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Sommario del 04/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI in visita al Quirinale conferma l'importanza della cooperazione tra Santa Sede e Italia: la Chiesa non prevarica nessuno, ma vuole collaborare per il bene comune nel rispetto della "vicendevole sovranità"
  • Domani, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il Papa apre il Sinodo sulla Parola di Dio
  • Sinodo e Parola di Dio: l'editoriale di padre Lombardi
  • Nomine
  • Un cuore che vede per cogliere la bellezza dell’amore aperto alla vita: sul messaggio del Papa per il 40.mo dell’Humanae Vitae, la riflessione di Paola Soave del Forum Famiglie
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il martire istriano don Francesco Bonifacio proclamato Beato. Mons. Amato: cristiani perseguitati e uccisi ancora oggi nell'indifferenza del mondo
  • La beatificazione di don Francesco Pianzola, apostolo di braccianti e operai nella Lomellina. Il cardinale Saraiva Martins: ha condiviso le ferite dei poveri
  • Le ONG cattoliche migliorano la loro collaborazione internazionale: intervista con Johan Ketelers
  • La Chiesa celebra San Francesco d'Assisi, patrono d'Italia
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Violenze anticristiane in India: assassinati padre e figlio, stuprata una suora, bruciate oltre 100 case
  • Haiti ancora sommersa dall'acqua dopo il passaggio degli uragani
  • Rinascita del cattolicesimo in Kosovo
  • La mostra “Sulla via di Damasco” inaugurata nella Basilica di San Paolo a Roma
  • La Carovana della pace 2008, con il motto “Libera la parola”, arriva oggi a Roma
  • La diocesi di Bari inaugura un centro d’accoglienza per i senza fissa dimora
  • In mostra il Trittico dell’Umanità del Correggio
  • Presentato a Roma un libro di padre Manns sull’interpretazione della Sacra Scrittura
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attacco di guerriglieri del PKK nel sudest della Turchia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI in visita al Quirinale conferma l'importanza della cooperazione tra Santa Sede e Italia: la Chiesa non prevarica nessuno, ma vuole collaborare per il bene comune nel rispetto della "vicendevole sovranità"

    ◊   La Chiesa non farà mai mancare il sostegno al bene comune dell’Italia, ma si aspetta anche rispetto per la sua azione pastorale, senza per questo chiedere privilegi né ledere la libertà di alcuno. Con questi pensieri, Benedetto XVI ha concluso il suo intervento di questa mattina al Quirinale, nel corso della visita al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Il Papa ha ribadito l’importanza della collaborazione tra Santa Sede e Stato, nel riconoscimento delle reciproche “sovranità”. La cronaca della visita nel servizio di Alessandro De Carolis:

    “Simbolica casa di tutti gli italiani” e, in un’epoca nemmeno troppo lontana, sede di “tante liete e di alcuni tristi pagine di storia del Papato”. Nel varcare per la seconda volta la soglia del Quirinale - la prima era stata nel 2005, accolto da Carlo Azeglio Ciampi - Benedetto XVI ha fatto correre il pensiero ai decenni della cosiddetta “questione romana”, ovvero a quando, tra il 1870 e il 1929, l’antico palazzo dei Papi “diventò - ha osservato - quasi un segno di contraddizione” tra l’Italia, che “anelava a comporsi in uno Stato unitario”, e la Santa Sede “preoccupata di conservare la propria indipendenza a garanzia della propria missione universale”. Un excursus storico che ha permesso al Papa di porre subito in risalto, all’inizio del suo intervento e una volta di più, come nella città di Roma convivano “pacificamente” e collaborino “fruttuosamente lo Stato Italiano e la Sede Apostolica”:

     
    “Anche questa mia visita sta a confermare che il Quirinale e il Vaticano non sono colli che si ignorano o si fronteggiano astiosamente; sono piuttosto luoghi che simboleggiano il vicendevole rispetto della sovranità dello Stato e della Chiesa, pronti a cooperare insieme per promuovere e servire il bene integrale della persona umana e il pacifico svolgimento della convivenza sociale”.

     
    (onori militari - inni nazionali)

     
    Accompagnato, fra gli altri, dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e dal cardinale vicario, Agostino Vallini, Benedetto XVI aveva fatto il suo ingresso al Quirinale verso le 11, seguendo un percorso e un protocollo suggestivi in una Roma passata, in pochi minuti, da sole a grandine a nuove nubi. Scortato dai Corazzieri in motocicletta del Quirinale fino a Piazza Venezia - dove a porgergli il saluto è stato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno - di lì il corteo papale ha proseguito verso il Quirinale affiancato da uno squadrone di Corazzieri a cavallo, mentre sul Torrino del palazzo presidenziale la bandiera vaticana sventolava accanto al tricolore italiano. Dopo gli onori militari e il saluto alle autorità istituzionali radunate del Salone degli Arazzi, il presidente Napolitano e il Pontefice si sono trattenuti a colloquio in privato per oltre mezz’ora nello Studio della Vetrata. Successivamente, salutati i presidenti emeriti, è stata la volta dei discorsi ufficiali nel Salone delle Feste.

     
    Prendendo spunto da San Francesco, del quale si celebra oggi la festa, Benedetto XVI ha notato che in questa figura che “attrae credenti e non credenti, possiamo scorgere l’immagine di quella che è la perenne missione della Chiesa, pure nel suo rapporto con la società civile. La Chiesa, nell’epoca attuale di profonde e spesso sofferte mutazioni - ha proseguito - continua a proporre a tutti il messaggio di salvezza del Vangelo e si impegna a contribuire all’edificazione di una società fondata sulla verità e la libertà, sul rispetto della vita e della dignità umana, sulla giustizia e sulla solidarietà sociale”. E dunque, ha affermato:

     
    “Per portare a compimento questa sua missione, la Chiesa ovunque e sempre deve poter godere del diritto di libertà religiosa, considerato in tutta la sua ampiezza. All’Assemblea delle Nazioni Unite, in quest’anno che commemora il 60.mo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ho voluto ribadire che ‘non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto; al contrario, deve esser tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell’ordine sociale’”.

     
    Per far questo, tuttavia, “la Chiesa non si propone mire di potere, né pretende privilegi o aspira a posizioni di vantaggio economico e sociale”, ha ripetuto Benedetto XVI con le stesse parole pronunciate lo scorso anno, toccando uno dei punti più delicati del rapporto tra cattolici e società civile:

     
    “Non vi è ragione di temere una prevaricazione ai danni della libertà da parte della Chiesa e dei suoi membri, i quali peraltro si attendono che venga loro riconosciuta la libertà di non tradire la propria coscienza illuminata dal Vangelo”.

     
    Da parte della Chiesa, ha assicurato il Papa:

     
    “I Pastori e i fedeli continueranno a dare il loro importante contributo per costruire, anche in questi momenti di incertezza economica e sociale, il bene comune del Paese, come pure dell’Europa e dell’intera famiglia umana, prestando particolare attenzione verso i poveri e gli emarginati, i giovani in cerca di occupazione e chi è senza lavoro, le famiglie e gli anziani che con fatica e impegno hanno costruito il nostro presente e meritano per questo la gratitudine di tutti”.

     
    In precedenza, il presidente Napolitano aveva parlato di “sintonia” con la visione di Benedetto XVI circa la necessità di lavorare a un progresso umano e civile nel segno del “rispetto della dignità umana, in tutte le sue forme e in tutti i luoghi”, stigmatizzando per contrasto l’allarme per le “nuove manifestazioni preoccupanti” di discriminazione razziale emerse di recenti in vari Paesi:

     
    “E’ dunque rispetto a rischi e fenomeni di oscuramento di valori fondamentali, quello della dignità umana insieme ad altri, che noi sentiamo di trovarci di fronte - come Ella ha detto – a ‘un’emergenza educativa’ anche nel nostro Paese. Superare quell’emergenza è nostra comune responsabilità, su diversi terreni, se siamo convinti che si debba suscitare nel mondo d’oggi una grande ripresa di tensione ideale e morale”.

     
    Benedetto XVI ha replicato in modo analogo mostrando “l’urgenza” del problema educativo che, ha detto, non può prescindere “dai perenni valori dell’umanesimo cristiano”:

     
    “La formazione dei giovani è, pertanto, impresa nella quale anche la Chiesa si sente coinvolta, insieme con la famiglia e la scuola. Essa infatti è ben consapevole dell’importanza che l’educazione riveste nell’apprendimento della libertà autentica, presupposto necessario per un positivo servizio al bene comune. Solo un serio impegno educativo permetterà di costruire una società solidale, realmente animata dal senso della legalità”.

