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Sommario del 15/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Sempre più urgente l'azione apostolica del laicato cattolico nella Chiesa e nel mondo: così il Papa al Pontificio Consiglio per i laici
  • Il Papa alla Conferenza internazionale promossa dalla Pastorale della salute: i bambini malati siano oggetto di rispetto, tenerezza e solidarietà
  • Altre udienze e nomine
  • Il cardinale Tauran sulle conclusioni della Conferenza promossa all'Onu dal re saudita
  • Il massacro dei poveri in Nord Kivu: l'editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • “Lasciate che non muoia”: l’accorato appello delle Suore Misericordine che da 14 anni si prendono cura di Eluana Englaro
  • Vertice del G20 a Washington contro la crisi economica mondiale
  • I vescovi dell'Argentina: costruire una nuova nazione sul dialogo, consenso e giustizia
  • Concluso a Roma il Convegno sulla Costituzione organizzato dalla pastorale universitaria
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • India: continuano le violenze anticristiane
  • Esponenti cristiani incontrano a Kinshasa il presidente Kabila
  • Veglia di preghiera a Roma per la pace in Congo
  • Appello per la liberazione delle due suore italiane rapite in Kenya
  • Carestie e violenze: si aggrava la crisi umanitaria in Somalia
  • Il cardinale Antonelli invita i messicani a partecipare all’incontro mondiale delle famiglie
  • I vescovi del Paraguay non amministreranno, come chiesto dallo Stato, fondi pubblici
  • New York: incontro del Consiglio Ecumenico delle Chiese sui diritti umani
  • Premio “Anassilaos per la pace Giovanni Paolo II” al metropolita Gennadios
  • In Irlanda festa di S. Laurence O’Toole, patrono della città di Dublino
  • Domani a Madrid si celebrerà la Giornata della Chiesa diocesana
  • Svizzera: i 10 anni di "Arzillier", la Casa del dialogo interreligioso
  • Francia: povertà e disagio per il 60% delle famiglie monoparentali
  • Scout d'Europa: incontro a Roma sulle sfide della globalizzazione
  • 24 Ore nel Mondo

  • Al via la mediazione Onu per risolvere la crisi in Nord Kivu
  • Il Papa e la Santa Sede



    Sempre più urgente l'azione apostolica del laicato cattolico nella Chiesa e nel mondo: così il Papa al Pontificio Consiglio per i laici

    ◊   Oggi è sempre più urgente l’azione apostolica del laicato cattolico nella Chiesa e nel mondo: è quanto ha affermato stamani Benedetto XVI ricevendo i partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio per i laici che si sta svolgendo sui vent’anni dell’Esortazione apostolica Christifideles laici di Giovanni Paolo II. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Per il Papa l’azione dei fedeli laici nel mondo e nella Chiesa è sempre più urgente: sono chiamati a testimoniare “la bellezza della verità e la gioia di essere cristiani” nelle famiglie, nel mondo del lavoro, nella società e in particolare tra i giovani:

     
    “Ogni ambiente, circostanza e attività in cui ci si attende che possa risplendere l’unità tra la fede e la vita è affidato alla responsabilità dei fedeli laici, mossi dal desiderio di comunicare il dono dell’incontro con Cristo e la certezza della dignità della persona umana. Ad essi spetta di farsi carico della testimonianza della carità specialmente con i più poveri, sofferenti e bisognosi, come anche di assumere ogni impegno cristiano volto a costruire condizioni di sempre maggiore giustizia e pace nella convivenza umana, così da aprire nuove frontiere al Vangelo!”.

     
    Il Papa chiede al Pontificio Consiglio per i laici di seguire la formazione, la testimonianza e la collaborazione dei fedeli nelle più diverse situazioni in cui sono in gioco l’autentica qualità umana della vita nella società:
     
    “In particolar modo, ribadisco la necessità e l’urgenza della formazione evangelica e dell’accompagnamento pastorale di una nuova generazione di cattolici impegnati nella politica, che siano coerenti con la fede professata, che abbiano rigore morale, capacità di giudizio culturale, competenza professionale e passione di servizio per il bene comune”.

     
    Ancora una volta Benedetto XVI sottolinea il ruolo delle donne nella vita della Chiesa e della società: “l’uomo e la donna, uguali in dignità – ha affermato - sono chiamati ad arricchirsi vicendevolmente in comunione e collaborazione, non solo nel matrimonio e nella famiglia, ma anche nella società in tutte le sue dimensioni”:

     
    “Alle donne cristiane si richiedono consapevolezza e coraggio per affrontare compiti esigenti, per i quali tuttavia non manca loro il sostegno di una spiccata propensione alla santità, di una speciale acutezza nel discernimento delle correnti culturali del nostro tempo, e della particolare passione nella cura dell’umano che le caratterizza. Mai si dirà abbastanza di quanto la Chiesa riconosca, apprezzi e valorizzi la partecipazione delle donne alla sua missione di servizio alla diffusione del Vangelo”.

     
    Il Papa rileva con soddisfazione la crescente partecipazione dei fedeli alla vita delle parrocchie e delle diocesi e incoraggia a valorizzare la “nuova stagione aggregativa” dei laici attraverso le associazioni, i movimenti ecclesiali e le nuove comunità.

     
    Nel suo indirizzo d’omaggio al Papa, il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, ha constatato “quanto bisogno ci sia oggi di una testimonianza cristiana autentica e convincente”:

     
    “Nel tempo della 'strana dimenticanza di Dio', del 'cristianesimo stanco' e sbiadito di non pochi battezzati, avvertiamo impellente il bisogno di una nuova generazione di cristiani ricchi di entusiasmo e gioia della fede, animati da un forte slancio missionario, capaci di andare coraggiosamente contro-corrente rispetto alla cultura dominante secolarizzata, 'pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi' (cfr 1 Pt 3,15): cristiani che siano veramente sale della terra e luce dei mondo”.

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    Il Papa alla Conferenza internazionale promossa dalla Pastorale della salute: i bambini malati siano oggetto di rispetto, tenerezza e solidarietà

    ◊   Nei riguardi di ogni bambino affetto da malattia, specie se grave, si ha il dovere “di offrire il meglio della competenza e dell’umanità”. E’ l’imperativo che Benedetto XVI ha indicato ai partecipanti alla 23.ma Conferenza internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute, ricevuti questa mattina in udienza. Con i piccoli malati, ha detto il Papa, va cercato il giusto equilibrio tra cura senza accanimento, garantita la comunicazione con le famiglie, assicurata la solidarietà quando la malattia di un bambino è figlia di uno dei tanti volti della miseria. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Al fanciullo si deve il massimo rispetto”. La frase del poeta latino Giovenale sintetizza con efficacia la responsabilità che un adulto ha verso chi è piccolo, indifeso, non ancora nato, in modo particolare se colpito da una qualche patologia. Benedetto XVI ha citato quella antica massima affermando, con accenti di grande delicatezza, che “la Chiesa non dimentica questi suoi figli più piccoli”. Davanti al Papa, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, era schierata la vasta platea di esperti internazionali, alcuni di fama mondiale, che in questi giorni hanno dibattuto in Vaticano attorno al tema della “Pastorale nella cura dei bambini malati”. Con loro, il Pontefice ha ricordato che lo scenario dell’infanzia in difficoltà, purtroppo diffuso “in vaste regioni della terra”, si sintetizza nel dramma di un numero: quello dei 4 milioni di neonati che ogni anno si affacciano a una vita che per loro non arriva a 26 giorni. I progressi della medicina, ha pure riconosciuto Benedetto XVI, hanno permesso di migliorare le condizioni di molti bimbi ammalati. E tuttavia, ha affermato:

     
    “La ricerca medica si trova talora di fronte a scelte difficili quando si tratta, ad esempio, di raggiungere un giusto equilibrio tra insistenza e desistenza terapeutica per assicurare quei trattamenti adeguati ai reali bisogni dei piccoli pazienti, senza cedere alla tentazione dello sperimentalismo. Non è superfluo ricordare che al centro di ogni intervento medico deve esserci sempre il conseguimento del vero bene del bambino, considerato nella sua dignità di soggetto umano con pieni diritti”.

     
    Fin da prima della nascita, dunque, un bambino che soffre a causa di una malattia - che non di rado comporta per lui trattamenti “particolarmente invasivi” - deve sempre essere assistito “con amore”, avendo cura - ha ammonito il Papa - di “assicurargli una comunicazione costante con i familiari”:

     
    “L’aspetto sanitario e quello umano non vanno mai dissociati, ed ogni struttura assistenziale e sanitaria, soprattutto se animata da genuino spirito cristiano, ha il dovere di offrire il meglio della competenza e dell’umanità. Il malato, in modo speciale il bambino, comprende particolarmente il linguaggio della tenerezza e dell’amore, espresso attraverso un servizio premuroso, paziente e generoso, animato nei credenti dal desiderio di manifestare la stessa predilezione che Gesù nutriva per i piccoli”.

