kenya per ottenere sesso a pagamento sono italiani...

     
    R. - Purtroppo, gli italiani si trovano specialmente sulla costa. Vengono qui pieni di soldi e con i soldi si possono fare tante cose. Approfittano molto della gente più giovane. Abbiamo pensionati italiani e anche di altre nazioni - tedeschi, svizzeri, francesi e così via - e ci sono anche indiani che sono lì da diversi secoli e che - soprattutto in ambito omosessuale e grazie all'aumentato benessere - approfittano molto di questa situazione. Purtroppo gli italiani sono al secondo posto proprio per il fatto di poter sfruttare la povertà di questo popolo, soprattutto dei giovani, che all’80 per cento non ha lavoro.

     
    D. - Padre Cellano, cosa fa il governo locale per contrastare questo fenomeno?

     
    R. - E’ stata preparata una legge nel ’90 nella quale si difendevano i diritti di questi bambini, di questi giovani, per configurare una situazione che avesse conseguenze penali, ma tutto è rimasto lettera morta. La polizia non interviene e non si fa molto. A Nairobi, per esempio, abbiamo delle strade che ormai sono organizzate per lo sfruttamento. Ancora nel 2003, è stata emanata un’altra legge per agire contro questo fenomeno. Devo ribadire, però, a nome di tutti i religiosi e di tutta la Chiesa locale, che il fenomeno sta crescendo in modo molto preoccupante.

     
    D. - Voi Missionari della Consolata aiutate la popolazione locale colpita dal turismo sessuale. Cosa riuscite a fare?

     
    R. - Dobbiamo dire che riusciamo a fare ancora poco. La nostra opera di evangelizzazione, non solo come Missionari della Consolata, come Chiesa locale, sta cercando di portare alla gente la prima grande dimensione che è la dignità umana. In questa dignità umana c'è la difesa del più povero, c'è la difesa soprattutto della bambina e della donna, che sono sempre le più esposte a questo abuso. Purtroppo, non essendo molto coadiuvati dal governo e dalla polizia, riusciamo a fare veramente poco.

     
    D. - Con queste parole sta denunciando una piaga sociale che riguarda il Kenya, ma che riguarda anche l'Italia, perchè - lo abbiamo detto - molti turisti sessuali, per dirla così, partono proprio dall'Italia. C'è qualcosa che vuole dire a chi è all'ascolto?

     
    R. - Io direi a tutti coloro che vengono di non approfittare della povertà di questi popoli, ma di cercare sempre il rispetto culturale, il rispetto religioso e soprattutto il rispetto della condizione di ogni persona, specialmente della bambina, della ragazza e della donna. Il rispetto è la parte fondamentale che Dio ci ha dato, riguarda la dignità personale. E allora, perchè approfittare di questa gente che, con il miraggio di avere un qualcosa di più per sostenere la propria famiglia, per sostenere gli studi o per avere soltanto qualche vantaggio, si dà così e non per vizio, ma proprio per necessità? Perchè approfittare così della necessità dei poveri? Questo è veramente un grande peccato sociale di oggi.

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    Chiesa e Società



    India: i maosti rivendicano l’omicidio dello Swami, la scintilla da cui è partito il pogrom contro i cristiani

    ◊   Maoisti hanno ucciso lo Swami indù e il governo dell’Orissa ha nascosto le prove. Le pesanti accuse - riprese dall'agenzia Asianews - arrivano da un leader maoista che ha di nuovo rivendicato la morte di Swami Laxmanananda Saraswati, il cui assassinio ha scatenato il pogrom contro i cristiani in Orissa. Egli afferma che gli autori dell’eccidio hanno lasciato due lettere sul luogo del delitto, ma il governo ha taciuto per incolpare i cristiani e lasciare che venissero uccisi “per scopi elettorali”. Lo Swami, uno dei capi del gruppo radicale Vhp (Vishwa Hindu Parishad), è stato ucciso lo scorso 23 agosto nel suo ashram da un gruppo di armati. Da subito il VHP e altre organizzazioni fondamentaliste hanno incolpato i cristiani anche se vi erano sospetti che gli autori fossero dei maoisti. Ora il leader maoista Sabyasachi Panda rivendica la morte dello Swami perché egli forzava i tribali a divenire indù. “Abbiamo ordinato la pena di morte per lui” ha detto Panda da un rifugio segreto. Egli ha aggiunto che i killer hanno lasciato due lettere, ma le autorità hanno nascosto le prove “per avere una scusa e attaccare i cristiani”. Panda afferma anche che egli ha cercato di diffondere la notizia della rivendicazione fra i giornali locali, ma essi si sono rifiutati di pubblicarla. “Dopo le violenze del dicembre 2007 abbiamo minacciato di ucciderlo se avesse continuato insieme ai suoi sostenitori a dare fastidio a tribali e dalit cristiani per far loro cambiare religione”. Swami Laxamananda Saraswati e il VHP, da decenni accusano le Chiese cristiane di convertire tribali e dalit con la forza, con l’inganno e dietro promesse di  vantaggi economici. La loro campagna anti-cristiana è appoggiata da proprietari terrieri e commercianti, timorosi dell’emancipazione di dalit e tribali. Le false accuse contro i cristiani hanno scatenato una serie di violenze che hanno causato finora la morte di 61 persone, l’incendio di oltre 4 mila case di cristiani, la distruzione di 181 chiese e cappelle e di 13 fra scuole e centri sociali. Molti villaggi, soprattutto nel distretto di Kandhamal, sono ancora presi di mira. I radicali indù minacciano di morte chiunque non si riconverte all’induismo. Secondo il leader maoista,  il Chief minister dell’Orissa, Naveen Patnaik, dovrebbe dimettersi immediatamente per non aver difeso i cristiani e le loro proprietà. Anche le organizzazioni cristiane in India denunciano l’inazione del governo dell’Orissa e di quello centrale. Ma essi chiedono soprattutto la messa al bando delle organizzazioni indù radicali, accusate di essere vere e proprie “organizzazioni terroriste”. (M.G.)

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    Iraq: a Mosul ancora un omicidio mirato contro la comunità cristiana

    ◊   Non si ferma la strage dei cristiani a Mosul: ieri è stato freddato a colpi di pistola Ziad Kamal, 25enne disabile e proprietario di un’attività commerciale in città. Il giovane, affetto da handicap, possedeva un negozio nel quartiere di Karama ma da tempo aveva comprato casa a Bartella, una cittadina a maggioranza cristiana poco distante da Mosul, per ragioni di sicurezza. Ziad Kamal è stato prelevato da un gruppo armato all’interno del suo negozio e condotto in un luogo poco distante, dove è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. L’omicidio di ieri, contro un esponente della comunità cristiana, è solo l’ultimo di una lunga serie che ha per teatro la città di Mosul. Sabato scorso altri due uomini erano stati barbaramente assassinati in due diverse zone della città: Hazim Thomaso Youssif, di 40 anni, era stato ucciso di fronte al negozio di abbigliamento di sua proprietà, mentre un giovane di 15 anni, Ivan Nuwya, era stato freddato a colpi di pistola nel quartiere di Tahrir, davanti alla soglia di casa, di fronte alla locale moschea di Alzhara. Due degli ultimi tre omicidi hanno colpito proprietari di negozi a Mosul: un segnale chiaro dei terroristi che mirano a sradicare la comunità cristiana, azzerarne le attività economiche e costringere la popolazione ad andarsene. Una fonte di AsiaNews a Mosul rivela che “la situazione si fa sempre più difficile per i cristiani” mentre il resto del mondo pare aver “dimenticato le nostre sofferenze” sulle quali è sceso un “muro di omertà”. (R.P.)