     
    Infine, ancora gli inni e il picchetto militare a salutare il congedo di Benedetto XVI che verso le 12.30 ha lasciato il Quirinale per rientrare in Vaticano, salutato lungo la strada da migliaia di persone.

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    Domani, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il Papa apre il Sinodo sulla Parola di Dio

    ◊   Il Papa presiederà domani mattina alle 9.30, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, la Messa di apertura della XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi in programma in Vaticano dal 5 al 26 ottobre sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. La nostra emittente trasmetterà la cronaca dell’evento a partire dalle 9.20. Sugli obiettivi di questa assemblea, a cui parteciperanno 253 Padri sinodali, ascoltiamo mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e noto biblista, al microfono di Amedeo Lomonaco:

    R. – Il Sinodo dei Vescovi dovrà naturalmente affrontare vari temi, ma soprattutto con questa unica finalità, questa finalità dominante: riportare in pienezza, in fragranza, in intensità la Parola di Dio all’interno della comunità ecclesiale ed usare questa Parola per la sua missione. Dovranno, quindi, essere indicati tutti i percorsi indispensabili che stimolino questo ritorno alla Parola all’interno della comunità ecclesiale. Dopo il Concilio Vaticano II si è assistito a questa riappropriazione della Bibbia da parte della Chiesa, una riappropriazione entusiasta e molto feconda, ma poi è accaduto – come sempre accade in queste cose – un fenomeno direi quasi di flessione, di appannamento. Il Sinodo ha proprio il compito di riportare l’attenzione non soltanto alla Parola in sé, ma anche alla sua eco, alla sua insistenza di suono, di voce, di presenza all’interno della quotidianità della vita pastorale, all’interno della vicenda costante del credente. Io immagino che i Padri sinodali su questo tema offriranno un vero e proprio arcobaleno di proposte, di stimoli e di riflessioni, perché la Bibbia torni ad essere questo cuore profondo, a fare in modo che queste due presenze efficaci di Dio – la Parola e il Corpo e il Sangue-l’Eucaristia – siano ancora veramente il cuore della Chiesa stessa.

     
    Il Sinodo si svolge in concomitanza con l'Anno Paolino e per questo la cerimonia di apertura dell'assemblea avviene nella Basilica di San Paolo fuori le Mura come ci dice, al microfono di Roberto Piermarini, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica:
     
    R. – Trovandoci nell’Anno Paolino, è stato proposto al Santo Padre, che ha immediatamente accettato, di fare la cerimonia di apertura qui nella Basilica di San Paolo, che dà un’importanza particolare non soltanto al Sinodo, ma a questa ispirazione paolina, che è quella che domina un poco tutta la fede, la teologia, anche lo sviluppo e la presentazione della Parola di Dio nella vita quotidiana, secondo tutti gli insegnamenti ricchissimi che ci sono stati affidati da San Paolo. Quindi, noi riteniamo che abbia un’importanza notevole il fatto che questa cerimonia di apertura si svolga qui, nella Basilica di San Paolo, presieduta dal Papa, che è presidente del Sinodo.

     
    D. – Come si sta svolgendo in generale questo Anno Paolino che ha questo fulcro, questo centro proprio qui in questa Basilica?

     
    R. – Io direi molto bene. C’è stata una reazione notevole, all’inizio un po’ lenta, particolarmente lenta, da parte di alcuni Paesi di tradizione cattolica. C’è stato, invece, più entusiasmo, all’inizio almeno, in altri Paesi a minore tradizione cattolica. Adesso però sta riprendendo molto, forse dopo un periodo estivo, dove la gente in genere cerca più vacanza e distrazioni. Adesso si stanno concentrando molte richieste di pellegrinaggi: vogliono venire, chiedono e prenotano attraverso un sistema molto aperto ed efficiente di calendario e di prenotazione sul nostro sito internet, che permette l’immediata conoscenza delle possibilità, delle disponibilità anche di cappelle o di gruppi, che possono venire per celebrare, per fare le loro funzioni, e l’immediata risposta da parte nostra della conferma della disponibilità. Quindi, abbiamo in previsione, nei prossimi mesi, vorrei dire per tutto il resto dell’Anno Paolino, che terminerà nel giugno prossimo, una grande affluenza e grande movimento. Cerchiamo di adeguarci. Abbiamo fatto molti servizi nuovi: abbiamo stabilito dei settori, non soltanto per l’area penitenziale, in modo che chi viene a cercare gli aspetti più spirituali o della penitenza possa trovare accoglienza adeguata, abbiamo sistemato meglio altri settori di visita e di aree espositive e museali, che sono state completamente riorganizzate, fino a tutti i servizi più particolari. Quindi, speriamo che l’Anno Paolino possa avere un ottimo sviluppo.

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    Sinodo e Parola di Dio: l'editoriale di padre Lombardi

    ◊   “I grandi compiti della comunità ecclesiale nel mondo contemporaneo – tra i tanti, sottolineo l’evangelizzazione e l’ecumenismo – sono incentrati sulla Parola di Dio e nello stesso tempo sono da essa giustificati e sorretti”. Così Benedetto XVI delineava il significato della prossima Assemblea del Sinodo dei Vescovi che si svolge in Vaticano in ottobre. Dopo aver approfondito nell’Assemblea di tre anni fa il tema dell’Eucarestia, ora si approfondisce l’altra sorgente vitale della vita della Chiesa: la Parola di Dio. Il Concilio lo ha già fatto in uno dei suoi documenti più belli e importanti, ma dopo quarant’anni è necessario parlarne di nuovo. Anzitutto perché ogni singolo cristiano, ma anche la comunità, deve sempre rimettersi in ascolto della Parola di Dio, vero punto di riferimento per il suo cammino e la sua conversione quotidiana. E vi è ancora molto da fare per diffondere la familiarità e l’uso della Scrittura nel popolo cristiano, la sua lettura e meditazione frequente, l’abitudine a pregare a partire dalla Scrittura. E poi perché la Scrittura è la base di ogni annuncio cristiano anche nel mondo moderno e in dialogo con le sue culture. In particolare, il Papa ricordava che il dialogo ecumenico non può basarsi su “espedienti strategici”, ma sul comune riferimento e la comune conversione alla luce della Parola di Dio, ed anche il dialogo con il popolo ebreo non può prescindere dall’attenzione alla lettura ebraica della Bibbia. Forse non tutti, nei media secolari, lo capiranno, ma la Chiesa intera – intorno al Sinodo - si prepara a vivere un momento intenso di riflessione e di preghiera: siamo al cuore della sua identità, alla sorgente della sua vitalità sotto l’azione dello Spirito di Dio.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato di vescovo di Litoměřice (Repubblica Ceca), mons. Jan Baxant, finora vicario generale della diocesi di České Budĕjovice. Mons. Jan Baxant è nato l’8 ottobre 1948 a Karlovy Vary (diocesi di Plzeň). Dopo aver superato gli esami di maturità in un istituto specializzato in geodesia e cartografia ha cominciato gli studi teologici nel Seminario e nella Facoltà Teologica dei Santi Cirillo e Metodio a Litoměřice. È stato ordinato sacerdote a Praga il 23 giugno 1973 da mons. František Tomášek ed è stato incardinato al clero dell’arcidiocesi di Praga.

    Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare di San Justo (Argentina) mons. Damián Santiago Bitar, assegnandogli la sede titolare di Torre di Tamalleno. Mons. Damián Santiago Bitar è nato ad Arroyo Cabral, Villa María, il 12 febbraio 1963. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel Seminario Metropolitano «Nuestra Señora de Loreto», di Córdoba. È stato ordinato sacerdote il 13 dicembre 1987 nella diocesi di Villa María, ove è stato incardinato.

