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Sommario del 25/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Rinnovare il dialogo tra bellezza e verità per un nuovo umanesimo cristiano: così, il Papa nel messaggio alle Pontificie Accademie
  • I vescovi del Cile in visita "ad Limina". Mons. Goic Karmelic: vogliamo rendere il laicato protagonista nella nostra Chiesa
  • Creazione di diocesi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Lo Zimbabwe nella spirale di una grave crisi politica e umanitaria. Intervista con Irene Panozzo
  • La Giornata contro la violenza sulle donne. Ban Ki-moon: "Sono reati particolarmente odiosi"
  • Presentato il primo Catalogo internazionale dei Santini. Mons. De Magistris rivela: Gramsci si convertì al cristianesimo prima di morire
  • Gli 80 anni dell'Associazione "Signis" celebrati nel 2009 dal Congresso intitolato: "I Media per una Cultura della Pace"
  • Chiesa e Società

  • Orissa: estremisti indù contestano i risarcimenti ai cristiani
  • India: conclusa la campagna mondiale di preghiera per le vittime delle violenze anticristiane
  • Davanti al giudice l’uomo accusato di avere rapito in Kenya le due missionarie italiane
  • Vietnam: inizierà il 5 dicembre il processo contro otto cattolici di Thai Ha
  • A Rio de Janeiro parte il terzo Congresso Mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei minori
  • I vescovi boliviani per il rafforzamento del processo democratico e lo Stato di diritto
  • Aperta ieri a Ginevra, in Svizzera, la Conferenza dei Paesi aderenti alla Convenzione Ottawa per il bando delle mine antiuomo
  • Approvato dalla FAO un piano di riforma, supportato da un fondo triennale di 42 milioni e 600 mila dollari
  • Abolita la pena di morte in Burundi
  • Da oggi, a Sydney, assemblea plenaria dei vescovi australiani
  • In Europa aumentano età degli sposi, divorzi e nascite fuori dal matrimonio
  • Incontro a Parigi tra i rappresentanti delle Chiese europee e la presidenza francese dell'UE
  • Il Consiglio Mondiale delle Chiese in visita ad Haiti
  • Visita e celebrazione ecumenica nella Basilica di San Paolo del Catholicos armeno, Aram I
  • Mons. Fabris, Andrea Riccardi e Kiko Argüello al II Incontro sulle Lettere Paoline
  • Taizè: domani a Nairobi "L'incontro per l'Africa"
  • Convegno della CEI su "Ecumenismo e dialogo": intervento di mons. Angelo Amato
  • Università Cattolica: per il cardinale Vallini il "cristiano non può subire gli eventi"
  • A Viterbo il VI Forum internazionale dell’informazione sul tema “Ambiente e sviluppo nel sud del mondo”
  • Presentato a Milano il libro “Conversazioni notturne a Gerusalemme” del cardinale Martini
  • L’OPAM lancia una serie di iniziative natalizie in favore dell’alfabetizzazione
  • USA: la maggioranza dei cattolici vuole la cittadinanza per gli immigrati clandestini
  • Messico: diminuzione di fedeli e aumento delle sette protestanti
  • Spagna: concluso il 10.mo Congresso Cattolici e Vita Pubblica
  • Da oggi l'agenzia Fides parla anche arabo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Prima dell'annuncio di ulteriori misure anticrisi, il presidente eletto Obama vara il team economico del suo prossimo esecutivo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Rinnovare il dialogo tra bellezza e verità per un nuovo umanesimo cristiano: così, il Papa nel messaggio alle Pontificie Accademie

    ◊   Impegnarsi in modo “appassionato e creativo” per promuovere nelle culture contemporanee “un nuovo umanesimo cristiano che sappia percorrere con chiarezza e decisione la via dell’autentica bellezza”: è l’invito di Benedetto XVI contenuto nel messaggio al presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, in occasione della tredicesima seduta pubblica delle sette Pontificie Accademie, apertasi stamani in Vaticano. Il messaggio del Papa è stato letto dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. L’evento, organizzato quest’anno dalla Pontifica Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi del Pantheon, è incentrato sul tema “Universalità della bellezza: estetica ed etica a confronto”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    E’ urgente “un rinnovato dialogo tra estetica ed etica, tra bellezza, verità e bontà”: è l’esortazione di Benedetto XVI che rileva come questa necessità ci venga riproposta “non solo dall’attuale dibattito culturale ed artistico, ma anche dalla realtà quotidiana”. A diversi livelli, scrive il Papa, “emerge drammaticamente la scissione, e talvolta il contrasto tra le due dimensioni, quella della ricerca della bellezza, compresa però riduttivamente come forma esteriore, come apparenza da perseguire a tutti i costi, e quella della verità e bontà delle azioni che si compiono per realizzare una certa finalità”.

     
    “Una ricerca della bellezza che fosse estranea o avulsa dall'umana ricerca della verità e della bontà - costata il Papa - si trasformerebbe, come purtroppo succede, in mero estetismo e, soprattutto per i più giovani, in un itinerario che sfocia nell'effimero, nell'apparire banale e superficiale o addirittura in una fuga verso paradisi artificiali, che mascherano e nascondono il vuoto e l'inconsistenza interiore”. Questa ricerca, “apparente e superficiale”, aggiunge il Papa, “non avrebbe certo un afflato universale, ma risulterebbe inevitabilmente del tutto soggettiva, se non addirittura individualistica, per terminare talvolta persino nell'incomunicabilità”. Come rispondere dunque a questa sfida? Nel messaggio, Benedetto XVI sottolinea “la necessità e l’impegno di un allargamento degli orizzonti della ragione”. In questa prospettiva, è l’esortazione del Papa, “bisogna tornare a comprendere anche l’ultima connessione che lega la ricerca della bellezza con la ricerca della verità e della bontà”. E avverte: “Una ragione che volesse spogliarsi della bellezza risulterebbe dimezzata, come anche una bellezza priva di ragione si ridurrebbe ad una maschera vuota ed illusoria”.

     
    Il Papa riprende, dunque, il suo intervento sul rapporto tra bellezza e ragione nell’incontro con il clero della diocesi di Bressanone, dello scorso agosto. “Dobbiamo - è la sua esortazione - mirare ad una ragione molto ampliata nella quale cuore e ragione si incontrano, bellezza e verità si toccano”. Se questo impegno è valido per tutti, prosegue il Santo Padre, lo è ancor più per il credente “chiamato dal Signore a rendere a ragione a tutti della bellezza e della verità della propria fede”. La bellezza delle opere di cui ci parla il Vangelo, si legge ancora, “rimanda oltre, ad un’altra bellezza, verità e bontà che soltanto in Dio hanno la loro perfezione e la loro sorgente ultima”.

     
    “La nostra testimonianza - è il richiamo del Papa - deve nutrirsi di questa bellezza, il nostro annuncio del Vangelo deve essere percepito nella sua bellezza e novità”. Per questo, prosegue il messaggio, “è necessario saper comunicare con il linguaggio delle immagini e dei simboli; la nostra missione quotidiana deve diventare eloquente trasparenza della bellezza dell'amore di Dio per raggiungere efficacemente i nostri contemporanei, spesso distratti e assorbiti da un clima culturale non sempre propenso ad accogliere una bellezza in piena armonia con la verità e la bontà, ma pur sempre desiderosi e nostalgici di una bellezza autentica, non superficiale ed effimera”.

     
    D’altro canto, rileva, anche nel recente Sinodo dei Vescovi è stata evidenziata l’importanza “del saper leggere e scrutare la bellezza delle opere d’arte”, come anche è stata ribadita “la bontà e l’efficacia” della via della bellezza. E’ questa via, scrive il Papa, “uno dei possibili itinerari, forse quello più attraente ed affascinante per comprendere e raggiungere Dio”. Invita quindi a riprendere in mano, a dieci anni dalla pubblicazione, la Lettera agli Artisti di Giovanni Paolo II. Un testo che ci invita a riflettere “sull’intimo e fecondo dialogo tra la Sacra Scrittura e le diverse forme artistiche”. Una Lettera, aggiunge il Papa, che esorta a rinnovare la riflessione “sulla creatività degli artisti e sul fecondo quanto problematico dialogo tra questi e la fede cristiana, vissuta nella comunità dei credenti”. Infine, l’esortazione di Benedetto XVI agli Accademici e agli Artisti a “suscitare meraviglia e desiderio del bello, formare la sensibilità degli animi e alimentare la passione per tutto ciò che è autentica espressione del genio umano e riflesso della Bellezza divina”.

     
    A chiusura del messaggio, il Papa esprime parole di elogio per il vincitore del Premio delle Pontificie Accademie, assegnato quest'anno al dott. Daniele Piccini, studioso della letteratura italiana. Menzione di merito anche per il dott. Giulio Catelli, giovane pittore, e alla Fondazione d'arte italiana "Stauròs", insigniti di una Medaglia del Pontificato.

     
    Nel suo intervento per l’occasione, mons. Gianfranco Ravasi ha sottolineato che nella Bibbia troviamo una fusione tra etica ed estetica che non esclude la contemplazione del bello. Nel Vecchio come nel Nuovo Testamento, ha aggiunto il presule, la bellezza è sempre anche un’epifania di Dio e non c’è mai un estetismo fine a se stesso. La vera estetica, ha quindi concluso il capo dicastero, non può distaccarsi dal suo fondamento. E proprio sulla possibile armonia tra le due dimensioni dell’etica e dell’estetica, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Vitaliano Tiberia, presidente della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon:

    R. - Il bello, che è pietra angolare del concetto di “forma”, è stato posto spesso a confronto con il bene e il vero, e in questo senso si può pensare ad un’armonizzazione. Il bello rappresenta un po’ la sintesi di queste altre due categorie, del bene e del vero. Il bello come si raggiunge, se non con l’arte? Già Paolo VI disse che la Chiesa aveva bisogno degli artisti. Lo ha ripetuto Giovanni Paolo II in una sua ormai memorabile Lettera del 1999: lui, che era stato attore, che continuava a scrivere poesie, si rivolse ai suoi “colleghi” artisti, ricordando che il concetto di “bello” ha attraversato i secoli ed ha accomunato mondi lontani, ha superato le ideologie, le divisioni e in questo senso il bello ha una sua universalità.

     
    D. - In un’udienza generale del maggio scorso, Benedetto XVI ha sottolineato che la fede è gioia: perciò crea bellezza. Ecco, una sua riflessione su queste parole del Papa…

     
    R. - Certo: la fede è gioia. La fede è qualcosa di interiore, la fede è un dono, diciamo noi cristiani. La fede si può accomunare al bello, alla bellezza. Perché? Perché è la fede che riesce a illuminare la vita. In questo senso, le parole del Papa mi sembra siano definitive. E’ un assoluto, potrei definirlo, “ontologico”, in una parola. D’altra parte, il Papa essendo tedesco, ricapitola nella sua cultura quella che è stata anche la grande estetica che è venuta da quel grande Paese: l’estetica che nasce nel mondo moderno, con Kant, e si sviluppa poi nel Settecento, nell’Ottocento, fino a Goethe e Schiller, fino ai grandi dell’estetica tedesca. Dunque, è sul piano della fede e sul piano anche della vita quotidiana che l’estetica, il bello, danno gioia, suscitano emozione.

