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Sommario del 24/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa incontra il Catholicos armeno di Cilicia: preoccupazione per le persecuzioni anticristiane. Aram I: il mondo riconosca il genocidio armeno
  • Altre udienze e nomine
  • Beatificati a Nagasaki 188 martiri giapponesi. Il cardinale Saraiva Martins: il martirio, atto d'amore verso Dio e gli uomini, compresi i persecutori
  • Mons. Marchetto: risolvere l'emergenza di milioni di immigrati senza documenti e senza diritti
  • Il programma polacco della Radio Vaticana festeggia 70 anni
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Giudice impone la rimozione dei Crocifissi in una scuola di Valladolid. Il rammarico dell’arcivescovo della città iberica
  • Presentati i primi volumi della collana “Formazione cristiana e liturgia"
  • Chiesa e Società

  • India: preghiere e marce contro le violenze anticristiane
  • Sri Lanka: l'8 dicembre riapre il santuario di Nostra Signora di Madhu
  • Sudafrica: appello dei vescovi in vista delle elezioni del 2009
  • Swaziland: vescovo chiede la revoca della legge anti-terrorismo
  • “Il Kivu come la Palestina": così un missionario nella Repubblica Democratica del Congo
  • Nicaragua: il contributo della Chiesa per riportare la serenità nel Paese
  • Messaggio dei vescovi cubani per la beatificazione di padre Olallo Valdes
  • I vescovi dell’America centrale discutono della crisi economica
  • Al via in America Latina il VI Incontro della pastorale carceraria
  • Trattato contro le mine antiuomo: risultati positivi ma anche violazioni
  • A Kabul missione dell’ONU per valutare la situazione del Paese
  • Conclusa a Lione la Settimana sociale di Francia
  • Plenaria dei vescovi inglesi e gallesi a Leeds
  • Napoli: il cardinale Sepe promuove per l'Avvento il dialogo con la città
  • Coro di 5 mila cantori pellegrini animano una Messa solenne nella Basilica di San Paolo
  • Taiwan: i gesuiti festeggiano i 50 anni di evangelizzazione attraverso i mass media
  • Germania: una web radio per l'arcidiocesi di Monaco e Frisinga
  • Campagna dei pediatri italiani: ''Un giorno senza Tv''
  • 24 Ore nel Mondo

  • Baghdad sconvolta dagli attentati: tra le vittime numerose donne
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa incontra il Catholicos armeno di Cilicia: preoccupazione per le persecuzioni anticristiane. Aram I: il mondo riconosca il genocidio armeno

    ◊   Il dialogo tra le varie confessioni cristiane per la pace nel mondo, la preoccupata denuncia delle persecuzioni che colpiscono i cristiani in Medio Oriente e in altre parti della terra. Sono gli argomenti toccati da Benedetto XVI nell’udienza al capo della Chiesa armena apostolica di Cilicia, il Catholicos Aram I, ricevuto questa mattina insieme con una delegazione di arcivescovi e vescovi. Prima dell’incontro in Vaticano, la delegazione ha sostato in preghiera sulla tomba di Giovanni Paolo II e una preghiera in comune, nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo apostolico, ha concluso l’udienza. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    C’è un mondo al quale i cristiani, uniti dalla preghiera e da retaggi di fede comuni, possono testimoniare valori di pace. E c’è un mondo che si scaglia contro i cristiani proprio a motivo dei loro valori e della loro fede. Entrambi gli aspetti sono emersi dall’incontro di Benedetto XVI con il Catholicos armeno, Aram I. Incontro a forte caratura ecumenica, giacché il Papa ha messo subito in grande risalto il contributo offerto in questi anni dalla Sede di Cilicia e dai suoi delegati ai “positivi contatti” intercorsi tra le Chiese ortodosse orientali con la Chiesa cattolica. Per questo, è stato l’auspicio del Pontefice:

     
    “We must be hopeful that this dialogue…
    Dobbiamo avere fiducia che il dialogo continuerà ad andare avanti, dal momento che promette di chiarire questioni teologiche che ci hanno diviso in passato, ma che ora sembrano aprirsi a un maggiore consenso. Sono fiducioso che l'attuale lavoro della Commissione Internazionale - dedicata al tema: ‘La natura, la Costituzione e la missione della Chiesa’ - permetterà a molte delle questioni specifiche del nostro dialogo teologico di trovare il loro giusto contesto e la risoluzione”.

     
    Del resto, ha proseguito Benedetto XVI, la “maggiore comprensione” e “l'apprezzamento della tradizione apostolica che noi condividiamo contribuirà ad una ancor più efficace testimonianza comune di valori spirituali e morali, senza i quali un ordine sociale veramente umano e giusto non può esistere”. Dal canto suo, anche il Catholicos armeno ha osservato che non esiste altra via che quella del confronto rispettoso. Lo ha fatto citando la Dichiarazione comune sottoscritta insieme con Giovanni Paolo II nel gennaio del 1997:

     
    “’Our meeting has offered…
    ‘L’incontro ha costituito una occasione privilegiata di pregare e riflettere insieme, per ribadire il loro impegno e i loro comuni sforzi per l’unità dei cristiani’, rinnovato e rinforzato con il potere dello Spirito Santo. Noi continuiamo il viaggio ecumenico dei nostri predecessori. Noi crediamo che questa sia l’unica via, sostenuta dai comandamenti di amore e unità di nostro Signore, che dovrebbero portarci ad una missione comune nel bisogno che ha il mondo intero del messaggio del Vangelo che dà vita”.
     
    Lo sguardo del Pontefice si è poi allargato alle difficili realtà vissute dalle popolazioni del Libano e del Medio Oriente, per le quali ha detto di pregare ogni giorno ma anche di assistere alle rispettive vicende con “profonda preoccupazione”, poiché lo stillicidio di “tensioni e conflitti”, ha constatato, “continuano a vanificare tutti gli sforzi volti a promuovere la riconciliazione e la pace ad ogni livello della società civile e nella vita politica e nella regione”:

     
    “Most recently we have all been saddened…
    Recentemente, siamo stati tutti addolorati per l'escalation di violenza e di persecuzione contro i cristiani in alcune parti del Medio Oriente e altrove. Solo quando i Paesi coinvolti sono in grado di determinare il proprio destino, e le varie etnie e comunità religiose accettano e rispettano pienamente ogni altra, la pace sarà costruita su solide fondamenta di solidarietà, giustizia e rispetto per i diritti legittimi delle persone e dei popoli”.

     
    Il rispetto di tali diritti, violato in tempi recenti, è alla base anche di quelle che Benedetto XVI ha definito le “indicibili sofferenze” patite dal popolo armeno durante il XX secolo: sofferenze illuminate dalla testimonianza di martiri e Santi che ancora oggi, ha affermato il Papa, modellano la cultura degli armeni. Una ferita che non può essere taciuta, ha detto di rimando Aram I:

     
    “The Churches, the religions and states…
    Le Chiese, le religioni e gli Stati devono riconoscere ogni genocidio, incluso quello degli Armeni, e fare il possibile per prevenire nuovi genocidi, affermando il diritto di tutti i popoli alla dignità, alla libertà e all'autodeterminazione”.

     
    (canto in armeno)

     
    In precedenza, le parole di Benedetto XVI e del Catholicos armeno si erano unite nei ritmi della preghiera che hanno dato l’avvio alla celebrazione ecumenica in Vaticano. Le parole dei Salmi e del Vangelo in lingua armena si sono alternate fino a confluire nella benedizione finale, la cui lettura a due voci - del Papa e del Catholicos di Cilicia - ha conferito alla celebrazione una forza molto più che simbolica:

     
    (preghiera comune - canto)

     
    Aram I incontrerà nuovamente Benedetto XVI dopodomani all’udienza generale, al termine della quale avrà un colloquio con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Altri momenti significativi della permanenza a Roma includono la visita alla Basilica di San Paolo fuori le Mura, per una liturgia ecumenica sulla tomba dell’Apostolo delle Genti nell’ambito dell’Anno paolino e la partecipazione alla celebrazione dei Vespri con la Comunità di Sant’Egidio, nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola, suggellata da un momento di preghiera nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. Il Catholicos di Cilicia prenderà parte anche a un Atto accademico promosso dalla Pontificia Università Urbaniana, durante il quale pronuncerà una lectio magistralis sul tema “Le sfide poste alla Cristianità in Medio Oriente”. Nel pomeriggio di mercoledì prossimo, infine, il capo del Catholicossato Armeno di Cilicia sarà nella sede della nostra emittente, dove alle 17 terrà una conferenza stampa.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto, stamani, in udienza il cardinale arcivescovo di Santiago del Cile, Francisco Javier Errázuriz Ossa, assieme ai vescovi ausiliari in visita ad Limina. Sempre nella mattinata, il Papa ha ricevuto la signora Konji Sebati, ambasciatore del Sud Africa, in visita di congedo.

    In Sud Africa, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Pretoria, nonché dall’Ufficio dell’Ordinario militare per il Sud Africa, presentata da mons. George Francis Daniel per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato a succedergli mons. Paul Mandla Khumalo, finora vescovo di Witbank.