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    Manifestazione dei cristiani iracheni contro la nuova legge elettorale che esclude le minoranze

    ◊   Circa cinquecento cristiani, e con loro anche decine di musulmani, hanno manifestato ieri sera a Karrada, quartiere di Baghdad, per chiedere il ripristino dell’art. 50 all’interno della legge elettorale dei Consigli provinciali che di fatto assegna 13 seggi alle minoranze irachene in sei province. “Tanta gente ha voluto manifestare in maniera pacifica tutta la propria contrarietà all’abolizione di questo articolo – dichiara al Sir il vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, promotore dell’iniziativa - Vogliamo vedere il pieno rispetto dei nostri diritti. L’articolo 50 è il minimo per noi ma vogliono privarci anche di questo minimo”. All’incontro hanno partecipato, oltre ai caldei e siro-cattolici, anche esponenti della chiesa assira, di quella melchita-ortodossa e greco-ortodossa e con essi anche esponenti politici come Abdallah Al Naufali dirigente dell’ufficio governativo per gli affari dei non musulmani e lo sciita Wael Abdul Latif della coalizione politica Iraqi National List. Secondo il vicario patriarcale “la scelta del Parlamento di abolire l’art. 50 è stata affrettata e ora a pagarne le conseguenze sono i cristiani e le altre minoranze. Purtroppo nessuno nel mondo alza la voce per condannare questi atti che negano i diritti fondamentali di presenza e partecipazione politica”. Domenica una delegazione formata da personalità religiose e organizzazioni politiche arabe, curde, turkmene, sunnite e sciite ha visitato l’arcivescovado caldeo di Kirkuk, incontrando mons. Louis Sako al quale hanno manifestato il loro sostegno. I leader politici e religiosi hanno ribadito che “i cristiani sono una parte fondamentale del Paese” e la loro presenza è necessaria in un’opera di ricostruzione che porti "una pace stabile e duratura". Mons. Sako ha ringraziato i delegati e ha espresso “vivo apprezzamento” per la solidarietà ricevuta, ribadendo che essa è "un segnale della natura generosa del popolo iracheno", che non vuole divisioni, conflitti e nuove violenze dei fondamentalisti islamici. Dal canto suo anche l’inviato speciale delle Nazioni Unite per l’Iraq, Staffan de Mistura, non nasconde le proprie perplessità per il mancato inserimento dell’articolo 50 nella legge elettorale. Pronta la risposta del presidente iracheno Jalal Talabani, che assicura che “verranno apportate modifiche alla legge” per garantire piena rappresentatività anche alle minoranze. Talabani, di etnia curda, precisa che la legge elettorale “è contraria ai dettami della Costituzione [che garantisce la tutela delle minoranze] e non è in sintonia con lo spirito attraverso il quale si vuole procedere alla ricostruzione del Paese”. Il presidente sottolinea anche l’obiettivo di fermare la “fuga dei profughi” vittime delle violenze e garantire “il loro ritorno a casa”. (R.P.)

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    Incontro all'ONU promosso dalla S.Sede sul ruolo della religione per l'edificazione della pace

    ◊   In margine ai lavori dell’Assemblea Generale dell’ONU, si tiene questa sera al Palazzo di Vetro di New York, un incontro promosso dalla Missione di Osservazione Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, insieme al Catholic Peacebuilding Network, su “L’edificazione della pace: un ruolo per la religione”. In un momento in cui le Nazioni Unite considerano con rinnovata attenzione l’opera di peacebuilding, incluso il ruolo della religione nella promozione della riconciliazione, la tavola rotonda prenderà in esame la gamma delle iniziative di peacebuilding della Chiesa Cattolica nelle diverse parti del mondo e le lezioni apprese dalle esperienze di costruzione della pace, soprattutto nella regione africana dei Grandi Laghi. L’incontro esaminerà anche il contributo che la prospettiva cattolica può offrire alla più ampia discussione dell’ONU in materia di religione e peacebuilding. Interverranno il prof. Gerard Powers, coordinatore del Catholic Peacebuilding Network e direttore degli studi politici presso il Kroc Institute dell’Università di Notre Dame (Indiana, USA); John Katunga, consigliere per il peacebuilding nell’Africa Orientale di Caritas USA e Maryann Cusimano Love, docente di Politica Internazionale alla Catholic University of America. A moderare il dibattito sarà l’ambasciatore Ismael Abraão Gaspar Martins, Rappresentante Permanente dell’Angola alle Nazioni Unite. (R.P.)

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    I Nobel della Fisica 2008 assegnati al nippoamericano, Yoichiro Nambu, e ai giapponesi Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa, esperti della fisica subatomica

    ◊   L’Accademia Reale svedese delle scienze a Stoccolma ha attribuito il Premio Nobel in Fisica di quest’anno all’87.enne giapponese, oggi cittadino americano, Yoichiro Nambu, professore emerito all’Istituto Enrico Fermi di Chicago, ed ai due giapponesi, Makoto Kobayashi, 64 anni, professore all’Università Nagoya, ed al 68.enne connazionale Toshihide Maskawa, alla stessa Università e professore di Fisica teorica all’Università di Kyoto. Yoichiro Nambu viene premiato per la scoperta del meccanismo della frattura simmetrica spontanea nella fisica subatomica, Kobayaschi e Maskawa per la scoperta dell’origine della simmetria fratturata che anticipa l’esistenza di almeno tre famiglie di quark che sono le particelle più piccole di materia. Le simmetrie fratturate studiate da Nambu differiscono dalle simmetrie frazionate descritte da Kobayashi e Maskawa. Questi avvenimenti sembra siano esistiti in natura fin dall’origine dell’universo e sono giunti come una vera sorpresa quando sono comparsi in esperimenti sulle particelle del 1964. E’ soltanto in anni recenti che gli scienziati hanno potuto confermare le spiegazioni di Kobayashi e Maskawa, fatte nel 1972. Essi hanno predetto ipotetici nuovi quark, le particelle più piccole della materia, comparse nei loro esperimenti. Solo nel 2001 i due rivelatori BaBar, Stanford negli Stati Uniti, e Belle a Tsukuba, Giappone, hanno rivelato simmetrie fratturate indipendentemente una dall’altra. I risultati furono esattamente come Kobayashi e Maskwa avevano previsto circa 30 anni fa. Una simmetria frazionata inspiegata dello stesso tipo è alla radice dell’origine del cosmo durante il "Big Bang" circa 14 miliardi di anni fa. Se equivalenti quantitativi di materia e antimateria venivano creati dovevano reciprocamente annullarsi. Ma questo non accadde. Si verificò una leggera deviazione di una particella extra di materia per ogni dieci miliardi di particelle di antimateria. E’ proprio questa simmetria frazionata che sembra abbia provocato la sopravvivenza del nostro cosmo. La domanda su come ciò possa accadere esattamente resta tuttora senza risposta. Forse il nuovo acceleratore di particelle Lhc del Cern di Ginevra svelerà alcuni dei misteri che ancora rendono perplessi gli scienziati moderni. (A cura di Vincenzo Lanza)

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    Il presidente dell’Agenzia ONU per i Rifugiati Guterres: "Cresce l’impegno dell’UNHCR per i poveri del mondo"

