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Sommario del 21/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Pubblicato il calendario delle celebrazioni liturgiche presiedute dal Papa nel periodo natalizio
  • Altre udienze e nomine
  • Mons. Marchetto: i rifugiati sono nel cuore della Chiesa
  • Impianto fotovoltaico in Vaticano per produrre energia pulita
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Congo: arriveranno tremila nuovi "caschi blu"
  • Il cardinale Bertone: Gerusalemme diventi simbolo di pace e dialogo interreligioso
  • Le sfide del presidente eletto Obama al centro di un convegno a Roma
  • Ruinita a Guadalajara la Conferenza mondiale degli Istituti secolari
  • La Chiesa celebra la Giornata pro Orantibus
  • Giornata mondiale della televisione: intervista con mons. Viganò
  • Chiesa e Società

  • Appello del Servizio per i Rifugiati dei Gesuiti sul conflitto nel Congo
  • Cile: domenica la Giornata di preghiera per la Chiesa perseguitata
  • Campagna dei Rosari in Colombia per la pace e la liberazione di tutti gli ostaggi
  • Morta anche la madre delle due sorelle cristiane uccise a Mosul
  • Preghiere e affetto per le suore italiane rapite in Kenya
  • In Spagna si celebra domenica la Giornata dei senza tetto
  • Studio alternativo sulla sanità pubblica nel mondo
  • Appello in occasione della Giornata mondiale dell'infanzia
  • L'Unesco presenta il rapporto sull'Istruzione nel mondo
  • Si allarga il fronte favorevole alla moratoria della pena di morte
  • Aperta la Settimana sociale di Francia su "Le religioni: minaccia o speranza per le società?"
  • Bosnia-Erzegovina: inaugurato il nuovo centro giovanile di Žepče
  • Italia: i Carabinieri festeggiano la Virgo Fidelis, patrona dell’Arma
  • I cappellani delle carceri discutono la situazione degli stranieri detenuti
  • Il valore spirituale dei pellegrinaggi al Forum sul turismo religioso
  • Una reliquia di Santa Teresina nello spazio
  • Assaporare la Sacra Scrittura: l’invito dell’arcivescovo di Barcellona
  • A Macerata due convegni su padre Matteo Ricci e il cristianesimo in Cina
  • Le “Scholae Cantorum” di tutta Italia domani alla Basilica di San Paolo
  • L’arcidiocesi di Cagliari in lutto per la morte di don Marcello Melis
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuove sanzioni Onu contro la pirateria in Somalia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Pubblicato il calendario delle celebrazioni liturgiche presiedute dal Papa nel periodo natalizio

    ◊   E stato reso noto oggi il calendario delle celebrazioni presiedute da Benedetto XVI fino al gennaio prossimo. Tanti gli avvenimenti di rilievo in questo periodo forte dell’anno liturgico, a partire dai Primi Vespri della prima Domenica di Avvento, che il Papa celebrerà il prossimo 29 novembre nella Basilica Vaticana. il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Un tempo propizio per risvegliare in noi l’attesa di Gesù”: così, l’anno scorso, nella prima Domenica d’Avvento, Benedetto XVI sintetizzava il significato di questo periodo. Quest’anno, nella prima Domenica d’Avvento, il 30 novembre, si svolgerà la visita pastorale del Papa alla Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, in occasione del 1750.mo anniversario del martirio del Santo Diacono. Il Papa celebrerà la Messa alle ore 9.45. Le celebrazioni del mese di dicembre si apriranno con il tradizionale atto di venerazione all’Immacolata, lunedì 8, in Piazza di Spagna alle ore 16. La Vigilia di Natale, il Pontefice celebrerà la Santa Messa della Notte nella Basilica di San Pietro. Il giorno dopo, dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana, alle ore 12, la Benedizione Urbi et Orbi in mondovisione.

     
    Il 2008 si concluderà, il 31 dicembre, con i Primi Vespri in ringraziamento per l’anno trascorso, alle ore 18, nella Basilica Vaticana. Il primo dell’anno, il Papa, sempre in San Pietro, celebrerà la Santa Messa per la Solennità di Maria Madre di Dio che coincide con la 42.ma Giornata Mondiale della Pace, sul tema “Combattere la povertà, costruire la pace”. Martedì 6 gennaio, Epifania del Signore, il Papa presiederà la Messa in San Pietro alle ore 10. Quindi, domenica 11, nella Festa del Battesimo del Signore, celebrerà la Messa nella Cappella Sistina, alle ore 10, e impartirà il Battesimo ad un gruppo di bambini. Domenica 25 gennaio, infine, nella Solennità della Conversione di San Paolo, Benedetto XVI celebrerà, alle ore 17,30, i Vespri alla Basilica di San Paolo fuori le Mura.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, l’arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Nicolas Djomo Lola, vescovo di Tshumbe e presidente della Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo, e il presidente del Senato italiano, Renato Schifani.

    Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico in Bolivia l’arcivescovo Giambattista Diquattro, finora nunzio apostolico in Panamá.

    In Algeria, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Constantine presentata da mons. Gabriel Piroird per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato suo successore padre Paul Desfarges, finora superiore della Comunità dei gesuiti ad Alger e direttore, sempre ad Alger, della Casa per Ritiri spirituali denominata “Ben Smen”.

    In Francia, il Papa ha nominato vescovo di Le Mans il reverendo Yves Le Saux, del clero di Autun, membro della Communauté de l’Emmanuel, finora responsabile dei seminaristi, dei diaconi e dei sacerdoti della stessa Comunità.

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    Mons. Marchetto: i rifugiati sono nel cuore della Chiesa

    ◊   Almeno 40 rappresentanti degli episcopati europei e africani, una delegazione della Santa Sede e organizzazioni internazionali cattoliche partecipano a Liverpool ad un Seminario congiunto sulle migrazioni, incentrato sul tema tratto dal Vangelo “Ero forestiero e mi avete ospitato”. Il Seminario, promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) e dal Congresso delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (SECAM), fa parte di una serie di incontri volti a “promuovere la collaborazione tra le Chiese dei due continenti”. L’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti è intervenuto sulle priorità legate all’esperienza migratoria e sul fenomeno degli studenti stranieri. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Le migrazioni odierne costituiscono il più vasto movimento di persone di tutti i tempi. Per comprendere la missione della Chiesa in questo campo - ha affermato mons. Marchetto - bisogna far riferimento all’Istruzione Erga migrantes caritas Christi sulla pastorale migratoria. E’ un testo, ha detto l’arcivescovo, applicabile a tutte le categorie dei migranti. Il documento - ha poi osservato - intende fornire una risposta ecclesiale ai nuovi bisogni pastorali dei migranti per trasformare l’esperienza migratoria in un'occasione per il dialogo e una nuova evangelizzazione. I rifugiati - ha spiegato mons. Marchetto - sono sempre nel cuore della Chiesa. La situazione di molti rifugiati è drammatica e la missione della Chiesa - ha aggiunto - è quella di promuovere la consapevolezza della necessità di un cambiamento.

     
    Questa missione non può prescindere dalla solidarietà che è collegata - ha detto il segretario del dicastero pontificio - alla comprensione di far parte tutti della stessa famiglia umana, qualunque siano le differenze nazionali, razziali, etniche, economiche o ideologiche. Nel campo della cooperazione si devono poi ricordare le organizzazioni caritatevoli cattoliche internazionali, coinvolte nelle attività di sviluppo e di assistenza sociale in favore della dignità umana e cristiana: la situazione dei rifugiati - fa notare il presule - richiede una preparazione adeguata per questo apostolato specifico. Mons. Marchetto ha fatto infine riferimento alla pastorale per gli studenti stranieri: la Chiesa deve aiutarli nello scoprire il ruolo strategico non solo per i loro Paesi ma per tutta la comunità internazionale. Per promuovere questo percorso - ha concluso - si deve legare l’offerta formativa alla trasmissione di principi religiosi e morali.

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    Impianto fotovoltaico in Vaticano per produrre energia pulita

    ◊   Una struttura che “si colloca nella scia della ‘cultura del verde’ caratterizzata da valori etici, così com’è nelle intenzioni di Papa Benedetto XVI”. E’ questa la filosofia che ha portato l’Aula Paolo VI in Vaticano a dotarsi di un nuovo impianto fotovoltaico. Realizzato sulla copertura dell’Aula, il sistema di conversione dell’energia solare in energia elettrica sarà inaugurato mercoledì prossimo, alle ore 11.30, presso la Casina di Pio IV nei Giardini Vaticani, sede della Pontificia Accademia delle Scienze. Tra le varie personalità presenti, a iniziare dal cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, prenderanno la parola anche l’ing. Pier Carlo Cuscianna - direttore dei Servizi tecnici del Governatorato e iniziatore del progetto - e il Nobel per la Fisica, il prof. Carlo Rubbia.

