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Sommario del 20/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • I monasteri indicano al mondo l'essenziale: cercare Cristo e nulla anteporre al suo amore: così il Papa alla Congregazione per la vita consacrata
  • Altre udienze e nomine
  • Lunedì prossimo, la Beatificazione a Nagasaki di 188 martiri giapponesi. Intervista con il cardinale Saraiva Martins
  • Nel mondo è più facile trovare armi che cibo: la denuncia di mons. Migliore all'ONU
  • Congresso di Bangkok: la solidarietà della Chiesa ai migranti dell'Asia
  • Il cardinale Cordes: i beni materiali nella Chiesa devono servire la causa dell'evangelizzazione
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il commento di mons. Paglia alla decisione dell'Assemblea rabbinica di sospendere la Giornata per il dialogo tra ebrei e cattolici
  • Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia
  • Convegno a Roma sui Padri della Chiesa, maestri di pensiero da riscoprire nella cultura contemporanea
  • Chiesa e Società

  • India: si temono nuovi attacchi contro i cristiani
  • Manifestazione degli estremisti indù a Natale in Orissa
  • Studenti cattolici in piazza contro la violenza in Assam
  • L'India acclama un film cattolico diretto e prodotto da due sacerdoti salesiani
  • A Liverpool un seminario sull’immigrazione promosso dai vescovi europei e africani
  • La Croce Rossa delle Filippine denuncia: oltre 46 mila sfollati nella guerra in corso a Mindanao
  • Filippine: i vescovi decidono di incontrare i promotori della legge sulla salute riproduttiva
  • Parte domani la Carovana per la pace a Mindanao
  • Colombia: il vescovo di Tumaco minacciato di morte
  • I vescovi del Nicaragua lanciano l’allarme per una ripresa della violenza
  • La Chiesa dell'America Latina celebra la Giornata per l'infanzia
  • Iraq: mons. Warduni invita a promuovere i pellegrinaggi dove c'è la guerra
  • Il rabbino Sacks al Parlamento Ue chiede un’alleanza per la libertà e i diritti umani
  • I vescovi olandesi giudicano positivamente le misure del governo per la famiglia
  • Sfruttare le risorse del sottosuolo africano. Se ne discute in un vertice in Costa d’Avorio
  • A causa del maltempo straripano i fiumi in Etiopia e Somalia
  • Kenya: migliaia di giovani attesi a Nairobi per il Pellegrinaggio della Comunità di Taizé
  • Incontro dei giovani di Taizé a Bruxelles: appello per l'accoglienza nelle famiglie
  • In programma numerose iniziative di evangelizzazione nella diocesi cinese di Tian Jin
  • Regno Unito: nuovo sussidio didattico per avvicinare i più giovani alle persone disabili
  • Si celebra a Palermo la “Giornata mondiale della filosofia”
  • Un abete natalizio dalla Carinzia collocato nel piazzale della Basilica di San Paolo fuori le Mura
  • Il cardinale Bagnasco inaugura a Roma l'Anno accademico dell’Università Europea
  • Concluso a Sassone di Ciampino il seminario dedicato ai diaconi permanenti
  • Da domani a Roma un convegno internazionale sull’insegnamento della teologia morale
  • Iniziata a Gerusalemme la raccolta delle olive dell'orto del Getsemani
  • Oltre duemila santini raccolti in un catalogo internazionale

  • 24 Ore nel Mondo

  • Minacce di Al Qaeda al presidente eletto degli Usa Obama
  • Il Papa e la Santa Sede



    I monasteri indicano al mondo l'essenziale: cercare Cristo e nulla anteporre al suo amore: così il Papa alla Congregazione per la vita consacrata

    ◊   I monasteri sono oasi spirituali che indicano al mondo ciò che è essenziale: “cercare Cristo e nulla anteporre al suo amore”. E’ quanto ha affermato stamani il Papa ricevendo i partecipanti alla plenaria della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, che quest’anno celebra i suoi cento anni di attività. Il servizio di Sergio Centofanti.
     
    La plenaria del dicastero ha affrontato quest’anno un tema “particolarmente caro” al Papa: il monachesimo. Il Pontefice ha evidenziato l’importanza della vita monastica nella storia, sottolineando quale sia il suo scopo:
     
    “cercare Dio e cercarlo attraverso Gesù Cristo che lo ha rivelato (cfr Gv 1,18), cercarlo fissando lo sguardo sulle realtà invisibili che sono eterne (cfr 2 Cor 4,18), nell’attesa della manifestazione gloriosa del Salvatore (cfr Tt 2,13)”.
     
    I monasteri diventano così oasi spirituali che indicano all’umanità il primato assoluto di Dio nell’adorazione continua della “misteriosa ma reale presenza divina nel mondo” e nella comunione fraterna vissuta secondo “il comandamento nuovo dell’amore e del servizio reciproco, preparando così la finale manifestazione dei figli di Dio”:

     
    “Quando i monaci vivono il Vangelo in modo radicale, quando coloro che sono dediti alla vita integralmente contemplativa coltivano in profondità l’unione sponsale con Cristo … il monachesimo può costituire per tutte le forme di vita religiosa e di consacrazione una memoria di ciò che è essenziale e ha il primato in ogni vita battesimale: cercare Cristo e nulla anteporre al suo amore”.

    “La via additata da Dio per questa ricerca e per questo amore – ha proseguito il Papa - è la sua stessa Parola, che nei libri delle Sacre Scritture si offre” con abbondanza alla riflessione degli uomini. E’ a partire dall’ascolto orante di questa Parola che nei monasteri si eleva silenziosamente una preghiera che diventa testimonianza per quanti vengono accolti come fossero Cristo stesso in questi luoghi di pace ma che è per il bene di tutta l’umanità:

     
    “Invochiamo Maria, la Madre del Signore, la ‘donna dell’ascolto’, che nulla antepose all’amore del Figlio di Dio da lei nato, perché aiuti le comunità di vita consacrata e specialmente quelle monastiche ed essere fedeli alla loro vocazione e missione. Possano i monasteri essere sempre più oasi di vita ascetica, dove si avverte il fascino dell’unione sponsale con Cristo e dove la scelta dell’Assoluto di Dio è avvolta da un costante clima di silenzio e di contemplazione”.

     
    Sul discorso rivolto dal Papa ai partecipanti alla plenaria ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, il commento del ministro generale dei Frati Minori, padre José Rodriguez Carballo:

    R. – Vorrei soltanto sottolineare che nelle parole del Santo Padre appare sempre un grande amore per la vita consacrata e per la vita monastica. Il Santo Padre, oltre a quello che dice, trasmette questo amore e questa fiducia nella presenza e nella testimonianza della vita consacrata e questo per noi consacrati è molto importante e di questo veramente ringraziamo il Santo Padre.

     
    D. – Cosa vuol dire, oggi, essere monaci in un tempo così complesso come il nostro?

     
    R. – Il Santo Padre, proprio nel discorso di oggi, ha centrato la vocazione monastica nel cercare Dio, e questo penso sia la grande vocazione ed il segno, direi profetico, della vita monastica nel mondo di oggi. In un tempo in cui sembra che Dio ormai non esista, o almeno in un tempo in cui tanti si comportano come se Dio non esistesse, il monaco ci ricorda non soltanto l’esistenza di Dio, ma ci ricorda che Dio deve essere al centro della vita e che Dio fa sì che una persona possa realizzarsi pienamente.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; il cardinale Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo di Toledo.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo di Zacapa y Santo Cristo de Esquípulas (Guatemala) mons. Rosolino Bianchetti Boffelli, del clero della diocesi di Quiché, finora vicario generale e parroco della parrocchia di "San Antonio Ilotenango". Mons. Rosolino Bianchetti Boffelli è nato a Camisano (provincia di Cremona e diocesi di Crema, Italia), il 25 febbraio 1945. Ha seguito la sua formazione sacerdotale nel seminario di Crema, diocesi per la quale il 28 giugno 1974 è stato ordinato sacerdote. Poco tempo dopo, è partito come sacerdote "fidei donum" per lavorare in Venezuela. In un processo di riorganizzazione dei sacerdoti di Crema in missione, è stato trasferito alla diocesi di Escuintla (Guatemala). Nel 1983 si è offerto per collaborare nella diocesi di Quiché, la quale era rimasta con un solo sacerdote. Nel 1987 si è incardinato in tale diocesi, ove ha svolto gli incarichi di parroco, membro del Consiglio presbiterale e del Consiglio dei consultori. Dal 2005 è vicario generale e parroco della parrocchia di "San Antonio Ilotenango".

    Il Papa ha nominato ordinario militare per l’Ungheria mons. László Bíró, trasferendolo dall’ufficio di vescovo ausiliare di Kalocsa-Kecskemét e dalla sede titolare di Castra di Galba. Mons. László Bíró è nato il 31 ottobre 1950 a Szekszárd (diocesi di Pécs). Ha compiuto gli studi ginnasiali presso i Benedettini di Györ e ha frequentato i corsi di Filosofia e di Teologia nel Seminario di Györ. È stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1974 incardinandosi a Pécs. In questa diocesi ha ricoperto l’ufficio di vicario cooperatore, di segretario dell’ordinario di Pécs e viceparroco della Cattedrale. Nel 1989 è stato nominato parroco della Cattedrale di Pécs. Il 18 aprile 1994 è stato eletto vescovo ausiliare di Kalocsa-Kecskemét e gli è stata assegnata la sede titolare di Castra di Galba. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 21 maggio successivo. Attualmente ricopre l’ufficio di rettore del Seminario centrale e in seno alla Conferenza episcopale Ungherese è responsabile della pastorale per la famiglia.

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    Lunedì prossimo, la Beatificazione a Nagasaki di 188 martiri giapponesi. Intervista con il cardinale Saraiva Martins

    ◊   “Questi 188 martiri non sono dei militanti politici, non hanno lottato contro un regime che impediva la libertà religiosa: sono stati uomini e donne di una fede profonda e autentica”, che “donano a tutti noi un’esperienza su cui riflettere”, Con queste parole i vescovi giapponesi hanno salutato l’imminente Beatificazione di Peter Kibe e 187 compagni, martiri in Giappone tra il 1603 e il 1639, che lunedì prossimo verranno elevati agli onori degli altari in una solenne cerimonia a Nagasaki. A rappresentare il Papa, e a pronunciare la formula del rito, sarà il prefetto emerito della Congregazione per le Cause dei Santi, il cardinale José Saraiva Martins, al quale Roberto Piermarini ha chiesto quale messaggio lasciano alla Chiesa universale, e a quella giapponese in particolare, i 188 martiri giapponesi:

    R. - Innanzitutto, lasciano un messaggio molto ricco, molto attuale e molto importante. Il primo messaggio è rivolto ai giovani, ai laici. E’ interessante sottolineare il fatto che i nuovi Beati saranno 188 e, di questi, almeno 183 sono laici. Soltanto cinque sono sacerdoti missionari: quattro gesuiti ed un agostiniano. Quindi, il loro è un messaggio molto forte per i laici di oggi. Noi sappiamo che Giovanni Paolo II ha insistito molte volte sul ruolo e sull’importanza che hanno i laici nella Chiesa. E ha detto molto bene, seguendo il Concilio, che la santità non è soltanto per i preti e per le suore, ma anche per i laici, per tutta la Chiesa. C’è una vocazione verso la santità. Quindi, un capitolo del messaggio dei martiri giapponesi che saranno beatificati il prossimo 24 novembre è proprio questo: ricordare ai laici che anche loro sono chiamati alla santità e a testimoniare in maniera forte ed efficace l’unica cosa importante, la più importante nella Chiesa, che è la santità, come diceva Giovanni Paolo II. Questi martiri che saranno beatificati sono dei testimoni massimi della fede che tutti noi professiamo. Il martirio è la testimonianza più forte: preferire di dare la vita piuttosto che rinunciare alla propria fede. Questo presuppone che questa fede, per cui hanno dato la vita, sia stata vissuta in profondità, nella quotidianità della loro vita. Quindi, è un capitolo molto importante del messaggio dei martiri giapponesi che saranno beatificati. C’è poi un altro capitolo, rivolto alle famiglie cristiane. E’ interessante ricordare che, tra questi martiri giapponesi, ci sono intere famiglie. Il loro, dunque, è un messaggio per la famiglia di oggi in particolare, non soltanto per i laici in generale. Noi sappiamo quale sia lo stato della famiglia oggi: è in crisi. I valori della famiglia, purtroppo, stanno sbiadendo sempre di più, molte volte fino a scomparire. Ebbene, questa famiglia martire ci ricorda che come famiglia, come gruppo, è tenuta a testimoniare la fede, a viverla in profondità, genitori e figli. Una testimonianza non individuale, personale, ma collegiale, comunitaria di tutta la famiglia, che è poi la Chiesa domestica.