    ◊   L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), António Guterres, in occasione dell’apertura del meeting annuale del Comitato Esecutivo dell’agenzia dell’ONU, ha analizzato i rischi legati alla cattiva congiuntura economica che minacciano “di provocare ulteriori movimenti forzati della popolazione negli anni a venire”. In una nota diffusa alla stampa Guterres ha affermato che “le speranze di pace e prosperità universale del dopo guerra fredda sono state oscurate dalla convergenza di ardue sfide globali, come i cambiamenti climatici, le disparità economiche in aumento e la crescente competizione per l’accaparramento delle risorse”. “Il quadro è ulteriormente complicato dalla turbolenza che sta attraversando il mercato finanziario mondiale – ribadisce l’Alto Commissario dell’UNHCR -, dalla congiuntura economica globale sempre più difficile e da sviluppi inquietanti sulla scena politica”. I mutamenti climatici, la povertà estrema ed i conflitti sono sempre più collegati, ha poi aggiunto Guterres. Di conseguenza crescono i movimenti forzati delle popolazioni e, parallelamente, le richieste all’UNHCR. Alla fine del 2007 i rifugiati erano 11.4 milioni e il numero è in aumento come anche per gli sfollati interni. Su un totale di 26 milioni di persone sfollate a causa di conflitti armati, l’UNHCR si occupa oggi di 14 milioni di persone in 28 paesi, più del doppio rispetto al 2005. “Nel corso degli ultimi 18 mesi abbiamo fornito aiuti di emergenza a più di 40 paesi,” ha detto l’Alto Commissario, chiedendo un dibattito serio e sistematico sulla risposta della comunità internazionale alla crescita dei movimenti forzati dalla popolazione, sempre più complessi. “Nel 2007 abbiamo effettuato 197 interventi di emergenza, superando già questa cifra per l’anno in corso”. Nel 2008 la spesa globale dell’UNHCR raggiungerà la quota di 1.6 miliardi di dollari, rispetto a 1.1 miliardi del 2006. Secondo Guterres, queste cifre evidenziano la drammatica pressione sull’UNHCR che stava facendo tutto il possibile per minimizzare i suoi costi grazie ad una serie di riforme – tuttora in corso – cominciate nel 2006. Riferendosi alle strategie future Guterres ha detto: “Vogliamo diventare un’organizzazione più efficace, efficiente e agile per rispondere al meglio ai bisogni dei nostri beneficiari”. Fra i cambiamenti è previsto lo snellimento della sede dell’UNHCR a Ginevra per dedicare più risorse possibili alle operazioni sul campo. In conclusione l’Alto Commissario ha ricordato al Comitato Esecutivo, che approva il bilancio annuale dell’UNHCR, che l’agenzia deve ricevere finanziamenti appropriati se vuole ottemperare al suo mandato di protezione. (M.G.)

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    Somalia: gli sfollati del conflitto colpiti dalle inondazioni. Emergenza dissenteria nel sud del Paese

    ◊   La Somalia scossa dal conflitto si trova in questi giorni a fare i conti anche con l’esondazione del fiume Shabelle, nel sud del Paese, che ha rotto gli argini in alcuni punti del suo corso, a causa delle forti piogge che da giorni cadono sulla zona. Lo hanno riferito le autorità locali a fonti giornalistiche somale e internazionali riprese dalla Misna, precisando che la zona maggiormente colpita per il momento è quella di Janaale (una novantina di chilometri a sud di Mogadiscio) dove lo straripamento del fiume Shabelle ha cancellato una serie di villaggi costieri e distrutto vaste fette di territorio coltivate. La situazione degli sfollati è resa ancor più difficile dal fatto che la maggior parte di loro è composta da profughi fuggiti da Mogadiscio per le violenze, che al momento si ritrovano ad aver perso anche le poche cose che avevano portato con loro. Il sindaco di Janaale ha lanciato, attraverso la stampa internazionale, un appello alle agenzie umanitarie locali e internazionali perché intervengano in aiuto della popolazione locale, portando al più presto cibo e acqua potabile. A rendere difficili i soccorsi, spiega un operatore umanitario locale, anche il fatto che alcune delle principali strade che collegano la città di Merka con il resto della regione della Bassa Shabelle sono a tratti impraticabili a causa delle alluvioni. Le condizioni climatiche stanno anche aggravando la diffusione di un’epidemia di dissenteria in corso da alcuni mesi. Emergenza confermata anche dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), che dallo scorso maggio ha registrato oltre 5700 casi e almeno 25 decessi, la metà dei quali nel distretto di Merka. (M.G.)

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    Secondo una ricerca, meno corruzione e più sviluppo e democrazia nei Paesi africani

    ◊   Buone notizie per il continente africano che, secondo i risultati dello ‘Ibrahim index of African Governance’, può avvalersi di governi sempre più democratici, meno corrotti e più attenti ai bisogni della popolazione. Dalla speciale classifica diffusa ogni anno dalla Fondazione Mo Ibrahim emerge infatti che il cammino per lo sviluppo sta facendo progressi concreti in almeno 31 dei 48 paesi dell’Africa sub-sahariana con le isole Mauritius a fare da capofila, e con Botswana e Sudafrica nelle prime posizioni. “Oscurata dai titoli dei giornali dei mesi scorsi, sta uscendo la vera storia di un continente che si impegna e che nella gran parte dei casi riesce a migliorare” ha commentato alla Misna Mo Ibrahim, il miliardario di origini sudanesi ideatore della Fondazione che porta il suo nome e di cui fanno parte diverse personalità africane e internazionali. La ricerca si basa su 57 criteri di valutazione divisi in cinque categorie (sicurezza, trasparenza, diritti umani, opportunità, sviluppo) a cui viene dato un punteggio. Su un totale di 100 punti, le Mauritius hanno ottenuto 85,1 punti, seguite da Seychelles e Capo Verde; al quarto e quinto posto Botswana e Sudafrica. L’ultima posizione è della Somalia preceduta di poco da Repubblica Democratica del Congo, Ciad e Sudan, tutti paesi in conflitto o con grossi problemi interni. Il rapporto sottolinea fra l’altro i netti miglioramenti nella stabilità economica di trenta Stati, l’accentuata diffusione di internet in 40 e l’aumento dei possessori di cellulari in 44. Il Paese che ha fatto più progressi in termini percentuali è la Liberia, passata al 38° posto dal 43° dello scorso anno. (M.G.)

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    Amnesty chiede di "porre fine all'impunità" per l'assassinio di Anna Politkovskaya

    ◊   Nel secondo anniversario dell’assassinio della giornalista Anna Politkovskaya, Amnesty international ha sollecitato il governo russo a porre fine all’impunità nei confronti delle violenze commesse contro i difensori dei diritti umani e i giornalisti indipendenti. La giornalista russa è stata uccisa proprio due anni fa, il 7 ottobre 2006 nel centro di Mosca. Due anni dopo, tre persone accusate di essere coinvolte nell’omicidio sono agli arresti, mentre l’assassino e’ ancora in libertà e non è stata aperta alcuna indagine indipendente su chi possa aver ordinato la sua morte. In un Paese dove la televisione e molti altri mezzi d’informazione sono controllati dallo Stato – fa notare l’organizzazione per i diritti umani -, c’e’ sempre meno spazio per il giornalismo indipendente. Chi tenta di farlo viene ostacolato e può andare incontro a intimidazioni e persino incriminazioni giudiziarie. “Due anni dopo l’assassinio di Anna Politkovskaya – accusa Amnesty -, i difensori dei diritti umani e i giornalisti specialmente nel Caucaso settentrionale, rischiano ancora di essere sequestrati, torturati, attaccati, minacciati di morte o uccisi in circostanze sospette”. Amnesty sollecita le autorità russe a garantire che sia fatta giustizia a ogni livello sull’assassinio di Anna Politkovskaya e a dire con estrema chiarezza che non ci sarà più impunità nei confronti degli attacchi ai difensori dei diritti umani e ai giornalisti. (R.P.)