     
    Nel ringraziare i partecipanti alla plenaria per il loro contributo professionale, e aggiungendo un attestato di grande stima per quelle strutture socio-sanitarie cattoliche che portano sollievo ai bambini malati, come ad esempio l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù, Benedetto XVI ha terminato con un appello ad avere il cuore allargato su ogni sofferenza dei più piccoli, specie se provocata da situazioni ambientali particolarmente svantaggiate:

     
    “Penso soprattutto ai piccoli orfani o abbandonati a causa della miseria e della disgregazione familiare; penso ai fanciulli vittime innocenti dell’AIDS o della guerra e dei tanti conflitti armati in atto in diverse parti del mondo; penso all’infanzia che muore a causa della miseria, della siccità e della fame. La Chiesa non dimentica questi suoi figli più piccoli e se, da un lato, plaude alle iniziative delle Nazioni più ricche per migliorare le condizioni del loro sviluppo, dall’altro, avverte con forza il dovere di invitare a prestare un’attenzione maggiore a questi nostri fratelli, perché grazie alla nostra corale solidarietà possano guardare alla vita con fiducia e speranza”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Georges Marie Martin Cottier, pro-teologo emerito della Casa Pontificia, e mons. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga.

    Il Santo Padre ha nominato legato pontificio per le celebrazioni del VI Incontro Mondiale delle Famiglie, che avranno luogo a Città del Messico dal 13 al 18 gennaio 2009, il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato.

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    Il cardinale Tauran sulle conclusioni della Conferenza promossa all'Onu dal re saudita

    ◊   “Promuovere il dialogo tra popoli e culture ed il rispetto per differenti religioni”: è l’impegno rilanciato al termine del vertice “Cultura di Pace” nella sede dell’Onu a New York, tenutosi su iniziativa del re dell’Arabia Saudita, Abdullah II. Nella dichiarazione finale è stato ribadito “il rifiuto all’uso strumentale delle religioni volto a giustificare l’uccisione di persone innocenti con atti di terrorismo e violenza”. All’incontro, al quale hanno partecipato delegazioni di oltre 75 Paesi e numerosi capi di Stato e di governo, ha preso parte anche il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Al microfono di Romilda Ferrauto, responsabile del nostro programma francese, il porporato si sofferma sul significato della conferenza tenutasi nella sede delle Nazioni Unite:

    R. – Je dirais que la conférence était importante dans la mesure ou il s’agissait ...
    Direi che la conferenza è stata importante perché con essa si è voluto far conoscere alle Nazioni Unite, informare le Nazioni Unite in merito alla riunione che si è svolta a Madrid nello scorso mese di luglio. L’attuale conferenza è stata introdotta dal re d’Arabia Saudita, che è stato l’ideatore della riunione di Madrid, ed ha permesso di informare le Nazioni Unite sui suoi risultati. Ci si chiederà: perché le Nazioni Unite? Il re d’Arabia Saudita aveva, inizialmente, in programma di fare in modo che il Documento di Madrid divenisse oggetto di una Risoluzione dell’Assemblea generale; gli abbiamo fatto notare – ed era la posizione della Santa Sede – che non è la “vocazione” delle Nazioni Unite preoccuparsi della libertà di religione in quanto tale; le Nazioni Unite hanno come compito, per quanto riguarda la libertà di religione, di verificare che i Paesi membri rispettino gli impegni presi in materia. La Conferenza di Madrid è stata una riunione di capi religiosi e le Nazioni Unite non hanno la competenza di legittimarla o per discuterne il contenuto. Si è trattato quindi semplicemente di informare le Nazioni Unite sulla Conferenza di Madrid.

     
    D. – La Conferenza di New York è sfociata in una dichiarazione comune: c’è stata dunque una dichiarazione che riguardava capi di Stato e capi religiosi?

     
    R. – Oui. Bien sur. Mais la Conference de New York a fait …
    Sì, certamente. Ma la conferenza di New York ha fatto sì che il tema della libertà di religione sia considerato, dai responsabili delle società, come una priorità nelle relazioni, sia interne agli Stati, sia nelle relazioni internazionali. Abbiamo potuto rilevare una certa differenza nell’apprezzamento: i musulmani, le delegazioni musulmane hanno insistito sul rispetto della libertà di religione e soprattutto sulla necessità di non fare dei simboli religiosi e delle religioni oggetto di derisione, mentre gli occidentali si sono applicati in maniera particolare a sottolineare gli aspetti concreti della libertà di religione, in particolare la reciprocità per quanto riguarda i luoghi di culto. Devo dire che personalmente sono rimasto sorpreso da un’affermazione fatta a nome dell’Unione Europea dal rappresentante della Francia che ha pronunciato questa frase piuttosto curiosa: “L’esercizio della libertà religiosa non può essere concepito senza quello della libertà d’espressione”, e questo mi sembra molto normale; ed ha aggiunto: “compreso, a volte, l’aspetto della derisione”. Questo ha molto sorpreso molte delegazioni e io sto preparando un intervento specifico, chiedendo un commento, una spiegazione in merito a questa affermazione che mi sembra inaccettabile.

     
    D. – La conferenza di New York si è svolta meno di una settimana dopo il primo seminario del Forum cattolico-musulmano, che si è tenuto a Roma. Ci sono diversi percorsi di dialogo. I percorsi si completano o può esserci rischio di dispersione?

     
    R. – Bien, c’est a dire, c’est l’hasard du calendrier, la succession des deux réunions. …
    Bè, in realtà, è stata una circostanza fortuita, la successione delle due riunioni. Penso, se così posso dire, che la libertà di religione oggi è di moda, e quindi il rischio di dispersione esiste. Ed è per questo che è importante che la Santa Sede, in particolare, con i suoi interlocutori chiarisca bene la specificità del dialogo all’interno di canali già ben determinati. Credo però che, quello che importa in fondo, è che attraverso tutte queste iniziative si comprenda che il dialogo significa innanzitutto ascoltarsi, spiegare la propria fede: non si cambia religione, ma ci si ascolta. Ecco, questa è, fondamentalmente, la novità. Nella Dichiarazione finale del seminario di Roma, ci sono i punti 5 e 6 che sono molto importanti, perché in essi si dice – per quanto riguarda la libertà di religione – che le comunità possano praticare la loro fede in privato ed in pubblico, e questo è molto importante per i cristiani. In secondo luogo, il punto 6 dichiara che le minoranze religiose devono essere rispettate nelle loro convinzioni religiose e nella pratica religiosa, devono avere un luogo di culto proprio e che né la religione, né il suo fondatore, possono essere oggetto di derisione. Ecco: questi due punti della conclusione del seminario di Roma, sono molto importanti.

     
    D. – Come si possono tradurre in pratica questi due punti? Ci saranno iniziative comuni concrete, al di là degli incontri e delle dichiarazioni comuni?

     
    R. – Il y aura un second forum qui se tiendra dans un pays à majorité musulmane …
    E’ previsto un secondo seminario, che tra due o tre anni si terrà in un Paese a maggioranza musulmana: siamo ancora in fase esplorativa. Nella conclusione del seminario di Roma ho insistito sul fatto che è importante che questi progressi nel rispetto e nella conoscenza reciproci passino dai livelli alti a livello delle masse: ecco, questo è importante, in questo momento. Questi progressi si stanno verificando a livello di responsabili religiosi e politici, ma è importante che tutto ciò arrivi alla base! Nel corso del mio intervento a New York, ho insistito sul fatto che le religioni, a dispetto delle debolezze e delle contraddizioni dei loro seguaci, sono sostanzialmente messaggere di riconciliazione e di pace; ho molto insistito sul fatto che ogni settimana, milioni di credenti si riuniscono nelle loro sinagoghe, nelle loro chiese, nelle loro moschee dove fanno l’esperienza della fratellanza, e ricordano che l’Uomo non vive di solo pane. Ed è questa competenza che noi siamo convinti di voler mettere a disposizione di tutti.

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    Il massacro dei poveri in Nord Kivu: l'editoriale di padre Lombardi

    ◊   Le stragi che si consumano ogni giorno nella regione congolese del Nord Kivu interrogano, come ogni conflitto che colpisca gente inerme, la coscienza della comunità internazionale. Mercoledì scorso, all'udienza generale, la voce di Benedetto XVI si è sciolta ancora una volta in una preghiera spontanea e commossa per le vittime di quella terra rigogliosa e sfortunata, che chiede silenziosamente aiuto per porre fino al suo martirio. Su questa vicenda, vi proponiamo la riflessione del nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:

    Pochi giorni fa, prendendo lo spunto dall’annuncio del prossimo viaggio del Papa in Africa, avevamo parlato di dignità degli africani e di speranza. Ma effettivamente le notizie che continuano ad arrivare dalla regione del Nord-Kivu ci riempiono ogni giorno di angoscia. Domenica 9 novembre il Papa all’Angelus ha levato la sua voce denunciando “distruzioni, saccheggi e violenze di ogni tipo” ai danni dei civili innocenti. Questa regione nel cuore del continente africano è ormai “da troppo tempo martoriata”. I morti degli anni recenti nel corso dei vari conflitti sono ormai milioni. Probabilmente è il massacro più impressionante del pianeta negli ultimi quindici anni.

     
    E come sempre nei conflitti contemporanei la massima parte delle vittime sono civili innocenti, travolti nel sangue da un intreccio di interessi inconfessabili, di odii antichi e di passioni perverse. Il Male, il grande nemico che si accanisce sulle creature di Dio, confonde la ragione in un’oscurità inestricabile, porta all’estremo il disprezzo della vita e sembra dominare incontrastato. Troppo lente e timide sono le reazioni di fronte a questa carneficina dei poveri.

