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Sommario del 01/10/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale dedicata a San Paolo: il cristianesimo non è libertà di fare come si vuole, ma libertà di servire il Vangelo e i poveri
  • Il cardinale Bertone all'Aspen Institute: "la politica ha bisogno del cristianesimo"
  • Il cardinale Martino in Cile: "una società senza Dio rischia di essere una società contro l'uomo"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • India: uccisa un'altra donna cristiana. Coprifuoco nell'Orissa
  • Grande attesa per il voto del Senato USA sul piano anticrisi di Bush
  • Oggi si celebra la Giornata Internazionale dell’Anziano
  • Presentata a Roma l'iniziativa "La Bibbia giorno e notte", lettura integrale delle Sacre Scritture nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme
  • Oggi la chiusura delle celebrazioni per il 25.mo anniversario della scuola per infermieri “Padre Luigi Tezza”
  • Quarant'anni fa moriva il teologo Romano Guardini: il ricordo di mons. Luigi Negri
  • La Chiesa ricorda Santa Teresa di Lisieux
  • Chiesa e Società

  • Non lasciate nulla di intentato per annunciare a tutti il Vangelo: così il Papa ai vescovi europei riuniti in Ungheria
  • Concluso a Belgrado il seminario sulle ferite causate dai conflitti nella ex-Jugoslavia
  • India: nuova dedicazione della cattedrale di Jabalpur incendiata da sconosciuti
  • Gli Stati africani firmeranno ad Oslo il trattato per mettere al bando le bombe a grappolo
  • Somalia: abbattuti i resti dell’ultima chiesa cattolica
  • Anche in Africa si temono i riflessi della crisi finanziaria USA
  • Crisi alimentare in Kenya: la Chiesa chiede un intervento del governo
  • Inghilterra: il 3 ottobre giornata di digiuno per malati di AIDS in Mozambico
  • Nel canale di Sicilia soccorsi 51 immigrati a bordo di una barca a vela
  • Forum della FAO a Roma sul diritto al cibo
  • "Un'orchidea per i bambini": iniziativa dell’Unicef per salvare milioni di vite
  • I vescovi lusofoni: si deve affrontare la globalizzazione con spirito missionario
  • Dopo gli uragani Haiti sempre più colpita da povertà e dipendenza alimentare
  • Messico: appello della Chiesa di Antequara-Oaxaca a riformare la legalità
  • Australia: la Chiesa contro la riforma della legge sull'aborto nello Stato di Victoria
  • I vescovi del Canada invitano i fedeli a vivere l'Humanae Vitae
  • A Martti Ahtisaari il premio “Felix Houphouet-Boigny” per la pace
  • Sudan: nuovi centri di trasmissione per il Catholic Radio Network
  • Intervista a padre Samir sul concetto del laicismo in Oriente e Occidente
  • Spagna: per la Corte di Cassazione i nomi sui registri battesimali non possono essere cancellati
  • Ad Assisi i delegati aderenti a ‘Retinopera’ rilanciano identità e ruolo dei cattolici
  • I vescovi veneti Mazzocato e Nosiglia: necessaria una formazione politica per i cristiani
  • Domani sarà presentato il portale internet della Rivista ‘San Francesco Patrono d’Italia’
  • In vista del Sinodo, pubblicato il libro di Chiara Lubich “Vivere la Parola che rinnova”
  • Nuovo libro di mons. Leuzzi: “La pentecoste di Sydney nell’Anno Paolino. Il Papa, i giovani e la modernità”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Gli osservatori UE pronti a monitorare il previsto ritiro russo dalla Georgia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale dedicata a San Paolo: il cristianesimo non è libertà di fare come si vuole, ma libertà di servire il Vangelo e i poveri

    ◊   Nella Chiesa esistono carismi diversi, ma ciò che importa è che ogni cristiano sia fedele alla verità del Vangelo e si dedichi a servire i più poveri, con la “franchezza” e la libertà che furono di San Paolo. All’Apostolo delle Genti Benedetto XVI ha dedicato una nuova riflessione nell’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro. Durante la catechesi, alla presenza di oltre 20 mila persone, il Papa ha preso in esame due momenti-chiave della vita di San Paolo: il Concilio di Gerusalemme e il cosiddetto “incidente di Antiochia”. Ce ne parla Alessandro De Carolis:

    C’è una parola nell’esperienza umana che spalanca sempre grandi orizzonti e che assume significati ancora più profondi alla luce del messaggio di Cristo. Questa parola è “libertà”. Benedetto XVI l’ha citata con insistenza, esaltando l’Apostolo che più ne espresse la forza grazie a una fede cristallina: San Paolo. Ma la libertà da lui intesa ha precise caratteristiche, ha spiegato il Papa, in un’assolata Piazza San Pietro: nasce dallo Spirito Santo, è coerente con la “verità del Vangelo” e non dimentica mai i poveri. I due episodi considerati dal Pontefice nella catechesi sono tra i più illuminanti sul “vangelo della libertà dalla legge” tipico di Paolo. Quando, attorno all’anno 50, i Dodici Apostoli più lo stesso Paolo si riuniscono a Gerusalemme per il primo Concilio della storia della Chiesa, una questione su tutte ha bisogno di essere chiarita: i pagani convertiti al cristianesimo devono andare soggetti o meno alle Legge mosaica e dunque alla circoncisione, come i cristiani provenienti dall’ebraismo? Paolo, apostolo per eccellenza fra i pagani, non ha dubbi:

     
    “Alla luce dell’incontro con Cristo risorto, egli aveva capito che nel momento del passaggio al Vangelo di Gesù Cristo, ai pagani non erano più necessarie la circoncisione, le regole sul cibo, sul sabato come contrassegni della giustizia: Cristo è la nostra giustizia e ‘giusto’ è tutto ciò che è a Lui conforme. Non sono necessari altri contrassegni per essere giusti”.

     
    Tuttavia, ha precisato Benedetto XVI:

     
    “La libertà cristiana non s'identifica mai con il libertinaggio o con l'arbitrio di fare ciò che si vuole; essa si attua nella conformità a Cristo e perciò nell’autentico servizio per i fratelli, soprattutto, per i più bisognosi”.

     
    Tale “colletta” per i poveri, ha proseguito il Papa, coinvolse tutte le Chiese fondate da Paolo verso l’Occidente. “Non fu obbligatoria, ma libera e spontanea” e una testimonianza del fatto che da sempre l’amore per i poveri e il culto all’interno della Chiesa “vanno insieme”:

     
    “Si trattò di un’iniziativa del tutto nuova nel panorama delle attività religiose (…) La colletta esprimeva il debito delle sue comunità per la Chiesa madre della Palestina, da cui avevano ricevuto il dono inenarrabile del Vangelo. Tanto grande è il valore che Paolo attribuisce a questo gesto di condivisione che raramente egli la chiama semplicemente 'colletta': per lui essa è piuttosto ‘servizio’, ‘benedizione’, ‘amore’, ‘grazia’, anzi ‘liturgia’”.

     
    Anche nel secondo caso, ancora una volta è la legge mosaica a condizionare il comportamento del capo degli Apostoli. Pietro, ha osservato Benedetto XVI per non “scandalizzare” i cristiani che osservavano le norme sulla purità alimentare smette di mangiare con i pagani. Paolo reagisce con schiettezza, tacciando Pietro di ipocrisia. In realtà, ha notato il Papa, “erano diverse le preoccupazioni” di Pietro e Paolo e tuttavia, ha concluso, l’incidente di Antiochia “è una lezione che dobbiamo imparare anche noi”:

     
    “Con i carismi diversi affidati a Pietro e a Paolo, lasciamoci tutti guidare dallo Spirito, cercando di vivere nella libertà che trova il suo orientamento nella fede in Cristo e si concretizza nel servizio ai fratelli. Essenziale è essere sempre più conformi a Cristo. E’ così che si diventa realmente liberi, così si esprime in noi il nucleo più profondo della Legge: l’amore per Dio e per il prossimo”.

     
    Al termine delle catechesi in sintesi nelle varie lingue il Papa, che all’inizio dell’udienza aveva definito un “evento dello Spirito” ogni Concilio e ogni Sinodo della Chiesa, ha invitato in lingua portoghese i fedeli a pregare per la prossima assise sinodale che si svolgerà dal 5 al 26 ottobre in Vaticano sul tema della Parola di Dio. E un saluto è stato rivolto da Benedetto XVI ai Missionari della Fede, impegnati nel Capitolo generale, e ai Seminaristi del Collegio Mater Ecclesiae, esortati a “rispondere con generosità e fedeltà alla chiamata del Signore”.

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    Il cardinale Bertone all'Aspen Institute: "la politica ha bisogno del cristianesimo"

    ◊   La politica ha bisogno del cristianesimo, una religione che ha saputo coniugare ragione, fede e vita. Queste le parole del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, nel corso del dibattito organizzato ieri all’Aspen Institute di Roma sul tema “Religione e Politica nell’era globale”, incentrato sul ritorno della religione nel dibattito pubblico. All’incontro sono intervenuti anche Massimo D’Alema e il ministro dell’economia Giulio Tremonti. Per noi c’era Linda Giannattasio:

    In un mondo dai confini sempre più aperti è positivo il confronto tra ragione e fede, il dialogo è una necessità. Il cardinale Tarcisio Bertone apre così il suo intervento sul dibattito tra religione e politica puntando poi fin da subito l’accento sui valori di cui la politica si nutre, valori che non possono essere rispettati ignorando Dio:

     
    “Nella distinzione dei ruoli, la politica ha bisogno della religione. Quando invece Dio è ignorato, la capacità di rispettare il diritto di riconoscere il bene comune, comincia a svanire. La politica, per gestire la globalizzazione, non necessita soltanto di un’etica ispirata alla religione, ma ha bisogno che tale religione sia razionale. Proprio per questo, la politica ha bisogno del cristianesimo”.

     
    “La religione non è come il fumo, che si può tollerare in privato ma che in pubblico deve essere sottoposta a restrizioni” – ha quindi proseguito il porporato – ricordando la lettera enciclica “Deus caritas est” nella quale si sottolinea come la Chiesa non deve sostituirsi allo Stato ma ha il dovere di offrire, attraverso la formazione etica, il suo contributo specifico. Un contributo e una ricchezza condivisa anche dall’ex premier Massimo D’Alema, che ha ricordato come il cristianesimo sia la religione capace nei secoli di una apertura che le altre fedi non hanno maturato, pur sottolineando la necessità di uno Stato laico:

     
    “Io penso che questa presenza della Chiesa nella vita pubblica, nel dibattito sulle grandi questioni etiche, sui grandi temi della pace, della guerra, della solidarietà, è un elemento di ricchezza. Il problema è trovare questa misura tra la laicità dello Stato - che è un valore, che è la garanzia di un pluralismo che è il fondamento della convivenza - e la presenza, così significativa, così rilevante, della religione, nella sfera pubblica”.

     
    Su questo tema è intervenuto anche lo stesso Bertone, che nel suo discorso ha ricordato come il cristianesimo conosca da sempre quella che ha definito la “sana laicità” e non promuova valori “di parte”, accettabili solo da chi condivide questa fede:

     
    “Il cristianesimo promuove valori che non si dovrebbero etichettare come cattolici. La verità di quei valori, infatti, sta nella loro corrispondenza alla natura dell’uomo. Il Concilio Vaticano II afferma questo diritto dovere dei cristiani di esprimere la loro opinione, quando sono in gioco i diritti della persona, quando sono in gioco valori fondamentali e sui valori non negoziabili, non credo che sia possibile il compromesso”.