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    Un cuore che vede per cogliere la bellezza dell’amore aperto alla vita: sul messaggio del Papa per il 40.mo dell’Humanae Vitae, la riflessione di Paola Soave del Forum Famiglie

    ◊   Ha destato ampia eco il messaggio inviato, ieri, da Benedetto XVI al Convegno promosso dall’Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, in occasione del 40.mo anniversario dell’Humanae Vitae. Il Papa ha sottolineato che solo con gli occhi del cuore si comprendono le ragioni di un amore che si dona senza riserve. Il Pontefice ribadisce, inoltre, che i metodi volti ad impedire la generazione dei figli negano la verità intima dell’unione sponsale. Sulle parole del Santo Padre, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di Paola Soave, vicepresidente del Forum delle Famiglie:

    R. – Questo messaggio richiama proprio quello che in fondo è il vero desiderio del cuore dell’uomo. Un desiderio un po’ frustrato dalla mentalità dominante, ma il vero desiderio del cuore è trovare un compimento di sé nell’altro, un compimento di sé nello sposo e poi nei figli. Non un limite, non un legame che vincola, tanto che si parla addirittura di profezia: il legame matrimoniale come profezia di un rapporto vero tra gli uomini che vede l’amore non egoisticamente avvitato su se stesso, ma veramente aperto al dono. Questo, direi, che è il nucleo del messaggio: concepire il legame con l’altro, come qualcosa che apre, come qualcosa che spalanca e in questo ti compie.

     
    D. – D’altronde, il Papa riconosce nel messaggio che gli insegnamenti della Chiesa sulla bellezza dell’amore responsabile, aperto alla vita, non sempre vengono seguiti anche dai fedeli. Dove nascono queste difficoltà, secondo lei?

     
    R. – Da un concetto sbagliato di libertà, libertà intesa come qualcosa che ti lasci le mani libere di fare quello che vuoi. Mentre la libertà vera, quella che si realizza, è proprio il dono. Allora è questo concetto di libertà che fa leggere, sempre come divieto, un messaggio che invece vuole richiamarti alla tua verità, a realizzare quello per cui tu sei fatto! Tanto è vero che il Papa continua a parlare del cuore; è lì che sta la capacità di riconoscere la corrispondenza con il nostro desiderio ultimo che è proprio quello di realizzarci dentro un rapporto, dentro dei rapporti, e non da soli, non egoisticamente soli. Questa però è la fatica del mondo di oggi perché è un mondo che, tutto sommato, si basa sull’individualismo, e non sulla relazione. C’è veramente una sfida aperta su questo. Bisogna, fra cattolici, fra famiglie cattoliche, fra amici, aiutarsi a fare queste scelte che sono oggi delle scelte controcorrente.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore sulla visita del Papa al Quirinale.

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Johan Ketelers sul ruolo delle Organizzazioni non governative di ispirazione cattolica.

    Nell'informazione religiosa, il cardinale Tarcisio Bertone al congresso internazionale per il 40.mo anniversario dell’enciclica “Humanae vitae” di Paolo VI e all’incontro annuale del Consiglio di amministrazione dei Cavalieri di Colombo.

    Il pentagramma dei versi biblici: in cultura, una riflessione dell'arcivescovo Gianfranco Ravasi in occasione del Sinodo dei vescovi dedicato alla Parola di Dio.

    Marcello Filotei intervista Helmut Lachenmann, Leone d'Oro alla carriera alla Biennale musica di Venezia.

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    Oggi in Primo Piano



    Il martire istriano don Francesco Bonifacio proclamato Beato. Mons. Amato: cristiani perseguitati e uccisi ancora oggi nell'indifferenza del mondo

    ◊   Oggi pomeriggio sarà beatificato, nella cattedrale di San Giusto a Trieste, il sacerdote istriano don Francesco Bonifacio, ucciso in odio alla fede dai miliziani di Tito nel 1946. Presiede il rito il vescovo di Trieste Eugenio Ravignani. Pronuncerà la formula di beatificazione l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che al termine della Messa rivolgerà ai fedeli un discorso di cui anticipiamo alcuni contenuti. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Mons. Amato mette in risalto “l’eroico martirio” subìto da don Bonifacio “per amore di Cristo e del suo Vangelo”. Preso dai miliziani titini, fu “crudelmente torturato” – ricorda il presule – e “buttato in una foiba come la carcassa di un cane”. Eppure il sacerdote, aveva 34 anni, perdonò i suoi assassini. In tutta la sua vita don Bonifacio era stato un “seminatore instancabile di luce e di speranza in un momento di grave sofferenza e di morte”. Ma “ancora oggi – sottolinea mons. Amato - la Chiesa subisce persecuzione” e “ai cristiani è negata clamorosamente la libertà religiosa” o tale diritto è limitato, come in Aghanistan, Arabia Saudita, Corea del Nord, Cina. “C’è una vera e propria geografia del terrore”. In Cina – rileva – “si imprigionano vescovi, sacerdoti e semplici fedeli per il semplice fatto di essere cattolici non sottomessi al regime”. In Etiopia viene perseguitato chiunque predica il Vangelo, mentre in Eritrea duemila cristiani sono detenuti. In Nigeria i discepoli di Cristo sono rapiti per essere convertiti con la forza all’islam. In India, ma anche in molti altri Stati come in Sudan i cristiani vengono massacrati, le Chiese bruciate e così i loro ospedali, scuole e case e tutto questo avviene “nell’indifferenza del mondo”. “Si fanno campagne per la protezione di animali in via di estinzione – afferma mons. Amato – ma nessuna campagna è stata fatta per la difesa della libertà religiosa dei cristiani”. E anche nell’Occidente – aggiunge – “c’è spesso una persecuzione anticristiana sotterranea fatta di derisione, di stravolgimenti di fatti e di parole, di offese, di promulgazioni di leggi inique”. Mons. Amato invita i credenti a seguire il coraggio di don Bonifacio per proclamare il Vangelo dell’amore nella sua integralità. Ma sulla figura del sacerdote istriano ascoltiamo il ricordo del fratello, Giovanni Bonifacio, oggi 84enne, al microfono di Fabio Colagrande:

     
    R. – Era un sacerdote che viveva il Vangelo con la gente. Mai, mai era da solo, era sempre in movimento: tra i malati, ad insegnare catechismo, sempre in giro per i villaggi. Tornava a casa stanco, tanto stanco e poi recitava il Rosario. E poi il giorno dopo, continuava sempre con la sua pastorale.

     
    D. - Che ricordi ha del giorno in cui suo fratello scomparve?

     
    R. – Quando lo hanno portato via - la sera dell’11 settembre - la gente lo ha saputo subito, perché hanno suonato le campane. Poi il giorno dopo sono andato in cerca per i boschi per trovarlo…. E mia mamma dava a noi coraggio, dicendoci “Pazienza, abbiate pazienza e vedrete che lo rilasceranno…”. Ma, purtroppo, non lo hanno mai rilasciato. Qualcosa poi l’ho saputo, anche come l’hanno ucciso. Ma senza mai provare nessun odio verso coloro che hanno fatto del male a mio fratello…. Ancora adesso li perdoniamo!

     
    D. – Quindi lei perdona le persone che hanno ucciso suo fratello?

     
    R. – Ma certo. Mio fratello è stato il primo a perdonare, proprio quando lo uccidevano. Lui era già pronto al martirio. Scherzando con l’altro mio fratello diceva: “Mario, se mi butteranno in una foiba, spero che ci sia dentro un materasso!”. Lui sapeva tutto, l’ho avvisato io stesso tramite uno del partito, che mi aveva detto: “Avvisa don Francesco, perché hanno intenzione di far sparire tuo fratello”. Eravamo tutti in pericolo e lui più di tutti.

     
    D. – Cosa rappresenta per voi familiari la cerimonia che si svolge a Trieste?

     
    R. – Sia io che i miei familiari abbiamo desiderato, abbiamo sperato, abbiamo pregato affinché mio fratello salisse all’onore degli altari. Il Signore ci ha esaudito. Adesso ci sarà questa grande cerimonia. Nessuno avrebbe mai pensato che un sacerdote così povero, come tutti noi della sua famiglia, sarebbe stato onorato e venerato sull’altare, che sarebbero state onorate le sue reliquie. Io, insieme ai miei familiari, doniamo alla diocesi di Trieste il suo calice e la sua stola: il calice è quello della prima Santa Messa e la stola è quella che indossava nella processione che lo ha accompagnato nel percorso da casa al Duomo di San Giorgio di Pirano. Ora sono a disposizione del vescovo e della diocesi per poterle, un domani, anche venerare ed onorare.