     
    Di fronte a tutto ciò, i credenti si devono armare di un amore ad ogni costo, capace di resistere alla violenza sull’esempio del Signore. Ma per ricostruire la pace bisogna tornare al rispetto della dignità di ogni vita umana, bisogna veramente impegnarsi molto di più per l’educazione e lo sviluppo, e costituire un contesto internazionale che non permetta di alimentare i conflitti invece che costruire la pace. Se no, l’Africa continua a morire.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Luca M. Possati sul vertice dei capi di Stato e di Governo del G20 in corso a Washington

    Nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede - alla 63.ma sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite - sulla cultura della pace

    Chi fu veramente Papa Pacelli: in cultura, un articolo di Andrea Riccardi su profezia ed eredità di un pontificato drammatico e difficile

    Sessant’anni fa l’entrata in vigore della Costituzione italiana: un articolo di Giulia Galeotti dal titolo “Etica, diritto e politica, triade da non dimenticare”

    Un articolo sulla riapertura al culto - dopo sei anni di restauri - della cattedrale di Reggio Emilia

    Nell’informazione religiosa, sulla sentenza per Eluana Englaro un articolo che richiama l’intervento del cardinale Angelo Bagnasco e la lettera che il cardinale Dionigi Tettamanzi ha scritto alle suore della clinica dove Eluana è attualmente ricoverata.

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    Oggi in Primo Piano



    “Lasciate che non muoia”: l’accorato appello delle Suore Misericordine che da 14 anni si prendono cura di Eluana Englaro

    ◊   In Italia, è sempre in primo piano, nei diversi ambiti della società civile e della politica, il dibattito sulla vicenda di Eluana Englaro, la donna in coma da 17 anni, per la quale, dopo la sentenza della Corte di Cassazione, si avvicina il momento dell’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione. Ieri, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha esortato il Parlamento a riempire il vuoto normativo messo in luce dalla vicenda. Intanto, si moltiplicano le iniziative delle parrocchie e dei movimenti ecclesiali in favore della vita e della dignità del malato. L’Azione Cattolica ha indetto per oggi una giornata di preghiera per Eluana. Dal canto loro, le Suore Misericordine di Lecco, che si prendono cura di Eluana da 14 anni, hanno lanciato un accorato appello: “Chi la considera morta, lasci che rimanga con noi che la sentiamo viva”. Una richiesta su cui si sofferma il caporedattore di “Avvenire”, Giorgio Paolucci, al microfono di Emanuela Campanile:

    R. – Ancora ieri c’era chi paragonava Eluana ad una persona sostanzialmente morta, mentre per loro è più che mai viva; e per questo non chiedono nulla in cambio se non di potere continuare a servirla. Il nostro inviato, Paolo Viana, è andato ieri davanti alla clinica di Lecco, non è potuto entrare, ovviamente, come tutta la stampa. Ma ha dato una piccola immagine di quello che accade in quella camera dove da 14 anni Eluana viene servita, del fatto che tutte le mattine viene lavata, viene servita e viene pettinata: viene pettinata non come una bambola, ma come una persona viva, come una persona vera. Ed è commovente pensare che da 14 anni, tutte le mattine e tutte le sere questa donna, che ormai non è più una ragazza, come a volte erroneamente si continua a scrivere, viene servita fino al punto di essere pettinata, quindi fino al punto di renderla bella, di renderla anche esteticamente una persona che esprime vita. E ci sembra che questa sia una delle testimonianze più commoventi di cosa voglia dire che una persona è viva non in base alle condizioni fisiche in cui si trova più o meno bene, ma in base alla dignità della persona che le è stata donata.

     
    Alle religiose di Lecco si è rivolto il cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi. Il porporato sottolinea, in una lettera, che la vita umana “rimane sempre, in qualunque condizione fisica e morale, il bene fondamentale, prezioso e indisponibile che Dio consegna a ciascuno di noi”. E chiede a Dio che “non lasci mancare un’estrema opportunità di ripensamento a quanti si stanno assumendo la gravissima responsabilità” di procurare la morte di Eluana. Sulla dignità di una persona in condizioni limite come quelle di Eluana, vi offriamo ora la testimonianza dell’avvocato Cesare Lia, padre di Eleonora, una giovane donna leccese che da 15 anni è in stato di coma vigile. L’intervista è di Luca Collodi:

    R. – Mia figlia era nella stessa condizione di Eluana. Quando mi fu consegnata dalla rianimazione di Innsbruck, 15 anni fa, chiesi quali potessero essere le cause di un suo probabile decesso. Non era tanto l’incidente stradale occorso, mi hanno detto, quanto tutte le infezioni che la ragazza poteva prendere. Io presi fin da allora il coraggio a due mani: la portai a casa, che era l’unico posto dove la ragazza poteva avere assistenza massima e gli affetti familiari intorno a lei, costringendola piano, piano a bere, attraverso la somministrazione di un cucchiaino di acqua per volta – ricordo ancora dopo 15 anni – fino a farla bere con il bicchiere... Io devo riscontrare adesso, a distanza di 15 anni, che mia figlia non solo ha aperto gli occhi - anche se non parla ancora e non si muove, ovviamente è allettata, ed io la porto in giro per il paese con la carrozzella - ma comprende tutto e mi fa capire che si adatta a questo tipo di vita. Mi fa capire che lei vuole vivere, non vuole morire!

     
    D. – L’opinione pubblica cosa pensa di questa sua battaglia per la vita?

     
    R. – L’opinione pubblica è stata, non so se volutamente o erroneamente, informata in modo sbagliato dello stato in cui vivono questi soggetti. Non esistono soggetti in coma "vegetativo". Attenzione: la gente è portata a pensare che queste siano delle piante e ormai siano degli esseri che non hanno alcuna capacità di generare una certa elettricità mentale. Non è vero, altrimenti il cervello risulterebbe piatto nell’analisi. Ma se il cervello funziona, se si hanno degli impulsi elettrici, significa che una certa elaborazione di dati esiste anche se a livello infantile. Quindi, esiste la vita! Spero che la gente comprenda questa situazione e non sia per la morte, ma sia per la vita.

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    Vertice del G20 a Washington contro la crisi economica mondiale

    ◊   Dopo la cena di apertura, proseguono oggi i lavori del G20 di Washington. Fortemente voluto dal presidente di turno dell'Unione Europea, Sarkozy, il vertice si presenta con chiarezza come una prima tappa di un lungo lavoro che aspetta i leader delle principali economie mondiali per uscire dalle secche di una crisi economica che dai mercati sta passando alle imprese, con conseguenze sempre più pesanti per i cittadini. Oltre ai 20 Paesi, partecipano anche i vertici di diverse istituzioni: Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Nazioni Unite, Forum di Stabilità finanziaria. Il servizio di Fausta Speranza:

    L’impegno a lavorare insieme e soprattutto un prossimo concreto appuntamento per farlo: sembra il risultato più importante di un vertice che di positivo ha comunque il fatto di vedere allargato quello che sembrava l’esclusivo club degli 8 Paesi più industrializzati. La crisi è globale e la risposta deve essere più allargata possibile. In concreto sembra che torneranno a riunirsi a metà febbraio e probabilmente a Londra visto che sarà presidente di turno dell’UE la Gran Bretagna di Gordon Brown. Ma soprattutto sarà entrato nel pieno dei suoi poteri il presidente eletto degli USA, Barack Obama. Obiettivo finale: una ricetta salva-crisi, qualcuno dice ‘una nuova Bretton Woods’. Ricordiamo che in questa località nel 1944 i grandi Paesi di allora, a conclusione del secondo disastroso conflitto mondiale, si riunirono per definire regole commerciali e finanziarie comuni. Ma che cosa ha significato per l’Occidente e per il resto del mondo Bretton Woods? Lo chiediamo all’economista Alberto Quadrio Curzio:

     
    R. – La natura dell’accordo di Bretton Woods consisteva sostanzialmente nel conferire al dollaro la centralità del sistema monetario - ma io credo anche finanziario mondiale - ed agganciare, a sua volta, il dollaro all’oro con un rapporto di cambio fisso di 35 dollari per oncia. Significava che i possessori di dollari di tipo istituzionale - intendo dire banche centrali di altri Paesi - potevano convertire i dollari, a loro disposizione, in oro, a quel cambio fisso. E’ poi il momento storico in cui si fondano la Banca mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, con degli scopi specifichi: per la Banca Mondiale, lo scopo era assistere i Paesi usciti dalla guerra nella ricostruzione, scopo che poi si è via via modificato in assistenza ai Paesi in via di sviluppo. Per il Fondo Monetario, lo scopo era di svolgere un ruolo di super visione a carattere generale - non operativa delle relazioni monetarie finanziarie internazionali - con dei compiti di intervento peraltro non particolarmente marcati. Dal punto di vista della centralità del dollaro, tutto si è concluso nel 1971, quando gli Stati Uniti hanno dichiarato la non convertibilità del dollaro in oro, mentre il Fondo Monetario e la Banca Mondiale, sia pure con vicende alterne, hanno continuato ad operare.