     
    D. - Perché, eminenza, furono perseguitati e martirizzati?

     
    R. - Non certamente per motivi politici o economici, perché sappiamo bene che in nel periodo in cui furono martirizzati c’erano anche portoghesi, spagnoli, in poche parole occidentali che andavano in Estremo Oriente anche per attività economiche, e quindi c’era una chiusura verso l’Occidente, verso la cultura occidentale, che coinvolgeva anche la religione cattolica. Qualcuno poteva essere tentato di interpretare questo martirio dei cristiani di allora in chiave politica: i giapponesi del tempo erano contro gli occidentali, ed essendo la religione cattolica portata in Giappone dagli occidentali ciò spiegherebbe questo atteggiamento contrario ai cristiani, fino al martirio. Ma è un’interpretazione che non corrisponde a verità. Questi martiri hanno dato la loro vita per la fede: questa è la ragione vera e questo appare molto chiaro dagli studi storici che sono stati fatti. Non si è trattato di qualcosa di ordine profano - civile, economico, amministrativo - ma di ordine puramente religioso: si trattava della fede. E' molto interessante notare, a conferma di quello che sto dicendo, che esisteva un odio contro i cristiani perché si temeva che si diffondessero in quelle terre dell'Estremo Oriente. E c’era una vera persecuzione, forte, violentissima contro i cristiani, e la prova di questo sta nel fatto che a chi denunciava i cristiani veniva promessa una ricompensa in soldi. Per esempio, la denuncia di un sacerdote era ricompensata con dieci monete, quella di un religioso non sacerdote con cinque monete, la denuncia di un laico cristiano era ricompensata con tre monete. Quindi, appare molto chiaro il motivo per cui sono morti. Poi, un altro fatto da rilevare è che gli assassini di questi cristiani reclamizzavano l'evento della loro morte - che avveniva per decapitazione o per crocifissione o per combustione, quando erano ancora vivi - e facevano molta pubblicità perché potessero assistere alla morte dei cristiani un gran numero di persone. Perché? Per dire loro: “Guardate, che se voi vi fate cristiani, o se voi non rinunciate alla vostra fede cristiana, farete la stessa fine”. Naturalmente, questo ha avuto un effetto che forse loro non si aspettavano. Dando pubblicità a quegli eventi, alla morte dei cristiani, sono rimasti molti testimoni, molte testimonianze, preziosissime da un punto di vista storico. E a questo non hanno pensato certamente coloro che hanno promosso questa pubblicità. Comunque una cosa è sicura, sicurissima storicamente, è che l’unico motivo per il quale sono stati uccisi quei 188 cristiani è stata la fede, alla quale non hanno voluto rinunciare nemmeno a costo della loro vita.

     
    D. - Eminenza, lei vede una correlazione tra la persecuzione dei cristiani del 1600, periodo nel quale vissero i martiri giapponesi, e quelle attuali in molti Paesi dell’Asia, come l’India, l’Indonesia, l’Iraq?

     
    R. - Sì, certamente c’è un rapporto ecclesiale molto profondo in questo senso: la Chiesa cattolica, la Chiesa di Cristo, è la Chiesa dei martiri, lo è stata sempre. La Chiesa, nei suoi oltre duemila anni di storia, non ha deposto mai la tunica rossa del martirio. La Chiesa che Cristo ha pensato, ha voluto, ha istituito, per continuare la sua missione dopo la sua ascensione in cielo, non è soltanto la Chiesa dell’"andate ed insegnate", la Chiesa missionaria. Non è soltanto la Chiesa eucaristica, fondata sull’eucaristia, sul “Fate questo in memoria di me”. E' anche la Chiesa dei martiri. “Se hanno perseguitato me - ha detto Gesù - perseguiteranno anche voi”. Ecco, perché tutte le persecuzioni lungo la storia della Chiesa - sia quelle primitive, sia quelle susseguitesi attraverso i secoli fino ad oggi - sono sempre un riflesso della Parola di Cristo e sono ancora una prova che veramente la Chiesa è la Chiesa dei martiri, ed è il sangue dei martiri che dà fecondità alla Chiesa, che ne feconda il ministero. Non dobbiamo illuderci: la Chiesa dell’"andate e annunciate", la Chiesa missionaria, è anche la Chiesa del sangue: è la suprema testimonianza che ha dato Cristo per primo e che deve riflettersi poi in tutti i membri del corpo di Cristo. Allora, ci vuole nei cristiani una disponibilità permanente a dare la propria vita per difendere, se necessario, la propria fede. E’ quello che è capitato sempre ed è quello che sta capitando nei casi cui lei si riferiva.

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    Nel mondo è più facile trovare armi che cibo: la denuncia di mons. Migliore all'ONU

    ◊   Le drammatiche conseguenze del traffico illecito di armi a livello mondiale chiamano la comunità internazionale a raddoppiare l’impegno per creare nuovi meccanismi di controllo. Sono parole dell'arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU. E’ intervenuto ieri al dibattito a New York sul mantenimento della pace e della sicurezza anche attraverso la riduzione degli armamenti. Il servizio di Fausta Speranza:

    “La mancanza di normative e azioni concrete per ridurre la mole di armi a livello mondiale ha creato un mondo in cui è più facile ottenere armi piuttosto che cibo, rifugio e scolarizzazione”. E’ dura la denuncia di mons. Migliore: riconosce che la recente adozione, nell’ultima Assemblea generale dell’ONU, della Risoluzione intitolata ‘Verso un trattato sul traffico di armi’ rappresenta un passo in avanti ma chiede che l’impegno venga raddoppiato. Sottolinea che la stessa facile disponibilità di armi rappresenta la prima ragione per cui “tensioni locali sfociano subito in conflitti o per cui i conflitti durano a lungo”. L'osservatore permanente della Santa Sede ricorda la denuncia in sede di Assemblea generale di un delegato africano: per ogni africano ci sono sette proiettili illegali e tre armi pronti. Anche mons. Migliore parla di cifre: se si spendesse anche solo una parte del miliardo e trecento milioni che si spendono in armi per promuovere la crescita sociale, economica e spirituale dei popoli, non solo daremmo vita a un mondo migliore e più sicuro ma riusciremmo anche a promuovere un nuovo rispetto per la vita e tra le persone. E il presule dà voce alle centinaia di migliaia di persone che nella Repubblica Democratica del Congo invocano giustizia, pace, sicurezza e possibilità semplicemente di vivere con dignità sul proprio territorio. In generale, il rappresentante vaticano ricorda che per ottenere migliori condizioni di sicurezza bisogna perseguire obiettivi di sviluppo, sicurezza e rispetto dei diritti umani. C’è bisogno – afferma mons. Migliore – di grandi sforzi, di volontà politica, di trasparenza, di flessibilità e apertura. Cominciando dal fatto che gli Stati dovrebbero rispettare gli accordi che hanno già sottoscritto e ratificato.

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    Congresso di Bangkok: la solidarietà della Chiesa ai migranti dell'Asia

    ◊   Sviluppare un dialogo a tre livelli - con gli immigrati, con i poveri e con le varie culture e religioni - per “una migliore cura pastorale per i migranti e i rifugiati in Asia, all’alba del terzo millennio”. E proprio questi sono stati il titolo e lo scopo del primo Congresso asiatico di pastorale dei migranti, svoltosi di recente a Bangkok su iniziativa del competente dicastero pontificio, rappresentato in Thailandia dal presidente e dal segretario, il cardinale Renato Raffaele Martino e l’arcivescovo Agostino Marchetto. Sui contenuti del documento finale del Congresso, il servizio di Alessandro De Carolis:

    Le rotte degli immigrati sono percorse ogni anno da 200 milioni di persone: gente che va in cerca di lavoro, giovani che aspirano a una migliore qualità dello studio, disperati in fuga da violenze di vario genere. Impossibile, per la Chiesa, non considerare questa massa umana “una nuova area profetica” cui riservare nuove attenzioni, tra solidarietà e pastorale. E’ questa l’idea e la base d’impegno sottoscritta nel documento conclusivo dai partecipanti al primo Congresso asiatico di pastorale per i migranti e gli itineranti. Dalla Cina all’India, dalle Filippine al Myanmar agli Emirati Arabi, i vescovi e gli esperti presenti a Bangkok, sede del Congresso, si sono trovati d’accordo nell’affrontare la questione migratoria all’interno di un “triplo dialogo”: con “i migranti e i rifugiati; con quanti sono poveri ed emarginati nelle società asiatiche; con il ricco mosaico di culture, lingue e le antiche tradizioni religiose dell'Asia”.

     
    Tuttavia, poiché - si constata del documento - l’Asia è “una delle regioni del mondo più esposte alle conseguenze umane degradanti dei movimenti migratori”, ci sono almeno cinque elementi di preoccupazione da valutare e affrontare, a partire dalla “difesa dell'unità e del benessere familiare, alla promozione di alternative alle migrazioni forzate, agli aspetti positivi e negativi delle migrazioni a scopo di lavoro, alla gestione degli impatti di sviluppo delle migrazioni”, per finire con il dramma della “lotta al traffico degli esseri umani e la difesa delle vittime”. In questo caso, si osserva, l’azione di contrasto deve considerare la drammatica deriva delle “nuove schiavitù” che coinvolgono “milioni di migranti e rifugiati” e le loro famiglie”: bambini-soldato, vittime della prostituzione, gente costretta ai lavori forzati. Per arginare l’impatto di questo quadro di abusi, dovrebbero essere implementati, si ribadisce, “regimi di protezione relativi alla difesa dei diritti dei sopravvissuti al traffico mediante servizi che spaziano dall'assistenza psico-sociale all'aiuto legale e alla reintegrazione, soprattutto se le vittime collaborano per identificare i trafficanti”.

     
    Da parte sua, la Chiesa - si legge nel testo - ha il dovere di “aprire coraggiosamente nuove vie per un cammino di speranza per quanti soffrono e sono disperati” e il fatto che i migranti siano “continuamente sfidati e messi in situazioni di rischio aumenta “il ruolo e la responsabilità della Chiesa di promuovere una cultura dell'accoglienza”. Inoltre, si legge ancora, la Chiesa stessa deve favorire la traduzione delle esperienze dei migranti in “una visione teologica”, da incarnare in “nuove risposte nei campi della specifica cura pastorale”. Come sempre, secondo il magistero vaticano sul tema, si insiste sul rapporto tra Chiesa d'origine e Chiesa di destinazione degli immigrati così come si sollecita la predisposizione di un ministero familiare per i migranti in entrambe le Chiese, in modo da “poter fornire una risposta efficace” ai bisogni di chi ha scelto o è stato costretto a integrarsi in un altro Paese.

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    Il cardinale Cordes: i beni materiali nella Chiesa devono servire la causa dell'evangelizzazione

    ◊   E’ da poco rientrato a Roma dagli Stati Uniti, il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, il dicastero vaticano incaricato di promuovere l’impegno caritativo della Chiesa. Il porporato ha incontrato i vescovi statunitensi riuniti a Baltimora per la loro Assemblea plenaria, ha tenuto due conferenze sugli elementi teologici della prima enciclica di Benedetto XVI Deus caritas est ed ha avuto un incontro con una cinquantina di vescovi sul tema della carità negli Stati Uniti. Al microfono di Roberto Piermarini, il cardinale Cordes ha spiegato qual è stato lo scopo della sua visita:

    R. - Questa iniziativa è nata perché l’enciclica del Papa Deus caritas est ha rappresentato una forte implicazione per i vescovi in tutto l’ambito caritativo. Ho voluto sottolineare questo aspetto e richiamare i vescovi alla loro responsabilità. A volte, i vescovi hanno l’impressione che le opere caritative possano camminare da sole. Ma c’è un pericolo: che le varie opere, e gli organismi che le sostengono, si allontanino sempre di più dalla missione ecclesiale. Accade che arrivino tanti aiuti da benefattori esterni alla Chiesa, l’amministrazione sia incentrata su una determinata funzionalità e così si finisca per dimenticare che il Signore ha fatto i beni anche per proclamare il Vangelo: ecco perché la missione caritativa della Chiesa è legata anche alla missione ecclesiale che vuole proclamare il Vangelo. I vescovi devono quindi recuperare la loro responsabilità nei riguardi dell’evangelizzazione, della quale l’aiuto caritativo è una parte.