     
    Anche il ministro Tremonti, intervenuto al convegno ha criticato la tendenza a vedere una religione come “prevaricatrice” rispetto alla funzione politica dello Stato. Credo – ha detto il ministro – che la dimensione religiosa sia uno dei fondamenti dello Stato democratico e, per questo, legittimata ad esprimere la sua posizione.

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    Il cardinale Martino in Cile: "una società senza Dio rischia di essere una società contro l'uomo"

    ◊   Mentre va diffondendosi in molti Paesi un pericoloso atteggiamento di antipolitica, è della somma importanza riaffermare che per i cristiani la politica – secondo la nota espressione di Paolo VI – è una forma esigente della carità. Lo ha detto il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino, che dal 29 settembre si trova in Cile e domani, 2 ottobre, passerà per due giorni in Guatemala, allo scopo di illustrare le risposte della dottrina sociale cristiana alle grandi sfide di oggi. Parlando stamani alla Pontificia Università Cattolica di Valparaiso, il porporato ha tracciato l’identikit della politica alla luce dell’insegnamento sociale della Chiesa. Al centro è posta sempre la persona umana, nel rispetto dei suoi diritti fondamentali, soprattutto quello alla vita. La politica va intesa come servizio al bene comune e deve ispirarsi ad un umanesimo integrale e solidale, che valorizzi i corpi intermedi, principalmente la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Valori chiave della politica – ha detto il cardinale Martino - sono la verità, la giustizia, la libertà e la carità. Essa deve riuscire a regolare equamente i rapporti economici, soprattutto il mercato, con un’opzione preferenziale per i poveri, ed esser capace di conferire un orientamento umanistico alla tecnica. Di fronte a valori che non dipendono da essa o sono indisponibili, la politica deve sapersi arrestare, senza mandare in esilio il trascendente, giacché una società senza Dio corre il pericolo di diventare una società contro l’uomo. Infine essa deve essere una politica di pace e per la pace. A questo identikit della politica secondo la dottrina sociale cristiana il cardinale Martino, sempre parlando all’Università Cattolica di Valparaiso, ha aggiunto il ricordo delle Beatitudini del politico formulate dal suo predecessore alla guida del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, il Servo di Dio cardinale Nguyen Van Thuan. Tra di esse: Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio;che sa ascoltare il popolo prima, durante e dopo le elezioni; che realizza l’unità e la difende; che non ha paura dei media, perché al momento del giudizio dovrà rispondere solo a Dio.

    A Santiago del Cile, parlando il 29 settembre nel Santuario di Sant’Alberto Hurtado ai giovani dei movimenti apostolici, il cardinale Martino aveva sottolineato le grandi lezioni sociali che si apprendono dall’Eucaristia: la solidarietà, la disponibilità al servizio e l’impegno attivo a favore della giustizia sociale nella difesa e promozione della dignità e dei diritti di ogni persona umana. “Oggi – aveva detto tra l’altro il presidente di Giustizia e Pace – è necessario rafforzare la percezione della politica come luogo dove esercitare la carità, l’amore del prossimo e per far ciò occorre accrescere la forza morale e spirituale di cui la politica ha bisogno per affrontare le tante e grandi sfide a livello nazionale e internazionale: povertà corruzione, opzioni per la vita, la famiglia, l’alloggio, il lavoro, la ricerca scientifica”. Raccomandando infine lo studio e l’applicazione della dottrina sociale cristiana, il cardinale Martino aveva ribadito che con tale insegnamento la Chiesa non detta legge ai poteri pubblici, né si dichiara a favore di una parte o di un’altra; sua intenzione è bensì salvare la persona e rinnovare la società umana. (A cura di Paolo Scappucci)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, la crisi finanziaria: Wall Street rimbalza e spera nel voto del Senato; intanto Sarkozy convoca, per sabato, un vertice europeo.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'inizio della missione degli osservatori europei in Georgia.

    Salvando Roma salvò gli ebrei: in cultura, Raffaele Alessandrini presenta lo studio di Andrea Riccardi "L'inverno più lungo 1943-44: Pio XII, gli ebrei e i nazisti a Roma".

    Giulia Galeotti sul convegno internazionale "Biopolitica e centralità della persona", svoltosi nella sede romana dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

    L'incantesimo è finito, il cristiano torni alla realtà: nel quarantesimo anniversario della morte di Romano Guardini, riproposti alcuni stralci dal primo capitolo del libro "Il senso della Chiesa", che raccoglie le lezioni tenute dal teologo all'università di Bonn nel 1921.

    Gaetano Vallini recensisce "I viaggi" di Ibn Battuta, ripubblicato da Einaudi, che ripercorre gli itinerari seguiti dallo studioso di diritto islamico nell'arco di un trentennio.

    Nell'informazione religiosa, interviste all'Amministratore apostolico dell'Uzbekistan, del Kyrgyzstan, e al presidente dei vescovi cattolici del Kazakhstan.

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    Oggi in Primo Piano



    India: uccisa un'altra donna cristiana. Coprifuoco nell'Orissa

    ◊   Nello Stato indiano di Orissa, teatro dallo scorso 24 agosto di violenze anticristiane, è stato imposto il coprifuoco diurno e notturno dopo ulteriori attacchi: secondo gli ultimi aggiornamenti, una donna è morta ed altri 12 cristiani sono rimasti feriti. Il primo ministro indiano, che lunedì scorso ha partecipato a Marsiglia al vertice Unione Europea - India, ha condannato gli scontri. Il premier ha aggiunto che si tratta di "una vergogna nazionale" e ha assicurato nuovi sforzi per difendere i diritti delle minoranze e la libertà religisoa. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    In India, il dramma della violenza continua a provocare vittime: nello Stato di Orissa una donna è morta in seguito a nuovi attacchi condotti ieri da estremisti indù contro cristiani. Nelle ultime ore, poi, una chiesa è stata bruciata ed altre 300 case sono state incendiate. Alcuni gruppi di estremisti hanno anche assaltato una tendopoli dove sono stati ospitati cristiani che nei giorni scorsi hanno lasciato i loro villaggi per fuggire dalle violenze. La reazione della polizia è stata immediata ed almeno 20 persone sono state arrestate. Le autorità dell’Orissa hanno anche imposto il coprifuoco diurno e notturno nel distretto di Kandhamal. La drammatica questione delle uccisioni dei cristiani nel Paese asiatico, al centro anche del vertice Unione Europea-India tenutosi lunedì scorso a Marsiglia, è legata a precise motivazioni. Mons. Agnelo Rufino Gracias, vescovo ausiliare di Bombay, ricorda che le violenze sono iniziate dopo l’omicidio di un radicale indù, ucciso secondo gli inquirenti da ribelli maoisti. Ma i partiti nazionalisti – aggiunge il presule – continuano a sostenere che gli autori dell’assassinio vanno ricercati nella comunità cristiana. In realtà – ha precisato – vogliono un pretesto per lanciare attacchi contro i cristiani. Le vere cause delle violenze sono soprattutto politiche perché i partiti induisti cercano di promuovere il nazionalismo osteggiando le minoranze etniche e religiose in vista delle prossime elezioni. La Chiesa cattolica, in particolare, è accusata di aver convertito forzatamente migliaia di dalit, i cosiddetti fuori casta. Ma le conversioni – ha fatto notare mons. Agnelo Rufino Gracias – avvengono in piena libertà. Sono contrastate – ha concluso – perché attraverso l’incontro con il cristianesimo e l’accesso ad una valida formazione, vengono minati, oltre al sistema della suddivisione in caste, anche interessi e privilegi consolidati. Dal 24 agosto, da quando è cominciata la campagna di violenze, sono stati uccisi 60 cristiani e distrutte 178 chiese.

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    Grande attesa per il voto del Senato USA sul piano anticrisi di Bush

    ◊   Gli Stati Uniti hanno bisogno di un'azione decisiva: solo così saremo in grado di far risorgere la Nazione americana. Questo, in sintesi, il nuovo messaggio del presidente Bush, dopo la bocciatura del piano di salvataggio dell’economia da parte della Camera. Il capo della Casa Bianca ha pure aggiunto che se “non si agisce, le conseguenze saranno peggiori ogni giorno di più". Intanto cresce l’attesa per il nuovo voto del Senato, che avverrà questa sera. Saranno presenti anche i due candidati alle presidenziali del prossimo novembre, Obama e McCain. Ma quali conseguenze politiche concrete ha avuto questo nuovo discorso di Bush alla nazione? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Paolo Mastrolilli, responsabile Esteri del TG1-RAI:

    R. – L’appello del presidente sembra aver avuto già un effetto, perché i senatori oggi dovrebbero riprendere la legge e probabilmente discuterla e votarla già oggi, con alcune modifiche che potrebbero poi renderla accettabile anche alla Camera, che l’ha invece bocciata due giorni fa. Le modifiche di cui si parla sono principalmente due: primo, aggiungere a questa legge un taglio alle tasse che servirebbe ad invogliare i repubblicani a votarla; e, secondo, aumentare il tetto di depositi in banca sui quali esiste poi l’assicurazione governativa. In sostanza, negli Stati Uniti, se una persona ha un deposito da 100 mila dollari in banca, questi soldi sono garantiti dal Governo che in caso di fallimento dell’Istituto li protegge e li rimborsa. Questa nuova legge vorrebbe alzare questo limite a 250 mila dollari: questo è un provvedimento che servirebbe in sostanza ad aiutare i risparmiatori e a convincere anche i democratici più scettici a votare per questa legge.

     
    D. – Quanto la bocciatura della Camera è stata determinata dalle prossime elezioni presidenziali in novembre e quanto, invece, questa crisi finanziaria influenzerà il voto?

     
    R. – Quella bocciatura è stata determinata soprattutto dal voto contrario dei repubblicani, che si oppongono a questo genere di interventi economici da parte del governo. Naturalmente è stata determinata dalle elezioni, dalle prossime elezioni, perché molti di questi deputati devono farsi rieleggere e sanno che questa legge o meglio il modo in cui era stata congeniata non era popolare fra i loro elettori, perché in sostanza sembrava un intervento pensato per aiutare le grandi agenzie di Wall Street e i manager che avevano provocato questa crisi con il loro comportamento, rimborsando le loro perdite, ma non dava un grande aiuto invece ai cittadini comuni che stanno perdendo le case e si trovano in una situazione di crisi economica. Questo naturalmente ha un impatto forte anche per le elezioni presidenziali, perché i repubblicani sono stati al potere per gli ultimi 8 anni, hanno nominato gli ultimi due presidente della Federal Reserve e quindi la responsabilità della crisi sembra ricadere soprattutto sulla filosofia economica dei repubblicani e in sostanza sembra danneggiare John McCain.

     
    D. – Ieri, però, Wall Street ha recuperato le forti perdite di lunedì: una dimostrazione, questa, di fiducia nei fatti nei confronti della Casa Bianca…

     
    R. – In sostanza i mercati hanno creduto a questo appello del presidente Bush ed hanno creduto alla possibilità di riproporre questo pacchetto di salvataggio con un qualche emendamento. In sostanza, quindi, i mercati sono risaliti: avevano perso oltre 700 punti lunedì e ne hanno recuperato quasi 500 ieri e riassorbendo, quindi, quasi totalmente le perdite, nella speranza che la legge venga ripresa e approvata dall’intero Congresso.

     
    D. – Cosa potrebbe accadere, invece, se giungesse una nuova bocciatura del piano di salvataggio? Quali sarebbero le conseguenze?

     
    R. – Una nuova bocciatura avrebbe naturalmente come prima conseguenza quella di deprimere Wall Street ancora di più, ma soprattutto – come ha detto il presidente Bush – metterebbe a rischio l’intera economia americana. A questo punto, infatti, non stiamo più parlando semplicemente del salvataggio di Wall Strett, perché l’impatto della crisi potrebbe effettivamente far precipitare l’economia del Paese e trasmettersi poi anche all’Europa, dove i primi segnali di contagio sono già evidenti.

