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Sommario del 28/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienze e nomine
  • Prima Beatificazione a Cuba: all'onore degli altari fra Olallo Valdés, apostolo dei malati. Il Papa affida i cubani alla sua protezione
  • Mons. Migliore: la crisi finanziaria diventerà catastrofe se gestita solo dai Paesi ricchi
  • Domani, in Vaticano, Giornata di studio su "La Parola di Dio nella liturgia". Il cardinale Arinze: le celebrazioni siano ben curate in ogni parte
  • L'intervento di mons. Tomasi alla Conferenza sul bando delle mine antipersona
  • Esce oggi “Amore infinito”, un cd del tenore Placido Domingo prodotto sui versi di Papa Wojtyla
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Mumbai, terrore al centro ebraico. La testimonianza di don Charangat
  • Domani, gli italiani invitati a fare la spesa per i più poveri nella Giornata della colletta alimentare
  • A Rio de Janeiro, chiude il terzo Congresso mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei minori. Intervista con Marco Scarpati
  • Marcello Pera: Benedetto XVI può aiutare il liberalismo a riscoprire le sue radici cristiane
  • Chiesa e Società

  • Vescovi europei ed africani: è necessario difendere i diritti e la dignità dei migranti
  • Ancora grave la situazione nel nord Kivu. Un sacerdote scampato agli attacchi
  • Onu: sono ancora migliaia i bambini soldato
  • A Nairobi, conferenza sul reinserimento familiare di bambini orfani
  • In Colombia, marcia per chiedere la liberazione degli ostaggi
  • Documento del Segretariato episcopale per l’America Centrale
  • Nelle Filippine, musulmani, cristiani e nativi insieme per la pace
  • Sri Lanka: è drammatica la situazione dei profughi a Wanni
  • Kazakistan: il parlamento approva forti restrizioni alla libertà religiosa
  • Domani, Giornata mondiale di solidarietà con il popolo palestinese
  • Terra Santa: nella parrocchia latina di Nazareth un centro di Azione Cattolica
  • In Medio Oriente nasce la prima squadra di sminatrici
  • Secondo fonti locali, sarebbero in buona salute le suore rapite in Somalia
  • In Niger si apre il Forum Sociale
  • Comece: decisione giusta il "no" al brevetto sulle cellule staminali embrionali umane
  • A Madrid chiusa l'Assemblea della Conferenza episcopale spagnola
  • Premio Harambee ad un reportage della televisione pubblica spagnola
  • Chiusi i lavori dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale australiana
  • Medici senza frontiere: il fallimento della lotta all’AIDS in Myanmar
  • Attivista per la difesa dei diritti del popolo saharawi vince il premio “Robert Kennedy”
  • In Italia convegno nazionale del Coordinamento enti e associazioni di volontariato penitenziario
  • Le celebrazioni per il 30.mo della Società internazionale Tommaso d'Aquino
  • Lettera del cardinale Bagnasco ai ragazzi per il Natale
  • La riflessione dell’arcivescovo di Napoli sull’avvento
  • “Oggi sono cristiano e niente è più come prima”: così Magdi Allam ricorda la sua conversione
  • Sabati mariani a Santa Maria in Via Lata
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ancora alta tensione in Thailandia: al via una trattativa tra polizia e manifestanti per liberare gli aeroporti di Bangkok
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani un gruppo di sette vescovi del Cile in visita “ad Limina” ed altri tre presuli cileni saranno ricevuti oggi pomeriggio. In tarda mattinata, il Papa ha ricevuto in udienza l’arcivescovo Martin Krebs, nunzio apostolico in Guinea e in Mali.
     Nella Repubblica Democratica del Congo, Benedetto XVI ha nominato arcivescovo di Kisangani mons. Marcel Utembi Tapa, finora vescovo di Mahagi-Nioka.
     In Nigeria, il Papa ha nominato ausiliare della diocesi di Makurdi il reverendo William Avenya, del clero di Makurdi, segretario generale dell’Aecawa, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tucca di Mauritania.
     In Francia, il Papa ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Rennes mons. Nicolas Souchu, del clero della diocesi di Orléans, finora vicario generale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Cataquas.
     Sempre in Francia, il Papa ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Lione il reverendo Jean-Pierre Batut, del clero dell’arcidiocesi di Parigi, finora parroco di Saint-Eugène et Sainte-Cécile, assegnandogli la sede titolare vescovile di Ressiana.

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    Prima Beatificazione a Cuba: all'onore degli altari fra Olallo Valdés, apostolo dei malati. Il Papa affida i cubani alla sua protezione

    ◊   Benedetto XVI affida il popolo cubano alla sua “celeste protezione”: si tratta di fra José Olallo Valdés, religioso professo dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, che domani sarà proclamato Beato nella città cubana di Camagüey. La Santa Messa sarà presieduta, a nome del Papa, dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi. Fra Olallo è il secondo Beato cubano ed il primo ad essere beatificato a Cuba. Il servizio di Sergio Centofanti.
     
    Fervono gli ultimi preparativi a Cuba per la prima beatificazione nella storia dell’isola. Anche la TV di Stato trasmetterà l’evento. Del resto fra Olallo è amato e venerato da credenti e non credenti, riunendo al di là delle differenze di credo tutto un popolo. E il Papa, all’Angelus di domenica scorsa, ha affidato alla sua protezione tutti i cubani. Vissuto nel 1800, in un periodo di lotte tra indipendentisti e colonizzatori spagnoli, ha soccorso i feriti di guerra e i prigionieri, in particolare quanti non avevano il permesso governativo di essere curati, ovvero i ribelli al governo spagnolo, correndo gravi rischi personali. Per questo è tuttora amato in modo speciale dai militari cubani. Entrato nell’Ordine dei Fatebenefratelli, per umiltà non volle farsi sacerdote: ma tutti lo chiamavano ugualmente “padre Olallo”: lui, che non conobbe mai i genitori e aveva trascorso l’infanzia in un orfanatrofio, vedeva tutti come suoi figli e fratelli, soprattutto i più poveri e abbandonati che curava come infermiere nel corpo e nell'anima. I malati li chiamava i suoi “figli prediletti”. Il segreto della sua fedeltà a Dio era l’amore per Gesù crocifisso. Sulla figura del nuovo Beato ascoltiamo il superiore generale dei Fatebenefratelli, fra Donatus Forkan, al microfono di Liadan O’Connor:

     
    R. – Frater Olallo Valdés had a quite extraordinary life...
    Fra Olallo Valdés ha avuto una vita davvero straordinaria. Ha curato i malati nell’Ospedale di San Giovanni di Dio a Camagüey per 54 anni consecutivi, eccetto una notte in cui fu costretto ad assentarsi a causa della guerra tra cubani e soldati spagnoli. Era quello un tempo difficile per i credenti: le comunità religiose furono soppresse. Morto il suo unico confratello rimase solo a lavorare nell’ospedale aiutando tutti. La gente lo amava e alla sua morte già lo chiamavano santo. La sua tomba è sempre stata piena di fiori. Ora la sua beatificazione è per noi uno stimolo a vivere la nostra fede con coraggio andando avanti nonostante le difficoltà. E’ uno straordinario esempio per la Chiesa intera e un grande incoraggiamento per la gente di Cuba. Tutti possiamo trovare in fra Olallo un’ispirazione per la nostra vita: ci dà coraggio e ci dà speranza per il futuro.

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    Mons. Migliore: la crisi finanziaria diventerà catastrofe se gestita solo dai Paesi ricchi

    ◊   Fronteggiare la crisi economica mondiale e avviare processi capaci di combattere efficacemente la povertà. Sono alcune delle sfide della Conferenza internazionale sulla Finanza per lo sviluppo delle Nazioni Unite che si aprirà domani a Doha, in Qatar. Fino al 2 dicembre capi di Stato e di governo e i vertici delle principali istituzioni e agenzie di sviluppo faranno il punto su iniziative e progetti finalizzati alla cooperazione internazionale. Dopo il G-20 di Washington, che ha cercato soluzioni a medio termine alla crisi dei mercati, il Fondo Monetario Internazionale ha parlato della possibilità di una nuova catastrofe finanziaria. Al microfono di Massimiliano Menichetti il commento di mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU a New York:

    R. – Già da tempo ci troviamo nel bel mezzo di una crisi finanziaria che potrà diventare catastrofe se non si arginano i suoi riverberi su altre crisi: quella economica, alimentare, energetica. Sembra si renda necessario un deciso ritorno del settore pubblico nei mercati finanziari; occorre aumentare la coordinazione e la compattezza nella ricerca delle soluzioni; occorrerà recuperare alcune dimensioni basilari della finanza, quelle cioè della prevalenza del lavoro sul capitale, delle relazioni umane sulle pure transazioni finanziarie, dell’etica sul solo criterio dell’efficienza.

     
    D. – In una recente nota, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha chiesto ai governanti di evitare che si inneschi la catena del protezionismo reciproco, perché la Santa Sede teme questo rischio soprattutto per i Paesi in via di sviluppo …

     
    R. – Gli esperti ci dicono che in questo frangente sarebbe estremamente controproducente innalzare nuove barriere, sia agli scambi di beni e servizi, sia agli investimenti. Ogni misura protezionistica di questo genere potrebbe esacerbare l’attuale situazione economica.

     
    D. – Ecco: sempre la nota del dicastero vaticano Giustizia e Pace, richiede, come anche il Papa ha fatto in numerosi interventi, un maggiore coinvolgimento dei Paesi in via di sviluppo da parte delle economie forti …

     
    R. – Fu lo stesso Papa Benedetto XVI a rilevare, davanti all’Assemblea generale dell’Onu il 18 aprile scorso, che il consenso multilaterale continua ad essere in crisi e talora anche irrilevante, proprio perché viene subordinato alle decisioni di pochi, mentre i problemi del mondo esigono interventi nella forma di azione collettiva da parte della comunità internazionale. E poi, tra le lezioni di questa crisi ce n’è una che pochi rilevano ma è importante: alla fin fine, i debitori più affidabili, quelli che pagano i debiti e i prestiti, sono proprio i poveri, quelli che fanno buon uso degli aiuti per impostare una vita decente. Guardando lo sviluppo raggiunto recentemente da molti Paesi, si constata che il finanziamento dello sviluppo ha dato buoni risultati dove sono stati finanziati programmi per andare incontro alle esigenze di base dei più poveri: salute, educazione, abitazione, lavoro … E questi piani di aiuto, oltre ad avere creato benessere, hanno promosso armonia, coesistenza pacifica e cooperazione.

     
    D. – Altra esortazione ricorrente negli interventi della Santa Sede attraverso i suoi osservatori all’Onu, quella per un sistema finanziario più trasparente e responsabile. Quali vie percorrere concretamente?

     
    R. – Credo che si debba invertire il processo un po’ imbizzarrito della finanziarizzazione dell’economia, per adottare criteri più confacenti alla persona umana, la quale gestisce e beneficia della finanza. Regolamenti e codici etici ne esistevano già molti prima della crisi; il problema è che vigeva una vasta impunità per chi non li rispettava. E poi, è una questione di leadership, di autorità morale dei governanti a tutti i livelli, i quali hanno la responsabilità primaria di proteggere i cittadini, soprattutto la massa di lavoratori, risparmiatori, gente ordinaria che non ha la possibilità di seguire la complicata ingegneria finanziaria e deve essere messa al riparo dagli inganni e dagli abusi dei furbi …

     
    D. – Lei parteciperà alla conferenza internazionale dell’Onu a Doha: un evento a cui parteciperanno rappresentanti di tutti i 192 Paesi membri delle Nazioni Unite. Quale contributo darà la Santa Sede in questa occasione?

