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Sommario del 06/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI in apertura dei lavori sinodali: è la Parola di Dio la "roccia" sulla quale fondare la nostra vita. Il crollo delle grandi banche dimostra la precarietà del denaro e delle sicurezze umane
  • Le relazioni introduttive al Sinodo tenute dal cardinale Ouellet e da mons. Eterović
  • Nomine
  • Il Papa dà il via alla maratona biblica promossa dalla RAI nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il silenzio del mondo sulle persecuzioni anticristiane in India: intervista con padre Cervellera
  • Borse a picco. Vacilla il sistema bancario: i governi cercano di reagire
  • Cordoglio nel mondo giuridico e politico in Italia per la scomparsa di Leopoldo Elia
  • Chiesa e Società

  • Premio Nobel per la Medicina a Montagnier e Barrè-Sinoussi per la scoperta del virus HIV, ad Hausen per le ricerche sul cancro
  • Allarme della Croce Rossa: la popolazione del nord Afghanistan a rischio siccità
  • Iraq: la Chiesa caldea preoccupata per la legge elettorale sulle minoranze
  • Vietnam: i vescovi annunciano "una via di dialogo" con il governo
  • La Chiesa cattolica filippina chiede ai laici di agire per combattere la corruzione
  • Per i vescovi coreani è urgente proclamare il Vangelo in Asia
  • Cina: una scuola statale ampliata con le offerte dei fedeli
  • Il rettore della cattedrale di Città del Messico chiama a lottare contro la corruzione
  • Australia: migliaia di fedeli in marcia per la vita, contro la legge sull’aborto
  • Croazia: negli ultimi anni in calo il numero di aborti e in aumento quello delle famiglie numerose
  • Settimana della Famiglia in Uruguay
  • Anche il Cile celebra la Settimana della Famiglia
  • Il cardinale Lozano Barragan ai medici cattolici europei: no all’ingegneria sociale dove l’uomo perde dignità
  • Congo: inchiesta della Chiesa locale sulle povertà nel Paese
  • Togo: dopo le alluvioni, scuola gratuita per gli scolari
  • Inghilterra: appello dei vescovi per porre fine alla povertà dei bambini
  • L’Alto Commissario ONU per i diritti umani evidenzia le difficoltà di milioni di detenuti nel mondo
  • Il cardinale Bertone incontra i Cavalieri di Colombo in pellegrinaggio a Roma
  • Turchia: aumentano i pellegrinaggi dei cristiani per l'Anno Paolino
  • Cinque incontri sulle Lettere paoline dal 27 ottobre nella Basilica di San Paolo fuori le Mura
  • A dicembre a Trento il primo forum cattolico-ortodosso sulla famiglia
  • Ieri a Roma ultima sosta della Carovana missionaria della Pace
  • 24 Ore nel Mondo

  • Bolivia: salta l'accordo tra il governo centrale e le province autonomiste
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI in apertura dei lavori sinodali: è la Parola di Dio la "roccia" sulla quale fondare la nostra vita. Il crollo delle grandi banche dimostra la precarietà del denaro e delle sicurezze umane

    ◊   Solo la Parola di Dio dà alla vita umana quella “solidità” che non è possibile rintracciare in nessun altro ambito: dalla carriera al denaro, come la recente crisi finanziaria mondiale sta a dimostrare. E’ uno dei pensieri che ha caratterizzato questa mattina la meditazione di Benedetto XVI sul Salmo 118, tenuta in apertura della prima Congregazione generale del Sinodo sulla Parola di Dio in Vaticano. Ce ne parla Alessandro De Carolis:

    Essere “realista”, per un credente, vuol dire ribaltare il significato che normalmente si attribuisce a questa parola. Vuol dire scegliere di poggiare le basi della propria esistenza sulla Parola di Dio - forte della sicurezza che viene dallo Spirito Santo e per questo “stabile come e più del cielo” - oppure optare per le “sicurezze” temporali, destinate prima o poi a franare come la sabbia sotto le fondamenta della casa evocata da Gesù nel suo celebre Discorso della Montagna. Il salmo 118 ha offerto a Benedetto XVI questo spunto di riflessione in avvio dei lavori sinodali. Parlando della “roccia” degli insegnamenti della Bibbia, e del suo effimero contrario, il Papa ne ha spiegato il senso confrontandolo con uno degli scenari dalla più stretta cronaca internazionale:

     
    "Sulla sabbia costruisce chi costruisce solo sulle cose visibili e tangibili, sul successo, sulla carriera, sui soldi. Apparentemente queste sono le vere realtà. Ma tutto questo un giorno passerà. Lo vediamo adesso nel crollo delle grandi banche: questi soldi scompaiono, sono niente. E così tutte queste cose, che sembrano la vera realtà sulla quale contare, sono realtà di secondo ordine. Chi costruisce la sua vita su queste realtà, sulla materia, sul successo, su tutto quello che appare, costruisce sulla sabbia".

     
    E’ invece la Parola di Dio, ha affermato...

    "...la vera realtà sulla quale basare la propria vita. Ricordiamoci della parola di Gesù che continua questa parola del Salmo: 'Cieli e terra passeranno, la mia parola non passerà mai'. Umanamente parlando, la parola, la nostra parola umana, è quasi un niente nella realtà, un alito. Appena pronunciata, scompare. Sembra essere niente. Ma già la parola umana ha un forza incredibile. Sono le parole che creano poi la storia, sono le parole che danno forma ai pensieri, i pensieri dai quali viene la parola. È la parola che forma la storia, la realtà. Ancor più la Parola di Dio è il fondamento di tutto, è la vera realtà".

     
    “Dobbiamo cambiare il nostro concetto di realismo”, ha insistito Benedetto XVI. Per essere realisti, ha detto, dobbiamo “cambiare la nostra idea” che la materia e le cose solide, che si possono toccare “rappresentino la realtà più solida e più sicura”:

     
    "Realista è chi riconosce nella Parola di Dio, in questa realtà apparentemente così debole, il fondamento di tutto. Realista è chi costruisce la sua vita su questo fondamento che rimane in permanenza".

     
    Commentando poi altri versetti del Salmo, il Papa ha parlato anche del “rischio” che l’uomo, in quanto essere “finito”, limitato, non riesca a trovare nelle parole “la” Parola di Dio:

     
    "Questo è un grande pericolo anche nella nostra lettura della Scrittura: ci fermiamo alle parole umane, parole del passato, storia del passato, e non scopriamo il presente nel passato, lo Spirito Santo che parla oggi a noi nelle parole del passato. Così non entriamo nel movimento interiore della Parola, che in parole umane nasconde e apre le parole divine. Perciò (...) dobbiamo essere in ricerca della Parola nelle parole. Quindi l'esegesi, la vera lettura della Sacra Scrittura, non è solamente un fenomeno letterario, non è soltanto la lettura di un testo (...) È muoversi verso la Parola di Dio nelle parole umane".

     
    Essa, ha concluso Benedetto XVI, è “come una scala” per salire dalle parole umane alla Parola di Dio e per scendere nelle sue profondità. E anche la Storia della salvezza, ha osservato, “non è un piccolo accadimento che si iscrive in un povero pianeta nell’immensità dell’universo. Non è una realtà minima che per caso avvenne in un pianeta sperduto, ma è il movente di tutto e tutto è creato perché si realizzi la storia dell’incontro tra Dio e la sua creatura”. La Chiesa con il suo apostolato lavora incessantemente perché questo incontro avvenga in ogni tempo. E dunque, ha concluso il Papa:

    "L'evangelizzazione, l'annuncio del Vangelo, la missione non sono una specie di colonialismo ecclesiale, con cui vogliamo inserire altri nel nostro gruppo. È uscire dai limiti delle singole culture nella universalità che collega tutti, unisce tutti, ci fa tutti fratelli. Preghiamo di nuovo affinché il Signore ci aiuti a entrare realmente nella 'larghezza' della sua Parola e così aprirci all'orizzonte universale dell'umanità, quello che ci unisce con tutte le diversità".

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    Le relazioni introduttive al Sinodo tenute dal cardinale Ouellet e da mons. Eterović

    ◊   Subito dopo il discorso del Santo Padre, Benedetto XVI, i lavori del Sinodo dei vescovi sono proseguiti con il saluto di uno dei presidenti delegati, il cardinale Joseph Levada, la relazione introduttiva del segretario generale dell’assise sinodale, mons. Nikola Eterović, e con la Relatio ante disceptationem del relatore generale, cardinale Marc Ouellet. Dall’Aula del Sinodo, ce ne parla Isabella Piro:

    “La Parola di Dio è anima della teologia e ispiratrice di tutta l’esperienza cristiana”: questo il saluto del cardinale Levada, che ha poi ricordato le responsabilità sia del Magistero che dei vescovi nel porsi al servizio del popolo di Dio, istruendo i fedeli sul corretto uso dei Libri Sacri. Solo chi ha familiarità con Dio, infatti, può diventarne annunciatore.

     
    Più tecnica ed analitica, invece, la relazione di mons. Eterović: dopo essersi soffermato su alcune novità introdotte da questo Sinodo, come le cinque relazioni sulla realtà della Chiesa nei diversi continenti, il presule ha ribadito lo scopo del Sinodo:

     
    In votis est, ut haec Synodus…
    Il presente Sinodo dovrebbe aiutare a riscoprire la Parola di Dio nel suo aspetto cristologico e pneumatologico e, dunque, a favorire un rinnovamento della Chiesa, una nuova primavera che, nell’ascolto di ogni parola proveniente dalla bocca di Dio, si percepisce continuamente giovane e dinamica”.
     