    Lo Stato della Città del Vaticano, si legge in una nota ufficiale, “non ha mancato di manifestare la propria attenzione ai sempre più urgenti problemi di natura ambientale che coinvolgono il pianeta”. Un’attenzione tradotta in realtà dal nuovo impianto fotovoltaico allestito sulla grande Aula delle udienze, che per la sua modernità rispetto al tessuto edilizio della Città del Vaticano, ha consentito la realizzazione della struttura su una superficie pari a circa 5.000 mq. Dotato di una potenza massima di 221 KW, l’impianto è composto da 2.400 moduli, installati in sostituzione dei pannelli in calcestruzzo e che riproducono, spiega la nota, “la dimensione dei tegolini originali previsti nel progetto dell'ing. Nervi”, cui si deve l’Aula Paolo VI.

    I 300 MWh annui di energia elettrica "pulita", prodotti dal generatore solare, verranno così immessi nella rete elettrica vaticana, “a parziale copertura dei consumi della stessa Aula e dei palazzi limitrofi ed ogni anno - spiega la nota - consentiranno di evitare le emissioni di 225.000 kg di anidride carbonica e risparmiare circa 80 tonnellate equivalenti di petrolio”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede - davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - sul tema della riduzione degli armamenti e della sicurezza collettiva

    La rivoluzione bianca della banda dei quattro: in cultura, un articolo di Giuseppe Fiorentino e Gaetano Vallini per i quarant’anni dalla pubblicazione di “White Album” dei Beatles

    Un articolo di Claudia Di Giovanni dal titolo “Crepuscolo degli dei a Hollywood”: da Tespi al cinema contemporaneo la figura dell’attore fra protagonismo e divismo

    La misteriosa patrizia romana che incantò Maderno: Fabrizio Bisconti sulla cripta di Santa Cecilia nelle catacombe di San Callisto

    Marco Testi recensisce “L’esule tra gli esuli. Dante e l’emigrazione politica italiana dalla restaurazione all’unità” di Fabio Di Giannatale

    Nell’informazione religiosa, Nicola Gori intervista il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti

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    Oggi in Primo Piano



    Congo: arriveranno tremila nuovi "caschi blu"

    ◊   Dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, è giunta ieri la decisione di aumentare temporaneamente di oltre tremila uomini gli effettivi della forza di "caschi blu" dispiegati nella Repubblica Democratica del Congo portandone il totale a circa 20 mila unità. Intanto, le truppe dei ribelli comandate da Laurent Nkunda hanno effettuato un parziale ritiro da alcune zone chiave in Nord Kivu. Ma come si è arrivati alla situazione di oggi e perché non si riesce a raggiungere una pace duratura? Lucas Duran lo ha chiesto a padre Elio Boscaini, missionario comboniano e profondo conoscitore del Congo ex Zaire:

    R. - Bisogna ricordare che il Congo è uno dei Paesi più ricchi del pianeta di risorse naturali, specialmente minerarie - oro, diamanti, rame, cobalto, uranio, stagno - e anche di una lunga lista di minerali che hanno qualità fuori del comune. Il caso più noto, evidentemente, è quello del coltan, che è indispensabile nella costruzione di telefonini e che, nel Congo, è presente in quantità tali da costituire la riserva mondiale assoluta, quasi una specie di monopolio.

     
    D. - Qual è il ruolo di Laurent Nkunda che dice di essere in Nord Kivu per difendere i tutsi?

     
    R. - Non si deve dimenticare il genocidio in Rwanda del 1994. Nkunda dice di difendere gli interessi dei tutsi e lui, naturalmente, è un tutsi congolese. E’ sempre un po’ delicato questo discorso dell’etnia per l’Africa però, però aiuta a capire: non è, evidentemente, una questione etnica, è una questione, io credo, di ricchezza, una questione finanziaria, proprio per interessi. Questi interessi ci sono, sia da parte di Nkunda, chiaramente, sia dalla parte del governo congolese che vorrebbe finalmente poter utilizzare queste ricchezze.

     
    D. - Quanto potrà incidere, in questa situazione, l’inviato speciale delle Nazioni Unite, l’ex presidente nigeriano, Obasanjo?

     
    R. - Io sono felice di questa mediazione. Credo che la Nigeria, con il Sudafrica, abbia delle grandi responsabilità in Africa, quindi sono felice che questo generale - che conosce il mestiere della guerra, ma che è stato un presidente democratico della Nigeria - possa intervenire. Io mi auguro veramente che la sua mediazione possa portare ad un cessate-il-fuoco, innanzitutto - anche se questi cessate-il-fuoco si sono moltiplicati negli ultimi anni e non solo nel Kivu ma in altri Paesi dell’Africa, poi puntualmente delusi. Ad ogni modo, una mediazione mi sembra importante. Io sono uno di quelli che sperano che la comunità internazionale, attraverso una mediazione ONU e dell’Unione Africana, possa riuscire a mettere un po’ di pace in quella regione. Perché è il cuore dell’Africa e se il cuore dell’Africa è in guerra, potete immaginare il resto.

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    Il cardinale Bertone: Gerusalemme diventi simbolo di pace e dialogo interreligioso

    ◊   Un “pellegrinaggio nel tempo” per far conoscere meglio ed amare la Terra di Gesù. E’ l’itinerario, arricchito con immagini e riferimenti biblici, proposto nel libro “Gerusalemme e la Palestina, uno sguardo tra Bibbia e archeologia - La Terra Santa nelle fotografie di mons. Salvatore Garofalo” della collana di “Studi e documentazione” dei Musei Vaticani. Il volume, a cura di Lorenzo Nigro - professore di archeologia alla Sapienza - segue l’instancabile peregrinare di mons. Garofalo, biblista e viaggiatore appassionato in Terra Santa, nato nel 1911 a Torre del Greco e deceduto nel 1998 a Roma. Alla presentazione del volume, ieri nella sede dei Musei Vaticani, hanno partecipato tra gli altri il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ed il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. C’era per noi Amedeo Lomonaco:

    Le immagini di Gerusalemme e della Palestina di mezzo secolo fa presenti nel libro si snodano tra lo splendore austero delle strutture architettoniche, la semplicità antica degli abitanti dei villaggi e l’incanto di paesaggi dominati dagli ulivi, dalle palme. Negli sguardi dei suoi abitanti, tra gli scorci di struggenti paesaggi naturali e rovine abbracciate dal deserto, sembrano risuonare il messaggio di fede e il destino di pace che la Terra Santa, ancora oggi, continua a proclamare e a reclamare. Profondamente mutato è oggi il mosaico paesaggistico: dalle fotografie scattate dal compianto biblista Salvatore Garofalo - ha detto il cardinale Tarcisio Bertone - emerge un affresco non più rispondente al panorama attuale di Gerusalemme e della Palestina:

    “La Terra Santa oggi è profondamente cambiata. Molti luoghi e monumenti che l’illustre fotografo aveva immortalato, non sono più riconoscibili e perciò il suo contribuito avvalora ulteriormente questo libro, perché ci fa vedere e gustare quello che egli vide ed amò. Sfogliare il volume diventa così un ideale pellegrinaggio nel tempo attraverso luoghi cari alla tradizione cristiana, partendo da Gerusalemme sino in Galilea”.

    Anche il destino dei cristiani - ha aggiunto il porporato - è mutato nel corso del tempo. E’ cambiato in seguito “ad avvenimenti politici e ad eventi contrassegnati non raramente dalla violenza”. Eventi che hanno più volte modificato la configurazione etnica e religiosa delle popolazioni:

    “L’auspicio più volte ribadito dai Papi è che quei Luoghi Santi siano in qualche modo il laboratorio del dialogo interreligioso: che, in particolare, Gerusalemme diventi simbolo della pace e del dialogo tra queste grandi religioni”.

    Il viaggio fotografico proposto nel libro Gerusalemme e la Palestina - ha osservato il cardinale Lajolo - è anche un invito a visitare i Luoghi Santi:

    “Tutti coloro che si recano in pellegrinaggio in Terra Santa ne ritornano sempre profondamente toccati, avendone tratto quasi l’impressione di sentire riecheggiare in quei luoghi le parole di Gesù, il ritmo dei suoi stessi passi”.

    La Terra Santa, definita da Paolo VI il quinto Vangelo, è il “luogo dell’amore per l’uomo del Calvario e della Croce”.

    “Di questo amore è stato interprete un illustre biblista, teologo, studioso di alta erudizione, ma anche affascinante divulgatore e ricercato conferenziere e predicatore: Salvatore Garofalo”.

    A margine della presentazione del libro, il cardinale Tarcisio Bertone ha toccato temi legati all’attualità: il porporato ha affermato, in particolare, che la Santa Sede spera in un ripensamento sulla decisione presa dall’Assemblea rabbinica italiana di sospendere la Giornata per il Dialogo tra ebrei e cattolici. Il segretario di Stato ha dichiarato poi che la persecuzione dei cristiani in Iraq “è veramente una ferita”. “La Santa Sede - ha concluso il segretario di Stato - è in attesa di notizie delle due suore rapite al confine tra Kenya e Somalia”.