     
    D. – Nel frattempo il consenso di Bush, secondo un sondaggio, è al minimo storico. Come verrà ricordato nella storia? Come il presidente della guerra in Iraq o come il presidente della crisi economica?

     
    R. – Sono certamente entrambi due questioni molto importanti e che al momento non hanno avuto uno sbocco positivo: la guerra in Iraq è ancora in corso, nonostante vi siano stati dei progressi e il pubblico americano non è più convinto che sia stata – a livello strategico - una scelta giusta quella di invadere l’Iraq; la crisi economica, però, rischia di diventare il lascito definitivo, l’eredità definitiva della presidenza Bush e questo certamente con un impatto molto negativo sull’opinione che ci sarà poi di lui in futuro.

     
    Ed il discorso di Bush ha avuto conseguenze positive su Wall Street. L’indice Dow Jones ha chiuso le contrattazioni ieri recuperando in parte le perdite di lunedì. In risalita pure le piazze asiatiche ed europee. Proprio nel “vecchio continente” ieri è sceso in campo anche il presidente francese Sarkozy, che ha convocato per sabato a Parigi un summit straordinario tra i Paesi europei del G8.

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    Oggi si celebra la Giornata Internazionale dell’Anziano

    ◊   “Le Nazioni Unite sono impegnate a promuovere l’indipendenza, la partecipazione e la dignità delle persone anziane” e a “combattere ogni forma di abbandono, abuso e violenza”. Così il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, in un messaggio diffuso in occasione dell’odierna Giornata Internazionale dell’Anziano. Ma qual è oggi la condizione degli anziani in Italia? Claudia Di Lorenzi, lo ha chiesto a Roberto Messina, presidente di “Federanziani”:

    R. – Dal punto di vista della salute abbiamo la fortuna, comunque, di avere un buon servizio sanitario nazionale. Certamente, siamo carenti ancora nello sviluppare servizi a livello di territorio. Questo per le assistenze domiciliari, ma soprattutto perché abbiamo un fondo esiguo, non sufficiente, per le persone diversamente abili e quindi per i non autosufficienti. Per quello che riguarda invece l’aspetto finanziario, sicuramente gli anziani che vivono di quiescenza, di pensione, sono quelli che risentono maggiormente della difficoltà economica a livello globale.

     
    D. – Nella società di oggi c’è un reale rispetto per i diritti dell’anziano?

     
    R. – C’è una caduta di attenzione delle istituzioni verso il fenomeno della longevità di massa. Un esempio fra tutti: 800 mila pazienti di alzheimer. Il problema è che le problematiche dell’alzheimer non le ha solo il soggetto che ha questa patologia. La famiglia è costretta totalmente a farsene carico. Così non viene dato il diritto alla salute per i due milioni di ammalati da ferite difficili, da piaghe da decubito. Questi sono diritti che vengono completamente calpestati e che ancora oggi non hanno trovato una soluzione.

     
    D. – Quali fattori compromettono oggi la qualità della vita degli anziani?

     
    R. – L’aspettativa di vita ad oggi è di circa 82 anni e sei mesi per la donna e 77,3 per l’uomo. Questo è rispetto al livello mondiale un’aspettativa di vita molto elevata. Da un lato, dobbiamo dire grazie alla comunità scientifica che è riuscita ad allungare così di tanto la vita. Dall’altro, abbiamo creato una quantità di persone anziane che non godono di qualità della vita importante. La principale carenza di qualità della vita dell’anziano è sicuramente la solitudine o, comunque, una solitudine indotta, frutto degli impegni dei figli o dei nipoti che, chiaramente, hanno le loro famiglie cui badare. Questo, però, è differente tra una città o un paese. Noi prendiamo un anziano ottantenne che abita a Milano: con molta probabilità in un condominio non conoscerà neanche coloro che vivono sullo stesso pianerottolo. Cosa che invece è diversa in un piccolo paese, dove si conoscono tutti, a meno che non ci sia l’anziano che vive in famiglia. E’ molto più facile trovare una relazione di questo tipo nei piccoli paesi che non nel grande paese, considerando poi che l’anziano è anche una fonte di reddito molto importante per la famiglia stessa, in quanto fa da babysitter ai nipotini. I nostri anziani sono una grande risorsa per il Paese, ma soprattutto svolgono ancora un ruolo di guida verso le generazioni.

     
    D. – Come favorire, dunque, il benessere per il popolo della terza età?

     
    R. – La qualità della vita degli anziani si può innalzare dimostrando loro quell’affetto, quel rispetto che è proprio per un anziano. Soprattutto basta avere quel minimo di civiltà, riconoscendo una persona che non ha più le stesse capacità che poteva avere 20 anni prima. E questo potrebbe essere di grande sollievo per i nostri anziani.

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    Presentata a Roma l'iniziativa "La Bibbia giorno e notte", lettura integrale delle Sacre Scritture nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

    ◊   E’ stata presentata questa mattina a Roma l’iniziativa intitolata “La Bibbia giorno e notte”, ovvero la lettura integrale e continuata dei 73 Libri della Bibbia che si svolgerà nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme dal 5 all’11 ottobre, in occasione del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio. Il primo lettore sarà Benedetto XVI, cui è affidato il primo capitolo della Genesi. Ma quale taglio è stato dato all’iniziativa? Roberta La Ianca lo ha chiesto all’ideatore dell’evento, il giornalista Giuseppe de Carli, responsabile di Rai Vaticano:

    R. – Il taglio della lettura è un taglio di carattere ecumenico, a questo tengo in maniera particolare. Quindi, nella lettura sono coinvolti, per la prima parte, i cristiani e gli ebrei. Poi lasceremo gli ebrei, perché per loro il Nuovo Testamento non è Parola di Dio, e tutto il mondo cristiano poi continuerà fino al libro dell’Apocalisse. L’incipit della lettura sarà di Papa Benedetto XVI, la conclusione sarà del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, con il capitolo 22 dell’Apocalisse.

     
    D. – Chi saranno i lettori?

     
    R. - Potevamo chiedere a degli attori oppure a dei dicitori di leggerla tutta, ma abbiamo fatto la scelta del Popolo di Dio che legge la Parola di Dio. Per questo abbiamo aperto un sito internet, chiedendo a tutti di iscriversi. Abbiamo diviso la Bibbia in 1250 capitoli. In migliaia hanno cercato di iscriversi per avere assegnato un capitolo da leggere. Solo 1250 persone leggeranno. Questo non significa che la Bibbia è riservata a loro, perché andando in televisione, su internet, sui cellulari, su altre televisioni cattoliche, sulla rete InBlu, milioni di persone in quei giorni potranno ascoltare la Bibbia che in quel momento viene letta, ininterrottamente per 139 ore da domenica 5 ottobre, a partire dalle 19.00 su Raiuno, fino a sabato 11 ottobre alle 13.25.

     
    D. – Quindi, questa iniziativa di ben 139 ore è come una diretta fiume…

     
    R. – Questa è una grande sfida. Teniamo conto che verranno lette qualcosa come 800 mila parole. Ogni ora e mezza di questa non stop sarà intervallata o interrotta da un brano musicale. Non ci sarà solo la Bibbia parlata, ma anche una Bibbia musicata, perché la Bibbia ha ispirato tutte le musiche di tutte le culture del mondo, in tutte le civiltà e in tutte le epoche del mondo. Quindi, avremo dai gospel americani alla musica latino-americana, dai tamburi africani all’arpa birmana, dalla musica irlandese alla gregoriana-romana, e poi, la nuda parola nella sua trasparenza: Bibbia “sine glossa”, senza commento, perché il commento divide, mentre la Parola di Dio unisce.

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    Oggi la chiusura delle celebrazioni per il 25.mo anniversario della scuola per infermieri “Padre Luigi Tezza”

    ◊   Si concludono oggi i festeggiamenti per il 25.mo anniversario della scuola per infermieri “Padre Luigi Tezza”, uno dei rami dell’Università Cattolica retto dalla Congregazione delle Figlie di San Camillo. Il servizio di Davide Dionisi:

    Fin dalla sua nascita forma i giovani ad essere infermieri, attraverso l'espressione di un servizio profondamente umano e cristiano. Nutrito il programma della giornata. Questa mattina la Messa celebrata dal superiore generale dei ministri degli infermi, padre Renato Salvatore. Oggi pomeriggio una tavola rotonda che vedrà la partecipazione di mons. Elio Sgreccia, già presidente della Pontificia accademia per la vita, sul tema “Sui passi di San Camillo: umanizzare le cure di coloro che soffrono”. Ma perché la necessità di un polo formativo ispirato al carisma di San Camillo? Risponde madre Laura Biondo, superiora generale della congregazione:

     
    "Abbiamo sentito l’esigenza di poter formare le nostre suore in una scuola dove vengano tenuti in grande considerazione i principi ispiratori che furono di San Camillo De Lellis, che è stato definito maestro di una nuova scuola di carità, e anche per poter dare ai giovani laici la possibilità di frequentare questa stessa scuola, dove anch’essi possano formarsi secondo lo spirito di San Camillo".

     
    A Rita Megliorin, coordinatore delle attività didattiche, pratiche e di tirocinio, abbiamo chiesto quale è il modello formativo che propone la Scuola “Padre Luigi Tezza”:

     
    "La formazione che abbiamo scelto di proporre si basa su una didattica attiva, che vede al centro del progetto didattico lo studente. Abbiamo scelto questo tipo di formazione perchè riteniamo che la scuola non debba essere soltanto un mero strumento per raggiungere una serie di nozioni, ma uno strumento per raggiungere la maturità completa dell’uomo. E' l’uomo che deve stare vicino al malato, che deve prendersi cura del malato, che deve essere in grado di conoscere prima se stesso, prima le proprie potenzialità e poi l’altro. E fare questo significa anche aiutare lo studente, avere un pensiero critico nei confronti anche della propria professione. Questo si può raggiungere quando scuola e studente camminano insieme".

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    Quarant'anni fa moriva il teologo Romano Guardini: il ricordo di mons. Luigi Negri

    ◊   Quarant'anni fa, il primo ottobre del 1968, moriva, a Monaco di Baviera, Romano Guardini, teologo, esegeta e filosofo della cultura che ha segnato profondamente il XX secolo. Nato a Verona nel 1885 si formò e visse in Germania dove, con il suo impegno di resistenza al nazismo, ha offerto anche una testimonianza vissuta di fedeltà al credo cristiano. Fausta Speranza ha chiesto a mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, di spiegare perché lo ricordiamo come una delle grandi voci profetiche del Novecento:

    R. - Guardini ha saputo sintetizzare tre movimenti di pensiero che sono essenziali. Innanzitutto, il movimento del domandare greco: Guardini ci ha fatto rivivere la grande avventura della ricerca della verità, del bene, della bellezza e del giusto, che caratterizza il pensiero greco, che è elemento fondamentale dell’Occidente. Poi la modernità, che vide nei suoi aspetti di esigenza positiva, ma anche di fallimento. Lavorò su grandi pensatori, come Dostovjesky e come Kafka. Poi recuperò la forza delle origini cristiane con quelle straordinarie riletture dell’immagine di Cristo, del Signore, attraverso la lettura soprattutto dei Vangeli e in particolare del Vangelo di San Giovanni. Quindi, io credo che abbia sintetizzato tre movimenti dai quali non possiamo prescindere: la tradizione greca, la faticosa crisi della modernità e il recupero della tradizione cristiana.

     
    D. – Mons. Negri, Romano Guardini, sacerdote impegnato nel movimento liturgico e in quello dei giovani, una sorta di filosofo della religione e della cultura, è morto nel 1968, un anno ricco di significati: ha perso qualcosa la cultura al momento?