    Sempre in Sud Africa, il Papa ha nominato vicario apostolico di Ingwavuma padre José Luís Gerardo Ponce de León, segretario generale e procuratore generale dell’Istituto Missioni Consolata, assegnandogli la sede titolare vescovile di Maturba.

    In Madagascar, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Toamasina, presentata da mons. René Rakotondrabé, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato suo successore mons. Désiré Tsarahazana, finora vescovo della diocesi di Fenoarivo Atsinanana

    Ancora in Madagascar, Benedetto XVI ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Port-Bergé padre Georges Varkey Puthiyakulangara, direttore diocesano dell’Insegnamento cattolico nella diocesi di Mahajanga.

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    Beatificati a Nagasaki 188 martiri giapponesi. Il cardinale Saraiva Martins: il martirio, atto d'amore verso Dio e gli uomini, compresi i persecutori

    ◊   Oltre 30mila persone hanno partecipato oggi a Nagasaki alla beatificazione di 188 martiri giapponesi, in gran parte laici, donne, bambini e anche disabili, uccisi in odio alla fede tra il 1603 e il 1639. Hanno presieduto il rito il cardinale arcivescovo emerito di Tokyo, mons. Peter Seiichi Shirayanagi, e, in rappresentanza del Papa, il cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, che ha sottolineato come il martirio sia "il più pieno esercizio della libertà umana e l'atto supremo dell'amore": tra i concelebranti, oltre al cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, anche sette vescovi dalla Corea, insieme a vescovi dalle Filippine e da Taiwan. Il servizio di Sergio Centofanti.
     
    Grande commozione oggi a Nagasaki per la beatificazione di 188 martiri giapponesi: sono passati quattro secoli ma la rievocazione di questa forte testimonianza di fede ha scosso i fedeli presenti. Intere famiglie sterminate per non aver voluto rinnegare Gesù. Donne bruciate vive abbracciate ai loro bambini, con le madri che pregavano dicendo: “Gesù accogli le loro anime”. E poi torture feroci: uomini, donne, giovani e anche disabili crocifissi o tagliati a pezzi. Il gesuita Pietro Kibe torturato per dieci giorni consecutivi incoraggiava i catechisti martoriati accanto a lui. Il cardinale Saraiva Martins ha sottolineato, citando Sant’Agostino, che “non è la condanna o il tormento che fa il martire, ma la causa o il motivo che è Cristo”. La “caratteristica distintiva del martirio cristiano” – ha proseguito con le parole di Benedetto XVI – è il fatto di essere “esclusivamente un atto di amore, verso Dio e verso gli uomini, compresi i persecutori”. “La Chiesa dell’andate e annunciate, cioè la Chiesa missionaria di Cristo – ha detto il porporato – è anche la Chiesa dei martiri, che non ha deposto mai la tunica rossa del martirio”. “In questo nostro mondo assillato per il suo avvenire – ha rilevato il cardinale Saraiva Martins - l’esempio di quelli che ‘resero bianche le loro tuniche nel sangue dell’Agnello’ (Ap. 7, 14) costituisce un sicuro punto di riferimento e rinsalda la testimonianza pubblica della fede perché possiamo con le parole e con le opere rendere prova dei nostri ideali, e promuovere la fraternità tra i figli di Dio”. Il porporato ha portato il saluto e la benedizione del Papa, che ieri all'Angelus in Piazza San Pietro ha voluto ricordare questa "circostanza così significativa" assicurando la sua "spirituale vicinanza" a quanti hanno partecipato al rito. I vescovi giapponesi, da parte loro, hanno sottolineato che “questi 188 martiri non sono dei militanti politici, non hanno lottato contro un regime che impediva la libertà religiosa: sono stati uomini e donne di una fede profonda e autentica, che indicano la strada a coloro che credono” donando “a tutti noi un’esperienza su cui riflettere”.

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    Mons. Marchetto: risolvere l'emergenza di milioni di immigrati senza documenti e senza diritti

    ◊   Di fronte agli oltre 200 milioni di migranti, sfollati e rifugiati, la Santa Sede esorta ad instaurare una cultura della solidarietà che rispetti i bisogni materiali e spirituali e, soprattutto, la dignità umana di queste persone. Un’esortazione, questa, ribadita durante il seminario sulle migrazioni, promosso a Liverpool dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee) e dal Congresso delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (Secam). L’incontro, conclusosi ieri, è stato organizzato nell’ambito di una serie di incontri volti a “promuovere la collaborazione tra le Chiese dei due Continenti”. Si tratta di una cooperazione importante, come spiega al microfono di Linda Bordoni, del programma inglese della nostra emittente, l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti:

    R. – E’ una grazia che si sia cominciato un dialogo tra questi due Continenti, anche per quanto riguarda la Chiesa. Questo è un segno della collegialità episcopale, intesa in senso largo, naturalmente, su due punti fondamentali: comunione e solidarietà. Questi certamente sono il nostro pane quotidiano: la Chiesa come comunione e la Chiesa con questa solidarietà. Naturalmente, il fatto che si sia deciso di mettere a fuoco questo tema della mobilità umana è anche un conforto ed una consolazione per noi del Pontificio Consiglio della Pastorale dei Migranti, che siamo impegnati in questo campo vivamente.

     
    D. - Come interpretare oggi il fenomeno della mobilità umana?

     
    R. – La mobilità umana è uno dei segni dei tempi e la Chiesa vuole avere una pastorale specifica per queste persone che sono in movimento. Credo che questa sia la grande intuizione di Pio XII nel documento ‘Exul familia’, che raccoglie tutto quello che era stato già fatto nei primi 50 anni del secolo scorso.

     
    D. – Una grande emergenza è quella delle persone senza documenti e, quindi, senza diritti. Emergenza da risolvere...

     
    R. – Sì, pensiamo agli apatridi, per esempio: sono più di cinque milioni nel mondo e ci sono tanti bambini. Questo significa non aver nessun diritto, praticamente. Significa non poter – in fondo – andare a scuola. Vuol dire non avere assistenza medica oltre ad altre varie conseguenze.

     
    D. - Parlando come segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, si può incidere, oltre che con iniziative pastorali, anche nelle decisioni politiche di singoli Stati?

     
    R. – Io credo che le mie dichiarazioni negli ultimi tempi certamente abbiano seguito linee pastorali. Però avevano un desiderio – umilmente – di incidere in quelle che sono le politiche degli Stati, addirittura dell’Unione Europea. Quindi credo che si dimostri che la nostra preoccupazione certamente è pastorale. Ma è bene inserita nella pasta del quotidiano svolgersi della vita di questi nostri fratelli e di queste nostre sorelle in particolare necessità.

     
    D. – In un mondo dilaniato da profonde sofferenze si può aver fiducia nel futuro?

     
    R. – Se noi cristiani non abbiamo fiducia e speranza, chi potrà avere fiducia e speranza? Quindi io ho fiducia e ho speranza perché credo che, con tutte le cattiverie che noi uomini abbiamo, c’è anche questa impronta di Dio che è nell’animo di ciascun uomo nonostante i limiti e, a volte, le visioni e le mancanze di visione per quanto riguarda questo strutturale fenomeno della migrazione. Alcuni non devono farsi illusione del fatto che possa essere un fenomeno transitorio. Quindi anche noi dobbiamo considerare che questo tema – non dico “problema” – sarà con noi: dico “tema” e non “problema” perché già Giovanni Paolo II, ma ancora il Santo Padre Benedetto XVI, ha detto che non bisogna vedere solamente come un problema le migrazioni. Si deve vedere tale fenomeno anche come un dono con tutti gli aspetti positivi che questo può portare, vincendo naturalmente tutte le difficoltà.

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    Il programma polacco della Radio Vaticana festeggia 70 anni

    ◊   Il programma polacco della Radio Vaticana celebra oggi il 70.mo anniversario della propria attività. Uno speciale ringraziamento ai redattori per il loro generoso lavoro è stato rivolto ieri da Benedetto XVI durante l’Angelus. Padre Jozef Polak, responsabile del programma polacco della nostra emittente, al microfono di Amedeo Lomonaco ricorda questa ricca storia a servizio della Santa Sede e del Papa:

    R. – La nostra storia dei programmi regolari è iniziata prima della II Guerra Mondiale. Nel 1950 avevamo quotidianamente due programmi polacchi. La Santa Sede voleva i programmi polacchi soprattutto in quel periodo. Voleva svilupparli proprio perché il mio Paese era entrato nel periodo comunista. Mancava la libertà di parola, non c’era spazio nei mezzi di informazione pubblici per i programmi religiosi. Per questo, le trasmissioni della Radio Vaticana erano molto importanti. La libertà è poi arrivata dopo il 1989.

     
    D. – Una data sicuramente importante è anche quella del 1978, con l’elezione di Giovanni Paolo II...

     
    R. – E’ stata una sorpresa grande. Io ricordo un prete in chiesa, uscito subito dopo la Santa Messa, per annunciare che la Radio Vaticana aveva dato la notizia: il nuovo Papa era Karol Wojtyla. La gente era molto, molto commossa. Per noi questo significava che qualcosa sarebbe cambiato. Ed infatti qualcosa è cambiato molto significativamente. Ci sono stati cambiamenti anche per la sezione polacca: i nostri redattori sono entrati nel gruppo stretto degli inviati che seguivano i viaggi del Papa, 104 fuori dall’Italia.

