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Sommario del 19/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • L’amore di Dio e del prossimo dà compimento alla Legge: così, il Papa all’udienza generale dedicata alla dottrina della giustificazione in San Paolo
  • Nomina
  • Il Catholicos armeno, Aram I, sarà in visita in Vaticano e a Roma dal 23 al 27 novembre
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ricerca della giustizia e rifiuto della violenza: l'appello al mondo da Cipro, al termine del Meeting "Uomini e religioni"
  • Il cardinale Tettamanzi e il ministro Tremonti all'apertura dell'anno accademico alla Cattolica di Milano
  • La collezione dell'orafo Nicola da Guardiagrele in mostra al Museo di Santa Maria Maggiore
  • Chiesa e Società

  • Lo stato dell’Orissa stanzia i fondi per le chiese distrutte dagli integralisti
  • Approvato il piano di riforma della Fao. Jacques Diouf chiede un vertice internazionale sulla crisi alimentare
  • Stati Uniti: 700 mila bambini a rischio malnutrizione
  • Il 25 agosto sarà la "Giornata dei martiri cristiani dell'India". Dieci cristiani candidati nel Madhya Pradesh
  • India: suora stuprata depone davanti ai giudici, ma non torna in Orissa
  • Allarme dei vescovi sudanesi sull'accordo di pace
  • Honduras e Guatemala duramente colpiti dalle alluvioni di ottobre. Non bastano gli aiuti per la ripresa
  • Campagna di raccolta firme contro "l'aborto come diritto umano"
  • Appello del cardinale Brady perche l’Irlanda del Nord prosegua sulla via della pace
  • Migrazioni nell'Unione Europea: in testa polacchi e rumeni
  • Riparte da Rabat l'impengo della comunità internazionale per promuovere la Convenzione sulle armi inumane
  • Senegal: cristiani e musulmani discutono a Dakar sui diritti delle donne
  • Forum di "Harambee Africa" su presente e futuro del Camerun
  • Il ringraziamento del Patriarcato di Mosca all'associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre
  • Il Patriarca Twal invita i giovani di Terra Santa a proseguire la loro missione
  • I vescovi delle diverse Chiese cristiane di Gerusalemme riuniti nella Basilica di S. Stefano nel segno dell’Apostolo delle genti
  • Intenso flusso di pellegrini nella Basilica ostiense: celebrata con particolare solennità la festa della sua Dedicazione
  • Il cardinale Bagnasco sul caso Englaro: nessuna imposizione della Chiesa alla politica
  • L'annuale incontro dei vescovi giapponesi e coreani sul tema "I migranti e la Bibbia”
  • Australia: convegno nazionale dei giovani cattolici sul dopo-GMG
  • Repubblica Dominicana: osservazioni dei vescovi al disegno di legge sulle Associazioni religiose
  • Oltre 200 animatori vocazionali riuniti a Collevalenza per riflettere sull’“Istruzione all’obbedienza”
  • “Amare è consegnarsi all'altro". Omelia del cardinale Bagnasco in occasione della festa delle coppie a Genova
  • Folta delegazione di autorità ecclesiastiche e istituzionali per la sesta edizione del Premio internazionale “Bonifacio VIII”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Si svolgeranno il 31 gennaio le attese elezioni provinciali in Iraq, che ridimensionano la presenza di cristiani e altre minoranze
  • Il Papa e la Santa Sede



    L’amore di Dio e del prossimo dà compimento alla Legge: così, il Papa all’udienza generale dedicata alla dottrina della giustificazione in San Paolo

    ◊   “Nell'amore di Dio e del prossimo è presente e adempiuta tutta la Legge”: è uno dei passaggi forti della catechesi di Benedetto XVI, all’udienza generale di stamani in Piazza San Pietro, dedicata alla dottrina della giustificazione in San Paolo. Per l’Apostolo delle Genti, ha sottolineato il Pontefice, la fede non è mai in contrapposizione con la carità ed è nella conformazione a Cristo che diventiamo davvero giusti. La riflessione del Papa, offerta ad oltre 20 mila pellegrini, ha preso spunto dal rapporto tra le opere e la fede nelle Lettere paoline. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Nella Lettera ai Filippesi, ha ricordato il Papa, San Paolo ci dà una testimonianza toccante del passaggio, dopo la sua Conversione, “da una giustizia fondata sulla Legge e acquisita con l’osservanza delle opere prescritte, ad una giustizia basata sulla fede in Cristo”:

     
    “Egli aveva compreso che quanto fino ad allora gli era parso un guadagno in realtà di fronte a Dio era una perdita e aveva deciso perciò di scommettere tutta la sua esistenza su Gesù Cristo”.

     
    Se prima del suo incontro con il Risorto, Paolo si sentiva un uomo realizzato, “irreprensibile quanto alla giustizia derivante dalla Legge”, ora l’illuminazione sulla via di Damasco cambia radicalmente la sua esistenza:

     
    “E’ proprio per questa personale esperienza del rapporto con Gesù Cristo che Paolo colloca ormai al centro del suo Vangelo un’irriducibile opposizione tra due percorsi alternativi verso la giustizia: uno costruito sulle opere della Legge, l’altro fondato sulla grazia della fede in Cristo”.

     
    Vengono perciò relativizzate quelle osservanze, quel complesso di comportamenti prescritti dalla Legge, cioè dalla Torah nella sua totalità, i 5 libri di Mosè:

     
    "Essere giusto vuol semplicemente dire essere con Cristo e in Cristo. E questo basta. Non sono più necessarie altre osservanze".
    Tuttavia, ha precisato il Pontefice, questa liberazione dalle osservanze rituali e cultuali non significa libertinismo, liberazione dalla morale, come qualcuno pensava nella comunità di Corinto:

     
    "E’ ovvio che questa interpretazione è sbagliata: la libertà cristiana non è libertinismo, la liberazione della quale parla San Paolo non è liberazione dal fare il bene".

     
    D’altro canto, ha spiegato Benedetto XVI, queste prescrizioni, dalla circoncisione alle norme sul cibo puro, esprimevano un’identità religiosa e sociale che in Israele sentivano particolarmente minacciata dalla cultura ellenistica allora dominante. Contro questa cultura, apparentemente razionale, si cercava di alzare uno scudo, un muro di difesa. Paolo stesso perseguita i cristiani perché li percepisce come una minaccia all’identità di Israele. Tutto cambia, però, con la Risurrezione di Cristo:

     
    "Con Cristo, il Dio di Israele, l’unico vero Dio, diventava il Dio di tutti i popoli. Il muro - così dice nella Lettera agli Efesini - tra Israele e i pagani non era più necessario: è Cristo che ci protegge contro il politeismo e tutte le sue deviazioni; è Cristo che ci unisce con e nell’unico Dio; è Cristo che garantisce la nostra vera identità nella diversità delle culture".

     
    Benedetto XVI non ha poi mancato di citare l’interpretazione di Lutero del passo della Lettera ai Romani, secondo cui il cristiano si salva per la sola fede e non per le opere che compie. Questa lettura è vera, ha spiegato il Papa, se non si mette la fede in contrapposizione con la carità, con l’amore:

     
    "La fede è guardare Cristo, affidarsi a Cristo, attaccarsi a Cristo, conformarsi a Cristo, alla sua vita. E la forma, la vita di Cristo, è l’amore".

    Credere è allora conformarsi a Cristo ed entrare nel suo amore. Per questo, ha concluso il Papa, San Paolo, nella Lettera ai Galati, nella quale ha sviluppato la sua dottrina sulla giustificazione, parla della “fede che opera per mezzo della carità”. Paolo sa che “nel duplice amore di Dio e del prossimo è presente e adempiuta tutta la Legge”.

     
    Dopo la catechesi, il Papa ha salutato gli oltre 20 mila pellegrini radunati in Piazza San Pietro. Parlando in lingua polacca, ha rivolto un pensiero speciale all’Associazione “Rodzina Rodła” (Famiglia di Rodło), erede dell’Unione dei Polacchi nella Germania, nel periodo fra le due guerre. Il Papa ha augurato che l’attività del sodalizio “serva all’edificazione dell’unità e al consolidamento dei legami fraterni tra le nazioni”. In inglese e francese, un saluto speciale ai partecipanti al meeting della Conferenza internazionale cattolica dello Scoutismo, in corso a Roma. Quindi, in italiano, Benedetto XVI ha salutato i rappresentanti della Federazione italiana cuochi e i fedeli della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, convenuti in Roma per ricambiare la visita compiuta dal Papa nel Salento nel giugno scorso.

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    Nomina

    ◊   In Brasile, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Botucatu, presentata da mons. Aloysio José Leal Penna per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato a succedergli mons. Maurício Grotto de Camargo, finora vescovo di Assis.

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    Il Catholicos armeno, Aram I, sarà in visita in Vaticano e a Roma dal 23 al 27 novembre

    ◊   Un importante appuntamento ecumenico si profila tra pochi giorni in Vaticano. Dal 23 al 27 novembre prossimi, sarà da Benedetto XVI il Catholicos di Cilicia degli Armeni, Sua Santità Aram I, accompagnato da una delegazione di sei arcivescovi e due vescovi. Il 24 novembre, la delegazione armena si fermerà in preghiera sulla tomba di Giovanni Paolo II in San Pietro e quindi compirà una sosta a Largo San Gregorio l’Illuminatore, per omaggiare la figura del Santo considerato l’apostolo della Chiesa Armena apostolica. Subito dopo, informa un comunicato ufficiale, Benedetto XVI e il Catholicos si incontreranno nel Palazzo Apostolico all’insegna della fraternità e cdella ordialità, sostando in preghiera comune presso la Cappella Redemptoris Mater. Sempre il 24 novembre, il Patriarca della Chiesa armena sarà ricevuto dal cardinale arciprete nella Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, per una visita ai luoghi sacri e per partecipare ad una breve liturgia.

    Martedì 25 novembre, avranno luogo i vespri nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina. In quella occasione, Sua Santità Aram II recherà un memoriale dei martiri armeni e parteciperà ad un momento di preghiera nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. Quindi, prenderà parte a una cena in suo onore, offerta dalla Comunità di Sant’Egidio. Il giorno dopo, è prevista la presenza del Catholicos, del suo seguito e della cinquantina di fedeli armeni giunti a Roma per l’occasione all’udienza generale presieduta da Benedetto XVI.