     
    R. – Sì, credo che abbia perso un vigoroso testimone del cristianesimo come redenzione di ciò che di più autentico c’è nell’uomo. Innanzitutto, l’esigenza della verità e l’impeto dell’amore. Egli formò decine e decine di generazioni di giovani, una presenza cristiana autentica, che non sanno dimenticare che dal suo movimento uscirono alcuni dei pochissimi grandi resistenti all’hitlerismo. La vera resistenza al regime nazista – e questo è assolutamente chiaro se si leggono i documenti nazisti – fu la Chiesa, fu la Chiesa cattolica, sintetizzata fra gli altri nel nome del grande vescovo di Münster, von Galen, il Leone di Dio. Ma poi decine e decine di giovani studenti delle scuole medie superiori e dell’università furono una vera resistenza, basti ricordare la Rosa Bianca. E Guardini che conosceva di persona i protagonisti della Rosa Bianca ha scritto delle pagine straordinarie su questa esperienza di testimonianza cristiana e di resistenza civile.

     
    D. – Un pensatore nato nel 1885, morto nel 1968: oggi, nel terzo millennio, quale testamento forte ci lascia?

     
    R. – Ci lascia un testamento che io sintetizzerei col titolo dei suoi due volumetti straordinariamente attuali “Ansia per l’uomo”. Certamente è testimone della grande soluzione che il cristianesimo è per la vita dell’uomo, ma direi che ci testimonia l’inevitabilità dell’essere ansiosi della nostra esistenza, sulla verità della nostra esistenza. Insomma, ci aiuta a riprendere quella che Agostino, altro grande pensatore da lui frequentato, chiamava quella inquietudine profonda, per cui noi non siamo mai quieti finché non troviamo il mistero di Dio nella persona di Gesù Cristo. Credo che lui sia stato l’iniziatore di una straordinaria materia nelle facoltà tedesche, prima e dopo il nazismo, quella che si chiamava visione cristiana della realtà. Credo che più che mai oggi noi dovremmo poter offrire noi adulti, noi preti, noi sacerdoti, noi vescovi, noi insegnanti, dovremmo riuscire ad offrire con la sua stessa pertinenza ed attualità le linee fondamentali di quella visione cristiana della vita e delle cose che risulta vincente, come ci ricorda spesso Benedetto XVI, che risulta vincente perché è vera e soprattutto perchè è bella.

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    La Chiesa ricorda Santa Teresa di Lisieux

    ◊   “Ecco il mio cielo, il mio destino: Vivere d’amore!”. Sono le parole di Santa Teresa di Lisieux, di cui oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica. Diventata carmelitana col nome di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, è stata proclamata Patrona delle Missioni e Dottore della Chiesa. I suoi genitori saranno beatificati il 19 ottobre prossimo nella Giornata missionaria mondiale. Ce ne parla Isabella Piro:

     
    (musica)

     
    Ha conosciuto la sofferenza sin da bambina, Santa Teresa: nata ad Aleçon, in Normandia, il 2 gennaio 1873, a soli 15 giorni rischia di morire per un’enterite acuta. Ultima di otto figli, cresce in una famiglia profondamente cristiana, guidata sulla strada della fede dai genitori, Louis e Zélie Martin. A soli 14 anni, Teresa sente la chiamata alla vita monastica ed annuncia al padre l’intenzione di entrare nell’ordine delle Carmelitane. L’anno successivo, il 9 aprile 1888, varca il cancello della clausura, dopo aver ottenuto un permesso particolare da Papa Leone XIII a causa della giovane età. La sua salute cagionevole, però, non resiste a lungo al rigore della regola carmelitana: il 30 settembre 1897, a soli 24 anni, Teresa muore di tubercolosi. Di lei, resta oggi, soprattutto, il valore della “piccola via” alla spiritualità, come spiega padre Damaso Zuazua, segretario Generale delle Missioni dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi:

     
    “La piccola via è che dobbiamo riconoscerci davanti a Dio dei bambini, suoi figli. Qui c’è una novità nel suo tempo, perché Teresa visse nel periodo del giansenismo. In quei tempi si presentava il Dio della giustizia, si parlava poco di Dio Amore. Lei invece partendo dalla sua esperienza personale dice 'se il mio babbo terreno, signor Martin, è stato buono, affettuoso, paterno, con me, come non lo sarà Dio Padre?' E così si è offerta all’amore misericordioso di Dio. Riconoscere, dunque, che siamo figli, che siamo dei bambini e che dobbiamo avere questa trasparenza e questa fiducia dei bambini in Dio Padre”.

     
    Canonizzata nel 1925, Teresa di Lisieux viene proclamata, nello stesso anno, “Patrona delle Missioni”. Nel 1997, a cento anni dalla sua morte, Papa Giovanni Paolo II la dichiara “Dottore della Chiesa”, dopo Santa Caterina da Siena e Santa Teresa d’Avila. La piccola Santa di Lisieux scrisse, infatti, molto nella sua pur breve vita: memorabile la sua autobiografia, intitolata “Storia di un’anima”. Così, la sua esistenza, svoltasi tra le mura di un monastero, assume un significato universale e trasmette alle donne di oggi un importante insegnamento. Ancora padre Zuazua:

     
    “Quel suo atteggiamento di soffermarsi, di contemplare, riflettere, perché oggi sembriamo catapultati velocemente senza avere possibilità di una riflessione sulla nostra vita, sul mondo, su quello che accade, e non siamo capaci di leggere i segni dei tempi per la vita frettolosa che abbiamo in noi. Allora, un po’ più di calma, serenità per comprendere, per capire. Questa sarebbe una grande lezione di Teresina. Così siamo padroni di noi stessi e così anche abbiamo una disponibilità per la religiosità nel nostro cuore e nella nostra coscienza”.
     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Non lasciate nulla di intentato per annunciare a tutti il Vangelo: così il Papa ai vescovi europei riuniti in Ungheria

    ◊   L’invito del Papa a “non lasciare nulla di intentato per annunciare la Parola di Dio ai popoli delle diverse nazioni” ha aperto ieri pomeriggio a Esztergom, in Ungheria, l’Assemblea plenaria del CCEE, il Consiglio che riunisce i 36 presidenti delle Conferenze episcopali del vecchio continente. Un’assemblea centrata sul rapporto chiesa mass media, come ha ricordato anche Benedetto XVI, nel messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, inviato in apertura dei lavori. “In quest’anno dedicato all’Apostolo San Paolo, che ha espresso la verità del Vangelo in termini accessibili a tutti gli uomini - si legge nel testo – i moderni areopaghi meritano un’attenzione particolare da parte dei Pastori della Chiesa”. Di qui l’auspicio del Papa affinché chi è impegnato nei media sia guidato ad essere ancor più “rispettoso della verità dell’informazione e della dignità della persona umana”. Riflettori puntati sui mass media anche in questa seconda giornata dei lavori. Il cardinale Peter Erdö, primate di Ungheria e presidente del CCEE ha ricordato che “la comunicazione è oggi l’altro nome della missione”. Tanto più urgente se si pensa, come emerge da una ricerca presentata ieri nella plenaria, che sempre più passano attraverso i media espressioni di “calunnie, diffamazioni, incitamento all’odio contro la Chiesa, contro i cristiani e contro il cristianesimo”. Dunque, afferma l’indagine, “il mondo dei media è da considerarsi terreno di evangelizzazione”. E ciò “richiede tempo, competenza, conoscenza e stima reciproca e si basa anche su una buona comunicazione interna alla Chiesa stessa”. I mezzi non mancano, molte conferenze episcopali sono proprietarie di tivù, giornali e agenzie di stampa, ma occorre proseguire su questa strada. Durante la sessione di questa mattina si é anche parlato della questione delle cellule staminali. Ribadito il “no” all’utilizzo e alla distruzione degli embrioni, sono stati sottolineati invece, i “positivi successi della ricerca nell’ambito delle staminali umane adulte”. L’assemblea del CCEE continuerà fino a venerdì. (Da Esztergom, Ungheria: Mimmo Muolo)

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    Concluso a Belgrado il seminario sulle ferite causate dai conflitti nella ex-Jugoslavia

    ◊   “Trovare la strada del dialogo e della riconciliazione” per le vittime del conflitto nella ex Jugoslavia, affinché le loro divergenti “richieste di giustizia e verità siano riconosciute”: è l’auspicio contenuto nella dichiarazione finale dell’incontro di “Giustizia e pace Europa”, che ha riunito fino a ieri a Belgrado, i rappresentanti delle 31 commissioni nazionali che fanno parte dell’organismo europeo, nato nel 1971 per far sentire la voce delle Chiese europee sui temi della lotta alla povertà, migrazioni, diritti dell’uomo, pace. A Belgrado si è svolto il seminario sul tema “Guarire le ferite e i ricordi delle guerre: la Serbia di fronte al presente e al passato”, insieme all’assemblea generale che ha eletto il nuovo presidente di “Giustizia e pace Europa”: si tratta di mons. Gérard Defois, arcivescovo emerito di Lille, che ha annunciato la sua volontà di “lavorare a nuove forme di solidarietà europea: la solidarietà economica, politica e l’apertura culturale e spirituale”, per vivere “la pluralità come una ricchezza e non come una minaccia”. I partecipanti si sono recati anche a Pristina e Mitrovica in Kosovo, e a Vukovar in Croazia, incontrando le realtà locali. Nella dichiarazione si riconosce che “la situazione è estremamente complessa”, con tanta “sofferenza da parte di ogni comunità visitata”. “Non sorprende – osserva la nota ripresa dall'agenzia Sir – che, come in ogni fase di post-conflitto, la versione della verità di una persona contraddice quella di un’altra”. Perciò, affermano, “una delle più significative sfide per il futuro sarà quella di trovare una strada per il dialogo e la riconciliazione di questi diversi punti di vista”. Tutte le vittime ascoltate, precisano, hanno espresso “un autentico desiderio di pace”, riconoscendo che “la riconciliazione è l’unica strada da percorrere”. E’ inoltre “diffusa la volontà di impegnarsi e partecipare a questi processi”. C’è anche “la convinzione che non si deve permettere che quanto accaduto si ripeta ancora” e che “la pace, a lungo termine, può essere realizzata solo se vengono garantiti il rispetto e una giustizia equa per tutti”. I rappresentanti delle 31 conferenze episcopali europee riconoscono anche “il contributo che i leader religiosi possono dare a questo processo”. A questo proposito si è svolta una fruttuosa tavola rotonda a Belgrado tra leader musulmani, ortodossi e cattolici. “Abbiamo verificato che le comunità di fede – si legge nella dichiarazione – possono avere un ruolo guida nel processo di riconciliazione, ed essere esempio che altri possono seguire”. (R.P.)

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    India: nuova dedicazione della cattedrale di Jabalpur incendiata da sconosciuti

    ◊   Sullo sfondo delle violenze contro i cristiani, dieci giorni fa era stata deliberatamente incendiata da due sconosciuti, ma ora la cattedrale di San Pietro e Paolo, eretta 120 anni fa nella città indiana di Jabalpur, è tornata ad essere un luogo di culto e domenica scorsa è stata nuovamente consacrata. A celebrare il solenne rito di dedicazione è stato il vescovo della città, mons. Gerald Almeida: “L’altare era stato sconsacrato volutamente – ha spiegato – e poiché per i cattolici esso rappresenta Cristo, era necessaria una nuova dedicazione per restituire alla Chiesa la sua purezza e la sua dignità”. Al rito - ha riferito l'agenzia Ucanews - hanno assistito circa 2mila persone, sia cattoliche che protestanti; alla fine della celebrazione, inoltre, è stata letta una preghiera ecumenica, per ribadire la necessità che i cristiani lavorino insieme, nella diffusione della Parola di Dio, e per offrire il perdono ai responsabili dell’incendio. “L’attacco incendiario – ha detto mons. Almeida – ha rafforzato la fede delle persone ed ha sviluppato un sentimento di unità tra i tutti i cristiani, che si sentono una cosa sola nel Corpo di Cristo”. Dello stesso parere anche padre Anthony Rocky, parroco della cattedrale, secondo il quale “l’incidente ha risvegliato soprattutto i giovani, che hanno iniziato a partecipare alle attività parrocchiali”. (I.P.)