     
    D. – Qual è oggi la realtà del programma polacco?

     
    R. – Siamo passati dalle trasmissioni solo su onde radio ad Internet. Abbiamo una newsletter con un buon numero di abbonati. Adesso la Radio Vaticana è presente non soltanto grazie alle nostre onde. Siamo ritrasmessi nel primo programma statale in Polonia. Andiamo in onda anche a Chicago, dove ci sono un milione di polacchi e a New York.

     
    D. – Benedetto XVI ha rivolto ieri un cordiale saluto al programma polacco...

     
    R. – Sì, per noi è una grande gioia: tutto quello che facciamo lo svolgiamo per rendere un servizio alla Santa Sede. Consideriamo questo lavoro importante perché cerchiamo di mostrare e di parlare quotidianamente dell’attività del Papa. Ricordo la frase che Giovanni Paolo II ha scritto per i 60 anni della Radio Vaticana: “Grazie alla Radio Vaticana la Polonia è più vicina al Papa ed il Papa è più vicino alla Polonia”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In rilievo, nell'informazione internazionale, la crisi finanziaria: Washington annuncia il piano di salvataggio per Citigroup; in rialzo le principali Borse europee trainate dai titoli bancari.

    La situazione nella Repubblica Democratica del Congo: il capo dei ribelli del Nord Kivu contesta l'invio di altri caschi blu.

    Senso critico e prudenza: in cultura, un articolo di Raffaele Alessandrini sulla Lectio magistralis tenuta sabato dal cardinale Tarcisio Bertone al teatro Pirandello di Agrigento sul tema: "Principi su cui radicare e vivere la propria cittadinanza" (al porporato è stato consegnato il premio internazionale "Empedocle" per le scienze umane in memoria di Paolo Borsellino).

    L'intervento di Claudio Leonardi al convegno, a Cremona, su "Leggere i Padri tra passato e presente: continuità delle memorie e supporti digitali".

    Un articolo di Antonio Paolucci sulla "Madonna del Cardellino" di Raffaello, tornata visibile dopo nove anni di restauro.

    Stralci dalla relazione di Flavio Colusso, maestro della Cappella musicale theatina, in occasione della tredicesima seduta pubblica delle Pontificie Accademie sul tema "Universalità della bellezza: estetica ed etica a confronto".

    Marcello Filotei sul convegno, a Roma, dell'Associazione italiana Santa Cecilia.

    Una semplice croce: è questo il titolo del commento, nell'informazione religiosa, di Juan Manuel de Prada alla sentenza di un tribunale spagnolo che sollecita a rimuovere i crocifissi da una scuola.

    Unità e riconciliazione le priorità per tutti i cristiani: nell'informazione religiosa, un articolo di Nicola Gori sulla visita in Libano del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.

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    Oggi in Primo Piano



    Giudice impone la rimozione dei Crocifissi in una scuola di Valladolid. Il rammarico dell’arcivescovo della città iberica

    ◊   Fa discutere in Spagna la decisione di un giudice che ha imposto la rimozione dei Crocifissi dalle aule di una scuola pubblica di Valladolid, nonostante la posizione contraria del consiglio scolastico. E’ la prima volta che la giustizia spagnola prende una decisione del genere. La sentenza impone alla scuola “Macias Picavea” di rimuovere i simboli religiosi dalle classi accogliendo così la richiesta di un’associazione per la scuola laica. Sulla vicenda, Rafael Alvarez Taberner del nostro programma spagnolo ha raccolto la riflessione dell’arcivescovo di Valladolid, Braulio Rodríguez Plaza:

    R. – Para mi la sentencia…Per me la sentenza è stata un dispiacere e so che il Consiglio scolastico è formato da brave persone. Mi sembra che il Crocifisso in una cultura come la nostra non vada a ferire nessuno, perché il Crocifisso è solo amore e pace. Nella dichiarazione che ho rilasciato alla Radio cattolica Cope, notavo che in base a questa sentenza qualunque segno religioso potrebbe essere cancellato e tolto in qualsiasi luogo, perché potrebbe ferire la suscettibilità e la sensibilità di molta gente. Allora faccio l’esempio di una città europea come Bruges, dove ci sono angoli, vie, incroci in cui sono collocate tante piccole immagini della Vergine, di Cristo e non credo che la gente anche non religiosa, non cristiana, si dia pena per questo. Sono sicuro che mi diranno che qui la questione è diversa… si tratta di un’aula, di una scuola dove stanno dei bambini… Allora, di questo passo, dovremo chiedere il permesso per dire “Io credo in Dio e in nostro Signore Gesù Cristo”? Non lo so, se vogliamo arrivare a questo… Io voglio continuare a mostrare i simboli religiosi, perché mi pare che anche questo faccia parte della libertà religiosa a cui tutti teniamo.

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    Presentati i primi volumi della collana “Formazione cristiana e liturgia"

    ◊   I primi tre volumi della collana “Formazione cristiana e liturgia”, presentati lo scorso 21 novembre presso la sala Marconi della nostra sede, offrono un approfondimento sui significati della liturgia e del messale come pure una guida alla preghiera quotidiana. Edite da Città Nuova e dalle Libreria Editrice Vaticana, le opere sono firmate da mons. Inos Biffi, direttore dell’Istituto di Storia della teologia della facoltà di Teologia di Lugano. Ce ne parla Claudia Di Lorenzi:

    Avvicinare il fedele ai significati della liturgia, della preghiera e del linguaggio biblico per favorire una più fruttuosa partecipazione alla celebrazione della Santa Messa e offrire al sacerdote strumenti per la catechesi e la celebrazione liturgica. Per queste finalità nascono i volumi della collana “Formazione cristiana e liturgia”, un sussidio nella vita personale e comunitaria del credente. A partire da un commento al lezionario festivo dal titolo “L’anno di Dio. Una corona di grazia”, che spiega le letture bibliche e la liturgia delle domeniche e delle principali solennità, dall’Avvento alla Quaresima, dal Tempo di Pasqua a quello ordinario. Un percorso affascinante che, attraverso un linguaggio chiaro e fruibile, introduce il lettore al significato dei riti e delle espressioni tipiche della celebrazione per consentire allo stesso una partecipazione attiva al momento liturgico. Ne sottolinea l’importanza mons. Inos Biffi, autore del testo:

     
    R. – Capire la liturgia è capire la Salvezza che viene celebrata e viene assunta dalla fede, essendo la liturgia mediazione di grazia. Capire la liturgia è capire la fonte della spiritualità cristiana, dell’esperienza della vita cristiana. La liturgia non è del sacerdote. La liturgia è di tutto il popolo di Dio. Il popolo di Dio deve essere aiutato ad entrare in maniera consapevole, intelligente, attiva, nel mistero che si celebra con lo svolgimento del ruolo che gli è proprio. Per la Chiesa, per il cristiano, l’anno di Dio è il tempo in cui sono ritmate le memorie del Signore e quindi quasi si rinnovano i suoi misteri. Non dimentichiamo che questi commentari hanno attinto molto alla tradizione della Chiesa, a Sant’Ambrogio, a Sant’Agostino, ai padri in generale, agli scrittori ecclesiastici e ai dottori della Chiesa.

     
    E’ pensato per i singoli fedeli anche il “Messale delle domeniche e delle feste”, che scandisce il ritmo della Messa proponendo al lettore testi, preghiere, canti e gesti che individuano i diversi momenti della celebrazione. Ancora il curatore:

     
    R. – La lettura del messale, per il fedele, è importante perché anzitutto nel messale trova l’orazione cristiana; trova quali sono i sentimenti, lo spirito, i temi, gli accenti della preghiera, della Chiesa. Sono testi di preghiere e letture bibliche introdotti da brevi pertinenti commenti che possono aiutare ad entrare nel contenuto dell’orazione o nel contenuto del brano biblico.

     
    Raccoglie preghiere comuni e giaculatorie, preghiere per la via crucis, gli anziani, i malati e la famiglia. E poi preghiere dedicate a particolari circostanze della vita e poesie che si rivelano sorprendenti inni alla fede e a Cristo. E’ il volume dedicato alle “preghiere del cristiano”, pensate quale nutrimento quotidiano. Ne spiega l’importanza mons. Biffi:

     
    R. – La preghiera liturgica segna i momenti sorgivi della pietà cristiana, la quale pietà cristiana poi, dal momento celebrativo, si diffonde nella vita, nell’esperienza, ma anche attraverso la preghiera personale, gli esercizi di pietà.

     
    A completare la collana saranno pubblicati, nei prossimi mesi, altri quattro volumi dedicati alla liturgia dei Sacramenti e della Settimana Santa ed un quinto testo con meditazioni sui temi liturgici della settimana.