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    Bolivia: per i vescovi l’assenza di accordo tra governo e opposizione deve rilanciare il dialogo

    ◊   Per i vescovi della Bolivia il fatto che il dialogo fra il governo di Evo Morales e prefetti oppositori si sia chiuso senza il raggiungimento dell'obiettivo posto della firma un grande accordo nazionale, non “può essere ritenuto un fallimento, poiché, in queste settimane, si è potuto registrare buona volontà e predisposizione al consenso da parti di tutti”. Così si è espresso ieri, in conferenza stampa, il vicepresidente della Conferenza episcopale boliviana, mons. Edmundo Abastaflor, arcivescovo de La Paz, che insieme con mons. Jesús Juárez, vescovo di El Alto e segretario dell’Episcopato, ha analizzato l’attuale momento del Paese dopo ciò che la stampa locale ha definito “rottura delle negoziazioni tra il governo e le regioni autonomiste”. “È vero che si è arrivato per ora alla firma di un’intesa”, ha precisato mons. Abastaflor, ma “è anche vero – ha aggiunto – che in queste settimane di conversazioni ci sono stati progressi con il raggiungimento di consensi in numerose questioni seppure specifiche. C’è da rilevare però una cosa di grande importanza: è dimostrato che si può dialogare e discutere senza escludersi reciprocamente. Per ora non esiste un documento complessivo e conclusivo ma siamo molto avanti rispetto a come stavano le cose alcune settimane fa”, ha precisato l’arcivescovo di La Paz ricordando tra l’altro che nei tavoli tecnici si sono registrati numerose intese per non parlare “del clima positivo e d’incontro che si è potuto vedere nel comportamento di tutti”. Parlando sul ruolo della Chiesa cattolica il vicepresidente dell’Episcopato ha ricordato che la sua missione è quella di facilitare il dialogo e perciò, come osservatori, “ci siamo limitati ad ascoltare, anche se, fuori dall’ufficialità degli incontri, nulla vietava di parlare con tutti i protagonisti e con tutte le parti. E così ci siamo comportati con lo scopo di aiutare al discernimento, alla chiarezza e all’avvicinamento. Possiamo dire che per ora non esiste un accordo globale, ma non è detto che non possa esistere prossimamente. Il dialogo ha dimostrato di essere la via migliore per trovare gli accordi necessari, quelli che chiede il Paese e che, certamente, non sono l’uniformità. Possiamo vivere in pace e in democrazia senza essere tutti identici. L’importante è riconoscere la diversità e al medesimo tempo il rispetto che ci dobbiamo tutti tra noi. Da parte sua il segretario dell’Episcopato mons. Jesús Juárez ha ritenuto opportuno sottolineare che “il dialogo di questi giorni rafforza la democrazia e la partecipazione e crea le condizioni per dare alla politica e al dibattito pubblico un percorso differente a quello seguito sino ad oggi. Si è trattato di una dimostrazione che è possibile disarmare gli spiriti e dunque dialogare senza fare uso delle pressioni, della polemica gratuita, degli attacchi personali e delle squalifiche vicendevoli. “Ci sono stati momenti critici, di sfogo - ha concluso mons. Juárez - ma sono serviti a creare un clima di fiducia e ristabilire i ponti rotti per camminare insieme al servizio del bene comune”. (A cura di Luis Badilla)

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    Panama. Lettera dei vescovi al parlamento sulla legge riguardante l’educazione sessuale e la salute riproduttiva

    ◊   "In parte siamo soddisfatti perché il progetto di legge sull'educazione sessuale e la salute riproduttiva ha raccolto alcuni suggerimenti dell'Episcopato, ma al tempo stesso dobbiamo dire che ci sono ancora nel testo alcuni elementi che colpiscono gravemente la convivenza panamense". Così mons. José Dimas Cedeño, arcivescovo di Città del Panamá e vice Presidente dell'Episcopato in una lettera indirizzata al Presidente dell'Assemblea nazionale Raúl Rodríguez in merito al testo finale del progetto di legge consegnato ai parlamentari lo scorso 22 settembre. Secondo il presule nonostante le molte modifiche introdotte nella fase preliminare, oggi, complessivamente il testo merita una "valutazione negativa" anche perché all'Assemblea nazionale è stato recapitato per la sua discussione e approvazione un progetto che alla fine non ha tenuto conto di numerose osservazioni venute da più parti. Oggi, più che mai, prosegue l'arcivescovo Dimas Cedeño occorre dare vita "ad un ampio dialogo tra tutti i membri della nostra società", poiché "sono in gioco elementi costitutivi del vivere insieme". Non c'è nessun motivo "per agire in fretta" rileva il vescovo sottolineando che il testo "antepone lo Stato alla potestà e responsabilità dei genitori" e ciò può finire con "sconvolgere l'istituto famigliare", ugualmente minacciato, a giudizio della Conferenza episcopale, dal fatto che si riconosce a tutti, compresi i minorenni, a prendere delle decisioni su questioni tanto delicate come la sessualità e la riproduzione. Il vice Presidente dell'Episcopato rileva diversi contenuti del progetto che così come vengono presentati sono inaccettabili per i cattolici, come per esempio, la regolamentazione della sterilizzazione senza tener conto dell'età delle persone coinvolte oppure che in tutto il testo del progetto ci sia un solo cenno a fenomeni allarmanti come la prostituzione e la pornografia. Tra l'altro, ricorda mons. José Dimas Cedeño, la Chiesa ha già offerto aiuto alle autorità, con contributi concreti e specifici, per far fronte alla crisi familiare che vive il Paese e, recentemente, Ha molto insistito sul "bisogno di arrivare ad un ampio impegno civile per contrastare la violenza all'interno della famiglia". Il progetto di legge che comincia in questi giorni la sua procedura parlamentare è stato elaborato dai ministeri per la Pubblica Istruzione, lo Sviluppo sociale e la Salute nonché da altri due organismi: l'Associazione per la panificazione familiare e l'Istituto per la previdenza sociale. (L.B.)