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    Le sfide del presidente eletto Obama al centro di un convegno a Roma

    ◊   Quando mancano due mesi all’inizio della presidenza Obama, con la cerimonia di inaugurazione a Washington il prossimo 20 gennaio, il mondo si interroga su quale politica estera e interna attuerà il nuovo presidente degli Stati Uniti. Il tema è stato al centro, ieri, di un Convegno internazionale, organizzato dal Centro Studi Americani di Roma che ha riunito numerosi esperti italiani e statunitensi. L’evento è stato seguito per noi da Alessandro Gisotti:

     
    Quale volto avrà la presidenza Obama? Le aspettative nei confronti del nuovo presidente sono in tutto il mondo molto elevate. Tuttavia, gli esperti riuniti dal Centro Studi Americani di Roma sono concordi nel sottolineare che, specie nella prima fase del suo mandato, Barack Obama dovrà dedicarsi soprattutto a risolvere la crisi economica che sta mettendo a dura prova molte aree degli Stati Uniti. Ma quale sarà invece la questione più importante in politica estera per il 44.mo inquilino della Casa Bianca? Risponde il prof. Michael Lind della “New America Foundation” di Washington, centro studi vicino al presidente Obama:

     
    R. - Districare le truppe americane dall’Iraq in un modo che la Jihad non possa affermare di aver vinto sugli Stati Uniti e di averli costretti all’abbandono. Obama ha promesso di ritirare le truppe, ma i tempi e i modi dipenderanno dalle possibilità di lasciare o meno di lasciare un Iraq stabile.

     
    D. - Come cambierà la politica estera americana con Obama presidente?

     
    R. - Penso che l’amministrazione Obama sarà più in favore di un approccio multilaterale e improntato ad una maggiore collaborazione con gli altri Stati. Detto questo, anche con gli alleati europei non mancheranno dei disaccordi su alcuni temi.

     
    E sui cambiamenti che Barack Obama potrà apportare alla politica estera americana si sofferma anche il prof. Federico Romero, americanista dell’Università di Firenze:

     
    R. - Penso che Obama abbia presente il fatto che siamo di fronte ad una transizione complessiva del sistema internazionale, nel quale molte cose stanno cambiando, non solo sotto il profilo della crisi economica finanziaria, ma per l’emergere di nuovi attori, a cominciare dalla Cina. Cambia quindi il vecchio tipo di relazioni, cambiano di importanza. Al tempo stesso, Obama è fortemente consapevole di dovere, al proprio elettorato, una rottura con la tradizione degli otto anni di Bush. Quindi, ci saranno dei cambiamenti di stile, di sostanza, anche se saranno probabilmente cambiamenti incrementali.

     
    D. - Quanto influirà la crisi economica sulla libertà di azione di Obama, anche in politica estera?

     
    R. - Parecchio, nel senso che gli renderà intanto impossibili dei progetti particolarmente costosi, almeno in una prima fase. In secondo luogo, perché credo che concentrerà le energie della sua amministrazione innanzitutto sullo stimolo all’economia americana, sulla ridefinizione delle forme di collaborazione internazionale in campo finanziario e quindi, se le priorità sono lì, non possono essere altrove. Quindi, l’influenza della vicenda economico finanziaria sarà molto forte.

     
    Dunque, la politica interna non sarà meno importante della politica estera per il nuovo presidente. Obama potrà comunque contare su un’ampia maggioranza elettorale. In particolare, il 4 novembre hanno votato in massa per lui gli afroamericani e i giovani. Ma il senatore dell’Illinois ha conquistato anche il 54 per cento dei cattolici. Un dato significativo, visto che quattro anni fa la maggioranza del voto cattolico era andato al repubblicano Bush. Sulle ragioni di questo cambiamento, la riflessione del prof. Peter M. Sanchez della Loyola University di Chicago:

     
    R. - Il voto cattolico a volte è diviso, perché i cattolici su alcuni temi possono essere considerati socialmente conservatori, pensiamo alla famiglia e alla difesa della vita. Ma su molti altri temi sociali, e internazionali, sulla guerra, sono più liberal, progressisti. Inoltre, dobbiamo considerare che molti hanno visto in Obama la capacità di dare maggiore speranza agli Stati Uniti. Al tempo stesso, dobbiamo tenere a mente che in molti casi, il voto per Obama è stato un voto contro le politiche di questi anni.

     
    D. - I vescovi americani hanno sottolineato che il voto dei cattolici ad Obama non è un assegno in bianco sui temi della vita. Lei pensa che Obama attuerà una politica pro-aborto?

     R. - E’ difficile da dire. Io penso che Obama, e molti ora cominciano a dirlo, sarà più centrista di quanto la gente sia portata a pensare. Penso che Obama non spingerà in favore di una politica pro-aborto, tuttavia non cercherà di minare la sentenza della Corte Suprema che ha introdotto l’aborto, la “Roe vs Wade”.

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    Ruinita a Guadalajara la Conferenza mondiale degli Istituti secolari

    ◊   Quattro giorni di incontri e preghiera per riflettere sul ruolo degli Istituti secolari nell'attuale panorama della Chiesa e del mondo. E' l'obiettivo della Conferenza mondiale degli Istituti secolari in corso a Guadalajara, in Messico, fino a domani. Al microfono di padre Josef Polak, responsabile della nostra redazione polacca, Marcella Paolemili, delle Missionarie della Regalità di nostro Signore Gesù Cristo e segretaria dell'organismo organizzatore, spiega in dettaglio le finalità della Conferenza:

    R. - Riflettiamo sul senso dei nostri Istituti nell’oggi della Chiesa e del mondo e poi rinnoveremo il nostro gruppo dirigenti, perché questa è un’assemblea elettiva. E’ molto interessante per noi questo confronto fra le diverse esperienze, le diverse culture, le diverse tensioni missionarie che vengono interpretate all’interno dei vari Istituti e che portano ad una riscoperta del senso della vocazione secolare nella Chiesa.

     
    D. - La maggioranza degli Istituti secolari nel mondo sono femminili, come dimostra la vostra assemblea composta per la maggior parte di consacrate. Ma ci sono nella vostra assemblea anche delegati di Istituti maschili?

     
    R. - E’ vero che in maggioranza sono femminili, però abbiamo una bella presenza anche degli altri.

     
    D. - Secondo lei, qual è ora la vocazione per gli Istituti secolari nel mondo?

     
    R. - La nostra vocazione, direi, è quella - io sono solita usare un’espressione un po’ forte, ma che mi sembra molto vera - di “profezia-martirio”. Profezia perché è quell’annuncio di ciò che non è vissuto nel concreto, di ciò che è solo intuito, di ciò che è solo assaporato nell’esperienza della salvezza. Martirio perché il nostro è un modo di vivere questa fedeltà al Vangelo senza etichette, senza blasoni, senza bandiere. Quindi, siamo molto nascosti, molto celati, molto invisibili e talvolta questo costa un po’.

     
    D. – Provenite da tutti gli istituti secolari; che esperienza è?

     
    R. – E’ un’esperienza molto interessante nella ricerca dell’espressione comune di quella che è la nostra vita, nell’idioma, nella cultura, nei modi; ciascuno ha il proprio e questo voler condividere, questo volersi riconoscere sul volto dell’altro, nell’esperienza dell’altra è sufficientemente affascinante.

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    La Chiesa celebra la Giornata pro Orantibus

    ◊   Oggi, memoria liturgica della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, ricorre la Giornata pro Orantibus, deidicata alle comunità religiose di clausura. A ricordarla, domenica scorsa all’Angelus, è stato anche Benedetto XVI, che ha voluto ringraziare Dio per quanti si dedicano “totalmente alla preghiera e vivono di quanto ricevono dalla Provvidenza”. Una scelta di vita particolare quella delle claustrali che, pur staccate dal mondo, si preoccupano per le necessità di tutti i popoli. Ma cosa vuol dire oggi essere monaca? Tiziana Campisi lo ha chiesto a Madre Maria Sofia Cicchetti, benedettina, badessa del Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano, che insieme ad altre sei consorelle sta concludendo i cinque anni di clausura nel convento voluto da Giovanni Paolo II nei Giardini Vaticani e che dal 94’ ha già ospitato tre comunità:

    R. - Penso che essere un claustrale oggi, nella Chiesa e nel mondo, significhi essere anzitutto una donna di Dio, totalmente consacrata a Lui: non in modo privatistico, egoistico, ma che si dona totalmente al Signore per il mondo, per la salvezza dei fratelli. Certo, un donarsi particolare, in una forma tutta speciale che è quella claustrale, cioè fisicamente separata dal mondo, ma non spiritualmente.

     
    D. - Quella di una monaca è una scelta particolare perché si allontana dal mondo: ma una monaca cosa vuole dire al mondo?

     
    R. - Che siamo tutti amati infinitamente da Dio: che siamo stati pensati, amati, creati e redenti dal Signore col suo infinito amore. Vogliamo dire questo ai nostri fratelli e sorelle del mondo: che noi siamo qui per sostenerli nella loro fede, nella loro battaglia della vita quotidiana, nei loro problemi, nei loro dolori, affinché sentano sempre Dio come padre.