     
    D. – Professore, nel primo incontro ieri sera è stata sottolineata la necessità di migliori regole in tema di economia: migliore funzionamento dei mercati finanziari globali, più trasparenza, migliore cooperazione nel monitorare i mercati. Però, in particolare gli Stati Uniti, ma anche altri Stati, chiedono che ciò non sia protezionismo. Che cosa dovrebbe essere?

     
    R. – Io non vorrei che sotto questo termine o concetto del protezionismo si faccia passare un’idea ben diversa e cioè quella che singoli Stati, e soprattutto Stati molto abituati a decidere in proprio, vogliano continuare a decidere in proprio nella ottica di una presunta libertà dei mercati che in realtà significa poi una capacità o una volontà di decisione unilaterale di taluni Stati. E, a mio avviso, il caso specifico è in primis, ma non solo, quello degli Stati Uniti. Ora io credo che gli Stati Uniti non abbiano intenzione di acconsentire che il loro sistema finanziario, in qualche modo, venga controllato da organismi sovranazionali che abbiano, non solo un potere di descrizione di ciò che accade, ma anche un potere di intervento su ciò che accade e su ciò che dovrebbe accadere. Questa mancanza di disponibilità, io credo, sia un elemento non incoraggiante per trovare dei punti di incontro. D’altra parte, pure altri Paesi hanno un atteggiamento analogo, vedi la Cina, che è un Paese comunista a fronte di una grande democrazia come gli Stati Uniti. Ebbene, la Cina non è un Paese intenzionato a consentire un'eccessiva invadenza nei suoi affari, che sono affari ben diversi da quelli degli Stati Uniti ovviamente. Il punto è che si tratta sempre di un desiderio di giocare una partita un po’ unilaterale nel sistema mondiale. Sotto questi profili, l’Europa ha un atteggiamento molto diverso, molto più cooperativo, molto più di democrazia partecipativa per ricostruire un ordine finanziario e monetario mondiale.

     
    D. – In definitiva, ci sono le premesse perché non sia qualcosa solo in funzione dell’Occidente? Ci potrà essere spazio per regole che non penalizzino ulteriormente il Terzo Mondo?

     
    R. – Io credo proprio di sì. Penso che questi Paesi possano giocare un ruolo molto importante. L’Europa potrà avere un ruolo cruciale, determinante, sia perché è stata costruita attraverso il consenso, faticosamente, e sia perché anche gli Stati Uniti, in qualche modo, dovranno tener conto sempre più del punto di vista europeo. Il sistema multilaterale non è un sistema rinviabile a lungo: potenze che operino in via unilaterale, come gli Stati Uniti durante l’epoca Bush, non avranno un grande futuro nel XXI secolo.

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    I vescovi dell'Argentina: costruire una nuova nazione sul dialogo, consenso e giustizia

    ◊   Ricerca sincera e permanente “del dialogo e del consenso” sono per i vescovi argentini le sfide principali per “costruire una nazione nuova (...) capace di darsi come priorità lo sradicamento della povertà”. Questo l’auspicio della Conferenza episcopale argentina al termine, ieri, della plenaria durante la quale è stato approvato un ampio documento nella prospettiva del bicentenario, cioè delle celebrazioni che fino al 2016 ricorderanno i due secoli dell’indipendenza repubblicana. Il servizio di Luis Badilla:

    “Vogliamo celebrazioni nello spirito della giustizia e della solidarietà”, ha sottolineato mons. Jorge Casaretto, vescovo di San Isidro, presentando il documento alla stampa. “Il fatto che in quest'incontro siano presenti tutti i vescovi argentini – ha aggiunto il presule - vuole sottolineare l'importanza che attribuiamo a questi orientamenti che riteniamo le linee-guida per il nostro lavoro pastorale nei prossimi anni”. Per i vescovi argentini l’esperienza degli ultimi anni e l'uscita dalla crisi, “forse la più complessa della storia” della nazione, dimostra che “la scelta della non-violenza e la cura dei più deboli” è il cammino giusto. Un cammino da percorrere perché “le controversie acutizzano i conflitti e danneggiano i poveri e gli esclusi”. La storia dimostra, dunque, che occorre “cercare accordi duraturi (...), cicatrizzare le ferite e non incoraggiare mai le esasperazioni e le polarizzazioni”. Ricordando che in una democrazia sono “naturali” i momenti di conflitto, i vescovi allertano il Paese affinché non si lasci trascinare, “allo scontro” e sia scelto sempre il “metodo più saggio e opportuno”.

     
    Gli obiettivi sono di prevenire e affrontare tali momenti “tramite il dialogo”. "Quando prevalgono gli interessi particolari sul bene comune, oppure quando il desiderio di dominio finisce per sovrastare il dialogo e la giustizia, si snatura la dignità delle persone” e così cresce anche la povertà, vera schiavitù moderna. Per i vescovi argentini, una “leadership vera è capace di superare l’onnipotenza del potere e non si adagia solo nella semplice gestione delle emergenze”. Al riguardo, rispondendo ad alcune domande dei giornalisti che hanno voluto leggere in queste riflessioni una critica alle autorità, mons. Casaretto ha precisato: “Non è così. In questo documento non ci sono critiche a settori o persone. Non siamo interessati a giudicare ciò che accade o ciò che non accade. Siamo interessati a lanciare un invito per camminare tutti verso una nuova tappa. Il prossimo bicentenario è un’occasione storica per la riconciliazione definitiva degli argentini. Il nostro non è un programma politico. Le nostre sono linee-guida che ci auguriamo servano come coscienza critica, per svegliare le coscienze, come strumenti di lavoro di tutti. Vogliamo invitare tutti a pensare un progetto-Paese che oggi non abbiamo. Vogliamo politiche pubbliche valide oltre l’alternanza e transitorietà dei governi”. Infatti, l'ampia dichiarazione dell'episcopato argentino spazia su diversi argomenti, tutti di fondamentale importanza oggi per l’intero Paese. Si riflette “sull’emergenza educativa”, sulla “debolezza delle istituzioni”, “sulla crescente povertà ed esclusione sociale”, ma anche “sull'indebitamento dello Stato”, sul “clientelismo politico”, sul “federalismo iniquo” e sulla drammatica situazione dei “giovani senza lavoro e prospettive”: insomma, su tutto ciò che manca per elaborare e realizzare, come “comunità umana del dialogo e del consenso”, un ‘progetto-Paese’ in cui si lavori uniti per “raggiungere delle mete condivise”.

     
    Una priorità per i vescovi è il “recupero del rispetto per la famiglia e per la vita in tutte le sue tappe”. Ricordando l’importanza dell’indipendenza dei poteri dello Stato, i presuli ritengono un bisogno immediato anche quello di lavorare per rinforzare le “istituzioni repubblicane e le organizzazioni” intermedie della società. I presuli argentini ritengono che sia arrivata l’ora di procedere “ad una riforma politica” profonda “per migliorare il sistema politico e soprattutto la qualità della democrazia”. “Occorre una democrazia non solo formale bensì reale e partecipativa”, ma anche “nuovi dirigenti” e nuova linfa “per la vitalità dei diversi partiti”. I vescovi concludono questo capitolo delle loro riflessioni difendendo il federalismo in quanto sana, “necessaria e giusta autonomia”. Ma chiedono che si vada oltre la semplice dimensione giuridico-amministrativa per “raggiungere anche la compartecipazione nelle risorse”. Si devono cioè promuovere “le economie regionali e l’uguaglianza di condizioni di vita, di libertà” e di opportunità educative e sanitarie.

     
    “La nostra patria – si legge infine nel documento - è un dono di Dio affidato alla nostra libertà, un regalo che dobbiamo custodire e perfezionare. Potremmo crescere in modo sano come nazione se saremo capaci di riaffermare la nostra identità comune”. Citando il documento di Aparecida, i presuli si congedano dicendo: “Come cristiani siamo portatori di buone notizie per l’umanità e non siamo profeti di sventura. Siamo tutti davanti ad una grande opportunità. Dobbiamo approfittare di questo momento privilegiando l’edificazione del bene comune senza sprecarlo con i nostri interessi egoistici o con condotte intransigenti che frammentano e dividono”.

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    Concluso a Roma il Convegno sulla Costituzione organizzato dalla pastorale universitaria

    ◊   Si è concluso oggi a Roma il convegno “La Costituzione repubblicana. Fondamenti, principi e valori tra attualità e prospettive” organizzato dall’Ufficio per la pastorale universitaria del vicariato in collaborazione con il Ministero dell’ istruzione dell’ università e della ricerca. Il meeting iniziato lo scorso giovedì, ha voluto ripercorrere la storia della Carta costituzionale italiana nell'attuale contesto europeo. Il servizio di Marina Tomarro.

    La Costituzione non è solo il prodotto di un momento storico, ma è qualcosa di vivo che ancor oggi a 60 anni dalla sua nascita contiene in sé valori che rappresentano in maniera profonda gli italiani. Con queste riflessioni sì è concluso il convegno sulla Costituzione che ha visto protagonisti oltre 400 docenti universitari provenienti da tutta Italia. Giuseppe Tesauro giudice della Corte Costituzionale:

    “La Costituzione è un nobile pezzo di carta, che va alimentato giornalmente, va letto, interpretato anche, rispetto alle esigenze sociali che cambiano: in 60 anni sono cambiate e quindi è giusto che ci sia un interprete molto vigile a cogliere queste novità fra le esigenze nella società e legga la Costituzione nel modo giusto. Però, ecco, l’impianto ha retto ed è stato il cemento per tutta una serie di fenomeni sociali. Il bilancio, secondo me, ad oggi, è molto positivo”.