    Sullo stesso punto si è soffermato il cardinale Ouellet, nella sua Relatio ante disceptationem: “Il Sinodo deve far fronte alla grande sfida della trasmissione della fede nella Parola di Dio oggi - ha detto - In un mondo pluralista, caratterizzato dal relativismo e dall’esoterismo, la nozione stessa di Rivelazione richiede dei chiarimenti”.

     
    Scendendo più nel dettaglio, il cardinale Ouellet si è soffermato sulla Sacra Liturgia e, in particolare, sull’omelia: l’insoddisfazione di molti fedeli nei confronti della predicazione, ha detto, “spiega in parte la fuga di molti cattolici verso altri gruppi religiosi”. Per colmare queste lacune, allora, il relatore generale suggerisce un testo “illuminato dallo Spirito Santo”, spiegato in modo “semplice e familiare”, che faccia da mediazione per l’incontro tra il Cristo e la comunità, perché ciò che interessa il predicatore è “l’esperienza di fede di abbandonarsi a Cristo e di obbedirgli”.

     
    Quindi, il cardinale Ouellet ha ricordato “i conflitti e le tensioni ricorrenti” derivati dall’interpretazione delle Scritture nella Chiesa. In particolare, il porporato ha fatto riferimento alla “crisi dell’esegesi” che colpisce la comunione ecclesiale, “a causa del clima di tensione, spesso malsano, che regna fra teologia universitaria e il Magistero ecclesiale”. Su questo punto, l’arcivescovo di Québec ha affermato che il Sinodo potrebbe “intensificare il dialogo fra pastori, teologi ed esegeti”.

     
    Nell’ultima parte della relazione, il cardinale Ouellet ha affrontato due temi portanti: l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso. Sebbene nel tempo gli incontri ed i dialoghi ecumenici abbiano suscitato “frutti di fraternità, riconciliazione e aiuto reciproco”, il porporato ha ricordato che “la situazione attuale è caratterizzata da un certo malessere che richiede una conversione più profonda all’”ecumenismo spirituale”. Quindi, il cardinale Ouellet ha citato un esempio:

    “E copiosa testium acie in ecumenismo nostrae aetatis…
    Tra le numerose testimonianze ecumeniche del nostro tempo, citiamo a titolo di esempio il movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich, la cui spiritualità dell’unità pone l’accento su 'l’amore reciproco' e l’obbedienza alla 'Parola di vita”'.
     
    Quanto al dialogo interreligioso, il cardinale Ouellet ha citato prima di tutto la religione ebraica: “Tenuto conto della storia tragica delle relazioni fra Israele e la Chiesa”, ha detto”, è necessario “un dialogo rispettoso e costruttivo con il giudaismo”, anche perché “il popolo ebraico occupa un posto particolare in quanto erede della prima Alleanza”. Subito dopo, ha aggiunto, seguono i fedeli di fede musulmana, definiti “alleati nella difesa della vita umana e nell’affermazione dell’importanza sociale della religione”. “Le audaci iniziative di Papa Benedetto XVI - ha ribadito il porporato - sostengono la prosecuzione perseverante del dialogo con l’Islam”.

     
    Infine, lo sguardo dell’arcivescovo di Québec è andato a “coloro che non hanno mai sentito parlare della Parola di Dio”, soprattutto oggi che i nuovi mezzi di comunicazione aprono “il campo della missione a nuove iniziative d’evangelizzazione in uno spirito di autentica inculturazione”. “Il Sinodo - ha concluso - deve ascoltare, discernere ed incoraggiare i progetti di trasmissione delle Sacre Scritture in tutti questi nuovi linguaggi che aspettano di servire la Parola di Dio”.

     
    Successivamente, durante la conferenza stampa seguente la Relatio ante disceptationem, il cardinale Ouellet ha risposto così alle domande dei giornalisti, che si informavano su una probabile Enciclica del Santo Padre sull'interpretazione delle Sacre Scritture:

     
    "A riaffermare, insistere, sull'importanza della Parola di Dio nella vita della Chiesa ci sarà certamente l'Esortazione apostolica del Santo Padre. Ma che su questioni più fondamentali, come l'ispirazione, i rapporti tra i due Testamenti, un'Enciclica del Papa abbia un livello di autorità molto superiore al lavoro di una Commissione, anche Pontificia".

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo della diocesi di Dundo (Angola) il rev. José Manuel Imbamba, del clero di Lwena, segretario generale dell’Università Cattolica di Luanda e professore di filosofia nel Seminario Maggiore di Luanda. Il rev. José Manuel Imbamba è nato nella località di Boma, provincia di Moxico e diocesi di Lwena, il 7 gennaio 1965. Conclusi gli studi filosofici e teologici nel Seminario Maggiore di Luanda nel 1991, ha ricevuto l’ordinazione presbiterale il 29 dicembre dello stesso anno. È il primo sacerdote della diocesi di Lwena. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: parroco della Cattedrale di Lwena e delegato diocesano Caritas (1992-1995); studente presso la Facoltà di Filosofia alla Pontificia Università Urbaniana in Roma (1995-1999); vicario generale di Lwena e direttore del segretariato diocesano di pastorale e docente di Filosofia all’Istituto Medio Normale di Educazione (IMNE) e di lingua portoghese all’Istituto Medio di sanità (IMS) (1999-2000). Dal 2001 è segretario generale dell’Università Cattolica di Luanda e professore di Filosofia nel Seminario Maggiore di Luanda.

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    Il Papa dà il via alla maratona biblica promossa dalla RAI nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

    ◊   In occasione del Sinodo dei Vescovi e in coincidenza con l’Anno Paolino, la Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme sta ospitando “La Bibbia giorno e notte”, l’iniziativa di lettura biblica integrale e continuata, che si concluderà sabato prossimo. E' stato lo stesso Pontefice ad avviare la proclamazione del testo sacro. Benedetto XVI all’Angelus di ieri ha sottolineato: “Questo evento ben si affianca al Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio. Essa potrà così entrare nelle case, per accompagnarsi alla vita delle famiglie e delle singole persone: un seme che, se ben accolto, non mancherà di portare frutti abbandonanti”. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe, deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: “Sia la luce e la luce fu”…
     
    Con la lettura del primo capito della Genesi da parte di Benedetto XVI è iniziata ieri sera la maratona biblica curata dalla Rai. Circa 1200 le persone da 54 Paesi impegnate nella lettura integrale dei 73 libri canonici del Vecchio e Nuovo Testamento: cattolici, appartenenti ad altre confessioni cristiane, ebrei e musulmani. Tra i protagonisti della prima giornata, che hanno letto la Bibbia dopo il Pontefice, il vescovo ortodosso Ilarion, il pastore evangelico Domenico Maselli, l’attore Roberto Benigni, poi un’intera famiglia ha proseguito la lettura della Genesi. E ancora, il direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian, e quello del Sole 24 Ore Ferruccio De Bortoli, i cardinali Scherer, Kasper e Cordero Lanza di Montezemolo, il senatore Giulio Andreotti, l’ambasciatore israeliano in Italia, ma soprattutto la gente comune, religiosi e laici, che hanno voluto dare il loro contributo alla diffusione del testo sacro. Un impasto di voci, di tonalità e di interpretazioni generalmente in lingua italiana, ma vi sono alcuni brani in ebraico e in arabo, mentre il prologo del Vangelo di Giovanni sarà declamato nell’originale greco dall’arcivescovo ortodosso d’Italia, il metropolita Gennadios Zervos. La lettura viene intervallata da brani di musica sacra, diretti da mons. Marco Frisina e da Leonardo De Amicis.

     
    (musica Andrea Bocelli)

     
    Il primo intermezzo, il Lodate Dio di Bach, affidato al tenore Andrea Bocelli. La conclusione, sabato prossimo, con il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, che leggerà il 22.mo capitolo dell’Apocalisse.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La Bibbia nel cuore: in prima pagina, un editoriale del direttore sul Sinodo dei Vescovi, apertosi ieri.

    Nell'informazione religiosa, i lavori sinodali.

    In evidenza, nell'informazione internazionale, la crisi finanziaria: il piano Paulson non basta, borse a picco in Asia e in Europa.

    Vicino Oriente: il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, deciso a proseguire il negoziato con i palestinesi; nello stesso tempo il ministro della Difesa, Ehud Barak, chiede a Mosca di non vendere armi a Teheran per non alterare gli equilibri nella regione.

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    Oggi in Primo Piano



    Il silenzio del mondo sulle persecuzioni anticristiane in India: intervista con padre Cervellera

    ◊   In India il dramma dei cristiani non si attenua: in migliaia continuano a cercare rifugio dalle violenze nelle foreste mentre il mondo sta a guardare. Sulla situazione nel Paese asiatico ascoltiamo il direttore di AsiaNews padre Bernardo Cervellera, al microfono di Sergio Centofanti.
     