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    Chiesa e Società



    India: preghiere e marce contro le violenze anticristiane

    ◊   Ieri migliaia di fedeli della diocesi di Kollam, nel Kerala, hanno partecipato alla tradizionale Kristhu Raj rally – la processione di Cristo Re – per chiedere la fine delle violenze contro i cristiani in India. La processione - riferisce l'agenzia AsiaNews - è un appuntamento tradizionale per la diocesi di Kollam, una delle più antiche del Paese; la giornata di ieri è divenuta anche occasione per invocare la libertà religiosa in India, manifestare solidarietà alla comunità cristiana dell’Orissa e per chiedere maggiore protezione per i cristiani, vittime di crimini che restano spesso impuniti. Alla manifestazione hanno aderito fedeli provenienti da 102 parrocchie: essa ha preso il via dalla scuola di Sant’Aloisio e si è conclusa al convitto femminile di San Giuseppe, dove i leader religiosi hanno tenuto un comizio. Durante il percorso i fedeli hanno intonato slogan e canti accompagnati da una schiera di curiosi, molti dei quali non cristiani, che seguono da sempre la processione di Cristo Re. Mons. Stanley Roman, vescovo di Kollam, ha sottolineato che “l’armonia fra i fedeli di religioni diverse è stata il marchio di fabbrica del Kerala nel passato”, mentre oggi vi sono “molti problemi”. “Non dobbiamo permettere all’infezione di diffondersi”, afferma il prelato. “Al contrario dobbiamo identificarne le cause” e promuovere il concetto di “amore, giustizia e verità”. Sabato scorso a Chennai, nel Tamil Nadu, oltre 2000 persone – molte le donne e i fedeli non cristiani – hanno aderito a una seconda marcia di protesta contro le violenze anti-cristiane in Orissa. La manifestazione è stata indetta da 28 gruppi femminili del Women’s initiative for secular India (Wisi) e vi hanno aderito attori, scrittori, suore e gente comune, che hanno sfidato la pioggia battente percorrendo le vie della città. I dimostranti hanno chiesto alla magistratura indagini approfondite per punire gli autori dello stupro ai danni di suor Meena Barwa. (R.P.)

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    Sri Lanka: l'8 dicembre riapre il santuario di Nostra Signora di Madhu

    ◊   Il governo dello Sri Lanka ha assicurato l’accesso al santuario di Nostra Signora di Madhu a partire dall’8 dicembre. I cattolici del Paese potranno così rispettare una tradizione che dura da 400 anni e con loro anche indù e buddisti, molto legati al luogo di culto. L’area in cui sorge la chiesa è a 220 chilometri a nord di Colombo in una zona rimasta sotto il controllo delle Tigri Tamil sino al 25 aprile scorso. Le forze governative ed i ribelli del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte) avevano raggiunto un accordo più di un anno fa: istituire una “no war zone” attorno al santuario per permettere i pellegrinaggi durante le principali feste religiose. Nessuna delle parti aveva però rispettato il patto e in più l’area era stata disseminata di mine. L’assicurazione sulla riapertura in occasione della solennità dell'Immacolata Concezione è giunta a padre Damian Fernando , direttore della Caritas Sri Lanka, da parte di Basil Rajapaksa, fratello del presidente e suo consigliere. Padre Damian ha raccontato ad AsiaNews che la comunicazione è giunta dopo un incontro con Rajapaksa del 20 novembre. Spiega il direttore della Caritas: “Abbiamo visitato il santuario e l’area circostante il 4 novembre scorso sotto la protezione delle forze di sicurezza militari e quindi raccontato a Rajapaska ciò che avevamo visto”. La delegazione ha spiegato al consigliere del presidente che alcune zone dell’area non sono ancora state sminate e che per questo molti capi di bestiame sono morti di recente. Ricevuta l’assicurazione che la bonifica dell’area sarebbe stata realizzata per tempo, i membri della Caritas hanno anche chiesto alle autorità di disinfestare l’area dalle zanzare. Basil Rajapaksa ha garantito oltre a questo anche la fornitura di elettricità a 100 abitazione costruite dalla Caritas a Batticaloa e la sicurezza dei pellegrini che percorreranno la zona ancora teatro di scontri con l’Ltte. (R.P.)

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    Sudafrica: appello dei vescovi in vista delle elezioni del 2009

    ◊   “Per la vita della democrazia occorre la partecipazione di tutti noi. Per gli elettori cristiani la partecipazione è un obbligo importante” così i vescovi sudafricani invitano i cattolici locali a prepararsi alle elezioni presidenziali del 2009, in un messaggio da leggersi in tutte le chiese, ripreso dall'Agenzia Fides. “La nostra partecipazione non significa solo depositare il proprio voto il giorno delle elezioni, ma significa pure che occorre partecipare in modo responsabile alla preparazione delle elezioni. Per i votanti cristiani, il voto esprime il nostro amore e sollecitudine per il Paese e per il bene comune”. I vescovi auspicano inoltre che nella campagna elettorale i partiti e i candidati evitino “discorsi caratterizzati dall'odio” e al ricorrere “all'intimidazione, alla violenza e alla distruzione”, tutti elementi negativi che “uccidono la democrazia”. “Le persone - scrivono i presuli - hanno visioni differenti e per questo motivo appoggiano diversi partiti. Perché una democrazia possa vivere dobbiamo tollerare le visioni diverse dalla nostra. Un'ampia gamma di idee e di politiche ci aiuta a vedere quello che può essere meglio per il nostro Paese e il nostro popolo, quello che è meglio per il bene comune. Non rispettare le visioni degli altri e il loro diritto di appoggiare il partito di loro scelta è anticristiano e antidemocratico. La violenza o la minaccia di violenza verso coloro che non la pensano come noi o contro partiti diversi dal nostro, è anticristiana e antidemocratica. Nel messaggio si ricorda pure che il voto deve essere libero da condizionamenti di qualsiasi natura. Come prepararsi allora alle elezioni?“ Recitate la preghiera della pace di San Francesco per la democrazia nel nostro Paese. Questa preghiera è un potente promemoria della nostra responsabilità di essere strumenti della pace” conclude il messaggio dei vescovi. (R.P.)

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    Swaziland: vescovo chiede la revoca della legge anti-terrorismo

    ◊   Ha chiesto l’immediata revoca della nuova legge “anti-terrorismo” mons. Louis Ncamiso Ndlovu, vescovo della diocesi di Manzini nello Swaziland. I recenti attentati avvenuti nel Paese, ha detto il vescovo “non sono altro che una manifestazione del fallimento di chi dirige la nazione a impegnarsi nel dialogo serio e onesto con i cittadini”. Approvata di recente, - precisa l'agenzia Misna - la nuova legge “anti-terrorismo” consente al governo di perseguire praticamente chiunque venga considerato “destabilizzante, pericoloso o suscettibile di creare un’atmosfera favorevole al terrorismo”. Poche ore dopo l’entrata in vigore del provvedimento, è stato arrestato con l’accusa di terrorismo Mario Masuku, capo del People’s United Democratic (Pudemo), principale movimento dell’opposizione che si batte per l’instaurazione di un sistema multipartitico di democrazia. Il Paese, come è noto, è retto da un regime monarchico. (A.M.)

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    “Il Kivu come la Palestina": così un missionario nella Repubblica Democratica del Congo

    ◊   “Il Nord Kivu è un po’ la nostra Palestina. E’ sempre stato un focolaio di problemi, specialmente a partire dall’eccidio del 1994 in Rwanda”. Con queste parole padre Luigi Moser, missionario trentino nella repubblica Democratica del Congo, descrive in una lettera inviata al settimanale della dicoesi di Trento ‘Vita Trentina’ la situazione nella martoriata regione congolese. “Nel Nord Kivu – scrive padre Moser – ci sono grandi ricchezze a ancora maggiore odio tribale. La gente – aggiunge il missionario nella lettera ripresa dal SIR – è sempre stata abituata a passare da una parte all’altra” delle fazioni in conflitto. Adesso – osserva padre Moser – è difficile capire chi sia realmente congolese o rwandese. Per loro è molto più importante sapere di far parte della stessa tribù che appartenere allo stesso Stato perché “per la tribù – precisa il missionario – si vive e si muore”. Lo Stato, invece, è “qualcosa di vago ed imposto”. In questo drammatico scenario non mancano segnali di speranza: “I soccorsi umanitari arrivano - spiega il sacerdote – nonostante mille difficoltà politiche e logistiche”. Si stima che, attualmente, gli sfollati siano oltre un milione e mezzo. (A.L.)