     
    R. – La Santa Sede ha seguito assiduamente e attivamente la preparazione di questa conferenza a livello di dibattiti e negoziato sul documento finale. Il nostro apporto si è concentrato su alcuni capitoli, come quello della mobilitazione delle risorse interne dei Paesi che è indispensabile per permettere ai Paesi in via di sviluppo di poter decollare con le proprie forze, e anche evitare neo-colonialismi economici. Abbiamo collaborato a formulare proposte concernenti il commercio internazionale, gli aiuti pubblici allo sviluppo, la questione del debito estero e in particolare, riteniamo importante la partecipazione della Santa Sede per dare il nostro appoggio e incoraggiare altri ad assumersi l’impegno di perseguire la buona causa dello sviluppo, sia per dovere di solidarietà, ma sia anche per accortezza politica. Da questa crisi ne usciremo bene se tutti insieme; falliremo, se corriamo ai ripari solo per chi ne ha i mezzi.

     
    D. – Quali sono le sue aspettative per il prossimo futuro?

     
    R. – Direi che si continui a cercare soluzioni coinvolgendo tutti e che pertanto ridonderanno a beneficio di tutti; che ogni segmento della società dia il proprio contributo: gli esperti a livello istituzionale, i governanti con fermezza e senso di responsabilità, gli operatori finanziari, le famiglie, le imprese con un sussulto anch’esse di responsabilità personale e solidarietà. E per parte sua, anche la Chiesa ha un compito: quello di educare e di formare a questi valori.

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    Domani, in Vaticano, Giornata di studio su "La Parola di Dio nella liturgia". Il cardinale Arinze: le celebrazioni siano ben curate in ogni parte

    ◊   In linea con il recente Sinodo dei Vescovi, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti dedica l’annuale Giornata di Studio che celebra la promulgazione della Sacrosanctum Concilium al tema: “La Parola di Dio nella Liturgia”. L’incontro è previsto per domani nell’Aula Magna del Palazzo della Cancelleria a Roma e sarà aperto da una relazione del cardinale Albert Vanhoye dedicata all’ermeneutica liturgica della Parola. I Padri sinodali hanno ribadito che la liturgia costituisce il luogo privilegiato in cui la Parola di Dio si esprime pienamente. Ma quali conseguenze pratiche ha questa affermazione? Lo spiega, al microfono di Fabio Colagrande, il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino:

    R. - La Parola di Dio dev’essere ben proclamata nell’assemblea liturgica, specialmente nella Messa. Questo vuol dire che chi lo legge la deve preparare bene. E anche l’ambone, l’acustica devono essere in buon ordine. Chi legge deve farlo in modo tale che il popolo possa seguire. Quindi, non deve leggere troppo velocemente, non deve concentrare l’attenzione su se stesso: soltanto la Parola di Dio dev’essere al centro. Questo prima di tutto. In secondo luogo, noi dobbiamo ascoltare, meditare, accettare; e in terzo luogo, dobbiamo essere incoraggiati a continuare a leggere i testi sacri. Non solo ascoltare durante la Messa, ma leggere questi testi prima della Messa e anche dopo. Chi continua a leggere la Sacra Scrittura ogni giorno, in spirito di preghiera, è nello spirito della liturgia ed è nello spirito del Sinodo.

     
    D. - Eminenza, ci sono attualmente degli atteggiamenti da correggere nel rapporto tra liturgia e Parola di Dio?

     
    R. - E’ da correggere che il testo utilizzato siano fogli sciolti e non pagine di un libro, che il testo delle Sacre Scritture non sia un testo approvato ma un testo preparato da qualcuno proprio per quell’occasione. Poi, sono da correggere anche alcune persone che usano introdurre testi che non siano Sacre Scritture: anche se sono testi di santi, non sono però testi approvati per la Santa Messa. Nel Breviario, è previsto che una seconda lettura possa essere di un santo o di uno scrittore ecclesiastico, ma sempre a condizione che sia un testo approvato dal Santo Padre. Questo è importante, perché la liturgia non è preghiera privata ma è preghiera in nome di tutta la Chiesa.

     
    D. - I padri sinodali hanno auspicato anche un direttorio sull’omelia: perché, secondo lei?

     
    R. - I vescovi che hanno partecipato al Sinodo considerano l’omelia molto importante, perché sono preoccupati del fatto che, forse, la qualità delle omelie nelle Chiese non è proprio così elevata come si desidererebbe. Infatti, anche il Sinodo sull’Eucaristia di tre anni fa aveva chiesto un compendio di omelie tematiche, in modo che - in un ciclo di tre anni - nessuna grande parte della verità cattolica venga omessa. In pratica, si tratta delle quattro parti del Catechismo della Chiesa cattolica e questo perché alcuni predicatori hanno la tendenza a non toccare alcuni temi: o perché delicati, o difficili o perché qualcuno non vuole parlare di certi argomenti… Il Vangelo viene predicato senza sconto: questa è una delle preoccupazioni. Alcuni partecipanti al Sinodo hanno chiesto anche indicazioni precise ai predicatori per la qualità di un’omelia ideale: questo, in realtà, dovrebbe essere lavoro da compiere nei Seminari maggiori e negli Istituti liturgici. Ma che i vescovi abbiano suggerito questo al Sinodo vuol dire che prendono sul serio questo argomento. E questo è molto importante per la Chiesa.

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    L'intervento di mons. Tomasi alla Conferenza sul bando delle mine antipersona

    ◊   Un invito a tutti gli Stati a rispettare gli impegni sottoscritti è stato lanciato dall’arcivescovo Silvano Tomasi nel suo recente intervento alla nona Conferenza dei Paesi aderenti alla Convenzione sull’interdizione delle mine antiuomo in corso a Ginevra. L’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio ONU della città elvetica ha sottolineato il rischio che i successi raggiunti si trasformino in fallimento se nell’ambito del rispetto degli accordi non si considera “la centralità della persona umana”: in particolare, il presule ha rilevato che la questione della proroga della scadenza prevista per la distruzione degli arsenali e la bonifica delle zone minate sia presa “con la massima serietà”.

    Vari Paesi non hanno ottemperato per vari motivi ai termini delle intese. Mons. Tomasi ha detto che “se non vogliamo che ci siano altre vittime, è assolutamente necessario effettuare lo sminamento delle zone interessate il più presto possibile”. Ognuno faccia la sua parte, ha esortato l’osservatore permanente: i Paesi interessati mostrino, nella trasparenza, piani per raddoppiare gli sforzi per finire i lavori già iniziati, mentre i Paesi donatori sono chiamati a rispondere a bisogni di quegli Stati che, a causa dell’attuale crisi economica internazionale, non sono in grado di onorare gli impegni. Mons. Tomasi ha concluso il suo intervento rilevando la necessità di non creare dei precedenti che possano contraddire lo spirito della Convenzione sul bando delle mine antipersona. (A cura di Sergio Centofanti)

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    Esce oggi “Amore infinito”, un cd del tenore Placido Domingo prodotto sui versi di Papa Wojtyla

    ◊   Placido Domingo canta le poesie di Giovanni Paolo II. Esce oggi “Amore infinito”, un cd che raccoglie 12 brani musicali ispirati ai versi di Karol Wojtyla. Svariati i temi proposti al grande pubblico nelle composizioni presentate stamani in anteprima mondiale nella Sala Stampa della Santa Sede: dalle meditazioni dell’uomo di fronte alla natura agli interrogativi sulle guerre. Il servizio di Tiziana Campisi:

    (Musica)

     
    La poesia di Giovanni Paolo II incontra la voce di Placido Domingo: è un cd pensato dal tenore dopo l’ultimo incontro con Papa Wojtyla “Amore infinito”, poco prima della sua morte, che vuol fare ascoltare le meditazioni e le riflessioni del Pontefice scomparso. Domingo canta quei versi frutto dei drammatici eventi che hanno segnato la vita di Giovanni Paolo II, la sua passione per Dio e per l’uomo. Versi non sempre facili da leggere e che inducono a scavare ancora nella sua ricca eredità umana, culturale e spirituale. Ma cosa ha significato per il tenore accostarsi ai testi di Papa Wojtyla?

     
    R. - La poesia di Wojtyla è molto profonda, non è facile, e abbiamo scelto quella più significativa, dove non ci sono soltanto i temi religiosi, ma tutti. C’è la protesta, c’è un punto dove parla della libertà: “La libertà non ha prezzo, la pagherai con te stesso”. C’è la poesia alla natura, con il canto del sole ineusaribile, alla madre. Ci sono temi diversi, e anche all’amore di Dio. Io ho riflettuto e mi sono detto che bisogna che il mondo in generale conosca quello che Giovanni Paolo II ha scritto con la sua grandissima umanità. Non vuole essere un disco religioso, vuole essere un disco alla sua umanità e alla sua capacità letteraria e intellettuale.

     
    D. - Lei ha incontrato diverse volte Giovanni Paolo II, cosa ricorda di quegli incontri?

     
    R. - Ricordo soprattutto il suo sorriso, la sua energia, l’umanità, la santità.

     
    D. . Ad oltre tre anni dalla scomparsa di Giovanni Paolo II, che tipo di approccio ha avuto lei con le parole di Wojtyla, cantarle, musicarle...

     
    R. - Una grande emozione. Mio figlio, Placido Domingo junior, ed io abbiamo scelto le migliori, quelle che si adattavano di più e le melodie, che penso che arriveranno alla gente.

     
    “Amore infinito” è il primo cd di un progetto che prevede la pubblicazione di nuovi album che saranno realizzati anche con altri artisti e con nuovi testi tratti da altre poesie di Giovanni Paolo II. Intanto, a gennaio del prossimo anno “Amore infinito” uscirà in spagnolo e in versione internazionale, quindi, in 10 concerti, Placido Domingo, porterà i versi di Papa Wojtyla in tutto il mondo.

     
    (Musica)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il cuore “verde” della Santa Sede: in prima pagina, un articolo di Francesco Maria Valiante sulla responsabilità di proteggere l’ambiente

    L’apporto dell’agricoltura per uno sviluppo sostenibile: nell'informazione internazionale, l’intervento della Santa Sede alla 35.ma sessione speciale della conferenza della Fao a Roma

    La lezione di re Mida, diritti umani e diritto naturale: in cultura, un estratto dalla relazione dell’arcivescovo Rino Fisichella in occasione della giornata inaugurale del master in bioetica del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum a Roma

    Passa ancora per Aquino il dialogo con la modernità: l’intervento dell’arcivescovo Jean-Louis Brugues - in un convegno all’Angelicum - sul rapporto fra San Tommaso e la teologia morale

    L’artista che insegnava a vedere l’arcobaleno di profilo: Stefania Zuliani illustra le prospettive inaudite di Bruno Munari

    Elisabetta Galeffi intervista Pupi Avati: ad aprile uscirà il nuovo film del regista, “Gli amici del bar Margherita”

    Nell’informazione religiosa, un articolo sulla figura del cubano fra José Olallo Valdés, dell'Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli, il primo a essere beatificato, domani, nel suo Paese

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    Oggi in Primo Piano



    Mumbai, terrore al centro ebraico. La testimonianza di don Charangat

    ◊   Mentre resta il gruppo di terroristi nel centro ebraico ultraortodosso di Mumbai, è ormai sotto controllo il complesso alberghiero Oberoi/Trident. Con un'operazione avviata quando in Italia era l'alba, sono state evacuate 148 persone rimaste in ostaggi per oltre 36 ore. Al momento, l'ultimo bilancio aggiornato degli attacchi iniziati mercoledì riferisce di circa 150 morti e oltre 300 feriti: tra le vittime, otto gli stranieri confermati, tra cui un italiano. Il servizio di Fausta Speranza:

    Il capo della polizia di Mumbai conferma: operazione completata nel complesso alberghiero Oberoi: 24 i cadaveri ritrovati, tra cui due terroristi. Di un terrorista arrestato si sa che è di nazionalità pakistana. Il ministro degli Esteri indiano afferma, peraltro, che i responsabili degli attacchi terroristici sono elementi del Pakistan. E annuncia un colloquio in giornata del premier indiano con il presidente pakistano. A Mumbai, rimane asserragliato il gruppo di terroristi all'interno del Centro ebraico ultraortodosso Chabad, Nariman House, e diversi israeliani sono tuttora tenuti in ostaggio. L'unità scelta delle forze armate indiane sembra sia riuscita ad assumere il controllo dei due piani superiori dell'edificio. Continuano i combattimenti, dei quali però è difficile avere notizie precise. Per quanto riguarda l’Hotel Taj Mahal, dopo il blitz che ha liberato ieri gli ostaggi che erano all'interno, stamani c’è stata una sparatoria con l’ultimo terrorista che ancora vi si nascondeva ed è stata ritrovata una quantità significativa di esplosivo in grado - sottolineano le forze di polizia – di provocare gravi danni. Inoltre, ha suscitato emozione in Gran Bretagna sapere che il miliardario britannico che era stato intervistato per telefono dalla BBC è stato freddato a colpi di arma da fuoco pochi minuti dopo dai terroristi. Delle modalità e degli obiettivi di questi efferati attacchi, abbiamo parlato con don Anthony Charangat, della diocesi di Bombay:

     
    R. - According to me, they seem to have targeted …
    Secondo me, sembra che abbiano preso di mira l’Occidente perché volevano i passaporti dei turisti lì presenti e volevano sapere se erano americani, inglesi o europei. Hanno anche ucciso a caso tutti quelli che erano lì per creare il panico, ma poi hanno chiesto i passaporti delle persone che si trovavano nell’hotel che nel ristorante.

     
    D. - Quindi un attacco spettacolare contro l’Occidente: ma perché nel cuore dell’India?

     
    R. - Because the security in the Western World …
    Perché la sicurezza in Occidente è maggiore della nostra. Inoltre, è più facile per loro venire dagli Stati musulmani del sud. Sono venuti via mare. Infatti, la sicurezza in India c’è ma è sulla terra: all’aeroporto, nelle stazioni... Ma in questo sono venuti dal sud di Bombay, via mare. Nessuno si aspettava che arrivassero fino all’interno della città: infatti, se si arriva via mare si giunge direttamente nella città. Hanno attraccato in un posto inaspettato e sono venuti su otto gommoni, e circa 25-35 terroristi sono arrivati con armi modernissime e molto sofisticate. Erano già venuti e hanno studiato il posto. Hanno molta familiarità con la topografia. Sembrano provenire dal Pakistan, dalla regione del Punjab, vicina all’Afghanistan. La gente ora sta facendo delle speculazioni sulla base delle ultime dichiarazioni fatte dagli americani e dal governo inglese, secondo la quale attaccheranno Osama Bin Laden, gli daranno la caccia. Li hanno sfidati: se lo farete, vi attaccheremo ovunque siate.

     
    D. - Don Changat, cosa significa questo per l’India, in vista delle prossime elezioni in primavera?

     
    R. - Yes, it would also give politician …
    Darà modo ai politici di giocare le loro carte. Ciascuno cerca di mettere in cattiva luce il partito di opposizione, affermando che il governo centrale non sa fare passi efficaci. Questo aiuta in tempo di elezioni… ma proprio a causa di questa divisione, i politici si combattono proprio sul tema del terrorismo e quindi non hanno tempo per garantire la sicurezza, per affrontare seriamente il problema della sicurezza in India. E’ anche un attacco all’economia dell’India, alla sua democrazia. Tutte le altre cose sono trame secondarie: questa è la trama principale. Se attacchi la capitale finanziaria del Paese, Bombay, puoi creare molto panico: non ci saranno più commercio né investimenti a Bombay, proprio a causa della mancanza di sicurezza. Quindi, questi sono i punti di merito sui quali si può giocare e dunque dietro a questi attentati ci sono vari scopi.

     
    D. - Don Changat, se potesse parlare con i terroristi, cosa direbbe alle persone che hanno concepito questi attentati, e cosa alle persone che li hanno perpetrati?

     
    R. - I would tell them ...
    Cercherei di ribadire loro la sacralità della vita: direi loro che stanno attaccando persone innocenti per raggiungere il loro proposito. E’ un crimine brutale quello che stanno commettendo. Quando due di loro sono stati arrestati, hanno detto che per mettere in pratica l’attentato hanno subito il lavaggio del cervello: erano state mostrate loro immagini di musulmani attaccati in India, in America e in altri luoghi. E adesso l’India è grande amica dell’America e quindi i giovani innocenti che sono utilizzati come terroristi sfruttano questa situazione dicendo che sia l’India che l’America devono essere punite unitamente.

     
    Un attacco, dunque, che ha colpito la città simbolo dell’India moderna. Una metropoli con al suo interno diverse anime. Ne parla, nell’intervista di Salvatore Sabatino, Francesca Marino, esperta del continente asiatico della rivista di geopolitica “Limes”:
     
    R. - Bombay è la capitale economica dell’India, ma non è soltanto questo. Bombay è definita anche la New York indiana, la città che non dorme mai, il posto del sogno americano indiano, cioè il posto in cui molti ragazzi di provincia sognano di andare e diventare ricchi o star di "Bollywood", che è il cinema indiano. Bombay è anche uno dei centri della mafia indiana, mafia che dal ’93 in poi si è divisa anche su linee pseudoreligiose: mafia islamica, con contatti stretti con l’estremismo islamico, e mafia induista.

     
    D. - La cosa che ha impressionato davvero tutto il mondo nel vedere le immagini di Mumbai sotto attacco è che la maggior parte dei terroristi erano dei ragazzini, veramente poco più che ventenni...

     
    R. - Questa è un’operazione di guerra, che non poteva essere organizzata senza un supporto in loco: supporto, dicono, probabilmente dato e dalla mafia locale e si dice anche da qualche elemento ceceno della mafia russa, che ha invaso negli ultimi due anni la vicina Goa, il posto turistico per eccellenza. I protagonisti sono ovviamente ragazzini, che sono i più vulnerabili e i più malleabili.

     
    D. - Che cosa resterà alla città e all’India dopo questo attacco?

     
    R. - L’India è sotto shock, nonostante Bombay abbia visto più di un episodio simile: cioè attacchi suicidi e bombe piazzate più di una volta nei punti nevralgici della città. Bombay è sempre andata avanti sin dal giorno dopo, come se niente fosse. Adesso è diverso, perché tutta l’India è sotto schock, per le modalità dell’attacco: due giorni di battaglia. C’è addirittura chi ha chiesto la formazione di un governo di unità nazionale e la dichiarazione dell’emergenza. Resterà certamente una ferita non rimarginabile in tempi brevi, poi si vedrà. Anche perché per molti questo attacco non sarà l’ultimo.

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    Domani, gli italiani invitati a fare la spesa per i più poveri nella Giornata della colletta alimentare

    ◊   Domani, in 7600 supermercati italiani si potranno acquistare beni di prima necessità per i poveri. Si tratta della Giornata nazionale della Colletta alimentare che, come tutti gli anni, viene organizzata l’ultimo sabato di novembre dalla Fondazione Banco alimentare Onlus. Un’iniziativa che, in questo momento di crisi economica, assume un significato particolare, come spiega al microfono di Debora Donnini il presidente della Fondazione, don Mauro Inzoli:

    R. - La colletta, quest’anno, assume sicuramente anche questa caratteristica: quella di voler affrontare un’emergenza particolare con una tensione caritativa più grande delle altre volte.

     
    D. - Ci può spiegare in cosa consiste questa colletta?

     
    R. - Sabato, tutti coloro che andranno nei supermercati d’Italia troveranno oltre 100 mila volontari che inviteranno a fare la spesa anche per i più poveri, ad acquistare soprattutto generi alimentari a lunga conservazione come l’olio, come la carne in scatola, il tonno in scatola, pelati e legumi e, soprattutto, alimenti per l’infanzia. Li doneranno a quelle persone che saranno riconoscibili per le casacchine che indossano e tutto quello che verrà raccolto a partire dal giorno successivo sarà inviato a destinazione: cioè, a oltre ottomila enti caritativi ed assistenziali che, nel nostro Paese, si curano quotidianamente di oltre un milione e mezzo di italiani.

     
    D. - Questa iniziativa del Banco alimentare, è giunta quest’anno alla sua 12.ma edizione. Che andamento avete visto riguardo la "generosità" degli italiani?

     
    R. - Siamo sempre stati sorpresi e commossi nel vedere che non vi sia stato un anno in cui non abbiamo potuto registrare il crescere della disponibilità come pure l’aumento, numericamente parlando, degli italiani che quel giorno hanno fatto la spesa per i più poveri. L’anno scorso, più di cinque milioni di italiani, in un solo giorno, hanno fatto la spesa per i poveri. Questo è un fatto che colpisce moltissimo e che non può restare come un fatto qualunque.

     
    D. - Cosa significa compiere questo gesto di carità?

     
    R. - Compiere un gesto di carità è come andare all’origine della propria umanità cambiata: bisogna lasciarsi colpire da quello che incontriamo, sia dalle cose belle grandi, sia dalle cose dolorose. Queste ultime - se possiamo fare qualcosa - sono l’occasione per farci accorgere di chi ci è prossimo.

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    A Rio de Janeiro, chiude il terzo Congresso mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei minori. Intervista con Marco Scarpati

    ◊   Termina oggi, a Rio de Janeiro in Brasile, il III Congresso mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei minori: un crimine e una violazione del diritto dei bambini alla cura e alla protezione. L'incontro - che ha visto la presenza di tremila rappresentanti di 110 governi, di ong e agenzie delle Nazioni Unite - ha avuto lo scopo di analizzare nuove sfide e problemi, identificare i progressi e le lacune per affrontare meglio e più uniti questo terribile fenomeno. Al microfono di Gabriella Ceraso, ne parla Marco Scarpati, presidente di Ecpat (End Child Prostitution Pornography and Trafficking), la rete di organizzazioni impegnate nella lotta contro ogni forma di sfruttamento sessuale dei minori:

    R. - Lo sfruttamento è sicuramente in crescita. Moltissimi sono i Paesi che si stanno affacciando a nuove forme di sfruttamento e tantissimi, anzi praticamente tutti, sono i Paesi che già utilizzano da anni le vecchie forme di sfruttamento come la prostituzione minorile o il turismo sessuale. Il Sudest asiatico, il centro e il sud America e buona parte dei Paesi dell’Europa dell’est guadagnano moltissimo da questa follia, per cui combatterlo non è sempre semplice. Internet, che sta globalizzando il pianeta, lo sta globalizzando anche nelle cose peggiori.

     
    D. - In questo panorama, qual è il ruolo, la posizione dell’Italia?

     
    R. - L’Italia ha al proprio attivo circa 80-100 mila persone che tutti i giorni, tutti i mesi e tutti gli anni girano per il mondo a cercare vittime, ad elaborare materiale che riguarda lo sfruttamento sessuale dei minori. Bambini stranieri hanno preso il posto anche della prostituzione adulta. Gli italiani, fra l’altro, sono i maggiori clienti dello sfruttamento sessuale in Kenya e sono ai primi posti in diversi Paesi, quali la Thailandia, la Cambogia, il Brasile.

     
    D. - E’ vero che è aumentato il contrasto a queste nuove frontiere?

     
    R. - Fortunatamente, c’è tutta un’umanità che sta lottando contro questa follia in tutto il mondo. Ci sono però ancora alcuni aspetti da migliorare: anzitutto, una maggior cooperazione giuridica fra i vari Paesi. E inoltre, occorre lavorare moltissimo sulla prevenzione.