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    Gli Stati africani firmeranno ad Oslo il trattato per mettere al bando le bombe a grappolo

    ◊   L’Africa sottoscriverà in maniera compatta, il prossimo 3 dicembre ad Oslo, il primo trattato internazionale sul divieto delle bombe a grappolo: lo hanno deciso i rappresentanti di 42 governi africani durante l’incontro conclusosi ieri a Kampala, in Uganda. Il trattato impegna i governi che lo sottoscrivono ad interrompere definitivamente l’uso, la produzione e la vendita di queste armi. Durante l’incontro a Kampala, l’arcivescovo anglicano sudafricano Desmond Tutu ha definito le bombe a grappolo “un abominio la cui fabbricazione e utilizzo non può e non deve essere tollerato da nessun governo”. Il presidente ugandese, Yoweri Museveni, ha sottolineato inoltre come, per lungo tempo, l’Africa sia stata “terreno di discarica per armi pericolose che hanno causato la perdita di migliaia di vite umane”. Sono diverse, intanto, le iniziative intraprese per denunciare il dramma delle bombe a grappolo: l’ultima è un viaggio organizzato dalla coalizione internazionale di associazioni, rappresentanti della società civile e governi. La prima tappa di questo itinerario è Belgrado, dove oggi partirà un BanBus che attraverserà 21 Stati per arrivare ad Oslo il prossimo 2 dicembre. “Sul BanBus – spiega alla Misna la direttrice del gruppo organizzativo – troveranno posto volontari e giornalisti; l’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e i politici sulla necessità di un trattato” che metta fine alla produzione e all’impiego di queste armi. (A.L.)

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    Somalia: abbattuti i resti dell’ultima chiesa cattolica

    ◊   La fine del Ramadan è stata festeggiata a Chisimaio, il maggiore porto del Sud della Somalia, con l'abbattimento al grido di allah Akbar (Allah è grande) di ciò che restava della chiesa cattolica costruita dagli italiani un secolo fa. Negli ultimi anni, sventrata dalle esplosioni, era diventato rifugio provvisorio per gli sfollati. Al suo posto i fondamentalisti islamici di "al Shabaab", il gruppo collegato ad al Qaeda che controlla la città, costruiranno una grande moschea. Il controllo del porto di Chisimaio, che di fatto mette a disposizione del terrorismo internazionale non solo un attracco strategico ma anche le strutture aeroportuali collegate – si sottolinea sul quotidiano La Stampa – “è il risultato più recente della guerra civile in atto in Somalia tra gli insorti islamici e le truppe governative appoggiate da quelle etiopiche”. Dopo l'iniziale successo della controffensiva guidata dagli etiopi, gli insorti hanno recuperato terreno e dalla seconda metà di agosto controllano ormai ampi territori del martoriato Paese africano. Dall’inizio dello scorso anno si stima che circa 10 mila civili siano morti negli scontri fra bande. I profughi interni, che versano in condizioni disperate per la mancanza di cibo e di ogni assistenza, sono circa 3,5 milioni di persone, un terzo dell’intera popolazione. (A.L.)

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    Anche in Africa si temono i riflessi della crisi finanziaria USA

    ◊   In attesa di comprendere i reali effetti che la grave crisi finanziaria in corso negli Stati Uniti potrà avere anche sull’economia africana nel breve periodo, nel Continente ci si interroga su come reagire alle conseguenze negative sul medio e lungo periodo. Aprendo ieri la riunione annuale della Banca di Sviluppo della Comunità dell’Africa orientale (Comesa) - rende noto l'agenzia Misna - il ministro delle finanze ugandese, Ezra Suruma, ha invitato i suoi omologhi di 19 Paesi del continente africano a “cercare mercati alternativi ai nostri prodotti”. Secondo i responsabili delle economie di quasi la metà degli Stati africani, le esportazioni africane verso Europa e Stati Uniti rischiano seriamente di risentire della crisi in corso: i contraccolpi del tracollo di alcuni istituti finanziari e gli esborsi governativi per correre ai ripari potrebbero portare a una rapida revisione delle corsie preferenziali garantite ad alcune categorie di prodotti africani. Per questo, secondo il ministro ugandese, l’Africa dovrebbe “accrescere le esportazioni verso i Paesi asiatici” a cominciare da India e Cina. Aprendo la riunione dei ministri delle Finanze dell’area orientale del continente, poi, il ministro Suruma ha sottolineato come la crisi in corso dimostra che il concetto di capitalismo dovrà essere riesaminato. “Il capitalismo – ha spiegato - non potrà più mantenersi allo stato attuale e la regolamentazione governativa diventa una scelta inevitabile”. Più cauto Mohit Dhoorundhur, presidente del Consiglio d’amministrazione della banca di sviluppo della Comesa, secondo cui l’impatto della crisi in corso sulle economie africane è ancora imprevedibile. Tuttavia, lo stesso Dhoorundhur ha evidenziato come, soprattutto le banche sono chiamate “a riconoscere la necessità di un cambiamento e a mostrare la loro determinazione ad intraprendere riforme rapide”. (A.L.)

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    Crisi alimentare in Kenya: la Chiesa chiede un intervento del governo

    ◊   In Kenya, a Chiesa cattolica ha espresso preoccupazione per gli oltre cinque milioni di persone, quasi il 10% della popolazione nazionale, che a causa di inflazione e siccità non dispongono di cibo a sufficienza. Ha anche invitato il governo ad adottare con urgenza adeguate iniziative. “Servono leggi e politiche in grado di migliorare le condizioni dei poveri, ovvero della maggioranza di questo Paese” ha detto l’arcivescovodi Nyeri, mons. Peter Kairo, presidente della Commissione giustizia e pace della conferenza episcopale keniana, in un messaggio rilanciato dal 'Catholic information service for Africa' (Cisa). Le violenze seguite alle elezioni dello scorso dicembre, la siccità, la crisi economica internazionale e l’inflazione – riferisce l’agenzia Misna - hanno contribuito, secondo il presule, all’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, alla loro reale disponibilità e di conseguenza al peggioramento delle condizioni vita. “E’ riprovevole – ha detto l’arcivescovo - che, nonostante i problemi della nostra economia, si registrino profitti super-elevati i cui benefici raramente raggiungono la popolazione”. A farne le spese - ha aggiunto - sono soprattutto gli sfollati che affollano i campi profughi o che vivono nei quartieri degradati della capitale. (A.L.)

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    Inghilterra: il 3 ottobre giornata di digiuno per malati di AIDS in Mozambico

    ◊   Una giornata di digiuno a favore dei malati di aids del Mozambico. Il 3 ottobre è “Fast day” in Inghilterra, tradizionale appuntamento di solidarietà promosso da Cafod, la più importante organizzazione caritativa cattolica britannica per gli aiuti al Terzo Mondo. Per l’occasione si mobiliteranno parrocchie, scuole e associazioni che organizzeranno pranzi frugali a base di formaggio e biscotti, caffè. Sono anche previsti – rende noto il Sir - momenti di preghiera, e interventi nei quali rappresentanti di Cafod spiegheranno il lavoro dell’associazione. Testimonial del Fast Day 2008 è Celina, una giovane del Mozambico sulle spalle della quale grava tutto il carico della famiglia dopo che i genitori sono diventati sieropositivi. “La storia è significativa del lavoro che facciamo collaborando con progetti locali nel Terzo Mondo”, spiega una portavoce di Cafod. La giornata del digiuno è insieme alla giornata del digiuno per la Quaresima il più importante evento di raccolta fondi di Cafod. Lo scorso anno la raccolta è stata fatta per lo Zimbabwe ed ha fruttato 1,85 milioni di sterline, circa 2,32 milioni di euro. (A.L.)

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    Nel canale di Sicilia soccorsi 51 immigrati a bordo di una barca a vela

    ◊   Alla serie di gommoni, imbarcazioni in legno o in resina usati dagli scafisti nei cosiddetti viaggi della speranza, si aggiunge un nuovo mezzo di trasporto: la barca a vela. Nel canale di Sicilia la scorsa notte una barca a vela con a bordo 51 immigrati, tra cui donne e bambini, è stata individuata da una motovedetta della guardia costiera. Sono subito scattati i soccorsi e alcuni migranti sono stati portati in ospedale. E’ stata sequestrata inoltre la documentazione di bordo nel tentativo di risalire al proprietario del natante. Ad alcuni immigrati sono stati anche requisiti documenti di identità e telefoni cellulari. Secondo le prime informazioni, l'imbarcazione sarebbe partita dalla Tunisia (A.L.)

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    Forum della FAO a Roma sul diritto al cibo

    ◊   Negli ultimi venti anni sono stati fatti progressi per il riconoscimento del diritto al cibo ma la chiave di volta, non ancora raggiunta, pare ancora quella dell’inserimento di questo diritto all’interno delle Costituzioni dei singoli Paesi, in particolare di quelli poveri e in via di sviluppo. Fare il punto sui progressi in questo campo sarà uno dei compiti del Forum sul diritto al cibo organizzato dalla FAO ed apertosi oggi a Roma. Nel corso del Forum saranno presentati esempi come quelli di Brasile, Bolivia, Guatemala e Ecuador, in cui le strategie per il diritto al cibo si sono tradotte in azioni politiche. Ci sono però aree del mondo dove ancora molti assi in avanti devono essere compiuti. E’ il caso di Uganda, Mozambico, Nicaragua e Perù dove sono allo studio bozze di atti legislativi, così come in India. (A.L.)

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    "Un'orchidea per i bambini": iniziativa dell’Unicef per salvare milioni di vite

    ◊   “Un’orchidea per i bambini”. E’ lo slogan dell’iniziativa promossa dall’Unicef per salvare milioni di vite. Il 4 e 5 ottobre, in oltre 1.200 piazze italiane, 10 mila volontari offriranno una pianta fiorita di orchidea a chi vorrà donare minimo 15 euro per tanti bambini bisognosi nel continente africano.Tra i testimonial attori, cantanti e calciatori beniamini del pubblico, oltre alla nave-scuola Amerigo Vespucci, il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco e il Piccolo Coro “Mariele Ventre” dell’Antoniano, la Lega Calcio e la Federazione Italiana Giuoco Calcio. Negli stessi giorni, i capitani delle squadre calcistiche di serie A e B scenderanno in campo con un’Orchidea. Sarà inoltre lanciato un SMS solidale al numero “48548”, attivo fino al 12 ottobre, per donare 2 euro da telefono cellulare e fisso. Tutti i fondi raccolti – ha spiegato il presidente dell’Unicef-Italia Vincenzo Spadafora – serviranno per interventi salva-vita rivolti all’infanzia in 6 Paesi dell’Africa centrale e occidentale: Benin, Repubblica Democratica del Congo, Ghana, Guinea Bissau, Senegal e Togo. Per pubblicizzare l’evento di piazza e sostenere l’SMS solidale sono stati realizzati anche uno spot televisivo e uno radiofonico. Le donazioni potranno essere effettuate anche tramite il sito-web www.unicef.it e negli uffici postali grazie alla collaborazione di Poste Italiane attraverso l’iniziativa “Dona il resto”. (A cura di Roberta Gisotti)

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    I vescovi lusofoni: si deve affrontare la globalizzazione con spirito missionario

    ◊   C’è preoccupazione tra i vescovi di lingua portoghese per la recrudescenza del traffico di esseri umani e per i problemi legati alla globalizzazione; per questo chiedono di “risvegliare lo spirito missionario nelle coscienze assopite”. Al termine dell’VIII incontro dei presidenti episcopali delle Chiese lusofone, svoltosi nei giorni scorsi a Macao, i presuli hanno emesso un comunicato – ripreso dall’agenzia Fides – nel quale sottolineano il dramma “tanto frequente del traffico di esseri umani, soprattutto donne e bambini”. Secondo i partecipanti all’incontro in terra cinese, la globalizzazione ha aggravato l’abisso tra ricchi e poveri. Si deve cercare – hanno detto i vescovi – di cogliere i vantaggi della mondializzazione e creare, parallelamente, una solidarietà globale. Tutti – sottolinea ‘L’Osservatore Romano’ – hanno concordato con l’urgenza di risvegliare lo spirito missionario: “Non c’è alcuna situazione, anche precaria, che giustifichi la mancanza di azione missionaria; l’ardore generoso nell’annuncio farà sempre crescere la Chiesa locale”. (A.L.)