     
    D. - Nella giornata dedicata a voi claustrali, quale invito vuole rivolgere ai cristiani perché riflettano sulla vostra vita?

     
    R. - Vorrei dire solo questo: che siamo tutti fratelli, siamo tutti figli di Dio e membri della Chiesa, e quindi nella Chiesa abbiamo tutti il nostro posto, abbiamo tutti la nostra missione e noi in particolare la nostra, e vogliamo dire a voi che vivete nel mondo di ricordarvi di noi, di avere stima della vita claustrale come aiuto a tutta la Chiesa. In particolare, chiediamo di pregare per noi perché restiamo fedeli e perseveranti nella nostra vocazione. E poi, chiediamo di aiutare - nei limiti del possibile - soprattutto quelle sorelle claustrali che sono nel bisogno.

     
    D. - Lei è una monaca benedettina che sta per concludere un quinquennio particolare, singolare...

     
    R. - Noi siamo la terza comunità che è stata invitata dal Santo Padre. E' stata un’esperienza molto bella, molto ricca e arricchente, certamente non priva di difficoltà, perché noi siamo tutte consorelle di uno stesso Ordine, ma provenienti dalle diverse parti del mondo e da diversi monasteri. Quindi, è stato un bel compito, una bella grazia, costruire la comunità, fare comunione fra noi. Il che esige naturalmente conoscenza reciproca, accoglienza, accettazione reciproca nella nostra differenza di cultura, di lingua, di mentalità. Ognuna di noi porterà con sé - nel proprio monastero di origine in cui ritorneremo il prossimo anno - questa dilatazione del cuore: sentire con la Chiesa i bisogni di tutta la Chiesa universale, di tutti i fratelli e in particolare più grande e approfondito amore al Santo Padre.

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    Giornata mondiale della televisione: intervista con mons. Viganò

    ◊   Incoraggiare gli scambi di programmi televisivi che si concentrano su temi come la pace, la sicurezza, lo sviluppo economico e sociale ed il potenziamento degli scambi culturali. E’ la priorità indicata dall’ONU in occasione della “Giornata mondiale della televisione”. La comunicazione televisiva dovrebbe anche essere capace di trasmettere valori e di diffondere una conoscenza delle diverse culture. Sul significato di questa giornata si sofferma, al microfono di Federica Andolfi, mons. Dario Edoardo Viganò, responsabile del settore spettacolo e cultura della Conferenza episcopale italiana:

    R. - Il senso di questa Giornata è che finalmente si guarda alla televisione ma mettendo al centro i fruitori, quindi è un modo che ci permette di riflettere sulle relazioni infrafamiliari, sul modo di consumare i prodotti cosiddetti culturali a partire, appunto, dalla televisione.

     
    D. - Attraverso la comunicazione televisiva, è ancora possibile favorire la diffusione di valori ed ideali forti come la pace o valorizzare gli scambi culturali?

     
    R. - Ci vuole un gruppo di persone - management, manager, autori - che siano persone abitate da questi valori, perché se io avessi l’80 per cento degli autori delle trasmissioni televisive capaci di scrivere dei programmi di intrattenimento, a partire da una visione cristiana della vita, certo che la televisione sarebbe in grado di veicolare dei valori. Diversamente, quando la televisione è abitata da logiche diverse, che sono le logiche meramente commerciali, anche se gli autori avessero qualche barlume di riferimento valoriale ma avessero una personalità fragile, certo, avremmo una televisione incapace di comunicare dei valori. Diversi sono gli scambi culturali, la conoscenza di culture diverse, di modalità religiose differenti: è possibile farlo, certo, con prodotto di fiction di qualità.

     
    D. - Tra i diversi mezzi di comunicazione, quale, secondo lei, è il più efficace e quale è capace di influenzare maggiormente gli utenti?

     
    R. - Non si può pensare che la televisione influisca sulla persona tout court, nel senso che lo spettatore non è una parte di una massa acritica ma è una persona che è dentro alcune relazioni sociali. Certamente, devo dire che la rete - e il Papa almeno nel tema della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali lo ha messo in evidenza - è un medium molto forte per un segmento di popolazione che è quello giovanile. I media, certamente, sono un fattore importante nella società e nel comportamento di una persona, non sono l’unico, e poi molto spesso si intersecano, si incrociano, si sovrappongono.

     
    D. - Quindi, la televisione ancora ha un ruolo così determinante nella comunicazione nonostante l’evoluzione degli altri canali informativi, appunto, come ad esempio, internet?

     
    R. - Per un pubblico adulto e un po’ distratto, credo di sì, non ad esempio gli adolescenti che sono, tra le altre cose, attratti da altre iniziative di socializzazione, dallo sport ad altre esperienze, oppure di socializzazione sulla rete.

     
    D. - Nella società di oggi, quale messaggio è auspicabile che la televisione lasci?

     
    R. - Affidiamo la televisione alla sua patrona, a Santa Chiara, perché appunto, in qualche modo, l’immagine non si consumi in se stessa ma sappia sempre rimandare, evocare, un mistero più grande di noi, sia in chi la guarda, sia in chi la fa.

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    Chiesa e Società



    Appello del Servizio per i Rifugiati dei Gesuiti sul conflitto nel Congo

    ◊   In un comunicato diffuso ieri in occasione della Giornata Universale dell’Infanzia, il Servizio per i Rifugiati dei Gesuiti (JRS) ha espresso la sua profonda preoccupazione per la situazione umanitaria nel Kivu del Nord, ed in particolare per gli effetti che questa situazione sta avendo sui bambini e sulle bambine della regione. Il principale timore - riferisce l'agenzia Fides - è che “questa guerra nell’est del Congo possa privare tutta una generazione l’educazione, elemento tanto essenziale per un’autentica ricostruzione della Regione che ha sofferto per anni la guerra”. A questo proposito, il JRS ha rivolto un appello al governo congolese, ai gruppi ribelli e alla comunità internazionale per garantire la fine del reclutamento dei bambini soldato e per dare priorità alla protezione di questi bambini; perchè l’educazione recuperi il più presto possibile il suo ambiente di sicurezza; per dare priorità proprio all’educazione come elemento fondamentale delle risposte urgenti e allla disponibilità dei fondi necessari per il suo finanziamento. Secondo il JRS, migliaia di bambini sono attualmente impossibilitati a frequentare le scuole nel Kivu del Nord. Soltanto nella regione di Rutshuru, teatro degli ultimi scontri, 150.000 bambini non possono continuare i loro studi. Le agenzie delle Nazioni Unite stimano che l’85% delle scuole rimangono chiuse. Sfortunatamente, questa non è la prima volta che il conflitto ostacola l’educazione dei bambini nel Kivu del nord. Per cui senza un reale intervento esterno, questa guerra corre il rischio di negare l’educazione a tutta una generazione di bambini del Kivu. “Nonostante il chiaro vantaggio che l’educazione presuppone in situazioni di crisi - dando un senso di normalità ai bambini, preparandoli per il futuro, dando speranza alle loro famiglie – questo ambito sociale riceve solo il 3% del fondo internazionale di emergenza nel Kivu del Nord, secondo gli ultimi dati di settembre” è la denuncia del JRS. Sebbene ci sia stato ultimamente un considerevole aumento degli aiuti, non sono ancora sufficienti per garantire un’educazione di qualità a questi bambini. In realtà a metà 2008 è arrivato soltanto il 20% dei fondi necessari per l’educazione. A questo proposito il JRS rivolge un appello per dare priorità all’educazione di urgenza ed aumentare i fondi da destinare a questo scopo. Da gennaio il JRS ha gestito progetti di educazione primaria e secondaria, formazione professionale e sostegno alle persone in situazioni di vulnerabilità a Rutshuru e nei campi di rifugiati alla periferia di Goma. (R.P.)

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    Cile: domenica la Giornata di preghiera per la Chiesa perseguitata

    ◊   Domenica prossima, Solennità di Gesù Cristo, Re dell’Universo, la Chiesa del Cile celebra la Giornata internazionale di preghiera per la Chiesa perseguitata. Un momento opportuno per unirsi a quei cristiani che, in diverse parti del mondo, subiscono persecuzioni, minacce e discriminazioni. Nel 2006 - riferisce l'agenzia Fides - la Conferenza episcopale del Cile decise di dedicare la penultima domenica di novembre di ogni anno a pregare per questa causa. Si tratta dunque di un impegno pastorale dei vescovi del Paese che comprende anche la diffusione di informazioni aggiornate sulla persecuzione dei cristiani nel mondo, e contemporaneamente, l’impegno a motivare tutti affinché, nonostante le difficoltà, rimangano fedeli a Cristo, affinché cessi la persecuzione e si preghi anche per la conversione dei persecutori. Tutte le comunità, le famiglie e i movimenti vengono pertanto invitati a pregare durante le Messe domenicali, nelle case ed in famiglia, per tutti coloro che oggi danno la loro vita per Cristo. A Santiago è prevista una Solenne Eucaristia, presso il Santuario Nazionale di Maipú dedicato alla Vergine del Carmen, che sarà presieduta da padre Joaquín Alliende Luco, recentemente nominato presidente internazionale dell’Opera di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che Soffre”. Durante la Santa Messa verrà acceso un cero rosso, simbolo del dolore dei Testimoni della Fede. Secondo l’ultimo Rapporto 2008 sulla libertà religiosa nel mondo, presentato recentemente da “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, continuano a registrarsi attacchi alla libertà religiosa in più di 60 Paesi. (R.P.)