     
    D. - Professore, quali sono le sue aspettative per questo evento che riunisce le Pontificie Accademie sul tema universale della bellezza?

     
    R. - Il nostro tempo si è forse troppo concentrato sul concetto di giustizia e ha dimenticato quello di bellezza e di amore. La bellezza e l’amore possono tornare a vivere se noi avremo la volontà, ancora una volta, di credere in essi. E' ciò che io mi aspetto. Sul piano pratico, è difficile dare delle formule, perché poi la creatività degli artisti, attraverso la quale si raggiunge il bello, non ha bisogno di ricette o di formule. La forma artistica è qualcosa di misterioso, è qualcosa che appartiene alla creatività dell’artista, in particolare. E in questo senso, è uno dei più grandi doni che il Creatore ci ha fatto.

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    I vescovi del Cile in visita "ad Limina". Mons. Goic Karmelic: vogliamo rendere il laicato protagonista nella nostra Chiesa

    ◊   Come ogni Chiesa particolare dell'America Latina, anche quella del Cile vive l'"onda lunga" di Aparecida. Da ieri, i suoi vescovi ne stanno riferendo al Papa e alla Curia Romana, nell'ambito della loro visita ad Limina in Vaticano. La missione di rievangelizzazione - partita dopo l'incontro dello scorso anno degli episcopati latinoamericani con Benedetto XVI - si è tradotta per la Chiesa cilena in rinnovate attenzioni pastorali soprattutto verso le famiglie, i giovani e il laicato in genere. Un impegno ribadito da mons. Alejandro Goic Karmelic, presidente della Conferenza episcopale cilena, intervistato da Alina Tufani, della redazione ispanoamericana della nostra emittente:

    R. - Nosotros como Conferencia episcopal...Come Conferenza episcopale abbiamo da poco pubblicato gli orientamenti pastorali in linea con il Documento di Aparecida che tutte le diocesi stanno cominciando a mettere in pratica. Ovviamente, in questo progetto la sfida è quella di una nuova evangelizzazione nel contesto attuale del nostro Paese con un’attenzione particolare alla famiglia e ai giovani che, come si è detto ad Aparecida, sono i più vulnerabili nella società in cui viviamo. Nella missione e nei piani pastorali delle diocesi c’è, poi ,un’attenzione molto forte verso il laicato, per un suo maggiore impegno nella società. Vogliamo rafforzare questo impegno e la presenza dei laici nell’educazione, nel mondo sindacale e politico e nel tessuto sociale, perché i cristiani realizzino in modo più profondo e con generosità i valori del Vangelo. Le sfide sono molteplici e la visita al Santo Padre e alla tomba degli Apostoli riafferma la nostra fedeltà alla Chiesa che ha le sue origini in Gesù Cristo e negli Apostoli Pietro e Paolo".

     
    D. - Sappiamo che la battaglia contro l’aborto e le minacce alla vita e alla famiglia è molto accesa. Quale è la situazione attuale in Cile?

     
    R. - En el tema del aborto propiamente, en el actual gobierno, no hay…
    Sul tema dell’aborto, non c’è alcuna possibilità che il governo presenti una legge perché non era nel programma dell’attuale presidente della Repubblica. Ci sono, è vero, dei gruppi che vorrebbero la legalizzazione dell’aborto terapeutico, ma per fortuna la maggioranza in questo Paese è contraria e noi confidiamo che continui così. Da parte sua, la Chiesa con la Missione continentale continuerà a difendere il valore della vita dal concepimento alla sua morte naturale. Esistono effettivamente dei progetti di legge parlamentari che contraddicono i valori fondamentali del Vangelo e che, come gerarchia ecclesiale, seguiamo con attenzione, segnalando al Paese la nostra opinione. Ai credenti che sono in politica chiediamo invece di agire coerentemente con la loro fede in parlamento e in tutti gli ambiti della vita sociale. Ci sono molte persone di buona volontà che senza il dono della fede accettano la nostra proposta di difesa della vita.

     
    D. - Il Cile è uno dei Paesi dell’America Latina che ha fatto più progressi in campo economico e sociale. Eppure, i vescovi cileni parlano di disuguaglianze e esclusione. Quali sono?

     
    R. - Hemos señalado en muchas ocasiones…
    Abbiamo segnalato, in molte occasioni, le enormi disuguaglianze sociali, soprattutto tra i settori più vulnerabili e più poveri della società cilena. Indubbiamente, il Cile ha recuperato la sua democrazia, la convivenza sociale: è cresciuto economicamente, è uno dei Paesi della regione che ha i più alti tassi di crescita, ma non è riuscito a diventare una società più equa. Credo che alle prossime elezioni presidenziali uno dei temi principali debba essere come cercare una maggiore distribuzione degli ricchezze tra i più diseredati. Obiettivamente, occorre dire anche che l’attuale crisi mondiale - che, in un certo senso, è il frutto dell’egoismo umano - viene affrontata con una politica economica seria dall’attuale governo e confidiamo che questa politica possa continuare. Ma il grande passo di cui c’è bisogno è quello verso una società più equa. Con la [recente] Settimana Sociale celebrata in tutte le diocesi cilene, la Chiesa ha cercato di sensibilizzare i fedeli su tutti questi temi.

     
    D. - Tra i gruppi più penalizzati ci sono gli indigeni. Come promuove la Chiesa la pastorale degli indigeni?

     
    R. - La iglesia en …
    La Chiesa è molto presente nelle aree abitate dagli indigeni e anche a livello nazionale sta facendo un grande sforzo per una maggiore integrazione degli abitanti originari del Cile nella vita nazionale. Credo che la Chiesa sia una delle istituzioni che ha fatto di più per l'integrazione, non intesa però come assimilazione, dei popoli indigeni.

     
    D. - Si è da poco conclusa a Roma la XII Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi nella quale è stata riaffermata la centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa. Si tratta, come si è detto ad Aparecida, di rievangelizzare i battezzati. Questa è una priorità anche in Cile?
     
    R. - Sin duda la mision continental en coherencia con el projecto…
    Senza dubbio nella Missione continentale la Parola di Dio è presente e occupa una posizione di primo piano. Recentemente, abbiamo pubblicato un documento dedicato all’animazione biblica nella pastorale. Occorre tenere presente che la Paola di Dio è presente in tutta la nostra missione evangelizzatrice del popolo cileno e speriamo che la futura Esortazione post-sinodale di Benedetto XVI ci illumini e ci aiuti a cogliere il frutto di questo Sinodo.

     
    D. - In conclusione, cosa vi aspettate dalla vostra visita ad Limina e dall’incontro con Benedetto XVI?
     
    R. - Las expectativas siempre son muy grande, porque…
    Le aspettative sono molto grandi, perché è un dono di Dio potere andare alla tomba degli Apostoli e rinnovare la fedeltà alle nostre origini, a Pietro e a Papa Benedetto. Abbiamo un’agenda molto ampia: tra l’altro, terremo a Roma la nostra 97.ma assemblea plenaria. Ma, a mio avviso, la cosa fondamentale di questa visita è potere di rinnovare la fedeltà a Cristo e al Vicario di Cristo, da Pietro a Benedetto XVI.

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    Creazione di diocesi

    ◊   In Messico, Benedetto XVI ha eretto la diocesi di Gómez Palacio con territorio dismembrato dell’arcidiocesi di Durango, rendendola suffraganea della medesima Chiesa Metropolitana. come pprimo vescovo di Gómez Palacio, il Papa ha nominato mons. José Guadalupe Torres Campos, finora Vescovo ausiliare di Ciudad Juárez. Il presule, 48 anni, ha studiato Filosofia e Teologia nel Seminario di León ed ha poi conseguito la Licenza in Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha svolto, fra glia ltri, gli incarichi di segretario particolare del Vescovo, notaio del Tribunale Ecclesiastico, parroco, vicario episcopale e vicario generale della nuova diocesi di Irapuato. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 22 febbraio 2006.

    La nuova diocesi di Durango ha una superficie di 27.400 Kmq., con una popolazione di oltre 530 mila abitanti, dei quali 475 mila cattolici. Le parrocchie sono 38, rette sono da 49 sacerdoti diocesani. I seminaristi maggiori sono 19. I religiosi non sacerdoti sono 11 e le religiose 59. LA chiesa cattedrale è il Santuario di “Nuestra Señora de Guadalupe”, nella città di Gómez Palacio.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In un’intervista di Francesco Maria Valiante, l’arcivescovo Nikola Eterovic traccia un bilancio della dodicesima assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi svoltasi in Vaticano dal 5 al 26 ottobre

    Prima udienza generale “ecologica” in Vaticano: in prima pagina, una foto notizia sull’entrata in funzione, domani, dall’impianto fotovoltaico sulla copertura dell’Aula Paolo VI (all’interno un articolo sui dettagli della realizzazione)

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Stefania Schipani dal titolo “Il programma ambientale della nuova amministrazione statunitense”

    In cultura, il messaggio di Benedetto XVI per la 13.ma seduta pubblica delle Pontificie Accademie dedicata al tema “Università della bellezza: estetica ed etica a confronto”

    Anticipazione dell’intervento dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi al convegno su “La scienza 400 anni dopo Galileo Galilei. Il valore e la complessità etica della ricerca tecno-scintifica contemporanea”. L’incontro è stato organizzato dalla Finmeccanica per il 68.mo anniversario di fondazione

    Un estratto dalla relazione di Michele Lenoci alla giornata di studio “La filosofia nella ricerca e nell’insegnamento di Sofia Vanni Rovighi”, promossa in occasione del centenario della nascita della studiosa.
     Una riflessione di Antonio Spadaro sulla fondazione della letteratura

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    Oggi in Primo Piano



    Lo Zimbabwe nella spirale di una grave crisi politica e umanitaria. Intervista con Irene Panozzo

    ◊   L’aggravarsi della crisi umanitaria in Zimbabwe rende urgente la firma di un accordo politico, anche se questo è reso difficile dall’atteggiamento del regime. A denunciarlo il Movimento per il cambiamento democratico, partito che guida l’opposizione nel Paese africano. Intanto, ieri, il Dipartimento di Stato americano ha definito “deplorevole” il blocco dei visti d’ingresso per l’ex segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, e dell’ex presidente statunitense, Jimmy Carter, impegnati in un’importante opera di mediazione. Ora, quale potrebbe essere la possibile risposta di Mugabe? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Irene Panozzo, giornalista esperta d’Africa, dell’Associazione giornalistica “Lettera 22”:

    R. - Probabilmente, Mugabe continuerà ad andare per la sua strada ed a dimostrare di non volere ascoltare nessuno, neanche questo gruppo di “Anziani”, come viene chiamato il gruppo di Annan, Carter e della moglie di Mandela, Graça Macel, che pur finanziati da Mandela non sono riusciti ad ottenere il permesso di entrare. Nel loro incontro lunedì, a Johannesburg, i tre hanno parlato e si sono rivolti soprattutto alla Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe, che è l’organizzazione regionale dell’Africa meridionale che sta negoziando - o tentando di negoziare - in favore dello Zimbabwe. Questo perché probabilmente è da lì - ovvero da una sede espressione di una volontà molto più seria da parte dei Paesi della regione circa la questione da risolvere - che le pressioni su Mugabe vanno fatte.