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    Nicaragua: il contributo della Chiesa per riportare la serenità nel Paese

    ◊   Al termine della celebrazione dell’Eucaristia, nelle circa 300 parrocchie del Nicaragua, i fedeli hanno partecipato, ieri, a processioni organizzate per la solenne ricorrenza del Cristo Re. Si è trattato di un impegno nazionale formulato dalla Conferenza episcopale nicaraguense, per contribuire a riportare la serenità nel Paese, dopo i giorni difficili seguiti allo svolgimento delle elezioni municipali. Secondo il Consiglio superiore elettorale, il voto ha favorito il fronte sandinista al potere, ma l’opposizione di centro destra ha vivacemente contestato la regolarità del processo elettorale, chiedendo di ricontare le schede e addirittura di ripetere le votazioni stesse. Ma il risultato è comunque stato ufficializzato e tutte le eccezioni degli oppositori, sono state respinte, per cui la tensione continua a pervadere la società. Respingendo ogni illazione di un possibile uso politico della religione, il portavoce della curia arcivescovile di Managua, padre Rolando Álvarez - che è pure direttore di Radio cattolica - ha detto che le processioni hanno segnato unicamente una celebrazione della Chiesa universale, quella in omaggio a Cristo Re dell’universo. Da parte sua, mons. Abelardo Mata, vescovo della diocesi di Estelí, ha ricordato che ai parroci è stato assegnato il compito di rivolgere ai fedeli un appello alla pace e al senso di responsabilità e di affidare al Signore e alla Vergine Maria il futuro di questa Nazione. (Dall'America Latina: Maurizio Salvi, Ansa)

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    Messaggio dei vescovi cubani per la beatificazione di padre Olallo Valdes

    ◊   “Ci auguriamo che l’esempio di carità paziente ed eroica del padre Olallo aiuti tutti noi, in modo speciale coloro che sono responsabili del delicato servizio di promuovere il bene comune, affinché lo facciano con spirito di giustizia, favorendo così la convivenza fraterna tra tutti i cubani”. Così i vescovi cattolici di Cuba in un breve messaggio letto ieri, domenica, in tutte le chiese dell’isola a pochi giorni dell’attesa beatificazione, la prima in territorio cubano, del Servo di Dio fra José Olallo Valdés, dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio. Proprio ieri il Santo Padre dopo l’Angelus con il pensiero rivolto al caro popolo cubano ha detto: “Alla sua celeste protezione affido il popolo cubano, specialmente i malati e gli operatori sanitari”. La cerimonia sarà celebrata sabato prossimo a partire dalle ore 8 nella città in cui morì frà Olallo nel 1889, Camagüey, e sarà presieduta dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi. Insieme al cardinale Saraiva celebrerà il presidente della Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba, arcivescovo Camagüey Juan García Rodríguez. I vescovi ricordano che la beatificazione è un “riconoscimento pubblico che padre Olallo ha vissuto in un modo straordinario le virtù cristiane”, ragion per cui - si spiega - da sabato “sarà possibile rendere culto al nuovo beato”. In realtà, come ricordano gli stessi presuli, padre Olallo è da molti anni nel cuore dei cubani, credenti e non, poiché il suo esempio di dedizione al prossimo fino all’estremo, in particolare di amore per i più deboli, anziani e malati, è conosciuto da un capo all’altro dell’isola. Una devozione speciale è riservata al nuovo beato fra i membri della Forze armate perché si ricorda che padre Olallo, essendo molto giovane, fece l’impossibile per dare soccorso e sollievo ai combattenti della “prima guerra per l’indipendenza”. Per 54 anni, fra José Olallo Valdés, consacrò la sua vita alla cura dei poveri degli infermi e dei lebbrosi, degli abbandonati e dei moribondi, dei bimbi infermi e senza scuola, degli anziani senza famiglia, dei prigionieri, dei malati, degli africani e lottò contro la schiavitù. La sua fama di santità si è mantenuta viva attraverso i 115 anni trascorsi dalla sua morte. Era l’ultimo religioso di San Giovanni di Dio rimasto a Cuba anche dopo la scomparsa dell’Ordine nell’Isola. Il popolo è rimasto vicino ai suoi resti con devozione, li ha conservati con affetto in un bel monumento funebre realizzato con una sottoscrizione popolare. L’omaggio del popolo cubano si esprimerà anche tramite un fatto insolito, e cioè, il “Canal-2” della Televisione cubana trasmetterà in differita l’intera cerimonia dalle 9.30 di sabato. (A cura di Luis Badilla)

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    I vescovi dell’America centrale discutono della crisi economica

    ◊   Da oggi fino a giovedì si terrà in San Salvador, capitale de El Salvador, la riunione annuale di coordinamento ecclesiale del Segretariato episcopale dell’America Centrale (Sedac) e vi prenderanno parte quasi 50 vescovi dell’area. Secondo quanto annunciato dall’arcivescovo di San Salvador, mons. Fernando Sáenz Lacalle, i presuli faranno il punto della pastorale regionale alla luce dei problemi e progetti degli ultimi mesi. Nel 1965, la Santa Sede autorizzò la creazione della “Conferenza episcopale dell’America Centrale e Panamá” (Cedac) e nel 1970, questo organismo subregionale, diventò “Segretariato episcopale dell’America Centrale e Panamá” (Sedac). Lo formano le Conferenze episcopali di Guatemala, Belize, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica e Panamá. Oltre alle principali sfide pastorali, in particolare il coordinamento delle Chiese particolari di fronte alla Missione continentale già avviata in tutti questi Paesi, i presuli si occuperanno anche delle conseguenze della crisi economica e finanziaria internazionale, che coinvolge negativamente i popoli dell’area anche perché, come già è stato analizzato da parte di alcuni episcopati, un primo grave effetto si misura nel drastico calo delle rimesse dei cittadini centroamericani residenti negli Stati Uniti. Dall’altra parte molti di questi residenti all’estero ora, senza lavoro e prospettiva, tendono a rientrare nei loro Paesi d’origine ove le possibilità di trovare lavoro sono sempre più scarse e precarie. E proprio mons. Sáenz Lacalle, seppure parlando della situazione salvadoregna, ieri ha ricordato quanto sia delicata la “realtà dell’occupazione”, ragion per cui ha rivolto un particolare appello agli imprenditori e alle autorità del Paese affinché facciano di tutto “per salvare i posti di lavoro”. Al tempo stesso, l’arcivescovo salvadoregno ha ricordato a tutti il “dovere della solidarietà, più necessaria che mai in circostanze come quelle attuali”. Ai politici e ai partiti, già impegnati nella campagna elettorale per le politiche e presidenziali nei primi mesi del 2009, mons. Sáenz Lacalle ha chiesto “realismo e responsabilità” pregando tutti perché “cerchino soluzione stabile per affrontare la crisi e per attutire i suoi effettivi negativi soprattutto nell’ambito del nucleo familiare”. (L.B.)

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    Al via in America Latina il VI Incontro della pastorale carceraria

    ◊   Si apre oggi a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana, VI Incontro latinoamericano e caraibico dedicato alla pastorale carceraria, alla luce del documento di Aparecida e nella prospettiva della Missione continentale in corso. I responsabili del dipartimento Giustizia e solidarietà del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), che organizza l’incontro da molti anni, seguono con particolare cura la situazione delle carceri nella regione, quasi tutte sovraffollate, e spesso luogo di gravissime violenze come evidenziano i fatti di poche settimane fa sia in Messico che in Brasile. Durante l’incontro, in primo luogo sarà aggiornato il profilo pastorale alla luce dell’evolversi della rete penitenziaria regionale tenendo conto in particolare delle misure adottate dai Governi per dare risposte ai molteplici problemi esistenti. In questo contesto gli organizzatori hanno incluso alcune relazioni dedicate all’umanizzazione delle carceri così come al necessario e dovuto rispetto della dignità dei detenuti. Attenzione speciale sarà dedicata anche alla spiritualità nelle carceri, alla missione e alla metodologia di lavoro dei cappellani. L’incontro si concluderà con due dibattiti: il primo sulla violenza nelle carceri e il secondo sulla crescita del fenomeno religioso tra i carcerati. Secondo i periodici rapporti della Commissione Interamericana per i diritti umani (CIDH) dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) la popolazione carceraria della regione “va considerata fra quelle più vulnerabili e indifese non solo a causa della privazione della libertà, ma soprattutto perché costretta a vivere nelle peggiori condizioni immaginabili”. L’incontro di Santo Domingo proseguirà fino al 28 novembre. (L.B.)

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    Trattato contro le mine antiuomo: risultati positivi ma anche violazioni

    ◊   La mancata distruzione delle scorte entro le scadenze previste dal Trattato di Ottawa rappresenta la prima violazione dell'accordo che vieta la produzione, l'uso, lo stoccaggio e l'esportazione di mine antiuomo; lo ha ribadito la Campagna internazionale contro le mine antiuomo (Icbl) che nel suo rapporto annuale - diffuso a Ginevra e ripreso dall'agenzia Misna - fa sapere che se nessuno dei 156 paesi aderenti al Trattato ha impiegato, prodotto o esportato mine antiuomo alcuni paesi non hanno distrutto i loro arsenali entro le scadenze previste. Per l’Icbl si tratta della "prima grave violazione del Trattato", che rischia soprattutto di creare un precedente. Secondo l'Icbl, infatti, 15 paesi intendono chiedere un rinvio della data limite per bonificare le zone minate di loro competenza. Alcuni hanno effettivamente bisogno di più tempo, ma è "inaccettabile" che paesi come l'Inghilterra (nelle isole Falkland) e il Venezuela - che non hanno neanche cominciato a sminare - chiedano ora un rinvio della scadenza, ha denunciato l’Icbl, coalizione di organizzazioni non governative all’origine del Trattato di Ottawa e Premio Nobel per la pace 1997. Due paesi non membri del Trattato, Russia e Myanmar, hanno fatto uso di mine antiuomo l’anno scorso così come gruppi armati in nove paesi, hanno affermato gli esperti dell’Icbl presentando la X edizione del Landmine Monitor report. Il bilancio globale del Trattato resta tuttavia positivo: 42 milioni di mine sono state distrutte e anche molti paesi che non hanno aderito al Trattato ormai ne rispettano lo spirito. (R.P.)