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    La beatificazione di don Francesco Pianzola, apostolo di braccianti e operai nella Lomellina. Il cardinale Saraiva Martins: ha condiviso le ferite dei poveri

    ◊   Sempre oggi pomeriggio sarà proclamato Beato il sacerdote lombardo don Francesco Pianzola, fondatore delle Suore missionarie dell’Immacolata Regina della Pace e degli Oblati diocesani dell’Immacolata. Ha svolto la sua missione pastorale nella prima metà del ‘900 tra i braccianti e gli operai della Lomellina ed è conosciuto come “il prete santo delle mondine”. Presiede la celebrazione nella Cattedrale di Vigevano il vescovo della città mons. Claudio Baggini, mentre la formula di beatificazione sarà pronunciata dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, che al termine del rito pronuncerà un discorso di cui possiamo anticipare qualche pensiero. Il servizio di Adriana Masotti:

    Don Pianzola – afferma il porporato – si è fatto povero con i poveri “per sentire le loro ferite”. “Non solo attendeva, ma andava in cerca della pecorella smarrita” amando con pazienza anche in mezzo all’incomprensione e al rifiuto. La sua – ha sottolineato il cardinale Saraiva Martins – è la storia di un amore che non si arrende. E' la storia dell'Amore di Dio per gli uomini, per ciascuno di noi. Una storia che ci dice la verità della nostra vita. Ma nello stesso tempo ci dà una consolazione e una speranza immensa. Perché ci dice che Dio è paziente con noi, ci ama senza limiti, ci insegue e ci aspetta”. Ma in quale contesto ha vissuto don Pianzola? Ascoltiamo suor Tiziana Conterbia, Missionaria dell’Immacolata Regina della Pace e postulatrice della Causa di beatificazione del sacerdote:

     
    R. – Il contesto è quello della fine Ottocento inizio Novecento, caratterizzato da classi sociali molto disagiate e soprattutto in terra di Lomellina, dove stava diffondendosi il socialismo che raggiungeva in prima istanza la classe sociale impegnata nel mondo dell’industria, con l’espansione in Vigevano, dei primi calzaturifici. Don Pianzola ha investito, quindi, tutto il suo tempo e la sua missione, con animo aperto, a favore della gente che viveva un disagio molto profondo.

     
    D. – Quale, appunto, la caratteristica principale della personalità di don Francesco?

     
    R. – E’ questo animo aperto sul mondo: la capacità di incontrare l’altro, la voglia di incontrare l’altro, il diverso.

     
    D. – Nel 1908, don Pianzola fondò gli Oblati diocesani dell’Immacolata e, nel 1919, le Suore missionarie dell’Immacolata Regina della Pace….

     
    R. – Il suo pensiero nella pratica è stato quello di riformare un clero, affinché andasse a celebrare laddove la gente viveva. E la stessa cosa con le Suore missionarie di fronte al disagio a livello femminile, che nella Lomellina era il disagio vissuto da molte giovani in cerca di lavoro nelle terre del riso: un gran numero di persone abbandonate a se stesse nelle cascine, che dormivano sui pagliericci, con orari di lavoro senza tregua... Don Pianzola ha pensato di mettere a fianco di queste donne, altre donne per ridare dignità al mondo femminile.

     
    D. – Allora voi, Missionarie dell’Immacolata, come incarnate nell’oggi la spiritualità del vostro fondatore?

     
    R. – Cerchiamo di attuare questa attenzione in particolare con la visita alle famiglie più disagiate; alle donne che vengono tolte dalla strada; alle donne che sono in procinto di essere madri; alle giovani che arrivano dall’estero e che sono lasciate a se stesse. A noi, infatti, don Francesco dice: “Non dovete stare lì ad aspettare, ma dovete andare , girare e soffermarvi nei mercati, nei crocicchi, lungo i sentieri dei campi, davanti ai cinema".

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    Le ONG cattoliche migliorano la loro collaborazione internazionale: intervista con Johan Ketelers

    ◊   Dopo lo scioglimento della Conferenza delle organizzazioni internazionali cattoliche, avvenuto nei mesi scorsi, le ONG di ispirazione cattolica si sono ora riunite in un Forum. Si tratta di un processo di collaborazione avviato già nel novembre 2007, quando un centinaio di ONG cattoliche si riunirono a Roma su iniziativa della Santa Sede. “Il Forum – afferma il suo presidente, Johan Ketelers in un articolo pubblicato oggi da L’Osservatore Romano – non è solo una struttura che va a sostituire quella precedente” perché si è fatto in modo che la sua creazione fosse “un processo dinamico, piuttosto che un’identità istituzionale”. E aggiunge: “L'istituzione di questo Forum non va intesa tanto come cambiamento strutturale, ma piuttosto come volontà di tracciare nuove strade per la creazione di una migliore rete di contatti fra le organizzazioni”. Ma ascoltiamo ora lo stesso Johan Ketelers, al microfono di Tracey McClure:

    R. – Penso sia importantissimo cambiare mentalità oggi, vedendo il mondo che si sta evolvendo in una certa direzione, che non è la direzione della dignità della persona umana. Bisognerebbe focalizzarsi di nuovo sulla dignità dell’umanità, della persona umana, sul benessere e anche sulla coesione sociale, che è quella che manca di più. Lo si vede a tanti livelli: non vediamo più questo interesse, si vede il mondo più a livello finanziario, di profitto. E’ questo quello che ci interessa. Penso che le organizzazioni cattoliche o di ispirazione cattolica abbiano lavorato già tanti anni su questo e abbiano capito adesso che hanno bisogno di mettersi insieme per avere un maggiore e migliore impatto sulle decisioni che vengono prese dalla Nazioni Unite e da tutte le organizzazioni intergovernative.

     
    D. – Come avviene la collaborazione nel Forum?

     
    R. – Già abbiamo l’abitudine come organizzazioni di lavorare in rete. Siamo collegati a tante altre organizzazioni, siamo abituati al dialogo con loro, per vedere ciò che possiamo fare. Penso che dopo 50, 60 anni, per alcune di queste organizzazioni sia il momento giusto di vedere come possiamo portare insieme questa identità cattolica o l’identità cristiana di ispirazione cattolica, per andare molto di più verso quella che è la cosa principale per noi: il rispetto della dignità umana.

     
    D. – Questo volete farlo anche presso l’ONU...

     
    R. – Si fa a tutti i livelli intergovernativi, secondo i diversi calendari. Le organizzazioni hanno vissuto per 50, 60 anni, lavorando su questo, in modo più o meno separato, perché specializzati, uno sulla povertà, l’altro sullo sviluppo, il terzo sulle migrazioni e così via. Quello che è importante vedere è che ci sono degli elementi comuni nelle diverse posizioni. Ed infatti il lavoro di riorganizzazione è stato sempre, secondo la tradizione della Dottrina sociale della Chiesa, quello di accompagnare. E’ un accompagnamento della gente più vulnerabile o che si trova in grande povertà.

     
    D. – L'intenzione è quella di portare la voce cristiana nelle società, nel mondo, a livello pubblico...

     
    R. – Fa parte della responsabilità dei laici, fa parte della responsabilità delle organizzazioni, per cui sono state fondate, e vogliamo chiaramente percorrere questa strada insieme.

     
    D. – Dove andrà adesso il Forum?

     
    R. – Quando ci siamo riuniti la prima volta, nel 2007, l’anno scorso, si sono visti tanti diversi attori: non solo le ONG, ma anche i rappresentanti della Segreteria di Stato, i rappresentanti dei diversi dicasteri e i nunzi apostolici che operano presso gli uffici ONU e le altre istituzioni internazionali. Abbiamo fatto una riflessione insieme su quelle che sono le strade da percorrere. Non possiamo dire oggi che ci siano delle definizioni chiare, ma la volontà è presente. Vogliamo entrare in questo discorso nei prossimi due anni, 2009-2010, quando faremo un altro Forum. Quest’altro Forum dovrebbe decidere quella che sarà la configurazione e la metodologia di lavoro. Vogliamo avere uno scambio anche sui diversi temi di lavoro, che abbiamo trattato durante gli ultimi due anni.

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    La Chiesa celebra San Francesco d'Assisi, patrono d'Italia

    ◊   Ad Assisi i festeggiamenti per l’odierna solennità di San Francesco, patrono d’Italia. Ieri il ricordo degli ultimi istanti di vita del poverello alla Porziuncola con il corteo dei fiori e la solenne commemorazione del transito nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli. Oggi le celebrazioni si sono spostate nella Basilica Papale di San Francesco. Ad offrire l’olio per la lampada votiva sulla Tomba del Santo quest’anno è il Veneto: numerosi i fedeli di tutte le diocesi della Regione giunti in pellegrinaggio accompagnati dai vescovi locali e dalle autorità locali. Il cardinale Angelo Scola, presidente della Conferenza Episcopale Triveneta, ha presieduto in mattinata l’Eucarestia. Nel pomeriggio la Messa celebrata da mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi. Il servizio è di Paolo Ondarza.