     
    D. - Oggi, come può essere definito lo Zimbabwe, sia politicamente sia economicamente che dal punto di vista sociale?

     
    R. - E’ un Paese probabilmente sull’orlo del collasso: così almeno l’hanno definito sia Carter sia Annan, che il leader dell’ANC, il partito di governo sudafricano, Yakob Zooma, nei giorni scorsi. Sull’orlo del collasso innanzitutto dal punto di vista economico e sociale: ormai si è perso il conto degli aumenti dell’inflazione, che qualche settimana fa avevano raggiunto cifre inimmaginabili di un milione, due milioni per cento su base annua. E l’economia in caduta libera ormai da moltissimo tempo ha naturalmente gravissime ripercussioni sociali. Dal punto di vista politico, poi, è un sistema assolutamente bloccato perché, in realtà, un accordo politico c’è già stato a settembre e Mugabe aveva accettato di creare una sorta di governo di unità nazionale con il suo avversario Tsvangirai. Peccato che poi non abbia mai accettato di mettere in pratica l’accordo che aveva firmato.

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    La Giornata contro la violenza sulle donne. Ban Ki-moon: "Sono reati particolarmente odiosi"

    ◊   Ancora oggi la violenza è una delle maggiori cause di morte e disabilità per le donne, in particolare per quelle di età compresa tra i 15 e i 44 anni. Lo rivela l’Onu, nell’odierna Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Nel suo messaggio, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, esorta a “fare di più per dare esecuzione alle leggi esistenti e combattere l’impunità”, per porre fine a “reati particolarmente odiosi” come gli stupri nel Nord Kivu o a Haiti. Tra le manifestazioni della ricorrenza di oggi, anche quelle della Fondazione Pangea Onlus. L'organizzazione no profit ha organizzato quest’anno una campagna di sensibilizzazione dal titolo "Mostra il segno del tuo sdegno", con un ciondolo da indossare come simbolo del rifiuto ad ogni sopruso. Inoltre, la Fondazione ha aperto uno sportello online antiviolenza (www.sportelloantiviolenza.org) per fornire un servizio di informazione e orientamento a favore di tutte le donne che vivono situazioni di violenza fisica, psicologica ed economica. Tra le coordinatrici dello sportello, la dottoressa Ana Maria Galarreta, intervistata da Giada Aquilino:

    R. - La violenza sulle donne è una grave violazione dei diritti umani che è trasversale a tutte le donne di questo mondo, a prescindere dallo stato sociale, dalla condizione economica, dal colore della pelle. E’ un problema sicuramente culturale che non si risolve facilmente, se non lavorando radicalmente sui nostri figli, sui giovani, sugli uomini, come anche sulle donne. E’ più evidente in alcuni Paesi perché la violenza fisica a volte emerge maggiormente. Quando c’è una violenza a livello psicologico, è invece molto più difficile riconoscerla e si può vivere tutta la vita senza essere consapevoli di subire violenza.

     
    D. - Cosa si intende oggi per “violenza contro le donne”?

     
    R. - Una volta si parlava di violenza di genere sulle donne, soprattutto per quanto riguardava la questione fisica. Ora, sappiamo che la violenza va oltre quella fisica, che è solamente lo stadio più brutale, più evidente. Ma la violenza è anche quella economica o quella subita dai bambini che assistono alle aggressioni del padre sulla madre. E’ molto più articolata di come fosse prima: in passato, si sentiva parlare di violenza perché magari era stata uccisa una donna - e fra l’altro, paradossalmente, si diceva “morta per amore” o per “follia d’amore”: ma l’amore è tutta un’altra cosa e non può portare alla morte...

     
    D. - A cosa punta Pangea con lo sportello online antiviolenza?

     
    R. - Noi vogliamo avvicinarci alle donne che non hanno ancora capito, che non hanno avuto l’opportunità di avere degli strumenti per riconoscere la violenza. Lo sportello online vuole essere questo: uno strumento utile perché ogni donna che si avvicina a questa realtà riesca a riconoscerla e trovi persone esperte in diverse tematiche di questo tipo e, soprattutto, trovi la possibilità e la forza di reagire.

     
    D. - Ci sono già state segnalazioni allo sportello?

     
    R. - C’è stata già qualche domanda da parte di persone che chiedono se quello che sta accadendo loro lo si possa riconoscere come violenza, e questo proprio perché non hanno la consapevolezza di essere vittime.

     
    D. - Quindi, il primo consiglio che date qual è?

     
    R. - Intanto, quello di non sentirsi mai sole: non siete sole. E avere la forza di reagire: nessuno ha il diritto di violare la tua mente, il tuo corpo. Nessuno. E tanto meno la persona che ami.

     
    D. - Quindi, l’appuntamento con Pangea è con l’iniziativa “Mostra il segno del tuo sdegno” ma anche con lo sportello online?

     
    R. - Ricordiamo che lo sportello si chiama proprio così: www.sportelloantiviolenza.org. Esso, con l’iniziativa “Mostra il segno del tuo sdegno”, vuol dire proprio questo: non dimenticare e dire basta alla violenza sulle donne.

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    Presentato il primo Catalogo internazionale dei Santini. Mons. De Magistris rivela: Gramsci si convertì al cristianesimo prima di morire

    ◊   L'uomo ha bisogno di rappresentazioni "sensibili" per rafforzare la sua fede e il "santino", che riproduce le sembianze e induce alla venerazione delle grandi personalità della Chiesa, risponde a questo bisogno: attorno a questi concetti è ruotata, questa mattina, la presentazione del primo Catalogo internazionale dei santini, ospitata nella Sala Marconi della nostra emittente. Uno dei realtori, mons. Luigi De Magistris, pro-penitenziere maggiore emerito, ha fra l'altro rivelato in conferenza stampa che il fondatore del Partito comunista italiano, Antonio Gramsci, ricevette i Sacramenti in punto di morte, avvenuta nel 1937. I particolari nel servizio di Amedeo Lomonaco:

    Le immagini, che accompagnano i primordi del cristianesimo, erano considerate nel Medioevo la Bibbia dei poveri. Oggi, come nella storia, le immagini e in particolare i santini, nella loro funzione rappresentativa, aiutano l’uomo a rafforzare la propria fede. E’ quanto ha sottolineato mons. De Magistris:

    “L’amore che la Chiesa ha professato per le arti ci dimostra che l’immagine è una cosa in partenza lecita, in partenza necessaria. E' un forte fattore dello sviluppo di un’autentica pietà religiosa. Quindi, le collezioni sono utilissime: sarà bene diffonderle anche per combattere - con gli stessi mezzi, con le stesse tecniche - l’invasione del sudiciume che oggi la stampa e la televisione, la radio, propinano. Bisogna contrapporre alle sozzerie che oggi sono di un moda, un’arte bella e buona”.

    Mons. De Magistris ha poi rivelato un episodio sul legame tra un santino del Bambin Gesù ed il fondatore del Partito comunista italiano, Antonio Gramsci:

    “Il mio conterraneo, Gramsci, aveva nella sua stanza l’immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù. Durante la sua ultima malattia, le suore della clinica dove era ricoverato portavano ai malati l'immagine di Gesù Bambino da baciare. Non la portarono a Gramsci. Lui disse: "Perché non me l’avete portato?" Gli portarono allora l’immagine di Gesù Bambino e Gramsci la baciò. Gramsci è morto con i Sacramenti, è tornato alla fede della sua infanzia. La misericordia di Dio santamente ci 'perseguita'. Il Signore non si rassegna a perderci”.

    Il primo Catalogo internazionale dei santini è una guida completa per collezionare, catalogare, restaurare e conoscere il valore di queste immagini, anche quelle raccolte e custodite dai nostri nonni, che non mancano nelle case di molte famiglie.

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    Gli 80 anni dell'Associazione "Signis" celebrati nel 2009 dal Congresso intitolato: "I Media per una Cultura della Pace"

    ◊   "I Media per una Cultura della Pace. I diritti dei bambini, la promessa di domani” è il titolo del Congresso mondiale 2009 di Signis, l’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione. Il prossimo Congresso, presentato ieri nella sede della Radio Vaticana, sarà quello celebrativo dell’80.mo anno di attività dell'Associazione, nata nel 2001 dalla fusione di due organizzazioni: l'"Unda", per la radio e la televisione, e l'"Ocic", per il cinema e l’audiovisivo, entrambe create nel 1928. A seguire la presentazione c'era Claudia Di Lorenzi:

    Promuovere una cultura di pace attraverso i media è l’obiettivo di SIGNIS, l’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione, dal 2001 costituita come ONG, che riunisce operatori di cinema, televisione, radio e new media di 140 Paesi diversi. Una rete di comunicatori cattolici impegnati a veicolare i valori della solidarietà e del rispetto dei diritti umani a produrre informazione veritiera e responsabile e ad educare gli utenti ad un uso corretto e consapevole dei mezzi di comunicazione di massa. Per un bilancio del lavoro svolto fino ad oggi, ascoltiamo padre Bernardo Suate, responsabile di SIGNIS Roma:

     
    “Il bilancio è veramente positivo. Dall’ultimo Congresso, i membri di tutte le parti del mondo e impiegati in tutti i tipi di media si sono impegnati in questo: fare uno sforzo maggiore perché questo medium sia un contributo notevole per la pace, soprattutto tenendo a mente i bambini. 'Media education' è uno di questi impegni: abbiamo iniziato con i colleghi di Signis Asia, ma adesso dovunque è tutto un movimento di 'Media education': non soltanto per aiutare i bambini, i giovani, ma tutti a leggere i media ma anche ad essere critici e costruttori di media. Cosicché tutti possano costruire le loro storie nella verità ma anche nella pace, nel dialogo, nel rispetto”.

     
    Uno strumento di pace i media, dunque, secondo SIGNIS, ma anche un’occasione di dialogo fra culture e religioni diverse. Lo sottolinea il cardinale John Patrick Foley, gran maestro dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, intervenuto all’incontro:

     
    “Dobbiamo capire la mentalità degli altri, e questo è importante nei media, perché i media possano spiegare le idee, le dottrine degli altri. Noi non dobbiamo accettare tutto, ma almeno dobbiamo conoscere tutto per dialogare con intelligenza e con amore”.

     
    Motivo di speranza e di sostegno alla fede, ha aggiunto infine il porporato, sono i media per i cristiani in Terra Santa e in tutti i Paesi nei quali i seguaci di Cristo vivono in condizioni di minoranza:

     
    “I cristiani in Terra Santa sono una minoranza all’interno di una minoranza in Israele, e una minoranza in Palestina, e si sentono abbandonati. Noi dobbiamo promuovere anche la loro presenza nella terra santificata dalla presenza del Nostro Signore Gesù Cristo, e dare loro la possibilità di sopravvivere e di educare gli altri ad una cultura di pace”.

     
    “Numerose le sfide per i media cattolici nel mondo”, ha concluso infine l'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, nel suo saluto ai presenti: non ultime la lotta alla secolarizzazione e l’impegno a favorire la conoscenza fra i popoli ed un profondo, reciproco rispetto.