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    A Kabul missione dell’ONU per valutare la situazione del Paese

    ◊   Una delegazione del Consiglio di sicurezza dell'Onu guidata dall'ambasciatore italiano Giulio Terzi è arrivata oggi a Kabul per una missione di informazione sulla situazione nel Paese, in guerra ormai praticamente da trent'anni. La delegazione comprende un membro per ogni Stato che fa parte del Consiglio di sicurezza. Tra i delegati c'è anche il rappresentante degli Stati Uniti all'Onu, Zalmay Khalilzad, che è originario dell'Afghanistan. E' previsto che la missione duri tre giorni. Tra gli incontri in programma figura quello col presidente Hamid Karzai. Il Consiglio intende riaffermare il suo appoggio al Governo afghano e esaminare i progressi compiuti in settori chiave tra i quali figurano la sicurezza, l'efficienza delle strutture di governo, il rispetto dei diritti dell'uomo, la crescita economica. Verrà studiato anche l'andamento della lotta al traffico di droga. La missione ha luogo in un momento in cui gli insorti legati ai Taleban stanno mettendo in seria difficoltà le truppe internazionali che da anni si trovano nel Paese asiatico. Per questo sia gli Stati Uniti sia la Nato chiedono un maggiore impegno militare dei Paesi che sono già presenti in territorio afghano con i loro soldati. (R.G.)

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    Conclusa a Lione la Settimana sociale di Francia

    ◊   Le conclusioni della 83ma Settimana sociale di Francia sono state fissate in un Messaggio finale e in una Dichiarazione interreligiosa, letti all’Assemblea dei 4 mila partecipanti, tra i quali numerosi provenienti da diversi Paesi dell’Est. Nei due documenti trova risposta la domanda al tema della Settimana: “le religioni non sono una minaccia ma rappresentano una risorsa per le società, un patrimonio etico da valorizzare”. Ma come? Innanzitutto, si legge nel Messaggio, “non minimizzare le convinzioni religiose presentandole come moraliste o arcaiche, non discriminare le persone in base alle proprie convinzioni religiose, promuovere a vari livelli incontri interconfessionali ed interreligiosi”. “Tra religioni e società un nuovo dialogo è possibile – afferma il Messaggio - da una parte le società, ricche di libertà inedite e di potenzialità a volte inquietanti si stanno affrancando da quei cliché che vogliono le religioni relegate alla sfera privata, dall’altra le religioni si riconoscono minoritarie e non pretendono più di esercitare sulla vita pubblica una qualsivoglia influenza”. I valori dell’ispirazione cristiana, come “la fraternità, la scelta preferenziale dei poveri, la ricerca del bene comune, la difesa e la salvaguardia dell’ambiente”, possono rispondere alle “dolorose contraddizioni che attraversano le nostre società in questo tempo”. “In un mondo segnato da diversità crescenti, la testimonianza ecumenica ed interreligiosa sui grandi temi è un invito al dialogo. Non si tratta di un esercizio di comunicazione ma di una conversione del cuore, una riscoperta dello spirito all’opera in noi e nella società”. Ed in questa prospettiva ha assunto particolare valore la Dichiarazione interreligiosa, siglata da cristiani, islamici ed ebrei, presentata contestualmente al Messaggio. Nel testo i rappresentanti religiosi affermano che “il principio di separazione del politico e del religioso è per noi una premessa e una condizione per ogni esperienza religiosa e politica serena. Ma questa premessa non è semplice neutralità, deve essere accompagnata da un atteggiamento di rispetto, da un desiderio di conoscenza e di riconoscimento dell’altro, anche se non condividiamo la stessa fede e le stesse convinzioni”. Il compito urgente, si legge ancora, è “moltiplicare in ogni luogo il dialogo tra credenti e il dialogo con i nostri fratelli non credenti”. Consapevoli delle loro responsabilità le religioni hanno un messaggio particolare da consegnare alle nostre società”, che così viene sintetizzato: sacralità della vita, centralità della famiglia, rispetto del Creato. La dichiarazione così si conclude: “La nostra affermazione di un Dio che ci supera ma vuole il nostro bene e ci rende particolarmente attenti alla giustizia. La nostra fede ci obbliga infatti, a volte e malgrado tutto, a prendere posizione verso e contro tutto in favore della giustizia. La giustizia infatti non appartiene né a noi né ad altri perché ci è data attraverso la fede in un Dio giusto. Noi ci impegniamo a lavorare, giorno dopo giorno, a renderci più fedeli a ciò che Dio attende da noi”. (Da Lione: Daniele Rocchi)

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    Plenaria dei vescovi inglesi e gallesi a Leeds

    ◊   La preparazione di un documento sul dialogo con le altre fedi, il recente Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio, l'insegnamento dell'educazione sessuale nelle scuole cattoliche, la situazione umanitaria e pastorale in Zimbabwe: sono stati questi i punti principali della plenaria autunnale dei vescovi dell’Inghilterra e del Galles, tenutasi nei giorni scorsi a Leeds. L’assemblea ha esaminato un rapporto sull'educazione sessuale negli istituti educativi cattolici, diventata da poco materia obbligatoria in tutte le scuole del Regno Unito. Il rapporto, preparato da mons. Vincent Nichols, presidente del Dipartimento episcopale per l'educazione e la formazione, precisa che nelle scuole cattoliche le lezioni saranno improntate agli insegnamenti della Chiesa e che sarà sempre possibile per i genitori esonerare i propri figli. A riferire sul recente Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio è stato l'arcivescovo di Liverpool, mons. Patrick Kelly. La Conferenza episcopale ha poi annunciato che nelle prossime settimane sarà inviato al Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso un documento sugli aspetti teologici e pratici del dialogo con le altre religioni. I vescovi sperano che, una volta apportate le eventuali modifiche richieste da Roma, potranno annunciarne la pubblicazione alla prossima sessione primaverile del 2009. Ai lavori della plenaria di Leeds - riferisce l'agenzia Sir - sono intervenuti anche l'arcivescovo di Harare Robert Ndlovu e il vescovo di Gweru Martin Munyanyi per riferire della situazione umanitaria e pastorale dello Zimbabwe e per condividere momenti di preghiera. La visita ha ricambiato quella tenuta all’inizio dell’anno dal Presidente dei vescovi inglesi e gallesi card. Cormac Murphy O'Connor e da mons. Crispian Hollis, presidente del Dipartimento per gli affari internazionali della Conferenza episcopale. I due presuli africani hanno colto l’occasione per esprimere la gratitudine dell’Episcopato dello Zimbabwe per il sostegno e la solidarietà dimostrata dalla Chiesa inglese alle martoriate popolazioni del Paese. “Questo incontro - ha detto mons. Ndlovu - è l’espressione della nostra unità. La mia sincera speranza – ha aggiunto - è che le preghiere e gli sforzi dei cattolici inglesi possano contribuire alla tanto attesa soluzione della crisi dello Zimbabwe”. (L.Z.)

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    Napoli: il cardinale Sepe promuove per l'Avvento il dialogo con la città

    ◊   “Non c’è speranza senza dialogo!”: di questo è convinto il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, che promuove il “Dialogo con la Città” nell’Avvento. Quattro incontri scandiranno il tempo che ci separa dal Natale a partire dal 26 novembre. Ogni mercoledì sera, in cattedrale, il cardinale si confronterà, in uno scambio di idee, con Roberto De Simone, Giuliana Martirani, Biagio De Giovanni, Boris Ulianich, per proporre alla gente “quel piccolo grande seme che si chiama speranza”. “L’attesa del Natale – ha spiegato il cardinale Sepe ripreso dall'agenzia Sir - c’induce a spianare la via al Signore che viene e non c’è altra strada per raddrizzare i sentieri che quella del dialogo, unico mezzo per costruire la giustizia e la pace nella nostra terra”. “Il Vangelo – ha aggiunto - non è e non può rimanere un’astrazione, ma deve incarnarsi nella vita reale di un popolo, per suscitare una domanda di senso nel tempo del non senso, alimentare il confronto su valori autentici nel tempo del disvalore imperante e favorire la ricerca di Dio”. Nell’Anno paolino l’insegnamento dell’Apostolo delle genti sarà al centro degli incontri. “Promuovere il dialogo è l’unica via per svegliarci dal sonno e ricostruire sulla speranza il tessuto profondo della nostra città, in cui notti fonde si alternano a giornate di sole, per far sì che chi ancora cammina nelle tenebre veda la luce”, conclude il porporato. (R.P.)