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    Campagna dei Rosari in Colombia per la pace e la liberazione di tutti gli ostaggi

    ◊   Con un pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora di Chiquinquirá, domenica scorsa è terminata la prima tappa della Campagna “un milione di Rosari per la pace della Colombia e la liberazione di tutti i rapiti”, iniziata due anni fa per volere di un gruppo di laici. Al termine del pellegrinaggio ha avuto luogo una Santa Messa, seguita da un Concerto in onore di Maria Santissima. La seconda tappa della Campagna - riferisce l'agenzia Fides - continua con la ricerca dell’unità, in particolare attraverso la preghiera del Santo Rosario, il rinvigorimento degli impegni di battezzati e la lotta per la pace ed il rispetto della dignità della persona umana. Durante la prima tappa, come racconta Gloria González, Coordinatrice nazionale della Campagna, sono state raccolte firme “per continuare a unire gli sforzi e dimostrare che la Colombia è un Paese di fede, di speranza, che crede nel Santo Rosario”. A motivo del pellegrinaggio, il monfortano padre Miguel Patiño Hormassa, assistente nazionale della Campagna, ha rivolto un appello speciale a tutti i fedeli che vogliano unirsi a questo avvenimento per continuare a pregare tutti insieme il Santo Rosario per la pace. La Campagna nazionale ebbe inizio due anni fa, il 7 ottobre 2006, a Sogamoso con l’obiettivo di far si che un milione di colombiani recitasse giornalmente il Santo Rosario per la Pace della Colombia e la liberazione di tutti i rapiti. Gli organizzatori hanno anche realizzato una raccolta di firme delle persone che hanno aderito all’iniziativa in 130 città, grazie alla collaborazione speciale di molti cittadini “convinti che senza l’aiuto di Dio e l’intercessione della Vergine Maria, la nostra Madre comune, è impossibile pacificare i cuori, perdonare e raggiungere la riconciliazione e la convivenza pacifica nella nostra Patria”. La Campagna ha contato sull’appoggio del Consiglio Episcopale Latino-americano (CELAM), che ha contribuito a diffondere l’iniziativa e a sostenerla, organizzando anche diverse riunioni con associazioni che promuovono la preghiera del Santo Rosario, per integrare gli sforzi intorno ad un’idea comune: la pace. (R.P.)

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    Morta anche la madre delle due sorelle cristiane uccise a Mosul

    ◊   E' deceduta anche la madre delle due sorelle uccise a Mosul, in Iraq, la scorsa settimana. La donna, Selma Giargis, aveva riportato ferite non gravi nell’assalto compiuto da una banda armata di giovani che aveva fatto irruzione nella sua casa. Un gesto di inaudita violenza costato la vita alle due figlie. Dopo qualche giorno il quadro clinico di Selma si è aggravato probabilmente anche perché le medicine scarseggiano nell’ospedale di Mosul. La situazione dei cristiani, scrive Asianews, resta drammatica, a ottobre sono stati uccisi 16 fedeli e 2 mila famiglie avevano lasciato Mosul alla ricerca di un rifugio più sicuro.(B.C.)

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    Preghiere e affetto per le suore italiane rapite in Kenya

    ◊   C’è silenzio intorno alla vicenda di suor Rinuccia Giraudo e suor Maria Teresa Olivero, rapite quasi due settimane fa in Kenya e probabilmente trasferite in Somalia. “Non si sa ancora nulla, solo che stanno bene” si legge sul settimanale cattolico di Cuneo “La Guida”. Nessuna pista – riferisce il Sir - viene esclusa, si teme che siano ostaggio di gruppi del fondamentalismo islamico o di predoni, anche se da subito padre Pino Isoardi - responsabile del Movimento contemplativo missionario “Charles de Foucauld”, al quale appartengono le due religiose - ha affermato che “è più verosimile che questa vicenda abbia a che fare con questioni legate ai conflitti fra tribù e con l’esercito”. Intanto su suggerimento del governo kenyano e per motivi di sicurezza, le missionarie della comunità di Mandera, tra Kenya e Somalia, hanno lasciato la loro sede per raggiungere le altre consorelle a Nairobi. Intanto nella stessa cittadina, nei giorni scorsi, si sono susseguite veglie di preghiera per coltivare la speranza di una rapida liberazione delle due suore. (B.C.)

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    In Spagna si celebra domenica la Giornata dei senza tetto

    ◊   “Non avere una casa significa molto di più che stare senza un tetto”. E’ lo slogan per la Giornata dei senza tetto 2008 che si celebra domenica in Spagna. Organizzata dalla Caritas locale e da due grandi associazioni che operano con i senza fissa dimora, la giornata ha lo scopo di sensibilizzare sul “profondo valore umanizzante della casa come spazio di crescita e di autonomia personale insostituibile per tutti i cittadini, valore del quale non possono godere le persone che vivono per strada”. L’iniziativa – riferisce l’agenzia Sir – intende anche promuovere “politiche pubbliche e atteggiamenti di accoglienza di tutta la società e di ogni cittadino affinché i diritti sociali che ogni essere umano ha, trovino il loro alveo giuridico, sociale, personale e comunitario nella creazione o ricostruzione dell’avere casa”. Secondo dati diffusi dalle tre organizzazioni, l’82,7% delle persone senza dimora sono maschi, l’età media è di circa 38 anni e le entrate si aggirano sui 302 euro al mese. Un terzo delle persone senza tetto non bevono e non hanno mai consumato droghe, la metà di essi cerca lavoro, il 51,8% sono spagnoli ed il 48,2% stranieri.(B.C.)

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    Studio alternativo sulla sanità pubblica nel mondo

    ◊   “Global Health Watch 2” (Secondo esame della salute globale) è il titolo di un libro, uscito in contemporanea in 15 Paesi, sulla situazione della salute nel mondo che si pone come una pubblicazione alternativa agli studi delle Nazioni Unite. Secondo gli autori, riferisce Asianews, le carenze sanitarie nei Paesi poveri sono ancora troppo spesso collegate a problemi locali, invece che considerate come conseguenza di scelte politiche ed economiche connesse a un modello di globalizzazione che contribuisce a “creare una profonda spaccatura tra una minoranza di fortunati e gli altri”. Nel libro viene presa in esame la sanità pubblica in Sri Lanka – teatro dell’endemico conflitto tra Tigri Tamil e esercito regolare - dove la spesa sanitaria è pari al 4,1% del Prodotto Interno Lordo che corrisponde a 70 euro annui pro capite. C’è anche una penuria di personale specializzato, con meno di un dentista ogni 10mila abitanti.(B.C.)

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    Appello in occasione della Giornata mondiale dell'infanzia

    ◊   In occasione della Giornata mondiale dell'infanzia, nel 19.mo anniversario della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza approvata il 20 novembre 1989 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, numerosi premi Nobel per la Pace hanno inviato ieri una lettera ai capi di Stato e di governo del mondo per chiedere, attraverso Save the Children, maggiori garanzie nel campo dell’istruzione per milioni di bambini e ridurre in questo modo l’impatto delle guerre sui minori. “I conflitti armati e le guerre sono causati dagli adulti - sostengono i Nobel - ma ogni adulto è stato un tempo un bambino, cresciuto e sviluppatosi sulla base delle esperienze ed insegnamenti ricevuti nel corso della sua vita. Alla base vi è sicuramente l’istruzione. Quello che i bambini imparano a scuola influenzerà la loro vita e la loro visione del mondo e degli altri”. Secondo Save the Children è fondamentale garantire ai minori il diritto all’istruzione, fonte di “importanti alternative alla confusione e insicurezza generate dalle guerre” e l’accesso a “informazioni utili e a un’autonomia di pensiero in grado di produrre cambiamenti pacifici”. Nell’ambito della giornata – riporta la Misna - sono emersi anche i temi del loro accesso all'istruzione in situazioni difficili e le sofferenze dei minori all'interno del fenomeno migratorio, in proposito Claudio Tesauro, presidente della sezione italiana di Save the Children, ha affermato che l’immigrazione coinvolge sempre più minori e non può essere più affrontato in Italia con “un approccio di tipo emergenziale”. Serve il coordinamento tra i soggetti istituzionali che sono a vario titolo incaricati dell'accoglienza dei minori a livello nazionale e a livello locale. (B.C.)