    Ma parlando oggi di Costituzione italiana non si può evitare di allargare l’orizzonte sulla comunità europea e capire in che modo oggi la Carta costituzionale si possa inserire in questa prospettiva. Ascoltiamo ancora Giuseppe Tesauro:

    “Il fenomeno europeo è un fenomeno di grande rilevanza, di grande importanza e molto spesso è oggetto di luoghi comuni. Spesso si parla del mercato, della concorrenza, dove ogni cosa è antipatica, è arcigna. Oggi l’Europa è qualcosa di molto più vicino al cittadino di quanto non si pensi”.

    E durante il meeting si è affrontata anche la questione Stato-Chiesa ponendo una particolare attenzione sul ruolo dei cattolici di fronte a scelte dello Stato non compatibili con il pensiero cristiano. Il cardinale Attilio Nicora presidente dell’ Amministrazione del patrimonio della Santa Sede:

    "Oggi più che mai si avverte uno scarto tra le eleborazioni giurisprudenziali e legislative e l'ispirazione antropologica originale. Allora l'unica strada è quella di rinnovare, da parte soprattutto dei cristiani, una coscienza culturalmente avveduta della propria identità e dei valori che non sono da possedere egoisticamente ma che sono da consegnare a tutti. E' poi necessaria la capacità di star dentro agli sviluppi giuridico-sociali anche sulle frontiere europee che diventano sempre più determinanti per rendere testimonianza in termini culturali e per cercare di ri-orientare verso autentici valori".

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 33.ma Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci propone la parabola dei talenti: un uomo, partendo per un viaggio, consegna ai servi i suoi beni, affidando a uno cinque talenti, a un altro due, a un altro un talento. I primi due mettono a frutto i beni affidati; non così il terzo, che al ritorno del padrone si vede tolto il talento che viene consegnato al primo servo. Gesù conclude:

    “A chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha”.

     
    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all’Università Lateranense:

    (musica)

     
    Tutti noi viviamo nel tempo. Chi non "conosce" il tempo nel quale si colloca la sua vita è come un naufrago in balia delle onde: alla deriva. Il Vangelo ci istruisce riguardo a questo tempo. Noi viviamo il tempo della nostra vita presente dentro il tempo più grande che è quello di Cristo Gesù. Viviamo tra la Sua dipartita, caratterizzata dalla consegna a noi delle «cose sue» e il Suo ritorno, quando ci verrà chiesto che cosa ne abbiamo fatto.

     
    Il servo «buono e fedele» è colui che «subito» (eutheos) fa circolare i beni che il Signore gli ha consegnato. Per questo gli sono stati dati: perché diventino produttivi. Così egli, in virtù della «fedeltà nel poco» è chiamato ad entrare nel molto (epi pollon), cioè nella gioia di Dio.

     
    Tommaso d'Aquino spiega perché non "gli è data la gioia", ma è invitato "ad entrare nella gioia". Solo ciò che è più piccolo di noi, il bene esteriore, ci può essere dato, in ciò che è più grande di noi, siamo chiamati ad entrare con tutto noi stessi (Super Mt, c. 25 l. 2).

     
    Il servo malvagio, pigro e indolente riconsegna al padrone quel che aveva ricevuto. Egli viene condannato per due motivi: (1) non ha fatto fruttare il talento; (2) non ha operato adoprando se stesso. Ma il talento è dato per il suo impiego fruttifero e l'atto della donazione divina viene annullato senza l'attivo, creativo e operativo impiego di sé. Nella nuda restituzione non c'è l'«io». Se manchiamo nella implicazione più piccola di noi stessi non potremo essere invitati in quella più grande: quella della gioia di Dio.

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    India: continuano le violenze anticristiane

    ◊   C'è tensione e paura in Orissa dove il governo locale ha permesso oggi a Bhubaneshwar la manifestazione del Swami Laxmananda Saraswati Sradhanjali Samiti, nonostante la preoccupazione di New Delhi che possa innescare ulteriori violenze interreligiose. Il gruppo estremista indù - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha indetto la marcia in protesta contro il mancato arresto degli uccisori di Laxmananda Saraswati, leader del Vishwa Hindu Parishad (Vhp), il 23 agosto scorso. Anche se la polizia ritiene responsabili gruppi maoisti, gli indù hanno tratto pretesto da quella morte, per scatenare i pogrom anticristiani. In questo clima, mercoled' scorso sono stati arrestati tre cristiani con l’accusa di “induzione” alla conversione degli abitanti di un sobborgo di Bangalore. I leader delle associazioni cristiane hanno promosso una campagna per il loro rilascio. L’All India Christian Council (Aicc) riporta il racconto dei fatti fornito dai leader cristiani del Karnataka: un uomo e due donne sono stati invitati nella casa della sorella dell’uomo, nel quartiere di Jeevanahalli a Bangalore, a pregare per la salute del nipote infermo. Usciti dall’abitazione al termine della veglia, il trio si è imbattuto in un gruppo formato da una quindicina di militanti della Bajrang Dal, l’ala giovanile del Vhp che hanno picchiato a sangue l’uomo, poi hanno chiamato la polizia accusandoli di indurre alla conversione un gruppo di abitanti del luogo. Un imprenditore ha confermato la falsa accusa ai poliziotti di Fraser Town. L'episodio conferma che non sono cessate le persecuzioni anticristiane in India, con chiese demolite e cristiani arrestati con false accuse di “istigare conversioni”. In Orissa la notte dell’11 novembre, ignoti hanno raso al suolo la chiesa cattolica del villaggio di Tiangia, dove è nato padre Bernard Digal. La Chiesa, scampata alle precedenti violenze perché ancora in costruzione, doveva essere inaugurata tra breve. Secondo l’Aicc dal 24 agosto in Orissa si sono registrate violenze in 14 dei 30 distretti dello Stato, ci sono stati danni in 315 villaggi, bruciate 4,640 abitazioni, con 53mila sfollati e 60 vittime (tra le quali due pastori e un prete cattolico), sono state stuprate due donne, distrutte 151 chiese, mentre continuano ancora oggi gli attacchi. Nel Bihar è stata danneggiata una chiesa. Nello stato di Chhattisgarh sono state attaccate quattro suore. Nel Jharkhand i fondamentalisti indù hanno preso d’assalto una chiesa e hanno cercato di “riconvertire” i fedeli cristiani. Quattro chiese danneggiate nel Kerala, nel Tamil Nadu e nel Madhya Pradesh. A New Delhi due chiese danneggiate, alle quali si aggiungono altri quattro tentativi di assalto. Nel Punjab tre cristiani sono detenuti dalla polizia con false accuse. Nell’Uttar Pradesh picchiati tre pastori e la moglie di uno di loro. Nell’Uttarakhand sono stati uccisi due cristiani, un prete e una sua impiegata. (R.P.)

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    Esponenti cristiani incontrano a Kinshasa il presidente Kabila

    ◊   Una delegazione di religiosi, rappresentanti della Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa (Ceta), ha incontrato a Kinshasa il presidente congolese Joseph Kabila per discutere della situazione della sicurezza nell’est, mentre pesanti combattimenti e una grave crisi umanitaria minacciano la popolazione della provincia orientale del Nord Kivu. “Ogni essere umano ha il diritto di godere della pace in ogni fase della sua esistenza. La pace è una condizione indispensabile per lo sviluppo e condizione senza la quale la vita perde di significato” hanno affermato Bernard Ntahoturi, arcivescovo anglicano in Burundi, Onesphore Rwaje, vescovo anglicano in Ruanda, il vescovo congolese Dieudonné Mbaya Tshiakany del Kasai Orientale, il vescovo Jean-Luc Kuye-Ndondo, dal Kivu meridionale e il pastore Kakule Molo, presidente della comunità battista di Africa centrale con sede a Goma, dicendosi “sconvolti dalle conseguenze della ripresa delle ostilità per la popolazione”. La delegazione, che dovrebbe incontrare presto anche il presidente ruandese Paul Kagame, - riferisce l'agenzia Misna - ha espresso preoccupazione per “tutte le atrocità commesse contro la popolazione congolese esposta a questa nuova guerra” e lanciato un appello urgente ai governi e alla comunità internazionale “perché proteggano i civili, i bambini, le donne e gli anziani, in attuazione degli accordi internazionali”. Nel congratularsi con il Presidente Kabila per “aver privilegiato la via del dialogo” i rappresentanti hanno chiesto inoltre di essere informati “sulla reale dimensione della crisi sul terreno” e si sono detti disposti a “incontrare gli attori che possono contribuire a risolvere la crisi”. (A.M.)