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    Coro di 5 mila cantori pellegrini animano una Messa solenne nella Basilica di San Paolo

    ◊   Un evento senza precedenti nella Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura: sabato scorso un coro composto da quasi 5 mila cantori, venuti pellegrini per l’Anno Paolino, ha animato una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’Arciprete cardinale Andrea di Montezemolo. E’ stato formato per l’occasione, con il concorso delle Scholae Cantorum di ogni regione, ad iniziativa della loro Associazione Italiana Santa Cecilia, promotrice del pellegrinaggio. Soprano e contralti, tenori e bassi, hanno preso posizione in delimitati settori della basilica, in pratica ne hanno occupato la navata centrale e le mediane contigue. Dall’alto di un podio eretto alla destra dell’altare della Confessione, il maestro del coro, don Giuseppe Ferri, ha diretto l’esecuzione dei canti che hanno reso memorabile la Celebrazione eucaristica, alcuni dei quali tratti dal repertorio gregoriano, la maggior parte dalle Messe di Lorenzo Perosi. Mai la Basilica, celebrata dalle più prestigiose orchestre sinfoniche d’Europa per la sua sonorità, aveva vissuto un’esperienza simile. Il cardinale di Montezemolo ha ricordato come l’evento si svolgesse nel giorno della memoria liturgica di Santa Cecilia, patrona della musica sacra, del canto e dell’associazione delle Scholae Cantorum, che ha tenuto a ringraziare per la loro venuta a Roma e, citando sant’Ambrogio, per l’eccellenza del loro impegno nel dare vita all’“unico strumento musicale” che animava la liturgia in corso di celebrazione nella solennità di Cristo Re, sulla quale ha incentrato la sua omelia. Al termine della Messa due complessi, la Cappella Musicale della Basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo e il Coro Lorenzo Perosi di Verona, insieme con due solisti, il soprano Loredana Putzolu e il baritono Andrea Zaupa, il violino solista Marco Fasoli e l’orchestra delle Abdenmusiken di Verona, diretti dal maestro Paolo De Zen, hanno eseguito per la prima volta l’Oratorio Vita mea del noto compositore di musica sacra don Valentino Donella. Ispirato da San Paolo (sul tema “Cristo è la mia vita”) la composizione, costruita su testi del Libro dei Salmi, di Giovanni Paolo II e di autori vari – fra cui sant’Agostino, Dostoewskij, Claudel, Luther King  - si colloca nel filone della nobile tradizione musicale del Seicento. L’esecuzione, presente l’Autore, è stata accolta da un vivissimo successo. (A cura di Graziano Motta)

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    Taiwan: i gesuiti festeggiano i 50 anni di evangelizzazione attraverso i mass media

    ◊   La grande “macchina” dei mass media gestita dai gesuiti - Kuangchi Program Service e Guanachi Cultural Group, rispettivamente la casa editrice e la pubblicazione - festeggia 50 anni di servizio all’evangelizzazione. In mezzo secolo di attività, la casa editrice ha contributo notevolmente all’educazione sociale, culturale e religiosa seguendo i principi della verità, bontà e bellezza. Inoltre è stata molto apprezzata dalla società e dalla gente comune, diventando in questo arco di tempo un punto di riferimento per i mass media e le altre pubblicazioni, ed efficace strumento dell’evangelizzazione. Nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’evangelizzazione di Taiwan, - riferisce l'agenzia Fides - la commissione esecutiva di Voice of the Catholic Church Association di Taiwan, l’ente per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Regionale di Taiwan, ha deciso infatti di incaricare Kuangchi Program Service e Guanachi Cultural Group di produrre una serie di prodotti multi-mediali (come DVD e CD) per l’evangelizzazione. Nel 1958 Taiwan registrava ancora un vuoto per quanto riguardava la televisione, per non parlare di quella cattolica, mentre il gesuita americano padre Phillip Bourret aveva già previsto le grandi prospettive dei mass media per lo sviluppo sociale e per quello cattolico in particolare. Quindi fondò il “Kuangchi Recording Studio” per la produzione di programmi radiotelevisivi, che oggi si chiama “Kuangchi Program Service”. Nel 1961 il “Kuangchi Cultural Audiovisual Program Service” è stato registrato come organizzazione no profit. (R.P.)

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    Germania: una web radio per l'arcidiocesi di Monaco e Frisinga

    ◊   Dalla settimana scorsa, l’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga ha una web radio. Sul sito www.muenchner-kirchenradio.de si possono anche seguire i servizi del Programma Tedesco della nostra emittente Radio Vaticana. Il nuovo programma radiofonico sarà seguito dal “St. Michaelsbund”, una struttura dell’arcidiocesi che offre vari servizi nell’ambito delle comunicazioni sociali. Il palinsesto prevede notizie dalla Germania, dal Vaticano e dal mondo, interviste di approfondimento e programmi d’intrattenimento - anche in collaborazione con la Sezione Tedesca della nostra emittente. Gli argomenti delle prime ore del programma: i preparativi per la “Giornata Ecumenica della Germania” a Monaco, “Una donna potente al Vaticano - 25 anni fa morì Suor Pascalina” e “Pizza Sociale - un’attività della Caritas”. I servizi possono essere ascoltati o scaricati come Podcast. In più, nei giorni feriali, a partire dalle ore 10 fino a mezzanotte, c’è un programma "live" per seguirlo su internet. Una famosa giornalista della TV sportiva tedesca ha condotto la cerimonia inaugurale, mentre vescovi e specialisti dei "mass media" discutevano sull'impegno mediatico della Chiesa nell'era digitale. Il responsabile del Programma Tedesco della Radio Vaticana, il padre Eberhard von Gemmingen, ha partecipato all'evento inaugurale auspicando una buona collaborazione. (B.P.)

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    Campagna dei pediatri italiani: ''Un giorno senza Tv''

    ◊   Non è certo un giorno di 'moratoria' televisiva a risolvere i problemi - afferma Pasquale Di Pietro, presidente della Società italiana di pediatria - ma il nostro obiettivo è far capire che la Tv non è una necessità e se ne può fare a meno; meglio se il digiuno tv diventasse un’abitudine settimanale, aggiunge Di Pietro. Gli stili di vita degli adolescenti rivelano infatti che la sovraesposizione alla Tv peggiora i loro comportamenti sia alimentari che sociali. Se oltre il 20% dei giovani passa più di 3 ore al giorno davanti alla Tv, questo significa - continua Di Pietro – “meno attività fisico-sportiva, meno socializzazione, meno stimoli culturali, meno tempo trascorso con i genitori''. ''Nel lanciare la campagna “Un giorno senza TV” i pediatri italiani denunciano anche l'affollamento pubblicitario nella fascia oraria destinata ai ragazzi, sulla carta 'protetta' ma che ‘protetta’ non è. Guardare la Tv tra le 16 e le 19 significa per un bambino subire 47 spot pubblicitari l’ora, pari ad oltre il 25% del tempo totale di trasmissione. Vale a dire che restare sintonizzati ogni giorno per due ore su un emittente dedicata al pubblico giovanile come Italia 1, significa essere bombardati in un anno da 35 mila spot pubblicitari, 2 mila in più rispetto al 2007, 9 mila in più rispetto al 2000. Tutto ciò ‘in barba’ alle tante norme e raccomandazioni anche europee e ai tanti comitati di controllo per tutelare l’infanzia in Tv, impotenti davanti agli interessi economici del mercato pubblicitario. (A cura di Roberta Gisotti)

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    24 Ore nel Mondo



    Baghdad sconvolta dagli attentati: tra le vittime numerose donne

    ◊   Almeno 19 persone, soprattutto donne, sono state uccise e altrettante sono rimaste ferite questa mattina nella capitale irachena in seguito all'esplosione di due ordigni e ad un attentato suicida di una donna in zone diverse della città. La micidiale serie di attentati è iniziata davanti alla super fortificata "Zona Verde" dove hanno sede le massime istituzioni irachene e le più importanti ambasciate occidentali. Una kamikaze è entrata in azione davanti ad uno degli ingressi, nell'ora di punta, quando molti impiegati si affollano ai cancelli per andare a lavorare. Quasi alla stessa ora, una bomba è esplosa nella parte est della città, a Baghdad al Jadida sotto ad un minibus che trasportava verso il loro ufficio delle impiegate del Ministero del commercio.

    Le misure decise per l’economia del presidente eletto Obama
    Le possibili soluzioni alla crisi economica che ha colpito gli Stati Uniti continuano ad essere la priorità assoluta per il presidente eletto, Barack Obama, che potrebbe varare un nuovo “new deal”, forse della stessa entità del piano di salvataggio offerto alle banche, ovvero 700 miliardi di dollari. Non appena si insedierà alla Casa Bianca, il 20 gennaio prossimo, autorizzerà, infatti, una serie di grandi spese pubbliche e di sgravi fiscali. Da New York, ci riferisce Elena Molinari:

    Barack Obama si prepara a varare il nuovo "New Deal", forse della stessa entità del piano di salvataggio già offerto alle banche, ovvero 700 miliardi di dollari. Non appena si insedierà alla Casa Bianca, il 20 gennaio, il presidente autorizzerà infatti una serie di grandi spese pubbliche e di sgravi fiscali. Il nuovo inquilino della Casa Bianca confermerà inoltre il taglio delle tasse per il 95 per cento degli americani - come già promesso in campagna elettorale - ma per far fronte al rischio di inflazione e creare due milioni e mezzo di posti di lavoro entro il 2011 - Obama potrebbe perfino rinviare la cancellazione degli sconti fiscali ai più ricchi, introdotti da George Bush. Sarebbe questo un cambio di piano per la campagna elettorale visto che Obama aveva promesso di far pagare più tasse a chi guadagna più di 250 mila dollari l’anno, per finanziare i suoi programmi sociali. I dettagli del nuovo corso economico con gli americani, in stile Roosevelt, si avranno già questa sera quando il presidente eletto presenterà la sua squadra economica. Si prevede già la nomina di Timothy Geithner, presidente della Federal Reserve di New York, al Dipartimento al tesoro, e di Lawrence Summers, ex ministro al Tesoro di Clinton, a capo del Consiglio economico nazionale della Casa Bianca, con la promessa però di succedere alla guida della Federal Reserve nel 2010.