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    In Ecuador, fervono i preparativi per la Giornata missionaria mondiale 2008, dal titolo “Tu sei la voce di Dio: annuncialo”

    ◊   È grande l’impegno della Direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie dell’Ecuador per la preparazione della Campagna annuale per la Giornata Missionaria Mondiale del prossimo 19 ottobre avente per tema “Tu sei la voce di Dio: annuncialo”. Secondo quanto ha spiegato all’agenzia Fides Osvaldo Fierro Terán, segretario generale delle POM in Ecuador, il tema scelto è in stretta relazione con quello del CAM 3: “America con Cristo: ascolta, impara ed annuncia”. “Poiché, una volta terminato il Congresso in Ecuador ci siamo domandati ‘che cosa facciamo adesso?’, quindi abbiamo pensato alla campagna dell’Ottobre Missionario da indirizzare a tutti i cattolici dell’Ecuador per annunciare la Buona Novella di Gesù a tutta l’umanità”, ha spiegato Fierro Terán. Per preparare l’Ottobre Missionario in tutte le chiese particolari, parrocchie, centri pastorali, scuole ed istituti cattolici, la Direzione nazionale delle POM ha elaborato un opuscolo che contiene una spiegazione dalla storia e dell’importanza della Giornata; una sintesi della vita di Santa Narcisa di Gesù - che sarà canonizzata il 12 ottobre dal Santo Padre Benedetto XVI -; la biografia di San Paolo a motivo dell’Anno Paolino; un avvicinamento alla realtà religiosa, sociale, economica e culturale di ognuno dei cinque continenti; il Rosario missionario e la preghiera della Grande Missione Continentale. Inoltre la Direzione nazionale ha realizzato uno spot radiofonico e televisivo sul CAM 3 ed un filmato sulle missioni popolari. Ogni vescovo ha altresì scritto una lettera ai parroci, ai cappellani, ai direttori di scuole ed istituti cattolici in cui li invita ad aderire alla Campagna della Giornata e ad essere generosi con la colletta. Le scuole cattoliche hanno poi organizzato giornate missionarie studentesche, nelle quali sono previste testimonianze missionarie, spiegazioni della realtà missionaria del mondo. La Giornata viene promossa anche attraverso i mezzi di comunicazione. A tal proposito, nelle stazioni radiofoniche della Chiesa cattolica si sta tramettendo uno spot che promuove la Giornata Mondiale delle Missioni. “Una delle sfide in atto è mantenere vivo lo spirito del CAM 3; il mese delle missioni risulta un ottimo strumento per ottenere questo fine”, ha concluso il Segretario Generale delle POM in Ecuador. (M.G.)

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    La solidarietà dei vescovi statunitensi con l'episcopato vietnamita

    ◊   Dopo le intimidazioni e le violenze contro la Chiesa cattolica, le autorità di Hanoi tentano la via del fatto compiuto e tramite "Nhan Dan", giornale del Partito comunista, annunciano che il contestato complesso della ex delegazione apostolica di Hanoi, dal 3 ottobre, è divenuto un parco pubblico. Sulla dolorosa vicenda l’episcopato vietnamita e l’arcivescovo di Hanoi in particolare, registrano la solidarietà del Comitato per la pace internazionale e la giustizia della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. In una lettera al presidente dei vescovi vietnamiti, mons. Peter Nguyen Van Nhon, il presidente del Comitato, mons. Thomas G. Wenski esprime solidarietà alla Chiesa vietnamita ed il proprio sostegno alla richiesta di dialogo avanzata dall’episcopato ed in particolare all’arcivescovo di Hanoi “falsamente accusato dalle autorità locali di incitare alla rivolta”. “Sono profondamente addolorato – scrive il vescovo americano – di apprendere la crescita di tensione tra la Chiesa e le autorità locali vietnamite, con l’arrivo dei bulldozer nel luogo dell’edificio un tempo occupato dalla Delegazione apostolica a Hanoi. Questa svolta degli eventi appare ancora più preoccupante visto che a febbraio un accordo per risolvere la controversia sulla proprietà della zona sembrava raggiunto col dialogo, in maniera pacifica". Mons. Wenski esprime poi “solidarietà con la Chiesa in Vietnam in questo difficile momento” e “forte sostegno” alla decisione dei vescovi di essere solidali con l’arcivescovo di Hanoi. (R.P.)

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    Filippine: appello per la pace nel Mindanao dalla Congregazione delle Oblate di Notre Dame

    ◊   Nella martoriata regione filippina del Mindanao, stretta nella morsa del conflitto tra il governo centrale di Manila e i ribelli del Fronte di liberazione islamico Moro, si leva l’appello della congregazione religiosa filippina delle Oblate di Notre Dame (ODN) al cessate il fuoco e per il ritorno al tavolo dei negoziati. “Abbiamo visto troppo spargimento di sangue. Perdita di vite, distruzione di proprietà e di infrastrutture, relazioni umane spezzate considerati semplici danni collaterali” si legge in una nota delle religiose pubblicata sul sito ‘Mindanews’ e ripresa dalla Misna. “Insieme con i cristiani, musulmani e lumad (popoli indigeni) quali nostri compagni nella missione, le Oblate di Notre Dame condividono la visione che tutti gli abitanti di Mindanao possano vivere in pace e sicurezza, e con cibo sufficiente per tutti”. Il fallimento dei negoziati dello scorso agosto ha portato ad una nuova escalation di violenze, a seguito della quale oltre mezzo milione di persone hanno dovuto lasciare le loro case. Secondo l’ultimo rapporto del Consiglio per il coordinamento in risposta ai disastri nazionali, attualmente oltre 292.000 persone sono ancora sfollate, oltre 65.000 delle quali ospitate in centri per i profughi mentre gli altri sono sistemati presso parenti o, più spesso, in alloggi di emergenza. I civili sono anche le principali vittime nei combattimenti: finora sono morti 75 civili e otto tra ribelli e soldati, cui si aggiungono 104 feriti, 87 dei quali civili. L’emergenza umanitaria viene fronteggiata dalla Croce Rossa filippina, che distribuisce cibo e beni di prima necessità, ma secondo la stampa locale gli aiuti, in particolare quelli alimentari, non sono sufficienti. (M.G.)

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    I vescovi delle Filippine chiedono al presidente Arroyo di porre il veto sulla legge pro-aborto al vaglio delle Camere

    ◊   La Chiesa filippina si rivolge direttamente al presidente Gloria Macapagal-Arroyo per bloccare la legge “pro-aborto” che il Congresso si appresta a votare. Mons. Patricio Alo, presidente della Commissione episcopale per la Sanità, si dice “fiducioso” che il capo dello Stato “bloccherà la normativa” sulla salute riproduttiva (Reproductive Health, Rh) nel caso in cui vi sia il via libera dai parlamentari, invitandolo ad usare il proprio potere di veto.   Asianews riferisce che al momento le due opposte fazioni – pro e contro la Rh – in seno alla Camera bassa filippina fanno la conta dei voti e annunciano di essere "vicine al numero richiesto per procedere alle operazioni di voto”. Edcel Lagman, che per primo ha promosso la battaglia a favore della legge sulla salute riproduttiva, dice di avere il sostegno di 108 parlamentari, a soli 12 voti dal numero (120) necessario per l’approvazione della legge alla seconda seduta. Dal fronte opposto arriva la pronta replica di Eduardo Zialcita, parlamentare di Parañaque e attivista per la vita, che dice di godere dell’appoggio di 110 deputati pronti a votare contro la Rh. Nella diatriba interviene anche l’arcivescovo di Jaro e presidente della Conferenza dei vescovi filippini, mons. Angel Lagdameo, che cerca di gettare acqua sul fuoco pur rimarcando la posizione della Chiesa: “Il dibattito sulla salute riproduttiva non è una “guerra di religione”, come invece riferito da alcuni organi di informazione”. “Non lo è – continua il presidente dei vescovi – perché ciascun gruppo difende la propria posizione e i propri ideali. La posizione della Chiesa è chiara e contraria alla sua approvazione, perché esso è in aperto contrasto con i dettami della Chiesa”, sanciti nell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI e riaffermati nei giorni scorsi da Papa Benedetto XVI in tema di famiglia e procreazione responsabile. Il presule ribadisce dunque di “rispettare le posizioni altrui”, ma chiede anche “rispetto per la posizione della Chiesa cattolica sulla Rh” che avrebbe una portata “distruttrice” sulla famiglia e sulla vita. (M.G.)