    R. – La situazione in India è tragica: ogni giorno avvengono assassinii ed uccisioni di persone costringendole a cambiare religione, cioè a lasciare il cristianesimo per tornare all'induismo sotto la minaccia delle armi. Ci sono già molti martiri che hanno proprio rifiutato di cambiare religione e sono stati uccisi. Poi ci sono tantissimi sfollati, persone fuggitive che hanno avuto la loro casa distrutta e che vivono nelle foreste dell’Orissa, con le malattie, senza cibo, senza cure: ci sono almeno 30 mila persone. E poi ci sono persone nei campi di rifugio governativi ma dove però vengono, anche lì, attaccati dai radicali indù. Quindi la situazione è veramente molto tragica e in più c’è quasi un’ironia malvagia in tutto questo perché i radicali indù hanno cominciato questo pogrom contro i cristiani, dicendo che i cristiani erano responsabili di aver ucciso un loro leader. Invece, proprio in questi giorni, da parte del leader maoista dell’Orissa, è venuta fuori la dichiarazione esplicita che sono stati loro ad ammazzarlo, rivendicando appunto l’uccisione di questo leader. Quindi, tutta questa carneficina, tutto questo sacrificio, è totalmente ingiusto.

     
    D. – Sabato scorso, durante la beatificazione di don Francesco Bonifacio, mons. Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha denunciato l’indifferenza del mondo di fronte alle persecuzioni anticristiane: “Si fanno campagne per la protezione degli animali, ha detto, ma nessuna campagna è stata fatta in difesa dei cristiani perseguitati”. Perché non si fa nulla?

     
    R. – Io penso che anzitutto c’è da dire che l’India spesso, il governo indiano - sia quello locale, sia quello internazionale, sia quello centrale – ha fatto poco perché ha dei motivi politici per non muoversi troppo perché si avvicinano le elezioni e quindi non si vogliono perdere i voti del mondo indù, e quindi lasciano pure che vengano ammazzati dei cristiani. Poi c’è soprattutto un’indifferenza da parte del resto della comunità internazionale, dell’Occidente in particolare. Il problema è che, molto spesso, queste violenze contro i cristiani, sono considerate delle cose molto secondarie. Cioè, la libertà religiosa e quindi la vita dei cristiani, è considerata una cosa molto secondaria rispetto al mercato, rispetto alla politica. Questo è quindi il problema. In realtà succede che, siccome si sta eliminando Dio dall’Occidente, allora si pensa che anche se ci sono queste comunità religiose che vengono massacrate non è importante perché il mondo invece è fatto soltanto dal potere dei soldi e dell’economia.

     
    D. – Cosa possono fare i cristiani nel mondo?

     
    R. – I cristiani anzitutto, come dice la Lettera agli Ebrei, devono portare, devono condividere le catene di coloro che sono imprigionati e quindi, devono condividere, in qualche modo, la vita e la sorte di questi cristiani, pregando, aiutando, sostenendo ma anche dibattendo, parlando. Perché il problema è questo: come diceva Giovanni Paolo II, la libertà religiosa è una cartina di tornasole per tutti gli altri diritti umani. Se non c’è la libertà religiosa, prima o poi non ci sarà né la libertà di mercato, né la libertà di commercio, né una fraternità e solidarietà nel mondo, di cui oggi, con questa crisi internazionale, avremmo tantissimo bisogno.

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    Borse a picco. Vacilla il sistema bancario: i governi cercano di reagire

    ◊   E’ panico sui mercati finanziari. E questo nonostante la Germania abbia comunicato che garantirà i depositi in banca dei correntisti. Sulla stessa linea i governi britannico e italiano i quali hanno assicurato che non lasceranno da soli i risparmiatori. Tutte le borse comunque sono in pesante flessione e tra le peggiori c’è Milano che attualmente perde circa il 5.7%. E in queste ore è in atto una consultazione tra i leader europei per mettere a punto una dichiarazione di sostegno ai mercati finanziari. Alessandro Guarasci:

    Borse mondiali sulle montagne russe. Il tracollo è iniziato questa mattina con Tokyo che ha chiuso a – 4.25%. A ruota sono venute tutte le europee. Milano perde quasi il 6%, Londra il 3.40%, Parigi il 3.10%. Drammatica la situazione a Mosca, dove le contrattazioni sono state bloccate in seguito a un calo dei listini del 15%. A pesare la crisi di Hypo Real Estate alla Borsa di Francoforte, il colosso dei mutui tedesco, salvato in queste ore dal governo di Berlino con una mossa varata dal cancelliere Angela Merkel da 50 miliardi di euro. Altri 35 miliardi arriveranno dalla banca centrale tedesca. In Italia preoccupa la situazione di Unicredit, che in apertura ha perso anche il 13%. Insomma il piano di salvataggio messo in campo da alcuni governi, tra cui appunto quello tedesco, e in precedenza quello belga, non sembra funzionare. L’economista ed esperto di mercati Angelo Baglioni:

     
    R. – Mi sembra che ci sia un problema di mancanza di una linea molto decisa, ferma e unica da parte dei governi. Quindi, una qualche confusione nella gestione della crisi. E poi c’è un problema di informazione, forse ancora più grave. In questo momento, credo che il maggiore timore sui mercati sia la mancanza di informazione, non sapere che cosa sta succedendo, non sapere che cosa si nasconde nei bilanci delle banche, il timore di avere da un giorno all’altro la sorpresa di una grande banca, che può dichiarare di non essere più in condizioni di solvibilità o di liquidità.

     
    D. – E questo genera panico?

     
    R. – La cosa peggiore per i mercati finanziari è l’incertezza, non il rischio. Il rischio è qualcosa che si può gestire e calcolare in qualche modo, cui si può far fronte, ma nell’incertezza non si hanno le informazioni su quali siano i rischi cui si va incontro.

     
    D. – Un po’ tutti dicono che non è però come il '29. Lei ne è convinto?

     
    R. – L’economia reale, al momento, non dà segni di crisi come fu la crisi degli anni ’30. In più, gli strumenti di politica monetaria, di conoscenza dei mercati e degli strumenti per agire sui mercati, sono sicuramente più avanzati di allora.

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    Cordoglio nel mondo giuridico e politico in Italia per la scomparsa di Leopoldo Elia

    ◊   Lutto in Italia per la morte ieri sera del prof. Leopoldo Elia, presidente emerito della Corte Costituzionale. Illustre giurista, il prof Elia, 82 anni, originario di Fano nelle Marche, aveva dedicato gran parte della sua vita al diritto costituzionale; autore di numerosi saggi e docente nelle Università di Urbino, Ferrara, Torino e Roma; dall’’81 all’’85 presidente della Consulta; stretto collaborato di Aldo Moro, nell’’86 aveva abbracciato l’attività politica nelle file della Democrazia Cristiana, poi nel Partito Popolare e nella Margherita; parlamentare per quasi 20 anni fino al 2006. Ascoltiamo il ricordo del prof. Francesco Paolo Casavola, suo compagno di liceo, carriere parallele, anch’egli presidente emerito della Consulta, oggi alla guida dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. L’intervista di Roberta Gisotti.

     
    D. – “Cattolico democratico fedele all’ordinamento repubblicano”, così si definiva il professore Elia che aveva speso grandi energie in Parlamento, fortemente preoccupato, negli ultimi anni, da possibili derive costituzionali. Professor Casavola, che cosa paventava?
     R. – Essendo stato con lui dentro ai gruppi che si ispiravano al cattolicesimo democratico, soprattutto attorno a Pietro Scoppola, eravamo preoccupati di un mutamento della forma di governo, perché quella voluta dai costituenti è la forma di governo parlamentare, mentre la forma di governo che tendesse ad accentuare il presidenzialismo ci avrebbe portato fuori dall’alveo della tradizione che noi riconoscevamo più adeguata alla storia del nostro Paese. Si temeva, appunto, da un lato, una riforma della Costituzione in senso presidenzialista e in senso autoritario dunque, e dall’altro, il fatto che nella crisi del pluralismo partitico che aveva caratterizzato i decenni ’80 e ’90 si potesse arrivare ad un bipolarismo intransigente in grado di giustificare una dittatura della maggioranza. Però, Leopoldo era anche uomo non solo di preoccupazioni, era anche un uomo che cercava soluzioni, cercava di non andare allo scontro con traguardi che potessero apparire inevitabili. Ogni ostacolo sulla via di raddrizzamento del corso della nostra vita democratica gli sembrava superabile e spendeva molte, molte delle sue energie intellettuali e del suo impegno pubblico per evitarli.
     
    D. – Al di là delle contingenze politiche, quale eredità raccogliere dal professor Elia?

     R. – Innanzitutto, l’attenzione per lo stretto rapporto tra sistema politico e sistema costituzionale scritto, codificato. Aveva una grande attenzione per gli eventi politici e per i loro protagonisti. Questo lo portava a comprendere anche in termini comparativistici quello che accadeva negli altri Paesi del mondo e in altri Paesi d’Europa, e in Francia in modo particolare.
     
    D. - Quindi era un esponente del mondo del diritto che è sempre in dialogo con il mondo politico?

     R. – Sempre, costantemente. Per lui questa era una premessa di ordine metodologico, che ha sempre avuto un grande ruolo nella sua formazione intellettuale e nella sua opera di intellettuale.