     
    Il presidente libanese in visita a Teheran
    Storico incontro oggi a Teheran tra il presidente libanese Michel Suleiman e l’omologo iraniano Mahmud Ahmadinejad. Numerosi i temi in agenda: questioni politiche ed economiche, le relazioni bilaterali e la situazione in Medio Oriente e del processo di pace arabo-israeliano. Ma come interpretare questo faccia a faccia? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Camille Eid, giornalista libanese del quotidiano “Avvenire”.

    R. – Questa visita del presidente libanese in Iran si inserisce nella lunghissima serie di visite effettuate da Suleiman nei primi sei mesi del suo mandato. Constatiamo che ha visitato circa 10 Paesi in questi ultimi mesi; l’Iran intrattiene rapporti molto forti, consolidati con il Libano ma il problema è che non li intrattiene direttamente con il governo – o esclusivamente con il governo e lo Stato libanese – ma con un partito. Quindi, penso che questa visita acquisti maggiore importanza perché Suleiman chiederà sicuramente di avere, d’ora in poi, un rapporto da Stato a Stato e non da Stato a partito.

     
    D. – Ricordiamo che l’Iran esercita una forte influenza attraverso il suo sostegno a Hezbollah, che fa parte del governo di unità nazionale, anche se nega di fornire un aiuto militare al movimento sciita libanese. Qual è la situazione su questo fronte?

     
    R. – Aiuta militarmente ma anche economicamente: sappiamo che dopo la guerra del 2006, l’Iran ha finanziato la ricostruzione di parecchi ponti e infrastrutture del Libano del Sud; solo che questi aiuti non arrivano allo Stato per essere devoluti a chi di dovere, ma arrivano ad un partito che poi pensa di farne quello che vuole. Hezbollah effettivamente fa parte del governo di unità nazionale. La questione principale che il governo deve affrontare adesso è quella del disarmo dell’Hezbollah. Disarmo non è una parola che piace molto al partito, perché si pensa di poter arrivare, invece, ad una specie di rinuncia volontaria del "Partito di Dio" al proprio arsenale, diventando magari parte dell’esercito libanese preposto alla difesa della frontiera meridionale, oppure sotto un’altra forma. Ma l’importante è arrivare ad avere un unico esercito libanese in questo Stato.

     
    Zimbabwe
    Lo Zimbabwe rischia di subire un totale tracollo per via della crisi economica e politica. Lo ha detto oggi il leader dell'African National Congress (Anc) Jacob Zuma, riferendo l'opinione dell'ex segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, dell'ex presidente americano Jimmy Carter ed altre personalità. Annan e Carter, con altre personalità come l'attivista per i diritti umani Graca Machel, moglie dell'ex presidente sudafricano Nelson Mandela, fanno parte di un gruppo, The Elders ("I saggi"), nato per favorire la risoluzione di situazioni di crisi. I membri del gruppo “ritengono che la situazione vada molto male - ha aggiunto Zuma dopo un incontro con loro - e che potrebbe esserci una vera e propria esplosione nel giro di pochi mesi”. Intanto, è stato reso noto, i responsabili del partito al potere nello Zimbabwe e quelli dell'opposizione si incontrano domani in Sudafrica per tentare ancora una volta di trovare una soluzione alla crisi politica che sta lacerando il Paese. Il presidente dello Zimbabwe, Mugabe, ed il suo rivale, Tsvangirai, avevano firmato lo scorso 15 settembre un accordo di condivisione del potere, rimasto lettera morta.

    Moldova
    “Dobbiamo incoraggiare un avvicinamento forte e strutturale della Repubblica moldova all'Unione Europea”. È quanto ha affermato il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, nel corso della cerimonia inaugurale della nuova sede diplomatica italiana a Chisinau. “Come governo italiano siamo convinti - ha spiegato il titolare della Farnesina - che la Moldova abbia molte più affinità con i paesi dell'Unione Europea di quante non ne abbiano alcuni Paesi centroasiatici o caucasici con i quali comunque dobbiamo lavorare”. E quindi il negoziato tra Ue e Repubblica moldova “terrà conto” di questa caratteristica. Questo vuol dire, ha tenuto a precisare il capo della diplomazia italiana, “negoziare con l'Europa un accordo davvero ambizioso che faccia fare dei passi avanti alla Moldova verso l'Europa e che permetta anche dei programmi di investimento della Commissione Europea in questo Paese”.

    Venezuela
    Il presidente venezuelano Hugo Chavez ha proclamato la vittoria nelle elezioni regionali: le forze che lo sostengono hanno conquistato 17 dei 22 Stati del Paese. Il servizio di Luis Badilla:

     
    In Venezuela vittoria dimezzata, ieri, per il presidente Hugo Chávez che è riuscito a conquistare 17 dei 22 Stati in palio perdendo però Zulia, Miranda, Nuova Esparta e la zona metropolitana di Caracas. Ancora parità per le regioni di Carabobo e Tachira, dove non è stato ufficializzato un vincitore. Secondo tutti gli osservatori, il Venezuela, che ha votato per la quatordicesima volta in 10 anni, consolida ulteriormente il suo andamento democratico non solo perché si registra un controbilanciamento del potere politico, ma anche perché si è registrato un vero e proprio record di presenze alle urne: il 64,45% dei 17 milioni di elettori. L'opposizione conserva il ricco Stato petrolifero di Zulia e quello di Nueva Esparta, nella parte orientale del Paese; conquista poi Miranda, dove alcune zone erano tradizionalmente legate al presidente. L'opposizione ha riportato un importante successo anche nell'Alcadia Mayor, l'area metropolitana di Caracas. "La vittoria - ha detto Chávez - è oggi del Venezuela: si ratifica il cammino democratico che il popolo ha scelto". Anche le opposizioni sono soddisfatte e attendono il risultato finale per dare una propria valutazione. Per ora si limitano a sottolineare un esito elettorale non previsto in nessun sondaggio.
     
    La regione caucasica
    “Forte preoccupazione” è stata espressa dalla Commissione Ue per la situazione in Ossezia del Sud, in Georgia, dove ieri sono stati sparati colpi di arma da fuoco vicino al convoglio che trasportava il presidente georgiano, Saakashvili, e quello polacco, Kaczynski. “Attendiamo di avere più informazioni su quello che è accaduto”, ha detto la portavoce del commissario Ue per le Relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner, sottolineando come “solo il dialogo politico può risolvere i problemi di quella regione”. Bruxelles ha quindi ribadito di “non riconoscere l'indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud”, le due regioni georgiane in mano ai separatisti filorussi. Lo scorso agosto la Georgia aveva tentato di riprendere il controllo dell'Ossezia del sud, provocando l'intervento militare russo. C’è da dire che nel Caucaso russo, quasi ogni giorno, si registrano scontri fra movimenti integralisti o indipendentisti e la polizia. Oggi in Daghestan, due poliziotti dei reparti speciali sono stati uccisi e altri tre sono rimasti feriti dopo essere caduti in un’imboscata nei pressi del villaggio di Kakashura, nella zona montagnosa del Paese. Sabato, nella vicina Cecenia, quattro agenti di polizia erano morti nello scoppio di una bomba vicino alla capitale Grozny.

    Thailandia
    Migliaia di oppositori hanno circondato oggi il parlamento a Bangkok e altri edifici pubblici, in quella che hanno chiamato la “battaglia finale” per rovesciare il governo del premier Wongsawat, cognato dell'ex premier Shinawatra, un miliardario incriminato per corruzione ora riparato all'estero. I manifestanti, vestiti di giallo in segno di fedeltà al re della Thailandia, hanno bloccato i tre viali principali che portano al parlamento, protetto da oltre 1.000 poliziotti. La seduta odierna è stata aggiornata perchè “era impossibile riunirsi”, ha detto il presidente dell'Assemblea, Chai Chidchob.

    Corea
    La Corea del Nord ha annunciato che sospenderà dal primo dicembre i collegamenti ferroviari con la Corea del Sud, in risposta a quella che definisce la “politica di confronto”. La stampa ufficiale nordcoreana afferma inoltre che saranno ugualmente sospesi i visti turistici per la città di Kaesong, situata vicino alla frontiera fra le due Coree. Pyongyang ha anche minacciato di espellere i manager industriali sudcoreani che lavorano all'interno di un sito industriale nella Corea del Nord. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 329

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