     
    D. - In base a quello che lei ha visto in occasione di questo viaggio, quali sono le nuove sfide che le strutture caritative cattoliche devono affrontare negli Stati Uniti?

     
    R. - C’è sempre la tentazione del secolarismo. La Caritas dei vescovi americani per l’estero, che si chiama “Catholic Relief Services - CRS” ha un badget preventivo annuo di circa 500 milioni di dollari e due terzi di questo importo vengono dallo Stato. Significa che lo Stato chiede un bilancio preciso: chiede ricevute, chiede un lavoro amministrativo e quindi, necessariamente, questa agenzia si occupa molto di tali aspetti. Ad esempio, per il controllo serve la collaborazione di funzionari esperti e così, alla lunga, si manifesta una tendenza a separarsi dalla missione ecclesiale. Questo stesso secolarismo che ho rilevato negli Stati Uniti vale anche per i Paesi dell’Europa. Per esempio, in Germania la Caritas ha 500 mila impiegati, pagati dalla Caritas stessa. E questo manifesta un orientamento nuovo riguardo alla funzionalità, agli effetti sociali, e non necessariamente implica un interesse per la fede. La Deus Caritas est è molto, molto importante perché sottolinea che la missione della Chiesa ha sempre due facce: quella della proclamazione della Parola di Dio e quella di fare del bene, cioè sperimentare che Dio ama il suo popolo.

     
    D. - Eminenza, quali Paesi sta aiutando sul piano caritativo il suo dicastero Cor Unum?

     
    R. - Quando si verificano catastrofi naturali o ci sono specifiche difficoltà, il Santo Padre ci spinge a dare un segno della sua misericordia, della sua sensibilità nei riguardi di quella tale situazione. Negli ultimi tempi, siamo intervenuti spesso: c’è stato il terremoto in Pakistan, abbiamo aiutato anche dopo l’uragano che ha colpito Cuba e Haiti inviando denaro ai vescovi. Recentemente, abbiamo ricevuto richieste d’aiuto dal vescovo di Bukavu a causa della guerra in corso nella Repubblica Democratica del Congo. Tutti hanno bisogno di un aiuto concreto, materiale, e noi lo inviamo a nome del Papa. Abbiamo dato un aiuto - e questa è stato un fatto nuovo - anche ai terremotati della Cina continentale: si sa che le relazioni con la Chiesa non sono molto facili, ma l’aiuto del Papa per i terremotati è stato bene accolto.

     
    D. - La crisi finanziaria, che in questi ultimi mesi ha colpito il mondo, ha coinvolto anche gli aiuti di Cor Unum? Avete avuto maggiori richieste?

     
    R. - No, ancora no. Ma anche noi abbiamo risentito di questa crisi, perché non abbiamo “liquidi” come avevamo prima. Adesso, anche noi dobbiamo riflettere di più su come reperire i fondi e siamo riconoscenti a tutti i benefattori che ci danno un po’ d’aiuto, anche materiale.

     
    D. - Lei come presidente di Cor Unum ha intrapreso diversi viaggi in varie parti del mondo: India, Polonia, Francia, Stati Uniti, Filippine. Che bilancio può fare di questi viaggi?

     
    R. - Un aspetto importante è sempre stato quello dell’incontro con i vescovi. L’enciclica Deus caritas est sottolinea molto la responsabilità del vescovo stesso e dice chiaramente che la carità è un’opera ecclesiale. Non è una filantropia, non è l’operato della Croce Rossa: è un’opera ecclesiale. La teologia ci dice: “Il vescovo è responsabile della proclamazione della Parola, della materia della liturgia, cioè della celebrazione del Signore, ma è responsabile anche della diaconia”. I vescovi hanno tante cose da fare, e quando vado in visita nelle varie parti del mondo e riflettiamo sul testo dell’enciclica tento di spingere affinché sia realizzato quello che il Papa ha scritto nell’enciclica: che non si può delegare completamente l’opera caritativa ad altri. Certamente, il vescovo deve farsi aiutare; ma deve sempre ricordare che è lui la persona decisiva per quanto riguarda l’opera caritativa.

     
    D. - Cor Unum ha lanciato una nuova iniziativa: gli esercizi spirituali per i responsabili delle associazioni caritative in varie parti del mondo. Qual è lo spirito di questa proposta?

     
    R. - Incontrando i vescovi anche qui a Roma, quando vengono per la loro visita ad Limina - perché quando vengono in gruppo passano anche da noi, soprattutto quelli dei Paesi poveri - abbiamo visto che si interessano maggiormente alla seconda parte dell’enciclica, in cui si parla degli aspetti pratici. Ma non a caso, il Papa ha scritto tutta una prima parte sulla questione di Dio, sottolineando molto che la questione di Dio è oggi la più importante. Ci siamo quindi chiesti: cosa possiamo fare per i collaboratori della Caritas, per mettere in rilievo questa prima parte dell’enciclica? E così, abbiamo invitato a Guadajara, in Messico, i presidenti e direttori - sono in parte vescovi, in parte preti, in parte laici - delle Caritas del Nord e Sud America. Abbiamo mandato 2.000 inviti e abbiamo ricevuto circa 500 adesioni tra presidenti e direttori di Caritas. E padre Raniero Cantalamessa è stato così gentile da predicare loro un ritiro di quasi una settimana. La risonanza è stata molto, molto positiva. Abbiamo raccolto tante e bellissime testimonianze di coloro che hanno partecipato, che ci hanno detto: “Finalmente c’è qualcuno che ci offre questa occasione! In genere, da noi ci si aspetta soltanto la nostra attività, mentre questa volta ci si è interessati di suggerirci come va fatta la carità: ciò significa che la nostra fede è stata intensificata e noi siamo stati messi a confronto con il Vangelo”. La risonanza è stata tanto positiva da indurci a pensare di ripetere l'esperienza anche in Asia: l’anno prossimo, a luglio, invitando a Taiwan tutti i presidenti e direttori della Caritas di Asia.

     
    D. - Eminenza, lei rappresenta il Papa per quanto riguarda la carità in diverse parti del mondo. Che cosa rappresenta per il Pontificato di Benedetto XVI l’aspetto caritativo?

     
    R. - Non a caso, il Papa ha scelto come prima enciclica, questa sulla carità: non è un caso. A me sembra che, prima di tutto, oggi ci sia una grande sensibilità nei riguardi del comandamento di amare il prossimo, una grande sensibilità in tutto il mondo. Oggi, nessuno può dire: non mi interessa il sofferente, non mi interessa chi vive in miseria. E la cosa esercita anche un certo fascino, perché anche i grandi della cultura, della politica, si vantano di fare molte belle cose in favore dei poveri e degli emarginati. A me sembra quindi che il Papa abbia voluto raccogliere questa sensibilità, che è una cosa bellissima, per lanciare un messaggio che dice: se tu ami il tuo prossimo, lo ami perché sei amato da Dio. Per dare una trasparenza a questa sensibilità umanistica, che troviamo ovunque, perché tutto questo è possibile grazie al messaggio che ha portato Gesù Cristo, che Dio ci ama. E di conseguenza, comunicare una dimensione di fede in questo umanesimo, in questa filantropia.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La preghiera nel mezzo delle persecuzioni: in prima pagina, nella Giornata delle Claustrali, la testimonianza dall'India di madre Alosious, clarissa.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la crisi finanziaria: Wall Street ai minini da cinque anni; incidono negativamente le ultime previsioni della Federal Reserve e l'emergenza nel settore automobilistico.

    Repubblica Democratica del Congo: dopo il parziale ritiro delle milizie ribelli l'Onu pronta ad aprire corridoi umanitari nel Nord Kivu.

    Le arche vaticane del sapere sotto la guida dei fratelli Mercati: in cultura, un estratto dalla relazione di Paolo Vian al convegno, a Bergamo, sul tema "Angelo Roncalli-Giovanni XXIII. L'ora che il mondo sta attraversando".

    Stralci dagli interventi dei cardinali Tarcisio Bertone e Giovanni Lajolo, e di Paolo Matthiae in occasione della presentazione del libro di Lorenzo Nigro "Gerusalemme e la Palestina. Uno sguardo tra Bibbia e archeologia", un itinerario in Terra Santa attraverso le fotografie del biblista monsignor Salvatore Garofalo che per un quarantennio collaborò anche a "L'Osservatore Romano".

    Un articolo di Tullio Aebischer dal titolo "Il gesuita che inventò l'astrofisica": padre Angelo Secchi e il primo meridiano d'Italia.

    Nell'informazione religiosa, in occasione della Giornata pro orantibus, che si celebra domani, intervista all'arcivescovo Gianfranco Agostino Gardin, segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.

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    Oggi in Primo Piano



    Il commento di mons. Paglia alla decisione dell'Assemblea rabbinica di sospendere la Giornata per il dialogo tra ebrei e cattolici

    ◊   La Giornata per il dialogo tra ebrei e cattolici, in programma il prossimo 17 gennaio, è stata sospesa e al suo posto verrà celebrata la Giornata dell’ebraismo. Lo ha annunciato il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, Giuseppe Laras. La decisione – ha spiegato il rabbino – è motivata dalla questione della preghiera per gli ebrei nella Liturgia del Venerdì Santo, modificata da Benedetto XVI in seguito alle obiezioni sollevate dopo la pubblicazione del Motu proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007. Nella nuova formulazione si invoca Dio perché “illumini” i cuori degli ebrei, “perché riconoscano Gesù Cristo Salvatore di tutti gli uomini”. Commenta la decisione di sospendere la Giornata del dialogo mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia e presidente della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana. L'intervista è di Amedeo Lomonaco:

    R. – Ovviamente ha addolorato questa decisione presa dall’Assemblea dei rabbini e che Laras poi ha comunicato. In verità, è da alcuni mesi che io sono in contatto con Laras proprio per questo problema, per le questioni sorte dopo l’Oremus del Venerdì Santo, nella formula del Messale di San Pio V. Quelle parole che il rabbino Laras, tra l’altro, ricorda nella sua nota invocazione “Dio illumini i loro cuori, affinché riconoscano Gesù Cristo, Salvatore di tutti gli uomini”, questa affermazione è un’invocazione che mette nelle mani del Signore il come e il quando, in prospettiva escatologica, questo possa avvenire. E in questo senso a mio avviso la questione è più che risolta. Posso comprendere le perplessità: questa decisione è dolorosa, ma neppure la enfatizzerei più di tanto. Il rabbino, infatti, nella nota ovviamente si augura che il cammino del dialogo riprenda e continui.

     
    D. – La decisione di sospendere la Giornata del dialogo è anche un’ulteriore occasione di riflessione...

     
    R. – Certo. La decisione di sospendere quella giornata è un segno, perché si prenda occasione per approfondire di più. Ed è questo anche il motivo per cui noi ovviamente continueremo a celebrare anche quest’anno la Giornata di riflessione ebraico-cristiana il 17 gennaio. Si tratta di una giornata che quest’anno è un po’ ferita, ma è una ferita che ci auguriamo aiuti ad approfondire meglio l’indispensabile raccordo e rapporto tra cristiani ed ebrei.

     
    D. – Quali parole intende rivolgere al rabbino Giuseppe Laras e all’Assemblea rabbinica italiana per chiedere di rivalutare, se possibile, la decisione di sospendere quest’anno la Giornata di riflessione ebraico-cattolica?