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    Chiesa e Società



    Premio Nobel per la Medicina a Montagnier e Barrè-Sinoussi per la scoperta del virus HIV, ad Hausen per le ricerche sul cancro

    ◊   Quest’anno il premio Nobel in fisiologia o medicina viene attribuito a Stoccolma per la scoperta di due virus che provocano gravi malattie nell’essere umano. Metà del premio Nobel va al 72.enne tedesco Harald zur Hausen, professore all’Università tedesca di Düsseldorf e già professor emerito del Centro di ricerca sul cancro di Heidelberg in Germania. L’altra metà del milione di euro del premio viene ripartito tra due francesi, il 61.enne Francois Barré-Sinoussi dell’Istituto Pasteur di Parigi ed il 76.enne Luc Montagnier, professore di virologia e direttore professore emerito della Fondazione mondiale per la ricerca e la prevenzione sull’Aids a Parigi. Il tedesco Harald zur Hausen negli anni ’70 andò contro le generali teorie di altri colleghi, per i quali il cancro del collo dell’utero era dovuto a tipi sconosciuti di papilloma virus umani hpv e sostenne che le cellule cancerogene non producevano particelle virali, ma che soltanto una parte del genoma hpv era integrata nel dna umano nel collo dell’utero. Le sue scoperte vennero confermate e ampliate portando a nuovi metodi per la lotta di questo cancro, che è secondo in ordine di gravità, tra quelli che colpiscono circa 500 mila donne nel mondo. I due francesi, Francois Barré-Sinoussi e Luc Montagnier isolarono nelle loro ricerche alcune cellule di linfonodi di pazienti che presentavano gonfiori da linfonodi caratteristici del primo stadio della immunodeficienza acquisita. Videro che virus isolati infettavano e distruggevano linfociti sia di donatori sani che malati e che reagivano ad anticorpi di pazienti infettati. Il nuovo retrovirus scoperto, ora noto come Hiv, ossia virus da immunodeficienza umana, non produceva una crescita incontrollata. Nel 1984, Sinoussi e Montagnier riuscirono ad isolare un nuovo retrovirus umano, un lentivirus, da individui infettati per via sessuale, emofiliaci, da trasmissione del virus da madre a figli e da pazienti soggetti a trasfusione di sangue. Poco tempo dopo la scoperta del virus, molti ricercatori contribuirono alle definitive dimostrazioni che l’Hiv era la causa dell’Aids, la sindrome di immunodeficienza acquisita umana. Il virus era stato probabilmente trasmesso agli esseri umani dagli scimpanzé in Africa Occidentale all’inizio del XX secolo, ma è tuttora non chiaro perché l’epidemia si diffuse così drammaticamente negli anni ’70. Terapie antiretrovirali hanno avuto successo e fanno sperare oggi in un maggior tasso di guarigioni. (Da Stoccolma: Vincenzo Lanza)

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    Allarme della Croce Rossa: la popolazione del nord Afghanistan a rischio siccità

    ◊   Oltre duecentomila persone potrebbero essere costrette ad abbandonare le loro case quest'inverno nel nord dell'Afghanistan, a causa della siccità, dell'insicurezza e dell'aumento dei prezzi dei beni alimentari, ha ammonito oggi a Ginevra il Comitato internazionale della Croce Rossa. L'organizzazione collabora con la società della Mezzaluna afgana per rispondere ai bisogni di 280 mila persone in otto distretti delle province di Kunduz, Balkh, Faryab et Badghis, nel nord e nel nord-ovest del Paese. È prevista la distribuzione di 5.000 tonnellate di viveri. La prima distribuzione è in programma prima dell'inizio dell'inverno, la seconda all'inizio del 2009. (V.V.)

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    Iraq: la Chiesa caldea preoccupata per la legge elettorale sulle minoranze

    ◊   “Ci aspettavamo la revoca della sua cancellazione non una sua revisione. Siamo molto preoccupati”. A parlare è mons. Shlemon Warduni, vicario patriarcale di Baghdad, che non usa mezzi termini per ribadire tutta la contrarietà della Chiesa caldea all’abolizione dell’art. 50 della legge elettorale dei Consigli provinciali che di fatto priva la minoranza cristiana di 13 seggi. Per parlare di questa situazione, rivela Warduni, “oggi nella chiesa di San Giuseppe prima, e poi nella sede di un’associazione caldea, avrò un incontro con rappresentanti musulmani. È necessario parlare per far aumentare la consapevolezza di tutti sulla negazione dei nostri diritti”. Ma la solidarietà alla minoranza cristiana è arrivata anche da rappresentanti di organizzazioni politiche e religiose arabe, curde, turkmene, sunnite e sciite, che hanno visitato il vescovado caldeo Kirkuk. A riferirlo al Sir è lo stesso arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako: “tutta la delegazione – afferma – ha espresso la ferma convinzione che i cristiani sono una presenza fondamentale nel Paese elogiandone cultura e civiltà. Non è possibile, quindi, che siano emarginati dalla vita politica ed esclusi dal mosaico che compone l’amato Iraq”. Da parte sua mons. Sako ha ringraziato per la visita ed espresso “un sincero ringraziamento e il vivo apprezzamento per la solidarietà mostrata” dalla delegazione ribadendo che “questo è un momento importante per cristiani iracheni ai quali si chiede di restare uniti”. (V.V.)

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    Vietnam: i vescovi annunciano "una via di dialogo" con il governo

    ◊   “Il cammino del dialogo è stato aperto”: è il giudizio che i vescovi del Vietnam esprimono sull’incontro con il primo ministro Nguyen Tan Dung, avvenuto il primo ottobre, in una lettera a firma del presidente della Conferenza episcopale, mons. Pierre Nguyên Van Nhon. Il messaggio, che porta la data del 3 ottobre, è indirizzato ai fedeli e parla di “clima di ascolto attento e di scambio franco e diretto” nell’incontro con il premier, nel corso del quale si è parlato della politica governativa verso le religioni, ed in particolare i cattolici, e delle vicende riguardanti la ex delegazione apostolica, la parrocchia di Thai Ha e l’arcivescovo di Hanoi, mons. mons. Joseph Ngo Quang Kiet. L’incontro, si legge nel messaggio ripreso dall'agenzia AsiaNews, ha permesso di riaprire il dialogo, “dopo un periodo nel quale si pensava di essere in un vicolo cieco”. I vescovi non si nascondono che “il cammino del dialogo alla ricerca della verità, della giustizia e del duraturo interesse del Paese è ancora lungo. Esso sarà seminato di difficoltà, di ostacoli. Esigerà saggezza e perseveranza”. Per questo essi chiedono ai cattolici “di unirsi a noi nella preghiera sia personale che comune all’interno delle comunità parrocchiali e religiose, in spirito di comunione, di amore e di concordia”. “Quando tutti avranno preso la verità, la giustizia ed il bene comune come luce per schiarire la strada e come criterio di scelta – conclude il messaggio dei vescovi - potremo allora superare le difficoltà e gli ostacoli incontrati nel corso della costruzione della nostra patria e dello sviluppo del nostro amato Paese”. Nonostante quanto auspicato dai vescovi vietnamiti, continua intanto la politica di intimidazione e violenza con la quale le autorità sembrano voler risolvere le questioni territoriali. Presa di mira questa volta la piccola parrocchia di Mạc Thượng, a Thiên Lý, distretto di Lý Nhân, che rivendica il terreno della chiesa: 26mila metri quadrati, la maggior parte dei quali le autorità avevano preso dopo la morte del precedente parroco, padre De, 60 anni prima, e le avevano date a privati. (R.P.)

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    La Chiesa cattolica filippina chiede ai laici di agire per combattere la corruzione

    ◊    
    "I cattolici devono agire in prima persona per sradicare la cultura della corruzione dilagante nel Paese, in particolare nella pubblica amministrazione e negli ambienti di governo dove essa ha raggiunto un livello ormai istituzionalizzato”. Il monito è stato lanciato la scorsa settimana durante un congresso del Consiglio dei laici filippini tenuto a Iloilo, nel sud del Paese, al quale hanno partecipato circa 500 persone in rappresentanza di 86 diverse diocesi. Mons. Angel Lagdameo, arcivescovo di Jaro e presidente della Conferenza episcopale filippina (CBCP) ribadisce, in una dichiarazione ad AsiaNews che “il sistema diffuso di corruzione è uno dei peggiori mali che affligge oggi il Paese”. Tanto che, secondo uno studio della Banca Mondiale, le Filippine sono la nazione “con il più alto indice di corruzione” in tutto il sud-est asiatico. Secondo il vescovo di Antipolo, mons. Gabriel V. Reyes, presidente della Commissione episcopale dei laici, i cattolici possono svolgere un ruolo “essenziale” per ridurre al minimo o sradicare la corruzione, grazie anche ad una “formazione spirituale” che si basa su valori di “integrità e moralità”, tanto nella sfera privata quanto nella vita pubblica. Il Consiglio dei laici ha infine garantito il sostegno a Eddie Panlilio, ex prete e attuale governatore di Pampanga, contro quanti lo vorrebbero rimuovere dall’incarico per la sua lotta a favore della “moralità”, “integrità” e “onestà” negli affari di governo. Egli è stato insignito dal premio “Filippino dell’anno” per il 2007 dal quotidiano Inquirer ed è vittima di un fuoco incrociato dei suoi oppositori, che vorrebbero estrometterlo dalla vita politica per la sua battaglia contro la corruzione. (V.V.)