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    L'Unesco presenta il rapporto sull'Istruzione nel mondo

    ◊   Sarà presentato il prossimo 25 novembre a Ginevra, in occasione dell’apertura della Conferenza mondiale sull’educazione, il rapporto 2009 sull’istruzione nel mondo, curato dall’Unesco, dal titolo: “Vincere la disuguaglianza: l’importanza della governance”. Come riporta l’agenzia Sir, nel documento si evidenziano profonde differenze nell’istruzione che "condannano milioni di bambini nel mondo a prospettive limitate se non alla povertà”. “Vi è il forte rischio che gli aiuti internazionali all’istruzione – si legge ancora - facciano le spese dell’attuale crisi finanziaria”. Pubblicato ogni anno dal 2002, il rapporto è elaborato da un’équipe indipendente di esperti con l’obiettivo di fare il punto sui progressi compiuti verso il raggiungimento del traguardo “Istruzione per tutti” entro il 2015.(B.C.)

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    Si allarga il fronte favorevole alla moratoria della pena di morte

    ◊   In sede Onu è stato approvato ieri il rinnovo della moratoria universale della pena di morte con 104 voti favorevoli, 48 contrari e 31 astensioni. Si tratta di un incremento importante rispetto allo scorso anno quando i “sì” furono 99 e i “no” 52. La nuova risoluzione – rende noto la Misna – deve essere ratificata all’inizio di dicembre, anche se è un documento non vincolante, in esso si ribadisce che l’applicazione della pena capitale “attenta alla dignità umana” e nello stesso tempo si chiede agli Stati che prevedono la condanna capitale di “istituire una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena di morte”. Per la Comunità di Sant’Egidio “è il segnale di un cambiamento nella sensibilità del mondo, che riafferma che il rifiuto della pena di morte e la battaglia per una giustizia senza vendetta e che sa sempre rispettare la vita umana, sta diventando uno standard sotto il quale il mondo intende non scendere”. (B.C.)

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    Aperta la Settimana sociale di Francia su "Le religioni: minaccia o speranza per le società?"

    ◊   “Potremmo chiederci se le società siano minaccia o speranza per le nostre religioni”. Capovolgendo la domanda che forma il titolo della 83ª Settimana Sociale di Francia, “Le religioni minaccia o speranza per le nostre società?”, apertasi questa mattina a Lione, il card. Philippe Barbarin ha subito messo in evidenza “la vastità e la profondità del tema” che impegnerà per tre giorni i circa 4 mila partecipanti. L’arcivescovo di Lione, - riporta l'agenzia Sir - rifacendosi alla domanda posta nel suo saluto, ha ricordato che “una cultura che punta a rimuovere l’esperienza della fede dalla vita pubblica non costruisce e non esprime una laicità moderna, una laicità che nel dialogo tra società e religioni trova la ragione del proprio essere al servizio della democrazia, della pace e della giustizia”. Sulla stessa linea il rappresentante dell’islam, Azzedine Gaci, che ha posto in evidenza le comuni radici delle tre religioni monoteiste affermando che “lo sguardo di Dio si posa su ogni essere umano e questo sguardo è per tutti espressione di misericordia”. In una prospettiva di dialogo tra religioni e società, ha concluso il rabbino Richard Wertenschlag, occorre “riscoprire il sentiero di Isaia come il comune percorso che l’umanità è chiamata anche oggi a percorrere perché la speranza vinca ogni tipo di minaccia”. Alla Settimana sono presenti partecipanti da tutta la Francia ma anche da diversi Paesi europei, tra cui molti dell’Est, come Slovacchia, Russia, Ucraina, Ungheria, Bulgaria, Croazia. (R.P.)

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    Bosnia-Erzegovina: inaugurato il nuovo centro giovanile di Žepče

    ◊   L’opera salesiana di Žepče, in Bosnia ed Erzegovina ha inaugurato, martedì scorso, le nuove strutture del Centro giovanile “Don Bosco”. La presenza salesiana di Žepče, che comprende anche un liceo ed una scuola tecnico professionale, è uno dei pochi luoghi di aggregazione giovanile della regione ove possono essere svolte attività sportive e culturali permettendo ai ragazzi, di diverse culture, di vivere insieme la quotidianità e la formazione scolastica e umana. La convivenza e lo sviluppo fra le diverse etnie sono essenziali per una cittadina rurale come Žepče a prevalenza croato-bosniaca e musulmana. L’esperienza salesiana di Žepče si propone come esempio per la giovane nazione caratterizzata da una coesistenza precaria e difficile fra le diverse culture e etnie. I giovani della Bosnia ed Erzegovina, per la grande maggioranza disoccupati e senza una chiara prospettiva di futuro, si trovano a fare i conti anche con la forte recessione economica. La Bosnia ed Erzegovina è una delle nazioni più povere tra quelle nate dopo la disgregazione dell’ex-Jugoslavia. Il centro di Žepče è stato realizzato grazie al contributo della Cooperazione Italiana, della Regione Lombardia e della Conferenza Episcopale Italiana. All’inaugurazione erano presenti don Ivan Marijanović, Ispettore dei salesiani della Croazia, don Josip Krpić, direttore dell’opera di Žepče, Tommaso Andria, Incaricato d’Affari dell’Ambasciata d’Italia a Sarajevo, Stefania Fantuz della “Gender & Youth Advisor dell’UTL” di Sarajevo, Gianluca Antonelli, Direttore Generale del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo. (A.M.)

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    Italia: i Carabinieri festeggiano la Virgo Fidelis, patrona dell’Arma

    ◊   Giornata di celebrazioni per i Carabinieri che oggi ricordano la Virgo Fidelis, patrona dell'Arma. Venne istituita nel 1949 da Pio XII nella festa liturgica della presentazione di Maria Vergine al tempio. Una data che è anche l’anniversario della battaglia di Culqualber, avvenuta nel 1941 in Africa, nella quale un intero battaglione di Carabinieri si sacrificò nella difesa di quel caposaldo. Nella Messa celebrata stamattina nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, mons. Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia, ha definito i carabinieri “custodi della vita” in una società “che chiama la vita un inferno e la morte una liberazione”. “La cosa più grave del nostro tempo – ha detto il presule – è impedire all'uno di prendersi cura dell'altro, ostacolando addirittura l'esercizio di quella bontà innata che è il riflesso della volontà di Dio”. “Bisogna sostenere sempre la vita, che comprende anche il dolore - ha aggiunto mons. Pelvi – se prendiamo a scusa la sofferenza per eliminare la vita e le responsabilità, allora permettiamo la vittoria del male sull'uomo e sulla sua libertà”. Con la Virgo Fidelis, oggi l'Arma celebra anche la "Giornata dell'Orfano", istituita nel 1996, occasione di vicinanza alle famiglie dei colleghi caduti mediante la consegna di onorificenze, borse di studio e premi ai figli dei carabinieri morti. (B.C.)

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    I cappellani delle carceri discutono la situazione degli stranieri detenuti

    ◊   Gli stranieri in carcere: problema o risorsa? È stato questo il tema del Consiglio Pastorale Nazionale dei Cappellani delle Carceri, conclusosi oggi a Roma, che ha visto confrontarsi religiosi e rappresentanti istituzionali sul delicato tema del mutamento della popolazione carceraria registrato negli ultimi anni. La presenza degli stranieri dietro le sbarre, infatti, ha raggiunto il 37% rispetto al 29% del passato. Su un totale di 56671 detenuti, gli stranieri sono ben 21138. Provengono da 154 Paesi e la maggior parte di loro non è di religione cattolica: ci sono ortodossi, protestanti, ebrei e soprattutto musulmani. “Questa realtà pone a noi cappellani cattolici vari problemi sul senso e sul modo di svolgere la nostra pastorale” ha detto l’Ispettore generale dei Cappellani, mons. Giorgio Caniato. “Il primo è se ci consideriamo sacerdoti evangelizzatori e non assistenti sociali anche nei confronti dei detenuti di altre religioni. Il secondo è se il nostro rapporto con gli stranieri si riduce solo all’assistenza o se possiamo fare, se lo vogliono, un discorso più profondo, toccando valori e scelte valide che cambiano la vita” ha evidenziato mons. Caniato, ponendo al tempo stesso nuove questioni: “Come comportarsi nel campo specifico della loro religione e nel rapporto con la religione cristiana? Quali difficoltà ci pongono l’aumento delle presenze ed il loro turnover?”. Non è la prima volta che i cappellani affrontano il tema della presenza degli stranieri negli istituti di pena: lo hanno fatto nel 2001 con una loro inchiesta e nel 2004 con il Convegno sugli Stranieri organizzato dalla Facoltà di Sociologia della Pontificia Università di San Tommaso, l’Angelicum. “Il taglio che abbiamo dato in passato è stato meramente culturale, sociale, assistenziale e politico” ha ripreso mons. Caniato. “L’approccio di questi giorni è stato religioso. Ci siamo chiesti se esercitiamo il nostro ministero di evangelizzazione comunque, nei confronti dei detenuti, sia quando trattiamo con loro, che con la loro religiosità”. Da qui l’impostazione che il Consiglio Pastorale ha deciso di dare a questa tre giorni: ascolto della Parola di Dio, ascolto del pensiero della Chiesa con l’intervento del sottosegretario del Pontificio Consiglio della Promozione dell’Unità dei Cristiani, mons. Eleuterio Francesco Fortino, l’incontro con i vertici della Polizia Penitenziaria, lo studio delle realtà degli istituti minorili e il confronto con il direttore dell’Ufficio Studi e Ricerche del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, Giuseppe Capoccia. Ha concluso i lavori il nuovo Capo del Dipartimento, Franco Ionta. (A cura di Davide Dionisi)