     
    R. – Persistono purtroppo ancora preoccupanti focolai di antisemitismo e questo chiede un’attenta vigilanza: non solo non dobbiamo allentare i nostri rapporti, ma stringerli ancora di più per combattere in radice ogni seme che possa favorire tali atteggiamenti. In questo senso, vorrei dire loro: “Cari amici ebrei, non possiamo perderci dietro a questi problemi. C’è un fronte che deve continuare a vederci molto stretti, molto uniti per combattere la comune battaglia contro qualsiasi forma di antisemitismo e soprattutto per allargare quel comune patrimonio teologico-morale per aver portato al mondo intero il monoteismo. Parlare di Dio, parlare della legge morale, parlare di comportamenti santi e parlare anche di una tensione escatologica verso la pienezza della manifestazione di Dio, credo sia un compito assolutamente prioritario e straordinario.

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    Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia

    ◊   Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia promossa dalle Nazioni Unite e dai suoi enti specializzati. La ricorrenza punta a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla necessità di tutelare i minori da abusi, violenze e forme di discriminazione. In Italia, in occasione di questa ricorrenza viene istituita la figura del garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza. Sull’impegno della società a tutela dell’infanzia Stefano Leszczynski ha intervistato il direttore generale di Unicef – Italia, Roberto Salvan:

    R. – Questa giornata, ovviamente, guarda ai diritti dei bambini e degli adolescenti in Italia e ai diritti dei bambini e adolescenti nelle aree più povere del nostro pianeta, perché l’Unicef ha questa responsabilità: parlare dei diritti dei bambini laddove sono negati o parlare delle buone pratiche, per dire al mondo della politica e dell’associazionismo cosa fare per far crescere delle nuove generazioni che abbiano piena consapevolezza dei propri diritti.

     
    D. – Per quanto riguarda i Paesi in via di sviluppo, quali sono i punti che mette in evidenza l’Unicef?

     
    R. – In particolare, sono quelle zone dove ci sono conflitti. Quindi, ricordo quello che sta accadendo in Congo, dove la popolazione infantile e adolescenziale, soprattutto, è sconvolta da continue fughe dai propri villaggi. Ci sono delle situazioni ormai dimenticate, come può essere il Darfur e tutto il Corno d’Africa, dove ancora una volta i bambini pagano il prezzo più alto, anche dal punto di vista alimentare, perché il costo, che è salito alle stelle, dei cereali ha messo in ginocchio molte comunità africane che non riescono ad avere accesso al cibo e dipendono direttamente dall’aiuto internazionale. Ma si fa fatica, perché i Paesi donatori ora stanno affrontando una crisi finanziaria ed economica enorme e noi temiamo che poi alla fine la cooperazione internazionale venga ridimensionata, per cui siano poi i Paesi del sud del mondo a pagare ulteriormente il costo di certe emergenze.

     
    D. – E’ immaginabile insomma che la crisi spinga sempre più verso la manodopera a basso costo. Questa per la maggior parte, purtroppo, è costituita da bambini. E’ un’aspettativa alla quale ci si prepara a far fronte?

     
    R. – La crisi economica verrà certamente pagata dalle classi e dalle famiglie delle classi più povere e da questo punto di vista i governi nazionali devono porre maggiore attenzione e portare risorse per fare in modo che poi il prezzo ulteriore in termini di istruzione, in termini di salute, in termini di protezione, non lo paghino un’altra volta i bambini.

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    Convegno a Roma sui Padri della Chiesa, maestri di pensiero da riscoprire nella cultura contemporanea

    ◊   Dove ricercare le radici della cultura europea? Come leggere i Padri della Chiesa in tal senso? A queste e ad altre domande ha voluto offrire alcune risposte il convegno che si è svolto stamani all’Università La Sapienza di Roma, organizzato dalla stessa università insieme all’Istituto Patristico Augustinianum, alla Casa editrice Città Nuova e alla Nuova Biblioteca Agostiniana. Il servizio di Tiziana Campisi:

    Maestri di pensiero: i Padri della Chiesa sono ancora oggi fonti di conoscenza e di sapienza; lo sono in particolare per i cristiani, per avere spiegato nei loro scritti i dogmi della fede, ma sono anche figure aperte al dialogo con il mondo della cultura che spesso però li ignora. Come spiega la professoressa Emanuela Prinzivalli, docente del Dipartimento di Studi Storico-Religiosi dell’Università La Sapienza di Roma:

     
    R. – I Padri della Chiesa sono un patrimonio culturale dell’umanità intera. In autori come Origene e Agostino, l’intersezione fra filosofia e presupposto di fede, la capacità dialogica e di “retractatio” anche all’interno del loro pensiero, è tale che appunto fornisce per noi uno stimolo a fare altrettanto, ad assimilare a reinterpretare e rivivere.

     
    D. – Ma perché i Padri della Chiesa sono poco noti al grande pubblico?

     
    R. – A mio parere, perché innanzitutto una componente culturale italiana poco conosce quello che è il testo base dei Padri della Chiesa, cioè la Bibbia; non conoscere la Scrittura, come dire, impedisce anche una comprensione di questi autori.

     
    D. – Come si potrebbe superare questo problema?

     
    R. – Con dei programmi scolastici, far rientrare nel livello universitario, nella cultura scolastica queste parti, che invece sono erroneamente sentite come religione.

     
    D. – Invece, quanto è importante per un cristiano conoscere i Padri della Chiesa?

     
    R. – Per un cristiano è importante per avere un dialogo, per capire che cosa è patrimonio perenne di una cultura e anche di una fede; è importante perché, per un cristiano, può diventare il dialogo con amici che parlano di cose che attingono a ciò che più di profondo desidera l’essere umano.

     
    Tra le Case editrici che si sono proposte di divulgare il pensiero dei Padri della Chiesa figura Città Nuova. Giovanni Battista Dadda, direttore generale, ricorda com’è nata negli anni Settanta l’idea della collana patristica che oggi conta 200 pubblicazioni:

     
    R. – Era nata l’esigenza di rendere i Padri più alla portata di tutti, senza necessariamente avere il testo latino-greco a fronte, con tutte le annotazioni; portare la ricchezza patristica non negli scaffali ma nella vita pratica, di ogni giorno.

     
    Ma a quali obiettivi mira adesso Città Nuova con le sue nuove pubblicazioni sui Padri della Chiesa? Risponde il direttore editoriale Donato Falmi:

     
    R. – La letteratura patristica è, per così dire, sconfinata; però, perseguiamo almeno l’obiettivo di dare i testi più significativi. E insieme ai testi più significativi, anche i testi che affrontano tematiche significative, in genere legate alla teologia e alla vita della Chiesa, ma non solo; perché entrando nella vita concreta della loro gente, i Padri poi affrontano anche temi che riguardano la condizione dell’uomo, la vita sociale. Sono temi di sempre.

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    Chiesa e Società



    India: si temono nuovi attacchi contro i cristiani

    ◊   A tre mesi dall’inizio delle violenze anticristiane a Kandhamal, il governo dell’Orissa Naveen Patnaik ammette che “non è ancora tornata la calma” in almeno tre delle 12 zone dell’area a maggioranza tribale. Per molte settimane egli aveva detto che "tutto è sotto controllo". Il cambiamento di opinione coincide con una visita ufficiale di 3 ministri del governo centrale nella regione. “I quartieri di Raikia, G Udaygiri e Tikabali - riferisce l'agenzia AsiaNews - non sono ancora pacificati come dovrebbero”, afferma il governatore dell’Orissa. Le sue parole coincidono con quelle del ministro nazionale delle risorse agricole Sharad Pawar che parla di “tensioni” ancora esistenti, nonostante lo sforzo delle autorità per riportare la calma. Patnaik ribadisce inoltre la necessità di ripristinare l’armonia e agevolare il ritorno a casa dei profughi. I funzionari governativi denunciano il pericolo di una brusca interruzione delle attività economiche nel distretto, i cui terreni sono stati abbandonati dai proprietari per l’insicurezza generale e la paura di nuovi attacchi. Le attività agricole sono interrotte dalla fine di agosto a causa della fuga dei contadini nella foresta; la raccolta deve ancora cominciare e se la situazione non cambia nei prossimi giorni la gran parte dei prodotti andranno perduti. In occasione della visita dei tre ministri del governo centrale, i leader cristiani dell’Orissa hanno sottoscritto un memorandum nel quale sottolineano le priorità da affrontare. La delegazione, formata dal ministro dell’agricoltura Sharad Pawar, dal ministro per la giustizia sociale Meira Kumar e dal ministro per gli affari dei tribali P.R. Kyndiah, ha ricevuto un documento nel quale vescovi e attivisti per i diritti umani indicano alcuni punti da affrontare nel prossimo consiglio del ministri. I cristiani chiedono: che vengano posticipate le elezioni amministrative in alcune municipalità del distretto di Kandhamal; la fine delle violenze, fisiche e verbali, contro la comunità cristiana ; la condanna per il bando, chiesto dai fondamentalisti indù nel corso di una manifestazione, della festività natalizia. I cristiani chiedono di poter celebrare il Natale senza correre il rischio di subire nuove violenze o essere vittime di attacchi; garantire agli sfollati il ritorno a casa e alla normale attività lavorativa; la creazione di un comitato di pace in ogni quartiere, nel quale sia garantita una adeguata rappresentatività a ciascun gruppo religioso; l’apertura di uffici temporanei per facilitare il rilascio di documenti di identità; la fine delle conversioni forzate. Tra i firmatari della petizione consegnata agli esponenti governativi vi sono mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar, Swarupananda Patra, presidente del forum delle minoranze dell’Orissa, e Sajan K. George, presidente del Global Council of Indian Christians. (R.P.)

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    Manifestazione degli estremisti indù a Natale in Orissa

    ◊   E’ prevista per il 25 dicembre una manifestazione degli estremisti indù lungo le strade di Bhubaneswar, capitale dell’Orissa. Un’iniziativa, precisano gli organizzatori, nata per protestare contro l’inerzia del governo che non ha ancora arrestato i colpevoli dell’omicidio di un leader indù, avvenuta due mesi fa. L’assassinio aveva fatto scatenare le violenze contro la locale comunità cristiana considerata responsabile di quanto accaduto. “Siamo tranquilli che non accada nulla e per tale motivo i fedeli potranno partecipare regolarmente alle funzioni” è quanto ha detto all’Osservatore Romano don Matteo Kallarangatt dell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar che ha confermato gli appuntamenti della messa di mezzanotte del 24 dicembre e all’alba del 25. Lo stesso sacerdote ha evidenziato il miglioramento della situazione in Orissa dove “sono presenti soldati per proteggere la comunità da ulteriori attacchi”. Migliora anche la condizione dei profughi che si trovano nei campi allestiti dal governo per ospitare le famiglie fuggite dalle persecuzioni. “Nei mesi scorsi – ha detto don Matteo – tra i rifugiati erano state toccate le 22 mila unità mentre attualmente sono scesi a circa 12 mila”. (B.C.)

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    Studenti cattolici in piazza contro la violenza in Assam

    ◊   Invocare la pace e l’armonia sociale. Con questo intento migliaia di studenti cattolici di Guwahati, nello Stato indiano di Assam, travagliato da conflitti intestini e sconvolto da numerosi attacchi, hanno sfilato per le strade chiedendo a tutti i gruppi in lotta di deporre le armi e costruire una società dove trionfino la convivenza civile, il rispetto per l’altro, la pace. Mons. Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati, ha esortato – riporta l'agenzia Fides - i giovani a continuare nel loro impegno. Notevole la partecipazione della popolazione, profondamente colpita dalle bombe del 30 ottobre scorso contro i civili; in molti hanno acceso un lumino in casa o nei negozi per esprimere il proprio desiderio di pace, il rispetto per la vita umana, il rifiuto di ogni violenza. In un comunicato, gli studenti hanno condannato la violenza. “Non vogliamo la violenza – scrivono - e siamo contro il terrorismo”. (B.C.)