    Nel quadro della visita, prosegue la nota ufficiale, si terranno in vari momenti incontri con altre autorità della Curia Romana e, in particolare, delle conversazioni con il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani, il quale offrirà una cena di benvenuto nella residenza del Patriarca armeno in Vaticano, la Domus Sanctae Marthae, alla quale saranno presenti vari esponenti della Curia Romana. Un evento di rilievo, infine, sarà la visita del Catholicos alla Pontificia Università Urbaniana, dove presiederà un Atto accademico in suo onore.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell’informazione internazionale, un articolo di Francesco Citterich dal titolo “Inizia dal Jammu e Kashmir una lunga stagione elettorale in India”

    In cultura, un articolo di Alberto Manzoni sull’intervento del ministro Giulio Tremonti in occasione dell’apertura dell’anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e la sintesi della prolusione del rettore Lorenzo Ornaghi

    La prefazione di Pierangelo Sequeri al libro “Parola fatta canto”, una raccolta di riflessioni sulla musica e la liturgia del maestro direttore della Cappella Musicale Pontificia Sistina, monsignor Giuseppe Liberto

    L’Italia si cambia sui banchi di scuola: un estratto dalla relazione di Renata Lollo alla conferenza per l’ottantesimo anniversario della morte di Giulio Salvadori

    Un articolo di Andrea Monda dal titolo “Sale e miele sulle piaghe del Novecento”: ambientazioni evangeliche per due nuovi testi teatrali di Elena Bono.

    Nell’informazione religiosa, l’intervento di presentazione di Enrico dal Covolo del libro di monsignor Lorenzo Leuzzi “La Pentecoste di Sydney nell’Anno Paolino. Il Papa, i giovani e la modernità”

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    Oggi in Primo Piano



    Ricerca della giustizia e rifiuto della violenza: l'appello al mondo da Cipro, al termine del Meeting "Uomini e religioni"

    ◊   Nessun odio, nessun conflitto, nessun muro può resistere alla preghiera, al dialogo, al perdono. Rappresentanti di confessioni e culture diverse lanciano un forte appello per la pace nel mondo. Questo il richiamo espresso ieri sera a conclusione dell’incontro “Uomini e Religioni”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Cipro. Da Nicosia, la nostra inviata, Francesca Sabatinelli:

    Dialogo e preghiera per far crescere una civiltà di pace che eviterà al mondo di diventare disumano. L’appello di pace che ha concluso ieri sera il Meeting “Uomini e Religioni” chiede ai ricchi del mondo di concentrare l’attenzione sui poveri e su chi soffre per guerre e violenza. C’è bisogno di più spirito e di più senso di umanità perché un mondo senza spirito diventa disumano, è il richiamo dei leader religiosi. Preghiera e al dialogo quindi in alternativa alla violenza. Il richiamo a cancellare le ingiustizie - perché nessuna guerra è santa, ma santa è solo la pace - si alza da una Cipro sofferente per una drammatica divisione, una ferita che questo Meeting vuole contribuire a risanare, anche favorendo la reciproca conoscenza, permettendo l’incontro tra alcuni esponenti religiosi con i negoziatori da parte turco-cipriota e greco-cipriota che, assieme all’inviato Onu, stanno portando avanti le trattative.

    Niente è perduto con il dialogo e tutto è possibile ha affermato con forza il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, richiamando le religioni a far crescere tra gli uomini quello spirito di Assisi che ha avuto in Giovanni Paolo II il suo iniziatore e che il prossimo anno soffierà a Cracovia ed Auschwitz. Da Nicosia, si sono levati appelli a non dimenticare gli iracheni, i libanesi, palestinesi ed israeliani, e soprattutto i cristiani che soffrono le persecuzioni in diverse parti del mondo, come in India nello stato dell’Orissa. E poi richiami a non dimenticare i poveri, primi e forse unici a pagare la crisi economica che in questi mesi sta strozzando il mondo e che, ha detto il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, mette a repentaglio la pace e la lotta alla povertà. Per il porporato, l’economia senza etica non può esistere, la banca che presta troppo, ha aggiunto, non è meno incivile di quella che presta troppo poco. Ed è stato infine affidato a Ingrid Betancourt il compito di rendere testimonianza e di chiedere a nome di chi soffre, di chi è ostaggio, di chi torturato e abusato dal potere, di chi è scomparso, di non arrendersi di non perdere la speranza e di vedere le religioni non come muri ma come ponti che uniscono

    .

     
    E lo stesso Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, è stato avvicinato al termine dell'incontro da Francesca Sabatinelli, che gli ha chiesto un bilancio dell'edizione 2008 del Meeting:

    R. - Siamo venuti qui non per fare una mediazione, ma siamo venuti qui per affermare uno spirito di pace, una cultura di pace e di incontro, in una situazione di divisione incancrenita, di violenza, di diritti umani violati. Abbiamo incontrato i negoziatori proprio perché i leader religiosi dovevano prendere contatto con la situazione: dovevano parlare loro stessi, far sentire il loro anelito di pace, essere informati.

     
    D. - Le speranze di questo incontro Cipro 2008 in vista di Cracovia 2009?

     
    R. - Cracovia è un grande obiettivo, perché Cracovia sarà anche Auschwitz, la vicenda della Shoah, della distruzione di interi popoli durante la II Guerra mondiale. Ma noi non dimenticheremo Cipro: non dimenticheremo questo lembo di Europa occupata, il mondo ortodosso, questa bella isola ferita.

     
    D. - La Comunità di Sant’Egidio è soddisfatta?

     
    R. - Sant’Egidio è sempre soddisfatta. Ma è ancora insoddisfatta perchè in questo nostro mondo non c’è pace.

     
    Il valore dell'incontro e del dialogo promosso da "Uomini e religioni", come strategia efficace per la soluzione di controversie di diversa natura - religosa come politica - è un segno per tutte quelle zone del mondo in cui si cerca di risolvere un contenzioso usando la violenza. L'Iraq è una di queste zone e sul suo futuro prossimo Francesca Sabatinelli ha raccolto, da Nicosia, gli auspici di mons. Benjamin Sleiman, arcivescovo latino di Baghdad:

    R. - Non bisogna perdere la speranza, ma bisogna essere realisti. La violenza è un messaggio politico, per questo - se uno fa attenzione alla storia del Medio Oriente - ci sono dei momenti nei quali, ogni volta che c’è un incontro in cui si spera in qualcosa di buono, c’è allo stesso tempo un’operazione violenta che cerca di neutralizzarlo. Quindi, bisogna che si rinunci a fare politica con lo strumento della violenza e si trovino altri metodi per fare politica.

     
    D. - Sembra che si voglia cercare di lasciare spazio al dialogo e non alla violenza: c’è stato questo accordo raggiunto sul graduale ritiro delle truppe Usa. Lei è ottimista?

     
    R. - Certamente, apre uno spiraglio di speranza per una situazione migliore e forse salva l’Iraq da un vuoto soprattutto al livello della sicurezza. Se questo trattato non fosse stato firmato, forse ci sarebbe stato il rischio di un vuoto ancora più grande e quindi di una situazione più pericolosa.

     
    D. - La situazione dei cristiani: sembrava che fossero rientrati in buon numero a Mossul, ma c’è ancora un ingresso e un’uscita costante di queste persone...

     
    R. - Se non c’è pace - e più che pace un riconoscimento dei diritti di tutti - se l’Iraq non ritrova veramente la cittadinanza come base comune, molti saranno tentati ancora di andarsene via. Il più debole si sente minacciato, e anche se non lo è... Non tutti hanno un motivo preciso per andarsene via. Ma la paura per quello che accade a uno oggi, e che poi accadrà a me domani, fa sì che sia meglio prevenire che guarire.

     
    D. - Lei ha definito i cristiani in modo molto forte: “Merce di scambio della politica”...

     
    R. - In questi ultimi tempi abbiamo visto che si è giocato con la sorte dei cristiani per ragioni politiche, perchè ognuno ha una tattica, un progetto politico che non è quello dell’altro, e i cristiani non sono veramente protagonisti in questo gioco. Uno vota una legge, dando più voti ai cristiani, e l’altro rifiuta questa legge perché non vuole che vi siano più voti. Quindi, stanno strumentalizzando i cristiani.

     
    D. - Lei di cosa ha paura in questo momento?

     
    R. - In questo momento ho paura dell’estinzione dei cristiani.

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    Il cardinale Tettamanzi e il ministro Tremonti all'apertura dell'anno accademico alla Cattolica di Milano

    ◊   E’ stato il rettore dell’Università Cattolica di Milano, il prof. Lorenzo Ornaghi, a inaugurare questa mattina l’inizio dell’Anno accademico 2008-2009. Al rettore, ha fatto seguito il saluto del cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, che in precedenza aveva presieduto una Santa Messa nella chiesa di Sant’Ambrogio. La prolusione è stata poi pronunciata dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti. Da Milano, Fabio Brenna:

    L’Università non può essere solo un luogo di formazione professionale, ma deve poter svolgere un servizio di umanesimo autentico: una convinzione, questa, espressa all’unisono dall’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, e dal rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi. Un’affermazione di principio che rimane sospesa, però, di fronte al ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, che ha svolto la prolusione sull’economia sociale di mercato, affermando che il capitalismo non è morto con questa crisi, che sarà lunga e alla quale si potrà porre fine con la riscoperta di principi come etica, morale e diritto per l’economia. L’Università Cattolica come erogatrice di un “di più” per le nuove generazioni, un preciso impegno per un luogo di sapere, che deve recuperare tutto il potenziale del sapere umanistico. Sentiamo l’arcivescovo di Milano, il cardinale Tettamanzi:

    “Sappiamo però che la sensibilità veramente e pienamente umana e ancor più quella cristiana, non può rassegnarsi al decadimento di questa illustre istituzione – l’Università, appunto – nella subordinazione pragmatica e funzionale alle esigenze importanti, ma mai primarie, della produzione e del mercato”.

    In apertura del suo intervento, l’arcivescovo di Milano ha ricordato anche le parole di Papa Benedetto XVI che, in un telegramma in occasione dell’apertura dell’Anno accademico dell’Università Cattolica, auspica che il fecondo dialogo tra il messaggio evangelico e saperi umani contribuisca efficacemente alla formazione integrale delle giovani generazioni e alla diffusione dei perenni valori cristiani nella società di oggi.