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    Il valore spirituale dei pellegrinaggi al Forum sul turismo religioso

    ◊   “Il pellegrinaggio trasforma la rete delle strade consolari romane da vie di guerra in strade di crescita spirituale e di carità”: lo ha sottolineato mons. Pasquale Jacobone, del Pontificio consiglio della cultura, al seminario su “L'arte cristiana sulle antiche vie del pellegrinaggio” organizzato dall'Ufficio nazionale Cei per la Pastorale del turismo, in occasione di “Aurea 2008”, la Borsa del turismo religioso in corso presso la Fiera di Foggia, fino a domani. “Sulle strade dell'espansione militare di Roma – ha proseguito mons. Jacobone ripreso dall'agenzia Sir – gli apostoli diffondono una logica completamente opposta e il pellegrinaggio cambia il territorio e la cultura”. Infatti “su queste strade si sviluppa una creatività che non si trova in altri luoghi, non solo a livello religioso con l'architettura delle chiese, la pittura e la scultura sacre”, ma anche a livello civile “con la nascita di ospedali, ricoveri, pievi, ponti, città”. Di più: “Lungo l'asse che collegava i principali luoghi di pellegrinaggio, Gerusalemme, Roma e Santiago di Compostella, si è sviluppata una rete fittissima di comunicazioni che ha creato l'attuale Europa”. Oggi occorre fare attenzione a “non trascurare la valenza religiosa e spirituale del pellegrinaggio limitandosi solo agli aspetti artistici o ambientalistici”. “La stessa creatività può appartenere anche al nostro tempo purché si conservi la spinta ideale che l'ha originata”. (R.P.)

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    Una reliquia di Santa Teresina nello spazio

    ◊   Per 14 giorni una reliquia di Santa Teresina ha percorso oltre 9 milioni di km nello spazio ad una velocità pari a 27 mila km orari. Il frammento è stato donato dalle Carmelitane Scalze di New Caney, negli Stati Uniti, all'astronauta Ron Garan che si trovava a bordo della navicella Discovery nel viaggio compiuto dal 31 maggio al 14 giugno. Garan, come riporta Zenit, aveva contattato le suore per chiedere preghiere in vista della sua missione spaziale e nello stesso tempo si era offerto per portare con sé qualsiasi oggetto sacro che le religiose avessero voluto affidargli. Un’occasione che le carmelitane hanno subito colto in ricordo delle parole della Santa che più volte aveva espresso la volontà di percorrere la terra e predicare in nome di Gesù ma soprattutto di “annunciare il Vangelo nelle cinque parti del mondo, e fino alle isole più lontane”.(B.C.)

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    Assaporare la Sacra Scrittura: l’invito dell’arcivescovo di Barcellona

    ◊   In vista della solennità di Cristo Re, che si celebra domenica prossima, il cardinale Lluís Martínez Sistach, arcivescovo di Barcellona, ha invitato i fedeli a rileggere le Sacre Scritture. Facendo riferimento al Sinodo dei vescovi svoltosi in ottobre in Vaticano, ha ricordato come “l'avvenimento centrale della storia della salvezza è per i cristiani l'incarnazione della Parola, cioè la persona di Gesù Cristo”. Il porporato - riferisce Zenit - ha ribadito inoltre l’importanza di una “lettura assaporata, meditata, contemplata e pregata di tutta la Bibbia come la Parola che Cristo ci dice oggi”. “Il Concilio Vaticano II - ha ricordato l’arcivescovo - sottolinea che la Chiesa ha sempre venerato le Sacre Scritture così come il Corpo del Signore. Per questo – ha aggiunto - soprattutto nella Sacra Liturgia, non smette di mai di prendere il pane della vita, di nutrirsi di esso e distribuirlo ai fedeli, sia il pane della Parola di Dio che il Corpo di Cristo”. Si tratta “della chiamata alla doppia tavola della Chiesa, nella quale, unendo la lettura della Parola di Dio e l'Eucaristia, sembra ancora più chiara questa lettura di tutta la Bibbia a partire dalla persona di Gesù Cristo”. Il cardinale Martínez Sistach ha infine invitato i fedeli ad un maggiore impegno nell’essere “servitori della Parola” e a “imparare il bene supremo che è conoscere Gesù Cristo, attraverso la lettura frequente delle Sacre Scritture”. Una lettura che deve però essere accompagnata dalla preghiera perché avvenga il dialogo tra Dio e l'uomo. (B.C.)

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    A Macerata due convegni su padre Matteo Ricci e il cristianesimo in Cina

    ◊   Due convegni per ricordare padre Matteo Ricci. Inseriti nell’ambito delle iniziative per il IV centenario dalla morte del missionario in terra cinese e promossi dalla diocesi di Macerata-Tolentino–Recanati–Cingoli–Treia, in collaborazione con l’Università di Macerata, i due appuntamenti si terranno a Macerata domani e il 28 novembre. Nel primo incontro, oltre a essere presentato “Padre Matteo Ricci nell’archivio dei gesuiti”, si discuterà del “processo di canonizzazione del Servo di Dio padre Matteo Ricci”. Il 28, invece, l’attenzione sarà sulla “Chiesa cattolica in Cina dal 1949 al 1966” e sul “Cattolicesimo in Cina: problemi e prospettive”. A parlare su quest’ultimo argomento è stato chiamato Ren Yanli, docente all’Accademia cinese delle scienze sociali di Pechino. Secondo mons. Sandro Corradini, promotore generale della fede presso la Congregazione per le cause dei santi, per capire “l’eccezionalità” del missionario è “fondamentale riscoprire l’eredità culturale lasciata nei suoi scritti e in particolare nell’epistolario”. Corradini ricorda all'agenzia Sir che “da vari decenni si è tentato di avviare un processo e la diocesi di Macerata ha contribuito ad offrire delle prove”, pur riconoscendo che “il cammino di canonizzazione si presenta molto arduo”. (R.P.)

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    Le “Scholae Cantorum” di tutta Italia domani alla Basilica di San Paolo

    ◊   E’ all’insegna dell’Anno Paolino il convegno nazionale delle Scholae Cantorum d’Italia. Saranno infatti quasi cinquemila i cantori che domani confluiranno nella Basilica papale di San Paolo fuori le Mura. Al centro dell’evento, promosso dall’Associazione italiana Santa Cecilia nel giorno della memoria liturgica della sua patrona, ci sarà una solenne concelebrazione eucaristica animata da numerose corali e presieduta dall’arciprete della Basilica, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. Seguirà un concerto di canto sacro, con l’esecuzione – in prima assoluta – dell’Oratorio Vita mea (sul tema paolino “Cristo è la mia vita”) per solisti, coro e orchestra del compositore don Valentino Donella. Maestro della storica Cappella Musicale della Basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo, don Donella è ideatore e direttore delle Abendmusiken (musiche della sera) che si tengono da 28 anni a Verona, musicologo e direttore da dodici anni della rivista “Bollettino Ceciliano” di Roma. Per l’esecuzione del suo Oratorio, dedicata a Benedetto XVI, saranno impegnati il soprano Loredana Putzolu, il baritono Andrea Zaupa, la Cappella Musicale di Santa Maria Maggiore di Bergamo, il coro “Lorenzo Perosi” di Verona e l’orchestra delle Abendmusiken diretta dal maestro Paolo De Zen, noto anche come compositore e docente. Nell’elegante programma del concerto, il presidente dell’Associazione Italiana Santa Cecilia, mons. Tarcisio Cola, parla del “significato della vita illuminata dalla speranza e in cammino verso la Resurrezione” insito nell’Oratorio di don Donella. (A cura di Graziano Motta)

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    L’arcidiocesi di Cagliari in lutto per la morte di don Marcello Melis

    ◊   Grande commozione ha suscitato la scomparsa di don Marcello Melis, sacerdote della parrocchia di Sant'Elena in Quartu. Aveva solo 38 anni e si è spento il 9 novembre scorso per un male che lo aveva colpito solo tre mesi prima. Durante la visita del Papa a Cagliari, don Marcello aveva partecipato alla Messa al santuario di Bonaria a pochi metri dall’altare. “E’ un dono di Dio essere qui oggi – aveva detto il sacerdote in quell'occasione - non è una mia scelta. Avrei potuto avere altre difficoltà e invece, ringraziando il cielo, il Signore ha voluto che ci fossi”. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuove sanzioni Onu contro la pirateria in Somalia