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    L'India acclama un film cattolico diretto e prodotto da due sacerdoti salesiani

    ◊   Un film realizzato da due sacerdoti cattolici ha ricevuto vere acclamazioni all'apertura di un famoso festival cinematografico dell'India. Il film, intitolato “Yarwng” (“Radici”), è stato scelto per aprire la selezione Indian Panorama, che rappresenterà il trampolino di lancio dell'International Film Festival of India di Goa, che inizierà sabato prossimo. Parlando all'associazione caritativa cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), il Vescovo Lumen Monteiro di Agartala, nel nord-est dell'India, ha sottolineato l'importanza della pellicola, che dura 95 minuti ed è girata nella lingua tribale Kokborok. Il film, scritto e diretto da padre Joseph Pulinathanath e prodotto da padre Joseph Kizhakechennadu, affronta temi come la giustizia e la pace nella diocesi del vescovo Monteiro nello Stato di Tripura. Basato su fatti reali, il film dei due sacerdoti, salesiani, racconta la storia delle comunità tribali sfollate dopo che un ampio territorio venne sommerso trent'anni fa dalla creazione della diga di Dumbur. “Vogliamo dare più potere alle persone che vivono ai margini”, ha detto il vescovo Monteiro ad ACS, come si legge in un comunicato ripreso dall'agenzia Zenit. Anche se il film è in fondo una storia d'amore, ha come sfondo lo sfollamento e mostra come la comunità sia stata colpita dai cambiamenti. La pellicola ha vinto una Menzione d'Onore da parte della giuria all'Asian Film Festival 2008 dell'ottobre scorso per il suo “commovente e sensibile ritratto” del viaggio di un popolo alla ricerca delle proprie radici. Anil Sarkar, il Ministro per l'Informazione, la Cultura e il Turismo del Governo marxista dello Stato di Tripura, ha lodato il film, affermando che “rafforzerà direttamente la cultura e il linguaggio dei popoli”. Il politico ha aggiunto che i missionari cristiani sono stati storicamente impegnati nella promozione della cultura e del linguaggio locale. Il successo del film ricorda l'importante ruolo della Chiesa nella società in un momento in cui i cristiani in India sono sotto assedio a causa di un'ondata di violenza che ha il suo centro nello Stato orientale dell'Orissa. (R.P.)

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    A Liverpool un seminario sull’immigrazione promosso dai vescovi europei e africani

    ◊   Al via ieri fino al 23 novembre a Liverpool, un seminario intitolato “L’immigrazione come nuovo spazio di evangelizzazione e di solidarietà”, promosso e voluto dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) e dal simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam-Sceam). L’obiettivo è di approfondire la comune responsabilità dei vescovi d’Europa e d’Africa per l’evangelizzazione e la promozione della cura pastorale dei migranti. Fin dalle prime battute, i presuli hanno voluto dare un’impronta profondamente spirituale a quest’incontro, aprendo i lavori con la celebrazione dei vespri nella grande cattedrale cattolica di Liverpool. Nella sua omelia il cardinale John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, in Nigeria, ha sottolineato il fatto che viviamo in un mondo in cui si svolgono innumerevoli incontri tra leaders mondiali sul tema dell’immigrazione. “Il nostro incontro qui a Liverpool - ha detto- potrebbe apparire come tanti altri, pieno di parole e privo di azioni, ma se noi siamo qui, con le nostre poche risorse - ha sottolineato - è perché crediamo profondamente che la Chiesa, sia in Europa che in Africa, ha un contributo valido e prezioso da dare”. E l’arcivescovo di Liverpool, Patrick Kelly, ha poi spiegato che la scelta della città ospite del seminario non è casuale, infatti, quest’anno è la capitale europea della cultura ed ha un legame antico con l’Africa per la sua posizione di porto strategico, sulla rotta della tratta degli schiavi, e tutta la costa occidentale dell’Inghilterra deve molta della sua prosperità a quest’orrendo traffico. “E’ arrivato il momento – ha esortato mons. Kelly - di stabilire una sorta di ‘commissione di verità e di riconciliazione’ e di riconoscere il grande debito che abbiamo nei confronti dell’Africa”. A partire da oggi si svolgeranno una serie di incontri sulle molte sfaccettature del fenomeno della migrazione, con particolare enfasi sulla cura pastorale dei rifugiati e degli immigranti economici. Sulle politiche d’immigrazione di vari Paesi europei e sulle nuove forme di schiavitù, i partecipanti sono anche invitati a visitare il museo nazionale della schiavitù di Liverpool e a pregare con la comunità del posto. (Da Liverpool: Linda Bordoni)

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    La Croce Rossa delle Filippine denuncia: oltre 46 mila sfollati nella guerra in corso a Mindanao

    ◊   Gli scontri delle ultime settimane a Mindanao, nel sud delle Filippine, hanno causato più di 46 mila sfollati. Lo afferma un rapporto della Croce rossa filippina (Pnrc) diffuso martedì scorso, in base al quale vi sono 46.350 persone – appartenenti ad oltre 11.700 nuclei familiari sparsi in nove province – che hanno dovuto abbandonare case e proprietà a causa della guerra fra l’esercito governativo e le truppe del Fronte islamico Moro (Milf). La Croce rossa - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha allestito 20 centri di accoglienza nelle zone di Cotabato, Lanao del Norte, Iligan City, General Santos City, Basilan, Sulu, Misamis Occidental, Sultan Kudarat e Bukidnon, al cui interno vengono forniti cibo e generi di prima necessità. A rendere più difficili gli interventi umanitari vi sono i continui scontri a fuoco fra i due fronti. Da Mindanao arrivano anche piccoli segnali di speranza; la Croce rossa ha avviato la ricostruzione di una parte delle case distrutte, 12 delle quali già completate nella municipalità di Kolambugan; a Kauswagan sono quasi pronti sette alloggi per sfollati sui 12 in programma. Fa ben sperare anche il primo vertice della Conferenza vescovi-ulema a Jolo – nella provincia di Sulu – in calendario in questi giorni, nonostante le ripetute minacce di sequestri lanciate da Abu Sayyaf, organizzazione terrorista legata ad al Qaeda. All’incontro vescovi-ulema partecipano 85 delegati ed è presieduto dall’arcivescovo di Davao, mons. Fernando Capalla, dal vescovo emerito mons. Hilario Gomez, e dal presidente della Lega filippina degli ulema Aleem Aboali Cali. Il vicario apostolico di Jolo Angelito Lampon, degli Oblati di Maria Immacolata, lo definisce “storico” perché “per la prima volta si tiene a Jolo” ed è un forte messaggio alla popolazione nella direzione della pace e della concordia fra i fedeli delle due religioni. (R.P.)

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    Filippine: i vescovi decidono di incontrare i promotori della legge sulla salute riproduttiva

    ◊   I vescovi filippini hanno deciso di incontrare i promotori della legge sulla salute riproduttiva (la RH Bill 5043), per dirimere le divergenze ancora aperte sul controverso provvedimento attualmente in discussione alla Camera dei Rappresentanti di Manila. Secondo quanto anticipato ai giornali da mons. Socrates Villegas, presidente della Commissione episcopale sulla catechesi e l’educazione cattolica, non si tratterà di un incontro collettivo, ma di incontri individuali. L’iniziativa è stata accolta positivamente dai patrocinatori della legge, anche se resta la consapevolezza che un accordo sarà difficile. In una dichiarazione diffusa nei giorni scorsi, la Conferenza episcopale filippina (CBCP) ha intanto ribadito le sue obiezioni al provvedimento. Secondo i vescovi, anche se non mancano misure condivisibili come quelle riguardanti la tutela della salute della madre e del bambino, la promozione dell’allattamento al seno, la lotta contro la violenza alle donne, l’attuale formulazione della legge presenta diversi punti critici laddove minaccia la vita dei bambini non nati, la stabilità della famiglia e la dignità della donna. Tra i limiti del testo attualmente in discussione, la nota della CBCP - ripresa dall'agenzia Ucan - segnala in particolare l’assenza di una definizione esplicita del momento in cui inizia la vita e l’introduzione in tutte le scuole di un unico programma nazionale di educazione sessuale che, tra l’altro, intaccherebbe la libertà di coscienza e di espressione in questo ambito. Per potere passare al Senato la proposta di legge ha bisogno della maggioranza semplice dei voti della Camera bassa. Secondo alcuni recenti sondaggi il provvedimento, a cui potrebbe opporre il veto la Presidente Arroyo, ha il sostegno del 70% dei filippini. (L.Z.)

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    Parte domani la Carovana per la pace a Mindanao

    ◊   Da domani fino al 28 dicembre è in programma la “Carovana della pace”, un’iniziativa per sostenere la popolazione del Mindanao e sollecitare la pacificazione nell’isola tormentata da una guerra civile lunga quasi venti anni. La partenza è prevista da Baguio City, a nord di Manila, l’arrivo invece è fissato a Cotabato City, nel sud. Un viaggio – riferisce Asianews - organizzato da un gruppo interreligioso guidato da padre Angel Calvo, missionario clarettiano, e sostenuto dalla Conferenza episcopale delle Filippine. Hanno aderito anche numerose associazioni e organizzazioni per i diritti umani.  Lo scopo dei partecipanti alla Carovana è quello di far comprendere che “la guerra non è un’opzione” e che la maggior parte della popolazione è a favore alla pace. (B.C.)

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    Colombia: il vescovo di Tumaco minacciato di morte

    ◊   In un comunicato, mons. Gustavo Girón Higuita, vescovo della diocesi colombiana di Tumaco, ha denunciato le ripetute e continue minacce di morte lanciate tramite il web “contro organizzazioni sociali, indigeni, ecclesiali e umanitarie, in particolare contro la pastorale sociale”. Dal 23 ottobre scorso su internet, un sedicente gruppo che firma i suoi comunicati come “Autodifesa Gaitanista” (dal nome di un leader politico di nome Jorge Eliecer Gaitán, ucciso il 9 aprile 1948) ha lanciato numerose minacce a coloro che lavorano nell’ambito della difesa e promozione dei diritti umani, prendendo di mira soprattutto i laici e sacerdoti che operano all’interno della Commissione diocesana per la pastorale sociale. “Ci rivolgiamo con urgenza - scrive mons. Girón Higuita - alle entità municipali, dipartimentali e nazionali affinché, con uno sforzo coordinato e con un accompagnamento internazionale, siano prese le misure adeguate onde evitare possibili atti di violenza contro le persone e le organizzazioni che lavorano in difesa della vita. "Sia come diocesi sia come parti della Chiesa cattolica - continua il comunicato - sentiamo il bisogno di rendere pubblici questi fatti che mettono in pericolo la vita umana” e ci “auguriamo si possano trovare soluzioni immediate per il bene di tutta la popolazione”. Il vescovo di Tumaco, oltre a rifiutare con fermezza le minacce e intimidazioni, ricorda che il lavoro della Chiesa cattolica, in armonia con i comandamenti e le verità di Cristo, ha come unico scopo quello di favorire il “benessere delle comunità rimaste coinvolte nel conflitto armato” che da decenni imperversa in Colombia ma che “si è fatto sentire in un modo più pesante nella regione di Nariño” dove si trova la diocesi di Tumaco. “Seguendo il Vangelo - si legge ancora nel comunicato - noi siamo neutrali. Ci opponiamo alla guerra e alla violenza. Offriamo i nostri servizi per un dialogo tra le parti in favore sempre della difesa della vita e dell’autonomia delle nostre comunità”. Ricordando che numerose attività della pastorale sociale negli ultimi tempi hanno dovuto affrontare difficoltà crescenti per il conflitto armato tra governo e guerriglia delle Farc, mons. Gustavo Girón Higuita si è detto convinto che tale opposizione ha radici di natura sociale e dunque la sua vera soluzione “non potrà mai essere il risultato dello scontro armato bensì del dialogo sulle riforme profonde sia di natura economica che politica”. “In queste circostanze, e più che mai, vogliamo riconfermare gli scopi del nostro piano pastorale”, conclude il vescovo di Tumaco, “come Chiesa, popolo di Dio, che partecipa alla missione di Gesù siamo in comunione e al servizio delle nostre comunità (…) per costruire insieme il Regno di Dio, per trasformare la nostra realtà secondo il disegno del Padre affinché i popoli abbiano una vita piena e siano dunque protagonisti della propria storia”. (L.B.)