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    La collezione dell'orafo Nicola da Guardiagrele in mostra al Museo di Santa Maria Maggiore

    ◊   Oro, argento e smalti policromi in foggia di croci, statue ed ostensori. E’ la collezione dell’orafo abruzzese Nicola da Guardiagrele, che visse tra il XIV e il XV secolo, in mostra fino all’8 dicembre presso il Museo della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore in Roma. Un’iniziativa promossa in collaborazione con i Musei Vaticani. Ce ne parla Claudia Di Lorenzi:

    (musica)

    Fili d’oro e d’argento, legati insieme con maestria, disegnano forme e volumi gettando ponti fra il cielo e la terra. Sono i capolavori d’arte sacra, frutto del genio creativo di Nicola da Guardiagrele: orafo, scultore e pittore abruzzese, vissuto a cavallo fra Medioevo e Rinascimento, che nell’alfabeto universale dell’arte seppe tradurre il linguaggio del divino. In foggia di croci ed ostensori, di statue e di decori, fra le abili mani dell’artista i metalli preziosi han dato corpo al Cristo e alla Madonna, agli angeli e agli Apostoli, per raccontare al mondo i misteri della fede. Venticinque capolavori realizzati nella prima metà del 1400 sono riuniti insieme per la prima volta, e dopo lunghe ricerche e attenti restauri, a testimonianza di come l’arte possa farsi veicolo del sacro. Lo sottolinea il cardinale Bernard Francis Law, arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore:

     
    “Dio è la bellezza, la bellezza è una manifestazione stessa di Dio: la bellezza della musica, la bellezza dell’arte, parlano di Dio; così come la bellezza della natura, la bellezza degli atti di carità. Possiamo toccare Dio in queste espressioni della bellezza e della carità”.

     
    Opere che anelano al cielo e insieme si mostrano radicate nel tempo e nei luoghi in cui l’artista visse ed operò. Un ritratto di Nicola da Guardiagrele nel racconto del prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani:

     
    “Guardiagrele è un paesetto sotto il massiccio della Majella, uno dei posti più belli, più selvaggi dell’Abruzzo. Una piccola città però con una grande tradizione artigiana nel campo delle filigrane, dell’oreficeria. L’artista, che vive nella prima metà del Quattrocento, quindi 600 anni fa, sa tutto sulla tecnica: nessuno è bravo come lui nel modellare l’argento, l’oro… Però, acquisisce una cultura internazionale: esce da Guardiagrele, va a Napoli, va a Roma, nelle Fiandre, in Germania. Soprattutto si reca a Firenze, dove ha contatti con Lorenzo Ghiberti e diventa quindi un protagonista del primo Rinascimento italiano e quindi l’orafo più bravo d’Italia”.
     
    Un maestro d’arte che la sua perizia offriva per grandi e piccole commissioni, per realizzare opere che si facevano occasione e alimento della devozione popolare. Capolavori che oggi come ieri suscitano l’ammirazione di fedeli ed estimatori e che non di rado, forse in virtù di quell’anelito al sacro, costituiscono un inedito “luogo” d’incontro fra individui altrimenti lontani. Inserita in un ciclo di appuntamenti, la mostra farà quindi tappa a Chieti e a L’Aquila per poi concludersi a Firenze, dove pure trovò compimento e massima espressione il percorso artistico del più celebre orafo abruzzese.

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Lo stato dell’Orissa stanzia i fondi per le chiese distrutte dagli integralisti

    ◊   Il governo dello Stato indiano dell’Orissa verserà 200mila rupie (circa 3200 euro) per ogni chiesa distrutta e 100 mila rupie per quelle danneggiate. La decisione è di lunedì scorso, ma ha già scatenato le proteste dei fondamentalisti indù che sono tornati a lanciare minacce contro i fedeli e i religiosi cristiani della capitale dello Stato, Bhubaneswar. Il censimento dei danni avverà entro il 25 novembre, per poi procedere ai pagamenti, in modo tale da consentire la celebrazione del Natale come richiesto dai vescovi dell’Orissa. Si tratta di una vera e propria svolta se si considera che fino allo scorso ottobre le autorità avevano negato la possibilità di qualsiasi risarcimento dal momento che “l’India è uno stato laico”. Il cambio di strategia ha quindi irritato i leader delle proteste indù, che sono tornati ad accusare i cristiani dell’omicidio dello swami Laxmanananda. Se i responsabili dell’omicidio non saranno arrestati entro il 15 dicembre, gli integralisti hanno minacciato uno sciopero generale per il 25 dello stesso mese. Un’evidente provocazione per impedire le celebrazioni del Natale. (M.G.)

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    Approvato il piano di riforma della Fao. Jacques Diouf chiede un vertice internazionale sulla crisi alimentare

    ◊   Dopo un percorso di valutazione di dieci mesi e oltre 90 riunioni, il piano d'azione immediato per la riforma della Fao incassa l’approvazione della Conferenza dell’agenzia del Onu riunita stamani a Roma. Nel suo intervento, il direttore generale dell’organizzazione, Jaques Diouf, ha inoltre chiesto la convocazione di un vertice internazionale sull’agricoltura. Si tratta di un cambiamento definito complesso dagli stessi attori che lo hanno tratteggiato. Quasi un atto dovuto per rispondere alle sfide dell’emergenza alimentare che in questo ultimo ha messo dura prova l’organizzazione delle Nazioni Unite. Il piano porterà, infatti, modifiche nella gestione e nella governance, con l'obiettivo di snellirla, per assicurare maggiore trasparenza e controllo sui programmi da parte dei Paesi donatori. Un nuovo corso che è stato illustrato dallo stesso Diouf, che nel suo intervento alla 13.ma sessione della Conferenza ha annunciato la riduzione di un terzo dei direttori per il reperimenti di risorse, che saranno reinvestiti in programmi tecnici. Modifiche anche nella durata del mandato del direttore generale, che passa da 6 a 4 anni. Misure che serviranno a riformare la Fao, affinché - ha sottolineato Diouf, possa giocare ''un ruolo effettivo nella sicurezza alimentare globale”. Il piano di riforma partirà nel 2009 per terminare nel 2012 e per attuarlo sarà necessario un investimento di 21,8 milioni di dollari. Le risorse saranno fornite dai Paesi aderenti alla Fao, attraverso un fondo straordinario creato per contributi extra budget. Ma per intervenire immediatamente sulla crisi in atto, Diouf ha proposto anche la convocazione di un vertice internazionale entro il primo semestre del 2009, al fine di “elaborare un nuovo sistema commerciale per l'agricoltura'' e per reperire subito 30 milioni di euro. (A cura di Marco Guerra)

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    Stati Uniti: 700 mila bambini a rischio malnutrizione

    ◊   Negli Stati Uniti, prima economia del mondo, poco meno 700 mila bambini hanno sofferto la fame nel 2007. L’incredibile dato emerge dal rapporto annuale sulla malnutrizione pubblicato dal Dipartimento all’Agricoltura americano. La cifra appare ancora più allarmante se si considera che è il numero più alto registrato dal 1998. Praticamente un’impennata rispetto all’anno precedente (2006), quando si contavano 430mila minori denutriti. Dipartimento all’Agricoltura mette inoltre in guardia che il dato è destinato a salire notevolmente nel 2008 per effetto della crisi economica che ha portato alla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Il trend di crescita dell’emergenza viene confermato anche dal Center on the Budget, gruppo di ricerca sulle politiche di walfare, che rileva un aumento dei richiedenti di buoni pasto alle mense popolari e di posti nei ricoveri per donne e bambini. Ma non sono solo i più piccoli a patire la fame. Nel rapporto citato da Avvenire si evince che nel complesso non sono riusciti ad alimentarsi adeguatamente 36,2 milioni di persone, ovvero un americano su otto. Sempre la stessa ricerca mostra poi l’esistenza di una fascia di popolazioni definita come “disperata”: 12 milioni di cittadini che vivono la vera e propria denutrizione. Erano poco più di 3 milioni nel 2008. Le famiglie più a rischio sono quelle con una madre non sposata, seguite da quelle afroamericane e dalle ispaniche. A livello territoriale l’incidenza più alta si registra negli Stati del sud-ovest: Mississipi, New Messico, Texas e Arkansas. “Si tratta di numeri che devono spingere il presidente eletto, Barak Obama, a mantenere la sua promessa di rafforzare gli aiuti alimentari e mettere fine all’infanzia malnutrita”, ha dichiarato, commentando i dati, James Weill, presidente della Ong Food Research and Action Center. (M.G.)

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    Il 25 agosto sarà la "Giornata dei martiri cristiani dell'India". Dieci cristiani candidati nel Madhya Pradesh

    ◊   La Conferenza dei Laici cristiani dell'India, che ha riunito in questi giorni 500 partecipanti nella città di Bhopal, in Madhya Pradesh, ha deciso di proporre il 25 agosto come "Giornata dei martiri cristiani dell'India". Un’iniziativa, affermano i promotori dell’iniziativa, “non solo utile a compattare i cristiani del Paese attorno ai sopravvissuti, ai feriti, ai molti profughi non ancora rientrati nei loro villaggi minacciati dai fondamentalisti hindu, ma anche per lanciare un segnale forte alla classe politica impegnata nelle prossime consultazioni elettorali”. "Serviva una risposta eccezionale al sacrificio dei cristiani in Orissa. Credo che questa sia stata la più forte possibile", ha detto l'arcivescovo di Bhopal, mons. Leo Cornelio. Per padre Anand Muttungal, coordinatore della Conferenza, "la data del 25 agosto è stata scelta in quanto ha visto il maggior numero di vittime nello sfortunato distretto di Kandamal, nell'Orissa. Con questa iniziativa che proponiamo all'interno Paese, vogliamo ricordarne il sacrificio". La risoluzione del Congresso - riporta l'agenzia Sir - sarà oggetto di una campagna di sensibilizzazione indirizzata ai leader e organizzazioni ecclesiali per promuovere l'iniziativa a livello nazionale. Intanto per la prima volta, alle elezioni del Madhya Pradesh, sono candidati dieci cristiani iscritti nelle liste di diversi partiti. Tra questi Xavier Meda, un cristiano tribale candidato nel collegio elettorale di Jhabua. Meda, 32 anni, ha spiegtato all'agenzia AsiaNews da dove nasce la sua scelta. "A Jhabua gli incidenti causati dalle violenze dei fondamentalisti indù contro i cristiani sono una routine. Le comunità maggioritarie trattano con disprezzo i cristiani tribali e questo deve finire. Abbiamo bisogno di avere voce nell'assemblea , per chiedere giustizia e diritti per i cristiani non solo a Jhabua ma anche nel Madhya Pradesh e in tutta l'India". (A.M.)