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    Veglia di preghiera a Roma per la pace in Congo

    ◊   Si svolgerà oggi a Roma dalle ore 17 alle 21, nella chiesa della Natività di Nostro Signore Gesù, la veglia di preghiera perché cessino le violenze nella Repubblica Democratica del Congo. L'iniziativa - rende noto il Sir - è organizzata dalla comunità congolese della capitale italiana con il patrocinio della Caritas diocesana e dell’Ufficio diocesano per le migrazioni. Dal Salmo 22 il tema della veglia: “Dio mio perché mi hai abbandonato?”. “In questi giorni abbiamo sentito parlare della guerra in Congo – scrive padre Agostino Bita, cappellano della comunità congolese di Roma – una realtà che genera tante sofferenze. Come cristiani e uomini di buona volontà non dobbiamo chiuderci in noi stessi senza vedere ciò che succede nel mondo: con la speranza che viene da Cristo vi invitiamo a prendere parte alla veglia di preghiera”. “Dio – conclude - è l’unica speranza dei popoli: incontriamoci e preghiamo insieme per invocare la pace per i figli e le figlie del Congo”. (A.L.)

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    Appello per la liberazione delle due suore italiane rapite in Kenya

    ◊   “Preghiamo insieme con fiducia”. È l’appello che padre Pino Isoardi, responsabile del Movimento contemplativo missionario “Charles De Foucauld” di Cuneo, rivolge in attesa della liberazione delle due religiose appartenenti al Movimento – Maria Teresa Olivero e Rinuccia Giraudo – rapite a El Wak in Kenya nella notte tra il 9 e il 10 novembre. In un’intervista al settimanale cattolico di Cuneo “La Guida”, padre Isoardi afferma che la comunità è “in contatto costante con la fraternità di Mandera nel Nord del Kenya e con la Farnesina che si sta dando molto da fare”. “Abbiamo poi – spiega padre Isoardi - un migliaio di amici con i quali siamo uniti in tutt’Italia in un appello alla preghiera per questa situazione. Molti lo stanno facendo, come tante famiglie, gruppi di persone, parrocchie”. Padre Isoardi, nell’intervista al settimanale cattolico, risponde anche a una domanda sul rapimento e sul possibile coinvolgimento del fondamentalismo islamico. Questo - osserva - “non possiamo escluderlo in assoluto, ma neanche affermarlo. In tutti questi anni abbiamo intessuto una rete di amicizie intorno alla fraternità. Certo, da alcuni anni, in quelle terre ci sono infiltrazioni di fondamentalisti, ma non c’entrano con le persone che vivono intorno alle nostre fraternità. È più verosimile che questa vicenda abbia a che fare con altre questioni. Ma, ripeto, non siamo in grado di dare spiegazioni più precise”. Le due religiose - ricorda poi il Sir - si trovano in Kenya da 35 anni: in questi anni, prosegue, “abbiamo toccato con mano come ci siano pregiudizi del tutto ingiusti e superficiali tra quelli che vogliono dividere la terra secondo le appartenenze religiose. Condividendo la vita con i poveri – conclude - ti accorgi che le diversità di religioni esistono e sono anche profonde, ma ci sono cose molto più importanti che ci accomunano: un grande amore alla vita, una ricerca profonda di Dio, una solidarietà vera; ci sono valori di vita che impariamo anche da loro”. (A.L.)

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    Carestie e violenze: si aggrava la crisi umanitaria in Somalia

    ◊   Carestie, combattimenti e violenze diffuse minacciano la vita di “centinaia di migliaia” di somali: a sottolinearlo sono i rapporti di diverse organizzazioni umanitarie. Sul terreno, intanto, proseguono gli scontri tra forze governative e truppe dell’Etiopia da una parte e gruppi della guerriglia da un'altra. Secondo il Comitato della Croce rossa internazionale (Cicr), all’origine dell’emergenza umanitaria ci sono “il conflitto armato ed una terribile siccità che colpisce soprattutto il centro e il sud del Paese”. Pascal Mauchle, responsabile del Cicr in Somalia, sottolinea che “la natura cronica della crisi ha esaurito la capacità di resistenza” della popolazione. L'organizzazione con sede a Ginevra evidenzia che “il significativo peggioramento della situazione umanitaria in Somalia” ha spinto la Croce rossa a triplicare quest’anno la distribuzione di aiuti alimentari rispetto allo stesso periodo del 2007. Nelle prossime settimane – si afferma nel comunicato ripreso dalla Misna – il Circ prevede di consegnare razioni alimentari a 435.000 persone nelle regioni di Mudug, Galgubud, Nugal, Bari e Sool. In alcune zone del Paese a contribuire alla crisi non è la siccità ma le piogge eccessive. Se dovessero persistere le condizioni meteorologiche sfavorevoli - sottolinea uno studio dell’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Unhcr) – potrebbero essere almeno tre milioni e mezzo le persone bisognose di assistenza. (A.L.)

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    Il cardinale Antonelli invita i messicani a partecipare all’incontro mondiale delle famiglie

    ◊   Il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha invitato tutto il popolo messicano a partecipare al VI incontro mondiale delle famiglie, previsto a Città del Messico dal 14 al 18 gennaio prossimi. Il porporato, da alcuni giorni in Messico per valutare i preparativi dell’incontro, ha sottolineato all’agenzia Fides il valore di questo evento: “costituisce – ha detto – un avvenimento molto importante, tanto perché si riferisce alla famiglia, cellula fondamentale della Chiesa e della società civile, tanto perché vi parteciperanno molti cardinali, vescovi e delegazioni provenienti da tutto il mondo”. Il presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia ha anche aggiunto che Benedetto XVI, pur non essendo fisicamente presente, “parteciperà molto attivamente con alcuni interventi televisivi”. In particolare, “invierà un video messaggio” e ci sarà un “collegamento televisivo in diretta durante la Messa conclusiva di domenica 18 gennaio”. Il cardinale Antonelli ha anche ricordato che il Papa invierà all’incontro mondiale come legato pontificio il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. “Io stesso – ha spiegato il presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia – porto il saluto del Santo Padre e assicuro a tutti il suo grande affetto per il popolo del Messico, che è il più grande dei Paesi cattolici dopo il Brasile”. Durante la sua visita in Messico – rende noto l’Osservatore Romano – il cardinale Antonelli si è recato nei luoghi dove si svolgerà l’incontro mondiale delle famiglie e incontrato i volontari che presteranno il loro servizio. Per avere maggiori informazioni sull’incontro, si può consultare il sito www.emf2009.com (A.L.)

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    I vescovi del Paraguay non amministreranno, come chiesto dallo Stato, fondi pubblici

    ◊   Il Comitato di presidenza della Conferenza episcopale del Paraguay, in un comunicato a firma del segretario generale mons. Adalberto Martínez Flores, vescovo di San Pedro, ha risposto ieri ad una proposta del presidente Fernando Lugo. Il capo di Stato del Paraguay giorni fa aveva chiesto alla Pastorale sociale di prendere parte all’amministrazione di una parte dei 15 milioni di dollari del Programma “Itaipú” per aiutare i contadini. In una seduta straordinaria i vescovi della presidenza hanno ascoltato le informazioni fornite dalla Commissione episcopale per la pastorale sociale che aveva ricevuto la richiesta delle autorità. Dopo uno scambio di opinioni hanno deciso di “non accettare la proposta poiché, si legge nel comunicato, non si aderisce a quanto è stabilito nella Costituzione nazionale per quanto riguarda i rapporti d’indipendenza e autonomia tra la Chiesa e lo Stato”. I presuli ringraziano l’Ente binazionale, cioè l’organizzazione responsabile del programma, “per la fiducia manifestata nei confronti della Commissione per la pastorale sociale” e suggeriscono un’altra modalità di collaborazione. In concreto i vescovi propongono la “creazione di una Commissione mista tra la Chiesa cattolica e lo Stato, in armonia con lo spirito della Costituzione”, che incoraggi tutte le collaborazioni tra le diverse componenti della nazione, “con lo scopo di stabilire una cooperazione reciproca negli ambienti pertinenti e per promuovere il bene comune”. L’ente binazionale, creato nel passato governo del presidente Nicanor Duarte (2003 – 2008), con fondi provenienti dall'Impresa nazionale idroelettrica “Itaipú”, finanzia da quasi tre anni varie iniziative indirizzate soprattutto alle popolazioni contadine più povere ed emarginate. Oltre alla nobiltà dei suoi scopi, quest’Ente però, negli ultimi mesi, è stato al centro di molte dure polemiche per quanto riguarda l’utilizzo trasparente dei fondi. Sono in corso numerose indagini da parte della magistratura e sulla stampa locale si susseguono denunce su casi di corruzione e uso indebito di soldi pubblici. (A cura di Luis Badilla)

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    New York: incontro del Consiglio Ecumenico delle Chiese sui diritti umani

    ◊   Migrazioni, cambiamenti climatici e la difficile situazione in Sri Lanka. Sono alcuni dei temi al centro dell’Advocacy Week, che si aprirà domani a New York. L’iniziativa, promossa dall’ufficio del Consiglio Ecumenico delle Chiese presso le Nazioni Unite, coinvolgerà 120 delegati dei consigli nazionali delle Chiese, delle agenzie specializzate e delle organizzazioni regionali che fanno capo all’organismo per il dialogo ecumenico. Alla riunione – rende noto il quotidiano della Santa Sede, l’Osservatore Romano – prenderanno parte rappresentanti di diversi Paesi impegnati nella tutela dei diritti umani. Ci saranno anche partecipanti provenienti dall’area del Pacifico, dove gli effetti dei cambiamenti climatici stanno provocando danni di notevole portata. L’incontro servirà ad approfondire varie questioni e ad individuare le opportune linee di azione per affrontare i problemi in sintonia con la missione delle Nazioni Unite. I cristiani – sottolinea il Consiglio ecumenico delle Chiese – sono chiamati ad essere vicini alle vittime di povertà, oppressioni e violenza. Da diverso tempo l’organismo per il dialogo ecumenico ha focalizzato la propria attenzione, in particolare, sul conflitto in Sri Lanka, dove è grave la situazione di sofferenza della popolazione. (A.L.)