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    Per i vescovi coreani è urgente proclamare il Vangelo in Asia

    ◊   “Urge rinvigorire gli sforzi per l’unità e l’armonia di tutti i cristiani, seguendo la passione, la fede e l’amore di san Paolo”: così si legge nel messaggio diffuso dalla Commissione per l’evangelizzazione della Conferenza episcopale della Corea, in occasione dell’Ottobre missionario. Nel messaggio ripreso dall'agenzia Sir, è affrontato il tema della missione della Chiesa di Corea in Asia: “In confronto al passato, le chiese sono divenute più grandi e il numero dei fedeli è aumentato: questo è un grande dono e una grande benedizione che il Signore ha concesso alla Chiesa in Corea. In questo mondo, specialmente in Asia, dobbiamo domandarci: chi sono i nostri vicini poveri, che ci chiedono aiuto? Cosa il Signore vuole da noi oggi?”. La risposta è che “il benessere e la benedizione che Dio ci ha dato non sono solo per la salvezza e la felicità dei coreani. Sono benedizioni divine che la Chiesa coreana deve usare per il bene comune del mondo, specialmente per il bene comune in Asia. Possiamo rafforzare lo spirito missionario localmente solo se ci impegniamo per le missioni estere”. “In occasione dell’Anno paolino – si conclude il messaggio - l’urgenza di proclamare il Vangelo al mondo si rinnova e si fa più presente. Dobbiamo mettere nei nostri cuori e nelle nostre menti la passione per la missione, specialmente in Asia”. (R.P.)

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    Cina: una scuola statale ampliata con le offerte dei fedeli

    ◊   Una scuola elementare statale di Mei Zhou, provincia di Guang Dong, si è arricchita di un nuovo piccolo edificio con 4 aule. La nuova casa è stata intitolata a San Vincenzo de' Paoli. La scuola ospita in tutto 400 alunni, un terzo dei quali soltanto sono cattolici. La benedizione del nuovo edificio - costruito grazie ai contributi di fedeli cinesi soprattutto dall’estero - è stata fatta dal vescovo locale, mons. Liao Hong Qing, che è stato anche alunno della stessa scuola, nei primi anni Settanta. “Abbiamo offerto 39.800 dollari e collaborato con la diocesi di Mei Zhou e con le autorità locali - ha detto il responsabile della Società di San Vincenzo de Paoli di Hong Kong, presente alla cerimonia - . Adesso stiamo valutando la costruzione di un edificio scolastico nelle zone terremotate del Si Chuan”. I religiosi della San Vincenzo de Paoli gestiscono anche parecchi centri di accoglienza per i lebbrosi. L’attuale diocesi di Mei Zhou era una missione dei sacerdoti delle Missioni Estere di Parigi. Era stata istituita Prefettura apostolica di Jia Ying nel 1929, poì Vicariato apostolico di Jia Yin nel 1935, ed elevata a diocesi nel 1946, l’anno della istituzione della gerarchia in Cina, con il primo vescovo, mons. Francis-Xavier Ford. E’ divenuta diocesi di Mei Zhou nel 1981. In questa diocesi si trova Ho Hau, il paese di origine del primo cardinale cinese, Giovanni Battista Wu Cheng-Chung (1925-2002). Oggi la diocesi conta circa 40 mila fedeli, 8 sacerdoti, 42 tra parrocchie e stazioni missionarie. Inoltre le 6 religiose della Congregazione diocesana delle Suore Missionarie della Santa Madre sono molto attive nella vita pastorale e missionaria. (A.M.)

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    Il rettore della cattedrale di Città del Messico chiama a lottare contro la corruzione

    ◊   “I cattolici sono chiamati sempre a lottare contro ogni forma di corruzione e impunità nonché contro ogni menzogna”. Così, ieri, il rettore della cattedrale di Città del Messico, Rubén Ávila Enriquez, durante la Santa Messa presieduta al posto dell’arcivescovo cardinale Norberto Rivera Carrera colpito da un grave lutto: la morte della sua anziana madre, la signora Soledad Carrera de Rivera. Ricordando che la “corruzione esiste certamente in alcune parti delle istituzioni e tra membri delle nostre autorità”, padre Ávila Enriquez sottolinea che tale realtà, “purtroppo è finita per infiltrare l’intero sistema messicano, sia tra i piccoli commercianti sia tra i grandi. È molto triste che le ambizioni di potere e di denaro - ha aggiunto - distruggano le persone e loro coscienze, ma è altrettanto doloroso costatare che le persone vengono manovrate quasi come pupazzi, che si faccia ricorso all’omicidio e alla corruzione delle coscienze con il denaro”. Il mondo cattolico e tutti i messicani onesti e di buona volontà, cioè la stragrande maggioranza della Nazione, provano “ripugnanza” di fronte al dilagare della corruzione e dell’impunità e perciò padre Rubén Ávila Enriquez, rifacendosi a documenti dell’Episcopato, ha ribadito la richiesta al governo del Presidente Felipe Calderón Hinojosa di un’azione più efficace, oltre a quanto sta facendo già oggi, per contrastare e mettere fine a questi fenomeni, e soprattutto per “punire i colpevoli”. “Che la situazione oramai sia molto seria - ha spiegato il rettore della cattedrale della capitale messicana - lo dimostra il fatto che, in ogni settore sociale, se ne parla con indignazione e a volte morbosità”. Ormai è sulla bocca di tutti che “i politici sono corrotti, che esistono mafie e organizzazioni dedite al vizio e alla droga, pornografia, prostituzione, evasione fiscale, discriminazioni e sfruttamento dei bisognosi”, ha precisato il rettore. “È dovere di ogni buon cittadino e di ogni cattolico, contrastare questo clima di corruzione e d’impunità e tutti sono chiamati ad esercitare la denuncia e il rifiuto. È questo modo di pensare che ha portato al sostegno, da parte dell’episcopato messicano, a migliaia di cittadini che hanno marciato per le strade del Paese per chiedere al governo la fine di tutto questo”. “Non va dimenticato, ha concluso, che la menzogna non ha scuse e dunque, ora più che mai, occorre dire e difendere la verità”. (A cura di Luis Badilla)

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    Australia: migliaia di fedeli in marcia per la vita, contro la legge sull’aborto

    ◊   Migliaia di fedeli cattolici, di cristiani di altre confessioni, di persone appartenenti a movimenti e associazioni della società civile hanno marciato ieri, per le vie di Melbourne, partecipando alla “Giornata di Preghiera per la Vita” indetta dalla Chiesa locale per dire “no” alla nuova legge sull’aborto che sarà discussa domani, dal Parlamento dello stato di Vittoria (Australia meridionale). Il provvedimento permette l’interruzione volontaria di gravidanza entro le prime 24 settimane di gestazione. I cristiani di numerose Chiese - riferisce l'agenzia Fides - hanno vissuto un solenne momento di preghiera all’interno della cattedrale di San Patrizio, guidato dall’arcivescovo di Melbourne, mons. Denis Hart, che ha sottolineato: “Siamo tutti fratelli e sorelle e tutti comprendiamo e stimiamo il grande dono della vita. Vogliamo testimoniare il valore unico di ogni vita umana, senza distinzioni, dal concepimento fino alla morte naturale”. I fedeli hanno pregato soprattutto per tutte le madri, per tutti i bambini non nati, vittime della manipolazione umana, e per tutti i bimbi che devono ancora venire alla luce, sottolineando che le comunità cristiane sono pronte a mettere in campo tutte le loro risorse ed energie, per aiutare e sostenere concretamente le donne che hanno difficoltà, di qualsiasi natura, psicologica o economica, per portare avanti una gravidanza. L’arcivescovo ha anche sottolineato che la riforma del sistema non potrà in alcun modo costringere le strutture ospedaliere cattoliche a operare aborti, che la dottrina cristiana considera omicidi: una legge del genere, hanno affermato i presenti, sarebbe “moralmente ripugnante”. La legge, nota la Chiesa, deve in ogni modo prevedere una possibile “obiezione di coscienza” di medici che non intendono praticare l’aborto. Dopo la celebrazione nella cattedrale, i fedeli hanno sfilato per le vie della città e al corteo si sono uniti numerose altre persone che, al di là della posizione religiosa, condividono l’idea di rispetto assoluto per la vita umana. (R.P.)

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    Croazia: negli ultimi anni in calo il numero di aborti e in aumento quello delle famiglie numerose

    ◊   In un Europa in cui c'è un aborto ogni 28 secondi e un divorzio ogni 30, la Croazia va in totale controtendenza. Il Paese balcanico, infatti, dal 1985 al 2005 ha visto diminuire il numero degli aborti del 91,1% ed è l'unico Stato europeo in cui cresce il numero delle famiglie con almeno tre figli. A spiegare "l'eccezione Croazia" è stato Andrea Mazzi, membro dell'Associazione "Comunità Papa Giovanni XXIII" attivo nel servizio "maternità difficile". In un'intervista all’agenzia Zenit, Mazzi ha dichiarato che "è interessante notare anche che in Croazia il numero delle persone con Hiv è estremamente basso (circa 500), uno dei più bassi in Europa". Mazzi è convinto che una delle ragioni che potrebbero spiegare "l'anomalia Croata" è "la fede cattolica e la devozione, in particolare a Maria", che sono molto diffuse nel Paese. È opinione condivisa che con la fine del comunismo la Chiesa abbia potuto assumere un ruolo pubblico che prima le era negato e incrementare fortemente la sua opera di larga educazione nella società. L'identità cattolica, che è stata fortemente attaccata - soprattutto dai serbi - durante la guerra (1991-1995), è inoltre diventata uno dei simboli e degli elementi di coesione del Paese, e attira sempre più persone. (V.V.)