     
    D. - Tra i temi affrontati al Congresso, figura anche il ruolo del settore privato e la responsabilità sociale ed aziendale. Che significa?

     
    R. - Anche l’industria - l’industria privata, l’industria del turismo, l’industria di internet, l’industria dell’editoria - stanno scoprendo l’importanza della responsabilità sociale rispetto a questo tema. Internet Provider stanno lavorando e lottando molto per cacciare dalla rete il traffico di materiale pedo-pornografico.

     
    D. - Altri temi sono stati la cooperazione internazionale e le politiche settoriali integrate...

     
    R. - Certo, perché il problema dello sfruttamento sessuale, non è un problema di cattivi genitori o di cattive persone che girano e che - non si sa come e non si sa perché - incappano in bambini abbandonati. No, i governi devono evitare di fare piccoli interventi nazionali perché la criminalità è una criminalità internazionale ben organizzata.

     
    D. - Lei ha citato tra i Paesi colpiti dal fenomeno proprio il Brasile, che ha organizzato il Congresso. Che ruolo ha assunto il presidente Lula da Silva in apertura dei lavori?

     
    R. - Lula è stato durissimo. Ha parlato ai cuori dei congressisti, ma anche ai cuori dei rappresentanti dei governi che erano 137 lì presenti, dicendo che occorre smetterla di depredare i poveri.

     
    D. - Cosa è cambiato dall’ultimo appuntamento, quello di Yokohama?

     
    R. - Per fortuna, il mondo ha fatto passi in avanti sia dal punto di vista della tecnologia che della capacità e della voglia di lottare contro questa follia. La cosa importante è che finalmente si comincia a parlare di prevenzione.

     
    D. - Ci sarà alla fine un documento che raccoglierà le speranze di tutti i congressisti. Quali sono le sue e dell’Ecpat?

     
    R. - Ecpat Italia ha proposto, ed è stato accettato, che si focalizzi maggiormente la questione della prevenzione. Dunque, entrerà nel documento finale anche una parte corposa riguardante la prevenzione.

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    Marcello Pera: Benedetto XVI può aiutare il liberalismo a riscoprire le sue radici cristiane

    ◊   E’ in libreria da questa settimana il volume del filosofo Marcello Pera “Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l’Europa, l’etica”, edito da Mondadori. Il saggio riporta una lettera di Benedetto XVI all’autore, nella quale il Papa sottolinea che l’essenza del liberalismo è radicata nell’immagine cristiana di Dio. Fin dal titolo, l’opera dell’ex presidente del Senato italiano richiama alla mente l’affermazione “Perché non possiamo non dirci cristiani” di un altro grande pensatore liberale, Benedetto Croce. Da qui, muove la riflessione di Marcello Pera, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. - Croce considerava il cristianesimo come una fase, un momento, un periodo della storia dello spirito assoluto, nel quale il cristianesimo - appunto - giocava un ruolo sì fondamentale, ma che avrebbe potuto essere superato. Anzi, per Croce doveva essere superato da un altro tipo di religione: quella che lui chiamava “la religione della libertà”. Io credo che invece ci sia un nesso più stretto, concettuale, tra liberalismo e cristianesimo. Il liberalismo si fonda su concetti - il primo dei quali è la libertà dell’individuo, la dignità della persona - che sono concetti tipicamente cristiani. Quindi, il rapporto è un rapporto di congenerità.

     
    D. - Ma perché oggi il liberalismo è diventato anticristiano, e quali possono essere le conseguenze di questo distacco dalla sua matrice religiosa, e cristiana in particolare?

     
    R. - Per quanto riguarda l’Europa, in particolare, c’è una spiegazione storica. Molti liberali si sono trovati spesso in conflitto con la Chiesa cattolica, ed è un fatto amaro della storia dell’Europa che non si verifica nella storia dell’America. Alcuni Stati nazionali - l’Italia, la Francia - si sono costituiti proprio come Stati-nazione con una lotta, con una disputa nei confronti della Chiesa cattolica. Questo ha generato quello che è noto come il fenomeno dell’anticlericalismo, e l’anticlericalismo ne ha generato un altro: quello che chiamo nel libro “l’equazione laica”, cioè liberale = non cristiano. Questo è un errore, perché si può discutere storicamente i meriti e i demeriti della Chiesa cattolica in Europa nei momenti della fondazione degli Stati nazionali, ma non si può discutere l’importanza del messaggio cristiano. Oggi, questa cosa la vediamo bene, perché se facciamo questa seconda scelta, cioè se dall’anticlericalismo passiamo all’anticristianesimo - quella che chiamo l’apostasia del cristianesimo - noi perdiamo le stesse qualità, le stesse virtù, gli stessi fondamenti di quelle libertà e di quei diritti su cui si fondano i nostri Stati liberali.

     
    D. - L’Europa ha un ruolo centrale nel suo saggio: un’Europa che - lei sostiene - pensando di diventare più aperta e inclusiva ha smarrito la sua identità, le sue radici. Anche qui trova un terreno comune con Benedetto XVI, ma in fondo anche con Giovanni Paolo II…

     
    R. - Sì, esattamente: tutti ricordano che Giovanni Paolo II aveva tante volte insistito, parlato, predicato, scritto, sulle radici cristiane d’Europa. E anche questa è storia che non può essere dimenticata. E’ importante questo richiamo, perché la tradizione cristiana - che è quella che ha tenuto a battesimo l’Europa dalla crisi dell’Impero romano fino ad oggi - è ciò che dà l’identità dell’uomo europeo e che gli ha dato tutte le caratteristiche, tutte le virtù… E’ una storia naturalmente tribolata, è una storia anche di conflitti. Ma l’atto battesimale, quello che ha fornito identità, quello che può distinguere l’uomo europeo dagli altri, è questa sua accettazione - e poi trasformazione in un messaggio civile - del Vangelo.

     
    D. - Quanto, secondo lei, un Papa come Benedetto XVI può aiutare l’Europa a ritrovare se stessa e il liberalismo a tornare alle sue origini?

     
    R. - Io credo moltissimo. Credo che la cifra del suo Pontificato si stia caratterizzando proprio in questo: è una sfida che lui lancia ai non credenti, ai laici, sul loro stesso terreno, e li invita non a convertirsi: li invita a trovare un terreno comune sulle comuni libertà, sui comuni diritti dell’umanità. Non a caso, questo è il Papa del dialogo interculturale, cioè di quel dialogo che deve mettere a fuoco quali sono i fondamentali diritti dell’Uomo che devono essere accettati da tutti. La storia ha messo sulle spalle di Benedetto XVI un grande compito, in particolare in Europa. Il successo che sta avendo non soltanto in alcune parti della “intelligentia” laica, ma anche presso tantissima parte dell’opinione pubblica, dimostra che questo Papa è fortemente sintonizzato sui nostri tempi e che ha un grandissimo compito.

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    Chiesa e Società



    Vescovi europei ed africani: è necessario difendere i diritti e la dignità dei migranti

    ◊   La richiesta, a tutte le Conferenze episcopali in Europa ed in Africa, di istituire, “dove mancanti, apposite strutture per lo studio delle migrazioni, per l’accoglienza e la cura pastorale degli immigrati”. E di svolgere, altresì, un “ruolo profetico di advocacy” a loro favore, per spingere “l’Unione africana, l’Unione europea e le Nazioni Unite” a “promuovere e difendere i diritti e la dignità dei migranti volontari e involontari in ogni parte del mondo”. E’ quanto emerge, in sintesi, dal messaggio finale dei 21 vescovi riuniti dal 19 al 23 novembre a Liverpool nel seminario sulle “Migrazioni, nuovo spazio di evangelizzazione e solidarietà”, organizzato dal Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee) e dal Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar). Il messaggio - reso noto oggi e ripreso dall'agenzia Sir - ripercorre il cammino congiunto avviato dai vescovi africani ed europei nel 2004 con il primo incontro di programmazione a Roma, seguito poi da un seminario ad Elmina, in Ghana, nel 2007 sul tema delle nuove schiavitù. Prossimi appuntamenti, come annunciato nel testo, saranno un incontro di pianificazione a Roma nel 2009, un seminario congiunto in Africa nel 2010 e una conferenza mondiale nel 2011. I vescovi hanno approfondito le modalità e le cause delle migrazioni, soffermandosi soprattutto sugli aspetti pastorali. Lo studio dei documenti ecclesiali li porta ad affermare di nuovo che “lo straniero non deve essere visto come una minaccia o un problema” ma va “accolto in primo luogo in quanto figlio di Dio, creato a sua immagine e somiglianza, perciò in possesso di inalienabile dignità e diritti”. L’invito alle singole Conferenze episcopali e diocesi è di “giungere ad una maggiore consapevolezza della presenza e delle difficoltà dei migranti di qualsiasi categoria”, con una attenzione particolare “ai rifugiati, ai lavoratori migranti, alle donne e agli studenti, che sono spesso i più vulnerabili”. Si esortano perciò le Chiese a nominare operatori (cappellani, religiosi, ecc.) per la cura pastorale dei migranti. “Gli immigrati – affermano – dovrebbero ricevere il benvenuto e un rispetto tale da incoraggiare lo spirito di fraternità e di reciproco arricchimento, che conduce alla collaborazione tra le persone coinvolte”. Si incoraggiano anche i laici “impegnati nelle cose del mondo” ad intervenire “nel contesto socio-politico, economico e culturale”. I due organismi continentali (Ccee e Secam) si impegnano a continuare a “studiare e condividere esperienze per il bene delle nostre popolazioni, e a considerare le migrazioni come un ‘nuovo spazio di evangelizzazione e solidarietà’”. (R.P.)

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    Ancora grave la situazione nel nord Kivu. Un sacerdote scampato agli attacchi

    ◊   Resta drammatica la situazione nella martoriata regione del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Gli ultimi scontri a fuoco avvenuti in diverse zone del Nord Kivu stanno aggravando la situazione umanitaria e a pagare le conseguenze del conflitto sono soprattutto i bambini. Anche i missionari, ancora presenti nel Paese, rischiano ogni giorno la vita. Sanguinosi combattimenti sono avvenuti, in particolare, davanti alla parrocchia dove si trovava padre Paolo Di Nardo, dei religiosi Caracciolini. Fortunatamente, il sacerdote è scampato agli attacchi. Padre Paolo Di Nardo, in 30 anni di Congo, ne ha viste di tutti i colori, però quando alcuni miliziani Mai-Mai sono entrati, armi in pugno, nella missione Nyamilima, la situazione poteva degenerare da un momento all’altro. I ribelli del generale Nkunda erano alle porte e la missione dei padri caracciolini, era piena di sfollati. I miliziani Mai-Mai, per prima cosa, hanno requisito un macchina, poi i ribelli sono arrivati in città e gli scontri si sono spostati proprio davanti alla parrocchia. Il bilancio è stato di due morti e 18 feriti tra i Mai-Mai che, finite le munizioni, sono tornati in chiesa ed hanno portato via gli altri automezzi e sono scappati verso la foresta. Dalle ultime notizie avute, padre Paolo sta bene e la missione continua la sua opera in mezzo alla gente. I miliziani di Nkunda, intanto, sono arrivati al confine con l’Uganda. Il Nord del Kivu sembra ormai in mano ai ribelli, che a questo punto guardano a Goma e alla capitale del Sud, Bukavu. E proprio da Bukavu, arrivano insistenti ed inquietanti voci di spostamenti di truppe dal Rwanda. Si parla di piccoli battelli che di notte portano in Congo truppe pronte ad unirsi ai ribelli. Se così fosse, Kinshasa, dovrebbe seriamente iniziare a preoccuparsi. Così la guerra continua senza sosta, colpendo soprattutto i più deboli, ovvero donne e bambini. Ultimo baluardo della popolazione, le tante missioni, i volontari, i cooperanti, tra cui molti italiani, sempre in prima linea nella guerra più difficile, quella degli aiuti umanitari. (Da Goma, Tommaso Della Longa)

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    Onu: sono ancora migliaia i bambini soldato

    ◊   “Gravi abusi e violazioni dei diritti umani vengono perpetrati dai gruppi armati e dai soldati dell’esercito regolare contro i civili e i bambini”. Con queste parole Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu, denuncia, nell’ultimo rapporto presentato al Consiglio di Sicurezza, la realtà delle popolazioni che vivono nelle province orientali della Repubblica democratica del Congo.
    L’arruolamento di minori, ha affermato nel documento, incentrato sulla situazione nelle province di Nord Kivu, Ituri e Katanga, risulta diminuito rispetto a periodi precedenti, ma migliaia di bambini sono ancora presenti tra i ranghi delle forze e dei gruppi armati congolesi. Il testo – come riporta l’agenzia Sir - contiene anche un appello alle parti in lotta “perché rispettino gli impegni presi riguardo la protezione e il rilascio dei bambini rapiti e costretti a combattere o a pratiche di sfruttamento sessuale o di altro genere”. Il segretario dopo aver reso nota la propria preoccupazione per i recenti attacchi e i sequestri di persona commessi dai ribelli ugandesi dell’Esercito di resistenza del Signore (Lra), ha esortato il governo di Kinshasa a collaborare perché il rimpatrio dei bambini prosegua con costanza e verso un esito positivo. (F.A.)