    ◊   Pirateria e combattimenti sul terreno sono le due emergenze somale discusse dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che ieri ha stabilito nuove sanzioni contro quanti sono considerati un ostacolo per il raggiungimento della pace nel Paese. La situazione di estrema instabilità preoccupa anche i Paesi che si affacciano sul Mar Rosso che, riuniti ieri al Cairo, hanno rivolto un appello alla comunità internazionale affinché accresca gli sforzi volti a ripristinare la sicurezza. Oggi intanto, a Mogadiscio, la polizia somala ha ucciso almeno undici ribelli islamici che avevano attaccato la casa del commissario distrettuale. In queste ore è poi iniziato il ritiro delle truppe etiopi, intervenute contro le corti islamiche, che si concluderà entro i primi mesi del 2009. Il calendario era stato concordato in ottobre dal governo di transizione somalo e l'opposizione. Sulle possibili ripercussioni sul terreno, Giada Aquilino ha intervistato Angelo Masetti, portavoce del Forum Italia-Somalia:

    R. – Quando questo ritiro avverrà, le ripercussioni sul terreno saranno probabilmente drammatiche per la popolazione intera della Somalia. Se, nel frattempo, le Nazioni Unite o le organizzazioni comunque internazionali non avranno approntato una presenza efficace di truppe di interposizione e di “peacekeeping”, di “peace enforcing” che servano a riportare una condizione vivibile sul territorio somalo.

     
    D. – Ecco, le truppe dell’Etiopia sono presenti in Somalia dal 2006; di fatto i combattimenti non sono terminati, nonostante i diversi “cessate il fuoco”. Quali conseguenze ci sono per la popolazione civile?

     
    R. – La popolazione civile è in condizioni sempre più drammatiche; la situazione di instabilità è crescente, anche a causa della recrudescenza degli interventi armati realizzati dalle cosiddette “corti islamiche” e dai gruppi più oltranzisti denominati “Al-Shabab”. La popolazione è in condizione di sempre maggiore disagio: mancano i viveri, poi c’è una carenza totale di sicurezza, in quanto la popolazione civile è quella che fa le spese dei frequenti scontri fra gli estremisti e le truppe governative ed etiopiche che purtroppo non riescono a mantenere il controllo del territorio.

     
    D. – L’anarchia politica, gli atti di pirateria contro cui l’ONU ha imposto sanzioni, l’emergenza umanitaria; che Paese è oggi la Somalia?

     
    R. – Oggi è un paese ancora più disperato di quello che poteva essere un paio di anni fa. Il problema vero è che dovrebbero essere i somali a decidere, ma i somali non potranno mai arrivare ad una decisione condivisa se non ci sarà un sostegno strutturato da parte della Comunità Internazionale e soprattutto da parte delle Nazioni Unite.

     
    Stati Uniti governo
    Il presidente eletto degli Sati Uniti Barak Barack Obama, ha telefonato al presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, per fare il punto sulle sfide future che attendono Stati Uniti e Unione Europea, a partire dai cambiamenti climatici. Obama ha quindi invitato Barroso a recarsi a Washington una volta che si sarà insediato alla Casa Bianca e Barroso ha ricambiato l'invito a Bruxelles. Intanto, continua a prendere forma la squadra di governo di Obama. Secondo indiscrezioni riprese dalla Cnn, Hillary Clinton, avrebbe accetto la nomina a segretario di Stato, che verrà annunciata ufficialmente dopo giovedì prossimo, il Thanksgiving, la Festa del Giorno del Ringraziamento. Intanto, ieri, è stato assegnato un'altro posto chiave dell’esecutivo: il Dipartimento per la sicurezza interna, creato dopo l’11 settembre, dove andrà l'italo-americana, Janet Napolitano, attuale governatrice dello Stato dell’Arizona.

    Nicaragua
    Il partito sandinista ha conquistato la larga maggioranza dei consigli municipali del Nicaragua, inclusa la capitale Managua, in cui si e' votato lo scorso 9 novembre. Secondo i dati diffusi dalla commissione elettorale, il partito della sinistra è risultato vincitore in 105 delle 146 sezioni del Paese, mentre il Partito liberal-costituzionale ne ha vinti 37 e 4 sono andati a partiti minori. Migliaia di sostenitori del partito sandinista, riuniti all'esterno degli uffici della Commissione elettorale, hanno accolto con grandi festeggiamenti la proclamazione ufficiale dei risultati, contestati nei giorni scorsi dall'opposizione che denunciava brogli. La disputa elettorale, nelle scorse settimane, aveva fatto alzare notevolmente il livello della tensione tra i sandinisti e l’opposizione, portando a diverse manifestazioni contrapposte delle due fazioni.

    Pakistan
    Attentato In Pakistan, nella città nordoccidentale di Dera Ismail Khan, capoluogo del Bajaur. Un kamikaze si è fatto esplodere fra i partecipanti ad un funerale di un membro della comunità sciita. Al momento, il bilancio parla di almeno 12 morti e di 40 feriti. Solo ieri sera la città era stata scossa da un altro attentato all'uscita di una moschea sciita, che ha lasciato sul terreno quattro vittime tra cui un anziano capo tribù, noto per la sua ostilità nei confronti della guerriglia integralista. La regione di Dera è considerata una roccaforte di Al Qaeda e dei talebani infiltrati dalla vicina frontiera con l’Afghanistan.

    Iraq
    Ennesima giornata di violenze in Iraq. Tre persone sono state uccise e altre 19, tra cui tre poliziotti, sono state ferite stamani dall'esplosione di due ordigni in due zone diverse di Baghdad. Nella capitale irachena sono inoltre scesi in piazza migliaia di persone per manifestare contro l’accordo sulla sicurezza siglato tra il governo e gli Stati Uniti, che prevede il ritiro completo delle truppe Usa entro la fine del 2011. Ieri, il presidente iracheno Talabani ha assicurato un maggiore impegno in favore della sicurezza della comunità cristiana, proponendo aperture anche sul fronte della rappresentatività politica nei consigli provinciali. Auspicio espresso nel colloquio a Baghdad con il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, raggiunto telefonicamente da Luca Collodi per un commento sulla situazione dei cristiani nel Paese del Golfo:

    R. – I componenti della comunità cristiana tendono a lasciare il Paese. Questo sta creando una percezione, fortunatamente ben chiara nel governo e anche nel presidente della Repubblica irachena, circa l’interesse strategico, culturale, religioso, ed anche politico che i cristiani restino e che quindi siano protetti.

     
    D. – Ministro Frattini, ma il governo iracheno ha la consapevolezza dell’importanza della comunità cristiana per l’Iraq?

     
    R. – Credo che questa consapevolezza ci sia ed in ogni caso il mio messaggio è stato chiaro: l’Italia fa tanto e farà ancor di più per l’Iraq, ma la nostra attenzione alla comunità cristiana sarà sempre più forte. Questo gli iracheni lo percepiscono chiaramente.

     
    D. – Le violenze sono il problema, forse, di maggior rilievo. Il governo si è impegnato a seguire attentamente questa situazione?

     
    R. – Registro le parole di grande impegno del primo ministro dell’Iraq, il quale mi ha detto che la protezione dei cristiani è da parte loro un dovere e non una concessione. Sono parole molto impegnative.

     
    D. – La presenza dei cristiani all’interno della vita civile della democrazia irachena. Su questo punto, che cosa possiamo dire?

     
    R. – Io posso dire che ho ricevuto dei dati. Il governo neo costituito dell’Iraq, che sta affrontando una fase importante di transizione, ha portato all’inclusione di due ministri cristiani e di due vice ministri cristiani, quindi, una percentuale significativa per il dato politico. Tra l’altro, uno di questi ministri è il ministro assai importante dell’Industria dell’Iraq. Poi, per le amministrazioni locali, posso dire che ho registrato una volontà del presidente Talabani di intervenire sulla legge che garantisce la rappresentatività dei cristiani nelle amministrazioni locali, nel senso di raddoppiare la presenza minima e, addirittura, forse, fare di più: dare a tutte le amministrazioni locali una rappresentatività dei cristiani superiore a quella che c’è nella legge che sta entrando in vigore.

     
    Sbarchi - Lampedusa
    Malgrado il peggioramento delle condizioni meteo, è ripreso in modo massiccio il flusso di immigrati verso Lampedusa. Sono complessivamente 369 i migranti approdati sull’isola nelle ultime ore. Tre gli sbarchi, tra la notte scorsa e questa mattina, mentre gli uomini della Capitaneria di Porto di Palermo stanno valutando altre segnalazioni. Il centro di prima accoglienza è di nuovo al limite della capienza con oltre 1200 presenze e per oggi non sono previsti trasferimenti.

    Francia
    In Francia dovrebbero conoscersi oggi i risultati delle primarie con le quali i militanti del partito socialista sceglieranno il prossimo primo segretario in sostituzione di François Holland. In lizza restano due donne: la candidata alle presidenziali del 2007, Ségolène Royal, e l’attuale sindaco di Lille, Martin Aubry. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 326

     
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