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    Settimana della Famiglia in Uruguay

    ◊   La Conferenza Episcopale dell’Uruguay sta celebrando da ieri, la Settimana della Famiglia 2008 sul tema: “La mia famiglia: posto di incontro”. La Commissione Nazionale di Pastorale Familiare, congiuntamente con la Vicaria per la catechesi dell’arcidiocesi di Montevideo, ha presentato alcune schede di lavoro perché servano come strumento di incontro tra i componenti dei diversi ambiti familiari. Queste schede, insieme ad altri materiali per la celebrazione, si possono trovare in un nuovo sito recentemente inaugurato dalla Conferenza Episcopale dell’Uruguay. L’iniziativa, che proseguirà fino al 12 ottobre, “intende favorire i momenti di incontro familiare, di vita spirituale comunitaria nella preghiera quotidiana familiare, le opere di carità e, mediante l’utilizzo di alcuni sussidi, l’annuncio convinto e gioioso della Buona Novella della famiglia”, spiegano gli organizzatori. Inoltre, di fronte alle attuali minacce nei confronti del matrimonio e della famiglia, la recrudescenza di diverse situazioni di rottura familiare, l’ingiustizia sociale e perfino la violenza intrafamiliare, gli organizzatori considerano questa Settimana della Famiglia, come “una magnifica opportunità per rivalutare la nostra propria famiglia quale posto di incontro con il Signore Risorto. È in Lui che troviamo l’Amore e la Vita feconda per tutte le persone e le famiglie del nostro Paese”. (R.P.)

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    Anche il Cile celebra la Settimana della Famiglia

    ◊   Da ieri al 12 ottobre si tiene in Cile la Settimana della Famiglia, organizzata dalla Commissione nazionale di pastorale familiare della Conferenza episcopale del Cile, che ha anche preparato una serie di sussidi per contribuire alla crescita familiare ed offrire suggerimenti su come celebrare la Settimana. Mons. Bernardo Bastres Florence, presidente della stessa Commissione, nella sua lettera di saluto alle famiglie, auspica che “ogni famiglia possa destinare un tempo privilegiato per l'incontro e il dialogo familiare, a partire dai temi proposti e, contemporaneamente, si trasformi in un incontro privilegiato con Cristo”. Nell’ambito delle attività che si realizzeranno durante la celebrazione della Settimana della famiglia a Santiago del Cile - riferisce l'agenzia Sir - l’8 ottobre si terrà il Congresso sul tema “Affinché la famiglia, in Lui abbia vita” e, l’11 ottobre, la “Marcia per la vita e la famiglia”, che culminerà con una messa presieduta dall'arcivescovo di Santiago, card. Francisco Javier Errázuriz, nel santuario nazionale di Maipú. Anche nella diocesi di Osorno si realizzerà una “Marcia per la vita e la famiglia", sempre l’11 ottobre, che partirà dalle parrocchie e dalle scuole fino alla cattedrale di San Matteo, dove sarà celebrata una messa a livello diocesano. (R.P.)

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    Il cardinale Lozano Barragan ai medici cattolici europei: no all’ingegneria sociale dove l’uomo perde dignità

    ◊   I medici cattolici devono essere “punta di lancia” nella battaglia contro le ideologie proposte da alcuni organismi internazionali, che mirano a imporre un’ingegneria sociale dove l’uomo perde la sua identità di persona. È questa l’esortazione del cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, ha rivolto nei giorni scorsi da Danzica, in Polonia, all’XI congresso della Federazione europea della associazioni dei medici cattolici sul tema “La legge naturale e la legge statutaria nella medicina europea d’oggi”. Il porporato ha inaugurato i lavori celebrando la messa nella cattedrale, affermando all’omelia che “la missione del medico oggi inevitabilmente esige di dare risposte alle urgenti questioni etiche e morali. Chiediamo allo Spirito Santo che ci illumini per trovare le risposte adeguate”. Ai lavori congressuali, svoltisi presso l’Accademia medica della città polacca, hanno preso parte trecento medici. A conclusione del seminario i partecipanti hanno approvato una dichiarazione relativa al codice etico del medico cattolico. (V.V.)

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    Congo: inchiesta della Chiesa locale sulle povertà nel Paese

    ◊   In Congo-Brazzaville la Chiesa locale ha promosso una indagine sulla povertà nel Paese, che è uno dei maggiore esportatori di petrolio in Africa. Da questa inchiesta, presentata nei giorni scorsi, risulta che le difficoltà maggiori che le persone povere incontrano, riguardano l'accesso all'acqua potabile, all'elettricità e ad un lavoro stabile. L'inchiesta ripresa dall'agenzia Fides, ha stabilito che oltre il 58% dei poveri, vivono uno o più giorni alla settimana senza un pasto; il 91% conserva l'acqua in bidoni e quelli che vivono in zone rurali sono costretti a percorrere fino a 8 chilometri per procurarsi l'acqua potabile; in caso di malattia o di incidente i poveri non hanno i mezzi per curarsi; la dipendenza da parenti e da amici genera un sentimento di solitudine e di esclusione. “I risultati dell'inchiesta sulla povertà sono il segno degli sforzi di lucidità evangelica che la Chiesa intende effettuare per essere sempre più fedele alla sua missione evangelizzatrice, che implica di annunciare e attualizzare il Vangelo nel cuore della rete complessa delle relazioni sociali”. Lo ha detto mons. Lous Portella-Mbuyu, vescovo di Kinkala e Presidente della Conferenza episcopale del Congo, presentando le conclusioni dell’inchiesta. Alla sua realizzazione hanno contribuito Caritas-Congo, la Commissione episcopale per la Giustizia e la Pace, e alcuni partner stranieri, tra cui Caritas-Francia, Caritas Relief Service-Caritas USA, Misereor. Con questa indagine la Chiesa intende apportare un contributo al cosiddetto Processo Nazionale Strategico di Riduzione della Povertà. La ricerca è stata effettuata intervistando 80.728 congolesi, pari a 12.908 famiglie, di questi 30.082 (4.980 famiglie) sono tra i più poveri. Lo studio si è quindi focalizzato sulla situazione di queste persone. “La mancanza di lavoro è il fattore chiave dell'esclusione sociale. L'inquietudine è molto forte tra le giovani generazioni, perché l'avvenire non sembra promettere grandi aspettative” dice tra l’altro l’inchiesta. “Per noi, Chiesa e uomini di buona volontà – ha detto mons. Portella-Mbuvu - questo rapporto ci interpella. Dobbiamo rinnovare la nostra opzione preferenziale per i poveri e fare della lotta alla povertà un asse prioritario del nostro impegno pastorale”. (A.M.)

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    Togo: dopo le alluvioni, scuola gratuita per gli scolari

    ◊   Primo giorno del nuovo anno scolastico oggi per due milioni di bambini, tornati in classe in ritardo a causa delle inondazioni che hanno colpito il paese. Ad accoglierli la decisione presa dal governo in questi giorni, di introdurre la scuola gratuita per i bambini dai sei ai nove anni. Una decisione importante - sottolinea l'agenzia Misna - per un paese che ha subìto un drastico calo della scolarizzazione dal 1990 ad oggi, passando da un tasso del 95% al 73%. Le tasse scolastiche annue pagate dalle famiglie variano da 1500 cfa a 8000 secondo le regioni, e ne saranno esentati i bambini che potranno presentare un certificato di nascita che attesti la loro età, come spiegato dal ministro dell’Educazione primaria e secondaria Yves Nagou, ammettendo che questa procedura potrebbe comportare dei problemi. “Sappiamo che in alcune regioni i bambini non hanno certificati di nascita perché non sono stati iscritti all’anagrafe. Per risolvere il problema stiamo organizzando con i colleghi del ministero della Giustizia, delle commissioni che accertino l’età dei bambini ed emettano certificati nuovi” ha detto il ministro citato dal sito internet governativo ‘Republic of Togo’, aggiungendo che per il momento la scuola sarà gratuita solo per chi ha la documentazione. Nagou ha inoltre annunciato fondi per provvedere a materiale scolastico di base, inclusi i libri, che normalmente vengono pagati dalle famiglie. (R.P.)

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    Inghilterra: appello dei vescovi per porre fine alla povertà dei bambini

    ◊   Si intitola “Mantieni la promessa” l’evento organizzato ieri a Londra, da 120 gruppi di preghiera ed organizzazioni di carità. Scopo dell’iniziativa: ricordare al governo l’impegno di dimezzare la povertà infantile entro il 2010 e di eliminarla entro il 2020. All’iniziativa ha partecipato anche mons. John Hine, presidente della Commissione per la famiglia e il matrimonio della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles (CBCEW). “Potrebbe sembrare inopportuno – ha detto il presule - nel pieno della crisi finanziaria globale, sollevare il problema della povertà dei bambini. Ma in realtà esso diventa ora più importante che mai. Se la gestione del reddito familiare diventa sempre più difficile per la media delle famiglie, quanto diverrà impossibile per coloro che, quanto a reddito, sono in fondo alla classifica?”. “Possiamo stringere la cinghia per un determinato periodo – ha aggiunto mons. Hine - ma dobbiamo dare la priorità ai bambini”. Sulla stessa linea anche il card. Cormac Murphy-O’Connor, presidente della CBCEW: “Dobbiamo ricordare – ha detto – che la povertà esiste fra noi e che, seguendo l’esempio di Cristo, è nostro dovere prenderci cura del nostro prossimo. Così come cerchiamo di porre fine alla povertà nel mondo, così dovremmo tenere a mente il nostro impegno per eliminare la povertà infantile in Inghilterra”. (I.P.)