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    A Nairobi, conferenza sul reinserimento familiare di bambini orfani

    ◊   Si chiude oggi a Nairobi, in Kenya, la VII edizione della conferenza “Raising a Generation of Godly Leaders”, promossa dall’associazione Hope for the Children, sul reinserimento sociale e familiare dei bambini di strada e orfani. Alla conferenza partecipano oltre 100 rappresentanti di diverse associazioni, tra cui Amici dei bambini (Aibi), realtà cristiane ed esponenti di Chiese provenienti da tutto il Kenya. L’obiettivo della conferenza – sottolinea il Sir - è quello di promuovere un approccio complessivo al lavoro con i bambini a rischio e cercare soluzioni per far fronte alle varie problematiche che riguardano l’infanzia abbandonata. L’educazione come fattore di sviluppo, la comunicazione per i bambini, la risoluzione dei conflitti, la valorizzazione della famiglia e del reinserimento familiare: sono questi i principali temi affrontati in plenaria e nei vari workshop. Particolare spazio è stato riservato infine al workshop sull’importanza del reinserimento familiare e le misure per far sì che ogni bambino in difficoltà possa vivere con una mamma e un papà. (A.L.)

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    In Colombia, marcia per chiedere la liberazione degli ostaggi

    ◊   Oggi in tutte le grandi città della Colombia, si terranno per la seconda volta le marce della pace per chiedere la liberazione immediata delle persone sequestrate, quasi 3 mila. La prima volta in cui il popolo colombiano, con il sostegno della società civile e delle chiese cristiane, si mobilitò in massa contro i sequestri fu all’indomani, lo scorso 2 luglio, della liberazione di Ingrid Betancourt e di altri ostaggi. Oggi la Betancourt è fra le persone che hanno organizzato la seconda marcia e che, nelle settimane scorse, ha visitato diverse nazioni per chiedere maggiore sostegno alla comunità internazionale. Anche questa volta, come mesi fa, i vescovi della Colombia hanno dato il loro appoggio all’iniziativa per “chiedere una liberazione che esige “la dignità di ogni persona” e soprattutto “per evitare che questo dramma possa scivolare nell’oblio. Sullo sfondo della marcia resta la questione, non risolta, dello scambio tra 550 guerriglieri nelle carceri colombiane e 26 militari e 2 politici nelle mani delle Farc. Sulla questione, le posizioni tra il governo e la guerriglia sino ad oggi sono inconciliabili. Intanto già ieri, nelle prime ore della giornata, su stampa e tv venivano diffuse ampiamente le parole che il Santo Padre aveva pronunciato durante l’Udienza generale del mercoledì: “"Elevo a Dio un'accorata preghiera affinché finisca questo flagello e si riesca a trovare presto la concordia e la pace in quest'amata nazione". Non è la prima volta che Benedetto XVI esprime la propria angoscia e sollecitudine di fronte al dolore del popolo colombiano e, in particolare, delle famiglie dei sequestrati. In passato, a più riprese, ha invocato l’apertura del cuore di tutti, soprattutto di coloro che sono responsabili di questo grave reato. Il 9 febbraio del 2007, rivolgendosi al nuovo ambasciatore della Colombia presso la Santa Sede, il Papa aveva sottolineato: “È mio ardente desiderio che si ponga fine a questo crudele flagello dei sequestri, che attentano in maniera tanto grave alla dignità e ai diritti delle persone. Accompagno con la preghiera quanti sono ingiustamente privati della libertà e esprimo la mia vicinanza ai loro familiari, confidando in una pronta liberazione”. (A cura di Luis Badilla)

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    Documento del Segretariato episcopale per l’America Centrale

    ◊   Con una concelebrazione eucaristica nella cattedrale metropolitana di San Salvador si sono conclusi ieri i lavori della riunione annuale del coordinamento ecclesiale del Segretariato episcopale per l’America Centrale (Sedac). All’incontro hanno preso parte 50 vescovi dei sette Paesi che ne fanno parte. Poco prima della chiusura, i presuli hanno eletto nuovo presidente dell’organismo l’arcivescovo di Managua mons. Leopoldo Brenes e come segretario generale mons. Jorge Solórzano, vescovo di Matagalpa (Nicaragua). Alla fine della Santa Messa i vescovi centroamericani si sono raccolti in preghiera davanti alla tomba di mons. Oscar Romero, arcivescovo della capitale salvadoregna ucciso il 24 marzo 1980. Nel messaggio finale i presuli analizzano, con particolare preoccupazione, la situazione economico-finanziaria nonché sociale dei popoli centroamericani, alle prese non solo con i loro gravi problemi strutturali ma anche, nelle ultime settimane, con le severe conseguenze della fase economico internazionale. L’America Centrale, affermano i vescovi, “si trova immersa in modelli economici che non sempre garantiscono lo sviluppo integrale e sostenibile dei popoli”. Al riguardo si ricordano numerose iniziative e progetti come ad esempio lo sfruttamento delle risorse minerarie, la costruzione di centrali idroelettriche o piani per la produzione agricola ed ittica, che non comportano nessun beneficio reale per le popolazioni e, per di più, creano gravissimi danni agli ecosistemi. “Non possiamo perdere di vista mai, commentano i presuli, che la vera economia è quella che mette al centro il rispetto e gli interessi della persona umana”. La medesima preoccupazione riguardo alla priorità e centralità dell’essere umano e della sua dignità, porta i vescovi del Sedac a parlare anche sullo sviluppo e sul rafforzamento dei sistemi democratici regionali, in passato deboli e poco stabili”. “Oggi – aggiungono - appare necessario il rispetto dei processi democratici e non solo per quanto riguarda il diritto a votare e poi lo scrutinio, ma anche in ciò che concerne l’impostazione delle campagne elettorali”. Così i presuli, alla luce delle ultime consultazioni elettorali nella regione e di fronte a quelle prossime, desiderano richiamare l’attenzione “sull’elaborazione delle proposte programmatiche e di governo nonché sul dovere di rendere conto al popolo della gestione pubblica”. Un luogo centrale infine viene dato dai vescovi alla Missione continentale in corso dal mese d’agosto dopo le decisione pastorali della conferenza di Aparecida (maggio 2007). In quasi la totalità delle nazioni centroamericane, la Missione è già stata avviata. Ora, secondo i presuli appare fondamentale un migliore coordinamento poiché i popoli dell’area, vicini e parte di un piccolo territorio, condividono non solo i medesimi problemi ma anche le speranze e soprattutto la fede cattolica. (L.B.)

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    Nelle Filippine, musulmani, cristiani e nativi insieme per la pace

    ◊   Una sfilata multicolore di 30.000 persone, cristiani, musulmani e nativi, ha aperto a Zamboanga, sull’isola di Mindanao, la settimana della pace. Sventolando striscioni e cartelli con messaggi in più lingue, la folla si è diretta verso il complesso sportivo dove da oggi, fino al 3 dicembre, si svolgeranno dibattiti e incontri per favorire la riconciliazione nella penisola di Zamboanga e nelle isole vicine. Nell’area – ricorda l’agenzia Misna - è attivo il gruppo estremista Abu Sayyaf, e su tutta l’isola di Mindanao, dove da tre decenni è in corso un conflitto secessionista con il Fronte di liberazione islamico Moro e altri gruppi armati. “La gente deve convincersi che possiamo unire i nostri cuori e le nostre menti per realizzare il sogno della pace” ha detto padre Angel Calvo, missionario clarettiano e presidente dell’associazione ‘Peace advocates Zamboanga’. “È bellissimo vedere musulmani, cristiani e lumad lavorare insieme, è un segno di speranza” ha aggiunto padre Calvo. “L’umile espressione di pentimento e il perdono è l’unico processo che può lenire le ferite dello spirito, con il sostegno di progetti politici e di sviluppo economico” è stato infine il tema di un messaggio della Conferenza dei vescovi e degli ulema (Bishop-Ulama conference –Buc) letto dal professor Ali Yabuc del Movimento interreligioso per la pace. (A.L.)

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    Sri Lanka: è drammatica la situazione dei profughi a Wanni

    ◊   Si aggrava la situazione dei profughi a Wanni. Nella zona dove si ripetono scontri tra l’esercito cingalese e i ribelli Tigri Tamil si contano oltre 300 mila sfollati che vivono in ripari temporanei. Le pesanti alluvioni hanno colpito molti villaggi dell’area, distruggendo raccolti e sommergendo le strade: i collegamenti essenziali interrotti, la scarsità del cibo, la mancanza di l’acqua potabile e la poca assistenza sanitaria fanno aumentare il rischio di malattie. Secondo il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite - si legge in una nota dell’agenzia AsiaNews - i profughi della zona ricevono cibo pari a circa 1.000 calorie al giorno, la metà delle 2.100 calorie necessarie. Alcuni esperti hanno osservano che la stima risulta essere teorica, fondata  sulle 438 tonnellate di cibo inviate ogni settimana per un numero di 230mila profughi. “Occorre coinvolgere gli enti internazionali nella distribuzione degli aiuti ”ha detto Sam Zafiri, direttore di Amnesty International per l’area Asia-Pacifico, ritenendo il governo non in grado di assicurarne l’adeguata distribuzione, specie ai più bisognosi come bambini e madri che allattano. Il portavoce dell’associazione umanitaria ha anche parlato della necessità di un intervento da parte di osservatori internazionali mirati al controllo degli aiuti realmente forniti da parte del governo e per monitorare ogni tipo di abuso a danno di queste famiglie, da parte di esercito e ribelli. Il 3 novembre il governo ha addirittura fermato un convoglio Onu che trasportava ripari, nonostante la presenza sul territorio di migliaia di famiglie che ne risultano prive. (F.A.)