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    Chiesa e Società



    Orissa: estremisti indù contestano i risarcimenti ai cristiani

    ◊   Continuano nello Stato indiano dell’Orissa le contestazioni degli estremisti indù contro la comunità cristiana. Il Vishwa Hindu Parishad (Vhp), movimento politico che vorrebbe un’India teocratica, si è opposto al piano di compensazioni previsto dal Governo per sostenere economicamente la ricostruzione delle chiese e degli edifici di culto danneggiati nel mese di agosto dopo l’omicidio di Swami Laxanananda. L’uccisione del leader locale del Vhp, imputata ai cristiani, è stata l’origine di un’ondata di violenze che ha segnato il Paese asiatico. Il segretario del movimento, muovendo alla comunità accuse di proselitismo, ha chiesto al governo di interrompere gli aiuti per la ricostruzione delle chiese. "Proseguire le azioni a sostegno dei cristiani, ha affermato il rappresentante politico, aumenterebbe le tensioni nell’area sia per il fatto che la Suprema Corte indiana non ha mai autorizzato i risarcimenti, sia perchè lo Stato dell’Orissa sarebbe il primo a porre in atto un provvedimento del genere". Secondo fonti della Chiesa locale – come riporta l“Osservatore Romano” - sono almeno 150, tra chiese, parrocchie e centri di preghiera, le strutture coinvolte nel programma di compensazioni che prevede un risarcimento da un minimo di 20 mila rupie a un massimo di 200 mila. In India le istituzioni governative hanno dimostrato solidarietà verso i cristiani anche compiendo visite al campo per i rifugiati nel distretto di Kandhamal. (F.A.)

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    India: conclusa la campagna mondiale di preghiera per le vittime delle violenze anticristiane

    ◊   Si è conclusa a Bangalore l’iniziativa di preghiera che ha sostenuto i cristiani vittime degli attacchi degli integralisti indù in Orissa e in altri stati dell’India. E’ stata una lunga catena che ha abbracciato tutto il mondo, affidando alla Vergine Maria le vittime delle persecuzioni anticristiane in India. Milioni di persone hanno pregato con il Santo Rosario, in tutto il mondo, su iniziativa del sacerdote salesiano padre T. C. George, direttore del Centro Vishwadeep, che ha detto all'agenzia Fides: “Abbiamo voluto mettere i piccoli fedeli della Madre India sotto il manto di protezione della Madre di Dio e Madre Nostra, la Vergine Maria”. La campagna è iniziata il 6 ottobre, nel mese mariano, alla vigilia della Festa della Madonna del Rosario, e si è conclusa con una solenne Messa celebrata a Bangalore sabato scorso. Ha coinvolto fedeli cattolici di tutto il mondo che, per 40 giorni e 40 notti, hanno recitato, a turno, in modo ininterrotto, la preghiera del Rosario pregando per la pace in India. Come informa padre George, sono stati offerti ben 481.525 Rosari da fedeli sparsi in 44 nazioni dei cinque continenti. Il numero maggiore di fedeli coinvolti si trova in India. Mons. Ignatius Pinto, arcivescovo emerito di Bangalore, ha detto che “il Rosario è uno strumento potente per portare la pace in famiglia e l’armonia nel paese”, ricordando che numerosi Pontefici hanno incoraggiato la devozione verso il Santo Rosario. (R.P.)

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    Davanti al giudice l’uomo accusato di avere rapito in Kenya le due missionarie italiane

    ◊   In Kenya, è comparso ieri davanti al Tribunale di Nairobi, rigettando le accuse, l’uomo somalo accusato del rapimento delle due missionarie italiane, Caterina Giraudo e Maria Teresa Olivero, avvenuto il 9 novembre a Elwak, località del nord-est vicino al confine con la Somalia. All’accusa di sequestro si è aggiunta anche quella di rapina a mano armata - come ha ricordato il magistrato che ha rinviato il procedimento al 5 gennaio – per cui l’uomo rischia la pena di morte. Intanto una delle consorelle del Movimento contemplativo padre de Foucauld, trasferite a Nairobi per motivi di sicurezza, ha affermato con certezza l’avvio delle trattative per il rilascio delle due religiose che, secondo le ultime informazioni, si troverebbero in territorio somalo, tra Mogadiscio e Merca. Altre fonti della Misna, contattate in Somalia, hanno confermato che le suore si troverebbero ad una trentina di chilometri a sud di Mogadiscio, dove le avrebbero condotte i rapitori, affiliati ad un clan locale e in cerca di danaro. Per un buon esito della vicenda stanno attivamente collaborando le autorità somale, kenyane ed italiane, ed il ministero degli Esteri di Roma ha chiesto massimo riserbo. (F.A)

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    Vietnam: inizierà il 5 dicembre il processo contro otto cattolici di Thai Ha

    ◊   Si svolgerà il 5 dicembre il processo contro otto cattolici che hanno preso parte alle veglie di preghiera della parrocchia di Thai Ha. Sono quattro uomini e quattro donne. Per tutti le accuse sono di “distruzione di beni” e “turbamento dell’ordine pubblico”. I fatti per i quali gli imputati saranno processati davati al tribunale del distretto di Dong Da - riferisce l'agenzia AsiaNews - risalgono al 15 agosto, quando i fedeli superarono il muro che divideva la parrocchia dal terreno del quale, peraltro, essa chiedeva la restituzione. In quel momento il terreno era stato concesso ad una ditta di confezioni. I fedeli rimossero un tratto del muro e, entrati nel terreno, vi crearono un piccolo santuario mariano. Là si sono celebrate le veglie di preghiera “per la giustizia”, fino alla fine di settembre, quando, dopo ripetuti attacchi di attivisti del Partito comunista contro i fedeli, in tutta fretta il terreno fu trasformato in un parco pubblico. L’inchiesta della polizia sui fatti in un primo momento fece cadere l’imputazione di “distruzione di beni”, tanto che, come ricostruisce Eglises d’Asie, il 24 ottobre l’atto di accusa davanti al Tribunale popolare di Dong Da parlava solo di “disturbo dell’ordine pubblico”. Ma il 28 ottobre, evidentemente sotto pressioni politiche, il tribunale ha rinviato il fascicolo agli inquisitori, dicendo che era stato omesso il reato di “distruzione di beni”. Padre Joseph Nguyen, della parrocchia di Thai Ha commenta con Vietcatholic News che “il processo è ingiusto”, in quanto “il terreno è stato, era ed è ancora” di proprietà della parrocchia. E il procedimento legale per la richiesta di restituzione è ancora in corso. (R.P.)

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    A Rio de Janeiro parte il terzoI Congresso Mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei minori

    ◊   Si apre oggi a Rio de Janeiro, in Brasile, il III Congresso mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e degli adolescenti, organizzato dal Governo del Brasile, insieme all’UNICEF e ad alcune ONG per l’infanzia. L’incontro si colloca nel dibattito del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU sugli Obiettivi del Millennio e nel contesto delle iniziative per il 60.mo della “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” e intende proporre linee guida per una visione sistematica dei diritti dell’infanzia e della protezione dei minori dallo sfruttamento. A tal fine nei quattro giorni dei lavori verranno analizzate le nuove sfide e dimensioni dello sfruttamento dei minori, insieme alle lacune tuttora esistenti negli ordinamenti giuridici, e verranno condivise esperienze di sinergia tra i diversi settori sociali e politici messe in campo dai governi nazionali per contrastare più efficacemente il fenomeno. Un altro versante di confronto guarderà alla definizione di possibili mete e strategie da definirsi a livello internazionale. Nel processo di preparazione al Congresso particolare attenzione è stata prestata alla metodologia di partecipazione degli adolescenti, con la finalità di dare il massimo rilievo alla loro testimonianza e alle loro raccomandazioni. Sono attesi all’appuntamento circa 3.000 delegati dei cinque Continenti, i quali, oltre alle sessioni in plenaria e ai lavori di gruppo, potranno partecipare ad incontri regionali e interregionali per una riflessione su questioni specifiche, da riferire agli organi di stampa presenti al convegno. Un’ulteriore possibilità di scambio sarà offerta dall’attivazione di tavoli di dialogo per categorie - politici, imprenditori, magistrati, membri dei corpi di sicurezza, comunità religiose e operatori turistici – in programma nella mattinata del 28 novembre. L’agenda include anche il lancio di una nuova guida di contrasto alla piaga dello sfruttamento, elaborata dal Programma internazionale per l’eliminazione del lavoro Infantile dell’OIT, dal titolo “Combattere il traffico di bambini per lo sfruttamento lavorativo: un kit per autorità governative ed operatori del settore”. Ad aprire il convegno, presso il Palazzo dei Congressi “Riocentro”, saranno il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, con la consorte Marisa Letícia, e la regina Silvia di Svezia. (A cura di Marina Vitalini)

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    I vescovi boliviani per il rafforzamento del processo democratico e lo Stato di diritto

    ◊   “Il rafforzamento del processo democratico boliviano che tanti sacrifici è costato al nostro popolo così come il rispetto dello Stato di diritto”, sono a giudizio di mons. Jesús Juárez, vescovo di El Alto e segretario della Conferenza episcopale della Bolivia, due importanti preoccupazioni della Chiesa in questo Paese. In un’intervista concessa recentemente ad “AciPrensa”, il presule spiega che da un certo tempo a questa parte, in Bolivia, “le forze politiche democratiche” sia nel campo governativo sia in quello delle opposizioni sembrano essere sovrastate “dai movimenti sociali” che spesso chiudono le porte alla ricerca dell'accordo e del consenso arroccandosi in posizioni intransigenti. In Bolivia, precisa mons. Jesús Juárez le “riforme non possono essere imposte, ma neanche rifiutate” e dunque la via maestra “è sempre il dialogo” tenendo presente sempre “che della vita democratica fa parte la libertà di espressione e il diritto a pensare liberamente senza dover essere ritenuto un nemico semplicemente perché si ha un pensiero diverso. Ritengo che al riguardo ci sia ancora molto da fare”. Il segretario dell’Episcopato ricorda che la Chiesa chiede al Governo, a tutte le forze politiche e alle istituzioni “di tenere sempre in conto il sentimento religioso del popolo boliviano”; popolo che ha diritto “a vedere riflesso questo sentimento nelle nuove leggi e nella Costituzione” che dovrà essere votata prossimamente in un referendum popolare. “Come episcopato, aggiunge mons. Jesús Juárez, vogliamo far di tutto per illuminare la situazione odierna del Paese con i valori e i principi del Vangelo e della Dottrina della sociale della Chiesa per orientare il popolo di Dio affinché sappiamo scegliere sempre, in coscienza, i principi cristiani e cattolici. Ci preoccupa che i fedeli sappiano discernere i segni dei tempi che si presentano nelle attuali circostanze, ha spiegato poi il segretario dell’episcopato boliviano, poiché ci preme conoscere ciò che è buono e gradito al Signore”. Infine, mons. Juárez ha sottolineato l’importanza del saper “vivere coerentemente con il Vangelo, senza vergogna e senza paura di fronte alle possibili conseguenze che si possono vivere, quando si è scelto di agire come discepoli e missionari di Cristo”. Nel ricordare i diversi sforzi della Chiesa locale per favorire il dialogo e la ricerca del consenso, in particolare nel momento in cui tra il governo e le opposizioni sembrava che non fosse possibile nessun dialogo, il segretario dell’episcopato ha sottolineato che l’impegno dei vescovi continuerà senza esitazioni e nonostante le critiche. “Vogliamo difendere e testimoniare in ogni istante l’amore e il rispetto per la vita, la nostra contrarietà all’aborto e a tutto ciò che attenta contro la vita umana, dal concepimento fino alla sua fine naturale, la difesa della libertà religiosa nonché quella dei genitori a dare ai propri figli l’educazione che più desiderano”. (A cura di Luis Badilla)