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    I vescovi del Nicaragua lanciano l’allarme per una ripresa della violenza

    ◊   “Ci opponiamo a qualsiasi tipo di violenza da qualsiasi parte provenga, poiché la Chiesa è la prima a volere la pace in Nicaragua”. Così, ricordando le parole di Papa Giovanni Paolo II durante il suo primo viaggio nel 1983 nel Paese, ieri i vescovi hanno reso pubblico un nuovo documento per condividere con i cattolici e con tutti i nicaraguensi alcune importanti considerazioni sull’odierna crisi che vive la nazione centroamericana. I dubbi sulla trasparenza del voto per le municipali dello scorso 9 novembre, la denuncia di molte irregolarità durante lo scrutinio, l’atteggiamento dell’opposizione che ha chiesto l’annullamento del voto e le gravi violenze che si sono registrate prima e dopo il ricorso alle urne, fanno dire ai vescovi che questa situazione “fa rivivere le profonde ferite del passato che con tanta fatica e buona volontà il nostro popolo stava superando”. I presuli ritengono “indispensabile far ricorso a tutte le risorse costituzionali, giuridiche e democratiche che permettano di trovare, nella verità e nella giustizia, una soluzione all’attuale crisi”. Durante la conferenza stampa, mons. René Sándigo, vescovo di Juigalpa e segretario dell’Episcopato, ha ricordato che dopo la consultazione dell’11 novembre scorso, i presuli avevano chiesto il riconteggio a livello nazionale. Richiesta accolta solo in parte dal Tribunale elettorale che si è limitato a ordinare una nuova conta solo per l’elezione del sindaco della capitale. “Questa nostra preoccupazione per la violenza che mette a repentaglio l’integrità delle persone e della vita - sottolineano i vescovi nicaraguensi - aumenta la nostra angoscia di fronte alle sue conseguenze nell’ambito delle famiglie” in particolare i presuli sottolineano il pericolo di nuovi “odi e risentimenti” nella popolazione e danni psicologici fra i più giovani. Infine, condannano fermamente “l’utilizzo di simboli e di linguaggi specifici della religiosità cattolica per fini di natura politica che, per di più, sono contrari ai valori che rappresentano”. Il documento invita inoltre per domenica prossima tutte le parrocchie del Paese a pregare per la pace organizzando, in particolare, processioni o adorazione del Santissimo Sacramento. Intanto la tensione politica non accenna a diminuire. Da un lato il Tribunale elettorale non sembra minimamente intenzionato ad autorizzare un riconteggio a livello nazionale e perciò ha pubblicato i dati finitivi che danno alle forze governative del “sandinismo” 101 municipi dei 146 in palio; dall’altro i partiti dell’opposizione, in particolare il Liberale costituzionalista che si ritiene defraudato della vittoria, hanno chiesto ieri l’annullamento del voto ed hanno formalizzato la richiesta per nuove consultazioni. Da parte sua il ministero della Difesa ha diffuso un comunicato in cui afferma che le più alte autorità militari sono “in seduta permanente”. Nella nota si condannano le azioni violente “perché creano timore, insicurezza e danneggiano l’immagine del Paese” ed evidenziano il pericolo di “fatti imprevedibili”. Le autorità lanciano infine un appello a tutte le persone e ai raggruppamenti politici perché si rendano responsabili dell’ordine pubblico e invitano a mantenere la calma e rispettare l’ordine giuridico vigente. Diversi governi del continente americano hanno espresso molta preoccupazione per l’escalation della crisi nicaraguense, soprattutto ora che le opposizioni non si accontentano più di un riconteggio e chiedono nuove elezioni. Come la stessa Chiesa cattolica nicaraguense teme, da più parti si lanciano moniti per una ripresa della violenza che già in passato, durante gli anni della guerra interna tra sandinisti e anti-sandinisti, provocò migliaia di morte e seminò lutti, odio e distruzione.(A cura di Luis Badilla)

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    La Chiesa dell'America Latina celebra la Giornata per l'infanzia

    ◊   Tutta l’America Latina si mobilita oggi, per celebrare la “Giornata Mondiale di Preghiera ed impegno per l’Infanzia” promossa dal Consiglio Episcopale Latino-americano (CELAM) e dal Consiglio Latino-americano delle Chiese (CLAI) con il sostegno di UNICEF ed UNESCO. L’iniziativa è stata lanciata dalla Rete Globale delle Religioni a favore dell’Infanzia (GNRC) nel mese di maggio, con l’obiettivo di coinvolgere per questa Giornata “persone di diverse confessioni e tradizioni religiose”. Si è scelto il 20 novembre - riporta l'agenzia Fides - perché è l’anniversario della Convenzione dell’ONU sui Diritti del bambino ed anche perché in questo giorno si celebra a livello mondiale la “Giornata Internazionale dell’Infanzia”. A questo proposito, la GNRC invita i leader e le istituzioni religiose, i centri educativi e le organizzazioni che lavorano per l’infanzia ad unirsi in preghiera per promuovere il benessere dei bambini e delle bambine e così segnare positivamente le loro vite. In Brasile, inoltre, dal giorno 17 e fino a domenica 23 novembre, si celebra la Settimana di Preghiera ed impegno per l’Infanzia e l’Adolescenza del Brasile e del Mondo. La Pastorale dell’Infanzia del Brasile suggerisce a tal proposito di recitare nelle famiglie la Preghiera per i bambini e le bambine, scritta per l'occasione; di promuovere liturgie interreligiose e attività nelle scuole sulla Convenzione dei Diritti del bambino. Numerosi volontari della Pastorale stanno anche realizzando visite nelle case, durante il mese di novembre, per diffondere la consapevolezza dell’importanza di questa Giornata e distribuire la preghiera per i bambini. In questo giorno sono previste numerose celebrazioni per la Vita in tutto il Paese. La Pastorale dell’Infanzia invita tutti a partecipare alla mobilitazione nazionale convocato per il diritto al registro civile di nascita, perché come denunciano, “in Brasile esistono molte persone senza questo documento”. In Colombia, ad esempio, durante questa giornata, un gruppo di bambini visiterà e pregherà in 4 luoghi di preghiera di differenti religioni. (R.P.)

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    Iraq: mons. Warduni invita a promuovere i pellegrinaggi dove c'è la guerra

    ◊   “Bisogna prendere risoluzioni ferme per promuovere il turismo religioso nelle nazioni dove c'è la guerra che è come gridare: basta guerra, regni la pace”“. È quanto ha affermato mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare del patriarcato caldeo di Baghdad, intervenendo alla tavola rotonda “Il turismo quale veicolo di pace e di dialogo interreligioso e interculturale” che ha aperto Aurea 2008, la Borsa del turismo religioso e delle aree protette in corso presso la Fiera di Foggia (fino al 22). “Nei nostri paesi – ha proseguito Warduni – si trova la Santa Bibbia viva: la Mesopotamia del Paradiso terrestre, Ninive di Giona, Babilonia, Ur dei Caldei, le chiese dei primi tempi del cristianesimo”. “Tutta questa ricchezza – ha denunciato il presule – non può essere utilizzata a causa della guerra e si perdono occasioni di dialogo, per l'incontro religioso e l'interdipendenza culturale”. Per Warduni - riferisce l'agenzia Sir - “il pellegrinaggio è un tesoro di esperienza religiosa, sociale e culturale dove si incontrano le tradizioni di molti popoli” e “dal turismo religioso provengono tanti benefici, non solo personali, ma anche nazionali e internazionali”. “Le nostre culture antiche – ha concluso il vescovo – chiamano quelle dell'occidente per dialogare ed arricchirsi a vicenda. Esse diventano dei mezzi per portare alla pace e alla fratellanza universale”. Dal canto suo mons. Kamal Batish, vescovo ausiliare del patriarcato latino di Gerusalemme, ha osservato che “la realtà presente mostra la Città Santa come un incontro di differenze, di lotta e di guerra che ci porta ad umiliare e persino ad uccidere l'altro”. Non è sbagliato, secondo Batish, “dire che l'assenza di pace a Gerusalemme è diventata causa di assenza di pace in varie parti del mondo, in quanto la dispersione del popolo palestinese ha innescato vendette e terrorismo”. La pace a Gerusalemme è di conseguenza “una necessità assoluta alla quale tutti devono collaborare”. “Le tre religioni monoteiste – ha concluso Batish - esigono dai loro fedeli e dai pellegrini, d'imparare a dimenticare le loro vedute per ricercare e realizzare quelle di Dio”. (R.P.)

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    Il rabbino Sacks al Parlamento Ue chiede un’alleanza per la libertà e i diritti umani

    ◊   Il rispetto reciproco è stato al centro ieri dell’intervento di Jonathan Sacks, rabbino capo del Commonwealth, al Parlamento europeo che lo ha invitato nell’ambito delle iniziative per l’Anno del dialogo interculturale. Sacks ha affermato che bisogna difendere i diritti e le libertà fondamentali di fronte ad un’epoca di grandi passioni, tensioni e conflitti, pertanto è necessario dare attuazione alla Carta del 1948, “con una nuova alleanza di responsabilità – riporta il Sir - che chiede a ciascuna persona, a ogni gruppo, fede e nazione, cosa sia disposta a fare per il bene comune”. Il rabbino ha anche parlato delle “nuove esigenze di solidarietà” che sorgono di fronte all'instabilità di un mondo globalizzato e afferma che “occorre ricordare il passato per costruire un futuro di speranza”. “È stato un grande contributo al dialogo tra le culture e le fedi, che parte dal riconoscimento dei diritti e della dignità di ogni essere umano” ha detto il presidente del Parlamento Ue Hans-Gert Poettering. (B.C.)

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    I vescovi olandesi giudicano positivamente le misure del governo per la famiglia

    ◊   I vescovi olandesi, riuniti nei giorni scorsi a Zeist per la loro plenaria, hanno espresso apprezzamento per l'attenzione rivolta dal governo del Paese alla famiglia e per aver ascoltato il parere delle Chiese nella stesura del nuovo piano di azione presentato in queste settimane dal ministro per i giovani e la famiglia André Rouvoet. I presuli - affermano in una nota ripresa dall'agenzia Sir - apprezzano in particolare "la volontà del governo di sostenere in modo attivo le famiglie con misure pianificate” quali l’estensione dei permessi parentali, la creazione di ambienti di lavoro più favorevoli alle esigenze delle famiglie, il sostegno all'istruzione, la risoluzione di conflitti domestici. Essi ricordano che in alcuni di questi ambiti "la Chiesa è già un partner del governo”, confermando la propria disponibilità a continuare questa collaborazione con il ministro “per raggiungere gli obiettivi delle politiche familiari". Il documento precisa peraltro che tale disponibilità non cambia il fatto “che la visione del matrimonio e della famiglia della Chiesa cattolica sia diversa” da quella espressa nel piano governativo, in quanto, per la Chiesa il matrimonio è un patto per tutta la vita ordinato alla prole e al bene dei coniugi. I vescovi olandesi affermano poi che anche i media e le imprese sono chiamati a fare la propria parte per creare un ambiente favorevole alle famiglie e ai bambini. Essi rivolgono, infine, un invito ai genitori a non considerare gli interventi del governo e della società a favore della famiglia come un’indebita un'interferenza, perché, invece, li aiuteranno “ad assumersi le proprie inalienabili responsabilità". (L.Z.)

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    Sfruttare le risorse del sottosuolo africano. Se ne discute in un vertice in Costa d’Avorio

    ◊   Creare un fondo comune tra i Paesi dell’Africa, alimentato da parte dei profitti ottenuti dalla vendita di materie prime e risorse naturali. E’ la proposta – scrive la Misna - fatta ieri dal presidente ivoriano Laurent Gbagbo all’apertura del vertice su miniere ed energia organizzato dai Paesi della Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao) a Yamoussoukro, capitale politica della Costa d’Avorio. La riunione ha lo scopo di discutere come sfruttare le ricchezze del sottosuolo regionale al fine di promuovere lo sviluppo socio-economico delle popolazioni. Il primo ministro della Guinea, Ahmed Tidiane Souaré, ha sollecitato la creazione di un centro di studi strategici sulle risorse naturali “per conoscere – ha detto – ciò che possediamo e sapere come usarlo”. Secondo il ministro ivoriano dell’Energia, Léon Monet, “la sfida è mettere in comune le risorse a beneficio dei popoli: la nostra visione è consentire a tutti i cittadini, prima dell’Africa occidentale, poi se riusciremo dell’Africa intera, di accedere facilmente all’energia, in vista di una maggiore integrazione nel prossimo futuro”.(B.C.)