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    L’innamorato di Madonna Povertà, l’uomo semplice, appassionato dell’incontro con l’altro nella verità del Vangelo, mistico e poeta dell’armonia del Creato, annunciatore dell’amore di Dio fino in Terra Santa. Impossibile racchiudere Francesco d’Assisi in una definizione. La multiformità dei suoi carismi ha generato la composita famiglia francescana, suddivisa ancora oggi nei tre ordini da lui voluti: frati, clarisse e terzo ordine regolare. Nella tarda sera del 3 ottobre 1226, Francesco, gravemente malato, chiese ai suoi confratelli di essere trasportato nell’amata chiesetta della Porziuncola, dove recitando il salmo 141 “Signore a te grido, accorri in mio aiuto” e la lauda di Sora Morte del Cantico di Frate Sole, adagiato sulla nuda terra, lasciò questo mondo. Aveva circa 45 anni. Il custode della Basilica di Santa Maria degli Angeli, in Porziuncola, padre Fabrizio Migliasso:

     
    R. – Ci piace parlare non di morte di Francesco, ma di transito. Solitamente, appunto, la morte è legata più alla tristezza e al distacco. Essere custodi di questo luogo vuol dire portare questo messaggio di speranza verso sorella morte. L’esperienza che noi facciamo, le piccole morti quotidiane a causa del peccato, dei nostri limiti, delle nostre debolezze, Francesco, di fronte a queste, ci insegna a saperle mettere nelle mani di Dio.

     
    (musica)

     
    La mattina del giorno successivo alla morte, il corpo di Francesco fu traslato e tumulato nella chiesa parrocchiale di San Giorgio d’Assisi, dove rimase fino al 1230, quando venne portato nella Basilica inferiore, costruita da frate Elia. Qui i resti mortali di Francesco sono ancora conservati. Il portavoce del Sacro Convento di Assisi, padre Enzo Fortunato:

     
    R. – La foto che vorrei proporre a coloro che ci ascoltano in questo momento è quella di tante mani, che si poggiano sull’altare che gira attorno alla Tomba di Francesco, questi pellegrini che depongono con le lacrime agli occhi le loro speranze, i loro desideri, di vivere Cristo quotidianamente.

     
    Francesco venne canonizzato nel 1228 da Gregorio IX, proclamato patrono d’Italia nel 1939 da Pio XII. Quest’anno tocca al Veneto, tra le regioni d’Italia, offrire l’olio per la lampada votiva dei comuni italiani. Un gesto che richiama il desiderio espresso dal Poverello di non lasciare neppure per un istante che il Crocifisso di San Damiano, che gli aveva indicato la sua vocazione, restasse privo dell’onore di un lume. Dal 2005 inoltre il Parlamento italiano ha fissato al 4 ottobre, solennità di San Francesco, la Giornata per la pace, la fraternità e il dialogo tra le religioni.

     
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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 27.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù espone ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo questa parabola: un uomo affida la sua vigna a dei contadini e se ne va lontano. Poi invia i suoi servi quando è il tempo di ritirare il raccolto. Ma questi vengono bastonati, lapidati e uccisi. Infine invia il figlio: ma i contadini uccidono anche lui. Gesù allora dice:

    “Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo…? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti”.

     
    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento di don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

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    Venne nella sua proprietà, ma i suoi non l’hanno accolto. Noi siamo sua proprietà, siamo suoi e siamo chiamati ad accoglierlo. Coloro che lo scartano si trovano scartati essi stessi dal disegno di Dio, dal Regno di Dio. Solo in quanto ci riconosciamo sua proprietà, riconosciamo i suoi testimoni e suo Figlio, il suo Regno può essere tra noi. Ecco l’opera di Dio, mirabile ai nostri occhi. La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata testata d’angolo, dal Signore è stato fatto questo. L’opera dell’uomo che contrasta i disegni di Dio si ritorce contro l’uomo stesso e chi cadrà su questa pietra si sfracellerà e su chi essa cadrà lo stritolerà. Il segno distintivo del popolo nuovo è la fruttificazione della vigna. Che cosa significa ciò? Il successo, i grandi numeri? No. I discepoli non saranno da meno del loro maestro, quanto a insuccessi e persecuzione. Il segno distintivo del frutto è che esso viene da Dio ed è solo per Dio. Non rifiutiamo, dunque, di dare a Lui il frutto di quello che ci è venuto da Lui, con gioia. Riconosciamoci servi del Padrone della vigna.

     
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    Chiesa e Società



    Violenze anticristiane in India: assassinati padre e figlio, stuprata una suora, bruciate oltre 100 case

    ◊   Due cristiani, un padre e suo figlio quindicenne, sono stati uccisi da un gruppo di estremisti indù nella notte fra il 2 e il 3 ottobre in un villaggio nel distretto di Kandhamal, nell'Orissa. I due stavano dormendo fra i resti della loro casa, distrutta giorni prima. L’uomo era il capo di una comunità cristiana, molto stimato e influente. Una fonte locale di AsiaNews ha dichiarato: “Questi fondamentalisti mirano a eliminare in modo sistematico i leader cristiani più noti. Padre e figlio stavano dormendo nella loro casa, nella notte li hanno presi, portati fuori e uccisi con un’ascia”. Ieri sera la polizia ha confermato i fatti. Inoltre quattro radicali indù sono stati arrestati negli scorsi giorni, accusati di aver stuprato una suora. Le violenze sono avvenute il 24 agosto scorso. Dopo una visita medica la notte stessa dell’incidente sono stati confermati gli abusi sessuali subiti. La polizia ha però fatto gli arresti il 1° ottobre. Solo il 3 ottobre, 38 giorni dopo il fatto, Naveen Patnaik, capo del governo locale dell’Orissa, si è espresso sull’incidente definendolo “selvaggio” e “vergognoso”. E nel distretto di Boudh, confinante con quello di Kandhamal, una folla di facinorosi ha incendiato 111 case di fuoricasta in quattro villaggi. La polizia non ha riferito di feriti o vittime, mentre sono state arrestate due persone. Intanto l'altro ieri a New Delhi, in occasione della giornata della non violenza in ricordo della nascita di Gandhi, 15.000 persone di tutte le religioni, inclusi capi religiosi indù, hanno partecipato alla marcia organizzata dalle organizzazioni cristiane per protestare contro le violenze in Orissa. E da Esztergom, in Ungheria, alla fine del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa (CCEE), arriva la dichiarazione di mons. Hèctor Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo e presidente della Conferenza episcopale del Perù. “Anche i vescovi dell’America Latina condividono la preoccupazione dei vescovi europei per la persecuzione dei cristiani in Orissa – ha detto - e si uniscono alla loro richiesta di far cessare queste violenze che hanno causato morte, terrore e distruzione”. (A cura di Virginia Volpe)

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    Haiti ancora sommersa dall'acqua dopo il passaggio degli uragani

    ◊   È di 793 morti e 310 dispersi il bilancio dei quattro uragani che quest’estate hanno spazzato Haiti: lo ha reso noto ieri a Port-au-Prince la protezione civile, secondo la quale nel solo porto settentrionale di Gonaives le vittime sono state 466. Il documento della protezione civile calcola in 22.072 il numero delle case devastate dal passaggio consecutivo delle tempeste, “Fay”, “Gustav”, “Hanna” e “Ike”; le famiglie a vario titolo colpite dagli uragani sono 165.335. E un mese dopo che l'ultimo ciclone ha colpito Haiti, gli operatori di Medici Senza Frontiere hanno trovato un villaggio totalmente sommerso, con i suoi 2500 abitanti lasciati senza aiuto. Martedì scorso il team di MSF è riuscito a raggiungere Mamont, un insieme di villaggi a sud-est di Gonaives nella regione di Artibonite, dove circa 17mila persone sono rimaste totalmente isolate da quattro settimane. Gli operatori hanno trovato un villaggio ancora parzialmente sommerso dall'acqua fuoriuscita da un lago formatosi durante la tempesta tropicale. La popolazione, che sta ricevendo aiuto da MSF, è isolata dalle maggiori città, visto che la strada è stata sommersa dal lago, e da settimane è priva di acqua pulita, cibo e cure mediche. E l’ondata di forti piogge continua a colpire il Centro America: molto difficile la situazione nel Messico sud-orientale e in Nicaragua. Secondo il governatore dello Stato messicano di Tabasco, nelle ultime ore il miglioramento delle condizioni meteorologiche ha agevolato le operazioni di soccorso nelle quali sono impegnate la protezione civile, l’esercito, la polizia e la fanteria di marina. Gli ultimi bilanci indicano comunque che solo nello Stato di Tabasco gli sfollati, costretti ad abbandonare le proprie case per motivi di sicurezza o per i danni già provocati dalle piogge, sono 250.000. La situazione resta grave anche nello Stato di Veracruz, dove migliaia di sfollati sono stati accolti in una settantina di strutture predisposte per far fronte all’emergenza. In Nicaragua, i temporali continuano da mercoledì. Secondo la protezione civile, finora il maltempo ha provocato 10 morti e costretto ad ospitare in centri di emergenza 2620 persone. (V.V.)