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    India: suora stuprata depone davanti ai giudici, ma non torna in Orissa

    ◊   A quasi tre mesi di distanza dall’assalto, suor Meena Barwa e padre Thomas Chellan hanno raccontato agli investigatori le violenze subite la notte del 25 agosto scorso, durante i primi giorni degli attacchi contro i cristiani. Le loro dichiarazioni - riferisce l'agenzia AsiaNews - sono state raccolte dalla sezione anti-crimine della polizia dell’Orissa, giunta a Delhi per incontrare la suora e il sacerdote. L’ispettore generale Arun Ray conferma che la suora e il prete – vittima di violenza sessuale la prima e di pestaggi brutali entrambi – hanno rilasciato ieri la loro deposizione, alla presenza di un team di investigatori giunti apposta dall’Orissa. La religiosa, ancora provata dalle violenze subite, ha più volte ribadito di non voler tornare a Baliguda, nel distretto di Kandhamal, dove oggi, è in programma il confronto “all’americana” per procedere all’identificazione degli autori dello stupro. La religiosa ha sempre opposto un fermo rifiuto dicendo di non fidarsi dei poliziotti dell’Orissa, alcuni dei quali avrebbero coperto gli autori delle violenze. Mons. Raphel Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, riferisce dell’incontro tra i religiosi e i poliziotti dell’Orissa a Delhi, durante il quale essi “hanno fornito la loro versione dei fatti”. Il vescovo spiega inoltre che la suora non può partecipare al confronto “all’americana” previsto per oggi, perché il viaggio è troppo lungo e la suora appare ancora provata dallo shock. Ieri una delegazione di ministri del governo centrale è giunta nell’Orissa per visitare i luoghi teatro dei massacri contro i cristiani: era formata dal ministro dell’agricoltura Sharad Pawar, dal ministro per la giustizia sociale Meira Kumar e dal ministro per gli affari dei tribali P.R. Kyndiah. I ministri hanno incontrato le famiglie che vivono nel campo profughi di Raikia le quali hanno ribadito il desiderio di rientrare nelle proprie abitazioni ma denunciano un clima persistente di violenza e persecuzione, che rende impossibile il ritorno a casa. La delegazione governativa ha infine visitato il Jalespata ashram a Tumudibandha, dove si è consumato l’omicidio del leader fondamentalista indù Lakshmanananda Saraswati e di quattro suoi adepti, all’origine del pogrom contro i cristiani. (R.P.)

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    Allarme dei vescovi sudanesi sull'accordo di pace

    ◊   “Siamo preoccupati del fatto che la lettera e lo spirito dell'Accordo Comprensivo di Pace stia perdendo lo slancio sia tra i principali firmatari, sia tra i suoi sostenitori e amici che contribuirono a ottenere questo storico documento”. Così i vescovi del Sudan esprimono la loro preoccupazione per la lenta attuazione dell'Accordo di pace (Comprehensive Peace Agreement), firmato a Nairobi, in Kenya, nel gennaio 2005 tra il governo di Khartoum e il Movimento per la Liberazione del Popolo Sudanese (Sudan Peoples’ Liberation Movement), che ha posto fine alla ventennale guerra nel sud Sudan. La posizione dei vescovi - riferisce l'agenzia Fides - è stata espressa al termine della loro Assemblea Plenaria, che si è tenuta dal 4 al 15 novembre a Yambo (Sud Sudan). Nell'incontro i presuli hanno esaminato le questioni che interessano la società a vari livelli. Tra queste la famiglia e le conseguenze della guerra civile. I vescovi hanno affermato che la guerra ha danneggiato le relazioni sociali delle persone, contribuendo all'erosione dei valori della famiglia. Solo attraverso la preghiera e il rafforzamento del rapporto con Dio i sudanesi potranno ricostruire il Paese e ottenere una pace duratura. L'Accordo di Pace, che ha dato vita ad un'amministrazione autonoma nel sud Sudan, dominata dagli ex guerriglieri del SPLM, i quali siedono anche nel governo centrale di Khartoum, prevede lo svolgimento di un referendum nel 2011: le popolazioni sud-sudanesi saranno chiamate a stabilire se il Sudan meridionale (con un'ampia autonomia) rimarrà a far parte di un Sudan unitario oppure diventerà uno Stato indipendente. Nel frattempo devono essere regolate una serie di questioni comuni tra lo Stato centrale e l'amministrazione autonoma provvisoria del sud Sudan, dalla regolamentazione del traffico aereo e fluviale, alla ripartizione dei profitti del petrolio, dai fondi sociali e pensionistici alla politica della Banca Centrale sudanese nella regione. Tutte problematiche che attendono di essere risolte a causa di divergenze tra i dirigenti nazionali e quelli del Sudan meridionale. Queste difficoltà si ripercuotono sulla popolazione dell'area, creando malcontento e tensioni. (R.P.)

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    Honduras e Guatemala duramente colpiti dalle alluvioni di ottobre. Non bastano gli aiuti per la ripresa

    ◊   Si aggrava l’emergenza umanitaria in Honduras e Guatemala, causata dalle alluvioni che dall’inizio di ottobre hanno colpito l’America centrale. Situazione resa ancora più drammatica dall’insufficienza dei fondi inviati dalla comunità internazionale, che soddisfano appena il 10% delle risorse richieste dalle organizzazioni delle Nazioni Unite impegnate sul terreno. Secondo i dati citati dalla Misna, particolarmente colpito sarebbe l’Honduras, dove i disastrati sono oltre 320 mila. Il bilancio ufficiale delle conseguenze portate dalle piogge in 17 dei 18 dipartimenti del paese – in cui oltre la metà dei circa sette milioni e mezzo di abitanti vive in povertà - è di 50 morti, 50.000 evacuati e 43.000 ospitati in alloggi di fortuna, oltre a raccolti devastati, risorse idriche contaminate, servizi igienici “al collasso” nella Valle di Sula e nei distretti di Cortés, Yoro, Atlántida e Colón. “Uno scenario che è peggiorato dalla scorsa settimana col passaggio dell’uragano ‘Paloma’ su un paese che già lottava per riprendersi”, ha riferito Nils Katsberg, responsabile dell’Unicef in America Latina e Caraibi. In ginocchio anche il Guatemala, qui gli alluvionati sono al momento 180.000 e oltre 2000 i chilometri di strade danneggiate dalle piogge più intense cadute da quando, dieci anni fa, l’uragano ‘Mitch’ colpì con forza tutto il Centroamerica provocando oltre 10.000 morti.(M.G.)

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    Campagna di raccolta firme contro "l'aborto come diritto umano"

    ◊   E' stata avviata in Spagna una campagna firme contro il progetto che mira a far dichiarare l'aborto come diritto umano da parte dell'ONU, per i 60 anni dalla creazione di questa organizzazione internazionale, secondo la proposta di una lobby abortista. In base a quanto riferito a Zenit da Elsa Yolanda Márquez Reyes, una delle promotrici dell'iniziativa, la raccolta è stata organizzata proprio “per evitare che l'ONU dichiari l'aborto un diritto umano: vogliamo essere la voce di quanti non hanno voce”. I promotori dell'iniziativa, organizzazioni pro-famiglia e pro-vita, affermano che in occasione del prossimo 10 dicembre – quando si celebreranno i 60 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani – la lobby abortista sta cercando di far passare l'aborto come diritto umano definendolo diritto alla vita (della madre). Da tutto il mondo stanno giungendo firme per impedirlo. In inglese ce ne sono già più di 30.000. Tutte le firme verranno presentate nella sede delle Nazioni Unite proprio il 10 dicembre. Ci si attende che arrivino a più di 100.000. La campagna è guidata da C-FAM, un'organizzazione fondata nel 1997 per influire sul dibattito sulle politiche sociali alle Nazioni Unite e in altre istituzioni internazionali. Si tratta di un istituto universitario senza scopo di lucro, volto a ristabilire un'adeguata comprensione del diritto internazionale e a difendere la sovranità nazionale e la dignità della persona umana. Il modulo da firmare, in varie lingue, ricorda che la Dichiarazione Universale è il raggiungimento di uno standard comune per tutte le persone e tutte le Nazioni, e indica la necessità di garantire un'appropriata considerazione di vari fattori: il diritto alla vita di ogni essere umano, dal suo concepimento alla morte naturale, avendo ogni bambino e ogni bambina il diritto di essere concepito, di nascere e di essere educato all'interno della sua famiglia, basata sul matrimonio tra un uomo e una donna, essendo la famiglia l'entità naturale e fondamentale della società; il diritto di ogni bambino o bambina di essere educato dai propri genitori, che hanno la priorità, e il diritto fondamentale di scegliere il tipo di educazione da dare ai propri figli. (R.P.)

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    Appello del cardinale Brady perche l’Irlanda del Nord prosegua sulla via della pace

    ◊   “Godiamo ora di un presente e di un futuro con più speranza rispetto a ciò che potevamo immaginare appena alcuni anni fa. La sfida oggi è continuare ad essere impegnati in questo viaggio”. E' il pensiero del cardinale Séan Brady, arcivescovo di Armagh, contenuto nella lettera indirizzata ai fedeli nella quale riflette sull'importanza che ha avuto per tutto il mondo il processo di pace in Irlanda del Nord e sul rischio di “dimenticare” la miseria e la disperazione a cui la violenza permanente ha portato per decenni. Riferendosi alla recente crisi politica che attraversa il Paese, il porporato ha poi detto che “tale situazione mina quanti credono che l'Irlanda del Nord possa avere un futuro più brillante, soprattutto i giovani, incoraggia coloro che vogliono promuovere le ideologie fallite del passato e principalmente dà spazio a quanti promuovono la menzogna per la quale la violenza ha qualcosa da offrire al nostro futuro”. “Come abbiamo scoperto in Irlanda del Nord - ha aggiunto cardinale Brady - non è sempre facile scegliere il compromesso e la generosità, anziché il proprio interesse o il perdono al posto della vendetta, il bene comune anziché la politica di partito. Tutti questi sono valori profondamente cristiani”. Secondo il porporato, esiste quindi “un vero pericolo che con il passare degli anni dimentichiamo l'inutilità, la distruzione e la miseria che la violenza ha provocato in passato”, violenza che “non ha portato altro che disperazione”. Ad ogni modo, ha dichiarato, il processo di pace è stato “fonte di speranza per il mondo” e “deve continuare ad esserlo”. Il porporato ha inoltre raccontato della suo viaggio nella striscia di gaza dove ha potuto raccogliere le speranze di quanti vedono nel percorso dell’Irlanda del Nord un esempio per parlare della speranza nel futuro. Il porporato si è quindi riferito al prossimo tempo di Avvento, in particolare alle letture dei Profeti sul futuro avvento della pace. “Prego affinché i responsabili del bene comune della nostra società trovino la via e abbiano il coraggio di fare il passo successivo verso la pace”. (M.G.)