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    Aperta ieri a Ginevra, in Svizzera, la Conferenza dei Paesi aderenti alla Convenzione Ottawa per il bando delle mine antiuomo

    ◊   La Convenzione di Ottawa sul bando delle mine antipersona affronta difficili sfide a Ginevra, dove si è aperta ieri la nona Conferenza dei Paesi aderenti. Per numerosi Paesi infatti i termini stabiliti dalla Convenzione per la distruzione degli stock nazionali di mine e per la bonifica dei territori minati giungono a scadenza, ma troppi Stati - tra cui Regno Unito, Grecia, Mozambico o Venezuela - non sembrano pronti ad onorare tali impegni o li hanno già violati. ''Siamo ad un momento cruciale per il rispetto della promessa di un mondo senza mine'', ha esordito il ministro degli Esteri svizzero, Micheline Calmy-Rey inaugurando ieri i lavori della Conferenza sulla Convenzione di Ottawa, di cui la Svizzera assume la presidenza annuale. Il trattato del 1997 vieta l'uso, la produzione, lo stoccaggio ed il commercio di mine antipersona, ordigni che infestano il terreno e continuano ad uccidere i civili anche in tempo di pace. Grazie al Trattato sono stati distrutti più di 40 milioni di mine e bonificati migliaia di km quadrati di terreno. Ma quest'anno tre Paesi (Grecia, Turchia e Bielorussia) non hanno rispettato la scadenza prevista per la distruzione dei loro rispettivi arsenali. Inoltre 15 Stati (Bosnia-Erzegovina, Ciad, Croazia, Danimarca, Ecuador, Giordania, Mozambico, Nicaragua, Perù, Senegal, Thailandia, Regno Unito-isole Falkland, Venezuela, Yemen e Zimbabwe) su un totale di 21 per i quali il 2009 segna il termine della scadenza prevista per la bonifica delle loro zone minate, hanno chiesto una proroga del termine. Per il ministro svizzero una simile richiesta deve rappresentare un'eccezione perché altrimenti - ha detto - ''la Convenzione perderebbe credibilità''. Anche la Campagna internazionale contro le mine (Icbl) si è pronunciata per un esame severo delle richieste e ha criticato Paesi come il Venezuela ed il Regno Unito che non hanno neanche cominciato i lavori di sminamento. La Conferenza è in programma fino al prossimo 28 novembre. (R.G.)

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    Approvato dalla FAO un piano di riforma, supportato da un fondo triennale di 42 milioni e 600 mila dollari

    ◊   La Conferenza straordinaria dei Paesi membri della Fao ha approvato un piano d'azione immediata triennale da 42 milioni e 600 mila dollari per consentire all'agenzia ONU - creata 63 anni fa - di intraprendere una ''riforma con crescita''. Secondo il piano, circa metà dei fondi - 21,8 milioni di dollari - verrà impiegata l'anno venturo dalla Fao per rafforzare la propria governance, accrescere l'efficienza tramite uno snellimento amministrativo e concentrarsi più strettamente sui suoi obiettivi e funzioni chiave. Il piano - si legge in un comunicato dell’agenzia ONU - consentirà alla Fao di affrontare con migliori strumenti le sfide cruciali cui si trova di fronte, tra cui la riduzione della fame e della povertà, l'aumento dei prezzi alimentari, il cambiamento climatico, le bio-energie, e l'impatto dell'attuale crisi finanziaria sull'agricoltura. ''Questo piano rappresenta una road-map ambiziosa per una riforma della Fao'', ha commentato il direttore generale Jacques Diouf. Per soddisfare le aspettative dei membri ''dobbiamo creare una nuova Fao'', ha detto, aggiungendo che ci sarà ''una revisione radicale del funzionamento'' dell'agenzia. Tale revisione comprenderà una riforma delle procedure finanziarie e una riorganizzazione delle strutture sia nella sede centrale di Roma che nelle sedi locali e ''comporterà cambiamenti nelle gerarchie e nella gestione delle risorse umane'', ha concluso Diouf.(R.G.)

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    Abolita la pena di morte in Burundi

    ◊   Lo Stato centrafricano del Burundi ha abolito la condanna a morte adottando una nuova Legge penale, approvata sabato scorso dal Parlamento di Bujumbura, con 90 voti a favore, nessuno contrario e 10 astensioni. “Un passo storico”, ha commentato il presidente del Parlamento burundese, Pie Ntavyohamyuma. Il nuovo Codice, che consta di 620 articoli, trasforma la pena capitale in carcere a vita, proibisce la tortura, definisce il reato di violenza sessuale - che non era chiaramente specificato nel vecchio Codice - punito ora con una pena fino a 20 anni, ed introduce i nuovi reati di genocidio e crimini contro l'umanità e di guerra. Congratulazioni particolari giungono dalla Comunità di Sant’Egidio, che da diversi anni organizza incontri con i ministri della Giustizia africani, l’ultimo nel settembre scorso a Roma, allo scopo di promuovere una cultura della vita e percorsi di riconciliazione e di convivenza pacifica, anche in Paesi come il Burundi che hanno subìto l’esperienza terribile del genocidio e che hanno deciso di rinunciare alla pena di morte come strumento di giustizia. “Un segno positivo e di speranza” – sottolinea la Comunità di Sant’Egidio - per tutta la regione dei Grandi Laghi, purtroppo in questi tempi “scossa da un nuovo conflitto”. (R.G.)

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    Da oggi, a Sydney, assemblea plenaria dei vescovi australiani

    ◊   Si sono aperti oggi, a Sydney, i lavori dell’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale australiana, presieduta da mons. Philip Wilson, arcivescovo di Adelaide. All’incontro partecipano 44 vescovi delle 32 diocesi di Australia, che discuteranno di diversi temi, suddivisi in 12 commissioni, tra cui i rapporti con la comunità aborigena, l’educazione, la vita pastorale, il rapporto tra  fede e missione. L’Assemblea è stata aperta dal nunzio apostolico in Australia mons. Giuseppe Lazzarotto, che ha ricordato la recente Giornata Mondiale della Gioventù e sottolineato la gratitudine e il ringraziamento espresso da Benedetto XVI, per l’impegno con il quale è stato preparato l’evento. In particolare il Nunzio ha ricordato il caloroso benvenuto offerto ai giovani pellegrini giunti dall’estero e l’assistenza offerta loro durante le splendide giornate di Sydney. La cosa più importante - ha sottolineato mons. Lazzarotto - è ora mantenere vivo lo spirito della GMG attraverso appropriate e nuove iniziative, che potranno rinnovare la pastorale dei giovani australiani, come il portale mediatico X3T. Un ringraziamento particolare infine è stato rivolto da tutti i vescovi al cardinale George Pell per l’ottimo lavoro svolto. L’Assemblea che si concluderà venerdì 28 novembre si preannuncia carica di interventi e dibattiti per tracciare le linee future della pastorale nella Chiesa cattolica australiana. (Da Sydney, Francesca Baldini)

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    In Europa aumentano età degli sposi, divorzi e nascite fuori dal matrimonio

    ◊   L’invecchiamento della popolazione comunitaria si accentua: gli ultrasessantenni aumentano di 2 milioni di unità ogni anno e questo fenomeno proseguirà per almeno 25 anni. Nel frattempo si trasforma la composizione dei nuclei familiari, mentre decresce la natalità. L’età media delle donne che si sposano nell’Ue27 è passata negli ultimi 15 anni da 24,8 anni a 27,4, mentre per gli uomini è salita da 27,5 a 29,8 anni, con consistenti differenze fra paese e paese. Sono alcuni dei dati che si evincono dal Rapporto sulla popolazione nell’Ue, presentato al secondo Forum europeo sulla demografia in corso a Bruxelles. Alla conferenza, promossa dalla Commissione e alla quale partecipano studiosi, politici, rappresentanti della società civile, si svolgono sei ateliers su specifici argomenti, fra cui l’invecchiamento, le politiche familiari, lavoro e vita domestica. Nel Rapporto, - ripreso dall'agenzia Sir - si riconosce che “il tasso dei divorzi è aumentato progressivamente dal 1970”, raddoppiandosi in alcuni Stati. Parallelamente, “la coabitazione fra single è divenuta moneta corrente” nell’Ue e un gran numero di bambini “nasce al di fuori del matrimonio”. (R.P.)

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    Incontro a Parigi tra i rappresentanti delle Chiese europee e la presidenza francese dell'UE

    ◊   Seguendo una tradizione ormai ben consolidata, i rappresentanti della COMECE (Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità europea), della KEK (Conferenza delle Chiese Europee) e delle Chiese in Francia, hanno incontrato la Presidenza francese dell'Unione Europea a Parigi. La discussione - riferisce l’agenzia Zenit - ha riguardato questioni istituzionali come il futuro dell'UE e il Trattato di Lisbona e la crisi finanziaria. Nel loro scambio di opinioni con il segretario di Stato francese Jean-Pierre Jouyet, i rappresentanti delle religioni hanno espresso l'auspicio che la domenica sia più protetta nelle legislazioni nazionali e nella futura Direttiva sull’orario lavorativo dell'UE, attualmente in fase di revisione. In “società ed economie, - spiega una nota - dove l'efficienza è diventata il criterio ultimo di valutazione, il riposo domenicale permette all'individuo di essere posto al centro della società e richiama l'attenzione sul fatto che egli è libero e non schiavo del lavoro”. In vista dell'incontro del Consiglio europeo per la Giustizia e gli Affari interni, il prossimo 27 novembre, la delegazione di rappresentanti delle Chiese ha anche sollevato numerose questioni relative al reinserimento dei rifugiati e alle politiche di rimpatrio nell'Unione Europea. Allo stesso modo, ha sottolineato la necessità di una reale politica comune dell'UE sulle migrazioni e sull'asilo, “che difenda i diritti umani dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti, e che consideri l'integrazione un processo a due livelli, che coinvolge sia i migranti che le comunità ospiti”. I rappresentanti della COMECE e della KEK e delle Chiese in Francia hanno quindi espresso alla Presidenza francese dell'UE la loro “profonda preoccupazione per i diritti delle minoranze nel mondo, soprattutto dove le minoranze cristiane sono oggetto di persecuzione”, esortando gli Stati membri dell'UE e le istituzioni europee a rendere il rispetto della libertà religiosa, “che è un diritto fondamentale”, un “aspetto fondamentale della loro politica estera”. A questo proposito, nel corso dell'incontro si è discusso della drammatica situazione dei cristiani iracheni, “la cui estinzione rappresenterebbe un'enorme ingiustizia”. “Significherebbe che il dialogo tra culture non è più possibile e che le fazioni etniche e religiose prevalgono sull'universalità dei diritti umani”, si è denunciato. Tra gli argomenti discussi figurano anche i cambiamenti climatici e i rapporti tra Unione Europea e Africa, affrontati sottolineando il contributo specifico che le Chiese e i cristiani possono apportare per far fronte a queste sfide “attraverso le loro riflessioni, l'esempio e le iniziative locali”. (R.G.)