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    Dopo gli uragani Haiti sempre più colpita da povertà e dipendenza alimentare

    ◊   Il recente passaggio di 4 uragani ad Haiti ha reso ancora più drammatica la situazione del Paese: oltre al pesante bilancio di almeno 600 morti e di un milione di sfollati, si registrano anche gravi ripercussioni nella già precaria economia dello Stato caraibico. Si stima, infatti, che siano state distrutte centinaia di ettari di coltivazioni pronte per il raccolto. Si tratta di un dato allarmante perché ad Haiti oltre il 65% degli abitanti vive in aree rurali. “Di questi - fa notare Sarah Wilson, dell’organizzazione non governativa ‘Christian Aid’ - l’82% vive in condizioni di povertà”. “Ci sono molte ragioni per questa povertà - spiega Sarah Wilson - ma una delle più significative è la politica commerciale imposta dalle istituzioni finanziarie internazionali: nel 1994 la tariffa sulle importazioni di riso è stata abbassata dal 36 al 3%; questo ha aumentato le forniture di riso provenienti dai contadini statunitensi sovvenzionati per piazzare le loro eccedenze”. Haiti – fa poi notare Sarah Wilson – è diventata dipendente dalle importazioni di riso perché i contadini locali non possono competere con i produttori all’estero: “la produzione interna è quindi crollata e l’aumento globale dei prezzi dei generi alimentari ha colpito molto duramente la popolazione di Haiti”. Modificare questo scenario, secondo Sarah Wilson di ‘Christian Aid’, vorrebbe dire sostenere costi minori rispetto a quelli per far arrivare, per via aerea, tonnellate di aiuti di emergenza. Secondo l’ONU – ricorda l’agenzia Misna – i finanziamenti finora ricevuti equivalgono a meno del 2% della somma richiesta dal governo locale. (A.L.)

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    Messico: appello della Chiesa di Antequara-Oaxaca a riformare la legalità

    ◊   Riformare la legalità, di fronte alla “crescente ondata di violenza e di insicurezza che affligge i messicani di qualunque strato sociale”: è l’appello lanciato da mons. José Luis Chávez Botello e mons. Oscar Campos Contreras, rispettivamente arcivescovo e vescovo ausiliare di Antequera-Oaxaca, in Messico. “Il bene comune – scrivono i presuli in una nota – è fondamentale. In esso, si dimostra l’onestà dei principi di qualsiasi partito politico e il vero desiderio di servire il popolo”. Mons. Botello e mons. Contreras puntano quindi il dito contro “leggi ambigue che si possono applicare secondo la convenienza dei casi” e contro “coloro che applicano le leggi con discrezionalità”. Sottolineando come la normativa venga usata “per minacciare il nemico e non per porre ordine nella vita del Paese”, i presuli denunciano una dilagante “cultura dell’illegalità” che porta all’evasione fiscale, alla concussione sul lavoro, alle estorsioni e “a dare meno per ottenere di più”. “Nessuno si assume le proprie responsabilità – dicono ancora i vescovi di Antequera-Oaxaca – Ma dobbiamo riconoscere che non esiste un solo colpevole: lo siamo tutti, in maniera diversa e a livelli diversi certamente, però tutti dobbiamo assumerci le nostre responsabilità”. Invitando, quindi, i fedeli e tutti i messicani “a modificare le proprie abitudini e le proprie azioni”, i presuli richiamano alla necessità di “recuperare un cammino verso una società in cui il valore della persona umana sia al di sopra degli interessi materiali, economici o politici, che cercano solamente di imporsi uno sugli altri”. “Se continuiamo nella logica dell’egoismo individualistico, alimentando la divisione sociale – affermano i presuli - il crimine, la violenza, i furti, i sequestri, la corruzione, l’estorsione, l’inganno avranno la possibilità di svilupparsi sempre di più”. Quindi, mons. Botello e mons. Contreras ribadiscono che “è il momento di agire: innanzitutto su noi stessi, costruendo in noi l’onestà, e poi insieme con gli altri, superando qualunque egoismo ci divida”. “Solo uniti - conclude la nota - possiamo realizzare l’obiettivo di costruire un Messico giusto, onesto, solidale che possa essere ereditato con orgoglio dalle generazioni successive, perché ricevano un Paese in cui la legalità rafforzi la sicurezza e la giustizia di tutti gli abitanti”. (I.P.)

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    Australia: la Chiesa contro la riforma della legge sull'aborto nello Stato di Victoria

    ◊   Le comunità cattoliche di Sydney, Melbourne e Adelaide si riuniranno idealmente in preghiera domenica prossima per manifestare contro la legge di riforma dell’aborto dello stato di Victoria che verrà discussa il prossimo 7 ottobre. Se approvata nella stesura attuale, la legge permetterà l’interruzione volontaria di gravidanza entro le prime 24 settimane di gestazione, rimuoverà il diritto dei medici all’obiezione di coscienza e potrebbe costringere un farmacista o un infermiere a somministrare, su prescrizione di un medico, un medicinale per provocare un aborto anche oltre le 24 settimane. In questo senso appare significativo che la Giornata di preghiera coincida con l’annuale Domenica del rispetto della vita promossa dall’arcidiocesi di Sydney. “Pregheremo in modo particolare per gli abitanti dello stato di Victoria e per i loro parlamentari, affinché mostrino coraggio e saggezza nella difesa della vita umana” ha affermato il vescovo ausiliare di Sydney, mons. Julian Porteous per il quale “questo disegno di legge, se approvato, avrà effetti anche sul piano nazionale”. Nei giorni scorsi l’arcivescovo di Melbourne, capitale dello stato di Victoria, mons. Denis Hart, aveva diffuso una lettera pastorale contro la legge, arrivando a minacciare la chiusura dei 15 ospedali cattolici operanti in Victoria nel caso di approvazione. (R.P.)

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    I vescovi del Canada invitano i fedeli a vivere l'Humanae Vitae

    ◊   I Vescovi canadesi hanno scritto una Lettera pastorale ai loro fedeli in occasione del 40° anniversario della promulgazione dell'Enciclica Humanae vitae, che definiscono “profetica”, invitando a riscoprirla e a “incarnare” i suoi “importanti insegnamenti”. La Lettera, approvata dall'Assemblea Plenaria dei vescovi e ripresa dall'agenzia Zenit, afferma che l'Enciclica di Paolo VI “è molto più di un 'no' alla contraccezione”. “Il documento approfondisce la trasmissione della vita umana”, “il compito più serio in cui la coppia sposata collabora in modo libero e responsabile con il Creatore”, e che è “intimamente collegato alla vita e alla felicità degli esseri umani”, affermano. In questo senso, i presuli insistono sull'importanza della “teologia del corpo” sviluppata in seguito da Giovanni Paolo II, che ritengono una “rivoluzione” che “avrà effetti molto positivi sul cristianesimo del XXI secolo”. Inoltre esortano i fedeli "ad essere i primi a sperimentare il suo potenziale liberatore”. Il grande apporto della Humanae Vitae e di Giovanni Paolo II è quello di mostrare “il progetto di Dio riguardo all'amore umano” nei suoi aspetti “naturali, soprannaturali ed eterni”, così come il “significato sponsale del corpo umano”. “Dio ha fatto del matrimonio, e più specificamente dell'atto coniugale un'espressione del suo amore, e la questione è questa: come ama Dio? Cristo, Dio fatto uomo, ci dà la risposta: riflettendo sulla Croce e sull'Eucaristia, vediamo che questo amore si dona 'fino alla fine'. E' questo l'amore al quale sono chiamati gli sposi”. L'aborto, la sterilizzazione e la contraccezione, quindi, “sono opposti alla volontà del Creatore”, aggiungono. La paternità e la maternità devono dunque “essere guidate dallo Spirito Santo”. “Gli sposi che scelgono la pianificazione naturale riconoscono nell'altro la sua dignità di persona, incluso il dono della sua fertilità”. La Humanae Vitae e la teologia del corpo, spiegano i Vescovi, “rappresentano una grande opportunità per un mondo che spesso è troppo occupato a difendere se stesso contro lo straordinario potenziale di vita della sessualità”. “Sulla scia di questi due Papi profetici, la Chiesa, esperta di umanità, lancia un messaggio inaspettato: la sessualità è amica dell'uomo, un dono di Dio”, concludono i vescovi canadesi. (R.P.)

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    A Martti Ahtisaari il premio “Felix Houphouet-Boigny” per la pace

    ◊   Verrà assegnato domani a Martti Ahtisaari, già presidente della Finlandia e fondatore dell’ONG “Crisis Management Initiative” (CMI - Iniziativa per la gestione delle crisi), il Premio “Félix Houphouët-Boigny per la ricerca della pace” 2008. La cerimonia si svolgerà presso la sede dell’Unesco a Parigi. Il riconoscimento - riferisce il Sir - “è stato attribuito ad Ahtisaari per il suo impegno al servizio della pace nel mondo”, ha detto il presidente della giuria Henry Kissinger, premio Nobel per la pace e già segretario di Stato americano. Ahtisaari ha portato a termine molte missioni di pace per conto delle Nazioni Unite, in particolare in Namibia e nei Balcani; nell’ambito della Cmi nel settembre 2007 ha promosso a Helsinki i colloqui tra i gruppi musulmani sunniti e sciiti dell’Iraq al fine di riprendere il dialogo. Nel 2005 ha agevolato il processo che ha condotto alla firma del trattato di pace fra il governo indonesiano e il Movimento per il libero Aceh, per porre fine al conflitto in questa provincia. Creato dalla Conferenza generale dell’Unesco, il Premio Félix Houphouët-Boigny viene assegnato a chi contribuisce “in maniera significativa alla promozione, alla salvaguardia e al mantenimento della pace”. A riceverlo sono stati, tra gli altri, Nelson Mandela, Yitzhak Rabin e Yasser Arafat. (A.L.)