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    Migrazioni nell'Unione Europea: in testa polacchi e rumeni

    ◊   I flussi migratori nell’Ue dipendono per il 60% da persone provenienti da paesi terzi, ovvero esterni all’Unione, mentre per il rimanente 40% si stratta di spostamenti fra uno Stato e l’altro dell’Ue a 27. Un nuovo studio demografico firmato da Eurostat, ufficio statistico comunitario, ripreso dall'agenzia Sir, fa il punto sul fenomeno, utilizzando gli ultimi dati definitivi, disponibili e raffrontabili, risalenti al 2006. In quell’anno, “circa tre milioni di immigrati stranieri si sono installati in un paese Ue. Tali immigrati possono essere divisi in due gruppi in funzione della loro nazionalità”, si legge nella ricerca: i cittadini di uno Stato membro che hanno trasferito la residenza stabile in un’altra nazione sono 1,2 milioni, appunto il 40% del movimento complessivo; quelli di altri Stati sono 1,8 milioni, pari al 60%. Fra i soggetti provenienti da paesi terzi, si dividono equamente fra nazioni di Asia, Africa, America e altri Stati europei non comunitari. Nel 2006 “i più grandi gruppi di immigrati nell’Ue27 – specifica Eurostat – sono stati i polacchi (circa 290mila persone), seguiti da rumeni (230mila), marocchini (140mila), britannici, ucraini, cinesi e tedeschi”. Secondo lo studio pubblicato dall’ufficio statistico dell’Unione, i paesi Ue che hanno accolto il maggior numero di immigrati sono stati la Spagna (803mila), la Germania (558mila), il Regno Unito (451mila), che da soli hanno assorbito tre quinti degli spostamenti totali. In rapporto alla popolazione nazionale, sono invece gli Stati più piccoli a far registrare le percentuali più elevate di arrivi: dal Lussemburgo all’Irlanda a Cipro, seguiti da Spagna e Austria; la media europea si è collocata a 6,2 immigrati ogni mille abitanti. Al contrario, vi sono paesi lontani da questa cifra, come Polonia, Romania, Lituania e Lettonia, con arrivi modesti rispetto al numero complessivo dei cittadini. Fra le nuove “rotte migratorie” si registrano flussi significativi dalla Moldavia verso la Romania, dall’Ucraina alla Repubblica ceca, dalla Bosnia-Erzegovina alla Slovenia, dall’Albania alla Grecia. Ci sono infine Paesi che attraggono soprattutto immigrati con passaporto comunitario: sono Lussemburgo, Irlanda, Germania, Ungheria, Slovacchia, Austria e Belgio.

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    Riparte da Rabat l'impengo della comunità internazionale per promuovere la Convenzione sulle armi inumane

    ◊   Al via oggi a Rabat, in Marocco, la conferenza per promuovere la cosiddetta ‘Convenzione sulle armi inumane’ lungo la sponda sud del Mediterraneo e in Medio Oriente. Alla due giorni prenderanno parte 14 Paesi e vari organismi regionali e dell'Onu. Secondo quanto riferisce l’agenzia Misna, durante l’incontro si discuterà della possibile adesione ai protocolli della Convenzione che impongono un divieto o fissano limiti all’uso di armi come mine, dispositivi incendiari e laser accecanti, strumenti di offesa particolarmente crudeli e che più spesso di altri colpiscono i civili in modo indiscriminato. In una nota diffusa in questi giorni, il governo del Marocco ha sottolineato il suo impegno per l’estensione del fronte dei sottoscrittori della ‘Convenzione sulle armi inumane’ (denominata a livello ufficiale ‘Convenzione su alcuni tipi di armi convenzionali’, Ccw), un documento entrato in vigore nel 1983 al quale hanno finora aderito 108 paesi. A Rabat sono rappresentati Algeria, Arabia Saudita, Bahrein, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq, Giordania, Kuwait, Libano, Libia, Marocco, Siria e Tunisia, oltre a Nazioni Unite, Unione Europea, Lega Araba e Comitato internazionale della Croce rossa. Un emendamento apportato alla Convenzione nel 2004 prevede l’estensione dei divieti e delle limitazioni ai conflitti ‘non-internazionali’, combattuti cioè non tra Stati ma all’interno dello stesso paese. Un altro passo importante è stata l’entrata in vigore di un protocollo che affronta il nodo degli ordigni inesplosi: un flagello che, come ha mostrato due anni fa l’offensiva israeliana nel sud del Libano, provoca nel tempo silenziose stragi di civili. (M.G.)

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    Senegal: cristiani e musulmani discutono a Dakar sui diritti delle donne

    ◊   Oltre 30 rappresentanti del mondo cattolico e musulmano sono riuniti da lunedì a Dakar, in Senegal, per discutere dei differenti bisogni degli uomini e delle donne nelle politiche e nei programmi di sviluppo. L’incontro è stato organizzato dal Centro della Comunità economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest (Cedeao) per lo sviluppo del genere (Ccdg) soprattutto per esaminare gli ostacoli e le possibilità per contribuire al miglioramento della condizione delle donne nel quadro delle società religiose, soprattutto nel campo della salute, della riproduzione e dell’educazione. L’idea è quella di far conoscere meglio i problemi che la donna incontra nel far valere i propri diritti. Fino a giovedì i partecipanti alla consultazione rifletteranno sull’importanza della religione nel vissuto delle donne e nella strutturazione dei rapporti sociali, sull’approccio delle religioni monoteistiche alla situazione della donna e della famiglia; su religioni e altre sfide come salute della riproduzione, matrimonio precoce, violenze, infanticidio, traffico di donne e bambine. (T.C.)

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    Forum di "Harambee Africa" su presente e futuro del Camerun

    ◊   Si è aperto ieri sera a Roma, presso la Pontificia Università della Santa Croce il Forum 2008/2009 promosso da Harambee Africa International Onlus con il titolo "Camerun: presente e futuro". L’iniziativa vede la partecipazione di Jennifer Gitahi, responsabile del campo di lavoro Harambee in Camerun, e di Hélène Kom, console del Paese africano. Il Forum Harambee risponde all’esigenza di realizzare, con il coinvolgimento di esperti e personalità, occasioni d’incontro e confronto al fine di diffondere nella pubblica opinione una più corretta informazione sull’Africa e di sensibilizzare cittadini, istituzioni, imprese sui problemi del Continente. Denominato con il termine swahili che esprime il “lavoro di tutti per uno scopo comune”, Harambee è il progetto di solidarietà nato in occasione della canonizzazione di Josemaría Escrivá fondatore dell'Opus Dei, grazie ai donativi ed aiuti dei partecipanti alle cerimonie e di molte altre persone ed istituzioni in questi anni.Harambee promuove iniziative di educazione in Africa e sull'Africa: progetti di sviluppo nell'area Sub-Sahariana e attività di comunicazione e sensibilizzazione nel resto del mondo, allo scopo di diffondere la positività della cultura africana. (R.P.)

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    Il ringraziamento del Patriarcato di Mosca all'associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre

    ◊   La direzione dell'Associazione cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha incontrato la settimana scorsa durante la sua visita a Mosca il Metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, responsabile del Dipartimento per i Rapporti Esterni del Patriarcato di Mosca ed uno dei principali rappresentanti della Chiesa ortodossa russa. Il Metropolita ha ringraziato l'Associazione per il sostegno che la Chiesa ortodossa di Russia ha ricevuto da ACS a partire dal 1992, così come per l'impegno dell'Associazione nell'ambito del dialogo interconfessionale. La delegazione di ACS era composta dal nuovo presidente internazionale dell'Associazione, padre Joaquín Alliende, dal primo vicepresidente, il dottor Pieter van der Velden, e dal segretario generale, Pierre-Marie Morel, in carica dal gennaio 2008. La delegazione era accompagnata da Peter Humeniuk, responsabile di Aiuto alla Chiesa che Soffre per i contatti con la Russia, e da Eva-María Kolmann, giornalista dell'Associazione. Durante l'incontro con il Metropolita Kirill, da parte sia del Patriarcato che di ACS è stata sottolineata l'importanza di continuare a coltivare i buoni rapporti reciproci e di intensificare e ampliare la cooperazione in futuro. Il Metropolita ha segnalato che è positivo “potersi appoggiare a organizzazioni che hanno già dato prova della loro efficacia in collaborazioni passate”, specificando che anche in tempi difficili Aiuto alla Chiesa che Soffre ha dimostrato di essere un interlocutore di fiducia. I rappresentanti delle due Chiese si sono detti d'accordo sulla necessità di difendere congiuntamente l'etica cristiana e la concezione cristiana dell'uomo, di fronte al degrado generale dei valori e alla crescente espansione del relativismo nella società moderna. A nome della guida della Chiesa ortodossa russa, il Patriarca Alessio II, il Metropolita Kirill ha concesso all'esperto di Russia di Aiuto alla Chiesa che Soffre, Peter Humeniuk, l'ordine del Santo Principe Daniele di Mosca. Si tratta di un importante conferimento, che la Chiesa ortodossa russa concede a quanti si distinguono per meriti speciali. La delegazione di ACS ha anche fatto visita all'arcivescovo Evgenij, presidente della Commissione Docente della Chiesa ortodossa russa, presso il monastero di Sergei Posad (Zagorsk durante l'epoca sovietica), uno dei principali centri spirituali dell'ortodossia russa, ha incontrato il rappresentante vaticano presso la Federazione Russa, l'arcivescovo Antonio Mennini ed ha infine visitato la Curia arcivescovile cattolica di Mosca e altri luoghi rilevanti come la tomba del sacerdote ortodosso assassinato nel 1990 Aleksandr Men (molto rispettato da cattolici e ortodossi). ACS, per iniziativa di Papa Giovanni Paolo II, lavora dal 1992 a favore del dialogo con la Chiesa ortodossa russa. (R.P.)