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    Il Consiglio Mondiale delle Chiese in visita ad Haiti

    ◊   Da ieri e fino al 28 novembre – come ricorda il quotidiano l’ “Osservatore Romano”- una delegazione del Consiglio Mondiale delle Chiese (CMC) è in visita nella Repubblica di Haiti per portare il suo messaggio di solidarietà alla popolazione. Gli effetti devastanti delle gravi inondazioni hanno provocato la morte di oltre 500 persone e nel Paese sono almeno un milione gli attuali senzatetto. La situazione della Nazione risulta inoltre aggravata dai danni subiti dalla produzione agricola, fonte primaria di sopravvivenza per il Paese. E’ previsto l’incontro dei membri del Consiglio ecumenico delle Chiese con i leader politici e i rappresentanti delle organizzazioni umanitarie locali per fare il punto sulla difficoltà economica e politica del territorio. La delegazione, composta da cinque rappresentanti di vari organismi internazionali al CMC, effettuerà direttamente visite sul campo compiendo monitoraggi diretti sugli effetti dell’uragano. L’iniziativa fa parte di un progetto del Consiglio, chiamato “Living letters , che durerà sino al 2010, che ha già visto diverse delegazioni portare un messaggio di pace e solidarietà in vari Stati e che fa parte del più ampio progetto “WCC’s Decade to overcome violence”, la cui conclusione avverrà nel 2011 in Giamaica. (F.A.)

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    Visita e celebrazione ecumenica nella Basilica di San Paolo del Catholicos armeno, Aram I

    ◊   Il Catholicos di Cilicia degli Armeni, Sua Santità Aram I, come già altri capi ed esponenti delle Chiese orientali ortodosse, è venuto pellegrino nella Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura per unirsi alle celebrazioni del bimillenario della nascita dell’Apostolo. Lunedì 24 novembre, accompagnato da dieci arcivescovi e vescovi e da un folto gruppo di fedeli, nonché dal presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’ unità dei cristiani, cardinale Walter Kasper, dal segretario arcivescovo Brian Farrell e da officiali della sezione orientale del dicastero, è stato ricevuto al quadriportico della Basilica dall’abate dell’Abbazia benedettina, padre Edmund Power. Attraversata la Porta Paolina e tutta la navata centrale, il Catholicos e il seguito hanno sostato in preghiera e venerato il Sepolcro dell’Apostolo; quindi, insieme ai monaci dell’Abbazia, hanno raggiunto in processione l’area dell’abside per una preghiera ecumenica che, aperta dal saluto dell’abate Power, è stata presieduta congiuntamente dal Catholicos Aram e dal cardinale Kasper. Alla salmodia dei monaci è seguita la lettura di un passo della prima Lettera ai Corinzi fatta da un vescovo armeno. Il Catholicos ha quindi svolto una meditazione sulla centralità nella storia della cristianità di San Paolo, celebrato soprattutto, ha detto, come apostolo delle genti e fondatore di chiese. L’Anno Paolino è ora occasione per ricordare che la fede in Cristo è vita reale e che la Chiesa è una realtà missionaria per la vita dei popoli. In Cristo, ha aggiunto, scompaiono dissensi e diversità fra i cristiani, che peraltro sono chiamati alla conversione. Condividendo l’appello di papa Benedetto XVI per una nuova missione che porti Cristo nel mondo, Aram I ha affermato che questa è una sfida per tutti. Dopo il canto del "Magnificat" il cardinale Kasper ha introdotto una preghiera ecumenica con l’invocazione al Santo Spirito per “l’unità nella professione della fede, nella vita della Chiesa e nella testimonianza al mondo”. Alla recita del Padre Nostro ha fatto seguito la benedizione di Aram I e del cardinale Kasper che, a conclusione della cerimonia, sono stati salutati dall’arciprete della Basilica, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. (G.M.)

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    Mons. Fabris, Andrea Riccardi e Kiko Argüello al II Incontro sulle Lettere Paoline

    ◊   Alcune migliaia di persone hanno affollato la Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura ieri sera per il secondo incontro sulle Lettere Paoline grazie al richiamo di alcuni protagonisti: mons. Rinaldo Fabris, presidente dell’Associazione Biblica Italiana, esegeta della Prima Lettera ai Corinzi e, come testimoni sul tema scelto per la discussione - “Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito” - Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Occasione “per verificare, se San Paolo parla ancora oggi a noi con il linguaggio di duemila anni fa”, ha detto nel saluto agli intervenuti l’arciprete della Basilica, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, ricordando che la manifestazione – fra le più importanti di quelle celebrative dell’Anno Paolino – è stata inaugurata il mese scorso e avrà tre altri appuntamenti nei mesi di febbraio, marzo e aprile 2009. E la riprova della sempre viva attualità del messaggio di Paolo è venuta non solo dall’approfondimento colto e coinvolgente del prof. Riccardi e dalla appassionata catechesi di Argüello, ma anche dalle composizioni eseguite da un folto gruppo di giovani cantori del Cammino neocatecumenale (in particolare “Portami in cielo” e “Risuscitò”), su testi paolini dello stesso Argüello, che sono stati cantati con forte intensità da migliaia di voci, facendo vibrare la Basilica di grandi emozioni. Il giornalista vaticanista Piero Schiavazzi ha condotto l’incontro con precisi richiami a studi, iniziative e recenti attività dei protagonisti. L’attore Edoardo Siravo ha letto con grande bravura pagine della Lettera ai Corinzi e l’invocazione “Maranà, thà! Vieni Signore Gesù!” con la quale il Santo Padre Benedetto XVI, in una recente catechesi paolina, ha attualizzato la preghiera dell’Apostolo nella seconda lettera ai Corinzi. Mons. Fabris ha incentrato la sua esegesi su alcuni temi che San Paolo ha sviluppato nella Lettera ai Corinzi: l’unità nella diversità, lo Spirito alla base dell’unità e l’Eucaristica fonte dell’unità; la logica della Croce (la salvezza del mondo attraverso la stoltezza della Crocifissione), i diversi doni dello Spirito; concludendo con una affascinate rilettura, in chiave attuale, dell’Inno paolino alla Carità, che ha definito “canto dell’amore”. Il prof. Riccardi ha esaltato la grandezza dell’Apostolo che, consapevole di essere debole, si è lasciato trasformare dalla forza dell’amore di Gesù, esortando poi tutti con le parole di san Giovanni Crisostomo, a “diventare come Paolo”, del quale ha sfatato l’immagine di superuomo che si è cristallizzata nei secoli: “L’Anno Paolino, ha detto, celebra invece un uomo che” si è fatto tutto a tutti per salvare qualcuno”. Kiko Argüello ha proclamato con vigore la sua fede in Cristo verità e amore e l’attualità del kerigma, l’annuncio cioè di Cristo morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione. (A cura di Graziano Motta)

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    Taizè: domani a Nairobi "L'incontro per l'Africa"

    ◊   Si apre domani a Nairobi, in Kenya, e si concluderà il 30 novembre, il primo incontro continentale per l'Africa promosso dalla comunità di Taizé. L'appuntamento, - spiega l'agenzia Sir - che segue quelli di Calcutta, in India nel 2006 e di Cochabamba, in Bolivia nel 2007, “sarà - spiegano da Taizé - una nuova tappa del ‘pellegrinaggio di fiducia sulla terra’ iniziato dal fondatore frère Roger con lo scopo di aiutare i giovani nella loro ricerca di Dio e nel loro desiderio di impegnarsi nella Chiesa e nella società, per una crescita nella fede e nelle proprie responsabilità. La fiducia, la pace e la riconciliazione ne saranno i temi centrali”. In programma momenti di preghiera e condivisione: il mattino nelle parrocchie e negli istituti religiosi della città; nel pomeriggio in un campus. I partecipanti saranno ospitati da famiglie, parrocchie e istituti religiosi della capitale keniota. “Il fuoco della riconciliazione, non possiamo contenerlo. Esso rischiara un cammino che ci conduce ad essere artigiani di pace con i vicini ed i lontani. La riconciliazione può trasformare profondamente le nostre società” e “il Vangelo ci chiama a superare la memoria delle ferite attraverso il perdono e ad andare oltre la nostra attesa di un contraccambio”: questi alcuni passaggi della “Lettera da Cochabamba” da cui partirà la riflessione. (R.P.)

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    Convegno della CEI su "Ecumenismo e dialogo": intervento di mons. Angelo Amato

    ◊   Quando si parla di dialogo ecumenico bisogna distinguere tra dialogo della carità e dialogo della verità: due momenti – ha sottolineato mons. Angelo Amato – che spesso viaggiano su binari e con velocità diverse, ma si spera alla fine siano convergenti. Il prefetto della Congregazione delle Cause dei santi è intervenuto questa mattina a Roma al Convegno CEI degli incaricati diocesani per l’ecumenismo e il dialogo. Il confronto – ha detto il presule – deve poggiare su tre pilastri: la comunione nella dottrina degli apostoli, nei sacramenti e nell’ordine gerarchico. Il dialogo ecumenico dell’azione invece può compattarsi su tre direttrici: la ricristianizzazione dell’Europa, la difesa della legge naturale e la concordia sui temi etici. In ogni caso – ha concluso mons. Amato – non si può e non si deve improvvisare. La mattina dei lavori ha visto anche gli interventi di mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione episcopale CEI per l’ecumenismo e il dialogo, e di tre vescovi ortodossi, Gennadios del Patriarcato di Costantinopoli, Innokentij, russo, e Siluan romeno. "E’ indispensabile – ha detto mons. Paglia – un incontro con gli ortodossi per aiutarli a vivere, anche in Italia, la fede cristiana". (A cura di Mimmo Muolo)

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    Università Cattolica: per il cardinale Vallini il "cristiano non può subire gli eventi"

    ◊   "In un mondo in cui sembra crescere il senso di sfiducia, di sottile e diffuso sconforto, di carenza di futuro, la prospettiva della vita eterna è una risorsa a cui attingere quotidianamente energie interiori per andare avanti con l'ottimismo fondato sulla speranza cristiana. Questo per dei medici e dei futuri medici non è di poco conto": lo ha detto stamane a Roma, nell'omelia della celebrazione per l'apertura dell'anno accademico dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, il vicario del Papa cardinale Agostino Vallini. "Il cristiano non può – ha poi detto – lasciarsi vivere, quasi galleggiando sugli avvenimenti, subiti passivamente, che lo sospingono secondo una logica puramente terrena ed effimera, vive con consapevolezza l'impegno di dare senso a ciò che fa, si fa carico dei bisogni altrui e vi corrisponde, come gli è possibile, mosso dalla carità di Cristo, di cui egli stesso si sente beneficiario". Alla messa di apertura della cerimonia inaugurale dell'anno accademico erano presenti, tra gli ospiti d'onore, il presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il senatore Emilio Colombo, parlamentari, esponenti politici e delle amministrazioni regionale, provinciale e cittadina, oltre al corpo docente dell'università, i tecnici e numerosi studenti delle facoltà di medicina ed economia delle strutture sanitarie. Dal canto suo il rettore Lorenzo Ornaghi, nel discorso inaugurale ha affermato che "solo non smarrendo la sua natura di Studium generale, l'Università può preparare non semplicemente professionisti più o meno in grado di rincorrere le esigenze delle diverse forme dei 'mercati', con le loro spesso impreviste fluttuazioni, bensì professionisti capaci – almeno in una loro quota significativa – di essere 'minoranze creative', componenti attivi delle future classi dirigenti". Ornaghi ha anche annunciato che per via dei tagli annunciati a livello governativo, "il Policlinico Gemelli è ormai assai vicino – drammaticamente prossimo – all'impossibilità di adempiere compiutamente il suo servizio pubblico mantenendo inalterati non solo la diffusamente riconosciuta efficienza nella gestione economica, ma anche e soprattutto gli apprezzati standard di cura dei degenti e assistenza ai cittadini". (R.P.)