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    I pareri del gruppo di riflessione bioetica della COMECE raccolti nella pubblicazione “Scienza ed etica”

    ◊   “Scienza ed etica”, è questo il titolo della pubblicazione che raccoglie 16 pareri elaborati negli ultimi 12 mesi dal Gruppo di riflessione bioetica della Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE). Il testo, annunciato ieri dal segretariato della COMECE, ha l’obiettivo di risvegliare “l’interesse per le questioni bioetiche” e promuovere “un clima favorevole al dialogo tra Chiesa, mondo politico, scientifico ed economico”. Dagli “aspetti etici della donazione degli organi”, alle “questioni etico-antropologiche legate alla creazione di organismi ibridi uomo-animale”, si legge in una nota di cui riferisce il Sir; dalle “questioni sollevate dalla nanomedicina e dalla brevettabilità delle cellule staminali umane”. Tra i temi trattati anche le disposizioni di fine vita, l’eutanasia, i test genetici, la ricerca biomedica nei Paesi in via di sviluppo, la clonazione e la ricerca sugli embrioni e sulle cellule staminali embrionali. “I temi bioetici svolgono un ruolo sempre più importante nei diversi ambiti della politica europea” afferma il segretariato COMECE, citando la controversia legata alla “promozione della clonazione e l’utilizzo delle cellule staminali da embrione umano per la ricerca scientifica, che si è avvalsa del programma quadro di ricerca europeo”. Anche in merito alla proposta di direttiva in materia di donazione d’organi destinati al trapianto “non mancano questioni etiche fondamentali, in particolare la libera volontà dei donatori e il principio di non commercializzazione del corpo umano e delle sue parti”. Proprio in vista del significato delle questioni bioetiche per la politica Ue, la Comece ha avviato nel 1996 questo Gruppo di riflessione bioetica che ha lo scopo di esaminare le implicazioni bioetiche per l’Unione europea e le sue istituzioni, e al tempo stesso di informare i vescovi membri della stessa COMECE e le loro Conferenze episcopali. Il Gruppo è composto da esperti in teologia, etica e filosofia, diritto, medicina e farmacologia. (M.G.)

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    Kenya: l’Università Cattolica di Nairobi cerca fondi per incrementare le borse di studio a favore di studenti più meritevoli

    ◊   L’Università Cattolica dell’Africa Orientale di Nairobi (CUEA) vuole incrementare l’ammontare della sua borsa di studio per studenti meritevoli, intitolata al card. Maurice Michael Otunga, il compianto arcivescovo di Nairobi scomparso nel settembre 2003. L’obiettivo è di portare l’attuale importo complessivo di 900mila scellini keniani, di cui beneficiano 18 studenti, a 50 milioni di scellini (pari a 495mila euro). A questo scopo l’ateneo ha lanciato nei giorni scorsi una campagna di raccolta fondi. L’iniziativa – ha spiegato il vice-cancelliere dell’università, il professor  John Maviiri – vuole rendere omaggio all’opera del cardinale Otunga che tanto si prodigò per promuovere l’educazione in Kenya, soprattutto a favore degli studenti più capaci, ma con pochi mezzi economici: “Le tante cose straordinarie realizzate dal card. Otunga – ha detto all’agenzia cattolica africana Cisa -  le sue iniziative e decisioni - sollecitano i suoi estimatori a trovare il modo e i mezzi per portare avanti la sua opera”. Al cardinale Otunga, ricordato da tanti fedeli keniani per la sua grande umiltà e indefessa fede, si deve la fondazione della stessa CUEA nel 1984. Oggi l’ateneo conta più di 5mila studenti (dai 21 iniziali) e annovera cinque facoltà: Economia e Commercio, Magistrale, Giurisprudenza, Scienze sociali e Teologia. (L.Z.)

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    Congresso missionario a Lucknow in India: “I giovani protagonisti della missione”

    ◊   Formare una comunità missionaria, portando al prossimo l’amore di Gesù: con questo spirito la diocesi di Lucknow (nello stato di Uttar Pradesh) ha celebrato il suo primo Congresso Missionario Diocesano agli inizi di ottobre. Il Congresso è stato celebrato dopo mesi di incontri preparatori nelle parrocchie e nelle piccole realtà ecclesiali: i rappresentanti sono poi convenuti nella Cattedrale di San Giuseppe a Lucknow dove hanno pregato, hanno ascoltato la Parola di Dio e le relazioni del Congresso, hanno portato la loro testimonianza , guardando al futuro della Chiesa nella diocesi. Un focus particolare - riferisce l'agenzia Fides - è stato posto sul tema della formazione alla fede nella diocesi, mentre il vescovo locale, mons Gerald John Mathias, ha parlato della necessità di “riaccendere il fuoco della missione” nella Chiesa, portando a tutti il messaggio di amore di Gesù. Una presenza e partecipazione speciale è stata quella dei giovani, che si sono detti pronti a diventare “protagonisti della missione;” raccontando con entusiasmo le loro esperienze. La celebrazione dell’Eucarestia conclusiva è stata arricchita da segni come quello in cui un rappresentante di ogni parrocchia ha acceso una candela dal Cero pasquale, simboleggiando l’intento di portare in maniera capillare la luce di Cristo e il fuoco della missione in tutte le comunità locali del territorio diocesano. Il gesto finale è stata la consegna della Croce missionaria a ogni parrocchia, come segno del nuovo impegno missionario di ogni piccola comunità ecclesiale nello sforzo di evangelizzazione. (R.P.)

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    Albania: l’impegno dell’UNICEF per i bambini ROM costretti a lavorare

    ◊   Nella visita di due giorni in Albania, il direttore generale dell’UNICEF, Ann Veneman, è tornato sulla drammatica condizione dei bambini rom affinché siano rilanciati gli sforzi per rafforzare il sistema della giustizia minorile nel Paese balcanico. Per l’occasione Ann Veneman ha visitato una comunità Rom dove circa 100 famiglie vivono in un campo improvvisato vicino ad una grande discarica di Tirana. “Una bambina di 11 anni mi ha raccontato che non va a scuola perché deve lavorare scavando tra i rifiuti”, ha raccontato Ann Veneman, spiegando poi che “uno studio recente ha rivelato che vi sono circa 5.000 bambini Rom tra 3 e 16 anni e che solo il 27% di quelli sotto i 6 anni sono iscritti a scuola, mentre il 43% dei bambini Rom tra 15 e 16 sono analfabeti”. Dal canto suo il Governo albanese – si legge in un comunicato dell’organismo internazionale citato dal Sir - lavora a stretto contatto con l’UNICEF per promuovere la scolarizzazione dei bambini Rom e sta attuando una politica diretta a fornire abitazioni alla comunità Rom. In questo drammatico scenario si staglia un esempio positivo come lo Yaps – Youth Albania Professional Service -, impresa sostenibile che forma ed assume giovani emarginati e persone disabili. Un progetto “promosso, avviato e sostenuto nel 2000 dall’UNICEF con il contributo di piccoli e grandi donatori italiani”, ha ricordato il Presidente dell’UNICEF Italia Vincenzo Spadafora. (M.G.)