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    Il Patriarca Twal invita i giovani di Terra Santa a proseguire la loro missione

    ◊   Sono arrivati da Betlemme, Ramallah, Ain Arik, Aboud, Zababdeh, Bir Zeit ed altre cittadine i giovani responsabili della JEC (Jeunesse Etudiante Chrétienne, Gioventù Studentesca Cristiana) che si sono riuniti lo scorso fine settimana a Beit Jala, nella scuola “Talitha Koumi”, per una tre giorni di formazione umana e spirituale. Organizzata dal Segretariato generale della JEC e dalla Bible Society, l’iniziativa è stata voluta nell’ambito degli eventi legati all’anno paolino che la Chiesa sta celebrando dal 29 giugno scorso. Occuparsi dei giovani, educarli, aiutarli a sviluppare i loro talenti, come accompagnarli nella loro maturazione e nel loro progresso umano e spirituale: questi i temi affrontati durante i tre giorni di formazione. Ai lavori ha preso parte anche il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal che ha incoraggiato i responsabili della JEC a proseguire la loro missione, a fortificare la loro fede e a seguire Cristo nella loro vita quotidiana suggerendo come modelli da seguire, ragione di speranza e fonte di orgoglio, i santi e i beati della Terra Santa. (T.C.)

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    I vescovi delle diverse Chiese cristiane di Gerusalemme riuniti nella Basilica di S. Stefano nel segno dell’Apostolo delle genti

    ◊   Un significativo momento di comunione e preghiera dedicato a S. Paolo, a Gerusalemme, per continuare con rinnovato impegno il servizio pastorale alla Chiesa di Terra Santa. Ieri sera, nella Basilica di S. Stefano a Gerusalemme, chiesa officiata dall'Ordine domenicano, ha avuto luogo una solenne celebrazione eucaristica a conclusione del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, alla quale hanno partecipato numerosi fra seminaristi e studenti degli istituti biblici, clero diocesano e religiosi di Gerusalemme. Presieduta da mons. Fouad Twal, Patriarca Latino di Gerusalemme - e concelebrata tra gli altri dal nunzio apostolico mons. Antonio Franco - la S. Messa in onore di S. Paolo ha riunito ben 12 vescovi (pastori delle chiesa latina, greco cattolica, siro cattolica, armena, caldea e maronita), a chiusura della prima giornata di lavoro della Assemblea Generale degli Ordinari Cattolici di Terra Santa. L'omelia, tenuta da padre Guy Tardivy, priore dell'Ordine domenicano, si è incentrata sulla testimonianza di S. Stefano e su quella a lui strettamente legata, di S. Paolo. La Basilica dedicata al protomartire, sorge sui resti di una chiesa bizantina nel cuore di Gerusalemme, non lontano dal luogo dove la tradizione individua il martirio di S. Stefano, e dal luogo della prigionia di S. Paolo nella fortezza Antonia, del quale l'altare dedicato all'apostolo, nella chiesa francescana della Flagellazione, reca memoria. (A cura di Sara Fornari)

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    Intenso flusso di pellegrini nella Basilica ostiense: celebrata con particolare solennità la festa della sua Dedicazione

    ◊   Anche in novembre è intenso il flusso di pellegrini che da ogni parte del mondo accorrono nella Basilica di San Paolo fuori le Mura per venerare, nell’Anno Paolino, il sepolcro dell’Apostolo. Grazie alla mitezza del clima, possono fra l’altro ammirare una eccezionale fioritura di rose nel giardino del Chiostro. Il pellegrinaggio più numeroso, di oltre duemila fedeli della diocesi di Teramo-Atri, guidato dal vescovo Michele Seccia, si è svolto sabato 15; lo stesso giorno sono venuti centinaia di fedeli della diocesi di Prato con il loro vescovo, Gastone Simoni. Fra i pellegrinaggi italiani, da segnalare i due della diocesi di Cremona, quello dei Cavalieri della Mercede di Catania e di folti gruppi di fedeli di Latina, Agropoli e Forio d’Ischia. Particolare significato ha avuto, domenica 9, il pellegrinaggio dell’Associazione dei Santi Pietro e Paolo che ha sede in Vaticano: circa trecento suoi membri - alcuni nella divisa storica della Guardia Palatina, da cui l’Associazione ha avuto origine - hanno raggiunto in processione la tomba del loro Patrono e partecipato alla Messa concelebrata dall’assistente spirituale, mons. Joseph Murphy, e dal priore dell’Abbazia benedettina di San Paolo, padre Johannes Paul Abrahamowicz. Al termine, il gruppo è stato salutato dall’Abate padre Edmund Power OSB. Moltissimi pure i pellegrini venuti dall’estero, in particolare dagli Stati Uniti, Inghilterra e Francia (della diocesi di Amiens). I Vespri ecumenici di venerdì 7 hanno visto la partecipazione dell’Ökumenische Reisegruppe aus Rosenberg bei Ellwangen in Deutschland. Tra i numerosi pellegrinaggi di istituti religiosi, rilevante quello, svoltosi ieri l'altro, delle Schönstätter Marienschwestern (Sorelle di Maria di Schönstatt). In circa trecento, guidate dalla madre generale, suor M. Jakoba Kesselheim, e provenienti dalla Germania e dalle nazioni di ogni parte del mondo dove operano hanno partecipato alla celebrazione eucaristica nell’abside della Basilica presieduta dal cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Al termine ha rivolto loro un saluto l’Arciprete della Basilica, cardinale Andrea di Montezemolo. Ieri, intanto, la Basilica ha fatto memoria della sua Dedicazione con particolare solennità nelle celebrazioni liturgiche, della Parola e dell’Eucaristia, animate dai Monaci benedettini dell’Abbazia, alle quali hanno partecipato molti fedeli pellegrini. Un segno della festività è stata l’accensione di dodici luci nel transetto e nelle navate per ricordare la consacrazione crismale del tempio, ricostruito dopo l’incendio del 1823, e delle stesse proporzioni di quello eretto dall’imperatore Teodosio nel IV secolo. Questa cerimonia, presieduta da papa Pio IX, avvenne il 10 dicembre 1854 ma dal Calendario liturgico viene ricordata il 18 novembre per essere strettamente legata alla solennità della Dedicazione della Basilica di San Pietro in Vaticano. (A cura di Graziano Motta)

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    Il cardinale Bagnasco sul caso Englaro: nessuna imposizione della Chiesa alla politica

    ◊   Continua a far discutere in Italia la sentenza della Corte di Cassazione, che consente di fatto l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione ad Eluana Englaro, da 17 anni in stato vegetativo. 34 associazioni hanno presentato ieri un ricorso contro la decisione alla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo. E sulla vicenda, dopo la recente intervista alla Radio Vaticana, è tornato stamani il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, durante la visita all’Università europea di Roma dei Legionari di Cristo per l’inaugurazione dell’anno accademico. Sul testamento biologico - ovvero l'espressione della volontà, da parte di una persona in grado di intendere e di volere, in merito alle terapie che intende o meno accettare nell'eventualità in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità – “la Chiesa non ha posto nessuna condizione, limitandosi a riaffermare quella che è la dottrina cattolica riguardo al valore indisponibile della vita”. Il card. Bagnasco, rispondendo a quanti identificano l’alimentazione con l’accanimento terapeutico, ha puntualizzato che “cibo e acqua non hanno funzioni curative, ma sono elementi vitali”, necessari all’esistenza di ogni essere umano. Questa è una posizione – ha detto ancora – certa ed inequivocabile, non solo della dottrina cattolica, ma che deriva anche dal buon senso comune. Riferendosi ancora alla vicenda Englaro, il presidente dei vescovi italiani ha sottolineato il fatto che “la stessa comunità scientifica non ha una posizione univoca sulla questione. La vita – ha ribadito il card. Bagnasco – è e rimane un bene indisponibile, anche quando manchi la consapevolezza. E sulla vicenda, ha espresso un parere alla Radio Vaticana anche mons. Ignacio Barreiro, direttore a Roma dell’organizzazione Human Life International: “Questo caso stabilisce un precedente legale. Il risultato è che si mette a rischio la vita di altre persone che sono in situazioni simili al caso di Eluana Englaro. Questo ovviamente - ha aggiunto - dipenderà dalla decisione dei tutori legali, perché un tutore legale può ricevere, continuare ad alimentare e curare una persona in queste condizioni. Invece - ha concluso mons. Barreiro - altri tutori legali potranno decidere, sulla base di questa decisione, che è tempo di far morire la persona che hanno sotto tutela”. (A cura di Giancarlo La Vella)

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    L'annuale incontro dei vescovi giapponesi e coreani sul tema "I migranti e la Bibbia”

    ◊   L’annuale incontro tra i vescovi del Giappone e della Corea è stato ospitato quest’anno a Masan, in Corea del Sud. Alla riunione, giunta alla sua 14ª edizione, hanno partecipato 16 vescovi coreani e 14 vescovi giapponesi. Iniziati nel 1995 con lo scopo di promuovere l’amicizia tra i due Episcopati dopo le ferite lasciate dall’occupazione giapponese della Penisola coreana durante la Seconda Guerra Mondiale, gli incontri sono diventati nel corso degli anni un’importante occasione di scambio e di confronto sulle sfide pastorali comuni. Così il tema scelto per questa edizione è stato “I migranti e la Bibbia”, un argomento di grande attualità che tocca in modo particolare questi due Paesi, diventati nel giro di pochi anni le principali mete di immigrazione in Asia. Basti pensare che in Giappone più della metà dei fedeli cattolici è di origine straniera: per la precisione 580mila contro i 450mila giapponesi. Partendo da una riflessione sull’accoglienza del migrante dalla prospettiva biblico-teologica - riferisce l'agenzia Ucan - i vescovi hanno confrontato le esperienze dei rispettivi Paesi e le iniziative promosse dalle Chiese locali per aiutare materialmente e spiritualmente gli immigrati e le loro famiglie. Dal confronto è emersa la comune convinzione che la crescita del fenomeno migratorio in Giappone e in Corea del Sud pone nuove sfide anche alla Chiesa in questi due Paesi. L’incontro ha quindi evidenziato il ruolo centrale della Chiesa nella promozione dell’armonia tra gli immigrati e le popolazioni locale in società sempre più multiculturali e multirazziali. Il prossimo appuntamento è previsto dal 10 al12 novembre 2009 in Giappone. (L.Z.)