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    Kazakistan: il parlamento approva forti restrizioni alla libertà religiosa

    ◊   Il Parlamento kazako ha approvato mercoledì la nuova legge sulla libertà religiosa, nonostante l’Organizzazioe per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa ne avesse chiesto una revisione. Ora - riferisce l'agenzia AsiaNews - c’è grande preoccupazione tra le minoranze religiose (cattolici, cristiani di varie confessioni, ma anche islamici ahmadi). Janez Lenarcic, capo dell’ufficio Ocse per le Istituzioni democratiche e i diritti umani, esprime il suo “disappunto” per una legge approvata “senza adeguate consultazioni con la società civile e con esperti internazionali”. Ora la speranza è “che il presidente Nursultan Nazarbayev faccia uso del suo potere costituzionale” fermando la legge per un riesame. Cosa che sarebbe considerata “un segnale positivo” per la presidenza Ocse 2010 da parte del Kazakistan. La nuova normativa, approvata dalla Camera bassa all’unanimità, proibisce qualsiasi attività religiosa non approvata, come pure qualsiasi manifestazione di credo religiosi non autorizzati. Necessaria l’autorizzazione per ogni attività missionaria, come pure per l’importazione di testi religiosi. I “piccoli gruppi religiosi” potranno svolgere attività religiosa solo per i loro fedeli, ma non mantenere luoghi di devozione “aperti a tutti”. I gruppi già registrati dovranno chiedere una nuova autorizzazione. Sono aggravate le pene per chi svolge qualsiasi attività religiosa non autorizzata, persino sotto forma di missione o di attività di carità. L’arcivescovo cattolico di Astana mons. Tomasz Peta, spera "che il presidente non permetta che il Kazakistan ritorni, dopo 17 anni, a restringere la libertà religiosa”. Per l’ahmadi Nurym Taibek “questa legge viola la Costituzione, la linea politica del nostro presidente, i principi dell’Ocse e gli accordi sui diritti umani”. All’opposto Absattar Derbisail, leader tra i Mufti islamici, la considera una legge “molto positiva”, che può colpire “le molte sette che hanno causato problemi in parecchie famiglie”. Padre Aleksandr Ivlev della Chiesa ortodossa russa di Almaty rinvia ogni commento a “dopo la promulgazione” presidenziale della legge, per “conoscerla meglio”. (R.P.)

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    Domani, Giornata mondiale di solidarietà con il popolo palestinese

    ◊   “Un’opportunità per dare nuova speranza e un futuro ai palestinesi, tra i quali ci sono anche molti cristiani”. Così Padre Artemio Vitores, vicario custodiale, ha definito la Giornata mondiale di solidarietà con il popolo palestinese che l’Onu celebra ogni anno il 29 novembre. Per padre Vitores – come riporta l’agenzia Sir - si sta profilando il rischio per la Terra Santa di restare senza cristiani; Betlemme, ha ricordato, nel 1967 aveva il 70% degli abitanti di fede cristiana mentre oggi a mala pena arriva al 15%”. Secondo i dati dell’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, al 30 giugno 2008, i palestinesi rifugiati sono più di 4,6 milioni. Questa ricorrenza, secondo il vicario della custodia di Terra Santa, serve ai cristiani presenti in Terra Santa per ribadire che quasi la totalità di loro è di origine palestinese e serve anche a non dimenticare che la questione palestinese è tuttora irrisolta. In tal senso, ha affermato, adoperarsi per migliorare le loro condizioni di vita è importante anche per limitare il rischio di emigrazione. “Una fuga dei cristiani avrebbe ripercussioni gravi nell’equilibrio e nella stabilità della Terra Santa poiché – spiega il francescano - i cristiani per vocazione operano come un ponte, un raccordo tra ebrei e musulmani, tra palestinesi e israeliani. Con la loro sparizione questo non sarà più possibile con conseguenze negative sulla convivenza”. (F. A.)

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    Terra Santa: nella parrocchia latina di Nazareth un centro di Azione Cattolica

    ◊   E’ stato inaugurato a Nazareth un centro parrocchiale di Azione Cattolica interamente finanziato da Benedetto XVI con i fedeli tedeschi. Il centro costato 1,5 milioni di euro sarà aperto ai cristiani senza distinzione di confessione, come già avviene per un analogo centro a Betlemme. “Era da molto tempo che la parrocchia latina di Nazareth aspettava questo centro di Azione Cattolica - spiega il parroco, padre Amjad Sabbara -. Pur essendo la più grande parrocchia latina del Medio Oriente, questa disponeva solo di una casa parrocchiale insufficiente per i suoi 7 mila fedeli”. La Custodia di Terra Santa - riferisce l'agenzia Sir - fa sapere che “la quasi totalità della somma è frutto della generosità congiunta dei fedeli tedeschi e di Benedetto XVI. I primi, in occasione del viaggio del Papa in Germania, avevano fatto una colletta, mentre il secondo, non appena ebbe ricevuto questo regalo dai suoi compatrioti, pensò di donarlo, specificando di voler destinare tale donazione ai cristiani di Terra Santa che vivono in Israele. Così è avvenuto che un milione di euro è stato messo a disposizione di tale progetto, e inviato al Custode nel dicembre 2006. Una delegazione di vescovi tedeschi, alla posa della prima pietra, nel 2007, ha aggiunto altri 300 mila euro. Il resto è stato donato dalla Custodia, e dai cristiani di Nazareth che hanno raccolto 40 mila euro serviti per l’acquisto di attrezzature sportive”. (A.M.)

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    In Medio Oriente nasce la prima squadra di sminatrici

    ◊   Hanno completato il corso di sei settimane di formazione e sono pronte a mettersi all’opera: 23 ragazze di nazionalità giordana costituiranno la prima squadra di sminatrici tutta al femminile mai creata in Medio Oriente. Le ragazze, tra i 20 e i 36 anni, sono state addestrate da un’associazione norvegese per integrare, con il loro lavoro, circa 150 volontari maschi già impegnati nella bonifica del territorio lungo il confine con la Siria. In questa area negli anni Settanta furono piazzati circa 136.000 ordigni. “Sono spaventata – ha detto una delle ragazze che partecipano al progetto al quotidiano Middle East - ma ho scelto di fare questo lavoro perché troppe donne e bambini ancora oggi perdono arti o la vita a causa di quelle mine rimaste attive dopo decenni”. Tra le sminatrici del gruppo – rivela la Misna - ci sono casalinghe, laureate e contadine. Inizialmente erano 38 quelle selezionate per l’addestramento ma solo 23 sono riuscite a conseguire il diploma. A Ginevra, intanto, è in corso la IX Conferenza degli stati aderenti alla Convenzione di Ottawa contro le mine antipersona. La chiusura è prevista stasera. (A.L.)

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    Secondo fonti locali, sarebbero in buona salute le suore rapite in Somalia

    ◊   Sarebbero in buona salute Maria Teresa Olivero e Caterina Giraudo, le due missionarie italiane sequestrate in Kenya. E’ quanto rivela l’agenzia missionaria Misna. Secondo fonti locali, “ci sono progressi nelle trattative informali per la loro liberazione e alcuni anziani delle comunità locali attivati sulla vicenda hanno detto di averle viste e che sarebbero in buona salute”. Inquietudine per la sorte delle due missionarie è stata espressa intanto anche in una dichiarazione del direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi. “Il prolungarsi del sequestro – ha detto- è seguito con preoccupazione dal Santo Padre”. L’auspicio – ha aggiunto – è che questa situazione dolorosa possa risolversi al più presto”. Spero che le due suore, come è accaduto in altri casi simili in altre parti del mondo, possano ascoltare la radio e attraverso di essa aver appreso la sollecitudine del Papa nei loro confronti” ha affermato all'Agenzia Fides mons. Paul Alain Lebeaupin, nunzio Apostolico in Kenya. Ieri sera l'arcidiocesi di Cuneo - da dove provengono le due suore - ha organizzato una veglia di preghiera per il loro rilascio. (A.L.)

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    In Niger si apre il Forum Sociale

    ◊   Mobilitare i popoli del continente per costruire un’ “altra Africa” e recuperare il diritto alla dignità e alla libertà di scelta su temi politici, economici e sociali è la sfida di migliaia di attivisti della società civile e di organizzazioni non governative riuniti a Niamey per il quinto Forum sociale africano (Fsa), dedicato quest’anno a “I popoli dell’Africa in marcia contro la globalizzazione neoliberalista”. Iniziato ufficialmente ieri con una manifestazione alla quale hanno partecipato più di 5000 persone e uno spettacolo teatrale nello stadio di Niamey sul dramma dei migranti che tentano di raggiungere le enclave spagnole di Ceuta e Melilla, il Forum si è aperto con una conferenza sulla crisi alimentare in Africa. “Stiamo assistendo a un’offensiva sulle risorse naturali come non si era mai visto dalla fine del periodo coloniale” ha detto Hima Fatimatou Djibo della Piattaforma contadina del Niger. Incontri, tavole rotonde e seminari – rende noto la Misna - sono previsti fino a domani per rafforzare la collaborazione tra i vari movimenti della società africana, con l’obiettivo di approfondire le capacità di analisi, proposta e influenza per partecipare in maniera efficace alle mobilitazioni popolari. “È chiaro – ha proseguito la Djibo - che le istituzioni finanziarie come Banca mondiale, Fondo monetario internazionale e Organizzazione mondiale del commercio hanno dimostrato la loro incapacità nel gestire una crisi che essi stessi hanno creato: dobbiamo eliminarle e creare nuove istituzioni in grado di regolamentare l’economia globale e non servire gli interessi di una casta di privilegiati”. (A.L.)

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    Comece: decisione giusta il "no" al brevetto sulle cellule staminali embrionali umane

    ◊   “Una decisione sensata e un segnale positivo”: così il segretario generale della Commissione degli episcopati della Comunità Europea (Comete), Piotr Mazurkiewicz, saluta la decisione – resa nota dalla Grande camera di ricorso dell’Ufficio europeo brevetti, di non brevettabilità delle cellule staminali embrionali umane. “La brevettabilità delle cellule staminali embrionali umane – afferma Piotr Mazurrkiewicz, le cui parole sono state riprese dal Sir – va contro il diritto europeo dei brevetti”. La domanda di brevetto di cellule staminali embrionali umane – e dunque l’utilizzazione degli embrioni umani a scopi commerciali “aveva suscitato critiche da più parti”. Per la Comece in questi casi “non si può ignorare la dimensione etica delle invenzioni” da brevettare, ed occorre rammentare che “la Convenzione sul brevetto europeo prevede che invenzioni biotecnologiche che abbiano come oggetto l’utilizzazione di embrioni umani a fini industriali e commerciali, non possano costituire oggetto di brevetto”. “Esiste uno stretto e indefettibile legame – conclude la nota – tra l’impiego di embrioni umani e la messa a coltura di staminali embrionali umane”: per questo “le due tappe non possono essere separate quando costituiscono oggetti di valutazione nell’ambito di una richiesta di brevetto”. (A.L.)