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    Rinascita del cattolicesimo in Kosovo

    ◊   Centinaia di albanesi e kosovari ogni domenica assistono alle funzioni religiose in una chiesa ancora incompleta nella città kosovara di Klina. A definire lo scenario un articolo apparso nei giorni scorsi su L’Osservatore Romano, dedicato proprio alla rinascita del cattolicesimo in quest'area balcanica dove un numero sempre maggiore di fedeli lascia la fede musulmana. La maggioranza dei cittadini di etnia albanese - riferisce l’agenzia Reuters, citata nell’articolo - è stata convertita all’Islam con la forza, specialmente attraverso l’imposizione di tasse elevate ai cattolici, quando l’Impero ottomano ha governato i Balcani. In questo quadro – si legge – per secoli molti hanno vissuto come ‘cattolici clandestini’, come essi stessi si definiscono. Alcuni, adesso, intravedono però l’opportunità di rivelare la loro vera fede. In Kosovo, molte moschee sono state distrutte durante la guerra del 1998-1999 tra le forze serbe e l’esercito di liberazione kosovaro. Dal 1999, quando le Nazioni Unite hanno preso il controllo della provincia distaccata dalla Serbia, alcuni gruppi di etnia albanese hanno distrutto numerose chiede serbe-ortodosse. Le chiese cattoliche, invece, non sono state distrutte e la maggior parte delle città kosovare hanno una piazza dedicata a Madre Teresa, nata nella vicina Macedonia. In Kosovo, la religiosa, beatificata nel 2003, è diventata un esempio per molti fedeli albanesi. A Pristina, per esempio, una nuova cattedrale ancora in costruzione in Piazza Madre Teresa diventerà l’edificio più alto della capitale capace di contenere due mila fedeli. (E. B.)

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    La mostra “Sulla via di Damasco” inaugurata nella Basilica di San Paolo a Roma

    ◊   “Sulla via di Damasco – L’inizio di una vita nuova “ sono i titoli della grande mostra itinerante sulla vita e sull’eredità di San Paolo, promossa dal “Progetto culturale” della Chiesa Italiana e dalla società editrice Itaca, nel contesto delle celebrazioni dell’Anno Paolino. Allestita nella sede più pertinente, la Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, è stata inaugurata dal suo Arciprete, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo all’antivigilia di un evento importante della Chiesa universale, l’apertura in essa, da parte del Santo Padre Benedetto XVI, dell’Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi. Dal monumentale Quadriporitico della Basilica, dove resterà aperta sino al 20 ottobre, la Mostra prenderà le mosse per raggiungere cattedrali, parrocchie, comuni d’Italia e città lontane, come Gerusalemme, La Valletta, Antiochia, Mosca. Ricco e originale il repertorio iconografico e il corredo didascalico delle due sezioni della Mostra, la prima sui luoghi della vita e dell’apostolato di Paolo, la seconda sulla sua nuova identità e sul suo insegnamento, frutto della rivelazione di Gesù Risorto. L’epilogo della Mostra sottolinea il singolare rapporto tra Pietro e Paolo che appaiono, ha detto il suo ideatore e realizzatore Eugenio Dal Pane, come gli iniziatori di una nuova città nella quale si concretizza – citando le parole del Papa – “un modo nuovo e autentico di essere fratelli, reso possibile dal Vangelo di Cristo”. Per don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana, la Mostra aiuta a ritrovare una “categoria del cristianesimo, la strada”. “È sulla via di Damasco, ha detto, che San Paolo vede cambiata la sua esistenza… e prima che la parola «cristiani» fosse stata inventata, la religione cristiana si chiamava semplicemente 'via'”. Il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo si è compiaciuto della mostra, strumento efficace di divulgazione della ricchezza e grandiosità di San Paolo, non ancora sufficientemente conosciute. (A cura di Graziano Motta)

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    La Carovana della pace 2008, con il motto “Libera la parola”, arriva oggi a Roma

    ◊   Si uniscono oggi a Roma i tre “piccoli fiumi” della Carovana missionaria della pace che nei giorni scorsi hanno attraversato il Nord, il Centro e il Sud dell’Italia per parlare di acqua, immigrati e pace. Dopo essere partiti il 25 settembre da tre diverse aree geografiche del Paese, le delegazioni del sud (Puglia, Campania, Calabria, Sicilia), centro (Toscana, Lazio) e nord (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia) si riuniscono al ‘Seraphicum’ (in via del Serafico 1). È qui, secondo l'agenzia Misna, che le tre sezioni della Carovana si scambieranno le esperienze compiute nelle varie tappe del viaggio e approfondiranno i temi anche in dibattito con i presenti. La giornata si chiuderà con una veglia di preghiera all’Abbazia delle Tre Fontane, sede, al mattino della domenica, di una celebrazione eucaristica. I carovanieri torneranno nel pomeriggio di domenica al ‘Seraphicum’ dove si tireranno le conclusioni della Carovana e si festeggerà con musica e danze africane realizzate dal gruppo 'Wadme'. L’ultima edizione della Carovana, ideata nel 2000 con il "Giubileo degli oppressi", si era svolta nel 2004; quest’anno è ripartita con il motto “Libera la parola”. L’obiettivo è sensibilizzare sulle difficili condizioni in cui vive la maggior parte della popolazione mondiale, suscitando anche a livello locale, un impegno concreto e una maggiore collaborazione tra le istituzioni e le diverse anime della Società Civile, per una maggiore giustizia sociale e una migliore ripartizione delle risorse del pianeta. (V.V.)

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    La diocesi di Bari inaugura un centro d’accoglienza per i senza fissa dimora

    ◊   L’arcivescovo di Bari-Bitonto mons. Francesco Cacucci ha inaugurato oggi il centro di accoglienza per i senza fissa dimora, realizzato dalla diocesi di Bari-Bitonto attraverso la Caritas diocesana e la generosità de fedeli locali. La struttura - riporta l’agenzia Sir - ha sede a Bari in via Duca degli Abruzzi. Si tratta di due edifici prefabbricati. Uno, bipiano, idoneo per il dormitorio, è costituito da 12 camere, 48 posti letto, con docce e bagni. L’altro, monopiano, accoglie un’infermeria con due posti letto, stanze per uffici, un grande salone per l’animazione. Qui si svolge inoltre l’attività mattutina di uno sportello sociale affidato al CISCAI, braccio operativo della Caritas. Il centro - si legge in una nota - “si propone due obiettivi primari: l’attenzione e il rispetto alla dignità della persona e alla sua storia; la presa in carico e l’accompagnamento di ciascun ospite con progetti mirati, anche per il reinserimento sociale”. Secondo don Dorino Angelillo, vicario episcopale diocesano della carità, la struttura “vuole essere una risposta ad un’emergenza sempre più crescente che Bari sta vivendo”. (E. B.)

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    In mostra il Trittico dell’Umanità del Correggio

    ◊   Inaugurata oggi a Palazzo dei Principi di Correggio, in provincia di Reggio Emilia, la mostra “Il Correggio a Correggio: protagonisti e luoghi del Rinascimento”. Scopo del percorso è la descrizione degli aspetti storico-culturali della corte dei Correggio, attraverso le vicende biografiche dei protagonisti e la storia del palazzo nei decenni che vanno dal 1450 (anno della nascita di Nicolò Postumo) al 1550 (anno della morte di Veronica Gambara), compreso il periodo in cui visse anche il celebre artista detto, appunto, il Correggio. Il tema centrale dell’allestimento è la ricostruzione di un’opera di Antonio Allegri ormai perduta; per la prima volta è possibile rivedere il Trittico dell’Umanità, o della Misericordia Divina, già nella chiesa di Santa Maria della Misericordia, grazie al prestito dell’elemento centrale oggi conservato nella Pinacoteca Vaticana e di due inedite copie seicentesche degli elementi laterali, il San Giovanni Battista e il San Bartolomeo Apostolo, di proprietà di collezionisti privati. Il Trittico, eseguito dal Correggio per i Confratelli della Misericordia, si componeva infatti di tre opere che contornavano un gruppo a tuttotondo in terracotta policroma, raffigurante una Madonna leggermente inclinata con il Bambino seduto sulle ginocchia. L’opera in questione, prima della sua scomparsa, è stata oggetto di vendite e concessioni che l’hanno portata, prima unita poi smembrata, a vagare per il territorio nazionale fino a farne perdere le tracce. La mostra resterà aperta fino al 25 gennaio. (E. B.)