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    Australia: convegno nazionale dei giovani cattolici sul dopo-GMG

    ◊   A distanza di quattro mesi dalla 23ª edizione della Giornata mondiale della gioventù di Sydney, l’Australian Catholic youth church, il Servizio per la pastorale giovanile della Conferenza dei vescovi australiani, celebrerà il suo primo raduno nazionale sul tema “Moving forward with Jesus” (Andiamo avanti con Gesù). All’incontro, che si svolgerà a Sydney dal 21 al 23 novembre, sono attesi i delegati di diocesi, parrocchie e movimenti chiamati a stilare un bilancio del dopo-Gmg e a delineare le prospettive del futuro lavoro pastorale. Il programma prevede interventi di esperti in mondo giovanile, momenti di condivisione e di testimonianza, ma tutti collegati al tema portante del meeting, vale a dire come sviluppare la vita personale e comunitaria di fede partecipando alla vita della comunità ecclesiale. Particolare riguardo, dichiara all'agenzia Sir, Bruce Ryan, segretario esecutivo della Commissione episcopale per la vita pastorale, sarà riservato “a come raccogliere e mettere a frutto nella pastorale giovanile l’esperienza della Gmg di Sydney, allargando tutti quei contatti che si sono creati tra diocesi, parrocchie e movimenti negli anni di preparazione”. Tra i relatori anche il nunzio apostolico in Australia mons. Giuseppe Lazzarotto, mons. Joseph Grech, vescovo di Sandhurst delegato per i giovani, migranti e rifugiati e padre Tom Rosica, coordinatore della Gmg di Toronto nel 2002. (R.P.)

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    Repubblica Dominicana: osservazioni dei vescovi al disegno di legge sulle Associazioni religiose

    ◊   La Conferenza dell’episcopato dominicano (CED) ha presentato alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, le sue osservazioni inerenti al disegno di legge sulle Associazioni Religiose. Secondo i presuli “il disegno di legge generale sulle Associazioni Religiose non contravviene alla Costituzione della Repubblica Dominicana, tuttavia la sua approvazione comporterebbe per la società dominicana una serie di rischi di diversa natura”. Tra questi rischi, i Vescovi segnalano in primo luogo “la possibilità di celebrare matrimoni da parte di ministri senza adeguata preparazione né esperienza, situazione che si aggrava in considerazione dell’assenza di una struttura legale nella quale collocare e controllare tali attuazioni, quali il diritto matrimoniale, inesistente per quasi la totalità delle denominazioni religiose”. Tutto questo comporterebbe gravi difficoltà per lo Stato Dominicano al momento di realizzare “il registro ed il controllo dei matrimoni religiosi ed i processi che genererebbero le migliaia di chiese e tempili che attualmente operano e che in futuro potrebbero operare nel nostro Paese”. Un altro problema che preoccupa i vescovi è il fatto che “la Legge apra spazi alle persone che possono fondare chiese senza alcun controllo, con il fine di ottenere benefici economici attraverso la religione”. Di fronte a questa situazione - riporta l'agenzia Sir - i vescovi lanciano “con umiltà e fermezza” un appello alla società dominicana, ed in particolare ai suoi rappresentanti politici e legislativi, affinché si attui un discernimento della situazione “con equilibrio e giustizia”, dando priorità “agli interessi generali della società dominicana su quelli di alcuni dei suoi settori”. Concludono ricordando che tutti devono lottare per mantenere la buona salute economica, sociale e morale della società dominicana, “in momenti in cui, attraverso diversi canali, nazionali ed internazionali, prendono forma minacce contrarie alla stabilità”. (A.M.)

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    Oltre 200 animatori vocazionali riuniti a Collevalenza per riflettere sull’“Istruzione all’obbedienza”

    ◊   Da lunedì scorso 250 religiosi addetti alla formazione e all’animazione vocazionale sono riuniti presso il Santuario dell’Amore misericordioso a Collevalenza per riflettere insieme sull’Istruzione “Il servizio dell’autorità e dell’obbedienza” edito dalla Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di vita apostolica nel giorno di Pentecoste di quest’anno. L’incontro è stato voluto dall’Area Animazione della Vita consacrata della Cism (Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori italiani) per invitare i formatori a rispondere a un interrogativo molto attuale, e cioè se ha ancora senso obbidire in un tempo dominato dal soggettivismo e dalla frantumazione della realtà; in un tempo apparentemente senza legge e senza norme; che pretende una libertà assoluta; che ha un residuo di visuale moralistica sulle norme che regolano la vita dell’uomo e, di riflesso, della vita del religioso. Rifacendosi a temi biblici, particolarmente ad Abramo che prima obbedisce al padre Terach, che lascia Ur per Carran e poi a Dio che lo invita a recarsi nel paese di Canaan, i relatori hanno dimostrato come l’obbedienza sia il cammino da un’obbedienza imperfetta, fatta all’uomo, a quella perfetta, spirituale, fatta a Dio; da un’obbedienza statica, fondata su certezze umane, a quella dinamica, fatta a Dio che aiuta ognuno a liberarsi di se stesso, per arrivare, così, all’obbedienza come offerta che consente, come accadde ad Abramo, di vedere Dio. Quando si è intrapreso questo cammino, determinante per un consacrato, si comprende che si obbedisce perché si è liberi di non trattenere nulla per sé, ma che si restituisce tutto, anche a costo di qualche sofferenza, a colui che ha fatto il dono e a cui si è deciso di appartenere. (Da Collevalenza, padre Egidio Picucci)

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    “Amare è consegnarsi all'altro". Omelia del cardinale Bagnasco in occasione della festa delle coppie a Genova

    ◊   "Il valore del matrimonio e della famiglia è sentito nel cuore del nostro popolo e soprattutto è vissuto". Così l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ieri pomeriggio in occasione della festa, organizzata dal Comune di Genova, per le coppie che quest'anno festeggiano i 50 anni di matrimonio. Nell'omelia pronunciata nella cattedrale di San Lorenzo, ripresa dal Sir, il porporato si è poi soffermato sul significato dell’amore: "C'è un bisogno sterminato di ricomprendere che cosa significa amare". E' necessario, ha aggiunto, "ricordare a tutti, e soprattutto ai giovani cosa significa amare". "L'amore - ha poi spiegato il cardinale - è sacrificio e quindi gioia, ed è gioia proprio in quanto sacrificio". In quest’ottica il porporato ha quindi aggiunto che l'amore non è "un prestito", "non significa prendere", equivale a "consegnarsi all'altro", è "dono" e il dono è "definitivo" ed implica "fedeltà". Inoltre, "quando in una coppia si gareggia perché l'altro sia felice, si è felici in due". Il cardinale Bagnasco ha infine ringraziato i circa 1300 sposi presenti perché "Genova, oggi, ascolta un grande messaggio di cui c'è un grande bisogno" e "questo messaggio decisivo siete voi, con i vostri cinquant'anni di matrimonio". Infine un pensiero ai giovani in procinto di celebrare le nozze perché la testimonianza della giornata “li incoraggi, infonda loro fiducia di fronte al grande dono del matrimonio e della famiglia”. (M.G.)

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    Folta delegazione di autorità ecclesiastiche e istituzionali per la sesta edizione del Premio internazionale “Bonifacio VIII”

    ◊   Si è tenuta questa mattina, presso la sede della Radio Vaticana, la conferenza stampa di presentazione della sesta edizione del Premio Internazionale “Bonifacio VIII” e del 705.mo anniversario della Perdonanza Bonifaciana, che si svolgerà sabato prossimo ad Anagni. L’iniziativa è promossa dall’Accademia Bonifaciana, che ha come scopo fondamentale “quello di promuovere i valori della pace e della convivenza tra i popoli, secondo l’esempio della perdonanza e in considerazione del fatto che Papa Bonifacio VIII ha donato all’umanità, con il primo Giubileo del 1300, un’occasione straordinaria di riflessione spirituale e di conciliazione”, secondo quantio affermato dal presidente e fondatore dell’Accademia, Sante De Angelis. L’Istituzione è impegnata in numerose attività con scopi prettamente sociali tra cui le adozioni a distanza e la pubblicazione della rivista “Il Bonifacio”, il mensile che si propone di far conoscere la personalità e la spiritualità di Papa Caetani. L’Accademia collabora inoltre con la Missione multinazionale Unifil, presente in Libano, per il reperimento dei medicinali. La città dei Papi accoglierà sabato prossimo, fin dalle prime ore della mattina, una delegazione degli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, guidati dal decano Alejandro Emilio Valladeres Lanza. Nel tardo pomeriggio, ci sarà il raduno delle delegazioni comunali e del corteo storico presso il piazzale antistante Porta Cerere, per l’accoglienza della Bulla Indulgentiarum proveniente dalla Diocesi dei Marsi. Le delegazioni saranno accompagnate dalla Banda della Brigata Meccanizzata dei Granatieri di Sardegna diretta dal maestro Domenico Morlungo, che curerà anche gli onori alle massime autorità ed agli insigniti, tra cui il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e il senatore Nicola Mancino, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. A fare gli onori di casa sarà il vescovo di Anagni-Alatri, Lorenzo Loppa. Tra gli insigniti nelle edizioni precedenti, anche Giovanni Paolo II. (A cura di Davide Dionisi)

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    24 Ore nel Mondo



    Si svolgeranno il 31 gennaio le attese elezioni provinciali in Iraq, che ridimensionano la presenza di cristiani e altre minoranze

    ◊   La tornata delle provinciali irachene si terrà il 31 gennaio 2009. Lo ha annunciato ufficialmente ieri pomeriggio il portavoce governativo, Ali Debbagh. Previste inizialmente per questo autunno, le elezioni provinciali, ritenute di notevole importanza per la stabilizzazione del Paese, sono state rinviate a causa delle difficoltà incontrate dal parlamento per approvare l’apposita legge che le regolamentasse. Il 24 settembre scorso, la legge è stata infine approvata, ma dal testo è stato cancellato l'art. 50 della precedente normativa che garantiva la rappresentanza delle minoranze, come quella cristiana ed altre, riconoscendo loro una quota fissa di seggi. Lo scorso 3 novembre, il parlamento ha poi approvato l'aggiunta di un articolo, stabilendo così l'assegnazione di sei seggi alle minoranze, su 440. La norma ha però fortemente scontentato in particolare i cristiani, che si vedono assegnare in tutto tre seggi in altrettante delle 18 province del Paese: Baghdad, Ninive e Bassora (che hanno rispettivamente 57, 37 e 37 seggi), rispetto agli almeno nove che avevano richiesto.