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    L’Alto Commissario ONU per i diritti umani evidenzia le difficoltà di milioni di detenuti nel mondo

    ◊   “Ogni giorno nel mondo, ci sono centinaia di uomini, donne e bambini costretti ingiustamente alla detenzione e spesso in condizioni inumane”. Queste le parole di Navanethem Pillay, da un mese nominata Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, durante la sua prima conferenza stampa. Pillay ha poi aggiunto che “il XXI secolo è il momento di prendere un’azione più decisa per ridurre l’invisibile ma diffusa violazione dei diritti umani”. Sebbene non esistano dati certi, l’Alto Commissario ha dichiarato che “il numero delle persone detenute ingiustamente o in maniere inappropriate nel mondo si aggira attorno al milione”. Le dichiarazioni di Pillay rafforzano l’iniziativa Dignità e Giustizia per i Detenuti, lanciata oggi. L’iniziativa è stata voluta per aumentare la pressione su Stati, parlamenti, tribunali e altre istituzioni per abolire o quanto meno ridurre la detenzione arbitraria e illegale. Dignità e Giustizia per i Detenuti inoltre intende garantire condizioni di reclusione in linea con gli standard internazionali. “Non siamo contro il sistema dei centri di detenzione; tuttavia essi devono essere riservati alle persone giudicate colpevoli in osservanza della legge e secondo gli standard di giustizia internazionale”. L’Alto commissario ha sottolineato come spesso tra le persone detenute illegalmente ci siano anche disabili, immigrati, rifugiati politici e sfollati, giornalisti, sostenitori dei diritti umani e attivisti politici. (V.V.)

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    Il cardinale Bertone incontra i Cavalieri di Colombo in pellegrinaggio a Roma

    ◊   Come ogni anno si rinnova il pellegrinaggio alla Santa Sede del Consiglio d’amministrazione dei Cavalieri di Colombo. Alla presenza del cavaliere supremo Carl Anderson e di cardinali, vescovi, sacerdoti, dirigenti e membri dell'ordine fraterno, il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone è intervenuto alla cena ufficiale in onore del Papa organizzata sabato scorso. “Il pellegrinaggio - ha spiegato il porporato secondo quanto riferisce "L'Osservatore Romano", si arricchisce quest'anno di un ulteriore significato spirituale poiché si colloca nel contesto dell'Anno Paolino, organizzato per il bimillenario della nascita dell'Apostolo delle Genti”. Il cardinale si è anche soffermato su temi come la fede di Benedetto XVI e il suo amore per Cristo, la sua dedizione al servizio della Chiesa e la costante attenzione alle problematiche della società. Il porporato ha infine auspicato la beatificazione del fondatore dell'associazione, padre Michael McGivney, che nel marzo scorso Benedetto XVI ha dichiarato venerabile. Circa un mese dopo il decreto di venerabilità, il 19 aprile, in occasione del suo viaggio apostolico negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha richiamato durante la nella Cattedrale di New York "le eccelse virtù" dell'esemplare sacerdote americano, "la cui visione e zelo apostolico hanno portato alla nascita di questa grande e attiva associazione". (V.V.)

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    Turchia: aumentano i pellegrinaggi dei cristiani per l'Anno Paolino

    ◊   Conferenze episcopali, chiese locali, movimenti associazioni ecclesiali in tutto il mondo stanno organizzando pellegrinaggi in Turchia, sulle orme di San Paolo: assistiamo a un autentico “boom” di viaggi di gruppo di fedeli dai cinque continenti, che vengono sui “luoghi Paolini” per gustare e vivere la spiritualità dell’Apostolo delle Genti e rafforzare la propria fede. E’ quanto l’Agenzia Fides apprende dalla Chiesa turca che registra, soprattutto a Tarso e Antiochia, un forte aumento di pellegrini, in un buon clima di accoglienza da parte della popolazione turca. Nel solo mese di settembre – informa la Chiesa locale – sono passati ad Antiochia e Tarso 31 gruppi di pellegrini e le prenotazioni sono in costante aumento, tanto che le strutture ricettive cristiane non bastano e sono stati coinvolti alberghi civili, tenuti perlopiù da musulmani. Come ha sottolineato Mons. Luigi Padovese, Vicario apostolico dell’Anatolia, “proprio l’appartenenza multiculturale di Paolo l’ha reso cittadino del mondo, facendo sì che il suo messaggio abbia ancor oggi una portata universale e parli a tutti gli uomini di tutti i continenti, di tutti i tempi e di tutte le religioni”, notando come questa universalità sia benvista dalla popolazione musulmana della Turchia. Il clima che si respira in questi primi mesi dell’Anno Paolino in Turchia è buono e la Chiesa turca sta cercando di viverlo come un’opportunità per vivere la fede cristiana, in comunione ecumenica e in dialogo con il mondo musulmano. Tarso e Antiochia sono, durante l’Anno Paolino, centri di irradiazione della spiritualità Paolina, luoghi di instancabili e continui pellegrinaggi che vedono un’ampia partecipazione di giovani. A Tarso resta aperta la questione della chiesa-museo dedicata a San Paolo: le autorità locali già in passato hanno consentito celebrazioni religiose all’interno della struttura, in passato chiesa, oggi trasformata in un museo. La Chiesa turca ha chiesto di poterla utilizzare stabilmente, nel corso dell’Anno Paolino, per celebrazioni liturgiche con i gruppi di pellegrini. (R.P.)

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    Cinque incontri sulle Lettere paoline dal 27 ottobre nella Basilica di San Paolo fuori le Mura

    ◊   Dedicato alla Lettera ai Romani, il prossimo 27 ottobre si svolgerà nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, alle ore 20,30, il primo dei “Cinque Incontri sulle Lettere Paoline” promossi dalla stessa basilica animatrice delle celebrazioni dell’Anno Paolino. Protagonisti dell’appuntamento, l’arcivescovo mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura che patrocina gli incontri, il cardinale vicario della diocesi di Roma Agostino Vallini, e il sindaco di Roma Gianni Alemanno, chiamati a testimoniare, spiegano i promotori al Sir, “l’attualità del messaggio dell’Apostolo ‘cittadino romano’”. A dare il benvenuto agli ospiti sarà l’arciprete della Basilica, cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. Il secondo dei cinque incontri, sempre nella Basilica paolina, è in programma il 24 novembre sulla “Prima Lettera ai Corinzi”, con un’esegesi del biblista Rinaldo Fabris sui carismi ed avrà come "testimoni" gli esponenti di alcuni dei principali movimenti ecclesiali: Comunione e Liberazione, Cammino neocatecumenale, Focolari, Comunità di Sant´Egidio. Gli altri tre appuntamenti si svolgeranno nel 2009: il 23 febbraio (Lettera agli Efesini) con Romano Penna; il 23 marzo (Lettere ai Filippesi) con Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose ed infine il 27 aprile (Lettere a Timoteo) con il pastore valdese Paolo Ricca. (V.V.)

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    A dicembre a Trento il primo forum cattolico-ortodosso sulla famiglia

    ◊   Cattolici e ortodossi insieme “per la difesa e la promozione dei valori cristiani”. Con questo spirito si terrà a Trento dall’11 al 14 dicembre il primo forum cattolico-ortodosso sul tema della famiglia. L’iniziativa, riportata dal Sir, è stata presentata alla Assemblea plenaria dei presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa visto che il CCEE si è assunto il compito di organizzare questo primo incontro. I partecipanti previsti sono 24: 12 delegati delle chiese ortodosse d’Europa e 12 cattolici. Per la parte cattolica, oltre ai rappresentanti delle Conferenze episcopali europee, hanno dato la loro adesione delegati della Congregazione per la dottrina della Fede, del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e della Pontificia Accademia della Vita. Da parte ortodossa, sono arrivare adesioni dai diversi patriarcati europei, da Mosca a Costantinopoli. “I recenti cambiamenti storici e culturali avvenuti in Europa – si è detto alla plenaria del CCEE – richiedono con urgenza la testimonianza comune e la collaborazione delle comunità cristiane”. “La Chiesa cattolica e le chiese ortodosse condividono in modo speciale questa preoccupazione. Per questo si è avviata da tempo una riflessione comune sull’opportunità di creare in Europa un Forum cattolico-ortodosso per affrontare insieme temi di natura pastorale di comune interesse”. (V.V.)