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    Presentato a Roma un libro di padre Manns sull’interpretazione della Sacra Scrittura

    ◊   Alla vigilia dell’apertura del Sinodo dei Vescovi (5-26 ottobre) su ‘La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa’, è stata presentata ieri pomeriggio a Roma la più recente opera di padre Frédéric Manns, biblista di fama internazionale, dal titolo ‘Sinfonia della Parola. Verso una teologia della Scrittura’. L’opera – scrive nella presentazione l’arcivescovo Bruno Forte di Chieti Vasto – “è un aiuto prezioso a scrutare le Scritture attraverso la via della lectio divina: essa nutre l’intelligenza dei singoli e si offre come un esercizio ricchissimo per imparare a passare dalla lettera dei testi al loro senso per te, dal senso alla contemplazione e da questa alla vita trasfigurata dal Dio che ti parla nella Sua Parola. Un libro da meditare, da consultare, da custodire come un prezioso compagno di viaggio nell’esplorazione delle Scritture, per crescere nella fede e perché la comunità tutta impari sempre più a fare tesoro della Parola per la sua vita e per la vita del mondo”. La presentazione del volume è avvenuta presso la sede della Delegazione di Terra Santa a Villa Massimo, in via Boiardo. Ha introdotto l’incontro padre David Jaeger, delegato del Padre Custode per l’Italia. Il dibattito è stato guidato da Marco Politi, vaticanista del quotidiano La Repubblica. Era presente l’autore, padre Manns, decano emerito dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, il quale parteciperà in qualità di esperto al Sinodo dei Vescovi che s’inizia domani con la solenne concelebrazione presieduta dal Santo Padre nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. (A cura di Giovanni Peduto)

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    24 Ore nel Mondo



    Attacco di guerriglieri del PKK nel sudest della Turchia

    ◊   Guerriglieri curdi del PKK hanno attaccato una gendarmeria nel sudest della Turchia uccidendo 15 soldati turchi. Probabilmente hanno rapito anche altri due soldati, che risultano dispersi. L'attacco è avvenuto ad Aktcium, presso il confine con l'Iraq. Negli stessi scontri, sono rimasti uccisi 23 separatisti curdi. Stefano Leszczynski ha chiesto a Paolo Quercia, analista del Centro militare di studi strategici, se questo scontro possa far temere un’escalation nel conflitto:

    R. - Sicuramente, da quando il PKK ha ripreso le attività, abbiamo visto un susseguirsi di questi interventi, con le reazioni militari turche in Iraq settentrionale. Questo, probabilmente, potrebbe anche essere l’inizio di una nuova escalation. Ricordiamo, tra l’altro, che tra qualche settimana scade anche il mandato che attualmente i militari turchi hanno per eseguire le operazioni in Iraq e c’è tutto un dibattito sull’eventuale ampliamento della capacità operativa turca.

     
    D. - Può essere legato anche al processo di autonomia in corso per quanto riguarda il Kurdistan iracheno…

     
    R. - Sicuramente. Ricordiamo che il PKK e i movimenti che hanno preso il suo posto hanno ripreso le attività dopo la tregua unilaterale dal 2003, dopo l’intervento in Iraq. Quindi, il fattore iracheno è chiave nella riattivazione del PKK che, dopo l’arresto di Ocalan, aveva abbandonato l’iniziativa militare.

     
    D. - Può esserci qualcun altro interessato a fomentare uno scontro aperto tra PKK e turchi in Iraq, per complicare ulteriormente la situazione?

     
    R. - Sicuramente sì. Ricordiamo che il PKK storicamente è un’eredità della Guerra Fredda, è un prodotto dell’Unione Sovietica come fenomeno militare nel tentativo di destabilizzare la Turchia come importante alleato della NATO. Ovviamente, i collegamenti internazionali sono tanti ed anche l’Iran ha problemi con i propri curdi ed ha un suo PKK attivo sul suo territorio. Diciamo anche che, fra gli Stati dell'area, la Russia è quello che ancora non riconosce il PKK come movimento terroristico e quindi probabilmente una serie di riflessioni possono essere anche fatte in questo ambito.

     
    Crisi economia
    Wall Street ha incassato ieri il via libera del Congresso al "piano salvafinanza" rivisitato e le rassicurazioni del Tesoro e della FED senza troppo entusiasmo. Il progetto rivisto potrebbe rivelarsi non sufficiente a risolvere i problemi, soprattutto per l'economia reale che appare sempre più sull'orlo della recessione. Ed è proprio quest'ultima a preoccupare maggiormente e a pesare sugli indici. La FED e il Tesoro statunitense promettono di continuare a lavorare a stretto contatto per mitigare le distruzioni sul mercato e promuovere un'economia solida e vibrante. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    È proprio sulle future mosse della FED che il mercato trova conforto: gli investitori puntano a un taglio a breve del costo del denaro, dopo il susseguirsi di indicazioni congiunturali negative per gli Stati Uniti. L'ultima è di oggi: a settembre sono stati persi 159 mila posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è salito al 6,1%, ai massimi degli ultimi cinque anni, le richieste di sussidio di disoccupazione sono salite ai massimi da sette anni. In definitiva, l'economia americana mostra segni evidenti di rallentamento anche a causa della sempre più scarsa disponibilità delle banche a prestare denaro. Se si guarda all’Europa, secondo gli economisti, ci sono ragioni strutturali che tengono al sicuro rispetto alle preoccupanti dinamiche statunitensi. Eppure, in ogni caso, i dati che si registrano in tema di economia non sono positivi. La Francia che accoglie oggi i leader dei Paesi europei del G4 per cercare di dare una risposta europea alla crisi mondiale, è alle prese con problemi economici interni sempre più urgenti. Dopo due trimestri negativi, è tecnicamente in recessione, anche se questa parola non viene pronunciata. E la notizia è giunta dopo quelle che mostrano un forte aumento della disoccupazione e della progressione del debito pubblico. E a prospoito di disoccupazione, da annoatare anche il triste record della Spagna, che a settembre ha toccato il livello più alto dal 1997.

     
    Iraq
    Uno dei capi di al-Qaida in Iraq è stato ucciso dai soldati USA a Baghdad. Lo riferisce stamani l'agenzia ufficiale irachena Nina, citando un comunicato del Comando americano in Iraq. L'agenzia precisa che Maher Ahmad al-Zubaydi, anche noto come Abu Assaad e Abu Rami, indicato come “la mente di alcuni tra i più sanguinosi attentati compiuti di recente a Baghdad” e come “uno dei capi della rete di al-Qaida in Iraq”, è stato ucciso ieri dai militari statunitensi ad Azamiyya, quartiere a maggioranza sunnita della capitale. Da parte americana, si ritiene che al-Zubaydi "controllasse il quartiere di Rassafa a Baghdad e che avesse autorità sulla strategia del terrore anche in altre zone della città". A lui sono attribuiti altri attentati compiuti a Baghdad tra il 2006 e il 2007.

    Georgia
    Il colonnello Ivan Petrik, capo delle forze di pace russe nella regione georgiana separatista dell'Ossezia del sud, è una delle sette vittime dell'esplosione di un'autobomba ieri a Tskhinvali. Lo ha reso noto il colonnello Igor Konashenkov, comandante delle forze di terra russe, come riferisce l'agenzia Interfax. L'esplosione ha causato anche sette feriti, quattro dei quali sono ora in gravi condizioni. Ieri sera, anche il Ministero della difesa russa aveva definito l'episodio un “atto terroristico” volto a minare gli sforzi per ristabilire la pace nella regione.