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    Premio “Anassilaos per la pace Giovanni Paolo II” al metropolita Gennadios

    ◊   “Esprimere attenzione alle radici più profonde della fede in terra di Calabria e nel reggino, che ha dato uomini santi, artisti di grande fama, teologi, scrittori, scienziati e un patrimonio ricchissimo di tradizioni e riti”. Questi gli scopi del premio “Anassilaos per la Pace Giovanni Paolo II”, che ieri sera è stato consegnato al metropolita Ortodosso d’Italia e Malta Gennadios e all’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, mons. Vittorio Mondello. Dopo una celebrazione eucaristica presieduta da mons. Mondello nella Chiesa di San Giorgio al Corso è seguita una Lectio di Gennadios sulla figura di San Paolo nel bimillenario della nascita dell’apostolo delle genti, che nella città dello Stretto gettò il seme del Vangelo. Il conferimento di tale riconoscimento – spiegano i promotori – vuole sottolineare anche l’impegno delle due personalità del mondo cristiano a favore dell’ecumenismo, della pace e del dialogo “tra i popoli della Terra e nel nostro comune mare Mediterraneo”. Il premio – ricorda il Sir - è dedicato a papa Giovanni Paolo II, che nel corso del suo pontificato “non ha mai fatto mancare la Sua voce in difesa degli oppressi e in favore della Pace nel Mondo”. (A.L.)

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    In Irlanda festa di S. Laurence O’Toole, patrono della città di Dublino

    ◊   Irlanda ed Europa sono stati i temi che l’arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, ha trattato ieri in occasione della festa di S. Laurence O’Toole, Patrono della Città di Dublino, dinanzi alle massime autorità della capitale irlandese e di una delegazione proveniente dalla Normandia, dove il Santo è morto nel secolo XII. “L’Irlanda non può esimersi dalle sue responsabilità europee. La sua identità è indissolubilmente legata all’Europa”, ha detto il presule. “Lavorare per una migliore Europa - ha aggiunto - implica coraggio e dedizione più che rassegnazione o semplicemente lamentarsi, standosene fuori campo”. Agli inizi del XII secolo Laurence O’Toole ha stabilito forti legami con l’Europa in qualità di mediatore. Nonostante i tempi difficili in cui visse, ha percorso i sentieri insicuri di un’Europa dilaniata dalla guerra, impegnato a lavorare per la pace e l’armonia sociale. La Chiesa oggi può apprendere tanto dal suo operato. I legami tra Irlanda ed Europa devono essere basati non sul timore di essere dominati, ma sulle possibilità che si schiudono per tutti, divenendo arte di un unico progetto e costruendo insieme la comune casa europea. “Questo - ha detto mons. Martin - significa che l’Irlanda, all’interno dell’Europa, ha un suo ruolo e un contributo da dare. Quindi più che guardare all’Europa come una minaccia alla nostra singolare 'irlandesità', ci si deve render conto che l’Irlanda ha una sua capacità di dare e di trasformare”. “Per questo abbiamo bisogno di una politica più forte e più lungimirante, riconoscendo il valore inestimabile del progetto europeo e anche le sfide che la creazione di un’Europa pluralista comporta ai nostri giorni”. Hanno ascoltato le parole dell’arcivescovo di Dublino anche alcuni ospiti di Eu, in Normandia, dove Laurence O’Toole è morto nel 1180. Tra questi ospiti erano presenti l’arcivescovo di Rouen, mons. Jean Charles Descubes ed il sindaco di Eu, Marie Francoise Gaouyer. “La vostra presenza - ha detto l’arcivescovo - testimonia la profondità dei nostril legami con l’Europa come famiglia e come Chiesa”. (Da Dublino, Enzo Farinella)

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    Domani a Madrid si celebrerà la Giornata della Chiesa diocesana

    ◊   “La fede cristiana nasce, si sviluppa e vive pienamente nella comunione di tutta la Chiesa”. Lo ricorda il cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, nella sua lettera pastorale per la Giornata della Chiesa diocesana che si celebrerà domani. Per il porporato, la Giornata “vuole accrescere in tutti i cristiani di Madrid il senso di comunione, in modo che partecipiamo alla vita della Chiesa con allegria e generosità perché da lei dipende, in definitiva, la nostra vita”. “Tu sei testimone della fede della tua Chiesa. Concorri!” è il tema scelto per la Giornata e sta a indicare che la testimonianza e la partecipazione sono due elementi della vita della Chiesa intimamente legati. “La Chiesa – afferma il cardinale le cui parole sono state riprese dal Sir - ci invita a vivere la comunione nella fede che è comunione nella vita. E quando sollecitiamo un aiuto spirituale ed economico per sopperire a tante necessità, lo facciamo per l’interesse degli altri”. Infine, un invito “ad essere testimoni della nostra fede in modo che la testimonianza tradotta in opere di carità e giustizia attragga gli uomini del nostro tempo” facendoci scoprire “che la Chiesa è la nostra casa dove tutti possiamo contribuire al bene degli altri”. In occasione della celebrazione della Giornata della Chiesa diocesana di domani, la Conferenza episcopale spagnola ha pubblicizzato l'avvio, per il secondo anno, del piano di comunicazione “Xtantos” il cui obiettivo è fare conoscere la destinazione dei fondi che riceve dai cittadini ed incrementare la “x”, cioè la firma a beneficio della Chiesa nella Dichiarazione dei redditi. Il piano è stato messo a punto nel 2007 in base all'accordo tra la Chiesa ed il Governo spagnolo del dicembre 2006 che stabiliva un nuovo sistema di assegnazione tributaria a beneficio della Chiesa cattolica in Spagna, mediante il quale il suo sostegno economico dipende dai cattolici e da chi desidera sostenerla perché ne apprezza le attività. Il sito internet del programma per il sostegno economico della Chiesa è www.portantos.es (A.L.)

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    Svizzera: i 10 anni di "Arzillier", la Casa del dialogo interreligioso

    ◊   "Arzillier", la Casa del dialogo interreligioso di Losanna, festeggia 10 anni di attività. Il termine Arzillier, che deriva dalla parola “arzille”, argilla, è stato scelto come metafora per sottolineare la fragilità del dialogo tra le religioni e vuole indicare la delicatezza del lavoro della Casa del dialogo. L’istituzione, in questi anni, ha giocato un ruolo importante nell’iniziare i giovani alla tolleranza nei rapporti con gli altri. Anne-Catherine Lyon, consigliere dello Stato valdese, ha sottolineato quanto importante sia informare i bambini delle scuole delle diverse tradizioni religiose osservate nell’ambiente in cui vivono. Fra i 60 mila allievi della scuola dell’obbligo, ha precisato, 4 su 5 dichiarano la loro appartenenza religiosa e si contano il 37% di bambini cattolici, il 32% protestanti, il 10 musulmani, il 7 di altre confessioni. Il sindaco di Losanna, Daniel Brélaz, ha evidenziato, da parte sua, che nella capitale valdese il 36% degli stranieri vive secondo la propria religione e cultura e a tal proposito ha auspicato che l’Arzillier “possa fare di questa multiculturalità una chiave per l’avvenire”. “Raccomandiamo di abbandonare ogni pretesa di monopolio della verità – ha detto Susan Hansen, rappresentante della comunità Baha’i – e di contribuire, in armonia, con gli altri, all’edificazione della pace e della comprensione reciproca”. L’abbate Jean-Robert Allaz, vicario episcopale del cantone di Vaud, ha precisato che la Chiesa cattolica valdese, composta per lo più da fedeli che giungono da diversi Paesi, conta sull’apertura e la conoscenza dell’altro. Antoine David, rappresentante della comunità ebraica, infine, ha descritto il dialogo interreligioso come un canto a più voci in cui per mantenere il tono della propria voce occorre ascoltare quella degli altri. (T.C.)

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    Francia: povertà e disagio per il 60% delle famiglie monoparentali

    ◊   “Famiglia, infanzia e povertà”: è il titolo della pubblicazione di Secours Catholique che rivela le statistiche della povertà in Francia raccolte lo scorso anno registrando, nel 60% delle famiglie monoparentali situazioni disagiate per i bambini. Le cifre registrate da Secours Catholique dimostrano che “la povertà cresce quando in una famiglia non vi è che un solo adulto”, ha affermato Pierre Lavené, segretario generale di Secours Catholique, per il quale ciò denota “la fragilità di queste famiglie che devono assumersi allo stesso tempo la responsabilità dell’educazione dei figli, la ricerca di un lavoro e tutto ciò che concerne questioni familiari”. I 65 mila volontari di Secours Catholique hanno incontrato, nell’arco di un anno, un milione e 400 mila persone, di cui 600 mila bambini, notando per questi ultimi che il 60% vedono raramente o mai il loro padre. Sulla base del rapporto, Secours Catholique intende versare dei sussidi familiari per la prima infanzia, assicurare un accompagnamento ai genitori durante la gravidanza, costruire alloggi sociali, tutelare il Diritto opponibile alla casa e assicurare i percorsi di impiego precario. (T.C.)