    Striscia di Gaza
    I valichi fra Israele e Gaza sono destinati a restare chiusi fino a quando non sarà migliorata la situazione nella zona di confine, dove nelle ultime due settimane si sono ripetuti scontri a fuoco e lanci di decine di razzi. È quanto ha dichiarato alla radio militare il ministro israeliano della Difesa, Barak. Ieri, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, aveva chiesto ad Israele di autorizzare l'ingresso di aiuti umanitari destinati al milione e mezzo di palestinesi che vivono nella Striscia. Fonti delle Nazioni Unite hanno precisato che l'anno scorso Israele autorizzava l'ingresso quotidiano a Gaza di oltre 300 camion carichi di provviste. Nei mesi compresi fra giugno ed ottobre, nei quali Hamas ed Israele hanno osservato una tregua mediata dall'Egitto, sono entrati quotidianamente 120 camion. A novembre, non sono passati più di 30 camion al giorno. Di conseguenza, secondo le Nazioni Unite, si è creata a Gaza una situazione allarmante. “Israele - ha replicato Barak - è sensibile e prende nota delle necessità umanitarie. D'altra parte, Hamas deve imporre il rispetto della tregua a tutti i gruppi armati della Striscia”. In generale, delle prospettive di pace per il Medio Oriente Luca Collodi ha parlato con Padre David Jaeger, della Custodia francescana di Terra Santa, esperto di questioni mediorientali:

    R. - Certamente, in Medio Oriente c’è molta attesa: attesa di un’iniziativa forte e convinta, per portare le diverse parti al tavolo del negoziato e alla firma di trattati di pace. La ragione prevederebbe una pace concordata, con tutti i partner da parte di Israele. Il clima è di protesta alla pace. Solo l’altro ieri, il capo dell’intelligence militare israeliana ha ribadito la valutazione che la Siria è pronta e desiderosa di fare la pace con Israele. Se la Siria fa la pace con Israele, sarà molto più facile anche la pace israelo-palestinese, perché verrà a mancare la minaccia di un sostegno siriano all’opposizione palestinese, alle organizzazioni armate, che diversamente avrebbero ostacolato ogni tentativo di pace meramente bilaterale israelo-palestinese.

     
    Pakistan
    Almeno cinque persone sono morte e altre cinque sono rimaste ferite quando un missile americano ha colpito, intorno alle 3.30 del mattino, una casa nella zona di Bannu, in Pakistan, non lontano dalle zone tribali nel nord-ovest del Paese. Le cinque persone morte sarebbero cittadini del Turkmenistan.

    Iran
    In Iran, dopo che ieri sono stati censurati più di cinque milioni di siti Internet, oggi arriva la notizia dell’arresto di un noto blogger e di un giornalista curdo. Il consigliere del procuratore generale della Repubblica islamica ha giustificato la chiusura dei siti accusandoli di favorire la diffusione di materiale immorale e antisociale e di colpire l’identità religiosa del Paese. Dal 2000, oltre un centinaio di giornali e riviste riformiste e pro-democratiche sono state messe al bando dalle autorità di Teheran. Fin dagli anni '90, è vietata anche la ricezione di televisioni satellitari che trasmettono dall'estero. Per il blogger l’accusa è di spionaggio in favore dello Stato ebraico, del quale la Repubblica islamica non riconosce il diritto all'esistenza. Nelle ultime settimane, si sono moltiplicati in Iran gli arresti e condanne di giornalisti, soprattutto curdi, e il 6 novembre scorso è stata chiusa dalle autorità una delle riviste più popolari del Paese.

    Rwanda
    Decine di migliaia di persone manifestano oggi a Kigali e in altre città del Rwanda per denunciare “la Germania e la Francia”, dove sarà trasferita in giornata Rose Kabuye, stretta collaboratrice del presidente, Paul Kagame, arrestata in territorio tedesco. Rose Kabuye, 47 anni, è stata fermata il 9 novembre all'aeroporto di Francoforte in esecuzione di un mandato di arresto della giustizia francese. L'accusa nei suoi confronti è di avere avuto un ruolo nell'attentato del 1994 quando fu abbattuto, in fase di atterraggio a Kigali, l'aereo con a bordo il presidente rwandese, Juvenal Habuarimana, il suo collega burundese, Cyprien Ntaryamira, molte personalità, e numerosi francesi, soprattutto tra i membri dell'equipaggio. L'attentato scatenò il genocidio nel quale morirono, secondo l'Onu, circa 800 mila Tutsi e Hutu moderati.

    Ancora in azione i pirati al largo della Somalia
    Un battello da pesca thailandese con 16 uomini di equipaggio è stato sequestrato da un gruppo di banditi, proprio al largo della costa somala. Sono diverse le navi cadute nelle mani dei pirati negli ultimi giorni. A tal proposito, i ribelli avrebbero chiesto un riscatto per la petroliera saudita sequestrata nei giorni scorsi al largo di Mombasa, in Kenya. Il fenomeno della pirateria tende ad isolare ancora di più il Paese del Corno d’Africa, da anni in preda all’anarchia e al caos istituzionale. Sulle cause di quanto sta avvenendo al largo delle coste somale, Giancarlo La Vella ha parlato con Enrico Casale, esperto di Africa della rivista della Compagnia di Gesù “Popoli”:

    R. - Le cause sono certamente la povertà della Somalia e quindi la possibilità di avere tanta manodopera agguerrita e vogliosa di riuscire a guadagnare dei soldi, da una parte. Dall’altra, il fatto che la Somalia è su una delle rotte internazionali più battute e più importanti e quindi questo fa gola a chi organizza queste attività di pirateria, ovvero i "signori della guerra" somali, sostenuti da uomini di affari, sempre somali, che hanno base non in Somalia ma nella penisola arabica, in Europa e in America.

     
    D. - Si è pensato ad un collegamento della pirateria con il terrorismo internazionale?

     
    R. - Si parla spesso di legami della pirateria con frange di fondamentalisti islamici e, in particolare, con al Qaeda. Prove non esistono. Si sa che, quando le Corti islamiche, cioè il movimento fondamentalista islamico che ha governato la Somalia fino al 2006, avevano il potere, hanno sempre combattuto queste attività di pirateria e le avevano quasi debellate. Quindi, i fondamentalisti somali non sono dietro a questo movimento. Può essere però che siano alcune frange di al Qaeda che sfruttino questa attività per trarne proventi per le loro attività terroristiche.

     
    D. - I pirati agiscono con mezzi sofisticati: è difficile, da parte della comunità internazionale, prevenire gli aattacchi, lottare contro questo fenomeno?

     
    R. - Sconfiggerli non è impossibile. E' certo impegnativo, nel senso che servono delle squadre navali delle Marine militari occidentali ben attrezzate e soprattutto che battano, in modo massiccio, l’area del Golfo di Aden. Questo sì, però non è impossibile batterli.

     
    Russia
    Il tribunale militare incaricato del processo per l'uccisione della giornalista, Anna Politkovskaia, ha fatto marcia indietro e ha deciso di tenere le udienze a porte chiuse. Intanto, sempre in Russia è stato approvato in seconda lettura, con 351 voti a favore e 57 contrari (per lo più i comunisti del Kprf di Ghennadi Ziuganov), l'emendamento alla Ccostituzione russa che prolunga a sei anni il mandato presidenziale, ora di quattro anni. La legge era stata proposta dal presidente, Dmitri Medevedev, nel suo discorso alla nazione del 5 novembre. Ora, la Duma dovrà procedere soltanto a una terza lettura tecnica, per controllare eventuali refusi, quindi il testo passerà al vaglio del Consiglio della federazione, il "senato" russo, e infine dei parlamenti di regioni, territori e Repubbliche della Federazione russa, che deve convincere per due terzi per passare anche questa tappa. Tanto prevede l'iter per gli emendamenti costituzionali. Alla conclusione del percorso, mancherà a quel punto solo la firma del presidente.

    Nuovo tentativo di dialogo tra Russia e Georgia
    Le delegazioni di Mosca e Tbilisi, guidate dai rispettivi viceministri degli Affari esteri, sono arrivate oggi al Palazzo delle Nazioni Unite per discutere sulla soluzione al conflitto nel Caucaso, sotto l'egida dei mediatori dell'Unione europea, dell'Onu e dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Ocse). Le discussioni erano state “sospese” poche ore dopo il loro avvio a Ginevra, lo scorso 15 ottobre, a causa delle divergenze tra Russia e Georgia sullo status dei rappresentanti delle repubbliche secessioniste di Abkhazia e Ossezia del Sud giunti a Ginevra. Per superare l'ostacolo - hanno riferito fonti diplomatiche - i mediatori hanno deciso di rinunciare ad una sessione plenaria formale e di passare direttamente a discussioni concrete a livello di due gruppi di lavoro: il primo sulle questioni della stabilità e la sicurezza nella regione ed il secondo sul problema umanitario degli sfollati e dei rifugiati.

    Primo ufficio a Pechino della Fda (Food and drug administration)
    Dopo gli scandali che negli ultimi anni hanno colpito il settore alimentare cinese, in particolare la produzione di uova e latte, la Food and drug administration (Fda), agenzia americana che si occupa della sicurezza alimentare e dei farmaci, ha aperto oggi i suoi primi uffici all'estero a Pechino, per rafforzare i controlli sui prodotti locali. La Fda ha aperto altri uffici a Shanghai, nell'est, e a Canton, nel sud, e prevede di aprirne altri nei mesi prossimi in India, Europa e America latina. “Una presenza permanente della Fda in Cina ci aiuterà a rispondere alle sfide della mondializzazione - ha dichiarato il numero uno dell'agenzia - e vogliamo lavorare con il governo e i produttori cinesi per assicurarci che le norme della Fda sulla sicurezza e la qualità della produzione siano rispettate prima della partenza dei prodotti per gli Stati Uniti”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 324

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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