    Bosnia
    Si vota domani in Bosnia per le amministrative. Durante la campagna elettorale, le divisioni etniche sono riemerse con grande forza sulla scena politica e la retorica dei maggiori partiti nazionalisti, serbi, croati e musulmani, è stata spesso paragonata a quella della vigilia della guerra in Bosnia (1992-95). I candidati, secondo l'Acips, l'unica organizzazione non governativa che ha analizzato le dichiarazioni e i messaggi elettorali, solo nel 2% dei casi hanno trattato i problemi concreti delle comunità locali, come la disoccupazione (al 26%), le politiche sociali, l'istruzione, la sanità e l'ambiente (questi ultimi i meno citati). Ha prevalso invece in particolare lo scontro tra leader serbi e musulmani, relativo alla divisione del Paese sancita dall'accordo di Dayton (1995) in due entità: la Republika Srpska (RS), a maggioranza serba) e la Federazione BH (a maggioranza croato-musulmana), che da oltre due anni domina la scena politica del Paese, rallentando, secondo molti osservatori, le riforme imposte dalla firma, nel giugno scorso, dell'Accordo di stabilizzazione ed associazione all'UE (ASA). I musulmani, con in testa Haris Silajdzic, vogliono un'ulteriore rafforzamento delle istituzioni dello Stato centrale con l'obiettivo di abolire le entità, mentre i croato-bosniaci vorrebbero un'ulteriore divisione per avere una terza entità croata. Da parte loro, i serbo-bosniaci - guidati dal premier della RS, Milorad Dodik - vogliono conservare a tutti i costi l'autonomia della loro entità, minacciando persino la secessione. Un'altra peculiarità, secondo una modifica della legge elettorale approvata nel maggio scorso, è che i cittadini residenti a Srebrenica prima della guerra (1992-95), e sopravvissuti alla strage compiuta dai serbi che massacrarono oltre 8.000 musulmani nell'estate del 1995, potranno votare per il Consiglio comunale della loro città, indipendentemente dal luogo in cui vivono adesso.

    Risoluzione dell’AIEA per la questione nucleare in Corea del Nord
    L'assemblea generale dell'AIEA ha approvato una risoluzione che invita la Corea del Nord a non rinnegare il patto per il disarmo nucleare. La mozione è stata adottata per consenso un giorno dopo la fine della missione negoziale a Pyongyang del vicesegretario di Stato USA, Christopher Hill. Ieri, l'inviato americano a Seul non aveva voluto dire se le autorità nordcoreane avessero accettato di abbandonare i loro progetti per riattivare il reattore nucleare di Yongbyon. La risoluzione è stata approvata dalla Conferenza generale dell'Aiea e sottolinea il bisogno di una soluzione diplomatica che arrivi ad un denuclearizzazione della penisola coreana in modo verificabile dagli ispettori dell'AIEA. Lo scorso anno, la Corea del Nord, dopo lunghi negoziati con Cina, Corea del sud, Giappone, Russia e Stati Uniti, aveva firmato un accordo che prevedeva la fine del suo programma nucleare, ma a luglio c'era stata un'improvvisa battuta di arresto. Gli Stati Uniti hanno chiesto una serie di controlli ulteriori per cancellare la Corea del nord dalla lista dei Paesi che sostengono il terrorismo, ma le autorità di Pyongyang hanno rifiutato e nelle ultime settimane hanno riaperto il reattore nucleare di Yongbyon che avevano cominciato a smantellare.

    Il segretario di Stato USA in India
    Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, è giunta oggi in India dopo la ratifica da parte del Congresso americano dello storico accordo per la vendita di materiale nucleare a New Delhi. La firma ufficiale del patto con le autorità indiane, in programma durante la visita, è però incerta per problemi burocratici: il provvedimento deve essere ancora inviato al presidente George W. Bush per la firma. “Ci sono diversi dettagli amministratici da mettere a punto”, ha detto Rice ai giornalisti sull'aereo prima dello scalo tecnico a Ramstein, in Germania. Un rinvio della firma costituirebbe una nuova battuta di arresto nell'accidentato percorso di questo accordo che risale al 2005.

    Iran-USA
    Il governo iraniano sta esaminando la richiesta avanzata da un centro di studi politici americano di aprire una sede a Teheran, iniziativa già autorizzata dall'amministrazione USA. Lo scrive oggi la stampa iraniana. Ieri, il Dipartimento di Stato americano, pur negando un cambiamento di rotta nella sua politica verso l'Iran, aveva detto che l'autorizzazione per l'apertura di un ufficio nella capitale iraniana era stata concessa all'"American Iranian Council" (AIC), un'organizzazione non governativa che lavora alla distensione tra i due Paesi, che dal 1980 non hanno relazioni diplomatiche. Il quotidiano iraniano Etemad Mellì scrive che dietro all'organizzazione vi è Hushang Amir-Ahmadi, un ex alto ufficiale dell'esercito dello Scià il quale, dopo essersi rifugiato negli USA in seguito alla rivoluzione islamica del 1979, ha avviato ormai da molti anni sforzi diretti a favorire una pacificazione tra Washington e Teheran. Paradossalmente, è stato proprio negli ultimi tre anni, con la presidenza dell'ultraconservatore Mahmud Ahmadinejad, che Amir-Ahmadi ha potuto compiere missioni nella Repubblica islamica per colloqui con le autorità locali.

    Scandalo del latte: nuove scoperte di melamina in Corea sud e Australia
    Prodotti alimentari contaminati dal latte cinese alla melamina sono stati scoperti in Corea del Sud e Australia. Le Agenzie per la sicurezza alimentare dei rispettivi Paesi hanno pubblicato i nomi dei prodotti realizzati in Cina che i consumatori devono evitare. In Corea, l'Agenzia per la sicurezza alimentare Kfda ha reso noto di aver trovato tracce di melamina nelle caramelle M&M's e nelle barrette "Snickers" (gruppo Mars) e "Kit Kat" importate dallo stabilimento Nestlè di Tianjin in Cina. La Kfda ha precisato di aver trovato la melamina in 10 prodotti dei 288 già esaminati. “Stiamo procedendo al ritiro di questi due marchi”, ha reso noto il gruppo Mars in Corea del sud. In Australia, l'amministrazione per la sicurezza alimentare ha invitato i consumatori con un comunicato a “non consumare il the al latte della marca Kirin prodotto in Cina”, dove sono state riscontrate tracce di melamina. Si tratta del terzo prodotto contaminato dalla sostanza chimica scoperto in Australia. Dal commercio sono già stati ritirati i cioccolatini del gruppo britannico Cadbury prodotti in Cina, le caramelle cinesi "White Rabbit" e biscotti "Koala".

    Nigeria
    Un britannico rapito il 15 settembre a Port Harcourt, nel sud della Nigeria, è stato liberato oggi all'alba. Lo ha annunciato un portavoce militare. David Melford è stato rilasciato senza che sia stato versato alcun riscatto, ha aggiunto il tenente colonnello Musa Sagir, portavoce della forza congiunta esercito-polizia, incaricata della sicurezza nel sud della Nigeria. A Londra, un portavoce del Foreign Office ha confermato la liberazione dell'ostaggio “in buona salute e in sicurezza”. Il rapimento era avvenuto nel pieno della “guerra del petrolio”, una campagna di attentati contro gli interessi petroliferi nel sud del Paese lanciata dal Movimento per l'emancipazione del delta del Niger (MEND). Dalla sua nascita nel 2006, i rapimenti di stranieri che lavorano nel settore petrolifero si sono moltiplicati.

    Ucraina
    Il presidente ucraino, Viktor Iushenko, ha stabilito oggi che il 7 ottobre sarà il termine ultimo per la formazione di una nuova coalizione di maggioranza, dopo che il suo partito “Ucraina Nostra” è uscito dalla maggioranza arancione filoccidentale guidata dal premier, Iulia Timoshenko, accusata di “golpe bianco”. Lo riferisce l'agenzia Interfax, citando l'ufficio stampa presidenziale ucraino. Iushenko ha spiegato di sentirsi “pienamente titolato a sciogliere il parlamento già ora”, ma di voler dare la possibilità ai gruppi politici di formalizzare un accordo per una nuova coalizione fino al 7 ottobre, giorno per il quale ha programmato consultazioni e “momento formale dopo il quale il presidente avrà il diritto legale di sciogliere il parlamento”. Il capo dello Stato è ai ferri corti con la sua ex alleata della rivoluzione arancione, Iulia Timoshenko, sospettata di aver stabilito un asse con Mosca e accusata di aver ridotto i poteri presidenziali con il sostegno dell'opposizione filorussa in parlamento. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 278

     
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