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    Scout d'Europa: incontro a Roma sulle sfide della globalizzazione

    ◊   “La globalizzazione: una scommessa anche per gli educatori? Gli Scout d’Europa pronti alla sfida” è il tema dell’incontro tra le associazioni leader dell’Unione internazionale delle guide e scout d’Europa, promosso dagli Scout d’Europa italiani. Esperti e capi dello scoutismo europeo si sono ritrovati oggi a Roma, presso la curia generalizia dei Padri camilliani, per fornire ai capi di quasi centomila ragazzi che vivono dal Portogallo alla Russia, strumenti pedagogici adatti alle mutate esigenze dei giovani: approfondimenti specifici, soluzioni concrete e spazi di riflessione sugli strumenti del metodo scout, da utilizzarsi per educare i giovani alla misura “alta della vita”, di fronte ad ogni sfida. Testimonianza forte dell’apertura all’Europa, e della ricchezza della sua diversità, sarà la celebrazione liturgica, nella Chiesa della Maddalena, presieduta oggi da padre Cyril Vasil, rettore del Pontificio Istituto Orientale. “Lo scopo finale - dice al Sir Rosario Barone, commissario generale dell’Associazione italiana - è quello di creare momenti sempre più frequenti per uno scambio di pensiero tra i capi della nostra Unione, così da poter essere di arricchimento per tutti e far sì che i punti che ci uniscono siano sempre più solidi e quelli che ci distinguono terreno per nuove idee e approfondimenti”. L'incontro si concluderà domani. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Al via la mediazione Onu per risolvere la crisi in Nord Kivu

    ◊   Dopo il drammatico appello dei vescovi congolesi per il Nord Kivu, dove – denunciano i presuli – sta avvenendo un genocidio nel silenzio dell’opinione pubblica mondiale, la tensione non accenna a diminuire. Le milizie, guidate dal generale ribelle ‘Nkunda, sarebbero ormai vicine al capoluogo Goma, pronte ad entrare nella città. Intanto si moltiplicano le iniziative diplomatiche, grazie anche alla missione dell’inviato speciale dell’Onu, il leader nigeriano Olusegun Obasanjo, che, ieri a Kinshasa, ha incontrato il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Cabila, e che oggi rivedrà il leader dei ribelli Nkunda. Il suo obiettivo è quello di portare al tavolo delle trattative tutte le parti in conflitto. Quali speranze di riuscita ha, a questo punto della crisi, il tentativo diplomatico delle Nazioni Unite? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Michele Luppi, africanista da poco rientrato dal Nord Kivu:

    R. – Io credo che questa mediazione sia un passo importante. Il problema è che la situazione deve essere letta, secondo me, su più livelli. Un livello propriamente interno alla Repubblica Democratica del Congo, con gli equilibri tra i vari gruppi ribelli che sono ancora presenti; un livello regionale e quindi con il coinvolgimento del Rwanda e dell’Angola, perchè ci sono voci che dicono che soldati angolani sono già presenti in Nord Kivu; infine, un livello più internazionale: le grandi potenze hanno assunto posizioni discordanti anche sulla situazione del Nord Kivu. La crisi, dunque, si inserisce in una serie di rapporti tra potenze regionali dei Grandi Laghi e grandi potenze, o comunque ex grandi potenze, e va al di là del semplice problema dei ribelli del Nord Kivu.

    D. – C’è il rischio che questa mediazione, come altre mediazioni internazionali, cerchi di risolvere il problema sul piano politico, lasciando invece irrisolte altre questioni, tra cui quella, gravissima, umanitaria?

     
    R. – Questa mediazione può portare a qualcosa. Il problema di fondo è che si possono fare tutti gli incontri possibili ma se non vi è anche la volontà politica non si può arrivare ad una soluzione per il dramma del Nord Kivu. La situazione umanitaria è veramente drammatica. La guerra ha avuto un’evoluzione nelle ultime due settimane; all’inizio i ribelli tendevano a colpire le postazioni dell’esercito per poi ritirarsi, adesso il conflitto sta diventando una sorta di guerra di posizione. I ribelli sono riusciti a consolidare un proprio territorio che controllano, creando in questo modo due trincee. Questo rende molto difficile il lavoro degli operatori umanitari e negli ultimi giorni non sono mancate voci riguardanti casi di colera che continuerebbero ad aumentare nei campi profughi. La situazione è veramente difficile.

    Guinea-Bissau
    Vigilia di elezioni in Guinea Bissau. Oltre 600 mila elettori sono chiamati a votare i 575 candidati appartenenti a 19 partiti che corrono per i 100 seggi da deputati. Nettamente favorito il Partito Africano per l’indipendenza della Guinea e di Capo Verde. Saranno 150 gli osservatori internazionali che vigileranno sulla regolarità delle consultazioni.

    Zimbabwe
    Sempre più lontana una soluzione politica della crisi in Zimbabwe. L’opposizione ha detto no ad un governo di unità nazionale, guidato dal presidente Mugabe, fino a quando non sarà approvato un emendamento costituzionale che definisca i termini della divisione dei poteri come previsto dall'intesa raggiunta due mesi fa. Intanto è in arrivo nel Paese una missione umanitaria guidata dall’ex segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, e l'ex presidente degli Usa Jimmy Carter.
     
    Medio Oriente
    Due miliziani palestinesi sono rimasti uccisi per un’esplosione avvenuta nella Striscia di Gaza. Secondo alcune fonti si è trattato di un raid aereo israeliano volto a fermare il lancio di razzi verso lo Stato ebraico. Non c’è però conferma da parte delle autorità di Tel Aviv. Intanto il presidente dell'ANP Abu Mazen ed il capo del governo di transizione israeliano Ehud Olmert si incontreranno lunedì a Gerusalemme per discutere dell'evoluzione dei negoziati di pace, dell'applicazione della tregua nella Striscia di Gaza e dell'approvvigionamento degli abitanti di Gaza. Su quest’ultimo punto, il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, per scongiurare una crisi umanitaria, ha fatto appello alle autorità israeliane perchè concedano il rifornimento di cibo e carburante alla popolazione della Striscia di Gaza.

    Afghanistan
    Il comando statunitense ha reso noto l’uccisione di almeno 10 talebani in un raid contro le basi degli insorti nella zona centro orientale dell'Afghanistan. I miliziani facevano parte di una cellula guidata da un leader della guerriglia che opera in Pakistan.

    Usa-Obama
    Misure a sostegno delle famiglie colpite dalla crisi finanziaria. E’ la richiesta fatta al Congresso americano dal presidente eletto Obama, nel suo discorso radiofonico del sabato. Proseguono intanto i colloqui per la messa a punto della sua amministrazione: secondo fonti vicine ad Obama, non ci sarebbe stata alcuna offerta ad Hillary Clinton per la carica di segretario di Stato americano. Sarà invece Valerie Jarrett il nuovo consigliere alla Casa Bianca che avrà responsabilità per le relazioni con gli Stati e le autorità locali.

    Russia
    Manifestazioni di protesta si sono svolte ieri in Russia dopo che la Duma aveva approvato in prima lettura il prolungamento del mandato presidenziale dagli attuali quattro anni a sei. La proposta era stata avanzata dal leader del Cremlino Medvedev.

    Italia-Alitalia
    Proseguono i disagi negli aeroporti italiani. Almeno 40 voli Alitalia sono stati cancellati nello scalo romano di Fiumicino. Ieri è stato firmato l’accordo tra CAI e sigle confederali. L’intesa dà il via libera ad oltre 12 mila assunzioni per i dipendenti della vecchia compagnia.

    Arresti in Myanmar
    Altre 17 condanne sono state emesse da alcuni tribunali birmani nei confronti di altrettanti attivisti anti-governativi. Secondo alcune fonti della Difesa, le corti sono state sollecitate a smaltire i casi pendenti, mentre secondo l’opposizione si sta attuando una campagna repressiva in vista delle elezioni del 2010.

    Iran-pena di morte
    Ancora un’esecuzione in Iran. Due uomini sono stati impiccati, giovedì scorso ma lo si è saputo solo oggi, in un carcere nel nord del Paese perchè riconosciuti colpevoli della morte di un responsabile di un servizio di protezione ambientale. Salgono così a 202 le esecuzioni nella Repubblica Islamica dall'inizio dell'anno.

    India
    Per la seconda volta in pochi mesi, la scrittrice bengalese, Taslima Nasreen, ha abbandonato l’India dove era rientrata nello scorso mese di agosto. La Nasreen è nel mirino dei fondamentalisti islamici che hanno ritenuto offensive alcune sue affermazioni contenute in un libro.
     
    India-USA-spazioL’India da ieri è il quarto Paese ad aver toccato il suolo lunare. Dopo 23 giorni nello spazio, un modulo, sganciato dalla sonda madre, è arrivato sulla Luna. Ha avuto successo anche il lancio dello shuttle Eandeavour da Cape Canaveral, negli Stati Uniti, a bordo del quale ci sono sette astronauti che saranno in missione per 15 giorni. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 320

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