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    A Viterbo il VI Forum internazionale dell’informazione sul tema “Ambiente e sviluppo nel sud del mondo”

    ◊   “Questo incontro è molto importante, perché costituisce un momento di verifica dei modelli adottati riguardo alla tutela dell’ ambiente e del territorio e alla necessità di perseguire uno sviluppo sostenibile.” Con queste parole il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha voluto salutare con un telegramma, i partecipanti al VI Forum internazionale dell’Informazione per la salvaguardia della Natura sul tema “Ambiente e sviluppo nel sud del mondo”, organizzato dall’ Associazione Green Accord che si è aperto oggi a Viterbo. Il meeting, che si concluderà venerdì , vede la partecipazione di oltre 100 giornalisti provenienti da tutto il mondo. “Nel mondo ci sono circa 250 milioni di persone che rischiano in pochi anni di non avere più acqua potabile e oltre 900 milioni di persone non hanno cibo a sufficienza. I disagi dei paesi del sud del mondo sono problemi che ci appartengono, non esulano da noi perché in fondo è proprio a causa del nostro stile di vita consumistico se abbiamo questi numeri così impressionanti”. Con queste dure osservazioni, Sergio Marelli direttore generale di Focsiv, ha aperto questa mattina il VI Forum internazionale dell’informazione per la salvaguardia della natura sul tema “Ambiente e sviluppo per il sud del mondo”. Sul nostro pianeta - ha continuato Marelli - due miliardi di persone vivono in paesi dove esistono forme di conflitto, e dove generalmente arrivano anche aiuti umanitari. Ma non bastano, perché questi aiuti sono dettati dall’andamento della finanza internazionale, non dal bene comune”. E su questa linea si è sviluppato anche l’intervento di Walden Bello, direttore esecutivo del Focus on the global south, che ha spiegato, ai giornalisti presenti, i limiti delle risorse per alimentare lo sviluppo dei paesi poveri. E nei prossimi giorni nel forum oltre ad illustrare i problemi, si cercheranno le soluzioni possibili e le sfide per il futuro di questi paesi, e tra gli interventi ci sarà anche quello di Josep Tainter, uno dei maggiori esperti mondiali in tema di sostenibilità che parlerà di come superare il modello che condanna il sud del mondo a questa povertà e dipendenza verso i paesi ricchi. Si cercherà inoltre, di capire in che modo proporre un’informazione sull’ambiente corretta e capace di coinvolgere tutti. (A cura di Marina Tomarro)

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    Presentato a Milano il libro “Conversazioni notturne a Gerusalemme” del cardinale Martini

    ◊   Le conversazioni notturne a Gerusalemme fra il cardinale Carlo Maria Martini ed un altro gesuita, padre Georg Sporschill sono in realtà le risposte dell’arcivescovo emerito di Milano alle domande dei giovani che il suo confratello ha raccolto in Romania e in Moldavia. La chiave di lettura del libro diventa dunque l’aprirsi ai giovani, prendendo spunto da essi. Il cardinale Martini non si sottrae ad alcuna domanda, anche la più scomoda, riprendendo il metodo già sperimentato nella Cattedra dei non credenti negli anni dell’episcopato ambrosiano. Secondo il biblista padre Silvano Fausti, in questo modo il cardinale Martini indica un modello di “Chiesa aperta”, che non è una Chiesa cedevole davanti alla modernità o che corre dietro al consenso. E’ una Chiesa aperta a tutte le domande, che abbandona lo spirito della cattedra per mettersi a confronto, ripartendo dalla Parola di Dio. Ecco perché, secondo la teologa Maria Cristina Bartolomei, il cardinale Martini indica il metodo degli esercizi spirituali di Sant'Ignazio: per aiutare i giovani a trovare il loro maestro interiore. Un mettersi continuamente in discussione che sta ancora ad indicare che la fede non è un problema risolto per sempre, ma piuttosto una responsabilità che si costruisce continuamente. Si tratta allora di accettare quel “rischio della fede” che completa il titolo di queste “Conversazioni notturne a Gerusalemme” di cui è già andata esaurita la prima edizione. (Da Milano, Fabio Brenna)

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    L’OPAM lancia una serie di iniziative natalizie in favore dell’alfabetizzazione

    ◊   L’impegno per l’alfabetizzazione nei Paesi in via di sviluppo non va mai in vacanza. Lo sanno bene all’OPAM, l’Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel mondo, che in occasione delle festività natalizie promuove una serie di iniziative per finanziare i suoi progetti. In particolare, quest’anno si punta a sostenere alcune campagne lanciate dall’OPAM come “Adotta un maestro” e “Non basta la scuola per andare a scuola”. “Molti insegnanti dei Paesi poveri – sottolinea il presidente dell’associazione, mons. Aldo Martini – non ricevono stipendi adeguati e si vedono costretti ad abbandonare l’insegnamento. D’altro canto, sono ancora troppi i bambini che devono rinunciare alla scuola, perché non hanno la possibilità di sostenere i costi delle attrezzature e del materiale didattico”. Per rispondere a questa sfida, l’OPAM ha messo in campo per Natale diverse iniziative. Si parte il 28 novembre con una vendita di beneficienza promossa dalle suore di Nevers. L’evento avrà luogo a Roma, in via Laurentina 472, venerdì 28 novembre a partire dalle ore 16. Il 7 dicembre è, invece, la volta del Mercatino della solidarietà, sul tema “Piccoli pensieri per grandi progetti”. L’iniziativa si svolgerà a Roma presso il Borghetto Flaminio di Piazza della Marina 32. Il giorno dopo, Solennità dell’Immacolata Concezione, la solidarietà si coniugherà con la musica: alla Chiesa San Luigi Gonzaga (via di Villa Emliani 15, Roma) si terrà il Concerto di Natale per l’OPAM, diretto dal maestro Eduardo Notrica. Sempre in occasione del Natale e dell’Anno nuovo, oltre ai tradizionali biglietti di auguri, l’OPAM ha realizzato quest’anno un calendario-dvd intitolato “Sotto lo stesso cielo”, che mette in relazione la vita dei bambini del Nord e del Sud del mondo. Il dvd viene donato a chiunque fa, in quest’occasione, un’offerta di almeno 5 euro (escluse le spese di spedizione). Il ricavato servirà a garantire un’istruzione di qualità a tanti bambini. Per ulteriori informazioni su queste iniziative si può contattare la sede OPAM (06.32.033.17/318/320; email: segreteria@opam.it). (A.G)

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    USA: la maggioranza dei cattolici vuole la cittadinanza per gli immigrati clandestini

    ◊   La maggioranza dei cattolici degli Stati Uniti è d'accordo alla concessione della cittadinanza per i 12 milioni di immigrati clandestini presenti nel Paese. Il dato è frutto di un recente sondaggio Zogby ripreso dall'agenzia Zenit. Il Servizio per i Migranti e i Rifugiati della Conferenza episcopale statunitense ha commissionato a ottobre il sondaggio, che ha riguardato 1.000 persone che si definiscono cattoliche. Il 69% degli intervistati ha affermato di sostenere una via comunque per la legalizzazione dei clandestini. “Questi risultati - ha affermato Johnny Young, direttore esecutivo del Servizio - mostrano che, come altri americani, i cattolici vogliono una soluzione alla sfida dell'immigrazione illegale e sostengono l'ipotesi che i clandestini diventino membri delle nostre comunità e della nostra Nazione”. In altre ricerche, il 64% dei cattolici si è opposto alla costruzione di un muro lungo i confini degli Stati Uniti con il Messico, mentre tre cattolici su quattro sono d'accordo sul fatto che la Chiesa abbia il dovere morale di aiutare a far fronte ai bisogni umanitari degli immigrati, indipendentemente dal loro status. Todd Scribner, coordinatore per l'istruzione del Servizio per i Migranti e i Rifugiati, ha dichiarato che “i grandi sforzi educativi dei Vescovi, attraverso la Campagna Giustizia per gli Immigrati e i loro insegnamenti, hanno aiutato a promuovere il sostegno nella comunità cattolica ad una riforma generale” della legislazione riguardante gli immigrati clandestini. (A.M.)

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    Messico: diminuzione di fedeli e aumento delle sette protestanti

    ◊   La Chesa cattolica in Messico ha sofferto negli ultimi anni un sistematico abbandono di fedeli a causa delle carenze pastorali di molti sacerdoti e della crescente diffusione delle sette protestanti. Questo abbandono dei fedeli, ha commentato il prelato di El Salto, mons. Ruy Rendòn Leal, è la più grande preoccupazione dei vescovi messicani. "Negli anni passati - spiega il prelato - è stato un dato reale la crescita di una gran quantità di fedeli in cerca di Dio". Il non averlo potuto incontrare nella Chiesa cattolica - spiega mons. Rendòn - ha spinto molti fedeli a cercarlo in altre spiritualità. Il modello tradizionale di sacerdote, che attende in parrocchia l'arrivo dei fedeli, è entrato in crisi, producendo "preoccupazione, allontanamento ed abbandono" tra i fedeli. "Ora è necessario uscire, non aspettare la venuta dei fedeli in chiesa - aggiunge il prelato. I sacerdoti debbono andare in cerca di coloro che si sono allontananti e che vengono a Messa solo in occasioni speciali". Secondo i dati, negli ultimi 50 anni la Chiesa in Messico ha perso quasi il 10% di fedeli. Nel 1950 essi erano il 97,84% dell'intera popolazione messicana. Nel 2000 questa percentuale è scesa all'87,27%. Per contro, la galassia dei nuovi gruppi religiosi, che vanno dallla sette fondamentaliste alle tradizionali chiese cristiane, è cresciuta dall'1,28% al 6,61 della popolazione stessa. (A.M.)