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    Ieri a Roma ultima sosta della Carovana missionaria della Pace

    ◊   Si è conclusa ieri con la tappa di Roma la Carovana Missionaria della pace. Partita il 25 settembre, l’iniziativa è stata organizzata da CIMI (Conferenza degli istituti missionari in Italia), SUAM (Segretariato unitario di animazione missionaria), FESMI (Federazione stampa missionaria italiana), MGM (Movimento giovanile missionario), con la collaborazione degli istituti missionari e dei centri missionari diocesani. Al termine è stato stilato un documento finale sulle esperienze fatte durante il viaggio. “Noi, Carovana Missionaria della Pace – inizia il testo - abbiamo concretamente percorso le strade d’Italia al Sud come al Nord. “L’informazione è imbavagliata, distorta, superficiale e forviante” - continua la dichiarazione - “vi è una crisi di democrazia evidente” e la “legalità è costantemente negata a favore di interessi di gruppi ristretti”. Nel documento finale i ‘carovanieri’ ritornano poi sui tre temi centrali della V edizione della Carovana tenuta quest’anno: l’acqua, l’immigrazione e la militarizzazione. “Come Carovana missionaria della Pace 2008, nella nostra itineranza, abbiamo incontrato comunità e luoghi in cui si sente forte la necessità di liberare la parola acqua”. Ribadendo il principio che “l’Acqua è un bene comune, un diritto inalienabile dell’umanità, da tutelare per le generazioni future” la Carovana missionaria chiede che “le istituzioni riconoscano l’acqua, bene comune diritto di tutti, non merce. Si ritorni a una gestione pubblica diretta della rete idrica comunale”. Dopo aver chiesto di avviare “l’avanzamento della legge di iniziativa popolare per la gestione pubblica dell’acqua, per cui sono state raccolte 400mila firme, i carovanieri chiedono alla comunità cristiana di applicare “la logica del peccato, perché contrario alla vita, a chi si impossessa dell’acqua per trarne profitto” equiparando la mercificazione dell’oro blu al furto. Forti anche le critiche alla crescente militarizzazione del Paese – “l’Italia è un paese che nel silenzio si militarizza sempre più” che - sostengono i carovanieri nella nota - deve diventare un tema al centro del dibattito delle comunità cristiane. In tema di immigrazione, poi, il documento sottolinea l’importanza dell’incontro con l’altro per vincere paure e stereotipi. Alle comunità missionarie si chiede perciò di “diffondere un’informazione sui temi dell'immigrazione libera da pregiudizi, di promuovere all'interno della Chiesa una fede che si incarna nel vivere la quotidianità dell'altro, per una Chiesa con le porte aperte, e di interagire con le altre realtà non ecclesiali attive nella promozione della multi-culturalità”. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Bolivia: salta l'accordo tra il governo centrale e le province autonomiste

    ◊   In Bolivia, falliscono i negoziati fra il governo centrale e i governatori delle province ricche di gas naturale. Ieri, dopo le ultime dieci ore di negoziati tra il governo del presidente Evo Morales e i nove governatori delle regioni, cinque di loro, a capo delle cosiddette "province autonomiste", si sono rifiutati di firmare l'accordo conclusivo. Il punto della situazione nel servizio di Luis Badilla:

    Nella città di Cochabamba, dove da diversi giorni prosegue la trattativa su pressante richiesta del vertice dell'UNASUR (Unione delle Nazioni del Sudamerica), in pratica si è sancita una nuova rottura tra Morales e i suoi principali oppositori. "Abbiamo dissentito democraticamente e non è stato raggiunto nessun consenso", ha detto Mario Cossio, governatore della provincia di Tarija ed esponente del Consiglio nazionale per la democrazia che chiede maggiore autonomia per le province con il controllo sui proventi della vendita del gas naturale di cui è ricca la Bolivia orientale. Diversa la versione del ministro per lo Sviluppo Rurale, Carlos Romero, secondo il quale le due parti hanno compiuto significativi progressi sulla questione dell'autonomia. "Non possono dire che non vi sia stato alcun accordo - ha dichiarato - se dicono che non vi è consenso fanno solo politica e non siamo interessati a questo". Intanto, come ormai accade da oltre due anni, anche ieri il presidente della Conferenza episcopale boliviana, il cardinale arcivescovo di Santa Cruz, Julio Terrazas, nella sua omelia domenicale ha nuovamente chiamato l'intero Paese "al dialogo e alla ricerca onesta del consenso" per sanare "le profonde ferite che ostacolano l'incontro tra i boliviani". Se "manca il senso della condivisione", ha concluso il porporato, "al suo posto subentra la violenza e l’odio e così non fallirà l’approvazione di questo e di quell’altro documento, bensì la nazione intera, la sua convivenza e il suo futuro".

     
    Kirghizistan – Terremoto
    È di almeno 72 morti e una cinquantina i feriti il bilancio ancora provvisorio del terremoto che ieri ha scosso le regioni meridionali dello Stato centroasiatico del Kirghizistan. Il sisma, di cui l'istituto geofisico statunitense ha quantificato la magnitudo in 6,3 gradi Richter, ha colpito il distretto montuoso di Alaisky, l’area più popolata ed etnicamente instabile dell'ex repubblica sovietica. Secondo un portavoce governativo sarebbero centinaia le abitazioni distrutte.

    Turchia
    Resta altissima la tensione al confine tra Turchia e Iraq, dove anche oggi prosegue l’offensiva dell’aviazione di Ankara sulle postazioni dei ribelli curdi del PKK. Il governo turco ha accusato i dirigenti della regione autonoma del Kurdistan iracheno di aiutare i miliziani curdi, trincerati tra le montagne dell'Iraq settentrionale, da dove fanno partire gli attacchi oltre confine. Il PKK ha intanto reso noto di possedere i cadaveri dei due soldati di turchi dati per dispersi. Sale quindi a 17 militari uccisi il bilancio dei combattimenti di venerdì scorso, costati la vita anche a 23 ribelli curdi.

    Afghanistan
    “La guerra in Afghanistan non si può vincere, serve un negoziato con i talebani”. Fanno discutere le parole del generale Mark Carleton-Smith, il comandante del contingente britannico di base nella provincia meridionale di Helmand. L’ufficiale della coalizione internazionale ha detto al Sunday Times che il conflitto va “portato ad un livello di ribellione gestibile” e ha poi rivendicato il successo di aver ridotto la capacità offensiva della guerriglia integralista. Tuttavia, per il generale è indispensabile lavorare sul fronte politico e quindi aprire un negoziato con i talebani. La settimana scorsa il presidente Karzai si era pubblicamente rivolto al leader storico dei talebani, il mullah Omar, per dare vita una trattativa. Mentre secondo l’emittente statunitense CNN un incontro, finora sempre negato, fra emissari del governo di Kabul e dei talebani sarebbe già avvenuto in Arabia Saudita l'ultima settimana di settembre.

    Pakistan
    Ennesima giornata di sangue in Pakistan. Almeno 15 persone sono rimaste sul terreno a seguito di un attentato suicida a Bhakkar, avvenuto dinanzi all'abitazione di un parlamentare, dove si erano radunate diverse persone per scambiare con il politico gli auguri per la fine del Ramandan. Tra i 30 feriti, anche Rasheed Akbhar, parlamentare, membro dell'assemblea nazionale pachistana.

    Sri Lanka
    Almeno 27 persone hanno perso la vita in un attentato suicida nello Sri Lanka. Un uomo si è fatto esplodere durante l’apertura di una nuova sede del "National United Party" (UNP), inaugurata dal leader politico ed ex generale, Janaka Perera, che è rimasto ucciso insieme alla moglie. L’ex militare era nel mirino delle Tigri Tamil per aver condotto negli anni ’90 le operazione militari contro i ribelli separatisti nella loro roccaforte della penisola di Jaffna. Questo ennesimo attentato è avvenuto mentre le forze armate di Colombo hanno rafforzato la loro campagna contro i ribelli nel nord del Paese.

    Cina – Arresti per melamina nel latte
    Altre sei persone sono state arrestate in Cina nel corso dell’inchiesta sullo scandalo del latte contaminato con la melamina che ha provocato la morte di sei bambini e oltre 13mila ricoverati. Gli arresti sono stati eseguiti a Hohhot, capoluogo della Mongolia interna, regione autonoma della Repubblica popolare cinese che produce la maggiore quantità di latte del Paese. La scorsa settimana, erano state arrestate 22 persone con l'accusa di aver prodotto e venduto melamina a latterie e centri di acquisto. I risultati delle indagini dovrebbero essere resi noti entro cinque giorni.

    Belgio
    Belgio bloccato per lo sciopero contro il carovita indetto dai tre principali sindacati. La massiccia adesione ha portato allo stop di mezzi e uffici pubblici, fabbriche e attività commerciali. L’agitazione interessa Bruxelles e tutte le altre grandi città del Paese. Al momento solo l’aeroporto della capitale funziona regolarmente. A settembre, in Belgio i prezzi al consumo hanno visto un aumento del 5,46% rispetto all'anno precedente.

    Bosnia: elezioni
    Bosnia al voto ieri per le elezioni di 142 amministrazioni locali e sindaci. Secondo i primi dati ufficiali parziali, l’affluenza alle urne ieri pomeriggio alle 16 era intorno al 44,54%. Sarebbero confermati i partiti nazionalisti al potere rappresentanti le tre comunità: musulmana, serba e croata.

    Brasile: elezioni
    Amministrative anche in Brasile dove ieri sono stati chiamati alle urne 129milioni di elettori per eleggere i sindaci e i consiglieri di oltre 5mila comuni. In oltre 400 municipi sono state inviate truppe militari per garantire sicurezza alle urne. Secondo le prime proiezioni, andranno al ballottaggio le cinque maggiori città del Brasile, tra cui San Paolo e Rio de Janeiro. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 280

     
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