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    Sudan: nuovi centri di trasmissione per il Catholic Radio Network

    ◊   Sta crescendo a poco a poco il Sudan Catholic Radio Network (SCRN), ovvero l’emittente radiofonica cattolica del Sudan, voluta dalla Conferenza episcopale locale e realizzata grazie all’aiuto dei missionari comboniani. Dopo Radio Bakhita, che trasmette nella capitale, Juba, dal febbraio 2007, tre nuovi centri di trasmissione vedranno realizzati entro dicembre prossimo nelle zone di Torit, Yei e delle Montagne Nuba. Per il 2009, inoltre, è prevista l’apertura di nuove stazioni radiofoniche a Yambio, Rumbek, Wau e Malakal. “Questo network – ha detto l’arcivescovo di Juba, mons. Paolino Lukudu Loro, incontrando i coordinatori dell’emittente – è uno strumento pastorale, un servizio, una missione per la cura pastorale del popolo di Dio. Non è soltanto una radio”. Ribadendo, poi, che il SCRN rappresenta un contributo della Chiesa alla costruzione di un processo di pace nel Paese, mons. Lukudu Loro ha concluso: “Non lavoriamo per soldi o per ambizione: noi lavoriamo per compiere un servizio pastorale. È questa la nostra missione”. (I.P.)

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    Intervista a padre Samir sul concetto del laicismo in Oriente e Occidente

    ◊   In Oriente e in Occidente la visione del rapporto tra Chiesa e Stato poggia su basi diverse: mentre in Occidente si “cerca di escludere la manifestazione della fede cristiana dalla sfera pubblica, relegandola al privato delle persone”, in Oriente si promuove “un laicismo positivo perché si tratta di differenziare politica e religione, ma senza separarle”. E’ quanto sostiene, in un’intervista concessa al servizio stampa dell’arcivescovado di Granada, il gesuita Samir Khalil Samir, direttore del centro di documentazione e ricerche arabe cristiane. “Non possiamo astrarre la religione dalle decisioni politiche – aggiunge padre Samir – perché essa rappresenta una tradizione etica dell’umanità”. Oltre a questa differenza, il gesuita sottolinea anche come i cristiani d’Oriente siano stati particolarmente colpiti per il mancato riconoscimento, da parte dell’Europa, delle proprie radici cristiane: sono colpiti – spiega padre Samir – perché “l’Europa ha donato migliaia di missionari e oggi è tanto lontana dalla sua fede”. Nell’analisi del sacerdote non è mancato il riferimento al dialogo tra cristiani e musulmani: nell’islam – ha detto padre Samir – si scontrano “una concezione estremista e una più aperta e tollerante”. E’ molto importante – ha aggiunto – che “i Paesi potenti esercitino pressioni su quelli che non rispettano i diritti dell’uomo, soprattutto gli Stati che non rispettano la libertà religiosa”. Padre Samir – rende noto l’agenzia Zenit - ha partecipato la scorsa settimana al VII Congresso internazionale di studi arabi cristiani, svoltosi nel seminario di San Cecilio a Granada. (A.L.)

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    Spagna: per la Corte di Cassazione i nomi sui registri battesimali non possono essere cancellati

    ◊   In Spagna i nomi dei battezzati segnati sui Libri del Battesimo non possono essere cancellati né subire annotazioni. Lo ha sentenziato la Corte di Cassazione (Tribunal Supremo) che ha così dato ragione all'arcivescovado di Valencia. L'arcivescovado, infatti, era stato il primo in Spagna ad impugnare la risoluzione dell'Agenzia di Protezione dei Dati, avallata dal tribunale speciale della Audiencia Nacional, secondo la quale potevano aggiungersi annotazioni marginali sui Libri del Battesimo, qualora un cittadino avesse chiesto la cancellazione dal libro stesso del proprio nominativo. Anche in Spagna esiste un esiguo fronte di coloro che vogliono - come si dice - essere "sbattezzati" e, quindi, cancellati dai registri battesimali. La sentenza della Corte di Cassazione ha ora valore per tutte le diocesi spagnole. Essa, come riporta una nota dello stesso arcivescovado di Valencia, sottolinea che i registri del battesimo non sono schedari soggetti come tali alla legislazione in materia di protezione dei dati. La nota diocesana rammenta così che i Libri del Battesimo sono inviolabili. Qualora, invece, si fosse applicata la risoluzione dell'Agenzia di Protezione dei dati, si sarebbe violato l'accordo del 1979 tra la Spagna e la Santa Sede sugli impegni giuridici. Tale accordo sottolinea che lo Stato e la Chiesa garantiranno l'inviolabilità e la confidenzialità degli archivi e dei registri ecclesiastici. "Senza dubbio - conclude la nota dell'arcivescovado di Valencia - la Corte di Cassazione ha dato ragione all'arcivescovado ed annulla la sentenza dell'Audiencia Nacional per non essere conforme al diritto". (A.M.)

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    Ad Assisi i delegati aderenti a ‘Retinopera’ rilanciano identità e ruolo dei cattolici

    ◊   Con visioni talora diverse sull’attualità e sul passato, ma avendo in comune forti convinzioni e speranze per il futuro, sono convenuti nei giorni scorsi ad Assisi i delegati di svariate realtà del mondo cattolico aderenti a “Retinopera”, per confrontarsi e trarre conclusioni operative dalle tematiche fondamentali di “Bene Comune, Povertà, Emergenti e Ricchezze Negate”. Una tre giorni nella città di San Francesco – fa notare l’agenzia Zenit - che ha messo d’accordo tutti sulla presenza di povertà non solo economiche ma anche culturali e morali, sulla necessità di resistere ai catastrofismi e diffondere la speranza. “E’ paradossale questa epoca di grande tolleranza – ha osservato mons. Arrigo Miglio, presidente della Commissione CEI sui problemi sociali – dove ogni istanza è considerata ugualmente legittima, salvo che la presenza pubblica dei cattolici”. Aperto, invece, dinanzi all’assoluta novità e drammaticità dello scenario economico in via di dispiegamento, è rimasto il dibattito sul modello di sviluppo da promuovere, anche se definito con chiarezza, in linea con quanto tracciato da Benedetto XVI, come necessariamente sostenibile, solidale e sussidiario. Negli interventi si è parlato anche della realtà italiana: il vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Vicenzo Paglia, si è soffermato sul percepibile aumento della povertà economica, il sociologo Aldo Bonomi ha fatto notare che si soffre per la mancanza di mete da perseguire. Il filosofo Adriano Fabris ha puntato tutto sull’instaurazione di una ferrea mentalità relazionale in cui è d’obbligo che ognuno riponga la propria identità. Il costituzionalista Luca Antonini ha insistito sulla centralità dell’io che non può delegare ad altri ma le responsabilità le deve assumere in prima persona. Affini i richiami all’indispensabilità di una forte vita spirituale espressi da una parte dall’economista Luigino Bruni, fautore dell’ “economia di comunione”, e dal presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez, che ha invitato ad evitare lo scollamento fra Vangelo e cultura, e a sentirsi Chiesa: una Chiesa robusta che prega, che genera speranza e che evangelizza. L’ultima sessione è stata aperta dal Presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, che ha invitato ad aprire “nuovi cantieri” nel Paese, contro la crisi della compassione e la dittatura del materialismo. Mons. Giampaolo Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha indicato infine le due soglie oltre le quali il pluralismo politico dei cattolici non è più accettabile. La prima: “quando la concezione del pluralismo passa dal pluralismo nel fare il bene al pluralismo nel fare il male, quella soglia è stata superata e nessuno può misurare le lacerazioni della comunità cristiana che ne conseguono e i danni per la stessa evangelizzazione”. La seconda proposta: “quando si ritiene che Cristo sia solo utile ma non indispensabile perché l’uomo possa capire se stesso e trovare soluzioni veramente umane al proprio sviluppo, quella soglia è stata superata. (A.L.)

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    I vescovi veneti Mazzocato e Nosiglia: necessaria una formazione politica per i cristiani

    ◊   La Chiesa può dare un importante contributo nella formazione, sul piano etico e dei valori, dei cattolici impegnati in politica. E’ uno dei concetti emersi nel corso della Conferenza Episcopale Triveneta, tenutasi ieri al centro pastorale di Zelarino. I vescovi di Vicenza, mons. Cesare Nosiglia, e di Treviso, mons. Andrea Bruno Mazzocato, si sono confrontati sull’attuale situazione politica in Italia e nel Nordest per poi soffermarsi sulla formazione e sull’azione pastorale in favore dei cattolici impegnati in politica. Secondo i vescovi triveneti, i recenti e radicali cambiamenti manifestano il bisogno di formazione non solo sul piano tecnico ma, ancor di più, sul piano etico e valoriale. “Spesso - ha detto mons. Mazzocato - viene rivolta alla Chiesa una richiesta di formazione e ciò manifesta un atteggiamento di fiducia nei confronti del magistero ecclesiale e del contributo costruttivo che esso può offrire attraverso le sue diverse mediazioni”. “Il momento - ha aggiunto - si presenta favorevole ad un’azione della Chiesa per formare i cristiani impegnati in ambito amministrativo e politico. C’é attesa di una voce autorevole che riempia un vuoto formativo; la dottrina sociale della Chiesa, debitamente mediata e attualizzata, ha questa possibilità”. “Per rispondere a quest'opportunità – ha concluso - è necessario far riprendere vigore all’azione pastorale volta alla formazione socio-politica”. (A.L.)

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    Domani sarà presentato il portale internet della Rivista ‘San Francesco Patrono d’Italia’

    ◊   Domani alle ore 16.00 a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, adiacente alla sede del Senato della Repubblica Italiana, verrà presentato il portale internet della Rivista ‘San Francesco Patrono d’Italia’, mensile della Custodia Generale del Sacro Convento dei Frati Minori Conventuali in Assisi. Per l’occasione si svolgerà un dibattito sul tema “Il dialogo alla luce dei nuovi media: opportunità e fallimenti”. Intervengono: padre Vincenzo Coli, custode del Sacro Convento di Assisi; mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi; i senatori Maurizio Gasparri e Anna Finocchiaro; il prof. Mauro Masi. Modera il giornalista del TG1 Francesco Giorgino. Sarà presente il Presidente del Senato della Repubblica, Renato Schifani. “Se oggigiorno è impensabile prescindere da internet per chi vuole comunicare – commenta il promotore dell’iniziativa, il direttore della rivista padre Enzo Fortunato - noi scegliamo di farlo con il carisma francescano che anima il nostro agire, attraverso quell’esigenza di dialogo inteso come incontro. Francesco ha utilizzato ogni luogo e ogni piazza per avvicinare il cuore dell’uomo al cuore di Cristo: spetta dunque a tutti noi oggi immettere nel grande luogo di internet dei contenuti e delle proposte che possano nobilitare l’umanità, poiché è nei contenuti il vaccino contro l’alienazione frutto di una comunicazione svuotata di senso”. La Rivista ‘San Francesco Patrono d’Italia’, giunta al suo 89.mo anno di pubblicazione, si stampa attualmente il centomila copie e in cinque lingue, compreso l’arabo. I contenuti comprendono opinioni, attualità, formazione francescana, eventi in basilica e varie. (A cura di Giovanni Peduto)

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    In vista del Sinodo, pubblicato il libro di Chiara Lubich “Vivere la Parola che rinnova”

    ◊   In occasione del prossimo sinodo dei vescovi, incentrato sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, Città nuova editrice pubblica: “Vivere la Parola che rinnova” di Chiara Lubich. Il volume raccoglie cinque conversazioni inedite di Chiara Lubich sulla sua esperienza personale e di quanti hanno aderito alla spiritualità dell’unità sgorgata dalla Parola. Tra le macerie e le distruzioni della seconda guerra mondiale, Chiara riscopre in modo nuovo il Vangelo: parole da meditare ma soprattutto da vivere nel quotidiano. Parole che, se vissute, sono capaci di rivoluzionare, secondo le promesse evangeliche, la propria vita e la società. Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, ha stabilito importanti e proficui contatti con il mondo islamico, indù e buddista. Le sue opere sono tradotte in più di 20 lingue. (A.L.)