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    Lituania: in vista delle elezioni politiche del 12 ottobre i vescovi invitano gli elettori ad un esame di coscienza

    ◊   In vista delle prossime elezioni politiche in Lituania, il 12 ottobre, i vescovi del Paese hanno pubblicato una lettera pastorale in cui esortano gli elettori a un esame di coscienza prima di andare al voto. La responsabilità per il futuro del Paese è, infatti, “un dovere più complesso e importante che andare semplicemente alle urne”, afferma il documento diffuso nei giorni scorsi. I presuli constatano il generale “clima di delusione e anche indignazione” che sta accompagnando i lituani al voto “per il comportamento deludente tenuto da tanti eletti”, ma fanno notare che di questa situazione sono responsabili anche gli elettori, in particolare “la loro indifferenza, la mancanza di una maggiore comprensione dei fatti e di responsabilità”. Di qui l’invito rivolto ai cittadini lituani a valutare se le proprie decisioni politiche “siano mosse dalla verità e dalla giustizia, dalla solidarietà con i più deboli e dalla responsabilità per l’eredità spirituale lasciata dai nostri padri”. Gli elettori – ammonisce la lettera - devono controllare l’operato dei partiti non solo prima, ma anche dopo il voto e sapere distinguere “le grandi spese profuse durante la campagna elettorale dagli sforzi effettivi per creare pari condizioni di accesso all’educazione e ai mezzi di sussistenza per una vita dignitosa”. Per cambiare il Parlamento, il popolo lituano deve insomma cominciare a cambiare se stesso.  “Il risentimento per gli attuali mali del Paese – avvertono in conclusione i vescovi lituani - non deve tradursi in una cieca vendetta contro il governo”.(L.Z.)

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    L'episcopato irlandese: opportuno il tema della Giornata delle Comunicazioni sociali 2009 scelto dal Papa

    ◊   “Una scelta quanto mai opportuna che offrirà l’occasione per aprire un vasto dibattito pubblico sull’importante tema delle nuove tecnologie nella moderna comunicazione di massa”. Così mons. Joseph Duffy, presidente della Commissione delle comunicazioni della Conferenza episcopale irlandese ha commentato la scelta del tema del messaggio del Papa per la prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2009: “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”. “È importante il fatto che il tema affronti le responsabilità necessariamente connesse alla moderna comunicazione di massa, nel momento in cui varca la nuova frontiera della tecnologia”, ha affermato il vescovo,  ricordando come in questi ultimi anni l’uso delle nuove tecnologie dell’informazione sia diventata una parte integrante della strategia comunicativa della Chiesa irlandese, nella convinzione, più volte ribadita dal Santo Padre, che i media siano un imprescindibile strumento di evangelizzazione. Le nuove tecnologie, infatti, si prestano anche ad usi negativi e possono diventare strumenti di sfruttamento e distruzione. In questo senso, ha aggiunto mons. Duffy, è fondamentale il richiamo contenuto nel titolo alle loro potenzialità positive, ossia la loro capacità di aprire l’orizzonte a nuove relazioni.  “Per quanto riguarda i rapporti tra Chiesa e media – ha osservato –, se ambedue promuovono culture diverse, essi possono crescere e coesistere in un clima di verità a condizione che questa relazione sia sostenuta dal rispetto, del dialogo e dall’amicizia”. (L.Z.)

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    La “Scalabrini-Festa dei Frutti” di Stoccarda: un itinerario di approfondimento della fede

    ◊   “L’amore di Cristo per tutti… un invio oltre ogni frontiera” è stato il titolo della “Scalabrini-Festa dei Frutti” che si è svolta presso il Centro di Spiritualità dei Missionari Scalabriniani a Stoccarda, in Germania, in collaborazione con le Missionarie Secolari Scalabriniane. Insieme alla Scalabrini-Festa di Primavera a Solothurn in Svizzera, l’iniziativa di Stoccarda costituisce anno per anno un itinerario di approfondimento della fede aperto a giovani, adulti e famiglie con bambini e ragazzi adolescenti. Anche in questa occasione, tra i circa 200 partecipanti erano rappresentate 27 nazionalità diverse e l’esperienza è stata particolarmente arricchita dall’incontro tra persone nate e cresciute nel proprio paese di origine e migranti e rifugiati di diverse provenienze. Principali relatori del Forum dedicato al tema della Festa - riferisce l'agenzia Fides - sono stati il vescovo ausiliare di Rottenburg-Stoccarda, mons. Thomas Maria Renz, il quale riferendosi alla figura di S. Paolo di cui celebriamo un particolare anno giubilare, ha parlato della cattolicità della Chiesa; e padre Tassello, missionario Scalabriniano direttore del Centro Studi e Ricerche per l’Emigrazione, il quale ha presentato la figura del Beato Giovanni Battista Scalabrini e il contributo dei movimenti migratori allo sviluppo della dimensione universale della fede. Sempre durante il Forum i partecipanti hanno potuto ascoltare la testimonianza di Magdalena Perez Vieda, che ha ricevuto asilo politico in Italia in quanto appartenente al popolo indigeno dei Tolupan, etnia minacciata di genocidio in Honduras a causa degli interessi di una multinazionale che vorrebbe occupare il territorio di queste popolazioni. (R.P.)

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    La festa della Madonna del Rosario nel Santuario di Pompei vissuta tra i preparativi per l'imminente visita del Papa

    ◊   Centinaia di gruppi, di singole persone e un’unica richiesta: poter partecipare con Benedetto XVI alla Giornata che il Papa dedicherà alla Vergine del Rosario visitando il Santuario di Pompei, domenica 19 ottobre. E’ per questo motivo che la macchina organizzativa in moto ormai da tempo sta preparandosi a fronteggiare l’arrivo di molte migliaia di fedeli, grazie anche all’ausilio di centinaia di volontari. Per il Santuario campano, dunque, l’odierna festa della Madonna del Rosario trascorre in preparativi. “Il Santo Padre Benedetto XVI - scrive nel suo annuncio per la visita del Papa l’arcivescovo prelato di Pompei, Carlo Liberati - raccomanderà ai vescovi di tutta la Chiesa le famiglie di tutto il mondo e chiederà alla SS.ma Vergine insieme con la Chiesa che è in Pompei e con i milioni e milioni di fedeli che recitano il S. Rosario, l’unità nelle famiglie, la fedeltà tra i coniugi, il coraggio di educare i figli alla fede”. Secondo programma, Benedetto XVI arriverà in elicottero verso le 10 del mattino e mezz’ora dopo darà inizio alla concelebrazione eucaristica sul sagrato della Basilica, seguita dalla recita della celebre Supplica alla Madonna, composta dal beato Bartolo Longo, e dall'Angelus. Nel pomeriggio, alle 17, sarà la volta della recita del Rosario guidato dal Papa. La festa della Madonna del Rosario lega la data di celebrazione alla battaglia navale di Lepanto del 7 ottobre 1571. Nello Stretto che separa i Golfi di Patrasso e Corinto, la coalizione formata da Venezia, Spagna e Stato Pontificio ottiene una schiacciante vittoria contro la temibile flotta turca comandata da Alì Pascià. L’avvenimento, che ebbe grande risonanza in tutto il mondo cristiano, spinse Papa S. Pio V ad istituire una festa di ringraziamento con il nome di “S. Maria della Vittoria”. Festa che nel 1716 venne estesa alla Chiesa universale, e fissata definitivamente al 7 ottobre da Papa S. Pio X nel 1913: la festa del Rosario - come verrà in seguito chiamata - compendierà da quel momento tutte le feste della Vergine, e i misteri di Gesù ai quali Maria fu associata. (A.D.C.)