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    A Madrid chiusa l'Assemblea della Conferenza episcopale spagnola

    ◊   Con una conferenza stampa si sono conclusi a Madrid i lavori della 92.ma Assemblea della Conferenza episcopale spagnola. In apertura dell’incontro con i giornalisti, il segretario generale, mons. Antonio Martinez Camino, ha messo in risalto il cordoglio dei vescovi per le vittime degli attentati di Bombay e la condanna del terrorismo. Fenomeno, questo, che deve essere considerato come un “intrinsecamente perverso”. I vescovi hanno anche approvato il testo della versione ufficiale della Bibbia, che dopo l’approvazione della Santa Sede sarà introdotto nella liturgia. Questa revisione del testo biblico é durata circa dieci anni ed é stata portata avanti da un gruppo di 25 esperti. Sarà pubblicata dalla ‘Biblioteca de autores cristianos’. Sull’attuale crisi economica internazionale, i vescovi spagnoli ritengono necessario un esame delle cause profonde che hanno portato a questa situazione. Si deve tener conto, in particolare, del principio della destinazione universale dei beni pubblici e privati e delle possibili violazioni di certi principi etici nel possesso, produzione e distribuzione dei beni a livello nazionale e internazionale. Prendendo atto delle conseguenze della crisi, in particolare nell’incremento della disoccupazione, i vescovi spagnoli hanno deciso di destinare una parte dei fondi che provengono alla Conferenza dalle diocesi, alla Caritas, in favore dei suoi obiettivi di solidarietà e assistenza ai meno abbienti, in particolare gli immigrati. I vescovi spagnoli hanno anche approvato il bilancio economico dell’anno 2007 ed quello preventivo per il 2009. E’ stato infine rieletto come segretario e portavoce della Conferenza episcopale spagnola, Mons. Juan Antonio Martinez Camino per altri cinque anni. I vescovi elettori erano 77. Mons. Camino ha avuto 39 voti, cioè la metà più uno. Il secondo candidato ne ha avuti 32. I vescovi hanno deciso che il prossimo congresso eucaristico nazionale previsto per l’anno 2010 sarà celebrato nella città di Toledo. (Dalla Spagna, Ignacio Arregui)

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    Premio Harambee ad un reportage della televisione pubblica spagnola

    ◊   “Donne per un mondo migliore”. E' questo il titolo del reportage di Mayte Pascual, prodotto da TVE, la televisione pubblica spagnola, vincitore del III Premio internazionale Harambee “Comunicare l'Africa”. Alla premiazione, avvenuta a Madrid, è intervenuta Florence Oloo, vice Rettore della Strathmore University di Nairobi, che ha parlato di soluzioni "africane" ai problemi africani. "Abbiamo bisogno – ha detto Florence Oloo – di essere sostenuti nel rispetto dei nostri valori, attraverso la valorizzazione delle donne, il rafforzamento della speranza. Abbiamo bisogno di essere sostenuti piuttosto che di ricevere aiuti materiali perché questi ultimi, da soli, non sono sufficienti”. “Occorre investire – ha poi aggiunto – nella formazione di leader così da poter combattere la corruzione che rappresenta l'ostacolo più grande allo sviluppo". Juan Luis Rodriguez Fraile, presidente di Harambee Spagna, ha spiegato che "comunicare può essere il modo migliore per cooperare, per porre fine al silenzio sul continente africano, al centro dell'attenzione internazionale solo in occasione di guerre e calamità". L’obiettivo del concorso è quello di incoraggiare produzioni audiovisive che affrontino in maniera costruttiva tematiche sociali, economiche e culturali del continente sub-sahariano, con particolare attenzione ai lavori che evidenziano il valore della formazione come strumento indispensabile per il progresso e l'armonia sociale. “Harambee All together for Africa”- ricorda AsiaNews - è il progetto di solidarietà nato in occasione della canonizzazione di Josemaría Escrivá, fondatore dell'Opus Dei, grazie a donazioni ed aiuti dei partecipanti alle cerimonie e di molte altre persone ed istituzioni in questi anni. (A.L.)

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    Chiusi i lavori dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale australiana

    ◊   Si sono conclusi oggi a Sydney i lavori dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale australiana. Tra i temi trattati, quello che ha focalizzato maggiormente l’attenzione dei 44 vescovi, provenienti da ogni parte di Australia, è stato il post Giornata Mondiale della Gioventù. Tutti i delegati hanno espresso, con un voto unanime, l’approvazione delle linee future all’interno della Chiesa cattolica australiana, partendo dai frutti che questo evento ha generato. Lo strumento utilizzato è un documento maturato al termine del raduno nazionale, “Andiamo avanti con Gesù”, svoltosi lo corso fine settimana e organizzato dalla pastorale giovanile australiana. Tra i punti salienti del progetto, la previsione di un coordinatore nazionale che lavorerà a stretto contatto con diocesi, ordini, gruppi e scuole per implementare le iniziative giovanili cattoliche, focalizzandosi su tre diverse aree: maggior attenzione per la formazione cattolica nelle scuole, nelle università, un maggior supporto ai giovani ministri ed infine la creazione di un evento nazionale annuale, ovvero per una National Youth Day, ed un meeting biennale per i giovani ministri australiani. Un incentivo, quindi, per i giovani, a rinnovare la propria identità cattolica, soprattutto all’interno delle parrocchie, dei movimenti e dei luoghi di formazione attraverso diversi strumenti come, per esempio, la catechesi. “E’ un segno di sicurezza nei giovani, nella Chiesa e nello Spirito Santo”, ha affermato il coordinatore del progetto. Questo documento, che verrà redatto definitivamente nelle prossime settimane, aiuta a guardare in avanti e ad avere maggiore fiducia nel futuro della Chiesa australiana per i prossimi anni. (Da Sydney, Francesca Baldini)

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    Medici senza frontiere: il fallimento della lotta all’AIDS in Myanmar

    ◊   In Myanmar migliaia di persone continuano a morire di HIV/AIDS a causa della mancanza di farmaci antiretrovirali e l’inadeguatezza dell’azione del governo e delle istituzioni internazionali. La denuncia – si legge in una nota dell’agenzia Sir - è contenuta nel Rapporto “Un destino prevedibile: il fallimento della lotta all’AIDS in Myanmar” presentato dall’organizzazione umanitaria Medici senza frontiere (Msf). Si stimano 240mila persone colpite dell’HIV/AIDS nel Paese asiatico, di queste 76mila hanno urgente bisogno di farmaci antiretrovirali, ma meno del 20% di loro li riceve. Msf, ha detto il responsabile delle operazioni, fornisce cure mediche essenziali in Myanmar dal 1993 e attualmente distribuisce a oltre 11mila persone la maggior parte dei farmaci antiretrovirali disponibili nel Paese con un contributo relativamente piccolo da parte del governo e di altre Ong. Intanto, ha aggiunto il portavoce dell’organizzazione umanitaria, il livello degli aiuti umanitari internazionali è incredibilmente basso: circa 3 dollari a persona, una cifra significativamente inferiore alle somme ricevute dai Paesi vicini che affrontano simili epidemie. (F.A.)

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    Attivista per la difesa dei diritti del popolo saharawi vince il premio “Robert Kennedy”

    ◊   Aminetou Haidar, attivista impegnata per la difesa dei diritti del popolo saharawi, ha ricevuto il premio “Robert Kennedy” intitolato al politico americano ucciso 40 anni fa. Il riconoscimento, ha commentato la moglie di Kennedy, va a una donna che è stata vittima di detenzione, tortura e rapimento molti anni fa, per aver partecipato a manifestazioni pacifiche a sostegno dell’autodeterminazione del popolo saharawi. Il Sahara occidentale, annessa al territorio marocchino nel 1975, è oggetto di un conflitto tra Rabat e il movimento Polisario che, conformemente alla risoluzione 1754 del consiglio di sicurezza, ha proposto un referendum per l’autodeterminazione del popolo saharawi. La monarchia marocchina, invece, intende accordare solo un’autonomia amministrativa e politica sotto la sovranità del Marocco. “Tutti i popoli hanno il diritto fondamentale di partecipare alle decisioni politiche che coinvolgono la loro vita e penso anche che la protesta contro l’ingiustizia sia la più alta forma di coraggio; il mio popolo, il popolo saharawi, ha sofferto tanto i postumi di una guerra ingiusta portata avanti contro la sua volontà dallo Stato marocchino dal 1975; oggi più della metà dei saharawi vive in diaspora lontano dalla patria e dalle famiglie, in condizioni di vita assai difficili, l’altra metà continua la sua eroica resistenza pacifica sotto l’occupazione marocchina”. In queste parole – riportate dall’agenzia Misna – il pensiero di Aminetou Haidar. (F.A.)

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    In Italia convegno nazionale del Coordinamento enti e associazioni di volontariato penitenziario

    ◊   Analizzare la rispondenza tra le norme penitenziarie ed i principi costituzionali del rispetto della dignità e della personalità del detenuto. E’ questo l’obiettivo del 41° Convegno Nazionale del SEAC, Coordinamento Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario, cominciato ieri a Roma che ha per tema proprio "I diritti dei detenuti e la Costituzione". Partendo dalla realtà organizzativa e operativa del carcere italiano e dall’Ordinamento Penitenziario, si approfondiscono le concrete testimonianze e le proposte operative provenienti dalle esperienze del volontariato della giustizia, dell'Amministrazione Penitenziaria, della magistratura e di tutti coloro che lavorano quotidianamente su questi temi. Le tre giornate (il convegno terminerà domani) si articolano in diversi momenti di riflessione, incentrati sui diritti dei detenuti, la Costituzione, il quadro di riferimento europeo, il regime speciale 41 bis, gli incontri con i detenuti, i diritti dei minori sottoposti a provvedimenti penali. Secondo Elisabetta Laganà, Presidente del SEAC, “In carcere avvengono suicidi 22 volte di più che nelle persone libere, e la sofferenza raggiunge livelli altissimi che molte persone non riescono a tollerare”. Quale dunque il ruolo e l’azione del volontario? “Quella di costruire speranza, la possibilità della speranza, la capacità della speranza” ha spiegato Laganà, sottolineando che: “Sul piano pratico questo significa poter incontrare ed incrociare la rabbia, la disperazione, la diversità e starci dentro, poterle confrontare con la nostra, cercando qualcosa che può essere una spiegazione, un motivo”. Quanto alla figura del volontario, il Presidente la descrive così: “Una persona tesa all’ascolto, capace di farsi carico ma che è ben cosciente dei limiti entro cui deve muoversi, come testimonianza della presenza presso la sofferenza”. Sovraffollamento, mancanza di risorse, povertà nelle carceri. Laganà ha indicato alcune soluzioni per uscire dalla drammatica situazione in cui versano i nostri istituti di pena: “Si tratta di attualizzare e di concretizzare modelli operativi che realizzino un modello stabile di governance che neghi la centralità del carcere come unica forma di pena, affermi l’importanza dello sviluppo di alternative alla detenzione, riconosca la necessità dell’integrazione di tutte le parti: Ministero della Giustizia, Regioni, Enti Locali, Volontariato, Servizi Territoriali e società in modo organico e stabile, adeguato alle necessità locali, uscendo finalmente dal rincorrere di volta in volta l’emergenza che bussa alla porta”. (A cura di Davide Dionisi)

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    Le celebrazioni per il 30.mo della Società internazionale Tommaso d'Aquino

    ◊   Oggi e domani sarà celebrato il 30.mo anniversario della fondazione della Società Internazionale Tommaso d’Aquino (Sita), la cui finalità è lo studio e l’approfondimento del pensiero di San Tommaso. Per l’occasione tutte le facoltà di filosofia delle Università Pontificie romane parteciperanno all'incontro, che si terrà oggi presso la Pontificia Università di San Tommaso “Angelicum”, con i maggiori filosofi e teologi tomisti contemporanei, che illustreranno l’attualità della riflessione tomista, insieme al segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica, mons. Brugués. “Un incontro che vede la collaborazione feconda e attiva delle migliori forze intellettuali della Chiesa, operanti in Roma”, lo hanno definito gli organizzatori. Le facoltà di Filosofia della Pontificia Università Lateranense, Pontificia Università Gregoriana, Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino, Pontificia Università Urbaniana, Università Pontificia Salesiana, Pontificia Università della Santa Croce, Pontificio Ateneo Regina Apostolurum, che in questi anni hanno partecipato attivamente alle iniziative cella Sita, ospitandole nelle loro sedi e animandole con le ricerche dei loro studenti, saranno tutte presenti al Convegno. (M.G.)