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    Spagna: concluso il 10.mo Congresso Cattolici e Vita Pubblica

    ◊   Si è chiuso a Madrid il 10.mo Congresso Cattolici e Vita Pubblica promosso dalla Fondazione Universitaria San Paolo-Centro Studenti Universitari e dall'Associazione Cattolica dei propagandisti. Il Congresso è stato dedicato a "Cristo, la speranza affidabile" ed ha visto la partecipazione diretta di 1400 congressisti e di altri 4000 attraverso Internet. Alfredo Dagnino, presidente della Fondazione e della Associazione, chiudendo i lavori ha ribadito la presenza del fatto religioso nella vita pubblica. Si tratta di una condizione imprescindibile dello Stato di diritto, ma anche rispetto del "sacrosanto diritto alla libertà religiosa". "Dio - ha aggiunto Dagnino - non è irrilevante né per l'uomo né per lo Stato. Se in democrazia non esistono verità e principi ultimi, la democrazia imbocca la discesa che la conduce al totalitarismo rivestito di democrazia formale". Quanto alla situazione attuale dei cattolici in Spagna, Dagnino ha rilevato che essi sono "ingiustamente trattati" e ne derivano le conseguenze come la mancanza di rispetto al "sacro diritto alla vita", alla famiglia, ai diritti dei genitori circa l'educazione dei figli e "al fatto che non si fà tutto il possibile per sconfiggere il terrorismo e assicurare una coscienza civica e nella pace". Il decimo Congresso Cattolici e Vita Pubblica si è chiuso con la pubblicazione di un manifesto, indirizzato in modo particolare ai giovani, in cui si sono ripresi i temi accennati da Alfredo Dagnino ed ha ribadito l'impegno di ognuno di annunciare "Cristo come unica speranza affidabile" contro le "illusorie utopie". (A.M.)

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    Da oggi l'agenzia Fides parla anche arabo

    ◊   Il sito on-line dell’agenzia “Fides” della ‘Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli’ da oggi parla anche arabo. Dopo le edizioni in italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco e cinese, l’agenzia si dota di una nuova sezione che ospiterà tradotti in arabo gli interventi di Papa Benedetto XVI e quelli più rilevanti dei vari organismi della curia romana. “Si tratta – ha detto Luca De Mata, direttore dell'agenzia, al quotidiano della Sante Sede ‘L’Osservatore Romano’ - di un supporto, uno stimolo in più perché si possa comprendere meglio il magistero ufficiale della Chiesa; una piccola goccia d’acqua, in un servizio reso soprattutto alle missioni presenti in ogni continente”. L’agenzia Fides è nata nel 1927 come prima agenzia di notizie religiose della Chiesa ed una delle più antiche nel mondo. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Prima dell'annuncio di ulteriori misure anticrisi, il presidente eletto Obama vara il team economico del suo prossimo esecutivo

    ◊   Gli Stati Uniti si trovano di fronte ad “una crisi economica di proporzioni storiche” e per questo è necessario fronteggiarla con “idee coraggiose” e con la migliore squadra possibile. Lo ha detto il presidente eletto degli Stati Uniti, Barack Obama, in una conferenza stampa ieri a Chicago, nella quale ha reso noti i membri del proprio team economico, proprio mentre l’amministrazione Bush varava un piano per salvare il colosso finanziario di Citigroup. Dagli Stati Uniti, Elena Molinari:

    Obama come Roosevelt, pronto a dare fondo alle casse federali ma anche a chiedere agli americani un periodo di sacrifici. Su questa seconda parte del Patto con la Nazione si concentrerà la seconda conferenza stampa del presidente eletto, in progranma oggi alle 18 italiane. Ieri, invece, Obama ha promesso grandi spese pubbliche e sgravi fiscali, quindi ha presentato la squadra economica che definirà i dettagli del piano. Confermate le indiscrezioni della vigilia: al Tesoro andrà Timothy Geithner, presidente della Federal Reserve di New York, Lawrence Summers, ministro del Tesoro di Clinton, sarà invece il capo del Consiglio economico nazionale della Casa Bianca. Emerge poi il nome di Christina Romer, economista dell’università di Berkeley, che andrà alla guida dei consulenti economici del presidente. E nel "totonomine" si riposiziona anche Susan Rice, il capo della politica estera di Obama durante la campagna elettorale, potrebbe diventare il nuovo ambasciatore americano all’Onu.

     
    Somalia
    Non si fermano gli assalti dei pirati a largo delle coste somale. Ad essere abbordato, questa volta, è un cargo yemenita con sette membri d’equipaggio, per il rilascio del quale i sequestratori hanno due milioni di dollari di riscatto. Intanto, le compagnie di trasporto marittimo di tutto il mondo, riunite ieri a Kuala Lumpur per una conferenza sulla sicurezza marittima, hanno chiesto alle Nazione Unite di istituire un blocco navale della costa della Somalia per rispondere alle azioni di pirateria. Dallo scorso ottobre, nelle acque del Corno d’Africa è impegnata una missione navale della Nato che lascerà il posto a quella dell’Unione europea, il prossimo 8 dicembre. Anche la Russia ha deciso di contribuire al pattugliamento del golfo di Aden con l’invio di alcune navi da guerra.

    Repubblica democratica del Congo
    Continua la mediazione dell’Onu per porre fine alle violenze in Nord Kivu, la regione della Repubblica Democratica del Congo dove da mesi si combattono soldati governativi e milizie ribelli guidate dal generale ‘Nkunda. Il leader della guerriglia ha avanzato proposte che hanno raccolto il favore del mediatore dell’Onu, il nigeriano Obasanjo. Intanto, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, ha denunciato la generalizzata violazione dei diritti umani da entrambe le parti coivolte nel conflitto. Nelle sue 28 pagine scritte per il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Ban parla di stupri, torture e omicidi di massa commessi “tanto dall'esercito regolare quanto dai ribelli”.

    Afghanistan
    Un soldato britannico è rimasto ucciso ieri nella provincia di Helmand, nell’Afghanistan meridionale. Il militare stava pattugliando la zona di Kajaki quando è stato investito da un’esplosione. Si tratta del 126.mo soldato del contingente del Regno Unito ad aver perso la vita, dall’intervento della coalizione internazionale nel 2001. Si registra poi la grande soddisfazione del governo per l’arresto di 10 talebani accusati di aver sfregiato con l’acido otto studentesse e quattro insegnati in una scuola di Kandahar. Il presidente Hamid Karzai stesso ha decretato la loro condanna a morte che, ha precisato, dovrà avvenire in pubblico.

    Kuwait
    Crisi di governo in Kuwait. L'esecutivo si è infatti dimesso, in seguito a un dissidio insanabile con il parlamento. All'origine dello scontro politico, le accuse di corruzione rivolte al primo ministro.

    Thailandia, manifestazioni antigovernative
    In Thailandia, circa 10 mila manifestanti dell'Alleanza del popolo per la democrazia (Pad) hanno assediato la sede temporanea del governo, allestita in un terminal fuori uso all'aeroporto di Bangkok. Gli uffici sono stati spostati dal premier Somchai nei giorni scorsi, poiché gli uffici del governo nella capitale sono presidiati da gruppi di oppositori dal 26 agosto scorso. Le forze di opposizione, che intendono impedire al governo in carica di esercitare il potere, accusano l’esecutivo di essere ''corrotto'' e ''asservito'' all'ex premier in esilio, Thaksin Shinawatra, miliardario incriminato per corruzione che si è rifugiato all'estero.

    Brasile
    È di 64 morti e 44 mila sfollati il bilancio delle alluvioni che nell’ultimo fine settimana si sono abbattute sullo Stato di Santa Caterina, nel sud del Brasile. Secondo la protezione civile, si tratta delle inondazioni più gravi che hanno colpito la regione negli ultimi 25 anni, mentre il governatore dello Stato ha adetto di non sapere ancora quante persone siano scomparse. Le città più colpite sono Ilhota - dove le acque del fiume Itajai-Acu sono cresciute fino a 11,5 metri al di sopra del livello normale - e quella della vicina Blumenau.

    Trattato europeo di Lisbona
    Si riaccende il dibattito sul Trattato Europeo di Lisbona, in attesa che la Corte Costituzionale della Repubblica ceca si esprima sulla compatibilità della sua Costituzione con il documento comunitario. Un giudizio che tuttavia lascerebbe ancora ampio spazio al dibattito parlamentare in occasione della prossima presidenza di turno, che dal 1 gennaio 2009 spetterà proprio a Praga. Il presidente Klaus, che ha più volte criticato il Trattato ormai ratificato dalla maggior parte degli Stati membri, ha fatto sapere che lo firmerà solo se l'Irlanda cambierà idea sul "no" pronunciato al referendum. Sui motivi di questo acceso dibattito in sede europea, sentiamo Adriana Cerretelli, corrispondente de Il Sole24Ore da Bruxelles, intervistata da Stefano Leszczynski:

    R. - Se ne parla perché la Repubblica ceca, dal primo gennaio, sarà il prossimo presidente dell’Unione dopo la Francia, in un momento sicuramente molto difficile per tutti, ma in particolare per l’Europa colpita dalla crisi economica e finora incapace di adottare una linea comune anticrisi: linea che potrebbe sfruttare la dimensione del mercato unico, il peso del mercato europeo, e quindi facilitare il proprio rilancio economico.

     
    D. - Il Trattato di Lisbona potrebbe aiutare l’Unione a superare la crisi economica?

     
    R. - Sicuramente potrebbe aiutarla. Ma potrebbe aiutarla anche - e direi soprattutto e prima di tutto - uno spirito europeo che oggi non c’è. Il prodotto interno lordo di ogni economia dei 27 dipende ormai per circa l’1 per cento da quella del proprio vicino.

     
    D. - Insomma, è piuttosto un Trattato burocratico più che politico …

     
    R. - Direi che il Trattato di Lisbona non è la rivoluzione, non è la famosa Costituzione che qualcuno sognava. E’ semplicemente l’ennesimo Trattato che fa fare qualche piccolo passo in avanti all’Europa: ad esempio, con l'idea del presidente del Consiglio permanente, ad esempio con l’ampliamento dei poteri legislativi dell’Europarlamento… Si vedrà meglio soprattutto dopo questa grande recessione economica, che pone un grandissimo rischio all’Europa, considerando gli aiuti nazionali che sempre più sembrano moltiplicarsi, la non volontà di fare un piano europeo, un’iniziativa comune... In questo senso, molto più che per il Trattato di Lisbona bisognerà vedere come l’Europa uscirà da questa crisi.

    Ocse: previsioni economiche
    L'Ocse ha peggiorato ulteriormente le sue previsioni di crescita per Eurolandia. L'Economic Outlook pubblicato oggi prevede un'espansione del prodotto interno lordo dei Quindici dell'1% nel 2008, una contrazione (-0,6%) nel 2009 e un ritorno alla crescita nel 2010 (+1,2%). Nel rapporto, si afferma inoltre che molti fra i 30 paesi dell'Ocse "si trovano, o stanno per trovarsi, in una recessione durevole e con un'intensità che non si vedeva dall'inizio degli anni '80". Preoccupanti anche le previsioni sulla disoccupazione: nel 2010, i senza lavoro saliranno di 8 milioni di unità, portando il totale a 42 milioni rispetto ai 32 milioni del 2008.

    Italia. Messaggio del presidente Napolitano al Movimento per la vita
    Sui temi della vita ''è necessario il massimo sforzo di convergenza, in parlamento, per un intervento legislativo ormai indispensabile e non più procrastinabile''. Così scrive il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, in una lettera inviata al Movimento per la vita, che nei giorni scorsi aveva chiesto un suo intervento affinché Eluana Englaro - la donna in stato vegetativo da quasi 17 anni, per la quale il padre ha chiesto lo stop della sommnistrazione degli alimenti - possa continuare ad essere curata. Nel testo, reso noto dal presidente del Movimento, Carlo Casini, il capo dello Stato sollecita un confronto reale per arrivare ad una legge sul fine vita che ''sia fondata su adeguati punti di equilibrio tra i fondamentali beni costituzionali coinvolti''. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 330

     
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