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    Nuovo libro di mons. Leuzzi: “La pentecoste di Sydney nell’Anno Paolino. Il Papa, i giovani e la modernità”

    ◊   “La pentecoste di Sydney nell’Anno Paolino. Il Papa, i giovani e la modernità”. E’ il nuovo libro edito dalle edizioni Paulus, di mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’ufficio per la Pastorale universitaria del Vicariato di Roma, presentato ieri nella capitale. Il volume partendo dai tre grandi discorsi, tenuti da papa Benedetto XVI ai giovani, durante le scorse giornate della gioventù a Sydney, propone una riflessione sulla presenza della chiesa nel mondo della cultura contemporanea. “La chiesa è la vostra casa” è stata questa frase pronunciata da Benedetto XVI ai giovani presenti sul molo di Barangaroo all’ apertura delle giornate mondiali della gioventù a Sydney lo scorso luglio, a far scaturire in mons. Lorenzo Leuzzi le riflessioni contenute nel libro "La pentecoste di Sydney". Infatti - spiega monsignor Leuzzi - se la chiesa è la casa dei giovani bisogna però far entrare la modernità, che essi portano naturalmente in questa dimora. Infatti a Sydney, andando al cuore della questione teologica, il Papa ha affidato loro una missione importantissima, cioè quella di essere testimoni dello Spirito Santo e di divenire così annunciatori e protagonisti di un rinnovamento della chiesa e della società, per costruire insieme la civiltà dell’ amore, vero volto della modernità. Alla presentazione del libro era presente anche Giuseppe della Torre, rettore della libera università Maria Santissima Assunta, curatore della prefazione del volume, che ha spiegato come attraverso i tre grandi discorsi di benedetto XVI in Australia, i giovani sono richiamati a salvare l’umanità dal deserto intellettuale e spirituale in cui rischia di cadere. E le università - moderni areopaghi di formazione - hanno un ruolo importantissimo in questa missione, perché solo unendo fede e ragione sarà possibile dare una nuova situazione storica all’uomo contemporaneo. (A cura di Marina Tomarro)

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    24 Ore nel Mondo



    Gli osservatori UE pronti a monitorare il previsto ritiro russo dalla Georgia

    ◊   Sono entrati stamani nella zona-cuscinetto che circonda il confine con l'Ossezia del sud i primi osservatori dell'Unione Europea incaricati di monitorare il ritiro entro il 10 ottobre dei soldati russi dalla Georgia. Al momento, però, sono ancora presenti dei posti di blocco militari di Mosca. In base agli accordi sottoscritti nelle scorse settimane dal presidente russo, Medvedev, e dall’omologo francese e presidente di turno dell’UE, Sarkozy, la missione di 200 osservatori civili - provenienti da 22 Paesi UE - dovrà accertare il ritorno delle forze del Cremlino alle postazioni occupate prima del conflitto di agosto. Sulle competenze della missione europea in Georgia, Giada Aquilino ha intervistato Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:

    R. - Credo che la missione europea in Georgia possa operare in tante materie, alcune più approfondite e altre meno approfondite. Quasi tutto dipende, in realtà, dalla buona volontà delle parti in causa e quindi georgiani e russi, attraverso gli osseti. Io credo anche che almeno nel breve e medio periodo la questione sia risolta. Non è certamente risolta in assoluto, nel senso che la Georgia ha tentato il suo colpo: la Russia ha risposto molto duramente e ha dimostrato al mondo di essere pronta ad impegnarsi anche militarmente ai proprio confini. Quello che doveva essere mostrato è stato mostrato e nel breve e medio periodo sostanzialmente non succederà nulla di rilevante.

     
    D. - Entro il 10 ottobre dovrà essere completato il ritiro delle forze russe dalla Georgia: sul terreno rimarrà una qualche forma di presenza di Mosca?

    R. - Credo che Mosca abbia già fatto tutti i passi necessari per garantirsi una presenza, perché di fatto l’integrità territoriale della Georgia - della quale tanto hanno parlato gli Stati Uniti e anche l’Europa - di fatto non esiste più: se l’Ossezia del sud è anche sotto l’ombrello militare di Mosca, se sono eliminate le frontiere e se moltissimi osseti hanno passaporto russo, mi pare che la realtà dei fatti sia quella che è, tanto più che anche l’Abkhazia è di fatto staccata ormai da Tbilisi.

     
    Iraq
    Continua a calare la violenza in Iraq, secondo quanto affermano fonti governative: nel mese di settembre, i civili uccisi in attentati terroristici e attacchi interconfessionali sono stati 359. Ad agosto, erano stati 382. Ad essi vanno però aggiunti 26 soldati e 55 agenti di polizia morti in servizio, e circa 900 civili feriti in varie zone del Paese, secondo i dati diffusi dai Ministeri di interni, difesa e sanità. Allo stesso tempo è però aumentato il numero delle vittime tra i soldati americani. Secondo un conteggio del sito web indipendente icasulties.org, ad agosto sono morti in 23, a settembre 25. Dall'inizio dell'invasione, nel marzo 2003, i militari USA morti sono in tutto 4.176. Non esistono cifre altrettanto precise sul numero delle vittime tra i civili dal marzo 2003, ma secondo il sito web Iraq Body Count, che viene costantemente aggiornato incrociando i dati di varie fonti, dovrebbero essere circa tra gli 88 mila e i 96 mila.

    Pakistan
    È salito ad almeno otto persone uccise - tutti combattenti islamici, secondo i servizi di sicurezza di Islamabad - il bilancio dell'attacco con razzi compiuto nella tarda serata di ieri da un drone USA nel distretto tribale del Waziristan del nord, nel Pakistan nordoccidentale, al confine con l'Afghanistan. Poco prima che ieri partisse il razzo che ha colpito un'abitazione, uccidendo gli otto mujaheddin, secondo fonti della sicurezza di Islamabad, combattenti armati avevano fatto fuoco su tre droni. Quest'ultimo attacco interviene nel pieno di una crisi nei rapporti fra il Pakistan e gli Stati Uniti, alleati nella guerra al terrorismo, dovuta proprio al cambio di strategia USA in Afghanistan, che prevede negli ultimi mesi attacchi missilistici e anche vere e proprie incursioni armate entro i confini pakistani, nelle aree tribali di nord e sud Waziristan. Queste ultime sono considerate roccaforte dei Taleban e di al Qaeda e base per le loro incursioni in territorio afghano.

    Egitto
    Hanno percorso circa 300 chilometri nel deserto, nell'unica jeep che i rapitori avevano lasciato loro, i 19 ostaggi (5 italiani, 5 tedeschi, una romena e otto loro accompagnatori egiziani) sequestrati nel deserto egiziano il 19 settembre scorso e rilasciati ieri, dopo 10 giorni. È la testimonianza di uno degli ostaggi egiziani, la guida del deserto, Abdel Rehim Ragab Said, pubblicata dal quotidiano panarabo Al Sharq Al Awsat, secondo il quale è stato domenica sera, verso le 20, che si è decisa la loro sorte. A quell'ora, i rapitori hanno detto agli ostaggi di prepararsi a partire. Dopo aver preso le altre tre auto della carovana, consegnato agli ostaggi un po' di cibo e di acqua, i sequestratori sono andati via, lasciandoli soli nel deserto. È cominciata allora l'ultima fase dell'avventura dei 19, che hanno viaggiato ininterrottamente per 250 chilometri, fino alle 3 del mattino. Dopo una sosta, hanno percorso altri 50 chilometri, quando hanno avvistato due uomini armati. Si sono avvicinati timorosi, temendo si trattasse di altri banditi, ma poi hanno capito che era un accampamento dell'esercito egiziano e lì è finita la paura.

    Kosovo
    Ha suscitato proteste da parte della leadership di Pristina, ma anche da parte delle opposizioni interne serbe, l'ipotesi evocata ieri dal presidente della Serbia, Boris Tadic, di una possibile partizione del Kosovo quale estrema via d'uscita alla crisi innescata il 17 febbraio dalla secessione della provincia a maggioranza albanese, ritenuta illegale e nulla da Belgrado. Per il presidente kosovaro, Fatmir Sejdiu, le parole di Tadic “sono inaccettabili”. Secondo Sejdiu, il Kosovo - accettato finora da meno di 50 degli oltre 190 membri dell'ONU, ma dal grosso del Paesi occidentali - “è ormai uno Stato internazionalmente riconosciuto. E il resto è pura futilità”. Sul fronte opposto, critiche a Tadic sono venute anche da Dragan Todorovic, nuovo leader del Partito Radicale Serbo (SRS, opposizione ultranazionalista), il quale ha insistito sul fatto che Belgrado deve al contrario continuare a rivendicare la sovranità sull'intero Kosovo. “Si tratta di un'idea - ha tuonato Todorovic - che cela in realtà le vere intenzioni di Tadic: arrendersi all'indipendenza di Pristina e venire a patti con l'America e la NATO”.

    Crescita economica più bassa del previsto nell’eurozona
    La crescita nella zona euro sarà più debole del previsto nel 2009 e si situerà "attorno all’1%". Lo ha dichiarato il presidente delll'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, convinto che “le previsioni di crescita per il 2009 debbano essere corrette verso il basso”. Nelle sue ultime previsioni di crescita pubblicate ad aprile, la Commissione europea puntava su una crescita del PIL nella zona euro dell'1,5%. La crescita mondiale, ha dichiarato Juncker a una radio francese, “non è in panne” ma è “frenata nel suo slancio” e la crescita dei grandi Paesi della zona euro, come Italia, Francia, Germania, è nettamente rallentata.

    Nucleare
    Il negoziatore capo statunitense sul dossier nucleare nordcoreano, Christopher Hill, è arrivato a Pyongyang per tentare di salvare i negoziati a sei sulla denuclearizzazione della Corea del Nord. Invitato dal regime comunista di Pyongyang, Hill, secondo fonti diplomatiche USA, ha passato la frontiera fra Sud e Nord Corea al villaggio di Panmunjom, nella zona smilitarizzata. I negoziati a sei (Giappone, Stati Uniti, le due Coree, Cina e Russia) sono a un punto morto. La Corea del Nord, che nel 2006 ha compiuto il suo primo test nucleare, ha accettato lo scorso anno, nell'ambito di negoziati iniziati nel 2003, di abbandonare il suo programma nucleare in cambio di aiuti energetici internazionali e di garanzie diplomatiche e sul fronte della sicurezza. Gli USA hanno preteso però che Pyongyang accettasse un complesso meccanismo di verifica, con ispezioni a sorpresa sui siti nucleari, che il regime nordcoreano ha rifiutato, espellendo lo scorso 24 settembre gli osservatori dell'Agenzia internazionale sull’energia atomica (AIEA) dal sito nucleare di Yongbyon e accusando Washington di non mantenere i patti. Il governo comunista di Pyongyang ha inoltre dichiarato di voler rilanciare il proprio programma di installazioni nucleari.

    Canada
    A un paio di settimane dalle elezioni in Canada, il primo ministro, Stephen Harper, è stato accusato di plagio. L'esponente liberale, Bob Rae, ha reso pubblico un video che mostra come Harper, non ancora premier, avrebbe copiato parti del suo discorso del 20 marzo 2003 sull'urgenza di inviare truppe canadesi in Iraq da un discorso del collega australiano, John Howard. Il Canada, sostiene Rae, sotto il governo conservatore ha così “perso la propria voce nella politica estera” copiando quella dell'Australia. Harper pronunciò il discorso alla Camera del Comuni due giorni dopo quello analogo del primo ministro australiano e intere parti, secondo la trascrizione ufficiale dei due discorsi, risultano identiche. L'episodio ricorda quello del settembre 1987, quando l'attuale candidato democratico alla vicepresidenza degli Stati Uniti, Joe Biden, fu accusato di aver plagiato un discorso dell'allora leader del partito laburista britannico, Neil Kinnock. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 275

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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