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    Lettera del cardinale Bagnasco ai ragazzi per il Natale

    ◊   "Cari amici, cari genitori, il Natale educa con i fatti e non con le parole" e “lancia un messaggio importante per ciascuno di noi: non sono le cose a dare la gioia, ma l'amore, la carità, la fiducia in Dio Padre": a scriverlo è l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nella lettera di Natale, ripresa dal Sir e indirizzata ai ragazzi ed alle ragazze del catechismo, "i fiori ed i frutti delle nostre comunità". "Mentre le strade e i negozi si riempiono di luci – sottolinea il porporato - desidero con tutto il cuore, con semplicità e convinzione, come vostro vescovo, farvi un augurio: accogliete con generosità Gesù, il dono più bello del Padre" perché "nessuna potenza del mondo – ha aggiunto - può offrire la gioia e la salvezza di Gesù. Egli rende più bella e significativa la vita". Nella lettera, intitolata "La notte più luminosa" e pubblicata a cura dell'ufficio catechistico diocesano, il porporato ha poi lanciato un'esortazione ed un incoraggiamento ai ragazzi: Siate “presenti al catechismo ed alla Santa Messa domenicale" per "crescere nell’amicizia con Gesù" e "per vivere nella carità ogni giorno". (A.L.)

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    La riflessione dell’arcivescovo di Napoli sull’avvento

    ◊   “È ormai tempo di svegliarsi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti”. Con le stesse parole pronunciate da san Paolo ai romani, il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, ha introdotto, mercoledì scorso, il primo incontro del ciclo “In dialogo con la città”, previsto per il tempo dell’Avvento. Il porporato – si legge in una nota dell’agenzia Sir - ha quindi chiarito che essere desti significa “essere buone sentinelle, che sono in attesa non dello spuntare del nemico all’orizzonte, bensì del sorgere del ‘giorno’, dell’alba della salvezza che si approssima.” L’attesa, ha spiegato il cardinale, è sempre sostenuta dalla speranza, “da quel filo sottile e tenace che c’induce a tenere aperti gli occhi, per il desiderio di non perdere neanche un attimo di quell’ora in cui il Signore darà compimento alle sue promesse”. L’arcivescovo di Napoli, parlando di amore vicendevole, ha poi dedicato una parte del discorso alla sua città: “È l’amore intriso di speranza – ha osservato - che ci fa porre di fronte alla nostra città, frenetica nei ritmi, ma sonnolenta; inconsapevole della sua bellezza ma artefice di tante sue brutture; accogliente e appassionata, ma anche alle volte spietata e matrigna”. Nelle sue parole vive il desiderio di una Napoli “rivestita delle armi della luce”, riferendosi non alle “effimere luci del Natale sui consumi”, ma alla “luce della rinascita morale, civile, economica e della fede più audace e testimoniante”. “Rivestiamola del Signore Gesù Cristo” è stato l’appello con il quale il cardinale ha concluso augurandosi un nuovo futuro per la sua città. (F.A.)

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    “Oggi sono cristiano e niente è più come prima”: così Magdi Allam ricorda la sua conversione

    ◊   “Le ragioni per credere”: è il tema dell’incontro organizzato ieri dal Coordinamento dei Collegi Universitari di Roma, in collaborazione con l’Ufficio per la Pastorale Universitaria, che si è svolto ieri sera nella capitale presso il Teatro Argentina. E ad introdurre i ragazzi su questo argomento, è stato il giornalista Magdi Cristiano Allam che la scorsa Pasqua si è convertito dall’islamismo al cattolicesimo. “Il momento della mia conversione – ha detto - rappresenta per me un vero spartiacque della mia vita, e l’inizio di una nuova esistenza. Per 56 anni ho percepito tutto come musulmano, ma oggi sono cristiano e niente è più come prima.” Con queste parole, visibilmente emozionato, Magdi Cristiano Allam ha ripercorso alcune tappe fondamentali della sua vita, che lo hanno condotto alla conversione. Ha ricordato in particolare l’incontro con monsignor Rino Fisichella, sua guida spirituale nella preparazione ai sacramenti. “Essere cattolico per me - ha continuato Magdi Allam - vuol dire essere più vicino alla verità di Gesù Cristo. Noi cristiani dobbiamo essere capaci di amare davvero il nostro prossimo, solo così saremo in grado di aprirci anche ai nostri fratelli di professioni di fede diverse dalla nostra; altrimenti – ha concluso - renderemo fertile il terreno di chi ci vuole divisi e chiusi verso le altre realtà religiose”. (A cura di Marina Tomarro)

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    Sabati mariani a Santa Maria in Via Lata

    ◊   Domani, con l'inizio dell'Avvento e del nuovo Anno liturgico della Liturgia Romana, inizierà nella Basilica di Santa Maria in Via Lata in Roma la trentunesima edizione dei Sabati mariani. Mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, affronterà il tema "Maria Sanctorum Mater. I Santi e la Parola di Dio". Questo ed altri incontri di sabato in sabato, dall'Avvento a Pentecoste, porteranno i fedeli ad approfondire il posto singolare che la Vergine Maria, Madre di Dio e nostra Madre, ha nel mistero di Cristo e della Chiesa. II Sabato infatti, per antica tradizione che risale almeno al secolo VIII, è stato consacrato dalla Liturgia Latina a Maria. E’ chiamato "Santa Maria in sabato", per mantenere viva nella Chiesa la memoria di quel grande Sabato Santo, nel quale sola, rappresentando tutta la Chiesa, mantenne salda la sua fede nella trepida attesa della Risurrezione del Signore. La serie dei Sabati mariani a Santa Maria in Via Lata ha per tema quest'anno, ispirandosi al Sinodo dei Vescovi appena concluso, la stessa tematica che essi hanno svolto: “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, con Maria". Ogni Sabato mariano si apre alle ore 16, con una lezione tenuta da professori delle varie Università e Facoltà teologiche di Roma, sul tema indicato; segue un incontro fraterno e si conclude alle ore 18 con un tempo di preghiera “con Maria, la Madre di Gesu”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ancora alta tensione in Thailandia: al via una trattativa tra polizia e manifestanti per liberare gli aeroporti di Bangkok

    ◊   Resta alta la tensione in Thailandia, dove il primo ministro Wongsawat ha dichiarato lo stato di emergenza nei due aeroporti di Bangkok, occupati dai manifestati anti governativi. Intanto, i turisti bloccati dallo scorso martedì hanno iniziato a lasciare il Paese partendo da una base militare messa disposizione dei voli di linea. Il servizio di Marco Guerra:

    È un braccio di ferro che non sembra trovare una via d’uscita, quello tra il primo ministro tailandese Wongsawat e i manifestanti antigovernativi, che da martedì bloccano i due aeroporti di Bangkok accusandolo di corruzione come il suo precedessore Shinawatra. L'opposizione dell'Alleanza del Popolo per la democrazia (PAD), non sembra infatti intenzionata a sgomberare gli scali sebbene la polizia abbia avviato trattative per evitare un intervento delle forze di sicurezza. La situazione quindi potrebbe precipitare da un momento all’altro, come testimoniano 100 reparti antisommossa già affluiti all'aeroporto internazionale di Suvarnabhumi e posizionatisi a 300 metri dall'area controllata dai manifestanti. A rendere ancora più tesa la situazione sono le voci susseguitesi per tutta la giornata di ieri in merito ad un possibile golpe militare. Voci subito smentite dal capo delle forze armate che, tuttavia, si è unito al coro di chi chiede di sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni. Nel frattempo i turisti, bloccati da giorni per la paralisi dei due aeroporti, hanno cominciato a lasciare la Thailandia partendo da una base militare nel sudest del Paese. Solo oggi sono previsti almeno 40 voli in partenza e in arrivo.

     
    Iraq
    Nuova ondata di violenze in Iraq, dopo l’approvazione da parte del parlamento del patto di sicurezza con gli Stati Uniti, che consente alle truppe Usa di rimanere altri tre anni nel Paese del golfo. Un attentatore suicida ha ucciso almeno 12 persone e ne ha ferite altre 17 oggi in una moschea sciita di Baghdad, durante la preghiera del venerdì. Il leader sciita Muqtada Al-Sadr ha invece indetto tre giorni di lutto per protesta contro l’accordo, invitando propri seguaci a chiudere tutte le sedi e ad esporre drappi neri. Infine, sempre oggi, il governo giapponese ha annunciato il disimpegno definitivo della sua missione in Iraq entro la fine dell'anno.

    Somalia
    Ennesimo attacco della pirateria somala nelle acque del golfo di Aden. Questa volta è stata sequestra una nave da trasporto liberiana. Tre membri dell'equipaggio sono riusciti a fuggire. Sono invece stati rilasciati 26 marittimi filippini sequestrati il 17 settembre sulla nave da carico greca "Centauri". Lo ha annunciato il governo di Manila, precisando comunque che altri 108 marinai filippini rimangono nelle mani dei pirati che hanno chiesto un riscatto. Intanto, il ministro degli Esteri dell’Etiopia ha annunciato che il ritiro delle truppe di Addis Abeba dalla Somalia sarà completato entro la fine del 2008. Le forze etiopi intervennero nel 2006 contro le corti islamiche. Nei due anni di scontri che ne sono seguiti sono morti più di 10 mila civili e oltre un milione di persone ha lascito le proprie case.

    Russia – America Latina
    Mosca è disponibile ad aumentare la propria partecipazione allo sviluppo dell'economia cubana. E’ quanto riferito dal presidente russo, Medvedev, durante il suo incontro, a L’Avana, con l’omologo Raul Castro. Si tratta della prima visita del neo-capo del Cremlino nell’isola, tappa finale di un tour che lo ha portato in numerosi Paesi latino-americani. Ieri la visita più importante, a Caracas, dov’è avvenuto l’atteso incontro con il presidente venezuelano Chavez. Giuseppe D’Amato:

    Calorose strette di mano ed importanti accordi siglati: la Russia aiuterà il Venezuela a costruire il suo primo reattore nucleare. Diverse le intese in campo energetico con la costituzione di una banca per finanziare i vari progetti. I due Paesi hanno un accordo per la vendita di armi russe per un valore di oltre quattro miliardi di dollari. Un’imponente manovra navale di unità russe e venezuelane ha fatto da cornice agli incontri. E’ la prima volta che, dopo la fine della Guerra Fredda, navi con la bandiera russa sono giunte fin qua giù. Il presidente Chavez ha definito "strategica" la visita del collega Medvedev; l’obiettivo è la creazione di un mondo multi polare. In precedenza, a Rio de Janeiro, il capo del Cremlino ha proposto, per il prossimo anno, una riunione dei Paesi emergenti del Bric, oltre a Russia e Brasile, anche Cina ed India, per definire una linea comune. Ultima tappa del tour sudamericano di Medvedev, Cuba, in discussione vari contratti. L’Avana avrebbe trovato giacimenti petroliferi sottomarini e potrebbe darli in concessione ai russi.

     
    Aiea
    L’Agenzia Internazionale per l’energia atomica ha denunciato ieri una sostanziale assenza di progressi nell’inchiesta sul programma nucleare iraniano. I 35 membri del consiglio dell’Aiea, inoltre, hanno auspicato che la Siria dia testimonianza di “massima trasparenza” sul presunto sito nucleare clandestino, bombardato lo scorso anno da Israele.

    Italia: misure anti-crisi
    Il consiglio dei ministri ha approvato il pacchetto anti-crisi per il sostegno delle famiglie e delle imprese. Fra le misure la social card e un bonus per pensionati e famiglie numerose, che arriverà sotto forma di assegno aggiuntivo alla tredicesima. Il massimo sarà di mille euro per chi ha un reddito pari a 22 mila euro. A beneficiarne saranno poco meno di 8 milioni di soggetti per oltre 3 miliardi di spesa.

    Francia
    È di sette morti il bilancio dell’incidente aereo avvenuto ieri nel Mediterraneo al largo delle coste del sud-ovest della Francia. L’Airbus A320, che apparteneva alla Air New Zealand, è precipitato in mare mentre effettuava un volo di collaudo dopo una revisione tecnica. Al momento sono stati recuperati tre corpi, appartenenti a due piloti tedeschi e ad un passeggero. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 333

     
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