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    A causa del maltempo straripano i fiumi in Etiopia e Somalia

    ◊   Lo straripamento di fiumi in Etiopia e Somalia, a causa delle incessanti piogge dei giorni scorsi, ha provocato decine di migliaia di senzatetto e gravi danni all’agricoltura. Nella regione etiopica di Somali, - riferisce l'agenzia Misna - 52.000 persone sono dovute fuggire quando i fiumi Wade Shabelle e Genale sono usciti fuori dagli argini: ad essere colpite sono stati sei distretti comunali con decine di villaggi nelle zone di Liben, Afeder, Gode e Kefalo. Queste ultime due sono state coinvolte in modo più grave – solo a Kefalo sono stati sommersi 84 villaggi – con quasi 37.000 sfollati complessivamente e tre vittime. I soccorsi, dicono le autorità locali etiopiche, sono resi più difficili dai danni alle vie di comunicazione causati dallo straripamento anche di un terzo corso d’acqua, il Dirkot. Anche in Somalia, dove prosegue il suo corso, il fiume Wade Shabelle ha provocato gravi danni uscendo dagli argini. Ad essere inondati almeno 15 villaggi nella regione del Basso Shabelle con una popolazione stimata di 27.000 persone, molti dei quali rimasti senza case e soprattutto senza sostentamento per l’allagamento dei campi. Nel distretto di Kurtunwarey, 140 chilometri a sud di Mogadiscio, il centro di Afgoye Yarei, si è completamente svuotato dei suoi 10.500 abitanti messisi in salvo in aree più alte, hanno riferito fonti locali alla rete d’informazione dell’Onu IrinNews. In tutta la zona sono andati distrutti quasi 8000 ettari di campi di cui oltre 6300 con le messi pronte per essere raccolte. Secondo la stessa fonte, le alluvioni hanno distrutto anche 15 pozzi e 35 chilometri di canali di irrigazione. L’impossibilità di provvedere a una efficace manutenzione degli argini e delle chiuse dei canali d’irrigazione a causa della situazione caotica vissuta dal paese dal 1991, è una delle concause dell’impatto del maltempo in Somalia. Le piogge stagionali stanno creando seri problemi anche in Kenya, Uganda e Congo Brazzaville. (R.P.)

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    Kenya: migliaia di giovani attesi a Nairobi per il Pellegrinaggio della Comunità di Taizé

    ◊   Più di seimila giovani cristiani africani sono attesi dal 26 al 30 novembre a Nairobi, in Kenya, per partecipare al “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra”, l’ormai tradizionale appuntamento promosso dalla Comunità di Taizé per aiutare i giovani nella loro ricerca interiore e incoraggiarli ad essere promotori di pace e fiducia negli ambienti in cui vivono. “Condividere la speranza” sarà il tema di questa edizione, organizzata in collaborazione con i cappellani dei giovani della capitale keniana. All’evento parteciperanno ragazzi di età compresa tra i 18 e i 30 anni provenienti da diversi Paesi del continente: Kenya, Tanzania Uganda, Rwanda, Burundi, Repubblica Democratica del Congo, ma anche Africa del Sud, Madagascar, Zambia, Sudan, Mozambico e Angola. Denso il programma dell’incontro che comprende momenti di celebrazione, di riflessione e condivisione. Le attività comuni saranno ospitate sui terreni del Seminario “Regina degli Apostoli”. Le attività della mattina si svolgeranno in una settantina di parrocchie e comunità della capitale, dove i giovani locali accoglieranno gli ospiti per mostrare i loro “luoghi di sofferenza e speranza” e le loro iniziative come “testimoni di speranza”. All’evento presenziato da Frère Alois, insieme ad altri fratelli della Comunità di Taizé, interverranno diversi leader religiosi cristiani keniani, tra cui anche il cardinale arcivescovo di Nairobi John Njue, che nella serata del 28 parteciperà a una preghiera ecumenica. La precedente edizione del “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra” si è svolta l’anno scorso a Cochabamba, in Bolivia. (L.Z.)

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    Incontro dei giovani di Taizé a Bruxelles: appello per l'accoglienza nelle famiglie

    ◊   Bruxelles si prepara ad accogliere 40 mila giovani che dal 29 dicembre al 2 gennaio arriveranno in città per partecipare all’incontro europeo dei giovani promosso da più di 30 anni dalla Comunità ecumenica di Taizé seguendo una ispirazione del suo fondatore frère Roger. In vista dell’arrivo nella capitale belga dei giovani, la Comunità di Taizé ha lanciato in questi giorni un appello agli abitanti di Bruxelles e dei paesi limitrofi affinché aprano le porte della loro casa e offrano una accoglienza. L’appello ha per slogan “Due metri quadrati al caldo = 1 giovane accolto”. In un comunicato ripreso dall'agenzia Sir, si spiega che ad oggi “restano ancora da trovare 21 mila case” visto che 30 mila giovani provengono da fuori dal Belgio. Le offerte di accoglienza possono essere fatte tramite un sito Internet. Bruxelles, dunque, su invito del card. Godfried Danneels e in collaborazione con le Chiese cristiane, è stata scelta come “tappa” del 2008 del “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra” che ha percorso un lungo itinerario nel continente europeo passando per Ginevra, Zagabria, Lisbona, Parigi, Budapest. I giovani – così i frère spiegano l’iniziativa - “vengono per provare a camminare sulle vie della fiducia: la fiducia tra le persone, tra cristiani di diverse tradizioni, tra i popoli, fiducia in Dio”. (R.P.)

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    In programma numerose iniziative di evangelizzazione nella diocesi cinese di Tian Jin

    ◊   Sembra riscuotere grande successo l’iniziativa della comunità cattolica della diocesi di Tian Jin fin che, lo scorso agosto, ha fatto pubblicare sui principali giornali l’invito a conoscere meglio le attività della Chiesa. Come riporta l’agenzia Fides, la comunità della Cattedrale di Xi Kai, dedicata a San Giuseppe, si sta impegnando a fondo nell’evangelizzazione studiando e promuovendo nuovi modi di fare missione. Il portone della chiesa è aperto tutti i giorni dalle 5 del mattino alle 20 di sera. A turno sacerdoti, religiose e volontari laici sono sempre pronti ad accogliere chi intende conoscere meglio le iniziative in programma. Solo nello scorso anno sono stati celebrati 706 battesimi. La Cattedrale conta oltre 30 mila fedeli, è una comunità molto vivace e utilizza la tecnologia moderna e i mass media per promuovere l’evangelizzazione. E’ stata tra le prime parrocchie ad aprire un sito internet e, recentemente, ha aperto anche un blog dell’evangelizzazione. (B.C.)

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    Regno Unito: nuovo sussidio didattico per avvicinare i più giovani alle persone disabili

    ◊   Richiamare l’attenzione dei più giovani sulla dignità delle persone disabili attraverso il linguaggio universale dell’arte. Questo lo scopo di un nuovo sussidio didattico distribuito nelle scuole secondarie cattoliche del Regno Unito per iniziativa dei vescovi inglesi e gallesi. Il sussidio, rivolto agli adolescenti tra gli 11 e i 14 anni, si intitola significativamente “Images of Perfection” (Immagini di perfezione) ed è stato realizzato con i fondi raccolti nell’edizione 2006 della Giornata nazionale per la Vita dedicata appunto alle persone disabili. All’iniziativa hanno contribuito, tra gli altri, il Catholic Education Service, il Servizio per l’educazione cattolica dell’Inghilterra e nel Galles. L’obiettivo – spiega nella lettera di presentazione del sussidio mons. Bernard Longley, coordinatore della Giornata per la Vita - è di promuovere una cultura dell’inclusione e dell’uguaglianza tra tutte le persone, quale che sia la loro abilità. L’auspicio - conclude la lettera - è che venga così offerta alle scuole una straordinaria occasione per interrogarsi, riflettere e comprendere meglio il valido contributo che possono portare al mondo le persone diversamente abili”. (L.Z.)

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    Si celebra a Palermo la “Giornata mondiale della filosofia”

    ◊   “Diritti e potere” è il tema scelto per l’odierna “Giornata mondiale della filosofia”, al via oggi a Palermo, per ricordare il 60.mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Ad aprire la due giorni il direttore generale dell'Unesco, Koichiro Matsuura, mentre altre iniziative si svolgeranno presso la sede dell’organismo a Parigi e in più di 80 Paesi del mondo. Dieci tavole rotonde metteranno a confronto i filosofi provenienti da ogni nazione su temi come filosofia, caos e diritto; Stato, cittadini e potere; dignità umana, comunità civile e autorità pubblica; identità allo specchio: diversità culturale e dialogo filosofico. Tra gli interventi in programma quelli di Francesco Paolo Casavola, presidente emerito della Corte Costituzionale, e di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio. (B.C.)

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    Un abete natalizio dalla Carinzia collocato nel piazzale della Basilica di San Paolo fuori le Mura

    ◊   Un dono natalizio alla città di Roma per l’Anno Paolino è stato fatto dal Land austriaco della Carinzia che ha inviato un gigantesco abete delle sue foreste alpine per collocarlo dinanzi alla Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, in segno di partecipazione alle celebrazioni del bimillenario della nascita dell’Apostolo. L’albero, alto circa 20 metri, è stato innalzato nel piazzale San Paolo; è ancorato con quattro funi di acciaio a dei blocchi di cemento. I lavori, per i quali è stato necessario deviare il transito degli autobus pubblici, sono stati compiuti dal Comune di Roma, in particolare del suo XI Municipio. Nel pomeriggio di sabato 29 novembre è prevista una cerimonia di inaugurazione durante la quale l’abete sarà illuminato. In programma anche una manifestazione folclorica che rientra nell’ambito di un pellegrinaggio paolino promosso da un sacerdote della diocesi di Gurk, don Peter Allmaier, responsabile della pastorale giovanile e del settimanale diocesano “Der Sonntag” . A questa cerimonia prenderà parte anche l’abate dell’Abbazia benedettina di San Paolo fuori le Mura, padre Edmund Power. L’iniziativa dell’albero paolino è distinta da quella analoga dell’abete che, per l’imminente Natale, sarà collocato nel centro di piazza San Pietro, accanto al tradizionale Presepe; abete proveniente dalle foreste di un altro Land, quello della Bassa Austria, che ne farà dono alla Città del Vatricano e per il quale una cerimonia simbolica è programmata per sabato 13 dicembre. (A cura di Graziano Motta)

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    Il cardinale Bagnasco inaugura a Roma l'Anno accademico dell’Università Europea

    ◊   La Chiesa italiana è una realtà viva nonostante il processo di secolarizzazione l’abbia investita, senza travolgerla. Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, inaugurando ieri a Roma l’anno accademico dell’Università Europea dei Legionari di Cristo. Il porporato ha ricordato di fronte a studenti e docenti dell’ateneo che la secolarizzazione in Italia non è stata incontrastata, basti pensare a quei momenti particolari - vedi referendum sulla Legge 40 e Family Day - in cui la Chiesa ha aggregato intorno a cruciali questioni antropologiche consensi significativi, ben oltre la compagine credente. La Chiesa – ha detto il cardinale Bagnasco citando Benedetto XVI – deve rendere visibile il grande “sì” della fede, ribadire il primato di Dio nella vita quotidiana, allargare gli spazi della razionalità in una società che assolutizza come razionale solo ciò che è sperimentabile o calcolabile. La fede – ha aggiunto il presidente dei vescovi - deve ritrovare la sua piena cittadinanza all’interno della cultura odierna. Indispensabile la presenza dei laici, chiamati a rivitalizzare il rapporto con sacerdoti e consacrati in uno scambio fruttuoso delle varie componenti del mondo laicale. Parole di apprezzamento il porporato le ha espresse per quelle realtà laicali come il “Forum delle famiglie”, “Scienza e Vita”, “Forum del Terzo Settore” che hanno in questi anni inciso profondamente nell’opinione pubblica. Non va poi dimenticato il servizio scritto nel Dna della Chiesa verso i poveri e i sofferenti. C’è inoltre un ambito pressante – ha indicato il cardinale Bagnasco – ed è l’emergenza educativa di fronte a quella che negli ultimi anni è diventata una deregulation educativa. In merito ad una “eventuale legge sul fine vita” il presidente della Cei ha risposto ai giornalisti che la Chiesa non ha messo condizioni: ha solo ribadito il valore indispensabile della vita stessa. (A cura di Paolo Ondarza)

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    Concluso a Sassone di Ciampino il seminario dedicato ai diaconi permanenti

    ◊   Si è concluso ieri a Sassone di Ciampino, in provincia di Roma, il seminario dedicato ai diaconi permanenti nella Chiesa italiana sul tema: “Criteri di discernimento e itinerari di formazione”. L’impegno dell’assemblea è stato di proporre un prossimo convegno per dare continuità alle discussioni avviate soprattutto sul discernimento e sulla formazione. Il vescovo di Novara, mons. Renato Corti, ha invitato – come sottolinea Avvenire – ad un approfondimento dei documenti e ad una maggiore comunicazione di esperienze, proponendo di portare la riflessione sul diaconato nei presbiteri e nei consigli pastorali diocesani. Sono quattro gli ambiti indicati dal presule per la formazione dei diaconi: spirituale, umana, teologica e pastorale. Mons. Corti li ha invitati poi ad “aiutare la Chiesa a vedere Cristo nei poveri”. Attenzione alle cose emerse è il concetto espresso nella relazione del vescovo di Ischia, mons. Filippo Strofaldi, che ha ricordato come “tutto deve poggiare sulla Parola di Dio che dobbiamo scrutare e scavare per indicare criteri e itinerari”. (B.C.)