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    L'australiana suor Suzanne Phillips è la nuova superiora generale delle Francescane Missionarie di Maria

    ◊   Durante la sessione del 1° ottobre – festa di Santa Teresina del Bambino Gesù, patrona delle missioni -, alla presenza del Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, P. José Rodríguez Carballo, il 22° Capitolo generale delle Francescane Missionarie di Maria ha eletto Superiora generale, per un periodo di 6 anni, suor Suzanne Phillips, di nazionalità australiana, che era stata Consigliera generale del precedente governo. Sono 116 di 44 nazionalità le religiose che rappresentano le quasi 7000 sorelle Francescane Missionarie di Maria impegnate nella missione della Chiesa nei cinque continenti che stanno partecipando al loro 22° Capitolo generale, dal 1° settembre al 31 ottobre. Il Capitolo - precisa l'agenzia Fides - ha tre obiettivi principali: eleggere la 10a Superiora generale dell’Istituto ed il suo Consiglio; valutare la missione dell’Istituto dall’ultimo Capitolo generale (2002) ad oggi; studiare il tema scelto: “Francescane, Chiamate a vivere la Kenosi di Cristo in fedeltà creativa e solidarietà con il mondo che soffre” allo scopo di elaborare gli orientamenti e le linee di azione per i prossimi 6 anni. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Aerei militari turchi bombardano obiettivi di terroristi curdi in territorio turco e iracheno

    ◊   Aerei militari turchi hanno bombardato stamane obiettivi curdi sia nel territorio della Turchia sia dall'altra parte della frontiera, nel nord dell'Iraq. Lo ha annunciato l'esercito di Ankara. I caccia dell'aviazione turca hanno colpito “almeno 21 obiettivi dei terroristi” curdi nella regione di Avashin-Basyan nell'Iraq settentrionale e in quella dei monti Buzul e Ik Yaka nella Turchia sud-orientale. Si tende a colpire i responsabili del sanguinoso attacco sferrato dai separatisti del PKK, venerdì, contro una guarnigione dell'esercito in cui sono rimasti uccisi 17 militari turchi e oltre 20 curdi.

    Iraq
    Un soldato americano e un poliziotto iracheno sono stati uccisi a Mossul (365 km a nord di Baghdad) durante un'operazione di rastrellamento alla ricerca di presunti miliziani di al-Qaeda. Sempre a Mossul, ma in un altro episodio di violenza riferito dall'agenzia ufficiale Nina, due persone sono state uccise e altre dieci sono rimaste ferite dall'esplosione di un'autobomba fatta detonare al passaggio di una pattuglia militare americana nel quartiere occidentale di Bursa. Inoltre, due forti esplosioni hanno scosso stamani l'area antistante il ministero degli Esteri iracheno a Baghdad, situato nei pressi della Zona Verde, poco prima dell'inizio della conferenza stampa del sottosegretario di Stato USA, John Negroponte.

    Afghanistan
    Forze americane e afghane hanno ucciso 43 militanti integralisti islamici in combattimenti nella provincia di Zabul, in Afghanistan meridionale, domenica socrsa. Lo fanno sapere oggi le forze armate americane. Le forze americane e afghane, secondo il comunicato, hanno risposto al fuoco con armi leggere, granate Rpg e appoggio aereo ravvicinato, uccidendo 43 insorti.

    Crisi mutui
    I 27 ministri finanziari dell'UE sono riuniti stamane a Lussemburgo per provare a mettere nero su bianco misure comuni e concrete per fronteggiare la crisi dei mercati. Impresa non facile, viste le divisioni già esistenti tra i principali Paesi dell'UE che al di là delle dichiarazioni di principio sembrano procedere in ordine sparso, adottando misure unilaterali per salvare le proprie banche e proteggere i propri risparmiatori. Il servizio di Fausta Speranza:

    Sul tavolo del consiglio Ecofin tante ipotesi. Ma al momento l'unica proposta che sembrerebbe destinata ad avere il consenso di tutti è quella di alzare, a livello europeo, la soglia minima per la garanzia dei depositi bancari in caso di fallimento. Ieri sera l'Eurogruppo ha ostentato sicurezza, confermando la piena sintonia con le conclusioni del G4 di Parigi e sottolineando la necessità di interventi pubblici per sostenere le banche colpite dalla crisi che siano tempestivi ma anche temporanei. E con la possibilità di penalizzare i dirigenti che hanno fallito nella loro azione manageriale. Intanto, giunge notizia di singoli interventi governativi: il governo dell'Islanda mette mano a un nuovo salvataggio e nazionalizza "Landsbanki Islands", secondo maggior istituto bancario del Paese. Mentre il governo belga rassicura gli azionisti "Fortis" che hanno visto, nelle ultime settimane, crollare il titolo della banca, promettendo una parte dei proventi derivati dall'intervento dello Stato, più un premio di rischio. E infine resta da dire che della crisi finanziaria internazionale domani il presidente russo parlerà con il presidente di turno UE. Dmitri Medvedev ha dichiarato oggi che i problemi di politica internazionale e la crisi finanziaria globale richiedono urgenti misure comuni. Per quanto riguarda il fronte interno, il leader del Cremlino Medvedev ha annunciato la concessione di un prestito fino a 950 miliardi di rubli, pari a circa 26,7 miliardi di euro, alle principali banche russe per un periodo non inferiore a cinque anni.

     
    Messico
    Almeno 16 persone sono state assassinate nel corso delle ultime 24 ore a Ciudad Juarez e nella regione circostante nella parte nord del Messico, al confine con gli Stati Uniti, dove dall'inizio dell'anno è in corso una autentica guerra fra i cartelli della droga. Lo si è appreso da fonte giudiziaria. Nove persone, compresa una donna, sono state uccise a Ciudad Juarez, considerata la città più violenta dell'intero Messico, gli altri assassinii si sono registrati a Chihuahua, la capitale dello Stato, e in altre località della regione - hanno affermato le fonti.

    Thailandia
    Forse un'autobomba ha ucciso una persona al centro di Bangkok, pochi chilometri dalla zona del parlamento dove si stanno svolgendo le proteste contro il nuovo governo thailandese. Intanto, il primo ministro thailandese Somchai Wongsawat si rifiuta di prendere in considerazione le dimissioni, come chiede l’opposizione, o la proclamazione dello stato d'emergenza dopo le violenze scoppiate tra polizia e manifestanti.

    Kosovo
    Il segretario americano alla Difesa, Robert Gates, ha ribadito a Pristina la contrarietà degli Stati Uniti a una divisione del Kosovo, evocata la settimana scorsa come ultima soluzione dal presidente serbo Boris Tadic. “Io non penso che la divisione sia una soluzione per il Kosovo, ora o in un altro momento in futuro. Gli Stati Uniti sostengono l'integrità territoriale del Kosovo”, ha detto Gates in una conferenza stampa. Il responsabile del Pentagono ha incontrato i giornalisti al termine di colloqui avuti oggi a Pristina con i massimi dirigenti kosovari. Il primo ministro kosovaro Hashim Thaci, presente anch'egli alla conferenza stampa, ha sottolineato da parte sua che “l'integrità territoriale” del Kosovo è “immutabile, intoccabile e riconosciuta sul piano internazionale”.

    Immigrazione
    Nuova ondata di sbarchi a Lampedusa, isola del sud Italia, grazie anche al miglioramento delle condizioni meteo. Sono già tre le imbarcazioni intercettate in poche ore, anche se si susseguono altri avvistamenti nel Canale di Sicilia. I primi ad essere stati soccorsi all'alba di stamani sono 149 extracomunitari, tra cui 61 donne e 41 bambini. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 281

     
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