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    Da domani a Roma un convegno internazionale sull’insegnamento della teologia morale

    ◊   E’ organizzato dall’area internazionale di ricerca sulla Teologia Morale del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, il Colloquio incentrato sul tema: “Come insegnare teologia morale? Prospettive di rinnovamento nelle recenti proposte di esposizione sistematica”, che inizia domani presso la Pontificia Università Lateranense di Roma. L’apertura è affidata alla relazione di mons. Jean Louis Brugès, segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Il Colloquio intende mettere in evidenza il rinnovamento dell’insegnamento della Teologia Morale alla luce del Concilio Vaticano II e delle encicliche Veritatis splendor e Deus caritas est. In questa luce – riferiscono gli organizzatori - sono emerse tre prospettive da verificare, secondo una scansione trinitaria: il riferimento al fondamento, il costituirsi dinamico del soggetto e la sua realizzazione nell’agire alla luce dell'amore. Si vuole, dunque, rilevare la vocazione in Cristo per la sistematizzazione della teologia morale, l’originalità della ragione pratica, strutturata dalla legge naturale, data dal Padre nell’atto creativo, e infine, il dinamismo teologico dell’azione sostenuto dallo Spirito Santo. Sono invitati a confrontarsi teologi moralisti che negli ultimi anni hanno prodotto proposte di esposizione sistematica, per un dialogo sulle prospettive dell’insegnamento morale.(B.C.)

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    Iniziata a Gerusalemme la raccolta delle olive dell'orto del Getsemani

    ◊   Saranno in parte torchiate presso l’abbazia cistercense di Latroun ed il loro olio servirà alle lampade dei santuari le olive degli alberi del Getsemani a Gerusalemme. I noccioli invece serviranno ad alcune famiglie di Beit Sahour per farne dei rosari. Il lavoro di snocciolatura è interamente manuale. Quel che rimane della polpa diventa olio, destinato ad essere offerto in piccolissime boccette. Sono ricchi di frutto quest’anno gli ulivi di Gerusalemme, nonostante le poche piogge. Si stima che abbiano più di 2 mila anni e tradizionalmente è dopo i primi piovaschi che viene organizzata la raccolta dei loro frutti. A curarla i membri della comunità Vita Nuova di Nazareth, una piccola comunità composta di arabi cristiani di differenti confessioni che operano e pregano per l’unità della Chiesa. “Abbiamo chiesto ai francescani di poter fare questa raccolta perché si tratta del segno della nostra incarnazione e noi che viviamo a Nazareth, viviamo di questa spiritualità dell’incarnazione - spiega il portavoce della comunità - a Nazareth, Maria ha detto: ‘Fiat, sia fatta la tua volontà’. Qui, in questo giardino, Gesù ha detto: ‘Fiat, sia fatta la tua volontà’. Questi due Fiat, questi due abbandoni alla volontà di Dio, ci sono valsi la Salvezza”. “La nostra spiritualità – aggiunge – è fondata su questa frase del Vangelo di San Giovanni: ‘Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici’. Incarniamo, non solo in modo spirituale, in questo Luogo Santo, questo desiderio di donarsi interamente, fino all’ultima goccia, come l’oliva dà tutto il suo olio”. Degli ulivi che la Custodia di Terra Santa possiede invece sul pendio della collina del Getsemani si occupano i membri del gruppo ecumenico di Teologia della Liberazione palestinese (Sabeel). (T.C.)

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    Oltre duemila santini raccolti in un catalogo internazionale
     

    ◊   "Primo Catalogo-Guida dei Santini" è una raccolta, curata dall’editore UNIFICATO, in italiano e inglese che sarà presentata martedì prossimo nella sala Marconi della Radio Vaticana. Il volume, di ben 512 pagine a colori, è suddiviso in nove capitoli che ripercorrono la storia dei santini a partire dai primi esemplari del Cinquecento con preziose xilografie, per passare alle pregiate e ricercate incisioni fiamminghe del XVI e XVII secolo, fino alle prime miniature acquarellate, nonché alla vasta produzione di santini dell'Ottocento e ai primi del Novecento. In moltissimi casi, per la prima volta, vengono pubblicati e catalogati dei pezzi unici, manufatti di area conventuale del Settecento e Ottocento. Non mancano rarità come le immaginette sacre su stoffa o con oro o prodotte attraverso il collage, realizzate con traforati di pizzo con sorpresa oppure tridimensionali. Sono oltre duemila santini, raccolti in una guida completa, che provengono da diversi Paesi tra cui Italia, Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Svizzera, Stati Uniti, Russia, Cuba e America Latina. Questo catalogo fa emergere tra l’altro l'aspetto più singolare e forse meno conosciuto dei santini, che è costituito dalla loro bellezza artistica. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Minacce di Al Qaeda al presidente eletto degli Usa Obama

    ◊   Due settimane dopo le elezioni del 4 novembre negli Stati Uniti, Al Qaeda ha lanciato un nuovo proclama. E lo ha fatto con il numero due della rete terroristica, l’egiziano Al Zawahiri. Obiettivo del messaggio, affidato ad un video su web, il presidente eletto Barack Obama. Da New York, Elena Molinari:

    Per Al Qaeda l’elezione di un presidente americano con la pelle nera e un padre musulmano, non toglie nulla alla criminalità dell’America. Il medico egiziano chiama Obama spregiativamente un “servo negro di casa che si è piegato alla società dei bianchi” e afferma che Obama ha rinnegato le sue origini islamiche in nome dell’amicizia con cristiani ed ebrei. Al Zawahiri promette poi battaglie in Afghanistan e assicura, al nuovo presidente, che il piano di spostare truppe verso il Paese asiatico sarà un fallimento. L’egiziano ha poi esortato nuovamente i musulmani a compiere attentati contro l’America. Poche però le reazioni suscitate dal video. Secondo l’amministrazione Bush, il messaggio non contiene indicazioni di minacce per il Paese. Il Dipartimento di Stato si è limitato a chiamarlo “una serie di commenti spregevoli” e lo staff di Obama lo ha ignorato. La squadra del presidente eletto resta infatti impegnata nella scelta dei componenti della sua futura amministrazione. Fra questi spunta il nome di Tom Daschle: l’ex leader dei democratici al Senato, sarà il nuovo capo del dipartimento alla salute. Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.

     
    Somalia
    Si intensificano gli sforzi della comunità internazionale contro la piaga della pirateria somala che infesta le acque del Golfo di Aden. Stamani la Russia ha comunicato che invierà ulteriori navi da guerra al largo della costa somala, mentre il ministro francese della Difesa ha annunciato che la missione antipirateria dell'UE partirà l'8 dicembre. Nelle acque del Corno d’Africa stazionano già una flotta della Nato e una fregata indiana che ieri ha affondato un battello di pirati e ne ha messi in fuga altri due. Continuano intanto i negoziati per la superpetroliera saudita sequestrata sabato scorso al largo delle coste del Kenya, per il cui riscatto sono stati chiesti 25 milioni di dollari. Ieri il Segretario Generale dell'Onu, Ban Ki-moon, in un rapporto destinato al Consiglio di Sicurezza ha detto che la somma totale dei riscatti, pagati dall'inizio dell'anno ai pirati somali, ammonta a quasi 30 milioni di dollari. Secondo il presidente della Commissione dell'Unione africana, Jean Ping, il fenomeno è generato anche dalla persistente instabilità politica nel Paese del Corno d'Africa.

    Congo
    Ancora notizie di scontri nella regione del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. I caschi blu dell'Onu hanno aperto il fuoco sui miliziani filo-governativi Mai Mai. I combattimenti sono avvenuti ad un centinaio di chilometri a nord del capoluogo Goma. Nella stessa zona, intanto, sarebbero in corso violenze anche tra ribelli capeggiati da Laurent Nkunda e gli stessi Mai Mai.

    Darfur
    La giustizia internazionale interviene sull’emergenza Darfur. Il procuratore della Corte penale internazionale, Luis Moreno-Ocampo, ha infatti chiesto ai giudici dell’Aja di emettere mandati di arresto contro tre comandanti di gruppi ribelli ritenuti responsabili di un attacco che, nel 2007, causò la morte di 12 soldati dell'Unione africana proprio nella regione sudanese del Darfur.

    Iraq
    Il presidente iracheno, Jalal Talabani, proporrà di aumentare la quota della rappresentanza cristiana nei consigli provinciali del Paese. La volontà è stata espressa dallo stesso Talabani al ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, durante il colloquio tra i due, oggi a Baghdad. Maggiore impegno in favore della sicurezza della minoranza cristiana è stato poi confermato dal primo ministro iracheno, Nuri Al Maliki. Intanto, sul terreno si registrano nuove violenze. Un ufficiale dell'esercito iracheno è stato ucciso e un soldato è rimasto ferito stamani dall'esplosione di un ordigno nella provincia nord-orientale di Diyala.

    Nucleare Iran – Siria
    Sito sospetto in Siria e nessuna evoluzione sul programma nucleare iraniano. È quanto emerge in un rapporto interno dell’Aiea. Gli ispettori dell’Agenzia atomica internazionale, durante un’ispezione a un sito in un'area del deserto in Siria, bombardata da Israele nel 2007, avrebbero infatti trovato indizi che rimandano a un programma nucleare segreto. Nello stesso documento si fa riferimento anche al dossier del nucleare iraniano, sottolineando che non sono stati fatti progressi a causa di mancanza di cooperazione di Teheran e che inoltre l’Iran ha continuato ad arricchire le riserve di uranio.

    Thailandia
    Un morto e 22 persone ferite, di cui 10 in gravi condizioni, è il bilancio dell'esplosione avvenuta questa mattina nei pressi della sede governativa di Bangkok. L'episodio ha riacceso le tensioni politiche in un contesto già delicato: da tre mesi, infatti, la sede del governo thailandese è occupata da manifestanti antigovernativi della 'Alleanza del popolo per la democrazia'.

    Unione Europea: accordo sull’agricoltura
    Il Consiglio dei ministri dell'Agricoltura dell'Unione Europea ha raggiunto stamani, dopo 18 ore ininterrotte di negoziati, un accordo sulla revisione della politica agricola comune, che dovrebbe permettere di regolamentare il settore e mettere fine alle sanzioni europee sui surplus di produzione di alcuni Paesi membri. L'intesa prevede inoltre maggiore flessibilità sui fondi per lo sviluppo rurale, che potrebbe andare a beneficio delle piccolissime aziende che decidano di intraprendere una ristrutturazione aziendale. Particolarmente soddisfatta la delegazione italiana guidata dal ministro Zaia, che ha ottenuto un forte aumento della quota di produzione nazionale di latte, dal primo aprile del 2009.

    Borse
    Ancora una giornatadecisamente negativa per le borse di tutto il mondo. Chiusura in segno negativo per le piazze asiatiche, penalizzate dal progressivo deterioramento della congiuntura e dalla decisione, in nottata, della Fed di tagliare le stime di crescita dell'economia statunitense. Al termine degli scambi, Tokyo ha perso il 6,89%, Hong Kong ha accusato una perdita del 4,04%, Seul addirittura del 6,7%. Sulla scia dei ribassi asiatici e dei pessimi risultati registrati nella serata di ieri da Wall Street, i mercati europei aprono in calo e confermano il segno negativo fino a metà seduta. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 325

     
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